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Semaine de la Critique 2025: Rodrigo Sorogoyen presidente di giuria

Il regista spagnolo Rodrigo Sorogoyen, i cui crediti recenti includono As Bestas e serie come Riot Police e Dieci Capodanni, sarà il presidente di giuria per l’edizione di quest’anno della Semaine de la Critique di Cannes.

Sarà affiancato dall’attore britannico premio Oscar Daniel Kaluuya per Judas and the Black Messiah, dalla giornalista marocchina Jihane Bougrine, dalla direttrice della fotografia franco-canadese Josée Deshaies e dalla produttrice indonesiana Yulia Evina Bhara.

La sezione parallela di Cannes dedicata ai talenti emergenti e alle opere prime e seconde si terrà dal 14 al 22 maggio di quest’anno. “La Semaine de la Critique dimostra inequivocabilmente il suo impegno nel sostenere e credere nei giovani registi”, ha dichiarato Sorogoyen.

Una selezione parallela che accetti solo cortometraggi e opere prime o seconde rappresenta un trampolino di lancio unico per lanciare e consolidare la carriera dei giovani registi. Senza questi spazi, continueremmo a premiare, proiettare e dare voce solo a chi ha già un percorso consolidato, trascurando preoccupazioni e forme emergenti.

Sorogoyen e la sua giuria assegneranno il Gran Premio AMI Paris de La Semaine de la Critique per il Miglior Lungometraggio, il Premio French Touch della Giuria, il Premio Stella Nascente della Fondazione Louis Roederer per il Miglior Attore o Attrice e il Premio Leitz Cine Discovery per il Miglior Cortometraggio.

Di noi 4: recensione della commedia di Emanuele Gaetano Forte

Di noi 4: recensione della commedia di Emanuele Gaetano Forte

A dieci anni ti chiedi cosa scrivere nella letterina di Natale. A venti quale strada seguire per dare un senso al futuro. A trenta cerchi un lavoro che non sia solo uno stipendio, ma anche una direzione. Poi si avvicinano i quaranta, e con loro il tempo che accelera, insieme alla consapevolezza che costruire qualcosa di autentico, magari una famiglia, è ormai più un desiderio che un progetto. È a questa fase della vita che guarda Di noi 4, una commedia delicata e profonda, al cinema dal 31 marzo.

Diretto da Emanuele Gaetano Forte, al suo secondo lungometraggio, Di noi 4 è un’intensa opera indipendente, nata da un processo creativo collettivo e partecipato. La scrittura e il lavoro sul set hanno coinvolto anche gli attori-autori Giovanni Anzaldo e Giulia Rupi, che insieme a Forte compongono il collettivo MUMBLE GROUP. Insieme, hanno dato vita a un ritratto sincero e commovente della generazione millennial italiana: sospesa tra aspettative ereditate e sogni propri, tra un’infanzia che resiste nei ricordi e un’età adulta che incalza senza più attendere.

Foto tratta dal film Di Noi 4 di Emanuele Gaetano Forte.
Foto tratta dal film Di Noi 4 di Emanuele Gaetano Forte.

Cosa racconta Di noi 4?

Le feste di compleanno possono essere momenti imbarazzanti e persino angoscianti, sia per chi deve spegnere le candeline, sia per chi si ritrova a cantare Happy Birthday con un sorriso di circostanza. Alda (Giulia Rupi), Pier (Elio D’Alessandro), Giamma (Giovanni Anzaldo) e Rachel (Roberta Lanave) sono due coppie di amici storici che si riuniscono una sera per cena, proprio in occasione del compleanno di Alda. Tra una bottiglia di vino e l’altra, la conversazione si sposta presto su sogni e desideri, come quello, semplice eppure oggi complicatissimo, di avere un figlio.

Un desiderio che, nella loro realtà fatta di precarietà e instabilità economica, sembra sempre più lontano. I quattro, trentacinquenni e disillusi, vivono in una società che non li sostiene, anzi, spesso li respinge, lasciandoli sospesi in un limbo di insoddisfazione, frustrazione e sogni infranti. Eppure, in mezzo a tutto questo, c’è qualcosa che resiste: la loro amicizia, così solida e profonda da sembrare una famiglia… una famiglia alternativa, rivoluzionaria, costruita da quattro genitori e, forse, un unico possibile figlio.

Di noi 4 - In foto a sinistra Alda (Giulia Rupi) e a destra Rachel (Roberta Lanave).
Di noi 4 – In foto a sinistra Alda (Giulia Rupi) e a destra Rachel (Roberta Lanave).

Il ritratto di una generazione, davanti e dietro la macchina da presa

In una società che ci chiede di essere sempre più veloci e prestanti, cosa richiede davvero più coraggio: accontentarsi di un lavoro che non si ama, o inseguire i propri sogni nonostante la precarietà e la speranza incerta? Alda, Pier, Rachel e Giamma rappresentano una fetta consistente dei millennials di oggi: Alda fatica a ottenere finanziamenti per i suoi progetti, Pier è un musicista indipendente che non scrive tormentoni, ma poesie (e chi ricorderebbe delle poesie?); Rachel è una laureata disoccupata che disprezza i figli degli altri, nascondendo il desiderio di averne uno tutto suo; Giamma, infine, è un’aspirante giornalista che scrive articoli che a stento riescono a suscitare l’interesse della sua stessa compagna.

Per rafforzare ancora di più questo senso di precarietà diffusa e di sogni che arrancano, Emanuele Gaetano Forte trasforma la sua stessa opera in una metafora vivente: un figlio difficile da far nascere, ostacolato dalla mancanza di fondi. Di noi 4, infatti, è un film privo di colonna sonora, non per scelta estetica, ma per necessità economica. La musica è assente, se non fosse per un espediente tanto semplice quanto poetico: alcune didascalie suggeriscono la canzone che avrebbe dovuto accompagnare la scena, lasciando così spazio alla libera immaginazione dello spettatore.

Di noi 4 - In foto a sinistra Giamma (Giovanni Anzaldo) e a destra Pier (Elio D’Alessandro).
Di noi 4 – In foto a sinistra Giamma (Giovanni Anzaldo) e a destra Pier (Elio D’Alessandro).

Ma non è tutto. Come racconta lo stesso Forte, non solo i mezzi a disposizione sono stati ridotti al minimo, ma anche la troupe è stata essenziale: “un solo fonico, un direttore della fotografia che ha ricoperto anche il ruolo di operatore, un focus puller e un aiuto regista tuttofare”. E come se non bastasse, l’intero film – fatta eccezione per una breve scena finale – è stato girato all’interno di quattro mura: una piccola casa in cui lo spettatore è invitato a entrare, ad accomodarsi e a lasciarsi coinvolgere da poco più di un’ora di realtà cruda, disperata e onesta. Il tutto ripreso a camera a mano, una scelta che restituisce ancora di più l’intimità e la fragilità delle emozioni in gioco, oltre a evidenziare l’artigianalità del prodotto.

La forza e i limiti di Di noi 4

Con originalità, autoironia e dolcezza, Di noi 4 si impone come un’opera autoriale, libera e leggera che vuole dare voce ed espressione a quell’universale sentimento di inadeguatezza e insoddisfazione che accomuna la generazione dei neoadulti di oggi; quella che vede la propria vita come una perenne corsa ad ostacoli in cui inciampare e indietreggiare sembra quasi inevitabile. Una generazione che vive di promesse malinconiche, asfissianti ritardi e continua ricerca di trovare il proprio posto nel mondo, oppure di inventarselo. Una generazione a cui sono più le possibilità negate che quelle date.

È così che Alda, Pier, Rachel e Giamma divengono l’incarnazione delle paure, delle frustrazioni, delle illusioni e disillusioni di tutti i millennials. Sono i volti di una generazione che, nonostante tutto, continua a coltivare speranze e attese, anche quando sembrano sfuggire di mano. Quelli che, di tanto in tanto, aprono ancora il cassetto dei sogni non del tutto dimenticati, cercando di non lasciarli andare, pur sapendo che il mondo che li circonda spesso non offre le risposte e le possibilità sperate.

Forte firma quindi una pièce teatrale per il grande schermo che cattura inevitabilmente l’attenzione del pubblico, riuscendo a trasmettere con decisione i sentimenti dei suoi personaggi. Sentimenti che non si limitano al desiderio di genitorialità, ma che abbracciano anche il più profondo bisogno di costruire sé stessi, di trovare un senso e un ruolo all’interno della società che li circonda.

Di noi 4. In foto (da sinistra a destra) Alda (Giulia Rupi), Giamma (Giovanni Anzaldo), Rachel (Roberta Lanave) e Pier (Elio D’Alessandro).
Di noi 4. In foto (da sinistra a destra) Alda (Giulia Rupi), Giamma (Giovanni Anzaldo), Rachel (Roberta Lanave) e Pier (Elio D’Alessandro).

Al di là della travolgente recitazione, degli apprezzabili espedienti tecnici e narrativi, che emergono dalla necessità di lavorare con un budget limitato e dalla scelta di raccontare una storia originale e autentica, Di noi 4 manca però di quel pathos travolgente o di quella spigliata dose di ilarità che avrebbero potuto trasformarlo in un’opera davvero indimenticabile. Il film, pur restando un prodotto interessante e con una forte capacità di comunicare il suo messaggio, non riesce a raggiungere quell’intensità emotiva che avrebbe dato la spinta per diventare veramente incisivo e memorabile.

L’opera di Forte si configura come un film dalla forte essenza e dal messaggio resiliente, capace di trattare temi universali con sincerità e chiarezza, ma che, purtroppo, non riesce a scalfire davvero le emozioni più profonde dello spettatore.

A working man: recensione del nuovo film con Jason Statham

A working man: recensione del nuovo film con Jason Statham

Dopo The Beekeeper, l’accoppiata Jason Statham (Lee Christmas nella saga I mercenari) e David Ayer ritorna in sala con un nuovo action movie. A working man, diretto da Ayer e scritto in collaborazione con Sylvester Stallone, è un adattamento del romanzo Levon’s trade di del fumettista Chuck Dixon. L’idea originaria dello stesso Stallone era in realtà una serie, che poi però è stata riadattata. Il film presenta un cast di figure già ampiamente note nel panorama cinematografico internazionale. Oltre a Statham nel ruolo del protagonista Levon, Michael Peña (Collateral beauty, Ant-man) interpreta Joe Garcia, padre della giovane Jenny, mentre David Harbour (il capitano Jim Hopper in Stranger Things, Un fantasma in casa) è nel ruolo del cieco Gunny, amico di Levon. A working man ha già ottenuto dei risultati superiori alle previsioni nel primo week end nelle sale, incassando 15,2 milioni di dollari, arrivando al primo posto per incassi negli Stati Uniti.

A working man: un uomo nuovo

Levon lavora come capo cantiere in un’azienda a conduzione familiare: nonostante la sua forza e le sue grandi abilità nel combattere, ha dei solidi valori e cerca di proteggere tutte le persone a cui tiene. Levon cerca di nascondere il suo passato nell’esercito britannico, sta cercando di costruirsi una nuova vita e di diventare una persona diversa, onesta. Il  suo interesse per una vita più tranquilla deriva anche dal desiderio di voler essere più presente per la figlia, la quale vive con il nonno dopo il suicidio della madre, moglie di Levon. Il suocero lo colpevolizza del suicidio della donna, e, considerandolo pericoloso e violento, vuole tenergli lontano la bambina.

Quando Jenny, la figlia del suo capo, scompare misteriosamente, Levon non riesce a restare a guardare: con la sua attrezzatura da soldato e il suo addestramento, è l’unico che può ritrovarla e salvarla. Ma Jenny è rimasta coinvolta in un traffico molto più grande di lei, e per ritrovarla Levon dovrà affrontare tutta la mafia russa presente nella zona.

A working man: il supereroe

A working man si mostra fin da subito per ciò che è veramente: un tipico film d’azione, genere su cui Jason Statham ha costruito la sua intera carriera. E’ certamente logico trovare elementi in comune in vari film appartenenti allo stesso genere, tuttavia in questo film sembra non esserci spazio per un guizzo di novità o di originalità, ma si tratta solo ed esclusivamente di un prodotto di puro e semplice intrattenimento.

La presenza di una trama semplice e abbastanza scontata, come il salvataggio della ragazza in pericolo, uniti a tante scene di combattimento con effetti speciali rendono A working man una pellicola semplice da seguire e abbastanza appariscente agli occhi di uno spettatore inesperto.

Tutte le vicende ruotano attorno allo stesso Levon, presentato come una sorta di supereroe moderno, un sicario a fin di bene. Levon è un combattente così abile da poter sconfiggere, nel bar di Dutch, almeno una decina di grossi scagnozzi contemporaneamente e, durante l’inseguimento in moto, da non essere colpito da neanche un dei tantissimi colpi che gli venivano sparati addosso. Sembra chiaro quindi che la logica non è particolarmente considerata in questo film, ma alla fine sono anche queste scene che lo dovrebbero rendere avvincente, creando suspense.

Il  rapporto padre-figlia

Tema centrale in A working man è proprio il rapporto padre-figlia, presentato in duplice forma tra Levon e la sua bambina e di Joe con la figlia rapita Jenny. Levon sembra essere disposto a ritrovare la ragazza scomparsa proprio in virtù dell’amicizia con Joe e del sentimento paterno di protezione.

Un sentimento simile sembra essere molto nobile ma poco plausibile, considerando le vicende: per ritrovare Jenny, Levon finirà per uccidere decine di persone. In molti casi questi vengono presentati come i super cattivi della mafia russa, non facendo porre alcuna domanda allo spettatore sulla questione se sia giusto o meno ucciderli. Ma poi, al preludio dello scontro finale, lo stesso Levon si ritrova a freddare quello che sembra essere solamente un cameriere, uscito dal locale per una pausa.

A Working Man jason stathamA working man: la polizia corrotta

Altro cliché fin troppo datato è proprio la presenza delle forze di polizia corrotte: come nel far west, non ci si può fidare di nessuno, e a fare giustizia deve essere proprio Levon. Proprio per comprovare la mancanza di rispetto di qualsiasi legge, il sicario supereroe, dopo aver fatto una strage nella mafia russa, resta impunito da tutti, sia dalla giustizia penale che dalla giustizia privata dei russi.

In poche parole, nel vedere A working man sembra essere catapultati all’interno di un videogame in cui si ammazza chiunque pur di arrivare all’obiettivo, e non tutto deve avere necessariamente senso perché alla fine è un gioco. Anche i titoli di testa sembrano proprio ricordare videogiochi come GTA: la differenza sta proprio nel fatto che un prodotto cinematografico, proprio perché strutturato attorno ad una trama, dovrebbe mantenere una maggiore coerenza.

Il Turco: recensione della prima parte della serie con Can Yaman

Il Turco: recensione della prima parte della serie con Can Yaman

Dopo un lungo periodo di gestazione, cambi di programmazione e piattaforme, Il Turco è finalmente arrivato in Italia. Prodotta da Madd Entertainment e Ay Yapım, la serie televisiva – acquistata da Mediaset e trasmessa su Canale 5 – segna il ritorno sul piccolo schermo di Can Yaman, scomparso dai radar dopo l’ultima messa in onda di Viola come il mare 2, avvenuta nell’aprile dello scorso anno.

L’attore turco, ormai di casa in Italia, è stato impegnato sul set di Sandokan, produzione firmata Lux Vide che dovrebbe debuttare su Rai 1 entro la fine del 2025. Intanto, sta promuovendo Il Turco, un progetto a cui ha dedicato anima e corpo. La miniserie, diretta da Uluç Bayraktar, è stata girata tra Budapest e la zona di Moena, in Trentino, e vanta un cast internazionale. Tra i protagonisti spiccano l’italiana Greta Ferro, nei panni di Gloria, e l’inglese William Kemp, che interpreta l’antagonista Mete/Marco Benedetti da Vicenza.

Diviso in due parti, in onda l’8 e il 15 aprile, Il Turco si ispira al romanzo El Turco: Un’avventura inedita durante il secondo assedio di Vienna di Orhan Yeniaras.

La trama delle prime 3 puntate de Il Turco

Nel XIV secolo nasce un corpo militare privato messo a disposizione del sultano Orhan I: sono i giannizzeri, soldati strappati da bambini alle famiglie cristiane, convertiti e addestrati per servire l’Impero ottomano. Nel 1683, durante il secondo assedio di Vienna, molti di questi uomini combattono sotto il comando del Gran Visir Kara Mustafa.

Tra loro c’è Hasan Balaban, uno dei più forti giannizzeri, che viene accusato di tradimento. Per evitare la condanna a morte, sceglie l’esilio e, dopo essere stato ferito, trova riparo nel piccolo paese di Moena, in Trentino. Qui viene accolto da Gloria, una donna che vive ai margini del villaggio e che, per la sua forza e il suo pensiero libero, viene considerata una strega.

Nel corso delle prime tre puntate si scopre che il vero traditore dell’Impero non è Balaban, ma Mete – anche noto come Marco Benedetti da Vicenza – anch’egli un ex giannizzero, ora deciso a vendicarsi e a conquistare potere dopo essere stato sottratto alla sua famiglia da bambino. Mete dichiara guerra proprio a Moena, dove si trova Balaban, che si unisce a Gloria e agli abitanti per difendere il villaggio dall’oppressione.

Il Turco serie tv
© Mediaset Infinity

Can Yaman, la prova di un attore in continua crescita

Sin dalla prima inquadratura, in cui Hasan Balaban è sospeso fra la vita e la morte, è evidente il salto di qualità compiuto da Can Yaman sul piano attoriale. Le sue precedenti interpretazioni – dalle dizi turche alle fiction italiane – avevano sempre conservato un tono leggero, romantico, tipico delle commedie. Con Il Turco cambia tutto: qui c’è la guerra, il sangue, la sofferenza che tempra corpo e mente. E c’è la grande Storia del Seicento, che arricchisce la profondità narrativa della serie.

Il lavoro fatto da Yaman su se stesso è tangibile, non solo fisicamente, ma anche a livello espressivo. I primi piani che la regia gli dedica esaltano il suo impegno e la volontà di dimostrare i progressi raggiunti negli ultimi anni. L’attore ha documentato spesso sui social i suoi allenamenti, necessari per affrontare le scene action presenti nel racconto, e il risultato si vede. Anche nelle sequenze più complesse, Yaman si muove con sicurezza, ritmo, passione. Un’intensità che emerge molto meno nella prima puntata, ma che esplode nella terza, sia nel flashback iniziale sia durante l’arrivo all’accampamento dei soldati di Mete.

Donne libere, fratelli risentiti, doppiaggi mal riusciti

Se l’interpretazione di Can Yaman nei panni di Hasan Balaban è tra le più riuscite della sua carriera – e ci dà un assaggio di ciò che potrebbe essere il suo Sandokan – non si può dire lo stesso per la sua partner su schermo. Greta Ferro, che incarna la lotta femminile contro un mondo patriarcale pronto a etichettare come “streghe” le donne libere e autonome, porta avanti un messaggio forte e attuale. Il suo lavoro è buono, ma l’efficacia emotiva risulta penalizzata da un doppiaggio poco armonioso, che ne attenua la forza espressiva.

Più coinvolgente è invece il rapporto tra Balaban e Mete: un conflitto che va oltre la semplice vendetta e mette in scena lo scontro tra due culture e due destini in fondo simili. Mete, diventato Marco, è il risultato del trauma vissuto nell’infanzia: strappato dalla sua famiglia, convertito all’Islam e addestrato come giannizzero, incarna il lato oscuro dell’Impero, quello che annulla l’identità e genera mostri.

Molto apprezzate le location naturali, che insieme alle scenografie contribuiscono a rendere ancora più vivido e credibile il contesto della narrazione, immerso nel paesaggio montano.Nel complesso, perciò, a parte qualche scena di combattimento un po’ macchinosa all’inizio e alcuni passaggi narrativi meno efficaci, Il Turco, per le prime tre puntate, si posiziona come una miniserie valida.

Death of a Unicorn: la spiegazione del finale del film con Jenna Ortega

Il film Death of a Unicorn – diretto da – si concentra in gran parte sulle creature fantastiche del titolo e dopo che uno di loro viene colpito e apparentemente ucciso da una coppia di umani che si sta recando in una villa remota nella foresta, gli unicorni si scatenano per trovare il cucciolo e ripristinarlo con la loro magia. Ironia della sorte, le due persone che hanno colpito l’animale in realtà si legano a queste creature. La cosa porta ad un finale in cui i due unicorni ripristinano un Elliot (Paul Rudd) morto insieme al loro cucciolo, sollevando però anche alcune grandi domande sul destino di questi personaggi.

In ogni caso, la conclusione del film è un momento dolce che viene poi sovvertito quando la polizia arriva sulla scena e arresta prontamente Elliot e Ridley (Jenna Ortega). Questo crea i momenti finali del film, che si concludono con una nota leggermente controversa: gli unicorni sembrano cercare di aiutare i loro nuovi amici con un metodo perfettamente brutale. Sebbene sia un modo divertente per chiudere il film, la natura ambigua del finale di Death of a Unicorn ha lasciato alcuni spettatori a chiedersi cosa sia successo a Elliot, Ridley e persino al vicino Griff (Anthony Carrigan).

La trama di Death of a Unicorn

Death of a Unicorn è incentrato su un padre e una figlia che inavvertitamente investono un unicorno con la loro auto mentre si recano alla villa isolata del capo di lui. Dopo che il conglomerato scientifico inizia a studiarne la biologia e le proprietà curative, il gruppo si ritrova ad essere il bersaglio dei letali genitori della creatura. Nel corso del film, Ridley cita spesso la leggenda di una fanciulla dal cuore puro in grado di far addormentare un unicorno e impedirgli di causare ulteriore distruzione. Lo Shep di Will Poulter, desideroso ddi trarre profitto da questa scoperta, lo mette alla prova nel momento culminante del film, minacciando di ucciderla a meno che non faccia da esca per lui.

Death Of A Unicorn
Paul Rudd e Jenna Ortega in Death Of A Unicorn. Cortesia di A24

Sebbene inizialmente riesca a tranquillizzarli, Elliot accoltella Shep prima che possa legare completamente gli unicorni genitori, e Shep lo accoltella a sua volta prima di essere ucciso con un calcio in faccia da uno di loro. Mentre Ridley piange la morte del padre, gli unicorni portano il corpo di Elliot su quello del loro cucciolo, unendo le loro corna per rianimare non solo il proprio simile, ma anche il personaggio di Rudd, che ritorna potentemente dalla morte tenendo in mano uno dei corni degli unicorni genitori e vedendo ciò che il personaggio di Ortega ha visto prima nel film.

Death of a Unicorn si conclude con una nota volutamente ambigua

Il finale di Death of a Unicorn è una battuta volutamente ambigua che lascia il destino di Ridley, Elliot, Griff e degli unicorni un mistero per il pubblico. Dopo essere sopravvissuti alla furia delle creature nel complesso Leopold, Ridley ed Elliot si trovano in una posizione scomoda quando Griff torna con la polizia. I due vengono arrestati, ma il film lascia intendere che le abilità legali di Elliot li scagioneranno da qualsiasi reato. Tuttavia, mentre sono sul sedile posteriore dell’auto della polizia, si accorgono di essere seguiti dal trio di unicorni che hanno incontrato (e che hanno contribuito a rendere liberi).

Uno degli unicorni incrocia brevemente lo sguardo di Elliot, dandogli un avvertimento silenzioso in tempo per permettere a Ridley ed Elliot di prepararsi. Il film si conclude con gli unicorni che attaccano l’auto e la costringono a uscire di strada, un’improvvisa e ultima esplosione di azione (e di violenza) dopo un film pieno di uccisioni raccapriccianti. Dopo un film in cui gli unicorni agiscono di propria iniziativa e con poca moderazione, è un modo appropriato per concludere Death of a Unicorn. Tuttavia, il film si interrompe prima di poter rivelare il destino dei personaggi.

Death Of A Unicorn A24
Téa Leoni, Paul Rudd, Jessica Hynes, Will Poulter, Anthony Carrigan e Jenna Ortega in Death of a Unicorn. Cortesia di A24

Cosa ha detto il regista di Death of a Unicorn sulla scena finale

Sebbene gli unicorni abbiano apparentemente accolto Ridley ed Elliot a causa della connessione cosmica che condividevano con loro, il loro approccio altrimenti spietato nei confronti degli umani significa che è rimasta la possibilità che abbiano semplicemente ucciso i personaggi sopravvissuti fuori dallo schermo. Tuttavia, sebbene l’ambiguità sia stata voluta dal regista/scrittore Alex Scharfman, la storia vuole anche sottintendere che Elliot e Ridley se la caveranno. Scharfman ritiene addirittura che Griff, che non ha stretto un legame con gli unicorni, alla fine sopravviva all’incontro finale con le creature.

Nel corso di un’intervista, Scharfman ha confermato che, grazie al loro ritrovato legame, Elliot e Ridley hanno “una connessione continua e permanente” con gli unicorni. Secondo Scharfman, l’ambiguità e la brutalità sono state pensate per riflettere la natura animale delle creature, ma i loro sforzi sono volti ad aiutare Elliot e Ridley. Scarfman ha spiegato che la loro motivazione in quella scena è che “sono un po’ come se dicessero: ‘Sì, ok, fantastico’. [Elliot e Ridley] sono tenuti prigionieri, distruggiamo la macchina e vediamo cosa succede”. Ma certamente, non comprendendo necessariamente le implicazioni sociali [della fuga] o gli [elementi] meccanici“.

Per quanto riguarda il motivo per cui ha permesso a Elliot di sopravvivere, Scharfman ha ritenuto che la sua rinascita fosse importante per il “viaggio del personaggio dall’egoismo all’altruismo”. “La bugia che deve superare è che il suo egoismo è in realtà altruistico, che lo sta facendo per sua figlia e che sta cercando di costruire una vita migliore”. “Accoltellando Shep nel finale, perde moltissimo dal punto di vista finanziario, avrebbe potuto essere miliardario per il resto della sua vita e fare tutte le fortune e altro ancora che cercava nel weekend, ma rifiutando, in un certo senso, mette al primo posto qualcosa di più importante, ovvero il riconoscimento della struttura di valori che sua figlia ha cercato di imporgli per tutto il film“.

Sunita Mani in Death of a Unicorn
Sunita Mani in Death of a Unicorn. Cortesia di A24

Death of a Unicorn avrà un sequel?

Il fatto che il finale di Death of a Unicorn sia in qualche modo aperto solleva immediatamente la questione se stia o meno lasciando la porta aperta a un sequel. Tuttavia, la realtà è un’altra. L’arco emotivo del film tra Ridley ed Elliot si risolve alla fine della storia, e il loro rapporto padre/figlia è riparato dall’esperienza condivisa di vedere l’intera portata cosmica dell’universo. Anche se i destini di Riley, Elliot e Griff rimangono grossomodo sconosciuti dopo il film, le loro storie sono risolte. Non c’è quindi bisogno di continuare la loro storia.

Anche se non viene mostrato l’esatto destino finale dei personaggi principali, è infatti facile supporre che torneranno alle loro vite con un senso migliore di loro stessi. È anche un buon promemoria del fatto che gli unicorni non possono essere trattenuti, nemmeno dalla loro fedeltà nominale a certe persone. Si tratta di un finale appropriatamente duro per un film in cui gli unicorni fanno a pezzi le persone e le squarciano con le loro corna, sottolineando come, anche quando sono d’aiuto, queste creature siano pericolose. Tuttavia, è bello avere chiarezza da parte del regista di Death of a Unicorn e la certezza che gli eroi del film siano sopravvissuti alla storia.

Insospettabili sospetti: il film è tratto da una storia vera?

Insospettabili sospetti: il film è tratto da una storia vera?

Il famoso attore di Scrubs Zach Braff è anche un apprezzato regista che sa come raccontare una storia, come emerge dal film di rapine del 2017 Insospettabili sospetti (Going In Style). Inoltre, con i leggendari attori Morgan Freeman, Michael Caine, Alan Arkin e Christopher Lloyd a guidare il cast, il film si rivela accattivante e altamente comico. La storia vede un trio di pensionati ritrovarsi con le spalle al muro quando le loro pensioni vengono bruscamente cancellate. Tuttavia, poiché hanno ancora una famiglia a cui badare, il trio tenta di mettere a segno un’audace rapina.

L’anzianità è dunque decisamente un valore aggiunto in questa commedia d’azione, che nasconde i temi della famiglia e della gerontologia dietro una veste isterica e presentabile. Il film ha ottenuto un buon riscontro da parte dei fan ma un’accoglienza contrastante da parte della critica, che ha tenuto a sottolineare come il film non si discosti troppo dagli schemi. Tuttavia, ci si può chiedere se il film sia basato su una storia reale di pensionati indigenti che reclamano ciò che è loro di diritto. In questo caso, indaghiamo sulla credibilità della storia.

Insospettabili sospetti è basato su una storia vera?

La risposta a questa domanda è che no, Insospettabili sospetti non è basato su una storia vera. Braff ha diretto il film da una sceneggiatura di Theodore Melfi, che ha tratto la storia dall’omonimo film di Martin Brest del 1979, scritto da Edward Cannon. Nel XXI secolo abbiamo assistito a numerosi remake di titoli classici, il che dimostra l’importanza di essi nella cultura e nell’immaginario popolare. Nell’ottobre 2012, New Line Cinema e Warner Brothers avevano infatti reso noto che stavano opzionando il remake della commedia del 1979. Tony Bill, co-produttore del film originale, è anche produttore esecutivo di questo remake.

Morgan Freeman, Alan Arkin, Michael Caine e John Ortiz in Insospettabili sospetti
Morgan Freeman, Alan Arkin, Michael Caine e John Ortiz in Insospettabili sospetti. Foto di Atsushi Nishijma – © 2017 – Warner Bros. Entertainment Ic

Tuttavia, il film aggiorna la trama del film precedente per offrire una conclusione più felice. Melfi ha insistito su questo putno, dal momento che i protagonisti muoiono o finiscono in prigione nel finale del film del 1979. Non si tratta affatto di un lieto fine e Melfi ha pensato che oggigiorno non avrebbe voluto vedere un film con un finale tragico dopo due ore in cui gli spettatori avevano fatto il tifo per gli eroi. Cercò quindi di fare in modo che gli eroi mettessero a segno una rapina perfetta e si allontanassero con i soldi verso il tramonto, e i produttori furono d’accordo con lui. È così che è nata la storia del film del 2017.

Il discorso che Joe fa dopo il trapianto di reni di Willie e Al sembra quasi un discorso funebre, anche se poi si rivela essere un discorso nuziale. Questa scena è stata scritta in omaggio al film precedente, dove i personaggi di Willie e Al muoiono di vecchiaia poco dopo la rapina. La sceneggiatura di Melfi è stravagante e adrenalinica e Braff ha affermato che il cast di veterani è stato coinvolto dopo il loro apprezzamento della sceneggiatura. Sir Michael Caine dirà in seguito che questo è stato uno dei film più felici della sua lunga carriera di attore.

Le riprese si sono svolte durante le vacanze estive e la star ha potuto raddoppiare il programma come una vacanza in famiglia. Portò con sé la famiglia, trovò un alloggio vicino al set e si godette le vacanze con la famiglia. Tornando all’aspetto dell’aderenza con la realtà, gli attori veterani hanno eseguito da soli la maggior parte delle acrobazie e le controfigure non hanno dovuto fare molto. Secondo il regista, gli attori erano fin troppo felici di eseguire l’azione vera e propria perché possedevano una sorprendente scarica di adrenalina. Inoltre, Joey King ha trascorso settimane con un vero e proprio allenatore di softball per realizzare le sue scene con questo sport.

Morgan Freeman, Alan Arkin e Michael Caine in Insospettabili sospetti
Morgan Freeman, Alan Arkin e Michael Caine in Insospettabili sospetti. Foto di Atsushi Nishijma – © 2017 – Warner Bros. Entertainment Ic

Anche il veicolo della rapina risulta piuttosto realistico. Il team di produzione ha preso in considerazione diversi veicoli per la loro interpretazione, tra cui la Mystery Machine di “Scooby-Doo”. La banca fittizia, chiamata Williamsburg Savings Bank (WSB), forse è un po’ meno fittizia di quanto si pensi. Una banca con questo nome è infatti esistita fino a quando la HSBC Bank ha rilevato le operazioni. Le scene sono state girate anche nella vecchia sede della WSB nel quartiere di Brooklyn.

Durante la rapina, Joe, Al e Willie nascondono le loro identità indossando le maschere rispettivamente di Frank Sinatra, Dean Martin e Sammy Davis Jr.. Conosciuti collettivamente come il “Rat Pack”, l’iconico trio ha recitato nell’originale “Ocean’s 11”. Un altro film di rapine a cui si fa riferimento nel film è “Quel pomeriggio di un giorno da cani” di Sidney Lumet, un classico del genere. Considerando tutti gli aspetti, il film è abbastanza consapevole dei suoi predecessori e, anche se non è così realistico e non propone una storia realmente avvenuta, regala decisamente più di una bella risata.

Eden, la storia vera dietro al film di Ron Howard

Eden, la storia vera dietro al film di Ron Howard

Eden (qui la recensione), il nuovo film diretto da Ron Howard, arriva nelle sale italiane distribuito da 01 Distribution e si presenta come un intenso dramma storico ispirato a una vicenda realmente accaduta. Ambientato sull’isola vulcanica di Floreana, nell’arcipelago delle Galápagos, Eden racconta l’incredibile storia di un gruppo di coloni europei che, negli anni Trenta, decisero di abbandonare la civiltà per cercare un’esistenza alternativa in un paradiso incontaminato. Tra i protagonisti della pellicola troviamo un cast stellare guidato da Jude Law nel ruolo del dottor Friedrich Ritter, Vanessa Kirby nel ruolo di Dora Strauch Ritter, e Daniel Brühl nei panni di Heinz Wittmer. Accanto a loro Sydney Sweeney, Jonathan Tittel, Ana de Armas, Richard Roxburgh, Toby Wallace e Felix Kammerer danno vita a una storia fatta di sogni, tensioni e segreti sepolti sotto la superficie.

Il film segue le vicende di Friedrich Ritter, medico tedesco, e della sua compagna Dora, che approdano sull’isola di Floreana nel 1929 con l’obiettivo di costruire una nuova vita lontano dalla società. Il loro esperimento attira ben presto l’attenzione internazionale e, nel tempo, altre persone decidono di unirsi a loro, tra cui la famiglia Wittmer e una misteriosa baronessa austriaca accompagnata da due amanti. Quella che doveva essere un’utopia si trasforma però in un microcosmo teso e instabile, dove le tensioni, le gelosie e le ambizioni personali portano a una serie di eventi oscuri e mai completamente chiariti. Eden mette in scena questa vicenda con uno stile visivo potente e una narrazione che fonde dramma psicologico e mistero.

Il sogno di una nuova vita su un’isola deserta

Nel 1932, l’Isola di Floreana, situata nell’arcipelago delle Galápagos, divenne il teatro di una delle storie più incredibili e tragiche della colonizzazione. La terra, famosa per la sua natura incontaminata e selvaggia, sembrava rappresentare un paradiso ideale per un gruppo di coloni europei, attratti dal sogno di una vita libera dai vincoli e dalla miseria del continente. Tra di loro, il dottor Friedrich Ritter e la sua compagna Dora Strauch, ma anche altri uomini e donne, inclusi la famiglia Wittmer, avevano grandi speranze di costruire una comunità autosufficiente in quel luogo remoto. Ma la realtà si sarebbe rivelata ben diversa.

La Nascita della Colonia: Coloni europei si stabiliscono sull’Isola di Floreana

Eden Ana De Armas

Nel 1932, il gruppo di coloni che si stabilì su Floreana partì con un sogno di indipendenza e autarkia. Il dottor Ritter, un uomo idealista e intraprendente, pensava di poter creare una nuova comunità agricola che avrebbe dato vita a una vita migliore lontano dalle convenzioni europee. La famiglia Wittmer, composta dal padre Heinz, la madre Margret e i figli, giunse poco dopo, seguita da Eloise Bosquet, una donna con un passato misterioso. L’isola, sebbene avesse le risorse per sostenere una comunità, era ostile e inospitale. Le difficoltà di adattamento e la carenza di risorse cominciarono presto a mettere alla prova la resistenza dei coloni.

Tensioni e Difficoltà: I conflitti tra i coloni e la lotta per la sopravvivenza

Nonostante la loro visione utopica, le difficoltà pratiche si rivelarono insormontabili. I coloni dovettero fare i conti con l’isolamento, la scarsità di risorse e il difficile adattamento al nuovo ambiente. I conflitti tra i coloni, già presenti fin dall’inizio, divennero sempre più intensi. Friedrich Ritter, che si era autoproclamato leader della comunità, finì per scontrarsi con gli altri, specialmente con Eloise Bosquet, una figura misteriosa che si stabilì sull’isola poco dopo. Il clima di sospetto e di rivalità aumentò, e i coloni furono costretti a fronteggiare anche la crescente difficoltà nel mantenere il loro sogno di autarkia.

La Tragica Morte di Eloise: Il punto di non ritorno per la comunità

Nel 1934, il clima di tensione culminò con la morte misteriosa di Eloise Bosquet. Alcuni sospettano che sia stata uccisa da uno degli altri coloni, mentre altri credono che sia morta di morte naturale. La sua morte segnò un punto di non ritorno per la colonia. Con il passare del tempo, le difficoltà di sopravvivenza sull’isola divennero insormontabili. Le lotte tra i coloni e le crescenti difficoltà economiche contribuirono a distruggere il fragile equilibrio che esisteva inizialmente. La morte di Eloise, un evento che rimase avvolto nel mistero, divenne simbolo della fine di quel sogno di vita autonoma e pacifica su Floreana.

La Fine di un Sogno: La morte di Friedrich Ritter e il collasso della colonia

Nel 1935, la morte di Friedrich Ritter segnò la fine definitiva della colonia. Ritter, che aveva dedicato la sua vita a creare una nuova società lontano dalla civiltà europea, morì di malattia. La sua morte rappresentò la fine di un sogno, e la colonia, priva di un vero leader, collassò. I coloni rimasti furono costretti a fare i conti con la realtà di un’isola che non offriva la possibilità di sopravvivere senza l’aiuto della civiltà. Gli ultimi abitanti dell’isola, tra cui la famiglia Wittmer, furono costretti a lasciare Floreana, segnando la fine di quella che era stata una delle esperimentazioni più ambiziose della colonizzazione isolata.

Testimonianze di Sopravvissuti: La fine della colonizzazione di Floreana

La storia della colonia di Floreana è stata raccontata da coloro che sopravvissero e da coloro che tornarono indietro per raccontare la tragedia. Tra questi, la testimonianza di Margret Wittmer, l’unica sopravvissuta della famiglia Wittmer, ha avuto un’importanza fondamentale nel raccontare gli eventi che portarono al collasso della colonia. Le sue memorie, piene di dolore e sofferenza, raccontano non solo le difficoltà pratiche ma anche il profondo cambiamento emotivo che subirono i coloni nel confrontarsi con la dura realtà. La sua testimonianza è una delle poche fonti dirette che ci permette di capire l’entità della tragedia che si consumò su Floreana.

La Storia di Floreana e il Loro Impatto sul Film

La vicenda realmente accaduta della colonia di Floreana è stata una delle storie più affascinanti e tragiche della storia della colonizzazione isolata. Con il film Eden, Ron Howard e il suo cast danno vita a questa drammatica realtà, esplorando le dinamiche interpersonali, i sogni infranti e le difficoltà che hanno segnato il destino di questi pionieri. La rappresentazione cinematografica dei personaggi e degli eventi che si sono svolti su Floreana riesce a far rivivere il dramma della colonizzazione e a dare visibilità alle esperanze e alle illusioni di quei coloni, che desideravano creare una nuova società lontano dalle convenzioni e dalle difficoltà del mondo moderno.

Il film non si limita a raccontare gli eventi storici, ma li esplora anche sotto il profilo emotivo, mettendo in risalto il desiderio di riscatto e il conflitto tra l’ideale e la dura realtà. L’interpretazione di Jude Law nel ruolo di Friedrich Ritter e di Vanessa Kirby nei panni di Dora Strauch sono impeccabili nel mostrare le sfumature di una coppia idealista e la lotta per mantenere viva una visione che si sta sgretolando. Allo stesso modo, le performance di Daniel Brühl e Sydney Sweeney aggiungono profondità ai personaggi coinvolti in un dramma sempre più difficile da contenere.

Riflessioni sulla Storia e l’Eredità della Colonia di Floreana

La storia della colonia di Floreana e dei suoi abitanti rimane una lezione di speranza, determinazione e tragica consapevolezza dei limiti umani. La morte dei coloni, le loro lotte interne e le sfide naturali sono un monito che ricorda quanto sia complesso e difficile tentare di “domare” la natura e di vivere lontano dalla società. Oggi, con il film Eden, questa storia trova una nuova forma di narrazione, rivelando il lato umano di una vicenda che potrebbe sembrare lontana e distante, ma che in realtà parla di valori universali come la sopravvivenza, il sogno di un futuro migliore e la sfida contro l’imprevisto.

Il Messaggio del Film

Con Eden, Ron Howard ci regala una riflessione profonda su cosa significa cercare di costruire una nuova vita, confrontandosi con i propri limiti e quelli imposti dal mondo che ci circonda. La storia della colonia di Floreana, che ha visto sogni spezzati e aspirazioni naufragate, ci invita a riflettere sulla fragilità dei progetti umani e sull’importanza di non perdere mai di vista l’essenza della comunità e dei legami umani, soprattutto in tempi di difficoltà.

Con l’uscita del film nelle sale il 10 aprile 2025, Eden non è solo una ricostruzione storica ma anche un invito a riscoprire il valore della speranza e della resilienza, qualità che permangono vive in ogni epoca, e che sono fondamentali per costruire un futuro migliore.

Daredevil: Rinascita Episodio 8: la scioccante rivelazione sul destino di Foggy

SEGUONO SPOILER SULL’episodio 8 di Daredevil: Rinascita

L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita si è concluso con un colpo di scena epocale, che ha rivelato che la morte di Foggy Nelson è avvenuta su richiesta di un altro personaggio importante. Il finale dell’episodio 7 ha apparentemente concluso definitivamente la trama di Muse. E ora, il ritorno di Benjamin Poindexter, alias Bullseye, ha riportato in primo piano i tragici eventi degli episodi 1 e 2 di Daredevil: Rinascita, a cui Matt dà finalmente una spiegazione: la morte di Foggy non è stato un tragico incidente ma il risultato di una missione calcolata, richiesta da un personaggio importante della serie.

Matt scopre che Vanessa Fisk ha ingaggiato Bullseye per uccidere Foggy

Vanessa è al centro della regnatela, non Kingpin

Nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita, viene rivelato che Vanessa è stata l’artefice della morte di Foggy. Inizialmente, Matt – e tutti gli altri – davano per scontato che la furia di Bullseye fosse il risultato della sua follia squilibrata, con il cattivo in cerca di vendetta contro Matt, Karen e Foggy per il loro ruolo nella sua caduta nella terza stagione di Daredevil. Tuttavia, Matt ha scoperto che non era vero, grazie a un suggerimento della sua vecchia amica: Josie. L’episodio vede Matt raggiungere l’apice della sua crisi che dura da una stagione, tornando da Josie dopo aver capito che i suoi sforzi basati sulla legge sono solo un “fare da babysitter al caos”.

Lì, Josie insiste perché lei, Matt e Cherry finiscano un bicchiere di O’Melveny’s. O’Melveny’s è il whisky che Foggy e Matt per loro tradizione bevevano dopo aver vinto una causa, e Matt è confuso sul motivo che aveva spinto Foggy a ordinarlo la notte in cui è morto. Matt capisce che era perché Foggy stava festeggiando in anticipo per un caso per il suo cliente, Benny, anche lui ucciso da Bullseye la stessa notte. Foggy avrebbe festeggiato in anticipo solo se fosse stato convinto oltre ogni dubbio di vincere la sua causa, il che era collegato alle minacce ricevute da Benny per un riferimento al progetto di Red Hook.

Red Hook è il nome di un porto di Brooklyn, direttamente legato ai progetti di Fisk come sindaco di New York e al suo ex impero criminale. Come rivelato nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita, il cliente di Foggy era in qualche modo coinvolto in tutto questo, eppure l’abile avvocato era fiducioso di una vittoria. Bullseye viene quindi ingaggiato per cambiare le cose, uccidendo Benny e mettendo a tacere Foggy. Naturalmente, la supposizione immediata di Matt è che Wilson Fisk sia stato colui che ha assoldato Bullseye per uccidere Foggy, ma un piccolo dettaglio nell’episodio cambia le cose.

Dopo essere stata avvisata che Bullseye è evaso di prigione, Vanessa dice a Wilson di avere qualcosa da dirgli. Matt ascolta e, dopo aver sentito il suo battito cardiaco accelerare, capisce che è stata Vanessa a decidere l’assassinio di Foggy, non Wilson. Questo ha certamente senso, dato che Vanessa era responsabile delle attività criminali di Fisk mentre lui era assente all’inizio di Daredevil: Rinascita. La rivelazione porta a un breve confronto in cui Matt chiede a Vanessa perché abbia fatto uccidere Foggy, prima di essere interrotto da un Bullseye ancora una volta infuriato.

Perché Vanessa voleva Foggy morto

Foggy era coinvolto negli affari di Red Hook

L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita termina prima che Matt possa ottenere risposte da Vanessa, ma vuole sapere le stesse cose che vogliamo noi: perché Vanessa ha ordinato a Bullseye di uccidere Foggy? Come ho accennato, la risposta sta al centro del caso di Foggy con il suo cliente, Benny. Benny era in qualche modo legato a Red Hook, il che, prima dell’apparentemente benevola campagna elettorale di Fisk per la carica di sindaco, era parte integrante dell’infrastruttura del suo impero criminale e di Vanessa.

La precoce celebrazione del caso da parte di Foggy significava che era sicuro di assolvere Benny da qualsiasi accusa per cui avesse bisogno di un avvocato difensore, il che avrebbe senza dubbio fatto una pessima figura sui Fisk. Per non far emergere queste rivelazioni, Vanessa ha usato Bullseye, uccidendo diversi passanti, come mezzo per nascondere gli omicidi di Benny e Foggy come obiettivi. Sebbene i dettagli generali di questo caso siano sconosciuti, sembra una ragione valida quanto qualsiasi altra per cui Vanessa volesse la morte di Foggy.

Oltre a questo, Vanessa avrebbe potuto semplicemente prendere due piccioni con una fava, per così dire. Mettere a tacere Foggy era chiaramente una delle motivazioni per l’omicidio di Vanessa, ma la vendetta avrebbe potuto essere un’altra. Foggy è stato fondamentale nella caduta di Wilson Fisk nella terza stagione di Daredevil, cosa che ha reso i problemi coniugali di Vanessa e il loro impero meno efficaci di quanto non fossero un tempo. Questo, e l’azione di Matt nei panni di Daredevil, avrebbe potuto spingere Vanessa a uccidere Foggy per punire lui, Matt e Karen, il tutto mentre cercava di nascondere i suoi affari illeciti a Red Hook.

Cosa significa per Daredevil: Rinascita l’uccisione di Foggy da parte di Vanessa

La storia della serie è stata alterata per sempre

Charlie Cox e Vincent D’Onofrio in Daredevil: Rinascita. Cortesia di DISNEY ITALIA

Come previsto, la rivelazione del coinvolgimento di Vanessa nella morte di Foggy è fondamentale per Daredevil: Rinascita. In termini di conseguenze immediate, avrà ripercussioni sul finale della prima stagione. Matt è stato colpito a causa del tentativo di Bullseye di uccidere Fisk, il che significa potenzialmente che persino Poindexter non sapeva che era stata Vanessa ad assumerlo, invece di Wilson stesso. Tutto questo verrà probabilmente affrontato nel finale, con ogni elemento che si ricollega al piano di Vanessa.

In termini più ampi, il tentato assassinio di Vanessa potrebbe essere collegato a una teoria di massa secondo cui la morte di Foggy sarebbe stata simulata in Daredevil: Rinascita. Foggy è uno dei personaggi più intelligenti della serie, ed è difficile immaginarlo coinvolto in un caso che coinvolge i Fisk senza saperlo. Di conseguenza, Foggy avrebbe potuto sapere che la sua vita era in pericolo e in qualche modo aver simulato la sua morte, ma al momento si tratta solo di congetture. Ciononostante, un omicidio casuale renderebbe una finzione più difficile da realizzare rispetto a un omicidio premeditato di cui Foggy era a conoscenza.

Infine, le azioni di Vanessa avranno senza dubbio un impatto sulla rinascita sia di Daredevil che di Kingpin. Matt sarà sicuramente sul piede di guerra ora che sa che Vanessa è coinvolta nella morte di Foggy, il che lo metterà successivamente in conflitto con Wilson. La rinascita di Daredevil continuerà ora che Matt ha una causa per cui combattere, il che a sua volta porterà Kingpin a incontrarlo in futuro, soprattutto se Vanessa sarà in pericolo.

Tutto questo promette un enorme cambiamento nello status quo della serie. Prima d’ora, la morte di Foggy era stata trattata come un incidente casuale, con l’attenzione della serie rivolta a fattori esterni che avrebbero portato Matt e Fisk a tornare alle loro vecchie abitudini e a riaccendere la loro faida. Ora che Vanessa è stata confermata come l’artefice della morte di Foggy, Daredevil: Rinascita ha dato ai suoi personaggi principali un interesse molto più personale nel caos crescente che Matt sta continuamente cercando di gestire senza l’aiuto dell’Uomo Senza Paura.

Predator: Killer of Killers, il primo trailer del film d’animazione di Dan Trachtenberg

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20th Century Studios ha annunciato che Predator: Killer of Killers, un film d’azione e avventura animato originale ambientato nell’universo di Predator, debutterà il 6 giugno 2025 in esclusiva su Hulu. Ora abbiamo la possibilità di vedere il primo trailer del film che è diretto da Dan Trachtenberg (Prey).

La storia antologica segue tre dei più feroci guerrieri della storia umana: una predatrice vichinga che guida il suo giovane figlio in una sanguinosa ricerca di vendetta, un ninja nel Giappone feudale che si rivolta contro il fratello samurai in una brutale battaglia per la successione e un pilota della Seconda Guerra Mondiale che decolla per indagare su una minaccia ultraterrena alla causa degli Alleati. Tuttavia, sebbene tutti questi guerrieri siano degli assassini a pieno titolo, sono solo prede del loro nuovo avversario: l’assassino degli assassini per eccellenza.

Predator: Killer of Killers è diretto dal regista di Prey, Dan Trachtenberg, con Josh Wassung, della casa di animazione The Third Floor, come co-regista. Il film è stato scritto da Micho Robert Rutare da una storia di Trachtenberg e Rutare, basata sui personaggi creati da Jim Thomas e John Thomas. I produttori sono John Davis, Dan Trachtenberg, p.g.a., Marc Toberoff, Ben Rosenblatt, p.g.a., con Lawrence Gordon, James E. Thomas, John C. Thomas e Stefan Grube come produttori esecutivi.

Questo è il primo di due film di Predator in arrivo nel 2025, il prossimo sarà il live-action Predator: Badlands. Il film è ambientato nel futuro, su un pianeta remoto, dove un giovane Predator, emarginato dal suo clan, trova un’improbabile alleata in Thia (Elle Fanning) e intraprende un viaggio pericoloso alla ricerca dell’avversario definitivo.

Daredevil: Rinascita, perché quando Bullseye è in scena, la luce diventa blu?

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Le capacità sovrumane di Bullseye potrebbero aver ricevuto un potenziamento visivo in Daredevil: Rinascita dopo la sua integrazione nel MCU vero e proprio. Benjamin Poindexter, alias Bullseye, ha dato il via agli eventi della prima serie MCU di Daredevil assassinando Foggy Nelson nell’episodio 1. Dopo che Bullseye ha ucciso Foggy, è quasi morto quando Daredevil si è vendicato ed è stato condannato all’ergastolo, e poi la serie si è spostata su trame incentrate su Muse, Wilson Fisk e la task force di polizia di Fisk.

Bullseye ritorna nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita, dove escogita un piano per evadere dalla prigione, a partire solo con un dente rotto. Sebbene Bullseye non occupi molto spazio nell’episodio, semina il caos nella vita di tutti i personaggi principali. Contro ogni previsione, Matt Murdock salva Wilson Fisk dallo stesso destino di Foggy Nelson quando Bullseye gli spara (qui la spiegazione di quel gesto). Ancora una volta, Daredevil neutralizza la mira perfetta di Bullseye con una mossa inaspettata, ma questa volta potrebbe costargli la vita.

La luce blu di Bullseye in Daredevil: Rinascita cita i fumetti

L’alter ego di Bullseye, interpretato da Benjamin Poindexter, è l’opposto del personaggio di Daredevil interpretato da Matt Murdock

Daredevil: Born Again
Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in “Daredevil: Born Again”. © MARVEL

Guardando l’episodio 8 di Daredevil: Rinascita, si nota che ogni volta che Bullseye è pronto a esercitare la sua mira infallibile, la luce dell’inquadratura diventa tutta blu. Nella serie, Matt Murdock è accompagnato da delicate tonalità di rosso, che simboleggiano il suo alter ego di Daredevil che riemerge. Allo stesso modo, l’illuminazione blu di Benjamin Poindexter rappresenta la sua inarrestabile personalità di Bullseye che emerge, apparentemente ogni volta che si sente sotto pressione o pronto a dare sfogo ai suoi desideri violenti.

Le tonalità blu di Benjamin Poindexter sono anche un omaggio alle sue origini fumettistiche. Il classico costume di Bullseye nei fumetti è blu, in contrasto con il classico costume rosso di Daredevil. Daredevil: Rinascita introduce un effetto specifico che suggerisce che l’alter ego di Ben Poindexter, Bullseye, si risvegli in determinati momenti, ma la terza stagione di Daredevil di Netflix aveva già collegato Bullseye al colore blu: la maggior parte delle scene di Benjamin Poindexter nella terza stagione di Daredevil presentano un’illuminazione blu fredda.

Bullseye avrà mai un costume fedele ai fumetti nell’MCU?

Benjamin Poindexter potrebbe essere vicino a ottenere il suo classico costume dei fumetti

Benjamin Poindexter, interpretato da Wilson Bethel, ha indossato un nuovo costume nel primo episodio di Daredevil: Rinascita, anni dopo aver impersonato Daredevil nella terza stagione di Daredevil su Netflix. Questo costume è chiaramente ispirato a quello che inizia a indossare in Daredevil #20 della Marvel Comics, il momento più vicino in cui il personaggio di Wilson Bethel è arrivato a indossare il suo iconico costume blu dei fumetti. L’illuminazione blu di Bullseye nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita suggerisce che indosserà un costume più fedele ai fumetti al suo ritorno. Dopotutto, la seconda stagione di Daredevil: Rinascita darà finalmente a Daredevil il suo emblema sul petto.

“Loki non ha ancora finito”: Tom Hiddleston condivide l’entusiasmo per il suo ritorno in Avengers: Doomsday

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Finora, Tom Hiddleston ha dovuto tenerlo segreto quando gli è stato chiesto se avesse riprendeso il ruolo di Loki, ma dopo il recente annuncio del cast di Avengers: Doomsday, può finalmente parlare del suo imminente ritorno nei panni del Dio dell’Inganno.

Sono molto emozionato“, ha detto Hiddleston alla star di TikTok Max Balegde quando gli è stato chiesto come si sente riguardo al suo coinvolgimento in Doomsday. “Interpretare Loki è stato un capitolo straordinario della mia vita, e non è ancora finita.” “È davvero straordinario, in realtà, che io possa parlarne perché per lo più mi trovo nella posizione di sapere e non poter dire nulla”, ha aggiunto. “È strano, sai che devi essere disciplinato nel portare con te questo segreto.”

Sebbene avessimo praticamente dato per scontato che Hiddleston sarebbe tornato prima o poi, la sua scelta per Doomsday è stata in qualche modo sorprendente, visti gli eventi della recente seconda stagione di Loki. Il finale di stagione sembrava dare all’ex cattivo un finale piuttosto definitivo, permettendogli di realizzare il suo “Glorioso Scopo” e rivendicare un trono, anche se non era quello che aveva inizialmente immaginato, ma la porta è rimasta aperta (o almeno socchiusa) per il suo ritorno in futuro.

Dopo aver deciso, a tutti gli effetti, di sacrificarsi distruggendo il Telaio Temporale e usando la sua magia per riunire tutte le linee temporali sparse, Loki si è essenzialmente trasformato in una versione di Yggdrasil, l’Albero del Mondo della mitologia norrena.

È implicito che “Dio Loki” debba sedere qui per l’eternità per garantire che i suoi amici e tutti gli altri possano vivere in pace nelle varie linee temporali, quindi sarà interessante vedere come il personaggio verrà riportato in gioco.

Il video annuncio dell’inizio della produzione di Avengers: Doomsday

Tutto quello che sappiamo su Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday arriverà nelle sale il 1° maggio 2026, mentre Avengers: Secret Wars è previsto per il 7 maggio 2027.

Entrambi i film saranno diretti da Joe Russo e Anthony Russo, che faranno anche il loro ritorno nell’MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame. Al momento non si hanno certezze sugli attori che comporranno il cast del film, né su precisi elementi di trama.

I Marvel Studio hanno per ora confermato il seguente cast in Avengers: Doomsday: Chris Hemsworth (Thor), Vanessa Kirby (Susan Storm/Donna Invisibile), Anthony Mackie (Sam Wilson/Captain America), Sebastian Stan (Bucky Barnes/Soldato d’Inverno), Letitia Wright (Shuri/Black Panther), Paul Rudd (Scott Lang/Ant-Man), Wyatt Russell (John Walker/U.S. Agent), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Ebon Moss-Bachrach (Ben Grimm/The Thing), Simu Liu (Shang-Chi), Florence Pugh (Yelena Belova/Black Widow), Kelsey Grammer (Hank McCoy/Bestia), Lewis Pullman (Sentry), Danny Ramirez (Joaquin Torres/Falcon), Joseph Quinn (Johnny Storm/Torcia Umana), David Harbour (Alexei Shostakov/Red Guardian), Winston Duke (M’Baku), Hannah John-Kamen (Ava Starr/Ghost), Tom Hiddleston (Loki), Patrick Stewart (Charles Xavier/Professor X), Ian McKellen (Erik Lehnsherr/Magneto), Alan Cumming (Kurt Wagner/Nightcrawler), Rebecca Romijn (Raven Darkhölme/Mystica), James Marsden (Scott Summers/Ciclope), Channing Tatum (Remy LeBeau/Gambit), Pedro Pascal (Reed Richards/Mister Fantastic), Robert Downey Jr. (Victor von Doom/Dottor Destino).

Daredevil: Rinascita Episodio 8, 10 Easter Eggs e riferimenti al MCU in attesa del gran finale!

L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita contiene diversi interessanti Easter Eggs del MCU e riferimenti alla serie originale di Netflix. Nell’episodio precedente, Matt Murdock ha combattuto contro Muse e il serial killer è stato ucciso da Heather Glenn, sebbene il sindaco Fisk abbia attribuito il merito alla sua nuova Task Force Anti-Vigilante. Ora, questo nuovo episodio vede il ritorno di Bullseye mentre le tensioni tra Fisk e Murdock raggiunge il culmine.

Nell’episodio 7 di Daredevil: Rinascita, la Task Force Anti-Vigilante di Fisk è stata sguinzagliata e Matt Murdock ha ripreso a essere Daredevil, tutto in risposta a Muse. Ora, questo nuovo episodio rivela le conseguenze del ritorno di Murdock alle corna, poiché viene svelata anche un’importante verità sulla notte in cui Foggy Nelson è stato ucciso da Bullseye. Alla luce di ciò, ecco tutti i più grandi Easter eggs e riferimenti MCU nell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita.

I più grandi Easter Eggs MCU e riferimenti a Netflix nell’episodio 8 di Daredevil: Born Again – L’abito bianco di Fisk, il blu, Ben Urich e altro

  • Le luci blu di Poindexter – L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita si apre con un’inquadratura di una rosa blu fuori dalla cella di Benjamin Poindexter. Inoltre, ci sono diverse inquadrature nell’episodio incentrate su Poindexter sature di luce blu, che richiamano l’estetica e il costume di Bullseye nei fumetti Marvel originali. Sebbene non abbia mai indossato un costume completo nel MCU, l’unico che abbiamo visto era nella première, con il passamontagna blu di Poindexter e i loghi di Bullseye sui guanti.
  • Poindexter viene gettato nelle celle comuni della prigione – Fisk fa gettare Poindexter tra la popolazione generale del Riker’s, presumibilmente per farlo uccidere dai suoi compagni di cella. Non è molto diverso dalla seconda stagione di Daredevil di Netflix, quando Fisk stringe un accordo con il Punitore di Frank Castle per uccidere un prigioniero, solo per poi incastrare Frank liberando diversi detenuti che in seguito avrebbero cercato di ucciderlo. Anche se Frank ovviamente sopravvive, non è senza causare un bagno di sangue al Riker’s.
  • Il dipinto di Fisk e Vanessa – Mentre Vanessa si reca nell’edificio in cui Wilson tiene Adam rinchiuso, è interessante notare che i due sono in piedi accanto al dipinto bianco che li ha fatti incontrare per la prima volta nella prima stagione di Daredevil. Allo stesso modo, l’ultima volta che sono stati visti con il dipinto è stato alla fine della terza stagione di Daredevil, quando l’opera d’arte era macchiata dall’ormai iconico schizzo di sangue durante la resa dei conti tra Murdock, Bullseye e Fisk che ha portato al suo arresto.
  • La scrivania di La Guardia – In precedenza, in Daredevil: Rinascita, il sindaco Fisk si chiede ad alta voce se la scrivania nel suo ufficio fosse la stessa a cui sedeva La Guardia, un uomo che il padre di Fisk ammirava, quando era il 99° sindaco di New York. Quando ha espresso la sua curiosità, Wilson era ancora in rapporti freddi con la moglie, dal momento che dice che Vanessa “lo avrebbe saputo”, sottintendendo che non poteva chiederglielo in quel momento, dati i loro rapporti. Per indicare che la loro relazione si è ricucita, Fisk conferma che la scrivania era effettivamente quella di La Guardia in questo nuovo episodio, specificando che glielo ha detto Vanessa.
  • O’Melveny’s – Tornando al bar di Josie, Josie stessa versa a Matt e Cherry lo stesso scotch costoso che Foggy aveva bevuto la notte della sua morte. Il fatto che il drink fosse di O’Melveny sorprende Matt, visto che lui e Foggy lo bevevano solo quando vincevano una causa. Questo significava che Foggy stava festeggiando un caso in anticipo, e qualcuno probabilmente voleva metterlo a tacere, prima che vincesse quel particolare caso, il che significa che l’attacco di Bullseye era più di una semplice vendetta.
  • Jack “Always the Stag” Duquesne – Parlando con Artemis, Jack Duquesne, alias Spadaccino, conferma di essere venuto al primo Ballo in Bianco e Nero di Fisk da solo, “sempre il cervo”. Questo conferma che non ha una nuova relazione da quando la sua ex compagna, Eleanor Bishop, è stata arrestata per le sue attività illegali al servizio di Fisk (come visto in Hawkeye del 2021).
  • Il ritorno del completo bianco di Fisk – Fisk entra nella sala da ballo indossando un completo bianco, il suo look distintivo nei panni del Re del Crimine nella serie originale Netflix di Daredevil. In quanto tale, è un modo chiaro per dimostrare che Fisk sta abbracciando di più il suo vecchio sé e l’oscurità, proprio come Matt Murdock sta abbracciando Daredevil. Tra l’altro, anche l’abito di Vanessa è notevolmente impressionante. Dato che ha preso in carico le attività del marito quando è stato eletto sindaco, “Red Queen” sarebbe sicuramente un soprannome appropriato per più di un motivo.
  • “Assassino di zio” – Il commissario Gallo conferma a BB Urich che Wison Fisk era il principale sospettato dell’omicidio di suo zio, Ben Urich, che è stato effettivamente strangolato dal Re del Crimine nella prima stagione di Daredevil. BB conferma di saperlo, spiegando le sue vere motivazioni per cercare di avvicinarsi all’amministrazione Fisk (in modo da poter abbattere l’ex Re del Crimine).
  • Bullseye rovina la festa – Alla fine dell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita, Benjamin Poindexter evade dalla prigione e si dirige direttamente al Ballo in Bianco e Nero, desideroso di vendicarsi di Fisk che gli ha rovinato la vita. Questo rispecchia direttamente il finale della terza stagione di Daredevil di Netflix, quando Bullseye rovina il ricevimento di nozze di Wilson e Vanessa, dando inizio all’epica rissa a tre tra Fisk, Poindexter e Murdock.
  • Inquadratura capovolta di Murdock – Colpito dal proiettile destinato al sindaco Fisk, Matt Murdock viene mostrato sanguinante sul pavimento della sala da ballo mentre lo schermo è saturo di luce rossa, in contrapposizione a quella blu di Bullseye. Allo stesso modo, l’inquadratura capovolta di Murdock sdraiato sul pavimento è riprodotta la stessa inquadratura capovolta della première di Daredevil: Rinascita di Foggy Nelson dopo che era stato colpito da Poindexter.

Daredevil: Rinascita Episodio 8, spiegazione del finale: come mai Matt sceglie di salvare (Spoiler)?

L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita dà una forte scossa alla serie, svela molti segreti e promette un finale di stagione scoppiettante. Sebbene inizialmente si dicesse che sarebbe durata 18 episodi, i piani della Marvel sono probabilmente cambiati durante la revisione creativa della serie, con la prima stagione che conta 9 episodi e la seconda stagione di Daredevil: Rinascita confermata con un episodio in meno, arrivando a 8.

La prima serie di Daredevil dei Marvel Studios sta dando il massimo negli ultimi episodi, e l’episodio 8 presenta un ritorno che i fan aspettavano. Wilson Bethel è tornato nei panni di Bullseye per l’ultima ora della serie dopo che l’episodio 7 di Daredevil: Rinascita ha concluso la trama di Muse con la morte del personaggio. Questo ha permesso alla serie di esplorare di nuovo Bullseye, e il ritorno di Benjamin Poindexter è stato piuttosto movimentato. Ci sono state anche molte rivelazioni e un momento scioccante e pieno d’azione che ha concluso l’episodio 8 con un colpo di scena.

Riepilogo dell’episodio 8 di Daredevil: Rinascita

Un’altra morte sorprendente e l’omicidio di Foggy Nelson vengono nuovamente presi in considerazione

  • Le guardie lasciano Benjamin Poindexter alla prigione comune.
  • Vanessa e Fisk gestiscono insieme la situazione di Luca.
  • Heather pensa che Muse e Daredevil siano la stessa persona e che entrambi fossero lì solo per se stessi.
  • Buck appare nell’appartamento di Matt in cerca di Heather e Matt scopre che Heather e Buck si conoscono. La terapeuta viene invitata al primo ballo in bianco e nero. Fisk porta Vanessa a vedere Adam nella sua gabbia.
  • Matt e Heather litigano su come Fisk potrebbe usarla.
  • Vanessa spara ripetutamente e uccide Adam.
  • Kirsten dice a Matt che Poindexter vuole parlargli, e lui scopre che Fisk lo ha trasferito alla prigione comune.
  • Fisk nomina Daniel Vice Sindaco per le Comunicazioni.
  • Kirsten affronta Matt sul suo comportamento.
  • Matt, mentre beve da Josie’s, si rende conto che Foggy stava bevendo scotch costoso perché stava festeggiando in anticipo.
  • Matt va in prigione per parlare con Bullseye e gli chiede se ha ucciso Foggy per qualcuno.
  • Bullseye vuole essere liberato in cambio di questa informazione e Matt gli sbatte ripetutamente la testa contro un tavolo.
  • Lo Spadaccino ritorna.
  • Bullseye sputa un dente nell’occhio di un agente per evadere dalla prigione, travestendosi poi da agente per fuggire. Jack Duquesne è al ballo per parlare con Fisk e si dirigono in un’area riservata. Matt ascolta la loro conversazione.
  • Parlano dell’iniziativa portuale e Fisk chiede quanto riesce a contare su Jack rivelandogli che conosce la sua identità segreta dello Spadaccino.
  • Il Commissario dice a BB Urich che la task force è tutta di Fisk e che Kingpin era il principale sospettato dell’omicidio di Ben Urich, cosa che lei sapeva. Ha fascicoli sui membri corrotti della task force.
  • Fisk e Vanessa si esibiscono nel primo ballo del ballo.
  • Fisk dice a Matt, indirettamente, che ci saranno conseguenze per il suo ritorno come Daredevil.
  • Vanessa dice a Fisk che ha qualcosa da dirgli.
  • Matt capisce che è stata lei a ordinare l’omicidio di Foggy.
  • Matt inizia a ballare con Vanessa e le dice di sapere che ha fatto uccidere Foggy.
  • Matt si mette sulla strada di Fisk e si prende un proiettile per lui mentre Bullseye spara.

Perché Matt Murdock salva Wilson Fisk? Una spiegazione

Daredevil prende una decisione scioccante alla fine dell’episodio 8

Daredevil: Rinascita – Foto gettyimages.com/Disney

L’episodio 8 di Daredevil: Rinascita è scioccante sotto molti aspetti. Tuttavia, il momento più sorprendente arriva nel finale. Daredevil e Kingpin sono stati nemici da sempre. Matt Murdock ha avuto la possibilità di uccidere Wilson Fisk in passato, ma ha scelto di urlargli contro, dicendogli che sarebbe andato in prigione per quello che aveva fatto.

In quanto tale, sebbene sarebbe stato in qualche modo soddisfacente se Matt avesse lasciato che Bullseye uccidesse Fisk, la decisione dell’eroe mostra come consideri la prigione di Kingpin per i suoi crimini una punizione più grave della sua morte. Un altro fattore che influenza la sua decisione di farsi giustizia è che Fisk non era responsabile della morte di Foggy Nelson. Mentre Matt avrebbe potuto vedere l’intera faccenda come un modo per ottenere giustizia per la morte del suo amico quando la legge non poteva, Fisk non ha mandato Bullseye a uccidere Foggy. Qualcun altro lo ha fatto.

Perché Bullseye ha ucciso Foggy Nelson – Tutto ciò che è stato rivelato

Daredevil: Rinascita svela la verità sulla morte più importante della serie

Mentre Wilson Fisk non era il mandante dell’omicidio di Foggy Nelson da parte di Bullseye, Matt Murdock ha scoperto la persona responsabile grazie alle azioni di Kingpin. L’episodio 8 inizia con Benjamin Poindexter che viene portato dagli agenti al gen pop. Dato che Dex era stato un agente dell’FBI prima di trasformarsi in un criminale squilibrato, metterlo insieme a molti criminali che aveva rinchiuso dietro le sbarre era una chiara mossa di Fisk per farlo uccidere mentre è in prigione. Questo porta Matt a indagare sulla morte di Foggy e alla scoperta che è stata Vanessa Fisk a ordinare l’omicidio.

Fisk era stato allontanato, mentre Vanessa gestiva il suo impero criminale. Mentre beveva qualcosa da Josie’s, che non è più aperto al pubblico dalla morte di Foggy, Matt si rende conto che Foggy stava bevendo il costoso scotch che bevevano in genere per festeggiare dopo aver vinto una causa. Questo significava che Foggy stava festeggiando in anticipo, sapendo che avrebbe vinto una causa che metteva in difficoltà gli affari di Vanessa. Questo gli fa capire che Bullseye non ha ucciso Foggy per un vecchio rancore, ma che stava eseguendo un ordine. Quando Vanessa avverte Fisk di avere qualcosa da dirgli mentre Bullseye arriva, tutto prende senso e forma per Matt.

Il tentato omicidio di Wilson Fisk e il destino di Adam spiegati

Il matrimonio di Kingpin ha sviluppi positivi

ayelet zurer vincent-d-onofrio-in-daredevil
Ayelet Zurer e Vincent D’Onofrio in Daredevil: Rinascita

La prima stagione di Daredevil: Rinascita ha mostrato come Wilson e Vanessa Fisk abbiano cercato di rimettere in carreggiata il loro matrimonio da quando lui è tornato e lei è stata costretta a lasciare il suo ruolo nel suo impero criminale quando lui è diventato sindaco di New York. Sembrava che tutte le loro sedute di terapia fossero state inutili, visto che nell’episodio 7 si vede Vanessa dare a Luca l’indirizzo del luogo in cui Fisk sarebbe stato da solo per uccidere Kingpin. Tuttavia, ora è stato rivelato che la coppia ha lavorato insieme per sbarazzarsi di Luca, e Vanessa non ha mai tradito il marito.

Questo li ha portati più vicini che mai nella serie, e Fisk decide di permettere a Vanessa non solo di vedere Adam, ma anche di porre fine alla sua sofferenza. Il primo episodio di Daredevil: Rinascita ha anticipato come Adam fosse una figura che si frapponeva tra i due. In seguito, la serie ha confermato che si trattava effettivamente di un uomo con cui Vanessa aveva tradito Wilson quando suo marito era via. Tuttavia, invece di lasciare che questo creasse una frattura tra loro, i due diventano più forti che mai quando Vanessa uccide Adam per dimostrare a Wilson che non c’è nulla che possa separarli.

In che modo la storia di BB Urich prende una piega pericolosa

Una rivelazione collegata a Daredevil di Netflix viene finalmente affrontata

BB Urich è l’ospite di Daniel al ballo, dal momento che capiamo ha secondi fini per essere presente all’evento. Parlando con il Commissario di Polizia, scopre che lui ha una lista di tutti i poliziotti corrotti della nuova Task Force Anti-Vigilante del Sindaco Fisk. Le rivela anche di non avere alcun ruolo nella task force, poiché Kingpin è l’unico responsabile. Una domanda che i fan si chiedevano da tempo era se BB fosse a conoscenza dell’omicidio di suo zio, Ben Urich, in Daredevil di Netflix.

Il commissario le dice che Fisk era un sospettato dell’omicidio di Ben Urich, ma la serie MCU rivela che BB lo sapeva già. BB sta ora giocando una partita molto pericolosa, poiché ha consegnato al commissario un biglietto da visita con la sua email, volendo ricevere e rivelare le informazioni sulla task force di Fisk. Anche se afferma che non tutto ciò che scrive è a suo nome, Fisk ha già dimostrato all’inizio della stagione che avrebbe ucciso di nuovo se necessario quando ha minacciato Daniel se avesse fallito di nuovo. Daredevil: Rinascita potrebbe finire male per BB se dovesse farsi scoprire da Fisk.

Five Nights at Freddy’s 2: il primo teaser trailer!

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Five Nights at Freddy’s 2: il primo teaser trailer!

“Chiunque può sopravvivere a cinque notti. Questa volta, non ci saranno seconde occasioni.” Dopo il clamoroso successo del primo capitolo, Five Nights at Freddy’s 2 segna il ritorno del fenomeno horror targato Blumhouse, aprendo un nuovo, agghiacciante capitolo nel mondo del terrore animatronico.

Basato sulla celebre saga di videogiochi di Scott Cawthon, il film è diretto da Emma Tammi (The Wind, Blood Moon), già alla regia del primo episodio che, con un incasso record di 80 milioni di dollari nel weekend di apertura e quasi 300 milioni di dollari a livello globale, si è affermato come l’horror di maggior successo del 2023.

Il primo film raccontava la storia di Mike, un giovane tormentato che accetta con poca convizione un lavoro come guardia notturna alla Freddy Fazbear’s pizzeria, un ristorante abbandonato, nel disperato tentativo di mantenere la custodia della sua sorellina. Ma ciò che doveva essere una semplice mansione si trasforma presto in un incubo soprannaturale senza via di fuga.

Five Nights at Freddy’s 2 è prodotto nuovamente da Jason Blum (M3GAN, Black Phone, Halloween) e Scott Cawthon.

Come vendere droga online (in fretta) – Stagione 4: la spiegazione del finale

La serie di Netflix Come vendere droga online (in fretta) riporta sullo schermo Moritz Zimmermann () per un’altra serie di avventure all’insegna del caos e del crimine. La terza stagione si concludeva con l’incarcerazione di Zimmermann per otto anni, dopo essersi assunto l’intera colpa di MyDrugs e di altre attività criminali. Questo permette ai suoi amici di continuare la loro vita senza problemi, soprattutto a Lenny, che finalmente riceve le cure di cui ha bisogno e può guardare a un futuro in cui non pensa costantemente alla sua morte imminente. Promette anche di far uscire Moritz di prigione, ma la quarta e ultima stagione rivela che non ha mantenuto la promessa.

La quarta stagione inizia dunque a quattro anni dalla sua condanna in prigione, con Moritz che fa un accordo con i poliziotti, in particolare con Benedikt Kampe, per ottenere un rilascio anticipato. Ora che è libero, progetta di avviare una nuova attività completamente legale. Tuttavia, si rende subito conto che il mondo è cambiato drasticamente negli ultimi quattro anni e che ogni idea che gli passa per la testa è già stata trasformata in un’impresa. La prospettiva di non essere in grado di proporre una buona idea imprenditoriale lo spaventa e diventa ancora più sconfortato quando scopre che Dan Riffert ha trasformato Bonus Life in un’azienda fiorente.

L’idea gli era venuta nella prima stagione, quando gli olandesi avevano chiesto a Moritz di creare una copertura per la sua attività di droga. Mentre Dan era entusiasta già allora, Moritz respinse la sua idea. Ma ora il successo è enorme e Moritz si sente defraudato della sua parte, ancor più quando scopre che anche il suo migliore amico, Lenny, lavora nell’azienda. Questo lo porta a cercare di ottenere la maggioranza di Bonus Life, ma le cose peggiorano di minuto in minuto, soprattutto con il coinvolgimento di Behzat, un uomo d’affari che traffica in droga ed è molto più spietato di chiunque altro Moritz e i suoi amici abbiano incrociato. Alla fine si dovranno fare delle scelte difficili, soprattutto per Moritz, che dovrà decidere cosa vuole veramente nella sua vita.

L’identità di M2000

Nella scena finale, vediamo gli amici di Moritz riuniti da Fritzi e Lenny riceve una notifica. Mostra una richiesta di amicizia da parte del nome utente “M2000” e, dalle espressioni sul volto di Lenny, sa esattamente chi è: il suo migliore amico, Moritz. Quando hanno iniziato MyDrugs, Moritz ha scelto il nome “M1000”, che serviva come identità della persona che gestiva MyDrugs. Era il suo alter ego, che avrebbe dovuto limitarsi al sito e all’attività, ma col tempo sono successe cose tali per cui Moritz è diventato sempre più investito in quell’identità, causando tutti i problemi con Lenny e gli altri suoi amici. Così, quando Lenny vede apparire “m2000” sul suo schermo, non deve pensare due volte al fatto che si tratta di un suo amico, il che è sconvolgente per lui perché lui e il resto del mondo lo credono morto.

In realtà, Lenny non vede mai Moritz morire. Sente solo gli spari mentre si allontana, credendo che il suo amico ne sia il destinatario. Nessuno può biasimarlo per averla pensata così perché, tutto sommato, Moritz sarebbe dovuto morire. È in inferiorità numerica e non ha modo di uscire dalla situazione. È solo un colpo di fortuna a salvarlo. Solo Ersan e Marie lo sanno e, rispettando il desiderio di Moritz, mantengono il segreto. Tuttavia, qualche mese dopo, è lui stesso a contattare il suo migliore amico, che è una delle poche persone che vuole nella sua vita, a prescindere da tutto. Sembra improbabile che possa tornare a casa perché sono successe troppe cose, ma questo non significa che non possa mantenere i contatti con Lenny.

La scelta del suo nome utente potrebbe essere un modo per far conoscere a Lenny la sua identità senza fare soffiate a nessun altro. È interessante notare che potrebbe anche suggerire che Moritz si sia imbarcato in un’altra impresa e, visti i suoi precedenti, è molto probabile che questa prenda una strada criminale. È possibile che si sia trovato di nuovo in difficoltà e che abbia bisogno dell’aiuto di Lenny per uscirne? Se ha scelto di lasciarsi alle spalle la sua vita passata, solo qualcosa di drastico potrebbe farlo tornare indietro e trascinare di nuovo il suo migliore amico nei suoi guai. Oppure, potrebbe semplicemente sentire troppo la mancanza di Lenny e voler partecipare alla sua vita, anche se a distanza.

Maximilian Mundt in Come vendere droga online (in fretta)
Maximilian Mundt in Come vendere droga online (in fretta). Cr. Paul Hepper/Netflix © 2024

Moritz finge la sua morte

Anche se sopravvive, Moritz sa che le cose sono andate troppo oltre per poter tornare a casa. A causa del suo ego e delle sue insicurezze, si è intromesso nelle vite ben organizzate dei suoi amici, creando ulteriore caos. Si era ripromesso di non farsi coinvolgere in attività criminali, ma finisce per rimanere incastrato nello stesso circolo vizioso e non solo si impegna con i criminali, ma conduce anche i suoi amici in situazioni pericolose. Lisa quasi muore e lui se ne fa una colpa. Alla fine della giornata, si rende conto che non può cambiare se stesso. Anche se ama i suoi amici, ci sono troppe storie e conflitti che non permettono loro di trovare un terreno comune per la pace. Moritz non vuole essere il costante perturbatore delle loro vite, così, quando ne ha l’occasione, decide di abbandonarli a se stessi e di uscirne una volta per tutte.

Questo è l’unico modo per tenerli lontani dal pericolo che sembra attirare. È interessante notare che lo troviamo a lavorare in una piattaforma petrolifera, il che richiama un’osservazione di passaggio fatta dalla sorella quando è uscito di prigione. Nel primo episodio, la donna gli dice di trovarsi un lavoro entro un mese, come richiesto dalle condizioni di libertà vigilata. Commenta che la maggior parte degli ex detenuti fatica a reinserirsi nel mercato del lavoro, il che li riporta alla vita criminale. Quindi, a patto che non intenda lavorare come custode di una piattaforma petrolifera, gli suggerisce di trovare un lavoro. Ironia della sorte, lo ritroviamo a fare lo stesso lavoro, ma non si tratta solo di un richiamo alla conversazione con la sorella.

Ormai Moritz ha avuto abbastanza tempo per riflettere su se stesso e per capire che è meglio per lui rimanere il più isolato possibile. Per gli anni in cui è stato in prigione, tutto è andato bene per i suoi amici. Erano tutti al sicuro, nessuno di loro si dedicava ad attività criminali ed erano felici di come stavano andando le cose. Avevano dei problemi, ma nessuno li faceva temere per la loro vita. Tutto questo cambia quando Moritz esce di prigione. Così, alla fine, quando ha la possibilità di andarsene, decide di rimanere in un luogo che è una prigione a sé stante. Meno persone sono in contatto con lui, minori sono le possibilità di fare del male a qualcuno. In quest’ottica, il soggiorno in una piattaforma petrolifera in mezzo all’oceano sembra il lavoro perfetto.

Cosa succede nel finale a Dan e Lenny?

Mentre Moritz era in prigione, Dan e Lenny hanno costruito Bonus Life dalle fondamenta e l’hanno trasformata in un’impresa di successo. Ci sono stati alcuni intoppi, ma non sono stati causati da cattiveria, bensì dai loro stupidi errori, soprattutto quelli di Dan. Con il tempo, hanno imparato la lezione e hanno trovato il modo di portare avanti l’azienda nonostante le sfide. Il più grande vantaggio di tutto questo è che possono fidarsi l’uno dell’altro e non devono preoccuparsi che i loro ego si intromettano e che uno cerchi di sottrarre l’azienda all’altro. Tutto questo non era possibile con Moritz, ed è per questo che, quando torna, Dan non riesce a fidarsi di lui.

Maximilian Mundt e Danilo Kamperidis in Come vendere droga online (in fretta)
Maximilian Mundt e Danilo Kamperidis in Come vendere droga online (in fretta). Cr. Paul Hepper/Netflix © 2024

In ogni caso, alla fine di questa stagione di Come vendere droga online (in fretta), con l’investimento di Behzat, che in realtà era il modo di Moritz per ottenere il controllo dell’azienda, Bonus Life si stabilizza di nuovo. Questa volta, Dan ha imparato la lezione. Decide di non essere stravagante e di concentrarsi sull’essenziale per evitare che l’azienda vada nuovamente in bancarotta. Lenny, tuttavia, non farà parte del suo viaggio. A metà stagione, scopriamo che Kira ha lavorato segretamente per un uomo d’affari, codificando materiale per lui mentre diceva a suo marito, Lenny, che stava lavorando al bar. Il suo datore di lavoro è talmente colpito dal suo lavoro che la invita a lavorare per lui in California.

Tuttavia, prima che Kira possa parlarne con Lenny, Moritz lo scopre e rivela il suo segreto. A causa dell’urgenza della situazione, Lenny accantona la conversazione, ma quando alla fine ne parla con la moglie, la scelta di andare in America si rivela sensata. Non solo si tratta di una grande opportunità per Kira, ma anche di una tabula rasa per ricominciare da capo, lasciandosi definitivamente alle spalle il caos e il pericolo. Avendo visto la morte da vicino, Lenny non vuole che la sua famiglia sia in pericolo, quindi ha senso che lui, Kira e il loro bambino facciano i bagagli e lascino il Paese per sempre.

È interessante notare che riceve la richiesta di amicizia di Moritz mentre si trova al bar con i suoi amici e i suoi cari. Rimane scioccato nel vederla, ma è improbabile che questa scoperta abbia un impatto sulla sua decisione. Infatti, se scegliesse di restare per Moritz, dovrebbe rinunciare a Kira e al loro bambino, e questo non è il patto che vuole fare. Molto probabilmente accetterà la richiesta di amicizia perché, nonostante gli alti e bassi, lui e Moritz sono stati l’uno il cavaliere dell’altro. Tuttavia, questo sarà il limite delle loro interazioni e la loro amicizia dovrà continuare sui social media.

Cosa succede a Behzat ed Ersan?

Mentre Moritz rimane il catalizzatore di tutti i problemi in Come vendere droga online (in fretta), Behzat è uno dei principali antagonisti della stagione finale. Ha costruito per sé un impero della droga, che opera sotto la copertura di un’azienda di surgelati chiamata Brofrost. Si era già lasciato andare all’uccisione di persone che si avvicinavano troppo a smascherarlo e a danneggiare la sua attività, e non importava se stava uccidendo un rivale, uno dei suoi scagnozzi, un giornalista o un agente di polizia. Aveva tutti gli agganci giusti per informarlo di eventuali retate e degli sviluppi delle indagini contro di lui. E poi Ersan coinvolge Moritz. Il duo gli chiede del denaro per investire in Bonus Life.

Maximilian Mundt in Come vendere droga online (in fretta) - Stagione 4
Maximilian Mundt in Come vendere droga online (in fretta) – Stagione 4. Cr. Paul Hepper/Netflix © 2024

Ersan lo vede come un modo per lasciarsi alle spalle la vita criminale e fare soldi in modo legale. Tuttavia, sottovaluta l’avidità di Moritz e il suo desiderio di fare del male ai suoi stessi amici, il che porta Behzat a diventare un elemento chiave per il futuro di Bonus Life. Ersan è dunque deluso da Moritz, che vede come una via di fuga dal mondo criminale. Alla fine, però, la fortuna lo favorisce. Quando la polizia fa irruzione nel suo complesso, Behzat è costretto a fuggire, ma rapisce Moritz, Ersan, Lenny e Dan. Vuole che ricostruiscano la sua attività. A Dan viene concesso di andarsene per mantenere le apparenze, soprattutto se Behzat vuole usare Bonus Life come copertura per le sue attività criminali.

Ersan viene perdonato e può tornare a far parte della banda. A Moritz e Lenny viene data una pistola in cui uno deve uccidere l’altro e il sopravvissuto lavorerà al programma voluto da Behzat. Tuttavia, le cose vanno drasticamente male. Dopo che Ersan appicca un incendio come diversivo, Moritz costringe Lenny a fuggire e rimane indietro per impedire a Behzat e ai suoi uomini di catturare il suo amico. Ha intenzione di uccidere Behzat, ma è in inferiorità numerica. Mentre getta la pistola, viene sparato un proiettile. Colpisce Behzat alla gamba, che spara per errore, uccidendo la donna che lavora per lui, che spara per errore, uccidendo il suo collega, che spara per errore, colpendo Behzat alla testa, uccidendolo sul colpo.

Con la morte di tutti e tre, Moritz ed Ersan si sentono sollevati perché le uniche persone che volevano ucciderli se ne sono andate. Inoltre, hanno l’opportunità di ricominciare da capo, perché hanno già usato i soldi di Behzat per comprare quasi la metà della quota di Bonus Life. Mentre Moritz decide di abbandonare l’azienda e la sua vita precedente, dice a Ersan di sfruttare la sua quota del cinquantuno per cento nell’azienda per ottenere la vita che ha sempre desiderato. Con questo gesto, Moritz rimedia ai problemi che ha involontariamente creato a Ersan e gli regala il lieto fine che ha sempre desiderato.

Carrie di Mike Flanagan potrebbe aver trovato la sua protagonista

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Summer H. Howell è vicina a un accordo per recitare nella prossima serie TV “Carrie” di Mike Flanagan nel ruolo principale, secondo quanto riporta Variety. I rappresentanti di Amazon e Howell non hanno rilasciato dichiarazioni, ma alcune fonti affermano che sono attualmente in corso trattative per l’ingresso di Howell nella serie.

Inizialmente si diceva che “Carrie” sarebbe stato in fase di sviluppo presso gli Amazon Studios nell’ottobre 2024. Al momento non c’è stato alcun annuncio ufficiale di un eventuale ingaggio della serie, ma si ritiene che ciò avverrà a breve. La serie è basata sull’iconico romanzo omonimo di Stephen King.

La sinossi della serie la descrive come una “rivisitazione audace e attuale della storia della liceale disadattata Carrie White (Howell), che ha trascorso la sua vita in isolamento con la madre autoritaria. Dopo la morte improvvisa e prematura del padre, Carrie si ritrova a dover affrontare il panorama alieno del liceo pubblico, uno scandalo di bullismo che sconvolge la sua comunità e l’emergere di misteriosi poteri telecinetici”.

Howell non è estranea al genere horror, avendo recitato nei film della saga “La bambola assassina“, “La maledizione di Chucky” e “Il culto di Chucky“. Ha anche recitato in film di genere come “Hunter Hunter“, “Spirit in the Blood“, “Time Cut” e “Harland Manor“, oltre a diversi episodi della serie antologica horror “Channel Zero“. Howell ha inoltre recitato nel film Disney+ “Clouds”, basato sull’acclamata autobiografia “Fly a Little Higher: How God Answered a Mom’s Small Prayer in a Big

Mike Flanagan adatterà Carrie di Stephen King

Flanagan è diventato una delle voci più influenti nel genere horror degli ultimi anni. Ha ricevuto notevoli elogi per i suoi programmi TV “The Haunting of Hill House“, “Midnight Mass” e “The Fall of the House of Usher” su Netflix, così come per film come “Doctor Sleep” e “Gerald’s Game“, un altro adattamento del romanzo di King. Più di recente, Flanagan ha adattato il racconto del 2020 di King “The Life of Chuck” in un film con Tom Hiddleston.

Carrie” è stato il primo romanzo di King ed è stato originariamente pubblicato nel 1974. Il libro è diventato un best seller ed è stato successivamente adattato in un film nel 1976 con Sissy Spacek nel ruolo del titolo. Diretto da Brian DePalma, il film ha incassato oltre 30 milioni di dollari con un budget dichiarato inferiore ai 2 milioni di dollari. È ampiamente citato come uno dei migliori film horror di tutti i tempi.

Nel 1999 è uscito un sequel intitolato “The Rage: Carrie 2“, senza nessuno del cast originale, seguito da un remake per la TV nel 2002 e da un altro remake nel 2013 con Chloe Grace Moretz.

Adolescence è la quarta serie Netflix in lingua inglese più vista di sempre

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Adolescence non ha smesso di attirare l’attenzione. La scorsa settimana, la serie limitata britannica è entrata a far parte della lista di Netflix delle sue serie in lingua inglese più popolari di tutti i tempi la scorsa settimana al n. 9, scalzando la stagione 2 di “Bridgerton dalla lista e spingendo la stagione 3 di “Stranger Things al n. 10. Ora, Adolescence è al quarto posto della lista con 114 milioni di visualizzazioni in soli 24 giorni.

La serie è ora solo dietro la stagione 1 di “Mercoledì” (252,1 milioni di visualizzazioni), la stagione 4 di “Stranger Things” (140,7 milioni di visualizzazioni) e “Dahmer: Monster” (115,6 milioni) nella lista. Sembra probabile che alla fine usurperà almeno “Stranger Things” e “Dahmer”, poiché Netflix misura questa lista in base a 91 giorni di visione per ogni titolo, quindi Adolescence ha ancora più di due mesi per risalire la classifca.

Dune: Messiah, Robert Pattinson potrebbe interpretare il villain

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Dune: Messiah, Robert Pattinson potrebbe interpretare il villain

Mentre Denis Villeneuve sta ultimando la sceneggiatura per il prossimo capitolo della serie Dune, il regista ha già puntato gli occhi su una nuova aggiunta di alto profilo al cast del franchise. Mentre fonti vicine al progetto affermano che non è stata presentata alcuna offerta formale, via Deadline apprendiamo che c’è un forte interesse per Robert Pattinson nel cast. Legendary non ha rilasciato dichiarazioni.

Il film presenta già un cast di prima categoria che include Timothée Chalamet, Florence Pugh, Zendaya, e molti che dovrebbero tornare. Nonostante ciò, rimangono una manciata di nuovi ruoli e, come per qualsiasi progetto Dune, le star si stanno mettendo in fila per la possibilità di apparire nella serie vincitrice dell’Oscar. Queste fonti affermano che Pattinson interpreterà il ruolo del cattivo Scytale.

Le riprese di quello che sarà Dune: Messiah cominceranno quest’estate, mentre Denis Villeneuve ha confermato che dirigerà il film.

Dune è l’universo fantascientifico espansivo e multiformato di Legendary basato sulla serie di romanzi vincitrice dell’Hugo Award di Frank Herbert. La collezione ha incluso due lungometraggi, Dune del 2021 e Dune – Parte Due dell’anno scorso, che hanno incassato complessivamente 1,12 miliardi di dollari al botteghino globale e vinto otto Oscar su 15 nomination, tra cui le nomination come miglior film per entrambi. L’ingresso più recente nell’universo è la serie TV prequel Dune: Prophecy, della scrittrice e produttrice di Lost Alison Schapker e ambientata 10.000 anni prima dell’ascesa di Paul Atreides. La serie è stata presentata in anteprima su HBO e Max a novembre con grande successo di critica.

Per quanto riguarda Pattinson, la star di Batman è stata impegnata, ha recentemente terminato il film A24 The Drama, che vede come protagonista anche la sua co-protagonista di Dune Zendaya, così come il film di Lynne Ramsay Die, My Love in cui recita al fianco di Jennifer Lawrence. Attualmente sta girando l’adattamento di Christopher Nolan di The Odyssey. Sta anche producendo il film A24 Primetime.

Love, Death & Robots 4: ecco il trailer e la data d’uscita

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Love, Death & Robots 4: ecco il trailer e la data d’uscita

La quarta stagione di “Love, Death & Robots” torna ufficialmente su Netflix il 15 maggio con dieci brevi storie animate realizzate in stili diversi.

La sinossi ufficiale di questa stagione recita: “Gladiatori dinosauri, gatti messianici, rock star delle marionette, non può che essere ‘Love, Death and Robots’. Il quarto volume, presentato da Tim Miller (‘Deadpool’, ‘Terminator: Dark Fate’) e David Fincher (‘Mindhunter’, ‘The Killer’), vede Jennifer Yuh Nelson (‘Kung Fu Panda 2’, ‘Kill Team Kill’) tornare come supervisore alla regia per dieci sorprendenti cortometraggi che mettono in mostra lo stile distintivo e pluripremiato della serie, fatto di animazione all’avanguardia, horror, fantascienza e umorismo. Allacciate le cinture”.

Dalla sua prima messa in onda nel 2019, Love, Death & Robots ha vinto 13 Emmy Awards e 15 nomination. Più di recente, ha ottenuto la sua terza nomination consecutiva per il miglior programma animato in formato corto, la stessa categoria per cui hanno vinto le prime due stagioni. Per “Jibaro” della terza stagione, Alberto Mielgo ha vinto l’Emmy Award per il miglior risultato individuale nell’animazione.

Lo spettacolo ha anche raccolto doppiatori di alto profilo nel corso degli anni, tra cui Mary Elizabeth Winstead, Joel McHale, Topher Grace, John DiMaggio, Elodie Young e Chris Parnell.

All’Annecy International Animation Film Festival nel 2021, Miller ha affermato: “Quello che ho pensato è che non c’era molta animazione per adulti in Occidente, e in particolare non in America, e in particolare non ai livelli di budget che consentivano una CG di fascia alta come quella che stava succedendo alla Pixar e alla DreamWorks per i bambini. E abbiamo pensato che fosse giunto il momento di farlo per gli adulti”.

Mangia prega ama: la storia vera dietro il film con Julia Roberts

Mangia prega ama ha fatto conoscere agli spettatori Elizabeth Gilbert e li ha portati in viaggio in tre differenti luoghi del mondo, ma cosa è successo alla vera Elizabeth dopo gli eventi del film? Pubblicato nel 2006, il libro di memorie della Gilbert Eat, Pray, Love: One Woman’s Search for Everything Across Italy, India, and Indonesia, racconta il viaggio dell’autrice intorno al mondo dopo il divorzio e le cose che ha imparato e scoperto nel corso di questo viaggio. Il libro ebbe un grande successo e non ci volle molto perché i diritti cinematografici venissero acquistati da un grande studio (in questo caso, la Columbia Pictures).

L’adattamento cinematografico, intitolato semplicemente Mangia prega ama, è uscito nel 2010, con Julia Roberts nel ruolo di Elizabeth. La storia segue questa donna, una giornalista, che si lascia alle spalle la sua vita moderna e apparentemente facile per intraprendere un viaggio di un anno intorno al mondo in cui visita tre luoghi che le insegnano lezioni di vita molto preziose: L’Italia, dove scopre il vero piacere del nutrimento; l’India, dove impara il potere della preghiera; e l’Indonesia, dove trova la pace interiore e l’equilibrio, nonché l’amore, anche se quest’ultimo è del tutto inaspettato.

Il film è stato ben accolto dal pubblico e lodato per l’interpretazione di Robert e per gli scenari sorprendenti di ogni Paese. L’ultimo luogo visitato da Elizabeth è Bali, in Indonesia, dove fa amicizia con un consulente di nome Ketut Liyer (Hadi Subiyanto) e incontra Felipe (Javier Bardem), un uomo d’affari brasiliano con il quale ha un primo incontro turbolento, ma con il quale inizia presto ad apprezzare la reciproca compagnia. Mentre Elizabeth continua a lottare con i concetti di matrimonio e impegno, la sua relazione con Felipe si avvicina alla fine, ma i due superano questi ostacoli e alla fine del film iniziano una vera e propria relazione formale.

Julia Roberts e Javier Bardem in Mangia prega ama
Foto di François Duhamel – © 2010 CTMG, Inc. All Rights Reserved.

La storia vera dietro Mangia prega ama

Mentre il film Mangia prega ama non ha avuto un sequel, il libro ha avuto un seguito intitolato Committed: A Skeptic Makes Peace with Marriage (Impegnati: uno scettico fa pace con il matrimonio), pubblicato nel 2010, che ha offerto al pubblico un aggiornamento su ciò che è accaduto all’autrice dopo quel viaggio a Bali. In esso, la Gilbert spiega che lei e “Felipe” (il cui vero nome è José Nunes) avevano progettato di stabilirsi negli Stati Uniti e avevano giurato di non sposarsi, poiché entrambi avevano affrontato divorzi molto negativi.

Tuttavia, il governo statunitense non avrebbe permesso a Felipe di entrare nel Paese a meno che non si fossero sposati, e così hanno superato le loro paure sul matrimonio e hanno infranto la loro promessa per poter vivere insieme. Una volta negli Stati Uniti, i due hanno gestito un grande negozio di importazioni asiatiche fino alla vendita nel 2015 e l’anno successivo la Gilbert ha annunciato la sua separazione da Nunes. Più tardi, nello stesso anno, la Gilbert ha poi rivelato la sua relazione con l’amica, Rayya Elias, rendendosi conto dei sentimenti che provava per lei dopo la diagnosi di cancro terminale di quest’ultima.

Le due sono rimaste insieme fino alla morte di Elias nel 2018. La Gilbert ha poi pubblicato anche altre opere dopo gli eventi di Mangia prega ama come un libro di cucina scritto dalla sua bisnonna intitolato At Home on the Range, il romanzo The Signature of All Things e il libro di auto-aiuto Big Magic: Creative Living Beyond Fear, che si concentra sul superamento dei dubbi su se stessi e sull’evitare il perfezionismo, tra gli altri argomenti. Sebbene esista una Elizabeth Gilbert in carne e ossa, la cui vita offre una risposta a ciò che le è accaduto dopo gli eventi di Mangia prega ama, gli spettatori hanno la libertà di inventarsi il proprio finale quando si tratta dell’Elizabeth del film, poiché non esiste un seguito a quella versione.

Il trailer del film e dove vederlo in streaming e in TV

È possibile fruire di Mangia prega ama grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Netflix, Tim Vision e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e ad un’ottima qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 8 aprile alle ore 21:10 sul canale Rai Movie.

Run: la spiegazione del finale del film

Run: la spiegazione del finale del film

Dopo il suo debutto alla regia del 2018, acclamato dalla critica, Searching,  è tornato in forma nel sottogenere del thriller psicologico con Run, thriller del 2020 interpretato da Sarah Paulson (American Horror Story) e Kiera Allen. Esplorando un rapporto madre-figlia che si è fatto teso a causa dell’ossessivo accanimento e del soffocamento di Diane, che ignora direttamente i desideri di indipendenza della figlia e la convince di avere tutta una serie di pericolose malattie che necessitano continuo controllo, Run propone come l’amore di una madre possa essere oppressivo e persino pericoloso quando rischia di perdere il proprio figlio.

Tuttavia, Run scava molto più in profondità: esplora la malattia mentale e le relazioni di co-dipendenza, e anche se Diane non è certo una cattiva simpatica, i suoi problemi sono radicati nel terrore della vita reale. Il finale mostra dunque la figlia Chloe che rovescia la situazione sul suo rapitore di lunga data, con Diane al massimo della sua vulnerabilità che finisce in una struttura psichiatrica. Sebbene questo possa sembrare un finale aperto e chiuso allo stesso tempo, ci sono molte cose da chiarire sulla mentalità di Chloe e sul destino finale di Diane che non sono state risolte al momento dei titoli di coda.

Indubbiamente, Run fornisce un commento potente sugli effetti duraturi del trauma, sulla natura ciclica dell’abuso e su come le persone possano dare più valore alla giustizia o addirittura alla vendetta che a una separazione netta. Con un finale mozzafiato che lascia dunque il pubblico senza troppe risposte ma che anzi solleva non poche domande su Chloe, Diane e su quello che sarà il loro futuro in seguito, ecco la nostra analisi della conclusione di Run, del colpo di scena in ospedale e del suo significato.

Run film 2020

Cosa succede nel finale di Run

Nel corso del film Chloe comprende non possiede tutti i malanni di cui sua madre le riferisce. Ciò diventa chiaro una volta per tutte quando, dopo un suo tentativo di fuga, viene rinchiusa nel seminterrato della loro casa. Qui la ragazza trova una lettera di accettazione al college, una foto di lei da bambina in piedi sulle sue gambe, un certificato di morte della vera figlia di Diane, con il suo stesso nome, scomparsa dopo appena 2 ore di vita, e un articolo di giornale che parla di una bambina rapita dall’ospedale quando era ancora in fasce.

Capisce così di essere stata drogata in tutti quegli anni e che tutte le patologie che era convinta di avere sono in realtà gli effetti collaterali delle pillole che la donna le ha fatto ingerire fin da piccola. Diane, dunque, l’ha rapita e allevata appena nata, spinta dalla sua ossessione di essere madre a tutti i costi e traumatizzata dalla morte del suo neonato. Nel finale, la ragazza riesce tuttavia a liberarsi da tale situazione, facendo rinchiudere Diane in un istituto di correzione. Sebbene possa sembrare un vantaggio per Chloe tagliare Diane fuori dalla sua vita, il fatto che continui a far visita a alla donna in ospedale è indicativo del suo stato mentale.

Chloe avrebbe potuto facilmente staccarsi da Diane, soprattutto perché quest’ultima non è la sua madre biologica. È riuscita a crearsi una vita di successo grazie ai propri meriti e apparentemente non ha motivo di continuare a tenere Diane con sé. Lo fa però perché vuole continuare ad affermare il suo controllo sulla “madre” per alleviare la tensione emotiva che deriva dal periodo della sua vita in cui non ne ha avuta nessuna. È una relazione complicata, e apparentemente lo è sempre stata, ma è interessante che Chloe sia così concentrata sulla vendetta dopo il fatto, quando prima sembrava volere sempre la sua libertà.

Run storia vera

Cosa succederà a Diane?

Nella scena finale di Run, Chloe somministra a Diane una familiare pillola verde, che alla fine segna il suo destino. Il pubblico conosce bene l’effetto di questa medicina, visto il modo in cui Chloe ha reagito nel corso del film. Tuttavia, Diane è anche soggetta a qualsiasi farmaco o trattamento le venga prescritto dal personale dell’ospedale; in questo senso, potrebbe essere ancora più indifesa di quanto lo sia mai stata Chloe, nonostante le sue numerose malattie. Presumibilmente, l’accesso di Chloe alle medicine significa che sarà in grado di continuare a farsi prescrivere i farmaci per passarli a Diane come punizione continua e persino tormento per ciò che ha fatto.

Ma il finale suggerisce anche che Diane sarà intrappolata nell’istituto per sempre. Ha commesso gravi crimini; è improbabile che possa essere rilasciata, ma nulla vieta che alla fine possa fuggire. Diane ha dimostrato di essere molto intelligente e capace; è anche una manipolatrice e, se riuscisse a conquistare la simpatia di qualcuno, potrebbe anche essere in grado di ottenere la sua via d’uscita. Ad oggi non si parla di un sequel per Run, ma dal momento che Diane è viva alla fine del film e ha ancora Chloe nella sua vita in qualche modo, è possibile che una futura storyline possa vederle di nuovo in contrasto.

C’è anche la possibilità che, col tempo, Chloe smetta del tutto di far visita a Diane. In un certo senso, questo sarebbe probabilmente un destino peggiore per la donna: sarebbe completamente scollegata da Chloe e non avrebbe più accesso a lei. L’ossessione di Diane per Chloe e le sue illusioni non sembrano essersi affievolite, anche se è stata costretta a prendere atto della realtà della sua situazione, in una certa misura. Tuttavia, il fatto che Chloe si sia fissata sulla vendetta piuttosto che condannare Diane alla vera sofferenza gioca a favore del significato più profondo di Run.

Kiera Allen in Run

La spiegazione del finale di Run

Nel suo nucleo, Run parla dunque della natura ciclica del trauma, della violenza e dell’abuso. Anche se Chloe è riuscita a sfuggire alle grinfie di Diane e a iniziare una vita apparentemente di successo, non è mai riuscita a sfuggire a ciò che le è stato fatto. Invece di ritagliarsi uno spazio separato con la sua ritrovata libertà, va continuamente a trovare Diane e la tiene sotto il suo controllo. Inavvertitamente alimenta l’illusione di Diane che Chloe tenga a lei, almeno nella misura in cui non la abbandona completamente, e rafforza la convinzione di Diane che Chloe abbia “bisogno” di lei.

In un certo senso, le due donne hanno bisogno l’una dell’altra: la loro relazione era incredibilmente tossica, ma il ciclo di abusi e violenze può portare la vittima a diventare un abusatore. Non è certo quello che accade sempre: le persone che hanno subito orrori come quelli a cui è sopravvissuta Chloe possono diventare persone a tutto tondo, altamente funzionali e felici. Tuttavia, la scena finale di Run suggerisce che, per alcune persone, non c’è davvero scampo. Il corpo di Chloe è permanentemente alterato dall’abuso e dall’avvelenamento a lungo termine che ha subito a causa della malattia di Diane e non può perdonare completamente sua “madre”.

Al di là di questo, l’implicazione più terrificante del finale del film è che Chloe è potenziata e persino liberata dal fatto di essere finalmente in grado di mantenere il pieno controllo su Diane. È consapevole di dove si trova in ogni momento, può decidere quando interagire e quando no, ed è in grado di dare a Diane un assaggio della sua stessa medicina senza che nessuno la fermi. Si tratta di un contorto do ut des che fa riflettere sul fatto che potere e controllo hanno significati diversi per le persone. Chloe sembra aver trovato una sorta di chiusura o di conforto nell’essere ora in grado di diventare la custode di Diane, mentre ci ricorda costantemente come l’ossessione di Diane per il controllo le sia costata tutto.

Zack Snyder’s Justice League, la spiegazione finale: cosa accade ai supereroi?

La Zack Snyder’s Justice League (qui la recensione) ha permesso di godere della visione originale di Snyder per il DCEU, includendo finali multipli, portando a termine alcune storyline e stuzzicando i piani per altre che erano state abbandonate da tempo. Sebbene i concetti di base della trama siano simili a quelli della versione cinematografica del 2017 di Justice League, un’apertura diversa, molteplici finali diversi e un sacco di sviluppo aggiuntivo dei personaggi lo rendono un’esperienza nettamente diversa rispetto alla versione di Joss Whedon.

Il film, della durata di quattro ore, è infatti due volte più lungo della versione cinematografica del 2017 e presenta una revisione estetica, una nuova colonna sonora di Junkie XL, archi narrativi ripristinati, un design alternativo per Steppenwolf e il ripristino di diversi personaggi, tra cui cattivi come Darkseid e DeSaad, oltre all’aggiunta del Joker di Jared Leto. Queste nuove aggiunte contribuiscono a creare un’esperienza del tutto nuova, che arricchisce diversi personaggi e archi narrativi. Anche se il DCEU è ormai defunto, andiamo qui ad analizzare il finale del film per capire quello che avrebbe potuto essere il futuro del franchise.

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Justice League parla di famiglia persa e ritrovata

La famiglia è stato un tema importante in tutti i film DC, ma soprattutto in quelli di Snyder. L’uomo d’acciaio era incentrato sui padri, con Clark diviso tra due mondi e due padri, mentre Batman v Superman: Dawn of Justice è incentrato sulle madri, e culmina nel fatto che Batman si rende conto dell’umanità di Superman dopo aver sentito Clark invocare Martha, iniziando il suo percorso di redenzione; quindi è giusto che la Zack Snyder’s Justice League riunisca la squadra con i temi della famiglia perduta e della famiglia ritrovata.

Batman ha perso i genitori e il figlio adottivo, Flash ha perso la madre e il padre è ingiustamente imprigionato, Diana è separata dalla madre e dalle sorelle, Aquaman è diviso tra due popoli e prova rancore per la madre, e l’arco narrativo di Cyborg riporta tutto a casa con la storia importante della perdita della madre e del padre. Naturalmente, Superman è assente dalla prima metà del film, ma quando ritorna si riunisce con Lois, che diventerà sua moglie (ed è potenzialmente incinta di suo figlio), e abbiamo il dialogo di Jonathan Kent e Jor-El che gli dicono di amare il mondo come i suoi genitori hanno amato lui.

Flashpoint di Zack Snyder's Justice League
Flash in una scena di Zack Snyder’s Justice League

Il rifiuto di Cyborg delle tentazioni della Scatola Madre è un passo importante per riprendersi dal dolore delle sue perdite. Sa che i suoi genitori e il suo corpo sono morti e non può riaverli indietro. Ma questo non significa che sia distrutto o solo. Tutti i membri della Justice League lo imparano in un modo o nell’altro, ma è la storia di Victor a fornire questa linea guida per il film, in quanto arriva a perdonare e accettare Silas, suo padre due volte, sia come padre biologico che come creatore di Cyborg. Allo stesso modo, Bruce, il più problematico di tutti gli eroi, potrebbe aver trovato una parvenza di pace.

Forma la Justice League e sente Martian Manhunter dirgli che i suoi genitori ne sarebbero orgogliosi. Naturalmente, questi temi sono in netto contrasto con Steppenwolf, Darkseid e gli altri Nuovi Dei. Mentre la Justice League deve superare le proprie differenze e i propri problemi personali, l’“unità” sotto Darkseid, attraverso l’equazione anti-vita, si ottiene con la servitù e la rimozione del libero arbitrio.

Come il viaggio nel tempo di Flash aiuta a sconfiggere Steppenwolf

Uno dei maggiori punti di forza della Zack Snyder’s Justice League è il modo in cui dà uno scopo a ogni personaggio e alle sue abilità, legando i loro archi caratteriali direttamente al modo in cui la squadra vince alla fine, e questo è particolarmente vero per Cyborg e Flash. Cyborg deve distruggere l’Unità dall’interno, ma non può farlo senza la supercarica di Flash. Wonder Woman e Aquaman tengono Steppenwolf lontano da Cyborg, mentre Batman fornisce una copertura all’esterno della torre, tenendo occupati i parademoni.

Ovviamente Superman è fondamentale per sconfiggere Steppenwolf, ma anche quando Cyborg rompe l’Unità, la sua forza è essenziale per separare definitivamente le Scatole Madre. E, naturalmente, tutto questo non sarebbe possibile se non fosse per la corsa a velocità della luce di Flash, che infrange le regole e riporta indietro l’orologio e fa letteralmente resuscitare l’intero gruppo.

Grazie a questo valoroso lavoro di squadra, Steppenwolf viene eliminato e l’invasione di Darkseid viene fermata per il momento, ma la sua caccia all’Anti-Vita è tutt’altro che finita. Dopo la chiusura del Boom Tube, dice a Desaad di preparare la sua armata in modo da poter “usare i vecchi metodi”. Così, mentre la Terra è temporaneamente al sicuro, Darkseid sta portando la piena ira dei Nuovi Dei sulla Terra e sulla neonata Justice League.

Darkseid in una scena di Zack Snyder’s Justice League

Dove si trova ogni personaggio della Justice League alla fine del film

Se da un lato Zack Snyder’s Justice League riunisce la squadra e risolve la minaccia immediata di Steppenwolf, dall’altro è anche un’impostazione per quella che avrebbe dovuto essere la fase successiva dell’Universo DC. Per quanto riguarda Wonder Woman, è stata separata dalla sua gente per cento anni e si è tenuta separata anche dall’umanità. Dopo essere stata al centro della trinità della DC in Batman v Superman: Dawn of Justice per combattere Doomsday, Zack Snyder’s Justice League continua il suo percorso di riconnessione, usando persino le sue esperienze per incoraggiare Cyborg a riformare il suo legame con il mondo.

Il film si conclude con il suo ritorno al santuario delle Amazzoni, con la Freccia di Artemide in mano, alla ricerca dei mezzi per ricongiungersi con la madre e le sorelle su Themyscira. Le sue avventure sono poi ulteriormente state esplorate in Wonder Woman 1984. La ricerca di Flash di ricongiungersi con suo padre, riabilitando il suo nome, fa un importante passo avanti quando ottiene un lavoro in un laboratorio criminale. Tali eventi sono poi stati ripresi in The Flash, uscito in sala nel 2023, nel quale il protagonista torna indietro nel tempo per salvare sua madre.

Aquaman, invece, non ha legami personali, rifiuta la sua eredità atlantidea e da tempo vaga da solo per il mondo, ma la Snyder Cut lo vede raccogliere il tridente della madre per adempiere alla sua responsabilità di recuperare la Scatola Madre atlantidea e si conclude con lui che va a trovare suo padre. Sebbene la continuity di Aquaman diverga dalla Snyder Cut in alcuni aspetti minori, come l’accento di Mera e il destino dei suoi genitori, e alcuni aspetti estetici e linguistici atlantidei, la storia era in qualche modo destinata a riprendere quella di Arthur dopo questo punto. Il film Aquaman e il Regno Perduto porta poi a conclusione il suo arco narrativo.

Batman, dal canto suo, ha fatto molta strada dal tentativo di uccidere Superman, e la sua missione di formare la Justice League e il modo in cui inizia ad agire sulla base della sua fede nel ritorno di Superman ne sono la prova. Il film lo mostra sul suo carro armato War Machine dopo aver apparentemente radunato e legato una banda di criminali. Lo rivedremo in The Flash, con un breve ma significativo ruolo da mentore per il protagonista, ma non ci saranno altri progetti a lui dedicati dopo questo film. Superman, invece, è ancora alla ricerca del proprio ruolo nel mondo. Anche lui tornerà per un cameo in Black Adam, ma senza ulteriori sviluppi.

Cyborg, infine, è stato a lungo considerato il cuore del film, e si vede. L’intera voce fuori campo di Silas Stone è un messaggio a Cyborg sull’accettazione del suo ruolo di eroe, anche se si applica chiaramente anche al resto della Lega, incoraggiandolo a resistere, combattere, scoprire, guarire, amare e vincere. Cyborg ha anche riassemblato il registratore con il messaggio di Silas, mostrando un nuovo livello di controllo sui suoi poteri che, se l’arco di Snyder si fosse realizzato pienamente, lo avrebbe portato a diventare l’eroe più potente della DC, dietro solo al Dottor Manhattan.

Knightmare in Zack Snyder's Justice League
La scena dell’incubo di Batman in Zack Snyder’s Justice League

L’incubo di Batman

Mentre il “Knightmare” di Batman v Superman: Dawn of Justice era un’esperienza dal punto di vista di Batman, la Zack Snyder’s Justice League offre a Cyborg una visione di questo incubo prima di resuscitare Superman. Dopo l’attivazione della Scatola Madre, Superman stesso vede un’immagine dell’oggetto che brucia la Terra, seguita da un’immagine di sé stesso che tiene in mano il corpo carbonizzato di Lois Lane mentre Darkseid lo sorregge, seguita da scorci di un futuro in cui il cattivo governa il mondo, Wonder Woman e Aquaman sono morti e la Sala della Giustizia è distrutta.

Al termine della visione, il computer del ricognitore pronuncia la frase: “Il futuro ha messo radici nel presente”. Il film si conclude poi con un’altra scena da incubo, solo che questa sembra svolgersi prima degli eventi della prima scena da incubo di Batman v Superman. La squadra di Batman in questo scenario comprende Cyborg, Flash e Mera, oltre a una discutibile alleanza con Joker. Joker dà a Batman una carta Joker come segno di tregua e, poiché la carta viene vista attaccata al calcio della pistola di Batman in Batman v Superman Knightmare, possiamo presumere che questa scena risalga a una fase precedente della linea temporale.

Tuttavia, le cose vanno chiaramente storte in questa versione degli eventi e la carta strappata di Joker che passa sullo schermo nel Knightmare di Cyborg indica che la tregua è giunta al termine. In questo particolare momento, Superman si abbassa per affrontare la Justice League, ma proprio mentre i suoi occhi si illuminano di rosso, Bruce Wayne si sveglia nella sua casa sul lago, indicando che potrebbe essersi trattato solo di un sogno. Non è chiaro quanto questo sogno sia una visione, uno sguardo al futuro o qualcosa di completamente diverso. La natura completa del futuro di Knightmare rimarrà per sempre un dubbio.

Superman spicca il volo in Zack Snyder's Justice League
Una scena di Zack Snyder’s Justice League

Cosa significa davvero il finale della Zack Snyder’s Justice League

La Snyder Cut, in fondo, è giustizia per Zack Snyder e il suo cast e la sua troupe che non hanno potuto vedere la loro visione sullo schermo nel 2017. Tuttavia, il filo conduttore dei molti finali della Zack Snyder’s Justice League è che quasi tutti lasciavano presagire l’inizio di qualcosa di nuovo. Se questo poteva essere più emozionante nel 2017, nel 2021 alcuni di essi sembrarono una commemorazione dei piani cinematografici della DC del passato e che poi non si sono verificati.

Con la definitiva chiusura del DCEU, la Snyder Cut è dunque a tutti gli effetti una storia senza sbocco. Potrebbe quindi sembrare strano concludere il film con così tante premesse per progetti cancellati da tempo, ma considerando la natura fondamentale della Snyder Cut, alterare la storia per dare maggiore finalizzazione sarebbe contrario al principio di ripristinare la visione originale di Snyder per il film. Ad ogni modo, dunque, questa Zack Snyder’s Justice League si può intendere come un grande canto del cigno di questo franchise, che se da un lato si chiude dall’altro mostra quello che poteva avere da offrire al suo pubblico.

The Handmaid’s Tale Stagione 5, la spiegazione del finale: dove eravamo rimasti?

In attesa della sesta e ultima stagione di The Handmaid’s Tale, ripercorriamo insieme il finale del quinto ciclo di serie che si è concluso nel 2022. La quinta stagione di The Handmaid’s Tale ha mostrato come tutte le principali storyline siano giunte a una svolta inevitabile. Nonostante la stagione sia iniziata con June apparentemente al sicuro in Canada, si è capito presto che il suo obiettivo era vendicarsi di Gilead e ritrovare Hannah, la figlia avuta con Luke. Tuttavia, anche in Canada la minaccia di Gilead non è mai stata lontana e June ha capito che né lei né la piccola Nichole erano al sicuro, rendendo inevitabile la fuga da Toronto.

June e Serena: un nuovo inizio?

Nel finale, June si è ritrovata su un treno diretto a ovest, lo stesso su cui è salita anche Serena. La loro sorprendente riunione ha segnato una svolta nel loro rapporto. In passato nemiche giurate, hanno iniziato a mostrare segni di comprensione reciproca, culminati in una conversazione significativa nel settimo episodio. L’incontro finale ha suggerito l’inizio di una possibile alleanza, anche se non è chiaro se combatteranno insieme contro Gilead.

Il destino di Luke

Luke si è messo in pericolo per salvare June durante un attentato organizzato da un cittadino canadese ostile ai rifugiati. Sebbene sia riuscito a fermarlo, è finito in ospedale ed è diventato un sospettato. Per permettere a June e Nichole di fuggire, ha deciso di sacrificarsi, rischiando un’accusa di omicidio colposo. Considerando il crescente rifiuto dei rifugiati da parte del Canada, è probabile che Luke venga usato come esempio politico.

Nick e la sua lealtà divisa

Nick non è riuscito a lasciarsi June alle spalle, nonostante il suo matrimonio con Rose. Ha accettato di collaborare con il governo americano pur di proteggere June, ma ha compromesso la sua posizione a Gilead attaccando il Comandante Lawrence davanti agli altri Comandanti. Questo lo ha reso un traditore agli occhi di Gilead e ha perso anche il sostegno di Rose, lasciandolo in una posizione molto pericolosa.

The Handmaid's Tale Elisabeth MossJanine e il punto di rottura

Janine ha rifiutato il suo nuovo incarico presso i Lawrence e, per questo, è stata arrestata brutalmente dagli “Occhi”. Zia Lydia, che aveva sempre cercato di proteggerla, ha reagito in modo diverso dal solito, cercando di opporsi all’arresto. Questo gesto ha mostrato un cambiamento importante nel suo personaggio e potrebbe anticipare il suo passaggio alla resistenza, come raccontato in The Testaments.

Il ruolo del Canada

La quinta stagione ha mostrato un Canada sempre più influenzabile da Gilead. L’ostilità verso i rifugiati e il sostegno a personaggi legati a Gilead (come i Waterford o i Wheeler) ha reso evidente come il Paese stia cambiando. Tuttavia, con June e Nichole dirette verso le Hawaii, è probabile che Toronto abbia un ruolo minore nella prossima stagione.

Alexis Bledel The Handmaid's TaleIl significato della canzone finale

Durante l’ultima scena tra Serena e June, è partita “bury a friend” di Billie Eilish. La canzone, oscura e inquietante, si è adattata perfettamente al loro rapporto ambiguo: nemiche, complici, vittime dello stesso sistema. I versi parlano di paura e legame, e riflettono bene la complessità tra le due donne.

La stagione 5 come ritorno alle origini

Il finale ha chiuso un cerchio: la storia di June, iniziata con la sua vita prima di Gilead, sembra entrare in una nuova fase, speriamo meno tragica. Lei e Serena sono cambiate radicalmente rispetto alla prima stagione, e ora potrebbero essere pronte a guidare insieme la rivoluzione.

Cosa aspettarsi dalla sesta stagione

La sesta e ultima stagione vedrà June impegnata a distruggere Gilead una volta per tutte. Sebbene sia fuggita verso le Hawaii, gli eventi la riporteranno al centro della lotta. Naomi Putnam avrà un ruolo più centrale e Serena sembra pronta a risposarsi, ma anche a giocare una parte decisiva nella guerra.

June sarà divisa tra Luke e Nick, mentre Luke avrà finalmente un ruolo più attivo nella ribellione. Personaggi come Serena, Nick, Lydia e Lawrence mostreranno i segni di un cambiamento interiore, mentre la guerra contro il regime si avvicina.

The Handmaid's Tale 6
© HULU

1923 Stagione 2, spiegazione del finale di stagione: guerra, tragedia e disperazione per i Dutton

Attenzione: spoiler sul finale di 1923 Stagione 2

Il finale epico della seconda stagione di 1923 ha finalmente riportato Spencer Dutton (Brandon Sklenar) a casa, pronto a combattere per salvare il ranch di famiglia, lo Yellowstone Dutton Ranch. Dopo un lungo e faticoso viaggio fino al Montana, Spencer ha ritrovato Alexandra (Julia Schlaepfer), la moglie, congelata tra la neve mentre il treno di Spencer passava per caso. Intanto, Jacob Dutton (Harrison Ford) e gli uomini mandati da Donald Whitfield (Timothy Dalton) lo attendevano a Livingston per ucciderlo.

La guerra per lo Yellowstone: Spencer salva il ranch

Sul ranch, le forze di Whitfield hanno attaccato. Cara Dutton (Helen Mirren), Zane Davis (Brian Geraghty) ed Elizabeth Strafford (Michelle Randolph) hanno difeso la tenuta insieme ai cowboy. In Oklahoma, Teonna Rainwater (Aminah Nieves) è finita sotto processo per omicidio, ma ha trovato giustizia grazie alla Marescialla Mamie Fossett (Jennifer Carpenter).

Spencer, appena arrivato a Livingston, è stato attaccato, ma ha reagito insieme a Jacob e allo sceriffo McDowell. Con l’aiuto inaspettato di Banner Creighton (Jerome Flynn), hanno eliminato i sicari. Spencer ha poi guidato i cowboy, ucciso il braccio armato di Whitfield e ripreso il controllo del lodge. Grazie a lui, lo Yellowstone è stato salvato, e Spencer ha preso il posto di Jacob alla guida del ranch.

La tragedia di Alexandra e la nascita di John Dutton II

Alexandra, gravemente congelata, ha partorito un figlio, John, in ospedale a Bozeman. È il futuro John Dutton II, padre di John Dutton III (Kevin Costner). Alex ha rifiutato l’amputazione pur di allattare il bambino, e ha passato le ultime ore della sua vita con Spencer, morendo nel sonno. Dopo la sua morte, Cara si è occupata del neonato.

Whitfield e Lindy uccisi dai Dutton

Spencer e Jacob hanno fatto irruzione nella villa di Whitfield e lo hanno ucciso, insieme alla sua protetta, Lindy. Dopo aver liberato Mabel, hanno dato fuoco alla casa. Così si è conclusa la minaccia di Whitfield, ma la serie ha suggerito che altri uomini potenti seguiranno le sue orme, come poi si è visto in Yellowstone.

1923-recensioneElizabeth lascia il Montana dopo la morte di Jack

Elizabeth ha scoperto che Jack Dutton (Darren Mann) era morto e lo ha seppellito insieme ad Alexandra. In seguito, ha lasciato il Montana per tornare a Boston. Anche se è incinta, Cara le ha detto con freddezza: “Non lo amerai per sempre”. Elizabeth resterà comunque legata alla famiglia Dutton.

Banner Creighton si redime e muore da eroe

Creighton ha capito gli errori del passato e si è ribellato a Whitfield. Ha salvato la vita a Jacob durante la sparatoria, ma è rimasto ucciso. Jacob, in segno di rispetto, ha promesso di far partire la moglie e il figlio di Banner verso Portland. È morto da uomo cambiato.

Teonna Rainwater ottiene la libertà

Teonna, arrestata dopo aver ucciso un agente, è stata graziata da un giudice dell’Oklahoma che ha riconosciuto l’ingiustizia del processo. Fossett ha testimoniato a suo favore. Teonna è così tornata libera, anche se devastata dagli eventi. Le è stato consigliato di ricominciare una nuova vita, magari in California.

Il destino di Spencer, Jacob, Cara e John Dutton II

Spencer ha preso il comando del ranch, mentre Jacob e Cara si sono ritirati per occuparsi del piccolo John. La narrazione di Elsa Dutton ha rivelato che Spencer non si è mai risposato, ha avuto un altro figlio da una vedova ma non l’ha mai amata come Alexandra. È morto nel 1969, 45 anni dopo la moglie, accanto alla sua tomba. Nell’ultima scena, Spencer e Alex si sono ritrovati in un “paradiso” personale, nella sala da ballo del transatlantico dove si erano conosciuti.

Uno sguardo al futuro: 1944

Dopo 1923, il prossimo prequel ideato da Taylor Sheridan sarà 1944, ambientato durante la Seconda Guerra Mondiale. John Dutton II avrà 20 anni e potrà combattere al fronte per poi tornare allo Yellowstone. Anche il figlio di Elizabeth e Jack potrebbe avere un ruolo. Mentre è improbabile che Jacob e Cara siano ancora vivi nel 1944, resta da vedere se Spencer sarà interpretato dallo stesso attore o da uno nuovo.

Un finale che ha salvato la stagione

Il finale di due ore di 1923 ha finalmente regalato agli spettatori la guerra per lo Yellowstone che si aspettavano. Sebbene molti abbiano trovato la stagione 2 più lenta e focalizzata su Spencer e Alex, Taylor Sheridan ha voluto raccontare una storia più intima e tragica. Con la morte di Alex, riecheggia la tragedia di Elsa in 1883. Il finale ha alzato il livello narrativo, salvando l’intera stagione e lasciando forti emozioni.

Simon Pegg ha tentato di coinvolgere Nick Frost in Star Trek “molte volte”

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L’attore di Star Trek Simon Pegg rivela all’Awesome Con di aver proposto Nick Frost come uno dei personaggi iconici della storia del franchise. Il primo film sulla linea temporale di Kelvin è uscito nel 2009, introducendo nuove versioni di personaggi classici, con Chris Pine che interpretava il ruolo di James T. Kirk, Zachary Quinto che interpretava Spock e Pegg che interpretava il ruolo di Montgomery Scott, alias “Scotty”. Dopo due sequel, ora c’è la speranza che uno Star Trek 4 possa essere realizzato con lo stesso cast, anche se il film sembra essere rimasto bloccato in fase di sviluppo dopo essere stato annunciato per la prima volta nel 2016.

Durante un recente panel Awesome Con moderato da Joe Deckelmeier di ScreenRant, Pegg, che ha partecipato all’evento con la sua co-star della trilogia Cornetto, Frost, condivide un aggiornamento su Star Trek 4. L’attore che interpreta Scotty condivide le sue speranze che un altro capitolo possa finalmente concretizzarsi, ma, sfortunatamente, non ha notizie concrete da condividere sullo stato del film:

Sarebbe divertente. Vorrei che facessimo un altro film. Sarei felice di tornare con quei ragazzi e fare un altro film, qualunque sia la storia. Amo i miei compagni di squadra dell’Enterprise; sono le persone più dolci. Sono stato così orgoglioso che Zoe abbia vinto un Oscar quest’anno.

Sarà dura per noi, perché abbiamo perso Anton [Yelchin], che era un membro molto amato del nostro gruppo. Ma qualunque sia la storia, ci sarò. Non ho novità da darvi a riguardo, solo che non è impossibile. Quindi, dita incrociate.

Quando gli viene chiesto chi vorrebbe che Frost interpretasse in un futuro progetto di Star Trek, Frost interviene, dicendo con entusiasmo, “Harry Mudd!” Pegg è apparentemente consapevole del desiderio del suo frequente collaboratore di interpretare questo personaggio memorabile, rivelando di aver lanciato l’idea: “Credetemi, ho lanciato quest’idea più volte.”

Auguri per la tua morte 3 è ancora vivo! Ecco gli aggiornamenti dalla protagonista

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Auguri per la tua morte 3 è un progetto vivo e vegeto stando agli ultimi aggiornamenti forniti dal regista del franchise e dalla star principale. Diretto da Christopher Landon, Auguri per la tua morte del 2017 era un film horror in stile Ricomincio da capo in cui una studentessa universitaria rimane bloccata in un loop temporale e deve rivivere il giorno fatidico in cui viene assassinata, più e più volte. Il film presentava un cast di spicco tra cui Jessica Rothe, Israel Broussard, Ruby Modine e Charles Aitken. Il film è stato seguito da Ancora auguri per la tua morte nel 2019, ed è stato lanciato un terzo film.

Parlando all’American Cinematheque (tramite Bloody Disgusting), Rothe e Landon forniscono un aggiornamento su Auguri per la tua morte 3. In una dichiarazione sicura, Rothe ha affermato che il terzo capitolo “sta andando avanti“. Landon ha confermato questo fatto, riecheggiando la stessa affermazione dicendo “sta andando avanti“. Il regista e l’attrice non hanno detto nulla sulla cronologia di produzione o sui dettagli della trama del terzo capitolo.

Cosa aspettarci da Auguri per la tua morte 3?

Nonostante il finale di Ancora auguri per la tua morte con un’anticipazione post-crediti, Landon ha detto nel 2019 che non c’era nessun sequel in fase di sviluppo attivo. La conversazione è poi cambiata all’inizio del 2020, quando Jason Blum ha detto che stava spingendo per la realizzazione di un altro film. Tuttavia, i progressi su Auguri per la tua morte 3 sono stati lenti nonostante Landon abbia rivelato alcuni dettagli della trama nel corso degli anni.

Dopo che Landon ha fornito un’ulteriore anticipazione sul film il mese scorso, le sue dichiarazioni e quelle di Rothe sembrano confermare più concretamente che Auguri per la tua morte 3 si farà. A questo punto, sono passati sei anni dall’ultima volta che un film del franchise è uscito sul grande schermo. Riuscirà ancora a cogliere l’attenzione del pubblico?

Will Smith rivela un dettaglio sul personaggio di Michael B. Jordan in Io sono leggenda 2

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Will Smith ha rivelato un dettaglio fondamentale sul personaggio di Michael B. Jordan in Io sono leggenda 2. Uscito nel 2007, Io sono leggenda è ambientato in un mondo post-apocalittico e vede Smith nei panni del virologo dell’esercito americano Dr. Robert Neville, unico sopravvissuto a New York City, mentre cerca una cura per un virus che ha spazzato via la maggior parte dell’umanità e trasformato gli umani in mutanti notturni. Nel 2022, è stato confermato che Io sono leggenda 2 era in fase di sviluppo con Smith che riprendeva il suo ruolo e Jordan pronto a recitare al suo fianco.

Ora, durante una recente apparizione nel podcast Drink Champs di REVOLT, Will Smith ha rivelato un dettaglio chiave sul personaggio di Jordan in Io sono leggenda 2. La star ha discusso brevemente di come originariamente avrebbero fatto un prequel prima che lo sceneggiatore Akiva Goldsman suggerisse un sequel, che segue il finale alternativo del film originale, piuttosto che quello cinematografico, prima di continuare a rivelare che il personaggio di Jordan è il “capo di un insediamento nel Connecticut” e non il figlio del suo personaggio.

“Quello che avremmo dovuto fare era il prequel… E [Akiva Goldsman] ha proposto invece di fare un sequel a partire dal finale alternativo, dove il tuo personaggio è ancora vivo e sai, il personaggio di Michael B. Jordan è attualmente a capo di un nuovo insediamento… Non è mio figlio… Quindi c’è un insediamento nel Connecticut.”

Staremo a vedere cosa significherà questo per la trama che a questo punto è completamente originale e si sviluppa a partire dal finale alternativo del film che però non fa parte del finale cinematografico, in cui Neville muore.

L’originale Io sono leggenda era basato sull’omonimo romanzo del 1954 di Richard Matheson. Il film è stato un successo quando è stato presentato nel 2007 e ha registrato il più grande incasso di sempre per un film non natalizio ed è stato il settimo film di maggior incasso del 2007.

Eden: recensione del film di Ron Howard

Eden: recensione del film di Ron Howard

È un monito piuttosto cupo quello che Ron Howard lancia con il suo nuovo film, Eden: puoi disinteressarti della guerra, ma la guerra non si disinteresserà di te. Con un cast all star composto da Jude LawVanessa Kirby, Daniel BruhlAna de Armas e Sydney Sweeney, il film presentato al Torino Film Festival arriva finalmente in sala, in un momento storico che ne esalta indubbiamente il messaggio rendendolo ancor più minaccioso. Se poi si considera che quella narrata non è una storia frutto di fantasia (o meglio, non del tutto), bensì una vicenda realmente avvenuta, diventa ancor più facile provare un certo scetticismo nei confronti della capacità di coesistere pacificamente dell’umanità.

La trama di Eden: la guerra nell’animo

Tra le due guerre mondiali, il filosofo tedesco Dr. Friedrich Ritter (Law) diventa una celebrità per aver abbandonato la civiltà ed essersi trasferito sull’isola di Floreana, nelle remote Galapagos, insieme alla sua discepola e amante Dore Strauch (Kirby). La loro incredibile dedizione nella ricerca di una vita migliore e di un nuovo modello di società ispira Heinz Wittmer (Bruhl) a fuggire anch’egli verso le Galapagos per ricominciare da capo. Heinz, la sua giovane e intraprendente nuova moglie Margaret (Sweeney) e il figlio malaticcio Harry arrivano sull’isola. Questo scatena immediatamente l’ira di Dr. Ritter e Dore, che non hanno alcun interesse ad avere vicini e detestano profondamente l’intrusione.

Proprio quando questi due nuclei familiari sembrano però trovare un equilibrio per coesistere pacificamente, arriva Eloise Wagner De Bousquet (de Armas), una misteriosa e audace presunta ereditiera, nota come La Baronessa. La donna ha il progetto di costruire un hotel di lusso per super-ricchi sull’isola. Come il Dr. Ritter, però, anche la Baronessa vuole l’isola tutta per sé e usa tattiche subdole per tormentare gli altri abitanti, spingendoli ad andarsene. Le cose si complicano quando diventa chiaro per tutti che Eloise non si fermerà davanti a nulla pur di reclamare l’isola. Con la sopravvivenza della loro famiglia a rischio, i Wittmer si vedranno costretti a entrare in un conflitto sempre più intenso e pericoloso.

Daniel Bruhl e Sydney Sweeney in Eden
Daniel Bruhl e Sydney Sweeney in Eden © Cortesia 01 Distribution

L’Eden bisogna meritarselo

Come si può intuire, quello che vediamo nel film di Howard è tutto fuorché un Eden. L’isola è selvaggia proprio come gli umani che sono venuti ad abitarla e ce lo comunica già la fotografia desaturizzata di Mathias Herndl. Una scelta stilistica che, seppur talvolta fin troppo didascalica, rende bene l’idea dell’oscurità che avvolge il racconto, conferendo all’isola un aspetto tutt’altro che ospitale, affascinante e idilliaco, rendendo la stessa visione del film una sfida non indifferente. Tuttavia, al di là dei suoi pericoli, l’isola è capace di dimostrarsi anche magnanima nei confronti di chi ne ha rispetto e cura, permettendo ad esempio ai Wittmer di prosperare e addirittura dare la luce ad un bambino (con una scena di parto forse fin troppo sopra le righe ma che farà indubbiamente parlare di sé).

Lo specchio del contemporaneo

Un Eden l’isola di Floreana potrebbe dunque anche esserlo, se non fosse per la presenza umana che, benché tenti di sfoggiare la maschera della civiltà, si dimostra tutt’altro che capace di manifestare quanto professa. È così che dopo una prima parte del film in cui si presentano contesto e personaggi, anche in relazione allo svolgersi della Storia che resta però confinata nell’altrove, si entra nel vivo di una vicenda che ha come obiettivo quello di ribadire come non sia possibile sfuggire alla guerra se questa è radicata nel proprio animo. Ogni personaggio assume allora dei precisi connotati, incarnando comportamenti con i quali abbiamo ormai profonda familiarità.

Ana de Armas è allora l’egocentrica conquistatrice pronta a generare conflitto negli altri affinché lei possa primeggiare, Jude Law è l’uomo dai nobili propositi ma che si dimostra più intenzionato a disfare quelli altrui che coltivare i propri (o, detta altrimenti: predicando bene ma razzolando male), mentre Sydney Sweeney è la donna che impara le regole del gioco e le sfrutta a proprio vantaggio. Meno definiti invece i personaggi di Daniel Bruhl e Vanessa Kirby, che finiscono dunque per passare in secondo piano rispetto ai primi tre. La loro diventa dunque una situazione alla Il Signore delle Mosche, dove invece di cooperare per costruire le fondamenta di una società migliore, si fanno avvelenare e corrompere da quegli istinti bellici che sembrano dunque innati nell’essere umano.

Ana de Armas, Sidney Sweeney e Daniel Bruhl in Eden
Ana de Armas, Sidney Sweeney e Daniel Bruhl in Eden © Cortesia 01 Distribution

Tra passi falsi e colpi di scena, Eden raggiunge il suo obiettivo

Eden ci suggerisce dunque un’apparente impossibilità dell’essere umano di non ricadere nei propri errori, cosa che l’attuale contesto globale – con il quale il film si pone in dialogo – sembra confermare. Ciò avviene dunque con un racconto che, dopo una parte iniziale volutamente ostica per trasmettere il senso di disagio dei nuovi arrivati sull’isola, si apre ad ad un secondo e terzo atto decisamente più avvincenti, vuoi per i personaggi che ci sono più noti vuoi per le loro intenzioni più chiare ma anche per la semplice curiosità di scoprire dove li porteranno le loro azioni. Seguiamo dunque con un crescente interesse i protagonisti del film, anche se sempre più consapevoli della difficolta nel parteggiare per uno tra loro.

Howard non minimizza mai le loro azioni, che anche quando vengono compiute in nome della propria sicurezza e sopravvivenza, ci ribadiscono tutta l’ipocrisia di questi esseri umani. Ancor di più, però, è interessante il modo in cui il regista segua dei percorsi che apparentemente mettono da parte alcuni di questi personaggi salvo poi compiere veri e propri scambi di ruolo, con le donne – e in particolare Sydney Sweeney – che acquisiscono un valore predominante. Grazie a questi espedienti e colpi di scena, Eden riesce ad essere un film che, seppure tavolta può risultare fuori fuoco rispetto ai temi di suo interesse, riesce a trovare le modalità per raccontare una storia avvincente che si porta con sé una serie di riflessioni in aperto dialogo con il contemporaneo.

Tyler Perry’s Duplicity, spiegazione del finale: chi ha ucciso davvero

In Tyler Perry’s Duplicity, disponibile su Prime Video, la fiducia dell’avvocata Marley Wells è stata irrimediabilmente compromessa quando si è trovata coinvolta in un caso troppo personale. Tutto è iniziato con la morte del suo caro amico Rodney Blackburn, colpito a morte da un poliziotto bianco, Caleb Kaine, mentre stava facendo jogging. Caleb, insieme al suo superiore Kevin Moore — un conoscente di Marley — ha affermato di essere intervenuto dopo una segnalazione da parte di una donna che sosteneva di aver visto un intruso entrare nella casa del vicino. I due agenti hanno raccontato di aver intimato a Rodney di fermarsi e alzare le mani, ma lui avrebbe messo la mano in tasca, dando l’impressione di estrarre un’arma. Per questo motivo, gli avrebbero sparato, anche se si è poi scoperto che si trattava solo di un telefono.

La morte di Rodney ha sconvolto Marley, ma ha devastato ancora di più la sua migliore amica Fela, moglie della vittima. Nonostante i problemi coniugali, Fela amava Rodney profondamente. Marley ha promesso di fare causa alla città per omicidio colposo, ma più indagava, più sentiva che mancava qualcosa. Tra le rivelazioni emerse, è venuta alla luce una relazione extraconiugale di Rodney, ma è stato il passato violento di Caleb a convincere la città ad accettare un accordo extragiudiziale da oltre quindici milioni di dollari. Sembrava tutto risolto, ma quattro mesi dopo un evento ha spinto Marley a scoprire la vera cospirazione dietro la morte dell’amico.

Kevin, Fela e Tony hanno ucciso Rodney per avidità e gelosia

Tyler Perry’s Duplicity – Prime Video

A un’analisi superficiale, la colpa sembrava ricadere su Caleb Kaine, il giovane poliziotto. In realtà, Marley ha scoperto che dietro l’omicidio c’erano Kevin, Fela e Tony, che avevano orchestrato tutto per liberarsi di Rodney. Caleb era solo uno strumento. Non volevano destare sospetti, conoscendo la determinazione di Marley, quindi hanno manipolato gli eventi in modo che la colpa sembrasse sua.

Hanno sfruttato il passato militare violento di Caleb, durante il quale era stato accusato di aggressione e uso di insulti razzisti, per costruire una narrativa credibile. Così Marley ha ottenuto il risarcimento. In realtà, il piano prevedeva che Kevin, come agente, potesse dirigere l’intervento. Fela ha usato i pregiudizi razziali di un’anziana signora bianca per farle segnalare un falso tentativo di effrazione. Kevin e Caleb sono quindi arrivati “casualmente” sul posto. Rodney, colto di sorpresa, è stato colpito. Caleb, rendendosi conto dell’errore, ha chiesto aiuto, ma Kevin ha ritardato l’intervento medico e Rodney è morto dissanguato.

Perché Fela, Kevin e Tony hanno tradito Marley?

Tyler Perry’s Duplicity – Prime Video

Il coinvolgimento di Fela, Kevin e Tony è apparso assurdo, considerato il legame con Marley e Rodney. Ma Marley ignorava molte cose. Tony, che aveva conosciuto tramite Fela, le aveva raccontato di essere stato licenziato dalla polizia per razzismo e lei lo aveva difeso con successo, ottenendo un risarcimento. Ma Tony non era innocente. Aveva un alias — Kevin — usato su app di incontri, dove aveva conosciuto Anna Lewis, con la quale aveva avuto una relazione violenta.

Rodney aveva aiutato Anna a liberarsi di Tony e tra i due era nato qualcosa. Quando Tony lo ha scoperto, è impazzito. Fela, venuta a conoscenza del tradimento, si è infuriata. Inoltre, anche lei aveva una relazione segreta con Kevin. Davanti a Marley, fingeva di respingerlo, ma in realtà tramava con lui.

Dopo l’omicidio, si sono fatti avanti con la causa, sapendo che Marley avrebbe potuto ottenere un grande risarcimento. Una volta ottenuti i soldi, Fela si è allontanata da Marley, ha cambiato casa e ha interrotto ogni contatto. Pensavano che la verità non sarebbe mai venuta a galla, ma Caleb ha incontrato Anna Lewis, che ha riaperto le indagini.

Fela, Kevin e Tony sono morti? E cosa è successo a Caleb Kaine?

Tyler Perry’s Duplicity – Prime Video

Come parte dell’accordo, Caleb è stato arrestato per l’omicidio di Rodney. Ma, oppresso dal senso di colpa, ha cominciato a dubitare di quanto accaduto. L’incontro con Anna gli ha fatto capire di essere stato incastrato. Ha quindi cercato Marley per raccontarle la verità. Anna le ha indicato la casa dove aveva nascosto il telefono con i video incriminanti. Marley ha trovato il telefono, ma ha anche scoperto che Tony era in realtà “Kevin”, l’ex di Anna.

Quando Marley ha tentato di scappare, Tony e Kevin l’hanno sedata e portata su una barca, dove Fela li aspettava. Avevano intenzione di ucciderla. Un poliziotto è arrivato in quel momento, ma Kevin l’ha ucciso a sangue freddo. Marley, però, si è risvegliata, è riuscita a liberarsi e ha recuperato una pistola lanciarazzi. Ha colpito i tre uno per uno e poi ha sparato un razzo per chiedere aiuto.

È improbabile che siano morti sul colpo, ma sicuramente sono stati feriti gravemente, abbastanza da permettere alla polizia di arrestarli. Una volta svelata la verità, Caleb è stato scagionato. È apparso in TV con Marley, raccontando la vera storia e riabilitando la sua reputazione. L’aggressione al soldato nero durante il servizio militare si è rivelata essere stata in difesa di Jennifer, sua futura moglie. Con tutte le accuse ritirate, Caleb ha potuto riprendere in mano la sua vita.

Carjackers, spiegazione del finale: Elias muore alla fine?

Carjackers, spiegazione del finale: Elias muore alla fine?

Diretto da Kamel Guemra, Carjackers, nella Top 10 di Prime Video in questi giorni, racconta la storia di una banda criminale organizzata guidata da una ragazza di nome Nora. Il film narra le complicazioni sorte durante una missione di Nora e di come sia riuscita a superarle.

Carjackers non ci fornisce molte informazioni sul passato dei personaggi, quindi non scopriamo mai le vere ragioni dietro la loro malinconia. Sì, hanno derubato delle persone, ma il regista ci fa percepire che fossero vittime delle circostanze più che vere anime malvagie. Tuttavia, lascia al pubblico il compito di immaginare cosa possa essere successo loro in passato, rendendo il racconto, almeno secondo me, un po’ superficiale. Detto ciò, vediamo cosa è successo a Nora e se è riuscita a salvarsi.

Cosa era stato incaricato di fare Elias?

Elias era un mercenario, un sicario al soldo dei ricchi e potenti. Faceva qualsiasi cosa gli venisse richiesta, purché fosse ben pagato. Conosceva bene il sistema e seguiva una regola fondamentale: se vuoi prosperare, lavora per i ricchi e non metterti mai contro di loro. Elias non aveva scrupoli, eseguiva ogni ordine.

Un giorno, mentre era tra un incarico e l’altro, ricevette una chiamata dalla direzione dell’Imperial Hotel: una banda aveva appena derubato un uomo facoltoso e il management voleva che trovasse i responsabili prima che colpissero di nuovo. Elias aveva un occhio attento per i dettagli e sapeva il fatto suo. L’uomo derubato era in compagnia di due escort al momento dell’attacco; una di loro rimase gravemente ferita, ma i rapinatori si assicurarono che venisse portata in ospedale.

Nora, leader della banda, era da anni nel giro. Insieme a Steve, Joe e Prestance, aveva rapinato molti ricchi, sempre facendo attenzione che nessuno morisse. Agivano in modo estremamente organizzato, consapevoli che un solo errore li avrebbe messi nel mirino della polizia. Ma stavolta le cose si erano fatte più rischiose: l’escort aveva quasi perso la vita.

La banda lavorava all’interno dell’Imperial Hotel, il che permetteva loro di selezionare con cura i bersagli e colpirli dopo il check-out. Elias sospettava che i colpevoli fossero tra il personale, così iniziò a interrogarli, compresa l’escort una volta dimessa. Sebbene lei avesse riconosciuto Nora, non disse nulla. Elias decise di restare in hotel fino a beccarli. Mentre interrogava l’escort, vide Nora guidare l’auto di un cliente dal parcheggio. Il modo in cui guidava gli fece sospettare che fosse coinvolta. Non disse nulla, ma iniziò a seguirla.

Nora è riuscita a vendicarsi di Peter Vandervielt?

Il piano originale di Nora era derubare una donna di nome Debra Ford, una trafficante d’armi. Tuttavia, qualcosa accadde all’Imperial Hotel che la spinse a cambiare obiettivo. Una collega di Nora, impiegata nel reparto pulizie, fu violentata dal figlio di un ricco mercante di diamanti, Peter Vandervielt. Dopo l’aggressione, Peter usò i suoi contatti per far sì che l’hotel sistemasse tutto offrendo del denaro alla vittima. La direzione accettò, per non perdere un cliente importante.

Nora rimase sconvolta dall’ingiustizia e non riusciva ad accettare tanta disumanità. Così convinse la sua banda a puntare su Peter anziché sulla trafficante. Steve e gli altri erano titubanti, temevano di esporsi troppo, ma alla fine Nora li convinse. Elias, intanto, era sempre più convinto che fosse lei la mente del gruppo, e capì che avrebbe tentato di vendicarsi di Peter.

Aveva ragione: Nora e la sua banda riuscirono a derubare Peter e a fuggire. Ma Peter, più scaltro del previsto, aveva nascosto un localizzatore nei diamanti. Grazie a quello, Elias trovò il loro nascondiglio. Fece irruzione e uccise Steve, Zoe e Prestance, ma Nora riuscì ancora una volta a scappare.

Nora era devastata, e si sentiva in parte responsabile per la morte dei suoi compagni, che per lei erano come una famiglia. Il suo mentore Luis, ex membro della malavita, le consigliò di vendicarsi di Peter, dicendole che solo così avrebbe trovato pace. Così Nora tornò all’Imperial Hotel, affrontò Peter e, prima che Elias potesse salvarlo, lo uccise con un colpo di pistola. Ma Nora non sapeva che Elias aveva ancora un asso nella manica.

Elias è riuscito a catturare Nora?

Nora si era legata sentimentalmente a un pianista dell’hotel, Jalil. Sapeva che lasciarsi coinvolgere era un errore, ma non riuscì a evitare di innamorarsi. Confessò a Jalil la verità su di lei, e come temeva, lui decise di lasciarla: aveva una figlia piccola e non poteva rischiare per amore.

Dopo l’omicidio di Peter, Elias scoprì del legame tra Nora e Jalil, e decise di usarlo come leva. Rapì Jalil e minacciò Nora, chiedendole tutti i soldi in cambio della vita dell’uomo. Nora accettò di condurlo al nascondiglio del denaro, ma non aveva intenzione di cedere. Appena ne ebbe l’occasione, assalì Elias con un coltello e lo ferì gravemente.

Il finale di Carjackers

Nel finale di Carjackers, Nora uccide Elias, vendicando i suoi amici. Jalil, testimone dell’omicidio, rimane sconvolto e se ne va, probabilmente pentito di essersi innamorato di lei. Nora prende i soldi e fugge, lasciando il corpo di Elias alle spalle. Ora dovrà cambiare città e sparire, perché la polizia è sulle sue tracce. Ha ucciso sia Elias che Peter, e il padre di quest’ultimo — uomo potente — di certo non resterà a guardare. Questo lascia intuire che un sequel potrebbe essere all’orizzonte, anche se molto dipenderà dal successo del film, che a mio avviso non è garantito.

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