Da mesi ormai si susseguono i rumor
su chi interpreterà la prima famiglia della Marvel nell’atteso film Fantastici Quattro.
Nel corso di questo tempo numerosi interpreti sono stati indicati
come favoriti per i ruoli di Mr. Fantastic, Donna Invisibile,
Torcia Umana e La Cosa. I Marvel Studios, tuttavia, non hanno mai
rilasciato conferme ufficiali riguardo a chi ha o non ha
effettivamente partecipato al processo di casting. Nelle ultime
settimane, però, il cerchio si è ristretto e sembra che il team di
interpreti sia ad un passo dall’essere ufficializzato. Questi
potrebbero presumibilmente essere annunciati in occasione del
Comic-Con di San Diego, che si svolgerà a luglio.
Secondo un insider affidabile (e
un certo numero di altri che da allora sono intervenuti per
affermare di aver sentito la stessa cosa), il cast principale dei
Fantastici Quattro sarebbe già ufficiale presso i Marvel Studios. Adam Driver,
già favori da diverse settimane, dovrebbe interpretare Reed
Richards/Mister Fantastic, mentre Margot Robbie
sarebbe stata scelta per interpretare Sue Storm/Invisible Woman. Il
candidato all’Oscar Paul Mescal
sarebbe l’interprete di Johnny Storm/Torcia Umana, mentre
Daveed Diggs si trasformerà nel sempre possente
Ben Grimm/La Cosa.
Driver è, ovviamente, meglio
conosciuto per aver interpretato Kylo Ren nella trilogia del sequel
di Star
Wars, mentre Robbie ha trascorso gli ultimi anni
interpetando Harley Quinn del DCEU. Mescal non è ancora una grande
star da blockbuster, ma sembra destinato a mettersi in tale
direzione essendo il protagonista dell’annunciato sequel del Il
gladiatore. Per quanto riguarda Diggs, il suo ruolo da
protagonista è arrivato grazie al musical teatrale Hamilton e da
allora ha recitato in Snowpiercer e La
sirenetta. Tutto ciò non è ancora stato confermato dai
Marvel Studios, ma l’insistenza con
cui questi nomi continuano ad uscire tra i favoriti lascia pensare
che potrebbero proprio essere questi i protagonisti di
Fantastici Quattro.
In attesa di poterlo vedere al
cinema dal 15 giugno, un nuovo promo del fil
The
Flash mette in mostra la potenza di Supergirl e i
suoi superpoteri kryptoniani. Condiviso su Twitter
dall’account @FlashFilmNews, il promo vede Supergirl (interpretata
dall’attrice Sasha Calle) chiedere al Flash Barry
Allen (Ezra Miller) perché l’ha salvata dalla
prigionia. In risposta alla sua domanda: “Perché mi hai
aiutato?” Barry risponde: “Perché avevi bisogno di
aiuto“. Il resto del promo mostra Supergirl che vola, affronta
soldati kryptoniani e distrugge una statua con un solo respiro,
rivelandosi dunque un personaggio più potente di quanto sino ad
oggi dichiarato.
Sulla base del promo e di altri
filmati rilasciati dal film, sembra che The Flash stia
incorporando elementi del Superman di Flashpoint nel
personaggio di Supergirl. In Flashpoint della DC Comics, Superman è
infatti cresciuto in cattività nel sottosuolo e lontano dalla luce
del sole. Visto sia nei fumetti principali Flashpoint che
Flashpoint: Project Superman, questo Superman non ha mai
guadagnato il suo pieno potere fino a quando non è stato salvato da
Flash e altri eroi. Proprio quello che sembra dunque qui succedere
a Supergirl, la quale potrebbe dunque godere di un arco narrativo
particolarmente avvincente all’interno del film.
The Flash: la trama e il cast del film
In The
Flashi mondi si incontreranno quando Barry
userà i suoi superpoteri per viaggiare indietro nel tempo e
cambiare gli eventi del passato. Ma quando il tentativo di salvare
la sua famiglia altera inavvertitamente il futuro, Barry rimane
intrappolato in una realtà in cui il generale Zod è tornato,
minacciando distruzione, e senza alcun Supereroe a cui rivolgersi.
L’unica speranza per Barry è riuscire a far uscire dalla pensione
un Batman decisamente diverso per salvare un kryptoniano
imprigionato…. malgrado non sia più colui che sta cercando. In
definitiva, per salvare il mondo in cui si trova e tornare al
futuro che conosce, l’unica speranza per Barry è ‘correre per la
sua vita’. Ma questo estremo sacrificio sarà sufficiente per
resettare l’universo?
Fanno parte del cast di The
Flash l’attore Ezra Miller nei panni
del protagonista, riprendendo dunque il ruolo di Barry Allen da
JusticeLeague, ma anche l’astro nascente
Sasha Calle nel ruolo
di Supergirl,
Michael Shannon (“Bullet Train”, “Batman v Superman: Dawn of Justice”),
in quelli del Generale Zod, Ron Livingston
(“Loudermilk”, “L’evocazione – The Conjuring”),
Maribel Verdú (“Elite”, “Y tu mamá también –
Anche tua madre”), Kiersey Clemons (“Zack
Snyder’s Justice League”, “Sweetheart”),
Antje Traue (“King of Ravens”, “L’uomo
d’acciaio”) e Michael Keaton (“Spider-Man: Homecoming”,
“Batman”), che torna nel costume di Batman dopo oltre 30
anni.
Il regista Quentin
Tarantino ha recentemente criticato il modello di
distribuzione in streaming, sostenendo che impedisce ai film di
“entrare nello spirito del tempo“. L’autore premio Oscar
ha infatti preso di mira la strategia di streaming utilizzata da
aziende del calibro di Netflix in un’intervista con Deadline. “Beh, ho sempre
pensato che i film dovrebbero essere realizzati per l’uscita nelle
sale“, ha dichiarato. “E alla fine arrivano in
televisione. Ne ho visti molti in quel modo. Probabilmente farò il
mio prossimo film, The Movie Critic con la Sony perché sono gli
ultimi ad essere assolutamente, totalmente, impegnati
nell’esperienza teatrale”.
“Non si tratta di alimentare la
loro rete di streaming. – ha continuato poi Tarantino parlando
della Sony – Giudicano il successo di un film dai culi che
occupano le poltrone del cinema. E giudicano il successo dai film
che entrano nello spirito del tempo, non facendo un grande film
costoso per poi metterlo su una piattaforma di streaming. Nessuno
sa nemmeno che è lì. Voglio dire, e non sto prendendo in giro
nessuno, ma a quanto pare per Netflix, Ryan Reynolds ha guadagnato
50 milioni in questo film e 50 milioni in quel film e 50 milioni
nel prossimo film per loro.Non so cosa siano quei film.
Non li ho mai visti. Tu?”, ha concluso Tarantino.
Non è la prima volta che Tarantino
critica lo stato attuale dell’industria cinematografica. Nel
novembre 2022, l’acclamato regista, i cui crediti di sceneggiatore
e regista includono film entrati nello spirito del
tempo come Le iene, Pulp Fiction e
Bastardi senza gloria, si è lamentato del fatto che il
Marvel Cinematic Universe fosse
responsabile del presunto declino dell’importanza delle star del
cinema a Hollywood. Detto questo, i giorni di Quentin Tarantino
come membro di alto profilo del mondo del cinema potrebbero
purtroppo volgere presto al termine. Secondo quanto riferito da
egli stesso, il suo prossimo film, The Movie
Critic, sarà il suo ultimo come regista.
Cosa sappiamo di The Movie Critic
Il prossimo lungometraggio di
Quentin Tarantino si intitola dunque The Movie
Critic e le riprese sono previste per questo
autunno a Los Angeles. Tuttavia, il regista e sceneggiatore ha
messo a tacere le voci secondo cui il film sarebbe incentrato sulla
famosa critica cinematografica Pauline Kael. Le
informazioni sono state fornite dallo stesso Tarantino durante un
evento di domande e risposte. Il film, come confermato da
Tarantino, sarà però ambientato nel 1977, un periodo che ha fatto
una grande differenza nella storia del cinema.
Il titolo del nuovo film di
Tarantino suggerisce anche che la trasformazione in atto in quella
Hollywood sarà vista attraverso gli occhi di un esterno, colpito da
ciò che vede arrivare sul grande schermo. Quentin Tarantino ha
infatti anticipato che “The Movie Critic è basato su un ragazzo
realmente esistito, ma non è mai stato veramente famoso, e scriveva
recensioni di film per un giornale porno. Tutte le altre cose erano
troppo sdolcinate per essere lette, ma poi c’era questa rivista che
aveva una pagina di film davvero interessante”, ha spiegato
Tarantino.
“Ha scritto di film mainstream
ed è stato il critico di seconda serie. Penso che sia stato un
ottimo critico. Era cinico come l’inferno. Le sue recensioni erano
un incrocio tra il primo Howard Stern e quello che potrebbe essere
Travis Bickle se fosse stato un critico cinematografico”The Movie Critic potrebbe dunque sfoggiare un tono
malinconico e romantico sulla falsariga del titolo precedente di
Tarantino, C’era una volta a…
Hollywood. Al momento, tuttavia, non si hanno
maggiori informazioni, né sulla trama né sul cast, ma per il
protagonista è alla ricerca di un attore trentacinquenne.
Succession 4×10, Roman Roy: “Noi non siamo niente.
Queste sono solo putt**ate”
La famiglia, la vita ruota intorno a
questo nucleo composto da legami di sangue. La famiglia, fonte di
conflitto e di gioia. In Succession 4×10 la
famiglia è importante: in realtà lo è dall’inizio della serie. Lo
dicono i primi minuti di ogni episodio che dal 2018 a oggi, con
l’ultimo episodio, dà inizio alle fantastiche
avventure dei fratelli Roy: la sigla. Vediamo frammenti di
una storia, un passato che non c’è più, in cui i quattro fratelli –
Connor, Kendall, Shiv e Roman – giocano e
aspettano solo che il padre li raggiunga mentre lui, invece, è
sfuggente. Le cose in quarta stagione vanno diversamente: se prima
della morte di Logan Roy i figli fanno per
ottenere una vendetta, adesso vogliono solo una fetta della sua
eredità. La chiave, però, del loro comportamento è la stessa:
cercare di essere all’altezza del padre, cercare di compiacerlo e
di renderlo fiero. Anche da morto.
È quello che per una vita cerca di
fare Kendall: lo tradisce, cerca di raggirarlo e
adesso vuole a tutti i costi bloccare l’accordo con la GoJo pur di
sedersi a quella scrivania, da solo. Quando si è al potere si è
sempre soli e “il fratello maggiore” cerca in tutti i modi di
ottenere questo ruolo: “Questa è l’unica cosa che so fare
altrimenti muoio”. A differenza di Kendall,
Roman capisce già in Succession 4×09, con largo anticipo cosa
succederà Lui, l’anima più fragile della famiglia, il figlio più
piccolo. Per tutta la vita ha cercato di raggiungere la vetta,
mentre i fratelli lo mandavano al tappeto di proposito. Mentre
cercava in tutti i modi un briciolo dell’amore del padre, alla fine
forse lo ottiene.
Ancora più diversa è
Shiv. Determinata come il padre, ma l’unica figlia
non potrà mai ottenere un posto di rilievo all’interno di questa
enorme eredità di Logan Roy. Shiv, infatti, impara a fare un
passo indietro, è bravissima a farlo. Si mette da parte, lo ha
sempre fatto. Prima con il padre, poi con Tom e
anche con Lukas Matsson. Non perché preferisce
essere l’ombra alle spalle di un uomo potente ma perché sa che non
può fare altro. Così ancora una volta Succession
4×10 sconvolge e rimescola il concetto di famiglia, dove
una cena che vede i Roy tutti riuniti in un momento di placida
convivialità familiare diventa un momento per stringere accordi,
per suggellare alleanze. Ma il colpo di scena è dietro l’angolo:
Shiv, Roman e Kendall scoprono il raggiro di
Matsson: vuole escludere Shiv come CEO.
Credo che tocchi a me
In Succession 4×10
lo schema si ripete. Non è mai stata una battaglia tra i tre
fratelli contro tutti: l’eredità di Logan Roy è
sempre stato un problema di famiglia. È una corsa tra i tre
fratelli, per vedere chi per primo riesce ad arrivare alla vetta, a
questo surrogato di amore, cavilli burocratici e alleanze
politiche. Quante volte abbiamo sentito questa frase pronunciata da
Kendall: “Credo che tocchi a me”. Dopo Connor, il fratello
maggiore tra i Roy ne fa una questione di vita o di morte. Cose se
senza questo accordo, senza questa vittoria la sua vita sia
relegata a una balaustra, un precipizio, dal quale
guardare tutto dall’altro, magari entrarci dentro, buttarsi e
vedere come va. Fin dalla prima stagione, fin dal primo attacco di
cuore del padre che quasi lo mette ko, Kendall
cerca in tutti i modi di sedersi a quella fott***ssima
sedia.
È un ciclo che si ripete, ma
nell’intermezzo ne sono successe di ogni. I figli sono cresciuti,
hanno più consapevolezza, non più maturità però. È
il problema che si poneva anche Logan durante la sua vita, a chi
affidare l’eredità che per oltre vent’anni è stata tra le sue mani.
Non doveva per forza essere una cosa di famiglia, ecco perché non
trovando nessuno (e forse per stuzzicare i suoi figli)
Logan si è affidato ai freddi fiordi svedesi per
svendere la sua azienda. “Credo che tocchi a me”, Kendall
ci crede ma trova ogni volta l’opposizione dei fratelli. Diventa
una gara, un braccio di ferro a tre dove si ritorna al passato, a
pezzi di memoria non molto confusi dove chi più va a ritroso nel
tempo potrà ottenere il posto al vertice, nella vetta. “A me
l’ha promesso a sette anni”, sempre Kendall. Tutti vittime,
ancora una volta, di un giochino del grande e perverso
Logan Roy.
Potevi essere tu se non fossi stato
così fragile, Roman. Potevi essere tu se non fossi stata una donna
incinta, Shiv. Quindi il vincitore è chi ha –
apparentemente – meno problemi. Il più – apparentemente – lucido
tra i fratelli. Kendall si pone al vertice, con
l’approvazione del fratello, ripercorrendo le orme del padre ma
trovando – apparentemente – forza dai legami della sua famiglia.
Così per la prima volta Succession 4×10 ci mostra
un teatrino familiare insolito dove i tre fratelli sono d’accordo
su chi prenderà – apparentemente – le redini della compagnia.
Il mare pieno di squali
Quasi un lungometraggio di un’ora e
mezza questa Succession 4×10. Quando siamo alla
fine del primo atto le cose si mettono bene per i tre fratelli.
Forse, dopo tanto parlare, dopo il doppio gioco di
Shiv e la caduta di Roman,
trovano un modo per fermare l’accordo sigillando tutto con un bagno
a mare. Un metaforico bagno a mare, perché la scrittura di questa
serie così magistralmente composta, ci ricorda perché siamo qui,
perché siamo arrivati a questo punto, in questo determinato
momento. “Buttiamoci, facciamolo tutti insieme”, ma il
mare è pieno di squali e Roman ne è terrorizzato: e allora come
affrontare un semplice e metaforico bagno a mare: insieme come una
famiglia. Sembra troppo romantico, perfino per
Succession. Perfino per un finale di una serie che
gioca al doppio gioco fin dal suo pilot.
Il mare è pieno di squali ma questi
non vanno uccisi, non vanno recintati e bloccati sul nascere,
bisogna nuotare insieme a loro. In Succession 4×10
i nostri squali solo Tom, Matsson
e anche Gregg. Quest’ultimo più volte tirato in
ballo dalle teorie dei fan in questo finale, avrà la sua resa dei
conti e come durante una svendita al migliore offerente Tom farà
l’offerta più alta, comprandolo. Non perché ci tenga a lui, ma per
sottolineare il suo gioco di forza.
Il lavoro di squadra avvera i
sogni
Se il lavoro di squadra avvera i
sogni mai come in Succession 4×10 vediamo che non
è così. Mark Mylod, dirige ancora una volta dopo il
precedente episodio una scrittura di Jesse Armstrong ed
entrambi giocano al doppio gioco fino alla fine. Tutti vengono
smascherati.
Roman vede per la
prima volta le cose con lucidità, tutto quello che sta succedendo
non conta nulla. I litigi, il doppio gioco, i tradimenti, le bugie,
nulla in confronto alla vita. Come se avesse avuto una qualche
rivelazione mistica al funerale del padre: sa di non essere pronto
per la guida dell’azienda, sa che il fratello non è pronto ma pur
di incoraggiarlo e ricevere un po’ di amore Roman
avrebbe fatto carte false. Shiv, invece, sale sul
carro dei vincitori, letteralmente. Si mette ancora una volta un
passo indietro. Lascia che siano gli altri a festeggiare, non c’è
posto per lei in questo mondo popolato da uomini che cercano
continuamente un ideale di supremazia. In Succession
4×10 si oppone al voto e così facendo favorisce Tom,
andando contro Kendall.
Kendall viene messo di fronte al suo
più grande shock e viene inchiodato dai fratelli, li supplica, li
insulta, gli mette le mani addosso: si trasforma nella versione più
brutale di Logan Roy, quello di cui
Roman ha più paura ma quello che Shiv non teme.
Kendall toglie la maschera e così come nella prima stagione
esce sconfitto dalla stanza del board: l’accordo
con la Gojo si farà e Tom diventerà CEO, ereditando quella sedia
magica, la sedia di Logan Roy. Subisce ancora una volta quello
shock: esce catatonico dalla stanza e il pubblico lo conosce, sa
cosa vuol dire. Ha fallito su tutto: con sua moglie, con i suoi
figli, con la sua carriera. La sua vita è stata un fallimento
completo, e lo sa. È questo che l’ha spinto più volte sull’orlo del
precipizio, letteralmente.
E così ci troviamo alle battute
finali, in silenzio. Solo le onde del mare accompagnano le scene.
C’è una balaustra, un parabordo, questa volta dell’Hudson. Kendall
si avvicina, lo guarda, riflette. Poi, gli volta le spalle, si
siede e forse per un attimo pensa a riposarsi, pensa “Forse non è
poi così male, questa vita” e sospira, come più volte lo abbiamo
visto fare durante questi episodi. Un sospiro mozzato, che non è
mai del tutto liberatorio, non lo è neanche questo ultimo.
E mentre lo fa sappiamo che sta per parlare.
Il recente adattamento fantasy della
Paramount Pictures e della eOne, Dungeons and Dragons:
L’onore dei ladri (qui la recensione) ha ricevuto
recensioni molto positive dalla critica (attestandosi attualmente
al 91% su Rotten Tomatoes, con un altrettanto impressionante
punteggio di pubblico del 93%), ma nonostante tale calorosa
accoglienza e un discreto weekend di apertura, il film non è poi
riuscito ad affermarsi come sperato al botteghino. Ora che ha
terminato il suo percorso in sala, è stato confermato che l’incasso
si attesta ad un deludente risultato di 93 milioni di dollari a
livello nazionale e di 207 milioni di dollari a livello globale, a
fronte di un budget di 150 milioni di dollari.
Considerando i costi pubblicitari e
altre eventuali spese effettuate dagli studios di produzione, le
possibilità che un sequel ottenga il via libera sono pressocché
nulle. L’annunciata serie spin-off di Paramount+ sarebbe ancora in fase di
sviluppo e se dovesse concretizzare c’è dunque la possibilità che
qualcosa possa essere salvato e il franchise andare avanti.
Difficilmente però verrà dunque realizzato un nuovo lungometraggio,
che dati i risultati ottenuti dal primo film difficilmente potrebbe
garantire guadagni maggiori. Un’incertezza che, come noto, è
sufficiente affinché gli studi di produzione coinvolti decidano di
non procedere nella sua realizzazione.
Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri
Ricordiamo che il film live-action
di Dungeons
& Dragons – L’onore dei ladri è stto scritto e
diretto dal duo Jonathan Goldstein e
John Francis Daley. Il film è interpretato da
Chris Pine (Wonder Woman 1984),
Michelle Rodriguez (Fast X), Justice
Smith (Detective Pikachu),
Hugh Grant (Quattro matrimoni e un funerale),
Sophia Lillis (Itfilm),
Chloe Coleman (My Spy) e la star di
BridgertonRegé-Jean Page.
Il film di è coprodotto e cofinanziato da Hasbro, eOne e Paramount
Pictures. eOne gestisce la distribuzione nel Regno Unito e in
Canada, mentre Paramount distribuisce nel resto del mondo. Il film
è anche prodotto da Brian Goldner e Jeremy Latcham di Hasbro come
parte del suo accordo con eOne, il braccio di intrattenimento di
Hasbro.
Uscito finalmente al cinema,
La
sirenetta (qui la recensione) ha appena
superato il suo primo weekend di programmazione, riportando un
guadagno al botteghino statunitense di 95,5 milioni di dollari,
secondo un rapporto di Deadline, mentre ha incassato 68,3 milioni
di dollari al botteghino internazionale, portando il totale globale
del film a 163,8 milioni di dollari per questo suo
primo fine settimana. Si prevede ora che il film raggiunga i 117,5
milioni di dollari a livello nazionale a partire da domani,
completando il lungo weekend in bellezza, almeno negli Stati
Uniti.
Stando a quanto riportato dallo
stesso Deadline, seppur le aspettative
iniziali prevedevano che La sirenetta si appoggiasse
maggiormente al botteghino nazionale, i risultati al box office
internazionali non avrebbero invece soddisfatto le stime fatte poco
prima dell’uscita del film. In Italia, come riportato da Cinetel, il film ha incassato al
28 maggio la cifra di 4.272.409 milioni di euro, per un totale di
presenze pari a 577.683. Nella sola giornata di domenica ha
incassato 1.168.230 milioni di euro. Risultati soddisfacenti per
quanto riguarda il box office italiano, che vanno dunque ad unirsi
ad un guadagno internazionale forse al di sotto delle aspettative
ma comunque con il potenziale di crescere ulteriormente nelle
prossime settimane.
La sirenetta, la trama e il cast del film
La
Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una
bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la
figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera
scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la
superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle
sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il
suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di
suo padre.
Il film è interpretato dalla
cantante e attrice Halle Bailey
(grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah
Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo
del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno
di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art
Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di
Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar® Javier Bardem (Non
è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due
volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy
(Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di
Ursula.
La
Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar®
Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary
Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato
all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno
per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal
pluripremiato agli Academy Award® Alan Menken (La Bella e la
Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i
nuovi testi del tre volte vincitore del Tony
Award® Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte
vincitore dell’Emmy® Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in
Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due
volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An
American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver
(Il Re Leone) è il produttore esecutivo.
Transformers: Il
risveglio uscirà nelle sale il 7
giugno e sarà un adattamento live-action della serie
Transformers: Beast Wars, tra le preferite dei fan. Il
film seguirà la sequenza temporale impostata dal prequel
Bumblebee, spostandosi nella Brooklyn del
1994 con Anthony Ramos e Dominique
Fishback a guidare il cast di umani I fan possono anche
aspettarsi di vedere alcuni dei loro Autobot preferiti, tra cui
Optimus Prime, Bumblebee,
Mirage, Arcee,
Wheeljack, Scourge e
Nightbird. Di recente, il regista Steven
Caple Jr. ha invece parlato con Den of Geek
dell’inclusione di Unicron, l’eterno arcinemico di
suo fratello gemello Primus. Conosciuto anche come Lord of Chaos,
il cattivo Unicron è un divoratore di pianeti che farà il suo
debutto proprio con questo nuovo film.
Nell’intervista, Caple Jr. ha
rivelato che spera che Unicron diventi il principale cattivo anche
per i futuri film del franchise. “Ho introdotto Unicron“,
ha dichiaraato Caple Jr., “stavo morendo dalla voglia che
Unicron si presentasse in un film live-action, e ad essere onesti
voglio che sia nei prossimi due o tre film, un cattivo davvero
potente“. Ha poi aggiunto: “Sento che abbiamo trascorso
molto tempo sulla Terra, e sarebbe interessante vedere cos’altro
c’è là fuori, ci sono diversi Transformer e diversi pianeti, e
abbiamo solo bisogno del veicolo giusto e della squadra giusta per
fallo davvero… Sento che questo è stato il fondamento di quello, di
qualcosa di veramente speciale.“
Se il film otterrà il successo
necessario e ulteriori lungometraggi venissero a quel punto
prodotti, Unicron potrebbe dunque essere confermato come villain
anche di questi, andando dunque a rappresentare una minaccia simile
a quella che Thanos ha rappresentato per il Marvel Cinematic Universe. Stando a
come presentato sino ad oggi, Unicron dovrebbe infatti affermarsi
come il più grande cattivo apparso nella saga cinematografica dei
Transformers, una minaccia apparentemente insuperabile per i
protagonisti, i quali stavolta saranno dunque messi veramente a
dura prova. Non resta allora attendere l’arrivo in sala del film,
per scoprire davvero quanto Unicron possa essere pericoloso.
Tutto quello che sappiamo su Transformers: Il risveglio
(Transformers: Rise of the Beasts)
Diretto da Steven Caple
Jr., Transformers
– Il risveglio (Transformers: Rise of the
Beasts)si baserà
su una sceneggiatura scritta da Joby Harold,
Darnell Metayer, Josh Peters,
Erich Hoeber e Jon Hoeber, e
basato su una storia di Joby Harold. Il film è
inoltre ispirato sempre alle action figure Transformers di
Hasbro. Della produzione si occupano
Lorenzo di Bonaventura, Tom
DeSanto e Don Murphy, Michael
Bay, Mark Vahradian, Duncan Henderson.
Con Steven Spielberg, Brian
Goldner, David Ellison, Dana
Goldberg, Don Granger, Brian
Oliver, Bradley J. Fischer e
Valerii An che figurano come produttori
esecutivi.
La star del franchise di TerminatorArnold
Schwarzenegger, attualmente su Netflix con la serie action Fubar, si è
detto disposto ad unirsi all’universo cinematografico della
Marvel, svelando però anche la sua
unica condizione perché ciò avvenga. In un’intervista con Men’s
Health, Schwarzenegger ha infatti parlato della possibilità di fare
un film MCU prima della fine della sua
lunga carriera a Hollywood, qualora i Marvel Studios fossero interessati a renderlo
partecipe di tale imponente universo narrativo proprio come fatto
per il suo amico Sylvester
Stallone, presente in Guardiani della Galassia Vol.
2 e Vol 3 con un cameo.
Per Schwarzenegger, però, c’è un
requisito semplice ma significativo che andrebbe soddisfatto:
“deve essere il giusto ruolo!“, ha detto l’attore.
Ricordiamo che l’ex Terminator non è estraneo al mondo dei
supereroi, avendo interpretato il malvagio Dr. Victor Fries alis
Mister Freeze nel film del 1997 Batman &
Robin. La scorsa estate erano poi emersi dei rumor
secondo cui Schwarzenegger eraa stato preso in considerazione per
interpretare Titanium Man nel MCU e apparire nel prossimo film di
Armor Wars, con James “Rhodey” Rhodes alias War Machine di
Don Cheadle. La notizia, però, si è poi rivelata
infondata.
Considerando la stazza che ancora
oggi Schwarzenegger possiede, sarebbe bello poterlo vedere in un
ruolo da minaccioso villain in un progetto Marvel, ma l’attore non ha parlato
di suoi contatti con i Marvel Studios e dunque al momento
non ci sarebbero piani affinché ciò avvenga. Ora che Schwarzenegger
ha però reso pubblico il proprio interesse ad unirsi all’MCU, il presidente Kevin
Feige potrebbe effettivamente farsi avanti per coinvolgere
l’attore, proponendogli un ruolo che questi possa ritenere giusto.
Per i fan di Schwarzenegger e dell’MCU, dunque, non resta che
attendere per scoprire se in futuro si creeranno i pressuposti per
questo incontro.
Nonostante il regista James
Cameron abbia inizialmente confermato che
Avatar
3 era vicino al completamento, i nuovi commenti
della star Sigourney
Weaver suggeriscono che il terzo film della saga non
sarebbe invece così vicino all’essere completo come si pensava
inizialmente. Parlando con Screen Rant, alla Weaver è
infatti stato chiesto dello stato di Avatar 3 dopo che la
collega Zoë Saldaña, interprete di Neytiri, ha
confermato che c’era ancora del lavoro da completare sul prossimo
blockbuster. La Weaver ha confermato l’affermazione della Saldaña,
affermando che Cameron sta effettivamente cercando di perfezionare
ciò che ha piuttosto che filmare nuove scene, suggerendo però che a
un certo punto potrebbero rendersi necessarie riprese
aggiuntive.
“So che a gennaio tornerò e
probabilmente farò alcuni pickup, non credo che ci siano scene
completamente nuove da girare“, ha detto l’attrice. “Penso
che ci sarà da migliorare ciò che [James Cameron] ha ottenuto ora
che si sta avvicinando al montaggio, perché ha sempre troppo
materiale. Ama girare. Non saprei nemmeno indovinare cosa potremmo
dover fare, ma penso che forse si tratti di tornare indietro di un
paio di momenti e dargli alcune riprese che non ha ottenuto nel
modo in cui voleva“. Come noto, Avatar 3 è stato
girato subito dopo Avatar: La via
dell’acqua e nel 2020 Cameron ha affermato che questo
terzo film era quasi completo. Dato il noto perfezionismo di
Cameron e la grande quantità di lavoro richiesto da questi film,
sembra però che i lavori sul terzo non siano del tutto
conclusi.
Come noto, attualmente sono previsti
altri tre film del franchise, con Avatar
3 programmato provvisoriamente per
il 20 dicembre 2024, Avatar
4 fissato per il 18 dicembre
2026 e Avatar 5 il 22 dicembre
2028. Con Avatar:
La Via Dell’Acqua, l’esperienza cinematografica
ha raggiunto nuove vette: con il film Cameron trasporta il pubblico
nel magnifico mondo di Pandora in un’avventura spettacolare e ricca
di azione. Interpretato da Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Sigourney Weaver,
Stephen Lang e
Kate Winslet, il film si è affermato come un successo
straordinario. Resta ora da vedere se i lavori ancora in corso su
Avatar 3 rischieranno di far slittare la
sua uscita in sala o se, come più probabile, Cameron abbia tutto
sotto controllo e porterà a termine il film nei tempi previsti.
Mentre continua il processo di
casting per Superman:
Legacy, nuovi rumor suggeriscono che uno dei
cattivi più iconici di Superman potrebbe fare il suo debutto sul
grande schermo proprio in questo film scritto e diretto da James Gunn. Secondo DanielRPK e Umberto
Gonzalez di The Wrap, il villain noto come
Brainiac sarà infatti presente in
Superman:
Legacy. Creato dallo scrittore Otto
Binder e dall’artista Al Plastino,
Brainiac è apparso per la prima volta in Action Comics n.
242 del 1958 come nemico di Superman. Il supercriminale,
solitamente raffigurato come un androide extraterrestre dalla pelle
verde e calvo, è un noto membro della Legion of
Doom, il che lo rende un cattivo della Justice League e della famiglia Superman.
Brainiac è stato già adattato più
volte al live-action e all’animazione, ma non è mai apparso in un
film per il cinema. Se i rumor circa la sua presenza nel primo film
del nuovo DC
Universe dovessero rivelarsi fondati, Brainiac compirà dunque
anche il suo debutto sul grande schermo, dove potrebbe rivelarsi
una minaccia particolarmente importante per il supereroe
protagonista. Ad ora però non ci sono conferme e in generale ancora
non è noto chi sarà effettivamente il villain del film. Fino ad
oggi si è però parlato di una probabile presenza di Lex
Luthor, con alcuni rumor che suggeriscono però la
presenza di una particolare versione del personaggio, ovvero
Apex Lex Luthor.
Superman:
Legacy non sarà un’altra storia sulle origini, ma
il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un
“giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già
incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni
eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che
l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting è
attualmente in corso, con la speranza che venga fatto un annuncio
ufficiale al Comic-Con di San Diego di quest’anno.
Superman:
Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.
Secondo quanto riferito, Gunn ha
consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello
sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la
produzione non subirà alcun impatto in futuro. “Superman:
Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per
l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della
tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori
di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto
il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista
DCU. “Non vedo
l’ora di presentarti la nostra versione di Superman che
il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film
d’animazione e giochi”.
Guardiani della Galassia Vol. 3 conclude in
modo emozionante l’attuale capitolo della storia dei Guardiani nel
Marvel Cinematic
Universe. Mentre la squadra affronta il cattivo Alto Evoluzionario, molti degli archi
caratteriali dei Guardiani giungono a una conclusione soddisfacente
e anche strappalacrime.
Sebbene Guardiani 3 sia stato concepito soprattutto
come un capitolo conclusivo per la squadra, esso accenna anche al
futuro del franchise e al suo cast di personaggi amati. Infatti,
diversi dettagli cruciai dell’atto finale del film potrebbero
fornire informazioni su cosa aspettarsi dai Guardiani della Galassia
nel prossimo MCU.
I Guardiani hanno raggiunto il loro
pieno potenziale
Il franchise dei
Guardiani della Galassia è iniziato come film di
supereroi sulla famiglia ritrovata, in quanto ogni personaggio ha
trovato un’appartenenza nella sua nuova squadra. Tuttavia, il terzo
film espande il posto dei Guardiani nel MCU e stabilisce
Knowhere come loro nuova base. Con Knowhere a
disposizione, i Guardiani iniziano a realizzare il loro pieno
potenziale.
Ora i Guardiani della
Galassia sono molto di più di semplici eroi in fuga. Sono
veri e propri eroi che compiono azioni concrete per rendere il loro
angolo di galassia un posto migliore. I rifugiati trovano una casa
su Knowhere, dove i Guardiani li tengono al
sicuro, proteggendoli da pazzi come l’Alto
Evoluzionario.
Adam Warlock è qui per restare
Guardiani
della Galassia Vol. 3 introduce finalmente
l’Adam Warlock di Will Poulter
nel Marvel
Cinematic Universe. Sebbene il personaggio abbia un tempo
limitato su schermo nel film, è evidente nelle ultime scene che è
solo l’inizio per il personaggio nel MCU.
La scena dei titoli di coda ha
rivelato che Adam Warlock è uno dei personaggi che
si uniranno alla formazione inedita dei Guardiani della
Galassia capeggiata da Rocket Raccoon. In
giro per la galassia con la sua nuova famiglia, il personaggio di
Adam Warlock potrà seguire qualche storyline della
Marvel Comics mentre si prepara a lasciare il
segno nel MCU.
Gamora è una Ravager, non una
guardiana
Il film che chiude la
trilogia affronta le conseguenze di Avengers: Infinity War e
Endgame, che hanno visto la Gamora
originale morire ed essere sostituita da una versione di lei in una
realtà alternativa. Mentre gli altri Guardiani
cercano di riconquistare Gamora e avvicinarla alla
loro causa, alla fine accettano che non è più la stessa persona che
conoscevano un tempo, permettendole di tornare tra i
Ravagers.
Gli ultimi momenti del film mostrano
Gamora che si riunisce ai
Ravagers, che la accolgono calorosamente come se
fosse un membro della famiglia. Anche se questa versione di Gamora
non è riuscita a sentirsi a casa con i Guardiani, è bello sapere
che ha trovato una nuova famiglia nei Ravagers.
Il regno dell’Alto Evoluzionario
continua?
L’Alto
Evoluzionario di Chukwudi Iwuji è un
cattivo minaccioso in Guardiani della Galassia Vol. 3, ossessionato
dall’idea di sbloccare i prossimi stadi dell’evoluzione con ogni
mezzo necessario. Sebbene i Guardiani riescano a sconfiggere il
cattivo e a distruggere la sua nave ammiraglia, la morte
dell’Alto
Evoluzionario non viene mai confermata nel film.
È una semplice regola empirica nei
film di supereroi: se il pubblico non vede fisicamente la morte di
qualcuno, quasi certamente è ancora vivo. Per questo motivo, non
sarebbe sorprendente se l’Alto
Evoluzionario tornasse in film futuri, magari
scontrandosi con altre squadre di supereroi del MCU, come i
Vendicatori o gli X-Men.
Mantis ha bisogno di ritrovare se
stessa
Negli ultimi minuti di
Guardiani della Galassia Vol. 3,
Mantis rivela ai suoi compagni di squadra di aver
deciso di mettersi in proprio. Sentendosi come se avesse sempre
ascoltato ciò che le dicevano gli altri, Mantis ritiene di dover
trovare se stessa durante le sue avventure in solitaria.
La partenza di
Mantis lascia intendere che potrebbe ancora avere
un futuro nel MCU. The
Marvels, la prossima avventura spaziale del franchise, è in
programma tra pochi mesi e potrebbe riprendere la storia di Mantis
dall’ultimo film dei Guardiani. Al contrario, la
Marvel potrebbe decidere di
adattare l’essenziale storyline di Mantis, Celestial
Madonna, in un altro progetto, magari un film solista
incentrato sul personaggio.
Nessuno è andato via per
sempre
Gran parte dell’attesa
che ha preceduto Guardiani della Galassia Vol. 3 era
focalizzata su quale degli amati personaggi sarebbe morto prima dei
titoli di coda del film. In una brillante sovversione delle
aspettative del pubblico, tuttavia, il film si è concluso senza
uccidere nessuno dei personaggi principali, scelta che ha indicato
che ognuno di loro potrebbe apparire in futuri progetti del
MCU.
Sebbene alcuni membri del cast siano
stati abbastanza chiari sulla loro intenzione di ritirarsi dai
ruoli del MCU dopo Guardiani 3, resta il fatto che nessuno di
questi personaggi è necessariamente scomparso per sempre. La porta
è lasciata aperta per il ritorno di ognuno di loro quando sarà il
momento giusto, e il film lascia anche diversi indizi su quali
Guardiani potrebbero apparire di nuovo presto.
I nuovi Guardiani della
Galassia
L’ultimo film del
MCU di
James
Gunn si chiude con la nomina di Rocket a nuovo leader
dei Guardiani della Galassia. Questo filone della
trama viene rivisitato durante la scena mid-credits, dove
Rocket viene mostrato alla guida di una squadra
tutta nuova, che comprende Groot,
Kraglin, Adam Warlock,
Cosmo e Phyla-Vell.
Sebbene questo film fosse destinato
a chiudere questo capitolo dei Guardiani della
Galassia del MCU, è probabile che
questa nuova squadra apparirà in qualche forma nei film futuri.
Anche se la formazione sarà molto diversa da quella a cui sono
abituati i fan, non sarebbe sorprendente se un quarto film dei
Guardiani della Galassia seguisse la nuova squadra
di Rocket nelle sue continue avventure.
La prima apparizione di Quasar nel
MCU
La scena mid-credits di
Guardiani della Galassia Vol. 3 conferma che
uno dei bambini salvati dalla nave dell’Alto
Evoluzionario si chiama Phyla. Questa
ragazza si unisce ai nuovi Guardiani della
Galassia di Rocket Raccoon, mostrando i
suoi nuovi superpoteri, probabilmente derivati dagli esperimenti
dell’Alto
Evoluzionario. Questo nuovo personaggio sembra essere
un cenno diretto a Phyla-Vell, uno dei numerosi
personaggi che hanno indossato il mantello di Quasar nei fumetti
Marvel.
Questo segna la prima apparizione di
Quasar nel MCU solo alcuni mesi
dopo
Ant-Man and the Wasp: Quantumania aveva falsamente anticipato
l’arrivo del personaggio con il Quaz di William Jackson
Harper. L’iterazione Phyla-Vell di
Quasar nei Marvel Comics è più strettamente associata ai
Guardiani della Galassia rispetto al suo
predecessore, il che indica che potrebbe essere una parte
importante della squadra del MCU.
La forma finale di Groot
La scena a metà dei titoli
di coda di Guardiani della Galassia Vol. 3 mostra una
versione molto diversa di Groot, che sembra essere
cresciuto a dismisura. In piena altezza, Groot sovrasta tutti gli
altri in quella che potrebbe essere la sua forma finale. Inoltre,
le scene precedenti hanno lasciato intendere che un Groot
completamente cresciuto potrebbe anche essere in grado di
pronunciare frasi complete.
La trasformazione di Groot lascia
intendere che diventerà uno dei Guardiani della
Galassia più forti nelle loro continue avventure. Il nuovo
aspetto del personaggio, inoltre, ricorda da vicino il suo design
nei fumetti Marvel Comics, suggerendo che ha davvero
raggiunto la sua forma finale.
Il leggendario Star-Lord
tornerà
Il finale di Guardiani della Galassia Vol. 3 vede Peter
Quill tornare sulla Terra e riunirsi con suo nonno decenni dopo la
loro separazione. Una scena post-credit rivisita il tempo trascorso
insieme prima di promettere che “Il leggendario Star-Lord” tornerà,
indicando che il tempo di Chris Pratt nel MCU è tutt’altro che
finito.
Non è chiaro quando il pubblico
potrà aspettarsi il ritorno di Quill nel MCU, ma sembra molto
probabile che apparirà di nuovo prima della fine della
Saga del Multiverso. Sebbene un’apparizione in
Avengers: Secret Wars sembra inevitabile, è anche possibile che
Quill riceva un proprio film da solista, magari intitolato The
Legendary Star-Lord.
Se state cercando su Netflix una
serie che per tutta la sua durata vi lasci con il fiato sospeso
In silenzio è la scelta giusta. Questa nuova
miniserie è incentrata sul personaggio di Sergio
Cisar interpretato da Aròn Piper, diventato famoso
con il ruolo di Ander Muñoz fin dalla prima stagione del teendrama
Élite. Nel numeroso cast di questo thriller psicologico, diviso
in sei parti, però c’è anche un altro talento del liceo Las
Encinas, infatti spicca il nome anche di Manu
Rìos, visto proprio in questi giorni sul red carpet del
Festival di
Cannes per
Strange Way of Life il cortometraggio di
Pedro Almodóvar.
La trama di In silenzio
In silenzio
comunque non è la solita serie spagnola ma un racconto cupo, sobrio
e ipnotico dove si studia la personalità di un ragazzo che è stato
accusato di aver ucciso entrambi i genitori. La serie parte proprio
da questo avvenimento dove vengono mostrati il cadavere di una
donna e poi di un uomo che sono precipitati dal balcone dell’ultimo
piano di una palazzina di un quartiere benestante di una
contemporanea città spagnola che non viene mai rivelata ma che
sembra Bilbao. Subito viene indagato e arrestato
Sergio il figlio adolescente che non farà
resistenza e mai collaborerà con la giustizia. Negli anni
successivi, passati in detenzione nel carcere minorile, il ragazzo
si chiude in un mutismo e mai rivelerà le motivazioni del crimine e
se veramente è stato lui a commettere il duplice omicidio.
Dopo sei anni, grazie anche alla sua
buona condotta Sergio, soprannominato da tutti come “L’assassino
del balcone”, esce dalla prigione e torna a vivere nella casa,
quella dell’omicidio, ora sua essendo l’unico erede. Oltre a
indossare alla caviglia un’apparecchio elettronico, che segna ogni
suo postamento, il ragazzo non sa che è anche sorvegliato 24 ore su
24, con delle telecamere e dei microfoni nascosti
nell’appartamento, da una psichiatra di nome Ana
(Almudena Amor) e dal suo team di investigatori, che desiderano
studiare se sia un pericolo per la società. L’operazione segreta
nel frattempo essa stessa è supervisionata dal
vicecommissario Cabrera (Aitor Luna), che come si
svela fin dall’inizio, è corrotto ed è stato mandato a
sabotarla.
Il taciturno giovane intanto non
passa le sue giornate sdraiato sul divano e recluso nella casa del
mistero, anzi viene inserito in un programma di recupero, affidato
a un pastore evangelico, molto ambiguo, che lo fa lavorare in una
serra. Il primo episodio si chiude con la presentazione di
Marta (Cristina Kovani) un’addetta alle vendite di
un negozio in centro città ma cosa più importante è una delle tante
ammiratrici di Sergio. La dottoressa Ana non perderà tempo e
chiederà aiuto alla ragazza che accetterà la missione anche
rischiando la sua relazione con il suo fidanzato
Eneko (Manu Rìos) che gestiste un’agenzia
immobilare.
Gli ulteriori cinque episodi, senza svelare troppo la trama piena
di colpi di scena, evidenziano varie dinamiche come quella
dell’abuso emotivo, la manipolazione, l’isolamento e il disprezzo
di sé che prova il protagonista su se stesso. Sergio già dal primo
incontro con Marta si apre e racconta che l’unica ragione della sua
vita è ritrovare la sorella minore Noa, data in
adozione dopo la morte dei facoltosi genitori.La qualità della trama non
annoia mai, anzi ti fa desiderare sempre di più capire chi è
veramente Sergio, del perchè Ana è ossessionata dal suo paziente e
perchè sembra che i due protagonisti, di questo perverso gioco tra
schermi e videoregistrazioni, hanno sempre di più cose in comune.
Alla fine Noa si rivelerà come la soluzione all’intricato caso che
finisce con un vero e proprio salto nel buio del ragazzo e della
sua psichiatra che finalmente si incontreranno di
persona.
Non la solita miniserie
spagnola
In silenzio è un
prodotto seriale con un cast
eccellente che per chi hafamiliarità con le varie produzioni spagnole di Netflix
riconoscerà volti noti e non parlo solo i due giovani attori di
Élite. Quelli che spiccano di più, anche merito dei ruoli
con più sfumature, sono quello del silenzioso Sergio e di Ana.
L’attrice Almudena Amor è impeccabile nel mostrare la sua vera
natura della psichiatra, quella ancora più malata del ragazzo che
vuole capire e curare.
Per concludereanche se la miniserie è piuttosto cupa fin dall’inizio,
viene mostrata sia la corruzione nella polizia che nella setta
religiosa, c’è qualche speranza per i personaggi man mano che lo
spettacolo procede e lo vediamo con il personaggio di Marta o di
Greta (Aria Bedmar) l’unica donna, oltre alla psichiatra che fa
parte del team degli investigatori.In
silenzio è una miniserie che si svela lentamente, capitolo
per capitolo, un’esperienza visiva così eccezionale anche merito
della regia uniforme dei registi Gabe Ibáñezna, Esteban Crespo e
Aitor Gabilondo.
Si è conclusa la 76esima edizione
del Festival di Cannes, e dopo avervi rivelato
tutti i
premiati di questa edizione 2023, ecco tutte le foto dal red
carpet di chiusura con il cast del film Elemental
che chiuderà la Kermesse.
Pixar Animation Studios ha svelato
i primi dettagli del suo 27esimo lungometraggio,
Elemental, che arriverà nel 2023. Diretto
da Peter Sohn (Il viaggio di Arlo, cortometraggio
Parzialmente nuvoloso) e prodotto da Denise Ream (Il
viaggio di Arlo, Cars 2), il film segue le vicende di
un’insolita coppia, Ember e Wade, in una città i cui abitanti sono
fuoco, acqua, terra e aria, e vivono insieme. L’“ardente” giovane
donna e il ragazzo “che segue la corrente” stanno per scoprire
qualcosa di fondamentale: quanto hanno davvero in comune.
Elemental è un film originale ispirato all’infanzia di
Peter Sohn a New York. “I miei genitori sono emigrati dalla
Corea all’inizio degli anni Settanta e hanno costruito un
frequentato negozio di alimentari nel Bronx”, ha affermato il
regista. “Eravamo una delle tante famiglie che si erano
avventurate in una nuova terra con sogni e speranze, in un unico
crocevia di culture, lingue e piccoli bellissimi quartieri. Questo
è quello che mi ha portato a Elemental”.
“La nostra storia è basata sui classici elementi: fuoco,
acqua, terra e aria”, ha aggiunto Sohn. “Alcuni elementi
si mescolano tra loro, altri no. E se questi elementi fossero
vivi?”.
Dopo la trilogia di To all the
boys (To All the Boys I’ve Loved Before, To All the Boys:
P.S. I Still Love You, To All the Boys:
Always and Forever), approda nella nota piattaforma streaming
la serie spin-off XO, Kitty. Ispirata anch’essa
alla trilogia di libri della scrittrice americana Jenny
Han, la serie è il primo spin-off di un film originale
Netflix. Xo, Kitty è formata al
momento da una sola stagione di dieci episodi, ognuno da circa
trenta minuti. Nel cast ritroviamo alcune figure già presenti nei
film: la giovane Anna Cathcart interpreta
nuovamente il ruolo di Kitty, in questo caso come protagonista.
John Corbett (il
mio grosso grasso matrimonio greco) interpreta il padre di
Kitty. Tra le figure nuove nel cast si ricorda Choi
Min-young, nei panni di Dae-heon Kim.
Xo, Kitty: un divertente dramma
adolescenziale
La serie si concentra sul
personaggio di Kitty, vivace sorella minore di Lara Jean,
protagonista dei film. Essendo la più piccola delle tre figlie,
Kitty non ha grandi ricordi della propria madre, morta quand’era
piccola, e desidera sapere di più su di lei. Per questo
motivo decide di fare richiesta alla Kiss, un prestigioso liceo
privato internazionale di Seul. Oltre questo, Kitty vuole andare
alla Kiss per stare finalmente con Dae, ragazzo conosciuto anni
prima in una vacanza in Corea.
Qui la giovane protagonista scoprirà
pian piano molti intrighi che riguardano la madre: Kitty ritrova un
braccialetto nominativo dell’ospedale coreano nel diario della
madre. Quest’ultima, durante il suo periodo alla Kiss, sembra aver
avuto un bambino, quindi Kitty va alla ricerca del suo fratello
scomparso.
Contemporaneamente, una volta
arrivata alla Kiss, Kitty scopre che Dae in realtà sta con Yuri,
una ricca ragazza coreana. Pur sembrando fin da subito la relazione
tra i due come una mera cosa di facciata, il rapporto tra Kitty e
Dae diventa sempre più complicato.
Tra feste, punizioni e triangoli
amorosi, il periodo trascorso alla Kiss porterà Kitty a crescere ed
a vivere dei cambiamenti importanti sul proprio essere.
I classici cliché dei teen
drama
Xo,
Kitty presenta tematiche ed intrecci narrativi molto
simili ad altre serie o film su adolescenti: di conseguenza, se si
è alla ricerca di qualcosa di diverso da guardare, di originale,
questa non è esattamente la serie adatta. Detto questo, ciò non
significa che la serie in sé non sia piacevole da vedere:
semplicemente riporta molti cliché.
Gli intrecci riguardanti gravidanza
nascoste, i triangoli amorosi, sono tutte tematiche molto
ricorrenti in tanti altri teen drama. Un elemento differente in
Xo,Kitty rispetto ad altre serie simili è la
ricerca di una qualche forma di collegamento con la madre defunta:
Kitty desidera conoscere la madre a modo suo, cercando di avere con
lei una sorta di contatto diretto, anche ora che non c’è più.
Un altro tema ricorrente nei vari
film e serie adolescenziali è il rapporto conflittuale con i
genitori. A questo proposito diventa molto interessante il paragone
tra la relazione tra Yuri e sua madre Jina e tra Kitty e suo padre:
mentre Jina opprime la figlia cercando di fare quello che crede che
sia meglio per lei, il padre di Kitty si dimostra sempre aperto al
dialogo, anche alla fine quando Kitty gli rivela una sua grande
scoperta di se.
In XO, Kitty si va
anche ad approfondire la cultura e la tradizione coreana. Questo si
nota sia in maniera indiretta dalla stessa scuola: qui si hanno
strutture nuove, futuristiche ma anche semplici, vengono garantiti
dei sobri dormitori anche agli studenti. Ed inoltre durante gli
episodi vengono narrate feste tradizionali coreane e viene data la
possibilità agli studenti della Kiss di esibirsi in balli tipici
nello spettacolo di fine anno.
Una serie LGBT friendly
Xo, Kitty porta
all’attenzione dello spettatore la comunità LGBT, attraverso vari
avvenimenti e personaggi. In particolare, si nota come questi
orientamenti sessuali vengano percepiti dalla cultura coreana,
ancora parzialmente chiusa sotto questo aspetto. La stessa Jina non
riesce ad accettare che la figlia sia lesbica, e Yuri sente di
dover nascondere la sua omosessualità dalla famiglia e dal mondo,
tanto da avere un finto fidanzato, Dae.
Un altro personaggio attraverso il
quale si può instaurare nel pubblico una certa riflessione sulla
scoperta che vivono gli adolescenti della propria sessualità
riguarda Kitty. Senza fare alcuno spoiler al lettore, si nota come
la protagonista riesca alla Kiss a conoscere meglio il proprio
orientamento sessuale e, di conseguenza, se stessa.
Dopo dieci emozionanti giorni di
proiezioni, conferenze, code, pioggia, star e red carpet, si è
conclusa l’edizione del Festival
di Cannes 2023, la numero 76 per
la kermesse francese. In un mondo del cinema che continua a
raccontare il mondo, a volte trasfigurandolo e altre volte
rendendolo a più chiaro a noi che ci viviamo dentro,
la giuria presieduta da Ruben Ostlund ha
dovuto scegliere i suoi vincitori.
Purtroppo nessuno degli italiani in
gara, ben tre, Alice Rohrwacher, Marco Bellocchio e
Nanni Moretti, ha portato a casa un premio.
In un illustre concorso
internazionale come quello del Festival
di Cannes, c’è anche spazio per un’opera prima:
Banel e Adama, della regista franco-senegalese
Ramata-Toulaye Sy. Il film, pur non convincendo
sotto ogni aspetto, è una delle sorprese di questa edizione del
Festival cinematografico.
Banel e Adama: l’amore nel Senegal delle regole
Un giovane appena entrato nell’età
adulta racconta una leggenda appresa durante l’iniziazione che lo
porterà alla carica di capo villaggio, ereditata dal padre e dal
fratello maggiore, entrambi morti prematuramente. Questa storia è
proprio come la coppia che dà il titolo al film: isolata, come se
fosse fuori dal mondo, ma governata da codici rigorosi.
Banel (Khady Mane) sposa
Adama (Mamadou Diallo) dopo la
morte del fratello maggiore, secondo una tradizione che obbliga le
donne a diventare le mogli di una famiglia, passando da un fratello
all’altro secondo i capricci della vita, ma anche della morte.
Queste regole così ferree e
imprescindibili che sostanziano la vita della comunità ci vengono
introdotte fin dall’inizio, con i due coniugi che si pongono come
ribelli in sfida alla tribù per la loro volontà di rifiutare titoli
e obblighi, e per il loro desiderio di costruirsi una vita lontano
dal villaggio. Banel rifiuta tutto, anche la
maternità, più in generale il suo destino di donna, condannata a
essere solo un grembo per perpetuare la stirpe dei capi a cui
appartiene Adama. Il piano dei due amanti è
chiarissimo: rifiutare il titolo di capo, costruire una casa alla
periferia del villaggio di sabbia e tentare di conquistare la
libertà tanto desiderata vivendo fuori dalla comunità.
Un viaggio tragico immerso nella superstizione
Molto interessante è una seconda
dimensione che Banel e Adama introduce: quella
della superstizione e del modo in cui i segni e il mondo vengono
interpretati alla luce dei divieti sfidati. Le case di sabbia sono
considerate maledette e le azioni di Adama
profanano la tradizione, portando siccità, morte e distruzione in
questa piccola e fragile area nella savana. Il susseguirsi di
problemi che intervengono, portando a un cambiamento
nell’atteggiamento del giovane marito, contribuirà a far
precipitare il film nella tragedia. Adama, che prima si ergeva con
orgoglio davanti ai genitori e ai coetanei, ora si inchina e
scompare gradualmente dalla vista di Banel. Lo
status quo e le tradizioni riprendono il controllo delle sue
azioni, con grande disperazione della donna che pensa solo a lui e
non vuole più aspettare di trasferirsi nella loro nuova casa.
L’impazienza si trasforma quasi in follia: Banel è pronta a fare
qualsiasi cosa pur di non adempiere ai ruoli assegnati dal suo
status di donna al servizio delle famiglie del
villaggio.
Una delle soprese di Cannes 76
Banel e Adama si
affida quasi esclusivamente alla sua estetica così precisa e alla
performance dell’attrice protagonista, Khady Mane,
luce dell’intera narrazione, del resto lineare e anche
programmatica. Molto complessa e decisamente femminista,
l’evoluzione della sua Banel è davvero interessante: con il
progredire della storia, diventa inquietante nel suo opporsi alle
tradizioni e alle convenzioni della comunità. Le usuali tappe del
viaggio dell’eroe – desiderio di fuga, seguito da una rinuncia e da
un esito fatale – non permettono al film di elevarsi al di sopra
della bellezza delle sue inquadrature. Perso nei suoi passaggi
sublimi, quasi da cartolina, Banel e Adama
dimentica di dare corpo alla sua storia e ai suoi personaggi, che
sono la sua ragion d’essere.
Girato interamente in lingua fulani,
Banel e Adama resta comunque una delle sorprese
del Festival
di Cannes 2023: anzitutto, in quanto unica opera prima
presentata in concorso, ma anche per la capacità della regista di
costruire un racconto tragico e sfruttare in maniera sapiente
l’estetica dei paesaggi africani per raccontare il viaggio
interiore dei suoi protagonisti. Certo, al film manca la profondità
e la portata emotiva che gli avrebbero permesso di andare oltre la
sua cornice ben definita, ma Banel e Adama non è
affatto un film fallimentare.
Celebre coppia del cinema italiano e
non solo, Bud Spencer e Terence Hill
hanno girato tra gli anni Settanta e Ottanta diversi film divenuti
popolarissimi a livello internazionale. Dal western Lo
chiamavano Trinità… fino al poliziesco Miami Supercops (I
poliziotti dell’8ª strada), passando per Pari e
dispari, Io sto con gli ippopotami, Chi trova un amico trova un
tesoro e tanti altri. Uno dei loro titoli più amati, da
grandi e piccoli, è però … altrimenti ci
arrabbiamo!, diretto nel 1974
da Marcello Fondato. Commedia d’azione,
questo vanta gag, battute e sequenze ancora oggi iconiche, tanto
note quanto omaggiate.
Pur se privo di particolari trovate
di regia o di messa in scena, … altrimenti ci arrabbiamo!
vanta numerose acrobazie, corse d’auto e, soprattutto, le celebri
scazzottate di cui Spencer e Hill erano grandi maestri. Il film si
affermò come il maggior successo economico tra tutti i film della
coppia e li consacrò a stelle del cinema mondiale. Prima di
intraprenderne una visione, però, sarà utile approfondire alcune
curiosità relative a questo. Qui sarà possibile ritrovare dettagli
relativi alla trama, al cast e a
molto altro ancora. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: la trama, il cast di attori e la dune buggy
Protagonisti del film sono
Ben e Kid, rispettivamente un
meccanico ed un camionista, accomunati dalla passione per le corse
automobilistiche. Da sempre amici ma rivali, i due si ritrovano a
vincere insieme una competizione, ottenendo come premio una
dune
buggy rossa con la capotte gialla nuova di zecca. L’agognata
vettura, però, viene distrutta nel momento in cui una banda di
sicari al servizio del Capo, mette a ferro e fuoco
il luna park dove i due amici si erano recati. In risposta a
quell’affronto, Ben e Kid decideranno di recarsi personalmente dal
responsabile dell’accaduto, richiedendogli come risarcimento
un’identica dune buggy. Se la loro volontà non verrà rispettata, si
arrabbieranno e non ci sarà pace per nessuno.
Come anticipato, ad interpretare Ben
e Kid vi sono rispettivamente Spencer e Hill. I due, come noto,
divertirono molto a realizzare questo film, apportandovi anche
proprie idee. Il celebre balbettìo effettuato da Spencer durante la
scena del coro dei pompieri, ad esempio, è una sua trovata. Accanto
a loro, nel ruolo del criminale noto come il Capo, vi è l’attore
inglese John Sharp, mentre il suo braccio destro
Attila è interpretato da Deogratias Huerta. Di
particolare rilievo, inoltre, è la presenza del film dell’attore
Donald Pleasence, nel ruolo del Dottore del Capo,
ma celebre in particolare per essere stato Sam Loomis nella saga di
Halloween. In ultimo, Manuel de Blas è il
killer Paganini, mentre Luis Barbero è il gentile
Geremia.
Protagonista del film è ovviamente
anche la dune buggy, qui assunta a pomo della discordia della
vicenda. Tale vettura, destinata alla marcia su sabbia, si
caratterizza per il suo aspetto sbarazzino, divenuta un simbolo del
divertimento estivo. In Italia le prime dune buggy apparvero sul
finire degli anni Sessanta, ma è stato proprio … altrimenti ci
arrabbiamo! ad averle rese popolarissime. Nella metà degli
anni Settanta, infatti, a Roma venne fondata dal pilota di
autocross Adriano Gatto la Puma s.r.l. con sede sulla via
Tiburtina, la quale iniziò a produrre una propria linea di dune
buggy molto simili al “Deserter”. Queste sono poi quelle
utilizzate all’interno del film.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: dove è stato girato e la colonna sonora
Per quanto riguarda le location del
film, come anche altri film di Spencer e Hill, anche …
altrimenti ci arrabbiamo! è caratterizzato da località di
differenti paesi. Le scene con il luna park, ad esempio, sono state
girate a Madrid e più precisamente nei pressi dello Stadio Vicente
Calderòn. Sempre nella capitale spagnola, al numero 17 di Calle de
Postas, subito fuori da una porta di Plaza Mayor, si trova l’Hotel
“Petit Palace Posada del Peine”, la cui entrata rappresenta nel
film l’entrata del locale del Capo. La scena dell’inseguimento in
moto, invece, è stata girata nel Lazio, nel bosco di Manziana. La
scena iniziale di autocross è stata girata a Poggio San Romualdo,
una frazione di Fabriano, in provincia di Ancona.
Ad essersi occupati della colonna
sonora del film, invece, sono stati i fratelli
Guido e Maurizio De Angelis,
anche noti come fondatori del gruppo Oliver
Onions. In attività dal 1963, questi hanno firmato la
colonna sonora di diversi film di Spencer e Hill, ma anche di
innumerevoli altri titoli. Per … altrimenti ci
arrabbiamo!, in particolare, il gruppo compose il brano
DuneBuggy, utilizzato per ben sette volte nel
corso della pellicola. Come il film, anche questo conobbe un
estremo successo commerciale, rimanendo nella top ten per oltre
diciassette settimane e risultando il più venduto del 1974 in
Italia. Anche all’estero tale brano ottenne ampi riconoscimenti,
vantando una distribuzione estera in paesi come Cile, Messico,
Francia, Spagna, e Germania.
… altrimenti ci
arrabbiamo!: il remake, il trailer e dove vederlo in streaming
e in TV
Dopo anni di speculazioni, nel 2022
è arrivato al cinema un remake del film. Diretto dagli
YouNuts!, Altrimenti ci
arrabbiamo si propone in realtà più come un reboot che
come un vero e proprio remake, modificando alcuni particolari
dell’originale per dar vita ad un omaggio di quel cult. Ad
interpretare i due protagonisti, qui, sono gli attori
Edoardo Pesce ed Alessandro
Roja. Christian De Sica, invece,
compare nei panni del villain principale, mentre Alessandra
Mastronardi è Miriam, intrigante e pericolosa donna
che aiuterà i due protagonisti. Naturalmente, grande protagonista è
anche in questo caso la mitica dune buggy rossa con la capotte
gialla nuova di zecca.
È possibile fruire di …
altrimenti ci arrabbiamo! grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity+, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
27 maggio alle ore 21:25 sul canale
Rete 4.
Quando nel 2001 il film Shrek arrivò
nei cinema di tutto il mondo, l’animazione cinematografica cambiò
per sempre. Con l’uscita dei successivi tre sequel, quello di
Shrek diventa un vero e proprio fenomeno
globale, dando vita ad uno dei franchise animati più redditizi di
sempre. Grazie ai suoi numerosi riferimenti alla cultura di massa,
come anche l’utilizzo di una comicità scorretta e cinica, si è
affermato come un vero e proprio apri pista per i numerosi
imitatori venuti negli anni a seguire. Nel 2004 è dunque arrivato
al cinema il primo dei sequel, intitolato Shrek
2 e diretto da Andrew Adamson,
Kelly Asbury e Conrad Vernon.
Il celebre orco verde protagonista
del film è basato dell’omonimo libro illustrato del 1990 di
William Steig, poi riadattato per permettergli di
assumere i connotati richiesti dal mezzo cinematografico. Ulteriore
fonte di ispirazione per questo sequel è però stato anche il film
del 1967 Indovina chi viene a cena. Per questo nuovo
capitolo, inoltre, sono state sviluppate tecniche d’animazione
ancor più accurate, che hanno permesso al film di raggiungere un
livello successo in quanto a resa grafica. Ancor più del suo
predecessore, Shrek 2 si affermò poi come un autentico
successo, guadagnando oltre 900 milioni di dollari in tutto il
mondo.
Ad oggi, questo è il tredicesimo
film d’animazione dal maggior incasso di sempre, nonché il più
redditizio della sua serie. Seguito poi anche da Shrek
Terzo e da Shrek e vissero felici e contenti, rimane
uno dei preferiti del grande pubblico, che vi ritrovano tutti gli
elementi già visti nel precedente più diverse gradite novità. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
Shrek 2: la trama del film
Dopo gli eventi del primo film,
Shrek e la principessa Fiona sono
ora felicemente sposati e si godono il loro viaggio di nozze. Al
loro ritorno, tuttavia, li aspetta la richiesta dei genitori di lei
di incontrare il principe che l’ha coraggiosamente salvata. I due
reali rimangono però sconvolti nello scoprire che la figlia abbia
deciso di non spezzare l’incantesimo che l’ha resa un’orchessa,
sposando per di più un vero orco. Da quel momento in poi, comincia
una vera e propria sfida piena di tensione tra Shrek e il
Re Harold.
Questi, che aveva sempre desiderato
che la figlia sposasse un vero principe, finisce con il chiedere
l’aiuto della Fata Madrina, la quale proverà in
tutti i modi a far finire il matrimonio della principessa per darla
invece in sposa a suo figlio, il vanitoso principe
Azzurro. La cosa si rivela però più complessa del
previsto, e così viene organizzato un piano per uccidere Shrek.
Reclutato a tal fine, il Gatto con gli stivali
finirà però con il diventare amico dell’orco, e li aiuterà nello
sventare i malvagi piani della Fata. Per Shrek sarà a questo punto
fondamentale dare ulteriore prova del suo valore, tanto per Fiona
quanto per i genitori di lei.
Shrek 2: i personaggi e i doppiatori del film
Una delle punte di diamante dei film
sono i numerosi celebri attori che si sono avvicendati nel
doppiaggio dei personaggi principali e più apprezzati della saga.
Voce originale dell’orco Shrek è il comico Mike
Myers. Questi, particolarmente legato al personaggio,
decise di conferire al personaggio un marcato accento scozzese.
Tale scelta è motivata dal fatto che questo gli ricordava il modo
in cui sua madre gli leggeva le favole. Iconico è poi il ruolo
svolto dall’attore Eddie
Murphy, il quale ha reso celebre il personaggio di
Ciuchino grazie alla propria interpretazione. Conclude il trio di
protagonisti la principessa Fiona, la quale sfoggia la voce
dell’attrice Cameron
Diaz.
I genitori di Fiona, re Harold e la
regina Lillian, hanno invece le voci dei celebri John
Cleese, membro dei Monty Python, e della premio Oscar
Julie Andrews.Antonio
Banderas è la voce di Gatto con gli stivali, e ha
doppiato il personaggio anche per le versioni in lingua spagnola
del film. Altri noti doppiatori sono Jennifer
Saunders per la Fata Madrina e il cantautore Tom
Waits per il personaggio di Capitan Uncino. Per il
doppiaggio italiano, invece, Renato Cecchetto, Nanni
Baldini e Selvaggia Quattrini sono le
voci di Shrek, Ciuchino e Fiona. Giorgio Lopez
doppia re Harold, mentre Francesco Prando è il
principe Azzurro. Massimo Rossi, infine, dà voce
al Gatto con gli stivali.
Shrek 2: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Shrek 2
è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix, Amazon Prime Video, Now e Tim
Vision. Per vederlo, basterà noleggiare il singolo film,
avendo così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà
soltanto un dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato
27 maggio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Nel 2000 al cinema esce il film
Final
Destination, primo capitolo di una
pentalogia che si è imposta come un cult sia per le sue tematiche,
legate alla predestinazione e all’inevitabilità della morte, quanto
per diverse sequenze entrate nell’immaginario collettivo. Diretto
da James Wong, noto anche come regista della serie
X-Files, il film ha conquistato da subito un grande
seguito di fan, che hanno reso tale pellicola sempre più celebre
nel corso degli anni. Dopo i primi due sequel, nel 2009 è poi
arrivato al cinema The Final Destination
3D (qui la recensione), diretto
stavolta da David R. Ellis, il quale aveva già
firmato la regia del secondo capitolo.
Dopo il successo di Final Destination 3,
per questo nuovo titolo della serie si decise di puntare sulla
tecnologia del 3D, in quel momento particolarmente diffusa e in
voga. Per il regista e i produttori, però, questa avrebbe dovuto
significativamente aggiungere qualcosa di nuovo al film e alla sua
storia, non fungendo dunque da mero effetto speciale per
sorprendere gli spettatori. Questa novità non impedì però al film
di essere accolto in modo piuttosto freddo dalla critica. Il
pubblico però premiò The Final Fantasy 3D, portandolo ad
un guadagno di circa 186 milioni di dollari.
Tale successo spinse poi a dar vita
ad un nuovo film, Final Destination 5, arrivato nel 2011.
Questo, però, è stato concepito e realizzato come un prequel al
primo capitolo della serie. Ciò rende di fatto The Final
Destination 3D l’ultimo titolo secondo la cronologia degli
eventi. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
The Final Destination 3D:
la trama del film
Il film ha inizio durante una corsa
di auto, quando Nick O’Bannon ha una terribile
visione: per via di un incidente, quasi tutta l’arena sarà
distrutta uccidendo moltissime persone, tra cui lui, la sua
fidanzata Lori e i due amici Hunt
e Janet. Terrorizzato che ciò possa accadere
davvero, riesce a convincere i ragazzi del suo gruppo e qualche
altra persona a uscire. Non appena fuori, la tragedia che Nick
aveva previsto avviene davvero. Il gruppo di fortunati scampati
alla morte, però, si troverà ad aver soltanto ritardato ciò che è
inevitabile. Quella di Nick, infatti, è stata solo la prima di una
lunga serie di visioni sul destino dei sopravvissuti di quel
giorno.
Tra questi vi è
Carter, un uomo che voleva rientrare in arena per
salvare sua moglie, ma a cui George, la guardia,
lo ha impedito. Mosso dal desiderio di vendicarsi, questi muore
vittima del suo stesso piano. Il giorno seguente anche
Samantha, un’altra sopravvissuta, muore a causa di
un incidente quantomai impensabile e imprevedibile. A poco a poco,
dunque, la morte sembra trovare il modo di andare incontro a tutti
i superstiti al disastro dell’arena, nei modi più cruenti e
sanguinari possibili. Per Nick e i suoi amici, dunque, ha inizio
una sfida che non sembra poter essere vinta in alcun modo.
The Final Destination 3D:
il cast del film
Protagonista di questo capitolo, nel
ruolo di Nick O’Bannon, è l’attore Bobby Campo,
divenuto celebre proprio grazie a tale film ma noto anche per aver
interpretato Seth Branson nella serie tv Scream. Accanto a
lui, nel ruolo della fidanzata Lori Milligan vi è invece l’attrice
Shantel VanSanten, nota prevalentemente per le
serie One Tree Hill, The
Flash e Shooter. Gli amici di Nick, Hunt e Janet,
sono invece interpretati da Nick Zano e
Haley Webb. Il primo è noto per il ruolo di Vince
nella serie Le cose che amo di te, mentre la Webb è
celebre come Jennifer Blake in Teen Wolf.
Nel ruolo di George, la guardia
dell’arena dove si svolge la corsa d’auto di inizio film, vi è
l’attore Mykelti Williamson, divenuto estremamente
celebre per aver recitato nel ruolo di Bubba, l’amico afroamericano
di Forrest Gump nell’omonimo film. Samantha Lane è invece
interpretata da Krista Allen, conosciuta per serie
come Baywatch, Il tempo della nostra vita e A
proposito di Brian. Per questo stesso ruolo si era proposta
anche l’attrice Ashley Tisdale,
senza però riuscire ad ottenerlo. Infine, Carter Daniels è
interpretato da Justin Welborn.
The Final Destination 3D:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. TheFinal Destination 3D è infatti
disponibile nei cataloghi di Google Play, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 27
maggio alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Dopo oltre due mesi
dall’uscita nelle sale di John Wick:
Capitolo 4, il dirigente di Lionsgate Joe
Drake ha confermato che lo studio ha iniziato a lavorare
su John Wick: Capitolo 5, che è attualmente nelle
prime fasi di sviluppo.
Durante l’ultima chiamata sugli utili di Lionsgate (viaComicbook),
Drake ha parlato del futuro del franchise di successo, rivelando
che il team creativo ha altri tre progetti di John Wick in fase di sviluppo.
“Ora ci stiamo muovendo
attraverso quel franchise, non solo nello spazio dei videogiochi
AAA, ma osservando quale cadenza regolare degli spin-off, la
televisione fa davvero crescere quell’universo in modo che ci sia
una cadenza costante di un franchise che c’è un chiaro appetito dal
pubblico”, ha detto Drake. “Ciò che è ufficiale è
che, come sai, Ballerina è il primo spin-off che uscirà il prossimo
anno. Siamo in fase di sviluppo su altri tre, tra cui [John
Wick: Capitolo 5] e inclusa la serie televisiva, The
Continental, che andrà in onda presto. E così, stiamo
costruendo il mondo e quando arriveranno quei cinque film, sarà
organico – sarà cresciuto organicamente da come stiamo iniziando a
raccontare quelle storie. Ma puoi fare affidamento su una
cadenza regolare di John Wick.
Questa rivelazione di John
Wick: Capitolo 5 arriva dopo che il regista di
John Wick: Capitolo 4 Chad Stahelski ha confermato che
lui e la star principale Keanu Reeves non stanno sicuramente dicendo di
no all’opportunità di raccontare di più sulla storia dell’assassino
protagonista. Prima di questo, Stahelski aveva precedentemente
dichiarato che stavano pianificando di prendersi una pausa dal
franchise.
Il franchise di
John Wick raggiunge il miliardo di dollari
John Wick:
Capitolo 4 ha incassato in tutto il mondo oltre 428
milioni di dollari al botteghino, rendendolo il film di John Wick
con il maggior incasso. Questo risultato ha permesso al franchise
di raggiungere il miliardo di dollari al botteghino mondiale.
John Wick (Keanu
Reeves)
trova una via per sconfiggere la Grand Tavola. Ma prima di
guadagnare la libertà, Wick deve affrontare un nuovo nemico che ha
potenti alleanze in tutto il mondo e ha mezzi tali da tramutare
vecchi amici in nuovi nemici.
John Wick:
Capitolo 4 è stato diretto da Stahelski da una
sceneggiatura co-scritta da Shay Hatten e Michael Finch, che
subentrerà al creatore del franchise Derek
Kolstad. Il quarto episodio è interpretato da Reeves,
Lance Reddick, Ian McShane, Rina Sawayama, Shamier
Anderson, Bill Skarsgard, Clancy Brown, Hiroyuki Sanada e Donnie
Yen.
La produzione del prossimo film
MarvelThunderboltsche
avrà come protagonista un gruppo di cattivi nel Marvel
Cinematic Universe è stata sospesa. Secondo Deadline ,
la Marvel ha sospeso la produzione del
film. Questa sospensione arriva solo tre settimane prima
dell’inizio delle riprese che avrebbero dovuto partire ad
Atlanta. Secondo il rapporto, la produzione di Thunderbolts riprenderà
dopo la fine dello sciopero WGA. Questo è l’ultimo progetto
Marvel ad essere
ritardato, poiché in precedenza
abbiamo segnalato che la pre-produzione di Blade
era stata sospesa e la produzione della serie Wonder
ManDisney+ a Los Angeles era stata
interrotta.
Quando uscirà il film di Thunderbolts?
Thunderbolts era precedentemente
programmato per arrivare nelle sale il 26 luglio 2024, come parte
della Fase 5. A seconda della durata dello
sciopero, potrebbe perdere quella data ed essere ricollocato
altrove nel calendario del 2024. Tuttavia, non è stata ancora
annunciata una nuova data poiché la situazione è ancora in
divenire.
Durante il panel dei Marvel Studios al D23, il presidente dei
Marvel Studios Kevin
Feige ha svelato il roster di Thunderbolts il
cast è attualmente composto da Red Guardian (David
Harbour), Ghost (Hannah
John-Kamen), Yelena Belova (Florence
Pugh), Bucky Barnes/The Winter Soldier
(Sebastian
Stan), John Walker/ Agente statunitense (Wyatt
Russell) e Taskmaster (Olga
Kurylenko). Secondo quanto abbiamo appreso la contessa
Valentina Allegra de Fontaine (Julia
Louis-Dreyfus) metterà insieme la squadra e potrebbe anche
essere parzialmente responsabile della creazione di
Sentry.
Harrison Ford sostituirà
il defuntoWilliam Hurt nei panni di Thaddeus
“Thunderbolt” Ross, che potrebbe finire per trasformarsi in Red
Hulk. Nel cast sono stati annunciati anche Ayo
Edebiri, in un ruolo ancora non stato rivelato.
Thunderboltsuscirà
nelle sale il 26 luglio 2024. Jake Schreier (Robot and Frank,
Dave) dirigerà Thunderbolts,
che si baserà su una sceneggiatore scritta dallo
sceneggiatore di Black Widow Eric Pearson.
Secondo film italiano in concorso
al Festival
di Cannes con La Chimera, il nuovo film di
Alice Rohrwacher che vede
protagonista Josh O’Connor, Carol
Duarte, Isabella
Rossellini, Alba
Rohrwacher e Vincenzo Nemolato. Tornato
nella sua cittadina sul Mar Tirreno, Arthur (Josh
O’Connor), un ladro di tombe etrusco alla ricerca del
suo amore perduto, si riunisce con la sua banda di
briganti. Dopo Le Meraviglie (Grand Prix nel 2014) e Lazzaro
Felice (Premio per la sceneggiatura nel 2018),
Alice Rohrwacher si interroga sulle tracce
del passato ne La Chimera. Ecco tutti i
protagonisti sulla croisette di Cannes.
Ambientato negli anni 80, nel mondo
clandestino dei “tombaroli”, La
Chimeraracconta di un giovane archeologo
inglese (Josh O’Connor) coinvolto nel traffico
clandestino di reperti archeologici. Completano il cast Isabella Rossellini, Carol
Duarte, Alba Rohrwacher e Vincenzo
Nemolato.
La Chimera, come
tutti i film di Alice Rohrwacher, è prodotto da Carlo Cresto-Dina
per tempesta con Rai
Cinema, in coproduzione con Amka Films
Productions (Svizzera) e Ad Vitam
Production (Francia) in collaborazione con Arte
France Cinema. L’uscita del film è prevista per il 2023,
distribuito in Italia da 01.
Quarto film e
quarto Festival
di Cannes per Alice Rohrwacher, che
dopo Corpo celeste (alla allora Quinzaine
des réalisateurs), Le meraviglie e Lazzaro felice torna in concorso per la
Palma d’Oro con La chimera. Il film sarà
distribuito da 01 Distribution entro la fine
dell’anno, ultimo dei tre film italiani presentati sulla Croisette
e a distanza sia da Il
sol dell’Avvenire di Nanni Moretti
sia dal Rapito
di Marco Bellocchio. Una anteprima comunque
importante per una artista che merita sempre attenzione, per quanto
sarà difficile che possa bissare i risultati del 2014 e del 2018,
quando conquistò – rispettivamente il Gran Premio della Giuria e
quello per la Migliore Sceneggiatura del festival francese. Che nel
frattempo ha applaudito la storia di tombaroli nella quale al
protagonista Josh O’Connor (The
Crown, God’s Own Country) si affiancano
Isabella Rossellini e Alba Rohrwacher.
Arthur e il mondo sotterraneo
Arthur è il giovane
archeologo inglese appena uscito dal carcere e intenzionato a
tagliare i ponti con i suoi (ex) amici tombaroli, molto attivi sul
mercato clandestino per le opere d’arte e i reperti archeologici
che trafugano dai sepolcri etruschi tra la Tuscia e la bassa
toscana. Ma ‘l’inglese’ è un elemento imprescindibile per la banda,
che senza la sua capacità di riuscire a percepire la presenza delle
tombe non saprebbe dove scavare. Un dono, del quale forse Arthur
farebbe volentieri a meno, visto che il vuoto che sente nella terra
corrisponde a quello che ha lasciato in lui il ricordo del suo
amore perduto, Beniamina. La sua chimera più dolorosa, quella che
sembra continuare a inseguire in questo viaggio tra vivi e morti,
tra boschi e solitudini.
Ognuno insegue la sua chimera
Ognuno insegue la sua
chimera, anche Alice Rohrwacher, che sceglie un
cast internazionale per arricchire ancora di più il mosaico di
personaggi, tempi, luoghi, livelli, vite e colori del suo nuovo
film. Un vero e proprio “caleidoscopio” nel quale la frammentazione
è complessità, possibilità, libertà, nonostante qualche problema
nel gestire l’armonizzazione e l’equilibrio tra le singole tessere.
Tante e distribuite tra il mondo di sopra e il mondo di sotto, il
presente e il passato, una realtà e l’altra o i diversi elementi di
cui si compone la ricerca della regista e sceneggiatrice, oltre che
autrice del soggetto insieme a Pietro Marcello e
Carmela Covino.
Il primo impatto con il
film è attraverso “l’inglese”,lo spaesato e solitario Arthur di
Josh O’Connor che ci accompagna e che seguiamo dall’inizio alla
fine. Più Caronte che Virgilio, volutamente tramite tra i mondi
diversi che la storia tiene insieme, volontariamente ai margini di
entrambi, dove la sua ricerca del suo scomparso amore è rimasta
delusa. Quella, sentimentale, la chimera del titolo, ma non solo.
Sono “chimere” anche quelle che gli permettono di stabilire un
contatto con l’oltretomba, etrusco nello specifico, per i tombaroli
fonte di sostentamento, per lui, spazio di libertà e di
speranza.
Temi e suggestioni sono
notevoli, spesso però da inseguire nella lunga elaborazione del
lutto che in qualche maniera racconta il film. Nel quale sembrano
esserci troppe deviazioni e parentesi, troppi film nel film, linee
narrative (geniale e felice quella del cantastorie che appare a più
riprese) che si intrecciano alla principale. Effettivamente come
accade nella vita, di tutti noi, che si interrompe, riprende,
cambia direzione, e spesso si ferma a seguire altre suggestioni,
possibilità o urgenze.
Anche lo stile, è quello
proprio della regista, che torna a utilizzare le tonalità tanto
amate e a guardare verso i diseredati, gli innocenti loro malgrado,
la natura e le sue creature. Una comunità ideale nei quali perdono
di senso i confini, tanto spaziali quanto temporali, e le regole,
dell’uomo e di una società che non ha rispetto di nulla e nessuno.
Nella quale non è banale che siano le donne a offrire e cercare
un’alternativa, e a mostrare – come detto dalla stessa Rohrwalcher
– una attitudine diversa nella costruzione delle cose, che dia loro
una vita nuova. Una donna apre e chiude il film, d’altronde, a una
donna è affidato il colpo di scena del plot, donne diverse
caratterizzano il percorso esistenziale di Arthur, dall’Italia di
Carol Duarte alla Flora di Isabella Rossellini, in un ruolo di poca
presenza ma di indubbio peso.
Piani paralleli, che si
sovrappongono e si sviluppano, finendo per tangere, pur con poche
speranze di ricavarne benefici. Soprattutto per l’affollarsi di
storie, livelli, personaggi e final, che non aiutano a rendere meno
involuto il film. Chiuso da immagini bucoliche, il più classico dei
Franco Battiato e un trionfo conciliatorio tra il
sognante e il visionario.
Sono stati annunciati, nell’ambito
del Festival
di Cannes 2023, i vincitori
della sezione collaterale Un Certain Regard.
Incentrata su film d’autore e artisticamente audaci, la selezione
Un Certain Regard 2023 ha incluso 20
lungometraggi, di cui 8 opere prime in competizione anche per la
Caméra d’or (il premio alla migliore opera prima di tutta la
selezione ufficiale).
Quest’anno, il film d’apertura è
stato Le Règne animal di Thomas
Cailley. Presieduta dall’attore americano John C.
Reilly, la giuria comprendeva la regista e sceneggiatrice
francese Alice Winocour, l’attrice tedesca
Paula Beer, il regista e produttore
franco-cambogiano Davy Chou e l’attrice belga
Émilie Dequenne. Un Certain
Regard 2023 si conclude con la proiezione del film
Une nuit di Alex Lutz.
Ecco tutti i vincitori di Un Certain Regard
2023
Un Certain Regard Prize – HOW TO HAVE SEX diretto da
Molly Manning Walker (1st film)
New Voice Prize – AUGURE (OMEN) diretto da Baloji
(1st
film)
Ensemble Prize – CROWRÃ (THE BURITI FLOWER) diretto da
João Salaviza & Renée Nader Messora
Freedom Prize – GOODBYE JULIA diretto da Mohamed
Kordofani (1st film)
Directing Prize – Asmae El Moudir per KADIB ABYAD (THE
MOTHER OF ALL LIES)
Jury’s Prize – LES MEUTES (HOUNDS) diretto da Kamal
Lazraq (1st film)
Di recente è arrivato su Netflix il film The Mother
(qui la recensione), thriller
d’azione con protagonista Jennifer Lopez nei
panni di una spietata killer che si riscopre madre nel momento in
cui la figlia viene rapita, intraprendendo dunque una vera e
propria caccia nei confronti dei rapitori. A pochi giorni di
distanza, è arrivata sulla piattaforma un’altra pellicola con una
premessa molto simile, ovvero Mother’s
Day. Di produzione polacca, questo thriller è diretto
dal regista Mateusz Rakowicz, da lui anche scritto
insieme a Likasz M.Maciejewski.
Mother’s Day offre dunque
un altra letale madre pronta a tutto pur di difendere il proprio
figlio. Il tutto si manifesta naturalmente in un film d’azione
particolarmente adrenalinico, con sequenze di combattimento
magnificamente coreografate e continui colpi di scena. Un titolo
dunque particolarmente consigliato agli amanti del revenge
movie, che potranno inoltre con Mother’s Day
imbattersi in nuovi elementi di genere propri della cinematografia
polacca. Prima di passare alla visione, però, ecco di seguito
maggiori dettagli sulla trama, il cast e, per chi non teme gli
spoiler, una spiegazione del finale del film.
La trama e il cast di Mother’s Day
Protagonista del film è
Nina, un’ex agente delle operazioni speciali della
NATO, che ha dovuto abbandonare suo figlio Makx
poco dopo averlo dato alla luce. La scelta è motivata dalla volontà
di tenere al sicuro il ragazzo, cosa che dato il suo lavoro Nina
non poteva garantire. Quando però dopo qualche anno scopre che il
ragazzo è stato rapito da una pericolosa organizzazione mafiosa,
decide di volerlo salvare lei stessa. In incognito, utilizzando
tutta l’esperienza e le armi a sua disposizione, parte dunque alla
ricerca di suo figlio. Per lei è l’occasione di dimostrare a se
stessa che è ancora un agente capace e che può finalmente essere
anche una buona madre.
Il cast del film è naturalmente
composto da attori polacchi, a partire da Agnieszka
Grochowska nei panni di Nina. L’attrice è nota in
particolare per aver recitato nel film candidato agli Oscar In
darkness (2011) e per aver partiecipato anche a Child 44 –
Il bambino n. 44 (2015), Teen Spirit – A un passo dal
sogno (2018). Accanto a lei, nel ruolo di Igor, vi è
l’attore Darius Chojnacki,
mentre Szymon Wroblewski è Woltomierz. Jowita
Budnik interpreta il personaggio noto unicamente come
Il Diplomatico, mentre Konrad Eleryk è Tytus.
L’attrice Adrianna Drozd, infine, è
l’interprete di Zosia, figlia di Igor.
Mother’s Day: la
spiegazione del finale del film
[SEGUONO SPOILER]
Alla fine, dopo diversi tentativi di
salvare suo figlio, Nina uccide i rapitori, ma Maks scappa in
quanto ha paura di quella donna che non sa essere sua madre. È
allora che il personaggio noto Il Diplomatico, specializzato nel
riciclaggio di denaro, prende Maks in ostaggio. Chiede poi a Nina
di irrompere in una stazione di polizia di Varsavia per ottenere i
soldi confiscati dal caveau dei rapitori. Quando completerà la
missione, le darà Maks. È a questo punto che Igor tradisce Nina, in
modo che lui e altri poliziotti corrotti possano rubare il denaro
nel caveau. Igor si svela essere il mandante del rapimento, in
quanto sapendo che poi Nina avrebbe ucciso i rapitori, i soldi di
questi sarebbero stati più facili da ottenere.
Quando Nina
racconta a Igor delle richieste di Il Diplomatico di rubare i
soldi, Igor fa schiantare deliberatamente la sua auto contro il
veicolo di Nina, facendola sbattere contro il
parabrezza.Nina viene presa in ostaggio.Igor rivela allora di aver
avuto bisogno dei soldi per trasferirsi e viaggiare per vedere sua
figlia, di cui ha perso la custodia in caso di divorzio. Quando
Igor e i suoi soci portano Nina nel bosco per ucciderla, la slegano
in modo che possa scavarsi la fossa. Mentre Igor aspetta in
macchina, sente degli spari e vede che Nina ora ha in mano una
pistola. Igor guida, fa schiantare il furgone e riesce a scappare,
ma guarda l’automobile esplodere mentre i soldi di Il diplomatico
iniziano a bruciare.
Il diplomatico permette a quel punto
a Nina e Maks di vivere su richiesta del proprio figlio. Una
possibile ragione è che il figlio del diplomatico ha iniziato a
fare amicizia con Maks perché, poche scene prima, giocavano insieme
a scacchi. Possiamo ipotizzare che il figlio del diplomatico possa
aver rispettato Maks come un degno avversario sulla scacchiera,
proprio come sua madre ha trovato in Nina un degno avversario nel
mondo criminale. Nina può così spiegare a Maks di essere sua madre,
rivelandogli le sue vere origini. Sul finire del film, Nina riceve
poi la visita di sua madre, la quale la mette in guardia nei
confronti di alcuni suoi vecchi nemici, che ora sanno che lei è
viva ed ha un figlio. La scena sembra dunque aprire ad un possibile
sequel nel quale esplorare il passato di Nina.
Il trailer di Mother’s Day
e come vedere il film su Netflix
Come anticipato, è possibile fruire
di Mother’s Day unicamente grazie alla
sua presenza nel catologo di Netflix, dove
attualmente è al 1° posto della Top 10 dei film più visti
sulla piattaforma in Italia. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di guardare il titolo
in totale comodità e al meglio della qualità video, avendo poi
anche accesso a tutti gli altri prodotti presenti nel catalogo.
Oggi a Cannes il photocall
di Gran
Turismo, il nuovo film Sony Pictures diretto da
Neill Blomkamp. Il film, tratto dalla celebre saga
dei racing game, si ispira alla storia vera di un giovane giocatore
di Gran
Turismo, Jann Mardenborough, che, vincendo una serie
di gare competitive del videogioco, riesce a diventare un pilota
professionista nella realtà. Nel cast oltre a
David Harbour (Stranger Things) e
Orlando Bloom (Il Signore degli Anelli),
Archie Madekwe (I Miserabili) nel ruolo del
protagonista, Darren Barnet (Non ho mai…),
Djimon Hounsou (Blood Diamond – Diamanti di
sangue) e Geri Halliwell-Horner (Spice Girls – Il
film). Gran
Turismo sarà dal 20 settembre solo al cinema prodotto
da Sony Pictures e distribuito da Eagle Pictures.
Gran Turismo, la
trama
Ispirato da una storia vera, il film
racconta il coronamento del sogno di Jann Mardenborough, un
giocatore adolescente di Gran Turismo, che grazie alle sua abilità
di gioco vince una serie di competizioni della Nissan per diventare
un pilota professionista.
“Grazie, e
buonanotte!” Si chiude così ogni numero di Midge
Maisel e queste parole risuonano anche alla fine dei suoi
quattro minuti al Gordon Ford Show. Midge ce l’ha fatta, ma questo
lo sapevamo già.
L’ultima stagione de
La Fantastica Signora Maisel, sovvertendo lo stile
di narrazione dei cicli precedenti, ci ha detto da subito che Midge
ce l’avrebbe fatta, che avrebbe sfondato e si sarebbe costruita una
“bella vita” con belle cose, successo e nessun partner, perché
quelli ormai sono spunti per i suoi numeri e non più compagni di
vita. L’episodio 9 della quinta stagione della serie di Amy
Sherman-Palladino ha fatto calare il sipario sulla sua
storia sfruttando il trucco del flashforward per tranquillizzarci
tutti: Midge ce la fa. Ma quanto è stato appassionante il viaggio?
Quante le difficoltà? Quante le regole da rompere e le persone da
convincere che lei, Miriam, potesse essere molto di più che una
madre e moglie con la passione per i cappellini e un girovita da
urlo?
La Fantastica Signora Maisel
infrange le regole
Fino alla fine, Midge ha dovuto
combattere e giocare sporco, ha dovuto infrangere le regole, per
dare voce ai suoi pensieri e alla sua ambizione. E se da una parte
è vero che a una donna non si perdona l’ambizione, e lo si sta
ripetendo sempre di più tanto che la rivendicazione ha ormai perso
potenza, Amy Sherman-Palladino e Rachel Brosnahan, la fantastica signora Maisel
in persona, non hanno paura di raccontare una donna che ambisce
all’indipendenza e al successo, ma anche al lusso, ai begli abiti,
alle comodità, a tutta una serie di cose che nella narrativa legata
alle donne sono sempre state messe da parte in nome di ideali più
alti, come la dignità e la libertà.
Midge vuole tutto, anche
tutta quella serie di benefit lussuosi che sempre vengono accostati
all’ambizione maschile. Perché Midge è davvero moderna e onesta e
francamente insostenibilmente isterica, e allo stesso tempo
adorabile. Non fa niente per nascondere le sue nevrosi, che poi
sono nevrosi di Palladino, ma la sua tenacia ci impone quasi di
tifare per lei.
Abe Weissman, il revisionismo
storico
Chiaramente Midge non è
sola in questa avventura, ed è bello vedere in che modo tutti i
personaggi che l’hanno accompagnata sono cambiati e si sono evoluti
anche grazie a lei e alle sue scelte di vita non convenzionali. Su
tutti citiamo Abe Weissman (Tony Shalhoub), un
personaggio straordinario, che nel constatare la straordinarietà
della figlia si fa testimone, nel penultimo episodio, di una
riflessione sulla parità di genere proponendo un “what
if?”, un revisionismo storico che niente ha a che vedere con
gli slogan con cui si riempie la bocca una certa fetta dei
rappresentati della cultura contemporanea. Un manifesto non solo
originale, ma onesto e autentico di quello che potrebbe voler dire
essere donna se il mondo prendesse un po’ più sul serio le donne
stesse. Una rivendicazione che pian piano sta cambiando il
paradigma e sta diventando sempre più constatazione di un dato di
fatto e di una effettiva parità. La strada è lunga, ma è stata
imboccata.
Susie e Lenny sempre all’angolo di
Midge
È chiaro che Midge è
un’eccezione. Non tutte le donne hanno il suo talento, la sua
ambizione, né tantomeno la fortuna di incrociare sul suo cammino
sostenitori e partner del calibro di Susie Myerson (Alex
Borstein) o Lenny Bruce (LukeKirby), difensori, promotori, sponsor, alleati
trai più preziosi perché hanno dato a Midge quello che nessuno le
aveva dato prima: credito e fiducia. Nessuna grande impresa si
porta avanti in solitudine, e per quanto gli ultimi metri vadano
corsi in autonomia, c’è sempre chi lungo la strada lancia un
asciugamano o una borraccia, per sostenere l’impresa. All’angolo di
Midge ci sono sempre stati loro, e ci restano fino alla fine. Ce lo
raccontano bene i flashforward, le finestre che questa stagione
apre sul futuro.
Con l’espediente che
Six Feet Under ha usato nella sua ineguagliabile
puntata finale, in cui vediamo tutta la vita dei protagonisti fino
alla fine dei loro giorni, anche La fantastica Signora
Maisel ci mostra quello che sarà e che non vivremo, e così
possiamo sbirciare quella che sarà la carriera brillante
dell’agente Susie, la miseria del di lì a poco suicida Lenny Bruce,
ma anche tutte le vite che hanno gravitato intorno a Midge e che ne
hanno subito la grandezza. I figli, ad esempio, quei Esther
e Ethan che sono stati in ombra per così tanto tempo e che
in questa stagione hanno finalmente assunto la statura di
personaggi, oppure lo stesso Joel (Michael Zegen),
che si pente di aver tradito e lasciato Midge, ma che allo stesso
tempo è la vera causa scatenante senza la quale la Signora Maisel
non sarebbe mai e poi mai diventata Fantastica.
L’investitura ufficiale
E quell’investitura, quel
Fantastica Signora Maisel arriva, quel Titolo che
da sei anni stiamo ripetendo e che per la prima volta si sente
chiaro e tondo alla fine di questo episodio conclusivo di serie,
per bocca di uno dei tanti ostacoli che Midge ha dovuto aggirare,
superare e sconfiggere, quel Gordon Ford che prima
si era chiamato Shy Baldwin e prima ancora
Sophie Lennon, ovvero quei rappresentanti
dell’élite che ce l’ha fatta e che non vuole assolutamente che ce
la facciano gli altri.
Amy
Sherman-Palladino ha fatto di nuovo la sua magia, e anche
se è vero che la sua voce è quella di tutti i suoi personaggi ed è
inverosimile che chiunque popoli il suo mondo sia tanto arguto e
spontaneo, è riuscita lo stesso a raccontare una storia che per
quanto specifica è anche collettiva, una storia di emancipazione e
di scoperta, di compromesso e di rinuncia, ma anche di trionfi.
Midge Maisel ce l’ha fatta, giocando sporco,
infrangendo le regole, ma anche segnando nuovi confini, nuovi
limiti da superare, nuovi obbiettivi per arrivare a conquistare
quella fama tanto grande che la farà amare da tutti. Con
sfrontatezza e consapevolezza, il messaggio più potente e
divertente che Midge possa lasciarci è quello di tenere sempre la
schiena dritta, sorridere e andare avanti… “Tette in su!”.
Adeline Rudolph,
che ha fatto il suo debutto come parte di Le terrificanti
avventure di Sabrina di Netflix, si è unita a Tati
Gabrielle, la sua co-protagonista nella serie Netflix, in
Mortal
Kombat2, sequel del film del
2021.
Simon McQuoid, che
ha diretto il film precedente basato sul franchise di videogiochi,
è tornato dietro la mdp per il nuovo lungometraggio, che vede
Karl Urban alla guida dell’ensemble e del cast
diversificato.
Mortal
Kombat2 è scritto da Jeremy
Slater e sarà nuovamente diretto dall’australiano Simon
McQuoid. Il film sarà prodotto da Atomic
Monster di James Wan e Broken
Road Productions di Todd Garner. La produzione è stata
attirata dal governo del Queensland grazie alla strategia di
attrazione della produzione di Screen Queensland. La produzione
sarà inoltre elegibile per il regime di compensazione
recentemente rivisto del governo federale australiano.
“Con una spesa locale stimata di oltre $
68 milioni, Mortal Kombat 2 è un grande successo per l’economia
dello stato, creando almeno 560 posti di lavoro per il cast e la
troupe del Queensland“, ha dichiarato Annastacia Palaszczuk,
premier del Queensland. “Sono così orgoglioso che Atomic
Monster sia in grado di portare le riprese di ‘Mortal Kombat
2‘ in Australia“, ha dichiarato James Wan,
produttore. “Girare il primo film in Australia è stata
un’esperienza fantastica, sono entusiasta che con l’aiuto di Screen
Australia e Screen Queensland, possiamo mostrare le maestose
location del Queensland e lavorare con i talenti artistici di
prim’ordine che vivono lì.”
Mortal
Kombat 2 è prodotto da Wan e Michael Clear per Atomic
Monster, Todd Garner, Simon McQuoid e E. Bennett Walsh. Il film, An
Atomic Monster/A Broken Road Production, sarà distribuito dalla
Warner Bros. Pictures.
Il regista Robert
Rodriguez torna al Festival
di Cannes per presentare il suo Hypnotic che vede
protagonista Ben Affleck nei panni di un detective che
indaga su un mistero che coinvolge la figlia scomparsa e un
programma segreto del governo. Sulla croissette assente Ben Affleck, presenti solo il
regista con uno dei protagonisti William Fichtner, insieme
ai produttori Artur Galstian, Gareth West e Vahan
Yepremyan.
In Hypnotic,
l’attore e regista ora al cinema con Air – La storia del
grandesalto, interpreta il detective della polizia
Daniel Rourke, mentre cerca la figlia scomparsa Minnie
(Hala Finley). Presto scopre però che è associata
a una serie di rapine in corso condotte da un uomo misterioso
(William Fichtner) che afferma di essere dotato di
poteri ipnotici.
Con l’assistenza della sensitiva
Diana Cruz (Alice Braga),
Daniel partirà dunque all’inseguimento dell’uomo misterioso legato
a sua figlia e ad una serie di rapine con l’intento di riportare
Minnie a casa sana e salva. Come anticipato nel trailer, però, le
persone con poteri ipnotici possono costringere le loro vittime a
vedere e sentire cose che non sono reali. Il film, e il poster
sembra confermare tutto ciò, sembra dunque promettere giochi
mentali pronti ad ingannare tanto il protagonista quanto gli
spettatori. D’altrone, come riportato anche dalla tagline del
poster, “il controllo è un illusione”.
Hypnotic
è stato diretto da Robert Rodriguez e da lui
scritto insieme a Max Borenstein. Nel cast, oltre
a BenAffleck, vi sono
William Fichtner, Alice Braga, Jeff Fahey, Kelly Frye, JD
Pardo e Hala Finley. Attualmente tale pellicola ha una
data d’uscita nelle sale statunitensi fissata al 12
maggio, mentre non è ancora nota una data per la sua
uscita in Italia.
Il film Disney e Pixar Elemental, dal 21
giugno nelle sale italiane, sarà presentato in anteprima mondiale
il 27 maggio come film di chiusura della 76esima edizione del
Festival
di Cannes.
Elemental
è diretto da Peter Sohn e prodotto da Denise Ream
p.g.a., mentre Pete Docter è il produttore
esecutivo. La sceneggiatura è di John Hoberg & Kat
Likkel e Brenda Hsueh, con un soggetto di
Sohn, Hoberg & Likkel e Hsueh. La colonna sonora originale del film
è stata composta e diretta da Thomas Newman.
Il film introduce Ember, una
tenace, acuta e “ardente” giovane donna, la cui amicizia con un
ragazzo di nome Wade, divertente, sdolcinato e “che segue la
corrente”, mette alla prova le sue convinzioni sul mondo in cui
vivono. Nella versione italiana del film, Valentina
Romani è la voce di Ember, una brillante
ragazza di fuoco sulla ventina con un grande senso dell’umorismo
che ama la sua famiglia ma che a volte si infiamma
facilmente; Stefano De
Martino è Wade, un attento ed empatico ventenne
di acqua che non ha paura di mostrare le proprie emozioni, che sono
difficili da non notare; Serra Yilmaz è la
voce della mamma di Ember, Cinder; e Hal
Yamanouchi del padre di Ember prossimo alla pensione,
Bernie.
Elemental
arriverà il 21 giugno nelle sale italiane insieme al nuovo
cortometraggio Pixar L’Appuntamento di Carl.