Durante una recente ospitata al
Graham
Norton Show in occasione della promozione di
House of Gucci,Adam Driver ha ammesso candidamente di non
voler più partecipare al Comic-Con di San Diego,
l’annuale convention dedicata all’intrattenimento multi-genere più
grande degli Stati Uniti.
Nel corso dell’intervista, l’attore
ha raccontato della sua prima e unica esperienza al Comic-Con in
occasione del lancio di Star Wars: Il risveglio della Forza,
descrivendo nel dettaglio gli svantaggi e le restrizioni che
derivano dalla partecipazione ad una convention così importante in
qualità di membro del cast di una delle saghe più amate dal
pubblico.
“Non conoscevo le regole del
Comi-Con. Sono entrato in hotel alle 2 del mattino e ho pensato:
‘Forse domani vado a prendere un caffè’. E invece mi hanno detto:
‘No, non puoi prendere un caffè’. Allora ho detto: ‘Beh, forse
prenderò un caffè in hotel’. E loro, ancora: ‘No, non puoi prendere
un caffè in hotel. Se vuoi uscire, metti una maschera, in modo che
nessuno ti riconosca.'”, ha spiegato l’attore.
“A quel punto ho aperto la
finestra della mia stanza, perché ero lì praticamente da 24 ore, e
sento una banda in lontananza che suonava il tema di Star
Wars in loop, perché tutto il cast del film alloggiava nello
stesso albergo. È stato spaventoso”, ha aggiunto Driver.
“Ho visto cos’è. È bello, per carità. Ma non sono ansioso di
tornarci.”
Adam Driver tra Star Wars, il musical e Lady Gaga
Adam Driver ha interpretato il personaggio di
Kylo Ren in tutti e tre gli episodi della trilogia sequel di
Star Wars. Di recente lo abbiamo visto al
cinema in The Last Duel di Ridley Scott, mentre dal
prossimo 18 novembre tornerà nelle nostre sale con il musical
Annette di Leos Carax. A dicembre, invece, lo
rivedremo nel sopracitato House of Gucci al fianco di Lady Gaga, diretto
sempre da Scott.
A interpretare l’erede di
Kevin McAllister è stato chiamato Archie Yates,
l’esilarante e tenerissimo co-protagonista di Jojo Rabbit che ora si cimenta in un ruolo che
lo vede in primo piano e che porta con sé anche tanta
responsabilità. Come è meglio di un attore consumato, Archie non si
è fatto intimidire dal ruolo: “Ho preso molta ispirazione dai
film originali. Voglio dire, li ho osservati religiosamente ogni
anno a Natale, quindi è stato abbastanza facile per me
relazionarmi. Ma il mio personaggio, Max Mercer, dovrebbe essere un
personaggio completamente diverso da Kevin
McAllister. Quindi, mentre volevo che ricordasse il
classico, ho cercato anche più originalità perché pur trovandoci
nello stesso universo e nelle stesse dinamiche, si tratta di una
storia completamente diversa.”
Non sarebbe un
Home Alone se non ci fossero due malintenzionati
che vogliono fare irruzione in una casa sorvegliata solo da un
bambino ingegnoso, e questo ruolo è stato affidato, in questo
revival, a Rob Delaney e Ellie
Kemper, che interpretano una coppia insolita ma di certo
non cattiva come quella dei due ladruncoli interpretati
nell’originale da Joe Pesci e Daniel
Stern.
Come afferma Kemper
stessa: “La nostra missione, nel film, è mossa da un intento
positivo, è stata ispirata, credo, dalla bontà. Penso che le nostre
motivazioni fossero buone, siamo stati spinti a fare quello che
facciamo perché volevamo di più per la nostra
famiglia.”
“Detto questo –
interviene Delaney – c’è un cattivo nel film ed è interpretato
da Archie Yates e il suo personaggio si chiama Max Mercer. Noi
stiamo cercando di riprenderci le cose di cui abbiamo bisogno per
salvare la nostra famiglia, quindi durante le riprese ho pensato
per tutto il tempo “Oh, Max è il nemico”. Quindi, quando ho visto
il film finale e il pubblico si è sentito in sintonia con Max, ho
pensato: “Questo deve essere un film diverso da quello che ho
girato”. Quindi sicuramente nel guardarlo, penso che non ci siano
antagonisti, ma nel filmarlo, ero tipo, “Max è il mio
nemico”.”
Home Sweet Home Alone, ecco l’erede di Mamma, ho perso
l’aereo!
E forse in parte ha
ragione, dal momento che Max, come Kevin, ha un modo abbastanza
sadico di difendere la propria casa, un modo che ha messo Delaney e
Kemper a dura prova.
“Abbiamo iniziato ad
allenarci per gli stunt molto prima di iniziare a girare, per
fortuna – ha raccontato Rob Delaney– E
ci è stato davvero richiesto di fare la maggior parte delle
acrobazie nel film. Gli stuntman professionisti ci hanno aiutati e
se abbiamo fatto male delle cose, loro le hanno modificate, ma ci
hanno davvero messo alla prova”.
Ellie
Kemper: “Sì. Si è rivelato molto divertente. Non avevo
mai fatto niente del genere prima. È stato impegnativo ma anche
divertente e atletico in un modo che non mi aspettavo.”
Archie Yates, dal canto suo, ha aggiunto un
nuovo personaggio alla sua galleria di caratteri che, nonostante la
giovane età, è già molto nutrita, tra Jojo Rabbit
e Wolfboy and the Everything Factory. Cosa
vorrebbe fare dopo?
Archie Yates: “Tutte le cose in cui sono
stato sono state commedie e la commedia è uno dei miei generi
preferiti. È quello che di solito guardi. Ma per quanto ami la
commedia e far parte di esilaranti film per famiglie, mi rendo
conto ora che maturando, posso fare molte più cose nella mia
carriera di attore ed è per questo che vorrei iniziare a esplorare
generi diversi come il dramma, forse un po’ di horror. Voglio anche
diventare un regista un giorno e di recente ho appena iniziato a
scrivere la mia sceneggiatura!”
Oltre ai ladri Harry e
Marv e a Kevin, il film originale vede protagonista anche una
esilarante e meravigliosa Catherine O’Hara nei panni di mamma
McAllister. In questa circostanza, la madre smemorata p stata
interpretata da Aisling Bea che ha una opinione
molto personale su quale sia il tipo di personaggio materno che
vorrebbe interpretare di più, al cinema: “Mi piacerebbe essere
il volto della cattiva maternità. E probabilmente inizierò la mia
attività sull’essere una cattiva madre lasciando i miei figli da
soli e sperando che se la cavino. Possono badare a se stessi, è
quello che stiamo dicendo, ed è un grande messaggio nel film. Non
puoi sempre essere lì a sorvegliarli, giusto?”.
Home Sweet Home Alone è disponibile su
Disney+ per accompagnarci verso un
periodo natalizio spensierato in famiglia.
Piaccia o no, è diventato ormai
evidente, soprattutto negli ultimi anni, che gli show della
Marvel Television non sono
considerati “canonici” in riferimento al Marvel Cinematic Universe.
Tuttavia, sembra che i Marvel Studios siano intenzionati a
utilizzare alcuni dei personaggi di quei progetti nelle loro
storie.
Il Darkhold è stato “riavviato” per
WandaVision,
mentre sembra che il Matt Murdock di Charlie Cox farà parte di
Spider-Man:
No Way Home. Inoltre, si è parlato a lungo anche di una
possibile apparizione del Wilson Fisk/Kingpin interpretato da
Vincent D’Onofrio nell’attesissima serie
Hawkeye, ma
oggi non esiste ancora una conferma ufficiale.
Durante una recente intervista con
Jake’s Takes, la star di Daredevil non ha voluto commentare le voci in merito
alla sua presenza nello show con
Jeremy Renner, ma ha espresso ancora una volta il suo interesse
nei confronti di un ipotetico scontro con lo Spider-Man di Tom Holland.
“Uno scontro con Spider-Man
dovrebbe sicuramente accadere un giorno. O almeno, lo spero”,
ha detto D’Onofrio. “Vedremo se mi chiederanno di farlo.
Kingpin viveva in un mondo di Punisher, Daredevil e Spider-Man,
quindi sarebbe quello.”
Kingpin era uno dei cattivi di
Spider-Man prima di diventare uno dei nemici di Daredevil, quindi
questo ipotetico scontro avrebbe senso. Mancano poche settimane e
finalmente sapremo se quelle voci su Hawkeye eSpider-Man:
No Way Home erano fondate oppure no. Se lo fossero, ci
troveremo di fronte ad un importante punto di svolta per il
MCU.
Nonostante sia apparso in più film
del DCEU, il Superman di Henry Cavill sembra non sia mai riuscito a
fare davvero breccia nel cuore del pubblico. Di conseguenza, il
personaggio è lentamente scomparso dai film dell’universo
cinematografico negli ultimi anni, fatta eccezione per quell’unica
apparizione nel finale di Shazam!
(dove, tra l’altro, il personaggio non è stato interpretato neanche
da Cavill, di fatto inquadrato dal collo in giù).
È dal 2018 che si parla ormai del
fatto che Cavill e Warner Bros. abbiano preso le distanze l’uno
dall’altra, nonostante l’attore continui a sostenere di voler
ancora interpretare l’eroe kryptoniano sul grande schermo (proprio
di recente, Cavill ha ribadito nuovamente di avere ancora
“il mantello nell’armadio”). Tra coloro che sperano in un
ritorno della star di The Witcher nei panni dell’iconico personaggio DC c’è
ovviamente anche Zack Snyder, da sempre grande sostenitore
dell’incarnazione del supereroe da parte dell’attore
britannico.
In una recente conversazione con
THR (via
Screen Rant), il regista di
Justice League ha condiviso i suoi ricordi in merito alla
prima volta volta che ha visto Henry Cavill con il costume di Superman. È
stato durante lo sviluppo de L’uomo d’acciaio nel 2010 e Cavill era stato chiamato
per un provino. All’attore era stato dato uno degli abiti originali
di Christopher Reeve degli anni ’80 da provare e, nonostante lo
spandex ormai invecchiato, pare fosse ancora spettacolare.
“Quando vedi il costume per
terra, ti sembra solo un pezzo lasciato lì ad ammuffire… Pensi che
non riuscirà mai ad essere di nuovo cool”, ha spiegato Snyder.
“Poi un giorno Henry lo indossò per la prima volta.
Probabilmente, se lo avesse indossato qualcun altro e avesse detto:
‘Sono Superman’, avrei pensato: ‘Ok. È Halloween’. Ma quando l’ha
fatto Henry, non potevamo credere ai nostri occhi. Tutti erano in
preda a un attacco di cuore, davvero. Era semplicemente perfetto.
L’energia era semplicemente quella giusta. Abbiamo tutti pensato:
‘È Superman. Ecco come sarebbe Superman se esistesse
davvero.'”
Sono iniziate in
Puglia, nella città di Bari, le
riprese del film La
prima regola di Massimiliano
D’Epiro, adattamento del testo
teatrale La classe scritto
da Vincenzo Manna, con cui il regista firma
la versione per il cinema.
Una produzione Dinamo
Film, Goldenart
Production con Rai
Cinema in associazione con Notorious
Pictures, con il contributo di Apulia Film Fund
di Apulia Film
Commission e Regione Puglia a
valere su risorse del POR Puglia FESR-FSE 2014/2020. Il film,
inoltre, è stato sviluppato con il contributo di Apulia Film
Commission attraverso l’Apulia Development Film Fund e con l’Apulia
Film Forum per la fase di produzione. La
prima regola uscirà nelle sale italiane nel 2022
con Notorious Pictures.
La prima regola, la trama
Il film racconta uno spaccato del
periodo storico che stiamo vivendo: una scuola superiore di
periferia, strutture, studenti e corpo docente sono lo specchio
esemplare di una depressione sociale ed economica che sembra
irreversibile. A peggiorare la situazione, a pochi metri dalla
scuola, tra le case del quartiere, lo “Zoo”, uno centro di
assistenza ai migranti diventato con gli anni un campo profughi
permanente. Un professore viene chiamato a tenere un corso di
recupero per sei studenti sospesi per motivi disciplinari. Si
incontrano ogni pomeriggio, quando fuori è già buio, all’interno di
un’aula di periferia dove, dopo l’ostilità e la diffidenza
iniziali, il professore riesce a conquistare la fiducia dei ragazzi
e ad ottenere risultati sorprendenti. Ma quando scoppiano gli
scontri tra popolazione e migranti, la situazione gli sfugge
rapidamente di mano. La città viene invasa dai militari, dai
giornalisti, dai manifestanti. La tensione cresce. Vengono fuori
tutte le contraddizioni di una società abbandonata a sé
stessa. In questo quadro desolante i conflitti che covano
nella scuola e negli animi degli studenti esplodono
tragicamente.
La prima
regola è una sorta
di kammerspiel scolastico, quasi interamente
ambientato tra le mura di un istituto nel cuore di Bari, un
“non-luogo” che potrebbe benissimo trovarsi in qualsiasi altra
cittadina del mondo dove i costanti flussi migratori aggravano la
situazione di crisi economica e sociale già in atto. Un dramma a
sfondo sociale che riflette sul ruolo dei ragazzi, sull’importanza
della Storia e dell’integrazione.
Un cast di giovani attori, volti di
quella nuova generazione sempre più protagonista in film e serie tv
di recente produzione, dà vita ai personaggi: Andrea
Fuorto, Antonia
Fotaras, Haroun
Fall, Ileana
D’Ambra, Luca
Chikovani e Cecilia Montaruli.
Accanto a loro, nei panni del professore Marius
Bizau,insieme
a Fabrizio Ferracane, il preside,
e Darko Peric (‘Helsinki’ nella serie
NetflixLa casa di carta), il custode
della scuola. Un gruppo molto assortito di attori italiani, o
più precisamente italiani ‘di seconda generazione’, perché tra loro
ci sono un’italo-greca, un italo-georgiano, un italo-senegalese e
alcuni altri rumeni, serbi e nigeriani perfettamente integrati e
con cittadinanza italiana. Una scelta non casuale che sembra quasi
voler suggerire, come nel film, che un’altra integrazione è
possibile.
“Della scuola sappiamo più o
meno tutto, dai giornali, dal web, dalle chat dei genitori, ma non
dalla voce dei ragazzi che la frequentano, che la vivono ogni
giorno, in tutte le sue contraddizioni ed i suoi conflitti, anche
razziali – spiega il regista Massimiliano
D’Epiro. La dicotomia fra il bianco e nero, il
giusto e lo sbagliato, nel film viene continuamente rotta dalle
contraddizioni di una società compressa e dura come il cemento che
la circonda. Volermi appropriare di queste tematiche
non è un atto d’accusa nei confronti di una parte politica o di una
categoria, o più in generale di quella società, è solo voler
restituire ad un pubblico, il più ampio possibile, una
testimonianza sullo stato delle cose. La prima
regola racconta proprio questo, un mondo vicino al nostro,
ma non uguale,perché è il mondo stesso a cambiare
continuamente”.
La fotografia del film è
di Matteo Calore, la scenografia
di Francesco Scandale, i costumi
di Sabrina Beretta, il montaggio
di Karolina Maciejewska mentre il
casting è curato da Armando Pizzuti.
La morte di Chadwick Boseman ha scosso profondamente
l’industria cinematografica di Hollywood e, naturalmente, anche
tutti i fan del MCU, che non vedevano l’ora di
rivedere l’attore nei panni di T’Challa nell’annunciato sequel di
Black
Panther. Purtroppo, come ben sappiamo, il progetto sta
andando avanti senza il coinvolgimento dell’amato personaggio
interpretato da Boseman.
Al momento non sappiamo in che modo
il sequel affronterà la tragica scomparsa dell’attore, ma è stato
più volte ribadito dai creativi dei Marvel Studios, in prima istanza proprio dal
presidente Kevin Feige, che non solo il personaggio di
T’Challa non verrà ricreato attraverso la CGI, ma anche che nessun
altro attore prenderà il posto di Boseman. Quest’ultimo concetto,
nello specifico, è stato rimarcato di recente anche dal produttore
Nate Moore, il quale ha confermato in una recente
intervista (via
CBM) che non vedremo più T’Challa nel MCU.
“La verità è che non vedremo più
T’Challa nel MCU”, ha spiegato Moore.
“Non possiamo farlo. Non possiamo sostituire Chadwick. Quando è
morto, abbiamo parlato con Ryan Coogler. In realtà, non sono state
conversazioni infinite. Sapevamo già quello che dovevamo fare. Sono
bastati pochi minuti per capire come portare avanti il franchise
senza quel personaggio.”
“In nessun momento abbiamo preso
in considerazione la possibilità del recasting”, ha aggiunto
Moore. “La sfida di Black Panther: Wakanda Forever
è proprio questa: raccontare una storia senza T’Challa.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel
Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
È stato un incontro
emozionato ed emozionante quello che ha presentato alla stampa di
settore Gomorra – Stagione Finale. Presenti
produttori, protagonisti, sceneggiatori, ma le vere star
dell’incontro sono state Marco D’Amore e Salvatore
Esposito, Ciro e Genny, i due protagonisti che dall’inizio
di questa saga shakespeariana disgraziata hanno tenuto in gioco,
più o meno consapevolmente le sorti di Scampia e della malavita
organizzata in Campania (senza fermarsi troppo ai confini
geografici).
La cornice che ha
ospitato l’incontro, il Teatro Brancaccio di Roma, ha offerto a
Marco D’Amore un gancio molto efficace per il suo
intervento d’apertura: “Siamo in un teatro, e mi è venuto in
mente Goethe che, parlando proprio del teatro, dice che vorrebbe
che fosse pericoloso come lo è il filo di un funambolo affinché
nessuno vi si arrischiasse. Allo stesso modo, per me, la
pericolosità del racconto di Gomorra – La Serie è
stata costante, ma per fortuna non ero solo a camminare sul quel
filo. Devo dire che, nel tempo, chi non ha sentito la
responsabilità di quel racconto è caduto. Questa è una serie che
non ha nulla a che vedere con la semplicità e la facilità. È stato
difficile tutto, girare, stare nelle location, convivere con questo
materiale che ci siamo portati dentro e che ci ha cambiato la vita.
Soltanto a bilancio di una carriera potrò dire cosa è stato per me
professionalmente Gomorra – La Serie, ma come uomo posso dire di
esserne uscito migliorato, mi ha reso più comprensivo nel confronti
di chi ha fatto scelte differenti dalla mia.”
Salvatore
Esposito, che interpreta Genny Savastano, l’altra faccia
di Gomorra – La Serie, l’altro grande perno
intorno al quale ruota tutta la storia, dal 2014 a oggi, ha
esordito con una battuta, facendo eco ai famosi video di
The Jackal che raccontano in maniera comica
“gli effetti di Gomorra sulla gente”. “Alla fine di
questa avventura, bisogna valutare gli effetti di Gomorra su di
noi. Come il mio incontro con Maradona, in cui è stato lui a dire a
me che era un onore incontrarmi, che era fan della serie. Una
cosa assurda.” Commenta ridendo, per poi continuare “È
stato un viaggio incredibile, sono cresciuto come uomo e come
artista, ho incontrato dei grandi professionisti, e tutto quello
che ho ricevuto è stato frutto del lavoro non solo nostro ma di
tutti quelli che hanno collaborato con noi. Tutti quelli che hanno
fatto sì che Gomorra fosse quello che è oggi. Ho definito la fine
di questa serie come la fine di una relazione d’amore, all’inizio
sei euforico ma arriva il momento in cui guardi indietro, c’è
tristezza e malinconia, ma c’è la consapevolezza di aver dato più
del tuo massimo.”
Dalla seconda stagione,
Ivana Lotito è al fianco di Esposito, nei panni di
Azzurra, donna che vive un profondo conflitto tra il suo desiderio
di liberarsi della condizione di essere “moglie di” e l’amore che,
nonostante tutto, prova per questo ragazzo con cui condivide tante
cose. Per Lotito: “Gomorra è un’esperienza totalizzante, da
tutti i punti di vista, il piano professionale si intreccia con
quello personale. Tutti abbiamo speso ogni risorsa che avevamo. Io
conoscevo già il successo della serie ed
ero terrorizzata di non essere all’altezza, ma mi sentivo
privilegiata a far parte di questo progetto. Ho cercato di
apprendere il più possibile e il più in fretta possibile e poi mi
sono affidata a dei professionisti. Loro mi hanno dato degli
strumenti che mi hanno accompagnata in tutto il mio percorso. Ho
avuto colleghi e registi che si sono spesi con grande cura e amore.
Hanno trovato nel tempo parole e modalità comunicative che mi hanno
fatto imparare molto, mi hanno fatta diventare adulta. Insieme a
loro abbiamo dato vita ad un personaggio per il quale si rinuncia
all’idea che la fragilità sia una debolezza. Non c’è mai il rischio
di superficialità e io non mi sono mai sentita sola, anche quando
mi si chiedeva di ricercare il dolore più profondo dentro di me.
Azzurra vive una specie di asfissia, ora, da una parte causata
dalla guerra in corso, dall’altra dalla sua esperienza personale.
Lei odia il nome che ha acquisito ma non riesce ad affrancarsi
dall’amore che vibra per quella persona che hai scelto e che ti
assomiglia, come si somigliano Genny e Azzurra.”
A coronare il piccolo
gruppo di attori che traghetteranno lo spettatore dalla quarta alla
quinta e ultima stagione di Gomorra – La
Serie c’era anche Arturo Muselli,
interprete di Enzo Sangueblù e a bordo del progetto dalla terza
stagione. “Alla conferenza stampa di presentazione della mia
prima stagione ero così agitato di dire troppo sulla trama che ho
cominciato a parlare del trono di spade. Ora credo di essere
diventato molto più bravo a gestire i segreti. Il mio è un
personaggio che ha bisogno di credere in qualcosa, ha dei valori e
un credo, vuole riportare quei valori nel mondo in cui vive e andrà
avanti per ottenere quello che vuole. In lui c’è una
contrapposizione tra passato e futuro, lui viene dal passato, ma è
destinato alla violenza che spinge dal futuro. Lo ritroviamo
anestetizzato, mentre mette in dubbio il suo ritorno all’azione, o
la possibilità di lasciarsi morire. Ma è un personaggio che vive
nell’azione.”
Ospite d’onore della
conferenza stampa, Roberto Saviano, ideatore della
serie e mente dalla quale è partito come ben sappiamo tutto il
fenomeno di Gomorra, con l’omonimo libro del 2006, che ha
inquadrato l’esperienza di Gomorra – La
Serie nella sua interezza.
“È difficilissimo
trovare le parole per sintetizzare come è iniziato tutto. La
necessità era quella di raccontare una storia dandosi spazio, non
esaurire il racconto in poco tempo. Avere la possibilità, nel
tempo, di poter raccontare il più complesso dei poteri, spesso
schiacciato da una sintesi superficiale. La serialità per questo
progetto nasce dall’esigenza di darsi questo spazio e raccontare il
potere. Gomorra è il racconto della famiglia, del potere, ciò che
ha reso la serie così di successo è il fatto che Scampia diventa la
periferia di tutte le metropoli, che tutte le periferie del mondo
si riconoscono in questo racconto, e questo vuol dire che
nonostante siamo in un posto specifico, raccontiamo una dinamica
universale. Le immagini, le persone, le vicende diventano
internazionali. Solo la serialità poteva permettere una cosa del
genere, con la scelta del dialetto, per dare autenticità,
permetterle di esistere. Il coraggio iniziale di riconoscere nella
possibilità di costruzione di questo mondo, una sua vocazione
universale. Nel nostro racconto però non c’è l’eroe positivo in cui
rifugiarsi, si racconta il punto di vista del potere.
Non avere l’eroe
positivo è determinante per il suo successo. I protagonisti di cui
parliamo sono già sconfitti, ma la loro potenza è il loro sapere e
conoscere il mondo in cui agiscono. Gli attori si sono dovuti
trasformare in qualcuno che non pensa mai di farcela, in nessun
momento, aspetta solo di morire, quando, come, per mano di chi non
lo sa. È un mondo che ha già perso.”
Il team di registi di
questa quinta e ultima stagione della serie si assottiglia, sono
solo Marco D’Amore e Claudio
Cupellini a sedersi dietro al macchina da presa, ed
entrambi, in diverse vesti, sono nel progetto dall’inizio. Per
Cupellini “non è quantificabile quanto mi ha dato Gomorra, e
nemmeno lo è quello che ho vissuto come esperienza nello stare a
Napoli per 5 stagioni, in cui sono entrato in punta di piedi. Era
un mondo che non conoscevo, né la realtà in cui andavo ad inserirmi
né il mondo della serialità. Mi sono trovato a dover maneggiare un
lavoro impostato in maniera eccellente da Sollima e dagli
sceneggiatori. La materia era bollente, difficile e complicata, ma
anche dolorosa. Arrivando da fuori cominciavo a toccare con mano un
mondo che non corrispondeva a quello che sapevo, che era diverso. I
sentimenti che ho provato durante questo percorso sono stati duri,
ho avuto la fortuna di potermene affrancare nel momento in cui
tornavo a casa, però è stato uno dei colpi di fortuna della mia
carriera.”
Gomorra –
Stagione Finale, l’atto conclusivo del cult Sky
Original prodotto da Cattleya in collaborazione con Beta Film, è
in prima TV mondiale il 19 novembre in Italia su Sky e in
streaming su NOW.
La Famiglia di Fast fa ritorno in
questo capitolo carico di adrenalina con una versione inedita
del film nel Director’s Cut diFast
and Furious 9. Il film ha guadagnato al botteghino
oltre 600 milioni di dollari in tutto il mondo, ed ora i fan
potranno finalmente godersi il fenomeno globale a casa propria;
Fast
and Furious 9 uscirà il prossimo 17
novembre nei formati Dvd, Blu-ray e 4k Ultra HD.
La versione home-video, oltre al
film in versione cinematografica originale, contiene il Director’s
cut – 7 minuti più lungo – ed oltre un’ora
di contenuti speciali mai visti – tra cui un dietro le
quinte delle scene senza gravità, delle auto cariche di NOS e le
papere. I fan della saga potranno aggiungere questo capitolo alla
loro collezione e guardarlo ancora ed ancora. Inoltre per la prima
volta la versione 4K Ultra HD avrà gran parte dei contenuti
speciali realizzati in alta definizione!
Fast and Furious 9, il film
Dom Toretto (Vin Diesel) pensava di
essersi lasciato la sua vita da criminale nello specchietto
retrovisore, ma nemmeno lui può pensare di sfuggire al passato.
Quando Jakob (John Cena), il fratello abbandonato, riemerge
inaspettatamente nei panni di una spia internazionale, la famiglia
si riunisce per aiutare Dom ad affrontare i peccati del suo passato
e a fermare una minaccia di scala globale. Il veterano del
franchise Justin Lin torna a fare il pilota di questo film,
realizzando una versione sovralimentata di Fast & Furious 9. Da
scene di azione estese a spettacolari sequenze eliminate, il
Director’s cut di Fast & Furious 9 esplode di contenuti inediti che
saranno disponibili esclusivamente nella versione home video!
Fast
and Furious 9 include nel cast Michelle Rodriguez,
Tyrese Gibson, Chris “Ludacris” Bridges, Nathalie Emmanuel, Jordana
Brewster e Sung Kang, e vede anche la partecipazione di Helen
Mirren e Charlize Theron. Il film è diretto da Justin Lin, già
regista del terzo, quarto, quinto e sesto capitolo della saga.
Basato sui personaggi creati da
Gary Scott Thompson, la storia è scritta da Justin Lin & Alfredo
Botello e Daniel Casey. La sceneggiatura è di Daniel Casey & Justin
Lin. Il film è prodotto da Neal H. Moritz, Vin Diesel, Justin Lin,
Jeffrey Kirschenbaum, Joe Roth, Clayton Townsend e Samantha
Vincent.
Fast and Furious 9, CONTENUTI
SPECIALI NEI FORMATI 4K ULTRA HD E BLU-RAY:
Papere
Fast & Furious 9: Rischiare tutto: La Famiglia Fast ti
invita a far parte della banda, mentre ti mostrano come Fast &
Furious 9 spinge a tutto gas questo franchise epico a vette persino
più alte. Questo contenuto speciale, di oltre 46 minuti, include il
ritorno di alcuni personaggi, nuovi membri del cast, stunt
pazzeschi, grandi sorprese e molto di più;
Praticamente Fast: Quando si tratta di stunt, sembra che
ogni film di Fast & Furious superi il precedente. In questo
speciale, esaminiamo come Justin Lin ed il suo team si adoperino
per girare quante più scene di azione reali possibile, dando così
al film l’autenticità che non può essere raggiunta solamente con
l’uso degli effetti speciali o di CGI.
Cambiare priorità: Abbiamo conosciuto molti di questi
personaggi 20 anni fa, quando il primo Fast & Furious uscì nel
2001. In questi 20 anni, non solo i personaggi sono cresciuti e
cambiati, ma anche gli attori che li interpretano. Spesso l’arte
imita la vita, e abbiamo l’occasione di vedere quanto è vero in
Fast & Furious 9.
Giustizia per Han: Han è vivo! Sung Kang e Justin Lin
discutono la genesi del ritorno di questo amato personaggio, mentre
il cast rivela quanto è importante riavere Kang con sé.
Un giorno sul set con Justin Lin: Il lavoro del regista
in qualunque produzione è enorme. Il lavoro di un regista di una
produzione come Fast & Furious 9 è incommensurabile. Passiamo una
giornata insieme a Justin Lin e vediamo quanto è impegnativo
affrontare una produzione così, quando sei tu quello a cui tutti si
rivolgono per risolvere i problemi.
John Cena: Grande fan di grandi macchine: John Cena è un
vero esperto di auto, e nessun franchise tratta le auto come Fast &
Furious. Guarda John saltare da un’auto all’altra come in negozio
di caramelle, con lo sguardo di un vero fan davanti ad alcune delle
auto più costose e rare del mondo.
Commento al film con il produttore/co-sceneggiatore/regista
Justin Lin
CONTENUTI SPECIALI DVD:
Papere
Commento al film con il produttore/co-sceneggiatore/regista
Justin Lin
Il film sarà disponibile in 4K
Ultra HD in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD
Blu-ray e il Blu-ray. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli
stessi contenuti extra della versione Blu-ray, molti dei quali
nella straordinaria risoluzione 4K.
4K Ultra HD è la migliore
esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD
presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte
superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High
Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per
un’esperienza sonora multidimensionale.
Blu-rayTM
sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore
per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore
rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surround,
come al cinema.
Dopo l’uscita de L’ascesa di Skywalker nel 2019, l’universo di Star Wars sarebbe dovuto tornare sul grande
schermo con il film
Rogue Squadron. Diretto da
Patty Jenkins, regista di Wonder
Woman, il film dovrebbe esplorare il lato più “radicato”
della galassia lontana, lontana, concentrandosi su una nuova
generazione di piloti di Starfighter.
Rogue
Squadron era stato annunciato ufficialmente in occasione
dell’Investor Day di Disney del 2020: all’epoca venne anche
confermato che sarebbe arrivato nelle sale il 22 dicembre 2023.
Tuttavia, qualche settimana fa è arrivata la notizia che il film è
stato messo in stand-by dalla Lucasfilm. Inizialmente,
The Hollywood Reporter aveva parlato di un’impossibilità da
parte di Jenkins di avviare la produzione entro il 2022 a causa di
altri impegni di lavoro. Ora, un articolo di
Puck sembra invece indicare che potrebbe esserci un’altra
ragione dietro la sospensione “temporanea” del progetto.
Nell’articolo in questione (scritto,
tra l’altro, da Matthew Belloni, ex redattore di THR) si parla,
infatti, di alcune divergenze creative tra Patty Jenkins e i dirigenti della
Lucasfilm. A quanto pare, le parti non sarebbero
d’accordo in merito alla sceneggiatura del film. Inoltre, la fonte
sottolinea le pesanti restrizioni che lo studio metterebbe in atto
per i registi che lavorano all’universo di
Star Wars, cosa che probabilmente Jenkins non era disposta
ad accettare. Secondo Puck, alla regista sarebbe stata concessa
molto più libertà con il franchise di Wonder
Woman.
Ad oggi la data di uscita di
Rogue Squadron nelle sale resta fissata per Natale del
2023, ma è chiaro che questa battuta d’arresto comporterà uno
slittamento necessario. A questo punto, non sappiamo se Jenkins
resterà a bordo del progetto oppure no, nonostante
Deadline affermi che la regista sia ancora intenzionata ad
occuparsi della regia. Non ci resta che attendere ulteriori
sviluppi.
Quello che sappiamo su Star Wars:
Rogue Squadron
Star Wars: Rogue Squadron, che doveva arrivare nelle
sale americane a dicembre 2023, sarà basato sul videogioco
originale sviluppato da Factor 5 e LucasArts e pubblicato per
Nintendo 64 e per PC il 7 dicembre 1998. Fu uno dei primi giochi
per Nintendo a far uso dell’Expansion Pak, che permette la
visualizzazione di grafica maggiormente dettagliata durante la
sessione di gioco. Due seguiti sono stati in seguito sviluppati per
il Nintendo Gamecube: Star
Wars: Rogue Squadron II: Rogue Leader e Star
Wars: Rogue Squadron III: Rebel Strike.
Alla fine della scorsa settimana è
arrivata la notizia che i Marvel Studios stanno pianificando ben sei
settimane di riprese aggiuntive per Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, che dovrebbero
partire a breve e proseguire anche durante il mese di dicembre.
Nonostante i reshoot siano ormai
diventati una tradizione quando si tratta di grandi blockbuster
come i film del MCU, la durata delle riprese
aggiuntive del sequel di Doctor
Strange (oltre un mese) ha sollevato – giustamente –
qualche perplessità. Se a questo si aggiunge il fatto che proprio
di recente la data di uscita del film è stata posticipata, è
normale che la preoccupazione dei fan abbia cominciato a farsi
sentire attraverso il web.
Tuttavia, KC
Walsh di GWW ha di recente confermato attraverso il suo
account Twitter (via
CBM) che esiste una buona ragione se i reshoot di Doctor Strange
2 occuperanno un lasso di tempo così lungo. A quanto pare,
Kevin Feige sarebbe molto soddisfatto del lavoro di Raimi e della
direzione intrapresa dal film. Tuttavia, l’obiettivo delle riprese
aggiuntive sarebbe quello di aggiungere ‘attori’ che non avevano
potuto partecipare alle riprese principali perché impegnate
altrove, insieme ad una serie di nuovi importanti cameo.
In precedenza, era stato lo stesso
Walsh a ipotizzare che le riprese aggiuntive potessero essere il
risultato di un bisogno, da parte dei Marvel Studios, di dover spiegare
meglio il concetto del Multiverso e delle realtà alternative per
tutti coloro che non avessero seguito la serie Loki su Disney+. Inoltre, per diverso tempo si
è parlato della possibilità che i personaggi di Tom Hiddleston,
Sophia Di Martino e Owen Wilson potessero apparire nel sequel.
La speranza è che un first look di
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness possa arrivare online
in concomitanza con l’arrivo nelle sale di tutto il mondo di
Spider-Man: No Way Home a dicembre, cose che avrebbe
senso considerato quanto hanno in comune i due progetti. Dopotutto,
i fan non vedono l’ora di iniziare a esplorare il Multiverso.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, il
film Marvel Studios diretto da Destin Daniel
Cretton e interpretato da Simu Liu che introduce il nuovo supereroe
dell’Universo Cinematografico Marvel, sarà disponibile dal 16
novembre in formato Blu-Ray, DVD e 4K UHD. La versione Home Video
include tanti contenuti extra da scoprire, tra cui gli esclusivi
approfondimenti con i filmmaker e 11 scene eliminate.
Shang-Chi è un giovane supereroe che intraprende un inedito
viaggio alla scoperta di sé stesso. In Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli,
Shang-Chi (Simu Liu) deve confrontarsi con il passato che pensava
di essersi lasciato alle spalle quando viene trascinato nella rete
della misteriosa organizzazione dei Dieci Anelli. Il film vede nel
cast anche la presenza di Tony Leung nel ruolo di Wenwu, Awkwafina
nel ruolo dell’amica di Shang-Chi, Katy, e Michelle Yeoh nel ruolo
di Jiang Nan. Il cast comprende anche Fala Chen, Meng’er Zhang,
Florian Munteanu e Ronny Chieng.
ATTENZIONE: L’articolo
contiene spoiler del film
Red Notice – A pochi giorni dall’uscita sulla
piattaforma Netflix, Red Notice ha già
conquistato il pubblico. Complici il cast stellato e le battute ben
architettate tra i protagonisti, molte frasi del film hanno ottime
possibilità di diventare citazioni divertenti. Red
Notice racconta la storia dell’agente John
Hartley (The
Rock/
Dwayne Johnson) e del ladro Nolan Booth
(Ryan
Reynolds) che diventano un team contro un nemico
comune: il più abile rapinatore al mondo, LìAlfiere
(Gal
Gadot).
Le tre Uova di Cleopatra,
reliquie d’oro di altissimo valore, sono al centro delle vicende:
donate da Marco Antonio all’amata, sono oggi ambiti oggetti di
lusso di cui sia Nolan che l’Alfiere vogliono
impossessarsi. In un’avvincente ricerca che spazia dall’Italia alla
Russia, fino all’Argentina e all’Egitto, la caccia alle uova mette
a dura prova l’agente e i due rapitori. L’ironia pungente di
Red Notice è condensata in alcune frasi
particolarmente d’affetto. Ecco le 10 migliori citazioni dal
film!
La cronologia del browser
L’Alfiere, impersonata
dall’affascinante Gal Gadot, ha una marcia in più. È lei che
tiene le fila del gioco per buona parte del film. In Red
Notice, se Hartley è il braccio
e Booth è la mente,
l’Alfiere riesce da sola a essere entrambe le cose:
astuta, esperta hacker dei sistemi informatici, anche se non ha i
muscoli di The Rock stende a terra tutti gli
uomini che ostacolano il suo cammino.
Tra questi, c’è anche l’innocuo
analista londinese che Gal Gadot lega ad una sedia (per mandare
dal computer dell’uomo un messaggio all’Interpol ed eliminarne le
tracce). Finito il suo lavoro, l’Alfiere saluta così
l’uomo ammanettato: ”Voglio che tu tenga presente una
cosa di fondamentale importanza importanza: conosco tutti i tuoi
collaboratori e tutti i membri della tua famiglia. E conosco la
cronologia del tuo browser.”
Il bradipo pelato
Il gioco tra Booth e
Hartley, coppia protagonista del film, inizia subito.
Durante l’inseguimento nel museo di Roma, dopo una fuga tra
impalcature e opere d’arte, l’agente riesce a bloccare il ladro.
Con la sua prima battuta, è già possibile inquadrare il personaggio
di Reynolds, che dice a The
Rock:
”Io ti conosco, sei il
bradipo pelato che mi dà la caccia”.
Hartley amante del gelato
Hartley sta al gioco
dell’astuto rapinatore. Non è cosi ”bradipo” nel
rispondere alle battute, anzi. Dal primo incontro in poi, si
comprende che il dialogo tra i due sarà come quello di due
cabarettisti. Ecco un esempio.
Booth: ”Sei americano,
cosa ti porta a Roma?”
Hartley: ”Il gelato, il
Colosseo…”
La cuffietta
Il
duo
Johnson
e
Reynolds,
agente e ladro, è quello che sfoggia le battute migliori. Tra
l’omone tutto muscoli e il rapinatore tutto cervello volano
frecciatine continue. Nolan
cerca sempre di provocare e infastidire il poliziotto: non potendo
competere in termini di forza fisica, usa come arma la
parola.
Come accennato sopra, il tallone
d’Achille di The Rock alias Hartley è
soltanto uno: la calvizie. Nolan non perde occasione di
evidenziarla, già sul nascere dell’alleanza tra i due. Mentre
nel carcere in Russia sono costretti a lavare i piatti fianco a
fianco, indossano, come di prassi in una cucina, grembiule e
cuffietta per capelli. Ecco allora che Reynolds
attacca Johnson con la sua battutina:
”Perché hai messo la cuffietta? Sei
calvo.”
Un muro con lo smoking
Nolan Booth non molla,
continua ad attaccare l’agente Hartley. Scherza sul fatto
che sia un poliziotto, uno sbirro. Come il Grillo
Parlante, ha sempre un commento e un giudizio pronto per
l’agente. Qualche volta però, è Hartley stesso a servire
su un piatto d’argento il motivo per scherzare. Quando nella
concitazione dell’attacco a Valencia,
Dwayne Johnson urta e manda in frantumi la teca
contenente una preziosa impronta digitale,
Reynolds ribatte: ”Mio Dio, sei un
muro con lo smoking!”
Al liceo
In
Red Notice,
come in ogni film action che si rispetti, si gioca molto con il
fascino e la provocazione, arme essenziali per la missione. Come
quando
Hartley,
durante il gala a Valencia, flirta con
l’Alfiere e
fa ingelosire
Sottovoce,
il ricco proprietario del secondo uovo. In questo modo riesce a
rubare il suo telefono, necessario per completare il piano. Ecco
che subito il compagno lo provoca, ma l’agente ribatte a
dovere.
Nolan Booth: ”Sei
subdolo come una faina. L’hai imparato alla scuola di
profiler?”
John Hartley: ”No, al
liceo”
Un matrimonio di convenienza
Hartley e
Booth sono un team, ma faticano ad accettarlo.
Apparentemente opposti in tutto, dall’aspetto al modo di agire,
faticano a vedersi fianco a fianco. Anche quando funzionano
insieme, non vogliono ammettere la loro alleanza. Spesso giocano
sul fatto di essere una coppia sposata. Hartley dice:
‘‘Noi non siamo partner. Questo è un matrimonio di
convenienza”. E Booth: ”Voglio
il divorzio. E mi tengo i bambini”.
Le allegre comari
Insomma, molteplici
versioni e nomi la solita coppia. I due non sanno come definirsi
insieme. Il ladro è imbarazzato a essere partner di uno sbirro, e
viceversa. Anche quando l’agente Das chiede a
Hartley di arrestare ”l’amico”, parte un buffo
dialogo.
Hartley: ”Non siamo
amici”
Booth: ”Siamo allegre
comari”
Harley: ”Non siamo
allegre comari!”
Booth: ”Allora solo
comari?”
Alfieri e pedine
Il
colpo di scena finale di
Red Notice,
in cui viene svelata la vera identità di
Hartley
spiazza tutti,
Booth
per primo. Quello che credeva il suo compagno, l’agente che per
tutto il tempo della missione aveva credeva di poter muovere a suo
piacimento, ha mentito più del ladro.
Hartley
è il partner, in crime e in amore, dell’Alfiere.
Lei e lui sono il vero team, la coppia di
Alfieri.
E, rimanendo in tema scacchi, dicono a
Booth:
È online la lista dei 20 romanzi
noir da votare per determinare la cinquina dei finalisti
concorrenti all’edizione 2021 del Premio Giorgio
Scerbanenco. Sono romanzi noir italiani editi nell’anno e
scelti, tra gli oltre 100 iscritti, dal comitato selezionatore del
festival.
A partire dal 15 novembre fino alle
ore 23.55 di sabato 27 novembre 2021, ogni lettore potrà votare i
suoi cinque titoli preferiti sul sito del
festival (www.noirfest.com). La cinquina
dei finalisti sarà determinata dalla somma ponderata dei voti dei
lettori e della Giuria Letteraria, presieduta da Cecilia
Scerbanenco e composta da Alessandra Calanchi, Valerio
Calzolaio, Luca Crovi, Sergio Pent, Sebastiano Triulzi e John
Vignola.
I cinque finalisti saranno
presentati il 10 dicembre al Teatro Filodrammatici
di Milano; tra questi, la Giuria Letteraria (a cui si aggiungeranno
Cecilia Lavopa e Alessandra Tedesco) sceglierà il vincitore del
Premio Giorgio Scerbanenco 2021 che sarà annunciato e premiato il
10 dicembre stesso al Cinema Gloria di Milano.
I semi-finalisti del premio
Giorgio Scerbanenco 2021:
Il
liceo, Alessandro Berselli, Elliot L’uomo del porto, Cristina Cassar
Scalia, Einaudi Nient’altro che nebbia, Patrizia
Emilitri, Tea La regola di Santa Croce, Gabriella
Genisi, Nero Rizzoli Bunny Boy, Lorenza Ghinelli,
Marsilio La lunga notte, Leonardo Gori,
Tea Questo giorno che incombe, Antonella
Lattanzi, Harper Collins Tutti si muore, Diego Lama,
Mondadori Una rabbia semplice, Davide Longo,
Einaudi Il segreto di Mr Willer, Chicca
Maralfa, Les Flaneurs Lontano da casa, Enrico Pandiani,
Salani Il codice della vendetta, Pasquale
Ruju, E/O Come delfini tra pescecani, François
Morlupi, Salani Caramelle dai conosciuti, Aldo
Pagano, Piemme Il pregiudizio della sopravvivenza, Paolo
Roversi, Marsilio Via libera, Lorenzo Scano, Nero
Rizzoli Tre madri, Francesca Serafini, La
nave di Teseo Il sesto comandamento, Anna Vera
Sullam, SEM Reo confesso, Valerio Varesi,
Mondadori Nero inchiostro, Sara Vallefuoco,
Mondadori
Ecco i Character Poster di EVA KANT e di GINKO interpretati da
Miriam Leone e
Valerio Mastandrea inDIABOLIK, il
film firmato Manetti bros. nelle sale dal 16 dicembre.
DIABOLIK,
adattamento cinematografico delle avventure
del personaggio creato da Angela e Luciana Giussani, è
diretto dai Manetti
bros.,
scritto da Michelangelo
La Neve e Manetti
bros.,
che hanno firmato anche il soggetto insieme
a Mario
Gomboli.
A dare il volto a Diabolik
Luca Marinelli. Nel
cast anche Alessandro
Roia, Serena Rossi, Roberto
Citran, Luca Di Giovanni,
Antonino Iuorio,
Vanessa Scalera,
Daniela Piperno,
Pier Giorgio Bellocchio con
la partecipazione straordinaria di
Claudia Gerini.
DIABOLIK è
una produzione Mompracem con Rai
Cinema, prodotto
da Carlo
Macchitella e Manetti bros., in
associazione con Astorina e
con Luigi
de Vecchi,
con il sostegno di Emilia
– Romagna Film Commission, Friuli
Venezia Giulia Film Commission, Film
Commission Vallee D’Aoste.
Al cinema dal 16 dicembre distribuito
da 01
Distribution.
La colonna sonora originale del film è composta
da Pivio
& Aldo De Scalzi
mentre
Manuel
Agnelli
è autore e interprete di due brani inediti.
La trama breve di Diabolik
La storia oscura e romantica dell’incontro tra Diabolik ed Eva
Kant, ambientata nello stato di Clerville alla fine degli anni ‘60.
A dargli la caccia, e a cercare di fermare i loro diabolici
piani, l’ispettore Ginko.
La SONY ha diffuso un nuovo poster
di Spider-Man:
No Way Home in cui il nostro amichevole
Spider-Man di quartiere compare spalla a spalla
con Doctor Strange, mentre su di lui
incombe la minaccia di Doc Ock. Dal poster
apprendiamo anche che il film uscirà in Italia il 15 dicembre, e
non più il 16 come comunicato in precedenza.
Per la prima volta nella storia
cinematografica di Spider-Man, il nostro amichevole eroe di
quartiere è smascherato e non può più separare la sua vita privata
dalle grandi responsabilità di essere un Supereroe. Quando chiede
aiuto a Doctor Strange, la posta in gioco si fa sempre più
rischiosa e lo porterà a scoprire cosa significa realmente essere
Spider-Man.
GENOMA FILMS e
l’Associazione Amici di Giana, dopo il positivo esordio del
2020, presentano la secondaedizione del TERRAVIVA FILM
FESTIVAL, rassegna cinematografica e di cultura che, attraverso
proiezioni, un concorso cinematografico, talk e masterclass, mira a
sviluppare una cultura dell’unione e una conoscenza e
comprensione dell’altro e delle diverse identità.
Il Festival, in programma
dal 16 al 20 novembre 2021, intende contribuire allo
sviluppo dell’inclusione, alla sensibilizzazione verso i
temi ambientali, strettamente legati alle migrazioni e alla genesi
dei conflitti e a far conoscere alcuni tra gli artisti emergenti
e più interessanti espressione dei paesi del sud e dell’est del
mondo.
Nel 2020 l’evento –
ideato da Paolo Rossi Pisu di Genoma Films insieme a
Laura Traversi dell’Associazione Amici di Giana che ne cura
la direzione artistica insieme a Giampiero Judica – a causa
della pandemia si era svolto solo in modalità on-line, registrando
nelle 5 giornate oltre 3000 spettatori sulla piattaforma MyMovies
per 21 proiezioni; quest’anno il TERRAVIVA FILM FESTIVAL verrà
invece realizzato sia in streamingsulla piattaforma
MyMovies che dal vivoal Teatro Laura Betti e alla
Casa della Conoscenza di Casalecchio di Reno e negli spazi del
DamsLab del Dipartimento delle Arti dell’Università di
Bologna.
TERRAVIVA FILM FESTIVAL
si pone come un’iniziativa culturale volta alla creazione di
consapevolezza, specie tra le nuove generazioni e come contributo
verso l’accettazione e comprensione delle diversità culturali, di
origine e religione. Con il coinvolgimento delle scuole
secondarie di Casalecchio di Reno e il Liceo Leonardo Da Vinci e
Laura Bassi di Bologna è stata istituita anche quest’anno una
giuria e un premio Terraviva studenti per il miglior film e
cortometraggio.
Tre masterclass di
scrittura performativa, di movimento creativo e di regia saranno
dedicate ai ragazzi delle scuole secondarie e legate ai temi
oggetto del festival.
Un focus speciale
nell’edizione di quest’anno sarà dedicato alla questione
femminile, al tema donne e integralismo e alle difficoltà e al
dramma delle donne vittima di violenza domestica e dei femminicidi,
purtroppo in vertiginosa crescita. Proiezioni e talk ci porteranno
al cuore del problema della violenza di genere e agli eventi
politici che intaccano le libertà democratiche.
Madrina della
manifestazione sarà l’attrice ed educatrice professionale
Priscilla Muscat, da sempre interessata alla valenza
pedagogica dell’arte.
Una Giuria Specializzata
conferirà il premio Raffaele Pisu 2021 per il miglior film e
cortometraggio.
TERRAVIVA FILM FESTIVAL è
organizzato da Genoma Films e Associazione Amici di Giana e
realizzato in collaborazione con il Comune di Casalecchio sul Reno
(Bo) e il Premio Gianandrea Mutti e con il patrocinio del
Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e il
riconoscimento del Ministero della Cultura.
IL PROGRAMMA del
Terraviva Film Festival
Il programma –
disponibile al sito https://terravivafilmfestival.it/programma/ prevede
un concorso di 11 lungometraggi, un concorso di 8 cortometraggi
e la proiezione di un film fuori concorso, provenienti da oltre 15
paesi.
CONCORSO LUNGOMETRAGGI:
DYING TO DIVORCE di Chloe Fairwether
(Turchia-UK, 2021 – 80 min)
ETHBET! di Matteo Ferrarini (2021, Belgio –
71 min)
I FIGLI DI CAINO di Keti Stamo
(Francia-Albania-Italia, 2021 – 68 min)
LA GUERRA DI CAM di Laura Muscardin (Italia,
2020 – 83 min)
LIVING WATER di Pavel Borecky
(Giordania-Svizzera-Repubblica Ceca, 2020 – 77 min)
NEST di Josefina Pérez-García e Felipe
Sigala (Cile, 2021 – 61 min)
SALMON di Ali Jenaban (Italia-Iran, 2020 – 64
min)
TAMING THE GARDEN di Salome Jashi
(Georgia-Svizzera-Canada-Inghilterra, 2021 – 86 min)
THE SAINT OF THE IMPOSSIBLE di Marc Raymond
Wilkins (Svizzera, 2020 – 97 min)
YEMEN NONOSTANTE LA GUERRA di Laura Silvia
Battaglia (Yemen-Italia, 2020), 52″
WRITING WITH FIRE di Sushmit Ghosh e Rintu
Thomas (India-USA, 2021 – 92 min)
CONCORSO CORTOMETRAGGI:
ANCORA NON LO SO di Maaria Sayed (Italia,
2021 – corto – 15 min)
BEYOND THE SEA di Thomàs Sheridan (Italia,
2021 – corto – 29 min)
EL CLIMA RICO di Angelica de Vito (USA, 2021
– 45 min)
GIUSTO IL TEMPO PER UNA SIGARETTA di
Valentina Casadei (Italia, 2020 – corto – 15 min)
HAILSTON DANCE di Amin Pour Barghi e Ali
Jenaban (Iran, 2017 – corto – 13 min)
NEL BLU di Mounir Derbal (Italia, 2021 –
corto – 15 min)
PIZZA BOY di Gianluca Zonta (Italia, 2019 –
15 min)
RESILIENT WARRIORS di Jose Antonio e Giacomo
Arrigoni (Italia-Brasile, 2021 – corto – 4 min)
PROIEZIONE FUORI
CONCORSO:
LET’S KISS di
Filippo Vendemmiati (Italia, 2021 – 85 min)
Il programma quest’anno
affronterà con proiezioni, talk e performance tre tematiche
specifiche alle quali saranno dedicate tre intere giornate
di lavori:
17 novembre al Teatro Laura Betti di
Casalecchio di Reno Focus migrazione, conflitti ed esilio,diritti umani e ricerca di identità.
Alle ore 16.30 il
talk Migrazione e Media: viaggio tra le immagini di
una trasformazione. Interverranno: Susanna
Guerini (Archivio Memorie Migranti), Laura Berrini (Fondazione
Cineteca di Bologna), Mounir Derbal, Maaria Sayed e Keti Stamo
(registi vincitori del Premio Gianandrea Mutti), il Professore
Leonardo de Franceschi (Università Roma 3), Giuditta Lughi
(ricercatrice indipendente), modera Sarah Kamsu,
giornalista.
18 novembre al Teatro Laura Betti di
Casalecchio di Reno, giornata dedicataai temi ambientali
e al depauperamento, alla rivalità tra uomo e natura, allo
sradicamento in senso metaforico e materiale.
Alle 16.30 il talk “Ambiente e risorse naturali: la grande
abbuffata”.
Interverranno: Elly Schlein (Vicepresidente Regione
Emilia Romagna), Professoressa Luisa Corazza (direttrice del Centro
di Ricerca ArIA – Università degli studi del Molise), Angelica de
Vito (adviser per la Missione permanente del Costa Rica alle
Nazioni Unite), Luciano Centonze (direttore CEFA – Il seme della
solidarietà Onlus), modera Sara Manisera (giornalista).
19 novembre i
lavori si spostano al DamsLab in via Azzo Gardino a Bologna
con focus dedicato a donne e integralismo, alle difficoltà e al
dramma delle donne vittima di violenza domestica e alla stretta
interconnessione trademocrazia e diritti delle donne,
tra violenza pubblica e privata.
Alle 17, preceduto dal monologo dell’attrice Paola Michelini
“Invisibili”, il talk “Confini Violati: la sopraffazione nei
conflitti tra paesi e nelle relazioni tra individui”.
Interverranno: Emily Clancy (Vicesindaca e Assessora del
Comune di Bologna), Prof. Giacomo Manzoli (direttore del
Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna) Razi Mohebi,
Soheila Javaheri e Ali Jenaban (registi), Tatiana Biagioni
(Presidente AGI – Associazione Avvocati Giuslavoristi Italiani),
Laura Silvia Battaglia (giornalista e documentarista), modera
Francesca Caruso (ricercatrice nel programma Mediterraneo, Medio
Oriente e Africa dello IAI e Policy Officer del MWMN).
Meryl Streep è
considerata come una delle attrici migliori del cinema
internazionale contemporaneo e moderno, piena di talento e con
mille doti che è sempre pronta a sfoderare. Di larghe vedute,
femminista e con gran coraggio, è una delle attrici di Hollywood
che alza spesso la voce per le giuste cause.
Versatile, capace di conquistare il
pubblico di quasiasi generazione, la Streep continua a farsi amare,
sia come attrice che come persona, da più di 40 anni, certi che
continuerà a farlo per almeno altri quaranta.
Ecco dieci cose che, forse, non
sapevate di Meryl Streep.
Meryl Streep: i suoi film
1. Voleva diventare
soprano. All’età di 12 anni la Streep incominciò a
prendere lezioni di canto, in quanto il suo desiderio era quello di
diventare soprano. Ha tuttavia smesso quattro anni dopo per
mancanza di vera passione. La recitazione non era minimamente nei
suoi piani fino a quando non ha preso parte alla recita scolastica
La signorina Julie, al Vassar College. Il suo professore
in seguito affermò “non penso che nessuno abbia insegnato a
Meryl a recitare. Se lo è insegnato dasola“. Dopo la
laurea, dunque, ha intrapreso la carriera di attrice.
2. Ha debuttato al cinema a
quasi trent’anni. Dopo essere stata rifiutata da
Dino De Laurentiis perché venne definita brutta
per partecipare al King Kong, nel 1977 debutta al cinema
con Giulia di Fred Zinnemann e l’anno
successivo comincia ad imporsi nel panorama cinematografico con
Il cacciatore di Michael Cimino,
recitando al fianco di Robert De Niro.
Nonostante Katharine Hepburn la definì come un
nulla di speciale, l’anno successivo vinse l’Oscar alla miglior
attrice non protagonista per Kramer contro Kramer.
4. Ha quattro
figli. Dopo essere stata fidanzata per un paio di anni con
John Cazale, suo co-protagonista in Il
cacciatore e poi tristemente morto nel marzo del 1978 a
causa di un cancro ai polmoni, nel settembre di quello stesso anno
la Streep ha sposato Don Gummer, uno scultore. I
due hanno poi avuto quattro figli, un maschio e tre femmine:
Henry (1979), di professione cantante
Mamie (1983), Grace (1986) e
Louisa, di professione modella (1991). Gummer e la
Streep sono poi noti per il loro fare donazioni ogni anno a
organizzazioni d’arte ed istituti scolastici, tra cui il Vassar
College, scuola in cui la stessa Streep studiò.
5. La recitazione come dote
di famiglia. Sia Mamie che Grace sono entrambe attrici di
un certo rilievo. Mamie, che è il nome d’arte di Mary
Willa, ha partecipato al film Heartburn – Affari di
cuore, per poi prendere parte a L’imbroglio – The
Hoax, mentre nel 2007 recita in Un amore senza tempo,
film nel quale interpreta lo stesso personaggio di sua madre, ma in
versione giovane. Ha recitato anche in Effetti Collaterali
(2013), Cake (2014),
The End of the Tour (2015)
e Dove eravamo rimasti (2015). Grace Jane
invece è apparsa in La casa degli spiriti (1993) e, dopo
il diploma in storia dell’arte e lingua italiana nel 2008, ha preso
parte a L’amore all’improvviso – Larry
Crowne e alle serie tv Zero Hour, American Horror
Story e The Newsroom. Dal 2016 è facente parte del
cast di Mr. Robot.
Meryl Streep e i suoi Oscar
6. Ha vinto 3
Oscar. Meryl Streep, nel corso della sua carriera, ha
vinto ben tre Oscar, arrivando solo seconda a Katharine Hepburn,
che ne vinse 4, e avendo tante statuette quante quelle di
Daniel Day Lewis, Jack Nicholson, Ingrid Bergman, Frances
McDormand e Walter Brennan. La Streep ha
vinto l’Oscar alla miglior attrice non protagonista per Kramer
contro Kramer nel 1980, e due per La Miglior attrice
protagonista per La scelta di Sophie nel 1983 e The
Iron Lady nel 2012.
7. È stata nominata 21
volte. La Streep ha raggiunto il record di nomination
avute per un Oscar, raggiungendo quota 21. Togliendo dalla
classifica le nomination che le hanno poi fruttato le statuette, è
stata nominata per: Il cacciatore, La donna del tenente
francese, Silkwood, La mia Africa, Ironweed, Un grido nella notte,
Cartoline dall’inferno, I ponti di Madison County, La voce
dell’amore, La musica del cuore, Il ladro di orchidee, Il diavolo
veste Prada, Il dubbio, Julie & Julia, I segreti di Osage County,
Into the Woods, Florence Foster Jenkins e The
Post.
Meryl Streep e Tom Hanks
8. Tom Hanks e Meryl Streep
hanno lavorato insieme per The Post. Nel 2017 i due sono
entrati in trattative per partecipare al film di Steven Spielberg, che narra la
vicenda della pubblicazione di settemila pagine di diversi
documenti ritenuti top secret che rivelavano tutti i segreti sulla
guerra il Vietnam, pubblicati nel 1971 sul New York Times e sul
Washington Post. Un’inchiesta giornalistica, il racconto di
un’amicizia di affetto e stima tra uomo e donna e la storia della
prima donna editrice che si trova a valutare e decidere se
pubblicare i documenti.
9. Sono amici da
tempo. Prima di The Post, paradossalmente, i due
attori, tra i più iconici, noti e premiati della loro generazione,
non hanno mai recitato insieme. Si conoscono però da tempo e sono
amici di lunga data. Il merito della loro conoscenza è tutto di
Nora Ephron, grande amica di Hanks che ha diretto
l’attore in C’è posta per te e Insonnia d’amore.
I due attori, tuttavia, hanno proprio con The Post avuto
modo di frequentarsi per davvero, in quanto prima la loro era
un’amicizia grossomodo a distanza.
Meryl Streep: età e altezza
dell’attrice
10. Meryl Streep è nata il
22 giugno del 1949 a Summit, nel New Jersey, Stati Uniti.
L’attrice è alta complessivamente 1.68 metri.
Grazie al Marvel Cinematic
Universe, Capitan America e Iron Man
sono diventati il volto per eccellenza dei
Vendicatori, per il pubblico mainstream. Sono
stati anche le figure chiave di ciascun lato della storyline
Civil War ed entrambi hanno giocato un ruolo
fondamentale nel salvare il mondo da Thanos. Nei
fumetti, i due eroi sono altrettanto importanti, come mette in luce
ScreenRant.
Sono stati due dei primi eroi
dell’Universo
Marvel, Iron Man
uno dei primi Vendicatori e Capitan America un eroe di guerra riportato in
vita dopo anni di congelamento. Divennero anche amici intimi,
sebbene fossero spesso anche acerrimi rivali. Erano entrambi eroi
abituati a fare le cose a modo loro e, benché rimanessero fedeli ai
propri ideali, condividevano comunque un sano rispetto
reciproco.
Capitan America non era un
Vendicatore originale
Mentre i fan del MCU
hanno visto Iron Man e
Captain America come due dei membri fondatori
dei Vendicatori, questo non è quello che è
successo nei fumetti, dove Iron Man
era un membro fondatore e Capitan America si è unito solo in
seguito.
Certo, Capitan America è stato comunque uno dei primi
membri, ma non si è unito alla squadra fino a Avengers
#4 di Stan Lee e Jack
Kirby. Detto questo, la squadra ha considerato in maniera
retroattiva Cap un membro fondatore, anche se Iron Man
in almeno un’occasione ha superato Cap.
Iron Man ha detto che il suo
momento migliore è stato incontrare Capitan America
I
Vendicatori si formarono quando Iron Man,
Ant-Man, Thor e
Wasp si unirono per fermare Hulk, solo per imparare che Loki era il vero nemico. Tre numeri dopo,
scoprirono un corpo congelato nel ghiaccio e si rivelò essere
Capitan America. Anni dopo, Iron Man
ha rivelato quanto sia stato importante quel momento.
Questo è successo in Fallen
Son: The Death of Captain America, e ha avuto luogo dopo
la morte di Cap dopo Civil War. Questo era il funerale di Cap, e Tony Stark ha ammesso
che quando i Vendicatori hanno trovato Capitan America è stato il giorno più bello
della sua vita.
Capitan America ha addestrato Iron
Man come combattente
Capitan
America
è un super-soldato con forza e resistenza superiori, mentreIron
Man
è uno scienziato che indossa un’armatura. Questo li rende entrambi
potenti, maCap
ha un enorme vantaggio suIron
Man.
In una battaglia senza l’ausilio dell’armatura,Iron
Man può
essere considerato un combattente sotto la media.
Tutto questo è cambiato grazie a
Capitan America. Sapendo che i
Vendicatori avevano bisogno che Iron Man
fosse un abile combattente, Capitan America lo aiutò ad allenarsi nel
combattimento uno contro uno. In Iron Man #125,
Cap mostrò quanto Iron Man
avesse da imparare sul modo di combattere.
Capitan America sapeva di non
poter aiutare Iron Man nel recupero
Una delle migliori
storyline di Iron Man
nei fumetti è stata la storia Demon in a
Bottle di Bob Layton e David
Micheline. In questa storia, Iron Man
non doveva sconfiggere un supercattivo, anzi, ha combattuto le sue
stesse dipendenze.
In questa storyline,
Tony disse a Capitan America che se avesse saputo cosa
stava succedendo nella sua testa, avrebbe saputo perché doveva
bere. Cap voleva aiutare, ma ha sganciato una
notizia bomba quando ha detto a Iron Man
che suo padre era un alcolizzato, e ha imparato che non si può
aiutare finché l’alcolizzato finchp egli stesso non vuole essere
aiutato.
Capitan America era contro Iron
Man durante Armor Wars
Capitan
America e Iron Man
hanno combattuto diverse battaglie. Quella che tutti conoscono è
stata la loro battaglia in Civil War. Tuttavia, hanno combattuto anche
anni prima, quando Cap era dalla parte del governo
contro Tony: si trattava di Armor
Wars.
In questa storia, Iron Man
si proponeva di recuperare tutte le sue armature e le sue armi da
chiunque le avesse, compreso il governo degli Stati Uniti.
Capitan America andò a fermarlo e ad arrestarlo, ma
Iron
Man riuscì a fuggire. Cap accettò di
dargli la possibilità di fare la cosa giusta, mostrando il rispetto
che condividevano all’epoca.
Cap ha lasciato i Vendicatori dopo
che Iron Man ha ucciso qualcuno
Iron Man
era un membro fondatore dei Vendicatori e Capitan America no. Normalmente, la gente
guarda a loro due come co-fondatori quando si prendono decisioni,
ma c’è stata almeno una volta in cui Iron Man
si è fatto valere.
Iron Man
guidò una squadra di Vendicatori per uccidere la
Suprema Intelligenza Kree in Avengers
#347. Capitan America, il leader dell’epoca,
disapprovò, ma Iron Man
si tirò indietro e portò a termine la missione. Come risultato,
Cap si dimise da leader della squadra e lasciò
il team per un certo periodo.
Capitan America si fidò di Iron
Man per trovare il suo sostituto
Capitan
America morì dopo essersi arreso a Iron Man
alla conclusione di Civil War. Questo fu difficile per Iron Man,
che si chiese se alla fine ne fosse valsa la pena. Tuttavia, mentre
Capitan America e Iron Man
erano in guerra, i due non hanno mai perso il rispetto
reciproco.
Anche dopo tutto, Steve
Rogers voleva che Capitan America continuasse a esistere e
chiese a Tony di
aiutarlo a farlo. Steve voleva che Bucky Barnes fosse il nuovo Capitan
America, e anche se Bucky era contrario alla nomina, Iron Man
rispettò i desideri di Steve e consegnò a Bucky il costume e lo scudo.
I due si sono sposati su una Terra
alternativa
In un momento che è
diventato per lo più una diceria di Internet, Capitan America e Iron Woman
si sono sposati su una Terra alternativa. Questo accadde dopo la
storyline Civil War e durante Dark
Reign, quando Norman Osborn prese il
comando.
In Dark Reign: Fantastic
Four #2, Reed Richards ha trovato il modo
di esaminare diverse Terre per trovarne una in cui Civil War non sia finita in tragedia. Ne trovò
una – Terra-3490 – dove non c’era la
Guerra Civile. Qui Steve Rogers,
Capitan America, ha sposato Iron
Woman, Natasha Stark.
Iron Man e Capitan America
riconciliati dopo l’assedio
Dopo Civil War, i fan erano per lo più inorriditi.
Tuttavia, la Marvel
ha deciso di tornare al punto di partenza dopo la fine di
Siege. A questo punto, Thor odiava Iron Man e
le cose non andavano bene per i Vendicatori. Dopo
Siege, è iniziata l‘Era Eroica e
le cose sono finalmente tornate alla normalità.
Norman Osborn era
fuori dal potere e Steve Rogers era tornato dalla
morte. In Avengers Prime, Thor, Capitan America e Iron Man
riaccesero finalmente la loro amicizia e lasciarono che il passato
rimanesse nel passato, tornando tutti ad essere Vendicatori.
Iron Man e gli Illuminati hanno
resettato la mente di Cap
Per quanto Capitan America e Iron Man
rimangano amici, i due si sono spesso scontrati e Tony
Stark non è sempre stato l’eroe più nobile e onorevole.
Gli Illuminati erano un gruppo di eroi che
lavoravano dietro le quinte per salvare il mondo, e spesso
fallivano.
Quando gli Illuminati hanno capito
che l’Incursione stava arrivando, hanno scelto di tentare di
distruggere le altre Terre. Iron Man
coinvolse Capitan America per rispetto, ma lui non
credeva che dovessero distruggere gli altri mondi. Conoscendo il
pericolo, Iron
Man accettò di far resettare la mente di Cap, il che alla fine fu annullato e Capitan America partì per abbattere gli
Illuminati.
Il network americano
NBC ha annunciato di aver rinnovato per una
seconda stagione La
Brea, la serie tv di successo creata da David
Appelbaum. La
Brea è il nuovo programma n. 1 di questo autunno nelle
fasce d’età comprese tra 18-49. La serie ha raggiunto più di 47
milioni di telespettatori su piattaforme lineari e digitali. Il
pilota “La Brea”, andato in onda il 28 settembre, si è attestato
attualmente su 3,6 milioni di utenti in 18-49 e 19,8 milioni
di telespettatori totoli.
Il cast di La
Brea comprende Natalie Zea, Eoin Macken, Jack Martin,
Zyra Gorecki, Jon Seda, Chiké Okonkwo, Karina Logue, Veronica St.
Clair, Rohan Mirchandaney, Nicholas Gonzalez, Lily Santiago, Chloe
De Los Santos e Josh McKenzie. Lo scrittore David Appelbaum è
produttore esecutivo con Avi Nir, Alon Shtruzman, Peter Traugott,
Rachel Kaplan, Steven Lilien, Bryan Wynbrandt e Ken Woodruff. La
Brea è prodotto da Universal Television, una divisione di Universal
Studio Group, in associazione con Keshet Studios.
La Brea 2
La
Brea 2 è la seconda stagione della serie tv La
Brea creata da David Appelbaum per il network
americano NBC.
La trama della seconda stagione non è stata resa ancora nota. Nella
serie Quando un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e
attira centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro
che vi cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e
pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per
sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli
eventi, che cerca di tornare insieme.
Protagonisti di La Brea
2 sono Natalie Zea come Eve Harris,
Eoin Macken come Gavin Harris, Chiké
Okonkwo come Ty Coleman, Karina Logue
come Marybeth Hill, Zyra Gorecki come Izzy Harris
e Jack Martin come Josh Harris. Nel cast
anche Natalie Zea come Eve Harris, Eoin
Macken come Gavin Harris, Chiké Okonkwo
come Ty Coleman, Karina Logue come Marybeth Hill,
Zyra Gorecki come Izzy Harris, Jack
Martin come Josh Harris, Veronica St.
Clair come Riley Velez, Rohan
Mirchandaney come Scott, Lily Santiago
come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily,
Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel
Parker. Nel cast anche Catherine Dent come Jessica Harris,
Jag Bal come Scott Hasan, Nicholas Gonzalez come Levi Brooks e Josh
McKenzie come Lucas.
Manca ormai sempre meno all’arrivo
nelle sale di
Spider-Man: No Way Home. In attesa del nuovo trailer
(che dovrebbe arrivare online nella giornata di domani), andiamo
insieme alla scoperta di 10 folli teorie dei fan in merito alla
misteriosissima trama del film.
Il portali del Multiverso di Ned
Uno degli aspetti del
film su cui si sta discutendo di più è la potenziale apparizione
degli Spider-Man di Tobey Maguire e Andrew Garfield. Sebbene
nessuno dei due sia stato ancora confermato, molti fan sono
convinti che la coppia sarà presente. Secondo una teoria di
4Chan, sarà l’amico di Peter, Ned, a trasportare
accidentalmente i due Spidey dell’universo alternativo nel MCU, dopo aver “maneggiato”
l’anello di Doctor Strange.
Secondo questa teoria, saranno le
buffonate di Ned a causare la formazione dei portali magici di
Strange, suggerendo che potrebbe possedere alcune abilità magiche
innate. Questa mossa alquanto sorprendente potrebbe, in realtà,
avvantaggiare notevolmente il migliore amico di Peter, offrendo al
personaggio un ruolo più importante all’interno della storia.
Tuttavia, le presunte azioni di Ned sembrano alquanto improbabili,
poiché Strange si è allenato per mesi prima di essere in grado di
aprire i portali, rendendola un’abilità molto complessa da
padroneggiare.
Alligatore Loki
Alligatore Loki è una delle nuove aggiunte al MCU ed è considerato da molti uno
dei coccodrilli più fantastici mai apparsi sullo schermo. Una
teoria di
Reddit alquanto insolita suggerisce che il coccodrillo potrebbe
apparire nel film, con l’attrice Paula Newsome che, nel
teaser trailer, starebbe in realtà nascondendo proprio Alligatore
Loki.
In
effetti, un cameo del personaggio non sarebbe una cosa tanto
assurda. In Spider-Man: Un Nuovo Universo è stato
introdotto al pubblico Spider-Ham, che proviene da un universo
composto da versioni animali di eroi e cattivi Marvel. Se Alligatore Loki proviene
dallo stesso regno del maialino strisciante, allora il coccodrillo
potrebbe fornire un modo assai semplice per introdurre anche uno
Spider-Ham in live action nella narrazione.
La statua della Libertà di Captain America
La scomparsa di Capitan
America ha gettato un’enorme ombra sul MCU, poiché gli abitanti di questo
universo sono ora costretti d adattarsi a un mondo senza uno dei
sui eroi più potenti. L’eroe a stelle e strisce continua a essere
ricordato, attraverso mostre e musical basati sulle sue imprese.
Secondo un leak pubblicato su
Reddit, il film potrebbe presentare un proprio tributo a Steve
Rogers.
La teoria suggerisce che la
battaglia finale del film si svolgerà su una statua della Libertà
che ora porta lo scudo di Captain America. La teoria, in realtà,
sembra essere stata confermata da un poster avvistato sul set del
film. Il nuovo look della statua della Libertà potrebbe rendere un
bell’omaggio all’eredità di Steve, il che implica che gli abitanti
del mondo impostato dal MCU sentono ancora la mancanza
dell’originale Captain America.
Le due versioni di Jameson
Uno dei momenti più
sorprendenti di Spider-Man: Far From Home è
l’apparizione a sorpresa di J Jonah Jameson. Interpretato ancora
una volta da J.K. Simmons, Jameson appare nella scena post-credit
del film, in cui riferisce della morte di Mysterio. We
Got This Covered riporta che in No Way Home, Simmons
interpreterà sia la versione di Jameson dell’universo di Raimi, sia
quella del MCU.
Dal momento che il threequel
esplorerà il Multiverso, J.K. Simmons con un doppio ruolo potrebbe
essere assai probabile. La versione del MCU di Jameson ha un aspetto
sostanzialmente diverso dalla sua controparte dell’universo di
Raimi, il che renderebbe facile per il pubblico distinguerle. Se
fosse davvero così, questo potrebbe portare a una delle scene più
divertenti del franchise, poiché la coppia è legata dal suo odio
condiviso per Spider-Man.
Doctor Strange è in realtà Agatha Harkness
Incaricato di
proteggere la Terra dalle minacce interdimensionali, Strange è uno
che raramente corre rischi inutili. Tutttavia, le scene dello
Stregone Supremo nel teaser del film dipingono un quadro diverso,
poiché il mago è disposto a eseguire un incantesimo pericoloso
nonostante gli avvertimenti di Wong. L’utente di Twitter @claytonwh18
ha offerto una potenziale spiegazione per il cambiamento di
comportamento di Strange, suggerendo che potrebbe effettivamente
essere Agatha Harkness sotto mentite spoglie.
In effetti, alcuni buchi nella trama
dell’intero canone del MCU potrebbero essere spiegati
anche dalla presenza della strega. Kevin Feige ha anche accennato
in precedenza al ritorno di Agatha, rendendo questa teoria
abbastanza probabile (nonostante, lo ricordiamo, in cantiere c’è
già una serie interamente basata sul personaggio). Tuttavia, a ciò
si aggiunge il modo in cui Strange strizza l’occhio nel teaser,
molto simile a quello di Agatha in WandaVision. È forse arrivato il momento per
la vicina ficcanaso di Wanda Maximoff di fare il suo debutto sul
grande schermo?
Il Multiverso di Peter
Spider-Man: No Way
Home affronterà ufficialmente il concetto di Multiverso, con
elementi sia delle iterazioni di Sam Raimi che di Marc Webb che si
incroceranno nel longevo franchise dei Marvel Studios. Anche se molti spettatori
presumono che siano i cattivi dei precedenti franchise ad essere
finiti nel Marvel Cinematic Universe, un’altra
teoria più audace di
WhatCulture suggerisce il contrario.
Alcuni fan hanno suggerito che in
realtà è lo Spider-Man del MCU ad essere finito nell’universo
di Raimi, con Peter che non è stato più in grado di tornare nel suo
universo. Dal momento che i titoli precedenti del franchise sono
direttamente correlati alle circostanze personali del Peter del
MCU, questo aggiunge un certo
livello di credibilità alla teoria. È un’idea interessante che di
certo presenta una nuova visione della storia del film.
Tobey Maguire nei panni di zio Ben
Uno degli interpreti
più iconici di Spider-Man è Tobey Maguire, che molti considerano
ancora il miglior Peter Parker di sempre. Si ritiene che la star
possa essere parte di No Way Home, insieme ai suoi
co-protagonisti della trilogia originale. Secondo
We Got This Covered, inizialmente il Peter del MCU scambierà lo Spidey di Maguire
per il suo defunto zio Ben, rendendo il loro primo incontro un po’
imbarazzante.
Il MCU ha già fatto uso di un
escamotage simile, come ad esempio in WandaVision, quando
abbiamo visto Evan Peters fare la sua comparsa davanti la porta di
casa di Wanda Manixoff (per poi scoprire che, in realtà, non era il
Quicksilver del Fox-Verse, ma bensì un altro personaggio, tale
Ralph Bohner). È altamente possibile, quindi, che il MCU possa includere anche uno zio
Ben con l’aspetto di Tobey Maguire. Questo potrebbe anche servire
per alcuni flashback, con la star originale di Spider-Man nei panni
del defunto mentore del Peter del MCU, che passa simbolicamente il
testimone all’ultimo arrampicamuri del grande schermo.
Il cameo di Jemma Simmons
Il finale di Agents of SHIELD ha lasciato
molti fan devastati, che ancora oggi sperano nell’imminente ritorno
degli agenti SHIELD. Uno dei personaggi più popolari della serie è
di certo Jemma Simmons. Fortunatamente, il pubblico potrebbe non
dover aspettare molto per vedere di nuovo Jemma, poiché alcune voci
suggeriscono che il personaggio potrebbe apparire proprio inNo Way Home.
L’attrice che interpreta Simmons,
Elizabeth Henstridge, è stata avvistata vicino al luogo delle
riprese del film (via Atlanta
Filming). Jemma potrebbe non avere molto a che fare con la
trama del film, ma il suo ritorno potrebbe servire come omaggio
all’amata serie di spionaggio della Marvel. Dal momento che sembra che
anche il Matt Murdock di Charlie Cox sarà presente, sembra che i
Marvel Studios potrebbero essere
interessati a incorporare nel loro universo questi eroi del piccolo
schermo.
Leonardo DiCaprio nei panni di Spider-Man
La
prima avventura cinematografica di Spider-Man, all’inizio, doveva
essere molto diversa. Il regista James Cameron aveva
originariamente pianificato di dirigere il proprio adattamento a
fumetti, con Leonardo DiCaprio nel ruolo principale.
Sfortunatamente, i piani di Cameron sono falliti quando il
produttore Menahem Golan perse i diritti.
Ad
oggi, una teoria dei fan alquanto insolita su
Reddit pone la possibilità che l’attore si presenti come un
quarto Spider-Man, assolutamente a sorpresa. Dal momento che
esistono alcune voci secondo cui Tom Cruise potrebbe apparire come
un Iron Man multiversale nel sequel di Doctor Strange,
secondo alcuni sembra probabile a questo punto anche un
DiCaprio/Spider-Man. È una prospettiva allettante da considerare,
poiché gli spettatori avrebbero finalmente la possibilità di
assistere all’interpretazione dell’iconico supereroe da parte
dell’amatissimo attore.
Ned diventa Hobgoblin
Nei fumetti, spesso gli amici di Peter si
rivoltano contro di lui. Dal compagno di scuola Harry Osborn al suo
amico d’infanzia Eddie Brock, tutti hanno deciso di voltare le
spalle al bene. Una teoria dei fan particolarmente strana, emersa
su
Reddit, suggerisce che un
destino simile potrebbe accadere anche al Peter del MCU, con Ned Leeds che diventa il
nefasto Hobgoblin.
Anche se ciò può sembrare
improbabile, in realtà controparte fumettistica di Ned ha già
assunto quel ruolo. L’utente di Twitter
@StiltedBilted crede anche che Jacob Bateman abbia perso peso
proprio per il film, quindi per interpretare il nuovo personaggio.
Potrebbe quindi essere possibile che Jon Watts abbia decido di
portare in questo film l’alter ego supercriminale di Ned Leeds,
fornendo un’interessante sfida emotiva per il Peter del MCU.
Nel corso di un’intervista con
The Hollywood Reporter, Henry Cavill ha rivelato di avere un rimpianto
nei confronti della sua interpretazione di
Superman. Proprio di recente, l’attore ha spiegato
che vorrebbe ancora interpretare l’eroe kryptoniano sul grande
schermo, sottolineando di avere ancora
“il mantello nell’armadio”.
Tuttavia, l’attore ha criticato un
aspetto in particolare della sua performance nei panni dell’iconico
supereroe. Si tratta di un momento alla fine de
L’uomo d’acciaio in cui il personaggio si trova
davanti alla tomba di suo padre e rivolge un sorriso a sua madre
Martha. “C’è una scena alla fine de L’uomo d’acciaio, in cui sto parlando con
Martha. Avrei dovuto sorridere diversamente”, ha spiegato
l’attore.
“Ogni volta che vedo quella
scena, penso: ‘È un sorriso irritante’. Semplicemente, non mi
piace. Perché ho sorriso così? Non è così che sorrido. Avrei dovuto
farlo diversamente”, ha concluso.
Se Henry Cavill avrà o meno l’opportunità di
continuare con il ruolo e approfondire ulteriormente la sua
versione di Superman, è un mistero che ancora non sembra trovare
soluzione. Le voci sull’uscita effettiva di Cavill dal DCEU
circolano ormai dal 2018; parallelamente, si parla anche del fatto
che il suo Superman possa diventare un personaggio di supporto in
altri film dell’universo cinematografico.
Cavill è sicuramente molto legato al
personaggio. Tuttavia, considerando il contratto con Netflix per The Witcher e il coinvolgimento in altri imminenti
progetti cinematografici, i suoi impegni potrebbero effettivamente
impedirgli di prendere parte ad un eventuale sequel de
L’uomo d’acciaio o, comunque, di continuare a indossare i
panni del supereroe anche in altri progetti.
Guardiani della Galassia Vol. 2 ci ha
presentato i Guardiani originali (essenzialmente, un gruppo molto
più eroico di Ravagers), e all’epoca sembrava ovvio che il regista
James
Gunn avesse pianificato qualcosa per questi
personaggi.
Dopotutto, il regista aveva riunito
un impressionante gruppo di attori per interpretare i membri della
squadra, tra cui Michael Rosenbaum nei panni di
Martinex, Ving Rhames per il ruolo di Charlie-27 e
Michelle Yeoh nei panni di Aleta Ogord.
Sylvester Stallone ha avuto il ruolo più
importante, quello di Stakar Ogord, e di recente ha confermato in
un nuovo video condiviso via Instagram
che tornerà ad essere il vecchio compagno di squadra di Yondu
(Michael Rooker) anche nell’attesissimo Guardiani
della Galassia Vol. 3.
Non sappiamo se questa volta il
leggendario interprete di Rocky avrà un ruolo più esteso rispetto
al precedente film, anche perché lo stesso Gunn ha sempre definito
il personaggio come “molto importante all’interno dell’universo
Marvel”. Cosa avrà in cantiere il
regista? Al momento non ci è dato saperlo, considerato che ad oggi
i dettagli sulla trama del film sono ancora piuttosto scarsi.
Da quando Tom
Holland è entrato a far parte del MCU, inevitabilmente è diventato
una delle più grandi star di Hollywood, e nonostante abbia messo il
suo talento al servizio anche di altri progetti, quello di
Spider-Man è decisamente il ruolo più importante della sua
carriera, almeno fino ad oggi.
Ma qual è stato il vero impatto che
l’aver interpretato l’iconico supereroe ha avuto nella vita di
Holland? Il giovane attore, che rivedremo a breve nei panni di
Peter Parker nell’attesissimo Spider-Man:
No Way Home, ha avuto modo di parlare proprio di
questo in una recente intervista con Total Film (via
The Direct).
“Sono cresciuto e cambiato nel
miglior modo possibile. Ho imparato davvero a difendermi”, ha
spiegato. “Quando inizi a fare questi film per la prima volta, devi
fare come ti viene detto e non pensi a nulla. Ma col passare del
tempo ti rendi conto che sei un attore, che stai recitando in un
film e quindi devi proteggerti, imparando anche a dire no. Io ho
imparato a difendermi e a comportarmi in modo professionale,
soprattutto quando sei il protagonista, ma anche a godermi la fama
invece che scappare da essa.”
“È stata un’esperienza
straordinaria”, ha aggiunto. “Da attore, ho imparato ad
avere tanta fiducia nelle mie capacità, anche grazie a questa
coperta di Linus che è Spider-Man. È come un parco giochi per me.
Posso giocare liberamente, ma anche commettere errori. E a volte
quegli errori sono necessari per arrivare ad un’idea migliore. È da
lì che il personaggio si ritrova a crescere.”
L’inchiostro che
sporcava le mani di John Keats in Bright Star si trasforma ne Il potere
del cane in materia fangosa, pronta a rivestire i corpi
selvaggi di uomini e donne che recidono i legami con la propria
umanità, andandosi a mescolare con il sudore, la terra, l’essenza
primigenia e primitiva di istinti privi di raziocino.
La delicatezza delle
dita che sfiorano i tasti di un pianoforte in Lezioni di piano, dando vita a sinfonie
conturbanti e commoventi, lasciano spazio a urla interiori di
uomini e donne inascoltate, invisibili agli sguardi di chi ha occhi
per ammirare la bellezza di un paesaggio ameno, ma non di
un’umanità che brucia come boschi nel cuore di un incendio.
Montana, 1925. I
fratelli Burbanks, Phil e George, sono gli eredi di un grande ranch
di famiglia, che mandano avanti occupandosi dello spostamento di
mandrie, dell’essicazione delle pelli e dell’addestramento degli
uomini di fatica. Mentre George è un uomo sensibile e desidera una
famiglia, Phil è un uomo che si scalda facilmente, ossessionato dal
mito del suo mentore Bronco Henri. Quando George prende in sposa la
giovane vedova Rose e la porta al ranch, Phil prende di mira la
donna e suo figlio Peter e non smette di tormentarli.
Suggestiva amenità in
rattrappita umanità
Sviluppata in
orizzontale, con carrellate che si sostituiscono, moltiplicandosi,
allo sguardo di un uomo che ammira lo spazio immenso dinnanzi a
lui, la regia di Jane Campion crea una passerella
bucolica di ambienti vasti, che finiscono per rendere ancora più
piccoli, i suoi protagonisti. Pochi i primi piani destinati a ogni
personaggio che attraversa il suo campo di visione. Colto
nell’ambiente che più lo rappresenta, Phil, Peter e Rose diventano
essi stessi parte di quello spazio, sia esso domestico, che
naturale. Un’estensione umana di carte da parati, lenzuola di letti
disfatti, o acque di laghi nascosti, i personaggi della Campion
perdono la loro compattezza umana per abbigliarsi di astrattezza.
Ciò comporta un’incapacità da parte dello spettatore di comprendere
appieno le loro intenzioni, racchiudere i loro pensieri,
immedesimarsi negli spazi incancreniti, o non del tutto maturarti,
della loro umanità.
Nell’anima di Phil tutto
è contrastato da un senso di repressione, sia affettiva che
sentimentale per un’omosessualità latente e non accettata. Una
lotta interiore che intacca la resa narrativa in cui tutto è
suggerito senza essere indagato a fondo. Una superficialità emotiva
che stride con una maniacalità estetica di passaggi colti nella
loro bellezza ed enfatizzati da una fotografia tenue, che tutto
prende e dipinge di luce e tonalità calde. Una galleria di quadri
impressionisti incastonati in sguardi dai ritratti caravaggeschi
dove l’ombra dell’anima si scontra con la luce tenue, romantica
(nel senso poetico del termine) della natura.
Se l’ambiente esterno è
quasi tangibile, il mondo interno dei personaggi è un compendio
astratto, sfuggente, di anime in perpetuo cambiamento e difficili
da tratteggiare. Un labirinto empatico che lascia persi, senza
senso dell’orientamento, i propri spettatori, ma al posto di
incuriosirli con fare perturbante, finisce per lasciare loro in
bocca un senso di insoddisfazione.
I personaggi di Il potere
del cane sono spettri che nascono dalla profondità
della terra; esseri luciferini, i cui sguardi incendiati da fuochi
interiori incapaci di tradursi in dialoghi e sfoghi verbali, sono
filtrati da occhi brucianti, e gesti autodistruttivi. La discesa
nell’inferno personale di questi personaggi, immortalata
dicotocamente in un paesaggio bucolico e paradisiaco, è un cammino
segnato da una musica empatica, martellante, che grazie al talento
di Jonny Greenwood segna il ritmo sincopato di passi destinati a un
arco narrativo incompiuto, sebbene orientato verso un masochismo
latente, scevro di partecipazione affettiva.
Dopo Lezioni di piano, due mondi così in netto
contrasto come quello dei fratelli Burbanks da una parte, e quello
di Rose e Peter dall’altra, si incontrano e scontrano ai piedi di
un micro-universo fatto di polvere e pelli, mentre le facce si
sporcano di sangue. L’essere che non sa comunicare e che cerca di
aprirsi al mondo un po’ come la mano che scriveva d’amore senza
averlo mai conosciuto in Bright Star, non viene del tutto sviluppato
nella sua potenza latente con il personaggio di Phil. È lui il
perno centrale attorno a cui vanno a svilupparsi le dinamiche di
Il potere del cane.
Un uomo solitario, come
sottolineato dalle inquadrature della Campion che lo isolano dagli
altri, destinando la ripresa solo alla sua figura evitando di
coinvolgere anche piccole parti di coloro che lo circondano, e che
impedisce, proprio a causa di questa sua incapacità di relazione,
di portare a compimento la linea narrativa dedicata ai personaggi.
I volti dei protagonisti – e quello di una Mary che da angelo del
focolare si tramuta in diavolo domestico in primis – si fanno
ritratti simulacrali di più sconfitte, di un passato che ritorna
senza sfociare in alcun barlume di futuro. Le inquadrature sembrano
accarezzare un incanto feroce, quello di una bestialità che non
dimentica l’umanità. Ciò che ne consegue, tra pennellate
cinematografiche di interesse estetico ed estatico, è un ritratto
subliminale di un paesaggio di matrice western fatto di memorie
torbide e rimosse.
La perfezione del singolo
nella delusione del totale
Preso singolarmente,
ogni componente narrativo, visivo e musicale che va a formare
Il potere del cane è una gemma preziosa di
rara bellezza estetica. Una volta messi insieme, ogni elemento è
come se depotenziasse ciò che lo precede e lo segue, rubandosi
forza vitale gli uni agli altri. È paradossale constatare come la
combinazione studiata di parti strutturali esteticamente perfetti,
crei una figura umana straniante: attraente se vista da vicino in
ogni singola cellula epidermica, scialba se osservata da lontano
nel suo complesso.
Se lo sguardo della
Campion ha il potere di rendere sensuale ogni cosa, i suoi
personaggi restano bloccati in potenza, imprigionati tra i bordi
dei tipi sociali e narrativi a loro affidati. Un’aspirazione a
un’evoluzione incapace di compiersi che finisce per limitare al
ruolo di semplici figure figuranti i suoi protagonisti, diavoli
distanti che non riescono a coinvolgere lo spettatore nel loro
inferno personale.
La tematica e le vicende
personali già affrontate da Thomas
Savage nel romanzo da cui il
film trae ispirazione, è qui declinata in modo deludente,
sprofondando in un’afasia di linguaggio affettivo che tanto
vorrebbe dire e poco riesce a comunicare. E così l’istinto si
prosciuga, il dolore si rattrappisce e la bestialità violenta si
limita a divenire un senso di angosciosa paura; la paura di un cane
che abbaia, ma non morde.
All’inizio della scorsa settimana,
Disney+ ha annunciato che le versioni
IMAX di ben tredici film dei Marvel Studios sarebbero state
aggiunte al servizio di streaming. Esattamente come accade nelle
sale apposite, ora i fan potranno godere anche da casa di quel 26%
in più dell’azione sullo schermo, un dettaglio non da poco,
soprattutto se un regista ha girato parti del suo film impiegando
telecamere IMAX.
Queste versioni IMAX sono
disponibili sulla piattaforma dallo scorso 12 novembre, e
nonostante i pochi giorni trascorsi, i fan più attenti hanno già
scovato alcuni dettagli chiave che potrebbero essere sfuggitati a
chi invece ha visto il film soltanto nella cosiddetta versione
“standard”. In particolare, su
Reddit (via
CBM) è emerso un dettaglio a proposito di una scena del finale
di Avengers:
Endgame del 2019.
Quando viene riprodotto il messaggio
che Tony Stark aveva registrato prima della sua morte, la versione
IMAX del film rivela che, insieme a Pepper Potts, Happy Hogan e a
Morgan, nella stanza erano presenti anche Captain America e Thor.
Nella versione widescreen del film, entrambi appaiono inquadrati
dal petto in giù, quindi è probabile che qualcuno potrebbe non
essersi neanche accorto della loro presenza, o comunque non aver
subito collegato le sagome ai rispettivi personaggi (soprattutto
per quanto riguarda Steve Rogers).
È incredibile quanta differenza
faccia il solo vedere i volti di Cap e Thor: si tratta di un
dettaglio che, inevitabilmente, aggiunge decisamente qualcosa in
più alla scena in questione. Dopotutto, Steve e il Dio del Tuono
erano due degli alleati, nonché amici, più stretti di Iron Man, ed
erano lì, accanto a lui, nella battaglia contro Thanos.
Avengers:
Endgame è arrivato nelle nostre sale il 24 aprile
2019, diventando il maggior incasso nella storia del cinema. Nel
cast del film – tra gli altri – figurano Robert
Downey Jr., Chris
Evans, Mark
Ruffalo, Chris
Hemsworth e Scarlett
Johansson. Dopo gli eventi devastanti di Avengers:
Infinity War, l’universo è in rovina a causa
degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati
rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi
ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Nella lunga lista di registi che non
apprezzano i film Marvel si inserisce anche Ridley Scott, che proprio in occasione della
promozione del suo ultimo film, House of
Gucci, ha avuto modo di esprimere il suo pensiero
in merito ai film di supereroi.
Parlando con
Deadline, il regista di Alien e Blade Runner
ha avuto modo di riflettere sul suo approccio quando si tratta di
portare sul grande schermo storie vere, accadute nella realtà,
affermando che spesso i migliori film sono proprio guidati da
personaggi estremamente forti. A quel punto, si è lasciato andare
ad una critica nei confronti dei cinecomics.
“Quasi sempre, i migliori film
sono guidati dai personaggi. A questo punto, devo parlare dei film
di supereroi. Sono noiosi da morire”, ha dichiarato. “Le
sceneggiature di quei film non sono affatto buone. Penso di aver
diretto tre grandi film di supereroi nella mia carriera, scritti
nel modo giusto: Alien con Sigourney Weaver, Blade Runner con
Harrison Ford e il fo**utissimo Gladiatore.”
“Sono al 100% film di supereroi.
Quindi, mi chiedo: perché i film di supereroi non hanno storie
migliori?”, ha aggiunto il regista. “Mi dispiace, ho
esagerato. Chiedo scusa, però… davvero: sono film che si salvano
per lo più grazie agli effetti speciali, ma stanno diventando
noiosi anche per chi lavora in quell’ambito, se hai i
soldi.”
Nel corso della medesima intervista,
però, il regista di The Last Duel ha ammesso di aver apprezzato Joker
di Todd Phillips, rivelando: “Joaquin Phoenix è un attore che
può fare qualsiasi cosa. Ecco perché, quando fa qualcosa come
Joker, ti ritrovi davanti un film che propone qualcosa di mai visto
prima.”
Ricordiamo che il prossimo film di
Ridley Scott, dopo House of
Gucci, sarà Kitbag, biopic incentrato
sulla vita di Napoleone Bonaparte, che nel film sarà interpretato
proprio da
Joaquin Phoenix, che tornerà così a lavorare con il
regista britannico dopo Il gladiatore (di cui è anche in cantiere un
sequel).
Uscito nel 2004 e diretto da
Pitof, Catwoman con Halle
Berry era incentrato sulle avventure di Patience
Phillips e si distaccava completamente dalla storia originale del
personaggio dei fumetti DC.
Il film è stato universalmente
stroncato dalla critica, ha ottenuto sette nomination ai Razzie
Awards e per anni si è portato dietro la fama di essere uno dei
peggiori film mai realizzati (attualmente detiene una valutazione
del 9% su Rotten Tomatoes).
In una recente intervista con
Jake’s Takes in occasione della promozione del suo debutto alla
regia, Bruised, è
stata proprio Halle Berry ad ammettere che vorrebbe avere
un’altra occasione con l’iconico personaggio, questa volta magari
proprio in qualità di regista.
“Mi piacerebbe dirigere un film
su Catwoman”, ha ammesso. “Ora che ho quest’esperienza
alle spalle, potrei reinventare quel mondo esattamente come ho
fatto per questo film. Vorrei poter tornare indietro e reimmaginare
Catwoman. Mi piacere molto.”
L’attrice premio Oscar ha persino
un’idea per la sua nuova interpretazione dell’antieroina:
“Vorrei che Catwoman salvasse il mondo come fa la maggior parte
dei supereroi maschi. Alzerei la posta in gioco, punterei
decisamente più in alto. Penso che potrebbe essere più inclusivo
sia per gli uomini che per le donne.”
Presto rivedremo Catwoman sul grande schermo…
Catwoman venne
ampiamente criticato soprattutto per la trama e per le scelte
dietro alcuni personaggi. Nonostante i produttori avessero a
disposizione una vasta gamma di materiali tra cui poter scegliere,
soprattutto considerando la lunga storia di Selina Kyle nei fumetti
DC e il suo complicato rapporto con i malviventi dell’universo di
Batman, il film ha visto il personaggio di Patience scontrarsi e
affrontare la minaccia dietro un’azienda di cosmetici.
Lo stesso regista, il francese
Pitof, ha ammesso di non aver mai considerato i
fumetti originali durante la lavorazione del film, dal momento che
il suo intento era quello di dare vita ad un’iterazione della
celebre ladra totalmente nuova. Ricordiamo che il personaggio
tornerà sul grande schermo, interpretato da Zoe
Kravitz, nell’attesissimo The
Batman di Matt Reeves, che arriverà al
cinema il prossimo anno.
Nonostante le recensioni
contrastanti da parte della critica, non si può negare che uno dei
pregi di Eternals sia
quello di essere un film molto audace: tra i vari personaggi che
compongono il team di eroi cosmici, infatti, sono presenti anche il
primo supereroe sordo del MCU, ma anche il primo supereroe
apertamente gay dell’universo cinematografico.
Kevin Feige ha più volte ribadito che questa è
solo la punta dell’iceberg e che, in futuro, i Marvel Studios continueranno ad impegnarsi per
una maggiore rappresentanza all’interno delle loro storie. Un
grande passato avanti per il MCU, atteso da molti, che tuttavia
non è stato esente da sterili polemiche e, in alcuni casi, da
scelte di posizione estremamente radicalizzate (il film, ad
esempio,
non uscirà in Arabia Saudita proprio a causa della presenza del
personaggio di Phastos, l’eroe omosessuale).
Come riportato da
Variety (via
Screen Rant), Victoria Alonso, produttrice dei
Marvel Studios, ha risposto alle
critiche mosse nei confronti del cinecomic di Chloé Zhao in occasione degli Outfest Legacy
Awards. “Abbiamo cercato di alzare la posta in gioco, ma a
volte i critici non sono dalla nostra parte”, ha spiegato
Alonso. “Va bene. Va bene lo stesso. Dobbiamo comunque
ringraziare i critici. Tuttavia, sarà comunque il pubblico a
decidere.”
“Per noi, diversità e inclusione
non rappresentano un gioco politico”, ha aggiunto la
produttrice. “È una responsabilità al 100%, perché non si
ottiene il successo globale che abbiamo dato alla Walt Disney
Company senza il supporto di persone in tutto il mondo, di ogni
tipo di essere umano. Vogliamo assicurarci di poter continuare a
cambiare le cose anche in futuro.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Arrivano un sguardo ravvicinato alla
batmobile di The
Batman, l’attesissimo nuovo film sul pipistrello
diretto da Matt Reeves, che avrà un’inedito Bruce
Wayne interpretato da Robert Pattinson. Le immagino arrivano da un
evento avvenuto ad Abu Dabhi. Ecco le foto di seguito.
Durante l’evento ha partecipato
anche l’attore protagonista che ha descritto le intenzioni dietro
al film:La prima volta che ho incontrato Matt Reeves abbiamo parlato
del fatto che volevamo fare qualcosa di radicalmente diverso da ciò
che abbiamo visto finora. Non ha molto controllo della sua
personalità. La separazione tra Batman e Bruce non è ancora
chiara.Mi
piaceva l’idea si avere u Batman ancora fuori controllo. È una
strana creatura. Non ha ancora ben capito cos’è Batman, esce la
notte con il cappuccio perché non riesce a dormire.
Ci sono pochi franchise
cinematografici di successo come il MCU,
che continua a dominare al box office e, in certi casi, anche tra i
critici. L’uscita del nuovo film Gli Eterni segnala alcuni cambiamenti
significativi nell’universo condiviso, introducendo alcuni nuovi
personaggi e sollevando ulteriormente le profonde domande
filosofiche che hanno sempre aleggiato sullo sfondo.
È un film pieno di personaggi
affascinanti e complessi – con le loro motivazioni e attributi
moralmente ambigui – molti dei quali hanno alcune sorprendenti
somiglianze con i supereroi che dominano il DCEU, come
mostra ScreenRant.
Sersi – Wonder Woman
Sersi è
per molti versi il personaggio più simpatico di Eternals, poiché è una di quelle che rimane
determinata a salvare la popolazione sulla Terra, anche se così
facendo tradisce la missione essenziale degli Eterni.
Ha molto in comune con
Wonder Woman, in quanto entrambi i
personaggi sono motivati da un profondo senso di giustizia, e
mentre Sersi non è così incline ad usare la
violenza fisica come Wonder Woman, entrambi sono
determinati a fare tutto ciò che è in loro potere per assicurarsi
di proteggere coloro che sono più vulnerabili di loro.
Ikarus – Peacemaker
Ikarus è
uno dei personaggi più ambigui che appaiono in Gli Eterni, perché è così devoto alla loro
missione che è disposto e capace di distruggere i suoi stessi
compagni nel perseguirla.
In questo senso, è molto simile a
Peacemaker di Suicide
Squad, il quale è pure disposto a uccidere chiunque si
metta sulla strada della sua missione. Nessuno dei due personaggi è
assolutamente irredimibile, tuttavia, ed entrambi illustrano quanto
sia complicata la questione dell’eroismo nel moderni cinecomics.
Gilgamesh – Superman
Come suggerisce il suo
nome, Gilgamesh è un personaggio con una notevole
forza fisica, e si dà il caso che sia uno dei personaggi più
coraggiosi tra Gli Eterni, disposto a stare con
Thena e ad aiutarla anche correndo grandi rischi
personali per se stesso.
Con la sua innata nobiltà e la sua
tremenda forza fisica, ha una stretta corrispondenza spirituale con
Superman, probabilmente uno dei più nobili tra
tutti gli eroi del DCEU e
quello che più di tutti si assume il compito di proteggere i
deboli.
Thena – Cacciatrice
Thena è
sicuramente considerata uno dei migliori ruoli di Angelina Jolie, e a ragione. Sebbene sia una
combattente formidabile, ha anche le sue complessità emotive, e
porta il peso di dover ricordare le loro vite passate e la
distruzione dei pianeti passati.
Nel DCEU, si
accorda molto bene con Huntress di Birds of Prey, che è anche un personaggio
perseguitato dal suo passato familiare, ma che lavora sul suo
trauma passato per assicurarsi che sia finalmente fatta
giustizia.
Druig – Cyborg
Di tutti gli Eterni, è Druig quello che ha
più amarezza verso la loro missione, e la sua capacità di
manipolare la coscienza umana è tanto una maledizione quanto una
benedizione. È anche uno di quelli che è disposto ad andare contro
la loro missione, soprattutto perché vuole risparmiare agli umani
la loro estinzione di massa.
Nella sua psiche torturata, nella
sua capacità di comandare enormi quantità di informazioni e nel suo
cinismo generale, assomiglia molto al Cyborg del
DCEU, che
deve fare i conti con una grande quantità di amarezza per diventare
un membro a pieno titolo della Justice
League.
Kingo – Shazam
Tra gli Eterni, Kingo è chiaramente
riuscito ad adattarsi facilmente tra gli esseri umani, inserendosi
in diverse generazioni di attori di successo di Bollywood. Per di
più, gli piace chiaramente essere un umano, anche se è molto
disposto a sacrificarli per la loro missione.
Nella sua abilità di essere un umano
e nel suo approccio generalmente spensierato alla vita ha molte
somiglianze con Shazam del DCEU, la
cui gioia infantile di essere un supereroe è una parte fondamentale
del suo fascino.
Sprite – Harley Quinn
Come gli altri membri degli
Eterni, Sprite ha alcuni dei
suoi problemi da risolvere, molti dei quali sono resi
particolarmente pressanti perché non è mai in grado di invecchiare
e apparire come gli altri umani adulti. Per questo motivo, finisce
per rivoltarsi contro gli Eterni quando questi si accingono a
sconfiggere il Celestiale.
Nelle sue complessità morali e nei
suoi tentativi di superare i traumi del passato, si adatta bene a
Harley Quinn (uno dei migliori ruoli di
Margot Robbie), probabilmente uno dei
supereroi femminili più convincenti del DCEU.
Phastos – Aquaman
Come
Kingo, Phastos si è fatto una
casa tra gli umani, con un marito e un figlio. Di conseguenza, è
inizialmente restio ad unirsi agli Eterni mentre cercano di fermare
l’ascesa del nuovo Celestiale. È quindi un eroe riluttante, proprio
come Aquaman nel DCEU.
Entrambi, comunque, alla fine si
rendono conto che semplicemente non è possibile restare in
panchina, specialmente se vogliono salvare il mondo e le persone
che amano di più.
Makkari – Black Canary
Makkari è
un personaggio innovativo nel MCU,
essendo il primo supereroe sordo. È anche un personaggio molto
nobile e potente che ha molto in comune con la sua controparte
mitologica, come chiarisce la sequenza in cui attacca
Ikarus mentre cerca di aiutare a generare la
nascita del nuovo Celestiale.
È anche una delle figure più
enigmatiche degli Eterni, cosa che condivide con Black
Canary, la cui voce potente la rende un avversario
formidabile ma che sembra sempre nascondere alcune parti della sua
personalità.
Ajak – Batman
Di tutti gli
Eterni, Ajak ha il fardello più
pesante da portare, poiché sa che la Terra è destinata ad essere
distrutta dalla nascita del nuovo Celestiale.
Tuttavia, è anche il loro leader e fa tutto il possibile per
aiutarli.
Come Batman,
con il quale condivide molte caratteristiche, avverte l’onere di
essere un leader, e all’inizio del film ha già iniziato a sentire
un discreto cinismo sulla loro missione, ed è per questo che decide
che devono fare il possibile per salvare l’umanità.