Una bussola che punta verso ciò che
più si desidera. Due forbici al posto delle mani, che potano alberi
e acconciano capelli. Un cappello a cilindro, chiave di una follia
palese. Una fabbrica di cioccolato. Prima ancora di pensare ai
personaggi iconici appartenenti a film diventati cult, quando
sentiamo i loro nomi, pensiamo all’attore che li ha interpretati:
Johnny Depp. Poliedrico,
enigmatico, ribelle e con una forza centripeta che fa
convergere sempre tutto verso di lui prima ancora che sulla storia,
l’attore
di Owensboro, che in tre decenni ci ha regalato personaggi
memorabili, spegne oggi sessanta candeline.
Fra i
divi di Hollywood più magnetici ma anche problematici,
Johnny Depp si porta in spalla una carriera
costellata di grandi successi (tralasciando qualche battuta
d’arresto negli ultimi anni), guadagnandosi un posto in prima fila
fra le stelle maggiormente volute dalle produzioni
cinematografiche. Il merito del suo successo, però, non va
ricondotto solamente al suo carattere indecifrabile e al suo essere
un sex symbol, che ha suscitato (ovviamente!) l’interesse in tutti,
ma alla sua capacità di entrare dentro i panni di personaggi molto
diversi fra loro con estrema facilità non risultando mai stonato o
fuori posto.
A questi Johnny
Depp ha dato parte di sé, costruendo come un puzzle dei
caratteri che quasi sembrano rappresentarlo. E allora, per i suoi
sessant’anni, gli rendiamo omaggio tracciando una linea dei
suoi personaggi più emblematici, quelli che ne portano le
sue diverse sfumature e a cui l’attore si è sentito maggiormente
legato e, in alcuni casi, riflesso.
Johnny Depp… una vita accanto a
Tim Burton

Innanzitutto, se pensiamo a
Johnny Depp e ai suoi personaggi, il collegamento
con
Tim Burton è inevitabile. Un attore e un
regista eccentrici, alternativi potremmo dire, che forse proprio
per la loro natura da outsider sono riusciti a fortificare un
sodalizio che oramai dura dal 1990, anno in cui
Burton scelse il giovane Depp per vestire i panni di
Edward in
Edward mani di forbice. La loro, però, non è mai stata
solo un’intesa artistica confinata nei margini del cinema.
Quell’amicizia nata al bar del Bel Age Hotel a Los Angeles ha fatto
sì che i due artisti diventassero l’uno il pilastro della vita
dell’altro nella quotidianità lontana dai riflettori. Se dunque
dobbiamo parlare di maschere indossate da Johnny
Depp e personaggi in cui l’attore si è calato sentendosi a
suo agio, non possiamo che iniziare proprio da
Tim Burton e dal loro rapporto.
Oltre ad averlo lanciato nel
firmamento delle stelle hollywoodiane, il regista ha messo a punto
dei personaggi diventati icone cinematografiche dopo che Depp ha
dato loro pelle e carisma per portarle in vita: Edward,
Willy Wonka, il Cappellaio Matto, fino a Victor Van Dot, a
cui Depp ha prestato la voce, rimanendo comunque memorabile. Ogni
protagonista è una storia piena di fascino, raccontata e messa in
moto dall’espressività di Depp e dalla fantastia dark gotica di
Burton. L’attore
è sempre stato in grado di plasmare sullo schermo le visioni
surreali dell’amico, e questo in qualche modo ha esaltato
anche l’intesa fra i due. Ma per spiegare la chimica e la scintilla
fra i due alfieri dell’estrosità, dobbiamo obbligatoriamente
affidarci alle parole dell’attore in merito alla loro conoscenza:
“Noi due ci eravamo capiti. Eravamo d’accordo sulla bellezza
perversa del bricco del latte a forma di mucca, sull’attrazione
estetica per l’uva di plastica e sulle raffinatezze e l’impatto
visivo delle immagini di Elvis disegnate sul velluto. (…) Avevamo
provato il reciproco rispetto che si prova per una persona che
senti non essere estranea.”
Quelle quattro tazze di caffè che
lui e Tim Burton hanno bevuto mentre si confrontavano sullo script
di Edward mani di forbice, a cui sono seguiti poi altri
sette film insieme, hanno fatto diventare Johnny
Depp l’attore feticcio del regista, iniziandolo a una
carriera stellare e riconoscibile. Oltre a scrivere un pezzo
davvero incredibile della storia del cinema, se si considera che
molti film che li vede lavorare insieme sono definiti dei classici.
Perciò, se ad oggi Johnny Depp è uno dei divi più
acclamati e desiderati, volto di alcuni dei personaggi più belli
che ci portiamo nel cuore, è merito – soprattutto – del suo grande
amico Tim Burton.
Edward mani di forbice, il suo
primo vero personaggio

Prima di diventare
Edward mani di forbice, Johnny Depp lavorava
ad una serie televisiva in Canada, per la quale non provava
particolare entusiasmo. Per contratto era obbligato a fare sempre
le stesse cose, ma l’alternativa a quell’impiego era rimanere al
verde e beccarsi una denuncia per aver strappato il contratto con
la produzione. Il periodo precedente il film con
Tim Burton era uno di quelli critici per Depp, tanto che quando
gli si presentò il copione del film e lesse la storia, scoppiò a
piangere. Edward era il primo, vero, personaggio che
l’attore sentiva suo senza neppure averlo ancora messo in
scena. E alla fine si è rivelato essere una parte di lui,
uno specchio in cui riflettersi.
Nel racconto di
Burton,
Edward è l’opera rimasta incompleta di uno scienziato. Una
creazione alla mostro di Frankestain, il cui risultato è un uomo al
cui posto delle mani si ritrova forbici gigantesche. Quando entra
in contatto con la società americana, qui dal regista stereotipata
all’ennesima potenza, Edward deve guadagnarsi la fiducia degli
altri, farsi valere, dare modo al suo prossimo di non avere timore,
per quanto poi sia respinto. Edward è un incompreso, ma anche un
fuoriclasse. Uno di quelli che non si può capire fino in fondo e
che è vittima di pregiudizi, incarcerato nell’etichetta. Questa
descrizione racconta un po’, ad oggi, quello che Johnny
Depp ha passato di recente con il “sistema-Hollywood” che
non ci ha pensato due volte a condannarlo a una damnation memoriae
preventiva, all’indomani delle accuse dell’ex moglie
Amber Heard: fuori dalla saga di
Animali fantastici (Warner
Bros) e da quella di Pirati dei
Caraibi (Disney),
senza nemmeno aspettare la conclusione del processo che ha visto
gli ex coniugi coinvolti.
Ma tornando a quel tempo, Depp si
sentiva come Edward.
Era Edward. Non era soddisfatto, cercava di farsi conoscere,
era – e tutt’ora è – enigmatico, stravagante, un po’ chiuso. E si
sentiva perso. Ma soprattutto, Edward gli ricordava la sua
infanzia, come dice lo stesso attore: “Anch’io mi ero sentito
strano e ottuso mentre diventavo grande. Rimasi colpito da quella
storia che divenne per me un’ossessione. Come avrei potuto
convincerlo che Edward ero io?”, e quando Depp ottenne il
ruolo, quello che pensò fu: “quel ruolo non era soltanto una
svolta nella mia carriera, era un pezzo di libertà. Libertà di
crescere, sperimentare, imparare ed esorcizzare quello che avevo
dentro.”
Willy Wonka e il Cappellaio
Matto

Nel curriculum di Johnny
Depp, sempre associati al regista
Tim Burton, ci sono poi altri due personaggi iconici –
Willy Wonka e il
Cappellaio Matto – che, seppur siano
diametralmente opposti, hanno un comune denominatore che li rende,
per quella sfumatura, simili: la stravaganza con un pizzico di
follia. Sicuramente fra i due quello davvero matto da legare è il
Cappellaio Matto, ma anche Willy Wonka ha quella sana dose di
stranezza fascinosa da poterlo accostare al personaggio de Le
Avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie. Parliamo di
questi due personaggi non solo perché nascono da penne brillanti,
il primo citato da quella di Roal Dahl, il secondo da quella di
Lewis Carroll, ma perché Johnny Depp attraverso il suo eclettismo
è riuscito a dare a entrambi un tono e una verve tali da
potenziare al massimo la loro natura già di per sé
magnetica e curiosa.
L’attore è riuscito a far diventare
concreti due character che già nelle pagine dei loro autori erano
riusciti a prorompere nella storia, e nel “materializzarli” sullo
schermo Depp ha dato loro una parte di sé che potesse
caratterizzarli al meglio rendendoli unici: la sua intrigante
ambivalenza. Willy Wonka soprattutto e il Cappellaio Matto sono già
di per sé personaggi ambigui, misteriosi, indecifrabili. Proprio
come Johnny Depp, da sempre uomo di difficile
comprensione. La sua firma è incisa e indelebile
nell’interpretazione che dà di loro, e se ci pensiamo
bene, tolti gli strati di trucco sia da uno che dall’altro, quello
che potrebbe rimanere è proprio Depp, senza filtri. Nel caso del
Cappellaio Matto la somiglianza è ancor più evidente nel carattere
generale, ed è stato lo stesso attore a innescare questa
riflessione dicendo questo di lui: “Ho scelto di guardare il
Cappellaio da questa prospettiva e di vederlo come una persona
danneggiata, fisicamente ed emotivamente. Al contrario della follia
con cui viene solitamente identificato ho scelto di esplorare tutti
i lati della sua personalità: egli è in grado di passare da una
totale leggerezza ad una rabbia molto pericolosa che poi si
trasforma in tragedia e depressione.”
Se si analizzano queste parole, è
evidente che il Cappellaio Matto condivida con Johnny
Depp una vita fatta di altalene emotive, e forse Depp
non ha dovuto poi così tanto sforzarsi per interpretarlo
proprio perché lo rispecchiava. Era quell’amico da
abbracciare e aiutare, perché attraversava le sue stesse
difficoltà. Non sono sconosciuti i momenti di sofferenza e degrado
in cui è caduto l’attore negli anni, basti pensare alla condizione
infelice in cui si trovava prima degli anni Novanta. O quando sfogò
tutta la sua rabbia mettendo a soqquadro la suite in cui era con
l’ex fidanzata Kate Moss e poi fu arrestato. O
ancora, la suddetta terribile vicenda legale con l’ex moglie Heard.
Tutti momenti bui personali che si sono alternati a momenti di
grande successo professionale, trai film con Tim Burton, il
successo planetario di Pirati dei
Caraibi che lo ha reso una vera star
internazionale, e una serie di film che ne hanno fatto apprezzare
le doti di interprete sensibile ed elegante, anche lontano dalle
maschere. Un’esistenza turbolenta, che ha reso Johnny
Depp molto criptico e per certi versi un uomo discreto che
cerca di trovare la gioia in piccole cose, come la sua
Hollywood Vampires, la band con la quale suona in
giro per il mondo. O come Alice per il Cappellaio. Qualcosa che
cerca di farti stare in equilibrio… per quanto possibile.
Figliolo, sono capitan Jack
Sparrow, comprendi?

Una bussola che punta in direzione
dei propri desideri. Una nave piratesca chiamata “La Perla Nera”.
Un tricorno in pelle sbiadito dal sole battente dei Caraibi. Frasi
apparentemente senza senso. Un Capitano comico. Parliamo di
Jack Sparrow, il personaggio più
divertente e iconico che Johnny Depp
abbia interpretato nella sua carriera. Quello più amato e
remunerativo. Quasi idolatrato. Quello da cui l’attore non si è mai
realmente separato, ma anzi continua ad essergli attaccato in
maniera viscerale. Johnny Depp è Jack Sparrow, e
l’uno non può esistere senza l’altro. Concludiamo
questo viaggio nei personaggi maggiormente rappresentativi
dell’attore proprio con lui, il pirata dal grande cuore.
Per interpretare il protagonista
della saga piratesca più amata di sempre, Pirati dei
Caraibi per l’appunto, Depp non ha avuto margini
di manovra o limiti, ed è stato libero di modellarlo in base alla
visione che aveva di lui, del tutto strana ma simpatica. Seppur ad
un certo punto abbia dovuto appendere cappello e bussola e lasciare
il ruolo per cause di forza maggiore (ricordiamo che è stato
allontanato dalla Disney che non voleva essere associata a un
molestatore quando fu accusato dall’ex moglie di abusi domestici),
Jack Sparrow non ha mai smesso di esistere grazie soprattutto al
fatto che l’attore ci ha messo molto del suo nello strambo
pirata. Non dovendo sottostare alle “linee guida” di un
romanzo, ma semplicemente alla volontà di fare un film per famiglie
che avesse, quindi, personaggi divertenti, Depp ha potuto dare al
Capitano della Perla Nera alcune sue caratteristiche.
Jack Sparrow è infatti solo
apparentemente burbero, facilmente giudicabile per la sua
sfrontatezza e la sua ubriachezza, che parla a vanvera e a volte
non si capisce quello che dice. Ma in realtà, guardando oltre,
questo personaggio è buono, leale ai suoi compagni, in fondo
generoso e molto spassoso. È, soprattutto, davvero intelligente e
non si fa abbindolare, seppur sembri uno sciocco che farfuglia. Se
il suo pirata è così, è perché Johnny Depp gli ha
dato un taglio caratteriale che gli appartiene, nel quale si
riconosce e può riflettersi. È lui, in versione piratesca. E
soprattutto, proprio come Jack Sparrow, Johnny
Depp nel suo tortuoso percorso che lo ha visto
barcamenarsi fra una Hollywood che chiedeva la sua testa e
un’instabilità – mentale – palese, non ha mai smesso di camminare a
testa alta, cercando sempre di non perdere la sua preziosa dignità.
E così Johnny ha dato a Jack tutto quello che aveva: sarcasmo,
ribellione, bontà, enigma.
L’attore però non ha conferito al
pirata solo parte del suo carattere, bensì si è curato anche della
sua estetica a seconda dei suoi gusti personali, ispirandosi a uno
dei suoi cantanti preferiti, Keith Richard, che in
Pirati dei Caraibi: Ai confini del mondo ha vestito
proprio i panni del padre di Sparrow. Venendo ripagato, per tutto
questo, con amore e fedeltà. Johnny Depp, perciò,
arriva ai suoi sessant’anni portandosi dietro un bagaglio
importante di maschere e personaggi che hanno contribuito a
renderlo la persona che è ora. In essi si è ritrovato, con essi si
è capito meglio, ha stabilito un ponte fra lui e loro, e fra loro e
il pubblico. Johnny Depp deve ringraziare i suoi
personaggi per averlo arricchito. E i suoi personaggi devono
ringraziare Johnny Depp per averli fatti
brillare.