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Scarlett Johansson di nuovo con i Marvel Studios per un progetto top secret

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In occasione della consegna dell’American Cinematheque Award a Scarlett Johansson lo scorso weekend, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha rivelato che l’attrice tornerà a lavorare con la Marvel per un nuovo misterioso progetto in cui figurerà come produttrice.

Come riportato da Deadline, il progetto top secret sarà totalmente slegato da Black Widow, quindi non avrà nulla a che fare con il personaggio di Natasha Romanoff. Ricordiamo che Johansson è stata la prima attrice del MCU ad essere coinvolta in qualità di produttrice esecutiva in un film dei Marvel Studios (Black Widow, appunto).

“Scarlett ha prestato il suo talento e il suo potere da star al Marvel Cinematic Universe per oltre un decennio. Sono estremamente grato per il fatto che ha scelto di svolgere un ruolo chiave in esso per così tanti anni”, ha osservato Feige. “Lavorare con lei è stata davvero una delle collaborazioni più memorabili e gratificanti della mia carriera.”

Black Widow è uscito contemporaneamente nei cinema e su Disney+, cosa che ha spinto Scarlett Johansson a citare in giudizio la Disney. La diatriba si è poi risolta con un accordo milionario e dalle parole di Feige è chiaro che, nell’intera vicenda, il boss ha avuto un ruolo da mediatore tra le due parti. Speriamo di saperne di più sul ritorno di Johansson nel MCU il prima possibile.

Sul red carpet dell’American Cinematheque, l’attrice ha così commentato la faida con la Disney: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”

Hawkeye: Hailee Steinfeld non ha sostenuto alcun provino per Kate Bishop

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Il nome di Hailee Steinfeld è sempre stato associato al ruolo di Kate Bishop, ancor prima dell’ufficializzazione del cast dell’attrice da parte dei Marvel Studios. Pare infatti che la star di Bumblebee fosse sempre stata nel mirino dello studio. Tuttavia, da quelle voci di corridoio alla conferma definitiva è trascorso un bel po’ di tempo.

Ora, vedremo finalmente l’attrice candidata all’Oscar per Il grinta nei panni dell’erede di Occhio di Falco in Hawkeye, l’attesissima nuova serie della Marvel che debutterà su Disney+ a partire dal prossimo 24 novembre. In occasione della conferenza stampa globale di presentazione della serie, Kevin Feige ha rivelato alcuni interessanti dettagli proprio in merito al casting di Steinfeld.

Come riportato da ComicBookMovie, infatti, il presidente dei Marvel Studios ha spiegato che l’attrice non ha sostenuto alcun provino per il ruolo di Kate Bishop, a conferma che lo studio aveva sempre pensato a lei per la parte. “Hailee non ha fatto nessuna audizione”, ha dichiarato Feige. “Siamo stati davvero molto fortunati che fosse aperta alla possibilità di interpretare il personaggio, perché abbiamo sempre pensato che fosse una sorta di prototipo di Kate.”

“Come molto spesso accade, quando pensiamo ad un attore per un determinato ruolo, alla fine capita che accetti sempre di interpretarlo”, ha aggiunto il produttore. “Con Hailee ci sono stati soltanto alcuni incontri per discutere della cosa e siamo veramente grati che abbia voluto entrare a far parte del MCU, perché abbiamo sempre saputo che sarebbe stata grandiosa. Ed infatti lo è.”

Qualcosa ci dice che i Marvel Studios abbiano dei grandi piani in serbo per l’attrice e per il personaggio. D’altronde, è quasi certo che Kate assumerà il ruolo di Occhio di Falco in modo permanente, raccogliendo così l’eredità di Clint Barton. Tuttavia, non ci resta che guardare Hawkeye per scoprire in che direzione andrà la storia di Kate.

Black Panther 2: i dettagli sull’infortunio di Letitia Wright, si tornerà sul set a gennaio

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Arriva da Deadline la conferma che la produzione di Black Panther: Wakanda Forever è stata ufficialmente sospesa e che le riprese del film ripartiranno all’inizio del prossimo anno, precisamente a gennaio. La ragione è l’infortunio sul set di Letitia Wright, interprete di Shuri.

Ora, in una lunga lettera inviata da Kevin Feige, Louis D’Esposito e Nate Moore al cast e alla troupe del film, sono emersi nuovi dettagli proprio in merito all’incidente che ha coinvolto l’attrice, avvenuto lo scorso agosto, sul set allestito a Boston, mentre stava girando una scena d’azione. Nel frattempo, la produzione è andata avanti, realizzando tutte le scene in cui non era coinvolto il personaggio di Shuri. Tuttavia, non essendosi Wright ripresa in tempo, i Marvel Studios hanno ritenuto opportuno bloccare temporaneamente i lavori sul film, posticipando anche la data di uscita da luglio a novembre 2022.

Nella lettera scritta da Feige, D’Esposito e Moore, è emerso che Letitia Wright ha riportato una frattura alla spalla e persino una commozione cerebrale: “Quelle che credevamo fossero ferite minori, in realtà, si sono rivelate più gravi del previsto, visto che Letitia ha dovuto fare i conti con una grave fattura alla spalla e una commozione cerebrale che ha avuto numerosi effetti collaterali. È stato difficile. Ora Letitia è in via di guarigione, seguita dai medici e aiutata dal sostegno della sua famiglia.”

I dirigenti dello studio hanno poi ringraziato l’attrice per aver fatto di tutto per cercare di tornare il più velocemente possibile sul set: “Sappiamo quanto Letitia ami il ruolo di Shuri e quando sia difficile per lei stare lontana dal set. Sta lavorando sodo per riprendersi. Non vediamo l’ora di rivederla al lavoro. Ci ricongiungeremo tutti più forti di prima.”

Black Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8 luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.

Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film. L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del sequel.

Eddie Redmayne su The Danish Girl: “Oggi non accetterei la parte”

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Il ruolo dell’artista transgender Lili Elbe in The Danish Girl è probabilmente uno dei più conosciuti – e acclamati – della carriera di Eddie Redmayne. Tuttavia, in una recente intervista con il Times di Londra, l’attore britannico ha ammesso che, oggi, non accetterebbe la parte.

All’epoca dell’uscita in sala del film di Tom Hooper, che valse a Redmayne una candidata all’Oscar come miglior attore protagonista (l’ambita statuetta – lo ricordiamo – l’aveva già vinta per il ruolo di Stephen Hawking ne La teoria del tutto), la scelta di far interpretare un personaggio transessuale ad un uomo cisgender venne accolta da numerose critiche. A quanto pare, oggi Redmayne sembra essere d’accordo con quelle contestazioni.

“No, adesso non accetterei quella parte”, ha confessato l’attore. “All’epoca accettai perché ero mosso dalle migliori intenzioni, ma penso che sia stato un errore. La discussione riguardo alle frustrazioni sui casting è dovuta al fatto che molte persone non hanno voce in capitolo. Deve esserci un livellamento, altrimenti ci saranno sempre dibattiti di questo tipo.” 

Eddie Redmayne in difesa della comunità transgender

Non è la prima volta che Eddie Redmayne si espone in difesa della comunità transgender: lo scorso anno, infatti, il protagonista della saga di Animali Fantastici aveva criticato duramente le dichiarazioni di J.K. Rowling, la celebre scrittrice britannica nota per aver dato vita al magico mondo di Harry Potter, accusata di transfobia.

All’epoca, aveva dichiarato: “Il rispetto nei confronti delle persone transgender resta un imperativo culturale. Negli anni anche io ho cercato costantemente di educare me stesso. Avendo lavorato sia con J.K. Rowling che con diversi membri della comunità trans, ci tengo a chiarire con fermezza la mia posizione. Non sono d’accordo con i commenti di Jo! Le donne trans sono donne! Gli uomini trans sono uomini! Le identità non-binarie sono valide! So che i miei amici e colleghi transgender sono stanchi di questa continua messa in discussione delle loro identità. Vogliono soltanto vivere le loro vite in pace ed è arrivato il momento di lasciarglielo fare.”

La Santa Piccola: recensione del film di Silvia Brunelli

La Santa Piccola: recensione del film di Silvia Brunelli

La santa piccola è Annaluce, la giovanissima Sofia Guastaferro che sin dalla prima sequenza si prende di forza la scena, dopo il titolo e fino alla conclusione del film di Silvia Brunelli. Una storia minima, esemplare senza avere la pretesa di esserlo, ma insieme piuttosto diretta e smaccata nei temi scelti da non poter passare agli annali come originale o unica. Che questa sia stata o meno una preoccupazione della esordiente regista, sicuramente poco importa che prima di lei siano arrivati Matteo Garrone e Alice Rohrwacher a raccontare la realtà periferica e quotidiana della Napoli di oggi.

Dove e con chi vive la Santa piccola

Tutto si svolte in – e intorno a – un rione del capoluogo campano, dove tutti si conoscono. E dove ogni giorno è uguale, per tutti. Anche per gli inseparabili Mario e Lino, fratello di Annaluce, costretto a respingere le incursioni del violento padrone di casa e occuparsi della sorellina e della madre, affetta da depressione e poco presente a sé stessa. A ogni costo. Anche approfittando delle serate di svago con l’amico per raggranellare qualche euro concedendo le sue grazie a questo o quella vizioso pagante in un crescendo di incontri sempre più espliciti (e sempre più spogli e freddi, anche quando la passione si fa narrativa).

Tutto cambia quando Annaluce rianima una colomba data per morta, facendo gridare al miracolo. Ma è solo la prima delle prove che la ragazzina dà di una supposta santità. Cambiando completamente l’atteggiamento del rione nei confronti della sua famiglia. Una soluzione, una via di fuga o nulla di tutto ciò?

Dalla Mostra di Venezia al Roma International Film Festival

Lo scorso giovedì 18 novembre, La santa piccola ha aperto la XX edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari, ma il suo viaggio inizia nel 2019. Quando, come recita la biografia della stessa regista, la sceneggiatura del film ha partecipato alla Biennale College Cinema, vincendo come unico titolo italiano. E venendo segnalato per il fondo Eurimages, dalla stessa Biennale, al Consiglio Europeo, che ha individuato nella Brunelli la regista europea esordiente del 2020.

Ancora prima, la storia nasce sulla carta. Quella del romanzo omonimo di Vincenzo Restivo del 2017 però è leggermente diversa. Forse più onesta, più realistica, di quella che Silvia Brunelli e Francesca Scanu hanno riadattato nel soggetto e nella sceneggiatura della produzione Rain Dogs, in collaborazione con Mosaicon Film, TVCO, Minerva Pictures e Antracine. Eppure…

La Santa piccola, tra miracoli e delusioni

Probabilmente proprio in questo tradimento sta molto del fascino del film. Ingenuo e sregolato, i cui personaggi continuano a confrontarsi immutabili e a offrirsi al pubblico in maniera molto diretta. Nel loro sogno di andare via dal rione, nell’illusione che i soldi portino la felicità, nell’idealizzazione di un amore che è molto più terreno e senza speranza di quello che ci piacerebbe sperare e in definitiva nel sottolineare l’assurdità che sia ancora la superstizione a unire e muovere folle di disperati.

Oppio dei popoli, diceva uno, tanto tempo fa, e l’effetto sembra essere ancora quello, in molti casi. Quello che ci raccontiamo è che credere che la bontà esista, che ci sia un futuro migliore, ci avvicina a quel traguardo, o ci fa essere migliori in vista di esso, ma il risultato è solo quello di prendere per buona ogni panzana o di assecondare i propri bisogni, che siano di evasione, di guadagno o di risposte che abbiamo paura di ricavare da quello che ci circonda.

Folklore, dramma e favola sono in ogni momento. Contrappuntati da una musica dura e rock che fortunatamente contiene il rischio di confusioni liriche. Come regia e riprese, a tratti scomposte o fin troppo semplici, sicuramente per scelta, ma forse non solo. Conferma ne siano certe monotone linee di dialogo, alternate a scambi tanto distanti dai soggetti coinvolti da stridere. Più che rappresentare come sia la vita stessa, con i suoi “schiaffi”, a spingerci verso la nostra via o ad aprircene di nuove, a emergere da questo scontro di generazioni e interpretazioni sono i personaggi. Non gli adulti, vittime dell’ignoranza, non i giovanissimi, ancora troppo piccoli per sapere quando smettere di ‘giocare’, quanto semmai Lino, l’unico a vedere la realtà, volente o nolente, e Mario, l’unico a ‘sentire’ davvero, abbandonandosi alle fantasie senza cedere alle illusioni. 

Jeremy Renner pensa che Occhio di Falco possa guidare gli Avengers

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Jeremy Renner ha fatto il suo debutto nel MCU nei panni di Clint Barton in Thor del 2011, grazie ad un breve cameo che ha presentato ufficialmente il personaggio al pubblico, prima del suo ritorno in The Avengers

Nonostante sia uno degli Original Six e sia apparso in diversi film del MCU (il più recente è stato Avengers: Endgame), Occhio di Falco ha sempre operato in qualità di personaggio di supporto all’interno dell’universo cinematografico. Tuttavia, le cose sembrano essere destinate a cambiare grazie a Hawkeye, l’attesissima serie dedicata a Clint Barton, che arriverà su Disney+ dal 24 novembre e che vedrà il debutto del personaggio di Kate Bishop sul grande schermo, interpretato da Hailee Steinfeld.

In occasione della promozione dello show, Renner ha parlato con BBC Radio del suo futuro nel MCU al di là della serie. Durante l’intervista è stato sottolineato proprio il fatto che Occhio di Falco sia stato un personaggio poco sfruttato dai Marvel Studios, cosa che ha spinto il suo interprete a parlare di cosa vorrebbe per l’arciere in futuro.

“Nei fumetti, Occhio di Falco è il capo dei Vendicatori della West Coast. Personalmente, mi piacerebbe vederlo in quel tipo di ruolo da leader, alla Captain America, anche sul grande schermo”, ha spiegato Jeremy Renner. “Penso che sarebbe riuscito a prendere certe decisioni e a fare determinati tipi di cose. Dovrebbe essere un quarterback e non un ricevitore. Sarebbe molto interessante.”

Il futuro di Occhio di Falco nel MCU dopo Hawkeye

Occhio di Falco ha assunto un ruolo da leader molte volte nei fumetti, al di là dei Vendicatori della West Coast. Il MCU potrebbe fare lo stesso se Renner fosse ancora interessato a interpretare Clint Barton dopo la serie. Introdurre i Vendicatori della West Coast, ad esempio, sarebbe un altro modo per la Marvel di espandere il numero di superteam nell’universo cinematografico. Tuttavia, Occhio di Falco potrebbe anche assumere il ruolo di leader della squadra principale degli Avengers o anche quello di capo dei Thunderbolts, squadra che nei fumetti ha guidato per diverso tempo.

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe: recensione del film di Valerio Jalongo

Con L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe, Valerio Jalongo torna al documentario dopo Il senso della bellezza e riprende il tema della scuola, affrontato nel 2010 con il film di finzione La scuola è finita. Il nuovo lavoro è stato svolto nell’arco di 15 anni, con 5 anni di riprese, attraverso cui il regista romano, ticinese d’adozione, racconta la scuola senza falsa retorica, ma con autentica sensibilità ed emozione.

I protagonisti di L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe

2020. Il professore in pensione Gianclaudio Lopez parte da una poesia di Emily Dickinson per iniziare a parlare dei suoi alunni. Quella 1 E dell’Istituto Superiore “Roberto Rossellini” di Roma che nel settembre 2004 cominciò a raccontarsi in una sorta di video-diario. Scorre i loro temi e poi li riporta agli autori, oggi trentenni, per parlare con loro di quegli anni, della loro esperienza a scuola, ma anche delle loro vite di oggi. Si sono realizzati o stanno ancora cercando la propria strada? Hanno avuto dalla scuola ciò che pensavano? Cosa hanno dato alla scuola? Così si raccontano Lorenzo Albrizio, che ha tenacemente creduto nei suoi sogni e oggi è mago, giocoliere, animatore, con una sua azienda e venti dipendenti; Jessica Carnovale, piena di energia e sempre positiva, che lavora in un ospizio per anziani e cerca in ogni modo di farli sentire amati. Gianluca Diana, che ama la natura e si prende cura degli alberi, Corinna Jacobini, che gestisce una pensione casalinga per cani; ha un carattere timido e chiuso e ancora non ha trovato la propria strada. Alessio Schippa, che ha messo da parte il sogno di diventare un calciatore, fa lavori saltuari e appena può si dedica alla sua passione: è un pokerista. Yari Venturini, che oggi è cuoco e animatore di discoteche e si dedica a crescere sua figlia, dopo essersi lasciato alle spalle un’adolescenza a dir poco travagliata. Poi c’è il professor Lopez, che anche in pensione continua a pensare ai suoi ragazzi e vuole dare loro ancora un’altra possibilità.

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe, la scuola tra vitalità e malinconia

Con L’acqua l’insegna la sete Valerio Jalongo, regista, ma anche autore del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima insieme a Linda Ferri,  dà la sua visione di scuola come un luogo pieno di vita, ma il film è percorso anche da una malinconia dolce-amara. Già il titolo porta in sé questa doppia valenza: l’idea, che emerge dalla poesia di Dickinson, che per capire veramente qualcosa, bisogna privarsene. Nel caso dei ragazzi della I E e del professor Lopez, si potrebbe dire che per apprezzare davvero il valore di quegli anni di scuola, occorra rivederli da adulti, o da pensionati, quando sono ormai conclusi. Nel titolo c’è anche l’idea di come i ragazzi, non solo i protagonisti di questo bel doc, abbiano bisogno, sete di scuola come luogo di incontro, in cui essere accolti, visti, capiti, incentivati a sviluppare le loro potenzialità e talenti. Certo, colpisce e rattrista che molti non abbiano ancora espresso fino in fondo il loro talento, che siano ancora alla ricerca di sé e della propria strada. Allora, ci si può domandare: è colpa della scuola? L’acqua, la insegna la sete è dunque la fotografia di una scuola in crisi, che ha fallito come istituzione, se qualcuno rimane indietro, se non si riesce a recuperare tutti, se qualcuno si perde?

Il film, però, mette in campo anche altre riflessioni, se è vero che alcuni dei ragazzi hanno finito gli studi e iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, del cinema, sui set – l’Istituto Rossellini è dedicato proprio ai mestieri del cinema e della tv – ma hanno abbandonato quel mondo, che descrivono come arido e privo di umanità, di attenzione all’altro. Una concezione peraltro oggi invalsa in moltissimi rapporti di lavoro, spesso solo orientati al risultato e privi di empatia e umanità. Così come si solleva anche un’altra grande questione. Se infatti la scuola dà fiducia, fornisce strumenti per coltivare i propri talenti e costruirsi un futuro, sta pur sempre all’individuo credere in sé, non scoraggiarsi di fronte alle delusioni e continuare a perseverare per realizzare sé stesso.

Il difficile lavoro del professore e dell’alunno

Il documentario di Jalongo è tra i pochi lavori – viene in mente La scuola di Daniele Luchetti, tratto da due illuminanti libri di Domenico Starnone – che mostrano cos’è veramente la scuola, il lavoro del professore, la fatica per coinvolgere i ragazzi, anche quando, dice Lopez, “vogliono andare al bagno in massa”, o quando: “sono talmente presi dalla loro noia che trovano noioso tutto. Dovresti essere un prestigiatore per farli stupire, per farli restare a bocca aperta e dire: ma veramente a scuola si può scoprire questo?”. Vedere come Lopez abbia fatto – e ancora, da pensionato, faccia – il suo lavoro con passione, un grande lavoro, è davvero coinvolgente ed emozionante. E sebbene non tutti siano come lui, non tutti riescano a coinvolgere così tanto i ragazzi, ad ascoltarli, a stabilire con loro un rapporto così autentico, è pur vero che molti sanno fare bene il loro lavoro. Il film mostra anche il lato sorprendente dei ragazzi, quei gesti inaspettati che ripagano di tutta la fatica, come il raccontarsi in modo spassionato in un tema. Fa toccare con mano allo spettatore, qualora non lo sappia o non lo ricordi per esperienza personale, quanto siano importanti per i ragazzi quegli anni. I protagonisti del lavoro, peraltro spesso con storie non facili alle spalle, ricordano bene il professor Lopez e le sue lezioni, come lui ricorda di loro. Ha conservato i loro temi e quando insieme a loro li rilegge la commozione è autentica, da entrambe le parti.

L’acqua l’insegna la sete è un racconto sentito ed emozionante. Il regista fa una scelta oculata in mezzo al mare magnum del materiale girato in cinque anni, riuscendo in 76 agili minuti a dare uno spaccato intenso e significativo delle vite dei protagonisti, anche al di là della scuola. Il film risulta essere un potente inno alla vita, come la scuola stessa è, con tutto il suo spettro di esperienze ed emozioni, positive e negative. Emblematica in tal senso l’inquadratura dei banchi dall’alto, colmi di scritte, vissuti. La scuola è proprio questo: un concentrato di vita, racchiusa in un tempo relativamente breve e in poco spazio. Questo film come pochi sa raccontarla.

Dove vederlo

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe è in sala solo il 22, 23 e 24 novembre, distribuito da Desir in 15 città italiane, in 18 sale. Prodotto da Aura Film, Rsi, Radiotelevisione Svizzera, Ameuropa International, con Rai Cinema, è una coproduzione svizzero-italiana.

 

The Tender Bar: il poster del film di George Clooney

The Tender Bar: il poster del film di George Clooney

Dopo le prime foto  Amazon Studios ha diffuso il poster ufficiale di The Tender Bar, il nuovo film da regista di George Clooney  che vedrà protagonisti Ben Affleck, Lily Rabe, Tye Sheridan e Christopher Lloyd. La pellicola sarà presentata in anteprima alla Royal Festival Hall del Southbank Centre con la partecipazione di Clooney al 65mo BFI London Film Festival. Amazon Studios rilascerà THE TENDER BAR su Prime Video il 7 gennaio 2022

Il film racconta la storia di J.R. Moehringer (Ben Affleck), un uomo che non ha mai conosciuto suo padre, un dj di New York, e che, pur d’instaurare un tacito legame col genitore, durante l’infanzia ascoltava sempre la radio in attesa della voce paterna. Quando quella voce così confortante per J.R. ha smesso definitivamente di parlare, l’uomo ha iniziato a cercare conforto nei frequentatori del bar del quartiere, alla disperata ricerca di una surrogata figura paterna.

Scarlett Johansson vs Disney, parla l’attrice: “È stato terrificante”

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In occasione della consegna del premio dell’American Cinematheque, Scarlett Johansson è stata protagonista di un red carpet per la prima volta in due anni: l’attrice, infatti, non aveva partecipato alla premiere di Black Widow.

Sfilando sul tappeto rosso, Johansson ha avuto modo di parlare per la prima volta della causa intentata ai danni dei Walt Disney Studios per colpa degli incassi del cinecomic di Cate Shortland, che alla fine si è risolta con un accordo milionario tra l’attrice e lo studio.

Parlando con Variety, Scarlett Johansson ha parlato in primis dell’esperienza di realizzare Black Widow: “È stato uno dei momenti più alti della mia carriera. Amavo andare sul set ogni giorno e lavorare con la regista dei miei sogni Cate Shortland e con il nostro incredibile cast. Ogni giorno mi sentivo davvero fortunata.”

A proposito del rinvio del film a causa della pandemia di Covid-19, ha aggiunto: “Quando è esplosa la pandemia e abbiamo dovuto posticipare il film, è stato un duro colpo per tutti noi. Sono stati momenti veramente difficili. Tuttavia, ero felice che il film potesse essere visto al cinema in un momento in cui più persone erano vaccinate e si sentivano sicure di tornare in sala. Non ho mai voluto che il pubblico si sentisse come se stesse rischiando la vita o la salute per andare al cinema.”

Parlando invece della faida con la Disney, ha spiegato: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”

A proposito, invece, del supporto che in quell’occasione ha ricevuto da colleghe come Elizabeth Olsen e Jamie Lee Curtis, ha dichiarato: “È stato davvero importante per me, perché ci si può sentire davvero soli in una situazione del genere. Sapere che tutte queste donne forti erano dalla mia parte, mi ha fatto capire che avevo intrapreso la strada giusta e che ne valeva la pena. È stato molto toccante. Mi ha dato la forza in un momento davvero molto stressante.”

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Eternals: Starfox doveva essere uno degli eroi principali

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Eternals: Starfox doveva essere uno degli eroi principali

Dopo Black Widow e Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, la Fase 4 del MCU si è nuovamente ampliata grazie all’uscita di Eternals di Chloé Zhao, film che ha introdotto nell’universo cinematografico ben 10 nuovi eroi.

Tuttavia, la scena a metà dei titoli di coda del film ha rivelato la presenza di un altro personaggio, ossia Eros/Starfox, che proprio negli ultimi giorni è stata “ufficializzata” anche dai Marvel Studios attraverso i loro profili social, con tanto di character poster del personaggio in questione.

Starfox è interpretato da Harry Styles (Dunkirk) e, grazie ai fumetti, sappiamo che si tratta del fratello di Thanos. È chiaro che il personaggio avrà un ruolo molto più importante in futuro, ma sembra che nei piani iniziali doveva essere parte della squadra principale, quindi essere al centro della storia già nel film di Zhao.

Parlando con The Direct, infatti, il co-sceneggiatore Ryan Firpo ha spiegato perché, alla fine, il debutto di Eros sia stato confinato alla scena a metà dei titoli di coda. “Quando abbiamo iniziato a lavorare al pitch, avevamo circa 40 diversi Eterni. Così, abbiamo iniziato a scegliere quelli che ci piacevamo di più. Eros era uno di questi e all’inizio doveva essere tra i protagonisti”, ha spiegato Firpo.

“Alla fine, però, abbiamo deciso di concentrarci sulla storia d’amore tra Sersi e Ikaris, e abbiamo pensato che, in base alle dinamiche di gruppo, se c’era Ikaris non poteva esserci anche Eros, perché altrimenti sembrava che questi due personaggi si stavano pestando i piedi a vicenda”, ha aggiunto.

“Tuttavia, abbiamo sempre saputo che si tratta di un grande personaggio e che, potenzialmente, poteva essere il nostro portale verso una comunità molto più grande di Eterni che vive nel cosmo. Quindi, alla fine, ci siamo resi conto che era il personaggio perfetto da introdurre in una scena post-credit, soprattutto per via di quel legame con Thanos. Anche se non viene coinvolto nella storia principale, fin dall’inizio sapevamo che l’avremmo introdotto nei titoli di coda”, ha concluso il co-sceneggiatore.

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la trama e il cast del film di fantascienza

Uscito al cinema nel 1998, il film Lost in Space – Perduti nello spazio è l’adattamento cinematografico dell’omonima serie televisiva andata in onda negli anni Sessanta. Questa era a sua volta basata sul romanzo Il Robinson Svizzero, riadattato per appartenere al genere fantascientifico. Il titolo è stato un grande classico ed ha poi trovato con questo lungometraggio ulteriore popolarità anche tra le generazioni più giovani. Interpretato da un cast di celebri interpreti, il film è diretto da Stephen Hopkins, esperto del genere e autore anche di noti film horror.

Lo studios di produzione, la New Line Cinema, aveva acquisito i diritti sull’opera nella speranza di dar vita ad un nuovo franchise, composto di sequel per il grande schermo ma anche di serie televisive e altri prodotti ad esso legati. Tuttavia, il film non ottenne l’accoglienza sperata. La critica giudicò male il film, considerato troppo cupo e poco brillante rispetto alla serie originale. Lo stesso pubblico, sul momento, non si interessò al titolo. Ciò portò al debole incasso di soli 136 milioni di dollari, a fronte di un budget di circa 80. Di conseguenza, lo studios decise di non dar vita ad ulteriori film.

Con il tempo, tuttavia, Lost in Space – Perduti nello spazio ha riacquistato un certo prestigio, affermandosi come un titolo scult degli anni Novanta. Inoltre, molti fan del genere oggi lo scoprono, o riscoprono, grazie ai suoi passaggi televisivi. Per la sua atmosfera, i personaggi e gli effetti speciali, il film svela infatti un certo fascino, che gli permette ancora oggi di essere un titolo ricercato. Diverse sono poi le curiosità legate alla trama e al cast di questo film, e di seguito sarà possibile scoprire le principali tra queste.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la trama del film

La storia si concentra sulla missione spaziale dell’astronave Jupiter II. L’anno è il 2058, e la famiglia Robinson, composta dal professore John, la moglie Maureen e i figli Judy, Penny e Will, vengono scelti per completare la costruzione di un portale per l’iperspazio in orbita attorno al pianeta Alpha Prime. Questo è l’unica speranza per gli abitanti della Terra di sopravvivere. Ad opporsi all’operazione vi è però un gruppo di terroristi noti come La Rivolta Globale. Alcuni infiltrati di questi, infatti, riescono a manomettere l’astronave all’insaputa dei Robinson. Una volta partiti, questi rilevano così dei malfunzionamenti che li stanno portando fuori rotta. Rapidamente, dovranno evitare di andare a finire nell’orbita del sole, e pur riuscendoci si troveranno ad dover atterrare su un pianeta a loro sconosciuto.

Qui si scontrano con terribili creature del luogo, che danno loro la caccia. Ma le avventure per loro sono appena iniziate e i pericoli sono molti di più quello che potrebbero pensare. Sul pianeta sono infatti presenti dei misteriosi portali, che sembrano poterli mettere in contatto con le versioni future di loro stessi. Ciò che queste raccontano, però, potrebbe non essere del tutto vero. Distinguere la realtà dalla menzogna sarà così fondamentale per i Robinson. La famiglia dovrà prima di tutto trovare il modo di salvarsi da quel pianeta, e solo così potranno forse riuscire a completare la loro missione e salvare il resto dell’umanità.

Lost in Space cast

Lost in Space – Perduti nello spazio: il cast del film

Come anticipato, a dare volto alla famiglia protagonista vi son alcuni noti interpreti di Hollywood. Il volto del professor John Robinson è infatti quello dell’attore premio Oscar William Hurt, noto il film Il bacio della donna ragno. L’attrice Mimi Rogers ha invece interpretato Maureen Robinson, mentre Heather Graham il ruolo della figlia Judy. Quest’ultima, inoltre, intraprese una relazione con il regista proprio durante le riprese del film. Lacey Chabert ha invece dato vita all’altra figlia, Penny, mentre Jack Johnson, divenuto celebre proprio grazie a questo film è l’interprete di Will. Il personaggio di Will è inoltre presente anche in versione adulta, interpretata dal noto Jared Harris, celebre per le serie Chernobyl e The Crown.

L’attore Matt LeBlanc, celebre per il personaggio di Joey nella sit-com Friends, interpreta nel film il ruolo del pilota Don West. Per via delle riprese in contemporanea della serie e del film, l’attore per poter partecipare al lungometraggio dovette compiere numerosi spostamenti, trovandosi così a vivere un periodo piuttosto intenso della sua carriera. Curiosamente, il ruolo era stato offerto anche a Matthew Perry, protagonista in Friends con il ruolo di Chandler. Altro celebre ruolo presente nel film è quello del dottor Smith, spia dei terroristi. Per il ruolo erano stati considerati gli attori Kenneth Branagh e Tim Robbins, ma venne infine affidato a Gary Oldman, dichiaratosi un grande fan della serie originale.

Nel film compaiono inoltre in alcuni noti cameo alcuni degli interpreti originali della serie. L’attore Dick Tufeld, infatti, riprende qui il suo ruolo di voce di Robot. Mark Goddard, invece, che nella serie era Don West, compare qui nelle vesti di un generale. L’attrice June Lockhard, interprete di Maureen, dà invece qui vita alla preside del giovane Will, mentre le interpreti delle due figlie dei Robinson, Marta Kristen e Angela Cartwright, danno vita a delle giornaliste. Gli unici a non aver voluto partecipare sono stati gli attori Bill Mumy e Jonathan Harris. Il primo desiderava interpretare la versione adulta di Will, ma gli venne negato. Il secondo invece desiderava riprendere il suo ruolo del dottor Smith, e non accettò diversamente.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming

Particolarmente apprezzata, la colonna sonora venne inizialmente rilasciata in formato di album nel marzo del 1998. Questo conteneva i principali brani del film, composti dal musicista Bruce Broughton. La colonna sonora in questione non presenta alcun legame con quella della serie, che era stata realizzata da un giovanissimo John Williams. Negli anni seguenti, sono state poi rilasciate diverse versioni di tale album, fino a giungere nel 2016 alla pubblicazione di un’edizione completa di tutti i brani presenti nel film e durante i titoli di coda. Tra i più celebri di questi si annoverano i titoli Thru the Planet, Jupiter Chrashes e The Robot Attack.

Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Lost in Space – Perduti nello spazio è infatti presente nel catalogo di Tim Vision. Per vederlo basterà noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà però anche trasmesso in televisione sabato 20 novembre alle ore 23:45 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

La Ruota del Tempo: la recensione dei primi episodi della serie Amazon

In principio, il Creatore forgiò la Ruota del Tempo, la quale intesse il Disegno delle Ere utilizzando le vite degli uomini come suoi fili. Sette sono i raggi della Ruota, ognuno rappresentante un’epoca, e a farla girare vi è l’Unico Potere, forza motrice dell’Universo. Il Creatore, inoltre, imprigionò Shai’tan il Tenebroso, una entità potente e malvagia per tenerlo lontano dalla Ruota. Ma con il ruotare delle ere, il Tenebroso trovò il modo per interferire con il mondo e per difendersi da questa minaccia la Ruota provocò la nascita periodica del cosiddetto Drago, potente campione della Luce. A lui spetta il compito di imprigionare Shai’tan ancora e ancora, fino alla fine dei tempi.

Parte da tale premessa la nuova serie fantasy di Amazon intitolata La Ruota del Tempo. Questa è basata sull’imponente ciclo letterario ideato da Robert Jordan, scritto nel corso di vent’anni e completato da Brandon Sanderson in seguito alla scomparsa dello scrittore, avvenuta nel 2007. Composto da 14 romanzi, ognuno non inferiore alle 800 pagine, è questo uno dei maggiori racconti fantasy degli ultimi decenni, il quale da tempo aspettava di poter essere adattato in opera audiovisiva. Grazie allo showrunner Rafe Judkins ciò è infine divenuto realtà, con una prima stagione composta da 8 episodi ed una seconda già confermata e in fase di riprese.

Questa prima stagione, in particolare, si concentra sulla ricerca da parte di Moiraine Damordred (Rosamund Pike), strega appartenente alla potente organizzazione delle Aes Sedai, della reincarnazione del Drago Rinato, colui che potrà riportare l’ordine nell’Universo. Individuandolo in uno tra i giovani Rand al’Thor (Josha Stradowski), Perrin (Marcus Rutherford), Mat (Barney Harris), Egwene (Madeleine Madden) e Nynaeve (Zoë Robins), Moiraine decide di portarli tutti e cinque con sé verso la Torre Bianca, intraprendendo un viaggio che cambierà per sempre le loro vite e le sorti del mondo.

La nuova avventura fantasy di Amazon

In un panorama cinematografico e televisivo sempre più ricco di racconti fantasy, molti dei quali finiscono per assomigliarsi fin troppo tra loro, La Ruota del Tempo aspira evidentemente a proporsi come qualcosa di diverso. Un’ambizione tutt’altro che facile da soddisfare, considerando quanto titoli come Il Signore degli Anelli e Il Trono di Spade si siano imposti nell’immaginario collettivo, ridefinendo canoni e modalità di rappresentazione. Dalla sua, tuttavia, la serie ideata da Judkins vanta una base letteraria particolarmente solida, complessa e ricca di concetti a loro modo originali.

Dai primi tre episodi potuti vedere in anteprima, questa introduce infatti senza esitazioni nel pieno dell’azione, in un contesto dove la magia è un qualcosa di molto raro e accessibile solo ad alcune donne prescelte. Potrebbe questo sembrare un risvolto frutto dei più recenti movimenti di rivalsa femminile, se non fossero dinamiche descritte da Jordan più di vent’anni fa. Già solo questo elemento permette di comprendere quanto tale serie possa risultare sorprendete nel suo racconto, composto naturalmente da quelle tappe tipiche del genere ma nelle quali si possono ritrovare gradite sorprese o eventi tali da attirare l’attenzione dello spettatore.

Tra ambienti selvaggi e lerce taverne, tra poteri da scoprire e cruenti nemici da affrontare, La Ruota del Tempo si misura così con i suoi simili con la consapevolezza di quali siano i suoi punti di forza e puntando su tale patrimonio per potersi distinguere. Ciò che più di ogni altra cosa può aiutare in ciò è la concezione filosofica ed universale alla base della storia, la quale sembra acquistare di spessore episodio dopo episodio. All’interno della Ruota, ognuno può scoprire poteri e origini imprevedibili, rendendo di fatto ogni personaggio una potenziale continua sorpresa.

La Ruota del Tempo Amazon

La Ruota del Tempo: la recensione

Adattare un racconto tanto ampio e complesso come quello de La Ruota del Tempo è un’operazione a dir poco spaventosa. Ciò che dai primi episodi visti si può rimproverare agli sceneggiatori è l’aver condensato in poco tempo un ampio numero di eventi, i quali probabilmente avrebbero meritato un ritmo più disteso, un maggiore approfondimento e, in alcuni momenti, una messa in scena più accattivante. Allo stesso tempo, occorrerà scoprire quanto i personaggi fin qui potranno affermarsi e rendersi memorabili. Nei primi tre episodi si intuisce il loro potenziale, senza però che questo si esprima in modo ancora del tutto convincente.

Nonostante ciò, in quanto si vede si può ritrovare una gradita rielaborazione di determinati elementi, dalla magia agli elementi più sanguinolenti, i quali acquistano una valore estetico più adeguato al mezzo qui utilizzato. Gli scontri con i Trolloc, terribili creature simili a tori antropomorfi, sono particolarmente violenti e lasciano intuire come la serie possa passare da momenti più spensierati ad altri ben più cupi. Nel complesso, inoltre, è bene notare come il racconto rimanga perfettamente comprensibile anche da chi non ha mai letto i libri di Jordan.

Se quanto visto nei primi tre episodi, intitolati Commiato, L’ombra attende e Un luogo sicuro, dovesse confermarsi anche nei successivi quattro, questa prima stagione potrebbe davvero affermarsi come una gradita sorpresa. Visivamente ricca tra imponenti scenografie e con un’atmosfera che raggiunge anche toni da horror, vi è infatti una magnificenza di buon livello. In attesa anche di poter vedere la nuova serie de Il Signore degli Anelli, prevista per il 22 settembre 2022 sempre su Amazon Prime Video, La Ruota del Tempo è dunque un titolo fantasy di particolare fascino per ogni amante del genere, nonché una buona occasione per riscoprire l’omonima saga letteraria.

 

Rami Malek: 10 cose che non sai sull’attore

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Rami Malek: 10 cose che non sai sull’attore

Rami Malek è il nuovo astro nascente del cinema contemporaneo. Di lui si erano già notate le capacità in passato, grazie ad alcuni film in cui pur con ruoli secondari si faceva notare non poco. Californiano ma di origini egiziane e greche, Malek ha una bella gavetta alle spalle, che si divide tra cinema e televisione. Ha cercato di dare forma al sogno della vita, quello di diventare attore, con molti sacrifici e tanto impegno, anche quando i genitori non erano d’accordo sulla sua scelta di dedicarsi al mondo dell’arte.

Ecco 10 cose che non sai di Rami Malek.

Rami Malek: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. L’attore ha debuttato al cinema in Una notte al museo (2006), nel ruolo del faraone egiziano Ahkmenrah. Nel 2009 riprende il personaggio in Una notte al museo 2 – La fuga (2009). Successivamente recita in L’amore all’improvviso – Larry Crowne (2011), Battleship (2012),  The Master (2012), The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 (2012), Senza santi in paradiso (2013), Oldboy (2013), Short Term 12 (2013), Need for Speed (2014), Il sangue di Cristo (2014), Notte al museo – Il segreto del faraone (2014), Papillon (2017), Bohemian Rhapsody (2017), Fino all’ultimo indizio (2021) e No Time to Die (2021).

2. È noto per un’acclamata serie. Parallelamente al cinema, Malek recita anche in alcuni episodi di serie TV come Una mamma per amica (2004), The War at Home (2005-2007), Medium (2005), 24 (2010) e The Pacific (2010). Il grande successo arriva però grazie al ruolo di Elliot Alderson nella serie Mr. Robot. Composta da quattro stagioni andate in onda dal 2015 al 2019, questa ha permesso a Malek di affermarsi come uno dei più interessanti attori della sua generazione e di vincere numerosi premi.

Rami Malek in Twilight

3. Ha recitato nella nota saga fantasy. Non tutti lo sanno, ma Malek ha avuto un ruolo nella saga cinematografica di Twilight, più precisamente in Breaking Dawn – Parte 2 (2012) di Bill Condon. In questo film, l’attore americano interpreta Benjamin, un vampiro creato da Amun in persona, con il potere di manipolare i quattro elementi, ovvero terra, aria, fuoco e acqua. Sia durante che dopo la realizzazione del film, Malek ha ringrazio molto i fan della saga per il supporto ricevuto. Questo è stato uno dei primi ruoli cinematografici che hanno permesso all’attore di affermarsi presso un pubblico più vasto.

rami malek

Rami Malek è Freddie Mercury

 

4. Ha interpretato il celebre cantante. Alla fine di novembre del 2016 venne annunciato che Rami Malek sarebbe stato Freddie Mercury nel film sui Queen in uscita nel 2018. Per proporsi per il ruolo egli ha registrato un video in cui cantava e che la ha mandato proprio ai Queen, per fare in modo che lo ascoltassero prima di vederlo. In ogni caso, ha dovuto poi cantare dal vivo davanti a Brian May e Roger Taylor e sembra che la scelta sia stata subito unanime. Così inizia la storia dell’interpretazione della stella della musica rock, anche se entrare in un personaggio così sfaccettato e complesso non è stato affatto facile.

5. Ha studiato a lungo le movenze di Mercury. Per prepararsi al ruolo, oltre ad aver visto tutti i video di Freddie, Malek ha studiato i movimenti di alcuni cantanti, immaginando come questi possano aver ispirato Mercury, da Liza Minnelli a David Bowie e fino Jimi Hendrix. Ha poi passato ore e ore alle prove costumi, indossato un trucco preciso e dei denti posticci Inoltre, Malek ha cercato di capire che cosa avesse ispirato Freddie, cercando di esprimere il suo carattere meraviglioso e le sue sfumature, di renderlo umano, un umano che fa errori come tutti gli altri.

rami malek

Rami Malek in Mr. Robot

6. È stato il ruolo che lo ha fatto diventare famoso. Per Malek, il 2015 è stato l’anno della svolta, cioè da quando ha iniziato ad interpretare il ruolo da protagonista per la serie Mr. Robot. Malek è infatti Elliot Alderson, un ragazzo che si occupa di sicurezza informatica per la Allsafe Cybersecurity. Elliot ha diversi problemi, tra cui quello di relazionarsi con le persone. Questo problema lo fa vivere in un costante stato di ansia, convivendo con deliri dettati dalla paranoia e con allucinazioni. Eppure, nella vita privata, Elliot è un hacker fenomenale, e usa le sue abilità per scovare i segreti più intimi delle persone. Per questo ruolo, l’attore americano è stato nominato ben due volte ai Golden Globe (nel 2016 e nel 2017) e ha vinto un Emmy nel 2016 come miglior attore in una serie drammatica.

Rami Malek in Until Dawn

7. Ha fornito le sembianze al personaggio di un videogioco. Nel 2015 l’attore decide di prestare la sua voce per uno dei personaggi del videogioco Until Dawn. In questo titolo horror, pubblicato dalla Sony Computer Entertainment esclusivamente per Playstation 4, Malek presta la propria voce al personaggio di Joshua Washington, detto Josh, uno dei protagonisti. Until Dawn è un survival-horror e lo scopo è quello di far sopravvivere i protagonisti il più a lungo possibile, attraverso gli 11 capitoli in cui il gioco si divide. I dieci personaggi si trovano in uno chalet per la solita vacanza invernale e cinque di essi decidono di fare uno scherzo ad una loro compagna che, sentendosi umiliata, scappa nel bosco circostante, raggiunta dalla sorella. Quando le due si accorgono di essere seguite da qualcuno, inizia l’avventura.

Rami Malek: chi è la sua fidanzata

8. Ha conosciuto l’attuale compagna sul set di un film. Sul set del film Bohemian Rapsody Malek ha conosciuto l’attrice Lucy Boynton, di 13 anni più giovane. Nota anche per i film Rebel in the Rye e Assassinio sull’Orient Express, nel film dedicato ai Queen questa interpreta Mary Austin, la compagna e amica di Mercury. Proprio grazie alla vicinanza tra i loro personaggi, tra i due attori è nato l’amore e dal 2018 sono inseparabili. Lei ha anche accompagnato Malek in occasione dei premi Oscar a cui lui era candidato.

Rami Malek non è su Instagram

9. Malek non ama molto i social. In più interviste l’attore ha dichiarato di non fare uso e di non essere molto interessato ai social network. Il motivo? Estraniano troppo dalla realtà e sono troppo impersonali. Ai social preferisce passare del tempo con la sua famiglia o con i suoi amici, oppure andare a fare una passeggiata o isolarsi per un paio di giorno e staccare la spina. A dimostrazione di quanto detto, Malek non ha nessun profilo Instagram. Tuttavia, l’attore ha una pagina Facebook, che non viene però aggiornata dal 2016, e un profilo Twitter che usa molto di rado. Si possono tuttavia ritrovare diverse fan page a lui dedicate con foto e notizie.

Rami Malek: età e altezza dell’attore

10. Rami Malek è nato il 12 maggio del 1981 a Los Angeles, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.71 metri.

Fonti: IMDb, biography, thefamousepeople

MCU: gli “insulti” più divertenti tra i personaggi

MCU: gli “insulti” più divertenti tra i personaggi

Il MCU è noto per il suo umorismo, in particolare quando si tratta di battute sagaci e i gli “insulti” tra i personaggi. Sembra che, anche nei momenti di sofferenza, i personaggi della Marvel non possano fare a meno di prendersi in giro l’un l’altro.

Rocket Raccoon: ” Sembri un gelato sciolto”

Rocket Raccoon è probabilmente il personaggio più sarcastico di tutti, riuscendo in qualche modo ad essere la bocca più intelligente di una nave piena di eroi noti per la loro irriverenza. Il suo umorismo meschino lo porta spesso ad essere in contrasto con gli altri, che di solito non trovano le sue battute così divertenti. Nonostante la sua caratteristica maleducazione, Rocket è ancora tra le migliori spalle animali del MCU.

Quando Rocket e Hulk vanno a New Asgard in Avengers: Endgame, loro, insieme al pubblico, assistono per la prima volta alla trasformazione fisica di Thor. Quando si rendono conto che il potente dio del tuono si è davvero lasciato andare, Rocket non può fare a meno di commentare che sembra una pozza di gelato sciolto, un commento che viene completamente ignorato dai suoi compatrioti.

Loki: “Una formica e uno stivale hanno dispute?”

Thor può avere i muscoli, ma il suo fratello adottivo ha certamente sviluppato l’arguzia da abbinare. Il titolo di Loki come dio della malizia gli serve bene nelle sue imprese, dato che trascorre molto del suo tempo sullo schermo nel MCU tramando trucchi e schemi, il più infame dei quali include il suo tentativo di conquistare la Terra in The Avengers.

Nick Fury è diventato la prima linea di difesa della Terra contro le macchinazioni di Loki, sostenendo che il suo mondo non ha nessun litigio con gli Asgardiani. Loki osserva seccamente, nel suo modo speciale, che un tale litigio sarebbe simile a un insetto che si scontra con lo stivale di qualcuno che sta per schiacciarlo. Questa battuta fa sì che Fury si renda subito conto di quanto sia pericolosa questa nuova minaccia.

Natasha: ““Ehi bei fusti, uno di voi sa dov’è lo Smithsonian? Dovrei recuperare un fossile”

black widowNatasha Romanov si presenta come una donna d’acciaio, senza legami, con uno spirito combattivo. Nel profondo, tuttavia, la Vedova Nera si preoccupa molto intensamente per i suoi amici, diventando, in più di un modo, l’anima stessa dei Vendicatori.

Un Vendicatore a cui Natasha è particolarmente legata è Steve Rogers, al cui fianco trascorre una notevole quantità di tempo a combattere in The Winter Soldier. Tuttavia, il suo caro amico non sfugge alla sua ira, diventando il bersaglio di una burla da “vecchio” nella primissima battuta di Natasha nel film. Tuttavia, è chiaro che le sue battute derivano da un grande affetto per l’amico.

Tony: “Vostra madre sa che indossate le sue vesti?”

IRON MAN MCUIl coraggio di Tony Stark è pari solo alla sua straordinaria capacità di non rimanere mai senza parole. L’invincibile Iron Man ha un malsano bisogno di avere l’ultima parola in ogni scambio che ha, rendendo difficile per gli altri Vendicatori avvicinarsi alla sua personalità irritabile.

Nonostante sia, a tutti gli effetti, un uomo ordinario, Tony Stark sembra completamente e totalmente indifferente all’esistenza di esseri ultraterreni. Quando incontra due divinità nordiche in una sera, Tony non mette in discussione i limiti della realtà come farebbero molti altri, ma decide invece di prendere apertamente in giro uno di loro nel bel mezzo della battaglia – una decisione che porta molto rapidamente ad una rissa totale.

Thor: “Siete veramente meschini! E ridicoli!”

THOR MCUThor, principe di Asgard, figlio di Odino e dio del tuono può spesso sembrare fuori posto in una stanza piena di terrestri. Questo non è mai stato più vero che nel primo film degli Avengers, quando il dio nordico si stava ancora adattando alla cultura e alla sensibilità umana.

Non è un segreto che la formazione originale dei Vendicatori non andasse esattamente d’accordo all’inizio, e mentre Thor di solito non faceva parte delle discussioni più accese, sembrava divertirsi a fare da spettatore. Mentre Tony e Steve discutevano dei reciproci meriti come eroi, Thor commentava compiaciuto i difetti morali dell’umanità.

Yelena: “Sei decisamente una poser”

BLACK WIDOW MCUYelena Belova è una delle più recenti aggiunte al MCU, facendo la sua prima apparizione in Black Widow. Ha rapidamente colpito i fan, che hanno ammirato le sue abilità di combattimento e il suo coraggio. Nonostante sia una combattente feroce, Yelena è anche estremamente divertente, il che la rende un candidato perfetto per un nuovo membro della squadra dei Vendicatori.

Una delle migliori gag della Vedova Nera è il disappunto di Yelena per la posa da combattimento di Natasha, che lei prende in giro definendo la sua sorella adottiva una “poser”. Alla fine, Yelena non può resistere ma prova lei stessa la posa, con conseguente immenso disprezzo per se stessa.

Pepper: “Io faccio tutto ciò che il signor Stark mi richiede, incluso occasionalmente gettare via la spazzatura”

Pepper Potts può avere un ruolo di supporto nel MCU, ma è ancora un personaggio vitale nel vastissimo universo cinematografico. Il suo paziente sostegno a Tony Stark durante le sue numerose imprese lo ha tenuto legato a terra, dandogli qualcosa per cui combattere.

Il momento più selvaggio di Pepper nel corso delle sue sette apparizioni cinematografiche arriva nella sua primissima scena, quando saluta Christine Everhart (Leslie Bibb) dopo la sua avventura di una notte con Stark. Quando Everhart è un po’ scortese nell’incontrarla, Pepper insulta la donna nel modo più educato ma anche sprezzante possibile, affermando perfettamente il suo personaggio come qualcuno con cui non bisogna scherzare.

Drax: “Devi solo trovare una donna che sia patetica, come te”.

Nonostante il suo nome intimidatorio, Drax il Distruttore è in realtà uno dei personaggi più divertenti del MCU. La sua mentalità completamente letterale e il suo vocabolario sono spesso i punti salienti di qualsiasi scena in cui si trovi, soprattutto perché gli conferiscono un’impareggiabile propensione alla brutale onestà.

Quando Drax viene a sapere dell’interesse romantico di Peter Quill per Gamora, che al momento sembra non essere corrisposto, fa del suo meglio per consolare il suo amico ricordandogli quanto siano diversi i due in realtà. Anche se non sta cercando di essere cattivo, i commenti di Drax vengono fuori come meno che confortanti, facendo di più per insultare Peter che per consolarlo.

Tony: “Può capitare di fare cilecca. Sai, non è così raro: una volta su cinque…”

Durante uno dei periodi più cattivi di Loki, i Vendicatori furono formati per combattere lui e i suoi eserciti fuori dal loro pianeta. Poco prima della battaglia finale del terzo atto, Tony viene mandato in cima alla sua stessa torre, che Loki aveva requisito, per recuperare la sua ultima tuta, portando a una scena indimenticabile tra i due personaggi iconici.

Il re delle battute del MCU ha una delle sue migliori battute durante questa intensa scena, quando Loki si rende conto per la prima volta che l’eroe non può cadere sotto l’incantesimo della Pietra della Mente. Mentre Loki lo guarda confuso, Tony coglie l’occasione per fare una battuta sull’impotenza, aggiungendo l’insulto al danno.

Hulk: “Un dio gracile”.

Hulk potrebbe non essere il membro dei Vendicatori che si esprime meglio, preferendo parlare con i pugni. Tuttavia, tutti dovrebbero sapere che è meglio non impegnarsi in uno sparring verbale con il colosso, perché è più probabile che abbia la meglio piuttosto che lasciarsi insultare.

In una delle scene più iconiche di The Avengers, Loki tenta di dichiarare la sua supremazia sui Vendicatori e sul loro pianeta, solo per Hulk che ” schiaccia” l’asgardiano a terra, lasciandolo indietro dopo aver lasciato cadere un memorabile one-liner.

Una famiglia mostruosa: recensione del film con Cristiano Caccamo

Una famiglia mostruosa è il nuovo film di Volfango De Biasi. Con un cast che vanta i nomi di Massimo Ghini, Lucia Ocone, Lillo Petrolo, Ilaria Spada, Pippo Franco e Cristiano Caccamo, il regista mette in scena un racconto tragicomico e soprannaturale, fatto di malintesi e battute da cabaret.

Cosa succede in Una famiglia mostruosa?

Adalberto (Cristiano Caccamo) è fidanzato con Luna (Emanuela Rai): i due ragazzi vivono in città e studiano all’università. Quando Luna rivela ad Adalberto di essere incinta,  cambia l’armonia tra i due. Lui nasconde un segreto inconfessabile su di sé, che potrebbe essere rivelato dalla nascita di un figlio. Per risolvere la situazione, Adalberto deve per forza tornare alla casa dei genitori, presentando così a Luna la sua famiglia. Quella del ragazzo è una famiglia letteralmente mostruosa: un padre e una sorella vampiri, una madre strega, una nonna fantasma e uno zio zombie. Come se non bastasse, i parenti di Adalberto vivono isolati e disprezzano gli umani: le ostilità e le verità nascoste metteranno a dura prova la relazione dei due giovani, come anche il futuro di loro figlio.

Sketch comici e mostruosità

Con un cast del genere, la risata è assicurata in Una famiglia mostruosa. I genitori di Adalberto sono interpretati da Massimo Ghini, nei panni del conte Vladimiro, vampiro snob e senza polso, e Lucia Ocone, strega dispettosissima e arrogante. Coppia opposta è quella dei genitori di Luna: Lillo è il padre, un’imprenditore cafone arricchitosi in modo discutibile, mentre la madre è Ilaria Spada, nelle vesti della bella moglie appariscente. Entrambe le coppie funzionano e strappano continue risate nell’ironia gridata dei loro personaggi.

I genitori di Adalberto sono la caricatura dei personaggi legati ai racconti mostruosi, già ripresi ironicamente ne La famiglia Addams, Hotel Transylvania e tutto l’immaginario di Halloween. In Una famiglia mostruosa sembra però che il regista voglia forzare l’ironia, calcando un po’ troppo la mano. Stesso discorso vale per la coppia degli imprenditori romani: simpatici nella loro assurdità, ma che raccontano uno stereotipo italiano visto e rivisto.

Una famiglia MostruosaChi sono i veri mostri?

De Biasi unisce così una comicità tipicamente italiana, legata alla malagiustizia del nostro paese, ad una molto anglosassone, quella dei racconti dell’orrore divertenti. Il miscuglio che ne esce è, per restare in tema, un calderone non ben amalgamato. Mettendo a confronti i due mondi, Una famiglia mostruosa vuole chiedere allo spettatore: qual è la famiglia veramente mostruosa? E con mostruosa s’intende un po’ tutto: volgare, strana, brutta, poco affettuosa, scorretta. L’idea è interessante, ma il discorso non abbastanza profondo e la morale che resta sembra posticcia.

Barbara Bouchet e Pippo Franco nel cast di Una famiglia mostruosa

La trama del film sembra più che altro unire tutta una serie di siparietti comici tra i personaggi. Tra questi, fanno sorridere le parti lasciate al nonno di Luna, un anziano smemorato (Pippo Franco), e alla nonna di Adalberto, un fantasma che vaga per la villa (Barbara Bouchet). Nei loro ruoli, Franco e Bouchet sono le figure più sagge e distaccate dalle mostruosità dei figli e nipoti, facendo teneramente sorridere.

Il ruolo quasi marginale dei protagonisti

La coppia Caccamo-Rei, teoricamente protagonista del film, in realtà viene molto oscurata dal resto del cast. Come accade nella storia, i due personaggi principali hanno poco carattere e sono schiacciati dai membri delle famiglie ingombranti. Adalberto e Luna sembrano uscire di scena per buona parte del film, lasciando i riflettori ad attori con parti più colorite e più abili nell’interpretazione dei propri ruoli. Non aiutano la quasi totale mancanza di battute divertenti per la coppia, in contrasto con le raffiche che sparano continuamente gli altri personaggi.

Magia e freaks

La dimensione magica che è stata inserita in Una famiglia mostruosa non convince fino in fondo. De Biasi strizza l’occhio a moltissime commedie horror, da Frankenstein Junior agli Scary Movie, per non parlare del cinema di Tim Burton. I trucchi magici e gli effetti speciali usati non sono nulla di nuovo per il genere.

La parodia dell’horror è una novità nel cinema italiano. Forse anche per questo motivo, Una famiglia mostruosa spiazza lo spettatore per alcune scelte di stile che appaiono grottesche. In generale, vale la pena vedere il film per il tentativo, non perfettamente riuscito, di portare qualcosa di nuovo nell’ambito della commedia italiana. In ogni caso, il giudizio finale resta al grande pubblico.

Una famiglia mostruosa esce nelle sale italiane giovedì 25 novembre 2021.

Tick, Tick…Boom! Recensione del film con Andrew Garfield

Tick, Tick…Boom! Recensione del film con Andrew Garfield

Dal 19 Novembre è disponibile su Netflix Tick, Tick… Boom!, adattamento dell’omonimo spettacolo teatrale di Jonathan Larson, il celebre compositore e drammaturgo di Broadway, ideatore dell’iconico musical Rent.

Tick, Tick… Boom!: la vita dell’artista a New York

Tick, Tick… Boom! è ambientato cinque anni prima della morte di Larson– scomparso prematuramente nel 1996 – mentre incombe il suo trentesimo compleanno ed è alle prese con l’ideazione di quello che spera essere il rock-musical che lo consacrerà come artista, Superbia. Jonathan (Andrew Garfield) vive in un appartamento fatiscente, ignorato dal suo agente, lavora in una tavola calda e cerca di scrivere l’ultima canzone mancante nel libretto, da cui dipende l’arco emotivo di Superbia. Nonostante le difficoltà della vita da artista a New York, Jonathan crede nel suo talento. L’incedere un breve incoraggiamento da parte di Steven Sondheim lo sprona a perseguire il suo sogno, presentandosi come “il futuro del teatro musicale“.

Miranda, che ha reinventato il musical di Broadway con Hamilton (proprio come il musical rock di Larson del 1996, Rent), è qui su un terreno familiare. Ha interpretato il ruolo di Larson in un revival off-Broadway del 2014 di Tick, Tick… Boom! In questa trasposizione, non si limita affatto ad adattare la storia di Larson dal punto di vista cinematografico, ma ne estrapola il viaggio quotidiano di un uomo, regalandoci un’epopea di vita sugli artisti sconfitti dal pragmatismo quotidiano.

Tick, Tick… Boom! fu originariamente concepito dallo stesso Larson come un one man show autobiografico. Dopo la sua morte, la produzione è stata rilanciata come uno spettacolo a tre, coinvolgendo il suo migliore amico e la sua compagna come personaggi. Nella versione cinematografica, Miranda passa dalla performance teatrale delle canzoni con i cantanti Karessa (Vanessa Hudgens) e Roger (Joshua Henry) a una narrazione cinematografica degli eventi con la fidanzata di Larson, Susan (Alexandra Shipp) e il migliore amico Michael (Robin de Jesus).

Ci sono camei luminescenti, che scalderanno i cuori dei fan di Broadway, nel corso dell’intera pellicola, tra cui Judith Light, Jonathan Marc Sherman, Joel Grey, Daphne Rubin-Vega, Adam Pascal, Phillipa Soo, Phylicia Rashad, Bebe Neuwirth, Renee Elise Goldsberry e Bernadette Peters, mentre la star di Pose Mj Rodriguez interpreta una delle co-protagoniste al fianco di Jonathan.

Miranda ha visto Garfield nella produzione di Broadway del 2018 di Angels in America e ha ricordato la sua performance come “trascendente“. “Me ne sono andato pensando: ‘Oh, quel ragazzo può fare qualsiasi cosa’”, ha ricordato il regista. “Non sapevo se sapesse cantare, ma sentivo che poteva fare qualsiasi cosa. Così l’ho implicitamente scritturato nella mia mente probabilmente un anno prima di parlarne con lui“.

Tick Tick Boom

Tick, Tick… Boom!: l’istrionismo di Garfield vince ancora

L’arma segreta del regista Lin-Manuel Miranda per questo adattamento cinematografico di Tick, Tick… Boom! dell’opera del suo mentore per scelta sfrutta l’istrionismo attoriale e l’aspetto da fanciullo sempreverde di Andrew Garfield, quegli occhi penetranti e gentili e il viso che convoglia molteplici espressioni anche quando il dolore lo inonda.

Probabilmente è proprio il fascino fanciullesco di Garfield e la sua vulnerabilità “da uomo qualunque” a rendere più intense le scene drammatiche con il migliore amico Michael (una gemma assoluta di attore, Robin de Jesus). Ex venditore d’arte trasformato in un attuale uomo aziendale in carriera, Robin de Jesus è l’antitesi di Andrew Garfield. Miranda non demonizza o banalizza mai le vite e le lotte di coloro che hanno plasmato la vita dell’uomo che ha influenzato i suoi sforzi artistici.

Tick Tick Boom fiorisce dal punto di vista cinematografico e l’adattamento di Miranda è un trionfo; sfrutta pienamente i brani musicali di Larson sullo schermo, conferendogli nuova vita.

In un numero iniziale con Jonathan e Michael, mentre quest’ultimo si trasferisce in un nuovo appartamento di lusso, Miranda gioca con la velocità e gli strumenti del montaggio per rendere omaggio alle doti performative dei due. E, per la maggior del minutaggio, riesce ad equilibrare la verosimiglianza della performance di Larson del suo proprio musical come forma di narrazione, lo squallore romanzato della vita di New York a basso costo e la teatralità più calcolata delle fantasie digressive del suo personaggio principale.

Dopo La La Land di Damien Chazelle, anche il musical di Larson fa propria la necessità di preservare l’integrità della propria voce artistica per configurare la propria individualità e rendersi cantori generazionali. Il ‘JonLarson di Andrew Garfield è ossessionato da un orologio che ticchetta incessante in Tick, Tick… Boom!, che scandisce il percorso ingeneroso di una gavetta che non sembra mai concretizzarsi.

Il film di Miranda indaga il complesso di superiorità degli artisti, attraverso l’idea di creare un’arte che sia “in anticipo sui tempi”. Come il musical di Chazelle che ha vinto l’Oscar, anche Tick, Tick… Boom! traccia il coming-of-age di Jonathan Larson e la crescita all’interno della giungla newyorchese impara mentre dà vita a Superbia.

L’approccio leggermente surreale del film funziona egregiamente esplorando il processo creativo di Larson, indugiando sulla personalità artistica del grande autore: a tratti incompresa, avanguardista, spettacolare. Ma dietro all’artista, vuole suggerirci Miranda, altro non c’è che un giovane in cerca di fortuna nella Grande Mela, che tenta disperatamente di sopperire allo scorrere inesorabile del tempo, perso prima che riesca ad essere trasferito in canzone. Un tributo sentito e assolutamente umano, un omaggio al mondo del teatro e del musical da recuperare assolutamente.

Star Wars: Ahsoka, Natasha Liu Bordizzo nel cast, sarà Sabine Wren

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Arriva da Deadline la notizia che l’attrice Natasha Liu Bordizzo è entrata a far parte del cast di Star Wars: Ahsoka, l’annunciata serie basata sull’universo di Star Wars.

Natasha Liu Bordizzo (The Society) è stata scelta come protagonista al fianco di Rosario Dawson nella serie limitata Disney+ Star Wars: Ahsoka, uno spin-off della serie di successo dello streamer The Mandalorian. Bordizzo interpreterà il personaggio di Sabine Wren della serie animata Star Wars Rebels.

 

Star Wars: Ahsoka

Star Wars: Ahsoka è l’annunciata serie tv dell’universo di Star Wars e spin-off diThe Mandalorian per Lucasfilm per Disney+ La serie è incentrata sulle avventure di Ahsoka Tano personaggio interpretato da Rosario Dawson. Uno spin-off di “The Mandalorian”.

Loving: la vera storia dietro al film con Ruth Negga

Loving: la vera storia dietro al film con Ruth Negga

Da sempre le tematiche razziali sono al centro di lunghi e accesi dibattiti nel mondo e negli Stati Uniti in particolare. Tanti sono i film che ogni anno trattano tali vicende, il più delle volte raccontando storie realmente avvenute. Uno dei più popolari del 2016 è Loving – L’amore deve nascere libero, diretto dall’acclamato regista Jeff Nichols. All’interno di questo si narra la storia di Richard e Mildred Loving, coppia passata alla storia per il caso giudiziario contro lo stato della Virginia e le sue leggi raziali. Una vicenda a lungo dimenticata e che trova nuovo vigore proprio grazie all’interessamento ricevuto in seguito al film.

La volontà di realizzare un film sui due coniugi nasce dall’attore Colin Firth e da Nancy Buirski. I due lavorarono a lungo sullo sviluppo di un documentario su tale vicenda, realizzato poi nel 2011 con il titolo di The Loving Story. Dopo aver visto il film Take Shelter di Nichols, i due decisero poi di affidare a lui la realizzazione di un film di fiction basato sui Loving. Il regista era però inizialmente restio a lavorare ad un film su commissione, ma accettò per via delle grandi tematiche ed emozioni racchiuse nella storia. Prese così vita il film, poi affermatosi come un gran successo sin dalla sua presentazione nel concorso del Festival di Cannes.

Giunto in sala, Loving – L’amore deve nascere libero continuò a ricevere lodi da parte della critica, la quale sottolineò la bravura dei due interpreti. Allo stesso modo, anche al box office si affermò come un modesto successo, incassando circa 13 milioni di dollari a fronte di un budget di quasi 9. La strada verso il successo del film era però ancora lunga, e con l’arrivo della stagione dei premi il titolo si affermò come uno dei principali protagonisti di questa. Tra i motivi di successo si ritrova indubbiamente anche la capacità del regista di rendere universale la storia d’amore dei due protagonisti, costretti a combattere contro innumerevoli avversità.

Loving: la trama del film

La vicenda è ambientata nel 1958, nello stato della Virginia. Richard Loving è un operaio edile, bianco, mentre la sua compagna Mildred Jeter è una donna di colore. Cresciuti insieme sin da piccoli, i due si amano profondamente e sognano di poter dar vita ad una famiglia. Per loro, la differenza del colore della loro pelle non è mai stato un problema, cosa che invece sembra essere per quanti li circondano. Per via delle leggi presenti nel loro Stato, infatti, i due sono costretti a viaggiare fino a Washington DC per potersi sposare. Tornati a casa, però, si ritrovano arrestati e condannati ad un anno di carcere per via della loro unione. Fortunatamente, i due ottengono una sospensione della pena a condizione che lascino la Virginia.

I Loving si trasferiscono dunque a Washington DC, dove un’unione come la loro non è vista con lo stesso odio. Con il tempo però i due non possono non sentire la nostalgia di casa e dei loro cari. Una svolta nella loro vicenda arriverà grazie ai discorsi che in quegli anni Martin Luther King inizia a tenere nel paese in favore dei diritti civili per le persone di colore. Ispirati da tale movimento, i Loving decidono di rivolgersi all’Unione Americana per le Libertà Civili. Qui l’avvocato Bernie Cohen promette di aiutarli nel loro caso contro la Virginia. Prende così piede una causa legale che porterà a cambiare la Costituzione degli Stati Uniti, non senza però ostacoli, difficoltà e momenti di grande crisi.

Loving cast

Loving: il cast del film

Per dar vita alla coppia protagonista, Nichols si è rivolto all’attrice Ruth Negga, divenuta popolare grazie a 12 anni schiavo e World War z, e Joel Edgerton, noto per film come Warrior e Il grande Gatsby. Rispettivamente nei panni di Mildred e Richard Loving, i due si sono preparati per le loro interpretazioni studiando le vere vicende dei due, e dando vita a diverse prove hanno potuto sviluppare l’ottima chimica di coppia poi riproposta al momento delle riprese. Per la sua performance, la Negga è poi stata candidata al premio Oscar come miglior attrice. Nel film è poi presente l’attore Michael Shannon nel ruolo di Grey Villet, reporter della rivista Life. Per Shannon si trattava del quinto film realizzato insieme al regista. Nick Kroll, celebre come attore e doppiatore comico, ha invece recitato nel ruolo dell’avvocato Bernie Cohen. Marton Csokas, noto per il ruolo di Celeborn nella trilogia Il Signore degli Anelli, è invece lo sceriffo Brooks, che si pone in contrasto con i Loving.

Loving: la vera storia dietro il film

Grazie anche al documentario The Loving Story, che ha il pregio di raccontare nel dettaglio molta della vita privata dei Loving, il regista Nichols ebbe modo di dar vita ad una storia particolarmente fedele a quanto realmente accaduto. La vicenda ha inizio nel 1958, quandp Mildred e Richard si sposano a Washington DC, trovando però la prigionia ad attenderli al loro ritorno in Virginia. I due vengono infine forzati a lasciare lo Stato, dove i matrimoni interraziali erano assolutamente vietati dalla legge. Per i Loving, trasferitisi intanto a Washington, ha così inizio una battaglia legale che li portò fino alla Corte Suprema degli Stati Uniti. Da qui ha inizio il caso entrato nella storia come Loving vs. Virginia. A contribuire alla risonanza di ciò contribuì anche il magazine Life, che in data 18 marzo 1966 pubblicò un servizio intitolato The crime of being married, firmato dal fotoreporter Grey Villet.

Gli scatti fotografici di questi sono entrati nella storia, e raccontano la quotidianità di una famiglia come le altre, il cui unico peccato è avere un diverso colore della pelle. La battaglia legale dei due coniugi si risolse infine con una vittoria il 12 giugno del 1967. In tale data la Corte Suprema dichiarò incostituzionale il Racial Integrity Act del 1924, di fatto abolendolo. Ebbero così fine le restrizioni legali relative ai matrimoni interraziali negli Stati Uniti. I Loving ebbero così modi di vivere finalmente a pieno il loro amore, insieme anche ai loro tre figli. A separarli, purtroppo, arrivò la morte di lui, sopraggiunta nel 1975, all’età di soli 41 anni, per via di un incidente stradale. Mildred ebbe invece modo di vivere fino al 2008, continuando negli anni a battersi per i diritti civili delle persone di colore.

Loving: il trailer e dove vedere il film in streaming

Per gli appassionati del film, o per chi dovesse ancora vederlo, è possibile fruire di Loving grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten Tv, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 19 novembre alle ore 22:50 sul canale Rai Movie.

Fonte: IMDb, HistoryvsHollywood

Johnny vs Amber: il documentario sulla separazione tra Johnny Depp e Amber Heard

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Discovery ha messo in produzione Johnny vs Amber, un documentario di due episodi che racconta la storia della fine della relazione tra Johnny Depp e Amber Heard, e come si è trasformata in un caso giudiziario.

Il film sarà in due puntate perché ognuna di essere racconterà una versione dei fatti., con interviste, registrazioni e testimonianze, anche filmati girati dalla coppia stessa. Il documento sarà disponibile su Discovery Plus questo autunno.

Nel 2016, Amber Heard ha chiesto il divorzio da Johnny Depp e il caso, che si è concluso con un verdetto dell’Alta Corte britannica contro Depp, ha conquistato i titoli di tutto il mondo. Clare Laycock, vicepresidente senior per la pianificazione e gli approfondimenti e capo dell’intrattenimento presso Discovery, ha dichiarato: “La serie fornisce una visione approfondita dell’epica battaglia che ha alimentato le campagne dei fan di #JusticeforJohnnyDepp e #IStandWithYouAmberHeard e il caso molto pubblico dell’Alta Corte che ci ha attanagliato. Tutti. Optomen ha fatto un lavoro fantastico trasformando questa storia a più livelli in qualcosa di avvincente e terrificante”.

Charlotte Reid, vicepresidente incaricato per l’intrattenimento di Discovery, ha dichiarato: “La storia di ciò che è successo tra Johnny e Amber continua a essere estremamente divisiva, tra i fan e il pubblico in generale. Abbiamo deciso di realizzare un documentario che esplorasse la storia da ciascuna delle loro prospettive, in modo che lo spettatore possa andare oltre i titoli, capire chi sono e decidere a chi credere in questa complessa storia umana. Pensiamo che sia una storia avvincente e contemporanea sulla verità e le bugie che speriamo possa aprire una conversazione con i nostri spettatori su Discovery Plus”.

Nick Hornby, co-CEO di Optomen, ha aggiunto: “Attraverso i nastri, i video domestici e i messaggi di testo mostrati in tribunale, questi film offrono agli spettatori una visione rara e importante su un matrimonio che è andato tragicamente storto e sul comprendere meglio l’importantissimo problema di violenza domestica”.

Fonte: Variety

West Side Story, un nuovo contenuto video dedicato al film di Steven Spielberg

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West Side Story, l’adattamento cinematografico del musical diretto dal vincitore dell’Academy Award® Steven Spielberg, arriverà il 23 dicembre nelle sale italiane, distribuito da The Walt Disney Company Italia.

Diretto dal vincitore dell’Academy Award® Steven Spielberg, da una sceneggiatura del vincitore del Premio Pulitzer e del Tony Award® Tony Kushner, West Side Story racconta la classica storia delle feroci rivalità e dei giovani amori nella New York del 1957. La rivisitazione dell’amato musical è interpretata da Ansel Elgort (Tony), Rachel Zegler (María), Ariana DeBose (Anita), David Alvarez (Bernardo), Mike Faist (Riff), Josh Andrés Rivera (Chino), Ana Isabelle (Rosalía), Corey Stoll (Tenente Schrank), Brian d’Arcy James (Agente Krupke) e Rita Moreno (nel ruolo di Valentina, proprietaria del negozio in cui lavora Tony). Moreno, una degli unici tre artisti ad aver vinto i premi Oscar®, Emmy®, GRAMMY®, Tony® e Peabody, è anche una dei produttori esecutivi del film.

La squadra creativa del film, che unisce il meglio di Broadway e Hollywood, include Tony Kushner, che è anche il produttore esecutivo; il vincitore del Tony Award® Justin Peck, che ha ideato le coreografie del film; il celebre direttore d’orchestra della Los Angeles Philharmonic e vincitore del GRAMMY Award® Gustavo Dudamel, che ha curato le registrazioni dell’iconica colonna sonora; il compositore e direttore d’orchestra candidato all’Academy Award® David Newman (Anastasia), che ha composto la colonna sonora; la compositrice vincitrice del Tony Award® Jeanine Tesori (Fun Home, Thoroughly Modern Millie), che ha supervisionato il cast per le parti cantate; e il music supervisor candidato al Grammy® Matt Sullivan (La Bella e la Bestia, Chicago), produttore esecutivo delle musiche del film. Il film è prodotto da Spielberg, dalla produttrice candidata all’Academy Award® Kristie Macosko Krieger e dal produttore vincitore del Tony Award® Kevin McCollum. West Side Story è l’adattamento cinematografico dello spettacolo di Broadway originale del 1957, con libretto di Arthur Laurents, musiche di Leonard Bernstein, testi di Stephen Sondheim, e ideato, diretto e coreografato da Jerome Robbins.

Encanto, disponibile la colonna sonora del nuovo film Disney

Encanto, disponibile la colonna sonora del nuovo film Disney

La colonna sonora originale di Encanto, che sarà pubblicata oggi, 19 novembre, via Virgin Records/Universal Music Italia, comprende otto canzoni originali dell’autore/compositore vincitore del Tony e del GRAMMY Lin-Manuel Miranda (Hamilton, Oceania), insieme alle musiche della premiata compositrice Germaine Franco (Dora e la città perduta, La piccola boss, Prendimi!). Nella versione italiana del film, Alvaro Soler interpreta la canzone originale “Oruguitas innamorate” (versione italiana del brano “Dos Oruguitas”, interpretata nella versione originale in spagnolo da Sebastián Yatra). L’artista Carlos Vives interpreta il brano “Colombia, Mi Encanto”. La colonna sonora è ora disponibile a questo link.

Il film Walt Disney Animation Studios Encanto arriverà il 24 novembre nelle sale italiane. ALVARO SOLER, spagnolo di Barcellona ma tedesco di padre e di casa a Berlino (dove si è trasferito nel 2015 per registrare il suo primo album dopo aver vissuto 7 anni a Tokyo), ha totalizzato oltre 80 dischi tra Oro e Platino (di cui 20 solo in Italia) e oltre 4 miliardi di stream. L’artista, che ha pubblicato il suo ultimo disco quest’estate intitolato Magia e ha ottenuto la certificazione Oro per il singolo omonimo, ha dichiarato a proposito del suo coinvolgimento in Encanto: “è stato un sogno divenuto realtà. Da quando ho memoria canto le canzoni della Disney, sono un grandissimo fan di tutte le colonne sonore come quella de Il Re Leone o Tarzan. Oruguitas innamorate è una canzone molto speciale e piena di magia, che spero vi piaccia come ha incantato me fin da subito. Sono felicissimo di far parte di quest’esperienza meravigliosa”.

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Encanto: la conferenza stampa del nuovo film Disney

“Dos Oruguitas” ha segnato una prima volta per Miranda. “È la prima canzone che ho scritto – dall’inizio alla fine – in spagnolo”, afferma. “Racconta il viaggio dei nonni di Mirabel, la loro consapevolezza che a volte bisogna lasciar andare, bisogna fare l’impossibile“.

Immergendosi nella musica della storia ambientata in Colombia, Miranda ha affermato: “Molti ritmi mi sono familiari, ma la strumentazione e l’orchestrazione sono diverse e spesso uniche in Colombia.  Una delle cose più divertenti è che la fisarmonica è davvero centrale nella musica. È stata davvero una gioia immergermi in artisti che non conoscevo e approfondire quelli che ho amato crescendo, come Carlos Vives, con cui abbiamo la fortuna di lavorare in questo film. L’intero processo consisteva nell’innamorarsi della musica e della cultura colombiana e nella possibilità di suonare in quello spazio”.

Mike Elizondo (i brani “96,000” nel musical In the Heights, “My Shot (Rise Up Remix)” in The Hamilton Mixtape) ha co-prodotto le canzoni. “Spero che gli spettatori cantino queste canzoni, proprio come è accaduto per molti classici Disney”, ha affermato Elizondo. “Contengono molti messaggi positivi sulla famiglia e sui rapporti che ci legano. Inoltre, spero che il pubblico si renda conto della varietà della musica colombiana. Ho imparato moltissimo sui ritmi e gli stili musicali di questo Paese nel corso della produzione e spero che questa colonna sonora spinga il pubblico a esplorare maggiormente la musica colombiana”.

Encanto: la recensione del film d’animazione Disney

Tracklist:

  1. La famiglia Madrigal – Margherita De Risi, Franca D’Amato, Encanto – Cast 4:17
  2. Un miracolo – Margherita De Risi 2:42
  3. La pressione sale – Alessia Amendola 3:22
  4. Non si nomina Bruno – Renata Fusco, Fabrizio Vidale, Ilaria De Rosa, Alvaro Soler, Diana Del Bufalo, Margherita De Risi, Encanto – Cast 3:36
  5. Cos’altro farò? – Diana Del Bufalo, Margherita De Risi 2:59
  6. Dos Oruguitas – Sebastián Yatra 3:35
  7. Tutti voi – Margherita De Risi, Franca D’Amato, Luca Zingaretti, Ilaria De Rosa, Gianfranco Miranda, Encanto – Cast 4:38
  8. ¡Hola casita! – Germaine Franco 0:46
  9. Colombia, Mi Encanto – Carlos Vives 2:55
  10. Two Oruguitas – Sebastián Yatra 3:35
  11. Oruguitas innamorate – Alvaro Soler 3:35
  12. Abre los ojos – Germaine Franco 3:16
  13. Vi presento la “Familia” – Germaine Franco 2:08
  14. Ho bisogno di te – Germaine Franco 2:28
  15. La voce di Antonio – Germaine Franco 2:15
  16. El baile Madrigal – Germaine Franco 2:50
  17. Crepe nel muro – Germaine Franco 1:23
  18. La tenace Mirabel – Germaine Franco 1:36
  19. Domande a colazione – Germaine Franco 1:26
  20. La torre di Bruno – Germaine Franco 0:52
  21. La scoperta di Mirabel – Germaine Franco 2:57
  22. Tango disfunzionale – Germaine Franco 2:42
  23. A caccia del passato =Germaine Franco – 2:26
  24. Alleati di famiglia – Germaine Franco 1:15
  25. La visione finale – Germaine Franco 2:11
  26. Isabela “La perfecta” – Germaine Franco 1:21
  27. Las hermanas pelean – Germaine Franco 1:18
  28. La casa sa – Germaine Franco 1:29
  29. La candela – Germaine Franco 3:20
  30. El río – Germaine Franco 1:27
  31. È colpa mia – Germaine Franco 1:21
  32. El camino de Mirabel – Germaine Franco 2:10
  33. Mirabel’s Cumbia Germaine Franco 2:48
  34. La tana del topo – Germaine Franco 1:21
  35. Tío Bruno – Germaine Franco 2:23
  36. Impresiones del Encanto – Germaine Franco 2:29
  37. La cumbia de Mirabel – Germaine Franco 2:46
  38. La famiglia Madrigal – Lin-Manuel Miranda 4:17
  39. Un miracolo – Lin-Manuel Miranda 2:41
  40. La pressione sale – Lin-Manuel Miranda 3:22
  41. Non si nomina Bruno =Lin-Manuel Miranda 3:35
  42. Cos’altro farò? – Lin-Manuel Miranda 2:59
  43. Dos Oruguitas – Lin-Manuel Miranda 3:34
  44. Tutti voi – Lin-Manuel Miranda 4:53
  45. Colombia, Mi Encanto – Lin-Manuel Miranda 2:54

La colonna sonora originale di Encanto è firmata dalla premiata compositrice Germaine Franco. Franco ha lavorato a stretto contatto con i filmmaker e Miranda per creare una colonna sonora distintiva che unisse le canzoni con la storia.

Encanto è diretto da Byron Howard (Zootropolis, Rapunzel – L’intreccio della torre) e Jared Bush (co-regista di Zootropolis), co-diretto da Charise Castro Smith (sceneggiatrice di The Death of Eva Sofia Valdez) e prodotto da Clark Spencer e Yvett Merino. La sceneggiatura è firmata da Castro Smith e Bush.

Nel film, la magia di Encanto ha donato a ogni bambino della famiglia un potere unico, dalla superforza al potere di guarire. Tutti tranne Mirabel. Ma quando scopre che la magia che circonda Encanto è in pericolo, Mirabel decide che lei, l’unica Madrigal ordinaria, può essere l’ultima speranza della sua straordinaria famiglia.

Tre di Troppo, la prima foto del film di e con Fabio De Luigi

Tre di Troppo, la prima foto del film di e con Fabio De Luigi

In anteprima la prima immagine di Tre di troppo, la nuova commedia per tutta la famiglia diretta e interpretata da Fabio De Luigi con Virginia Raffaele, in uscita al cinema il 27 gennaio 2022 distribuito da Warner Bros. Pictures. Nel cast anche Fabio Balsamo, Marina Rocco, Barbara Chichiarelli.

Tre di troppo, la trama

Marco (Fabio De Luigi) e Giulia (Virginia Raffaele) vivono la propria vita di coppia in modo armonioso e passionale. Entrambi sfoggiano una forma invidiabile e una mise sempre alla moda. Per loro il mondo si divide in due: l’Inferno, abitato da genitori esasperati e soggiogati da piccoli esseri pestiferi, e il Paradiso, dove uomini e donne liberi da sensi di colpa, si godono i piaceri della vita senza figli e fieri di vivere in appartamenti sempre in perfetto ordine. Loro sanno bene da che parte stare, ben distanti da quelle coppie di amici in perenne crisi coniugale e logorati dalla vita da genitori. Eppure, il destino è già all’opera per sconvolgere le loro vite e sgretolare tutte le loro certezze: all’improvviso e inspiegabilmente, si risvegliano con tre bambini di 10, 9 e 6 anni che li chiamano mamma e papà. Liberarsene e tornare alla felice vita “precedente” diventerà il loro unico obiettivo. Una commedia sulle gioie e le difficoltà di essere o diventare genitore.

Il soggetto è di Michele Abatantuono, che ne firma anche la sceneggiatura assieme a Laura Prando e Fabio De Luigi. Il film è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia, Colorado Film Production e Alfred Film ed è prodotto da Maurizio Totti, Alessandro Usai e Iginio Straffi per Colorado Film e da Roberto Amoroso e Maria Theresia Braun per Alfred Film.

David Bowie: un nuovo documentario con filmati inediti

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David Bowie: un nuovo documentario con filmati inediti

Il regista Brett Morgen è al lavoro su un nuovo documentario dedicato a David Bowie, che secondo quanto riferito ha a disposizione migliaia di ore di filmati inediti per il progetto. Morgen è un regista di documentari molto famoso, che nel corso della sua carriera ha firmato film molto importanti, tra cui Jane, Kurt Cobain: Montage of Heck e Chicago 10 del 2017. Il suo documentario del 1999, On the Ropes, ha fatto guadagnare al regista una nomination all’Oscar e molte persone credono che la mancanza di una nomination per Jane agli Oscar del 2018 sia stato uno dei più grandi torti di quell’anno.

Bowie è una delle figure più riconoscibili e influenti nella storia del rock e nel corso degli anni sono stati fatti numerosi tentativi per portare il suo personaggio sul grande schermo. L’anno scorso, il film biografico è uscito Stardust, ma il film non aveva l’approvazione degli eredi di Bowie, e quindi il film non ha potuto giovare della musica dello stesso, tanto che Johnny Flynn, l’attore protagonista, ha eseguito diverse cover per il film.

In una recente intervista, la vedova di David Bowie, Iman, ha affermato di non essere interessata a un film biografico sul marito. Ha dichiarato: “È sempre un no. Ci chiediamo sempre l’un l’altro: ‘Lo farebbe?’ Non lo farebbe”.

Fortunatamente, il film di Morgen su Bowie, attualmente senza titolo, ha il sostegno degli eredi. Secondo Variety, il regista sta lavorando segretamente al progetto da quattro anni e si baserà su migliaia di ore di filmati di concerti inediti. Secondo quanto riferito, il film spingerà i confini del cinema documentario, poiché fonti vicine al progetto lo descrivono come “un’esperienza cinematografica immersiva costruita, in parte, su migliaia di ore di materiale mai visto prima”.

Con The Beatles: Get Back dietro l’angolo (il documentario in tre parti uscirà su Diseny+ il 25 novembre), questo nuovo film documentario su un’icona della musica basato su filmati inediti sembra essere una replica di quel progetto produttivo.

Noir in Festival 2021: ecco i sei finalisti del premio Caligari

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Noir in Festival 2021: ecco i sei finalisti del premio Caligari

Al concorso di IULM e Noir in Festival per il cinema italiano, ideato da Gianni Canova in accordo con Giorgio Gosetti, concorrono sei film finalisti scelti a insindacabile giudizio dagli ideatori del Premio fra i noir di produzione italiana usciti in sala nel corso dell’anno solare 2021.

I sei film finalisti verranno proiettati fra il 10 e il 15 dicembre a Milano nella Sala dei 146 di IULM 6, in via Carlo Bo 7, con la partecipazione degli autori.

A scegliere il vincitore sarà una giuria popolare di 80 giovani studenti e di appassionati, guidata da tre critici cinematografici tra cui un Presidente/moderatore. Dopo una discussione collettiva al termine di ogni proiezione, i membri della giuria potranno esercitare il proprio diritto di voto deponendo la scheda con il loro giudizio nell’urna appositamente predisposta. La graduatoria finale indicherà il vincitore. Il voto di ciascuno dei tre critici partecipanti avrà valore 5. In caso di parità nella deliberazione finale, il voto del Presidente sarà determinante.

Il risultato finale verrà annunciato il 15 dicembre.

I titoli finalisti di quest’anno sono:

  • La terra dei figli di Claudio Cupellini
    venerdì 10 dicembre, ore 17.30
  • A Classic Horror Story di Roberto De Feo e Paolo Strippoli
    sabato 11 dicembre, ore 15.00
  • Calibro 9 di Toni D’Angelo
    sabato 11 dicembre, ore 17.30
  • Un confine incerto di Isabella Sandri
    domenica 12 dicembre, ore 17.30
  • State a casa di Roan Johnson
    lunedì 13 dicembre, ore 17.30
  • Il mio corpo vi seppellirà di Giovanni La Pàrola
    martedì 14 dicembre, ore 17.30

“Mai come quest’anno”, dicono Gianni Canova e Giorgio Gosetti, “la scelta dei finalisti è stata un’autentica impresa perché l’attrattiva del genere si è dimostrata finalmente una chiave originale sfruttata da molti nostri autori, sceneggiatori e registi. Il contesto della pandemia ha certamente penalizzato la visibilità di molte opere di qualità e anche per questo ci pare importante proporre una nuova finestra a opere capaci di appassionare pubblici diversi. La forza del Premio è ormai confermata dai vincitori delle passate edizioni: siamo certi che anche quest’anno il carisma di Claudio Caligari accompagnerà il nostro campione del 2021”.

Per iscriversi gratuitamente alla giuria è necessario essere maggiorenni e inviare, entro domenica 5 dicembre 2021, una mail a [email protected] con oggetto GIURIA CALIGARI 2021 segnalando: nome, cognome, mail di riferimento, categoria di appartenenza del giurato (01 – Studente universitario IULM oppure 02 – Appassionato/a di Noir).

Tutte le proiezioni sono gratuite e aperte a tutti fino ad esaurimento dei posti disponibili.

Spider-Man: No Way Home, la reazione dei protagonisti al trailer

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Spider-Man: No Way Home, la reazione dei protagonisti al trailer

Poche ore prima dell’uscita del secondo trailer di Spider-Man: No Way Home, è stata diffusa una breve clip di reaction al trailer stesso con HollandZendaya e Jacob Batalon. Adesso, possiamo vedere la video reaction completa del trio all’intero trailer! Eccola di seguito:

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Spider-Man: No Way Home è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale italiane il 15 dicembre 2021.

Spider-Man: No Way Home, tutte le rivelazioni e i segreti del trailer

Batgirl: molto presto al via le riprese del film HBO Max

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Batgirl: molto presto al via le riprese del film HBO Max

Il co-regista di Batgirl, Adil El Arbi, ha anticipato che le riprese del film inizieranno a breve. Arbi, insieme al collega co-regista Bilall Fallah, ha recentemente diretto Bad Boys For Life, che ha performato molto bene per un film uscito nel 2020 durante la pandemia di COVID-19. La coppia sta anche lavorando ad un progetto Marvel per Disney+, ma in rampa di lancio nel loro futuro c’è Batgirl, scritto da Christina Hodson, e che uscirà nel 2022, esclusivamente per HBO Max (immaginiamo Sky, da noi).

All’inizio di quest’anno, è stato annunciato che Leslie Grace interpreterà Batgirl. Il suo precedente ruolo cinematografico è stato nell’adattamento della WB di In the Heights, acclamato dalla critica. Mentre la trama di Batgirl è ancora nascosta, il film vedrà J.K. Simmons torna nel ruolo del commissario Gordon, visto l’ultima volta in Justice League di Zack Snyder. Si dice anche che il film vedrà il ritorno di Batman, ma non è noto se sarà Ben Affleck, Michael Keaton o un altro attore, mentre si esclude Robert Pattinson. Jacob Scipio partecipa al film in un ruolo non rivelato e Brendan Fraser interpreta il cattivo Garfield Lynns, noto anche come Firefly.

Il co-regista Adil El Arbi ha anticipato l’inizio delle riprese del film in una recente storia Instagram:

Batgirl doveva essere diretto da Joss Whedon, regista di The Avengers e Avengers: Age of Ultron, nonché della versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a “decifrare la storia”.

Venom: la furia di Carnage, la versione estesa della scena post credits

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La prima scena post-credits di Venom: La furia di Carnage vede Eddie Brock su una spiaggia caraibica mentre parla del futuro con il simbionte che gli esce dalla spalla. La scena è breve e si conclude con i due che guardano l’orizzonte in perfetto stile buddy movie.

Adesso è stata diffusa da SONY la versione estesa della scena, in cui il simbionte insiste con il dire che Eddie gli vuole bene e il giornalista tenta di negare. Eccola di seguito:

Leggi la recensione di Venom: la Furia di Carnage

Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi. In Venom: La furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody Harrelson.

Nel cast del sequel anche Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne Weying, Naomie Harris (No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham (Boardwalk Empire, Taboo). Il film uscirà in autunno al cinema.

KJ Apa: quello che non sai sull’attore neozelandese

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KJ Apa: quello che non sai sull’attore neozelandese

KJ Apa, acronimo di Keneti James Fitzgerald Apa, è un attore e musicista nativo della Nuova Zelanda. In breve egli ha guadagnato sempre più consensi, venendo considerato come uno degli attori da tenere d’occhio per il prossimo futuro dato il suo talento nella recitazione e nella musica. Nonostante la giovane età, l’attore vanta infatti la partecipazione a diversi titoli di successo, tanto in televisione quanto al cinema.

Ecco 10 cose che non sai di KJ Apa.

KJ Apa: i suoi film e le serie TV

1. È noto per alcune serie TV. Apa debutta come attore recitando dal 2014 al 2015 nei panni di Kane Jenkins nella serie Shortland Street. Nel 2016 è invece Jack nella serie The Cul De Sac. Il grande successo arriva però per lui grazie ad un’altra serie televisiva, ovvero Riverdale. In questa recita dal 2017 nel ruolo del protagonista Archie Andrews, popolare giocatore di fooball del liceo con la passione per la musica. In questa recita accanto agli attori Lili Reinhart, Camila Mendes e Cole Sprouse.

2. Ha recitato anche per il cinema. Oltre alla carriera televisiva, negli anni Apa si è ritagliato sempre più ruoli di rilievo anche in film per il cinema. Il primo di questi è stato Qua la zampa! (2017), dove interpreta la versione giovane del protagonista Ethan, il quale da adulto ha il volto di Dennis Quaid. In seguito ha recitato in Il coraggio della verità – The Hate U Give (2018), con Amanda Stenberg, The Last Summer (2019) e Cosa mi lasci di te (2020). Nel 2020 è poi protagonista del film Songbird, film thriller dedicato alla pandemia di Covid-23, una mutazione più letale del Covid-19.

KJ Apa in Riverdale

3. È stato notato all’ultimo dai produttori. Il casting per trovare Archie è stato un processo particolarmente difficile, con Roberto Aguirre-Sacasa, ideatore della serie, che ha dichiarato: “Penso che abbiamo letteralmente visto ogni giovane ragazzo dai capelli rossi a Los Angeles o almeno così ci sembrava.” Il team di produzione ha trovato Apa solo tre giorni prima che dovessero presentare il test della rete al network, ciò ha creato tensioni negli ultimi giorni fino alla presentazione in studio. Dopo un primo provino, l’attore si è subito dimostrato la scelta giusta per il ruolo.

4. Ha interpretato anche un altro personaggio. All’interno della serie Apa interpreta il protagonista Archie Andrews e ad oggi sono oltre cento gli episodi in cui è comparso in tali vesti. Vi è però stato un caso in cui l’attore si è trovato ad interpretare brevemente anche un altro ruolo. Ciò è avvenuto nell’episodio 4 della terza stagione. Qui Apa compare nei pannni del giovane Fred Andrews, il padre di Archie, durante i suoi anni al liceo. In questo episodio, inoltre, KJ sembra assomigliare molto a Dylan McKay della serie Beverly Hills, 90210. Dylan McKay è lì interpretato da Luke Perry, che in Riverdale interpreta Fred Andrews.

KJ Apa e il suo fisico

 

5. Ha un fisico molto curato. Dal 2016, da quando ha iniziato a girare Riverdale, KJ Apa non ha perso tempo e ha subito iniziato a lavorare sul suo fisico (già comunque allenato, in quanto adora praticare lo sport, soprattutto il rugby). Nella serie KJ Apa interpreta Archie, il protagonista e sembra che nella terza stagione non possa fare a meno di stare senza maglietta. Infatti, il protagonista appare molto spesso a petto nudo, sfoderando un fisico tonico e del tutto invidiabile. Lo stesso Apa ha dichiarato di essersi impegnato molto in palestra e ha raggiunto un fisico pazzesco a furia di sessioni di allenamento.

6. Ha conquistato tutti sul set. Pare che questo “nuovo corpo” sia piaciuto parecchio alla produzione, che infatti ci tiene che in quasi tutte le puntate della terza stagione il protagonista stia a petto nudo, salvo qualche caso. Inutile dire che una notizia del genere abbia mandato in visibilio le tantissime fan dell’attore. Lo stesso Apa ci tiene al fatto di mostrare il suo corpo: insomma, dopo un lavoro intenso, e di grande impegno che è durato molti mesi, ha desiderio di mettere in mostra i frutti della propria fatica. Frutti che sono messi in mostra anche sul suo profilo Instagram.

KJ Apa Riverdale

KJ Apa: la fidanzata e il figlio Keneti Apa

 

7. Ha una relazione con una modella. Molto riservato circa la sua vita privata, Apa ha confermato nel 2020 il suo avere una relazione con la modella francese Clara Berry. Nonostante non siano molte le occasioni in cui si sono fatti vedere insieme, eccetto eventi di gala o premier speciali, i due sono sembrati a tutti una coppia molto affiatata e i fan dell’attore hanno in più occasioni espresso tramite i social la loro felicità per questa sua relazione.

8. È diventato padre. Come noto, nel maggio del 2021 la coppia ha annunciato di essere in attesa del loro primo figlio. Questo è poi nato il 23 settembre di questo stesso anno con il nome di Sasha Vai Keneti Apa. L’attore ha poi raccontato di come la paternità lo stia aiutando a sentirsi una persona migliore e più responsabile, nonostante la sua giovane età.

KJ Apa è su Instagram

9. Ha un account sul noto social. Apa ha un profilo Instagram ufficiale seguito da oltre 19 milioni di persone. Sicuramente Riverdale l’ha aiutato a raggiungere una certa fama, che già in parte si era conquistato precedentemente. I suoi 65 post raccontano la sua vita quotidiana, fatta di lavoro, incontri sul set e relax con la famiglia e con gli amici. La sua bacheca dimostra suo lato ironico ma anche l’impegno che ci mette nel lavoro che svolge. Su Instagram ci sono anche le foto della sua fatica fisica, attraveso cui dimostra di essersi veramente impegnato negli allenamenti in palestra.

KJ Apa: età e altezza dell’attore

10. KJ Apa è nato il 16 giugno del 1997 a Auckland, in Nuova Zelanda. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.

Fonti: IMDb, Biography

Red Notice 2 e 3 girati back-to-back, secondo il regista

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Red Notice 2 e 3 girati back-to-back, secondo il regista

Il regista di Red Notice, Rawson Marshall Thurber ha dichiarato che una parte 2 e una parte 3 del film di Netflix sono una possibilità reale e possibilmente verrebbe girarli back-to-back. Thurber ha scritto e diretto il film, con Dwayne Johnson, Gal Gadot e Ryan Reynolds che ha appena debuttato su Netflix, guadagnandosi il titolo di film più visto sullo streamer nella prima giornata di messa on line.

Parlando con THR, che ha chiesto informazioni sul potenziale del sequel, Thurber sembrava più ottimista. Il regista ha detto che pensa che sia “una possibilità reale”. Ecco cosa ha dichiarato:

“Se dovessimo fare un sequel, l’unica cosa responsabile sarebbe girare il due e tre consecutivamente. È una produzione così grande, e se riesci a metterla insieme una sola volta, sarà meglio per tutti. Compreso per la mia salute mentale”.

Red Notice, l’action movie originale Netflix con protagonisti Dwayne Johnson, Gal Gadot e Ryan Reynolds.

Un Red Notice emesso dall’Interpol è un avviso globale per dare la caccia e catturare i criminali più ricercati al mondo. Ma quando un’audace rapina riunisce il miglior profiler dell’FBI (Johnson) e due criminali rivali (Gadot, Reynolds), non si può dire cosa accadrà.

La trama di Red Notice

In Red Notice John Hartley (Dwayne Johnson) è il più grande profiler dell’FBI ed è alle prese con un nuovo red notice, il mandato dell’Interpol per la cattura dei maggiori latitanti. Le sue ricerche in tutto il pianeta lo catapultano in una rocambolesca rapina, durante la quale è costretto ad allearsi con il più grande responsabile di furti d’arte, Nolan Booth (Ryan Reynolds), per poter catturare la ladra di opere artistiche più ricercata al mondo, soprannominata “L’Alfiere” (Gal Gadot). Ne segue una grande avventura che trascina i tre protagonisti, sempre insieme loro malgrado, in giro per il globo tra piste da ballo, prigioni isolate e giungle selvagge. Ritu Arya e Chris Diamantopolous completano un cast stellare. Con la sceneggiatura e la regia di Rawson Marshall Thurber (Una spia e mezzo, Skyscraper), la produzione di Hiram Garcia, Dwayne Johnson e Dany Garcia di Seven Bucks Productions, Flynn Picture Co. di Beau Flynn e Bad Version, Inc. di Thurber, Red Notice è un elegante gioco giramondo del gatto col topo… dove i gatti però sono due.

Red Notice, recensione del film con Dwayne Johnson, Gal Gadot e Ryan Reynolds

Kristen Stewart commenta l’Oscar Buzz per Spencer: “Non me ne frega un c***o”

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Dopo essere stato presentato in anteprima all’ultima edizione del Festival di Venezia, Spencer di Pablo Larraín è arrivato nelle sale americane lo scorso 5 novembre. La performance di Kristen Stewart nei panni di Lady Diana è stata molto apprezzata dalla critica e, secondo i più, l’attrice potrebbe realmente conquistare la sua prima candidatura agli Oscar.

Nel corso degli anni, Stewart ha dimostrato di avere parecchio talento, liberandosi sempre più dall’ombra del personaggio di Bella nella saga di Twilight e prendendo parte a numerosi progetti decisamente più impegnati, venendo spesso diretta da regista di particolare fama e calibro, tra cui Olivier Assayas e Woody Allen.

Ora, in una recente intervista con Variety, Kristen Stewart ha avuto la possibilità di commentare l’Oscar Buzz in merito alla sua interpretazione in Spencer, ammettendo candidamente: “Non me ne frega un c***o”. L’attrice è stata volutamente ironica (ha anche riso quando ha dato la sua risposta), ma ha comunque specificato che gli Oscar sono qualcosa che tende a mettere in risalto solo determinati film, piuttosto che dare voce anche ad altri progetti, ugualmente belli, che tuttavia finiscono per passare inosservati rispetto ai “grandi titoli”.

“Gli Oscar sono una cosa assai divertente”, ha spiegato l’attrice. “Ci sono film incredibili che a malapena vengono visti. Il che è indice del punto in cui ci troviamo quanto a presenza cumulativa: cosa ci piace guardare, cosa ci interessa. Tuttavia, apprezzo davvero che una cosa in cui sono stata coinvolta abbia acceso una conversazione così ampia. Alla fine facciamo film per connetterci gli uni con gli altri.”

Al momento Spencer non ha ancora una data di uscita italiana ufficiale. Il film è ambientato nell’arco di un fine settimana e racconta il momento in cui Lady D. decise che il suo matrimonio con il principe Carlo era finito. Ricordiamo che Kristen Stewart è attualmente impegnata sul set di Crimes of the Future, il nuovo film di David Cronenberg in cui reciterà al fianco di Viggo Mortensen, Léa Seydoux e Scott Speedman.

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