Con: Juliette Binoche
(Vianne), Judi Dench (Armande), Johnny Depp (Roux), Alfred Molina
(Conte de Reynaud), Carrie-Anne Moss (Caroline), Lena Olin
(Josephine), Victoire Thivisol (Anouk), Hugh O’Conor (Padre Henri),
Peter Stormare (Serge Muscat)
Trama del film Chocolat:Tranquillité è la parola d’ordine di Lansquenet, immaginario
e fiabesco paesino della campagna francese. Qui il perbenismo dei
bigotti non permette cambiamenti: a monitorare la moralità dei
compaesani è lo stimato sindaco Conte de Reynaut, occupato anche a
salvare le apparenze del suo fallito matrimonio.
Ma il Vento irrequieto del Nord ha
altri piani, e nel 1959 porta con sé Vianne insieme alla figlia
illegittima Anouk, spiriti liberi che offriranno ai morigerati
abitanti di Lansquenet la più grande tentazione per il palato dei
mortali: il cioccolato. I secolari equilibri del paese verranno
sconvolti, e non aiuterà la situazione l’arrivo di una comunità di
nomadi capitanati dal fascinoso Roux, che pare voglia mettere
radici proprio nella cioccolateria di Vianne…
Chocolat, tra sapori e sensualità,
fede e sacrificio
E’ bello, ogni tanto, tornare alla
fiaba, abbandonarsi a un rassicurante mondo archetipico nel quale
il Bene e il Male hanno nomi e cognomi, e dove a scatenare la
guerra è della cioccolata. Quasi volesse cullarci prima di andare a
dormire, lo svedese Lasse Hallström mette in scena
una favola di libertà e di lotta alle convenzioni. Lo schema è
semplice e antico come la terra: novità contro tradizione,
desiderio contro astinenza, istinto personale contro buon senso
comune.
Tratto dall’omonimo romanzo della
scrittrice britannica Joanne Harris,
Chocolat mette in luce l’inutilità di una
religione basata unicamente sulla rinuncia e sul sacrificio,
svuotando di senso una fede che identifica il Demonio con i dolci,
la musica rock e le altre tentazioni che rendono piccante la
vita.
Paladino di queste credenze
retrograde è l’antagonista Sindaco, che per primo fonda la sua
condotta su tre parole d’ordine: duro lavoro, moderazione e
autodisciplina. Egli governa il paese come un despota, non esitando
a mettere mano ai troppo docili sermoni del giovane parroco Henri e
a ficcare il naso nella vita privata dei suoi
concittadini.
E’ noto che la presenza
dell’antagonista dipenda dall’esistenza di un eroe positivo.
Eroina, in questo caso: la nuova arrivata Vianne rappresenta la
Vita nei suoi istinti primordiali e incarna tutto ciò che il
Sindaco respinge: ha una figlia ma non è mai stata sposata; non
frequenta la Chiesa; offre ai penitenti cioccolata durante la
Quaresima e ospitalità agli zingari di passaggio. Lo scontro
inizialmente ideologico tra i sostenitori del buon costume e questa
“strega radicale” fa scoppiare le antiche tensioni da sempre
ignorate e represse, trasformandosi in una battaglia senza
esclusione di colpi che spaccherà in due Lansquenet.
Juliette Binoche ci offre una straordinaria
interpretazione che le è valsa la Nomination agli Oscar:
affascinante e combattiva, non è mai stata così piena di vitalità e
di passione. Vianne non va a Messa, ma è piena di bontà e di
sincero amore verso il prossimo: accoglie nella sua casa Josephine,
umiliata e picchiata dal marito, fa riavvicinare la vecchia Armande
(una grandiosa
Judi Dench) al suo nipotino vittima delle restrizioni
della madre e si mostra amichevole nei confronti della comunità
nomade, la cui permanenza è boicottata dai ciechi pregiudizi di
tutti gli altri.
Si sa, l’amore è l’ingrediente
fondamentale delle fiabe, e in questa è raccontato in ogni forma:
di una madre per la figlia, di una nonna per il nipote, di due
anziani che riscoprono l’emozione. Da parte sua, l’anticonformista
Vianne non potrà che legarsi a un’anima libera e senza radici come
la sua, quella di Rioux, zingaro dallo sguardo magnetico e col
fascino da gentiluomo.
Bello e dannato, tormentato
chitarrista dalla sensualità palpabile, il Depp degli anni d’oro fa
scintille a contatto con l’esplosiva Binoche, tanto che
l’elettricità tra i due sfonda lo schermo. Il loro è un amore al di
là delle convenzioni, pronto a sciogliersi e ricongiungersi a
seconda del soffiare dei venti.
Le due ore di pellicola scorrono
dolcemente, sostenute dall’ottima sceneggiatura di Robert Nelson
Jacobs che offre esilaranti dialoghi colorati da uno humor
brillante e raffinato, non dimenticando di commuovere con semplici
ma toccanti momenti di riflessione. La vivace atmosfera della
pellicola è amplificata dall’incalzante musica quasi da flamenco
che segue costantemente le vicende dei personaggi.
Al centro di tutto, naturalmente, è
il cioccolato: onnipresente in ogni forma e colore, è il silente
spettatore delle dispute che lui stesso provoca. L’intero film è un
omaggio spassionato a questo alimento che tanto risolleva l’animo
dei mortali, e le innumerevoli inquadrature dedicate alla sua
preparazione e alla sua disarmante perfezione finale sono una vera
e propria dichiarazione d’amore.
La tesi
di Chocolat è clamorosamente
semplicistica e a tratti demagogica ma non contraddice mai la sua
allettante natura fiabesca, che non ha di certo ambizioni di
carattere filosofico e metafisico: il film ci guida attraverso una
riscoperta dei piccoli piaceri della vita, di quei peccati che ci
rendono umani.
Insomma, bisogna lasciarsi andare
una buona volta: i sensi di colpa non aiutano nessuno. Sarà questa
la lezione appresa da tutti, in un liberatorio lieto fine che
spazza via dal paese l’opprimente Tranquillité, tanto che
l’improvvisato ma sincero sermone pasquale di Padre Henri inviterà
a misurare la bontà non in base a ciò che ci neghiamo, ma “a ciò
che abbracciamo, a ciò che creiamo e a chi accogliamo”. In fondo,
cosa c’è più innocente di un cioccolatino?
Dopo il successo delle prime tre
stagioni, Emily in Paris ritorna nuovamente su
Netflix con nuove vicende e nuovi intrighi amorosi.
La serie, lanciata il 2 ottobre del 2020, è stata ideata, scritta e
prodotta dall’americano Darren
Star (autore della serie
Sex and the city). La quarta stagione è stata distribuita in
due parti: la prima parte il 15 agosto e la seconda parte sarà
disponibile dal 12 settembre. Nel cast si ritrovano molti dei
personaggio portanti, presenti dalla prima stagione, quali la
protagonista Emily Cooper, interpretata da
Lily Collins (Mank,
#ScrivimiAncora),
e Lucas Bravo nel ruolo di Gabriel. A questi si affiancano nuovi
personaggi come Luis de Leon, interpretato dal francese
Pierre Deny.
Emily in Paris: triangoli
amorosi
Il finale della terza stagione
aveva lasciato molto in sospeso: Camille che fugge dal suo stesso
matrimonio con Gabriel, rivelando a tutti del patto fatto con Emily
e poi infranto e di come i due siano innamorati da sempre. Alfie si
allontana da Emily, vedendosi solo come un ripiego rispetto al
grande Chef. Emily cercherà di recuperare il rapporto con Alfie,
per poi ritrovarsi nuovamente in un triangolo amoroso, Camille dopo
il matrimonio si dileguerà per pensare alla sua relazione con Sofia
e al bambino che avrà da Gabriel.
Dopo la scoperta fatta da Mindy sui
comportamenti inappropriati di Luis de Leon, capo dell’agenzia
JVMA, nei confronti delle sue impiegate, Sylvie prenderà una
posizione forte, dando il via a un potente scandalo. La relazione
tra Camille e Sofia, così appassionata, non sembra resistere ai
primi problemi e alle prime differenze di visioni.
Team Alfie o team Gabriel?
Il tema principale di Emily
in Paris è proprio il triangolo amoroso che si crea tra
Emily, Gabriel e Camille prima e Alfie dopo. La relazione tra lo
chef e l’americana a Parigi sembra essere ostacolata da qualcosa o
qualcuno, rendendo il loro amore impossibile. Ma a partire dalla
seconda stagione Alfie, un affascinante inglese in giacca e
cravatta, entra a far parte della vita di Emily; i due iniziano una
relazione apparentemente perfetta, se non per il fantasma sempre
presente di Gabriel.
In questa quarta stagione, Emily si
troverà a dover fare una scelta: Gabriel o Alfie? Nonostante con il
primo fossero riusciti a mantenere un’amicizia, i loro sentimenti
continuavano ad essere parzialmente latenti. Gabriel è il primo
amore parigino di Emily, un simpatico chef francese, mentre Alfie è
un amore più certo e stabile: in precedenza lui stesso ha scelto di
rimanere a Parigi anche per Emily.
Che si preferisca Alfie o Gabriel,
Emily dovrà fare una scelta che risulterà essere abbastanza
scontata.
Emily in Paris: un lieto fine
continuo
Un elemento chiaro fin dalle prime
stagioni della serie è il mantenimento di un clima perennemente
disteso nella narrazione: nel fantastico mondo di Emily Cooper
tutto sembra andare sempre per il verso giusto! Per quanto questo
sia proprio ciò che rende Emily in Paris così leggera, arrivati
alla quarta stagione si è sfociati nella totale monotonia. Fin
dalla terza stagione si è cercato di movimentare le vicende con
alcuni colpi di scena come il “lesbo dramma” tra Camille e Sofia e
il bambino che Camille avrebbe dovuto avere da Gabriel.
Ciononostante questi plot twist non sembrano
rientrare al meglio nel filone narrativo originario.
Un punto di forza e di originalità
di Emily in Paris che emerge maggiormente in
questi ultimi episodi è l’alternarsi di scene con dialoghi
interamente in francese. Questo rende il tutto molto più
autentico.
Il caso Luis de Léon
Nella prima parte della quarta
stagione di Emily in Paris viene introdotta una
tematica tristemente fin troppo nota nella società attuale: gli
abusi sessuali sul posto di lavoro. Sylvie, ormai avanti nella
propria carriera, a capo di una sua propria agenzia, si ritrova a
dover fare i conti con dei ricordi dolorosi del suo periodo da
assistente alla JVMA. Una giornalista del noto giornale Le Monde è
determinata a portare allo scoperto la verità su Luis de Léon, a
capo della JVMA e padre di Nicholas, e sui vari casi di abusi
sessuali perpetrati nei confronti delle proprie impiegate.
La verità diverrà chiara allo
spettatore attraverso Mindy, la quale, mentre si ritrova nel
guardaroba dell’agenzia, viene avvisata da alcune ragazze di non
entrare mai da sola nella stanza nel caso in cui Luis entrasse e la
molestasse. Ciononostante, un rapporto burrascoso con la stessa
Sylvie era chiaro già dai pochi incontri molto tesi tra i due.
Nel sapere che Luis continua ad
abusare le ragazze della sua agenzia, Sylvie trova il coraggio di
reagire a distanza di molti anni.
Emily in Paris
continua in questa quarta stagione su un format uguale alle
stagioni precedenti: trama leggera e prevedibile, momenti comici e
romantici intrighi amorosi. In attesa della seconda parte della
quarta stagione e di qualche notizia su una possibile quinta
stagione, ci si chiede fin quando si vorrà continuare a sfruttare
un filone narrativo che sta pian piano cadendo nell’abisso della
monotonia.
In occasione della promozione di
It Ends With Us – Siamo noi a dire Basta, il
prossimo film che la vede protagonista e che arriverà in sala il 21
agosto, Blake Lively ha svelato un dettaglio inedito
rispetto al suo coinvolgimento in Deadpool &
Wolverine con il personaggio di Lady
Deadpool.
Nata nel 2010 proprio su modello di
Blake (Rob Liefeld guardava Gossip
Girl!), Lady Deadpool compare in un breve
cameo nel film di Shawn Levy ed è doppiata proprio
dall’attrice. Il ruolo era quindi nel suo destino, ma non poteva
immaginare quanto, dal momento che solo nel 2011, dopo averlo
incontrato sul set di Lanterna Verde, Blake ha cominciato a uscire
con Ryan Reynolds, che è poi diventato suo marito,
padre dei suoi quattro figli, e principale fautore e interprete di
Deadpool.
Blake Lively su Lady Deadpool:
“L’idea è nata ai tempi di Lanterna Verde”
Nel corso dell’intervista, Blake Livelyha rivelato
che l’eventualità di essere Lady Deadpool risale proprio a quel
primo periodo di conoscenza con Reynolds! Ecco cosa ha
raccontato:
“In realtà l’idea mi è stata proposta anni fa, quando ho girato
Lanterna Verde con Ryan e abbiamo iniziato a frequentarci. Molto
prima che nessuno pensasse a un film su Deadpool. È stato molto
divertente girare quella scena, Ryan e Hugh sono gli uomini più
divertenti che conosca, dico sul serio. La gente dovrebbe andare a
vedere quel blockbuster e poi un film più profondo come It Ends
With Us. E magari in futuro potrò fare un sequel di entrambi,
intitolato It Ends with Deadpool & Wolverine!”
Alain Delon,
l’attore francese famoso per aver prestato il suo volto alla
Nouvelle Vague e al grande cinema di Visconti e Antonioni. Aveva 88
anni. “È mancato serenamente nella sua casa di Douchy,
circondato dai suoi tre figli e dalla sua famiglia”, secondo
una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa AFP dalla sua
famiglia.
Alain Delon è
apparso in molti film, tra cui ricordiamo Frank Costello
faccia d’angelo, I senza nome e Notte sulla
città di Jean-Pierre Melville.
Altri suoi film significativi sono
stati “Delitto in pieno sole” di René Clement;
“Rocco e i suoi fratelli” e “Il
gattopardo” di Visconti; “L’Eclisse”
di Antonioni; “Due uomini in città” di José
Giovanni; e “Mr. Klein” di Joseph Losey. E’ stata
lunga e proficua la sua collaborazione con i registi italiani degli
anni ’60 e ’70.
Alain Delon in Frank Costello faccia
d’angelo
Dopo che Jean-Paul
Belmondo definì l’estetica francese all’inizio della
Nouvelle Vague in “Fino all’ultimo respiro” di
Godard, Delon e il regista Melville la
ridefinirono molto più consapevolmente in Frank Costello
faccia d’angelo, in cui interpretava un killer mercenario
che aggiustava sempre il suo cappello di feltro in modo che fosse
perfetto, e l’attore fu di conseguenza paragonato a James
Dean.
Ma il paragone con Dean era
limitato; mentre l’attore americano era incline a sfoghi emotivi
nelle sue interpretazioni, Alain Delon era
tutt’altro che effusivo. Lo straordinario fascino di Delon si è
cristallizzato in Frank Costello faccia d’angelo.
Lo studioso di cinema David Thomson lo ha descritto come
“l’angelo enigmatico del cinema francese, solo 32enne nel 1967,
e quasi femminile. Eppure così serio e immacolato da essere
ritenuto letale o potente. Era anche vicino al vero mondo criminale
francese”. Thomson ha aggiunto: “Delon non è tanto un
bravo attore quanto una presenza sorprendente: non c’è da stupirsi
che fosse così emozionato di realizzare che la cosa di cui Melville
aveva più bisogno era la sua disponibilità a farsi
fotografare”.
Roger Ebert ha
definito Delon il “duro bel ragazzo dei film francesi, un
attore così incredibilmente bello che la sua migliore strategia per
gestire il suo aspetto era quella di usare una faccia da
poker”.
Come accennato,
fondamentali per la carriera dell’attore sono state le
collaborazioni con i registi René Clément, Luchino
Visconti e Jean-Pierre Melville; fra i personaggi più celebri da lui
interpretati ci sono il cupo e timoroso Rocco in Rocco e i
suoi fratelli (1960), il
principe Tancredi ne Il
Gattopardo (1963), il killer Jeff
in Frank Costello faccia d’angelo (1967), il
gangster Rogert Startet ne Il clan dei
siciliani (1969), lo scrittore fallito Jean-Paul Leroy
ne La Piscina (1969); è stato
inoltre Zorro nell’omonimo film di Duccio
Tessari del 1975, il misterioso Robert Klein di Mr.
Klein (1976) e il barone di Charlus in Un amore di
Swann (1984).
Alain Delon, il palmares
Nel 1985 ha vinto il premio
César per il migliore attore per il film Notre
histoire; ha inoltre vinto il David di Donatello, l’Orso
d’oro alla carriera al Festival di Berlino, mentre nel
1963 ha ottenuto una candidatura ai Golden Globe per il
film Il Gattopardo.
Dagli anni settanta ha avuto
esperienze anche come produttore cinematografico, tramite la
sua Adel Productions, e in qualità di regista come
nel thriller Per la pelle di un
poliziotto (1981) e nel
drammatico Braccato (1983). La sua ultima
interpretazione sul grande schermo risale al 2008 nel
film Asterix alle Olimpiadi, mentre nel 2017 ha
annunciato il ritiro dalle scene.
La vita privata di Alain
Delon era di grande interesse per i media francesi. Ebbe
una relazione con l’attrice tedesca Romy Schneider
dal 1959 al 1964, ma mantenne un legame emotivo con lei per molto
tempo. Lei morì per un mix di antidolorifici e alcol nel 1982. Ai
Césars del 2008, Delon salì sul palco per ricevere in sua vece un
premio che avrebbe segnato quello che sarebbe stato il suo 70°
compleanno e chiese al pubblico di onorarla con una standing
ovation.
Tuttavia, durante la sua relazione
con Schneider, ebbe una relazione con Nico (dei
Velvet Underground), con cui ebbe un figlio,
Ari Boulogne. Sposò Nathalie
Barthélemy nel 1964 e ebbe un figlio, Anthony. La coppia
divorziò nel 1969.
Delon ebbe in seguito una relazione
di 15 anni con l’attrice francese Mireille Darc e
poi una con la modella olandese Rosalie van
Breemen, con la quale ebbe due figli, ma si separò nel
2002. Nel
2019 gli fu conferita una Palma d’oro onoraria.
Transformers
One arriverà nelle sale tra poco più di
un mese e i fan del franchise non vedono l’ora di vedere il
primo film completamente animato dopo quasi 40 anni. A
questo entusiasmo si aggiunge una nuova featurette del cast che la
Paramount Pictures ha appena rilasciato per promuovere il film. Lo
sneak peek mostra filmati dei bot del film in azione insieme
ai loro doppiatori che parlano del progetto. Il cast comprende star
come Chris Hemsworth, Brian Tyree
Henry, Scarlett Johansson e
Keegan-Michael Key, che compaiono tutti
nella featurette.
Chris Hemsworth presterà la voce all’iconico personaggio di
Optimus Prime, che a questo punto è conosciuto come Orion Pax,
e Hemsworth ha dichiarato che la storia delle origini è ciò che lo
ha attirato nel film. “Ciò che mi ha incuriosito è stata la storia
delle origini”, ha detto l’attore. “Inizia come Orion Pax, come
lavoratore nelle miniere. Questo è il suo viaggio per diventare
l’onnipotente e onnisciente Optimus Prime”. Di fronte a Orion Pax
c’è D-16, un personaggio che sarà conosciuto come Megatron,
leader dei Decepticon. Il futuro nemico di Optimus Prime è doppiato
da Brian Tyree Henry, che ha dichiarato: “Vogliamo vedere dove
tutto è iniziato. Vogliamo vedere com’era Cybertron e come D-16 è
diventato uno dei più grandi arcinemici di tutti i
tempi”.
I migliori amici diventano
nemici in “Transformers One”
Henry ha poi aggiunto: “Vediamo
l’inizio assoluto di Optimus e Megatron, il fatto che fossero in
realtà migliori amici”, mentre Hemsworth ha aggiunto: “Si tratta
davvero di un’amicizia in cui i due diventano nemici”. Tra i
quattro eroi del film ci sono anche la Johansson nel
ruolo di Elita-1 e Keegan-Michael Key nel ruolo di B-127, che
nonostante il suo desiderio di essere conosciuto come “Badassatron”
diventerà Bumblebee. Key si è detto entusiasta di dare voce al
personaggio che è stato in gran parte senza voce nei precedenti
film di Transformers.
“Negli ultimi film è stato quasi una star del cinema muto, ma ora
possiamo dargli voce”, ha detto Key.
Il film si avvale anche della voce
di Jon Hamm nel ruolo di Sentinel Prime,
un imponente bot che è il predecessore di Optimus come leader degli
Autobot. Anche Steve Buscemi sarà presente,
doppiando Starscream, un eventuale luogotenente di Megatron.
Laurence Fishburne darà la voce
all’antico Transformer Alpha Trion, una figura misteriosa per
gli eroi del film che fornisce loro la capacità di
trasformarsi, dando inizio alla loro avventura.
Transformers One uscirà nelle sale il 19 settembre
2024.
Deadpool
& Wolverine è finalmente diventato il film
con il più alto indice di gradimento di tutti i tempi, e il
presidente dei Marvel Studios ha avuto un modo
particolare di celebrare questo risultato. Kevin Feige non potrebbe essere più
felice del fatto che il sequel diretto da Shawn
Levy abbia continuato a battere i record di incassi.
Ma mentre il dirigente rilascia una nota formale per ringraziare il
pubblico per aver trasformato Deadpool & Wolverine in un enorme successo,
sullo sfondo si nota qualcosa di inaspettato.
Durante il primo atto di
Deadpool & Wolverine, Wade Wilson (Ryan
Reynolds) ha scherzato sul fatto che la
Disney aveva una sola richiesta per quanto
riguarda le battute del film. Deadpool è noto per il suo costante
uso di droghe. Ma Feige è fermo nella sua regola che vieta a
qualsiasi produzione dei Marvel Studios di
raffigurare o fare riferimento all’uso esplicito di sostanze
illegali. Sullo sfondo del post sui social media si può vedere una
lettera di Feige, in cui il presidente dello studio ricorda al team
di Deadpool
& Wolverinele linee guida.
Deadpool & Wolverine segue
Wade Wilson in un momento complicato della sua vita. Mentre la sua
relazione con Vanessa (Morena Baccarin)
stava diventando più forte che mai, tutto è andato in pezzi quando
Wilson ha perso la sua motivazione. Ma questo non avrebbe impedito
a Deadpool di ottenere ciò che voleva. Determinato a riprendersi la
sua vita, l’antieroe si è imbarcato in una missione che prevedeva
la lotta contro la Time Variance Authority insieme a una variante
di Wolverine (Hugh Jackman).
Sebbene ci si aspettasse che
Deadpool & Wolverine fosse un blockbuster di successo, è
riuscito a diventare uno dei film di maggior successo dell’anno. Il
sequel ha guadagnato finora 1,086 miliardi di dollari al box office
mondiale. Solo Inside Out 2 ha guadagnato di
più quest’anno, con il sequel della Pixar
che ha guadagnato 1,586 miliardi di dollari all’inizio dell’estate.
La Disney è tornata in carreggiata per quanto riguarda la vendita
dei biglietti. Ma il successo di Deadpool & Wolverine è
comunque un sospiro di sollievo per il resto del
Marvel Cinematic
Universe.
L’ultima volta che il MCU è arrivato al cinema è stato
con il debutto di The
Marvels l’anno scorso. Con soli 206 milioni
di dollari guadagnati al botteghino globale per tutta la durata del
film, il sequel ha dato motivo di preoccupazione allo studio di
successo. Attualmente la società sta lavorando a Avengers:Doomsday e
Avengers:Secret
Wars, i Marvel Studios avevano bisogno
della rassicurazione di un altro grande successo per continuare a
investire milioni di dollari nell’amato franchise.
Il prossimo film di uno dei registi
più acclamati della storia ha appena ricevuto un grosso
aggiornamento. Un nuovo report di Deadline ha rivelato che Colin Firth, noto soprattutto per i
suoi ruoli in Kinsgman:The
Secret Service, A Single
Man e Il discorso del re,
si è unito ufficialmente al cast del
film evento senza titolo di Steven Spielberg, che sta producendo
con la Universal. Firth si unisce a
Emily Blunt, la cui prima aggiunta al cast era stata
annunciata all’inizio di giugno. L’uscita del film sugli UFO,
ancora senza titolo, è prevista per il 15 maggio 2026. Spielberg si
riunirà allo sceneggiatore di Jurassic
ParkDavid Koepp, incaricato di
scrivere la sceneggiatura del progetto, che segnerà la prima
collaborazione tra i due dopo Indiana Jones e il Regno del Teschio di
Cristallo del 2008.
Nonostante non abbiano lavorato
insieme per più di 16 anni, sia Spielberg che Koepp si sono tenuti
occupati nel frattempo. Recentemente Koepp è tornato nel mondo di
Indiana Jones e ha collaborato come sceneggiatore
all’ultimo capitolo con Harrison Ford, Indiana Jones e il
quadrante del destino, diretto da
James Mangold. Spielberg è stato
accreditato come produttore del progetto. Il regista premio Oscar
ha lavorato di recente a diversi grandi progetti, tra cui
Ready Player One,
The Fabelmans e West Side
Story. Anche se sarà sempre conosciuto come la prima
persona che ha dato vita a Indiana Jones e Jurassic
Park, due franchise che sono rimasti i più iconici e
riconoscibili di tutti i tempi.
Cosa hanno fatto ultimamente le
star del nuovo film di Spielberg?
Firth sarà sempre conosciuto per
aver vinto l’Oscar per la sua interpretazione ne Il discorso
del re nel 2010 e per la sua interpretazione nominata
all’Oscar in A Single Man l’anno precedente, ma
ultimamente è stato anche impegnato. Di recente ha recitato accanto
a Olivia Colman in Empire of
Light e a Matthew Macfadyen
in Operation Mincemeat. Per quanto
riguarda la Blunt, solo pochi mesi fa è stata vista nelle sale al
fianco di Ryan Gosling in
The
Fall Guy, mentre nell’ultimo anno ha recitato in
Pain Hustlers e Oppenheimer. Il film di
Steven Spielberg sull’evento UFO, ancora
senza titolo, uscirà il 15 maggio 2026.
Buone notizie, fan di Benoit Blanc,
siamo ufficialmente a un passo da Wake Up Dead Man:A
Knives Out
Mystery. Il
regista Rian Johnson ha condiviso su Instagram la
notizia che le riprese del prossimo film, ricco di star, sono
terminate e che vedrà ancora una volta protagonista Daniel Craig nei panni dell’enigmatico
detective Benoit Blanc.
Wake Up Dead Man:A Knives Out
Mystery continua l’eredità del franchise Knives Out. In questo sequel, Blanc si
trova alle prese con un altro mistero di omicidio, che questa volta
coinvolge un gruppo eterogeneo di individui eccentrici.
Sulla base del divertimento elettrizzante e cerebrale dei film
precedenti, l’ultima uscita del nostro eroe è pronta a offrire la
narrazione intelligente e l’arguzia tagliente che i fan hanno
imparato ad amare.
Il sequel segna la conclusione del
contratto che Netflix ha stipulato con Craig, il regista Johnson e
il produttore Bergman in seguito al grande successo del primo film
di Knives Out. Il franchise è diventato
rapidamente un punto di riferimento per il gigante dello streaming,
con le avventure di Benoit Blanc che hanno riscosso un enorme
successo di pubblico in tutto il mondo. A Brolin si aggiungono le
già annunciate star Daryl
McCormack,Mila
Kunis,Jeremy
Renner,Glenn
Close, Cailee Spaeny,
Josh O’Connor, Andrew
Scott e Kerry Washington.
Diretto da Rian Johnson, che ha
scritto e diretto i film precedenti, Wake Up Dead Man
riporterà Benoit Blanc a essere un osservatore rispettoso,
tranquillo e passivo… della verità.
Mentre il film si prepara per la produzione, l’attesa cresce a ogni
nuovo annuncio di casting. Con un’intrigante miscela di star
affermate e talenti emergenti come TK, il film è pronto a diventare
un altro successo della saga di Knives Out. I fan del
franchise e i nuovi arrivati attenderanno con ansia ulteriori
dettagli e, infine, l’uscita del film.
L’acclamato scrittore di fumetti
Garth Ennis (The
Boys) ha trascorso anni a vedere alcune delle sue
opere più famose trasformate in acclamate serie televisive, ma il
prossimo adattamento sarà opera sua. L’Hollywood
Reporter, tramite la sua newsletter Heat Vision, scrive che
Ennis ha recentemente scritto la sceneggiatura di
un lungometraggio basato sul suo fumetto post-apocalittico
Crossed, che descrive un mondo tetro rovinato da
una pandemia che infligge alle vittime eruzioni cutanee giganti e
le costringe a mettere in atto i loro pensieri più ignobili. Il
gruppo indie Six Studios ha acquisito la
sceneggiatura e intende finanziare e produrre il film. Attualmente
è alla ricerca di un regista che diriga il progetto.
L’adattamento di Crossed
di Ennis prenderà spunto dai dieci numeri originali del
fumetto, pubblicato dal 2008 al 2010 da Avatar Press. Come
la maggior parte dei suoi lavori, si tratta di un’altra
interpretazione brutale e sovversiva di un genere popolare, che
trasforma la tipica storia di apocalisse zombie in qualcosa
di orribile che riflette il peggio dell’umanità. Invece di andare
in giro a banchettare senza motivo con gli esseri umani rimasti,
questi infetti mantengono la loro intelligenza e diventano maniaci
omicidi che commettono i peggiori crimini immaginabili. La malattia
mette rapidamente in ginocchio la società, mentre i governi si
affannano a spegnere tutto ciò che potrebbe essere usato per la
distruzione di massa, ma ritarda solo l’inevitabile, poiché le
vestigia dell’umanità diventano sempre meno. Jacen
Burrows ha illustrato i primi dieci numeri del
fumetto.
L’inizio della produzione di Six
Studios è previsto per l’autunno, con Carl Choi
che produrrà per la casa editrice insieme a Ben
Hung di Retro Entertainment e Ken Levin
di Nightsky Productions, che ha anche contribuito allo sviluppo del
progetto con Ennis. Choi nutre grandi speranze per la
sceneggiatura, definendola una storia intima e profondamente umana
che evoca The Walking Dead e
Contagion, e anche titoli più
recenti come Civil
War di Alex Garland
per il suo cupo tour attraverso l’America. “È stato
l’adattamento più fedele possibile”, ha dichiarato, dando vita
a un progetto che si avvicina alla visione originale di Ennis.
Garth Ennis ha conquistato molti
fan in televisione
Crossed sarà un test
intrigante per capire se il lavoro di Ennis può avere successo sul
grande schermo. In televisione, i suoi fumetti sono diventati
beniamini della critica e del pubblico, a partire da
Preacher su AMC. L’acclamata
serie, interpretata da Dominic Cooper, è andata in onda per quattro
stagioni sulla rete dal 2016 al 2019 con grande successo, offrendo
alcuni cattivi demenziali nel corso della sua corsa.
Tuttavia, è stata successivamente oscurata dal successo
inarrestabile di The
Boys su Prime Video, che ha appena battuto altri
record di spettatori sulla piattaforma con la sua quarta
stagione. Diretta da Eric Kripke, la satira sui
supereroi ha ancora in serbo un’altra stagione per concludere la
sua storia, oltre a diversi spinoff, tra cui il secondo episodio
di Gen V, The Boys
Presents:Diabolical, e due
nuovi show in The Boys: Mexico e
un
prequel di Soldier Boy (Jensen
Ackles).
Come abbiamo imparato dal
personaggio di Jamie Kennedy, Randy Meeks,
in Scream,
i film horror hanno alcune regole che
vengono affrontate e rispettate. Insieme a quella di non dire mai e
poi mai “Torno subito” quando si esce da una stanza e di non fare
uso di droghe o alcolici, c’è anche quella di non contare sul fatto
che quella persona sia completamente morta finché non si vede un
corpo. Anche se vedete un cadavere, come è successo tante
volte con personaggi come Michael Myers, Ghostface e Jason, potrebbero comunque
tornare. Così, quando Collider ha chiacchierato con la star di
MaXXXine,
Michelle Monaghan, in occasione di una
recente puntata di Ladies Night,
la rivista non ha potuto fare a meno di chiederle qualche
chiarimento sul destino del personaggio.
I momenti che hanno preceduto
l’ultima apparizione della Monaghan sullo schermo hanno visto il
suo personaggio morire in un tripudio di gloria, mentre lei e il
detective Torres di Bobby Cannavale
arrestavano un gruppo di pazzi fondamentalisti che stavano girando
un vero e proprio film dell’orrore per dimostrare i pericoli di
Hollywood. Entrambi gli agenti hanno attraversato i boschi quando
il loro principale colpevole, il padre di Maxine (Mia
Goth), Ernest Miller (Simon
Prast), si è dato alla fuga, ma le ferite riportate dal
detective Williams si sono rivelate troppo gravi. Certo, abbiamo
visto il detective Williams di Monaghan beccarsi qualche
proiettile prima di crollare a terra, ma in questo genere di film
si è sopravvissuti a ben di peggio.
Rispondendo alla domanda di Collider su cosa fosse successo
all’infuocata detective una volta che la telecamera si è spostata
sull’inquadratura successiva, Monaghan ha confermato che, almeno
nella sua mente, “credo sia morta”. Tuttavia, si è
detta entusiasta di guardare il momento attraverso gli occhi dei
fan dell’horror e ha detto che non le dispiacerebbe affatto se il
detective Williams uscisse da quella notte, magari un po’ malconcio
ma con una benda sull’occhio “piuttosto sexy”, aggiungendo: “Potrei
dover mandare un messaggio a Ti
[West] dopo questo”.
Un modo micidiale di uscire di
scena
Anche se il suo personaggio non è
arrivato ai titoli di coda, la Monaghan è stata più che grata per
il modo in cui West ha progettato la sua grande scena di morte. Per
un film sull’industria cinematografica che
si svolge a Hollywood, non c’è luogo
migliore in cui un personaggio principale possa morire se non sotto
le lettere dell’insegna di Hollywood. Monaghan ha raccontato gli
ultimi momenti del detective Williams dopo una sparatoria con una
setta di cristiani fondamentalisti,
“È sicuramente un po’ sbilenca
perché il suo equilibrio è saltato.Adoro quella
scena di morte perché [West] è famoso per le sue
incredibili scene di morte, e io ho pensato: “Oh mio Dio, mi sono
spento davanti all’insegna di Hollywood”.Quanto è
significativo?[Voglio dire, è stato molto bello.Mi
è piaciuto molto.Con il crocifisso, per giunta.È
stato super radicale.E sì, penso che sia morta, ma caspita,
se vuole tornare in qualche modo, forma o modo con un
occhio solo, penso che sia fantastico anche
quello”.
Guardate l’intera conversazione di
Monaghan con Collider nella nuovissima Ladies Night qui
sotto.
Il prossimo film della Marvel, Captain America:Brave New World, promette di
offrire al pubblico un’esperienza molto diversa da qualsiasi altro
film su Captain America che l’ha preceduto. Per cominciare, ora che
lo Steve Rogers di Chris Evans si è ritirato dal suo
moniker patriottico, il nome, lo scudo, il potere e la
responsabilità appartengono tutti al Sam Wilson di Anthony Mackie.
Ma durante il fine settimana al Fan
Expo di Chicago, il nuovo arrivato nell’MCU, Giancarlo Esposito, ha anticipato che
ci sarà anche qualcosa di inaspettato nella sua
interpretazione di Seth Voelker, alias Sidewinder,
dicendo: “Mi vedrete fare cose che non mi avete mai visto fare
prima”. L’attore ha anche aggiunto che la sua versione di Seth sarà
“uno scienziato” con “una grande mente”.
Come ormai sappiamo bene, in
passato Esposito si è orientato verso personalità più sinistre,
quindi in che modo questo ruolo lo distinguerà dagli altri?
In precedenza, l’attore ha fatto
intendere che il suo personaggio è un po’
“cazzuto” e che, mentre lo abbiamo visto andare avanti
“intellettualmente” come Gus Fring di
Breaking Bad e Better Call Saul, Sidewinder
sarà un’entità completamente diversa. L’attore ha poi spiegato
che,
“Recitare è usare ogni parte del
tuo corpo, le tue emozioni, i tuoi sensi, i tuoi sentimenti, per
rappresentare qualcosa.Ma non mi avete mai visto usare il
mio corpo nel modo in cui lo userò io.Il MCU è eccitante”.
I precedenti ruoli di Giancarlo
Esposito lo hanno preparato a diventare il cattivo della
Marvel
Anche se si riferisce a Gus
Fring come a un cattivo più “intellettuale”, il
grande cattivo di Breaking Bad era innegabilmente
spietato. Ma da quello che abbiamo visto nelle prime immagini e nei
teaser di Captain America:Brave New World, sembra che
Seth Voelker si tufferà in trincea molto più di quanto abbia fatto
Gus. A parte il periodo trascorso nell’universo AMC di Breaking
Bad e Better Call Saul, Esposito è apparso anche come
un degno avversario in show come The
Boys di Prime Video, dove è apparso più volte nei panni
del diabolico Stan Edgar.
Anche se il suo debutto nel
MCU avverrà con Captain America:Brave New World, non sarà
certo la prima volta di Esposito come cattivo in un franchise: i
fan di
The Mandalorian lo conosceranno come Moff
Gideon. E con le recenti uscite cinematografiche, come
Abigail e
MaXXXine, che dimostrano che è più
che disposto a sporcarsi le mani con secchi di sangue (finto), non
vediamo l’ora di vedere fino a che punto Esposito si spingerà
quando salirà al trono come leader della Serpent
Society in Captain America:Brave New World.
È passato un po’ di tempo da quando
i fan di Shane Black hanno dovuto aspettare
così tanto per un nuovo film diretto dal regista.
Black ha lavorato l’ultima volta a Predator
del 2018, ma ha in programma alcuni progetti piuttosto
interessanti. Uno di questi è Play
Dirty, una commedia d’azione con Mark Wahlberg come protagonista. Anche
se i dettagli del progetto sono ancora segreti, Collider ha avuto
la possibilità di incontrare lo stesso
Wahlberg e di ottenere qualche informazione sul titolo in
arrivo.
Durante l’intervista, Mark Wahlberg ha condiviso l’emozione
di poter finalmente lavorare con Black e ha elencato alcuni
elementi che possiamo aspettarci di vedere in Play Dirty.
L’attore ha anche parlato del tipo di film che questo nuovo titolo
gli ricorda e, a quanto pare, si tratta di un altro film da non
perdere nella filmografia del regista:
“Per me è come se ‘The
Italian Job’ incontrasse ‘Heat ’.C’è
l’azione, l’alta posta in gioco, l’umorismo, i grandi personaggi, i
migliori dialoghi di Shane Black.Ho aspettato a lungo per
avere una sceneggiatura del genere.Ogni volta che abbiamo
parlato di “Ok, qual è il tipo di film che vuoi fare come attore se
parliamo di un grande film commerciale?” e “ Arma letale”
è sempre lì, e alcuni degli altri film che Shane ha scritto, quindi
non avrei potuto essere più felice.Spero che lui sia stato
felice quanto me di questa esperienza”.
Il prossimo film di Shane Black
si preannuncia assolutamente da vedere
Il fatto che Walhberg menzioni che
Play Dirty contiene “i migliori dialoghi di Shane Black” è
un’ottima notizia per i fan. Il regista e sceneggiatore si è
guadagnato una reputazione a Hollywood grazie alle sue
sceneggiature argute – recentemente con la commedia di
Robert Downey Jr.Kiss Kiss Bang
Bang, ma soprattutto con il franchise di
Arma Letale. Il buon dialogo è quindi una delle
principali attrattive per il pubblico dei suoi film, ed è bello
sapere che il regista rimane fedele alle sue radici.
Allo stesso tempo, la citazione di
The Italian Job e Heat da parte di Walhberg rende
Play Dirty immediatamente più interessante. The Italian Job è uno dei film di rapina più
popolari degli ultimi due decenni – con lo stesso Walhberg nel cast
– e i suoi fan hanno implorato un sequel negli ultimi vent’anni.
Heat è considerato uno dei classici del cinema
moderno, con un’intricata storia thriller che vede contrapposti
Robert De Niro (Killers of the Flower
Moon) e Al Pacino (Hunters).
Il film è destinato ad avere un sequel che sarà presto nelle
sale.
La prossima stagione di
“Fire
Country” si preannuncia bollente e, al suo ritorno,
aggiungerà due nuovi volti. Uno di loro sarà apparentemente
collegato all’ingresso di Bode Donovan (Max
Thieriot) nel mondo dei vigili del fuoco della California
meridionale, mentre un altro sembra essere collegato al mondo di
Three Rock.
Gli attori sono Jared Padalecki e Leven
Rambin. Padalecki, noto soprattutto per il suo ruolo in
“Supernatural” e reduce dal reboot di “Walker” della
The CW, interpreterà il ruolo di Camden
Casey, come riporta
Deadline. Camden è un surfista presuntuoso e un vigile del
fuoco che si affeziona subito a Bode. I fan possono aspettarsi che
Padalecki sia un attore ricorrente, ma Camden potrebbe diventare
un’altra prospettiva per uno spin-off di “Fire
Country” se il personaggio dovesse avere un buon
successo di pubblico. Uno spin-off incentrato su Casey si
aggiungerebbe a “Sheriff Country”, che segue la Mickey Fox di
Morena Baccarin, come secondo spin-off di “Fire
Country” in fase di sviluppo alla CBS.
Nel frattempo, la star di “True
Detective” Rambin interpreterà Audrey, secondo
TVLine. Come Bode, Audrey faceva parte di un campo di fuoco
della prigione, e ha la tempra di una donna di strada che lo
dimostra. Tuttavia, ha anche un lato tenero: è una musicista e ha
una gentilezza solare che potrebbe aiutare Bode a uscire dalla sua
depressione post-Gabriela (Stephanie Arcila). Come
Padalecki, anche Rambin farà parte della serie a partire da questo
momento. Mentre gli autori di “Fire
Country” non hanno parlato dell’aggiunta di Rambin
allo show, hanno detto qualcosa su Padalecki.
Gli EP di Fire Country sono entusiasti di avere Jared Padalecki
a bordo
Jared Padalecki in supernatural
La showrunner di “Fire
Country” Tia Napolitano ha dichiarato a TVLine di
essere entusiasta di avere a bordo Jared Padalecki
per la terza stagione. “Lanciamo Camden Casey in un modo
davvero dinamico. Eravamo così entusiasti di aver scelto Jared. E
cambierà davvero il copione a Edgewater. Tutti trattano Bode come
una tigre che stanno cercando di addomesticare, e Camden dice:
‘Perché state cercando di addomesticare una tigre? Lasciatelo
uscire!”.
Dal momento che Camden è pronto a
liberare il ribelle che è in Bode, viene da chiedersi che tipo di
impatto potrebbe avere sulla narrazione. Bode rimarrà bloccato in
una situazione che lo porterà a Three Rock? Si metterà nei guai
coprendo Casey? Svilupperà un’attrazione per Audrey che metterà in
gioco tutto per lui? Il pubblico dovrà aspettare e vedere.
“Fire
Country” tornerà con nuovi episodi il 18 ottobre.
Alien:
Romulus è ora nelle sale e, sebbene la risposta
dei fan e della critica sia stata ampiamente positiva, ci sono
alcune scelte narrative che non hanno soddisfatto tutti. Se non
avete ancora avuto modo di vedere il film, fate attenzione agli
spoiler più importanti da questo punto in poi.
Quando Rain
Carradine e il suo equipaggio arrivano alla stazione
spaziale abbandonata Romulus, scoprono che l’androide della nave è
ancora funzionante. Lo collegano e vediamo che il sintetico è lo
stesso modello di Ash del film originale di Ridley Scott.
Sì, il compianto Ian Holm è
resuscitato grazie a una combinazione di CGI e animatronics e, come
ci si potrebbe aspettare, la decisione è stata accolta con un certo
disappunto.
Nel corso di un’intervista con
EW, il regista Fede
Álvarez spiega perché hanno utilizzato le sembianze di
Holm per questo nuovo androide e rivela di aver contattato la
famiglia dell’attore per assicurarsi che fossero d’accordo con la
decisione.
“Storicamente, c’è solo una
quantità limitata di sintetici, ed è per questo che alcuni tornano
più volte.Così abbiamo parlato e Ridley e io
abbiamo pensato che quello che non è mai tornato fosse il migliore
di tutti, il modello originale interpretato da Ian
Holm”.
“L’intera faccenda è
iniziata quando ho chiamato la proprietà e ho parlato con la sua
vedova”, ha continuato il regista. “Lei sentiva
che Ian era stato trattato con freddezza da Hollywood negli ultimi
anni della sua vita, che gli sarebbe piaciuto far parte di altri
progetti dopo Lo Hobbit, ma non è stato così.Quindi era entusiasta all’idea di riaverlo con
sé”.
Sebbene questo androide non sia in
realtà Ash – che è stato distrutto insieme alla Nostromo in Alien –
Rook è altrettanto inaffidabile e ha una direttiva principale molto
simile.
“Ha la stessa somiglianza,
ma ha un comportamento diverso.Rook e Ash hanno
le stesse conoscenze perché sono tutti Madre”, dice
Álvarez, riferendosi al sistema operativo che gestisce le navicelle
spaziali nel franchise di
Alien. “È un androide diverso, ma è la stessa coscienza
della Madre che si è trasferita da un androide
all’altro”.
Michael Green ha
ottenuto una nomination all’Oscar per aver co-sceneggiato
Logan del 2017 insieme a James Mangold e
Scott Frank. Come sicuramente ricorderete, il film doveva
essere il canto del cigno di Hugh Jackman nei panni del personaggio dopo
quasi 20 anni di carriera nei panni del mutante artigliato.
Il threequel di R-Rated ha
mantenuto la promessa di lasciare Logan in pace e quella
specifica variante di Wolverine non è stata resuscitata. Il suo
scheletro di adamantio, però , è stato dissotterrato e
utilizzato da Wade Wilson per uccidere brutalmente uno squadrone di
agenti della TVA… sulle note di “Bye Bye Bye” degli NSYNC.
In una nuova intervista con
IGN, Green – che ha anche contribuito alla stesura di
Lanterna Verde del 2011 con
Ryan Reynolds – ha rotto il suo silenzio
sull’“omaggio” di Deadpool
& Wolverine a Logan.
“La gente mi aveva
avvertito in anticipo: ‘Uh, non so come la penserai sull’apertura
[di Deadpool & Wolverine]’”, spiega. “Io ho detto:
‘Penso di sapere cosa succederà’.E non lo
sapevo!Non sapevo che si sarebbero spinti così in
là”.
“Non si doveva prendere sul
serio il fatto che lo stessero, tipo, riesumando e che fosse
davvero lui”, continua Green. “Non sembrava tanto
che stessero cercando di cambiare il finale di ‘Logan’, quanto che
non sentissero di voler fare un film bello come ritenevano fosse
‘Logan’, il che è un enorme complimento!Mi è
sembrato che non fosse altro che un complimento”.
Lo sceneggiatore ha proseguito
dicendo che Deadpool
& Wolverine è stato un “bel
momento” e ha aggiunto: “Quando l’abbiamo visto in
un cinema pieno, la gente è andata fuori di testa per
tutto.È fantastico.È un grande
franchise, tipo, di più, per favore!”.
“Sapete, quello che ho
apprezzato ancora di più è che non ci sono state battute su
Lanterna Verde perché ero in parte responsabile.Devi portarlo come un distintivo d’onore!”.
Cosa aspettarci nel futuro dell’MCU dopo Deadpool &
Wolverine
Alla fine del film, la variante di
Wolverine che ha fallito nel suo mondo ha trovato la redenzione e
si è stabilito sulla Terra-100005 insieme al Merc with the Mouth e
a Laura/X-23. Ora ci aspettiamo che il trio ritorni in Avengers:Doomsday e/o
Avengers:Secret
Wars.
Il regista italiano Sergio
Leone si è imposto come uno dei più importanti uomini di
cinema di sempre. Con i suoi film western egli ha saputo prendere
un genere prettamente americano e ritrasformarlo secondo nuovi
canoni e arricchendolo di nuove tematiche. Nel 1964 ha così dato
vita a Per un pugno di dollari, seguito l’anno successivo
da Per qualche dollaro in più. Nel 1966 ha infine concluso
la Trilogia del Dollaro con il capolavoro Il buono, il
brutto, il cattivo. Ancora oggi questo è considerato
uno dei più celebri film di questo genere, contenendo la
quintessenza dello spaghetti western.
Il titolo, nato per caso, rispecchia
il pensiero di Leone. Nei tre protagonisti, ognuno per la propria
parte autobiografico, coesistono bellezza e bruttezza, umanità e
ferocia: il regista demistifica tutti questi concetti e al
contempo, in una dichiarata denuncia della follia della guerra,
demistifica la stessa storia degli Stati Uniti d’America,
mostrandone il lato violento e brutale, appannato dalla tradizione
mitizzante dell’epopea western. Con una durata di 178 minuti, il
film porta all’estrema potenza tutte le caratteristiche tipiche del
cinema di Leone, dalla dilatazione temporale fino all’epica più
pura incarnata dai personaggi.
Come i precedenti, anche questo
terzo capitolo non mancò di dividere la critica, affermandosi però
come uno straordinario successo di pubblico. Il buono, il
brutto, il cattivo è oggi un classico senza tempo, citato e
omaggiato in ogni modo possibile. Prima di intraprendere una
visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune
delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla colonna sonora. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Il buono, il brutto, il
cattivo: la trama del film
Ambientato durante la guerra di
secessione americana, nella metà dell’Ottocento, il film ha per
protagonista tre uomini senza scrupoli, ognuno con le proprie
regole morali che li collocano ai margini della società e della
legge. Si tratta di Joe, detto il buono,
Tuco, detto il brutto, e
Sentenza, detto il cattivo. I primi due sono
soliti collaborare inscenando alcune truffe, salvo poi tradirsi a
vicenda. Le loro strade finiranno però per rincrociarsi lungo un
percorso che porta ad un ricco tesoro nascosto. Alla ricerca di
questo vi è però anche il temibile Sentenza. Ben presto i tre
finiranno per scontrarsi all’ultimo sangue, mentre sullo sfondo
l’America cambia per sempre.
Il buono, il brutto, il
cattivo: il cast del film
Per dar vita nuovamente al
personaggio del misterioso Uomo senza nome, anche chiamato Biondo o
Joe, Leone contattò nuovamente Clint Eastwood.
All’epoca l’attore era ancora poco conosciuto e fu proprio questo
film a consacrarlo definitivamente. Eastwood, però, era
inizialmente restìo a recitare nel film, poiché giudicava il suo
ruolo meno affascinante di quello di Tuco. Fu necessaria una lunga
contrattazione tra lui e Leone, che infine riuscì a convincere
l’interprete ad accettare la parte in cambio di un compenso
maggiore. Per il personaggio di Tuco, invece, il regista era alla
ricerca di un puro talento comico. Finì con lo scegliere Eli Wallach, il
quale pur avendo recitato prevalentemente in ruoli drammatici,
sfoggiava le caratteristiche ricercate per il personaggio.
Una volta accettata la parte,
Wallach contribuì moltissimo alla caratterizzazione di Tuco,
riscrivendo alcune parti e fornendo suggerimenti sulla gestualità e
l’abbigliamento. Infine, per la parte del sicario Sentenza, Leone
scelse l’attore Lee Van Cleef, al quale aveva già
affidato un ruolo completamente diverso in Per qualche dollaro
in più. La parte lo consacrò come un’icona del genere,
nonostante l’attore avesse molta difficoltà a montare in sella ai
cavalli. Nel film sono poi presenti attori come Aldo
Giuffré nei panni di un capitano nordista alcolizzato e
Mario Brega in quelli del caporale Wallace.
Rada Rassimov è invece la prostituta Maria.
Il buono, il brutto, il
cattivo: la colonna sonora di Ennio Morricone
Come per i precedenti film di Leone,
anche in questo caso la colonna sonora del film fu composta da
Ennio
Morricone. Le sue caratteristiche composizioni,
contenenti spari, fischi e jodel, contribuiscono a ricreare
perfettamente l’atmosfera che caratterizza il film. Il motivo
principale, assomigliante all’ululato del coyote, è ad esempio una
melodia composta da due note, divenuta molto famosa. Essa viene
utilizzata per i tre personaggi principali del film, con un
differente strumento usato per ognuno: flauto soprano per il
Biondo, l’arghilofono per Sentenza e la voce umana per Tuco. Questo
motivo si ripropone durante tutto il film, senza però mai annoiare
né risultare scontato.
Leone fece inoltre in modo di avere
la colonna sonora pronta prima delle riprese del film, così da
poterla riprodurre sul set e contribuire al formarsi della giusta
atmosfera. Di particolare importanza, infine, sono i brani
Estasi dell’oro e Il Triello, presenti nella
sequenza finale del film. Grazie a queste composizioni Leone e
Morricone hanno dato vita ad un climax narrativo di rara bellezza,
ancora oggi insuperato. La dilatazione temporale, visiva e sonora
si fondono qui in modo straordinario. Quella di Il buono, il
brutto, il cattivo è dunque considerata una delle colonne
sonore per il cinema migliori di sempre.
Il buono, il brutto, il
cattivo: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Il buono, il brutto, il cattivo grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes e Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma
di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di lunedì 10
ottobre alle ore 21:10 sul canale
Rai Movie.
Tra le commedie musicali di maggiore
successo di pubblico, Sister Act – Una svitata in abito da
suora occupa sicuramente un posto d’onore nel cuore di
molti spettatori. Uscito nel 1992, il film vede protagonista una
straordinaria Woopy Goldberg nei panni di Deloris, una soubrette
che assiste a un omicidio e per questo viene inserita in un
programma di protezione testimoni. Ironia della sorte, la donna,
esuberante e disinibita, finisce in un convento, dove dovrà
mimetizzarsi tra le suore. La convivenza non sarà semplicissima, ma
tra Deloris e le consorelle nascerà una sincera amicizia, fondata
soprattutto sulla passione per la musica.
Ecco alcune curiosità su
Sister Act – Una svitata in abito da suora che
forse non conosci:
Quando Paul Rudnick
stava scrivendo la sceneggiatura, Bette Midler
(che all’epoca era destinata a recitare il ruolo della
protagonista) gli suggerì di andare in un vero convento per fare
delle ricerche. Andò a stare nell’abbazia Regina Laudis a Betlemme,
nel Connecticut. La priora, Madre Dolores Hart,
O.S.B., era stata un’attrice, cantante e ballerina, apparendo in
film tra cui King Creole (1958) e Where
the
Boys Are (1960). Madre Hart è ancora l’unica suora
conosciuta ad essere un membro votante dell’Academy of
Motion Picture Arts and Sciences, e lei e le sue
consorelle si divertono a guardare i suoi provini dell’Academy ogni
anno.
Whoopi Goldberg assunse Carrie Fisherper
riscrivere i suoi dialoghi, il che portò a molte discussioni con i
dirigenti della Disney. In seguito Fisher disse a Goldberg:
“Stai entrando in una gara di piscio con persone che hanno dei
veri cazzi”.
Un cameo dei Blues
Brothers
Durante il concerto per la scena del
Papa, ci sono diverse riprese dal punto di vista del coro
all’altare che mostra il retro della chiesa. Ci sono due figure
ombrose, una bassa e una più alta, vestite con abiti neri e in
piedi rigide di fronte alle due porte posteriori più o meno nello
stesso modo in cui i Blues Brothers,
Joliet Jake John Belushi ed Elwood Dan
Aykroyd stavano sul retro della chiesa della missione in
The Blues Brothers (1980).
La scena chiave in cui il coro delle
suore inizia “Hail Holy Queen” come un inno e, nel secondo
ritornello, lo trasforma in una versione pop, è notevolmente simile
a una scena della sitcom del 1967 “The Flying Nun”
(“Sister Socko in San Tanco” #2.14) in cui Sally Field,
Marge Redmond e Madeleine Sherwood
iniziano a cantare “Gonna Build a Mountain” in uno stile
lento e reverente e vengono interrotte dalla Reverenda Madre
(Sherwood), che chiede alla band di “accelerare il ritmo”. La
musica scatta immediatamente in una versione pop anni Sessanta
della canzone. Questo programma è andato in onda su ABC in prima
serata e la Colgems Records ha pubblicato la sua versione di “Gonna
Build a Mountain” come singolo, quindi è molto probabile che non
sia una coincidenza.
Il musical a teatro
Questo film è stato poi trasformato
in un musical teatrale. Whoopi Goldberg è apparsa in una serie
limitata della rappresentazione londinese, questa volta
interpretando Madre Superiora (Maggie Smith nel
film).
Quando Deloris sta per essere
colpita da due degli scagnozzi di Vince, si inginocchia per pregare
prima di colpire ciascuno di loro per farli scappare. La sedia in
cui era stata legata è la stessa sedia usata in Devil’s
Due (1991).
Una scena di apertura mostra Deloris
da ragazzina, interpretata da Isis Carmen Jones.
Più tardi nello stesso anno, Jones ha interpretato una versione
“ringiovanita” del personaggio di Whoopi Goldberg, Guinan, nell’episodio Rascals
(1992) di Star Trek: The Next Generation
(1987).
Sister Act 3 è in
lavorazione
Whoopi Goldberg ha offerto un aggiornamento
sull’attesissimo progetto di Sister Act 3, che arriverà su Disney+. Parlando con ET, Goldberg anticipa i dettagli
della storia di Deloris in Sister Act 3 e afferma
che il personaggio è molto più adulto nel nuovo film. Goldberg
rivela che tornare nel ruolo tre decenni dopo “sembra giusto”. La
star spiega che girare i primi due film uno dopo l’altro ha
funzionato bene all’epoca, ma il terzo film in fase di sviluppo ha
aiutato il personaggio ad evolversi.
Avevamo lasciato la saga di Alien al
tentativo di raccontarci le proprie origini, con Prometheus
e Alien:
Covenant incentrati sugli eventi che avrebbero portato
all’Alien
di Ridley Scott del 1979. Ad oggi il futuro di
quella narrazione prequel è ancora incerto, ma quello della saga
nel suo complesso sembra non correre questo rischio. Grazie ad
Alien: Romulus, settimo capitolo del franchise (se
non si contano i due Alien vs. Predator), si ha infatti un ritorno alle
origini capace però non solo di rivisitare determinati scenari, ma
anche di aggiungere qualcosa di nuovo alla mitologia fino ad oggi
costruita.
Diretto da Fede Alvarez, regista distintosi
grazie agli horror La casa e Man in the
Dark, questo nuovo capitolo – che si colloca temporalmente
tra l’Alien
di Scott e l’Aliens
– Scontro finale di James Cameron – offre dunque un’esperienza
particolarmente soddisfacente. Forse, all’apparenza, potrà sembrare
un ricalco troppo marcato del primo film – e non si vuole negare
che lo sia – ma è nella messa in scena concepita da Alvarez che
emergono momenti di grande impatto, che permettono di non avvertire
la sensazione di “già visto” bensì quella fascinazione che altrove
nella saga è mancata.
Nelle colonie umane gestite dalla
Wayland-Yutani, la speranza di una vita degna e la libertà sono
concetti del tutto privi di significato. Ecco perché la giovane
Rain Carradine (Cailee
Spaeny), insieme al suo “fratello” droide Andy
(David Jonsson), accetta di compiere una
pericolosa missione che potrebbe però permettergli di ambire ad un
futuro migliore. Insieme ad un gruppo di altri ragazzi loro amici,
si intrufolano in una base spaziale apparentemente abbandonata per
recuperare delle capsule per l’ipersonno. In quel luogo spettrale,
tuttavia, scopriranno a loro spese orrori indicibili.
Un gioco da ragazzi
Se nei precedenti film del franchise
i protagonisti erano esperti di vari campi e, aspetto non
secondario, degli adulti, in Alien: Romulus al
centro della narrazione vi sono invece un gruppo di ragazzi.
Giovani nati e cresciuti nel contesto disumanizzante delle colonie
umane e per questo attratti da quelle alternative che altri luoghi
nell’universo sembrano promettere. Tutto nasce dal loro desiderio
di fuga, dalla volontà di smarcarsi da un percorso di vita che
appare drammaticamente già scritto e apparentemente privo di ogni
possibilità di fuga.
Raccapricciante e Avvincente
D’altronde Alvarez aveva dichiarato
che se mai avesse avuto l’occasione di lavorare con il franchise di
Alien, gli sarebbe interessato esplorare la vita di quei
bambini e adolescenti intravisti nelle colonie dei precedenti film.
Ha dunque ora realizzato questo suo desiderio, facendo di
Alien: Romulus un film fortemente incentrato su
questo tipo di personaggi e le tematiche che gli sono proprie, dal
sognare una vita da persone libere al “peso” delle figure
genitoriali. La sessualità, più o meno latente, è infine – come già
visto accadere nella saga – elemento centrale con cui bene o male
tutti si scontrano.
L’avere dei ragazzi come
protagonisti, però, non rende in alcun modo questo film un’opera
più “adolescenziale” rispetto agli altri lungometraggi. Non c’è
alcuna variazione di tono, che rimane invece particolarmente cupo
per l’intera durata del film. Anzi, l’avere dei giovani inesperti
potenzialmente inclini agli errori dettati dall’impulsività rende
il tutto ancor più avvincente. Si seguono con apprensione i loro
spostamenti e le loro decisioni, con un’attesa (che si potrebbe
definire famelica) di ciò che potrebbe loro capitare.
L’orrore di Scott, l’azione di
Cameron, l’uso degli spazi di Alvarez
Alien: Romulus non
si risparmia dunque alcune sequenze particolarmente scioccanti –
più disgustose che non spaventose (Isabela
Mercedes ci aveva messo in guardia a riguardo) -,
terrificanti creature già note o inedite e momenti di grande
tensione messi in scena con grande gusto per l’immagine. Alvarez
segue dunque le orme di Ridley Scott, sempre cercando però di offrire
un punto di vista nuovo su quanto da lui già compiuto nel 1979. Se
nella costruzione dell’orrore è lui il punto di riferimento,
Alien: Romulus presenta però anche una forte
componente bellica e, in generale, d’azione, che si rifà
all’Aliens
– Scontro finale di James Cameron.
Il film di Alvarez si muove dunque
su questo equilibrio, omaggiando così i due grandi capolavori di
questo franchise e facendo propria la loro lezione per dimostrare
di saperne trarre qualcosa di buono. A tutto ciò il regista
aggiunge la sua grande padronanza degli spazi, che aveva già
mostrato con i suoi primi film. Ogni ambiente di Alien:
Romulus viene costruito e gestito con grande attenzione,
facendone quasi un susseguirsi di livelli dove la pericolosità e la
difficoltà aumentano prepotentemente.
Si possono citare sequenze come
l’attraversamento della sala piena di facehuggers, il “tunnel”
organico pullulato da Xenomorfi o l’ambiente dello scontro
conclusivo per rendere l’idea. Per ognuno di questi, ma anche per i
tanti altri che rendono il film particolarmente entusiasmante per
la semplice gioia degli occhi, Alvarez riesce a trasmettere quella
certa sensazione di claustrofobia, di pericolo potenzialmente
proveniente da ogni angolo, costringendo così alla massima
attenzione.
Alien: Romulus possiede il giusto
mix tra tensione e adrenalina
Tutte queste sfumature rendono
dunque Alien: Romulus un film particolarmente
entusiasmante, che non vuole avere la pretesa di affermarsi come
migliore dei suoi predecessori bensì di offrire un ritorno alle
origini che sappia di nuovo. Ci riesce anche grazie ad un paio di
personaggi piuttosto interessanti, su cui spicca l’Andy di
David Jonsson, capace di rubare la scena in più
occasioni ai suoi co-protagonisti. Con lui la figura dell’androide
si conferma particolarmente interessante, capace di farsi carico di
tutta quella serie di discorsi da Scott affrontata anche
in Blade
Runner.
Attorno a lui, gli altri personaggi
non spiccano per originalità, ma perlomeno la Rain di Cailee Spaeny non risulta – come si temeva –
una copia della Ripley di Sigourney Weaver, riuscendo ad avere una
propria identità. Così come riesce ad averla nel suo complesso
Alien: Romulus. Se si accetta di chiudere un
occhio sulle somiglianze strutturali con il primo film e si guarda
oltre queste, ci si troverà davanti ad un film che senza pretese
offre un sano intrattenimento, suscitando quel giusto mix di
tensione e adrenalina e riaccendendo (ammesso che si fosse mai
spento) il fascino nei confronti di questa saga.
My Time To Shine Hello
sostiene che Taron Egerton sia ora in trattative con i
Marvel Studios per un ruolo non divulgato. Si
vocifera da tempo che l’attore di
Kingsman sia in lizza per sostituire Hugh
Jackman nel
ruolo di Wolverine dell’MCU, ma lui ha ripetutamente negato
che siano avvenuti degli incontri.
“Non sarò io a interpretare
Wolverine”, ha detto in un’intervista del 2023. “Non ci
sono segnali che indichino che sia questa la cosa giusta. E non so
se io… forse sto arrivando al punto in cui non è più quello che
voglio. Non lo so. Non direi mai mai, e adoro quei film. Mi sono
davvero divertito a guardarli negli ultimi 10, 15 anni. Ma se io…
Sai, potrebbe non essere più la cosa giusta per me. Penso che forse
ho superato il punto in cui sembrava la cosa giusta [per la mia
carriera].”
A meno che non sia cambiato qualcosa
da allora, è probabilmente lecito supporre che sia stato adocchiato
per un personaggio diverso. Tuttavia c’è anche da dire che la
recente storia dei cinecomic è piena di questo tipo di negazioni.
Andrew Garfield ha più volte negato di essere in
Spider-Man: No Way Home, prima di comparire nel
film, e Daphne Keen aveva detto, in occaisone
della premiere di The Acolyte, che avrebbe
guardato Deadpool & Wolverine da spettatrice senza
comparire nel film. Eppure poi Laura/X-23 fa la sua bella figura
nel film. Il tempo ci dirà la verità.
Abbiamo visto l’ultima volta
Taron Egerton in Tetris, film
sulla storia del famosissimo videogioco realizzato da Apple
Tv+.
“Alien:
Romulus” riporta il franchise horror/fantascientifico
alle sue radici e sembra aver convinto molti scettici. Le
recensioni su Rotten Tomatoes di “Alien:
Romulus” sono uniformemente positive, e i critici che ne lodano
il puro terrore e il ritorno alla forma per la serie dopo un paio
di puntate che hanno suscitato divisioni. Tuttavia, uno degli
elementi negativi che emerge più volte in diverse recensioni è che
il film si basa troppo sul fan service e sui richiami a momenti
iconici di “Alien” del
1979 e del suo sequel, “Aliens”
del 1986. Con una tale enfasi sull’omaggio al passato, non
sorprende che “Alien:
Romulus” sia pieno di piccoli dettagli e riferimenti
che potrebbero essere difficili da cogliere alla prima visione.
A suo merito, il film inizia in modo
molto diverso da quasi tutto il resto del franchise. Rain (Cailee
Spaeny) e suo fratello adottivo Andy (David
Jonsson), un umano sintetico, lavorano in una colonia
mineraria oscura e inquinata dove sembrano destinati a vivere il
resto dei loro giorni. Si presenta l’opportunità di cercare una
vita migliore altrove: gli amici di Rain hanno bisogno che lei e
Andy facciano un breve viaggio con loro verso una stazione spaziale
abbandonata.
Ma c’è qualcosa che li aspetta su
quella stazione, con morti e battaglie che si susseguono come un
“greatest hits” del franchise di “Alien” fino a questo punto. C’è
molto da capire, quindi ecco quello che forse vi siete persi e che
collega “Alien: Romulus” alla mitologia del mondo
reale, ai videogiochi di “Alien” e a
molto altro ancora.
Fede Álvarez ha certamente i suoi
interessi
Credit 20th Century Studios
Dopo aver diretto l’originale
“Alien”,
Ridley Scott è tornato al franchise per “Prometheus”
del 2012 e “Alien:
Covenant” del 2017. Dato che questi film hanno suscitato un
certo interesse, è comprensibile che fosse necessario un approccio
diverso. Per questo motivo, mentre Scott è produttore di
“Alien: Romulus”, Fede Álvarez ha
assunto la regia del film. Álvarez non è nuovo al genere horror,
avendo già diretto il reboot di “Evil Dead” del 2013 e “Don’t
Breathe”. In effetti, esaminando il curriculum del regista, sembra
emergere uno schema che mostra che molte delle sue opere seguono la
stessa trama di base.
Se si riducono all’osso “Romulus”,
“Evil Dead” e “Don’t Breathe”, tutti seguono un piccolo cast di
personaggi che rimangono intrappolati in un luogo isolato. Questi
personaggi devono combattere contro una forza maligna (Xenomorfi,
deaditi o un uomo cieco con abilità mortali), e molti muoiono nel
processo, ma almeno una persona riesce a fuggire. Inoltre, tutti e
tre i film contengono riferimenti espliciti o metaforici alla
violenza sessuale.
Intenzionalmente o meno, Álvarez ha
esplorato idee simili in tutta la sua filmografia. Álvarez ha anche
dei crediti di scrittura per questi tre film, quindi sembrerebbe
che si tratti di temi che gli interessa esplorare. Dal momento che
i suoi interessi coincidono con quelli del franchise di “Alien”, i
suoi lavori precedenti sono quasi sicuramente quelli che gli hanno
permesso di ottenere l’ingaggio per “Romulus”.
Chi sono Romolo e Remo?
Gran parte di “Alien:
Romulus” si svolge sulla stazione spaziale Renaissance,
che contiene due moduli chiamati Romulus e Remus. Una verità non
raccontata di “Alien: Romulus” è che la società al
centro del franchise – la Weyland-Yutani – è fortemente influenzata
dalla storia e dalla mitologia romana, da cui derivano appunto
questi nomi. Secondo la leggenda, Romolo e Remo erano fratelli e
fondatori di Roma. Romolo finì per uccidere Remo e il concetto di
rivalità e diffidenza tra fratelli è al centro di “Alien:
Romulus”.
Andy può essere un sintetico, ma
Rain si riferisce a lui come a un fratello. All’inizio la sua
direttiva principale è quella di fare ciò che è meglio per Rain, a
prescindere da tutto. Ma la sua programmazione viene aggiornata
durante la permanenza sulla stazione spaziale, potenziando
notevolmente la sua intelligenza e dandogli una nuova direttiva:
fare ciò che è meglio per la Weyland-Yutani. Questo lo porta a un
conflitto diretto con Rain, ma fortunatamente riescono a evitare lo
stesso esito del mito romano, con Rain che riavvia Andy alla sua
programmazione più compassionevole.
Tuttavia, i riferimenti alla
mitologia romana non finiscono qui. L’immagine più nota di Romolo e
Remo li vede succhiare la tettarella della lupa che nel mito è la
loro madre adottiva. Alla fine di “Alien:
Romulus”, Kay (Isabela
Merced) dà alla luce un ibrido umano/Xenomorfo, che in
seguito può essere visto ricevere un nutrimento simile da Kay,
uccidendola nel processo.
C’è un telefono da Alien:
Isolation
“Alien: Romulus” rende omaggio
all’intera saga cinematografica di ‘Alien’, da un Ian Holm
resuscitato digitalmente che interpreta l’ufficiale scientifico
Rook alla scoperta che gli scienziati della Rinascente stavano
sperimentando con la melma nera che era un punto importante della
trama in ‘Prometheus’. Tuttavia, Fede Álvarez non si limita
a onorare il lato cinematografico delle cose: c’è un Easter egg per
il videogioco del 2014, “Alien: Isolation”, se si sa dove
guardare.
Álvarez ha dichiarato al podcast
“Inside
Total Film” di essere un grande fan del gioco: “Ci ho giocato
qualche anno dopo la sua uscita”, ha detto. “Pensavo: ‘F***, se
potessi fare qualcosa, mi piacerebbe fare ‘Alien’ e spaventare di
nuovo il pubblico con quella creatura e quelle ambientazioni’”. Il
suo desiderio alla fine si è avverato, e ha onorato il gioco
incorporando i telefoni di emergenza che vengono usati come punti
di salvataggio. Come accade di solito nei videogiochi, un punto di
salvataggio significa generalmente che si sta per entrare in
un’area con un’alta probabilità di morte del personaggio.
Lo stesso concetto si applica a
“Romulus”, come ha continuato Álvarez: “Il film è impostato in modo
tale che ogni volta che sta per accadere qualcosa di brutto, si
vedrà un telefono”. Il fatto che si tratti di un film di “Alien”
significa che qualcosa di brutto è sempre dietro l’angolo, ma è un
chiaro riferimento per i videogiocatori che devono tenere gli occhi
aperti e prepararsi ad affrontare qualcosa di terribile.
Come è stato riportato Ian Holm per
Alien: Romulus?
A bordo della Renaissance, Rain e i
suoi amici scoprono e riattivano la metà superiore del corpo
dell’ufficiale scientifico Rook, che fornisce gran parte
dell’esposizione mentre cerca di portare a termine la sua missione
di riportare la melma nera alla Weyland-Yutani. I fan di “Alien”
riconosceranno il volto di Ian Holm, che ha interpretato l’androide
Ash nel primo film di “Alien”. Holm è morto nel 2020, uno dei tanti
attori di “Alien” scomparsi nel corso degli anni, quindi è naturale
che i fan si chiedano come mai sia tornato a interpretare un
sintetico diverso in “Alien: Romulus”.
I dettagli su come l’immagine di un
giovane Holm appaia in “Romulus” non sono ancora stati divulgati,
anche se, visto il discorso che si è aperto in rete, il team
creativo potrebbe dover affrontare la questione prima o poi. Su X
(precedentemente noto come Twitter), l’utente @Overmayor ha
scritto: “Ho davvero bisogno che la storia dell’Ian Holm non sia
vera, ho bisogno che questo film sia bello”. Tuttavia, pur
trattandosi di una ricreazione digitale, potrebbe non trattarsi
tecnicamente di IA. Daniel Betts è accreditato per la performance
facciale e vocale di Rook, con la voce e il volto di Holm come
riferimento.
È probabile che sia simile al modo
in cui il defunto Peter Cushing è stato resuscitato come Grand Moff
Tarkin in “Rogue One: A Star Wars Story”
attraverso il motion capture e la CGI. Potrebbe comunque essere
considerato di cattivo gusto, ma almeno non sarebbe completamente
IA, il che sarebbe ipocrita considerando che i film di “Alien”
ritraggono tipicamente androidi come malvagi lacchè aziendali.
Il finale di Alien: Romulus segue
la tradizione di Alien
C’è una cosa che tende ad accadere
alla fine dei film di “Alien” e che anche “Romulus” rispetta. Per
qualche motivo, i mostri giganti di questi film sono
incredibilmente furtivi e possono imbarcarsi su una nave senza che
nessuno se ne accorga. In “Alien”, Ripley (Sigourney
Weaver) sale su una navetta mentre la Nostromo si
autodistrugge, ma a bordo c’è anche uno Xenomorfo che lei deve far
saltare attraverso una camera di compensazione. “Aliens” segue una
traiettoria simile: un piccolo gruppo fugge su un’astronave prima
che la stazione principale esploda, ma viene raggiunto dalla
regina, che si nasconde nel carrello di atterraggio.
Anche “Alien: Romulus” ha
un finale falso: Rain, Kay e Andy fuggono dalla stazione
spaziale proprio mentre sta per colpire l’anello che circonda il
pianeta. Pensano di essere al sicuro, ma un nuovo antagonista
riesce a nascondersi in modo molto più sottile degli alieni più
grandi. Kay si è iniettata la sostanza nera, probabilmente credendo
che avrebbe salvato se stessa e il suo bambino, ma tutto ciò che fa
è mutare l’embrione fino a far nascere una capsula contenente un
ibrido umano/Xenomorfo. Il film di “Alien” si conclude ancora una
volta con il pubblico che crede che i personaggi siano al sicuro,
ma c’è un’altra battaglia che li attende.
Da “Terminator” a “Halloween”, è
piuttosto comune che alcuni franchise ignorino semplicemente i film
precedenti che magari non sono stati accolti bene. Essendo un
capitolo completamente separato da tutto ciò che è venuto prima, si
potrebbe naturalmente supporre che “Alien: Romulus” si concentri
maggiormente sull’onorare “Alien” e “Aliens” rispetto a qualcosa
come “Prometheus”, che ha avuto un’accoglienza più mista da parte
di critica e pubblico. Tuttavia, “Romulus” si tuffa a capofitto
nella mitologia stabilita in “Prometheus”, includendo persino un
cenno a qualcosa chiamato “Prometheus file” nel film.
Rain e i suoi compagni apprendono
che la Weyland-Yutani vuole raccogliere la poltiglia nera,
introdotta per la prima volta in “Prometheus”, per i suoi nefasti
piani aziendali. L’obiettivo è quello di manipolare la melma in
modo che aiuti i dipendenti a guarire più velocemente dalle
malattie e a continuare a lavorare per l’azienda più a lungo.
L’odore nero è stato stabilito nella scena iniziale di
“Prometheus”, dove un ingegnere lo consuma. Il suo
corpo si spezza mentre cade da una cascata, portando apparentemente
la vita sulla Terra.
Finora, il composto sembra uccidere
qualsiasi cosa entri in contatto con esso o creare orribili mostri.
Kay, che se lo inietta, finisce per dare alla luce questi ultimi.
Forse è proprio questo il piano di Rook: far salire di nascosto un
mostro a bordo di una nave in fuga, in modo che la Weyland-Yutani
possa procedere agli esperimenti su di esso.
Si potrebbe ragionevolmente
sostenere che “Aliens” è un sequel di fantascienza ancora migliore
dell’originale, che prende il concetto centrale di “Alien” e gli dà
la patina di un film d’azione con un’allegoria della guerra del
Vietnam. Aumenta la tensione e il terrore e introduce una schiera
di Xenomorfi invece di uno solo. La struttura di base di “Alien:
Romulus” è simile a quella di “Alien”, per quanto riguarda il fatto
di essere principalmente bloccato in un unico luogo, ma il film
riesce comunque a fare riferimento al sequel diretto da James Cameron in più di un modo.
Gli umani non possono fare molto
contro gli Xenomorfi nel combattimento corpo a corpo, quindi Rain
viene equipaggiata con un fucile a impulsi F44A. Tyler le mostra
anche come usare la funzione di aggancio e il supporto per il
braccio per ottenere la massima efficienza. C’è persino un
riferimento al fatto che questo fucile è lo stesso usato dai
“Colonial Marines”, ricordando la squadra a cui si unisce Ripley in
“Aliens”.
Certo, non si tratta dello stesso
fucile. L’arma scelta in “Aliens” è tecnicamente un fucile a
impulsi M41A, quindi è logico che i due tipi di arma siano in
qualche modo diversi. Inoltre, “Alien: Romulus” si svolge nell’anno
2142, mentre “Aliens” è ambientato nel 2179. Pensate a quanta
strada ha fatto la tecnologia nel corso di 30 anni nel mondo reale.
Le armi da fuoco sarebbero state sicuramente migliorate nel corso
del tempo, ma è chiaro che il fucile a impulsi di Rain vuole
richiamare alla mente i Marines.
Oltre che per la sua incredibile
azione, “Aliens” è noto anche per avere un buon numero di battute
da citare, come “Game over, man!”. Ma la battuta più iconica
potrebbe appartenere a Ripley, che sale su un caricatore da lavoro
alimentato a P-5000 per salvare Newt (Carrie Henn) dalla regina,
dicendo: “Allontanati da lei, s****!”. Gli eventi di “Aliens” non
si sono ancora verificati quando ha luogo “Alien: Romulus”, ma a
quanto pare si tratta di una battuta piuttosto comune in questo
universo, dato che Andy salva Rain da uno Xenomorfo in arrivo e
dice la stessa identica cosa.
Le battute di richiamo sono
prevedibili in ogni sequel di un grande franchise. “Deadpool e
Wolverine” ha fatto leva su questo aspetto, con Blade (Wesley
Snipes) che pronuncia la sua famigerata battuta dal primo film di
‘Blade’: “Alcuni figli di puttana cercano sempre di pattinare sul
ghiaccio in salita”. In linea di massima è un’ottima idea per far
esultare il pubblico, ma c’è da chiedersi che senso abbia la
battuta nel contesto del film.
Sembra che per alcuni la battuta sia
stata un passo eccessivo, come ha commentato il lettore di Reddit
u/North_Star8764 in un thread su “Alien: Romulus”: “Le battute sui
fan service erano carine, ma in realtà sminuiscono un po’ perché
fanno sembrare il film derivativo e un fan movie. Era un po’ troppo
scontato quando Andy ha detto “Allontanati da lei, s****!””. Con
una battuta così bella, forse è giusto essere un po’
indulgenti.
Tippett Studio ha realizzato la stop-motion per Alien:
Romulus
Durante il press tour di “Alien:
Romulus”, Fede Álvarez ha dichiarato apertamente di voler
utilizzare il maggior numero possibile di effetti pratici. Il
regista ha dichiarato a The Hollywood
Reporter: “Ciò che è importante per me è ciò che penso sia
importante per il pubblico, e penso che le masse là fuori, tra il
pubblico che ama questi film, in particolare, preferiscano davvero
vedere gli effetti pratici“. Per far sì che ciò avvenga, il
team ha collaborato con il Tippett Studio per un momento
specifico.
Phil Tippett è un maestro degli
effetti pratici e il suo studio ha lavorato ai più grandi franchise
in circolazione, da “Star Wars” a “Jurassic Park”. Per “Alien:
Romulus”, il team è stato chiamato a creare un effetto che
coinvolge un topo di laboratorio che muore ma poi si rigenera.
Questa sequenza è stata realizzata con l’animazione in stop-motion,
che è una specialità dello studio.
Il roditore non è stato l’unico
effetto pratico dello studio, poiché il team ha anche progettato
delle marionette Xenomorph con cui gli attori potevano recitare.
Cailee Spaeny ha parlato con The News Movement di quanto sia stato
emozionante: “Recitare davvero con questi pupazzi è stato
terrificante… È stato un onore incredibile poter recitare con
quello invece che con uno schermo verde o una pallina da
tennis”. Gli artisti della CGI fanno assolutamente un lavoro
incredibile, ma avere uno Xenomorfo fisicamente presente sembra
un’esperienza terribilmente viscerale, che porta a una performance
più genuina da parte di Spaeny.
Il figlio è un ingegnere?
Alien: Romulus
presenta numerosi riferimenti ai precedenti film di “Alien”,
facendo anche un po’ pensare ad “Alien Resurrection” con
l’introduzione della prole umana/Xenomorfa nel finale. Kay dà alla
luce una creatura che matura rapidamente in un’entità bipede che ha
gli aspetti di uno Xenomorfo ma ha un aspetto piuttosto umano. In
effetti, guardando la sua pelle bianca e pastosa e i suoi occhi
scuri, sembra quasi un Ingegnere di “Prometheus”, di cui si sa poco
ma che è parte integrante del mito del franchise.
L’esatta meccanica biologica di ciò
che accade nel finale di “Romulus” è in sospeso, ma quando Kay si
inietta il composto nero, questo probabilmente si fonde con il DNA
del suo embrione. Questo accelera il ciclo riproduttivo, per cui la
donna partorisce proprio in quel momento e si ritrova con una
creatura che probabilmente ha sia il DNA dello Xenomorfo che quello
umano. Ma perché sembra un Ingegnere invece di avere le
caratteristiche di Kay?
“Prometheus” probabilmente contiene
la risposta, poiché l’inizio del film mostra un Ingegnere che si
sacrifica per creare la vita sulla Terra. Grazie all’evoluzione
successiva, si può ipotizzare che tutti gli esseri umani possiedano
almeno una parte della struttura genetica degli Ingegneri.
Pertanto, la sostanza nera potrebbe risvegliare quella parte del
DNA dell’umanità nel grembo di Kay, dando vita a una mostruosità
che sicuramente infesterà gli incubi della gente.
Alien: Romulus ha un brano musicale familiare
Come abbiamo notato, “Alien:
Romulus” contiene immagini e linee di dialogo prese direttamente da
altri film di “Alien”. Ma c’è anche una nota musicale che dovrebbe
suonare familiare. Come viene rivelato nei titoli di coda,
“L’ingresso degli dei nel Valhalla” di Richard Wagner suona in
“Romulus”, un’importante traccia musicale che risale ad “Alien: Covenant”.
Il brano di musica classica fa da
colonna sonora a “Covenant”, in quanto David (Michael
Fassbender) suona la canzone per Peter Weyland (Guy Pearce) nel
prologo. Alla fine, David chiede alla nave Covenant di suonare la
stessa canzone mentre contrabbanda embrioni Facehugger a bordo. Nel
film David ha il complesso del dio, desiderando creare l’organismo
perfetto, quindi la scelta della canzone simboleggia l’ascensione
percepita da David stesso in un piano superiore. Come sintetico, è
venuto al mondo come mera creazione di qualcun altro, ma attraverso
gli Xenomorfi, David cerca di creare la propria vita e di diventare
un dio.
È appropriato che “L’ingresso
degli dei nel Valhalla” appaia di nuovo in “Alien:
Romulus“, poiché i temi dell’ascesa verso la divinità
rimangono presenti. Anche l’equipaggio condannato della stazione
spaziale tenta di giocare a fare il dio, cercando di manipolare il
composto nero in modo che possa guarire le persone e mantenendo i
Facehugger in stasi. L’arroganza rimane il tema principale di
“Alien: Romulus”, mentre gli umani (e i sintetici) continuano a
cercare di controllare questi organismi perfetti. Con altri film
quasi inevitabilmente in arrivo, il pubblico probabilmente
continuerà a vedere le conseguenze di queste azioni per molto
tempo.
All’inizio di Deadpool &
Wolverine, Wade Wilson incontra diverse varianti di
Logan quando cerca nel Multiverso un sostituto che possa diventare
l’ancora del suo mondo, e ci viene offerto un montaggio che senza
dubbio ha fatto sentire coccolati i fan dei fumetti degli
X-Men.
Oltre a personaggi come “Cavillerine“,
Old Man Logan e Wolverine di Age of Apocalypse, il Mercenario
Chiacchierone fa capolino su Logan in marrone pronto a combattere
con Hulk, e una fantastica ricreazione della copertina di Uncanny
X-Men #251 con Wolvie “crocifisso” circondato da teschi.
Ora, il regista Shawn
Levy ha condiviso un primo sguardo ufficiale a
quest’ultimo tramite storyboard e foto dietro le quinte.
Nel 2018, Deadpool utilizza il dispositivo per viaggiare nel
tempo di Cable per giungere dalla sua linea temporale alla “Sacra
Linea Temporale”, ovvero Terra-616, dove chiede a Happy Hogan di
unirsi agli Avengers, ma viene rifiutato. Sei anni dopo, Wade si è
ritirato dall’essere Deadpool e lavora come venditore di auto usate
con il suo amico Peter Wisdom, dopo aver rotto con la sua ragazza
Vanessa Carlysle. Durante la sua festa di compleanno, la TVA
cattura Wade e lo porta da Mr. Paradox, il quale gli offre di
diventare un suo agente e un posto su Terra-616, ma gli rivela
anche che la sua linea temporale si sta deteriorando a causa della
morte della sua “ancora universale”, ovvero Logan, oltre a
descrivere dettagliatamente il suo piano di utilizzare il “Time
Ripper”, un dispositivo creato per distruggere prematuramente la
linea temporale di Wade e scalare così i ranghi della TVA. Wade,
inorridito, gli ruba il TemPad e fugge dalla TVA. Per prima cosa
giunge nel luogo dove è stato sepolto Logan per dissotterrarlo,
convinto che egli non sia realmente morto, ma quando si rende conto
del contrario, massacra gli agenti della TVA giunti per catturarlo
e usa il TemPad per viaggiare attraverso il multiverso, in modo da
trovare una variante alternativa di Wolverine che possa sostituire
quello originale della sua linea temporale.
Se la storia dei
Predator ci ha insegnato qualcosa, è che questi
alieni amano assolutamente la caccia grossa. Nel corso degli anni,
gli Yautja hanno affrontato di tutto, dagli
Xenomorfi al Giudice Dredd,
dimostrando che non c’è specie che non combatteranno, compresi i
supereroi. Un Predatore una volta ha affrontato
Wolverine della Marvel, solo per cadere sotto gli
artigli di adamantio del membro degli
X-Men (e un’esplosione). Tuttavia, questa sconfitta
non è stata sufficiente a dissuadere altri guerrieri dal dare la
caccia al migliore della Marvel. Anzi, è successo il
contrario e la Terra è ora etichettata come uno dei principali
pianeti da colpire: “Predator vs. Black Panther”
di Benjamin Percy e Chris Allen vede uno Yautja recarsi in Wakanda
con un obiettivo da dimostrare.
“Predator vs.
Wolverine” mostra cosa succede quando un Predator è
costretto a confrontarsi con l’adamantio, ma la serie di Percy e
Allen coinvolge l’altro metallo pregiato dell’Universo Marvel. In “Predator vs. Black
Panther” #1, un giovane principe si mette alla caccia di alcuni
wakandiani per impossessarsi del loro vibranio. E, in un
inaspettato colpo di scena che collega la razza aliena alla patria
di Pantera Nera, l’arma più preziosa del padre del principe è una
lancia realizzata con lo straordinario metallo. Questo lo mette in
rotta di collisione con il supereroe del titolo, quindi aspettatevi
che la proverbiale cacca colpisca il ventilatore.
Vedere questi personaggi l’uno
contro l’altro è un motivo sufficiente per entusiasmarsi per
“Predator vs. Black Panther”, ma la storia non si
limita alla caccia. Sembra che il Predator titolare abbia dei
problemi a casa, e questa missione è la chiave per superarli.
Tuttavia, l’ambizioso cacciatore extraterrestre potrebbe avere più
cose in comune con Black Panther di quanto pensi, il che solleva
alcune domande interessanti.
Predator vs. Black Panther si
concentra su un alieno sfavorito
Nell’anteprima esclusiva di Looper
di “Predator vs. Black Panther” #1, vediamo alcuni
drammi all’interno di una famiglia reale Yautja. Il re ha due
figli, uno dei quali è il tipo alto, feroce e muscoloso che
associamo alla specie Yautja. Purtroppo, l’altro ha una statura più
bassa e una gamba mancante: è chiaro che non è il figlio preferito
del suo vecchio.
Per complicare le cose, i fratelli
dovranno entrare in guerra con le rispettive fazioni nel tentativo
di dimostrare il proprio valore al padre. Arriverà il momento in
cui uno di loro erediterà il trono del re e quale modo migliore di
dimostrargli il proprio valore se non uccidendo l’altro? In
confronto, gli scandali che circondano la famiglia reale britannica
sembrano più leggeri, e sono destinati a essere molto più
divertenti.
Dato che all’orizzonte c’è una
guerra con suo fratello, il perdente Yautja vuole delle armi al
vibranio, come la lancia che possiede suo padre, e quale posto
migliore del Wakanda per trovarle? Dopo tutto, il metallo è più o
meno un’esclusiva della Terra ed è custodito da guerrieri contro i
quali può mettere alla prova le sue abilità di combattimento. Il
Predator riuscirà nel suo intento o deluderà il suo re? Date
un’occhiata a queste immagini esclusive per avere un assaggio di
ciò che ci aspetta.
Predator e Black Panther hanno
alcune cose in comune
Black Panther sa bene come essere all’altezza
delle aspettative reali. Essendo lui stesso un principe, comprende
la necessità di essere un guerriero feroce e un leader forte, ma
allo stesso tempo deve fare i conti con un fratello con le sue
grandi ambizioni. Anche se T’Challa non ha una rivalità combattiva con
sua sorella Shuri, potrebbe scoprire di potersi
immedesimare in qualche modo nelle esperienze del Predatore. Dopo
tutto, ogni bambino vuole essere all’altezza delle aspettative dei
genitori.
Inoltre, “Predator vs. Black
Panther” mostra il nostro eroe che si aggira tra gli alberi, pronto
a balzare sulla sua preda. Certo, si tratta di una partita di tag,
ma l’immagine ricorda molto il letale Yautja che dà la caccia a
Dutch (Arnold
Schwarzenegger) e ai suoi compagni militari nella
giungla nel film originale “Predator”. Con queste premesse, i
lettori possono aspettarsi una battaglia che coinvolge sia la
furtività che l’ingegno. È molto improbabile che queste somiglianze
portino Black Panther e gli Yautja a legare e a diventare migliori
amici. Tuttavia, sarà interessante vedere come si svilupperà
l’azione grazie ai tratti e alle esperienze che li accomunano.
“Predator vs. Black
Panther” #1 di Benjamin Percy, Chris Allen, Lee Ferguson,
Sean Damien Hill, Craig Yeung e Erick Arciniega sarà disponibile
nei negozi e online mercoledì 21 agosto. Ulteriori informazioni sul
numero e su dove acquistarlo sono disponibili sul sito della
Marvel.
La
quarta stagione di “The
Umbrella Academy”, eternamente sfortunata per i
fratelli Hargreeves, cambia ancora una volta il loro status quo in
molti modi. Per Luther “Spaceboy” Hargreeves (Tom
Hopper), questi cambiamenti non riguardano solo il
depotenziamento della famiglia. Ha anche perso l’amata moglie e
membro della Sparrow Academy dell’universo alternativo, Sloane
Hargreeves (Genesis Rodriguez).
Potente manipolatrice di gravità e
persona notevolmente più gentile della maggior parte degli altri
fratelli Hargreeves dell’universo Sparrow, Sloane si lega a Luther
poco dopo il loro primo incontro e la loro dinamica da Romeo e
Giulietta è una delle storyline più importanti della terza
stagione. Tuttavia, dopo che Allison “The Rumor”
Hargreeves (Emmy Raver-Lampman) ha resettato la linea temporale di
“The
Umbrella Academy” alla fine della terza stagione,
Sloane non si vede più.
Secondo lo showrunner Steve
Blackman, la brusca scomparsa di Sloane e la sua successiva assenza
nella quarta stagione non facevano parte del piano originale. È
stata invece causata dal fatto che, mentre di solito lo show ha 10
episodi per stagione, questa stagione finale ne ha solo sei. Dato
che la quarta stagione di “The
Umbrella Academy” è breve e dolce, il tempo a
disposizione non è stato sufficiente per portare a termine l’arco
di Luther e Sloane. “Non sono mai riuscito a portare a termine
la storia di Luther e Sloane che avrei voluto fare in questa
stagione”, si è lamentato Blackman in un’intervista a
TV Line. “Per ragioni logistiche, non siamo riusciti a
farla funzionare. Non siamo riusciti a farla funzionare”.
La prevista perdita di memoria si è trasformata in un’assenza
misteriosa
Oltre a confermare che Sloane
Hargreeves è stata vittima della dura realtà dei vincoli temporali,
Steve Blackman ha anche fatto luce sul tipo di trama che
“The Umbrella Academy” aveva in mente per lei e
Luther. Naturalmente, si tratta di una notizia piuttosto negativa
per l’eternamente innamorato Spaceboy. “Volevo che Sloane fosse
viva, ma che non si ricordasse di Luther e che lui cercasse di
convincerla ad amarlo di nuovo”, ha detto Blackman, spiegando il
piano originale della quarta stagione nell’intervista a TV
Line.
In un’altra intervista rilasciata
al sito web
Tudum di Netflix, Blackman ha approfondito ulteriormente la
situazione. Lo showrunner ha rivelato che, mentre l’uccisione di
Sir Reginald Hargreeves (Colm Feore) da parte di Allison avrebbe
potuto cancellare del tutto Sloane dall’esistenza, ha un’altra idea
sul destino inedito e non affrontato del membro dell’Accademia
Sparrow nella quarta stagione.
“Penso che Sloane esista nella
linea temporale, ma non ha mai trovato Luther e Luther non ha mai
trovato lei”, ha detto lo showrunner. “Potrebbe essere in
giro per il mondo, ma l’abbiamo lasciata sconosciuta. Se mi
chiedete cosa penso, penso che sia da qualche parte là fuori. Ma
potrebbe non ricordare nulla e potrebbe essere così lontana da
Luther da non poterlo raggiungere”. Anche se questo non
rappresenta esattamente una chiusura piacevole per la storia
d’amore Sloane-Luther, i fan potrebbero trovare confortante sapere
che lo showrunner crede personalmente che la storia di Sloane non
finisca con la riscrittura della realtà della
terza stagione.
Ci sono molti scricchiolii
familiari nella casa infestata nello spazio del regista
Fede Álvarez, ma un nuovo spavento nella sua nuova
e feroce rivisitazione della vita extraterrestre in Alien:
Romulus (la nostra
recensione) è la prole. Proprio come il capolavoro originale di
Ridley Scott ha dato al pubblico un ultimo spavento, Rain (Cailee
Spaeny) affronta un ultimo incubo, nato dal DNA di
Alien e umano. Accreditato solo come Offspring nei titoli di coda
del film, questo terrore di due metri, come gran parte di “Alien:
Romulus”, non è una creazione in CGI, ma un’opera realizzata con il
buon vecchio trucco, gli effetti speciali e un vero attore di nome
Robert Bobroczkyi.
Bobroczkyi è nato ad Arad, in
Romania, e ha raggiunto altezze letteralmente incredibili già in
giovane età, raggiungendo il metro e ottanta centimetri a soli 8
anni e guadagnando un altro metro all’età di 12 anni. Bobroczkyi è
un ex giocatore di basket rumeno che si è trasferito da Arad a
Geneva, in Ohio, nel 2016. Ha frequentato la Rochester Christian
University nel 2020, prima di tornare in patria per frequentare il
college in Romania. Le sue caratteristiche fisiche lo rendevano
ideale per il ruolo di cattivo del film nell’atto finale.
Bobroczkyi aveva nei suoi geni la caratteristica di essere una
grande presenza
Credit 20th Century Studios
Sebbene Robert Bobroczkyi abbia
avuto valutazioni sulla salute per la maggior parte della sua vita,
è emerso che l’altezza dell’ex stella del basket è un fatto di
famiglia. Il padre di Robert, l’ex giocatore di pallacanestro
Zsigmond Bobróczky, è alto 1 metro e 80 centimetri, mentre la madre
Brunhilde, che ha giocato a pallavolo e pallamano, è alta 1 metro e
80 centimetri. Sebbene sia stato confermato che non ha problemi
ormonali o di crescita, il giovane rumeno era limitato quando si
trattava di giocare in campo, soffrendo di problemi di movimento e
resistenza. Inoltre, soffriva di scoliosi e di problemi alla
schiena, che lo rendevano inadatto a giocare a basket a livello
professionale.
Forse, dopo aver assunto la parte
degli Offspring e aver portato la paura nello spazio, Bobroczkyi
potrebbe aver trovato una carriera sullo schermo. Da un’occhiata
alla sua pagina IMDb risulta che
“Alien: Romulus” è il suo unico ruolo da attore
finora, ma ora Bobroczkyi si unisce a un’eredità di talenti che
hanno portato il terrore nei cinema per decenni. Il primo a colpire
dall’ombra è stato quando lo xenomorfo ha fatto un giro sul pit
stop della Nostromo nel 1979 e il mondo ha imparato che nello
spazio nessuno può sentirti urlare.
L’Alien originale era una star
molto alta un tempo
Proprio come Fede
Álvarez si è avvalso dell’aiuto di Robert
Bobroczkyi per portare la paura nel suo capitolo
dell’antologia Alien,
Ridley Scott ha ingaggiato un talento con una
grande presenza sullo schermo. Il primo a dare vita allo Xenomorfo
è stato Bolaji Badejo, un graphic designer di 1 metro e 80,
scoperto in un pub londinese di Soho da un direttore del casting
innamorato delle lunghe gambe di Badejo. Come Bobroczkyi, ha
accettato il ruolo senza alcuna precedente esperienza di
recitazione. Ma ciò che ha fornito è stato sufficiente, perché
Badejo è stato determinante nel dare vita a uno dei personaggi più
terrificanti del cinema, di cui gli altri membri del cast erano
consapevoli e rispettosi.
Mentre il volto di Bobroczkyi è
stato ricoperto di trucco e protesi per dare vita al suo
personaggio, Badejo ha indossato la lunga testa tubolare, marchio
di fabbrica dell’Alien, e un’intera tuta di tubi e tubature
biomeccaniche. Durante le riprese, Tom Skerritt si rese conto che
il suo co-protagonista nascosto non era in grado di sedersi nella
tuta, inducendo la troupe a costruire un’altalena dove Badejo
potesse parcheggiare tra una ripresa e l’altra. Dopo il successo
del film, a Badejo fu chiesto di tornare per un sequel, ma tornò a
casa in Nigeria, dove in seguito aprì una galleria d’arte.
Purtroppo, Badejo è uno degli attori dell’universo di Alien
scomparsi, morto nel 1992 a causa di complicazioni dovute
all’anemia falciforme. Aveva solo 39 anni. Sebbene “Alien” sia la
sua unica interpretazione, lascia a Bobroczkyi delle orme
leggendarie e importanti da seguire.
Bridgerton
4 ha scelto Yerin Ha per il ruolo
dell’interesse amoroso di Benedict Bridgerton. Secondo alcune fonti,
Ha interpreterà Sophie Beckett
nella prossima stagione della serie di successo
Shondaland-Netflix. Come annunciato in precedenza, la
stagione 4 racconterà la storia d’amore di Benedict (Luke
Thompson) e sarà basata sugli eventi del terzo romanzo
“Bridgerton” di Julia Quinn, “An Offer From a Gentleman“.
I rappresentanti di Netflix e Shondaland hanno rifiutato di
commentare. I rappresentanti di Ha non hanno risposto
immediatamente alla richiesta di commento.
Secondo la sinossi ufficiale della
stagione, “La
quarta stagione di ‘Bridgerton’ si concentra sul secondogenito
bohémien Benedict. Nonostante i suoi fratelli maggiore e minore
siano entrambi felicemente sposati, Benedict è riluttante a
sistemarsi, finché non incontra un’affascinante Lady in Silver al
ballo in maschera di sua madre”.
Beckett è la “Lady in Silver”. Nel
romanzo, è la figlia illegittima di un conte e di una delle sue
cameriere. È cresciuta nella casa del padre, anche se lui non l’ha
mai riconosciuta pubblicamente come sua figlia.
Yerin Ha è forse
più nota al pubblico americano per il suo ruolo nell’adattamento
della serie Paramount+ dei videogiochi
“Halo”. È apparsa in entrambe le stagioni della
serie nel ruolo di Kwan Ha. I suoi altri crediti includono gli
spettacoli australiani “Reef Break”, “Troppo” e “Bad Behaviour”,
così come il film horror indipendente “Sissy”. Apparirà
prossimamente nella serie prequel di Max Dune:
Prophecy, che dovrebbe andare in onda a novembre su
HBO e Sky/NOW in Italia.
Numero episodi: 8
Location delle riprese: Londra, UK
Showrunner / Produttore esecutivo: Jess Brownell
Produttori esecutivi: Shonda Rhimes, Betsy Beers, Tom
Verica e Chris Van Dusen
“Bridgerton”
è prodotto esecutivamente da Shonda Rhimes, Betsy
Beers e Tom Verica di
Shondaland insieme a Chris Van
Dusen, che ha sviluppato lo show per la televisione.
Jess Brownell è lo showrunner e produttore
esecutivo. Shondaland ha attualmente un accordo
generale con Netflix.
Ironheart
è stato prodotto due anni fa e da allora è rimasto apparentemente
sullo scaffale. Non ne conosciamo esattamente il motivo: potrebbe
trattarsi di problemi di produzione, di un lungo lavoro sui VFX o
di un tentativo di distribuire meglio l’offerta di streaming del
MCU. Ora, però, tutti i segnali
indicano che l’attesa è valsa la pena.
Mentre il trailer è stato
rilasciato ufficialmente, abbiamo dato un’occhiata approfondita al
filmato per offrirvi un resoconto completo e nuovi dettagli sulla
prossima storia di Ironheart.
Tra questi, informazioni sulle sue nuove tute, un inaspettato colpo
di scena e il ruolo sorprendentemente soprannaturale di The
Hood.
Un ritorno deludente
In Black
Panther:Wakanda Forever, Riri si è ritrovata in
Wakanda dopo essersi imbattuta in Namor il sommergibilista. Con la
tecnologia del Paese a sua completa disposizione, ha creato
un’incredibile armatura, ma ha dovuto abbandonarla quando è tornata
a casa.
Il trailer inizia con questa scena
prima di raggiungere Riri a Chicago. Salta le lezioni al MIT e usa
le loro risorse per lavorare a una nuova armatura dopo quello che,
come dice lei stessa, è stato uno “stage all’estero”.
Sebbene non prevediamo di vedere
Ned e MJ al MIT, Jim Rash torna nei panni di un professore del MIT
senza nome, dopo aver fatto un’apparizione cameo in Captain
America:Civil War. Comunque, alla fine, Riri
viene espulsa!
Creare una nuova I.A.
Riri vuole costruire “qualcosa di
innegabile” ed è decisa a costruire un’armatura; speriamo che
Ironheart stabilisca meglio il perché, visto che Black
Panther:Wakanda Foreverha toccato
solo brevemente le sue motivazioni.
Nel trailer viene anche rivelato
che sta cercando di creare un’intelligenza artificiale. Nei
fumetti, Riri è stata inizialmente guidata da una versione AI di
Tony Stark dopo la sua apparente scomparsa; sfortunatamente, non
prevediamo che Robert Downey Jr. si faccia vedere in questa serie
Disney+!
Tuttavia, alla fine Riri ha
acquisito una propria IA che, dopo aver scansionato e composto le
sue onde cerebrali e i suoi ricordi, ha assunto le sembianze di una
Natalie invecchiata, la migliore amica dell’eroe morta da tempo e
uccisa quando erano bambini in una sparatoria.
È stata poi chiamata
Neuro-Autonomous Technical Assistant & Laboratory Intelligence
Entity (N.A.T.A.L.I.E.) e ci chiediamo se i Marvel Studios abbiano in mente
qualcosa di simile.
Un alleato improbabile: The
Hood
The Hood era un
cattivo di serie C che lo scrittore di fumetti Brian Michael Bendis
ha deciso di trasformare in un personaggio di serie A. Parker
Robbins ha finito per essere una grande minaccia per i Vendicatori
e alla fine ha messo insieme una banda di supercriminali per
cercare di conquistare la malavita.
In precedenza, aveva rubato diversi
artefatti magici che gli conferivano formidabili poteri
soprannaturali. Alla fine abbiamo scoperto che questi erano legati
al cattivo di Doctor Strange, Dormammu. Nel MCU, si vocifera che abbia stretto
un patto con Mefisto, che si spera possa gettare le basi per
l’eventuale debutto di Ghost Rider.
Tornando al trailer di
Ironheart, Parker viene presentato come
alleato di Riri. Lei ha bisogno di denaro per realizzare la sua
visione e lui può darle gli strumenti per farlo. In cambio, lei
dovrà svolgere per lui alcuni lavori “discutibili” (leggi:
illegali), il che significa che, almeno per un breve periodo, sarà
una cattiva persona nella serie.
Quando troviamo The Hood qui, tutti
gli indizi indicano che è piuttosto agli inizi della sua carriera
di supercriminale.
A New Suit
Il trailer trapelato di Ironheart
non è esattamente in HD (perché le persone che registrano queste
cose sembrano sempre avere cellulari antichi?), ma pensiamo che ci
siano almeno un paio di armature diverse nello sneak peek. La prima
è la tuta simile a una macchina da guerra che abbiamo visto nelle
foto del set; sembra innegabilmente formidabile e potrebbe indicare
dove si trova la testa di Riri quando cade sotto l’incantesimo di
The Hood. Viene mostrata mentre attraversa Chicago e in una
divertente scena in cui si veste per fermare un camion che sta per
investirla.
Poi, proprio alla fine del teaser,
sembra che Riri abbia indossato un abito bianco più in linea con i
fumetti. Per qualche motivo, i Marvel Studios non stanno adottando
il design di cui sopra e non possiamo fare a meno di chiederci se
sia perché viene conservato per il finale/futuri progetti.
Magia contro scienza
È da un po’ che si sente dire che
Ironheart intende contrapporre la scienza alla magia e
l’indizio più grande arriva quando vediamo delle orrende cicatrici,
chiaramente magiche, sulla schiena di Parker.
Questo deve avere a che fare con
“The Hood” (mostrato su un alter ego in un’altra scena) e questa
serie è l’occasione perfetta per i Marvel Studios di esplorare
ulteriormente il lato soprannaturale del MCU. Se Parker ha venduto la sua
anima per il potere e il denaro, forse Mefisto spera che Riri
faccia lo stesso in cambio di diventare il prossimo Iron Man.
Anche Alden Ehrenreich, accreditato
come Joe McGillicuddy, appare brevemente e sembra essere preso di
mira da The Hood. O è Mefisto sotto mentite
spoglie o, più probabilmente, è Ezekiel Stane e ha i suoi piani per
Riri e la sua tuta.
Il sequel targato Disney
Deadpool &
Wolverine ha generato 1,086 miliardi di dollari
al botteghino globale dopo 23 giorni di uscita, superando
Joker del 2019 (1,078 miliardi di dollari) come
film R-rated con il più alto incasso della storia.
L’avventura Marvel per salvare l’universo è
arrivata nelle sale il 26 luglio (il 24 in Italia), incassando ben
211 milioni di dollari al suo debutto nazionale, classificandosi
come il sesto più grande weekend di apertura di tutti i tempi. Da
allora, Deadpool &
Wolverine è rimasto un’enorme attrazione con 516
milioni di dollari in Nord America e 568 milioni di dollari a
livello internazionale. Ha superato l’intera programmazione dei
suoi predecessori: “Deadpool” del 2016 con 783
milioni di dollari e “Deadpool 2” del 2018 con 786
milioni di dollari dopo appena due settimane nei cinema. Ora è il
secondo blockbuster del 2024 (dopo il successo Disney-Pixar
“Inside Out 2″ con 1,558 miliardi di dollari) e il
secondo film vietato ai minori ad entrare nell’ambito club dei
miliardi di dollari.
“Grazie per aver reso il primo
film vietato ai minori dei Marvel Studios il più grande di tutti i
tempi”, ha detto il presidente dei Marvel Studios Kevin
Feige in una dichiarazione. “È fantastico vedere che
il pubblico ama questo film tanto quanto noi abbiamo amato
realizzarlo. Tutte quelle conversazioni sono valse la
pena!”.
Il capo dello studio si riferisce sfacciatamente a una battuta del
film in cui Deadpool scherza dicendo che Feige ha detto che la
cocaina era l’unica cosa off-limits. Nella vita reale, Feige
insiste nel dire di non aver emesso quell’editto.“Eravamo aperti a tutto”, ha detto Feige a Variety per un
articolo di copertina a luglio. “Dopo circa la 28a volta che
fai una battuta, a volte non è più così divertente. Forse sono un
po’ pudico quando si tratta di uso di droghe, ma ero tipo “Eh, non
è così divertente”. Ryan, ovviamente, immagazzina tutto nel suo
cervello per usarlo successivamente come battute eccellenti. E lo
ha aggiunto alla sceneggiatura.”
Con una divisione così netta tra
Marvel Studios e Marvel Television, la
maggior parte dei fan non si aspettava che i personaggi di strada
di Netflix sarebbero apparsi nel
MCU.
Questo cambiamento sembrava un po’
più probabile quando la Disney ha chiuso la Marvel Television, ma anche in quel
caso era difficile immaginare che Kevin Feige e
compagnia fossero disposti a riprendere i Difensori da dove erano
state lasciate diverse stagioni di programmazione su
Netflix.
Tuttavia, nel 2021, il Kingpindi
Vincent D’Onofrio è tornato in Hawkeye
e, poche settimane dopo, abbiamo visto
Charlie Cox nei panni di Matt Murdock in
Spider-Man: No Way Home.
La ritrovata forza del primo ha
suggerito che i Marvel Studios stavano apportando
alcune modifiche ai personaggi e, sebbene da allora gli show di
Netflix siano stati resi “canonici” rispetto alla Terra-616, non ci
aspettiamo che progetti futuri come Daredevil:
Born Again aderiscano troppo
strettamente a ciò che è stato fatto in precedenza.
Parlando con
People, Cox ha rivelato quando ha sentito per la prima volta
Feige in merito alla possibilità di tornare a vestire i panni di
Daredevil.
“Abbiamo interrotto le
riprese dello show originale alla fine del 2016, inizio 2018 e
abbiamo scoperto che era stato cancellato da qualche parte in quel
periodo”, ha ricordato l’attore. “E solo a metà
del 2020 abbiamo ricevuto una telefonata da Kevin che ci diceva che
erano interessati a riportare i personaggi”.
Dopo quella promettente telefonata,
i Marvel Studios non hanno più
parlato di Cox e lui ammette che è stato allora che si è
“completamente lasciato andare” all’idea di
interpretare il Daredevil del MCU.
“Ero andato avanti e di
tanto in tanto io e Vincent parlavamo e lui diceva cose del tipo:
‘Oh, ci chiameranno.Penso che andranno da noi, ma
ci chiameranno“”, ha osservato Cox. “E io, dopo
aver messo giù il telefono, dicevo: ”Quel tipo è un pazzo!Deve lasciar perdere.Saranno passati 10
anni e lui continua ad andare avanti.È
finita.È decisamente finita”.
Ha aggiunto di essere rimasto
“scioccato” quando è arrivata la seconda chiamata
per informarlo dei piani per le apparizioni in Spider-Man: No
Way Home, She-Hulk: Attorney at Law,
Echo e, infine, Daredevil:Born Again.
Ieri, Cox ha anche condiviso alcune
nuove intriganti informazioni su come
Daredevil e Daredevil:
Born Again, rivelando che un ulteriore tessuto
connettivo è stato aggiunto durante la recente revisione creativa
dello show.
Lo sceneggiatore di The Punisher,
Dario Scardapane, è salito a bordo come nuovo showrunner della
serie Daredevil:
Born Again, le cui riprese sono concluse da poco.
I dettagli specifici della trama
sono ancora nascosti, ma sappiamo che Daredevil:
Born Again vedrà Matt Murdock/Daredevil
(Charlie
Cox) confrontarsi con la sua vecchia nemesi
Kingpin (Vincent
D’Onofrio), che abbiamo visto tornare di corsa a New
York nel finale di stagione di Echo. È
probabile che Fisk sia in corsa per la carica di sindaco di New
York o che sia già stato nominato a tale carica quando la storia
prenderà il via.
I dettagli specifici della trama di
Daredevil:
Born Again non sono stati rivelati, ma possiamo
mettere insieme un’idea approssimativa dalle foto dal set e dalle
fughe di notizie sulla trama. Matt Murdock difenderà White Tiger in
tribunale, The Kingpin è il sindaco di New York City (e reprime i
vigilantes che odia così tanto), e The Punisher prende di mira i
poliziotti corrotti che hanno cooptato il suo logo.
La stella di Glen Powell è in ascesa. Dopo aver
entusiasmato gli spettatori con Top Gun:Maverick e Anyone But You, l’attore ha
recentemente fatto lo stesso con Hit Man
e Twisters.
Il prossimo ruolo sarà sicuramente quello di un supereroe?
Sebbene non tutti gli attori di
Hollywood siano desiderosi di unirsi a un grande franchise Marvel o DC, Powell ha dichiarato a
The Playlist di essere un fan di entrambi i mondi. L’attore ha
ammesso di non aver rivelato se vestirebbe i panni di un eroe o di
un cattivo, ma sembra almeno che sia aperto all’idea.
“Sapete, non ho mai
ricevuto una chiamata dalla DC o dalla Marvel”, ha dichiarato
Powell, confermando di non essere ancora stato contattato per un
ruolo in un film sui fumetti, “ma sono un fan di tutto ciò
che fanno”.
“Ho appena visto Deadpool e
Wolverine.Mi sono divertito da morire.Penso che quello che Shawn Levy e Ryan Reynolds hanno fatto
con questo film sia straordinario e che abbia un sapore così
divertente per il pubblico.Faccio il tifo per
loro e amo quello che fanno”.
“Penso che James
Gunn, Peter Safran e quello che stanno facendo alla DC – penso
che sarà davvero, davvero buono per quel business”, ha
aggiunto. “Quindi, sì, faccio il tifo per tutti
loro.Sono un grande fan dei film”.
A maggio, Powell ha confermato di
non essere tra gli attori che hanno fatto il provino per
il nuovo Uomo d’Acciaio del DCU. “Ma ero sul set di Twisters con [il
nuovo Clark Kent]
David Corenswet quando ha ricevuto la chiamata”, ha
detto. “È un professionista e se lo merita”.
Glen Powell su Batman
Foto di Brian Roedel
“Sono sempre stato un tipo
da Batman.Avrei un’interpretazione selvaggia di
Batman.Non sarebbe sicuramente un tono alla Matt
Reeves, ma probabilmente sarebbe più vicino a quello di
Keaton”.
Con Robert Pattinson che dovrebbe continuare a
interpretare Batman, non sarebbe male che il Crociato incappucciato
del DCU fosse molto diverso (sarà anche padre di
Damian Wayne, alias Robin). Per ora, il principale diritto di
Powell alla fama della DC è il fatto che “Bane mi ha
spaccato la testa in The Dark Knight Rises”.
All’epoca, abbiamo anche appreso
che ha “sbagliato” il provino per interpretare Captain America nel
Marvel Cinematic Universe… e poi è
stato vicino a ottenere il ruolo di protagonista in Solo:
A Star Wars Story del 2018. “Ora posso scherzarci
su”, ricorda, “[ma] ho mandato all’aria
l’audizione finale”.
Solo il tempo ci dirà se Powell
avrà mai un ruolo da supereroe. Batman rimane la proposta più
popolare tra i fan ed è un ruolo importante del DCU che Gunn e Safran non hanno ancora scelto. Si
tratta però di un impegno enorme e, in questa fase della sua
carriera, potrebbe essere una richiesta troppo grande per
Powell.
Epica produzione di Jerry
Bruckheimer nella tradizione dei film d’azione con Nicolas Cage come “The
Rock” e “National Treasure”,
Fuori in 60 secondi vede Cage nei panni di Randall
“Memphis” Raines, un ex ladro di auto che negli ultimi
anni ha rigato dritto. Ma quando suo fratello Kip (Giovanni
Ribisi) viene minacciato da uno spietato gangster, Memphis
deve portare a termine l’impresa impossibile di rubare 50 auto
entro 72 ore, pena la perdita della vita di Kip.
Riunendo la sua vecchia banda, tra
cui Robert Duvall nel ruolo di Otto Halliwell,
Angelina Jolie nel ruolo di Sara “Sway”
Wayland e Vinnie Jones nel ruolo di Sphinx, Raines
progetta di catturare tutte le auto in una sola notte, mentre due
detective della polizia di nome Roland Castlebeck e Drycoff
(Delroy Lindo e Timothy Olyphant) costruiscono un
caso contro di lui.
Diretto da Dominic Sena,
Fuori in 60 secondi ha ottenuto recensioni
negative dalla critica ma ha fatto piazza pulita al botteghino (via
Box
Office Mojo), anche se la complicata contabilità di Hollywood
ha fatto sì che il film sia stato ufficialmente considerato una
perdita per lo studio. Ciononostante, è ricordato come un film
divertente e ricco d’azione per la televisione via cavo e di
rete.
Ma il film d’azione Fuori
in 60 secondi, diretto da Cage, è basato su una storia
vera o su un episodio specifico? Ecco da dove viene realmente il
film.
Fuori in 60
secondi, interpretato da Nicolas Cage, è un remake di un
film del 1974.
Il film del 2000 Fuori in
60 secondi, interpretato da Nicolas Cage,
è un remake dell’omonimo film di H.B. Halicki del 1974, sebbene
nessuno dei due sia basato su un episodio specifico. Infatti,
secondo quanto riferito, il film originale non aveva nemmeno una
sceneggiatura ufficiale, in quanto la produzione indipendente
utilizzava dialoghi improvvisati. Il film Fuori in 60
secondi del 1974, tuttavia, è stato fortemente ispirato
dall’amore di Halicki per le auto e da alcune accuse di furto
d’auto che alla fine sono state ritirate (via
Hagerty).
Per risparmiare, la maggior parte
degli attori e dei professionisti presenti sul set di Fuori
in 60 secondi erano in realtà parenti e amici di Halicki,
un rigattiere già noto per la sua collezione di automobili antiche
(via
Street Muscle Mag). Quando Halicki iniziò la produzione del
film nel 1973, non solo scrisse, diresse, produsse, interpretò e
fece da stuntman per il film, ma fornì anche la maggior parte delle
auto rubate come parte della trama. In totale, 127 automobili
furono distrutte durante la produzione, ma i lunghi inseguimenti in
auto fecero del film un successo di culto per il regista
dilettante, incassando 40 milioni di dollari con un budget molto
basso (via
Chronicle).
Purtroppo Halicki rimase ucciso
durante le riprese di uno stunt per Fuori in 60 secondi
2 nel 1989, ma la sua eredità di regista d’azione e di
appassionato di auto continua attraverso il film originale del 1974
e il suo remake.