Dopo il grande
successo di Trash,
Al-One ha presentato il suo nuovo progetto al
mondo dell’animazione nel corso dell’edizione 2023 del
Cartoon Movie di Bordeaux, uno dei più importanti
appuntamenti internazionali del settore.
Forest, questo è il titolo del nuovo
film, già in fase di sviluppo e ancora diretto da Luca
Della Grotta e Francesco Dafano. Come il precedente, anche
questo film ha un’anima profondamente ambientalista e veicola un
messaggio importante soprattutto per i più giovani, destinati a
preservare nel modo migliore la nostra casa chiamata Terra.
Il CEO di Al-One e
produttore, Alan Vele, e Mario
Lanti, anche lui produttore del film, hanno presentato
Forest nella sessione di pitching del 9
marzo, introducendo al mondo dell’animazione i nuovi personaggi
nati dalla fantasia del team creativo della factory e le avventure
che porteranno sullo schermo. Il riscontro da parte degli operatori
presenti è stato estremamente positivo, con numerose manifestazione
d’interesse per sostenere le prossime fasi di sviluppo del
progetto.
È la quarta
sessione di pitch per Forest, già
raccontato nelle diverse fasi dello sviluppo produttivo al
Cinekid di Amsterdam 2021, al Cartoon
Movie 2022 e al Kids Kino Industry di
Varsavia dello scorso ottobre.
Un ulteriore passo
avanti per un progetto che, come Trash, è
completamente indipendente e che arriverà nelle sale nel 2025, con
l’obiettivo di superare i grandi risultati ottenuti dal film
precedente.
Trash è stato presentato in anteprima
come evento speciale fuori concorso alla Festa del Cinema di Roma
2021 ed è poi uscito nelle sale e venduto in oltre quaranta paesi.
Un mondo ancora in piena espansione che ha vinto premi nei più
importanti festival internazionali: Il Silver Remi al
WorldFest di Houston, il Pulcinella Award per la
migliore regia a Cartoons on the Bay 2021, Miglior
Film al Giffoni Film Festival 2021 nella sezione
School Experience, Premio Mario Verdone al
Festival del cinema europeo di Lecce 2021.
Trash ha avuto la sua premiere mondiale
allo Shangai International Film Festival ed è
stato selezionato dal Locarno Film Festival 2021
nella sezione Kids.
Dal 2012, ovvero a partire dal film
The Avengers, ad interpretare il gigante verde
Hulk nel Marvel Cinematic Universe è
l’attore Mark Ruffalo.
Prima di lui, però, nel film del 2008 L’incredibile Hulk
era stato Edward Norton
ad interpretare tale personaggio. Ruffalo, commentando ora questa
sostituzione, ha descritto il momento in cui ha avuto la sua prima
interazione con Norton con una sola parola:
“imbarazzante“. “No, voglio dire, non gli ho
parlato, ma l’ho contattato, come facciamo ora quando non vogliamo
parlare. E io ero tipo, ‘Ehi, amico’, e lui è tipo, ‘ No, va bene.’
Voglio dire, è stato strano”, ha aggiunto poi l’attore.
Come noto, L’incredibile
Hulk di Norton è stato il secondo film dell’MCU ad essere
rilasciato dopo il successo dell’Iron Man con
Robert Downey Jr.. Mentre il primo
film ha dato il via alla Fase Uno dell’MCU ed è stato un ritorno
alla carriera per Downey, Hulk è invece stato afflitto da una
produzione travagliata, guidata dalle riscritture della
sceneggiatura di Norton e dagli scontri con i produttori.
Nonostante le recensioni decenti e un incasso mondiale di 265
milioni di dollari in tutto il mondo, L’incredibile
Hulk non ha infine soddisfatto le aspettative della
Marvel.
Durante la produzione di Captain
America: Il primo Avenger del 2011, il presidente dei Marvel
Studios Kevin Feige ha
poi annunciato un cambio di cast per Hulk, con Ruffalo chiamato a
sostituire Norton. Quest’ultimo, tuttavia, non ha mai espresso
rammarico per aver perso il ruolo. “Ma sai… non credo… non so
quanto Edward ci fosse affezionato. Penso che avesse un’opinione
più del tipo, ‘Oh, grazie a Dio. Lasciate che Ruffalo se ne
occupi.’ Ma è stato bellissimo. Siamo amici. Non è mai venuto fuori
come un problema. Mi ha benedetto”. L’Hulk di Ruffalo è stato
poi molto apprezzato dai fan dell’MCU ed è ancora oggi uno dei
personaggi di punta della saga.
Il sequel di The
Joker di Todd Phillips, Joker:
Folie à Deux, è ancora in fase di riprese a New York,
e queste ultime foto e video dal set ci danno un nuovo sguardo a
Lady Gaga nei panni di Harley
Quinn. Todd Phillips ha già condiviso uno
sguardo ufficiale alla pluripremiata vincitrice di Grammy nel
suo look Harley accanto a Joaquin Phoenix nei panni di Arthur
Fleck, ma questi scatti sembrerebbero indicare la produzione
sta girando ancora le sequenze urbane del film dove il personaggio
è con ogni probabilità ancora nei panni della dottoressa Harleen
Quinzel (ammesso che questa sia l’origine del personaggio). Si dice
che questa interpretazione di Harley
Quinn apparirà come un’altra paziente di Arkham.
Guarda le foto e il video dal seti di Joker:
Folie à Deux ai link di seguito. Nella notte Lady Gaga
è stata protagonista di una performance durante la notte degli
Oscar quando è salita sul palco per cantare la sua. ,
“HoldMy Hand” da Top Gun:
Maverick.
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan Gleeson, Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry
Lawtey. I dettagli della trama sono ancora per lo più
nascosti, ma sappiamo che la maggior parte del film si svolgerà ad
Arkham Asylum e conterrà significativi “elementi
musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
È stato confermato, attraverso un
nuovo spot televisivo, che Wonder Woman,
interpretata da Gal Gadot
apparirà nel nuovo film DC Shazam! Furia degli
Dei. Mentre, come noto, un nuovo universo DC è in
arrivo, il DCEU ha ancora alcuni film dalla sua che usciranno nel
corso del 2023. Il primo di questi è Shazam! Furia degli
Dei, con Zachary Levi
pronto a riprendere il ruolo del supereroe del titolo. Il sequel,
stando a quanto già anticipato, vedrà la famiglia Shazam affrontare
l’incombente minaccia delle Figlie di Atlante.
In uscita in Italia il 17
marzo, il film si sta ancora mostrando attraverso alcuni
ultimi spot pubblicitari. Proprio uno di questi lascia ora
intendere che l’Amazzone interpretata dalla Gadot e già
protagonista di due film, sarà in qualche modo coinvolta nel film.
La cosa ha un certo senso, se si considera che i villain del film
saranno alcuni dei dell’olimpo. Non è però dato sapere quanto a
lungo Wonder Woman sarà presente nel film né quali saranno le sue
azioni nel film. Più probabilmente, il suo sarà solo un breve
cameo, cosa che farà ugualmente piacere ai suoi fan.
Come noto, il futuro del personaggio
nel DCU è incerto. Wonder Woman 3 era stato
inizialmente approvato dopo Wonder Woman 1984, ma lo
studio ha abbandonato il progetto sul finire del 2022. Con il
sequel che non si adattava agli attuali piani dei DC Studios, il
futuro della Gadot come Wonder Woman deve dunque ancora essere
deciso. C’è comunque la possibilità che l’attrice possa far parte
dell’Universo DC e lo stesso Gunn ha indicato che Diana sarà una
parte importante del DCU, ma resta da vedere esattamente in che
modo. Magari proprio dopo Shazam! Furia degli Dei si
potrebbero ricevere novità relative a Wonder Woman.
James Gunn,
noto per aver diretto Guardiani della
Galassia e The Suicide Squad, sembrerebbe pronto a
svolgere un doppio compito per il film Superman: Legacy
della DC
Universe. Non solo egli è lo sceneggiatore del film, ma sarebbe
ora pronto per esso a ricoprire anche il ruolo di regista. Come
ormai noto, Gunn e Peter Safran sono i nuovi due
co-CEO del DC Universe, chiamati a rivitalizzare questo attraverso
una serie di nuovi progetti e il
nuovo film dedicato a Superman è proprio uno di questi. La
pellicola, che farà parte del Capitolo 1 del nuovo DCU, chiamato
Gods and Monsters, aveva già dalla sua Gunn come
sceneggiatore, mentre rimaneva vacante il posto per il regista.
Nelle ultime settimane, però, ci
sono state segnalazioni secondo cui Gunn avrebbe ora anche
intenzione di diregere il film. Warner Bros. Discovery e DC Studios
non hanno ancora rilasciato dichiarazioni a riguardo, ma nel
frattempo lo stesso Gunn si è trovato a dover smentire alcuni rumor
emersi nelle ultime ore, ovvero quelli relativi all’inizio dei
casting per il film. Tramite il proprio profilo Twitter, infatti,
Gunn ha risposto ad un commento dove si riportava che egli avesse
iniziato la ricerca del giusto interprete per Superman che abbia
un’età compresa tra i 20 e i 30 anni.
La risposta di Gunn non si è però
fatta attendere, offrendo semplicemente un “No, non abbiamo
neanche ingaggiato un direttore del casting”. Resta però
aperto il dubbio su chi dirigerà il film, con Gunn che a questo
punto diventa il più probabile a ricoprire tale ruolo. Bisognerà ad
ogni modo attendere ancora un po’ per qualche ulteriore
informazione, considerando che il film ha una data di uscita
fissata al 2025. Ad oggi sappiamo unicamente che
il film si concentrerà su un Superman particolarmente più giovane
delle precedenti versioni cinematografiche, ai suoi primi giorni
come supereroe.
In occasione della notte degli
Oscar 2023, è stato diffuso il nuovo trailer de La
Sirenetta, con Halle Bailey protagonista, nei panni, anzi
nella coda della nuova Ariel.
Tutto quello che sappiamo su
La Sirenetta
Non sappiamo ancora molto di questa
interpretazione della storia de La
Sirenetta, ma in base a ciò che abbiamo visto
finora, il regista Rob Marshall non si prenderà
troppe libertà dal classico animato su cui si basa la storia
originale. Halle Bailey recita al fianco di Jonah-Hauer
King nei panni del principe Eric, Melissa McCarthy nei panni di Ursula, Javier Bardem nei panni di Re Tritone,
Jacob Tremblay nei panni di Flounder,
Daveed Diggs nei panni di Sebastian e
Awkwafina nei panni di Scuttle.
La
Sirenetta conterrà la musica del classico animato
e quattro nuove canzoni. Lin-Manuel Miranda, che in precedenza ha
lavorato con Marshall in Il
ritorno diMary
Poppins, comporrà anche la musica originale per
Mermaid insieme ad Alan Menken. La
Sirenetta è l’amata storia di Ariel, una giovane
sirena bella e vivace con una sete di avventura. La più giovane
delle figlie di re Tritone e la più ribelle, Ariel desidera saperne
di più sul mondo al di là del mare e, mentre visita la superficie,
si innamora dell’affascinante principe Eric. Mentre alle
sirene è vietato interagire con gli umani, Ariel deve seguire il
suo cuore. Fa un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le dà la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, ma alla fine mette a repentaglio la sua vita e la
corona di suo padre. Il film arriverà nelle sale il 26 maggio
2023.
Ecco tutti i vincitori degli
Oscar 2023, la 95° edizione degli Academy Awards.
Con sette statuette portate a casa, tra cui miglior film e miglior
regia,
Everything Everywhere All at Once conquista il tetto di
Hollywood quest’anno. Le sue 11 nomination hanno quindi portato
frutto, come, in misura minore, le 9 di
Niente di nuovo sul fronte occidentale, con 4 premi, ma lo
stesso non si può dire per Gli
Spiriti dell’Isola e The
Fabelmans, che invece vanno a casa a mani vuote.
Mentre manca davvero poco alla
cerimonia degli Oscar 2023, la 95° edizione del premio assegnato
dagli Academy Awards, arrivano i primi scatti dal red carpet, che
mettono sotto i riflettori uno degli aspetti più dibattuti e
“interessanti” della notte delle stelle: abiti, look e glamour.
Film mitico nel modo in cui è
passato alla storia, imponente nella sua durata, libertino e crudo
nelle modalità di racconto,
Grand Prix du Jury al Festival di Cannes del
1973 dove fece scandalo, e rimasto invisibile per decenni,
arriva dal 13 marzo per la prima volta al cinema La maman
et la putain di Jean Eustache. Falsa
commedia di buone maniere, contrappunto acido alla Nouvelle Vague,
vero diamante nero del cinema francese, il film di
Eustache è tutto incentrato su un certo modo
attento di parlarsi, un certo modo di uomini e donne di cercarsi,
di incontrarsi, di mancarsi e di farsi soffrire, che risuona con i
temi di oggi ma in un modo forse meno codificato, più ambiguo, più
rischioso e quindi più sincero.
La maman et la putain, l’odissea
per arrivare al pubblico
La maman et la
putain racconta alcuni giorni della vita di un giovane
ozioso, Alexandre (Jean-Pierre
Léaud), che passa la maggior parte della sua
quotidianità a chiacchierare nei caffè. Vive con la sua amante
Marie, interpretata da Bernadette
Lafont, mentre cerca di convincere la sua ex fidanzata
Gilberte, interpretata da Isabelle
Weingarten, a tornare da lui. Dall’altro lato, inizia a
frequentare Veronika (Françoise
Lebrun), una giovane infermiera che incontra per
strada.
Il 19 gennaio 2022, Charles
Gillibert, direttore della casa di produzione e
distribuzione Films du
Losange, ha dichiarato a Le Monde che Boris
Eustache, figlio di Jean Eustache, gli
aveva ceduto i diritti di tutti i film del padre. Il film di punta
del regista prematuramente scomparso era praticamente introvabile,
a parte una fuggevole trasmissione sul canale francese Arte nel
2013, un DVD d’importazione giapponese e una pallida copia su
YouTube che nel frattempo è stata rimossa. Boris
Eustache ne ha bloccato i diritti per decenni, per ragioni
che gli sono proprie; i fortunati spettatori che l’avevano visto
formavano una cerchia che condivideva un magnifico segreto.
Grazie all’accordo tra Boris
Eustache e Les Films du Losange (una
delle case di produzione originali del film), l’opera di
Eustache è stata restaurata in 4K, con l’aiuto dei
direttori della fotografia che hanno partecipato alle riprese, come
Jacques Besse o Caroline
Champetier, in collaborazione con il laboratorio di
restauro cinematografico L’Immagine
ritrovata.
France – NB – 3h40 – sortie: 17 mai 1973 – reprise: mai 2022 – V.
restaurée – Réalissateur-Scénariste: Jean Eustache – LEGENDE PHOTO:
Jean-Pierre Léaud – Bernadette Lafont – Françoise Lebrun – AVEC:
Bernadette Lafont: Marie – Jean-Pierre Léaud: Alexandre – Françoise
Lebrun: Veronika –
Un film “mostruoso” per forma e
contenuto
La maman et la
putain è un film “mostruoso” e totalizzante già per la sua
lunghezza – circa tre ore e quaranta di film – ma soprattutto per
il suo contenuto: si configura infatti come un tuffo in un mondo in
bianco e nero dove la parola è sovrana. A dominare questo mondo è
Alexandre, un giovane dandy, senza lavoro né
soldi, che vive con Marie che, letteralmente, lo
mantiene. Alexandre cerca dapprima di riallacciare i rapporti con
Gilberte, ex fidanzata che lo ha lasciato, ma lei
lo respinge. Incontra poi Veronika, un’infermiera,
che inizia a frequentare mentre sta ancora con Marie. Tutto la
trama del film si giocherà tra questi tre individui, in un
triangolo amoroso impossibile, un’equazione matematica
irrisolvibile. Lontano dai personaggi di François
Truffaut, Jean-Pierre Léaud interpreta qui un
Alexandre cupo e compiaciuto, che declama i suoi
monologhi come a teatro, davanti a un pubblico attento e
affettuoso. A poco a poco, scorgiamo, dietro l’intrattenitore
pubblico, un essere privo di empatia per gli altri, terribilmente
egoista e codardo: ascolta solo se stesso, parlare senza rendersi
conto del male che sta facendo a chi lo circonda. Il linguaggio è
come una maschera per quest’uomo che ha difficoltà a fare delle
scelte e che si sottrae ad ogni dovere, nascondendo le proprie
emozioni.
Veronika
(Françoise Lebrun, al suo debutto cinematografico)
incarna il corpo femminile come dono, il sesso e l’amore. “Se
incontro un ragazzo, vado con lui, non ho problemi, posso scopare
con chiunque“, dice. Parla senza mezzi termini, dice le cose
come stanno, affronta la vita pienamente, senza averne paura, a
differenza di Alexandre. Marie
(Bernadette Laffont) è invece la “vecchia
padrona“. È, chiaramente, la madre del titolo, tutto ruota
intorno a lei, tutto si svolge nella sua casa, nel suo letto.
Permette ad Alexandre di andare e venire,
controlla e manipola, mentre si illude dell’amore che lui potrebbe
provare per lei.
Tra film e documentario
Se La maman et la
putain è un film dalla portata epica, è anche perché sfuma
i confini tra fiction e documentario. È un eufemismo dire che il
regista ha basato il suo film sulla propria vita: innanzitutto, ha
avuto una relazione con Françoise Lebrun, che lo
ha lasciato prima delle riprese. Durante la loro relazione aveva
frequentato altre donne, tra cui Marinka
Matuszewski, un’infermiera che appare in una scena
all’inizio del film quando Alexander la scambia
per Veronika. Françoise Lebrun
interpreta Veronika, ma nella vita reale è il
personaggio di Gilberte che lascia Alexandre all’inizio del film
(il regista fece ascoltare alla Lebrun
registrazioni della voce di Marinka per trarne
ispirazione).
Eustache aveva
anche iniziato una frequentazione con Catherine
Garnier, sua costumista e assistente: il film è stato
girato proprio nel suo appartamento e il regista chiese a
Laffont di utilizzarla come ispirazione per il suo
ruolo. Dopo la proiezione del primo montaggio, Catherine
Garnier si suicidò; un atto che prefigurava quello dello
stesso regista, che si sparò al cuore nel novembre 1981. Questo
complicato rapporto tra realtà e finzione mostra chiaramente
l’approccio del regista, che archivia quanti più elementi possibili
della sua vita privata e li inietta nella sua finzione.
La maman et la
putain stato girato come un documentario: audio in presa
diretta, nessuna rimaneggiamento in post-produzione. Si percepisce
davvero la Parigi dell’epoca, con tutti i suoi rumori, che arrivano
addirittura a coprire i dialoghi. Amante del cinema muto e dei
fratelliLumière,
Eustache ha privilegiato un formato quadrato
(1.33:1) e un bianco e nero ad alto contrasto. La Maman et
la putain è anche un film totale, che gli conferisce uno
status particolare nella storia del cinema.
Eustache ha voluto metterci tutto se stesso, come
se fosse il suo primo film: è un film che lascia un’impressione
profonda nello spettatore, che ne esce con la strana sensazione di
aver condiviso spezzoni di vita del regista.
La caduta di Alexandre
La Maman et la
putain inizia quando il protagonista si alza dal letto e
finisce con questo che si mette in ginocchio. Il film di
Jean Eustache segue la traiettoria della caduta di
Alexandre, di cui rimane un’ultima immagine
significativa: il volto deformato da un sorriso fugace. Questa
bocca piena di parole, che non finisce mai di riversale, fa
un’ultima smorfia nervosa, come se subisse l’effetto negativo del
suo stesso traboccare. Improvvisamente ammutolita, non riesce
comunque a smettere di tacere e si apre di nuovo in questa smorfia
per esprimere la sofferenza di un corpo smarrito, disturbato,
stordito per essere caduto così in basso. Ciarlatano disinvolto,
Alexandre credeva di avere il controllo di se
stesso e alla fine si rivela un burattino. La sua facilità di
parola, di cui era dotato grazie a un intellettualismo altezzoso
unito a un dandismo ostinato, ha ingannato il suo stesso mondo:
parlare è mentire. Davanti alla cinepresa impassibile di
Eustache, la carne tradisce l’inganno del
discorso, per passare l’ultima parola al corpo.
La maman et la
putain è una meditazione dolorosa e malinconica sulla vita
appesantita dal peso della morte, una vita che passiamo fingendo di
vivere, fino a quando non siamo esausti e cadiamo. “Non ho una
vocazione per la vita“, dice Alexandre verso
la fine del film, con l’acuta consapevolezza di chi è stato
umiliato dalla morte.
Affermatosi come uno dei più famosi
attori di action movie orientali, Jackie Chan ha
nel corso dei decenni dato vita a veri e propri titoli cult, dove
ha potuto sfoggiare il suo particolare stile di combattimento che
unisce le arti marziali alla mimica del cinema muto. Giunto ad
Hollywood, ha sempre più dato vita ad ibridi contenenti tanto le
sue tradizioni orientali quanto quelle del cinema statunitense.
Dopo il successo di Pallottole cinesi,
l’attore è tornato a recitare nel sequel di questo, intitolato
2 cavalieri a Londra. A dirigerlo vi è
ora David Dobkin, celebre anche per i film comici
2 single a nozze e il recente Eurovision Song Contest – La
storia dei Fire Saga.
Dopo aver ambientato il precedente
nel fervido far west statunitense, la vicenda si sposta ora nella
Londra vittoriana, luogo di contraddizioni sociali ed etichette di
classe. Riconfermata la coppia di protagonisti comici, il film è
arrivato a dotarsi di grandi ricostruzioni scenografiche e di
costumi, che hanno permesso di rendere ulteriormente realistica
l’epoca in cui la vicenda si svolge. Con un budget di 50 milioni di
dollari, 2 cavalieri a Londra ha a sua volta raccolto
successo di critica e pubblico, ottenendo un incasso di circa 90
milioni. Ciò portò i produttori a preparare anche un terzo
capitolo, ad oggi però mai realizzato.
Per tutti i fan dell’attore, come
anche del genere arti marziali, in 2 cavalieri a Londra
sarà possibile ritrovare tutti gli elementi più caratteristici di
questo, il tutto fuso con tanta comicità e avventura. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
2 cavalieri a Londra: la trama del film
La vicenda ha luogo nel 1887, quando
il padre di Chon Wang viene ucciso da un Lord
inglese di nome Nelson Rathbone, il quale ruba poi
anche un prezioso Sigillo imperiale. Tale rarità sarà consegnata
nelle mani di Wu Chon, il fratello invidioso
dell’imperatore cinese. In cambio, egli aiuterà Rathbone a divenire
re d’Inghilterra attraverso un colpo di stato contro tutti i
regnanti inglesi, compresa la regina Vittoria. La sorella di Wang,
Chon Lin, decide allora di partire per Londra, al
fine di vendicare suo padre. Allo stesso tempo, Wang, ora sceriffo
di Carson City, parte alla volta della capitale inglese per lo
stesso motivo, accompagnato dall’amico Roy
O’Bannon.
Arrivati a Londra, questi
scopriranno così del malvagio complotto che mina la sicurezza del
regno della regina. Sarà loro compito fermare Rathbone e Chonprima
che sia troppo tardi. A complicare la situazione vi saranno però
una numerosa serie di comici imprevisti e di incontri con
personaggi particolarmente noti della società inglese.
L’incontro tra Roy, Wan e Lin, porterà inoltre il primo ad
infatuarsi della sorella del suo amico. Nel tentativo di tenerlo
lontano da Lin, Wang farà di tutto per trovare il suo antico rivale
e vendicare il padre.
2 cavalieri a Londra: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare
nuovamente il protagonista Chon Wang vi è l’attore Jackie
Chan. Questi, come suo solito, apportò molte delle proprie
capacità fisiche al personaggio, il quale sfoggia tutte le più note
mosse di arti marziali di cui l’attore è capaceGe. Da sempre
particolarmente atletico e intraprendente, Chan eseguì
personalmente tutte le scene più complesse. Ad interpretare il
ruolo di Roy O’Bannon vi è nuovamente il celebre comico Owen Wilson.
Attore di alcune tra le più celebri commedie statunitense degli
ultimi decenni, da Zoolander a 2 single a nozze…,
questi accetto ben lieto di partecipare al sequel, avendo trovato
estremamente divertente il precedente set.
Per il ruolo di Chon Lin, la sorella
del protagonista, il regista faticò non poco a trovare un’attrice
in grado di recitare in inglese ed eseguire i combattimenti
previsti. Egli si imbatté casualmente in alcuni video di
Fann Wong, trovandola perfetta per la parte. Data
la bravura dell’attrice, il personaggio è stato inserito in molte
più scene. Nei panni del malvagio Wu Chon vi è invece il celebre
Donnie Yen, celebre per la saga di Ip
Man. Per la prima volta, l’attore ha qui avuto modo di dar
vita ad un combattimento di arti marziali con Jackie Chan. Nel film
sono poi presenti gli attori Aaron
Taylor-Johnson nei panni di Charlie Chaplin,
Tom Fisher in quelli di Arthur Doyle, e
Oliver Cotton in quelli di Jack Lo Squartatore.
Aidan Gillen è
Lord Nelson Rathbone, mentre Gemma Jones veste i
panni della regina Vittoria.
2 cavalieri a Londra: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di 2
cavalieri a Londra unicamente grazie alla sua
presenza nel palinsesto televisivo di sabato 11
marzo alle ore 21:10 sul canale
TwentySeven. Il film non è infatti attualmente
disponibile su nessuna delle principali piattaforme di streaming
attive in Italia.
Come ogni giorno prima della
cerimonia dei premi Oscar, anche quest’anno i Razzie
Awards, dedicati al peggio del cinema, hanno svelato i
vincitori dei temuti premi. Il film più candidato di quest’anno era
Blonde, dedicato alla
figura di Marilyn Monroe, che si è infine portato
a casa ben 2 premi, quello del Peggior
film e della Peggior sceneggiatura. Altri
candidati particolarmente importanti erano il film Disney
Pinocchio (da non confondere con
il Pinocchio di Guillermo
del Toro, candidato invece agli Oscar) con 6 nomination e
un premio vinto, quello per il Peggior Remake, Rip-Off or
Sequel, Jurassic World: Ildominio, con 5 nomination ma nessuna
vittoria.
Elvis,
il film candidato all’Oscar, era invece presente per via delle
nomination ricevute da Tom Hanks nelle
categorie Peggior attore non protagonista e
Peggior Screen Combo. L’attore premio Oscar ha poi
vinto entrambi i premi. C’è poi stato spazio anche per premiare
anche Morbius, uno dei film più
mal giudicati dell’anno, che può ora vantare le vittorie per il
Peggior attore a Jared Leto e la
Peggior attrice non protagonista a Adria
Arjona. Per quanto riguarda la Peggior attrice
protagonista, invece, i Razzie hanno deciso di premiare sé
stessi dopo le critiche ricevute per aver candidato l’attrice
tredicenne Ryan Kiera Armstrong, protagonista di
Firestarter.
Possono invece tirare un sospiro di
sollievo i registi Robert Zemeckis, Adrew
Dominik, Daniel Espinosa
e Judd Apatow, poiché a vincere
come Peggior regista sono
stati Machine Gun
Kelly e Mod Sun per il
film Good Mourning.
Infine, Colin Farrell, candidato nel 2004
come Peggior attore per Alexander, ha ora vinto
l’ambito Razzie RedeemerAwards, un premio istituito per riconoscere che
vincitori e nominati del passato possono proseguire la loro
carriera e dar vita ad ottime performance. Farrell, infatti, dopo
diversi recenti successi, è quest’anno arrivato ad ottenere la sua
prima candidatura come Miglior attore protagonista ai
Premi Oscar per il film Gli spiritidell’isola.
Di seguito l’elenco con tutti i
nominati e i vincitori dei Razzie 2023:
La giovane Yara
Shahidi recita sin da quando era piccola e ad oggi vanta
partecipazioni ad importanti film e serie TV. Con sempre più
popolarità dalla sua parte, è ora uno dei giovani volti di punta
della recitazione statunitense, anche per merito del suo
camaleontico talento.
Ecco 10 cose che forse non
sai di Yara Shahidi.
Yara Shahidi: i suoi film e le
serie TV
1. Ha preso parte a celebri
film. Il primo film in cui l’attrice ha recitato, all’età
di 9 anni, è stato Immagina che, mentre nel 2010 ha
recitato accanto ad Angelina Jolie in
Salt. Successivamente ha preso parte ai film
Unthinkable (2010), con Samuel L.
Jackson, Butter (2011) e Alex Cross – La
memoria del killer (2012). Torna poi al cinema nel 2019,
recitato in Il sole è anche una stella,
mentre nel 2023 è in Peter Pan & Wendy, film con
Jude Law nel
ruolo di Capitan Uncino.
2. Ha recitato anche in note
serie TV. Oltre ai film per il cinema, l’attrice ha
recitato anche in alcune serie TV, come In the Motherhood
(2009), Lie to Me (2010), Scandal (2013), The
First Family (2012-2013), Bad Teacher (2014) e
The Foster (2014). Ha poi doppiato il personaggio di Darci
nella serie animata Trollhunters: I racconti di Arcadia
(2016-2018) e 3 in mezzo a noi: I racconti di Arcadia
(2018-2019). Dal 2014 al 2022 ha invece recitato nei panni di Zoey
Johnson nella serie Black-ish, che l’ha resa celebre,
mentre dal 2018 al 2023 ha ricoperto lo stesso ruolo anche in
Grown-ish.
3. È anche regista e
produttrice. Oltre a lavorare come attrice davanti la
macchina da presa, la Shahidi ha già compiuto anche il passaggio
dietro di essa, dirigendo un episodio della serie
Shatterbox e uno della serie Growing Up. Ha poi
lavorato anche come produttrice esecutiva di ben 68 episodi della
serie TV Grown-ish, dove è anche una delle
protagoniste.
Yara Shahidi è Trilli in Peter
Pan & Wendy
4. È stata scelta per
interpretare l’iconico personaggio. Per l’imminente film
Disney Peter Pan & Wendy, basato sull’omonimo classico
animato, l’attrice è stata scelta per interpretare l’iconico ruolo
della fatina Trilli. Quando ciò è stato rivelato attraverso il primo trailer, in
molti si sono naturalmente pronunciati contro la scelta
dell’attrice, in quanto Trilli è sempre stata ad oggi raffigurata
come una fata dalla pelle bianca. Non sono però mancate anche le
lodi nei confronti della Shahidi, descritta come assolutamente
idonea alla parte.
5. Si è preparata ascoltando
della musica. Per prepararsi al ruolo di Trilli ed entrare
nel mood e nella psicologia del personaggio, l’attrice ha rivelato
di aver ascoltato delle playlist contenenti canzoni che
rispecchiano l’animo e il carattere di Trilli. Con la musica in
testa, dunque, ha iniziato poi a lavorare sui movimenti “fatati” di
Trilli, trovando il giusto equilibrio per renderla credibile e
affascinante.
Yara Shahidi ha recitato con Eddie
Murphy in Immagina che
6. Ha recitato nei panni
della figlia del noto attore. Il primo film in cui la
Shahidi ha recitato, come già accennato, è stata la commedia
Immagina che, dove ha ricoperto il ruolo di Olivia
Danielson, la figlia del protagonista interpretato da Eddie Murphy.
Il film è infatti basato proprio sullo speciale rapporto tra i loro
due personaggi. Grazie alla sua interpretazione, la Shahidi è poi
stata candidata agli Young Artist Awards come Migliore giovane
attrice.
Yara Shahidi ha un fidanzato?
7. È single. Nel
gennaio del 2023 l’attrice ha rivelato di essere da poco tornata
single dopo una relazione piuttosto seria della durata di tre anni.
Non è noto con chi avesse una relazione, in quanto la Shahidi ha
sempre tenuto privato questo aspetto della propria vita. Ad ogni
modo, attualmente sta vivendo quella che definisce
“selfishseason“, ovvero una stagione da egoista,
concentrandosi primariamente su sé stessa e la propria carriera,
reinventandosi dunque lontana da ogni possibile relazione
sentimentale.
Yara Shahidi e il suo attivismo
8. È un’attivista per
importanti cause sociali. Shahidi ha fondato
Eighteen x 18, una piattaforma per incoraggiare i
coetanei a votare per la prima volta al momento delle elezioni. Le
sue altre organizzazioni includono poi Yara’s
Club, una partnership con Young Women’s Leadership
Network (YWLN) di New York, che fornisce tutoraggio online
nella speranza di porre fine alla povertà attraverso l’istruzione.
Nel 2021, Yara Shahidi ha aderito alla campagna Dior Stand
with Women. L’attivismo dell’attrice è stato notato
dall’ex first lady Michelle Obama, che le ha poi
scritto una lettera di raccomandazione all’Università di
Harvard.
Yara Shahidi è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 8,1
milioni di persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre
3000 post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi
lavori da attivista, attrice e modella, spesso inerenti il dietro
le quinte di tali progetti o promozionali nei loro confronti. Ma
non mancano anche curiosità, momenti di svago, eventi a cui ha
preso parte e altre situazioni ancora. Seguendola, si può dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue novità.
Yara Shahidi: età e altezza
dell’attrice
10. Yara Shahidi è nata a
Minneapolis, in Minnesota, Stati Uniti, il 10 febbraio del
2000. L’attrice è alta complessivamente 1,68 metri.
Può
una donna di quasi 50 anni lasciare, da un momento all’altro, la
sua casa, il marito, la figlia pronta per l’università e il padre
per scappare e vivere in libertà una meravigliosa avventura in uno
stato straniero di cui non conosce la lingua locale? Si ed è quello
che succede alla protagonista nel film Un’isola per
cambiare il nuovo Netflix Original
diretto da Vanessa Jopp e scritto
a quattro mani da Jane Ainscough e Alex
Kendall, ambientato tra le coste e il mare blu della
Croazia.
La trama di Un’isola
per cambiare
In
Un’isola per cambiare Zeynap
(Naomi Krauss) è una madre di 49 anni che vive a
Monaco di Baviera, con origini turche, che sta affrontando un
momento complicato della sua vita: il recente lutto per la madre.
Il giorno del funerale litiga con il marito cuoco (Adnan
Maral) che ha dimentico il triste evento, preferendo il
lavoro e la compagnia di una giovane ragazza. La donna, stufa di
tutto e sull’orlo di una crisi di nervi, si mette quindi in viaggio
verso la Croazia, da sola, non avvisando neanche la figlia Fia
(Bahar Balci), per raggiungere l’abitazione che
gli ha lasciato in eredità la madre, croata d’origine. Dopo ore di
autostrada, il traghetto per raggiungere l’isola, un viaggio in
autubus e una lunga camminata, a tarda notte Zeynep arriva a
destinazione.
La mattina, dopo essere
crollata per la stanchezza sul letto, fa conoscenza di Josip
(Goran Bogdan) che vive li nel suo cottage. La
protagonista lo caccia via, reclamando la casa con la pretesa di
ristrutturarla e trasformarla in un AirB&B. Da qui in poi
Un’isola per cambiare procede su due
linee narrative: la prima vede Zeynap desiderosa di vendere la sua
nuova proprietà e Josip che tenta in tutti i modi di impedirle di
farlo; la seconda, e più importante, è incentra sulla rinascita
della donna, che finalmente ritrova se stessa e, soprattutto, la
voglia di vivere. Ovviamente non mancheranno ostacoli durante il
percorso, tra cui l’arrivo della figlia e dell’ex marito, il
cui obiettivo è quello di riportare a casa Zeynap.
Una nuova vita per
Zeynap
Un’isola per cambiare è dunque
una storia sulla scoperta della libertà di Zeynap, che lascia tutto
quello che conosceva per un qualcosa di nuovo e lo affronta tutto
da sola, ritrovando anche un legame con la madre appena defunta.
Questo film però è anche una commedia romantica, una di quelle dove
finalmente la protagonista si innamora di un uomo più giovane di
lei. La storia d’amore che nasce tra Zeynap e Josip è una di quelle
con la dinamica enemies to lovers, in cui i personaggi
all’inizio si odiano.
Alla
fine, ovviamente, finiranno per stringere un legame e lo scenario
che si scorge all’orizzonte, con un tramonto sul mare e una serata
passata al fuoco di falò aiuta a creare l’atmosfera giusta.La colonna sonora è ricca di musica
pop, come “Dog Days Are Over” di Florence and The Machine,
che si inserisce nella trama in modo ragionevole, ma anche un pezzo
cult anni Ottanta “99 Luftballons” di Nena, la canzone
preferita della protagonista, che canticchia anche quando pedala in
bici ubriaca, dopo aver flirtato per tutta la sera con un giovane
agente immobiliare del paese.
Un’isola per
cambiare, un racconto al femminile
Il film Un’isola per
cambiare è poi naturalmente un racconto che possiede
uno sguardo al femminile, sia perché la regia e la sceneggiatura
sono affidate a delle donne, sia per la storia e i personaggi che
vengono proposti. La novità di questo Netflix Original
tedesco-turco, sta proprio nella scelta di un’attrice matura nel
ruolo principale, per portare sullo schermo il messaggio che a
qualsiasi età si può cambiare. Zeynap è una donna che si trova a
metà della sua esistenza, in quel momento dove, giunta al traguardo
dei tanto spaventosi 50 anni, si ritrova con un marito che non ride
più con lei e con il rischio di essere risucchiata da un vortice di
depressione. L’unica critica che si potrebbe muovere al film è
sulla sua durata, la quale poteva essere ridotta di almeno 20
minuti.
Per spiegare e approfondire tutti i
personaggi che animano e abitano l’isola, si è infatti finiti con
l’andare un po’ troppo per le lunghe. Purtroppo, inoltre, poco
viene aggiunto alla crescita dei due protagonisti innamorati, anche
perché la chiave di tutto doveva essere che Zeynap finalmente aveva
trovato la felicità e un uomo che l’amava. Un’isola per
cambiare – in originale Faraway – è un
dunque dramma sulla riscoperta dei veri piaceri della vita con quel
romanticismo che fa sempre bene al cuore di chiunque. Se lo
svolgimento della trama non è dunque il punto di forza del film,
risultando anzi piuttosto prevedibile, è il racconto implicito che
si fa di Zeynap, interpretata dalla bravissima Naomi Krauss, e le location mozzafiato della Croazia
ad impreziosire il tutto.
Nel 1973 il film
Papillon portò al cinema le gesta di
Henri Charrière, con attori del calibro di
SteveMcQueen e Dustin
Hoffman. A distanza di più di quarant’anni, il film ha
ottenuto un remake (qui la recensione) interpretato
stavolta da Charlie
Hunnam, celebre per la serie Sons of Anarchy,
e Rami
Malek, premio Oscar per il film Bohemian
Rapsody. Questa trasposizione del 2017 è diretta da
Michael Noer, regista danese qui al suo primo
lungometraggio in lingua inglese. La vicenda è anche in questo caso
basata sull’autobiografia pubblicata nel 1969 da Charrière.
All’interno di questa si narrano le
vere vicende vissute dal criminale e scrittore, il quale venne
condannato all’ergastolo per un omicidio avvenuto nel 1930. A
diventare oggetto d’interesse per il cinema sono stati i suoi
molteplici tentativi di fuga, rimasti particolarmente celebri.
L’uomo, il cui soprannome era “Papillon” per via di una farfalla
tatuata sul petto ha poi ottenuto grande popolarità grazie al film
che gli venne dedicato nel 1973. Con il recente remake, la sua
figura ha ora modo di tornare all’attenzione del pubblico, che ha
così modo di riscoprire una delle personalità più stravaganti e
affascinanti del secolo scorso.
Dopo un’anteprima mondiale al
Toronto International Film Festival, Papillon è
infine arrivato in sala. Qui non ha però riscontrato un particolare
apprezzamento da parte del pubblico, arrivando ad incassare appena
10 milioni di dollari in tutto il mondo. A pesare, nel giudizio sul
film, è inevitabilmente il confronto con l’originale, giudicato di
gran lunga più avvincente e coinvolgente da un punto di vista
emotivo. A prescindere da ciò, il remake del 2017 è comunque un
film da riscoprire anche solo per le interpretazioni dei due validi
interpreti principali. Diverse sono le curiosità legate al titolo,
dal cast alle piattaforme streaming dove portelo vedere.
Proseguendo nella lettura sarà possibile scoprire questo e molto
altro.
Papillon: la trama del
film
Protagonista del film è il
venticinquenne Henri Charrière, da tutti
soprannominato Papillon. Egli cresce nel duro
contesto della Parigi degli anni Trenta, e qui ben presto si
ritrova accusato di un omicidio che non ha mai commesso.
Processato, viene infine condannato all’ergastolo, mandato a
scontare la pena nella peggiore colonia carceraria possibile,
collocata sull’Isola del Diavolo, nella Guyana francese. Qui si
scontra con la dura vita del carcere, che riduce in condizioni
pietose chi vi è costretto. La mancanza di igiene e i lavori
forzati finiscono infatti con il distruggere fisicamente e
mentalmente i detenuti, costretti a condizioni disumane. Papillon
non riesce a tollerare quell’ambiente, continuando a sostenere di
trovarsi lì per errore. Vedendo inascoltate le proprie richieste,
decide allora di mettere in atto una fuga.
Nel tentare ciò, stringe alleanza
con il falsario Louis Dega, il quale lo aiuterà
nei suoi piani. Scappare dall’isola è però un impressa quasi
impossibile e la fuga andrà studiata nel minimo dettaglio. Prima di
poter riacquistare la libertà, però, Papillon dovrà veder sfumare
più volte le proprie speranze, ma sarà proprio il desiderio di
libertà a dargli la forza per non cedere. Il profondo legame
d’amicizia che intanto cresce tra lui e Dega si rivelerà
fondamentale, poiché avere un amico all’interno di un carcere può
rivelarsi una risorsa più preziosa di quello che sembra. Dopo molto
tempo, e numerosi tentativi di fuga falliti, i due riusciranno
infine a trovare un buon piano per fuggire da lì. Portarlo a
compimento, però, sarà la sfida più grande della loro vita.
Papillon: il cast del
film
Il film del 1973 è celebre per le
interpretazioni dei due grandi attori principali. Per il nuovo
film, dunque, i produttori cercarono due attori che potessero
essere in grado di risultare altrettanto convincenti. Per il ruolo
di Charrière, che fu di Steve McQueen, si pensò
dunque all’attore Charlie Hunnam. Questi però,
quando gli fu proposta la parte, rifiutò non convinto del progetto
e intimorito dal paragone con l’originale. Al suo posto venne
scelto allora un altro attore. Hunnam, però, cominciava a pentirsi
della sua scelta, e quando seppe che la parte era tornata vacante
fece di tutto pur di ottenerla. Per poter interpretare Papillon,
però, all’attore venne chiesto di perdere diversi chili di peso.
Egli si sottopose così ad una dieta particolarmente stressante, che
lo portò anche al digiuno per circa dieci giorni. Ciò gli permise
di perdere il peso necessario in un lasso di tempo particolarmente
breve.
L’attore ha poi descritto il ruolo
come uno dei più complessi della sua intera carriera. Accanto a lui
si ritrova poi Rami Malek, nel ruolo del falsario
Louis Dega. Questo personaggio era stato interpretato da
Dustin Hoffman nel film del 1973. Per non
rischiare di essere influenzato da tale versione, Malek raccontò di
aver ricercato una nuova chiave interpretativa del personaggio, che
gli permettesse di dar vita alla propria versione di Dega. Nel film
si ritrovano poi diversi attori di origine europea come
Luka Peroš, noto per il ruolo di Marsiglia in
La casa di carta, e qui impegnato nella parte di Santini.
L’olandese Yorick van Wageningen è invece Barrot,
mentre il danese Roland Møller ha dato vita a
Celier.
Papillon: la vera storia
dietro al film
Nato nel 1906, Charrière è una
figura particolarmente affascinante, sia per la sua turbolenta vita
sia per le grandi gesta compiute durante questa. Dopo aver prestato
servizio nella marina francese, questi si trasferì a Parigi, dove
operò prevalentemente come ladro. Proprio nella capitale, il 26
marzo del 1930, egli si ritrovò coinvolto nell’evento che gli
avrebbe cambiato la vita. Quel giorno, un macellaio di nome Roland
Legrand, venne colpito allo stomaco da un colpo di pistola. Prima
di morire in ospedale, egli riuscì a pronunciare il nome Papillon.
Ciò fece ricadere la colpa dell’omicidio su Charrière, il quale
venne arrestato e condannato ai lavori forzati a vita. Egli non
accetta però tale verdetto, e negli anni metterà a segno una serie
di fughe, risoltesi però sempre con un nulla di fatto.
Trasferito sull’Isola del Diavolo,
isola carceraria nota per i brutali trattamenti riservati ai
detenuti, riesce infine ad evadere una volta per tutte. Per essere
sicuro di non venire arrestato nuovamente, si trasferisce in
Venezuela, dalla quale non può essere estradato. Qui intraprese una
propria attività, aprendo un ristorante di buon successo. Il
terremoto del 1967 però distrusse il locale, e tale evento spinse
Charrière a scrivere la propria autobiografia, narrante le proprie
evasioni. Quanto viene in essa raccontato è stato più volte oggetto
di dibattiti circa la sua veridicità. L’autore ha però sempre
insistito nel dire che ciò che narra è vero per la maggior parte.
Alla fine, con il passare del tempo, le gesta di Papillon, vere o
non vere che sia, sono diventate talmente celebri da essere entrate
a far parte dell’immaginario comune.
Papillon: il trailer e
dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Papillon è
infatti presente su Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. In base alla
piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo
sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio
della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione
per venerdì 10 marzo alle
ore 21:20 sul canale Rai
4.
Luther: verso
l’inferno è la
versione cinematografica della fortunata
serie dal semplice titolo di Luther
prodotta dalla BBC, andata in onda dal 2010 al 2019, e che in
Italia è stata prima distribuita su Fox Crime e poi su
Netflix.
Il lungometraggio uscirà a sua
volta su Netflix dal 10 marzo ed è diretto Jamie
Payne, che aveva già curato la regia della quinta e ultima
stagione. Mentre la sceneggiatura è di Neil Cross, ideatore dello
stesso personaggio dell’ispettore capo detective che dà il nome
alla storia, incarnato dall’attore Idris Elba. Nel corso della trasmissione delle
cinque fortunate stagioni, l’interesse del pubblico nei confronti
delle stesse è cresciuto esponenzialmente e, durante questi anni,
le candidature e le vittorie ai più disparati premi si sono
sprecate. Dal 2012
Idris Elba ha vinto un Golden Globe, il Screen Actors
Guild Award e il Critics’ Choice Television Award, e per Neil Cross
nel 2011 c’era stato l’Edgar Award come miglior sceneggiatura per
il primo episodio della prima stagione.
Era dunque naturale che le lugubri
indagini dell’ispettore capo conducessero all’idea di farne un
film. Ed è così che lo scrittore ha iniziato a rilasciare
dichiarazioni ufficiali di qualche accenno sulla trama finché, dal
sodalizio con il regista Jamie Payne, già dal 2019 sono nate le
prime conferme definitive sul progetto, anche e soprattutto da
parte del suo protagonista (e produttore insieme a Cross)
Idris Elba.
La specifica della direzione
Verso l’nferno indicata dal titolo (che in inglese è
The Fallen Sun) è in senso chiaramente metaforico, ma che
abbraccia sia la psiche che le azioni, e non solo del criminale che
il detective dovrà catturare stavolta.
La discesa agli inferi di Idris Elba ne Luther:
verso l’inferno
Tra le peculiarità di Luther,
spicca sicuramente un intuito raro, che coglie la reale essenza
degli indagati anche soltanto a guardarli attentamente negli occhi.
E, in tal senso, lo sguardo magnetico e sempre semichiuso di Elba è
sfruttato alla grande. Ma il rovescio della medaglia del suo innato
fiuto verso i veri cattivi, è un altrettanto rischiosa attrazione
che loro esercitano su di lui attraverso quel lato oscuro. Luther è
il capo dell’unità anticrimine della polizia londinese che si
occupa, per l’appunto, di omicidi gravi e seriali, e i suoi metodi
sono tutto fuorché fedelmente aderenti ai protocolli di
comportamento. Ma il problema non sarebbe certo quello, se non
fosse che ad essere a briglia sciolta non sia solamente l’istinto
indagatore di Luther, ma anche quello distruttivo.
Neil Cross racconta che per la
creazione del personaggio si è ispirato – neanche a dirlo – a
Sherlock Holmes e a Colombo di Richard Levinson e
William Link. L’uno per l’acume nel cogliere dettagli di cui
nessuno mai si accorge, l’altro per la sua tipica struttura
narrativa conosciuta anche come “howcatchem”, nella quale
l’assassino si vede subito e lo scopo della successione dei fatti è
la scoperta di come verrà catturato.
La discesa agli inferi (o la caduta
del sole, per dirla nella versione inglese del titolo) è quindi la
strada che il detective dovrà intraprendere fino alle fondamenta di
sé, le sue paure, le ombre, attraversando tutto quello che aveva
lasciato incompiuto o che aveva sfiorato con superficialità. E di
nuovo lo compirà seguendo le orme di un altro feroce e inumano
assassino (Andy
Serkis).
Il film lascia col fiato sospeso e,
anche quando lo si riprende, viene comunque seccato dalla brutalità
dalle scene descritte da Neil Cross. Luther: verso
l’inferno dà tutto quello che ci si aspetta, ed è
sicuramente grazie alle performance di
Idris Elba e, in particolar modo, di Andy Serkis se acquisisce del carattere in
più, se, cioè, la violenza viene spiegata dall’ampiezza delle
sfumature dei disturbi psichiatrici raccontati. È ben impostata la
costruzione estetica delle immagini, così come la velocità e il
ritmo della storia. Sarebbe solo stata più importante la cura della
motivazione di alcune scene d’azione che, se fossero state sbrigate
con minor frettolosità, avrebbero dato più corpo alla personalità
del film. Luther: verso l’inferno subisce un po’ il
retaggio della puntata da cinquanta minuti, ma dà comunque quella
giusta dose di angosciante intrattenimento, senza aggiungere nulla
di particolare alla serie che lo ha preceduto.
L’attrice Kylie
Bunbury potrà essere sconosciuta ai più, ma da anni ormai
ricopre ruoli di rilievo in serie di genere come il thriller
Under the Dome o il poliziesco BigSky.
Dotata di fascino, carisma e buone capacità attoriali, è dunque
un’attrice tutta da scoprire.
Ecco 10 cose che non sai di Kylie Bunbury.
Kylie Bunbury: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in note serie
TV. La prima esperienza come attrice di una serie TV la
Bunbury la ha grazie ad un episodio della soap opera Il tempo
della nostra vita (2010). In seguito recita anche nelle serie
Twisted (2013-2014), Tut – Il destino di un
faraone (2015) e Under the Dome (2015), con
Britt Robertson e
Dean Norris. Successivamente ha recitato anche in
Pitch (2016), in When They See
Us (2019) e in un episodio diThe Twilight Zone
(2020). Nello stesso 2020 recita in Brave New World, con
Alden
Ehrenreich, ed assume il ruolo di Cassie Dewell, una
delle protagoniste di Big Sky, dove recita accanto a
Katheryn
Winnick.
2. Ha preso parte anche ad
alcuni film. Oltre ad essere apparsa in diverse serie TV,
per le quali è principalmente nota, l’attrice ha avuto modo di
recitare in alcune occasioni anche in lungometraggi per il cinema.
Il primo di questi risale al 2011 e si tratta della commedia
Prom – Ballo di fine anno. Nello stesso anno recita poi in
un’altra commedia, Lo spaventapassere, con Jonah Hill e
Sam Rockwell. È
poi tornata a recitare per il cinema nel 2018 con Game Night – Indovina chi muore
stasera?, con Jason Bateman e
Rachel McAdams.
In seguito ha recitato anche in Eas Wheaties! (2020) e
Warning (2021).
Kylie Bunbury in Under the Dome
3. Ha avuto un ruolo nella
terza stagione. Nel 2015 l’attrice ha interpretato Eva
Sinclair, uno dei personaggi principali della terza stagione della
serie thriller Under the Dome, basata sull’omonimo libro
di Stephen King. L’attrice, però, interpreta non
solo questo personaggio, ma anche Dawn, la figlia di Eva e Dale, e
nuova regina del Kinship. Si tratta di uno dei primi ruoli di
rilievo avuti dall’attrice e che le hanno permesso di ottenere una
buona notorietà.
Kylie Bunbury in When They See Us
4. Ha avuto un ruolo nella
nota serie. Nel 2019 l’attrice recita nella serie NetflixWhen They See Us, basata sul caso
della jogger di Central Park, che nel 1989 fu aggredita durante
l’allenamento all’interno del noto parco di New York. In seguito
all’accaduto, cinque giovani, di cui quattro neri e uno ispanico,
furono condannati per il reato, anche se mancavano le prove della
loro colpevolezza. Nella serie la Bunbury interpreta Angie
Richardson, sorella maggiore di uno degli accusati, Kevin
Richardson.
Kylie Bunbury in Big Sky
5. È una delle protagoniste
della serie. In Big Sky, serie di genere
poliziesco disponibile su Disney+, l’attrice interpreta la
detective Cassie Dewell che insieme all’ex poliziotta Jenny Hoyt
deve cercare due sorelle che sono state rapite da un camionista in
un’autostrada del Montana. Ha così inizio un’indagine
particolarmente complessa, che porterà le due a scoprire retroscena
più spaventosi di quello che pensavano. La serie è ad oggi composta
da 3 stagioni per un totale di 47 episodi e la Bunbury compare in
ognuno di questi.
6. Era incinta durante la
seconda stagione. Mentre partecipava alle riprese della
seconda stagione di Big Sky, l’attrice era incinta del suo
primo figlio. Proprio per via di ciò, si è reso necessario
ripensare molte delle sue scene in modo tale da utilizzare
inquadrature che nascondessero la sua gravidanza. Tuttavia,
facendoci attenzione, il più delle volte questa risulta comunque
evidente.
Kylie Bunbury chi è suo marito?
7. È sposata e ha un
figlio. L’attrice è molto riservata riguardo la propria
vita privata e non è solita condividere troppi dettagli a riguardo.
Sappiamo però che si è fidanzata con Jon-Ryan Alan
Riggins l’8 aprile 2018, in quanto tale annuncio è stato
dato tramite il profilo Instagram dell’attrice. I due si sono poi
sposati il 1° gennaio 2020 e nel giugno dello stesso anno la
Bunbury annuncia la sua prima gravidanza. Il 6 dicembre 2021 è poi
nato il loro figlio, di cui l’attrice ha condiviso alcune foto su
Instagram.
Kylie Bunbury è su Instagram e Twitter
8. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network
Instagram, con un proprio profilo verificato seguito da ben 209
mila persone e dove attualmente si possono ritrovare oltre 400
post. Questi sono principalmente immagini relative a suoi lavori da
attrice e da modella, inerenti il dietro le quinte di tali progetti
o promozionali nei loro confronti. Ma non mancano anche curiosità,
momenti di svago, eventi a cui ha preso parte e altre situazioni
ancora. Seguendola, si può dunque rimanere aggiornati su tutte le
sue novità.
9. Ha un account anche su
Twitter. Oltre ad Instagram, l’attrice utilizza molto il
social network Twitter, dove vanta un totale di circa 57 mila
follower. Anche qui, l’attrice è solita condividere con i propri
fan maggiori informazioni sui progetti a cui ha preso parte,
proponendo anche curiosità e dettagli, come ad esempio sta facendo
riguardo al suo ruolo nella serie Big Sky. Anche in questo
caso, dunque, sarà possibile, seguendola, rimanere informati su
tutte le sue novità.
Kylie Bunbury: età e altezza dell’attrice
10. Kylie Bunbury è nata a
Hamilton, Ontario, in Canada, il 30 gennaio del 1989.
L’attrice è alta complessivamente 1,73 metri.
In sala dal 15
febbraio, il film Ant-Man and the Wasp:
Quantumania (sintetizzabile come Ant-Man 3) ha
non solo introdotto una nuova variante di Kang il
Conquistatore, ma ha anche presentato MODOK, uno dei
più noti e iconici villain della Marvel. Dopo aver potuto osservare
come tale personaggio è stato raffigurato all’interno del film, dei
nuovi concept art a lui dedicati svelano ora come egli avesse
inizialmente un aspetto ben diverso. Il concept artist
Aleksi Briclot ha condiviso tramite il proprio
profilo Instagram il look iniziale di MODOK, il quale risulta non
solo molto più minaccioso ma anche maggiormente dotato di
pericolose armi tecnologiche.
Il MODOK di questi concept art si
differenzia dall’estetica del personaggio nel film finito in
diversi modi, in particolare racchiudendo la testa
sovradimensionata del cattivo in una cupola inquietante e
semitrasparente. Nella didascalia dell’immagine di accompagnamento,
Briclot ha dichiarato di aver cercato di rimanere fedele a come
MODOK è ritratto nei fumetti di Ant-Man and the Wasp,
spinge però il personaggio anche oltre le sue possibilità
attreverso nuove caratteristiche. Briclot ha anche notato che parte
della sfida durante la concettualizzazione del MODOK dell’MCU stava
nel trovare modi per oscurare la sua connessione con l’antagonista
originale di Ant-Man Darren Cross.
Questo design inutilizzato di MODOK
viene svelato mentre i fan dell’MCU continuano a discutere sui
pregi e i difetti della rappresentazione del personaggio nel film.
Una parte della fanbase del franchise sostiene che Ant-Man
3 avrebbe dovuto trattare MODOK più seriamente e si augura che
i Marvel Studios ripenseranno il proprio approccio al personaggio
nei progetti futuri. Tuttavia, è improbabile che ciò accada,
secondo lo sceneggiatore di Ant-Man and the Wasp:
QuantumaniaJeff Loveness. “Finché sarò
vivo, quei quattro fan non otterranno quell’adattamento serioso che
vogliono. MODOK sarà sempre una gran testa stupida. Tutto
qui”. Per quanti avrebbero desiderato vedere una versione del
personaggio più cupa, ecco di seguito il post con i concept art
originali.
Sebbene il Marvel Cinematic Universe abbia avuto alcuni
film di molto successo, è importante notare anche i film che
viceversa sono stati un fiasco, non solo al botteghino ma anche in
termini di ascolti tv. Non sono molti i prodotti del MCU che hanno fallito ma è bene
evidenziare che comunque sono prodotti che hanno avuto un impatto
significativo sul franchise nel suo complesso.
Inoltre, il MCU ha
continuato a espandersi ed evolversi nel corso degli anni, e ogni
nuova uscita ha portato con sé sfide e successi unici. In alcuni
casi, la scarsa performance di questi film potrebbe essere
attribuita alla concorrenza di altri film, alla data di uscita o ad
altri fattori come l’accoglienza della critica. Questi i 5
prodotti
Marvel che sono stati un fiasco.
Il primo film del 2018, che ha
incassato 622 milioni di dollari in tutto il mondo, ha ottenuto
risultato inferiore rispetto a quello degli altri film del
MCU. Il sequel non è riuscito a eguagliare il
successo al botteghino del suo predecessore, nonostante le
recensioni positive di pubblico e critica.
L’incredibile Hulk (2008)
L’incredibile Hulk è il secondo film in ordine
temporale della Fase 1 del Marvel Cinematic Universe, uscito nel 2008. Il
film ha come protagonista Edward Norton nel ruolo di Bruce Banner/Hulk ed è stato diretto da
Louis Leterrier. Nonostante la presenza di un
personaggio popolare e di un cast di talento, L’incredibile Hulk ha incassato solo circa 263
milioni di dollari in tutto il mondo, una cifra relativamente bassa
rispetto agli altri film del franchise.
Ci sono diversi fattori che possono
aver contribuito a questa performance deludente del film.
Innanzitutto, il film è uscito solo cinque anni dopo “Hulk”
di Ang Lee (2003), che non era stato accolto bene
dal pubblico. Inoltre, il film non aveva il potere delle star e
l’appeal al botteghino di altri film del MCU, come “Iron
Man” (2008) e “Thor”
(2011).
Thor: The Dark World (2013)
Thor: The Dark World è stato il secondo film
standalone dell’eroe asgardiano, uscito nel 2013. Il film ha come
protagonista Chris Hemsworth nel ruolo di Thor ed è stato diretto da Alan Taylor. Pur riuscendo a incassare oltre
644 milioni di dollari in tutto il mondo, il film è stato
considerato una delusione rispetto agli altri film del
MCU.
Un fattore che potrebbe aver
contribuito alla performance deludente del film è la mancanza di
consensi da parte della critica. Thor: The Dark World ha ricevuto recensioni
contrastanti da parte della critica, che ha citato problemi con il
ritmo e la trama del film. Inoltre, il film è uscito in una
stagione affollata di incassi, con la concorrenza di altre grandi
uscite come “The
Hunger Games: La ragazza di fuoco” e “Frozen“.
Inhumans (2017)
Sebbene Inhumans non fosse un’uscita nelle sale come
gli altri film del Marvel Cinematic Universe, è stata comunque
un’aggiunta significativa al franchise. La serie ha debuttato sulla
ABC nel 2017 ed era basata sugli omonimi fumetti della Marvel. Tuttavia, lo show è stato un
fallimento critico e commerciale ed è stato cancellato dopo una
sola stagione.
La serie ha dovuto affrontare molte
turbolenze dietro le quinte, con segnalazioni di problemi con la
produzione e la direzione creativa dello show. Inoltre, la serie
non ha ricevuto lo stesso livello di marketing e promozione di
altre proprietà Marvel, il che potrebbe aver contribuito a una
scarsa conoscenza e interesse da parte del pubblico.
Doctor Strange (2016)
Allo stesso modo, Doctor Strange è stato un altro film Marvel che ha avuto un rendimento inferiore
rispetto agli altri film del MCU. Nonostante le recensioni
positive, il film ha incassato solo circa 677 milioni di dollari in
tutto il mondo, un risultato inferiore a quello di altri film
usciti nello stesso periodo come “Batman
v Superman: Dawn of Justice” e “Rogue
One: A Star Wars Story“.
Nel caso di Doctor Strange, nonostante il film non sia
andato come previsto, il personaggio interpretato da Benedict Cumberbatch ha contribuito al
successo complessivo del Marvel Cinematic Universe, che è diventato uno
dei franchise di maggior successo e profitto nella storia del
cinema.
Come ormai noto, The
Marvels, l’atteso sequel di Captain Marvel dei
Marvel Studios, è stato
recentemente posticipato dal 28 luglio 2023 al
10 novembre 2023 e, secondo alcuni rumor circolati
da poco in rete, dietro questo slittamento potrebbero esserci altri
motivi rispetto a quelli ufficialmente rilasciati. Poco dopo
l’annuncio del ritardo, i rapporti ufficiali hanno infatti indicato
che il film è stato posticipato per consentire
più tempo ai lavori di post-produzione e, anche se ciò potrebbe
comunque essere vero, stando a nuove indiscrezioni non sarebbe il
motivo principale.
In un episodio del suo podcast,
l’insider JeffSneider ha
detto di aver sentito che lo slittamento sarebbe dipeso da alcuni
conflitti emersi con la protagoni Brie Larson,
con la quale non sarebbe stato affatto facile lavorare durante le
riprese, compresi alcuni presunti contrasti con la co-protagonista
Teyonah Parris. Sneider ha dunque suggerito che ci
sia stato un comportamento da “diva” da parte dell’attrice premio
Oscar, apparentemente non contenta che il sequel sia intitolato
The Marvels e non Captain Marvel 2, in quanto ciò
toglierebbe importanza al suo personaggio, alla base delle opere ad
esso dedicate.
Tali affermazioni sono naturalmente
da prendere con le dovute precauzioni, in quanto si tratta ad ora
di meri rumor, voci di corridoio assolutamente non confermate, e
che non spiegano nel dettaglio in che modo i conflitti con
l’attrice stiano creato problemi al film. Non resta dunque che
attendere maggiori chiarimenti a riguardo, come anche l’uscita del
film a questo punto prevista per 10 novembre di quest’anno. Questo
sequel, come noto, sarà diretto da Nia DaCosta,
regista di Candyman. Nel cast ci saranno
ancheIman
Vellani(Ms. Marvel, già vista anche
nell’omonima serie tv su Disney+) e Teyonah
Parris (Monica Rambeau, già apparsa
in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nel corso della
Fase 4 e all’inizio della Fase 5 del MCU
abbiamo fatto la conoscenza di due varianti di Kang: Colui che rimane e il Conquistatore. Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha chiarito
che ci sono ancora molte varianti di Kang in arrivo, mentre fonti attendibili hanno
indicato che avremo modo di passare del tempo con almeno alcuni di
loro nella seconda stagione di Loki.
La serie dovrebbe debuttare su Disney+
quest’estate e promette di essere un capitolo importante della più
ampia saga del Multiverso.
Il Centurione Scarlatto
La
scena mid-credits di Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha
puntato i riflettori su tre specifiche varianti di Kang: Immortus,
Rama-Tut e Il Centurione
Scarlatto. Prevediamo di passare molto tempo con questo
trio in futuro, anche se quest’ultimo, nello specifico, è un
personaggio che possiamo immaginare verrà approfondito a dovere in
Loki.
Per qualche motivo, i Marvel Studios hanno preso il
Centurione Scarlatto e lo hanno ridisegnato per il
MCU.
Considerando che si tratta di un soprannome che Kang ha usato solo
per un breve periodo e che poi ha affibbiato a suo figlio, forse
non dovremmo essere sorpresi!
In ogni caso, visto il poco tempo
che ci separa da Avengers: The Kang Dynasty per spiegare meglio
chi sono queste Varianti, Loki dovrebbe
puntare i riflettori su questo Kang
tecnologicamente avanzato. I Marvel Studios possono quindi
conservare Rama-Tut per la seconda stagione di
Moon Knight (o per i Fantastici Quattro) e
Immortus per il prossimo film sui Vendicatori.
Mister Gryphon
Durante la già citata
scena mid-credits, si può vedere una delle varianti di Kang vestita in giacca e cravatta. Si tratta
quasi certamente di Mister Gryphon, una versione
del cattivo bloccato nel XXI secolo che ha creato la Qeng
Enterprises. Il quartier generale dell’azienda è stato
visto nel The Void quando Loki
è arrivato alla fine dei tempi, un indizio forse che era tra le
Varianti abbattute in una vita passata. Riportare il Dio
dell’Inganno ai giorni nostri potrebbe portare a molti momenti
divertenti nella seconda stagione, soprattutto se venissimo a
sapere che Kang ha acquistato l’ex Avengers
Tower.
Loki e
Mobius, lavorando nell’ombra, potrebbero essere
incaricati di riscrivere la storia distruggendo l’azienda di
Mr. Gryphon, lasciando la porta aperta ai Fantastici Quattro per acquistarla tra un paio
d’anni (inoltre, siamo sicuri che Loki amerebbe
rivisitare il luogo della sua più grande sconfitta).
Victor Timely
Nei fumetti, dopo aver
subito l’ennesima umiliante sconfitta per mano dei Vendicatori,
Kang ha creato la sua identità di
Victor Timely nel 1901. Usando la sua conoscenza
del futuro per trasformare la città di Timely,
Wisconsin (da lui fondata) in una meraviglia
tecnologica, Kang ha inconsapevolmente plasmato l’Universo Marvel
nel mondo che poi è diventato. Ant-Man and The Wasp: Quantumania ha messo in
evidenza questa variante Kang, suggerendo che sarà
la chiave di qualsiasi storia Loki abbia
intenzione di raccontare nella seconda stagione.
Il viaggio nel tempo e il
multiverso sembrano avere una definizione molto diversa nel
MCU
rispetto che sulla carta, con il primo che espande il secondo.
Tenendo conto di ciò, Timely potrebbe non essere responsabile della
creazione della Terra-616 che abbiamo imparato a conoscere, ma
potrebbe comunque gettare le basi per molte delle innovazioni di
quel mondo o addirittura per un’intera nuova realtà…
Kamala Kang
Se la vista di quei
Kang che ululano come pazzi in quel colosseo è
indicativa, alcune di queste varianti sono decisamente folli.
Tuttavia, questo dà ai Marvel Studios l’opportunità di divertirsi
con Loki,
come quando abbiamo incontrato personaggi come il Presidente Loki e
l’Alligatore Loki durante la prima stagione dello show.
Kamala Kang è stata creata nella storyline
Infinity Warps, che ha visto due diversi
personaggi fondersi in uno per creare nuovi eroi e cattivi. Questo
mashup aveva tutti i superpoteri di Ms. Marvel combinati con l’intelletto e la
padronanza di Kang nel viaggiare nel tempo.
Non è rimasta a lungo in
circolazione, ma questo è stato un divertente cameo per Iman Vellani. Al momento, sembra che i Marvel
Studios si dedichino a Majors come variante di
Kang, ma se sono disposti a rompere gli schemi,
questa è un’idea che ha del potenziale. In alternativa, saremmo
lieti di vedere Kangaroo Kang!
Nathaniel Richards
Nel finale di Loki, Colui che resta ha
detto di essere stato uno scienziato che ha scoperto l’esistenza
del Multiverso nel 31° secolo. Da lì, ha incontrato le sue
Varianti, la maggior parte delle quali non erano così gentili come
lui sosteneva di essere.
Non è ancora stato stabilito se
tutti i Kang nascono come Nathaniel
Richards, ma deve esserci almeno uno di loro là fuori che
è stato il “primo” a scoprire il Multiverso. Il Kang di Terra-616 deve ancora essere rivelato,
naturalmente, ma anche se Loki e Mobius non riuscissero a
rintracciarlo in questo momento cruciale, Ravonna
Renslayer potrebbe farlo!Sì, siamo pronti a scommettere
che vi siete dimenticati di lei. Anche lei è in cerca di risposte e
potrebbe essere colei che inavvertitamente accende la scintilla che
porta a un’altra Guerra Multiversale. Il Kang del fumetto è ossessionato da lei e
potrebbe essere più importante di quanto abbiamo mai
immaginato…
Anche quest’anno l’appuntamento più
atteso dal mondo del cinema, la Notte degli Oscar 2023, è su Sky:
la 95ª edizione degli Academy Awards sarà in
diretta nella notte tra il 12 e il 13
marzo dalle 23.15 su Sky Cinema
Oscar (canale 303 di Sky e in streaming su
NOW), su Sky Uno e in chiaro su
TV8.
Dagli studi Sky Francesco
Castelnuovo accompagnerà gli spettatori per l’intera
serata, commentando i momenti salienti, dal Red Carpet fino a tutte
le premiazioni dal Dolby Theatre di Los Angeles, insieme al
“Cinemaniaco” Gianni Canova e la giornalista di
Sky TG24 Francesca Baraghini. Con loro in studio
Costantino della Gherardesca, conduttore di
Pechino Express, dal 9 marzo in esclusiva su Sky e
NOW, e l’attore Claudio Santamaria, che dal 24 marzo sarà tra
i protagonisti della seconda stagione della serie Sky
Original Christian,
in esclusiva su Sky e NOW.
La Notte degli Oscar
2023 sarà riproposta integralmente nella mattina e nel
pomeriggio di lunedì 13 marzo su Sky
Cinema Oscar, successivamente sarà disponibile anche on
demand su Sky e in streaming su NOW, mentre in
prima serata l’appuntamento con “Il meglio della Notte
degli Oscar 2023” sarà dalle 21.15 su
Sky Cinema Oscar® e Sky Uno, in seconda serata su
TV8, disponibile anche on demand su Sky e in
streaming su NOW.
Paramount+
ha pubblicato oggi il video musicale ufficiale del singolo “Grease
Is the Word” tratto dalla nuova serie originale Grease:
Rise of The Pink Ladies. Subito dopo la première negli
Stati Uniti e in Canada, la serie musicale debutterà in esclusiva
su Paramount+ con due episodi venerdì 7 aprile in
Italia, oltre che nel Regno Unito, in Australia, America Latina,
Germania, Svizzera, Austria, Francia e successivamente in Corea del
Sud. Dopo la première, i nuovi episodi della stagione in dieci
episodi saranno disponibili in streaming ogni venerdì.
“Grease Is the Word” è una
rivisitazione in chiave moderna dell’iconica canzone “Grease”,
scritta da Barry Gibb e interpretata da Frankie Valli, che è stata
il brano di apertura del celebre film musicale del 1978. Il brano
sarà presente insieme a 30 canzoni originali nella prima stagione
di GREASE: RISE OF THE PINK LADIES, con il produttore musicale
esecutivo e cantautore nominato ai GRAMMY Award Justin Tranter al
timone. Come si vede nel video musicale di “Grease Is the Word”,
ogni canzone della serie sarà accompagnata da un pezzo
coreografato, guidato dal coreografo Jamal Sims.
I dettagli sull’uscita del film
completo Grease: Rise of The Pink Ladies di
Capitol Records saranno annunciati in seguito. Grease: Rise
of The Pink Ladies vede protagonisti Marisa
Davila nel ruolo di Jane, Cheyenne Isabel Wells nel ruolo
di Olivia, Ari Notartomaso nel ruolo di Cynthia, Tricia Fukuhara
nel ruolo di Nancy, Shanel Bailey nel ruolo di Hazel, Madison
Thompson nel ruolo di Susan, Johnathan Nieves nel ruolo di Richie,
Jason Schmidt nel ruolo di Buddy, Maxwell Whittington-Cooper nel
ruolo di Wally e Jackie Hoffman nel ruolo di Asst. Principal
McGee.
La serie musicale si svolge quattro
anni prima dell’originale “Grease”. Nel 1954, prima che il rock ‘n’
roll spadroneggiasse, prima che i T-Birds fossero i più cool della
scuola, quattro emarginati stanchi osano divertirsi a modo loro,
scatenando un panico morale che cambierà per sempre la Rydell
High.
Dagli studi televisivi Paramount,
Grease: Rise of The Pink Ladies è scritto e
prodotto esecutivamente da Annabel Oakes (“Atypical”, “Minx”), che
funge anche da showrunner e ha diretto un episodio successivo.
Alethea Jones (“Made for Love”, “Dollface”, “Evil”) ha diretto
l’episodio pilota e altri due episodi ed è produttrice esecutiva.
Marty Bowen e Wyck Godfrey producono esecutivamente per Temple
Hill, mentre Adam Fishbach è anche produttore esecutivo.
Prodotto da Grace Gilroy e prodotto
esecutivamente da Erik Feig e Samie Kim Falvey attraverso
PICTURESTART. Le coreografie sono di Jamal Sims, che ha curato
anche la regia, e le musiche di Justin Tranter, candidato ai GRAMMY
Award e produttore musicale esecutivo.
Lo sceneggiatore di Rogue One: A Star Wars
Story, Gary Whitta, si è pubblicamente
opposto tramite il proprio account Twitter ad un’affermazione
rilasciata dall’attore Freddie Prinze Jr., il
quale sostiene che Dave Filoni, la mente creativa
dietro alcune delle più grandi proprietà di Star
Wars, tra cui la serie The Clone Wars e The Mandalorian, avrebbe
diretto l’iconica scena con protagonista Darth
Vader nel film spin-off del 2016. “Non so se la gente
lo sappia, forse non mi è permesso dirlo, ma non mi interessa
più“, ha affermato Prinze Jr. “Dave ha diretto quella
scena in Rogue One dove – beh, praticamente l’intera fine del film
– in cui arriva Vader e si anticipa quello che succederà in Una
nuova speranza. Ha diretto tutto lui”.
Whitta, però, non ci pensa due volte
a smentire tale dichiarazione e chiarisce che i commenti fatti da
Prinze Jr. non sono corretti e che Dave Filoni non ha avuto alcun
ruolo nel direzione della famigerata scena in cui Darth Vader
invade una stazione spaziale e si fa largo in una stanza piena di
soldati. Nei suoi tweet, Whitta afferma che è stato il regista del
film, Gareth Edwards, a filmare la scena e fa
riferimento a Hal Hickel di Industrial Light &
Magic, che a sua volta attribuisce a Edwards il merito di aver
diretto quell’epico momento.
Anche un report di Umberto Gonzalez
di TheWrap affermava invece che alla regia di quella c’era
in realtà il regista della seconda unità Simon
Crane. Tuttavia, Whitta rimane fermo sul fatto che in
realtà si trattasse di Edwards, e per smentire Gonzalez ha persino
approfondito il modo in cui la scena è stata aggiunta alla fine
della produzione di Rogue One: A Star Wars Story e
come egli l’abbia diretta. A
distanza di anni, dunque, la famigerata scena è ancora al centro
delle discussioni, il che non sorprende dato l’impatto che ha avuto
su tutti i fan della saga.
There appears to be some bullshit going
around about who directed Rogue One’s Vader/hallway scene. It was
Gareth. ILM’s Hal Hickel, who was on set that day, clears up any
confusion here: https://t.co/DCUvowjZDN
La serie spin-off di
Game
of Thrones,House
of the Dragonsi sta preparando per la
sua seconda stagione e i fan saranno felici di sapere che ci
saranno ancora più draghi pronti a prendere il volo quando
finalmente arriverà in onda.Parlando a una proiezione
FYC della serie questa settimana, il co-creatore Ryan
Condal ha detto che “incontreremo cinque nuovi
draghi” nei nuovi episodi e ha confermato che le riprese della
serie inizieranno “molto presto”. Le sue parole sono state diffuse
daThe Hollywood
Reporter.
Con la seconda
stagione di House
of the Dragondestinata ad approfondire
ulteriormente te la guerra di successione nota come “La danza
dei draghi”, non è troppo sorprendente scoprire che saranno
presentate molte più creature. Finora, abbiamo avuto modo di
osservare oltre 10 draghi nella serie, e con il romanzoFire & Blooddell’autore
George RR Martin che si svolge in un arco
temporale davvero lungo, abbiamo un sacco di tempo per poter
ammirare nuovi draghi!
Basato
su Fire & Blooddi George RR Martin, House
of the Dragon racconta
l’ascesa e la caduta dei Targaryen, l’unica famiglia dei signori dei
draghi sopravvissuta al destino di Valyria. La
serie si svolge 200 anni prima degli eventi del pluripremiato
adattamento in serie di Game
of Thrones,
che ha trasmesso il suo episodio finale nel 2019.
Everything Everywhere
All at Once, il film candidato a
ben 11 premi Oscar, ha appena raggiunto un
raro traguardo, collezionando premi apparentemente ovunque e per
tutto, tenendo fede al proprio titolo. La commedia fantascientifica
sul multiverso diretta da Daniel Kwan e
Daniel Scheinert detiene infatti ora ben
158 premi vinti presso varie importanti
associazioni di critici. Questo conteggio pone Everything
Everywhere All at Once ben al di sopra delle 101
vittorie di premi riportate de Il Signore
degli Anelli – Il Ritorno del Re, rendendolo dunque
il nuovo film più premiato di sempre.
In termini di premi totali vinti,
Everything EverywhereAll at Once batte ancora
Il Ritorno del Re con un ampio margine: 336 premi
contro 213 e 691 nomination contro 337.
Le recenti vittorie del film dei Daniels includono sei vittorie
all’Hollywood Critics Association Award, due
vittorie al Golden Globe, sette vittorie agli
Independent Spirit Awards e quattro agli
Screen Actors Guild Awards. I maggiori destinatari
di questi premi sono gli attori Michelle Yeoh e
Ke Huy Quan per
la migliore attrice e il miglior attore non protagonista, nei panni
della coppia sposata in difficoltà Evelyn e Waymond Wang. Quan ha
anche fatto la storia con il suo recente SAG, diventando il primo
attore maschio asiatico a vincere tale premio.
Il numero di premi vinti da
Everything Everywhere All at Once è però destinato a
salire ancora, considerando le sue 11 nomination agli
Oscar 2023, dove è il
grande favorito in molteplici categorie. Il film condivide proprio
lo stesso numero di nomination de Il Ritorno del Re, che
nel 2004 vinse in tutte le undici categorie per cui era candidato,
divenendo così insieme a Ben-Hur di William
Wyler e Titanic di James Cameron
per il terzo film con il maggior numero di Oscar vinti nella storia
del premio. Potrà il film dei Daniels eguagliare anche questo
record? Non resta che attendere la notte del 12 marzo per
scoprirlo.
Il trailer ufficiale di
No Hard Feelings rivela finalmente
qualcosa di più sulla nuova commedia con protagonista la premio
Oscar Jennifer
Lawrence. Il film, che vede la star abbracciare il suo
lato più cattivo, seguirà il suo personaggio sfortunato Maddie
mentre accetta di fingere di uscire con un diciannovenne per
aumentare la sua autostima prima che vada al college. Il film, che
uscirà nelle sale statunitensi il 23 giugno, è
interpretato anche da Andrew Barth Feldman,
Natalie Morales e Matthew
Broderick.
Il trailer anticipa dunque una
commedia piuttosto sboccata, sulla scia di titoli come Bad
Teacher o Bad Moms. Tuttavia, sembrano essere
presenti anche elementi da coming of age tipici di
film come Juno, che combina la sua commedia assurda e
sporca con uno studio più approfondito dei personaggi, della loro
psicologia e del loro mondo emotivo. Come se non bastasse, No
Hard Feelings segna anche il debutto della Lawrence in una
commedia pura, ricordando che un titolo come Il lato positivo
prevedeva primariamente forti elementi drammatici.
Dopo il drammatico e indipendente
Causeway, No Hard
Feelings segna dunque un ulteriore ritorno sulle scene per
l’attrice, che si era presa un breve pausa dalle scene in
concomitanza con la sua gravidanza. Stavolta, inoltre, la Lawrence
sembra qui intenta a dar vita ad un personaggio che, a giudicare
dal trailer, si preannuncia già memorabile. Non resta dunque che
attendere anche l’uscita italiana del film per poter scoprire di
cosa è stata capace la premio Oscar alle prese con una commedia che
si preannuncia tanto politicamente scorretta. Nell’attesa, ecco di
seguito il primo trailer di No Hard Feelings.
Netflix ha rilasciato il trailer ufficiale
di The Night Agentper la prossima serie di thriller d’azione che segue un
agente dell’FBI di basso rango che viene gettato nella mischia
inconsapevolmente. Il trailer di Night Agent ci dà
un’idea di cosa aspettarci dallo show, guidato da Gabriel
Basso (Super
8) nel suo primo grande progetto televisivo come attore
protagonista. La serie sarà disponibile per lo streaming alla
fine di questo mese, il 23 marzo.
Tratta dal romanzo di Matthew
Quirk, The Night Agent è una serie thriller
d’azione incentrata sul personaggio di un agente dell’FBI di basso
livello che lavora nel seminterrato della Casa Bianca con
l’incarico di presidiare un telefono che non suona mai… finché una
sera uno squillo lo proietta in una cospirazione pericolosa e in
rapido sviluppo che conduce fino allo Studio Ovale.
The Night
Agent è creato e prodotto da Shawn
Ryan. Nel cast Gabriel Basso nei panni di Peter Sutherland,
Luciane Buchanan nei panni di Rose Larkin, la candidata all’Oscar
Hong Chau, Sarah Desjardins nei panni di Maddie Redfield, Fola
Evans-Akingbola nei panni di Chelsea Arrington, Eve Harlow nei
panni di Ellen, Enrique Murciano nei panni di Ben Almora, Phoenix
Raei nei panni di Dale e DB Woodside nel ruolo di Erik
Monks.
I produttori esecutivi sono
Seth Gordon, Marney Hochman per MiddKid Productions, Julia Gunn per
Exhibit A, Jamie Vanderbilt, William Sherak, Paul Neinstein e
Nicole Tossou per Project X e David Beaubaire per Sunset Lane
Media. Proviene dai Sony Pictures Television
Studios.
Il CEO della Disney Bob
Iger ha parlato del futuro della saga di
Star
Wars e del Marvel Cinematic Universe,
rivelando, per quanto riguarda la prima delle due, che la Lucasfilm
sta adottando un approccio molto più cauto con i propri film,
dopo la controversa trilogia sequel e il fallimento al botteghino
di Solo: A Star Wars
Story. Negli ultimi anni, la Lucasfilm si è concentrata su
una serie di programmi TV Disney+ di successo, tra cui The Mandalorian,
Andor e Obi-Wan
Kenobi. Nonostante i rapporti sul piano dello studio di
“aumentare” la produzione dei film di Star Wars, ci sono state
diverse recenti cancellazioni, tra cui Rogue Squadron di
Patty Jenkins e il progetto senza titolo di
Kevin Feige.
Iger ha poi confermato che la Disney
cambierà le sue strategie con una maggiore attenzione alla qualità
piuttosto che alla quantità, offrendo contenuti più robusti ma ad
un ritmo di realizzazione più lento. Per quanto riguarda il Marvel
Cinematic Universe, invece, Iger ha affermato che “Ci sono
7.000 personaggi e tante storie ancora da raccontare. Quello che
dobbiamo tenere in considerazione non è necessariamente il volume
delle storie Marvel che stiamo raccontando, ma quante volte
torniamo su certi personaggi noti. I sequel in genere funzionano
bene per noi. Ma abbiamo davvero bisogno di un terzo e un quarto
film, per esempio, o è ora di passare ad altri
personaggi?”.
Iger, dunque, sembra anticipare che
ciò che sembra valga già per la saga di Star Wars, varrà
presto anche per il Marvel Cinematic Universe. Ovvero meno film,
meno sequel e maggior spazio alla qualità e, soprattutto, a
personaggi nuovi con storie nuove. Si tratta naturalmente di piani
i cui frutti si potranno vedere sul lungo periodo, ma che
certamente dimostrano come la Disney stia apportando seri
cambiamenti alla propria strategia produttiva e distributiva, alla
luce anche dei tutt’altro che entusiasmanti
guadagni di Ant-Man and the Wasp:
Quantumania.
Showtime ha
finalmente svelato il trailer completo dell’attesissima seconda
stagione di Yellowjackets,
la cui premiere è prevista per il 24 marzo 2023
negli USA. Il contributo video svela che la serie continuerà a
raccontarci due linee temporali, con i restanti membri dei
sopravvissuti che cercano di superare a un rigido inverno compiendo
atti indicibili. Più di due decenni dopo, il loro oscuro passato è
tornato a perseguitare i sopravvissuti, che devono affrontare il
trauma e le conseguenze della loro vita nella natura selvaggia. Il
contributo presenta anche l’apparizione della tanto attesa versione
adulta di Lottie, interpretata da Simone Kessell.
Dai un’occhiata al trailer della
seconda stagione di Yellowjackets di
seguito:
“Nella seconda stagione, sono
passati due mesi dagli eventi che ha visto coinvolti Shauna e
Jackie – con risultati disastrosi”, si legge nella trama ufficiale.
“Di fronte alla loro crescente fame e paura, la tensione tra i
nostri Yellowjackets è solo peggiorata. Le dure condizioni
dell’inverno si stanno intensificando di giorno in giorno e la
psiche dei nostri sopravvissuti si sta deteriorando altrettanto
velocemente. Minacciati dall’oscurità della natura selvaggia e
dai ricordi ossessionanti che dominano le menti nel presente, i
nostri protagonisti saranno costretti a prendere decisioni
impossibili. Mentre affrontano l’orribile verità di ciò che
comporta la sopravvivenza, il vero incubo per ognuno di loro sarà
capire chi sono e cosa sono disposti a sacrificare per
sopravvivere.
Yellowjackets attualmente
è interpretato da Christina Ricci,
Juliette Lewis,
Melanie Lynskey, Tawny Cypress, Samantha Hanratty, Sophie
Thatcher, Sophie Nélisse, Jasmin Savoy Brown, Steven
Krueger e Warren Kole. Tra le new
entry della seconda stagione troviamo l’attrice nominata agli Emmy
Lauren Ambrose (Six Feet Under, Servant)
nei panni di Van Palmer da adulta, Simone Kessell
(Obi-Wan Kenobi) nei panni di Lottie da adulta ed Elijah Wood nei panni del detective cittadino
Walter.
Yellowjackets è creato e prodotto da
Ashley Lyle e Bart Nickerson. I produttori esecutivi sono Drew
Comins, Karyn Kusama e Jonathan Lisco, che funge anche da
showrunner. È prodotto da Entertainment One.
L’imminente film DC The
Flash si preannuncia come un affare epico con enormi
implicazioni per l’universo cinematografico condiviso della DC e il
suo futuro. Con i cineasti Jonathan Goldstein e
John Francis Daley, tuttavia, la prima uscita da
solista sul grande schermo del supereroe più veloce che c’è,
probabilmente sarebbe stata un po’ diversa. Nel corso di
un’intervista, Goldstein e Daley hanno infatti rivelato alcuni
dettagli delle idee che avevano per The Flash, prima di
abbandonare il progetto.
“Abbiamo lanciato questa idea di
un supereroe più a umano, dove la fine del mondo nnon è
necessariamente la posta in gioco“, ha detto Daley. “Per
noi il protagonista sta solo imparando a gestire i suoi poteri ed,
in qualche modo, anche la sua vita disfunzionale. Più imperfetto
possiamo creare un supereroe, meglio è, perché questa è la sfida
intrinseca: come si fa a dare l’imperfezione a qualcuno che è, sai,
fisicamente perfetto?“. Goldstein e Daley hanno poi anche
spiegato perché hanno però poi abbandonato il progetto su The
Flash. Prima di scrivere la loro versione della sceneggiatura,
i due cineasti hanno incontrato la star del film, Ezra
Miller, e i produttori per parlare delle loro idee.
“Ben presto è diventato chiaro
che non volevano fare esattamente la stessa cosa che avevamo in
mente noi“. The Flash ha avuto una produzione
notoriamente travagliata, con numerosi scrittori e registi
coinvolti nel progetto, tra cui Goldstein e Daley. The
Flash è stato infine diretto da Andy
Muschietti a partire da una sceneggiatura di
Christina Hodson, con Goldstein, Daley e
Joby Harold che hanno però ricevuto i crediti
della storia. Il film arriverà ora al cinema il 23 giugno
2023, con Ezra Miller che
tornerà dunque a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo
essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of
Justice e in Justice League.