Continuano ad arrivare in rete foto
da set di Batgirl a Glasgow. Di seguito potete
vedere delle immagini di Barbara Gordon (Leslie
Grace) e un’altra di Batgirl, mentre in
coda le prime foto rubate alla motocicletta dell’eroina di
Gotham.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”. Il film è diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah.
Disney+ ha annunciato che il
film 20th Century Studios The King’s Man – Le Origini debutterà su
Star, all’interno di Disney+, nei mercati internazionali
selezionati e su Star+ in America Latina come indicato di
seguito:
9
febbraio: Gran Bretagna & Irlanda, Giappone,
Corea 23 febbraio: Germania, Svizzera, Austria,
Italia, Spagna, Norvegia, Svezia, Danimarca, Finlandia,
Portogallo, Belgio, Paesi Bassi, Australia, Nuova Zelanda, Taiwan,
Singapore, Hong Kong, Lussemburgo 2 marzo: America Latina
Negli Stati Uniti, The King’s Man – Le Origini debutterà su Hulu
il 18 febbraio. The King’s Man – Le Origini è il prequel
dei primi due film del franchise di Kingsman diretti da
Matthew Vaughn: Kingsman – Secret Service e Kingsman –
Il Cerchio d’Oro.
The King’s Man – Le Origini segue un uomo che
deve correre contro il tempo per fermare i peggiori tiranni e menti
criminali della storia che si riuniscono per organizzare una guerra
per spazzare via milioni di vite. The King’s Man – Le
Originirivela la nascita della
prima agenzia di intelligence indipendente.
Il film è prodotto da Matthew
Vaughn, David Reid e Adam Bohling, mentre Mark Millar, Dave
Gibbons, Stephen Marks, Claudia Vaughn e Ralph Fiennes sono i
produttori esecutivi. The King’s Man – Le Originiè
basato sul fumetto “The Secret Service” di Mark Millar e Dave
Gibbons, il soggetto è di Matthew Vaughn e la sceneggiatura è
firmata dallo stesso Vaughn & Karl Gajdusek.
Prime Video ha annunciato che tutti gli otto
episodi della serie antologica animata The
Boys Presents: Diabolical, ambientata
nell’universo dello show di successo nominato agli Emmy The
Boys, sarà disponibile il 4 marzo in esclusiva su
Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in
tutto il mondo.
Gli episodi in un mini-formato
della durata di 12-14 minuti e ognuno caratterizzato dal proprio
stile di animazione riveleranno storie inedite ambientate
nell’universo di The Boys, portate in vita da alcune
delle menti più creative e geniali dell’intrattenimento di oggi,
tra cui Awkwafina, Garth Ennis, Eliot Glazer e Ilana
Glazer, Evan Goldberg e Seth Rogen, Simon Racioppa, Justin
Roiland e Ben Bayouth, Andy Samberg e
Aisha Tyler.
The
Boys è basata sul fumetto best-seller del New York
Times creato da Garth Ennis e Darick
Robertson, ed è stata sviluppata dall’executive producer e
showrunner Eric Kripke.
The Boys Presents:
Diabolical vede come executive producer Simon
Racioppa, Eric Kripke, Seth Rogen, Evan Goldberg, James Weaver,
Neal H. Moritz, Pavun Shetty, Ori Marmur, Ken F. Levin, Jason
Netter, Garth Ennis, Darick Robertson, Michaela Starr, Loreli
Alanís, Chris Prynoski, Shannon Prynoski e Ben
Kalina. The Boys presents: Diabolical è prodotta da Amazon
Studios e Sony Pictures Television Studios, con Titmouse, Kripke
Enterprises, Original Film e Point Grey Pictures.
Nasce Green Film Lab, un
nuovo programma formativo frutto della volontà di promuovere un
approccio più sostenibile nell’industria audiovisiva, che
accomuna TorinoFilmLab, laboratorio del Museo
Nazionale del Cinema, e Green Film, progetto di
Trentino Film Commission. Insieme a fondi
regionali europei, TorinoFilmLab e Green Film organizzano una serie
di workshop intensivi dedicati alla sostenibilità
perproduttori, capi reparto e green
manager di tutta Europa, ognuno della durata di 3
giorni che si terranno durante l’anno in diverse regioni e città
europee.
“Con questa iniziativa
miriamo a rafforzare la consapevolezza sulle questioni ambientali e
favorire un cambiamento di mentalità oltre che di abitudini nel
settore cinematografico” dichiara Domenico De Gaetano,
direttore del Museo Nazionale del Cinema “Una
responsabilità e un impegno in cui è doveroso fare la nostra
parte”.
Attraverso un approccio
pratico e partecipativo, e lavorando concretamente su progetti di
film, i partecipanti impareranno a mettere in pratica le procedure
più attuali in termini di risparmio energetico, trasporti,
alloggio, vitto, scenografia, gestione e riciclo dei rifiuti e
comunicazione. “Produrre in modo più rispettoso per l’ambiente
sta diventando sempre più una condizione richiesta per accedere ai
fondi europei” afferma Mercedes Fernandez, managing
director del TorinoFilmLab “e Green Film Lab collabora con
fondi, film commission, produttori e troupe per promuovere le
pratiche di sostenibilità condivise dai vari attori nel territorio
europeo”.
Green Film Lab offre una
formazione basata sul Green Film Rating
System e le sue caratteristiche principali: il piano
di sostenibilità e il processo di certificazione dei progetti
audiovisivi. Una certificazione rappresenta, per i produttori, la
possibilità di vedere riconosciuto il proprio impegno in modo
tangibile e Green Film concede la certificazione di progetti
audiovisivi sostenibili in tutte le nazioni europee, incluse
coproduzioni che prevedono le riprese in altri paesi.
“Le politiche che le istituzioni
cinematografiche stanno proponendo per incentivare la transizione
ecologica sono strategiche così come lo è la ricerca di approcci
condivisi che aiutino la diffusione di buone pratiche tra i
produttori.”commenta Luca Ferrario, direttore Trentino
Film Commission“Con Green Film Lab vogliamo
mettere in connessione questi elementi: formare i produttori
fornendo loro una strada che gli permetta di lavorare in maniera
sostenibile – e in modo uniforme in diverse parti d’Europa – e
che allo stesso tempo faccia sì che le istituzioni possano
riconoscere e premiare i produttori per questo impegno.”
I workshop sono indirizzati a
team europei al lavoro su lungometraggi, sia di finzione
che documentari, in uno stadio di sviluppo avanzato che
vogliono approfondire le proprie conoscenze sulla gestione dei set
per coniugare ecosostenibilità ed esigenze economico-organizzative.
Si rivolgono anche ai professionisti della troupe di
produzione che desiderano acquisire competenze su come
applicare le migliori e più attuali prassi lavorando a progetti di
film reali e piani di sostenibilità, oltre che professionalizzare
ulteriormente i propri profili, visto che le produzioni sostenibili
sono sempre più richieste da istituzioni e fondi pubblici; così
come a green manager (professionisti che lavorano
nel campo della gestione delle risorse ambientali, anche se non
direttamente nell’ambito audiovisivo) interessati a conoscere le
dinamiche dell’industria cinematografica e ad applicare le proprie
competenze nella produzioni di film.
Head of Studies del programma è il
produttore italiano e alumnus del TorinoFilmLab, Giovanni
Pompili, che lavorerà affiancato dai tutor Sophie
Cornet (Belgio), che dirige progetti per la transizione
ecologica in ambito culturale dal 2010,
Louise Marie Smith (UK), fondatrice
e managing director di Neptune Environmental Solutions e
Morgane Baudin (Francia), produttrice, trainer e
consulente in tema di sostenibilità per cinema e tv.
Il primo workshop di
Green Film Lab si terrà a Trentodal 29
aprile al 1° maggio 2022.Le candidature possono
essere inviate fino al 25 marzo 2022.
Costi di partecipazione, materiali
da presentare per candidarsi e criteri di selezione sono
disponibili qui.
Nel corso del 2022, seguiranno altri
2 workshop con la medesima struttura e contenuti, le cui call si
apriranno nei prossimi mesi: il secondo workshop si terrà dal 29
al 31 luglio a Palma di Maiorca(Spagna) grazie alla
collaborazione di Mallorca Film Commission, Fundació Mallorca
Turisme e Consell Insular de Mallorca, after Mallorca Film
Commission; mentre il terzo dal 14 al 16 ottobre a Sitges
(Spagna), in collaborazione con Government of Catalonia, Catalan
Institute for Cultural Companies, Catalunya Film Commission e
Servei de Desenvolupament Empresarial.
Green Film Lab è un
programma di TorinoFilmLab e Green Film, promosso da Museo
Nazionale del Cinema e Trentino Film Commission, in collaborazione
con EAVE.
Dopo una serie di lavori attoriali
di un certo calibro – tra gli ultimi film in cui ha recitato
ricordiamo L’ufficiale e la spia di Roman Polanski (2019) e The French Dispatch di Wes Anderson
(2021) – Mathieu Amalric
torna alla regia regalandoci un nuovo film. Dal 27 gennaio arriva
al cinema Stringimi forte, una storia drammatica e
intima che ha tutte le carte in regola per conquistare il
pubblico.
Stringimi forte:
di cosa parla il film
Clarisse (Vicky
Krieps) è sposata con Marc (Arieh
Worthalter). La coppia ha due bambini: Lucie e Paul.
Durante una vacanza in montagna, spariscono il papà e i due figli.
Usciti nella neve per una passeggiata, non sono più tornati in
hotel da Clarisse. Si sospetta che siano rimasti sommersi
da una valanga precipitata nella zona. Per avere la certezza che i
tre si trovino là sotto però, i soccorsi devono aspettare che la
neve si sciolga in primavera. Nell’attesa – e per convivere con il
lutto quasi certo, Clarisse s’inventa una diversa versione
dei fatti: nelle sue fantasie, è lei ad andarsene da casa,
abbandonando marito e figli, e a non fare mai più ritorno. Tra
immaginazione e realtà, Clarisse naviga nella speranza di
riabbracciare il marito e vedere i figli crescere.
Clarisse: ritratto di una
madre
La protagonista di Stringimi
forte è una madre e moglie che deve fare i conti con un
triplice lutto: quello dei figli e quello del marito.
Clarisse non è soltanto il personaggio principale del
film, ma è anche il narratore delle sue fantasie. Nel film si
mescolano attimi di realtà e scene immaginate in cui Marc,
Paul e Lucie sono come dei burattini mossi e
animati da Clarisse. In Stringimi forte
non viene spiegato subito cosa è vero e cosa no, creando un effetto
sorpresa non appena si realizza la logica del film.
Vicky Kriesp è
perfetta nel suo personaggio: una donna bella ma non troppo curata,
avvolta in ogni attimo del film da un velo di tristezza. Gli occhi,
i sorrisi, la postura ed i gesti sono teneramente malinconici e
riescono a generare empatia e compassione. La storia della donna e
l’interpretazione di Kriesp ricordano
quelle della magistrale Juliette
Binoche in Tre colori – Film Blu di Kieslowski:
entrambe devono imparare a convivere con l’assenza di chi si ama,
fare i conti con i luoghi rimasti vuoti, gli oggetti abbandonati e
la quotidianità stravolta.
Il ruolo della casa in
Stringimi forte
Nel film si alternano interni
domestici estremamente personalizzati e variopinti e ambienti
esterni più austeri. I campi lunghi e lunghissimi dei paesaggi
innevati della montagna o delle spiagge sono malinconici ed
apprezzabili, ma i veri protagonisti di Stringimi
forte sono gli spazi dentro la casa di Clarisse.
Una villa vissuta, non moderna o perfettamente arredata ma segnata
dai suoi (ex) abitanti. Il pianoforte di Lucie, la
libreria di Marc, la tazza per la cioccolata di
Paul e tantissimi altri oggetti si ammucchiano nelle
stanze confusionarie ma accoglienti, tipiche di una famiglia
allegra e viva.
Sono infatti proprio le stanze di
casa a diventare il setting principale delle fantasie di
Clarisse. Per riempire le sue giornate e le camere, la
donna immagina i figli crescere, il marito stravolgere gli spazi.
Al contrario di quanto accade realmente, nella mente della donna
tutto si anima. Il confronto con la realtà è pero inevitabile e
porta più volte Clarisse ai limiti della follia.
L’arte di raccontare un lutto
Pochi mesi dopo Petit Maman di Céline
Sciamma, Stringimi forte è un altro film francese che
parla di lutto, mescolando tempi, realtà e immaginazione in un
racconto estremamente intimo. L’intenzione riuscitissima di queste
pellicole è esplorare le anime di chi vive una perdita, dando
valore alla fantasia come supporto alla tristezza. In sostanza, il
dramma del lutto è raccontato con estrema sensibilità ma viene
anche addolcito dalla dimensione magica dai sogni ad occhi aperti,
tanto effimeri quanto necessari. E in tutto ciò, il cinema s’infila
con tutta la sua potenza catartica per lo spettatore.
Si è spento Michelangelo La
Neve, sceneggiatore e fumettista calabrese, noto
principalmente per il suo lavoro nel cinema con i Manetti Bros. Sue
sono le sceneggiature di
Song’e Napule,
Ammore e Malavita e Diabolik, gli ultimi tre film dei fratelli
registi.
Anche se il cinema gli ha dato
riconoscimenti e notorietà nel settore, La Neve nasce nel fumetto,
a diciotto anni infatti decide di trasferirsi a Roma, dove lavora
come grafico e illustratore, cominciando a disegnare per testate
come Rosa Shocking e Tilt, specializzandosi in seguito anche
nella sceneggiatura.
Tra il 1989 e il 1991 collabora
con le case editrici ACME, Universo e Blue Press, lavorando anche
per la rivista Intrepido. Nel 1992 inizia a collaborare con la
Bonelli, scrivendo storie per Dylan Dog e Martin Mystère. Crea, nel
1995, il fumetto ESP, edito dalla Universo. Collabora con il Teatro
dell’Opera di Roma per il volume L’Opera a fumetti.
Pubblica in Francia, Italia e
USA la graphic novel Il Giorno Dei Maghi, disegnata da Marco
Nizzoli. È l’ideatore del personaggio Sebastiano X, disegnato da
Stuart Immonen. È co-autore, con il pubblicitario Lorenzo Amadio,
del romanzo fantasy Cyrus Dikto – La sinfonia
dell’immortale.
Nel 2013 è autore della
sceneggiatura della commedia Song’e Napule per la regia dei Manetti
bros. Ha anche scritto la sceneggiatura dell’episodio Tassista
notturno, nella quinta stagione della serie TV L’ispettore
Coliandro (2016), regia dei Manetti bros.
Il sodalizio con i Manetti bros.
continua con Ammore e malavita, musical del 2017 con protagonisti
Giampaolo Morelli, Serena Rossi, Claudia Gerini e Carlo Buccirosso
e con Diabolik, uscito nel 2021, con Miriam Leone, Valerio
Mastandrea e Luca Marinelli nei panni del Re del Terrore.
Regista di appena sette film in una
carriera iniziata nei primi anni Settanta, John
Milius è principalmente ricordato per quello che è il suo
film più personale, ovvero Un mercoledì daleoni, del 1978. Si tratta di un dramma
sportivo dedicato al mondo del surf e all’attività di quanti vi si
dedicavano per sfuggire alle loro problematiche personali. Per
Milius, che in gioventù aveva fatto parte della comunità di
surfisti di Malibù, in California, questo era dunque un progetto
del cuore, che gli ha permesso di trasportare i propri ricordi sul
grande schermo, dando vita a quello che è oggi considerato un vero
e proprio cult del cinema.
L’intero film è infatti attraversato
da un velo di malinconia non indifferente, che conferisce al tutto
quel carattere idilliaco che solo il tempo passato sembra poter
avere. Per Milius era importante rappresentare questo nel modo
quanto più realistico possibile e pertanto andò a ricercare i suoi
amici surfisti, intervistandoli e riportando nella sceneggiatura,
scritta insieme a Denny Aaberg, molti di quegli
episodi realmente accaduti. Alla luce di ciò, diventa evidente di
come per il regista il film sia un racconto sul crescere e
sull’andare incontro a ciò che ci spaventa (le enormi onde),
affrontandolo senza paura.
L’eredità di Un mercoledì da
leoni è poi divenuta insindacabile, avendo ricevuto elogi e
omaggi continui nel corso del tempo. Lo stesso Quentin
Tarantino lo indica come il film più importante di
Milius, quello in cui il regista fonde al meglio la finzione
cinematografica con il racconto reale e le sue emozioni. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Un mercoledì da leoni: la trama del film
Protagonisti del film sono i tre
giovani amici e surfisti Matt Johnson,
Jack Barlow e Leroy “Spaccatutto
Smith, i quali vivono in modo spensierato la loro
gioventù, avendo come unica attività quella del surf, che praticano
sulle spiagge della California. I tre, molto diversi
caratterialmente, vivono con profonda inquietudine il loro
passaggio dalla spensieratezza alla maturità. A scandire questo
passaggio vi sono le quattro grandi mareggiate che colpirono la
California nel 1962, nel 1965, nel 1968 e nel 1974. Allo stesso
modo, però, a cambiare i tre ci penserà anche l’ombra della guerra
del Vietnam, che anche se in lontananza influirà pesantemente sulla
vita dei giovani, spingendoli verso decisioni e responsabilità dai
quali Matt, Jack e Leroy cercavano di scappare.
Un mercoledì da leoni: il cast del film
Come anticipato, per dar vita a
diversi dei personaggi del film Milius si basò su reali persone
conosciute durante la sua giovinezza. Matt Johnson fu infatti
ispirato da Lance Carson, all’epoca il più noto
surfista tra i frequentatori delle spiagge di Malibù e che per anni
fu caratterizzato dai suoi problemi con l’alcol. Ad interpretarlo
si ritrova l’attore Jan-Michael Vincent, anche se
il ruolo era originariamente stato offerto a Jeff Bridges,
il quale però rifiutò. Ad interpretare Jack Barlow, invece, vi è
l’attore William Katt, divenuto celebre
proprio grazie a questo film. L’attrice Barbara
Hale, che nel film interpreta la madre di Jack, era nella
realtà proprio la mamma di Katt. Questo per lei è stato l’ultimo
film in cui ha recitato.
Il personaggio di Leroy, invece, è
basato su di un certo Mitch. Questi era un eccentrico hippie che, a
detta di Milius, era ancora più folle di quanto sia la sua
trasposizione cinematografica. Ad interpretarlo vi è Gary
Busey, il quale al contrario degli altri due attori,
dovette realmente imparare a surfare prima dell’inizio delle
riprese. Nel ruolo di Bear, un esperto surfista passato ora a
costruire tavole per altri, vi è SamMelville, ma si erano proposti per la parte anche
Tommy Lee Jones e
Robert Duvall. Completano poi il cast le attrici
Patti D’Arbanville nei panni di Sally Jacobson e
Lee Purcell in quelli di Peggy Gordon, fidanzata
di Matt. L’attore Robert Englund, celebre per
essere stato Freddy Krueger nella saga di Nightmare, è qui la
voce narrante del racconto.
Un mercoledì da leoni: le
location, il trailer e dove vederlo in streaming e in TV
Al momento dell’uscita del film,
questo divenne oggetti di particolare interesse per gli
appassionati del surf. Molti infatti rimasero colpiti dalle spiagge
dove vennero effettuate le riprese, andandole a ricercare per
potervi praticare il loro sport del cuore. Oggi è noto che diverse
delle scene presenti sono state ambientate nella spiaggia di Cojo
Point, all’interno della tenuta del Hollister Ranche. Si tratta di
una vasta area privata non accessibile al pubblico e situata ad
ovest di Santa Barbara, in California. Le scene di surf più
estreme, invece, sono state girate alle isole Hawaii, più
precisamente alla Sunset Beach in Pupukea. Ulteriori location si
ritrovano a El Paso, in Texas e al Surfirider Beach a Malibù.
È possibile fruire di Un
mercoledì da leoni grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema,
Apple iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di martedì 18 gennaio alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Da J.K. Simmons a
Emma Stone, passando per Bill
Nunn e Marisa Tomei, il franchise
cinematografico di Spider-Man è stato impreziosito
da straordinari talenti davanti alla macchina da presa sin dal suo
inizio nel 2002. Tanto i personaggi principali come quelli
secondari sono stati interpretati da alcuni degli attori più
talentuosi di Hollywood, che ci hanno regalato performance pregne
di carica emotiva, rendendo omaggio al fantastico mondo creato da
Stan Lee e Steve Ditko.
Oltre all’eccezionale cast di
supporto, i tre attori che hanno interpretato l’amichevole
Spider-Man di quartiere in live-action, Tobey Maguire, Andrew
Garfield e Tom Holland, hanno apportato i loro tratti
unici all’eroe arrampica-muri e fornito performance memorabili,
dunque è difficile stabilire quale delle tre si sia affermata in
definitiva come la migliore interpretazione dell’amato
supereroe.
Maguire è stato in grado di
ritrarre le difficoltà di Peter in modo efficace
Uno dei tratti caratteriali
principali della figura di Spider-Man è che
semplicemente non può ottenere le cose a modo suo e Maguire brilla quando ritrae i sentimenti
contrastanti di frustrazione e accettazione che affliggono
Peter davanti alle sfide.
La sequenza di apertura “Pizza Time”
di Spider-Man 2 rimane una delle più divertenti
introduzioni di film di supereroi di sempre: Peter cerca
disperatamente di battere il tempo per consegnare una pila di pizze
in modo da poter mantenere il lavoro, oscillando per la città
mentre salva eroicamente un paio di bambini per strada. Si
intrufola nella sua destinazione attraverso lo sgabuzzino di un
custode, ma, nonostante gli sforzi, è in ritardo di qualche minuto.
Lo sguardo addolorato sul volto di Maguire dice
tutto da sé, mentre accetta tranquillamente il suo destino: il
pubblico sa che Peter cerca sempre di fare la cosa giusta, il che
rende molto più difficile accettare le sconfitte.
Il ritratto di Maguire aveva la
migliore atmosfera da fumetto
Indipendentemente
da dove
Holland
porterà il personaggio, lo
Spider-Man
diMaguire
sarà per sempre ricordato per l’emozionante intrattenimento da
fumetto che ci ha regalato: Maguire e
Raimi
sono riusciti a dipingere Peter come un essere umano credibile che
si trova in circostanze straordinarie, e Maguire gioca
perfettamente con questo fattore.
Una delle migliori decisioni prese
da Raimi è stata quella di permettere di mostrarci
l’espressività di Maguire durante le scene cardine di ciascun film.
Ogni cattivo – Norman Osborne, Otto
Octavius, Harry Osborne, Flint
Marko e Eddie Brock – ha un legame
personale con Peter e mostrare propriamente Peter
(e non solo Spider-Man) che tenta di salvare le loro vite,
trasferisce la qualità umana dei fumetti sullo schermo.
Maguire era il miglior Peter
Parker
Anche se tutti e tre gli
attori forniscono una loro specifica versione di come Peter
Parker dovrebbe comportarsi nella vita di tutti i giorni,
è quella di Maguire che viene ricordata con più affetto.
Quando si tratta di delineare il profilo del giovane Peter, i
manierismi goffi e impacciati di Maguire sono
perfetti e permettono al personaggio di interagire con l’ambiente
circostante in maniera estremamente realistica.
Simile ad un Clark
Kent maldestro, nessuno sospetterebbe davvero che il Peter
di Maguire sia Spider-Man
considerando che spesso formula frasi di circostanza, non è sicuro
di sé e può essere inaffidabile. Tuttavia, questo è esattamente ciò
che Peter vuole e il personaggio in sé richiede: non solo gli
permette di trovare un perfetto equilibrio tra le sue due vite, ma
garantisce anche che i suoi cari siano al sicuro (cosa estremamente
importante per Peter).
Maguire ha catturato l’innata
oscurità di Peter
Anche se si tratta di un
aspetto caratteriale di Peter affrontato sia dalla versione di
Holland che da quella di
Garfield, il loro ritratto della componente di
oscurità insita nella personalità di Peter non è mai stato
altrettanto memorabile o sviluppato come quello messo a punto nei
capitoli con Maguire. Che si trattasse di inseguire il
“killer” di suo zio, di attaccare ferocemente
Sandman e Harry, o di umiliare
MJ al lavoro perché aveva rotto con lui, c’era
qualcosa di agghiacciante nel modo in cui l’oscurità di Peter
spesso lo sopraffaceva.
Ciò che rendeva queste scene ancora
più efficaci era il fatto che Maguire scegliesse
di pronunciare le sue battute con apparente freddezza e distacco
emotivo: in quei frangenti, non era più l’amichevole
Spider-Man di quartiere ma qualcuno di
completamente diverso. Anche se non è un lato di
Spider-Man che molte persone amano vedere,
Maguire ha contribuito a renderlo un personaggio
più complesso e dinamico.
Garfield ha mostrato un’emotività
vulnerabile
Grazie in parte al
desiderio del regista Marc Webb di lasciare che le
piccole sfaccettature del personaggio emergessero nei suoi film,
Garfield è riuscito ad eccellere
nell’opportunità di ritrarre l’umanità di Peter attraverso la sua
ampia gamma emotiva.
Questo è evidente in The Amazing Spider-Man, dopo che Peter si
intrufola nella camera da letto di Gwen ed esprime
il suo senso di colpa per la trasformazione del dottor Connors. Qui
ci fa capire che sta imparando ad abbracciare la responsabilità di
cui aveva parlato suo zio Ben: Garfield conferisce
particolare vulnerabilità alla sua performance, che permette al
pubblico di comprendere il dolore e il processo di crescita che
Peter sta attraversando.
Il ritratto di Garfield era il più
realistico
Garfield
aveva già più di vent’anni quando ha indossato per la prima volta
la tuta di Spider-Man eppure, nonostante ciò, ha
ritratto pienamente l’aspetto e la sensazione suscitate dall’onere
di vestire i panni di un supereroe. La performance di
Maguire era, a tratti, decisamente più ingombrante
e, inoltre, l’attore sembrava più grande dell’età che Peter doveva
effettivamente dimostrare; Holland ha certamente
l’età giusta e ha il fisico adatto, ma entrambi non sono
all’altezza dell’ “alto e snello Garfield“.
Come Peter,
Garfield cattura l’essenza dell’adolescente nerd
brillante ma socialmente impacciato, che non ha paura di difendere
le persone a cui vuole bene; il ritratto di Garfiel porta con sé
un’angoscia adolescenziale che appare molto realistica, forse a
causa del fatto che era leggermente più grande quando è stato
scritturato per il ruolo,
e ha avuto il tempo di maturare una
grande introspezione psicologica negli anni della sua
adolescenza.
Garfield ha mostrato le migliori
capacità attoriali
Avendo già iniziato a
raccogliere il plauso della critica per le sue performance in
The Social Network e Non
Lasciarmi, Garfield era sicuramente, tra i tre, l’attore
con un background più completo, durante la selezione del
protagonista Peter Parker. Infatti, la sua
interpretazione di Peter e dell’Uomo Ragno non è mai condita da
inutili manierismi, né la recitazione appare mai forzata: sembra
che stia proprio vivendo i momenti straordinari che Peter sta
sperimentando sulla propria pelle.
E’ vero che la recitazione di
Maguire funziona all’interno dell’universo
esuberante stabilito da Raimi e
Holland offre il giusto grado di intensità in
battute mirate come “Mr. Stark, non mi sento molto bene“,
ma Garfield rivoluziona di continuo il suo ruolo,
non dando mai alla scena più di quanto sia necessario e spesso
trasmettendo il senso della scena stessa tramite un’ottima
espressività facciale. Momenti estremamente emotivi come la rottura
di Peter con Gwen o la morte di
Gwen dimostrano il tocco semplice ma efficace che
Garfield è capace di apportare al personaggio di
Peter.
I film di Garfield avevano la
migliore storia d’amore
Le trilogie di
Raimi e Jon Watts hanno fatto del
loro meglio per creare storie d’amore ben sviluppate, ma nessuna è
mai stata così emotivamente risonante come quella di
Gwen e Peter nei film di The Amazing Spider-Man. Anche se non è stato
dedicato poi così tanto tempo al background della coppia, i fan
hanno ugualmente imparato ad amare la loro storia d’amore
apprezzandone la sentita profondità e le sottotrame
coinvolgenti.
Sicuramente un fattore cruciale è
stato dato dal fatto che Garfield e
Stone mostrassero già una chimica incredibile
durante le riprese e la loro relazione ha permesso agli spettatori
di conoscere il lato più dolce e romantico di Peter, nelle scene in
cui i due scherzavano o cercavano di trovare le migliori soluzioni
insieme. Potrebbe non essere finita come il pubblico voleva, ma si
può dire che Garfield ci ha messo il cuore e l’anima nelle
sequenze fortemente drammatiche alla fine di Amazing Spider-Man 2.
Il rapporto di Garfield con sua zia
May è il più autentico
Sebbene la grande chimica
di Maguire e Holland con
Rosemary Harris e Marisa Tomei
abbia giocato un ruolo importante nelle storyline delle loro
trilogie, molti fan saranno d’accordo col dire che la dinamica di
Garfield e Sally Field ha
avuto un impatto molto più profondo nel suo complesso.
Quando si è trattato delle
interazioni tra i due, il pubblico ha generalmente creduto che
Garfield e Field potessero essere
imparentati, in quanto entrambi hanno fornito performance
autentiche ed emotive. Mentre Garfield si
comportava in modo sarcastico e spiritoso con i criminali o i
nemici, faceva esattamente il contrario nelle sue scene con zia
May: le parlava in modo rispettoso e calmo, e prendeva sempre in
considerazione i suoi pensieri e consigli, regalandoci
conversazione sempre autentiche e sincere da ascoltare.
La giovinezza di Holland ha aiutato
a plasmare il personaggio
Tra tutti gli attori,
Holland esemplifica al meglio l’esuberanza
giovanile e adolescenziale di Peter Parker, questo perché era di
gran lunga il più giovane dei tre quando è apparso per la prima
volta nel ruolo, avendo solo 19 anni in Captain America: Civil War.
Holland riesce
benissimo a convalidare l’ignaro shock e lo stupore che un
adolescente mostrerebbe quando viene messo in circostanze
straordinarie. Nelle sue scene con gli Avengers, è
costantemente colpito dalla loro presenza e, quando si impegna in
battaglia, offre una serie infinita di battute che mettono in primo
piano la sua adrenalina a tratti nervosa: questo atteggiamento ha
generato risate assicurate nella sua primissima apparizione come
Spider-Man in Civil War, quando combatte contro
Bucky, Falcon e
Ant–Man.
La fisicità di Holland ha aiutato a
potenziare il ruolo
Prima di essere scritturato
come terzo attore live-action per interpretare l‘Uomo
Ragno sul grande schermo, Holland era già un abile ginnasta e ballerino,
cosa che era ansioso di mostrare al team di produzione nella sua
audizione; ne consegue che le capacità fisiche di
Holland abbiano effettivamente aiutato ad ottenere
il ruolo e a plasmarne la conseguente versione di
Spider-Man.
Il team dietro agli stunt ha
lavorato molto con Holland per dare più
credibilità alla parte, permettendogli di cimentarsi in una buona
quantità di acrobazie nelle vesti di Spider-Man.
Non che Garfield o Maguire non
fossero all’altezza della fisicità richiesta dal ruolo, ma
Holland incarna indubbiamente la prestanza fisica
dell’Uomo Ragno meglio di entrambe le precedenti versioni (il che
dovrebbe aiutarlo nelle sue prossime avventure come Nathan
Drake nel suo Uncharted in uscita a Febbraio).
La versione di Holland è la più
affascinante
I fan del MCU sono rimasti estasiati
quando Sony e Marvel hanno annunciato l’accordo
storico per includere Spidey nel MCU: l’annuncio del
talentuoso e coi piedi per terra Holland non ha fatto altro che aumentare
l’interesse dei fan.
Entrando a gamba tesa in un
franchise con attori notevolmente più anziani,
Holland ha immediatamente contribuito ad attrarre
un pubblico più giovane, col quale è stata favorita una maggiore
identificazione rispetto a eroi del calibro di Iron
Man,Capitan America o
Thor. Inoltre, essere coinvolto nel MCU ha immediatamente aumentato la
sua esposizione mediatica e ha apportato una buona dose di carica
giovanile in un franchise già fiorente, e l’energia e la genuinità
di Holland è diventata fin da subito evidente nelle sue famose
interviste con spoiler.
Lo sviluppo del personaggio di
Holland
Un vantaggio che il
ritratto di Tom Holland del supereroe Marvel ha avuto rispetto
alle altre due versioni, è stata la possibilità di presentare uno
sviluppo profondo del personaggio. Anche se non è esattamente colpa
di Maguire o Garfield se non
hanno avuto tanti film quanto Holland (soprattutto
perché non facevano parte del MCU), non è sorprendente
che gli spettatori abbiano preferito proprio la versione di
Holland, poiché hanno visto esplorare il ruolo in
profondità.
Dall’essere un adolescente
ingenuo e impulsivo al diventare un giovane maturo e indipendente,
il Peter di Holland ci ha
regalato l’arco caratteriale più completo. Forse all’inizio non
sapeva come gestire la responsabilità di essere un eroe, ma il
pubblico ha assistito alla sua crescita e maturazione come uomo e
supereroe.
La scrittura ha aiutato
l’identificazione con il Peter di Holland
Dei tre
Spider-Man, quello di Tom Holland ha dimostrato di favorire
maggiormente l’identificazione col pubblico, poiché ci sono state
rivelate numerose informazioni sulla sua adolescenza e sui
conflitti interni che ha dovuto affrontare; anche se i primi film
di Raimi e Webb mostrano
Peter al liceo, non hanno mai veramente esplorato
i problemi che ha dovuto superare da normale adolescente.
Nella versione di
Holland, gli spettatori lo vedono combattere
quotidianamente per cercare di inserirsi nel nucleo scolastico, pur
occultando il suo segreto agli amici. Si assiste anche alla
costruzione di una base importante, ovvero l’amicizia fra
Peter e Ned, che parlano
costantemente dei loro interessi e di cosa faranno nel loro tempo
libero (come costruire Death Star coi LEGO).
Momenti come questi ricordano al pubblico che Peter è un essere
umano esattamente come chiunque altro.
François Cluzet, Jérémie
Renier e Bérénice Bejo sono i protagonisti di
Un’Ombra sulla verità il nuovo film del
regista francese Philippe Le Guay (Le donne
del 6^ piano, Molière in bicicletta) che realizza un thriller
dal tema tanto aspro quanto contemporaneo. L’opera di Le Guay,
riconosciuta con il Premio del Pubblico a France
Odeon, il Festival del cinema francese, sarà in
sala ad Aprile grazie a BIM Distribuzione.
La trama di Un’Ombra sulla
verità
A Parigi, Simon ed Hélène
decidono di vendere una cantina nello stabile dove abitano. Un
uomo dal passato torbido l’acquista e ci va a vivere senza dire
niente a nessuno. Piano piano la sua presenza sconvolgerà la
vita della coppia.
In uscita
il 20 gennaio
2022, edito da Bietti,
il libro DIO SALVI LA
REGINA!Elisabetta II
sovrana di iconologia tra fiction e
realtàdi Anna Maria
Pasetti.Un
excursus nell’immaginario audiovisivo
di Elisabetta
II,
da The
Queena The
Crown,da Sorrentino
fino a Peppa
Pig.
Elisabetta II
festeggerà il suo settantesimo anniversario di Regno il 6 febbraio.
Nel corso degli anni, il cinema e le serie televisive, documentari
e fiction, la hanno descritta in innumerevoli modi. Il volume di
Anna Maria Pasetti indaga per l’appunto l’iconologia audiovisiva
legata a Elisabetta II, che merita attenzione per la sua valenza di
Segno, unico e irripetibile, capace di legare Icona e Simbolo
dentro a un Corpo eccezionale, in grado di vivere e trascendere il
Tempo in un gesto.
“Non è necessario
essere monarchici per abituarsi all’icona della Regina. Il tempo e
il mondo ruotano vorticosamente come tifoni tropicali: tutto è
mutevole, proprio tutto. Tranne lei,
Elisabetta”. Così la descrisse
il regista Roger
Michell, scomparso poco
prima di vedere la Regina omaggiata nel suo
documentario Elizabeth, probabilmente il
definitivo sulla sovrana britannica, e dunque meritevole di
troneggiare in testa a questo
volume.
A corollario, una
conversazione con il regista Stephen
Frears, che disserta sulla
figura della sovrana in una intervista esclusiva con
l’autrice.
DIO SALVI LA
REGINA! edito
da Bietti per la collana
digitale Fotogrammi, è stato realizzato
in collaborazione con l’Associazione
Culturale Red Shoes.
{La
collana digitale FOTOGRAMMI è disponibile in formato ePub a 1,99
euro sul sito Bietti.it; e su Amazon in formato Kindle a 2,69 euro
e in formato cartaceo a 4,99 euro}
Anna Maria
Pasetti, milanese, critica e
giornalista cinematografica, collabora
con ≪Il Fatto
Quotidiano≫ e altre
testate. Ha scritto per ≪Alias≫, ≪Ciak≫, ≪Rolling
Stone≫. Laureata in lingue
con tesi in Semiotica del cinema all’Universita Cattolica di
Milano, ha conseguito un MA in Film&Television Studies
al Birkbeck
College di Londra. È stata
selezionatrice per la Settimana internazionale della Critica
della Mostra del Cinema
di Venezia, per il concorso
del festival Sguardi
Altrove sul cinema al
femminile. Nel 2018 ha fondato l’associazione
culturale Red
Shoes.
Red
Shoes è un’associazione
culturale che si prefigge di guardare alla cultura cinematografica
britannica esaltandone i segni di (apparente) contraddizione che ne
determinano bellezza ed autenticità. Il tutto considerando il
cinema di passato, presente e “possibili futuri” in un duplice
rapporto: quello con le altre espressioni creative, e quello con
l’Italia, Paese tradizionalmente amato dai
sud-
diti di Sua Maestà. Un ponte virtuale e virtuoso atto a
connettere, che si (im)pone in netto contrasto con la proclamazione
della Brexit.
Dopo molti mesi di polemiche,
finalmente Joss Whedon, in una lunga intervista
con Vulture,
ha commentato quelle vicende, offrendo finalmente il suo punto di
vista su tutto ciò che è accaduto sul set di Justice
League.
All’inizio del 2017, ricordiamo,
Joss Whedon fu chiamato per sostituire
Zack Snyder alla regia di Justice
League. Nello stesso periodo, una vecchia
sceneggiatura di Wonder Woman che Whedon aveva scritto è
emersa online. Rispetto al film che Patty Jenkins
aveva diretto di recente, la sua versione ha colpito alcuni lettori
per essere inquietante e sessista, con passaggi che sembravano
indugiare gratuitamente sul sex appeal dell’Amazzone. “Non puoi
dirmi che Joss Whedon non ha scritto la sceneggiatura originale di
Wonder Woman mentre si dava da fare furiosamente”, ha twittato
una utente in quel periodo.
Joss Whedon chiamato dalla Warner Bros
Quell’anno, Whedon ha accettato il
lavoro per il film della Warner Bros. Justice
League, una proprietà della DC diretta da Zack
Snyder. Per due uomini bianchi sulla cinquantina che
realizzano film di fumetti, lui e Snyder non avrebbero potuto
essere meno allineati. Mentre i poemi epici dei supereroi di Whedon
erano alleviati dall’ironia e dai giochi di parole, quelli di
Snyder erano cupi e presuntuosi, con uno stile visivo che combinava
l’artificialità di un videogioco con l’estetica fascista di una
produzione di Leni Riefenstahl.
I fan di Snyder sono affezionati
quanto quelli di Whedon, ma il suo precedente film,
Batman v Superman, aveva vacillato
al botteghino e offeso la critica. Ora, quei sostenitori erano
preoccupati per come stava prendendo forma la sua nuova impresa.
Uno screening anticipato non li aveva rassicurati. “Mi hanno
chiesto di aggiustarlo e ho pensato di poter aiutare”, ha
detto Whedon, ma ora considera questa decisione come uno dei più
grandi rimpianti della sua vita.
All’inizio, i dirigenti dello studio
dissero a Whedon che il suo ruolo si sarebbe limitato alla
scrittura e alla consulenza, ma presto divenne chiaro a Whedon che
avevano perso la fiducia nella visione di Snyder e volevano che
prendesse il pieno controllo. (Un rappresentante della Warner
Bros. ha negato. Snyder ha dichiarato pubblicamente di aver
lasciato il progetto per trascorrere del tempo con la sua famiglia;
sua figlia era morta suicida due mesi prima.)
Whedon, ora insediato nella sedia
del regista, ha supervisionato quasi 40 giorni di riprese
aggiuntive e sostitutive, un’impresa complicata e laboriosa. Fin
dall’inizio, le cose erano tese tra lui e i protagonisti. Non c’era
solo “il problema” che voleva imporre una visione completamente
nuova al loro lavoro; ha introdotto uno stile di gestione
completamente diverso. Snyder aveva concesso agli attori una
licenza eccezionale con la sceneggiatura, incoraggiandoli a
dialogare improvvisando. Whedon si aspettava che loro dicessero le
battute esattamente come le aveva scritte. “Non è andata
affatto bene”, ha dichiarato un membro dell’equipaggio. Alcuni
attori hanno criticato la sua scrittura. Secondo il racconto di
Whedon, Gal Gadot, che interpretava Wonder Woman,
disse che lui, il regista del film di supereroi con il maggior
incasso dell’epoca, non capiva come funzionassero i film di
supereroi. A un certo punto, Whedon ha interrotto le riprese e,
secondo il membro della crew, ha annunciato di non aver mai
lavorato con “un gruppo di persone più maleducate”. Gli
attori non replicarono, in quell’occasione.
Gli attori, almeno alcuni di loro,
pensavano che anche Whedon fosse stato scortese. Ray
Fisher, all’epoca sconosciuto giovane attore a cui era
stato affidato il ruolo di Cyborg, era al primo ruolo importante.
Snyder aveva incentrato il film sul suo personaggio – il primo
supereroe nero in un film DC – e aveva trattato Fisher come un
compagno di scrittura, sollecitando le sue opinioni sulle
rappresentazioni delle persone di colore nei film. Whedon ha
ridimensionato il ruolo di Cyborg, tagliando scene che, secondo
Fisher, sfidavano gli stereotipi. Quando Fisher ha espresso le sue
preoccupazioni sulle revisioni in una telefonata, Whedon lo ha
interrotto. “Sembra che tu mi stia facendo degli appunti, in
questo momento”, gli ha detto Whedon, secondo The Hollywood
Reporter, “e non mi piace prendere appunti da nessuno, nemmeno
da Robert Downey Jr.”.
Joss Whedon vs Gal Gadot
Neanche a Gal Gadot piaceva lo stile di Joss
Whedon. L’anno scorso, ha detto ai giornalisti che Whedon
l’aveva “minacciata” e ha detto che avrebbe reso la sua “carriera
infelice”. Whedon ha dichiarato a Vulture che non ha fatto una cosa
del genere: “Non minaccio le persone. Chi lo fa?” Ha
concluso che lei lo aveva frainteso. “L’inglese non è la sua
prima lingua e tendo ad essere fastidiosamente fiorito nel mio
discorso.” Ha ricordato di aver litigato su una scena che
voleva tagliare. Le disse scherzosamente che se voleva liberarsene,
avrebbe dovuto legarlo a un binario della ferrovia e farlo sopra il
suo cadavere. “Poi mi è stato detto che avevo detto qualcosa
sul suo cadavere e sul legarla al binario”, ha detto. (Gadot
non era d’accordo con la versione degli eventi di Whedon. “Ho
capito perfettamente”, ha detto a New York in un’e-mail.)
Per quanto riguarda l’affermazione
di Whedon sul non minacciare le persone, un’attrice di
Angel, Charisma Carpenter, ha però detto che non
era vero quando lo conosceva. Dopo che il suo agente l’ha spinta
per ottenere un aumento, afferma che Whedon l’ha chiamata a casa e
ha detto che “non avrebbe mai più lavorato per lui, o per la
20th Century Fox”. Leggendo la dichiarazione di Gal Gadot, l’attrice ha pensato: “Wow, sta
ancora usando quella frase.” (Whedon ha negato anche
questo.)
Justice
League è stato presentato per la prima volta
nell’autunno del 2017. È stata una debacle critica e commerciale. I
fan di Snyder hanno incolpato Whedon per i suoi fallimenti,
accusandolo, come diceva un tweet, di trasformare gli eroi divini
di Snyder in clown. Il potere del fandom, una forza che Whedon
aveva fatto così tanto coltivare all’inizio della sua carriera, era
ora esercitato contro di lui. I fan hanno lanciato un’elaborata
campagna facendo pressioni sulla Warner Bros. per rilasciare la
versione che Snyder aveva originariamente pianificato, anche
noleggiando un aereo per far volare uno striscione sopra i Warner
Studios.
Zack Snyder ha
usato la piattaforma di social media Vero per radunare i
suoi seguaci, condividendo le foto dei suoi allenamenti mattutini
insieme alle immagini che sembravano derivare dal suo taglio del
film. Diversi mesi dopo l’inizio della pandemia, lo studio, alla
disperata ricerca di contenuti, ha annunciato che la Snyder Cut
sarebbe andata in onda su HBO Max. In un fan event online che
celebrava l’imminente uscita, Snyder ha dichiarato che avrebbe dato
fuoco al film prima di utilizzare un singolo fotogramma che non
aveva filmato lui stesso. “Il nostro signore e salvatore Zack
Snyder!!!” qualcuno ha scritto nei commenti sotto il
livestream.
Joss Whedon vs Ray Fisher
Più o meno nello stesso periodo, tra
le proteste in tutto il mondo contro il razzismo, Ray
Fisher ha pubblicato una serie di tweet accusando Whedon
di abusare del suo potere e accusando i dirigenti dello studio di
“abilitare” il regista. In un’intervista a Forbes, Fisher
ha detto che gli era stato riferito che Whedon aveva usato la
correzione del colore per cambiare la carnagione di un attore
perché non gli piaceva il tono della pelle dell’attore. “Amico,
con tutto ciò che è stato il 2020, quello è stato il punto di
svolta per me”, ha detto Fisher. (Fisher non ha risposto a più
richieste di intervista, dopo quella a Forbes.)
Whedon era sbalordito. Aveva dato
all’intero film un aspetto più chiaro, illuminando tutto in
post-produzione, compresi tutti i volti. Ha detto che
l’affermazione relativa al fatto che non gli piacesse il tono della
pelle di un personaggio e che alla fine Forbes ha ritrattato, era
falsa e ingiusta. Whedon dice di aver ridotto il ruolo di Cyborg
per due motivi. La trama “logicamente non aveva senso” e
sentiva che la recitazione era pessima.
Secondo una fonte vicina al
progetto, Whedon non era il solo a sentirsi in quel modo; alle
proiezioni di prova, gli spettatori hanno ritenuto Cyborg “il
peggiore di tutti i personaggi del film”. Nonostante ciò, Whedon ha
insistito sul fatto che ha passato ore a discutere dei cambiamenti
con Ray Fisher e che le loro conversazioni erano
amichevoli e rispettose. Nessuna delle affermazioni fatte da Fisher
sui media era “vera o meritevole di essere discussa”, ha detto
Whedon a Vulture. Riusciva a pensare a un solo modo per spiegare le
motivazioni di Fisher. “Stiamo parlando di una forza
malevola”, ha detto. “Stiamo parlando di un pessimo attore
in entrambi i sensi”.
Alcuni dei difensori di Whedon hanno
proposto una teoria: e se Fisher avesse eseguito gli ordini di
Snyder? Senza fornire prove, hanno ipotizzato che Snyder avesse
indotto Fisher a pensare che Whedon fosse razzista. O forse Fisher
sapeva perfettamente che le sue accuse erano ‘stronzate’. Ad ogni
modo, l’attore e il regista avevano “costruito una controversia”
che faceva sembrare Snyder un alleato progressista distogliendo
l’attenzione dal fatto che il loro primo montaggio era stato un
disastro. I sostenitori di Whedon credevano che questa campagna
avesse avvelenato Charisma Carpenter contro
Whedon, facendole vedere la complicata storia
della loro relazione come una narrativa semplicistica di abusi.
“Una volta che qualcuno accende una miccia e le persone vedono che
c’è una fiamma, corrono verso di essa e ci lanciano dentro
qualcosa”, ha detto una persona nella cerchia di Whedon. (Snyder ha
rifiutato di essere intervistato in merito.)
Tutto in nome di Zack Snyder?
Nelle conversazioni con
Vulture, Whedon si è rivelato un po’ più cauto. “Non so
chi ha iniziato” ha detto. “So solo in nome di chi è stato fatto.”
I superfan di Snyder lo stavano attaccando online come un cattivo
femminista e un cattivo marito. “Non gliene frega un cazzo del
femminismo”, ha detto. “Sono stato preso di mira dalla mia
ex moglie e la gente lo ha sfruttato cinicamente”. Mentre
spiegava questa teoria, la sua voce sprofondò in un sussurro roco.
“Ha pubblicato una lettera dicendo alcune cose cattive che
avevo fatto e dicendo alcune cose false su di me, ma avevo fatto
cose cattive e quindi la gente sapeva che ero vendibile”.
Quando il taglio di quattro ore di
Snyder è stato finalmente visto dal pubblico, è stato acclamato
dalla critica. I suoi fan hanno esaminato entrambi i film per
analizzare le differenze. Alcuni hanno colto la convinzione,
avanzata per la prima volta da Fisher, che Whedon avesse cancellato
intenzionalmente le persone di colore dal film. Era avvenuto un
notevole capovolgimento. Quindici anni prima, il lavoro di Snyder
era ampiamente visto come l’epitome del cinema problematico. Il suo
300, un’epopea con spada e sandalo sulle guerre persiane, era “così
apertamente razzista” dal punto di vista della delegazione delle
Nazioni Unite dall’Iran che minacciava di incitare “uno scontro di
civiltà”. Ora, Internet aveva riformulato Zack
Snyder come un eroe progressista mentre marchiava Whedon,
il suo eroe progressista di ieri, come un cattivo e un bigotto.
Tanto che Whedon stesso ha concluso: “L’internet delle origini
mi ha osannato, ma l’internet moderno si è scagliato su di me. Una
perfetta simmetria.”
Michael Fassbender
è uno di quegli attori che ha dimostrato al mondo il suo talento
recitativo interpretando tanti diversi ruoli iconici in film
appartenenti ai generi più diversi. La sua carriera continua a
proseguire senza intoppi e l’attore è riuscito a conquistare il
pubblico di tutto il mondo in breve tempo, contando sulla tenacia e
sulle sue qualità uniche ed eccellenti.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Michael Fassbender.
2. Non solo attore, ma anche
produttore. Nel corso della sua carriera, Fassbender non
ha solo svolto la carriera di attore, ma ha cercato di farsi strada
anche come produttore. In quanto tale, l’attore ha lavorato alla
produzione dei corti Pitch Black Heist (2011) e
Zero (2015), mentre ha lavorato ai film Slow West
(2015), Assassin’s Creed e L’uomo della
violenza (2019).
3. È stato candidato due
volte all’Oscar. Nella carriera dell’attore sono molte le
interpretazioni degne di nota e in due occasioni egli è arrivato a
guadagnarsi una nomination al premio Oscar. La prima si è
presentata nel 2014, quando è rientrato nella cinquina per il
miglior attore non protagonista per il film 12 anni
schiavo. Due anni dopo, nel 2016, era invece candidato come
miglior attore per il film Steve Jobs. Pur non avendo
vinto in nessuna delle due occasioni, Fassbender ha potuto con
queste nomination affermarsi sempre di più all’interno
dell’industria hollywoodiana.
Michael Fassbender
in 300
3. Ha recitato nel noto film
basato sul fumetto. Celebre trasposizione dell’omonima
graphic novel di Frank Miller, il film
300 diretto da Zack Snyder nel 2007 è
diventato in breve un vero e proprio cult per gli appassionati del
genere. Non tutti sanno che questo ha rappresentato il debutto
cinematografico per Fassbender, oggi apprezzato per i suoi ruoli in
grandi blockbuster e intensi film d’autore. Nel titolo del 2007,
egli ricopre però un ruolo secondario, dando vita al soldato
chiamato Stelios.
Michael Fassbender è Magneto
5. Ha studiato
l’interpretazione del suo predecessore. A partire dal film
X-Men – L’inizio, Fassbender ha interpretato il
personaggio del mutante Magneto, il quale per la prima trilogia
degli X-Men era stato interpretato da Ian McKellen.
Per prepararsi al ruolo, Fassbender ha dichiarato di aver studiato
approfonditamente l’interpretazione di McKellen. Decise però poi di
dar vita ad una propria versione del personaggio, che in quanto più
giovane è ancora molto tormentata circa il proprio potere e deve
ancora comprendere come poterlo controllare al meglio.
6. Non era certo di tornare
in X-Men – Dark Phoenix. Poiché il suo contratto
era scaduto dopo le riprese di X-Men – Apocalisse,
Fassbender non sapeva se avrebbe mai ripreso il ruolo di Magneto.
Nonostante ciò, gli sceneggiatori di X-Men – Dark Phoenix
scrissero il personaggio sempre con lui in mente, pur non avendo
certezze circa il ritorno di Fassbender. L’attore riuscì però
infine a stipulare un nuovo accordo con la Fox ed ebbe così modo di
riprendere il personaggio per un’ultima volta. All’interno del
film, tuttavia, fa la sua comparsa solamente dopo quasi un’ora
dall’inizio.
Michael Fassbender in
Shame
7. Non si è imbarazzato per
le sue scene di nudo. Commentando le inquadrature di
nudismo frontale che lo hanno visto protagonista, l’attore ha
dichiarato, in un’intervista del 2011 a Vulture, che lo sconcerta
il fatto che “le donne possono sfilare nude tutto il tempo
senza problemi, mentre l’uomo si deve sempre tenere addosso i
pantaloni. Ricordo che mia mamma si lamentava sempre per quello e
diceva “Questa è una cazzata, sono sempre le donne che sono
nude”.
8. Le scene di sesso sono
stressanti. L’attore ha dichiarato che per lui è in parte
stressante girare scene di sesso: “Per fortuna ho avuto partner
fantastiche con cui lavorare, tutte le protagoniste femminili o
anche le donne con parti più piccole sono state fantastiche”.
Per lui, la cosa più importante è parlare chiaro con le sue
colleghe e capire cosa possa dare fastidio e cosa no, sapendo come
esse si sentano a loro agio e cercando di dare vita ad un clima più
rilassato possibile.
Michael Fassbender e Alicia Vikander
9. Si sono conosciuti sul
set di La luce sugli oceani. È capitato molte volte che i
set cinematografici potessero essere galeotti e far incontrare due
anime gemelle. E questo è stato il caso anche di Michael Fassbender
e Alicia Vikander
che, nel tardo 2014, si sono trovati a condividere il set de La
luce sugli oceani, film in cui interpretavano una giovane
coppia. I due attori non hanno aspettato molto ad unirsi in
matrimonio, convolando a nozze nell’ottobre 2017 ad Ibiza. Entrambi
hanno sempre mantenuto il più stretto riserbo circa la loro vita
privata, tanto da non far trapelare nulla del loro matrimonio.
Michael Fassbender: età ed
altezza
10. Michael Fassbender è
nato il 2 aprile del 1977 a Heidelberg, una città nello
stato federato Baden-Wurttemberg, in Germania. La sua altezza
complessiva corrisponde a 183 centimetri.
Stringimi forte, il
film diretto da Mathieu Amalric presentato
nella sezione Cannes Première del 74° Festival
di Cannes, uscirà nelle sale
italiane, distribuito da Movies Inspired, il
27 gennaio 2022.
La sceneggiatura è un libero adattamento della commedia
Je reviens de loin
di Claudine Galea.
Il film è stato designato
Film della Critica
dal
Sindacato Nazionale Critici Cinematografici Italiani –
SNCCI
con la seguente motivazione:
Mettendo in scena un viaggio in macchina come fosse una lunga
elaborazione del lutto, Amalric racconta il potere
dell’immaginazione – e dunque del cinema – come unico
cicatrizzatore possibile dei traumi, e lo fa attraverso un racconto
che sa essere minimale e stratificato allo stesso tempo: un
melodramma che sussurra con tragica dolcezza il bilancio di una
vita e della sua fuggevolezza.
Koch Media è lieta di annunciare il
poster ufficiale di Giulia, il terzo film di Ciro De
Caro, e l’uscita nei cinema italiani dal 17
Febbraio.
Presentato alla XVIII edizione delle
Giornate degli Autori, nella sezione Notti
Veneziane in collaborazione con Isola di Edipo, il film ha già
ottenuto ottimi riscontri da parte della critica e del pubblico. Il
regista, al suo terzo lungometraggio, ha debuttato nel 2013 con
“Spaghetti story”, rivelatosi un piccolo “cult”.
Rosa Palasciano
interpreta il personaggio stravagante di Giulia in modo
toccante ed immersivo. L’attrice è anche co-sceneggiatrice
del film insieme allo stesso Ciro De Caro; nel
cast sono presenti Valerio Di Benedetto, Cristian Di
Sante e Fabrizio Ciavoni al suo debutto
sul grande schermo.
Il film è prodotto da Ugo
Baistrocchi, Maurizio De Arcangelis,
Michael Fantauzzi per Fare Cinema e distribuito da
Koch Media.
La trama di Giulia
Giulia, che è costantemente divisa
tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una selvaggia e
sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente in mezzo a
una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un rifugio e
un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di maternità e
qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i giorni più
caldi di una torrida estate romana con dei personaggi
dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei.
In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende
che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”. Il film è diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah.
In una nuova intervista, ospite del
podcast Happy Sad Confused Podcast (via Heroic
Hollywood), Andrew Garfield ha confermato
non solo la sua volontà di essere di nuovo Spider-Man sul grande
schermo, ma anche il fatto che gli piacerebbe recitare in un film
“versus” il Venom di Tom Hardy!
Garfield ha chiarito che se il film
si dovesse davvero fare, dovrà avere “qualcosa di davvero
unico, davvero speciale, e al servizio del pubblico e del
personaggio”. E in merito al suo eventuale scontro con Venom,
l’attore ha confermato che sarebbe “un’idea davvero
forte”.
Abbiamo rivisto Andrew
Garfield nei panni di Peter Parker/Spider-Man in
Spider-Man: No Way Home, al fianco di
Tobey Maguire e Tom Holland. E da
allora i suoi fan sono in fermento perché desiderano davvero vedere
conclusa la trilogia di The Amazing Spider-Man che lo
vedeva protagonista.
Ewan McGregor è uno
degli attori più brillanti e versatili che la storia del cinema
recente abbia conosciuto, capace di interpretare tanti ruoli
diversi e di sostere i generi più disparati. Il suo talento per la
recitazione è innato e lo ha dimostrato più e più volte,
affascinando e conquistando il pubblico di tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Ewan McGregor.
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore, sceneggiatore e regista. Nel corso della sua
carriera, McGregor ha prestato la propria voce in film come
Faster (2003), Robots (2005), Valiant –
Piccioni da combattimento (2005), per poi essere la voce
narrante dei documentari Fastest – Il più veloce (2011) e
Hebrides: Island on the Edge (2013). In quanto
sceneggiatore, ha lavorato alla mini-serie documentario Long
Way Round (2004) e Long Way Down (2007), mentre come
regista ha realizzato l’adattamento cinematografico di Pastorale Americana
(2016).
Ewan McGregor: fidanzata e
moglie
3. Attualmente è fidanzato
con una collega. Ai tempi della separazione dalla moglie,
sopraggiunta a maggio 2017, Ewan McGregor si stava già frequentando
con la collega Mary Elizabeth
Winstead, di 13 anni più giovane, conosciuta sul set
di Fargo. Non è chiaro se i due abbiano deciso di
frequentarsi solo dopo la separazione, ma in ogni caso sono insieme
da allora. Il 26 giugno 2021 la coppia ha poi avuto un figlio,
Laurie McGregor.
4. È stato sposato per tanti
anni. Ewan McGregor ha avuto un matrimonio di lunga durata
con la scenografa francese Eve Mavrakis: i due si
erano sposati nel luglio del 1995, per poi separarsi nel maggio
2017. Dalla loro unione sono nate le figlie Clara
Mathilde (1996) e Esther Rose (2001),
mentre hanno adottato Jamyan (2001) e
Anouk (2011).
Ewan McGregor in
Trainspotting
5. Ha letto dei libri per
prepararsi al ruolo. Per il suo personaggio in
Trainspotting, Ewan McGregor ha letto diversi libri che
parlavano di crack ed eroina, ma non solo: l’attore, infatti, è
andato anche a Glasgow ad incontrare delle persone che facevano
parte del Calton Athletic Recovery Group, un’organizzazione di
recupero di eroinomani. Questa preparazione gli è servita per poter
interpretare in modo più realistico il ruolo di Mark Renton.
6. Aveva pensato di
iniettarsi eroina. Per comprendere meglio il suo
personaggio, l’attore aveva addirittura pensato di iniettarsi per
davvero dell’eroina nel braccio. Fortunatamente, ci ha subito
ripensato, decidendo di lasciarsi ispirare da quello che aveva
visto e letto. Ad averlo fatto desistere, in particolare, sono
stati gli incontri con veri dipendenti dall’eroina, i quali gli
hanno raccontato di come bastasse una sola volta per entrare nel
tunnel e non uscirne più.
Ewan McGregor in
Fargo
7. Ha interpretato due
ruoli. Nella terza stagione della serie Fargo,
Ewan McGregor ha interpretato due ruoli: nella serie, infatti, ha
l’attore ha dato vita a due fratelli gemelli, Ray e Mark Stussy,
uno stempiato, con i baffi e qualche chilo di troppo, l’altro
elegante e ricco. Per questa sua doppia interpretazione, che lo ha
visto dar vita a due caratteri molto differenti tra loro, McGregor
ha poi vinto il Golden Globe come miglior attore in una
miniserie.
Ewan McGregor in Mouline
Rouge!
8. È realmente lui a cantare
nel film. Il film del 2001 Mouline Rouge! ha
rappresentato la rinascita del musical al cinema, affermandosi come
un grandissimo successo. Si tratta anche del film che ha
contribuito alla consacrazione di McGregor come attore, il quale ha
qui avuto modo di distinguersi anche come cantante. Pur non essendo
un professionista, l’attore si è allenato a lungo per poter
eseguire personalmente i brani previsti, sfoggiando doti canore
sorprendenti.
Ewan McGregor in Star
Wars
9. Ha studiato per
interpretare Obi-Wan Kenobi. Per dare un’interpretazione
esaustiva di Obi-Wan Kenobi in Star
Wars: Episodio I – La minaccia fantasma e nei suoi sequel
l’attore scozzese ha studiato i film di Alec Guinnes per garantire
la precisione in tutto, dal suo accento al ritmo delle parole. Pur
basandosi sull’interpretazione di Guinnes del personaggio, McGregor
ha però lavorato anche per costruire una propria versione di
Obi-Wan, poiché dovendone interpretare una versione più giovane
doveva apparire anche meno saggia ed esperta.
10. Tornerà a vestire i
panni del Jedi. Nel 2019 è stata annunciata ufficialmente
una miniserie sul Maestro Jedi Obi-Wan Kenobi durante il suo esilio
su Tatooine mentre veglia sul giovane Luke Skywalker. La serie sarà
ambientata circa 10 anni dopo gli eventi di Star Wars: Episodio
III – La vendetta dei Sith e uscirà nel 2022 su Disney+. Ad interpretare Obi-Wan ci
sarà proprio McGregor, che riprenderà così il ruolo a quasi
vent’anni di distanza dall’ultima volta. L’attore, dichiaratosi
entusiasta di questa possibilità, ha affermato di aver intrapreso
un lungo allenamento al fine di poter sfoggiare l’atleticità che si
richiede al personaggio.
Disney+ ha diffuso un emozionante e
nuovo trailer dell’attesissima serie Marvel Studios Moon
Knight presentato durante l’Halftime della NFL
Super Wild Card che ha visto affrontarsi gli Arizona Cardinals e i
Los Angeles Rams.
È stato diffuso anche un nuovo
poster della serie originale live-action che debutterà dal 30 marzo
in esclusiva su Disney+.
La serie segue Steven Grant, un
tranquillo impiegato di un negozio di souvenir, che viene colpito
da vuoti di memoria e ricordi provenienti da un’altra vita. Steven
scopre di avere un disturbo dissociativo dell’identità e di
condividere il suo corpo con il mercenario Marc Spector. Mentre i
nemici di Steven/Marc si avvicinano, i due devono indagare sulle
loro identità complesse mentre si spingono in un mistero mortale
tra i potenti dei dell’Egitto.
Moon
Knight vede protagonisti Oscar Isaac, Ethan Hawke e May Calamawy.
Mohamed Diab e il team di Justin Benson &
Aaron Moorhead hanno diretto gli episodi. Jeremy
Slater è il capo sceneggiatore, mentre Kevin
Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Brad
Winderbaum, Mohamed Diab, Jeremy Slater e Oscar
Isaac sono gli executive producer. Grant Curtis,
Trevor Waterson e Rebecca Kirsch sono i
co-executive producer.
Davvero esiste una sola anima
gemella? Luca è convinto di no e, per spiegare la sua
teoria racconta la storia di quattro personaggi e quattro possibili
coppie. Arriva su Netflix4 Metà, il film di Alessio Maria
Federici che esplora la vita di coppia attraverso concetti
come il caso, il destino, l’attrazione e le infinite possibilità
che la vita offre e al tempo stesso toglie.
4 Metà: cast e trama
Luca e Sara sono
la classica coppia felice: si sono fidanzati alle superiori e, dopo
anni di fidanzamento, verso i trent’anni si sono sposati. I due,
durante una cena con un paio di amici, iniziano a parlare dell’idea
di anima gemella. Luca sostiene che sia riduttivo e
illogico pensare che, per ognuno, possa esistere un’unica persona
in grado di completarci. Per spiegare la sua teoria, Luca
racconta una storia: le diverse versioni di quattro possibili
innamoramenti.
Ci sono quattro ”metà”, parti
incomplete in cerca di un partner. Chiara (Ilenia
Pastorelli) è un’anestesista dolce e affascinante. La
sua amica Giulia (Matilde
Gioli) è una matematica cinica e autoritaria. Entrambe
sono single. A casa di Luca e Sara, le due
conoscono gli scapoli Dario (Giuseppe
Maggio) e Matteo (Matteo
Martari). Il primo è un avvocato sicuro di sé e libertino,
mentre l’amico è un uomo letterario impacciato e dolce. Da quella
serata, combinando le metà, potrebbero nascere quattro diverse
coppie. Chi si fidanzerà con chi?
Una banalità sorprendentemente
interessante
Con 4 Metà, siamo
completamente immersi nel genere sentimentale: non si fa che
parlare di anime gemelle, compatibilità, primi appuntamenti, amore
e sesso. Inizialmente, il flirtare e i cliché dello scapolo
sciupafemmine (Dario) opposto al tenerone con gli
occhiali (Matteo), o della donna in carriera
(Giulia) in contrapposizione alla MarilynMonroe bella e romantica (Chiara) fanno
storcere il naso. Proseguendo con la visione però, ci si inizia ad
appassionare.
Nonostante la confusione con cui
vengono incastrate le diverse storie, il crogiolo di possibilità
mostrate attrae. Viene da chiedersi: gli opposti si attraggono o
chi si somiglia si piglia?
Va detto però che il montaggio non è
impeccabile ai fini della comprensione della storia. C’è un
continuo mescolamento di tempi, di spazi e di mondi paralleli in
cui, in analoghi tempi e spazi, si svolgono vicende diverse. La
particolarità di 4 Metà però è che, più il
film attorciglia le varie storie, più acquisisce senso.
4 Metà è un film sulle
possibilità
La storia che Luca racconta
vuole dimostrare la relatività della vita. Ogni scelta che
compiamo, da un lato apre ad una serie di possibilità, dall’altro
esclude altrettanti momenti, persone, relazioni. Ogni azione ed
incontro cambia la realtà attorno a noi e anche noi stessi. La vita
che viviamo è solo una delle tante che avremmo potuto vivere anche
solo facendo un gesto diverso. Ugualmente, le persone che
incontriamo e con cui entriamo in sintonia sono solo alcune tra
tutte quelle compatibili con noi.
4 Metà è dunque un
film che si presenta come una banale commedia sentimentale, ma che,
toccando concetti di un certo spessore, riesce ad andare più in
profondità. Sfruttando anche i personaggi della storia –
Chiara e Matteo più romantici mentre
Giulia e Dario decisamente pragmatici – il
lungometraggio affronta sia concetti filosofici come Il mito della
metà di Platone, sia teorie scientifiche come la relatività e
l’effetto farfalla.
Parola d’ordine: leggerezza
4 Metà resta però
un film
romantico, privo di tratti drammatici o tristezza esasperata.
Esattamente come si capisce dall’incipit, veniamo catapultati in
una storia raccontata durante una cena estiva. Proprio come se
fosse un mito o una favola, la pellicola tratta concetti importanti
in termini semplici e semplificati. In una parola, con leggerezza.
Gli ambienti ovattati, luminosi e colorati della Roma fatta di
terrazze e interni alla Özpetek (Le fate ignoranti, La dea fortuna), alleggeriscono il film,
sfiorando a tratti la superficialità.
La recitazione non è delle più
sconvolgenti e appassionanti e, come spesso accade nei film leggeri
italiani, ricorda quella del mondo delle fiction. Proprio per
questo motivo, 4 Metà manca di potenza
drammatica. Quella del lungometraggio è quindi una leggerezza
a tratti fastidiosa, ma forse necessaria a raccontare una storia
aneddotica.
Uno dei generi cinematografici da
sempre più popolari e destanti curiosità è quello del biopic, il
racconto biografico di personalità realmente esistite e delle gesta
per cui sono divenuti celebri, a tal punto da meritare di essere
ricordati attraverso un film. Titoli come Schindler’s List,
The Imitation Game e
The Iron Lady sono solo
alcuni degli innumerevoli esempi che si potrebbero citare. Da
sempre, uno dei film biografici più celebri e premiati è però
Gandhi, diretto nel 1982 da
Richard Attenborough e dedicato alla vita di
Mahatma Gandhi, il celebre leader del movimento
non violento per l’indipendenza indiana.
Si tratta di uno dei più lampanti
esempi di film ove si ripercorre la vita del protagonista
ricordando la sua importanza per il cambiamento della storia
mondiale. Gandhi è da questo punto di vista un’opera
monumentale, particolarmente complessa e che ha non a caso
richiesto circa vent’anni prima di concretizzarsi. Attenborough,
che considerava questo il suo progetto dei sogni, cercò in tutti i
modi di ottenere quanto necessario per dar vita alle riprese,
arrivando anche a ricevere il benestare dei discendenti dello
stesso Gandhi. Con un budget di appena 22 milioni, il film riuscì
infine a prendere vita, affermandosi poi come un successo al di
sopra di ogni aspettativa.
Non solo il film guadagnò circa 130
milioni a livello mondiale, ma ricevette tutti i più importanti
premi della stagione cinematografica, tra cui 8 Oscar, compreso
quello per il miglior attore, miglior regista e miglior film.
Ancora oggi è un titolo oggetto di studio per comprendere il suo
genere di riferimento. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
sua storia vera. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Gandhi: la trama e il cast
del film
Il racconto del film si apre nel
1893, quando il giovane Gandhi è un avvocato
neolaureato, recatosi in Sud Africa per il suo apprendistato. Qui,
sotto l’egida dell’impero britannico, gli indiani come lui sono
costretti a sopportare condizioni di vita inammissibili. Stanco dei
soprusi nei confronti del suo popolo, Gandhi inizia a professare
un’opposizione non violenta, con l’obiettivo di vedere riconosciuti
i diritti che spettano loro. Tornato in India, egli inizia a
proclamare le sue idee, riscuotendo enormi consensi in gran parte
del Paese e diventando l’anima del movimento di resistenza
antibritannica. Sfidando l’impero britannico, superando numerosi
arresti e aggressioni, egli condurrà il proprio popolo verso
l’indipendenza dell’India.
Ad interpretare il ruolo di Gandhi,
vi è l’attore Ben Kingsley,
qui al suo esordio cinematografico ma con una lunga carriera
teatrale alle spalle. Quella di
Kingsley nel ruolo di Gandhi è da sempre indicata come una delle
maggiori somiglianze tra attore e personalità storica interpretata.
Kingsley ricordava infatti così tanto il celebre attivista da aver
impressionato molti nativi indiani, il quale pensavano si trattasse
del fantasma del vero Gandhi. Per prepararsi ad interpretare
Gandhi, l’attore ha poi speso molto tempo ad osservare vecchi
filmati su di lui, per poterne imitare le movenze.Inoltre per diverse settimane ha
praticato yoga e seguito una ferrea dieta che lo ha portato a
perdere diverso peso, arrivando così ad una maggior somiglianza
fisica con il noto attivista.
Nel film compaiono poi gli attori
Rohini Hattangadi nel ruolo di Kasturba Gandhi,
moglie dell’attivista, e Roshan Seth nei panni di
Jawaharlal Nehru, altro noto attivista del movimento. L’attrice
americana Candice Bergen interpreta la celebre
fotografa Margaret Bourke-White, mentre Edward Fox
è il Brigadiere Generale Reginald Dyer. John Mills
e Martin Sheen interpretano rispettivamente
Frederic Thesiger, viceré dell’India dal 1916 al 1921, e il
giornalista Vince Walker, personaggio fittizio basato sul vero Webb
Miller. Nel film compare inoltre il tre volte premio Oscar Daniel
Day-Lewis, qui al suo secondo film nel ruolo di Colin,
un delinquente di strada sudafricano che bullizza Gandhi.
Gandhi: la vera storia
dietro il film
Portare sul grande schermo la quasi
totalità della vita e dell’attività di Gandhi era un’impresa a dir
poco spaventosa. Attenborough si è trovato a dover adattare in
circa 3 ore di film ben 50 anni di storia, quantomai densa di
eventi. Nonostante ciò, egli riuscì ad essere particolarmente
accurato nel riproporre la storia del leader indiano. Il film
contiene infatti episodi della vita di Gandhi realmente avvenuti,
come il suo essere stato fatto scendere da una carrozza del treno
in Sud Africa in quanto persona di colore. Da lì Gandhi
intraprenderà la sua lotta per i diritti civili, che lo porterà poi
a ritornare in India. Qui assiste, come mostrato nel film, al
massacro di Amritsar, nel 1919, dove i soldati inglesi aprirono il
fuoco contro un raduno di uomini, donne e bambini disarmati.
Sono poi fedelmente ritratti i
numerosi arresti a cui Gandhi è andato incontro, senza che però
questi scalfissero la sua volontà. Di particolare impatto è poi
l’episodio dedicato alla celebre Marcia del Sale, verificatasi nel
1930, quando Gandhi e i suoi seguaci camminarono per quasi 400
miglia per produrre il sale essi stessi, sfuggendo così alla tassa
britannica imposta sul tale bene. Non mancano poi momenti più
privati della vita del leader, come il suo matrimonio con Kasturba
Gandhi, fino a giungere alla fine del dominio britannico nel 1947.
Inevitabilmente, il film si conclude con l’assassinio di Gandhi per
mano del nazionalista Nathuram Godse, avvenuto nel 1948. Un evento
che seppure ha privato il popolo indiano del suo leader, non ha
tolto loro la speranza per il futuro.
Gandhi: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Gandhi grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Now, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di lunedì 17 gennaio alle ore
21:15 sul canale La7.
Spider-Man: No Way Home ha regalato ai fan
un’esperienza cinematografica emozionante e, soprattutto,
l’opportunità di vedere Tobey Maguire e Andrew Garfield vestire dopo tanto tempo i
panni di Peter Parker. I due ex arrampica-muri si
sono uniti al supereroe di Tom Holland nel MCU per la gioia dei fan
di tutto il mondo, e la loro presenza nel film lo ha reso uno dei
maggiori incassi di tutti i tempi.
A seguito del loro ritorno sul
grande schermo, numerosi fan si sono battuti affinché
Sony e Marvel portino a termine
la trilogia sull’Uomo Ragno con
Garfield, realizzando un ultimo grandioso capitolo:
The Amazing Spider-Man 3. Ma
cosa vorrebbe vedere il pubblico nello specifico? I fan hanno
espresso le loro opinioni su Reddit, avanzando richieste
ipotizzabili, ma anche alquanto sorprendenti.
Più Rhino in azione
L’ultima sequenza in cui
gli spettatori hanno visto lo Spider-Man di
Garfield in azione, prima che ritornasse in
Spider-Man: No Way Home, riguardava la sua
preparazione per combattere contro Rhino in The Amazing
Spider-Man 2. Gli utenti Reddit sperano che la Sony “ci mostri
il finale di quel combattimento con il villain”, dato che il film
sequel è terminato proprio prima di poter assistere a un grande
scontro.
Il dialogo del Peter
Parker di Garfield in Spider-Man: No Way Home suggerisce che
Spider-Man è risultato vincitore in quello scontro
e i fan vorrebbero vedere Spidey affrontare il primo criminale dopo
la battaglia con Electro in cui ha, ahimè, perso
Gwen Stacy.
Delle risposte sui genitori di
Peter
In The Amazing Spider-Man e nel suo sequel, ha
destato scalpore il fatto che ai genitori di Peter sia stato
conferito un ruolo di maggior rilievo rispetto a qualsiasi altro
adattamento live-action dell’eroe.
Alcuni Redditors hanno affermato che la Sony
aveva pronte “sequenze in entrambi i film che suggerivano il fatto
che i genitori di Peter fossero spie”, ma questa sottotrama non è
stata mai approfondita. Peter e il pubblico meritavano di sapere
cosa è successo ai suoi genitori dopo che lo hanno lasciato con lo
zio Ben e la zia May e The Amazing Spider-Man 3
sarebbe il luogo perfetto per ottenere queste risposte.
Più Black Cat
La star di Rogue One
Felicity Jones ha interpretato il personaggio di
Felicia Hardy, altrimenti nota come Black
Cat, in The Amazing Spider-Man 2; tuttavia, è apparsa
per un tempo assai limitato sullo schermo, spingendo i fan a
desiderare maggiori interazione da parte del personaggio.
Dal momento che [Black] Cat non è
mai stata usata in live-action prima,” scrivono gli utenti Reddit, “riprendere il suo
personaggio in The Amazing Spider-Man 3 potrebbe
significare un cambiamento significativo rispetto ai consueti
personaggi del franchise mostrati su schermo. In effetti, ci sono
una miriade di storyline di Black Cat dai fumetti a cui la Sony
potrebbe attingere per fare un film eccezionale.
I Sinistri Sei insieme
Il finale di The Amazing Spider-Man 2 ha lasciato il
pubblico con un’anticipazione di uno dei gruppi di cattivi più
popolari dei fumetti e a svariati utenti Reddit “piaceva molto l’idea che la
Oscorp fosse coinvolta nella creazione dei Sinistri Sei”. La
formazione dei Sinistri Sei della Sony avrebbe incluso il
Green Goblin di Harry Osborn, Doc
Ock, Vulture e Rhino,
secondo l’equipaggiamento mostrato nella scena in questione.
I fan dei fumetti dei Sinistri Sei
hanno aspettato con impazienza di vedere questa squadra sullo
schermo per anni, dunque, proseguire su questa strada iniziale,
sarebbe un must per The Amazing Spider-Man 3.
Peter deve cavarsela senza
Gwen
Alcuni utenti Reddit bramano un terzo capitolo per
“rivelare cosa Peter Parker [ha passato] dopo aver perso
Gwen Stacy” in The Amazing Spider-Man 2. In Spider-Man: No Way Home, Peter dice al Peter
Parker di Tom Holland che ha “smesso di tirare
pugni” dopo aver perso Gwen, la sua MJ, implicando le conseguenze
violente che la morte di Gwen ha generato nella psiche di
Peter.
Vedere questo lato più oscuro di
Peter elaborare il suo dolore potrebbe affascinare il pubblico e
aiutarlo a capire il personaggio e le sue scelte ad un livello più
profondo; sperimentare questo tipo di dolore e perdita da parte di
Peter condurrebbe anche enormemente il pubblico a entrare in
empatia con il personaggio.
L’incontro con MJ al gruppo di
sostegno
Il progetto per The
Amazing Spider-Man 3 includeva l’introduzione di
Shailene Woodley nei panni dell’amata Mary
Jane Watson. Alcuni utenti Reddit credono che la Sony dovrebbe
“mantenere l’idea di incontrare MJ al gruppo di sostegno” come era
stato originariamente previsto.
Peter merita di avere un lieto fine,
dopo tutto, e incontrare qualcuno che possa assisterlo dopo la
morte di Gwen sarebbe estremamente benefico per
lui; ciò darebbe anche alla Woodley la possibilità
di brillare come personaggio, dato che tutte le scene che ha girato
per The Amazing Spider-Man 2 sono state scartate
per salvare la figura di MJ per un terzo capitolo.
Il camaleonte che sfida Peter
Ogni film di supereroi ha
bisogno di un villain incisivo con cui deve scontrarsi il
protagonista e sono molti gli utenti Reddit che desiderano il Camaleonte
come antagonista principale in The Amazing Spider-Man, dal momento che al
personaggio non è ancora stato concesso un adattamento live-action;
sappiamo che nei fumetti, Dmitri Smerdyakov ha la
capacità di assumere le sembianze di chiunque, esattamente quando
vuole.
Gli utenti vogliono vederlo
“assumere le sembianze di Gwen per deridere Peter” mentre si adatta
alla vita senza di lei: non c’è dubbio che una sequenza di
combattimento tra Spider-Man e il Camaleonte contenente questo
momento sarebbe straziante sia per Peter che per il pubblico, ma
potrebbe sicuramente sviluppare ulteriormente il personaggio di
Peter durante il suo periodo di maggiore vulnerabilità.
Peter che fa da mentore a Miles
Morales
Dopo la strizzatina
d’occhio a Miles Morales da parte
dell’Electro di Jamie Foxx in
Spider-Man: No Way Home, i fan sono ansiosi di
vedere anche Miles sul grande schermo. Gli utenti Reddit dichiarano che “sarebbe
grandioso buttare a capofitto Miles nell’universo di Amazing “.
L’introduzione di questo personaggio
consentirebbe a Peter Parker una ventata di energia positiva mentre
affronta il lascito degli eventi di The Amazing Spider-Man 2 e Spider-Man:
No Way Home. Servire come mentore al giovane Miles sarebbe
una svolta di trama perfetta per conferire a Peter uno scopo
significativo da inseguire, dopo i tempi confusi e problematici che
ha vissuto.
Risolvere misteri con Eddie
Brock
Con l’ipotesi che il
Venom di Tom Hardy interagirà con
Spider-Man dopo la scena post-credit di Spider-Man: No Way Home, in tanti non vedono
l’ora di assistere all’incontro tra Eddie Brock e
il Peter Parker di Garfield.
Alcuni utenti Reddit pensano che “un film in stile
buddy-cop” sarebbe il modo migliore per affrontare la cosa, dato
che entrambi gli attori hanno una fantastica comicità, come
dimostrato dalle divertenti battute dello
Spider-Man di Garfield e dai dialoghi di Hardy con il
simbionte nei film di Venom: vedere i due alle
prese con un’indagine su un caso, mentre tentano di occultarsi
vicendevolmente i propri alter ego, lo renderebbe sicuramente un
film memorabile.
Peter che combatte un alieno
Alcuni fan hanno avanzato
richieste alquanto particolari riguardo a cosa includere in
The Amazing Spider-Man 3 mentre altri hanno
semplicemente manifestato idee che vorrebbero vedere incorporate,
purché il terzo film venga realizzato. Per esempio, alcuni utenti
Reddit credono che “Andrew
meriti di combattere un alieno” dopo aver espresso il suo desiderio
di farlo in Spider-Man: No Way Home.
Qualunque forma questo possa
assumere dipenderà dalla Sony e dalla Marvel, ma una massiccia quantità
di spettatori ha ammesso di avere questo desiderio, al pari di
qualsiasi cosa che possa ricordare a Peter che è altrettanto
straordinario come lo Spider-Man della versione di Tom Holland e Tobey Maguire.
Dopo la sua esperienza con Warner
Bros per The Suicide Squad e ora per la serie su
Peacemaker, James
Gunn si è portato in Marvel molti dei suoi collaboratori
come il compositore John Murphy e il coordinatore
degli stunt Wayne Daglish per lavorare sul
prossimo capitolo del MCU. Guardiani della
Galassia Vol. 3 è entrato in fase di riprese nel novembre
2021 e, come molte produzioni, si è preso una piccola pausa per le
vacanze. Ora le riprese sono riavviate e si dice che dureranno fino
ad aprile 2022 per quanto riguarda le scene principali, con riprese
aggiuntive previste successivamente.
In un’intervista con Collider per
promuovere la nuova serie HBO Peacemaker, Gunn ha
rivelato che Kevin Feige è molto contento del
primo filmato di Guardiani della Galassia Vol. 3
che ha visto.
“Sta andando alla grande.
Chukwudi Iwuji, che interpreta Murn in Peacemaker, è uno dei
personaggi principali del film e la gente sta andando fuori di
testa per quanto sia bravo questo ragazzo. Letteralmente fuori di
testa. Penso di essere davvero felice. Ho mostrato un po’ di scene
alla Marvel subito prima delle vacanze
di Natale. Kevin è andato… Erano tutti davvero, davvero, davvero
entusiasti. Ma poi, non sarà il film che la gente si aspetta… È
diverso da quello che la gente si aspetterà. È stata una strada
difficile, ma finora sono davvero contento”.
La
prima immagine di Batgirl, dal film diretto da
Adil El Arbi e Bilall Fallah, non
ha mancato di destare polemiche e scontento tra gli spettatori e i
fan, che hanno definito il costume dell’eroina DC come quello di un
cosplay. In risposta a questa critiche, Adil El
Arbi, sul suo account Instagram, ha
postato il celebre meme di Batman che schiaffeggia Robin:
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”. Il film è diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah.
Il team dei Weta VFX di
Shang-Chi e La Leggenda
dei Dieci Anelli ha parlato del lavoro svolto sul film
e in particolare sulla scena post credits con Bruce Banner. Sebbene
avesse un suo filo narrativo isolato, Destin Daniel
Cretton aveva bisogno di stabilirne la connessione con il
più grande MCU. Ciò è stato ottenuto
principalmente con l’apparizione di volti familiari, incluso il
Banner di Mark Ruffalo, che sembrava significativamente
diverso rispetto all’ultima volta che lo abbiamo visto sullo
schermo.
Dopo la sua umiliante sconfitta nel
suo combattimento uno contro uno con Thanos (Josh
Brolin) all’inizio di Avengers:
Infinity War, Hulk ha rifiutato di farsi vedere per il
resto del film. Quindi, cinque anni dopo lo snap in Avengers:
Endgame, i fan sono rimasti sorpresi di vedere Smart
Hulk, una versione del personaggio che è fisicamente capace di
essere il mostro di rabbia verde ma con la coscienza di Banner. Il
film non ha approfondito il processo che ha portato Banner a
ottenere questo equilibrio, ma sembrava che si trattasse di uno
stato permanente per l’eroe. Ma quando è apparso durante la scena
post-crediti di Shang-Chi e La leggenda dei dieci
anelli, era tornato alla sua forma umana.
Ciò ha fatto porre diverse domande
agli spettatori, poiché Wong (Benedict Wong) porta
ufficialmente Shang-Chi (Simu Liu) e Katy
(Akwafina) nel mondo dei Vendicatori con un
incontro con Captain Marvel (Brie Larson)
e Banner. Mentre i primi tre erano apparentemente tutti insieme nel
Sanctum Sanctorum, gli ultimi due si sono uniti a loro tramite
ologramma, lo stesso sistema usato dai Vendicatori in Avengers:
Endgame. Durante un’intervista con Variety, il
supervisore degli effetti visivi di Weta Sean
Walker ha interrotto il processo di creazione della scena,
rivelando come è stata ottenuta. A quanto pare, il costume di Carol
Danvers era tutto in CGI, ma cosa più interessante, Banner era nel
suo laboratorio durante la discussione.
Dal momento che Avengers:
Endgame non è andato nei dettagli su come esattamente
Banner sia stato in grado di fondere i suoi due diversi personaggi
per inventare Smart Hulk, il mistero potrebbe essere svelato nella
Fase 4 del MCU. E l’apparizione di Banner in
Shang-Chi e le leggende dei dieci anelli ha solo
reso le cose più complicate in quanto non ci era sembrato che
Banner potesse facilmente rendere reversibile il suo stato di Smart
Hulk. È probabile che questo sia qualcosa su cui la prossima serie
Disney+ dei Marvel Studios, She-Hulk, farà luce. La rivelazione di
Walker sul fatto che Banner sia nel suo laboratorio è supportata
dalla prima foto ufficiale della serie, in cui lui e sua cugina,
Jennifer Walters (Tatiana Maslany), possono essere
visti nella sua stessa struttura.
Supponendo che Hulk stia
effettivamente operando nel suo stesso laboratorio, sembra quindi
che gli eroi sopravvissuti a Thanos siano per lo più dispersi.
Banner avrebbe potuto facilmente prendere il controllo della
struttura dei Vendicatori a nord dello stato e gestirla come ha
fatto Black Widow (Scarlett
Johansson) sulla scia dello snap di Thanos in Avengers:
Infinity War. Ma il fatto che Banner stia facendo
affidamento solo sulle proprie risorse significa che non esiste un
sistema in atto per la nuova generazione di Avengers. Per
adesso.
Ecco un video montaggio su Ghostbusters:
Legacy in cui si mettono in evidenza tutti i
riferimenti nascosti che nel film si fanno alle pellicole originali
degli anni ’80. Di seguito i segreti più nerd del film di
Jason Reitman che ha rivitalizzato il mito degli
Acchiappafantasmi:
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola
città, una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la
loro connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie Potts di
nuovo insieme per ridar vita a una delle saghe cinematografiche più
amate della storia. Diretto da Jason Reitman, il film è uscito
nelle sale italiane il 18 novembre, prodotto da Sony Pictures e
distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Tra i
protagonisti anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard, Carrie
Coon ePaul
Rudd.
Pochi giorni fa
avevamo riportato i commenti di Tessa Thompson
in merito ai poteri che Valchiria, il suo personaggio del MCU, avrebbe avuto in
Thor: Love and Thunder.
Adesso l’attrice ha avuto modo di chiarire i suoi commenti,
specificando che non si trattava di un riferimento a quello che
sarà Valchiria nel film di Taika Waititi, ma che
si riferiva esclusivamente al personaggio dei fumetti.
“Parlando
di Valchiria a W Mag, parlavo in generale di poteri che sono
canonici e che ho amato leggendo i fumetti e non Thor: Love
and Thunder. Non sarò una casa per spoiler”.
Thor: Love and Thunder
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà
Jane Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al
Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio
2022.
Taika Waitititornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Il pubblico del MCU insiste a proporre John Krasinski come protagonista del reboot
dei Fantastici
Quattro nelle vesti di Reed
Richards. Di seguito ecco una nuova fan-art molto
realistica del leader della prima famiglia Marvel:
Julie Andrews è
un’attrice che ha incantato il mondo con la sua voce e con il suo
talento, sapendo scegliere film e ruoli iconici che le hanno dato
risalto e le hanno dato modo di mostrare tutte le sue qualità.
Tra teatro, cinema e musica,
l’attrice britannica ha sempre lavorato sodo per costruirsi una
carriera solida e, ancora oggi, mantiene viva quella passione per
la recitazione che l’accompagna sin dalla più tenera età.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Julie Andrews.
Julie Andrews: i suoi film
1. Ha recitato in grandi
capolavori.. La carriera recitativa di Julie Andrews
inizia sin da bambina e, dopo diverse esperienze teatrali, debutta
in televisione grazie alle serie Ford Star Jubilee (1956)
e continuando con Cinderella (1957) e The Garry Moore
Show (1962), per poi approdare sul grande schermo grazie a
Mary Poppins (1964). Dopo questo film, la sua carriera
cinematografica si sviluppa con Tutti insieme
appassionatamente (1965), Il sipario strappato
(1966), La pantera rosa sfida l’ispettore Clouseau (1976),
S.O.B. (1981) e Victor Victoria (1982).
Successivamente lavora in Cin cin (1992), Pretty
Princess (2001), con Anne Hathaway,
Insieme per caso (2002), Principe azzurro cercasi
(2004), mentre appare l’ultima volta in L’acchiappadenti
(2010). Parallelamente ha continuato a lavorare per la televisione,
con le serie Julie (1992), The Wonderful World of
Disney (2003) e Julie’s Greenroom (2017).
2. Non solo attrice, ma
anche doppiatrice, sceneggiatrice e produttrice. Nel corso
della sua lunghissima ed intensa carriera, Julie Andrews si è
sempre lasciata trasportare dal mondo del doppiaggio, prestando la
propria voce per i film La rosa di Bagdad (1949),
Sherk2 (2004), Shrek Terzo (2007),
Come d’incanto (2007), Shrek e vissero felici e
contenti (2010), Cattivissimo Me (2010)
e Cattivissimo Me 3
(2017). In quanto sceneggiatrice e produttrice, l’attrice ha
lavorato alla sua serie tv Julie’s Greenroom.
Julie Andrews è Mary Poppins
3. Avrebbe potuto non
interpretare il ruolo. Quando Walt Disney
contattò Julie Andrews per interpretare il ruolo di Mary
Poppins, l’attrice stava per rifiutarlo poiché era in
trattative per diventare la protagonista dell’adattamento
cinematografico di My Fair Lady, di cui era diventata la
star nella realizzazione teatrale. Disney era così determinato a
volerla che avrebbe persino posticipato le riprese del suo film, ma
non ce ne fu bisogno: infatti, per My Fair Lady venne
scritturata Audrey Hepburn
e, quindi, la Andrews accettò la parte della bambinaia più famosa
del mondo.
4. Non è voluta apparire nel
sequel. Quando si è parlato di un suo cameo in Il ritorno di Mary
Poppins, Julie Andrews ha messo subito le cose in chiaro,
esprimendo la volontà non di non apparire per nessuna ragione. I
motivi sono chiari e lo stesso regista, Rob
Marshall ha dichiarato: “Julie è stata incredibilmente
gentile e abbiamo parlato di un cameo in una maniera molto
generale, ma ha messo le cose in chiaro da subito. Ha detto “Questa
è la Mary di Emily [Blunt],
ed è quello che voglio vedere, non voglio che la gente aspetti la
mia apparizione. Voglio davvero che lei prenda il ruolo perché è
sempre brillante””.
Julie Andrews: chi è suo
marito
5. È stata sposata con Blake
Edwards. Se si cerca una delle coppie dello star system
più longeve, la si può trovare in quella composta da Julie Andrews
e Blake Edwards.
L’attrice e il regista, infatti, si sono sposati nel novembre del
1969, rimanendo sempre uniti fino alla morte di lui, avvenuta il 15
dicembre del 2010. I due hanno adottato due bambine provenienti dal
Vietnam, Amy (nata nel 1974) e
Joanna (nata l’anno successivo). Prima di
incontrare e sposare Blake Edwards, Julie Andrews si era già
sposata con Tony Walton, uno scenografo e
costumista. Dalla loro unione è nata, nel 1962, la figlia
Emma Walton Hamilton. In seguito, i due hanno
deciso di divorziare nel novembre del 1967.
Julie Andrews in Tutti insieme
appassionatamente
6. Stava per rinunciare al
ruolo. Nel 1965 la Andrews interpreta il ruolo che segnerà
la sua consacrazione al cinema: Maria, protagonista di Tutti
insieme appassionatamente (titolo italiano di The Sound of
Music. L’attrice, poi candidata all’Oscar per questo suo
ruolo, stava inizialmente per rinunciarvi, temendo che fosse troppo
simile a quello appena interpretato in Mary Poppins.
Fortunatamente, il regista, che la considerava l’unica scelta
possibile per il ruolo di Maria, riuscì a farle cambiare idea e la
Andrews trovò così un nuovo ruolo con cui distinguersi.
Julie Andrews in
Aquaman
7. Ha avuto un cameo
vocale. Nel film del 2018 Aquaman, dedicato al
celebre supereroe della DC interpretato da Jason Momoa,
l’attrice ha avuto un piccolo cameo vocale nei panni di Karathen,
un mitico leviatano e custode del Tridente di Atlan che si allea
con Aquaman. Naturalmente, è possibile sentire la voce
della Andrews soltanto nella versione in lingua inglese del
film.
Julie Andrews in Bridgerton
8. È la narratrice della
serie. Nella popolarissima serie NetflixBridgerton, l’attrice ricoper il ruolo di
Lady Whistledown, ma non compare mai in scena. La Andrews, infatti,
non è che la voce narrante della serie, che si può ascoltare nel
corso di tutti gli 8 episodi. Proprio per la sua performance,
l’attrice ha ricevuto una nomination agli Emmy Awards come miglior
doppiaggio di un personaggio.
Julie Andrews premiata a
Venezia
9. Ha ricevuto il Leone
d’Oro alla carriera. Alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia del 2019, l’attrice è stata invitata a ricevere il
prestigioso Leone d’Oro alla carriera. Un riconoscimento che la
Andrews ha ricevuto in qualità di vera e propria leggenda vivente
della recitazione, ricordata tanto per le sue memorabili
interpretazioni quanto per il suo valore a tutto tondo nell’ambito
della recitazione e dello spettacolo.
Julie Andrews: oggi
10. Ha nuovi progetti da
doppiattrice in arrivo. Ad oggi, all’età di 86 anni, la
Andrews continua a svolgere diverse attività nel mondo dello
spettacolo, anche se la sua ultima apparizione in carne ed ossa
risale al 2017. Da quel momento l’attrice si è concentrata sul
doppiaggio e anche i suoi prossimi due progetti prevedono soltanto
una sua partecipazione vocale. Si tratta del film The King’s
Daughter, interpretato da Kaya Scodelario
e Pierce Brosnan,
dove sarà la narratrice, e Minions 2 – Come Gru diventa
cattivissimo, dove riprende il personaggio di Marlena Gru,
madre del celebre protagonista.
James
Gunn è stato intervistato da Collider in merito ai
suoi numerosi progetti futuri, e tra questi c’è ovviamente anche
Guardiani
della Galassia Vol. 3. Gunn ha condiviso alcune delle
differenze tra la realizzazione di un film Marvel ad alto budget, come
Guardiani della Galassia, e uno show
televisivo leggermente più piccolo come Peacemaker. Il regista/sceneggiatore ha detto che
una cosa che non cambia è quanto deve essere consapevole del
budget. Gunn ha affermato che anche se avesse $ 500 milioni,
sarebbero comunque sufficienti per realizzare Guardiani
della Galassia Vol. 3 come lo vuole!
“Penso in modo innato al budget
mentre scrivo, sempre. Anche qualcosa con un budget così alto come
Guardiani della Galassia Vol.
3, è comunque una sfida per adattarlo al budget perché vuoi che
sia comunque un film di mezzo miliardo di dollari. Se avessi mezzo
miliardo di dollari, potrei fare un film molto vicino a quello che
voglio. Ecco quanto è difficile. Devo sempre pensare al budget e
fare concessioni a causa del budget, ma spesso questo vincolo porta
a cose buone. Spesso sei costretto a ripensare a qualcosa e devi
trovare una soluzione creativa”.
Cinefilos.it offre
la possibilità di vedere al cinema, gratis,
Takeaway, il nuovo film di Renzo
Carbonera con l’ultima apparizione cinematografica di
Libero De Rienzo. Nel cast ci sono anche
Carlotta Antonelli, Primo Reggiani e
Paolo Calabresi.
Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle
anteprime:
ROMA – Cinema MIGNON – 30 inviti (60 biglietti)
NAPOLI – Cinema MODERNISSIMO – 20 inviti (40
biglietti)
TORINO – Cinema GREENWICH – 10 inviti (20
biglietti)
MILANO – Cinema CENTRALE – 5 inviti (10 biglietti)
BOLOGNA – Cinema ODEON – 20 inviti (40 biglietti)
I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo di
giovedì 20, venerdì 21, sabato 22 e domenica 23 gennaio
p.v. e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento,
inviando una email a [email protected] in
cui andranno specificati il giorno in cui si intende
utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel
caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di
posto.
I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla
cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta
unitamente ad un documento di identità ed al Green
Pass.
Guarda il trailer di Takeaway
La trama di Takeaway
Siamo nel 2008, agli albori della grande
crisi finanziaria globale. Maria (Carlotta
Antonelli) è un’atleta, una marciatrice. L’orgoglio di
papà (Paolo Calabresi), che vorrebbe vederla
coronare un sogno di successo. La mamma (Anna
Ferruzzo), invece, è più scettica, sebbene Johnny
(Libero De Rienzo), compagno della ragazza, che ha
quasi il doppio dei suoi anni, sappia come tenere vivo il sogno di
Maria e dei suoi genitori. Per questo motivo Johnny ha il frigo
pieno di boccette, avendo aiutato molti giovani con sostanze
illegali, nel suo passato da preparatore atletico. Tom
(Primo Reggiani) è uno di questi e sta cercando
Johnny, ritenendolo responsabile del fatto che il doping gli ha
rovinato carriera e salute. Ma i piani di vendetta di Tom si
infrangono quando lui e Maria iniziano una relazione e i dubbi di
lei crescono, come una febbre incontrollabile.