Ecco la nostra intervista a
Cinco Paul, creatore, e a Barry
Sonnenfeld, regista di Schmigadoon!,
la nuova serie Appletv+ disponibile in piattaforma con i primi due
episodi dal 16 luglio e con un episodio nuovo ogni venerdì, fino al
13 agosto.
Schmigadoon! trama e cast
“Schmigadoon!”, una parodia di
musical iconici della Golden Age, vede protagonisti Strong e Key
nei panni di una coppia che si mette in viaggio con lo zaino in
spalla per rinvigorire la propria relazione, finché non si imbatte
in una città magica in cui tutti si comportano come se fossero in
un musical degli anni ’40. I due scoprono anche che non possono
lasciare la città finché non troveranno il “vero amore”. La prima
stagione vede nel cast anche
Alan Cumming, Kristin Chenoweth, Aaron Tveit, Dove Cameron,
Ariana DeBose, Fred Armisen, Jaime Camil, Jane Krakowski, Ann
Harada e Martin Short come guest star.
Ideata da Broadway Video e
Universal Television, una divisione di Universal Studio Group,
“Schmigadoon!” è co-creata da Cinco Paul e Ken Daurio. Cinco Paul,
che è anche showrunner, ha scritto tutte le canzoni originali della
serie. Barry Sonnenfeld dirige la serie e ne è produttore
esecutivo. Oltre a recitare, Cecily Strong è produttrice, mentre
Ken Daurio è produttore consulente e scrittore. Andrew Singer è
produttore esecutivo con Lorne Michaels per conto di Broadway
Video.
I personaggi del MCU hanno sempre dovuto fare i conti con la
capacità di riuscire a mantenere dei segreti. I supereroi e gli
antieroi dell’Universo Cinematografico Marvel sono pieni di segreti,
alcuni più oscuri, alcuni usati per proteggere coloro che amano.
Screen
Rant ha raccolto i 10 più grandi segreti che i protagonisti del
MCU hanno dovuto mantenere:
Loki – Bandire Odino da Asgard
Nessuno può fidarsi di Loki
nel MCU. Ha dimostrato ripetutamente di
essere un bugiardo e un imbroglione e siamo certi che farà di tutto
per andare avanti seguendo quella strada. Ha finto la propria morte
in Thor: The
Dark World, evento che ha fatto versare una lacrima
persino al Dio del Tuono.
Tuttavia, il peccato più grande di
Loki è stato quello che ha fatto proprio mentre era morto. Lanciò
un incantesimo su Odino e rinchiuse il sovrano asgardiano in una
casa di riposo, assumendo per sé il governo di Asgard. Quando Thor
fece ammettere a Loki i suoi segreti, era troppo tardi e Odino morì
dopo aver salutato i suoi figli.
Black Panther – Nascondere il Soldato d’Inverno
In Captain
America: Civil War, il team di supereroi si è schierato ed
è andato in guerra l’uno contro l’altro. Sia Iron Man che Black
Panther si schierarono dalla stessa parte, poiché credevano che il
Soldato d’Inverno avesse ucciso il padre di T’Challa.
Tuttavia, era stata in realtà una
messa a punto del barone Zemo. Mentre Iron Man ha cercato comunque
di uccidere Bucky per gli omicidi dei suoi genitori, Black Panther
ebbe pietà dell’uomo e lo nascose a Wakanda, sperando di salvarlo
piuttosto che condannarlo, e nascondendo il segreto a tutti tranne
che a Captain America.
Talos – Prendere il posto di Nick Fury
Nick Fury ha sempre mentito
a quasi tutti, su tutto. È la super spia perfetta grazie alla sua
capacità di nascondere informazioni importanti anche a coloro che
si fidano di lui. Nick Fury non è nemmeno sulla Terra in questo
momento, poiché vive a bordo di un’astronave nello spazio insieme
agli Skrull.
Nel frattempo Talos, che ha
debuttato in Captain
Marvel, ha preso il posto di Fury sulla Terra. Non si sa
da quanto tempo sia in corso questo stratagemma segreto, o quante
persone sulla Terra potrebbero essere, in realtà, uno Skrull…
Occhio di Falco – Nascondere la sua famiglia
Occhio di Falco ha
scioccato l’intero MCU in
Avengers: Age of Ultron. In quel film, Ultron è diventato
malvagio e ha attaccato il suo creatore, Tony Stark, prima di
dichiarare che avrebbe distrutto tutti gli umani per salvare il
pianeta. Dopo che i Vendicatori hanno perso una battaglia a causa
di Wanda e Quicksilver, si sono nascosti.
Quando si sono nascosti, sono finiti
in un posto che solo poche persone selezionate conoscevano. Mentre
lavorava per lo S.H.I.E.L.D., Occhio di Falco aveva una famiglia
segreta, che viveva fuori dal resto del mondo per la propria
sicurezza.
Nick Fury – Simulare la propria morte
Captain
America: The Winter Soldier è stato il miglior film di
spionaggio del MCU, la cui storia contiene al suo
interno le bugie e i segreti di moltissimi personaggi. Tuttavia, il
film non ha rivelato la più grande bugia di tutte, svelata soltanto
in seguito. Nel film, il Soldato d’Inverno prende di mira Nick Fury
e riempie il suo SUV di buchi. Quando Bucky è ormai intenzionato ad
ucciderlo, Fury scomparve.
Black Widow e Captain America finirono in una
struttura medica segreta, dove videro morire Fury. Tuttavia, Nick
tornò in
Avengers: Age of Ultron, dopo aver simulato la
sua morte e averla tenuta segreta ai Vendicatori.
Black Panther – Tenere nascosta Wakanda
T’Challa ha ereditato un
segreto da suo padre che sentiva di dover nascondere al mondo.
Questo segreto era che Wakanda era un paese tecnicamente avanzato,
con una scienza potenziata che il resto del mondo poteva solo
invidiare.
Black Panther ha dovuto mantenere
questo segreto e dire al mondo che Wakanda, al contrario, era un
paese povero del terzo mondo, al fine di proteggere le proprie
risorse da altri paesi. Dopo aver portato un agente
dell’intelligence americana a Wakanda, T’Challa decise che era
giunto il momento di rivelare il suo segreto al mondo.
Odino – Mantenere il segreto su Hela
Spesso i segreti finiscono per tornare a ferire le
persone che non hanno mai saputo la verità. Per tutta la vita,
Odino ha mentito ai suoi figli, Thor e Loki. Ad esempio, ha mentito
a Loki sulla sua parentela, che è tornata a tormentarlo in
Thor: The
Dark World.
Tuttavia, la bugia più grande è arrivata in Thor: Ragnarok. Thor e Loki hanno una
sorella conosciuta come Hela, la dea della morte. Odino l’ha
bandita, ma non prima che distruggesse il potente esercito delle
Valchirie. Quando Odino morì, Hela tornò, e poiché né Thor né Loki
sapevano nulla di lei, conquistò facilmente Asgard e contribuì alla
sua distruzione.
Vedova Nera e Occhio di Falco –
Nascondere il proprio passato
Proprio come Occhio di
Falco, anche Vedova Nera aveva molti segreti, grazie alla sua
carriera come spia per lo S.H.I.E.L.D. Ha ammesso a Bruce Banner di
avere un passato oscuro e di provenire dalla Stanza Rossa. Ha detto
a Loki che Occhio di Falco era venuto per ucciderla e che, alla
fine, aveva preso una decisione diversa, aiutandola a
disertare.
Tuttavia, sia Vedova Nera che Occhio
di Falco hanno accennato ad altre cose quando hanno parlato, come
battaglie e missioni di cui non avrebbero parlato a nessuno, e
ulteriori segreti che questi due guerrieri nascondevano al
mondo.
Nick Fury – La finta morte di Coulson
La più grande bugia che Nick Fury ha
raccontato ai Vendicatori è arrivata quando si sono ritrovati in
battaglia contro Loki a bordo dell’Elivelivolo. Loki incantò Hulk e
costrinse i Vendicatori a combatter, mentre il Dio dell’Inganno
tentava la fuga. L’agente Coulson era lì per fermarlo, ma Loki lo
ha pugnalato e apparentemente ha ucciso il popolare agente dello
S.H.I.E.L.D.
Fury ha quindi usato la morte di Coulson per
convincere i Vendicatori a lavorare insieme per fermare Loki.
Tuttavia, Fury fece sottoporre Coulson a una procedura che lo
riportò in vita e lo tenne segreto per assicurarsi che i
Vendicatori avessero il reale desiderio di vincere.
Lo SHIELD – Il controllo dell’HYDRA
Captain America: The Winter Soldier ha riportato in
vita il migliore amico di Cap come assassino, ma non è stato
nemmeno quello lo shock più grande. Si è scoperto che diverse
persone avevano tenuto un segreto per decenni e poi hanno
approfittato di questo momento per assumere il controllo del
governo degli Stati Uniti.
Il capo di Nick Fury, molti degli
alleati di Cap nello S.H.I.E.L.D. e persino i rappresentanti del
Congresso nel governo degli Stati Uniti erano tutti agenti
dormienti che cercavano di emergere mentre l’Hydra tentava
un’acquisizione ostile.
Quando Natasha e Yelena
(Florence Pugh) decidono di far evadere Alexi
Shostakov di prigione in Black Widow, subito dopo
assistiamo ad una scena in cui Guardiano Rosso fa a braccio di
ferro con alcuni dei suoi compagni detenuti. Alexi si riferisce
all’enorme uomo che finisce con il polso spezzato chiamandolo Ursa,
e ora l’attore Olivier Richters ha confermato che
il suo personaggio è davvero Ursa Major, ossia Orsa Maggiore.
Richters ha condiviso un post su
Instagram
in cui ha chiarito che ha interpretato il membro della Guardia
d’Inverno nel film e che nei fumetti ha la capacità mutante di
trasformarsi in un enorme orso. Il film non stabilisce mai questa
cosa (ovviamente), ma Richters crede che questo rende ufficialmente
il suo personaggio il primo X-Men ad apparire nel MCU.
“Black Widow è uscito”, ha sottotitolato
l’attore nella didascalia che ha accompagnato il suo post.
“Dopo due anni posso finalmente dire chi è il mio personaggio:
Ursa Major, il primo mutante (X-Men) ad apparire nel MCU. Ursa fa parte della Guardia
d’Inverno, nota per essere la risposta russa agli Avengers. Il suo
potere è quello di riuscire a trasformarsi in un orso incredibile,
trascendendo le dimensioni di Hulk. Ursa appare molte volte nei
fumetti combattendo contro Wolverine e Hulk.”
“Quando la produzione sul set mi
ha detto chi ero veramente in Black Widow, ho versato qualche
lacrima nella mia stanza d’albergo, perché il mio sogno
cinematografico si è avverato: essere un supereroe ufficiale dei
fumetti. Posso solo sperare che la Marvel riporti Ursa in piena
forma”, ha concluso l’attore.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Si è spento, a 44 anni,
Libero De Rienzo, l’attore, sceneggiatore e
regista che ha raggiunto la notorietà presso il grande pubblico con
l’esilarante ruolo di Bartolomeo nella trilogia di Smetto Quando Voglio.
Nato a Napoli nel 1977,
Libero De Rienzo aveva vinto un David di Donatello
nel 2002 per Santa Maradona, e aveva ricevuto altre due nomination,
da protagonista e da non protagonista per Smetto Quando Voglio, nel
2014, e per Fortapàsc, nel 2009, film di Marco Risi in cui ha
interpretato il giornalista Giancarlo Siani.
Sposato con la costumista Marcella
Mosca, lascia due figli di 6 e 2 anni. Dopo i funerali la salma
sarà inumata in Irpinia, accanto alla mamma.
The
Batman è stata una delle tantissime produzioni che
hanno dovuto interrompersi a causa della pandemia di COVID-19.
Tuttavia, anche quando le riprese sono ufficialmente partite, ci
sono state numerose difficoltà: tra queste, il fatto che la star
del film, Robert Pattinson, sia risultato positivo al
Coronavirus.
Di recente, la co-star Colin Farrell ha affrontato la questione
durante un’intervista con Josh Horowitz all’interno del podcast
Happy Sad
Confused. “Robert si è ammalato e ovviamente è stato il
panico: ‘C***o, Batman ha il Covid? Batman ha il Covid? C***o!’.
Dalla prima volta che abbiamo messo piedi sul set all’ultimo giorno
di riprese sono trascorsi circa dodici o quattordici
mesi.”
“Matt Reeves sta montando il
film ora”, ha continuato Farrell. “Non ho parlato con lui
né ho sentito cose al riguardo. Non so come stiano procedendo i
lavori, ma so che è profondamente coinvolto nel progetto.”
Parlando invece del suo personaggio
(Oswald Cobblepot, alias Pinguino), Colin Farrell ci ha tenuto a ribadire che il
suo ruolo nel film sarà molto piccolo. “Ho solo cinque o sei
scene. Quindi non vedo l’ora di vedere il film, perché non sarà
rovinato dalla mia presenza”, ha ironizzato l’attore. “Mi
sentirò un po’ a disagio per quei nove minuti a disposizione, ma
per il resto non vedo l’ora di vedere come Matt ha dato vita a
questo mondo.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
ATTENZIONE – L’ARTICOLO CHE
SEGUE CONTIENE SPOILER SU BLACK WIDOW
Allo stato attuale, il
personaggio della Contessa Valentina Allegra de Fontaine
interpretato da Julia Louis-Dreyfus è apparso in due progetti dei
Marvel Studios: la serie The Falcon and the Winter Soldier e il film
Black Widow. In quest’ultimo, ha reclutato
Yelena Belova nella scena post-credits per dare la caccia a Occhio
di Falco, mentre nella serie disponibile su Disney+ ha dato a John Walker un nuovo
scopo, nominandolo U.S. Agent.
Sembra proprio che Val stia mettendo
insieme una squadra… I fan sono convinti che si tratti degli Oscuri
Vendicatori (i Dark Avengers), che la Contessa sta cercando di
mettere insieme al pari di quanto fatto da Nick Fury all’inizio
della Saga dell’Infinito con gli Avengers. Dopotutto, avendo legami
con l’HYDRA, Val sarebbe la scelta più logica e coerente per
“assemblare” il team di supercriminali.
Ora, durante una recente intervista
(via
The Direct), il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato che effettivamente
il personaggio di Val “sta tramando qualcosa”. “Sì,
decisamente. Sembra essere in modalità reclutamento”, ha
anticipato. “Yelena lavora già per lei? Sembra che abbiano una
connessione in quella scena. Sì.”
Parlando del possibile futuro della
Contessa nel MCU, Feige ha aggiunto: “L’idea
di inserirla in quest’universo era qualcosa che abbiamo sempre
voluto fare, ma dovevamo trovare il modo giusto. Alla fine è
arrivato. Abbiamo avuto l’opportunità di averla in Black Widow, in The Falcon and the Winter
Soldier e… in altri progetti che arriveranno. Julia
Louis-Dreyfus era totalmente d’accordo e coinvolta al 100% nella
cosa. È un’aggiunta straordinaria al nostro mond, e non vedo l’ora
che le persone restino sorprese nello scoprire dove la
rivedranno.”
Al momento è difficile prevedere
dove ritroveremo la Contessa. Nella scena post-credits di
Black
Widow(che
abbiamo analizzato in quest’articolo), Yelena incontra Val
davanti la tomba di Natasha e pare che la ragazza voglia vendicarsi
dell’uomo che crede sia responsabile della morte di sua sorella,
ossia Clint Barton. È stato confermato l’anno scorso che
Florence Pugh sarebbe tornata nella
serie Hawkeye,
anche se – ovviamente – all’epoca non sapevamo che Yelena avrebbe
preso di mira Occhio di Falco. E se nel nuovo show Disney+ rivedessimo anche Val?
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Forse non tutti sanno che Captain
Marvel avrebbe dovuto fare il suo debutto nel MCU in Avengers: Age of Ultron del 2015. Tuttavia, i piani
per l’ingresso di Carol Danvers nell’Universo Cinematografico
Marvel sono stati poi rivisti, fino
a quando il personaggio non ha fatto la sua prima comparsa
ufficiale nella scena post-credits di Avengers:
Infinity War (anche se in quel caso era più un rimando
diretto allo standalone che altro, dal momento che, di fatto, nella
scena in questione Carol neanche appare).
A quanto pare, però, la decisione di
rimuovere Captain Marvel da Age of Ultron non è stata l’unica volta che la
Marvel ha cambiato idea circa i
piani in merito al debutto del personaggio. In una recente
intervista
ComicBook, infatti, Eric Pearson, lo
sceneggiatore di Black
Widow, ha ammesso di aver scritto la bozza di una
sceneggiatura che era molto, ma molto diversa dalla versione finale
del film che è stato poi scritto da Anna Boden, Ryan Fleck e Geneva
Robertson-Dworet.
Pearson ha spiegato: “Avevo
scritto una sceneggiatura di Captain Marvel per il Marvel Writers Program che è
diversa al 100% dalla versione che è uscita al cinema. Ricordo che
alcuni anni fa ho trovato una scatola piena di roba e dentro
c’erano un paio di bozze. Allora ho pensato: ‘Forse devo
distruggerle?’ Va bene conservarle? E se qualcuno le trovasse?’. Ci
sono un mucchio di cose là fuori. Le persone riescono a trovare
pagine che non sono state tagliuzzate a dovere o che sono cadute
da… non lo so. Ricordo che non c’era Thanos. Non c’era… Sto
cercando di pensare a chi fosse il cattivo. In qualche modo era
l’Intelligenza Suprema… ma era comunque diverso al 100%.”
Captain Marvel: in arrivo il sequel The Marvels
Ricordiamo che l’11 novembre 2022
arriverà nelle sale The
Marvels, il sequel del
cinecomic Captain
Marvelcon
protagonista il premio Oscar Brie
Larsonche ha
incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale. Il sequel
sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata
serieWandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo anche
nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers.
Gran parte del successo del
franchise di Guardiani della Galassia è dovuto al regista e
sceneggiatore James Gunn, che ha saputo reinventare i
personaggi dei fumetti trasformandoli nelle icone del grande
schermo che ancora oggi i fan del MCU adorano. Tuttavia, Gunn ha
comunque dei rimpianti in merito alla saga…
Intervistato da MovieMaker in
occasione della promozione dell’attesissimo The Suicide
Squad, il regista e sceneggiatore ha rivelato che il suo
unico rimpianto in merito a Guardiani della Galassia è stato
quello di aver affrettato le riprese, perché così era solito fare
nelle sue precedenti produzioni. Come spiegato d a Gunn, all’epoca
aveva la mentalità di un produttore che vuole finire le riprese in
anticipo e andare avanti, invece di concedersi il tempo necessario
di cui aveva bisogno.
“Stavo parlando di questo con il
mio partner proprio l’altra sera: il mio più grande rimpianto con i
Guardiani era che pensavo ancora nell’ottica di un
produttore”, ha dichiarato James Gunn. “Eravamo così di fretta che
pensavamo solo a finire il girato in tempo. Facevamo 54
configurazioni al giorno con una sola macchina da presa per Super,
il che è inaudito. Era tutto un correre, correre, correre… e quindi
quei ritmi erano diventati parte di tutto ciò che stavo facendo.
Quel panico, quell’ansia che avevo sul set tutto il giorno me li
sono portati dietro e hanno contaminato anche il set dei primi due
film sui Guardiani. Avevo bisogno di imparare a concentrarmi su
altro… di fare le cose bene ma anche di rilassarmi. Quell’ansia è
forse uno dei pochi rimpianti che ho in merito a quel
periodo.”
ATTENZIONE – L’ARTICOLO CHE
SEGUE CONTIENE ENORMI SPOILER SU BLACK WIDOW
In una recente intervista
con
Esquire, l’attrice Olga Kurylenko ha parlato di Black Widow, il cinecomic
Marvel in cui interpreta il ruolo
di Antonia/Taskmaster, la cui identità è stata tenuta segreta fino
all’uscita del film. In effetti, la star di Quantum of
Solace ha parlato proprio di quanto sia stato difficile
riuscire a mantenere il segreto circa la reale identità del suo
personaggio.
“Abbiamo tutti dovuto firmare un
accordo di non divulgazione. Ovviamente, tutti sapevamo che sarebbe
stato un grande segreto di cui non si doveva parlare”, ha
spiegato l’attrice. “Stavamo girando in esterni e i paparazzi
erano dappertutto. Dovevo vestirmi e camminare dalla mia tenda al
set. Avevano realizzato questa sorta di ombrello con del tessuto
appeso. Io ero sotto e dovevo guardare attraverso un piccolo buco
per vedere dove stessi andando. Erano molto concentrati. Dicevano:
‘Nessuno vedrà chi è’. E alla fine ci sono riusciti. Voglio dire,
fino ad ora nessuno lo sapeva.”
“Neanche mia madre lo sa
ancora”, ha continuato Olga. “È stato divertentissimo,
perché quando è uscito il trailer del film ha detto: ‘Oh mio Dio,
ho visto questo trailer. Conosci il film? Sembra davvero bello.
Voglio vederlo. Possiamo andare insieme?’. E io le ho risposto:
‘Certo, verrò con te’. Ancora non le ho detto che ci sono anche io.
Ora penso di poterglielo dire. Povera mamma… Voglio dire: non ne ha
la minima idea.”
Sempre nel corso della medesima
intervista,
Olga Kurylenko ha parlato anche del futuro del suo
personaggio nel MCU, rivelando che dipenderà
esclusivamente da ciò che i Marvel Studios decideranno di fare con la sua
storia. Tuttavia, ha confermato che le piacerebbe tornare ad
interpretarlo: “Immagina se dicessi: ‘No, non lo farei’.
Sarebbe strano, no? Qualcuno mi crederebbe davvero? Certo che lo
farei. Sarebbe davvero fantastico. Mi piacerebbe molto.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
QuandoIdris
Elba venne annunciato nel cast di The Suicide
Squad, in molti pensavano che l’attore avrebbe
interpretato il ruolo di Deadshot, andando così a
sostituire Will
Smith, che aveva interpretato il personaggio nel film
di David
Ayer.
Tuttavia, in seguito è stato
confermato che la star della serie Luther
avrebbe interpretato un personaggio totalmente diverso, ossia
Bloodsport. Ora veniamo a conoscenza del fatto che l’attore
britannico ha firmato per unirsi al cast del film senza sapere
quale personaggio avrebbe effettivamente interpretato.
In un’intervista con
Esquire, Idris Elba
ha parlato del suo casting in The Suicide
Squad, rivelando che all’epoca tutto ciò che sapeva
era che il film sarebbe stato scritto e diretto da James Gunn. Come spiegato dall’attore, non
aveva bisogno di sapere quale personaggio avrebbe interpretato o di
conoscere eventuali dettagli sulla trama: per lui, il
coinvolgimento di Gunn era già una garanzia.
“Ho firmato perché volevo
davvero lavorare con James”, ha detto Elba. “È un genio.
Ero davvero colpito e onorato all’idea che qualcuno con il suo
talento fosse così desideroso di lavorare con me, anche se non
abbiamo avuto una tabella di marcia necessaria su chi fosse il
personaggio. Ho investito molto in fretta nell’esplorazione di
quest’aspetto, perché potevamo spingerci ovunque.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
È cominciata di gran carriera la
promozione di The Suicide
Squad, il blockbuster che James
Gunn ha realizzato per Warner Bros e che arriverà al
cinema il prossimo agosto. Durante una delle sue prime interviste,
il regista e sceneggiatore ha parlato con SFX Magazine del genere
che lo ha reso famoso,
dicendo che trova noiosi molti dei recenti film di
supereroi.
Il regista ha poi continuato,
spiegando che questa sua sensazione è dettata dal fatto che molti
film di questo genere sono tutti uguali, si adeguano ad uno
standard e non si preoccupano di innovare o cercare strade nuove,
cosa che invece lui preferisce e rispetta, oltre a percorrere lui
stesso sempre il sentiero dell’innovazione, soprattutto nel
linguaggio.
Al momento, James
Gunn si trova coinvolto con Warner Bros per DC e Disney
per Marvel, dal momento che la Casa di
Topolino gli ha riaffidato la regia di Guardiani della Galassia Vol.
3dopo un momentaneo licenziamento.
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Dopo il grande
successo di Non ci resta che il crimine, non ha sorpreso
nessuno l’annuncio che Massimiliano Bruno fosse al lavoro su
un sequel, che dava seguito alle disavventure di Moreno
(Marco
Giallini), Sebastiano (Alessandro
Gassmann) e Giuseppe (Gianmarco Tognazzi). E ora, con
più di un anno di ritardo per cause di forza maggiore, è
disponibile su Sky Cinema e in streaming su NOWRitorno al crimine, in cui scopriamo cosa è accaduto ai
nostri tre improbabili eroi, dopo la rocambolesca fuga dalle
grinfie di Regatino (Edoardo
Leo).
Ma chi sono i
protagonisti di questo sequel? Quali sono i volti noti e quali
quelli nuovi di questa seconda sgangherata avventura alla ricerca
di un tesoro? Eccoli di seguito!
Van Gogh/Antonio
Gargiulo
Volto televisivo e
cinematografico molto conosciuto, Gargiulo interpreta il malavitoso
Van Gogh, così chiamato per via della sua incredibile somiglianza
con il pittore olandese, un cui autoritratto è il MacGuffin scelto
da Bruno per far procedere la sua storia nella trama ambientata
nella contemporaneità. Perché Ritorno al Crimine
si sviluppa su due piani temporali e due missioni differenti, che
vedranno i protagonisti ancora una volta alle prese con faccende
molto più grandi di loro.
Van Gogh è appunto il
cattivo della linea temporale contemporanea e il suo desiderio
capriccioso di possedere un originale dell’artista a cui tanto
assomiglia, spingerà i nostri a cimentarsi in un furto organizzato
in maniera decisamente insolita.
Contessa
Roccapadula/Corinne Cléry
Ospite accogliente e
altolocata, la Contessa Roccapadula compare nel secondo atto del
film, in una scena all stars in cui abbiamo anche la possibilità di
scorgere Achille Lauro in persona, in un dialogo breve ma
esilarante con lo spaesato Regatino, alle prese con una festa un
po’ snob in cui, lui, malavitoso degli anni ’80, poco riesce ad
orientarsi.
Con gli eleganti
lineamenti di Cléry, la Contessa è una splendida padrona di casa,
il prototipo di nobildonna ricca e interessata alle belle arti, che
non perde occasione di ospitare giovani artisti alle sue feste, ma
a volte così accecata dal prestigio di circondarsi dell’estro di
altre persone che difficilmente riconosce il vero valore. Cosa che
sa bene il personaggio interpretato da Carlo Buccirosso… ma ci
arriveremo!
Sabrina/Loretta
Goggi
Dopo la conturbante
presenza di Ilenia Pastorelli in Non ci resta che il crimine,
questo sequel propone il personaggio di Sabrina in versione
attempata. Scappata con il tesoro alla fine del primo film, Sabrina
è ora una signora anziana (forse un po’ troppo acciaccata per i
suoi quasi settanta’anni) che ha fatto fruttare la fortuna rubata e
che vive con suo marito, il pittoresco Massimo Ranieri, in una
villa in costiera amalfitana.
Da quel posto in
bilico tra la casa dei sogni e un pacchiano agglomerato di
anticaglie contraffatte si innesca l’avventura che porterà Sabrina,
ancora una volta, a muoversi ai margini dell’azione, uscendone
sempre e comunque vincitrice.
‘O
Rattuso/Gianfranco Gallo
Chi mastica un po’ di
dialetto napoletano sa che il soprannome dedicato a questo boss
della camorra non è propriamente lusinghiero. Lo sgradevole
personaggio interpretato da Gianfranco Gallo è infatti un viscido e
lascivo criminale, pronto ad allungare le mani su ogni gonnella,
che le sue attenzioni siano gradite o meno, ma che preferisce
sentirsi chiamare il Dongiovanni, perché… beh, è comprensibile!
Sarà lui il
principale obbiettivo del nostro trio, che torna indietro nel
tempo, nella Napoli dell’82, per impedirgli di mettere al mondo
quello che diventerà poi Van Gogh, vero e proprio innesco della
vicenda. Usando tutte le caratteristiche folkloriche e sgradevoli
del boss della mala vita, Gallo restituisce un ritratto
iconografico del personaggio.
Gianfranco/Massimiliano Bruno
Jolly del primo film,
una specie di cervello associato rispetto al trio di partenza,
Gianfranco continua la sua parabola ascendente in questa seconda
avventura, diventando a tutti gli effetti un membro di questa
insolita banda. È per salvare lui che Giuseppe, Moreno e Sebastiano
ri-tornano indietro nel tempo!
Dal canto suo, il
buffo eppure risoluto personaggio interpretato dalle stesso regista
riesce sempre ad essere il deus ex
machina, salvando capra e cavoli e proponendo sempre soluzioni
vincenti per fughe attraverso i decenni e scappatoie temporali
salvavita.
Lorella/Giulia
Bevilacqua
Se nel primo film il
compito di soddisfare la richiesta di epidermide a vista era stato
affidato a Ilenia Pastorelli, che con generosità aveva portato a
termine la missione, in Ritorno al Crimine ci
pensa Giulia Bevilacqua, che nel film interpreta
proprio la figlia di Sabrina. Porta un nome in linea con i gusti
della madre, Lorella Heather, in omaggio alle omonime soubrette
italiane, ed è una tipa abbastanza risoluta, nonostante si trovi a
recitare il ruolo di damigella in difficoltà.
Anche intorno al suo
personaggio Bruno costruisce una narrativa divertente e
accattivante, capace di arricchire la storia dei protagonisti,
aggiungendo un pizzico di spirito femminile non convenzionale
all’intera vicenda.
Massimo
Ranieri/Carlo Buccirosso
Carlo Buccirosso era l’unica scelta possibile per interpretare
il pittoresco Massimo Ranieri. Niente a che vedere con l’omonimo ed
elegantissimo cantante, questo signor Ranieri e un cialtrone,
falsario, venditore di fumo, che grazie alle sue doti di imbonitore
ha messo a segno diverse truffe ai danni di ricchi ignoranti che
vogliono elevarsi attraverso l’acquisto di opere d’arte delle quali
non conoscono il vero valore.
È così che Massimo
Ranieri conosce la Contessa Roccapadula, sua vittima prediletta, e
d’altro canto è sempre grazie a questo suo talento truffaldino che
la banda riesce a trovare i giusti contatti per procedere con il
suo piano.
Giuseppe/Gianmarco
Tognazzi
Sicuramente il più
sottovalutato dei tre protagonisti, che alla fine della prima
avventura trova finalmente il coraggio per dire la sua nei propri
interessi, Giuseppe è un personaggio tenerissimo, sempre pronto ad
aiutare i suoi amici, dal cuore aperto e accogliente, e anche in
questo caso non tradisce le aspettative.
La sua memoria
infallibile lo metterà anche stavolta al fianco del boss malavitoso
con cui i tre si confronteranno, ma in questo caso i rapporti
saranno complicati dal fatto che proprio lui, Giuseppe, dovrà
essere colui che dovrà fermare ‘O Rattuso una volta per tutte.
Renatino/Edoardo
Leo
Chi in questo secondo
film trova più spazio e soprattutto situazioni in cui mettersi alla
prova è sicuramente il Regatino di
Edoardo Leo, che mescola al suo interno una grande
varietà di toni. È sempre lo spietato Renatino della Banda della
Magliana, ma è anche un uomo catapultato in un futuro che non
capisce, fuori dal tempo, che si trova a confrontarsi con persone
che conosceva bene e che a differenza sua hanno vissuto tutta una
vita.
In bilico tra bene e
male, di fronte a cattivi più cattivi e più assurdi di lui,
Regatino troverà in questa avventura un pezzetto di quella umanità
che pensava di non avere.
Sebastiano/Alessandro Gassmann
Affascinante suo
malgrado, il sobrio Sebastiano, interpretato da Alessandro
Gassmann, fa i conti anche in questa storia con una donna
esuberante. Se però la prima volta si era trattato di un moto di
amore romantico, dal momento che era stato travolto da Sabrina,
questa volta verrà nuovamente sopraffatto da una potente ondata di
feromone, nella persona della “Signora Rattuso”, la moglie del boss
che Sebastiano verrà costretto ad intrattenere per “distrarla” dal
marito.
La fine di
quest’avventura lo vedrà pronto ad affrontare i suoi demoni,
consapevole di ciò che desidera e soprattutto pronto a prendersi le
sue responsabilità… più o meno.
Moreno/Marco
Giallini
Il più carismatico
dei tre protagonisti, Moreno, è quello che forse esce più
trasformato da questa avventura. Il suo percorso, emotivo e
personale, si corona con un finale in cui piuttosto che
accontentarsi di tutto e subito, come avrebbe fatto un tempo,
sceglie di essere lungimirante, sempre in maniera truffaldina, si
intende, ma con progettualità e soprattutto con la complicità di
una banda nuova di zecca.
Giallini, con il suo
sorriso sornione che spunta sempre nelle pieghe dei suoi
personaggi, con Moreno non fa eccezione, e forse è per questo che
ci piace così tanto questo leader insolito e all’apparenza burbero,
ma dal cuore d’oro. Lui e la banda di Ritorno al
Crimine sono su Sky Cinema e in streaming su NOW,
per raccogliere nuovi membri e raccontare la loro nuova
avventura.
Disponibile dal 14 Luglio 2021 su
Netflix, A Classic Horror
Story è il frutto del sodalizio tra i registi
Roberto De Feo (The
Nest) e Paolo Strippoli. Horror del
tutto italiano, la pellicola gioca con gli stilemi tipici del
linguaggio del cinema di genere, proponendoci una versione fresca e
aggiornata di cosa significhi essere un cineasta oggi; uno sguardo
attento e risoluto nei confronti di un veicolo metaforico e
rappresentativo di una società e di un tempo.
A Classic Horror Story: l’apologia di un nuovo teatro
orrorifico
Proprio come sarebbero le premesse
classiche di un film dell’orrore, A Classic Horror
Story ci presenta cinque individui, passeggeri di un
carpooler che vaga per la Puglia e che, cercando di evitare la
carcassa di un animale, come nella più inquietante delle storie, si
schiantano contro un albero. A causa dell’impatto fulmineo e
violento, perdono tutti i sensi e si ritrovano poi, al loro
risveglio, nel mezzo di un bosco labirintico, i cui sentieri
confluiscono in un luogo nevralgico: una casa in pieno stile
Fratelli Grimm. E’ una casa che ricorda la facciata di una chiesa,
dalla struttura geometrica e spigolosa; all’apparenza disabitata,
tuttavia con dettagli di arredamento che faranno intendere ai
cinque che non sono affatto soli. Iniziano a propagarsi una serie
di indizi, tra cui un altare dedicato alla leggenda di
Osso, Mastrosso e
Carcagnosso, i “padri fondatori“ della mafia
italiana (Camorra, Cosa Nostra e ‘Ndragheta), ma con un aspetto
decisamente più inquietante e un’interpretazione della storia dei
tre fratelli spagnoli molto più macabra e cruenta dell’originale. I
cinque protagonisti, Elisa (Matilda
Lutz), Riccardo (Francesco
Russo), Fabrizio (Peppino
Mazzotta), Mark (Will
Merrick) e Sofia (Yulia
Sobol) rappresentano tutti i ruoli più archetipici del
cinema horror: la final girl, la bionda un po’ superficiale, il
cinico maturo, lo stupido belloccio, il freak inquietante e
dovranno vedersela con uno scenario sempre più terrificante e
inaspettato.
La pellicola di De Feo e
Strippoli reinventa gli stereotipi del cinema e del folklore
italiano, declinandoli attraverso un gusto estetico internazionale
assolutamente concorde con lo spirito della piattaforma di
distribuzione Netflix. A Classic Horror Story è un
film che fa della ritualità uno degli elementi di matrice
tutt’altro che derivativa, bensì assolutamente sovversiva: la casa,
il bosco, i fantocci, le maschere; ogni elemento inserito
all’interno della cornice drammaturgica è correlativo oggettivo non
solo di sottolivelli di analisi di cui il film è intriso, bensì di
un modo tutto nuovo di intendere e riproporre il genere, sulla
falsariga di quella nouvelle vague che ha preso piede negli ultimi
anni in Spagna e Francia e che, ci auguriamo caldamente, riesca a
svettare anche nel nostro Paese.
I richiami alle classiche storie
dell’orrore sono tanti e atti ad evidenziare il carattere atipico e
pioneristico dell’opera di De Feo e Strippoli, nella loro
riproposizione perfettamente studiata: il cinema di Sam
Raimi, Non Aprite QuellaPorta e il
Silent Hill di Christophe Gans in
primis. Le intuizioni splatter i colpi di scena, l’attenzione
metodica ai dettagli quali location e costumi si uniscono inoltre a
suggestioni di pellicole più recenti tra cui Midsommar di Ari Aster e
Quella Casa Nel Bosco di DrewGoddard; oltre a ciò vi è l’eco ai grandi cineasti
che hanno fatto la storia del cinema di genere in Italia quali
Bava, Fulci e
Argento: tutto questo è funzionale alla
rielaborazione tematica e strutturale messa in moto dal duo
registico.
L’horror è, per il duo registico,
un veicolo, un tramite attraverso cui filtrare un punto di vista
sulla realtà socio politica e culturale, come era stato per i
grandi maestri degli anni ’70, tra cui figurano George Romero, Tobe Hopper, John Carpenter e
Wes Craven. Ma A Classic Horror
Story fa molto di più: ogni fotogramma della pellicola è
una giustapposizione di suggestioni e idee che vanno ben oltre il
mero citazionismo per assurgere a fondamento di una poetica
intimista ma universale, suggerita e contemporaneamente ben
delineata. La critica sottesa al pubblico generalista tanto quanto
a quello appassionato sembra suggerita, eppure finisce per emergere
prepotentemente, rivelando come una sceneggiatura arguta e, perché
no, anche dai tratti irriverenti, possa costituire la chiave di
lettura ottimale per una panoramica globale di ciò che è diventato
oggigiorno il cinema horror, soprattutto italiano.
La meta-narrazione di A Classic Horror Story
Pennywise si
cibava della paura, come recita una battuta del film; così come noi
spettatori andiamo ricercando l’orrido, la paura, il mostruoso da
cui essere investiti: ma chi, o cosa è il vero mostro, in un’era in
cui la pigrizia e la noia dominano su ogni facoltà intellettuale,
in cui è preponderante la presunzione di voler parlare pur non
avendo visto o non sapendo niente? Sentenziare su film e prodotti,
sulle opere altrui, definendole “vecchie”, “già viste”, è ciò che
meglio riesce a fare il pubblico generalista, perennemente
insoddisfatto.
Le tracce musicali di A
Classic Horror Story – a cura di Massimiliano
Mechelli – contribuiscono a delineare uno scenario in cui
le minacce sono visceralmente simboliche, i ruoli tipologici e
caratteriali si ribaltano continuamente, e le sfumature cromatiche
assurgono a deittici esplicitati. Non è da meno il comparto
registico, volto totalmente all’incamerare la parabola di un
percorso che trova nella cornice orrorifica una rinascita, una
dichiarazione d’intenti, un capovolgimento irredentista atto alla
risemantizzazione dei concetti di folklore, usanze e
simbolismi.
In un panorama del genere, è
difficile che nuove voci, quelle coraggiose e sperimentali,
riescano effettivamente ad emergere; pian piano è emersa la
consapevolezza che sia piuttosto arduo fare film di genere in
Italia, quasi a voler automaticamente significare che non siamo in
grado di farlo. Ed ecco allora il circolo vizioso di mainstream,
pellicole superficiali e senza passione, prive dell’animo di quella
di De Feo e Strippoli.
La location della storia, assieme a
un lavoro encomiabile in sede di regia, con alcune riprese
assolutamente suggestive, contribuisce ad aumentare il senso di
smarrimento e claustrofobia generati dalla consapevolezza
dell’impossibilità di una via d’uscita e dal costante ritorno a un
punto di partenza. Riflessione, questa, imprescindibile per il
discorso meta-cinematografico portato avanti dai due registi che,
invece, una via d’uscita ce la suggeriscono eccome. Il voyeurismo
malato, perverso, che ci fa nutrire costantemente di morte e
depravazione è esattamente il punto di partenza per inscenare un
nuovo spettacolo orrorifico, per costruire una sceneggiatura di
tutto punto, in cui bisogna necessariamente andare oltre: il cui
punto di partenza è appropriarsi di ciò che è già stato usato,
rimaneggiato, riformulato, ormai considerato materiale scartabili,
senza tuttavia fermarsi alla riproposizione in chiave diversa
adattandolo al contesto socio-culturale (come poteva essere il
pastiche postmoderno).
Si riprendono i topoi del
genere, auto-criticandoli e ironizzandoci sopra, proprio perché
consapevoli dell’impossibilità di non annoiare un pubblico
che ha fatto della noia il proprio mantra di vita e volto alla
ricerca sempre di cose nuove. La consapevolezza stessa dello
scartare porta paradossalmente al rivalutare. E quale personaggio
sarebbe stato migliore di una giovane donna che parte pensando di
“scartare” per una rivalutazione invece totalmente inaspettata?
ATTENZIONE – L’ARTICOLO CHE
SEGUE CONTIENE SPOILER SU BLACK WIDOW
Black Widow ha apportato
alcune modifiche significative a Taskmaster e la rivelazione
definitiva della vera identità del cattivo è stata accolta con una
risposta mista per i fedeli della Marvel Comics.
Verso la fine del film, Dreykov
(Ray Winstone) smaschera il suo misterioso
scagnozzo, e con grande orrore dell’Avenger titolare (Scarlett
Johansson), si scopre che è sua figlia, Antonia, che
Nat riteneva avesse ucciso molti anni prima, quando aveva fatto
esplodere l’appartamento del leader della Stanza Rossa.
Sicuramente, questo ha avuto molto
più senso che introdurre un mercenario casuale di nome Tony Masters
senza legami con il passato di Nat. Tuttavia, secondo lo
sceneggiatore Eric Pearson, il piano originale era
proprio quello…
“Il vero Taskmaster doveva
essere coinvolto. Prima che arrivassi io, c’era una versione della
sceneggiatura che includeva Tony Masters”, ha rivelato Pearson
durante un’intervista con Phase
Zero. “Dreykov e la Stanza Rossa sono legati
intrinsecamente al passato di Natasha… e quindi non facevo altro
che pensare: ‘Come facciamo a convincere il pubblico che questo
Tony Masters è un agente della Stanza Rossa e a renderlo
credibile?’.”
Per quanto riguarda le reazioni dei
fan ai cambiamenti attuati sul personaggio e alla rivelazione della
sua vera identità, lo sceneggiatore ha aggiunto: “Ho commesso
l’errore di guardare nelle richieste di messaggi sui miei social e
qualcuno ha detto: ‘Non voglio essere fuori luogo, ma Taskmaster è
stato il più grande tradimento della mia vita’. E allora ho
pensato: ‘Hai avuto una vita piuttosto buona allora. Se questa è la
cosa peggiore che ti sia mai capitata, allora dovresti esserne
felice’.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
ATTENZIONE – L’ARTICOLO CHE
SEGUE CONTIENE SPOILER SUL FINALE DELLA SERIE LOKI
Il finale di stagione di Loki ha ribaltato l’intero MCU e ha posto le basi per
innumerevoli storie future. Con l’introduzione di “Colui che
rimane”, ossia una variante di Kang il Conquistatore, e la scelta
compiuta dal personaggio di Sylvie, vediamo insieme, grazie a
ComicBookMovie, quali sono le domande più “scottanti” che ci
lascia questa prima stagione:
Chi era la quarta statua?
Mentre Loki e Sylvie si
avvicinano ad affrontare “Colui che rimane”, entrano in una stanza
con tre statue raffiguranti i Custodi del Tempo. Una quarta statua,
tuttavia, è stata distrutta, lasciandoci senza una risposta sulla
sua identità. Kang chiarisce fin dall’inizio che potrebbe mentire:
dopotutto, il tempo trascorso a governare la sacra linea temporale
lo ha chiaramente fatto impazzire.
In
base a ciò, forse i Custodi del Tempo esistevano davvero una volta?
Lavorando per loro – come ha fatto una volta anche la sua
controparte fumettistica -, sarebbe una cosa tipica di Kang
usurparli in modo da “conquistare” il tempo e finire per governare
al loro posto. Questo era anche il piano di Loki, e sembra che si
tratti di qualcosa che i Marvel Studios, alla fine,
affronteranno…
“Colui che rimane” è, in realtà, Immortus?
Immortus è un personaggio
con una storia molto lunga e complessa alle spalle. Leggermente più
eroico del suo sé più giovane e alternativo (Kang il
Conquistatore), anche lui ha fatto del tempo una sorta di suo
giocattolo: era, infatti, una versione del cattivo che si annoiava
nel tentativo di conquistare, proponendosi di proteggere il tempo.
Aveva anche un castello e stretti legami con i Custodi del Tempo,
mentre Immortus interferiva spesso con la storia, proprio come il
Kang che incontriamo nella serie, che ha il suo cosiddetto
protettore.
Anche nei titoli di coda, il
personaggio di Jonathan Majors è chiamato soltanto “Colui che
rimane”, ma era davvero questa la variante di Immortus? Potremmo
quasi scommetterci. Non c’è bisogno di usare il personaggio al di
là di questa serie, poiché l’attenzione sarà chiaramente sulle
varianti del Conquistatore, e in base al costume e ai suoi commenti
sull’essere più vecchio di quanto sembri, questo Kang è molto
probabilmente una nuova interpretazione di Immortus. È un modo
intelligente per includerlo nella storia, ma potrebbe esserci
ancora altro da scoprire su questo Kang…
Quante versione Kang vedremo?
Dopo che nel 31° secolo
Kang scoprì l’esistenza del Multiverso, le sue varianti fecero lo
stesso, e ciò portò ad alcune versioni malvagie che si proponevano
di conquistare ogni possibile realtà. Seguì una guerra tra i Kang,
ma questa versione riuscì a fermarli grazie ad Alioth, procedendo a
sorvegliare la sacra linea temporale tramite la TVA per impedire
che una qualsiasi delle sue varianti venisse scatenata
nell’universo. La sua missione può sembrare nobile, ma il risultato
è che, alla fine, è stato l’unico sovrano dell’unica e sola sacra
linea temporale.
Andando avanti, potrebbe essere un po’ strano avere
innumerevoli versioni di Jonathan Majors che combatte contro se
stesso sullo schermo, ma i Marvel Studios possono certamente
giocare con l’idea che ci siano più varianti. Iron Lad potrebbe
apparire in un progetto dedicato agli Young Avengers, ad esempio,
mentre la variante scienziato potrebbe forse cercare l’aiuto di
Hank Pym in
Ant-Man and The Wasp: Quantumania. Questo è un personaggio
con un potenziale illimitato a mano a mano che si andrà avanti e
quasi sicuramente sarà il prossimo grande cattivo del MCU.
Cosa ha pianificato il giudice Renslayer?
Renslayer vuole sapere chi
c’è dietro la TVA tanto quanto gli altri, ma dopo che Miss Minutes
le ha fornito alcuni file che “lui” crede sarebbero di maggiore
utilità, si imbarca in una missione per trovare, alla fine, ciò che
descrive soltanto come “libero arbitrio”. È certamente possibile
che l’ex giudice voglia semplicemente liberarsi dal ruolo che le è
stato assegnato, ma dato il passato romantico tra lei e Kang nei
fumetti, forse anche questo verrà esplorato in futuro (forse
diventerà una cattiva a pieno titolo e si trasformerà in
Terminatrix?).
Kang sapeva cosa sarebbe successo
nella linea temporale fino a un certo punto, ma forse ha incontrato
Ravonna nel suo periodo di tempo e ora, chissà… forse le sta
semplicemente indicando la giusta direzione per assicurarsi che il
suo io passato incontrasse la donna che amava una volta? È una cosa
abbastanza contorta a cui pensare, ma è certo che ci sono grandi
piani per questo personaggio. Non saremmo sorpresi di vederla
tornare in altri imminenti progetti prima della seconda stagione di
Loki…
Cosa farà ora la TVA?
La TVA è stata lasciata senza una sacra linea temporale da
proteggere e innumerevoli linee temporali ramificate che non
possono o non vogliono “falciare”. Prima che Loki incontri il
Mobius che non riconosce, vediamo l’originale insieme a Hunter
B-15, quindi quella linea temporale non è stata cancellata. La TVA
è piena di Gemme dell’Infinito e altri artefatti pericolosi che ora
potrebbero ritrovare la loro strada nel MCU (questo potrebbe anche spiegare
come Doctor Strange riacquisti l’Occhio di
Agamotto).
La
TVA è destinata a svolgere una sorta di ruolo chiave nel processo,
che sia solo nel prossimo lotto di episodi di Loki
o oltre la serie Disney+. In ogni caso, è quasi certo
che il MCU non tornerà ad avere una sola
linea temporale, poiché il Multiverso significa che i Marvel Studios possono riportare
gli attori del passato (come il Deadpool di Ryan Reynolds) o anche
riformulare i personaggi con le loro varianti. Potremmo, tuttavia,
vedere Loki governare su una TVA nuova e, perché no,
potenziata.
Dov’è Loki?
È importante notare che il
MCU non è stato alterato in una
sorta di svolta ispirata a “Flashpoint” della DC. Al contrario, la
TVA in cui si trova Loki è una delle realtà ramificate create in
seguito alla morte di Kang. In altre parole, Sylvie lo ha mandato
nella linea temporale sbagliata, e questa è quella in cui Kang
governa apertamente il flusso del tempo. Potrebbe essere una realtà
in cui il cattivo ha vinto, rendendo questa TVA un gruppo molto più
nefasto.
Tuttavia, per quanto fantastico sia
stato questo finale, non contiamo sul fatto che Loki passi troppo
tempo lì prima che riesca a scappare nella giusta linea temporale.
Ovviamente, se riuscirà a trovarla… Viaggiare attraverso tutte
queste diverse realtà potrebbe essere una premessa divertente per
la seconda stagione, o spiegare l’ormai quasi certa presenza di
Loki in
Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
E per quanto riguarda il resto del MCU?
Ora ci sono innumerevoli realtà alternative e questo avrà
importanti ramificazioni per il MCU. La serie What If… ? promette di esplorarne alcune, mentre
Spider-Man:
No Way Home, con le diverse versioni di Peter Parker e con
il ritorno di cattivi quali Doctor Octopus ed Electro, ora ha molto
più senso, dal momento che è quasi certo che si tratterà di
varianti provenienti da linee temporali alternative.
Quasi
certamente Doctor Strange si farà avanti per cercare di affrontare
il danno che questo ha causato alla realtà, mentre Scarlet Witch
stava probabilmente ascoltando i suoi figli quando il Multiverso è
rinato. Per quanto riguarda
Ant-Man e The Wasp: Quantumania, è probabile invece che il
threequel esplori le connessioni di Kang con il Regno Quantico e
come, alla fine, lo userà per padroneggiare il viaggio nel tempo.
Contiamo sul fatto che la storia di Kang si svolga forse anche più
a lungo di quella di Thanos: non saremmo sorpresi se finisse per
diventare il grande cattivo del prossimo film degli
Avengers.
ATTENZIONE – L’ARTICOLO CHE
SEGUE CONTIENE SPOILER SUL FINALE DELLA SERIE LOKI
Jeff
Loveness, lo sceneggiatore di Ant-Man and the Wasp: Quantumania, ha
commentato in modo esilarante il finale di stagione di Loki,
in cui abbiamo avuto la possibilità di dare un primo sguardo al
personaggio di
Kang il Conquistatore interpretato da Jonathan
Majors (anche se, di fatto, lo stesso non viene mai
chiamato in questo modo nell’episodio finale).
Kang il Conquistatore è stato una presenza fondamentale dei
fumetti Marvel sin dalla sua introduzione
negli anni ’60, ma è stato introdotto solo di recente nel MCU: “Colui che rimane”, una delle
tante variante di Kang, è apparso – appunto – nel finale di
stagione della serie con Tom Hiddleston. Mentre Kang è un cattivo
spietato nei fumetti, “Colui che rimane” stava tirando le fila
della TVA per prevenire un’altra Guerra nel Multiverso.
Uccidendolo, Sylvie ha permesso alla sacra linea temporale di
ramificarsi, dando così vita – si presume – a tutte le diverse
trame che vedremo nel futuro del MCU. Sebbene Majors abbia sempre
negato di essere coinvolto in Loki,
in realtà i fan erano quasi certi che Kang sarebbe apparso proprio
nel finale di stagione.
Le speculazioni e le teorie sulla
Fase 4 del MCU si sono scatenate da quando il
finale è andato in onda (soprattutto dopo la
notizia che Hiddleston potrebbe apparire nel sequel di
Doctor
Strange), e ora Loveness ha voluto dire la sua, in chiave
ironica, su ciò che Loki ha
riservato agli spettatori. Lo sceneggiatore, infatti, ha condiviso
via
Twitter una copertina alternativa della serie a fumetti di Kael
Ngu “Venom #35” che mostra il simbionte mentre gioca a basket con
Spider-Man. Nella didascalia che ha accompagnato l’immagine,
Loveness ha scritto: “Loki… cosa hai fatto?”.
L’ultimo episodio di Loki
non ha mostrato quali effetti avrà la scelta di Sylvie di uccidere
“Colui che rimane”, tranne il fatto che il Dio dell’Inganno è ora
finito in una linea temporale alternativa in cui Mobius non lo
riconosce. Tuttavia, anche se Majors, al momento, non è confermato
in nessun altro film del MCU oltre
Ant-Man 3, il personaggio di Kang dovrebbe rappresentare
una minaccia nella Fase 4 al pari di Thanos nella Saga
dell’Infinito.
“Volevo creare quella che
pensavo fosse, per me, la Suicide Squad. Lasciarmi influenzare dal film
di David avrebbe reso il mio film l’ombra del suo”, ha
spiegato il regista e sceneggiatore. “Volevo che fosse
completamente a sé stante”. Gunn ha poi spiegato che la Warner
Bros. non gli hai mai imposto nulla in merito ai personaggi o a
determinati aspetti della storia: “Quando la Warner Bros. mi ha
proposto il film, ho visto quello che David aveva fatto. Allora li
ho chiamati e ho detto loro: ‘Cosa devo mantenere di questo film? E
loro mi hanno risposto: ‘Niente. Ci piacerebbe solo che ci fosse
Margot, ma non deve necessariamente essere così. Puoi introdurre
nuovi personaggi o puoi tenere gli stessi personaggi’.”
In merito all’assenza del Joker nel
film, James Gunn ha poi chiarato di non aver mai
avuto intenzione di includerlo nella storia: “Joker? No! Non so
neanche perché Joker dovrebbe far parte della Suicide Squad. Non
sarebbe stato d’aiuto in quel tipo di contesto da guerra.”
Il regista e sceneggiatore ha poi
elogiato la varietà che, dal suo punto di vista, contraddistingue
il DCEU, di fatto molto diverso dal MCU: “Penso che sia
grandioso”, ha detto Gunn. “Questo è uno dei modi in cui
la DC può distinguersi dalla Marvel. Quello che faccio è molto
diverso da quello che hanno fatto Peyton Reed con Ant-Man, o Jon
Favreau con Iron Man, o Taika Waititi con Thor: Ragnarok. Tuttavia, non è così diverso
da Shazam! o Suicide Squad. Penso che l’attuale gruppo
di persone che lavorano alla Warner Bros. siano davvero interessate
a costruire un mondo e creare qualcosa che sia unico per i suoi
registi. Siamo in un momento strano, quindi tutto può
succedere.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Prima che Black
Widow arrivasse nelle sale, si vociferava
che
Iron Man sarebbe dovuto apparire nel film. La cosa è
stata poi confermata, in maniera velata, dalla regista Cate Shortland, ma ora è stato lo
sceneggiatore del film, Eric Pearson a scendere
nei dettagli e a svelare quale sarebbe dovuto essere il ruolo di
Tony Stark nella storia.
Parlando con Phase
Zero, Pearson ha rivelato che c’era una prima bozza della
sceneggiatura, quando lui ancora non era parte del progetto, che
includeva la conversazione finale di Nat e Tony in
Captain America: Civil War: si trattava, quindi, di
filmati riutilizzati; Robert Downey Jr. non sarebbe tornato per
girare nuove scene. Tuttavia, attraverso le numerose fasi di
riscrittura, alla fine quella scena è stata eliminata.
“Ricordo ora che una versione
della sceneggiatura, prima che io venissi coinvolto, includeva il
momento finale di Civil War con Tony e Natasha”, ha spiegato
Pearson. “Ma erano vecchi filmati. Quindi, almeno per quanto ne
so, Robert Downey Jr. non sarebbe comunque tornato sul set. Quella
è stata l’unica volta che ho visto il nome di Tony nella
sceneggiatura, ma era più una sorta di promemoria che altro… come a
dire: ‘Hey, ci troviamo alla fine degli eventi di Civil
War’.”
Lo sceneggiatore ha poi aggiunto:
“Ricordo che quando sono uscite quelle voci ero a Londra, nella
nostra war room. Mi sono guardato intorno e ho pensato: ‘Ho la
sceneggiatura proprio qui, davanti a me, e Tony Stark non c’è’. Non
so da dove provengano queste voci, a meno che qualcuno non abbia
saputo di una versione molto vecchia in cui c’era quella scena, che
non era nemmeno una scena nuova. Altrimenti, non saprei proprio da
dove siano saltate fuori.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film è uscito nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Tra tutti i film e le serie che
andranno a comporre la Fase 4, sappiamo che sarà il sequel di
Doctor
Strange quello che affronterà direttamente il
Multiverso, e ora
The Hollywood Reporter, nell’ufficializzare la seconda stagione
di Loki,
ha svelato anche che Tom Hiddleston dovrebbe apparire nel film. Si
tratta della prima volta che un sito autorevole riporta la notizia
e sebbene i Marvel Studios non l’abbiano ancora resa
ufficiale, è altamente probabile che la storia del Dio dell’Inganno
continuerà proprio nel film in arrivo nel 2022.
Resta da capire come il sequel di
Doctor
Strange si legherà a ciò che abbiamo visto nell’episodio
finale della prima stagione di Loki,
ma considerato il ruolo del Dio dell’Inganno in quello che è
successo, una sua apparizione nel film di Sam
Raimi avrebbe perfettamente senso. È importante ricordare
che l’head writer di Loki,Michael Waldron, ha anche scritto la sceneggiatura
di Doctor Strange in
the Multiverse of Madness, quindi non dovrebbe sorprendere
più di tanto che i due progetti siano così legati tra loro.
Waldron non ha mai fatto mistero del
fatto che la serie avrebbe avuto conseguenze importanti sull’intero
MCU. Inoltre, dopo che il finale
di WandaVision
aveva impostato il ritorno di Scarlet Witch proprio
in Doctor Strange
2, Kevin Feige ha affermato
che Loki
sarebbe stato “tremendamente importante” per la Fase 4 del
MCU. Insomma, i prossimi film e
serie legati all’universo condiviso promettono di essere qualcosa
di veramente folle per i fan dei fumetti. Di certo, sarà
interessante scoprire il ruolo di Loki nei piani di Doctor Strange e Scarlet Witch…
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade Bartlett e Michael
Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci
saranno anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Il regista e sceneggiatore non aveva
mai parlato di come aveva appreso la notizia, e adesso ha
finalmente rivelato che quel giorno ci sono state alcune strazianti
telefonate tra lui e Kevin Feige, il presidente dei Marvel Studios. “Mi è stato comunicato da
Kevin Feige”, ha spiegato Gunn. “La mattina che è
scoppiata la cosa ho chiamato Kevin e gli ho detto: ‘Si tratta di
un grosso problema?’. Lui mi ha risposto: ‘Non lo so’. Sono rimasto
sorpreso. Più tardi mi ha chiamato lui. Era sotto shock. Mi ha
detto cosa avevano deciso ai piani alti. Non riuscivo a crederci.
Sembrava che tutto fosse andato perso. Come se tutto fosse svanito.
Pensavo di dover vendere la mia casa. Pensavo che non avrei mai più
lavorato. Ecco come mi sentivo.”
La notizia del licenziamento di Gunn
dal franchise di Guardiani
della Galassia, all’epoca, divise letteralmente Hollywood.
Alla fine, il regista è stato reintegrato, con la Disney che gli ha
addirittura concesso il tempo necessario per terminare i lavori su
The
Suicide Squad prima di tornare ad occuparsi di
Guardiani della Galassia Vol. 3.
Uno dei temi ancora più dibattuti
negli Stati Uniti (e nel mondo) è quello relativo alla pena di
morte e alla sua validità. Dei 50 stati che compongono la
repubblica federale, solo 16 non prevedono più la pena di morte nel
loro statuto. Un dato ancora troppo esiguo, che di fatto porta ad
una presenza ancora elevata di condanne di questo tipo, di cui a
livello etico si è dibattuto a lungo e si dibatte ancora. Sono
molti i sostenitori dell’insensatezza di questa modalità di
punizione, tra cui si annovera l’attore e regista Tim
Robbins. Egli ha affrontato apertamente il tema con il suo
film del 1995 Dead Man Walking – Condannato a
morte.
La pellicola è l’adattamento
dell’omonimo romanzo autobiografico di suor Helen
Prejean, nota soprattutto per il suo impegno contro la
pena di morte. Nelle pagine del suo libro, la Prejean ha ricordato
e descritto gli incontri con veri condannati a morte,
confrontandosi con loro in qualità di consigliera spirituale.
Ritrovano nel suo racconto molte delle sue convinzioni, Robbins
decise di trarne un film, tornando così alla regia dopo la sua
opera prima del 1992, Bob Roberts. Attraverso Dead Man
Walking egli ebbe modo di mostrare in modo quasi
documentaristico lo svolgimento di tali esecuzioni, mostrandole in
tutta la loro crudezza e lasciando allo spettatore il giudizio
ultimo.
Proprio per via delle tematiche
trattate, il film si affermò come un grande caso cinematografico e
divenne un grandissimo successo di critica e pubblico. Robbins
ottenne una nomination all’Oscar come miglior regista, come anche i
due attori protagonisti e il musicista Bruce
Springsteen, candidato per la canzone intitolata come il
film. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Dead Man Walking – Condannato a
morte: la trama del film
Protagonista del film è il detenuto
Matthew Poncelet, il quale si trova nel braccio
della morte con l’accusa di aver ucciso a sangue freddo una coppia
di fidanzati, abusando anche sessualmente di loro prima della
morte. Nonostante le prove siano piuttosto schiaccianti, l’uomo si
dichiara continuamente innocente, accusando dell’omicidio il suo
complice, al quale è stato concesso l’ergastolo per via della
miglior difesa da parte del suo avvocato. Mentre attende
inesorabilmente la propria esecuzione, Matthew riceve la visita di
suor Helen Prejean, che si interessa
particolarmente al caso e tenta di rinviare la data
dell’esecuzione.
L’avvicinarsi al detenuto, tuttavia,
porta la suora ad inimicarsi una numerosa folla di persone,
composte dai famigliari delle vittime, dalle bambine di colore di
cui si occupava e anche dalla sua stessa famiglia. Proprio quando
sembra sul punto di desistere e allontanarsi da Matthew, la donna
scopre però che egli l’ha nominata sua consigliera spirituale. Ciò
le permette di assistere il condannato a morte nei suoi ultimi
giorni prima della fine. Quella vicinanza permetterà a suor Helen
di entrare ancor più in contatto con una realtà spesso sconosciuta,
quella dei condannati a morte, comprendendone le brutalità.
Matthew, dal canto suo, inizierà ad aprirsi a lei, confessandole
ogni cosa della sua vita.
Dead Man Walking – Condannato a
morte: il cast del film
Ad interpretare la protagonista suor
Helen Prejean vi è l’attrice Susan Sarandon, che
proprio grazie a questo ruolo ha vinto un Oscar come miglior
attrice protagonista. La stessa suor Helen fu particolarmente
entusiasta della scelta di lei, avendola apprezzata in Thelma &
Louise. A colpire dell’interpretazione della Sarandon, in
particolare, sono i lunghi silenzi a cui dà vita e durante i quali
ascolta le parole del condannato Matthew. L’attrice, infatti, si è
concentrata sul costruire un personaggio fortemente dedito
all’ascolto, cercando di rendere eloquenti e intensi anche i
momenti in cui è chiamato a rimanere in silenzio. Ad interpretare
Helen Prejean da bambina, invece, vi è Eva Amurri
Martino, la vera figlia dell’attrice.
Ad interpretare Matthew Poncelet,
invece, vi è l’attore Sean Penn, che grazie
alla sua intensa interpretazione ha ottenuto la sua prima
candidatura come miglior attore agli Oscar. Curiosamente, Penn
vinse poi la prestigiosa statuetta qualche anno dopo, per
Mystic River, nella stessa
occasione in cui Robbins la vinse come miglior attore non
protagonista. Per prepararsi al ruolo, l’attore ha condotto
approfondite ricerche, incontrando anche diversi veri condannati a
morte. Nel film sono poi presenti anche R. Lee
Ermey e Celia Weston nel ruolo di Clyde e
Mary Beth Percy, genitori della ragazza uccisa da Matthew.
Peter Sarsgaard è
Walter Delacroix, il ragazzo ucciso, mentre Jack Black è presente
nei panni di Craig Poncelet, parente di Matthew.
Dead Man Walking – Condannato a
morte: le differenze con il libro, il trailer e dove vedere il film
in streaming e in TV
Sceneggiato dallo stesso Robbins, il
film cerca di mantenersi il più fedele possibile al racconto e alle
descrizioni di suor Helen. Nel romanzo, tuttavia, la donna descrive
due vicende distinte, quella di Elmo Patrick
Sonnier e Robert Lee Willie, entrambi
giustiziati sulla sedia elettrica nel 1984. Per semplificare il
racconto, tuttavia, Robbins ha deciso di far confluire queste due
vicende in un unico personaggio, quello di Matthew. Si è potuto
così concentrare sul rapporto tra la suora e un solo detenuto. Allo
stesso modo, egli sceglie di rappresentare l’esecuzione tramite
iniezione letale, nonostante nella Louisiana dell’epoca, dove il
film si svolge, fosse ancora in vigore la sedia elettrica.
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Dead Man
Walking – Condannato a morte è infatti disponibile
nel catalogo di Apple iTunes e Now. Per vederlo,
in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il
singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una
comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo
noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite
temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà
inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 14
luglio alle ore 21:10 sul canale
Paramount Channel.
Ronnie
Sandahl, sceneggiatore di “Borg
McEnroe“, torna a raccontare il risvolto intimista e
psicologico dello sport dirigendo TIGERS, il film
distribuito da Adler Entertainment nelle sale dal
22 luglio e liberamente ispirato alla storia
dell’ex calciatore prodigio Martin Bengtsson. Il racconto di
un’ossessione, ma anche della disciplina necessaria a raggiungere
obiettivi, del coraggio e dell’onestà verso se stessi.
Nelle parole del regista, Tigers “é una
storia sulle tigri del mondo del calcio. Su uomini giovani e
ammirati, rinchiusi in gabbie dorate, addomesticati fino a
diventare marchi”. Ronnie Sandhal è sceneggiatore, regista e
autore ed ha lavorato a una trilogia di film su sport e psicologia:
oltre a “Tigers” ha scritto anche la sceneggiatura di “Borg
McEnroe” (2017) e del prossimo dramma sulla ginnastica “Perfect”,
diretto da Olivia Wilde.
Martin Bengtsson ha raccontato la sua vicenda nel libro
“Nell’ombra di San Siro” (In The Shadow of San Siro),
pubblicato nel 2007: la storia di come il sogno di una vita si è
trasformato in un incubo e delle circostanze esterne e interne che,
combinate, lo hanno portato alla depressione e al crollo
mentale.
Nel cast del film, oltre ad Erik Enge nei panni di Bengtsson,
anche Maurizio Lombardi (Pinocchio, 1994, The New Pope),
Lino Musella (The Young Pope, Favolacce, Il Cattivo Poeta)
e Gianluca Di Gennaro (Capri-Revolution, Gomorra – La
Serie 2).
TIGERS
– la trama
Martin è uno dei
talenti calcistici più promettenti che la Svezia abbia mai visto. A
sedici anni, il sogno di una vita diventa realtà quando viene
acquistato da uno dei club più prestigiosi d’Italia. Tuttavia quel
sogno ha un prezzo molto alto in termini di sacrificio, dedizione,
pressione e, soprattutto, solitudine. Martin inizia a chiedersi se
questa sia davvero la vita che ha tanto desiderato. “Tigers” è una corsa sulle montagne russe della vita e della
morte attraverso la moderna industria del calcio. Con una
prospettiva unica sul mondo degli sport professionistici, Ronnie
Sandahl racconta la vera storia del sedicenne prodigio del calcio
Martin Bengtsson. Un dramma di formazione sull’ossessione ardente
di un giovane in un mondo in cui tutto, e tutti, hanno un
prezzo.
The Mauritanian è
stato presentato alla
Berlinale 2021 fuori concorso, ed è ora disponibile su Amazon Prime Video. La
sceneggiatura muove le fila dal libro autobiografico di
Mohamedou Ould Slahi, scritto durante la
detenzione in carcere nel 2005 e pubblicato soltanto dieci anni più
tardi con il titolo Guantanamo Diary. Opera dai
toni prevalentemente drammatici e d’inchiesta, e basata su una
storia vera, indaga la ricerca di una verità celata dalla crudeltà
di un governo che agisce nel silenzio generale, pur di trovare un
capro espiatorio in un nemico asserito come tale, senza soppesare
realmente le nozioni di innocenza e colpevolezza.
The Mauritanian: la vera storia di
Mohamedou Ould Slahi
Mohamedou Ould
Slahi, originario dalla Mauritania, è rinchiuso da ben
otto anni nel terribile carcere di Guantanamo poiché è stato
ritenuto uno dei responsabili dell’organizzazione terroristica
degli attentati dell’11 settembre. Non vi è nessuna prova certa
contro di lui, unicamente una serie di coincidenze e supposizioni,
benchè non sia effettivamente accusato di nulla. Gli è stata
estorta una confessione dopo tremende torture inflittegli, il che
lo ha autocondannato a vita. Il caso di Mohamedou viene riaperto
improvvisamente quando l’avvocato per i diritti civili
Nancy Hollander (Jodie
Foster)decide di volerne assumere la difesa in vista
di un potenziale nuovo processo. Contemporaneamente, il tenente
colonnello Stuart Couch (Benedict
Cumberbatch) è incaricato a preparare l’accusa,
scovando qualche omissione negli archivi ufficiali. Dunque Nancy e
la fedele collaboratrice Teri (Shailene
Woodley) iniziano a indagare per scoprire la verità
celata dietro la prigionia di Mohamedou; si troveranno a che fare
con un intero sistema che cerca di occultare ogni prova relativa
all’esistenza di Guantanamo e delle terribili torture e ingiustizie
che vi si compiono.
Sul piano narrativo, la
trama di The Mauritanian procede su due linee
parallele: da un lato, veniamo a conoscenza della vita di Slahi in
prigione, dall’altro assistiamo alle indagini della Hollander e del
tenente Couch. Nancy è ferma, rigorosa, ma compassionevole quando
necessario. Nella sua mente, non importa se Salahi sia colpevole o
meno: dopo aver invocato l’habeas corpus, il governo deve ora
necessariamente accusarlo di un crimine se intende continuare la
sua prigionia. Numerosi sono i flashback delle torture
subite dal protagonista, della sua infanzia e dello studio come
ingegnere in Germania, quindi in Afghanistan, nel 1990, nei
campi di addestramento dei mujahideen (all’epoca alleati degli
Stati Uniti contro Mohammad Najibullah, il leader scelto dai
russi, come ricorda lui stesso ai suoi torturatori), quindi a
Montreal, dove secondo le accuse, avrebbe finalizzato la sua
collaborazione con Al-Qaeda.
The Mauritanian si
confronta direttamente con l’ideologia che è alla base di tutto:
scatti persistenti di bandiere americane che sventolano sopra un
cortile di una prigione mostrano un nazionalismo protettivo; il
modo vago e frenetico con cui i funzionari governativi spazzano via
i dubbi ci ricorda che il desiderio pubblico di sangue, dopo l’11
settembre, ha soppiantato ogni senso di giustizia.
Il punto di luce di The Mauritanian
è l’interpretazione di Rahim
Il punto di luce massima di The
Mauritanian è costituito dall’interpretazione di Tahar Rahim,
diamante dell’intera pellicola; la capacità dell’attore risiede
infatti nel delineare in maniera ottimale l’identità del
prigioniero, tramite frammenti di quotidianità prelevati di
soppiatto, come lo scambio di qualche frase con un altro
prigioniero, senza poterlo vedere, o mentre cerca di “fare
amicizia” con un’iguana. Le fasi giudiziarie sono limitate alla
breve parte finale, accompagnata poi da veri filmati di repertorio,
mentre il resto del racconto si concentra sulle fasi investigative
e sul dramma personale vissuto dal protagonista.
Jodie Foster e
Benedict Cumberbatch, sebbene regalino due performance
degne di nota, sono invece costretti all’interno di una
sceneggiatura che lascia loro poco spazio per mettersi in luce,
puntando tutto su Tahar Rahim. Il personaggio meno centrato e
motivato di tutti, risulta purtroppo essere quello dell’assistente
Teri Duncan, a cui non è riservato uno sviluppo coerente e la cui
presenza per lo sviluppo drammaturgico dell’opera risulta essere
puramente accessoria.
The Mauritanian
non riesce purtroppo ad evitare di cadere in uno schematismo
consolidato del genere; ne consegue che, benché le vicissitudine
dei personaggi siano emotivamente coinvolgenti, è difficile
individuare intuizioni o soluzioni stilistiche che riescano ad
elevare la pellicola rispetto ad altri prodotti sui generis. La
pellicola è un esempio, nel complesso piuttosto godibile, di cinema
civile, corretto e necessario, privo tuttavia di un efficacia
narrativa e filmica tale da far emergere il tutto rispetto ad altri
prodotti simili. La perspicacia massima di Kevin
Macdonald risiede nella claustrofobia fotografica
derivante dal gioco di spazi chiusi o semi-aperti, che dominano il
girato e sono indirizzati a trasmettere la sensazione di perpetua
impotenza di cui è vittima Slahi.
McDonald gioca con le proporzioni e
tonalità di colore per stabilire il passato di Slahi, le sue
esperienze a Guantanamo e il processo. C’è un’ironica attenzione ai
dettagli, che perdura per l’intero minutaggio: ne sono esempi
l’indugiare su un cartello che recita “Non fare del male alle
iguane”. Penalità di 10.000 dollari”.
Kevin Macdonald non
risparmia pugni mentre descrive la tortura e la degradazione
prevalenti a Guantanamo dopo l’11 settembre, indirizzando
chiaramente lo sguardo dello spettatore alla consapevolezza che
l’esperienza di Slahi non è stata unica: egli era uno dei centinaia
ad affrontare questi orrori. La visualizzazione di Macdonald nei
riguardi della figura di Slahi, l’uso della musica, della luce e
del montaggio e la performance viscerale di Rahim costituiscono i
punti vincenti dell’intera pellicola, ultimo lavoro di
Kevin Macdonald e per cui, ricordiamo, Jodie Foster ha vinto il
Golden Globe come migliore attrice protagonista, e Tahar Rahim
ha ricevuto una nomination per il migliore attore in un film
drammatico.
Il prossimo ottobre i fan di
Batman scopriranno una versione innovativa degli
inizi della guerra al crimine del guardiano di Gotham in
Batman: L’Impostore, una miniserie in tre
parti pubblicata da DC Comics. La serie sarà presentata in tutto il
mondo martedì 12 ottobre e sarà successivamente
raccolta in un volume cartonato, disponibile a partire da
febbraio2022.
Contemporaneamente alla versione in
lingua inglese, la serie sarà lanciata anche nei seguenti paesi:
Spagna, Germania, Brasile, Messico, Italia, Francia, Russia,
Repubblica Ceca, Polonia, Giappone, Corea del Sud, Turchia e
Argentina.
Lo sceneggiatore e regista
MattsonTomlin (Project
Power, Little Fish), in collaborazione con
AndreaSorrentino, maestro
dell’horror e del thriller vincitore del premio Eisner (Joker:
Il sorriso che uccide, Batman: Il killer che sorride,
Green Arrow), mostrerà una Gotham violenta e disperata,
dove ogni pugno fa davvero male e ogni azione porta a conseguenze
che vanno molto al di là dell’immaginazione di Batman.
“Sono un fan di Batman da
sempre e poter raccontare la mia visione di Gotham è un sogno che
si avvera,” ha affermato lo scrittore
MattsonTomlin. “La
domanda «cosa accadrebbe se Batman esistesse davvero?’»ha
un potenziale enorme e, analizzare le sue conseguenze narrative più
estreme, permette di raggiungere orizzonti che di recente non sono
stati esplorati nelle storie a fumetti. «Batman: L’Impostore»
presenta Bruce Wayne e le persone vicine a lui esaltando i loro
difetti più tragici e, allo stesso tempo, rendendo tutti i
personaggi molto credibili. Gli ostacoli che Batman dovrà
affrontare sono figli di una realtà che rispecchia da vicino la
nostra.”
La missione di Bruce Wayne/Batman è
cominciata solo un anno prima, ma lui ha già capito di poter fare
la differenza. Purtroppo, però, Batman si è anche fatto dei nemici
molto influenti. Chi tradizionalmente detiene il potere a Gotham è
infastidito dalle sue interferenze negli affari della città, e
sembra che uno di loro abbia un piano per eliminarlo. C’è un
secondo Batman che sta pattugliando i tetti e i vicoli di Gotham… e
non si fa scrupoli a uccidere i criminali, dal vivo o davanti alle
telecamere. Quando il Dipartimento di Polizia di Gotham unirà i
suoi mezzi a quelli dei più ricchi e dei più influenti della città
per lanciare la sua offensiva, Batman dovrà scovare questo
impostore e ristabilire la sua reputazione. Ma come puoi dimostrare
la tua innocenza, quando tu per primo indossi una maschera?
“Ammiro le sue opere da
anni e lavorare con Andrea Sorrentino è un privilegio
assoluto” ha aggiunto Tomlin. “La sua incredibile capacità
di rappresentare la realtà e il suo genio narrativo hanno spinto
questa storia verso nuove vette, e i colori spettacolari di Jordie
Bellaire hanno reso speciale questo mio primo lavoro per la
DC.”
“Avevo già disegnato Batman
nelle vesti di co-protagonista in un paio di occasioni, ma questa è
la prima volta in cui ho la possibilità di lavorare su una storia
dedicata interamente a lui ed è incredibile” ha aggiunto
AndreaSorrentino. “Sono un
suo grandissimo fan sin da ragazzo e dalla visione del Batman di
Tim Burton del 1989: avere la possibilità di lavorare con Mattson e
Jordie per questa nuova interpretazione del Cavaliere Oscuro è come
ricevere un regalo di Natale in anticipo!”
In occasione del 20° anniversario
dell’uscita del primo capitolo, nelle multisale del circuito UCI
Cinemas arriva in versione rimasterizzata in 4K la saga de Il Signore degli Anelli, il
capolavoro del fantasy distribuito da Warner Bros. e interpretato
da un cast d’eccezione, che vede tra i suoi membri
Ian McKellen,
Elijah Wood,
Viggo Mortensen,
Sean Astin, Billy Boyd, Orlando Bloom,
Sean Bean,
Cate Blanchett, John Rhys-Davies, Hugo Weaving, Christopher Lee
e Karl Urban.
Le avventure degli abitanti della
Terra di Mezzo accompagneranno i fan della saga per tutta
l’estate:
Dal 22 al 26 luglio – Il Signore degli Anelli – La Compagnia
dell’Anello, il colossal vincitore di 4 premi
Oscar su 13 candidature che porta per la prima volta sul grande
schermo Frodo e i suoi amici hobbit, lo stregone Gandalf, il
tormentato Boromir, il ramingo Aragorn, l’elfo Legolas e il nano
Gimli;
Dal 27 al 30 luglio – Il Signore degli Anelli – Le due
Torri, il secondo capito della saga vincitore di
2 premi Oscar, che regala agli spettatori uno degli scontri più
epici della storia del cinema: la Battaglia del Fosso di Elm;
Dal31 luglio al 4 agosto –
Il Signore degli Anelli – Il Ritorno del
Re, uno dei tre film più premiati di sempre, che tra
i vari riconoscimenti vanta 11 premi Oscar e segna l’epilogo della
lotta contro Sauron, il Signore Oscuro.
UCI Bicocca (MI), UCI Fiume Veneto
(PN) e UCI Porta di Roma (RM) proietteranno
Il Signore degli Anelli – La Compagnia
dell’Anello, Il Signore degli Anelli – Le due
Torri e Il Signore degli Anelli – Il
Ritorno del Realle 16:30 e alle
20:30. Inoltre è prevista una proiezione speciale in
lingua originalealle 20:00.
Le altre multisale che
parteciperanno alle proiezioni sono UCI Alessandria (AL), UCI
Arezzo (AR), UCI Showville Bari (BA), UCI Cagliari (CA), UCI
Meridiana Casalecchio di Reno (BO), UCI Luxe Campi Bisenzio (FI),
UCI Casoria (NA), UCI Catania (CT), UCI Certosa (MI), UCI Fiumara
(GE), UCI Montano Lucino (CO), UCI Curno (BG), UCI Ferrara, UCI
Firenze (FI), UCI Seven Gioia del Colle (BO), UCI Lissone (MB), UCI
Cinepolis Marcianise (CE), UCI Luxe Marcon (VE), UCI RedCarpet
Matera (MT), UCI Luxe Maximo (RM), UCI MilanoFiori (MI), UCI
Molfetta (BA), UCI Moncalieri (TO) UCI Orio (BG), UCI Perugia (PG),
UCI Piacenza (PC), UCI Parco Leonardo (RM), UCI Reggio Emilia (RE),
UCI Romagna Savignano sul Rubicone (RN), UCI Roma Est (RM), UCI
Sinalunga (SI), UCI Torino Lingotto (TO), UCI Verona e UCI Villesse
(PN).
UCI Luxe Campi Bisenzio, UCI Luxe
Marcon e UCI Luxe Maximo applicheranno la tariffa di 7,90 euro,
mentre nelle restanti multisale il costo del biglietto è di 6,90
euro. Dove la tariffa ordinaria è inferiore a 6,90 euro il prezzo
dell’evento sarà l’intero del giorno. È possibile acquistare i
biglietti presso le casse delle multisala coinvolte, tramite App
gratuita di UCI Cinemas per dispositivi Apple e Android e sul sito.
I biglietti paper-less acquistati tramite App e i biglietti
elettronici acquistati tramite sito danno la possibilità di evitare
la fila alle casse con –FILA+FILM. Il pubblico può comunque
acquistare i biglietti anche tramite il call center (892.960) e le
biglietterie automatiche self-service presenti sul posto. Il
biglietto sarà nominativo se acquistato online, mentre presso le
biglietterie è previsto un registro nominativo dei clienti, come da
regolamento.
In tutte le multisala UCI riaperte,
sono stati introdotti i nuovi protocolli di sicurezza a
salvaguardia della salute e del benessere di tutto il pubblico e
dello staff, come le nuove misure di distanziamento sociale che
includono limitazioni nel numero di posti disponibili per ogni
spettacolo e la garanzia di avere delle poltrone vuote tra gli
spettatori. Sono state inoltre adottate misure speciali affinché il
percorso all’interno del cinema possa avvenire senza alcun tipo di
contatto diretto e infine sono state potenziate le procedure di
pulizia, con interventi più regolari.
Black
Widow non è un propriamente un film sulle origini di
Natasha Romanoff, nonostante racconti finalmente cosa sia accaduto
all’ex spia durante gli anni trascorsi sotto il dominio della
Stanza Rossa. A voler essere precisi, infatti, si tratta di un
prequel ambientato tra gli eventi di Civil
War e Infinity
War. Dunque, la domanda sorge spontanea: ci sono altri
personaggi del MCU che meriterebbero un film
prequel – non necessariamente una origin story –
ambientato prima dell’attuale continuity?
Screen Rant ha provato a buttare giù 10 ipotesi:
Black Panther
Dopo una formidabile
introduzione in Captain
America: Civil War, il debutto da solista di T’Challa in
Black
Panther è stato un enorme successo. Con la sfortunata
scomparsa di Chadwick Boseman, la Marvel non sarà in grado di
concentrarsi sul Re nell’annunciato sequel, ma potrebbe prendere in
considerazione un prequel.
Un potenziale prequel di Black
Panther potrebbe concentrarsi sul lignaggio del mantello
di Pantera Nera, mettendo in risalto uno dei precedenti re
guerrieri di Wakanda, oppure seguendo un giovane T’Challa in
un’avventura all’inizio del suo mandato come Pantera Nera.
Rocket & Groot
Quando furono introdotti in
Guardiani
della Galassia, Rocket e Groot avevano chiaramente già
vissuto numerose avventure insieme e sviluppato una forte amicizia.
Tuttavia, oltre al fatto che Rocket è stato oggetto di
sperimentazione, al pubblico sono stati forniti pochissimi dettagli
sul loro passato.
I
personaggi sono tra i preferiti dei fan del MCU, che vorrebbero sapere di più
sulla loro storia. La Marvel potrebbe facilmente
realizzare un prequel che racconta il tragico retroscena di Rocket
a cui abbiamo fatto riferimento poc’anzi, così come Rocket e Groot
che si incontrano e diventano amici, ma anche i rapporti del duo
con il mondo criminale.
Agatha Harkness
Dopo essersi rivelata al
pubblico sulle note dell’iconica sigla “Agatha All Along”, Agatha Harkness si è
imposta come uno dei protagonisti assoluti di
WandaVision. Nonostante siano state mostrate la sue
origini all’epoca dei processi alle streghe di Salem, il resto del
passato del personaggio rimane ancora un mistero.
Ha chiaramente trascorso del tempo a
padroneggiare la sua arte, incontrando altri esseri magici e
studiando la leggenda di Scarlet Witch. Sono trascorsi centinaia di
anni tra il momento in cui ha ucciso la sua congrega e quando si è
presentata a Westview… Tutto questo potrebbero essere esplorato
tranquillamente in un prequel.
Thanos
Finora Thanos è stato il
cattivo principale degli Avengers nel MCU, ed è diventato un personaggio
iconico. Ci sono stati alcuni accenni al passato del Titano Pazzo,
come la distruzione del suo pianeta natale, l’ invasione di altri
pianeti e la sua relazione con Gamora e Nebula.
Thanos è l’eroe della sua stessa
storia e sarebbe affascinante assistere alla sua ascesa da
attivista ambientale su Titan a signore della guerra che arriva a
credere di dover raccogliere tutte le Gemme dell’Infinito con ogni
mezzo necessario per salvare l’universo…
Gran Maestro
Introdotto in
Thor: Ragnarok, il Gran Maestro è l’eccentrico sovrano del
pianeta spazzatura Sakaar che costringe le persone a impegnarsi in
battaglie in stile gladiatore per il proprio divertimento. È un
personaggio strano, decisamente sinistro ed esilarante, che ha
comunque avuto un enorme impatto sul pubblico.
Un
film prequel sul Gran Maestro potrebbe mostrare i suoi primi giorni
insieme a suo fratello Taneleer Tivan, il Collezionista. Potrebbe
anche esplorare il suo arrivo su Sakaar, la sua ascesa al potere,
l’insediamento del suo regime e anche l’istituzione delle battaglie
dei gladiatori.
Hulk
Dopo l’uscita de
L’incredibile Hulk, la Marvel ha scelto di utilizzare Hulk
solo come personaggio secondario (ciò dovuto in parte a problemi di
diritti con la Universal). Pertanto, ci sono diverse grandi lacune
nella storia del personaggio che potrebbero essere colmate con un
prequel in stile Black
Widow.
Un candidato ideale per questo
ipotetico film sarebbe l’adattamento di uno dei migliori archi dei
fumetti dedicati a Hulk di tutti i tempi, ossia “Planet Hulk”,
ambientato su Sakaar prima dell’arrivo di Thor. Un’altra opzione
sarebbe mostrare come è stato in grado di trovare finalmente la
pace e diventare Professor Hulk tra gli eventi di Infinity
War e Endgame.
Yondu
Un elemento cruciale dell’arco di redenzione di Yondu in
Guardiani della Galassia Vol. 2 è stato la sua
rinnovata accettazione nei Ravagers, guadagnandosi persino un
tradizionale funerale nello stile del gruppo alla fine del
film.
Come
parte di questo arco, il pubblico ha avuto modo di fare la
conoscenza del suo ex team, tra cui Stakar Ogord, Mainframe e
Krugarr, che alludevano al loro passato insieme. Questo potrebbe
costituire la base per un potenziale film prequel che esplori
l’iniziazione di Yondu ai Ravagers, le sue missioni con la squadra
e l’eventuale litigio che hanno avuto sul suo rapimento di
bambini.
Howard il papero
Anche se il suo passato nel MCU rimane un mistero, Howard il
papero, in qualche modo, è finito nella collezione del
Collezionista in Guardiani
della Galassia, prima di essere liberato e, alla
fine, unirsi ai Vendicatori nella loro battaglia culminante contro
Thanos.
Nei
fumetti, Howard il papero proviene da Duckworld, un pianeta simile
alla Terra ma popolato da anatre antropomorfe. È un personaggio
divertente e sarcastico con un passato colorato che potrebbe essere
esplorato in un film prequel che spiega proprio come è arrivato da
Duckworld alla collezione del Collezionista.
Hela
In
Thor: Ragnarok, si scopre che Hela ha giocato un
ruolo fondamentale nella conquista e nel dominio di Odino sui Nove
Regni, prima di condurre una guerra civile contro il Padre di
Tutti. Anche dopo che Odino l’ha bandita a Hel, ha tentato di
fuggire, uccidendo tutte le Valchirie nel mezzo.
Un film prequel che raccontasse
questa ascesa al potere e il conflitto con Odino potrebbe
aggiungere molto di più sulla storia cosmica del MCU e arricchire personaggi
importanti come Hela, Odino e Brunilde, fornendo anche scene di
battaglia su vasta scala.
Isaiah Bradley
In
The Falcon and the Winter Soldier, è stato rivelato che
durante la guerra di Corea, il governo degli Stati Uniti ha dato il
Siero del super soldato a Isaiah Bradley, che ha poi trascorso il
resto della sua vita affrontando discriminazione, incarcerazione e
sperimentazione prima di ottenere, finalmente, il riconoscimento
che meritava alla fine della serie.
Nella serie, menziona eventi come
salvare la sua unità da un campo di prigionia e combattere contro
il Soldato d’Inverno, che all’epoca era ancora sotto il controllo
dell’Hydra. Isaiah Bradley merita un film prequel che esplori
l’eroismo e le avversità che ha dovuto affrontare.
Tuttavia, nel corso della medesima
intervista, il presidente dei Marvel Studios ha avuto l’opportunità di
riflettere anche con la rinnovata collaborazione con il regista
Sam Raimi per Doctor
Strange in the Multiverse of Madness, dal momento che
all’epoca del primo Spider-Man diretto da Raimi nel 2002, Feige era già un
collaboratore di Avi Arad, produttore esecutivo del film.
“Tutto ciò che facciamo ai
Marvel Studios lo facciamo pensando
dal punto di vista del pubblico: come possiamo fare per far sentire
il pubblico in un determinato modo? Come possiamo evocare quel
determinato tipo di emozione? Sento di averlo imparato guardando
Sam Raimi lavorare ai film di Spider-Man”, ha raccontato il
boss della Casa delle Idee. “Sono stato veramente fortunato a
trovarmi su quei set e a lavorare insieme all’ex capo dei Marvel Studios, Avi Arad. Ora mi
trovo io nella medesima posizione… È come se un cerchio si fosse
chiuso, dal momento che Sam è tornato a lavorare per noi su
Doctor Strange, personaggio che, insieme a
Spider-Man, è stato co-creato da Steve Ditko e che è anche uno dei
suoi proferiti.”
Poi ha aggiunto: “Davvero, è
semplicemente emozionante vedere Sam lavorare di nuovo per noi e
mettere il suo marchio sul sequel di Doctor Strange. E per tutti
coloro che conoscono quel marchio, sanno quanto la cosa possa
essere eccitante. Per chi invece non lo conosce, non vedo l’ora che
vedano il film. Ne resteranno sbalorditi e penseranno: ‘Cos’altro
ha fatto questo regista?’. Così andranno ad approfondire la sua
filmografia e scopriranno che si tratta di Sam Raimi, uno dei
migliori registi di tutti i tempi.”
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Sembra che Marvel/Disney+ abbiano confermato
Loki 2, la seconda stagione della
serie tv LOKI.
LOKI,
che è attualmente in produzione nella sua prima stagione, inizierà
la produzione nella seconda stagione nel gennaio 2022. A darne
conferma è stato Production Weekly . Loki sarà
presentato in anteprima il prossimo anno su Disney+.
Inoltre Marvel ha rivelato che ci sarà
davvero una seconda stagione di “Loki ” tramite un inserto in una
scena dopo i titoli di coda nell’episodio finale della stagione 1
che trovate di seguito:
Non sono stati forniti ulteriori
dettagli per quanto riguarda la prossima stagione della serie che
vede protagonista Tom Hiddleston come personaggio titolare.
LOKI
è la terza serie del Marvel Cinematic Universe
su Disney Plus. Il primo è stato l’acclamato
“WandaVision”, con Elizabeth Olsen e Paul
Bettany, che martedì ha ottenuto 23 nomination agli Emmy.
LOKI
segue le vicende del dio dell’Inganno quando esce dall’ombra di suo
fratello, in una nuova serie che si svolge dopo gli eventi di
Avengers: Endgame. Tom Hiddleston torna nei panni del
protagonista, insieme a Owen Wilson, Gugu Mbatha-Raw,
Sophia Di Martino, Wunmi Mosaku e Richard E.
Grant. Kate Herron è la regista, mentre
Michael Waldron è il capo sceneggiatore.
“Il sottotitolo del film, La
Leggenda dei Dieci Anelli, in realtà, lo collega all’inizio del
MCU”, ha spiegato Feige.
“I Dieci Anelli sono l’organizzazione che ha rapito Tony Stark
all’inizio del primo Iron Man. E quell’organizzazione è stata
ispirata da un personaggio chiamato il Mandarino, nei fumetti.
Tornando al primo Iron Man, avevamo pensato: ‘Quando porteremo
questo personaggio sullo schermo?’. Volevamo farlo solo quando
sentivamo di potergli rendere davvero giustizia e poter finalmente
mostrare tutta la sua complessità. Francamente, non avremmo potuto
farlo in un film di Iron Man, perché un film di Iron Man deve
parlare di Iron Man. Un film di Iron Man deve parlare di Tony
Stark.”
Sempre nel corso della medesima
intervista, Kevin Feige ha poi spiegato come Simu Liu è stato scelto per il ruolo del
primo supereroe asiatico del MCU: “L’attore che avrebbe
dovuto interpretare Shang-Chi è stata la prima domanda che Destin
Daniel Cretton si è posto quando è stato scelto come regista. Il
nostro produttore, Jonathan Schwartz, e la nostra casting director,
Sarah Finn, hanno visto centinaia di persone. Simu Liu è arrivato
quando eravamo in una fase già avanzata, e quando è così è molto
probabile che non succeda nulla. Durante un processo del genere,
vuoi che tutti si guardino e dicano: ‘Abbiamo trovato la persona
giusto. È lui’. Per Shang-Chi non eravamo ancora arrivati a quel
punto.”
“Poi è arrivato Simu, che Sarah
aveva già visto, e ha fatto questa lettura con Destin”, ha
aggiunto Feige. “Poi abbiamo testato la sua alchimia con
Awkwafina. All’inizio ho pensato: ‘Chi è questo tizio? Vediamo un
po’… ‘. E alla fine ho scoperto questa personalità a dir poco
contagiosa che amava interagire con i suoi fan attraverso il web.
Simu è stata la vera sfida. Presentare un nuovo eroe Marvel non è mai facile. C’è sempre
tantissima pressione su di noi e anche sugli attori. Ma Simu ce
l’ha fatta! Non vedo l’ora che il pubblico veda finalmente il film
a settembre.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Alcuni anni fa, l’accordo tra
Marvel e Sony in merito
all’utilizzo di Spider-Man nel MCU saltò temporaneamente, salvo
poi essere riformulato dopo poco tempo. Il nuovo accordo tra le
parti ha portato, poi, alla realizzazione di
Spider-Man: No Way Home, che dovrebbe essere l’ultimo
film in solitaria per l’Uomo Ragno di
Tom Holland (anche se, da contratto, sembra che
l’attore dovrà apparire almeno in un altro film del MCU, forse il sequel di Doctor
Strange?).
“Ovviamente, non mi piace
parlare di rumor, speculazioni… di quello che potrebbe o non
potrebbe accadere in relazione a qualsiasi personaggio che i
Marvel Studios non hanno ancora
portato sullo schermo”, ha dichiarato Feige. “Dirò quello
che ho sempre detto: lavorando alla Marvel da 20 anni, alla fine tendi
a non escludere nulla, a non ignorare nulla. Quando, come e dove
accadrà… resta da vedere. Potrebbe succedere, certo… ma qualsiasi
voce che si legge online potrebbe accadere in qualsiasi momento,
così come potrebbe non accadere mai.”
Spider-Man: No Way Home promette di stabilire quale
sarà il posto del simpatico arrampicamuri nel MCU, ma non solo: in effetti, è da
un po’ di tempo che si parla anche di un possibile cameo di
Tom Holland in Venom: La
furia di Carnage (con
tutte le implicazioni che ciò comporterebbe!), ma ovviamente
per adesso si tratta soltanto di rumor. Non ci resta altro da fare
che aspettare l’uscita dei rispettivi film in sala, dal momento che
è altamente improbabile che dettagli così importanti sulla trama
verranno anticipati dai Marvel Studios…
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e
da Amy Pascal per la Pascal Production.
Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.