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The Eyes of Tammy Faye, recensione del film con Jessica Chastain #RFF16

The Eyes of Tammy Faye recensione

Non poteva che essere un’epopea americana, quella della più famosa televangelista nella storia della televisione. Perché nel cuore racconta come, nella “Land of Free”, tutto possa essere tradotto in dollari sonanti. Anche la fede. Anzi, soprattutto la fede. Specialmente se ce l’hai sul serio.

La storia di The Eyes of Tammy Faye

Ispirato dal documentario omonimo diretto nel 2000 da Randy Barbato e Fenton Bailey The Eyes of Tammy Faye racconta gli inizi, l’ascesa e il collasso dell’impero economico che il predicatore Jim Bakker e la sua celeberrima moglie costruirono a partire dagli anni ‘60. Una parabola iperbolica incentrata sulla figura iconica del self-made man, che nella cultura a stelle e strisce impregnata di individualismo funziona sempre, a prescindere dal fatto che il successo ottenuto sia legale o meno. Un’epopea sfavillante e folle che avrebbe potuto essere diretta dal Martin Scorsese di Casino o The Wolf of Wall Street, magari dal Paul Thomas Anderson di Boogie Nights, tanto per far capire di che tipo di personaggi e situazioni stiamo parlando.

Dal regista di The Big Sick

Invece dietro la macchina da presa troviamo Michael Showalter, la cui filmografia si fregia di una commedia garbata e sottile come The Big Sick, arrivata nei cinema quattro anni fa. Ed è proprio lo stesso tocco leggero che il regista predilige nel mettere in scena le vicende di Tammy Faye Bakker e del consorte. In particolar modo nella prima metà il lungometraggio viaggia spedito sui binari della commedia di costume, incentrato sull’ottimismo innocente e velatamente ingenuo di una donna sorretta dal proprio credo religioso.

Il perno psicologico che forma l’arco narrativo di Tammy Faye è quello del desiderio inesauribile di consenso, o meglio di accettazione. Showalter racconta la vicenda dei Bakker senza addentrarsi troppo negli angoli più oscuri sia del rapporto di coppia sia delle magagne finanziarie che portarono a metà anni ‘80 alla caduta dell’impero economico. Sotto questo punto di vista The Eyes of Tammy Faye avrebbe forse potuto essere maggiormente incisivo, capace di una presa emotiva drammatica. Ma in fondo non è questo lo scopo del cineasta, il quale invece preferisce adoperare un’ironia sottile, in alcuni momenti addirittura surreale – come nella potente sequenza dell’ultimo concerto di Tammy Faye – per lasciar filtrare l’assurdità di una storia che sembra irridere l’intero sistema di valori americano.

The Eyes of Tammy FayeJessica Chastain sviluppa un personaggio complesso

Se la fede in Dio può diventare fonte di avidità, a cos’altro può aggrapparsi il normale cittadino? Il film viene ovviamente caricato sulle spalle dalla protagonista Jessica Chastain, la quale dietro la protesi di un trucco piuttosto accentuato delinea il proprio personaggio facendo ricorso alle sue doti di attrice più leggera, quelle che aveva già efficacemente evidenziato in The Help, successo capace di regalarle la prima candidatura all’Oscar. Chastain sviluppa un personaggio sfaccettato, complesso, che mostra semplicità di pensiero insieme a una malinconia di fondo soffusa ma costantemente presente. È senza dubbio l’interprete il motivo principale della riuscita di questo film biografico, a cui si accosta come spalla sicura Andrew Garfield nel ruolo del marito Jim.

Pur senza brillare per originalità nello sviluppo della trama, The Eyes of Tammy Faye risulta alla fine una parabola interessante su un personaggio emblematico e non facilmente classificabile. Il film di Michael Showalter riesce a mostrare molti dei lati della protagonista, senza prendere tutto sommato una posizione precisa sul suo operato, il che è probabilmente un bene per la riuscita del film.

Poiché se l’intento del regista era quello di raccontare questa storia mettendone in evidenza i lati maggiormente parossistici – e in alcuni momenti il lungometraggio centra tale obiettivo con notevole precisione – allora un “racconto morale” sarebbe risultato stridente con il tono dell’opera stessa. In questo modo invece The Eyes of Tammy Faye sa essere ironico, a tratti addirittura sferzante, senza risultare retorico. Risultato che, vista la psicologia e la vita  della protagonista, non era davvero semplice ottenere.

 
 

Ghostbusters: Legacy, la recensione del film di Jason Reitman #RFF16

Ghostbusters: Legacy recensione

Non ce ne voglia l’allegra brigata del reboot diretto da Paul Feig nel 2016, ma la storia parla chiaro: Ghostbusters: Legacy segna il vero ritorno degli Acchiappafantasmi. Se non possiamo apertamente parlare di trilogia, ci troviamo indubitabilmente di fronte al vero sequel dei due film di Ivan Reitman del 1984 e 1989. E non banalmente per la presenza del figlio Ivan (Juno, Tra le nuvole, Tully), che pure dà un significato particolare all’operazione, ma per la riuscita costruzione di un ponte con il cult di allora sul quale possano camminare insieme tanto i fan più datati quanto i loro nipotini.

Ghostbusters: Legacy, la trama

Senza sbilanciarci troppo nella descrizione della premessa e del contesto – ma basta navigare un minimo per scoprire gli indizi evidenti in cast e trama – il film ci porta subito a empatizzare con una madre single e i suoi due figli, tra il nerd e il disadattato, costretti a trasferirsi nella fattoria del nonno appena deceduto. Siamo a Summerville, in Oklahoma, cittadina falcidiata da terremoti inspiegabili e sede della vecchia miniera abbandonata intitolata al presunto occultista Ivo Shandor.

Un nome che potrebbe ricordarvi qualcosa, per esempio il principale antagonista dei nostri eroi nella versione videogame Atari del 2009, ma soprattutto lo Shandor Building al 550 Central Park West di New York dove avevamo fatto la conoscenza di Gozer il gozeriano. Un ennesimo campanello che si aggiunge al concerto, ma che ben lungi dal rovinare nessuna sorpresa vi coinvolgerà sempre più mano mano che vedrete riannodarsi i fili o manifestarsi le connessioni con il passato.

Paul Rudd

Il ricordo di un’epoca d’oro per il cinema

Che non è solo quello del franchise, ma quello legato a un’epoca d’oro per il cinema e per gli appassionati di avventure nei quali gli eroi non superavano spesso il metro e mezzo o i quattordici anni. Reitman stesso – Jason, non Ivan – ha dichiarato di aver sempre sognato di realizzare uno film come quelli che amava da ragazzino, da ET ai Goonies. Un film nel quale la nostalgia la facesse da padrona, ma per una volta con intelligenza.

In troppe occasioni sentiamo parlare di omaggio e vediamo abbondare citazioni che suppliscono a una palese mancanza di ispirazione o a buchi vari di sceneggiatura. Non qui. Dove tutta la narrazione, dall’inizio alla fine, nelle sue deviazioni e parentesi, nei riferimenti e le apparizioni, si mostra organica, organizzata e coerente. Tanto da sembrare più incredibile della presenza di fantasmi e demoni.

Inutile creare tensione sulla presenza o meno dei protagonisti di una volta – i camei non mancano, anch’essi ben distribuiti e decisamente piacevoli – e dei loro giocattoli, ci sono tutti! Ecto-1 e zaino protonico compresi. Più divertente assistere al lento svelarsi del collegamento tra i nuovi e i vecchi Ghostbusters, allo sfruttamento dei filmati ‘di repertorio’ e alla tanto attesa realizzazione dell’Apocalisse vanificata dai paladini del bene sul famoso tetto.

Un ponte tra passato e presente

Parlavamo di ponte, e forse la sorpresa più bella di questo film sull’eredità degli Acchiappafantasmi è proprio la sensazione che lascia di aver saputo parlare ai ragazzi di ieri e ai giovani di oggi, o come ha detto il regista: ai Ghostbusters di ieri e di oggi, attraverso la creatura di un “figlio dei Ghostbusters” (lui, ovviamente). Anche dal punto di vista tecnico, con il recupero degli effetti speciali utilizzati negli anni ’80, rimodernati senza stravolgere il risultato.

Forse si sarebbe potuto limitare il momento ‘strappalacrime’ del prefinale, ma è davvero una inezia che non intacca minimamente il giudizio finale o il piacere dell’abbraccio nel quale siamo tutti inclusi. E che gradualmente ci rassegniamo ad accettare, come fossimo a una festa alla quale non pensavamo di divertirci tanto. E nella quale è bello trattenersi finché possibile. Fino alla dedica immancabile all’immortale Harold Ramis. Fino alla breve scena che interrompe i titoli di coda per riportarci a New York per un istante.

 
 

The Batman: il Cavaliere Oscuro veglia su Gotham in una nuova foto dal film

The Batman

Matt Reeves ha condiviso su Instagram uno screen da quello che immaginiamo sarà il nuovo trailer di The Batman che vedremo questo sabato durante il DC Fandome 2021.

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

 
 

Justin Chambers: dieci cose che non sai sull’attore

justin chambers

Justin Chambers è un attore affermato, interprete di uno dei ruoli più longevi ed amati di Grey’s Anatomy, quello del dottor Alex Karev. Ma è molto di più, è stato un apprezzato modello e una delle persone più umili dello star system, sempre pronto a partecipare ad iniziative benefiche e ad insegnare questi valori a tutti i suo cinque figli. Ma non è tutto, ci sono cose sul conto che non tutti sanno.

Ecco, allora, dieci cose che forse non sapevate su Justin Chambers.

Justin Chambers: modello per Calvin Klein

1. Justin Chambers ha iniziato la sua carriera facendo il modello. Durante una vacanza a Parigi, Justin Chambers è stato scoperto da un talent scout ed è stato presto assunto come modello per Calvin Klein e Giorgio Armani, viaggiando per l’Europa, il Giappone e gli Stati Uniti. Nel 1990 si è poi stabilito a New York, dove ha studiato agli H.B. Studios per quattro anni. Questi studi gli hanno permesso di dedicarsi al mondo della recitazione, apparendo in diverse produzioni off-Broadway e di interpretare diversi ruoli televisivi.

2. È stato uno dei modelli più noti degli anni Novanta. Grazie al suo fisico possente e al carisma naturalmente sfoggiato sulle passerelle, Chambers è diventato uno dei modelli più noti della sua generazione, nonché uno dei volti di punta di Calvin Klein. Per la nota casa di moda ha infatti vestito numerosi capi d’abbigliamento, contribuendo alla rinnovata popolarità di questa.

Justin Chambers: i film e le serie TV

3. È noto per le sue serie televisive. La prima apparizione di Justin Chambers è stata nella soap Destini, per poi apparire in Harvest of Fire l’anno successivo e in La piccola Rose della CBS, con Jennifer Garner. Dopo queste apparizioni, Chambers viene catapultato nella lista di Harper’s Bazaar nel 1998, descritto come metà James Dean e metà Marlon Brando. Successivamente recita in serie come Four Corners (1998), Seasons of Love (1999) e Cold Case – Delitti irrisolti (2003). Dal 2005 entra a far parte del cast di Grey’s Anatomy nei panni del dottor Alex Karev, recitando accanto agli attori Ellen Pompeo e Patrick Dempsey.

4. Ha recitato in alcuni noti film. La prima apparizione sul grande schermo avviene in Liberty Heights (1999) di Barry Levinson. In seguito ha preso parte al cast di D’Artagnan (2001), accanto a Catherine Deneuve e Mena Suvari, e nella commedia romantica Prima o poi mi sposo (2001), accanto a Jennifer Lopez e Matthew McConaughey. Per qualche anno la sua carriera ha subito qualche battuta d’arresto, interpretando piccole parti per film o in televisione, tranne una parte importante di supporto ad Uma Thurman e Gena Rowlands per Gli occhi della vita (2002) e il ruolo dell’ossessionato detective di The Zodiac (2005). Successivamente è tornato al cinema in La terrazza sul lago (2008) e Broken City (2013).

5. Interpreterà Marlon Brando. Attualmente l’attore è impegnato nelle riprese della serie The Offer, prevista per il 2022, e incentrata sul making-of del celebre capolavoro del 1972 Il padrino. In questa, che ha per protagonisti gli attori Miles Teller, Matthew Goode e Juno Temple, l’attore interpreterà niente di meno che Marlon Brando, il protagonista del film di Coppola.

Justin Chambers in Grey’s Anatomy

6. È uno degli attori più longevi della serie. Nel 2005 Chambers ha iniziato ad interpretare uno dei ruoli, se non il ruolo, che lo ha reso famoso in tutto il mondo, quello del Dr. Alex Karev di Gray’s Anatomy. Di questa serie è uno degli attori più longevi, con il suo personaggio che dura dalla prima stagione: da specializzando dell’ospedale è infatti diventato un professionista compassionevole, legato al suo passato tormentato.

7. Ha detto addio alla serie. Nonostante la sua popolarità e longevità all’interno della serie, Chambers ha infine preferito allontanarsene dopo quindici anni. La sua decisione ha costretto gli sceneggiatori a costruire una giustificazione per la sua uscita di scena, un risvolto però da molti giudicato poco credibile. In seguito, l’attore ha motivato la sua scelta affermando di aver sentito il bisogno di cambiare vita e routine, riavvicinandosi alla famiglia e ricercando nuovi ruoli in cui cimentarsi.

Justin Chambers Grey's Anatomy

Justin Chambers, Keisha Chambers e Jackson Chambers

8. È sposato con una talent scout di modelli. Justin è Keisha Chambers si sono incontrati mentre lui era un modello di Calvin Klein e si sono poi sposati nel 1993, senza più lasciarsi. I due hanno poi dato vita ad una famiglia numerosa composta da Isabella, le gemelle Maya e Kaila, Eva e Jackson. Newyorkesi convinti, Justin ha preferito fare la spola per molti anni tra Los Angeles e New York. Recentemente, però, lui, la moglie e i figli hanno deciso di trasferirsi proprio a L.A. lasciando loro casa di New York.

Justin Chambers è su Twitter e Instagram

9. Justin Chambers è molto attivo sui social. Justin Chambers possiede un account Twitter nel quale prevalentemente ritwitta o cita cause per il sociale, eventi cultural o fatti riguardanti la sua serie cult, Gray’s Anatomy. Oltre a Twitter ha anche un account ufficiale su Instagram, con 1,7 milioni di follower. Le immagini non sono molte, anzi, per la verità non arrivano nemmeno alla decina, ma quelle che ci sono riguardano la sua vita quotidiana, fatta di relax, di momenti in famiglia, senza dimenticare i post ad effetto nostalgia.

Justin Chambers: età e altezza dell’attore

10. Justin Chambers, William di secondo nome, è nato l’11 luglio 1970 a Springfield, in Ohio. L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.

Fonti: IMDb

 
 

Colton Haynes: dieci cose che non sai sull’attore

Colton haynes

Colton Haynes è un attore conosciuto per i suoi ruoli in Teen Wolf, Arrow e American Horror Story, ma non solo: è anche un modello affermato e un bravo cantante. Un talento ricco di carisma e cuore tutto da scoprire. Ecco, quindi, dieci cose che non sai su Colton Haynes.

Colton Haynes: serie tv e film

1. Ha recitato in alcuni noti film per il cinema. La prima esperienza sul grande schermo di Haynes arriva nel 2007 con il film Transformers, dove ha un breve cameo indicato come “Cafe Kid”. Successivamente si dedicherà prevalentemente alla televisione, tornando al cinema solo nel 2015 con il film San Andreas, con Dwayne Johnson. Nel 2017 recita invece in Crazy Night – Festa col morto, con Scarlett Johansson, dove interpreta il poliziotto Scotty McBody. Più di recente ha recitato in Bigger (2018) e Triumph (2021).

2. È noto per i suoi ruoli in televisione. Dopo la sua breve apparizione in Transformers, Colton Haynes ha iniziato a prendere parte a diverse serie tv, come CSI: Miami (2007), Privileged (2008), Al cuor non si comanda (2009) e The Gates (2010). Nel 2011 è stato scritturato per uno dei ruoli principali di Teen Wolf (serie durata fino al 2017) e dal 2013 è entrato nel cast della serie Arrow, dove ha interpretato la parte di Roy Harper, divenendo uno dei personaggi principali a partire dalla seconda stagione e recitandovi fino al 2020. Nel frattempo, nel 2017, ha anche preso parte ad alcuni episodi di American Horror Story, nella settima stagione, recitando nei panni del detective Jack Samuels.

Colton Haynes in Arrow

3. Si è allenato molto per il suo ruolo. Al fine di poter assumere i panni di Roy Harper, alias Arsenal, nella serie supereroistica Arrow, l’attore si è sottoposto ad un rigido allenamento al fine di ottenere una forma fisica ideale. Nel corso del tempo, Haynes ha progressivamente incrementato il carico di lavoro, specializzandosi anche nell’utilizzo di diverse armi e nel combattimento corpo a corpo. Questo gli ha permesso di poter interpretare personalmente molte delle scene più complesse.

4. Si credeva che avrebbe lasciato la serie. Quando l’ottava stagione di Arrow è stata annunciata come l’ultima della serie, a spaventare ulteriormente i fan è arrivata anche la notizia che Haynes non avrebbe ripreso il suo iconico ruolo. Per gli appassionati di vecchia data si sarebbe trattata di una mancanza particolarmente grave, per un personaggio presente sin dall’inizio della storia. Fortunatamente, i produttori hanno in seguito smentito l’assenza dell’attore, confermato nuovamente nei panni di Arsenal.

Colton Haynes e sua sorella Willow Haynes

5. Ha fratelli e sorelle più grandi di lui. Colton è il più giovane della sua famiglia, avendo anche due fratelli maggiori di nome Clinton e Joshua e una sorella, anche lei più grande, di nome Willow. Proprio con quest’ultima Colton ha negli anni dimostrato una grande sintonia, condividendo spesso e volentieri fotografie che li ritraggono in attività svolte insieme. Si tratta dei pochi momenti di vita personale che l’attore è solito condividere, essendo notoriamente riservato.

Colton Haynes: il coming out e Jeff Leatham

6. Ha avuto diversi problemi legati all’ansia. La maggior parte dei problemi d’ansia dell’attore sono nati dal fatto di aver nascosto per anni la sua omosessualità e dopo aver vissuto pesanti ripercussioni per aver rivelato a famiglia e compagni di classe il suo orientamento sessuale. Nel 2016 è infine riuscito a fare coming out, dopo che un utente su Tumblr aveva commentato una sua immagine riferendosi ad un passato gay. Stanco di vivere in quello stato emotivo, l’attore ha dunque trovato la forza necessaria per affrontare il giudizio dell’opinione pubblica, uscendone vincitore.

Colton Haynes Arrow

7. Colton Haynes si è sposato (ma si è anche già separato). Nel 2017 ha iniziato a frequentare il fiorista dei vip Jeff Leatham, con il quale si è fidanzato con l’approvazione di Cher, e si è sposato in Messico alla fine di ottobre dello stesso anno. Ma già dopo sei mesi viene annunciato il divorzio. Pare che il modello americano abbia deciso di interrompere il matrimonio a causa di ripetuti tradimenti da parte di lui, smentiti poi da Colton stesso. Tuttavia, Colton ha eliminato dai social le foto fatte con l’ormai ex marito.

Colton Haynes è su Twitter e Instagram

8. Colton Haynes è molto attivo sui social. Colton non è una di quelle star che preferisce non mostrarsi sui social o non dare delle proprie opinioni. A differenza, Haynes è molto attivo e uno dei suoi social preferiti è sicuramente Twitter. Dal suo profilo ufficiale, Colton commenta notizie di ogni tipo, specialmente riguardo il suo lavoro e non esita a fare i complimenti ad amici che colleghi, come è avvenuto in questi giorni dopo la consegna dei premi Emmy.

9. Colton Haynes è assiduo utilizzatore di Instagram e You Tube. Colton Haynes non esita a mostrarsi su Instagram. Su questo social posta almeno una foto al giorno, in cui vengono mostrate scene di vita quotidiana o immagini tratte da vari shooting. Principalmente, però, le foto ritraggono sé stesso, come a mostrare il proprio percorso di rinascita e di benessere e i suoi risultati. Su You Tube. Colton Haynes ha un proprio canale ufficiale in cui pubblica video di diversa natura: da video parodia a rifermenti al suo lavoro sia di attore che di modello, fino alla pubblicazione di canzoni da lui realizzate.

Colton Haynes: età, altezza e fisico dell’attore

10. Colton Haynes è nato il 13 luglio 1988 a Wichita, nel Kansas. Figlio di Dana Denise e William Clayton Haynes, ultimo di quattro fratelli, ha iniziato a quindici anni la sua carriera di modello a New York e il suo primo successo è arrivato grazie ad una campagna firmata Abercrombie & Fitch. Ha fatto il modello anche per J. C. Penney, Kira Plastinina e Raplh Lauren. Fisico atletico, aspetto curato, lineamenti delicati e occhi azzurri che non passano di certo inosservati, la sua carriera di modello continua tutt’ora.

Fonti: IMDb

 
 

Venom: la Furia di Carnage, cosa ha causato gli eventi della scena post-credits? SPOILER

Venom 2: La furia di Carnage

Attenzione – l’articolo contiene spoiler su Venom: la Furia di Carnage (qui la recensione)

Venom: la Furia di Carnage

Venom: la Furia di Carnage è arrivato oggi in sala e, ci scommettiamo, uno dei momenti che maggiormente attirerà l’attenzione degli spettatori, è la scena post-credits in cui vediamo Eddie Brock e Venom vedere in tv lo Spider-Man di Tom Holland. La cosa si verifica a seguito di una specie di terremoto, come uno sfasamento tra piani del multiverso, ed è la conseguenza di qualcosa di più grande che sta avvenendo del MCU. Quali possono essere state le cause?

1Reimpostare la linea temporale

Captain America ha intrapreso una missione incredibilmente importante in Avengers: Endgame per cercare di ripristinare la linea temporale e riportare le Gemme dell’Infinito esattamente da dove erano venute. Mentre il pubblico è portato a credere che la missione sia stata un successo, questa potrebbe invece aver avuto conseguenze disastrose.

Non si sa cosa abbia combinato Steve in quegli anni, ma è probabile che potrebbe aver inconsapevolmente innescato una serie di eventi che hanno avuto importanti implicazioni per il futuro. La comprensione del tempo dei Vendicatori è limitata, nella migliore delle ipotesi, e quindi potrebbero essere bellamente inconsapevoli di essere in grado di creare delle spaccature nel tessuto del multiverso, come è accaduto alla fine di Venom: la Furia di Carnage.

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#IoSonoQui, clip in esclusiva del film al cinema dal 14 ottobre

#IoSonoQui

Ecco una clip esclusiva dal film #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia di Eric Lartigau, regista del film campione di incassi La famiglia Bélier, in arrivo nei cinema dal 14 ottobre.

OFFICINE UBU è liete di rilasciare il trailer italiano di #IoSonoQui, l’attesa nuova commedia di Eric Lartigau, regista del film campione di incassi La famiglia Bélier, in arrivo nei cinema dal 14 ottobre.

#IoSonoQui racconta di un insolito viaggio, dai Paesi Baschi fino alla splendente Corea del Sud, all’inseguimento di quell’incontro che potrebbe cambiare per sempre il proprio destino. Il protagonista di questa favola romantica è lo chef di successo Stéphane (interpretato dal regista e attore Alain Chabat, noto per Mood Indigo, L’arte del sogno, Prestami la tua mano, Asterix et Obelix: Missione Cleopatra) che conduce una vita tranquilla ma priva di stimoli. Un giorno conosce su Instagram una misteriosa donna coreana che riesce a riaccendere in lui quella scintilla da tempo assopita. Deciso a conoscere dal vivo Soo (interpretata da Doona Bae, nota per Cloud Atlas, la serie Sense8 e per le sue interpretazioni nei film di Bong Joon-ho, Hirokazu Kore-eda e Park Chan-wook), Stéphane intraprenderà un avventuroso viaggio dall’altra parte del mondo, pieno di scoperte e imprevisti, per poter conoscere un nuovo grande amore… e se stesso. Perché a volte perdersi, è il miglior modo per ritrovarsi. #IoSonoQui, diretto da Eric Lartigau, arriverà nei cinema italiani dal 14 ottobre distribuito da Officine UBU.

#IoSonoQui – la trama

Stéphane, uno chef di successo, conduce una vita tranquilla nei Paesi Baschi, circondato dall’affetto dei figli e dal supporto della ex-moglie. Eppure l’unica cosa che lo fa sentire vivo è Soo, una giovane donna coreana che ha conosciuto su Instagram. I due parlano di arte e di ciliegi in fiore e sembrano instaurare un solido rapporto, nonostante la lontananza. In uno slancio emotivo, Stéphane decide di partire per Seoul e incontrare Soo. Al suo arrivo però, lei non si presenta e Stéphane inizia a vagare per l’aeroporto e per la città, dove la ricerca di Soo lo porterà a riscoprire se stesso. Riusciranno i due a incontrarsi?

 
 

Eternals: Gemma Chan scelta grazie a un “colore di pelle”

Eternals Gemma Chan è Sersi

Ormai è risaputo che il casting di Gemma Chan in Eternals è arrivato a cast completato. La notizia è sembrata strana perché il personaggio di Sersi, che è interpretato da Chan, è il protagonista della vicenda, nonostante si tratti di un film corale, ma la spiegazione dei produttori in merito a questo casting ha fatto luce sulla questione.

Il problema principale, sembra, era che Chan era già stata Minerva in Captain Marvel e che non avrebbe potuto interpretare un altro personaggio all’interno del MCU. Quello che però ha convinto la produzione a cedere è stato proprio il fatto che Minerva ha la pelle blu, e che questo rendeva Chan meno riconoscibile agli occhi del pubblico.

Sembra infatti che, nonostante tutte le audizioni per Sersi, nessuna attrice, secondo Nate Moore, era più adatta di Gemma Chan, e così la produzione ha corso il rischio e affidato il ruolo all’attrice. “Penso che se Minerva non fosse stata blu, non avremmo avuto il coraggio di scegliere di nuovo lei” ha concluso Moore.

Eternals, dal 5 novembre al cinema

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Captain Marvel vs Eternals: chi è il più forte del MCU?

Captain Marvel

Nate Moore, produttore di Eternals, ha cercato di rispondere a una domanda molto complicata, che mette a paragone la forza di Captain Marvel con quella di Thena, il personaggio interpretato da Angelina Jolie nel film di Chloe Zhao.

“Quando Captain Marvel diventa Binary, è dura […] Voglio dire, sono ovviamente più forti degli umani. Penso che se guardi ai nostri fantastici eroi, come Occhio di Falco e Vedova Nera non avrebbero problemi a sconfiggerli. Non volevamo che fossero troppo divini perché avremmo corso il rischio di proporre personaggi in cui non ti puoi identificare. E immagino che Thor ci sia riuscito abbastanza bene. Ma non abbiamo necessariamente un sistema di classificazione. Pensiamo che si occupino ognuno di cose diverse, con ognuno il suo spazio, se e quando dovessero incrociarsi con altri personaggi… sarà una cosa divertente da indagare.”

Eternals, dal 5 novembre al cinema

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Ant-Man and the Wasp: Quantumania, Evangeline Lilly spera di aver finalmente capito Hope

ant-man and the wasp quantumania
Marvel Studios ANT-MAN AND THE WASP..Wasp/Hope van Dyne (Evangeline Lilly)..Photo: Film Frame..©Marvel Studios 2018

Evangeline Lilly ha indossato i panni di Hope Van Dyne e poi di Wasp a partire dal 2015, è comparsa in Ant-Man, in Ant-Man and the Wasp e anche in Avengers: Endgame. Il prossimo film della saga che vedrà comparire il suo personaggio, Ant-Man and the Wasp: Quantumania, è attualmente previsto in uscita il 17 febbraio 2023.

Da questo momento in poi, dopo il grande twist di Endgame che ha visto il ritorno di Scott come la rinascita della speranza nel cuore dei Vendicatori rimasti, ci aspettiamo che dal prossimo film, sia Wasp che Ant-Man possano essere la prima linea di difesa contro i cattivi, visto che nel film è confermata la presenza di Jonathan Majors nei panni di Kang in conquistatore, personaggio che alla fine della serie Disney+ Loki è stato designato come prossimo grande villain del MCU.

Secondo un’intervista con THR, il tempo che ha separato Endgame dalla sua prossima interpretazione di Hope van Dyne è stato utilissimo a Lilly per capire finalmente il suo personaggio. L’attrice descrive Hope come il suo ruolo più difficile da capire di sempre, e mentre l’ha già interpretata in tre film, alla fine della lettura della sceneggiatura di Ant-Man 3, qualcosa è scattato nella sua testa:

“Hope è uno strano enigma per me. Ma la verità è che trovo più difficile conoscere e capire Hope rispetto a qualsiasi altro personaggio che abbia mai interpretato prima. E dirò che dopo aver letto la sceneggiatura di [Quantumania], ho avuto una specie di rivelazione; ho detto a Peyton: “Oh mio Dio, penso di averla finalmente capita”. Quindi spero che quando arriveremo alla conclusione e quando vedrò il film, capirò la differenza. Ma non credo che qualcun altro lo farà. Penso di essere un buon bluffatore. Questo è quello che faccio per vivere. Ma conosco la differenza e spero che in questo, mi sentirò come se potessi guardarlo e dire di aver gestito meglio il personaggio rispetto alle prime volte. Questo è il mio obiettivo, comunque. Questa è la mia speranza.”

Le info su Ant-Man and the Wasp: Quantumania

Ant-Man and the Wasp: Quantumania sarà diretto ancora una volta da Peyton Reed, che già aveva diretto i primi due film. Nel cast tornano Paul RuddEvangeline LillyMichael Douglas Michelle Pfeiffer. In più Kathryn Newton sarà Cassie Lang e Jonathan Majors sarà Kang il Conquistatore. 

 
 

007 come i Simpson: parola di Cary Joji Fukunaga

No Time to Die recensione film
Credit: Nicola Dove.© 2021 DANJAQ, LLC AND MGM. ALL RIGHTS RESERVED.

Cary Joji Fukunaga, regista di No Time to Die, ultimo film di 007 in sala e ultimo film del franchise con Daniel Craig, ha paragonato la saga di James Bond ai Simpson. Per quanto il paragone possa sembrare azzardato, in effetti il regista ha spiegato bene il suo punto.

In particolare, Fukunaga ha confrontato il modo in cui i cattivi e le trame dell’epopea di 007 hanno spesso previsto e preceduto gli eventi mondiali in modo simile a come spesso accade per i Simpson. Il regista prosegue affermando che il franchise costituisce una sequenza temporale di eventi e temi che si sono riflessi nel mondo reale. Queste le sue parole: “È divertente, se torni indietro e guardi alcuni dei cattivi e le loro trame vedi come si sono sviluppati in modo diverso nel tempo, è quasi come I Simpson, quando la serie predice le cose nel futuro. Sento che si può tornare in alcuni dei film di Bond e individuare le cose che alla fine abbiamo visto accadere realmente.”

No Time to Die, la recensione del film con Daniel Craig

No Time to Die, atteso nelle sale italiane il 30 settembre 2021, vede nel cast Daniel Craig (James Bond), Léa Seydoux (Madeleine Swann), Ralph Fiennes (M), Naomie Harris (Eve Moneypenny), Ben Whishaw (Q), Rory Kinnear (Bill Tanner) e Jeffrey Wrigh (Felix Leiter). Le new entry del cast sono invece Rami Malek, Billy Magnussen, Lashana Lynch Ana de Armas.

In No Time to Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.

 
 

Venom: la Furia di Carnage, la scena post credits è un “finale aperto”

Venom: la Furia di Carnage

ATTENZIONE L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU VENOM: LA FURIA DI CARNAGE

Andy Serkis, regista di Venom: La furia di Carnage, ha parlato della scena post credits del film descrivendola come un “finale aperto” verso qualcos’altro. Il sequel del sorprendente successo al botteghino del 2018 vede Tom Hardy tornare nei panni del giornalista caduto in disgrazia Eddie Brock mentre cerca di rivitalizzare la sua carriera intervistando il serial killer interpretato da Woody Harrelson, Cletus Kasady. Tuttavia, Kasady diventa ospite del pericoloso simbionte alieno Carnage e si libera dalla prigione e si ricongiunge con la sua amata, anche lei una pazza criminale, costringendo Eddie e Venom a entrare in azione per proteggere la città e coloro a cui tengono.

Il pubblico è attualmente in fermento per il futuro dell’universo di Spider-Man in casa Sony dopo la sequenza post credits del film che anticipa ciò che verrà per il franchise e il suo legami con il Marvel Cinematic Universe. Mentre iniziano a sorgere domande sul futuro, il regista del sequel offre nuovi dettagli sul processo che ha portato a quella scena.

Il regista ha affermato che mentre la scena era destinata a mostrare al pubblico che gli universi si scontreranno, non è ancora successo nulla e che si tratta solo di un accenno a ciò che accadrà per entrambi i franchise.

“Volevamo lasciare che il pubblico sapesse che questi universi si sarebbero scontrati in qualche modo e volevamo farlo in modo tale che lasciasse ancora spazio, non stiamo cronometrando nulla. Il portale non viene attraversato completamente, ma serve ad aprire più domande, suppongo, invece che dire [qualsiasi cosa] con certezza. È un anticipo, nel senso più pieno della parola.”

Leggi la recensione di Venom: la Furia di Carnage

Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi. In Venom: La furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody Harrelson.

Nel cast del sequel anche Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne Weying, Naomie Harris (No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham (Boardwalk Empire, Taboo). Il film uscirà in autunno al cinema.

 
 

M. Night Shyamalan: titolo ufficiale e data per il suo nuovo film

M. Night Shyamalan

La Universal Pictures ha appena annunciato che il prossimo film di M. Night Shyamalan si intitolerà Knock At The Cabin e uscirà il 3 febbraio 2023. La data di uscita originale del film era fissata per il 17 febbraio 2023. M. Night Shyamalan ha anche annunciato la nuova data con un video criptico sul suo Instagram, che puoi vedere di seguito:

Questa estate Shyamalan è tornato al cinema con Old, un film che riporta il regista alle sue origini, e ripropone una storia costruita più sulla suspence che sull’orrore. Il film è anche caratterizzato dal classico colpo di scena che ha reso famosa la scrittura del regista di Philadelphia.

 
 

Eternals: due timeline, 700 anni di storia e molti pianeti, oltre alla Terra

Eternals angelina jolie

Sono sempre più numerose e interessanti le notizie che riguardano il prossimo Eternals, il film di Chloe Zhao che arricchisce la Fase 4 del Marvel Cinematic Universe e arriverà in sala il 5 novembre, con premiere europea alla Festa del Cinema di Roma in corso.

Durante la visita di Screen Rant sul set di Eternals insieme a un gruppo di giornalisti, il produttore Nate Moore ha rivelato che anche se la Terra è stata la casa degli Eterni per millenni, non è l’unico pianeta che verrà visitato nel film. È stato parco di dettagli, ma ha suggerito che “potremo vedere altri posti”. Per quanto riguarda i luoghi della Terra mai visti prima, ha anche detto che “potremmo vedere scorci [di Olimpia]” anche se “non passeremo molto tempo lì”. Ecco cosa ha dichiarato: “Il film non si svolge necessariamente sempre sulla Terra, quindi possiamo vedere alcuni altri posti e penso sia davvero divertente. Potremmo vedere scorci [di Olimpia] ma non ci passeremo molto tempo.”

Moore ha anche confermato che il film coprirà 7.000 anni di storia umana e sarà ambientato in due linee temporali separate con una struttura simile a quella de Il Padrino Parte II per esplorare le origini del gruppo creato dai Celestiali e giunto sulla Terra dal pianeta alieno di Olimpia. La cronologia passata del film vedrà gli Eterni sradicare lentamente la malvagia razza dei Devianti nel corso degli anni, ma anche scoprire che le loro relazioni sono state influenzate e lentamente separate.

In Eternals, i Devianti vengono descritti come una razza di “alieni parassiti che vanno da un pianeta all’altro e mentre uccidono i predatori apicali del pianeta, prendono le caratteristiche di quei predatori e spazzano via la vita intelligente”. Dopo averli apparentemente sconfitti e essersi separati l’uno dall’altro, torniamo all’attuale linea temporale in cui Sersi e Sprite ancora vivere insieme a Londra e essere sorpresi dall’arrivo di un Deviante, il primo in 5.000 anni, che si è evoluto dal suo originale modulo. Questo stimolerà il desiderio dei due di riunire il gruppo per combattere i Devianti.

La decisione di raccontare la storia di Eternals in una doppia linea temporale è un’evoluzione intrigante nella formula narrativa del MCU. Sebbene molti film dell’MCU abbiano utilizzato flashback per le loro storie, molto raramente un film ha effettivamente scelto di dividere nettamente la trama. Questo nuovo stile per la narrazione del film è anche in linea con la Marvel che, secondo quanto riferito, ha dato a Zhao molta libertà creativa nel riscrivere e dirigere il film.

Eternals, dal 5 novembre al cinema

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

 
 

Jason Reitman e l’eredità di Ghostbusters: Legacy

Ghostbusters: Legacy

Film d’apertura della sezione Alice nella città della Festa del Cinema di Roma, Ghostbusters: Legacy sarà nei cinema italiani a partire dal 18 novembre. Un sequel dei primi due Ghostbusters del 1984 e del 1989, diretto dal figlio del regista di allora, Jason Reitman.

Lo abbiamo incontrato alla Festa del Cinema di Roma, dove era già stato nel 2007 per presentare il suo Juno, ed è un piacere ritrovarlo per parlare dell’eredità racchiusa nel film, un omaggio unico al celebre padre, a quel cinema di cult indimenticabili e a tutto il pubblico, di ieri e di oggi.

Jason Reitman sul set dell’originale

“Ero sul set del Ghostbusters originale, a sei anni – ricorda del film che diede origine al mito. – Ricordo che guardavo mio padre dirigere il film a New York, con Dan [Aykroyd] Bill [Murray] Ernie [Hudson] in cima al palazzo, i Marshmallow che volavano in cielo… Un film che ha fatto sì che mi sentissi un po’ intimidito. Quando la gente mi chiedeva se avrei potuto dirigerne un sequel, la mia arroganza mi faceva pensare che volessero vedere un MIO film, quando invece volevano che riportassi in vita quella storia!”

Non il solo ricordo conservato di quell’avventura, considerato anche che nel sequel del 1989 il padre lo aveva voluto in scena, come il ragazzino che se la prende con Aykroyd e Hudson: “Mio padre aveva tentato di mettere tutta la famiglia nel primo film, ma quando sarebbe dovuto toccare a me credo che fossi stato troppo monello per un premio del genere. In compenso, nel negativo originale del film abbiamo trovato una inquadratura di me, mia madre e mia sorella che usciamo dal palazzo… una scena che ho voluto inserire nel trailer e che fa parte dei filmati inediti del 1984 che ho inserito in Ghostbusters Legacy”.

Ma da sempre il cinema è il legame tra Ivan Reitman e il figlio, che lo ammette senza problemi: “Il rapporto con mio padre inizia dai film, ne abbiamo sempre parlato. E ha sempre voluto vedermi in un film. Mi ha messo in molti dei suoi film”… Da I gemelli a Due padri di troppo, passando per Dave – Presidente per un giorno e soprattutto Un poliziotto alle elementari, dove – davanti a una macchina da presa – Jason si trovò a dare il suo primo bacio (“mio padre mi diede un sacco di indicazioni e fece ripetere la scena parecchie volte”). “Prima di avere il coraggio di presentargli l’idea di questo sequel ero molto nervoso, ma l’ha recepita molto bene. E di recente l’ho visto orgoglioso. In fondo l’ho fatto per lui, per mia figlia e per tutta la famiglia”.

Ghostbusters: LegacyL’eroina di Ghostbusters: Legacy

Non a caso è una ragazzina l’eroina del film, la Mckenna Grace di Malignant e Tonya. “Siamo partiti dall’immagine di questa dodicenne con uno zaino protonico, era un elemento fondamentale dall’inizio – ricorda Jason. – Ma ho sempre amato raccontare storie di donne nei miei film, da Juno a Tra le nuvole, Young Adult o Tully. E sono stato fortunato a lavorare sempre con grandi attrici”.

“Non so se sto raccontando questa storia per mia figlia, o per me, ma non credo sia stato un caso essere stato figlio di un acchiappafantasmi – si ferma a riflettere, quando gli chiedono a chi sia diretto questo film. – Abbiamo fatto un film sui nipoti dei Ghostbusters, che parla di nostalgia e di come ci rivolgiamo al passato. E in questo senso i fantasmi sono anche metaforici. Era importante per tutte le persone che hanno amato quel film, e che come noi avrebbero voluto guidare la Ecto-1 o indossare uno zaino protonico”.

Ghostbusters – Acchiappafantasmi resta insomma un riferimento costante, anche dal punto di vista tecnico, con il recupero di alcuni effetti tipici di allora. “Abbiamo realizzato parti del con animatroni, come si faceva all’epoca – spiega il regista. – Non abbiamo utilizzato camere virtuali, ma c’è della computer graphic. D’altronde quando uscì il primo film era davvero all’avanguardia come effetti speciali. E’ facile dimenticarlo ora, ma molte tecniche usate da mio padre non erano mai state viste prima”.

L’unicità dei film originali

“Ho riflettuto a lungo su cosa lo abbia reso tanto unico – continua, parlando sempre del film del 1984. – Quando uscì in sala rimase in testa al box office per due mesi. Ma in quel momento c’erano Robert Zemekis, Steven Spielgberg, Joe Dante e mio padre che realizzavano intrattenimento di altissima qualità. Siamo cresciuti vedendo film come ET, Ritorno al futuro, I Gremlins, I Goonies e volevamo realizzare quel tipo di film. Un film per i nostri figli, nel quale vedere dei ragazzini che girato l’angolo si trasformano in eroi”.

 
 

Days, recensione del film di Tsai Ming-liang

Days, film drammatico taiwanese del 2020 diretto da Tsai Ming-liang, arriva nelle sale italiane dal 14 Ottobre 2021, distribuito da  Double Line. La pellicola era stata precedentemente selezionata per competere per l’Orso d’oro alla 70° edizione del Festival Internazionale del Cinema di Berlino, vincendo poi il Teddy Award della giuria.

Days: una connessione inafferrabile tra due personaggi lontanissimi

Negli ultimi anni, la poetica di Tsai Ming-liang ha abbracciato un minimalismo filmico e narrativo quasi assoluto, alla ricerca dell’essenzialità esistenziale, ritratta con fotogrammi impressionisti ed elegiaci che, in Days, vanno a confezionare un album fotografico raffinato e sensoriale, assolutamente inedito nel panorama contemporaneo. Days, inoltre, si presenta come primo lungometraggio di finzione per Tsai Ming-Ling dai tempi di Stray Dogs, per cui vinse il Gran Premio della giuria nel 2013 alla Mostra del cinema di Venezia.

Days ripercorre il cammino di due personaggi piuttosto differenti tra di loro che, tuttavia, si incontreranno e stabiliranno un’interconnesione profonda in una Bangkok inondata di un realismo magico inafferrabile, apoteosi assoluta della topografia contemplativa di Tsai. A Taiwan, Kang (Lee Kang-sheng) vive in una casa immersa nella natura e trascorre le giornate tra sedute di fisioterapia, massaggi e cure per alleviare il dolore al collo e alla testa di cui soffre. La cinepresa ci trasporta poi a Bangkok, dove vive invece Neon (Anong Houngheuangsy), immigrato di Laos che osserviamo cucinare pedissequamente nel suo misero appartamento. Un incontro tra i due personaggi nella metropoli sublimerà un’intesa lontanissima nello spazio eppure terapeutica e fisicamente necessaria, indagata nella seconda parte climatica dell’opera.

Days si pone in continuità con il precedente operato di Tsai e ciò è testimoniato dalle lunghe inquadrature fisse che scandiscono, per l’appunto, le giornate del titolo, nonché dagli scarnissimi dialoghi e la contemplazione del silenzio che ne consegue. Vi è però l’aggiunta di un tassello ulteriore al puzzle impressionista di Tsai: l’avvertimento iniziale che dichiara che il film sarà “intenzionalmente non sottotitolato” mette in luce la vittoria del silenzio emotivo, intimista, che accompagna le azioni sceniche dei tableaux vivants di Tsai.

Days: la solitudine magicamente inafferrabile della poetica di Tsai Ming-liang

Nessuna artificiosità, aggiunta retorica o descrizioni didascaliche: il lavoro di Tsai continua a procedere per sottrazione, narrativizzando l’esperienza personale dell’inseparabile Lee Kang-Sheng, effettivamente sofferente a causa di problemi fisici che ne hanno alterato il movimento. La quotidianità dell’attore trova quindi dimensione filmica grazie alle mani di Tsai che, partendo dalla giustapposizione di immagini sensoriali pur rigorose nel loro impianto formale, dà vita a suggestioni visive irripetibili.

Temi cardine della narrazione di Tsai Ming-liang permangono l’alienazione e la solitudine dei protagonisti, sviscerate da un’ottica pregna di richiami bressoniani e incisivamente autoriale. Lo spettacolo della vita è analizzato nell’estensione sequenziale quotidiana, che percorre due vie parallele con un unico punto di intersezione, la dimensione privata che diventa condivisione silente, ma tattile. Una cinepresa onnipresente e onnisciente non può fare a meno di penetrare i muri delle abitazioni dei due personaggi principali di Days, che continuano a seguire la routine giornalieri, consapevoli dell’immanenza di un occhio autoriale che vuole documentare il fluire del tempo senza modificarlo in alcun modo.

Nel racconto di Days vi è la memoria delle precedenti prove autoriali di Tsai: sono simboli, tematiche e motivi a ripetersi, suggellando un percorso artistico che punta ad andare oltre le frontiere dell’audiovisivo, proponendosi non solo come film, ma come opera fluida, assolutamente al di li fuori di qualsiasi ordinamento tassonomico. Tsai Ming-liang è autore e artista, prima di regista, il cui lavoro è sempre caratterizzato da un’inconfondibile sperimentazione visiva. Nello scenario contemporaneo postmediale, caratterizzato da informazioni liquide e da una divulgazione “vaporizzata”, la messa in discussione dell’immagine filmica da parte di Tsai si inserisce perfettamente. Avanguardia artistica, videoarte e ibridazione si fondono nei film-sequenza di Tsai, che ha inoltre intrapreso rapporti di collaborazione con le gallerie d’arte già a partire dalle proiezioni di Stray Dogs, che si tennero anche nei musei.

Tsai conduce una delicata operazione di sovrapposizione del materiale filmico e biografico, consegnandoci un’idea di cinema vita, che vive nell’espressività dei silenzi, nell’elegia della azioni routinarie e nella potenza emotiva dell’unione dei corpi. Il montaggio in Days è praticamente inesistente, eppure Tsai riesce a conferire una potenza inesauribile al fuoricampo invisibile: emozioni, sofferenza, passione che forgiano i protagonisti. Quello di Days è un dialogo rarefatto, che esplora la dimensione spirituale passando attraverso la corporalità sceneggiata, inserita in una bolla spaziale e temporale che ne sancisce l’universalità.

L’incontro di due solitudini trova una completezza inedita nel racconto incantevole di Days, caratterizzato da una purezza cristallina negli intenti e da una composizione estremamente evocativa, che vive di momenti epifanici, apparizioni invisibili ma assolutamente pervasive. Il senso del fuoricampo invisibile di Days va cercato molto più a fondo, nel marasma di sensazioni e sentimenti che scaturiscono trovandoci di fronte a dei quadri intimisti talmente potenti da caratterizzare l’opera di Tsai come una lettera d’amore all’arte.

 
 

Fairfax: la nuova serie comedy Amazon Prime Video

Fairfax serie tv 2021

Fairfax è la nuova serie tv comedy animata per adulti Amazon Original e in arrivo su Amazon Prime VideoLa serie è creata da Matthew Hausfater, Aaron Buchsbaum e Teddy Riley, amici di lunga data, i quali sono anche executive producer. Altri executive producer sono Jon Zimelis e Jason U. Nadler di Serious Business (@midnight); Peter A. Knight (Bojack Horseman); e Chris Prynoski, Ben Kalina e Antonio Cannobio per Titmouse (Big Mouth). L’artista Somehoodlum, che ha disegnato i personaggi per la serie, è consulting producer insieme al marchio di abbigliamento e media brand Pizzaslime.

La serie, che nella versione originale ha le voci di Skyler Gisondo, Kiersey Clemons, Peter Kim, e Jaboukie Young-White, segue quattro migliori amici delle scuole medie alla continua ricerca di popolarità su Fairfax Avenue a Los Angeles, il cuore pulsante della cultura hypebeast.

Fairfax: quando esce e dove vederla

Tutti gli otto episodi di Fairfax in streaming saranno disponibili dal 29 ottobre in esclusiva su Prime Video in più di 240 Paesi e territori in tutto il mondo

Fairfax: trama e cast

Questa serie racconta la storia sempre attuale di un gruppo di ragazzi che si sforzano di essere più cool di quello che sono, il tentativo di adattarsi ma allo stesso tempo distinguersi, e quel che si prova ad aspettare in fila per un paio di scarpe da ginnastica che non si riuscirà mai a rimediare.

Il voice cast di Fairfax include fra le guest star anche Pamela Adlon, Jeff Bottoms, Yvette Nicole Brown, Rob Delaney, Zoey Deutch, Colton Dunn, John Leguizamo, Camila Mendes, Larry Owens, Linda Park, Billy Porter, Ben Schwartz, Tim Simons, e JB Smoove, oltre a molti altri.

Skyler Gisondo dà la voce a Dale, un ragazzino originario dell’Oregon, serio, amante della natura e appena arrivato a Los Angeles. Ama suo padre e il suo marsupio, e con i pantaloncini cargo e i suoi scarponi da trekking è involontariamente testimonial della tendenza normcore. Tra i crediti di Gisondo si annoverano anche Booksmart e The Righteous Gemstones.

Kiersey Clemons dà la voce a Derica, un’aspirante modella-attivista determinata a salvare il pianeta con stile. Clemons è nota per le sue apparizioni in Hearts Beat Loud e The Flash.

Peter Kim dà la voce a Benny, un esperto sneakerhead (collezionista di scarpe) in missione per ottenere popolarità, che suona il violoncello e porta a spasso il cane. Kim è noto come sceneggiatore di Housebroken della Fox ed è stato nominato “New Face” al Just For Laughs Comedy Festival del 2021.

Jaboukie Young-White dà la voce a Truman, un autoproclamatosi auteur di cinema d’autore e un casanova in erba. Young-White è conosciuto per essere apparso in The Daily Show e Dating & New York.

Fairfax: trailer ufficiale

 
 

The Beatles: Get Back, il 25, 26 e 27 novembre su Disney+. Ecco il trailer

Disney+ ha diffuso il trailer della serie in tre episodi The Beatles: Get Back. La docuserie originale Disney+, diretta da Peter Jackson, arriverà in esclusiva sulla piattaforma streaming in tre diversi giorni: il 25, 26 e 27 novembre 2021. Realizzata interamente con filmati inediti restaurati, questa docuserie fornisce lo sguardo più intimo e onesto mai documentato prima sul processo creativo di John, Paul, George e Ringo e sul loro rapporto.

Diretta dal regista vincitore di tre premi Oscar® Peter Jackson (la trilogia de Il Signore degli Anelli, They Shall Not Grow Old – Per sempre giovani), The Beatles: Get Back porta il pubblico indietro nel tempo alle sessioni di registrazione della band nel gennaio del 1969, in un momento cruciale della storia della musica. La docuserie mostra il processo creativo dei Beatles durante la scrittura di 14 nuove canzoni in preparazione del loro primo concerto dal vivo dopo oltre due anni. Di fronte a una scadenza temporale quasi impossibile, i forti legami di amicizia condivisi da John Lennon, Paul McCartney, George Harrison e Ringo Starr vengono messi alla prova. La docuserie è il risultato dello studio di quasi 60 ore di filmati inediti, girati in 21 giorni da Michael Lindsay-Hogg nel 1969, e di più di 150 ore di registrazioni audio mai ascoltate, la maggior parte delle quali sono rimaste conservate in un caveau per oltre mezzo secolo. Jackson è l’unica persona in 50 anni ad aver avuto accesso a questo tesoro dei Beatles, che oggi è stato magistralmente restaurato. Quello che emerge è un ritratto incredibilmente intimo dei Beatles, che mostra come, anche sotto pressione, potessero ancora contare sulla loro amicizia, il buon umore e il genio creativo. Mentre i piani cambiano e le relazioni sono messe alla prova, vengono composte ed eseguite alcune delle canzoni più iconiche al mondo. La docuserie presenta, per la prima volta in versione integrale, l’ultima esibizione dal vivo dei Beatles come gruppo, l’indimenticabile concerto sul tetto di Savile Row, a Londra, così come altre canzoni e composizioni classiche incluse negli ultimi due album della band, Abbey Road e Let It Be.

The Beatles: Get Back, presentato da The Walt Disney Studios in associazione con Apple Corps Ltd. e WingNut Films Productions Ltd., è un’entusiasmante nuova collaborazione tra i Beatles e Jackson. The Beatles: Get Back è diretto da Peter Jackson e prodotto da Paul McCartney, Ringo Starr, Yoko Ono Lennon, Olivia Harrison, Peter Jackson, Clare Olssen (They Shall Not Grow Old – Per sempre giovani) e Jonathan Clyde (The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years), mentre Jeff Jones (The Beatles: Eight Days a Week – The Touring Years) di Apple Corps e Ken Kamins (trilogia de Lo Hobbit) sono gli executive producer. Jabez Olssen (Rogue One: A Star Wars Story) è il montatore del documentario, Giles Martin (Rocketman) è il supervisore musicale, Michael Hedges (Le avventure di Tintin – Il segreto dell’Unicorno) e Brent Burge (trilogia de Lo Hobbit) sono i tecnici del suono, mentre le musiche sono mixate da Giles Martin e Sam Okell (Yesterday).

 
 

The Great, stagione 2, il teaser trailer. Ecco quando arriverà

The Great 2

STARZPLAY, il servizio di streaming premium internazionale di STARZ, ha annunciato oggi che l’attesissima seconda stagione della serie nominata ai BAFTA e agli EMMY The Great, sarà presentata in anteprima il 19 dicembre in Germania, Austria, Spagna, Francia, Italia, Svizzera, Belgio, Paesi Bassi, Lussemburgo, America Latina e Brasile. Nel Regno Unito uscirà il 5 dicembre.

Nella seconda stagione delll’acclamata serie scritta da Tony McNamara, con protagonisti Elle Fanning e Nicholas Hoult, troviamo anche Gillian Anderson come guest star in due episodi.

Nella nuova stagione di The Great Caterina conquista il trono russo, ma capirà presto che detronizzare suo marito era solo l’inizio. Ora deve affrontare le difficoltà di “liberare” un paese che non vuole essere liberato. Dovrà combattere contro la corte, i suoi fedeli e persino sua madre (interpretata dalla guest star Gillian Anderson) nel tentativo di portare l’Illuminismo in Russia. Nel frattempo si trova a combattere anche contro il suo cuore con Pietro che passa dall’essere l’odiato marito ad essere un prigioniero, o forse, un alleato o un amante… Caterina imparerà sulla propria pelle che per cambiare un Paese devi lasciare che esso ti cambi, che c’è una linea sottile tra idealismo e delusione, e che diventare “la grande” richiede più di quanto avrebbe potuto immaginare.

The Great è una serie creata, scritta e prodotta da Tony McNamara e prodotto da Marian Macgowan, Mark Winemaker, Elle Fanning, Nicholas Hoult, Brittany Kahan Ward di Echo Lake, Doug Mankoff e Andrew Spaulding, Josh Kesselman e Ron West di Thruline e Matt Shakman. Il progetto è prodotto da Civic Center Media in associazione con MRC Television. La serie è distribuita a livello internazionale da ViacomCBS Global Distribution Group.

Gli abbonati STARZPLAY hanno accesso a una line-up esclusiva di programmi premium tra cui le serie STARZ Original The Spanish Princess e il secondo capitolo del cosiddetto universo Power, Power Book II: Ghost con Mary J. Blige, con uscite in contemporanea con gli Stati Uniti. Serie nominate agli Emmy nel 2020 come il dramma romantico moderno Normal People, la serie drammatica d’epoca The Great con Elle Fanning e Nicholas Hoult e la pluripremiata serie The Act con la vincitrice Oscar® Patricia Arquette e Joey King; e una raccolta di film di successo con migliaia di titoli.

 
 

Venom: la Furia di Carnage, recensione del film con Tom Hardy

Venom: la Furia di Carnage

Arriva al cinema il 14 ottobre Venom: la Furia di Carnage, sequel nato dal successo di Venom, del 2018, snobbato dalla critica ma che ha raccolto un grande e inaspettato plauso del pubblico, soprattutto trai più piccoli, che hanno trovato forse divertente la dinamica da buddy movie su cui si fonda in maniera preponderante anche questo secondo adattamento. 

Venom: la Furia di Carnage, la trama

Se il primo film aveva come protagonista principale il simbionte nero e la sua relazione con Eddie Brock, il giornalista che viene scelto come corpo ospitante, Venom: la Furia di Carnage è una vera e propria ode al personaggio di Cletus Kasady, intorno al quale ruota tutta la trama. Il film si apre con un flashback del giovanissimo Cletus in riformatorio, dove intreccia una relazione di amore con Frances Barrison, una ragazza con dei poteri particolari che le causeranno non pochi problemi, trai quali l’allontanamento dalla struttura in cui si trova e soprattutto dal suo amato Cletus.

Torniamo poi ai nostri giorni, in cui un Eddie Brock in rovina cerca come può di gestire la sua convivenza forzata con il simbionte. Quando Casady, in isolamento, fa espressa richiesta di incontrare Brock, Venom, dentro al suo corpo ospite, scopre un indizio che permetterà alla polizia di ritrovare i corpi delle vittime del serial killer. L’evento avrà due conseguenze: la prima è la nuova ascesa di Brock, la seconda è la condanna a morte per Casady. Un secondo incontro tra i due metterà il criminale in condizione di entrare in contatto profondo con Eddie, e non solo con lui… questo incontro avrà delle conseguenze terrificanti.

Una buddy comedy in un solo corpo

La recensione di Venom: la Furia di Carnage non può prescindere da una premessa: il film è indirizzato a un pubblico molto giovane, gioca sempre sul limite del consentito dal rating e ha fatto tesoro di quanto di buono c’era nel primo capitolo. Ruben Fleischer è stato sostituito alla regia da Andy Serkis, che fa del suo meglio per emergere da un prodotto che è fondamentalmente un insieme di scene, a volte pretestuose, per mettere in campo gli effetti visivi che danno vita ai due simbionti.

E, dal momento che sono stati citati gli aspetti positivi del primo film, questo Venom 2 potrebbe essere facilmente definito una Buddy Comedy, in cui i due “Buddy” sono dentro lo stesso corpo, quello di Eddie Brock/Tom Hardy. L’idea di partenza a suo modo brillante viene però minata da un continuo fraintendimento di tono, in cui i battibecchi trai due sono sempre comici e sopra le righe, risultando scollati dagli eventi che in più di un caso toccano importanti picchi di drammaticità. 

Un cast stellare messo in difficoltà

Sono coinvolti nel cast, a parte Tom Hardy, una serie di attori di grande talento, come Woody Harrelson, che dopo la scena post credits del 2018, torna a interpretare Kasady, oppure Michelle Williams che torna a essere Anne, l’ormai ex fidanzata di Eddie che comunque si fa coinvolgere nelle sue accidentate vicende e che ha verso di lui un grande affetto, nonostante la vediamo saldamente tra le braccia del suo Dan (Reid Scott). Al cast si aggiunge Naomie Harris, attrice dal singolare fascino e dall’indiscusso talento che viene trascinata anche lei un questa storia sciatta e poco convinta, in un ruolo che dovrebbe essere drammatico, ma che non esplode mai davvero e non trova nessuna connessione emotiva con lo spettatore.

Un ritorno al passato?

L’impressione è che nella realizzazione di questo film ci sia molto poco di ispirato e invece molto di calcolato, con un risultato finale sciatto e poco interessante. Sembra, come lo era sembrato anche il film film, che questo Venom: la Furia di Carnage sia un cinecomic vecchio, che ricorda la “gloria” dei primi esperimenti del genere, da I Fantastici Quattro con Jessica Alba, al Daredevil con Ben Affleck nella tutina dell’Uomo senza paura. Questa sua “grande colpa” potrebbe in realtà rivelarsi anche la sua più grande forza. Venom: la Furia di Carnage potrebbe in effetti essere una sveglia, un indicatore dell’esigenza di alcuni cinecomic di tornare alle origini, di essere consciamente e autenticamente film di serie B che intrattengono un pubblico giovane, operazioni commerciali che non si prendono troppo sul serio e che non vanno prese sul serio. 

Andy Serkis fa del suo meglio

Andy Serkis ha certamente provato a dare la sua impronta al film, ci sono un paio di momenti visivamente interessanti, come il racconto di Cletus illustrato con delle animazioni, oppure il momento di massima espansione di Carnage, quando, nel finale, è libero di far esplodere la sua furia omicida, ma si fermano a momenti isolati, senza riuscire a risollevare le sorti di un film in cui forse non credeva tanto nemmeno il suo protagonista.

 
 

Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo dal 12 novembre su Disney+

Home Sweet Home Alone - Mamma, ho perso l’aereo

Il trailer della nuova commedia d’avventura Disney+ Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo è arrivato! La rivisitazione dell’amato film del franchise per le vacanze scatenerà il divertimento in queste feste natalizie, come anticipano il nuovo trailer e le immagini. In anteprima per il Disney+ Day, Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo debutterà il 12 novembre 2021 in esclusiva sulla piattaforma streaming. Il Disney+ Day è una celebrazione mondiale che coinvolgerà tutte le divisioni di The Walt Disney Company nella giornata di venerdì 12 novembre, con nuovi contenuti, esperienze per i fan, offerte esclusive e molto altro ancora.

Home Sweet Home Alone – Mamma, ho perso l’aereo è interpretato da Ellie Kemper, Rob Delaney, Archie Yates, Aisling Bea, Kenan Thompson, Tim Simons, Pete Holmes, Devin Ratray, Ally Maki e Chris Parnell. Il film è diretto da Dan Mazer, da una sceneggiatura di Mikey Day & Streeter Seidell, storia di Mikey Day & Streeter Seidell e John Hughes basata su una sceneggiatura di quest’ultimo. Hutch Parker, p.g.a. e Dan Wilson, p.g.a. sono i produttori, mentre Jeremiah Samuels è executive producer.

Max Mercer è un ragazzo dispettoso e pieno di risorse che è stato lasciato a casa mentre la sua famiglia è in Giappone per le vacanze. Così, quando una coppia sposata che cerca di recuperare un cimelio dal valore inestimabile mette gli occhi sulla casa della famiglia Mercer, tocca a Max proteggerla dagli intrusi… e farà di tutto per tenerli fuori. Ne deriveranno delle peripezie esilaranti e epiche, ma nonostante il caos assoluto, Max si renderà conto che non c’è davvero nessun posto come la propria “casa dolce casa”.

 
 

Mark Hamill sceglie il suo meme preferito su Star Wars

Mark Hamill film

Nonostante una carriera da attore e doppiatore molto ricca, Mark Hamill continua a legare il suo nome a quello di Luke Skywalker e al franchise di Star Wars, che lo ha lanciato oltre 30 anni fa e che continua ad essere uno dei suoi argomenti di conversazione preferito (basta seguirlo sui social per rendersene conto).

Di recente, l’attore molto attivo su Twitter e Instagram, ha risposto alla richiesta di una fan che gli ha chiesto quale fosse il suo meme preferito di Star Wars. Hamill, nonostante fosse sopraffatto dalla quantità incredibile di meme e battute che si fanno sempre sulla serie, ha risposto con un meme brillante, che chiama in causa il suo collega e amico Harrison Ford. Ecco la sua risposta:

Mark Hamill ha interpretato l’eroe Luke Skywalker in sei film sui nove che sono stati realizzati sul racconto principale dell’universo di Star Wars, tanto che all’uscita del nono film, due anni fa, la saga stessa è stata intitolata The Skywalker’s Saga, proprio in onore della famiglia le cui gesta vengono raccontate nei film.

Lo abbiamo visto anche alla fine di The Mandalorian stagione 2, quando prende con sé il piccolo Grogu per insegnargli le vie della Forza. Sembra improbabile che ricompaia al cinema o in tv, ma è chiaro che la speranza dei fan è sempre l’ultima a morire.

 
 

Jamie Lee Curtis omaggia mamma Janet alla premier di Halloween Kills

Jamie Lee Curtis
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

È una serie di post pieni di ironia e rimandi quelli che Jamie Lee Curtis ha deciso di condividere per celebrare la premiere in costume di Halloween Kills. L’evento è stato organizzato per presentare il film che segna il ritorno di Michael Myers al cinema e tutti gli ospiti sono stati chiamati a presentarsi in costume di Halloween, appunto.

Curtis ha scelto un costume speciale, che ha presentato con questa foto:

Per poi uscire allo scoperto, e dicendo di voler onorare sua madre in tutta la sua “gory… voglio dire gloria” (in inglese il gioco di parole è più efficace!). Infatti, Jamie Lee ha scelto il costume di Marion Crane di Psycho per questo Halloween, il personaggio più famoso interpretato da mamma Janet Leigh.

Con lei alla premiere anche Judy Greer, che ha scelto un altro costume leggendario, quello di Annie in Io e Annie di Woody Allen:

E infine, l’ultima foto della serata, in cui Jamie Lee Curtis dichiara di essere in compagnia della sua ombra, mentre posa con la gigantografia di Michael Myers:

Scritto da David Gordon Green, Danny McBride e Scott Teems, basato sui personaggi creati da John Carpenter e Debra Hill, il film sarà diretto da David Gordon Green e prodotto da Malek Akkad, Jason Blum e Bill Block. John Carpenter, Jamie Lee Curtis, Jeanette Volturno, Couper Samuelson, Danny McBride, David Gordon Green e Ryan Freimann sono i produttori esecutivi. Ryan Turek sta supervisionando il progetto per Blumhouse.

Halloween Kills, recensione del film con Jamie Lee Curtis

 
 

The Last Duel: la conferenza stampa internazionale del film

The Last DUEL
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Dopo la presentazione in pompa magna alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 2021, il 14 ottobre arriva al cinema The Last Duel, il nuovo film di Ridley Scott che è stato scritto da Matt Damon, Ben Affleck con il fondamentale contributo di Nicole Holofcener.

Abbiamo incontrato i tre sceneggiatori, insieme alla meravigliosa protagonista Jodie Comer, per una conferenza stampa che ha sviscerato i segreti del film e della scrittura dietro ad una storia così attuale nonostante sia avvenuta così tanto tempo fa, durante la Guerra dei Cent’Anni.

La struttura del film ricorda quella di Rashomon, in cui lo stesso racconto viene esposto attraverso diversi punti di vista. Ecco, proprio per questa scelta precisa, è stata necessaria una scrittura a sei mani, per dare la giusta voce e la giusta prospettiva a ogni punto di vista, soprattutto a quello della protagonista, Marguerite. Il film è infatti basato su un libro che racconta la storia, davvero accaduta, di Marguerite moglie del cavaliere Jean de Carrouges, stuprata da Jacques Le Gris, amico del marito, che decide di denunciare lo stupro con il rischio di morire sul rogo. La legge dell’epoca prevedeva infatti un duello all’ultimo sangue tra il marito della donna stuprata e lo stupratore, dove solo la vittoria, per il volere di Dio, accertava il suo stare dalla parte della verità. Se il marito avesse perso, anche la moglie sarebbe stata uccisa.

Questa storia, dai toni epici e cavallereschi ma anche estremamente attuali, ha fatto sì che The Last Duel venisse etichettato come un film femminista, non a torto. Gli sceneggiatori hanno infatti dichiarato di essere loro stessi tutti femministi e di aver preteso la presenza di Nicole Holofcener alla scrittura proprio per dare al personaggio di Marguerite un linguaggio e un comportamento che rendesse giustizia all’esperienza femminile.

The Last Duel, recensione del film di Ridley Scott

Holofcener ha dichiarato in merito al suo coinvolgimento: “Ero lusingata ed elettrizzata e, non ero sicura di potercela fare, ma l’ho fatto. Gli mandavamo delle pagine e ci sedevamo insieme e lavoravamo. Lavoreremmo sulle scene l’uno dell’altro. Praticamente ho scritto il terzo atto, ma anche loro hanno avuto una mano. Perché doveva far parte dell’intero film. E quando gli scrittori intelligenti hanno delle idee, uno dovrebbe prenderle. E così, tra Jodie e loro è stato davvero un processo collaborativo, anche con tutti gli attori. Quindi, a volte, scrivevamo a parte, altre insieme.”

Matt Damon, in merito al testo originale e al contesto in cui è ambientata la storia, ha dichiarato: “Il punto di partenza era che il mondo delle donne è totalmente ignorato e trascurato ed è invisibile per i primi due atti del film. E poi viene rivelato nel terzo atto. E quello era, in realtà, il motivo per cui Ben e io stavamo adattando un libro, mentre Nicole stava davvero scrivendo una sceneggiatura originale. Perché gli uomini dell’epoca erano molto… prendevano appunti molto meticolosi su ciò che accadeva, ma non registravano ciò che facevano le donne.”

E Ben Affleck ha aggiunto: “Ma questo non sarebbe accaduto se Jodie non fosse stata così intelligente, coraggiosa e complicata nella sua performance. Dal momento che lei è stata disposta, e non sono sicuro che ogni attore sarebbe stato, a interpretare un altro punto di vista del personaggio che lei stessa interpretava (…) E poiché lo fa in modo così perfetto, non hai la sensazione che, sia una versione esagerata di una persona. Sembrano versioni di donne che abbiamo già visto nei film. E volevamo sfruttare il fatto che, storicamente, le persone sono in gran parte abituate al fatto che le donne siano personaggi secondari e terziari. E lei era disposta a farlo e questo rende la rivelazione, credo, molto più potente ed elegante, di vedere la differenza tra una persona essenzialmente bidimensionale e un essere umano completamente realizzato e tridimensionale.”

Quello che rimane del film, alla fine, è una performance di Jodie Comer davvero incredibile. L’attrice di Killing Eve che si cimenta per la prima volta con un film di questa scala e con un regista di questa portata, sigla definitivamente il suo ingresso nel mondo delle grandi interpreti di questi anni, con una performance raffinata, stratificata e molto intensa.

The Last Duel arriva al cinema il 14 ottobre, diretto da Ridley Scott, con Jodie Comer, Matt Damon, Adam Driver e Ben Affleck.

Venezia 78: Ben Affleck, Matt Damon e Jodie Comer presentano The Last Duel

 
 

Squid Game 2 si farà? quello che sappiamo

Squid Game 2

Con tutto il successo che sta avendo la serie originale Netflix coreana la domanda che sorge a tutti spontanea è Squid Game 2 si farà? Considerato l’enorme successo della serie, il rinnovo per una seconda stagione da parte del colosso dello streaming americano dovrebbe essere scontato ma al momento la piattaforma sembra essere più interessata a godersi il momento rispetto ad annunciare piani futuri.

Di altro avviso è invece l’ideatore della serie di enorme successo Hwang Dong-hyuk. Infatti il regista e creatore interpellato da Variety ha affermato senza pensarci troppo: “Non ho piani in merito, è abbastanza faticosa come serie” … “se la dovessi realizzare, sicuramente non sarò da solo. Prenderei in considerazione l’idea di avere una stanza degli sceneggiatori e più registi con esperienza”.

Tuttavia anche se lo sceneggiatore e regista dello show Hwang Dong-hyuk si è dimostrato naturalmente soddisfatto del successo dello show. Ma realizzare Squid Game è stato un processo lungo e stressante e non qualcosa che ha intenzione di ripetere – o, almeno, non ancora del tutto. “Non sono bravo nel lavoro di squadra”, ha detto Hwang a Variety, anche se ammette che sta cercando di cambiare i suoi modi. I precedenti di Hwang però ci suggeriscono che i suoi metodi da solitario fino ad oggi gli sono stati utili per poter produrre successi. Inoltre la cosa è confermata dal fatto che il colosso dello streaming non ha ancora annunciato una seconda stagione come è spesso capitato con altri serie di successo che hanno ricevuto un via libera poco tempo dopo la conferma del loro successo.

La serie diventata il miglior spettacolo di Netflix negli USA

Le serie TV coreane hanno dominato le preferenze di visualizzazione in gran parte dell’Asia nell’ultimo decennio. Ma ci è voluto un dramma di sopravvivenza e ansiogeno come Squid Game per scardinare le classifiche made in usa e diventare il primo K-drama a classificarsi come il miglior spettacolo di Netflix negli Stati Uniti.

Rilasciato il 17 settembre, lo spettacolo è entrato nella Top 10 il 19 settembre al n. 8, è salito al n. 2 il giorno successivo ed è stato al n. 1 al quarto giorno di disponibilità il 21 settembre. Sul mercato della Corea del Sud, Squid Game ha debuttato al secondo posto e ha raggiunto il primo posto il giorno dopo. Ma non sono tutte rose e fiori, Squid Game ha ricevuto anche diverse accuse di plagio, accusato di aver preso troppo elementi in prestito da altri film di genere di sopravvivenza “Hunger Games“, “Battle Royale” e, in particolare, dal film giapponese del 2014 “As the Gods Will” del maestro  Miike Takashi.

Ma Hwang respinge le critiche facendo riferimento ai suoi appunti per il progetto, originariamente concepito come un lungometraggio, nel 2008. “Ammetto liberamente di aver avuto grande ispirazione dai fumetti e dall’animazione giapponesi nel corso degli anni”, ha detto. “Quando ho iniziato, ero anch’io in difficoltà finanziarie e passavo molto tempo nei caffè a leggere fumetti tra cui ‘Battle Royale’ e ‘Liar Game’. Mi sono chiesto come mi sarei sentito se avessi partecipato personalmente ai giochi. Ma ho trovato i giochi troppo complessi e per il mio lavoro mi sono concentrato invece sull’uso di giochi per bambini”.

“Volevo scrivere una storia che fosse un’allegoria o una favola sulla moderna società capitalista, qualcosa che descrivesse una competizione estrema, un po’ come la competizione estrema della vita. Ma volevo che utilizzasse il tipo di personaggi che tutti abbiamo incontrato nella vita reale”, ha aggiunto Hwang. “Come gioco di sopravvivenza è intrattenimento e dramma umano. I giochi raffigurati sono estremamente semplici e di facile comprensione. Ciò consente agli spettatori di concentrarsi sui personaggi, piuttosto che essere distratti dal tentativo di interpretare le regole”.

Squid Game 2 sicuramente ci sarà, ma la lezione de La casa di carta dovrà essere ben chiara nel momento in cui si dovrà pensare ai nuovi episodi: il fascino del marketing e del successo mondiale è un richiamo pericoloso che  potrebbe allontanare dal magnetismo con cui la serie ha conquistato il pubblico. Un gioco intrigante, ma a cui bisogna saper partecipare.

 
 

Adam Warlock: ecco come potrebbe apparire Will Poulter

Adam Warlock will poulter

Ieri è stata confermata la notizia che Will Poulter sarà Adam Warlock in Guardiani della Galassia Vol. 3. Il casting era stato anticipato da qualche rumor, ma ieri sia James Gunn che le principali riviste di settore hanno ufficializzato il nome del giovane interprete.

La reazione di Poulter è stata elegante e pacata, oltre a esprimere la gratitudine verso l’occasione che sicuramente gioverà alla sua fama e al suo portafogli. Ecco lo scambio su Twitter:

Non solo però eleganti ringraziamenti. La rete ieri si è mossa e come sempre Bosslogic ha realizzato il suo omaggio al nuovo casting: ecco quindi come Will Poulter potrebbe apparire in Guardiani della Galassia Vol. 3 come Adam Warlock:

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale nel 2023, anche se una data di uscita ufficiale non è stata ancora comunicata. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff e Karen Gillan, insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor. Al cast si aggiunge Will Poulter che interpreterà Adam Warlock.

 
 

I numeri di SQUID GAME

squid game simboli

Netflix Italia ha rivelato un nuovo contributo video dei dicato ai numeri di Squid Game, la serie originale Netflix coreana di enorme successo globale.  Ci sono voluti più di 10 anni perché l’ideatore Hwang Dong-hyuk riuscisse a realizzare Squid Game, ma solo 17 giorni (e 111 milioni di utenti in tutto il mondo) per farla diventare la nostra serie più vista di sempre a ridosso del lancio 🦑

Squid Game è la nuova serie survival Originale Netflix coreana scritta e diretta da Hwang Dong-hyuk. La serie di nove episodi, con Lee Jung-jae , Park Hae-soo e Wi Ha-joon , racconta la storia di un gruppo di 456 persone che sono invitate a rischiare la vita in un misterioso gioco di sopravvivenza con un patrimonio di 45,6 miliardi di ( US $ 38,7 milioni).

Nella serie Un misterioso invito a partecipare alla gara è inviato a persone con un disperato bisogno di denaro. I 456 partecipanti di ogni ceto sociale sono intrappolati in un luogo segreto dove competono per vincere 45,6 miliardi di won. Ad ogni turno si cimentano in un popolare gioco coreano per l’infanzia come “Un, due, tre, stella”, ma chi perde… muore. Chi vincerà e qual è il vero motivo della gara?

 
 

La Brea 1×04: promo e trama dall’episodio

La Brea serie tv 2021

Il network americano NBC dopo le anticipazioni ha diffuso il promo e la trama di La Brea 1×04, il quarto episodio della nuova serie tv La Brea.

In La Brea 1×04 che si intitolerà  “The New Arrival” La vista di un aereo che si schianta diffonde un’ondata di speranza inaspettata attraverso la radura mentre Eve e gli altri sopravvissuti cercano il suo pilota caduto . Gavin e Izzy cercano aiuto da una fonte improbabile dopo che il governo ha sospeso definitivamente la loro missione nella dolina.

La Brea 1×04

La Brea è la nuova serie tv drammatica americana creata da David Appelbaum per il network americano NBC. Nella serie Quando un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e attira centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro che vi cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli eventi, che cerca di tornare insieme.

Protagonisti di La Brea sono Natalie Zea come Eve Harris, Eoin Macken come Gavin Harris, Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki come Izzy Harris e  Jack Martin come Josh Harris. Nel cast anche Natalie Zea come Eve Harris, Eoin Macken come Gavin Harris, Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki come Izzy Harris, Jack Martin come Josh Harris, Veronica St. Clair come Riley Velez, Rohan Mirchandaney come Scott, Lily Santiago come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily, Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel Parker.

 
 

Spirit – Il Ribelle dal 14 ottobre in Dvd e Blu-ray

Spirit - Il Ribelle film 2021

Unisciti a Lucky, Abigail e Prue in Spirit – Il Ribelle, un viaggio indimenticabile che racchiude famiglia, amicizia e sana avventura da rivedere tutte le volte che vorrai. Il nuovo film sarà disponibile dal 14 ottobre in Dvd e Blu-ray grazie a Universal Pictures Home Entertainment e Dreamworks. L’uscita è ricchissima di contenuti speciali per oltre un’ora di materiale da scoprire, tra cui scene eliminate, attività da fare a casa insieme a Spirit, interviste al cast, karaoke e molto altro!

Spirit – Il Ribelle è il nuovo capitolo dell’amata serie che parla di avventura, famiglia e amicizia. Lo spirito libero Lucky Prescott si trasferisce a Miradero per ricongiungersi con il padre. Non è molto contenta della vita sonnolenta della cittadina, finché non scopre un legame molto particolare con la madre scomparsa, che era un’impavida cavallerizza acrobata. In breve tempo si affeziona ad un mustang ribelle di nome Spirit e conosce due nuove amiche che condividono con lei la stessa passione per i cavalli. Quando un mandriano senza scrupoli vuole catturare Spirit e la sua mandria, Lucky intraprende insieme alle amiche un viaggio avventuroso per salvare il cavallo che le ha fatto scoprire l’indissolubile legame con l’eredità della madre.

Spirit – Il Ribelle presenta nel cast originale Isabela Merced (Dora e la Città Perduta),  Marsai Martin (Little), Mckenna Grace (Captain Marvel), Walton Goggins (Justified), Andre Braugher (Brooklyn Nine-Nine), Eiza González (Fast & Furious Presents: Hobbs and Shaw), con Julianne Moore (Kingsman: The Golden Circle)  e Jake Gyllenhaal (Spider-Man: Far From Home). Il film è diretto da Elaine Bogan (Trolhunters: Tales of Arcadia) e co-diretto da Ennio Torresan (Baby Boss). E’ prodotto da Karen Foster (Dragon Trainer) e le musiche originali del film e la canzone “Fearless” è ad opera di Amie Doherty (Marooned).

In occasione dell’uscita home video, Spirit – Il Ribelle si lega a FISE (Federazione Italiana Sport Equestri) per sottolineare l’importanza del rapporto uomo-cavallo. “Siamo felici” – dichiara il Presidente FISE Marco Di Paola – “di partecipare al lancio del film Spirit – Il Ribelle in uscita in Dvd e Blu-ray. Ci fa piacere raccontare la storia di Spirit, perché il cavallo per noi è un fedele compagno di sport e di giochi”.

FISE, fondata nel 1926, è unica rappresentante degli sport equestri a livello olimpico per l’Italia, nonché la sola Federazione autorizzata a disciplinare l’attività equestre in Italia in tutte le sue espressioni formative, agonistiche, ludiche ed addestrative. Con una struttura capillare con centri ippici su tutto il territorio nazionale, FISE è sinonimo di autorevolezza, esperienza e competenza quando si parla di cavallo e sport equestri.

Così come Lucky e Spirit, il cavallo “insieme all’uomo instaura un rapporto speciale, sempre unico, ed è un silenzioso alleato capace di trasportare il proprio cavaliere o amazzone in un mondo esclusivo creato per due. Campione a tutti gli effetti e atleta al pari dell’uomo, il cavallo è un compagno di avventure in campi di gara, in scuderia o in splendidi scenari di una passeggiata nel verde”.

Innumerevoli i benefici e gli insegnamenti che possiamo trarre dall’equitazione. “Ai ragazzi il cavallo sa insegnare il rispetto e la gentilezza nei confronti degli altri, che il modo in cui ci si muove o si parla vicino a lui lo influenza e che è fondamentale preservare l’ambiente in cui viviamo”, afferma Di Paola. Importante anche l’utilizzo del cavallo in ippoterapia, paziente aiuto nei percorsi di sostegno alla disabilità: “Straordinario terapeuta, sa accompagnare con saggezza il percorso di bambini e adulti con disabilità, regalando loro la possibilità di scoprire le emozioni delle attività in sella, della preparazione e cura dell’animale e dell’intimità di una carezza”.

 
 

Spider-Man: No Way Home, spunta di nuovo Andrew Garfield nel materiale promozionale

spider-man 3

Andrew Garfield è spuntato fuori di nuovo nel materiale promozionale di Spider-Man: No Way Home. Dopo le recenti osservazioni di esperti di VFX relative all’autenticità di un leak dal film di Jon Watts che vedeva coinvolto proprio Garfield, adesso un sito russo delle Skittles propone un vero e proprio billborad con lo Spider-Man di Garfield che dice “non c’è strada per casa”. Ecco di seguito il tweet:

Questo elemento si associa a tutti i rumors che fino a questo momento si sono accavallati in merito al terzo film dell’Uomo Ragno con Tom Holland e sembra davvero che ci sarà da aspettare una vera e propria collisione di mondi.

Spider-Man: No Way Home, 10 dettagli essenziali dal trailer da approfondire

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Il film è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale americane il 17 dicembre 2021.