Ci sono sicuramente diversi motivi
per cui The
Marvels è uno dei titoli più attesi della Fase 4
del MCU. Tuttavia, tra questi c’è anche
il coinvolgimento dietro la macchina da presa di Nia
DaCosta, una delle giovani registe più talentuose di
Hollywood, che proprio di recente ha ricevuto numerosi consensi
grazie al “sequel spirituale” di Candyman.
DaCosta ha più volte parlato di
quanto il sequel di Captain
Marvel sorprenderà i fan del franchise, ma ora, in
una recente intervista all’interno del podcast “Films To Be Buried
With“, la regista ha parlato più nel dettaglio della sua
esperienza con i Marvel Studios, che spesso vengono tacciati di
imporre la loro visione ai filmmakers. Al contrario, DaCosta ha
spiegato che le cose sono andate in maniera totalmente diversa per
quanto riguarda la lavorazione di The
Marvels.
“È stata un’esperienza
gratificante”, ha detto Nia DaCosta. “È
probabilmente la migliore esperienza che io abbia mai avuto con uno
studio, soprattutto con un uno studio di quel calibro. Penso che la
Marvel sia una specie di capro
espiatorio all’interno dell’industria. Tutti pensano che
controllino qualsiasi cosa, ma la verità è che sono davvero aperti
e molto ricettivi. Quando ti assumono, vogliono davvero che tu sia
te stesso e che abbia modo di esprimerti. È stato davvero eccitante
e divertente poter lavorare in questo modo.”
Tutto ciò che sappiamo su The
Marvels
The
Marvels, il sequel del cinecomic Captain
Marvelcon protagonista il premio Oscar Brie
Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al
box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman. Nel
cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms.
Marvel, che vedremo anche
nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del
quale però non è ancora stata rivelata l’identità.
Nessun dettaglio sulla trama del
sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe
spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri.
Naturalmente, Brie
Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il
sequel di Captain
Marvelarriverà l’11 novembre 2022.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER
SULLA TRAMA DI SHANG-CHI E LA LEGGENDA DEI DIECI
ANELLI!!!
Il primo trailer ufficiale
di
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli ha
rivelato che nel film avremmo visto il ritorno di Abominio, ossia
l’alter ego di Emil Blonsky interpretato da Tim Roth ne L’incredibile Hulk.
Ora che Shang-Chi è arrivato nelle sale, ecco che il vero
ruolo del personaggio all’interno della storia è stato finalmente
rivelato. Quel “torneo” che abbiamo visto nel trailer, in realtà,
si svolge in occasione di un vero e proprio fight club clandestino
gestito dalla sorella di Shang-Chi, Xialing. Vediamo alcune brevi
inquadrature di Abominio e Wong che se le danno di santa
ragione.
Alla fine, è il fedele braccio
destro di Doctor Strange ad avere la meglio sul nemico,
ma in realtà, grazie ad una sequenza successiva, scopriamo che i
due sono amici. Sembra che Wong ed Emil si siano iscritti al torneo
insieme (forse per portare a casa qualche somma di denaro?), e
quando li ritroviamo dopo il combattimento, vediamo lo stregone che
sta rimproverando il suo mostruoso compagno per esserci “andato
piano”. Dopo di ciò, Wong apre un portale che viene attraversato da
entrambi.
Sembra quindi che Abominio abbia
voltato pagina, o per lo meno stia cercando di risolvere i suoi
problemi legati alla rabbia. Resta da vedere cosa questo
significherà per il coinvolgimento del personaggio nella serie
Disney+She-Hulk:
abbiamo ipotizzato che sarebbe stato un antagonista, ma in base a
ciò che si vede in Shang-Chi, ci sono buone probabilità che, alla fine,
sarà un alleato di Jennifer Walters.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Coyote è la nuova
serie tv action drama ambientato nella frontiera tra il Messico e
gli Stati Uniti. Una storia attuale, drammatica e intensa,
ambientata nella fragile frontiera tra la California del sud e il
Messico, dove le sempre più dure politiche sull’immigrazione
hanno un riscontro con la realtà.
Prodotta da David Graziano
(Jake
Ryan), Michael Carnes e Josh Gilbert,
Coyote segna il ritorno sul piccolo schermo dell’attore
premiato agli Emmy Michael Chiklis (The
Shield,
American Horror Story: Freak Show e Gotham),
protagonista della serie accompagnato da Juan Pablo Raba (Un
uomo sopra la legge) e Adriana Paz (Tijuana
Bible).
Coyote: quando esce e dove vederla
in streaming
Coyote uscirà in
prima visione dal 5 settembre alle 21.15 su Sky Investigation.
Coyote in streaming sarà disponibile su
NOW.
Coyote: trama e cast
Dopo 32 anni di servizio, Ben
Clemens (Michael Chiklis), un ex agente della “Customs and
Border Protection Agency” (la polizia di frontiera degli Stati
Uniti d’America), è costretto a rivalutare le sue convinzioni
sull’immigrazione illegale quando si ritrova ad aiutare una giovane
donna incinta che sta cercando in tutti i modi di scappare da uno
spietato cartello messicano. Coinvolto in un viaggio pericoloso a
cavallo tra la vita e la morte, Ben, ora dall’altra parte della
barricata, si rende conto in prima persona che il mondo il più
delle volte non si divide in maniera netta in ciò che è bianco e
ciò che è nero, ma che le sfumature sono possibili. Cosa
particolarmente vera soprattutto in quella zona di confine così
particolare e delicata dove non sempre ciò che è legale e ciò che è
giusto coincidono.
La prima stagione di Coyote
St. 1 episodio 1: Nel suo ultimo giorno di lavoro come agente
di frontiera, Ben Clemens scopre un tunnel segreto utilizzato per
contrabbandare merci negli Stati Uniti dal Messico.
St. 1 episodio 2: Inseguiti dagli inseguitori, Ben e Maria
Elena intraprendono un pericoloso viaggio nel deserto per
raggiungere gli Stati Uniti
St. 1 episodio 3: Con opzioni limitate e la vita della sua
famiglia a rischio, Ben tenta una disperata strategia di uscita,
con conseguenze potenzialmente disastrose.
St. 1 episodio 4: Ben deve usare i suoi precedenti contatti con
la polizia di frontiera quando è costretto a eseguire un’audace
rapina per il cartello in modo che la sua ex moglie e figlia non
diventino vittime dei suoi stessi errori.
St. 1 episodio 5: Con opzioni limitate e la vita della sua
famiglia a rischio, Ben tenta una disperata strategia di uscita,
con conseguenze potenzialmente disastrose.
St. 1 episodio 6: Ben deve affrontare il pericolo all’interno
del cartello di Zamora mentre cerca la verità sul suo ex partner
mentre un’indagine del governo degli Stati Uniti si chiude.
È ormai chiaro che Doctor Strange in the Multiverse
of Madness ci porterà alla scoperta di luoghi
assolutamente folli, soprattutto in vista della quantità di
personaggi che potrebbero fare la loro apparizione nel film
attraverso dei brevi cameo.
Con lo Stregone Supremo e Scarlet
Witch pronti a viaggiare attraverso il Multiverso, potremmo
definire quasi una certezza il fatto che nel sequel ci saranno
diversi volti noti del passato (o magari svolte narrative inattese
per quanto riguarda alcuni veterani del MCU). Tuttavia, una nuova
speculazione potrebbe aver fatto luce su come il sequel si
collegherà alla serie Loki.
Alla fine della prima stagione dello
show targato Disney+, il Dio dell’Inganno si è
ritrovato intrappolato in una linea temporale alternativa, con
Mobius che osservava mentre venivano create innumerevoli nuove
realtà. Nel frattempo, Sylvie è stata lasciata da sola alla fine
dei tempi, dopo aver affondato la sua lama in Colui che resta, una
variante di Kang il Conquistatore (evento da cui ha avuto origine
la linea temporale alternativa che ha chiuso la stagione).
Parlando con The
DisInsider Show (via
CBM), il co-conduttore Derek Cornell ha condiviso una voce
secondo cui il Mobius di Owen Wilson e la Sylvie
di Sophia Di Martino appariranno entrambi in
Doctor
Strange in the Multiverse of Madness. Ciò potrebbe in
qualche modo gettare le basi per la
seconda annunciata stagione di
Loki. Ovviamente, le nuove avventure di Strange potrebbero
facilmente condurlo non solo alla TVA, ma anche alla
Cittadella.
Anche Tom Hiddleston nel sequel di Doctor Strange?
Per ora si tratta di un puro e
semplice rumor, quindi è meglio prendere la notizia con le pinze.
Tuttavia, è una prospettiva intrigante, che rende questo film
ancora più eccitante di quanto non lo sia già. La produzione del
sequel di Doctor
Strange si è svolta in contemporanea a quella della
prima stagione di
Loki, quindi forse non è stato così difficile
mettere insieme i personaggi dei due progetti.
Inoltre, nonostante la presenza di
Tom Hiddleston nel sequel sia già stata
discussa molto tempo fa, è interessante notare che questa volta il
Dio dell’Inganno non viene menzionato. Sarà forse impegnato a
trattare con la TVA governata da Kang? Se così fosse, è probabile
allora che Mobius e Sylvie andranno alla ricerca di Strange nella
speranza di assicurarsi il suo aiuto per rintracciare Loki.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Di recente, la regista Patty Jenkins era tornata a riflettere sul
modello distributivo di Wonder
Woman 1984, il film DC che la Warner Bros., sulla scia
degli effetti della pandemia di Covid-19 sull’industria
cinematografica e, in particolare, sulle sale, ha deciso di far
uscire in contemporanea al cinema e in streaming su HBO Max.
Il sequel del cinecomic con
protagonista Gal Gadot è stato uno dei primi grandi
blockbuster ad essere distribuito nelle sale e contemporaneamente
in streaming. La regista aveva già definito l’esperienza
“straziante”, ma ora, grazie ad un report del
Los Angeles Times di un panel organizzato in occasione
CinemaCon per discutere del futuro del cinema, apprendiamo che la
Jenkins ha avuto modo, in quell’occasione di elaborare nuovamente
le sue sensazioni nei confronti dei film che arrivano
esclusivamente in streaming, saltando la sala.
“Non lo vedi? Tutti i film che i
servizi di streaming stanno distribuendo… mi dispiace, ma mi
sembrano dei film finti. Non ne sento parlare, non leggo niente di
loro. Non mi pare che stiano funzionando come modello per stabilire
uno status di leggendaria grandezza.”
Patty Jenkins sembra riferirsi ai film prodotti
specificamente per i servizi di streaming e non a quella tipologia
di blockbuster su larga scala che abbraccia il modello della
distribuzione congiunta (come avvenuto con WW84,
ad esempio). Jenkins non è di certo l’unica regista a respingere
l’attuale “boom” dello streaming, ma è importante ricordare che si
è trattato di un modello impiegato per far fronte ad una necessità.
Finalmente, stiamo cominciando a vedere un ritorno alla normalità,
con film che tornano ad essere un’esclusiva della sala, ma è chiaro
la strada da fare è ancora lunga.
Il futuro di Wonder Woman al cinema
Wonder
Woman 1984 è arrivato in Italia direttamente in
esclusiva digitale lo scorso 12 febbraio. Nel sequel, oltre
a Gal
Gadot, hanno recitato anche Chris
Pine, Kristen
WiigePedro
Pascal. Subito dopo l’uscita del film in USA (avvenuta
a dicembre 2020, in contemporanea al cinema e su HBO Max), è stato
confermato ufficialmente Wonder
Woman 3, che vedrà ancora una volta il ritorno
di Patty
Jenkins dietro la macchina da presa e quello di
Gadot nei panni di Diana Prince.
Dopo essere stato messo da parte per
un po’ di tempo, il personaggio di Jane Foster è finalmente pronto
a fare il suo ritorno nel MCU nell’attesissimo Thor: Love and
Thunder, in cui è stato già confermato che assumerà
l’identità di Mighty Thor.
Nei fumetti, Jane assorbe i poteri
di Thor, inclusa la capacità di brandire il Mjolnir, dopo che le
viene diagnosticato un cancro. Tuttavia, non è ancora chiaro se il
film tratterà anche la storyline della malattia del personaggio. In
attesa di saperne di più, in una recente intervista con
Vanity Fair,
Natalie Portman ha parlato proprio del suo
ritorno nel longevo franchise di successo, sviscerando i dettagli
in merito al duro allenamento che ha dovuto seguire per la prima
volta in vista dell’inizio della produzione e per tutto il tempo
delle riprese, per interpretare al meglio il ruolo del
supereroe.
“È stato davvero
divertente”, ha spiegato il premio Oscar. “Ho lavorato con
un allenatore, Naomi Pendergast, per circa quattro mesi prima
dell’inizio della produzione, e poi ovviamente per tutto il periodo
delle riprese. Ci siamo allenate moltissimo con i pesi e ho dovuto
bere molti frullati proteici. Un allenamento con i pesi massimi che
non avevo mai fatto prima. Certo, non ho mai mirato a diventare
‘ingombrante’. Era un allenamento molto fisico, quindi c’è stato
molto lavoro sull’agilità e anche sulla forza.”
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo
daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle
sale è fissata invece al 6 maggio 2022.
Taika Waitititornerà alla regia di un film dei
Marvel Studios
dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del
progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi
come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Quando i fan del MCU hanno appreso che
Shang-Chi e La Leggenda dei Dieci Anelli sarebbe
stato ambientato principalmente a San Francisco, hanno iniziato a
circolare alcune speculazioni sul fatto che Scott Lang e Hope van
Dyne avrebbero potuto fare un’apparizione nel film.
A questo punto, non è certo uno
spoiler affermare che Ant-Man e Wasp non ci saranno, ma a quanto
pare il loro coinvolgimento è stato effettivamente discusso dai
Marvel Studios. Durante un’intervista con
The Direct, infatti, al produttore del film Jonathan
Schwartz è stato chiesto se il team creativo avesse mai
davvero pensato di coinvolgere Paul Rudd e/o Evangeline Lilly in un cameo.
“Abbiamo parlato di altri
personaggi che potevano avere un senso, sia a San Francisco che
altrove. Ci sono poche iterazioni diverse con altri personaggi che
potrebbero essere saltate fuori durante quelle discussioni”,
ha ammesso Schwartz. “Penso che quando si tratta di un film
Marvel, è sempre una questione di
dare e avere. Ma sai, la sceneggiatura si è evoluta nel tempo
rispetto a quello che era inizialmente. Alla fine dovevamo
raccontando la storia di Shang, quindi siamo comunque molto
contenti della versione del film che è arrivata sullo
schermo.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Sarà presentato questa sera in
concorso a Venezia 78Spencer,
il nuovo film di Pablo Larraín sulla vita della
principessa Diana interpretata da
Kristen Stewart. Nel cast anche Timothy Spall, Jack
Farthing, Sean Harris, Sally Hawkins.
La trama
Il matrimonio della principessa
Diana e del principe Carlo è da tempo in crisi. Sebbene le voci di
tradimenti e di divorzio abbondino, in occasione delle feste di
Natale nella residenza reale di Sandringham viene decretato un
periodo di pace. Si mangia e si beve, si spara e si caccia. Diana
conosce il gioco, ma quest’anno le cose saranno molto diverse.
Spencer immagina cosa potrebbe essere accaduto
durante quei pochi giorni decisivi.
Il commento del regista
Siamo tutti cresciuti sapendo cos’è
una favola, ma Diana Spencer ne ha cambiato il paradigma e ha
ridefinito le icone idealizzate della cultura pop, per sempre.
Questa è la storia di una principessa che ha deciso di non
diventare regina, ma ha scelto di costruirsi da sola la propria
identità. È una favola al contrario. Sono sempre rimasto molto
sorpreso dalla sua decisione e ho sempre pensato che deve essere
stata molto dura da prendere. Questo è il cuore del film. Volevo
approfondire il processo alla base delle scelte di Diana, mentre
oscilla tra dubbio e determinazione, scegliendo, infine, la
libertà. È stata una decisione che ha definito la sua eredità: un
lascito di onestà e umanità che rimane ineguagliato. Si è scritto
molto su Diana, c’è un’infinità di storie: di alcune si può
dimostrare il fondamento, di altre no. Abbiamo fatto molte ricerche
su di lei, sulle tradizioni del Natale della famiglia reale, e
sugli aneddoti dei fantasmi nella residenza di Sandringham.
Tuttavia, la famiglia reale è notoriamente discreta. Potrà anche
apparire in pubblico in certe occasioni, ma a un certo punto le
porte si chiudono e non c’è modo di sapere cosa stia accadendo
dietro di esse. Ciò lascia molto spazio alla fantasia; e questo è
stato il nostro lavoro. Non avevamo intenzione di fare un
docudrama: volevamo creare qualcosa prendendo degli elementi dalla
realtà e ricorrendo poi all’immaginazione per raccontare la vita di
una donna con gli strumenti del cinema. Questo è il motivo per cui
il cinema è così fantastico: c’è sempre spazio per l’immaginazione.
Nel costruire il personaggio di Diana, non volevamo solo creare una
sua replica, ma usare il cinema e i suoi strumenti per dar vita a
un mondo interiore che trovasse il giusto equilibrio tra il mistero
e la fragilità del suo personaggio. Tutto ciò che Diana vede
riflette i suoi ricordi, le sue paure, i suoi desideri e forse
anche le sue illusioni. Questi elementi attingono a qualcosa che
sta accadendo dentro di lei e mostrano una vulnerabilità
bellissima.
Chi ha letto i fumetti della serie
What If… ?, sa bene che un Osservatore, di
regola, non ha la possibilità di intervenire in ciò che accade
nell’universo. Tuttavia, è capitato più volte che Uatu abbia
infranto questa regola, intervenendo di fatto negli affari della
Terra.
L’ultimo episodio della serie
Disney+, “E se… Dottor Strange
avesse perso il cuore invece delle mani?”, ha visto per la
prima volta l’Osservatore giocare un ruolo molto diverso
all’interno della storia, intervenendo in prima persona negli
eventi e confrontandosi con il personaggio di Doctor Strange.
Ora, in una recente intervista con
EW, Jeffrey Wright, che presta la voce al
personaggio nella versione originale, ha parlato per la prima volta
di questo cambio di rotta all’interno della serie e di cosa
spingerà l’Osservatore, in futuro, a diventare più di un semplice
narratore.
“L’Osservatore è costretto a
intervenire per via della minaccia che Strange sta evocando.
Ovviamente non solo per se stesso, ma per tutta la realtà”, ha
spiegato l’attore. “Ci sono tante cose che l’Osservatore può
solo guardare e sulle quali non può intervenire. Non è un voyeru
per il solo amore del voyeurismo. È come se fosse costituito da
questi personaggi. Senza di loro, cosa guarderebbe?
(ride). È spinto da loro, nel profondo, e forse ci saranno
ancora molte cose che, in realtà, potrà fare. Vedremo…”
A questo punto, la fonte ha voluto
sapere se l’Osservatore sarà effettivamente coinvolto nella storia
ad un livello completamente diverso rispetto a quanto visto fino ad
oggi. Questa la risposta di Wright: “È un cambio di
atteggiamento, ma anche di scopo e di intento. È un cambio di
marcia che è stato divertente interpretare. Inevitabilmente,
diventa anche meno disincarnato. Si sta avvicinando un po’ di più a
tutti questi mondi, ma al tempo stesso si sta avvicinando di più
anche al pubblico. A questo punto, credo che la domanda sia:
‘Quanto è affidabile l’Osservatore come narratore? Quanto possiamo
fidarci della sua descrizione di se stesso e delle regole che dice
di rispettare?’. Vedremo…”
Viaggio mitico ed emozionante di un
eroe, Dune
narra la storia di Paul Atreides, giovane brillante e dotato di
talento, nato per andare incontro a un destino più grande della sua
immaginazione, che deve raggiungere il più pericoloso pianeta
dell’universo per assicurare un futuro alla sua famiglia e al suo
popolo. Mentre forze malvagie combattono per l’esclusivo possesso
della più preziosa risorsa esistente sul pianeta – una spezia
capace di liberare tutte le potenzialità della mente umana – solo
chi vincerà le proprie paure riuscirà a sopravvivere.
COMMENTO DEL REGISTA:
Adattarsi o morire. Questo era il mio mantra durante la lavorazione
di Dune. Il deserto ha i suoi modi per riportarti al tuo vero io, e
liberarti dalle abitudini marce. Devi evolvere per sopravvivere
all’esperienza. La realizzazione di questo film è la risposta a una
vecchia chiamata, con radici più profonde di quanto immaginassi.
Riguardava il destino, la fede e l’istinto, l’alienazione coloniale
e il libero arbitrio. Ho parlato di Frank Herbert come il mio nuovo
profeta, e del suo romanzo come la mia Bibbia. La natura era il mio
Dio. Il silenzio, il mio Spirito Santo. I venti della realtà
spostano le sabbie, scolpiscono nuovi paesaggi, cancellano i punti
di riferimento: ho pregato per evitare di perdermi. Grazie a Frank,
sono tornato vivo. Di ritorno dall’erg, faccio il gioco della
profezia. Dune è stato sognato e approntato per l’esperienza
cinematografica. Il grande schermo non è semplicemente un altro
format, è il centro del linguaggio cinematografico. La forma
originale. Quella che resisterà alla prova del tempo.
E’ stato presentato nella sera
The
Card Counter, il nuovo film del regista Paul
Schrader presente insieme al cast sul red carpet:
Oscar Isaac, Tiffany Haddish, Tye Sheridan.
Nel film William Tell è un ex
inquirente militare che vive nell’ombra e fa il giocatore
d’azzardo, ma senza correre troppi rischi. La sua vita meticolosa
finisce nello scompiglio dopo l’incontro con Cirk, un giovane
intenzionato a vendicarsi di un comune nemico. Con l’aiuto della
misteriosa finanziera La Linda, Tell introduce Cirk nel circuito
dei casinò per condurlo su una nuova strada. Ma i fantasmi del
passato non lo abbandoneranno tanto facilmente.
Il premio Oscar Paolo
Sorrentino ha presentato in concorso a Venezia 78 il suo
ultimo film,
E’ stata la mano di Dio, una produzione Originale
Netflix. Insieme a lui, il cast del film
Filippo Scotti,
Toni Servillo, Teresa Saponangelo, Marlon Joubert e
Luisa Ranieri.
Dal regista e sceneggiatore Premio
Oscar Paolo Sorrentino (Il Divo, La grande bellezza, The Young
Pope) la storia di un ragazzo nella tumultuosa Napoli degli anni
Ottanta. Una vicenda costellata da gioie inattese, come l’arrivo
della leggenda del calcio Diego Maradona, e una tragedia
altrettanto inattesa. Ma il destino trama dietro le quinte e gioia
e tragedia s’intrecciano, indicando la strada per il futuro di
Fabietto. Sorrentino torna nella sua città natale per raccontare la
sua storia più personale, un racconto di destino e famiglia, sport
e cinema, amore e perdita.
Paolo Sorrentino, regista e
sceneggiatore, è nato a Napoli nel 1970. Nel 2001, il suo primo
lungometraggio, L’uomo in più, è selezionato alla Mostra del Cinema
di Venezia. Nel 2004 gira Le conseguenze dell’amore e nel 2006
L’amico di famiglia, entrambi in concorso al Festival
di Cannes. Nel 2008 con Il divo, torna a Cannes dove vince il
Prix du Jury. Torna in concorso a Cannes nel 2011 con This Must be
the Place e due anni più tardi con La grande bellezza con cui si
aggiudica l’Oscar®, il Golden Globe®, il Bafta come Miglior Film
Straniero e tre EFA. Selezionato ancora una volta in concorso a
Cannes nel 2016, Youth – La giovinezza ha vinto tre premi EFA,
ricevuto una candidatura agli Oscar® e due ai Golden Globes®. Nel
2016 firma la serie TV The Young Pope, candidata ai Golden Globe
per la Miglior Interpretazione Maschile e agli Emmy Awards per
scenografia e fotografia. Del 2018 è il film Loro con protagonista
Toni Servillo. Nel 2019 gira la seconda serie ambientata in
Vaticano, The New Pope con protagonisti Jude Law e John
Malkovich.
Oggi è il giorno di Il
potere del cane il film originale Netflix di Jane Campion presentato
in concorso alla 78esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
Sul red ad accompagnare il film i protagonisti
Benedict Cumberbatch e Kirsten Dunst.
Nel film Il carismatico allevatore
Phil Burbank incute paura e rispetto. Quando il fratello porta la
nuova moglie e il figlio di lei a vivere al ranch di famiglia, Phil
li tormenta finché non si ritrova vulnerabile alla possibilità di
innamorarsi.
Affermatosi come uno dei nuovi
maestri del cinema d’azione, Paul Greengrass si è
negli anni distinto per aver diretto i film The Bourne Supremacy,
The Bourne Ultimatum e
Jason Bourne, ma anche
United 93, Captain Phillips, 22 July e Notizie dal mondo. In ogni suo
film si possono ritrovare forti richiami all’attualità e a
questioni politiche particolarmente scottanti. Un altro brillante
esempio del suo cinema, dove si coniugano tutti questi elementi, è
Green Zone, uscito in sala nel 2010. La
Zona Verde del titolo è un riferimento a quel territorio militare
nel centro della città di Baghdad, in Iraq.
Dopo aver terminato il suo lavoro
sul personaggio di Jason Bourne, Greengrass espresse il desiderio
di dar vita ad un adattamento del libro Imperial Life in the
Emerald City, di Rajiv Chandrasekaran. Tradotto in
italiano con il titolo Green Zone: il lato oscuro dell’impero
americano a Baghdad, questo si presenta come un duro atto
d’accusa alla gestione statunitense del conflitto in Iraq. Per il
regista era dunque l’occasione di dar vita ad un nuovo racconto
perfettamente coerente con la sua idea e il suo stile di cinema. A
scrivere la sceneggiatura tratta dal libro è poi stato
Brian Helgeland, premio Oscar per L.A.
Confidential.
Parlando del film, Greengrass ha
affermato che questo come i film di Bourne riflettono una diffusa
sfiducia popolare nei confronti delle autorità e dei governi,
colpevoli di aver deliberatamente mentito e deluso i propri
cittadini sulla guerra in Iraq. Un racconto e riflessioni ancora
oggi estremamente attuali, contenute in un film che è sempre bene
riscoprire. Prima di intraprenderne una visione, però, sarà utile
approfondire alcune delle sue principali curiosità. Proseguendo qui
nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, al cast di
attori e alla vera storia dietro il film.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming
contenenti il film nel proprio catalogo.
Green Zone: la trama del film
Le vicende del film si svolgo a
partire dal marzo del 2003, quando il regime di Saddam
Hussein viene rovesciato e le truppe statunitensi occupano
l’Iraq. L’obiettivo dei soldati è ora quello di rintracciare le
armi di distruzione di massa che si ritiene siano nascoste in quei
territori. Ad occupersi della missione è Roy
Miller, mentre sul luogo giunge anche la giornalista
Lawrie Dayne per documentare il tutto. Ben presto,
però, Miller si rende conto che le informazioni fornitegli non
fanno che rivelarsi false. Frustrato dalla situazione, egli si
impone dunque l’obiettivo di scoprire quali siano le vere
intenzioni del governo americano. Per trovare la verità, egli dovrà
però intromettersi in situazioni particolarmente scomode.
Green Zone: il cast del film
Ad interpretare il generale Roy
Miller vi è l’attore Matt Damon, che
aveva già collaborato con Greengrass per i film su Jason Bourne.
Damon, però, era inizialmente restìo all’idea di partecipare al
film a causa di altri impegni. Grazie alla garanzia che le riprese
di Green Zone sarebbero finite in tempo per permettergli
di recitare in altri film, egli accettò il ruolo. Damon si informò
poi molto sul conflitto iracheno, al fine di poter comprendere
meglio le dinamiche in gioco. Insoddisfatto del finale, egli di
comune accordo con Greengrass ottenne di poterne girare uno
alternativo, giudicato più coerente con il resto del racconto.
L’attrice Amy Ryan
interpreta invece la corrispondente estera Lawrie Dayne. Tale
personaggio è ispirato alla vera giornalista Judith
Miller del New York Times, nota per le sue
indagini sul conflitto in Iraq. Greg Kinnear è
Clark Poundstone, del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti,
mentre Brendan Gleeson è Martin Brown, capo della
CIA dell’ufficio a Baghdad. Jason Isaacs
interpreta il maggiore Brigs, mentre Yigal Naor,
attore israeliano, ricopre il ruolo del generale iracheno Al-Rawi.
Nel film compare infine anche Khalid Abdalla, nel
ruolo del veterano di guerra iracheno Freddy. L’attore è stato
chiamato da Greengrass per il ruolo dopo che il regista rimase
colpito dalla sua interpretazione in United 93. Per
preparsi al ruoo, Abdalla ha imparato la lingua irachena.
Green Zone: la vera storia dietro al film
Come anticipato, la Zona Verde
presente nella città di Baghdad è un’area di circa 10 chilometri
quadrati e centro, a suo tempo, dell’autorità provvisoria della
coalizione. Ad oggi è invece il luogo dove si raccoglie la presenza
internazionale nella città irachena. Le aree al di fuori della Zona
Verde sono invece denominate Zone Rosse, indicanti dunque quei
territori non protetti. In questa area si svolgono le vicende
scritte da Chandrasekaran, frutto di sue ricerche e inchieste. Il
suo libro, e il film a seguire, ripercorrono infatti le vere
operazioni militari il cui obiettivo era quello di individuare le
armi di distruzioni di massa, la cui esistenza a Baghdad era stata
tra i motivi indicati in favore dell’invasione militare.
I personaggi interpretati da Matt
Damon e da Amy Ryan sono basati sul vero Capo maresciallo
dell’esercito Richard “Monty” Gonzales e sulla
giornalista Judith Miller. I due, impegnati in
modi differenti nella ricerca delle suddette armi, arrivarono ad
individuare altri motivi più concreti circa la presenza militare
statunitense in Iraq. La Miller, in particolare, è giunta tramite
le sue indagini a scoprire che le informazioni circa la presenza di
tali armi erano false. Nel ripercorrere questi eventi, il film di
Greengrass è stato accusato di essere anti-americano, mentre il
regista ha dichiarato come errato tale punto di vista. Ad essere
oggetto di accusa non sono gli Stati Uniti quanto l’operato degli
uomini del governo.
Green Zone: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Fredda è la
notte è infatti disponibile nei cataloghi di
Infinity, Amazon Prime Video e Now. Per vederlo,
una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare
il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà
così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di giovedì 2
settembre alle ore 21:00 sul canale
Iris.
L’attore Andy Serkis,
anche noto come il maestro della Motion Capture, è celebre per aver
dato vita sul grande schermo ad alcune tra le creature più
memorabili degli ultimi anni. Da Gollum nella trilogia de Il
Signore degli anelli al primate Cesare in L’alba del
pianeta delle scimmie e i suoi sequel. Serkis, però, ha
recentemente compiuto anche il passaggio dietro la macchina da
presa e dal 2017 ad oggi ha già diretto tre film, l’ultimo dei
quali, Venom – La furia di
Carnage, è atteso prossimamente in sala. Il suo primo film
è invece stato Ogni tuo respiro, racconto
biografico dedicato alla vita di Robin
Cavendish.
Tutto nasce dalla volontà del
produttore Jonathan Cavendish, figlio di Robin e
co-fondatore insieme a Serkis della The Imaginarium
Studios, di realizzare un film dedicato al padre e alle
sue opere. Scritto da William Nicholson,
sceneggiatore candidato all’Oscar per Il gladiatore e
anche autore di film come Elizabeth: The Golden Age e
Les Misérables, Ogni tuo respiro ripercorre con
grande delicatezza la vita di un uomo che ha dedicato tutte le sue
forze all’amore verso la moglie e verso quanti si trovano in
situazioni difficili come lui, che sin dall’età di 28 anni è
paralizzato a causa delle poliomielite.
Presentato al Toronto International
Film Festival, Ogni tuo respiro ha ottenuto buoni consensi
di critica e pubblico, passando però più in sordina del dovuto. Ad
oggi è un titolo da riscoprire, tanto per i valori trasmessi quanto
per le intense interpretazioni dei protagonisti e la regia di
Serkis. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
vera storia dietro al film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il titolo nel proprio catalogo.
Ogni tuo respiro: la trama del
film
La vicenda si svolge sul finire
degli anni Cinquanta, quando durante un viaggio d’affari in Kenya
Robin Cavendish si ammala gravemente di
poliomielite. La malattia lo costringe per mesi a rimanere immobile
sul letto d’ospedale, lontano dalla famiglia e dall’amata moglie
Diana. Proprio quest’ultima, preoccupata dalla
depressione a cui il marito si sta abbandonando, decide di
riportarlo a casa loro nel Derbyshire. Qui Robin può ricevere cure
migliori e grazie ad una speciale sedia a rotelle dotata di
respiratore ritrova la voglia di vivere che sembrava aver perso.
Nonostante le difficoltà, Robin decide ora di seguire un nuovo
percorso di vita, aiutando quanti si trovano nella sua stessa
difficile situazione.
Ogni tuo respiro: il cast del
film
Ad interpretare Robin Cavendish vi è
l’attore Andrew
Garfield. Divenuto popolarissimo grazie ai due film di
The Amazing Spider-Man e poi
consacratosi con La battaglia di Hacksaw Ridge e
Silence, egli è si è trovato qui a dar vita nuovamente ad
una persona realmente esistita, misurandosi però con quella che ha
in seguito definito una delle interpretazioni più difficili della
sua carriera. Per poter comprendere al meglio il carattere e le
difficoltà del personaggio, paralizzato e con problemi respiratori,
Garfield ha deciso di rimanere nel personaggio anche durante le
pause tra le riprese. L’attore Dean-Charles
Chapman, recentemente visto in 1917,
interpreta invece il figlio Jonathan Cavendish.
Nel ruolo della moglie Diana vi è
l’attrice Claire Foy,
celebre per aver interpretato la regina Elisabetta nelle prime due
stagioni di The
Crown. Sul set l’attrice ha potuto fare affidamento sulla
presenza della vera Diana Cavendish, la quale nonostante avesse 83
anni al momento delle riprese del film decise di seguire quanto più
possibile da vicino la realizzazione del film su suo marito.
Dialogando con lei, la Foy ha potuto apprendere quanto le serviva
per dar vita ad un’interpretazione fedele e sentita. Tom
Hollander interpreta Bloggs e David Blacker, i gemelli
fratelli di Diana, mentre Hugh Bonneville è Teddy
Hall, l’inventore che ha costruito l’apposita sedia a rotelle per
Robin.
Ogni tuo respiro: la vera storia
dietro al film
Quella di Robin Cavendish è una
storia tanto ricca di sofferenza quanto anche di coraggio e amore.
Le vicende che hanno cambiato la sua vita hanno avuto inizio nel
1958, quando egli si trovava in Kenya per un viaggio d’affari. Qui
egli contrae la poliomielite, una delle malattie più longeve di
sempre e tra le più temute del XX Secolo. Sfortunatamente, Robin
contrasse tale virus in forma particolarmente grave, cosa che lo
portò in brevissimo tempo ad essere totalmente paralizzato dal
collo in giù. Per questo motivo, portato d’urgenza in un ospedale
di Nairobi, egli venne collegato ad un respiratore meccanico, unico
modo per lui di poter respirare.
I medici stimavano inizialmente dai
tre mesi ad un anno di vita, ma Robin riuscì sorprendentemente a
superare di gran lunga questa aspettativa. Tornato a casa, egli
sviluppò nel 1962, insieme all’inventore Teddy Hall, il progetto
per una sedia a rotelle dotata di respiratore portatile. Tale
strumento permise a lui e quanti come lui di potersi distaccare dal
letto e dai respiratori automatici. Per il resto della sua vita
Robin ha poi dato vita a numerose raccolte fondi al fine di aiutare
quanti venivano colpiti dalla malattia, cercando allo stesso tempo
di sensibilizzare a riguardo e di motivare i malati.
Nel 1974 egli ricevette la medaglia
dell’Ordine dell’Impero Britannico per i suoi numerosi impegni e
sforzi volti a migliorare la vita delle persone disabili. L’8
agosto del 1994 Cavendish è infine deceduto, all’età di 64 anni,
per il complicarsi delle sue condizioni di salute. Nel porgergli un
ultimo saluto, i giornalisti Alice e Tim Renton, che per anni hanno
documentato l’attività di Robin, lo hanno ricordato affermando che
“aver conosciuto Robin è aver conosciuto la personificazione
del coraggio. A molti sono concessi momenti per dimostrare il
proprio valore, a pochi è concesso di dimostrarlo per 36 anni
continuativi.”
Ogni tuo respiro: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Ogni tuo
respiro è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e
Now. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 2 settembre alle ore
21:20 sul canale Rai 3.
Amazon Prime Video ha svelato oggi il teaser
trailer ufficiale della serie fantasy di prossima uscita
La Ruota del Tempo, basata sull’omonima serie di
romanzi best-seller. I primi tre episodi della Prima Stagione
saranno disponibili venerdì 19 novembre, mentre un nuovo episodio
sarà disponibile ogni venerdì, sino ad arrivare al finale di
stagione il 24 dicembre.
La Ruota del Tempo
La Ruota del Tempo è una delle serie fantasy più
popolari e durature di tutti i tempi, con oltre 90 milioni di libri
venduti. Ambientata in un mondo epico e tentacolare in cui la magia
esiste e solo alcune donne possono utilizzarla, la storia segue
Moiraine (Rosamund Pike), componente di una organizzazione tutta al
femminile incredibilmente potente chiamata Aes Sedai, al suo arrivo
a Two Rivers. Lì inizia il suo pericoloso viaggio intorno al mondo
insieme a cinque giovani uomini e donne, uno dei quali si
profetizza sia il Drago Rinato, destinato a salvare o a distruggere
l’umanità.
Basato sui best-seller fantasy di
Robert Jordan, La Ruota del Tempo è stato
adattato per la televisione dall’executive producer/showrunner Rafe
Judkins. Larry Mondragon e Rick Selvage di iwot productions, Mike
Weber e Ted Field di Radar Pictures, Darren Lemke, Marigo Kehoe e
Uta Briesewitz saranno qui anche executive producer, con Briesewitz
che dirigerà i primi due episodi. Rosamund Pike è produttrice e
Harriet McDougal con Brandon Sanderson sono i consulting producer.
La Ruota del Tempo è co-prodotta da Amazon Studios e
Sony Pictures Television.
A cavalcare l’onda delle
sale finalmente aperte e presto (speriamo) a pieno regime con
massima capienza, arriva Shang-Chi e la Leggenda
dei Dieci Anelli, il nuovo capitolo del grande
affresco dei Marvel Studios che, tra serie tv
originali su Disney+ e
lungometraggi al cinema, ci sta regalando un anno ricchissimo
di eroi, vecchi, ma anche nuovi, grazie alla nuova pellicola
diretta da Destin Daniel Cretton. Siamo infatti di
fronte a una storia d’origine per un personaggio che, sulla carta,
non ha mai avuto grande successo (le sue storie risalgono agli anni
’70), ma che è sembrato perfetto a Kevin Feige per portare avanti un progetto che
potesse fare per la comunità asiatica quello che Black
Panther ha fatto per quella di colore.
All’insegna della
rappresentazione di una fetta di pubblico vastissima,
Shang-Chi arriva dunque in sala con una
responsabilità molto grande, che però non sembra avere paura di
fronteggiare.
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci
Anelli, la storia
Dall’alba dei tempi, fino agli anni ‘90 Xu
Wenwu possiede i Dieci Anelli, manufatti
leggendari che gli conferiscono una potenza inaudita in battaglia,
esaltando ogni sua dote di guerriero. Nel corso dei secoli, Wenwu
conquista terre e potere, portando alla gloria l’organizzazione dei
Dieci Anelli, che lui stesso presiede. Quando però va alla ricerca
di un regno nascosto che gli conferirà ancora più potere, si
imbatte in Li, guardiana dell’ingresso a quel luogo incantato, e
qui l’impensabile succede. Wenwu e Li si innamorano, lui rinuncia
ai suoi anelli, lei ai poteri del suo popolo, si consacrano l’uno
all’altra, fino a che il passato dell’uomo non si ripresenta sotto
forma di vendetta. La nostra storia fa qui un balzo in avanti e
comincia, da quando il piccolo Shang-Chi, figlio di Wenwu e di Li,
è ormai un giovane uomo che per vivere… fa il
parcheggiatore!
Volendo fuggire dal suo
destino, Shang si è rifugiato in una vita ordinaria che conduce a
cuor leggero insieme alla sua amica del cuore, Katy. Quando il
passato verrà a bussare alla sua porta, Shang dovrà decidere di
prendere in mano la sua vita, e così insieme all’amica Katy e alla
sorella Xialing-Chi si prepara per
affrontare il suo destino.
Un
personaggio di serie B riceve un trattamento da serie A
Nel
redigere questa recensione di Shang-Chi e la Leggenda dei
Dieci Anelli, non si può non sottolineare quanto sia vero
ciò che è stato detto già dai giornali USA, ovvero che
“unpersonaggio di serie B riceve un
trattamento cinematografico da serie A”. E non ci può essere
una definizione migliore per questa avventura che rappresenta la
prima vera e autentica svolta fantasy all’interno del Marvel Cinematic
Universe.
Cretton ha a sua
disposizione non solo tutto l’arsenale di effetti visivi in forze
alla Disney, ma con questa storia che sfonda le porte dell’Oriente
attinge anche ad un nuovo (per il MCU) linguaggio che strizza
l’occhio proprio a quell’immaginario dell’Est del mondo, tra
coreografie di contri, discipline di combattimento, e anche un
bestiario fantastico che arricchisce il film e contribuisce a
raccontare una storia piena e avvincente, ideale per sopperire ad
una eventuale mancanza di interesse nei confronti di un personaggio
così poco noto. Ci teniamo tuttavia a ricordare agli spettatori
riluttanti che prima del 2008 persino Iron Man era un personaggio
di Serie B, per cui la sorte di Shang-Chi è tutta da scrivere, ed è
indipendente dal suo successo nel fumetti!
Un grande cast per
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, la prima
avventura fantasy dei Marvel Studios
Se il grande minus del
film è appunto un protagonista poco conosciuto e una mitologia
completamente da presentare, i plus sono numerosi, a partire da un
cast carismatico, che trova ovviamente le sue punte di diamante in
Tony Leung e Michelle Yeoh, ma
che si fregia anche di un ottimo attore protagonista, Simu
Liu, e della trascinante Awkwafina, che
qui mette il suo talento comico al servizio di un
blockbuster.
Shang-Chi e la
Leggenda dei Dieci Anelli è il frutto di una
contaminazione del linguaggio che sembra tener presenta persino il
mercato editoriale dei fumetti, visto che soprattutto nel finale,
nelle sequenze di scontro più spettacolari, più che quello di un
film d’azione, adotta il linguaggio dell’anime (e sappiamo che per
quello che riguarda il mercato del fumetto, i manga sono in
rapidissima ascesa) che aumenta la spettacolarità ma anche la
novità agli occhi di un pubblico che ancora “piange”
Tony Stark e
Steve Rogers.
Il futuro è “multiversale” e
condiviso
La sforzo della Marvel, in questo momento, è tutto
concentrato nello gettare basi solide e nel proporre personaggi
accattivanti, che abbiano un mercato sicuro, e che possano
sostituire degnamente gli eroi e le storie che fino a questo
momento hanno fatto la fortuna del franchise. Per farlo,
Feige e la sua squadra si stanno affidando non solo ai vecchi
personaggi (lo Spider-Man di Tom Holland è super atteso, per non parlare
del successo delle serie tv Disney+ con Loki,
Scarlet
Witch e Sam Wilson), ma anche
regalandocene di nuovi. Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci
Anelli, la cui storie è finemente intessuta dentro
all’arazzo dell’universo/multiverso condiviso, è soltanto il primo
di una lunghissima serie che aspetta soltanto di avere la sua
possibilità di fare breccia nel cuore dei fan.
Sono state diffuse le prime
immagini ufficiali in forma di trailer di Moonfall,
il nuovo disaster movie di Roland Emmerich,
regista di 2012, Independence Day
e The Day After Tomorrow. Moonfall,
che nel cast conta Halle Berry,Patrick
Wilson, John Bradley, Michael Peña,
Charlie Plummer, Kelly Yu, Donald Sutherland è un’esclusiva
per l’Italia Italian International
Film – Gruppo Lucisano in collaborazione
con Rai Cinema e uscirà in Italia il 3
febbraio 2022 distribuitoda 01
Distribution.
In occasione dell’uscita del nuovo
lungometraggio targato Marvel StudiosShang-Chi e la Leggenda
dei Dieci Anelli, ora disponibile nelle sale
italiane, il campione olimpico Jury Chechi è
protagonista di uno speciale video sul ruolo che gli anelli hanno
avuto nella sua vita.
Jury Chechi, come Shang-Chi, ha
trovato il suo destino affrontando numerose sfide, superando se
stesso e provandoci fino in fondo per diventare sempre più forte e
realizzare i propri sogni.
1 di 2
Nel corso della sua carriera, Jury
Chechi ha ottenuto numerosi riconoscimenti nella specialità degli
anelli, tra cui la medaglia d’oro alle Olimpiadi di Atlanta del
1996; cinque titoli mondiali (1993-1997), diventando il primo
ginnasta della storia a vincere cinque ori iridati consecutivi in
una specialità; quattro titoli europei (1990, 1992, 1994 e 1996);
e due vittorie in Coppa Europa (1991 e 1995).Notevoli sono
anche i suoi risultati nel concorso generale, dove vanta un terzo
posto agli Europei (1990) e una vittoria e un terzo posto in Coppa
Europa (1991 e 1995); nella sbarra, con un oro e un bronzo in Coppa
Europa (1991 e 1995); e nel corpo libero, dove è stato terzo agli
Europei del 1992.Nel 2004 conquista il bronzo ai Giochi di
Atene.
Jury Chechi ha partecipato, martedì
31 agosto a Milano, alla proiezione speciale del film Shang-Chi
e la Leggenda dei Dieci Anelli, insieme a volti dello
spettacolo, della musica, dello sport e del web che hanno sfilato
sul red carpet durante la serata. Tra gli ospiti anche Tommaso
Zorzi, Tommaso Stanzani, Danilo D’Ambrosio con Enza De Cristofaro,
Saturnino, Maryna, Federica Carta, Mondo Marcio, Antonio Rossi,
Alice De Bortoli, Sespo, Giorgio Rocca, Mydrama, Jody Cecchetto,
Soul System, Guido Bagatta, Loretta Grace e molti altri.
Trai titoli più attesi di Venezia 78
c’è sicuramente il film di Paolo Sorrentino,
È stata la mano di Dio, in cui il regista racconta una
storia autobiografica tragica che adesso si è sentito in grado di
trasformare in un film.
“È stata la mano di
Dio è una metafora emblematica, una frase significativa
per chi crede in Dio. Io personalmente credo nel potere semidivino
di Maradona. Sono in un momento della mia vita in cui mi sento
abbastanza maturo per affrontare un film personale, per fare un
bilancio del passato e rivivere la mia adolescenza, piena di amore
e dolore” così ha commentato la scelta di fare adesso un film
che raccontasse la morte dei genitori e l’intercessione di
Maradona, nella sua versione dei fatti, che gli ha permesso di
rimanere in vita e di cominciare a fare il lavoro che poi lo ha
reso famoso portandolo anche a vincere un premio Oscar.
“A un certo punto si fanno i
bilanci, mi sono reso conto che nella mia vita da ragazzo c’era
stato tanto amore e tanto dolore. Ho voluto mettere tutto questo in
un racconto cinematografico. L’ho fatto adesso perché ho l’età
giusta per farlo, 50 anni. Ero abbastanza grande e maturo per fare
un film personale.” Sembra proprio che È stata la mano di Dio
sia effettivamente un film diverso dal “solito” Sorrentino, dal
momento che per fare spazio alle emozioni, che dovevano essere le
protagoniste della storia, il regista abbia messo da parte i suoi
virtuosismi, costruendo a tutti gli effetti un film diverso.
E sull’iconico calciatore argentino,
il regista ha poi aggiunto: “È un mio grande rammarico non aver
potuto fargli vedere. Non era un uomo accessibile, non ho avuto
modo prima della sua scomparsa, e per quanto riguarda le polemiche
sorte all’inizio della lavorazione, credo davvero che fossero
obiezioni che venivano soltanto dal suo entourage, e non da
lui.”
Ecco le nostre interviste ai
protagonisti di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, il
nuovo film Marvel Studios in arrivo in sala dal 2
settembre. Diretto da Destin Daniel Cretton, il
film vede protagonisti Simu Liu, Awkwafina, Tony Leung,
Fala Chen, Michelle Yeoh e Meng’er
Zhang.
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
LeungChiu-wai nei panni del
Mandarino, e Awkwafina,
che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è
vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci
sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto
i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo
superpotere è l’ipnosi.
Ecco l’estratto “Cruella Couture”,
dal contenuto “Photobombs” presente nella edizione in Home Video di
Crudelia, di Craig Gillespie, con
Emma Stone nei panni della protagonista e
disponibile dal 25 agosto.
La vincitrice dell’Academy Award®
Emma Stone (La La Land) è la protagonista del nuovo film
Disney live action Crudelia,
che racconta gli esordi ribelli di una delle antagoniste più
celebri, e alla moda, del mondo del cinema: la leggendaria Cruella
de Vil (Crudelia De Mon). Ambientato durante la rivoluzione punk
rock nella Londra degli anni Settanta, il film segue le vicende di
una giovane truffatrice di nome Estella, una ragazza intelligente e
creativa determinata a farsi un nome con le sue creazioni. Fa
amicizia con una coppia di giovani ladri che apprezzano la sua
inclinazione alla cattiveria e insieme riescono a costruirsi una
vita per le strade di Londra. Un giorno, il talento di Estella per
la moda cattura l’attenzione della Baronessa von Hellman, una
leggenda della moda incredibilmente chic e terribilmente raffinata,
interpretata dall’attrice due volte premio Oscar® Emma Thompson
(Casa Howard, Ragione e sentimento). Ma la
loro relazione mette in moto una serie di eventi e rivelazioni che
portano Estella ad abbracciare il suo lato malvagio e a diventare
la prorompente, alla moda e vendicativa Cruella.
Crudelia
è interpretato da Emma Stone, Emma Thompson, Joel Fry, Paul Walter
Hauser, Emily Beecham, Kirby Howell-Baptiste e Mark Strong. Il film
è diretto da Craig Gillespie, da una sceneggiatura di Dana Fox e
Tony McNamara e da un soggetto di Aline Brosh McKenna e Kelly
Marcel & Steve Zissis, basato sul romanzo “La carica dei 101” di
Dodie Smith. Crudelia è prodotto da Andrew Gunn, Marc
Platt e Kristin Burr, p.g.a., mentre Emma Stone, Michelle Wright,
Jared LeBoff e Glenn Close sono i produttori esecutivi.
Paul Schrader
afferma che il suo film Il collezionista di Carte, in cui
Oscar Isaac interpreta un ex interrogatore di Abu
Ghraib che ha scontato il carcere per i suoi crimini, “non
riguarda un ri-racconto della storia”, ma piuttosto si
concentra sulla memoria di un soldato, un tema molto attuale, che
si ripropone nella storia.
Il film della Focus Features in
concorso a Venezia 78 non offre crude visioni nel rappresentare
scene di tortura e violenza contro i detenuti, ma si concentra sui
ricordi che il personaggio di Isaac rievoca, in merito alla sua
esperienza, lì.
“Utilizzando questo tipo di
impianto, siamo stati in grado di entrare in un ricordo distorto di
ciò che rimane nella memoria”, ha detto Schrader. “Sono
sicuro che questi soldati statunitensi che sono stati all’aeroporto
di Kabul negli ultimi 10 giorni, avranno dei ricordi e sentiremo
parlare di loro per i prossimi 10-20 anni”. Prosegue il
regista, con un occhio vicinissimo all’attualità, dal momento che
fa riferimento ai fatti contemporanei dell’Afghanistan.
Riguardo al suo ruolo, Isaac ha
detto di aver conservato le foto nella sua roulotte della vera
prigione, che usava spesso come punto di riferimento per “come
ci siamo sentiti tutti quando abbiamo visto quelle foto, il
disgusto e la vergogna di vederle. Ma in quelle scene, non avrei
dovuto mettere in scena la vergogna, ma il pensiero che stavo
facendo qualcosa per il mio paese”.
Nel film anche Tiffany
Haddish e Tye Sheridan, che proprio a Venezia ha
inaugurato la sua carriera come vincitore del premio Marcello
Mastroianni. Il collezionista di Carte arriverà al cinema
il 3 settembre.
JustWatch ha stilato la
classifica dei film e delle serie tv più viste nel corso del mese
di Agosto 2021. Tra titoli storici arrivati di
recente on line sulle piattaforme e titoli nuovi con produzioni
dedicate a questa distribuzione, ecco la Top 10 delle serie e dei
film più visti ad Agosto 2021:
Tra i nomi di grande spessore che
sono maggiormente attesi al Lido, per Venezia 78, quello di
Jane Campion è sicuramente uno dei più illustri.
Regista donna che ha raggiunto la fama e il riconoscimento mondiale
molto prima che questo venisse incoraggiato, la regista ha parlato
proprio della figura della regista donna, durante la conferenza
stampa di presentazione di Il Potere del Cane, il suo ultimo film,
prodotto da Netflix, con Benedict Cumberbatch, nella sezione in
Concorso del Festival.
“Tutto quello che posso dire è
che da quando è nato il movimento #MeToo, sento un cambiamento
sostanziale nel tempo. È come se fosse caduto il muro di
Berlino”. Campion ha citato Chloe Zhao
(Nomadland) che, dopo aver vinto il Leone d’Oro lo
scorso anno, ha vinto l’Oscar per la regia ad aprile e
Julia Ducournau (Titane) che ha vinto la
Palma d’oro a Cannes a luglio come esempi di progresso nel mondo
del cinema per narratrici.
“Penso che le ragazze stiano
andando molto bene. La grande perdita per tutti è che non ci sono
abbastanza voci femminili”. Sottolineando che in tv il
cambiamento è invece molto più rapido, in questo momento, tanto che
lei stessa, già nel 2013, ha diretto la serie tv australiana
Top of the Lake.
Campion ha detto che Netflix le ha
dato il budget più grande di cui abbia mai disposto per il suo
Il potere del Cane, film che ha deciso di
girare, dopo aver letto il romanzo storico di Thomas Savage, del
quale è appunto un adattamento. “In genere, non finisco
quasi mai i romanzi in questo periodo, ma in questo mi sono
completamente immersa”, ha detto Campion. “Nelle settimane
successive, scene e temi del libro continuavano a tornarmi in
mente, quindi non potevo dimenticarlo”.
Nel film, Benedict
Cumberbatch interpreta Phil Burbank, un crudele
proprietario di un ranch che non sopporta la nuova moglie di suo
fratello, Rose (Kirsten Dunst). Cumberbatch si è
trovato così a interpretare un personaggio che è saldamente
radicato nei tropi della mascolinità tossica. “Penso che per
me, la tossicità è un prodotto della sua cultura, della sua
educazione, delle sue circostanze. Non è niente che sia concluso a
tutti gli effetti. Viene fuori dalle circostanze. Quindi posso
capirlo. Posso esaminarlo e apprezzarlo. Non perdonarlo, ma
comprenderlo”.
Kirsten Dunst ha
parlato di com’è stato creare un personaggio per Jane Campion:
“C’è sicuramente una sensualità nei film di Jane: fai una
sciarpa intorno al collo di qualcuno, dove crei qualcosa di
magico”, ha detto Dunst. “C’è una sensibilità e una crudeltà nei
suoi personaggi. Come una donna che osserva i suoi personaggi
femminili nel corso degli anni, mi sembrano tutte delle vere
donne”.
Film d’apertura della 78° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, Madres Paralelas vede il ritorno sul grande
schermo di Penelope Cruz, diretta da Pedro
Almodovar, che la diresse per la prima volta quando lei
aveva soltanto 16 anni in Lègami!. Da allora, i
due hanno lavorato insieme a sette progetti e lei è stata la sua
musa ispiratrice, da Carne Tremula del 1997 a
Tutto su mia madre del 1999, fino a
Volver del 2006.
Prima della cerimonia d’apertura e
della proiezione ufficiale del film, Cruz e Almodovar sono apparsi
in conferenza stampa insieme al Palazzo Del Casino, dove hanno
parlato del loro rapporto di lavoro che dura da 24 anni. Cruz ha
detto che non chiede mai al regista di scriverle una nuova parte,
ma aspetta di vedere se lui immagina un ruolo per lei dopo aver
finito con una sceneggiatura.
“Lo rispetto troppo per
bombardarlo di richieste”, ha detto Cruz. “Mi sento la
ragazza più fortunata del mondo per aver lavorato con lui per così
tanti anni, sette progetti diversi…Quando mi chiama, è la chiamata
che mi rende più felice. È il motivo per cui ho iniziato a lavorare
come attrice”.
Il regista spagnolo di 71 anni ha
ammesso che Penelope Cruz è sempre il primo attore a cui
pensa ogni volta che ha un personaggio da assegnare che rientra
nella sua fascia d’età. “La ammiro molto come attrice, ma
quello che per me vale di più è che è molto importante per me che
ci capiamo – ha detto Almodovar – Parliamo la stessa
lingua. Sono un regista molto esigente e lei mi dà tutto quello che
le chiedo”.
Cruz ha detto che Almodovar passa
mesi a rendersi disponibile agli attori prima che inizino le
riprese di un film, in modo che possano costruire i personaggi
insieme da zero. “A volte mi dice che soffro troppo quando
iniziamo le riprese”, ha dichiarato Penelope Cruz. “Ci
sono alcune cose inevitabili quando prendi sul serio il tuo lavoro,
devi davvero scoprire parti di te stesso.”
Cruz ha ricordato che quando ha
letto la sceneggiatura di Madres Paralelas, in cui
interpreta una donna alle prese con i suoi doveri di madre, “mi
sono detta, Pedro ha scritto ancora una volta un pezzo che è una
meraviglia”. “È un personaggio molto difficile. Penso che
sia uno dei personaggi più difficili che abbia mai interpretato. Ma
non mi sono mai sentita sola”.
Il MCU è composto da 24 film.
A questo punto, è chiaro che le scene iconiche tenderanno ad
accumularsi e a diventare sempre di più. Tuttavia, ci sono un sacco
di grandi sequenze che, a causa di altre di cui semplicemente si
parla di più, tendono ad essere dimenticate. Proprio per questo,
Screen
Rant ha raccolto 10 grandi scene tratte dai film del MCU di cui si parla relativamente
poco all’interno del fandom e che meriterebbero più attenzione:
L’operazione di Stephen Strange
Alcuni fan pensano che
Doctor
Strange sia uno dei film più sottovalutati del MCU. La maggior parte delle scene
migliori del film non è mai al centro di discussioni o dibattiti,
come quella dell’intervento chirurgico.
Quando Strange rimane gravemente
ferito, si teletrasporta in ospedale dove Christine Palmer deve
operarlo e provare a salvargli la vita. L’intera sequenza è
perfetta, in quanto mescola il classico umorismo del MCU facendo parlare Strange con
Christine dal regno spirituale. C’è un’energia frenetica che permea
l’intera scena, dal momento che Strange cerca di respinge i suoi
nemici e allo stesso tempo cerca di spiegare a Christine come
operare.
Steve Rogers è il volto dei “War Bond”
Captain
America: Il primo Vendicatore ha compiuto 10 anni
quest’anno, ma sembra ancora più vecchio, dato che Steve Rogers è
stato il protagonista di ben sette film del MCU da allora, senza contare i
cameo in Thor: The Dark World e
Spider-Man: Homecoming. Nonostante la sua età, però, i fan
amano ancora rivedere quel film per le sue scene d’azione, per
Teschio Rosso e anche per la relazione tra Steve e Bucky.
Tuttavia, c’è una scena che non ha mai ottenuto l’attenzione
che meritava, che rappresenta in fin dei conti la parte più allegra
e divertente del film. Steve viene usato come volto dei “War Bond”
e viene inviato in diversi campi militari al fine di promuoverli. È
anche circondato da un gruppo di performer donne e gli viene
persino ordinato di cantare e ballare. È un aspetto tipico da
commedia che raramente abbiamo visto associato ad un personaggio
come Steve Rogers.
Iron Man prende il costume di Peter
Ci sono molte scene brillanti in Spider-Man: Homecoming, in quanto è un film realizzato
in maniera assai meticolosa. Dalle scene ambientate a scuola e
ispirate a John Hughes all’intenso viaggio in macchina con Adrian,
il film è davvero accattivante. Tuttavia, tra tutte le scene
eccitanti e adrenaliniche ci sono i colloqui più seri che Tony
Stark ha con Peter.
Il
migliore di tutti avviene dopo che Iron Man ridicolizza Peter per
essere irresponsabile. Decide di toglierli il costume quasi come
fosse genitore che toglie al figlio la console per videogiochi. È
l’esempio perfetto di come il mentoring di Tony, spesso,
passi inosservato.
Il disturbo da stress post-traumatico di Tony
A prima vista, Iron Man
3 ha la posta in gioco più bassa di qualsiasi film del
MCU, dato che Tony ha un esercito
di costumi che a quanto pare sono sacrificabili e che è in grado di
controllarli senza nemmeno indossarli. Tuttavia, ci sono alcuni
ostacoli di natura psicologica che Tony deve superare.
Dopo essere andato nello spazio in
The Avengers, Tony soffre di disturbo da stress
post-traumatico e ha un esaurimento nervoso nel bel mezzo di un
ristorante di pesce. È uno dei momenti più radicati del film, che
non viene menzionato abbastanza. E la cosa migliore è che la scena
si svolge al Nettuno’s Net, un punto di riferimento californiano
che è stato l’ambientazione di film come Point Break e
Fast & Furious.
La rapina a scuola
Il franchise di
Ant-Man è unico nel MCU, in quanto è il più vicino ad
un franchise per famiglie. Le gag visive, che usano espedienti come
trenini e distributori Pez, sono il pane quotidiano dei film.
Al di là però del divertimento nel
rimpicciolire edifici ed espandere giocattoli, Ant-Man
and the Wasp presenta una grande mini-rapina in cui Scott
deve recuperare la tuta di Ant-Man da una scuola. La scena vede
Scott non come Giant-Man e nemmeno come Ant-Man, ma ha invece le
dimensioni di un bambino. Per di più, la scena presenta un cameo di
Brian Huskey, l’insegnante di Peter Parker in Homecoming e
Far From Home.
Rocket contro i Ravagers
La maggior parte
dell’aspetto comico di Guardiani della Galassia Vol. 2 deriva dal fatto che
Rocket è letteralmente il custode di Groot. Quando Rocket è da
solo, però, ritorna ai suoi modi spietati. Mentre Rocket viene
lasciato solo sulla nave e i Ravagers si avvicinano, il procione è
ormai a suo agio mentre si nasconde tra gli alberi, pronto a
scendere e a farli fuori uno per uno.
È uno delle migliori sequenze
d’azione del Vol. 2 e la migliore scena d’azione di Rocket
nell’intero MCU, anche forse più del suo grande
ingresso con Thor in Avengers: Infinity War.
Justin Hammer sale sul palco
Iron Man 2è generalmente considerato il peggior film
del franchise,soprattutto perché segue la
stessa premessa del primo film in cui un produttore di armi vuole
entrare in possesso della tecnologia di Stark. Tuttavia, quel
produttore è Justin Hammer, e il suo cognome è perfettamente
azzeccato, considerato quanto sia fasullo l’antagonista.
Verso la fine del film, Hammer è sul palco di
un grande evento a mostrare dei nuovi droni corazzati. Mentre è sul
palco, Hammer si lascia andare ad alcuni passi di danza, e nemmeno
Star-Lord che balla al ritmo di “Cherry Bomb” può
batterlo.
Peter e Nick Fury si incontrano per la prima volta
La scena in cui Peter
incontra per la prima volta Nick Fury, che stava aspettando nella
sua stanza, è un momento davvero geniale. Se guardi Spider-Man:
Far From Home per la prima volta, ti sembrerà che tutto
sia assolutamente fuori contesto per quanto riguarda il personaggio
di Nick Fury, soprattutto dopo che il personaggio spara al collo a
Ned, un adolescente.
Non solo, ma Fury è irascibile e
tratta Peter senza rispetto. Sembra quasi un pessimo lavoro di
scrittura… almeno fino a quando la scena post-credits non rivela
che uno Skrull ha assunto la forma di Fury per tutto il tempo. È
allora che capiamo di esserci trovati di fronte ad una delle
migliori sceneggiature del franchise. Ed è ancora più divertente
riguardare quella scena dopo aver scoperto la verità…
Thor crea Stormbreaker
Avengers:
Infinity Warha un ritmo
vertiginoso ed è parte del motivo per cui è spesso visto come il
miglior film del MCU. Ma c’è una scena che fa
riprendere un po’ il fiato al pubblico, ovvero quando Thor si reca
a Nidavellir per costruire Stormbreaker. La scena mostra Rocket e
Thor che lavorano insieme, tentando l’impossibile e pericoloso
compito di assemblare l’ascia, ed è spettacolare.
C’è anche uno straordinario esempio di
casting, in quanto Peter Dinklage interpreta Eitri, un gigante che
aiuta Thor a costruire l’ascia. Avengers: Infinity War ha
una delle migliori battaglie finali del MCU grazie a Stormbreaker, ma non
esisterebbe senza la scena, purtroppo sottovalutata, che l’ha
preceduta.
L’ispezione mentale
Captain
Marvel presenta una narrazione non lineare, ovvero non
cronologica. Uno dei migliori esempi di ciò è quando gli Skrull
stanno frugando nella mente di Danvers e guardando tutti i suoi
ricordi. Il tempo scorre avanti e indietro e tocca molti periodi
diversi della sua vita.
È una sequenza perfetta sotto molti
punti di vista, poiché diversi elementi fanno sembrare davvero che
Carol, in quel momento, è sottoposta ad una specie di intervento
chirurgico. Inoltre, l’intera scena è un omaggio al classico film
di Francis Ford Coppola La conversazione, ma contiene
anche riferimenti a Se mi lasci ti cancello.
Ad introdurre Benigni è stata la
regista di Jane Campion, le cui astute
osservazioni sull’attore hanno suggerito una stretta amicizia sia
con lui che con sua moglie, la produttrice e attrice
Nicoletta Braschi.
Dichiarandosi grata che il festival
“lo ha tirato fuori dalla sua caverna”, Campion – che a
Venezia presenta Il potere del cane, in Concorso – ha definito
Benigni “un genio comico con cuore e sincerità che può
incarnare la gioia come se esplodesse una bottiglia di
Prosecco”.
“Per favore, tutti voi al
festival, siate pronti ad innamorarvi e sappiate che, qualunque
cosa accada, la vita è bella, perché Bob lo ha dimostrato”, ha
detto Campion al pubblico presente in sala. “Ha compiuto quel
miracolo con il suo film vincitore dell’Oscar, trasformando una
storia dell’Olocausto in una commedia oscura e divina sul
sacrificio di sé”, ha aggiunto Campion. “E poi lo ha
superato scavalcando i sedili delle sedie sulle celebrità, saltando
sul palco per offrire un’esibizione in un discorso di accettazione
senza precedenti nella storia dell’Accademia” rievocando la
notte degli Oscar di tanti anni fa, quando Benigni stregò Hollywood
con la sua esuberanza.
Roberto Benigni, Leone d’Oro alla carriera a Venezia 78
“Queste parole rimarranno sempre
nel mio cuore. Grazie mille. È così divertente, incredibile. Ero
sbalordito, sconcertato. È stato incredibile,
indimenticabile”, ha detto Benigni a Campion in inglese.
Benigni ha poi raggiunto il palco, dove ha pronunciato un lungo
discorso in cui ha detto che
quando il direttore artistico di Venezia Alberto Barbera lo ha
chiamato, “ha ballato una rumba nudo” sottolineando le
sue umili origini.
Ha anche salutato il presidente
Sergio Mattarella, il cui mandato scade il
prossimo anno, e gli ha chiesto di restare ancora qualche anno
perché ha portato fortuna al Paese. L’Italia ha vinto il Campionato
Europeo di quest’anno, quindi averlo in carica aiuterebbe il paese
a vincere anche la prossima Coppa del Mondo. Roberto Benigni ha poi
ringraziato la moglie, Nicoletta Braschi, dicendole che in realtà
non poteva dedicarle il Leone, perché quel premio appartiene ad
entrambi, proponendo così di dividerlo.
“Abbiamo fatto tutto insieme per
40 anni”, ha detto Benigni. “Quindi non posso dedicarti il
Leone, ma possiamo dividerlo. Prenderò la coda, per esprimere la
mia gioia, per mostrarti la mia allegria. E il resto è tuo,
soprattutto le ali perché se sono riuscito a librarmi è grazie a
te”.
Jake Gyllenhaal ha interpretato Mysterio in
Spider-Man: Far From Home del 2019, personaggio che ha
avuto un forte impatto sulla storia del film e, soprattutto, su ciò
che vedremo nell’atteso Spider-Man:
No Way Home, in cui però è altamente improbabile che
il villain ritorni. Tuttavia, anche se i giorni di Gyllenhaal nei
panni di Mysterio sono ormai un lontano ricordo, l’attore sembra
essere ancora molto “legato” al personaggio, come testimoniano due
foto condivise dallo stesso attraverso il suo account Instagram.
Gyllenhaal è infatti sbarcato a
Venezia, dove è stato in parte girato proprio Far
From Home, e in maniera del tutto casuale si è imbattuto
per ben due volte in quello che sembra essere a tutti gli effetti
un cosplayer di Mysterio. L’attore ha ben pensato di immortalare il
momento e, in maniera del tutto ironica, ha accompagnato le
immagini con la seguente didascalia: “Mi sono imbattuto in un
vecchio amico a Venezia”.
Considerando la popolarità del
personaggio, non sarebbe troppo sorprendente se Sony trovasse un
modo per riportarlo indietro ad un certo punto, anche solo per un
flashback. Mysterio ha avuto un ruolo enorme nello sviluppo di
Peter come supereroe. Naturalmente, le conseguenze di ciò si
faranno sentire in No Way
Home, al di là dell’effettivo coinvolgimento o meno del
villain nella storia.
Il film è diretto
da Jon Watts (già regista
di Homecoming e Far
From Home) e prodotto da Kevin
Feige per i Marvel Studios e da Amy
Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà
nelle sale americane il 17 dicembre 2021.