Con un piccolo sfogo su Instagram
Emanuelle Seigner, attrice e moglie di
Roman Polanski, ha commentato negativamente un
aspetto particolare del nuovo lavoro di Quentin
TarantinoC’era una
volta a Hollywood, che come saprete è ambientato
sullo sfondo dell’omicidio della ex-partner del regista,
Sharon Tate.
Secondo la Seigner infatti, il regista non avrebbe chiesto il
permesso di trattare la vicenda ai diretti interessati, calpestando
così una vicenda troppo personale. Queste le sue parole in merito
al film, presentato nelle scorse settimane in concorso al Festival
di Cannes:
“Come si può usare la tragica
vita di qualcuno e poi camminarci sopra? Chiarisco perché vedo che
le persone non capiscono le mie parole. Non sto criticando il film.
Sto solo dicendo che loro, a Hollywood, non si preoccupano di fare
un film che parla di Roman e della sua tragica storia, mentre allo
stesso tempo lo trattano come un reietto. E il tutto senza
consultarlo, ovviamente“.
Dal 1977 Polanski
non vive più negli Stati Uniti dopo la condanna per abusi sessuali
ai danni di, Samantha Geimer, all’epoca dei fatti
poco più che tredicenne.
La storia si
svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale
di C’era
una volta a Hollywood è fissata
al settembre 2019.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
La conclusione di X-Men: Dark
Phoenix che vedremo in sala non corrisponde a quella
originariamente prevista dalla sceneggiatura, dettaglio del quale
hanno discusso in una recente intervista con Yahoo UK James
McAvoy e Michael Fassbender.
Parlando infatti delle riprese,
l’attore scozzese ha rivelato che il finale del film è cambiato
molto nel corso della lavorazione a causa di “sovrapposizioni e
parallelismi con la trama di un altro cinecomic uscito qualche
tempo fa“.
McAvoy ovviamente non ha fatto
riferimento a nessun titolo in particolare, ma le speculazioni sono
possibili se guardiamo alle uscite degli ultimi due anni, da quando
insomma Dark Phoenix è stato annunciato. Ad oggi ben undici film
targati DC o Marvel sono arrivati in sala in
quel periodo: Thor: Ragnarok, Justice
League, Black Panther, Avengers:
Infinity War, Deadpool 2, Ant-Man
and the Wasp, Venom,
Aquaman, Captain
Marvel, Shazam! e Avengers:
Endgame, quindi uno fra questi potrebbe essere il
“colpevole”.
Se poi consideriamo che soltanto
Thor: Ragnarok, Infinity War, Captain Marvel e Endgame hanno
presentato nella trama lunghe sequenze ambientate nello spazio, il
raggio di ricerca dovrebbe ridursi ulteriormente, senza contare che
lo standalone con Brie Larson ha un climax
narrativo molto simile a quello di Dark Phoenix e
le vicende della supereroina coinvolgono gli Skrull, alieni
mutaforma che ritroviamo – anche se con un aspetto e un nome
differente – nel film sui Mutanti.
Dunque è Captain Marvel il risultato dell’enigma?
“Avevamo delle spie sul
set“, scherza nell’intervista Michael Fassbender, “ci
hanno fondamentalmente rubato le nostre idee“.
Dark Phoenix è già
stato apostrofato da Kinberg come l’inizio di un nuovo capitolo per
la serie di film di X-Men.“Lo vedo
come un nuovo capitolo. Lo vedo come qualcosa che prende il
franchise e lo lancia in una direzione diversa con toni diversi. E
questo non significa che il prossimo avrà lo stesso tono, significa
solo che il prossimo può avere un tono diverso. Penso che per molti
anni, gli X-Men di Bryan [Singer] abbiano davvero trasformato il
genere dei supereroi nel 2000 o 2001 quando è uscito il primo.
Questo arriva quasi 20 anni dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo,
i film sui supereroi non erano molto popolari, in realtà. C’erano
stati alcuni fallimenti a metà degli anni ’90, e non c’erano stati
molti film sui supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli
X-Men era davvero rivoluzionario.”
Philadelphia è il
film che ha segnato gli anni ’90 e che è entrato di diritto nella
storia del cinema mondiale, facendosi apprezzare in tutto il mondo
per la sua delicatezza e per la profondità analitica degli
argomenti trattati.
Uscito nel 1993, questo film era
per lo più indirizzato alle persone che fossero scettiche o che
avessero convinzioni distorte circa l’AIDS, sensibilizzando il
pubblico verso questa malattia.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Philadelphia.
Philadelphia film
1. Un film per chi non è
affetto dalla malattia. Il regista
Jonathan Demme voleva che il film venisse visto da
persone che non avessero familiarità con l’AIDS. Sentiva, inoltre,
Bruce Springsteen avrebbe portato alla visione
del film un pubblico che normalmente non lo avrebbe visto, grazie
alla sua canzone, inclusa nel film, The Streets of
Philadelphia.
2. La scena della danza è
stata ripresa con musica vera in sottofondo. Jonathan
Demme ha deciso di registrare la scena dell’opera dal vivo, in modo
che Hanks potesse ottenere una performance migliore con la musica.
Ciò si è dimostrato estremamente complicato nel montaggio, poiché
la musica viene aggiunta in post-produzione.
3. Nel film ci sono malati
veri. Sembra che per Philadelphia siano stati scritturati
dei malati veri di AIDS che hanno partecipato alla realizzazione
del film. Tuttavia, la maggior parte di loro era in stato
terminale, tanto che diversi morirono pochi mesi dopo il termine
delle riprese.
Philadelphia streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere
Philadelphia, è possibile farlo grazie alla sua disponibilità sulle
diverse piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten Tv,
Chili, Google Play e iTunes.
Philadelphia cast
5. Per il suo ruolo, Tom
Hanks è dimagrito molto. Tom Hanks ha dovuto perdere quasi tredici
chili per apparire opportunamente scarno per le scene da realizzare
in aula di tribunale. Al contrario, a Denzel Washington è stato chiesto di
guadagnare qualche chilo.
6. In origine, Demme voleva
ingaggiare un attore comico nel ruolo di Joe Miller.
Scritturare un attore comico sarebbe stato un buon
controbilanciamento per Tom Hanks, che era già stato scelto. Demme
aveva preso in considerazione Bill Murray e Robin Williams, ma quando Denzel Washington
mostrò interesse per il ruolo, decise di ingaggiare lui.
7. Demme voleva un altro
attore come protagonista. Inizialmente, Jonathan Demme
voleva che fosse Daniel Day-Lewis ad interpretare il ruolo da
protagonista, ovvero Andrew Beckett. Tuttavia, l’attore rifiutò
l’offerta per poter recitare in Nel nome del padre
(1993).
Philadelphia frasi
8. Un film con frasi da non
dimenticare. Un lungometraggio come Philadelphia non
poteva non essere generatore di frasi iconiche ed indimenticabili.
Ecco qualche esempio:
Fu in quel dolore che a me venne
l’amore, una voce piena d’armonia dice: vivi ancora, io sono la
vita… le lacrime tue io le raccolgo. Sto sul tuo cammino e ti
sorreggo. Sorridi e spera, io sono l’amore. (Andrew
Beckett)
Cosa sono mille avvocati
incatenati al fondo dell’oceano? Un buon inizio… (Andrew
Beckett)
Questa è l’essenza della
discriminazione: il formulare opinioni sugli altri non basate sui
loro meriti individuali, quanto alla loro appartenenza ad un gruppo
con presunte caratteristiche. (Joe Miller)
Aver fede significa credere in
qualcosa che non siamo in grado di provare. (Andrew
Beckett)
Philadelphia colonna sonora
9. La canzone di Bruce
Springsteen ha vinto diversi premi. Arrivando al 2018,
Street of Philadelphia di Sprengsteen è il secondo brano
ad aver vinto i tre primi premi principali – Oscar, Golden Globe e
Grammy -, dietro a Let the River Run di Carly Simon per
Una donna in carriera (1988).
10. La colonna sonora è
composta da molti brani diversi. La colonna sonora di
Philadelphia è stata composta da Howard
Shore e ad essa si sono affiancati i brani di Springstreen
e Neil Young.
Profumo – Storia di un
assassino è un film di cui si parla poco immeritatamente.
Questo film, infatti, è un piccolo gioiello capace di coinvolgere
lo spettatore e di ammaliarlo sotto tutti gli aspetti.
Uscito nel 2006, questo film
riunisce un cast stellare fatto di interpreti dal talento unico ed
inimitabile, come il migliore dei profumi in circolazione.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Profumo – Storia di un assassino.
Profumo – Storia di un assassino
film
1. È stata assunta una
compagnia di ballo. Siccome lo sceneggiatore e regista
Tom Tykwer considerò la scena delle orge una
danza che necessitava di coreografia, si rivolse ad una compagnia
di ballo per aiutarlo a mettere insieme la scena, La Fura Dels
Baus.
2. Ci sono volute diverse
settimane per ricercare i costumi. La costumista
Pierre-Yves Gayraud ha trascorso circa quindici
settimane alla ricerca di costumi prima di finalizzare qualsiasi
cosa. In totale, furono realizzati oltre millequattrocento costumi.
Dopo essere stati spediti da Bucarest, in Romania, i costumi doveva
essere invecchiati e sporcati, e una volta pronti per essere
indossati, il regista e sceneggiatore Tom Tykwer insistette che
attori e attrici li indossassero di continuo per diversi giorni per
rievocare questa pratica che, all’epoca in cui è ambientato il
film, era molto comune.
3. Per realizzare il film,
si è studiata la storia dell’arte. Durante la
pre-produzione,
Tom Tykwer, il direttore della fotografia Frank
Griebe, lo scenografo Uli Hanisch e il
costumista Pierre-Yves Gayraud hanno studiato le opere di
Caravaggio, Rembrandt e Joseph Wright. Questo lavoro è servito al
fine di garantire che l’estetica del film fosse correttamente
acquisita nella Francia del XVIII secolo.
Profumo – Storia di un assassino
streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle varie
piattaforme di streaming digitale come Rakuten Tv, Chili e
Infinity.
Profumo – Storia di un assassino
cast
5. A questo film hanno
lavorato molte persone.Secondo il sito
web ufficiale, questo film comprendeva qualcosa come sessantasette
ruoli parlanti, cinquemiladuecento comparse e centodue set. Dietro
le quinte, invece, hanno lavorato cinquecentoventi tecnici.
6. Ben Whishaw ha costruito
il ruolo studiando gli animali. Secondo Ben
Whishaw, iniziare a studiare gli animali gli è
sembrato il punto giusto da dove partire per cercare di comprendere
appieno il suo personaggio e per costruirlo. Questo studio, in
particolare sui Loris (appartenente alla famiglia dei primati) gli
è servito per vedere come l’olfatto influisce sul modo in cui si
muovono, come interagiscono con il mondo.
Profumo – Storia di un assassino
frasi
7. Frasi da ricordare come
un intenso profumo. Profumo – Storia di un assassino ha
dato vita a frasi uniche ed indimenticabili come un profumo così
buono ed intenso che permane a lungo nelle narici. Ecco, dunque,
qualche frase del film:
Fabbricherò tutti i profumi che
desiderate ma voi dovete insegnarmi a catturare l’odore di ogni
cosa che esiste, potete farlo? (Jean-Baptiste
Grenouille)
Il talento vale pressoché niente,
mentre l’esperienza acquisita con l’umiltà e il duro lavoro è
inestimabile! (Giuseppe Baldini)
L’anima degli esseri è racchiusa
nel loro odore. (Giuseppe Baldini)
Possedeva un potere più forte del
potere del denaro o del terrore: l’invincibile potere di suscitare
l’amore nell’umanità.
Profumo – Storia di un assassino
libro
8. Il film si basa sul
libro dal titolo Il profumo. Il produttore e sceneggiatore
Bernd Eichinger aveva cercato di convincere
l’autore del libro Il profumo, Patrick
Suskind, con il quale era amico, a vendre i diritti del
romanzo già al momento della sua pubblicazione originale nel 1985.
Egli, però, riuscì ad averne i diritti solo nel 2001, acquistandoli
per dieci milioni di euro.
9. Il libro ha ispirato
anche i Nirvana. Oltre che ispirazione per il film, il
libro di riferimento ha fatto da base alla canzone dei Nirvana
intitolata Scentless Apprentice.
Kurt Cobain sostenne di portare il libro in tasca, asserendo
che si identificava con l’alienazione di Grenouille.
Profumo – Storia di un assassino
colonna sonora
10. La colonna sonora è
stata eseguita da un gruppo d’eccezione. Per questo film,
infatti, si è deciso di far realizzare la colonna sonora alla
Berliner Philharmoniker (la Filarmonica di
Berlino), sotto la direzione di Simon Rattle.
The Counselor – Il
procuratore è uno dei film più intriganti degli ultimi
anni, capace di coinvolgere lo spettatore nella storia e di farlo
cadere nel vortice di cui è vittima il protagonista.
In grado di raccontare eventi non
troppo lontani dalla realtà attuale, questo film è popolato da un
cast decisamente stellare che difficilmente si potrebbe vedere in
egual maniera in qualche altro film.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su The Counselor – Il procuratore.
The Counselor film
1. Ridley Scott voleva
portare sullo schermo uno scritto di Cormac McCarthy.
Questo film, di base, è nato dai tentativi falliti di Ridley Scott di adattare il romanzo Blood
Meridian di Cormac McCarthy. I due si conoscevano da
allora e quando lo scritto ha offerto la sceneggiatura di The
Counselor, il regista non ha esitato, lo ha incontrato e ha
acquisito lo script con cui realizzare il film.
2. La produzione è stata
interrotta per la morte di Tony Scott. Il 20 agosto del
2012, Ridley Scott ha interrotto la produzione del
film a causa della morte di suo fratello Tony. Le riprese si sono fermate per una
settimana abbondante, periodo in cui il regista è andato a Los
Angeles per stare con la sua famiglia. In seguito, Scott è tornato
a Londra per riprendere la produzione il successivo 3
settembre.
3. Ci sono personaggi senza
nome proprio. Il principale personaggio del film rimane
senza nome per tutta la durata del lungometraggio. La stessa cosa
accade con altri personaggi, che vengono generalmente chiamati La
Bionda, Il commerciante di diamanti, Il prete o L’acquirente. Altri
personaggi hanno invece solo il nome, ma non il cognome.
The Counselor streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Rivedere o vedere per la prima volta
The Counselor – Il procuratore è possibile, grazie alla
sua presenza sulla diverse piattaforme di streaming digitale legale
come Rakuten Tv, Google Play, Chili e Tim Vision.
The Counselor cast
5. Ci sarebbe potuta essere
Angelina Jolie. In origine, per il ruolo di Malkina, era
stata considerata Angelina Jolie, ma lei, in seguito, ha dovuto
abbandonare il ruolo. Di conseguenza, la scelta dell’attrice che
potesse interpretare questo ruolo è ricaduta su Cameron Diaz.
6. In molti volevano
interpretare Reiner. Pare che si siano offerti diversi
attori per poter interpretare questo personaggio: tra i tanti, si
citano i nomi di Bradley Cooper e Jeremy Renner che erano anche stati
considerati per il ruolo. Anche Brad Pitt era interessato verso il personaggio
prima che venisse scelto per interpretare Westray.
7. Natalie Portman era
stata considerata per un ruolo. L’attrice Natalie Portman era stata presa in
considerazione per poter interpretare il personaggio di Laura. In
seguito, però, la scelta è ricaduta su Penelope Cruz che si è trovata a recitare
nello stesso film del marito Javier Bardem, pur non comparendo insieme in
nessuna scena.
The Counselor: Cameron Diaz
8. Cameron Diaz si è dovuta
doppiare. Inizialmente, Cameron Diaz aveva interpretato
Malkina con un forte accento Bajan, esaminando l’efficacia con
l’anteprima pubblica. La 20th Century Fox ha successivamente
chiesto all’attrice di
ridoppiare la maggior parte delle sue battute, suo malgrado. La
Diaz si è poi rifiutata di promuovere il film dopo la sua
uscita.
9. Il suo personaggio aveva
tanti outfit diversi.Paula Thomas ha
contribuito al guardaroba del film vestendo l’attrice con circa 15
abiti diversi. Questo perché il suo personaggio rappresenta una
donna audace, moderna, sempre in vista.
The Counselor trailer
10. Un trailer da vedere. Prima di visionare il film, sarebbe
buona cosa dare un occhiata al suo trailer. In questo breve lasso
di tempo sarà possibile preparasi alla visione successiva del film
e capire quali saranno gli elementi messi in gioco.
Sono ufficialmente iniziate le
riprese di Vedova Nera, lo standalone dedicato al
personaggio visto di recente in Avengers:
Endgame e che sarà interpretato ancora una volta da
Scarlett Johansson. L’attrice è stata vista sul
set a Seabo, città della Norvegia, come testimoniano le immagini e
il video che trovate qui sotto, mentre girava alcune scene in abiti
civili.
Vi ricordiamo che il titolo di
lavorazione del film è “Blue Bayou” e che in regia c’è Cate
Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo
dell’universo cinematografico Marvel.
Resta ancora irrisolto il mistero
sulla timeline del film: c’è chi pensa che si tratterà un prequel
ambientato prima di Iron Man 2, tuttavia secondo
quanto riferisce un recente rumor, Vedova Nera potrebbe svolgersi
addirittura dopo gli eventi di Captain America:
Civil War, e non alla fine degli anni Novanta come
teorizzato negli ultimi mesi.
Deadline ha confermato nelle scorse
settimane che O-T Fagbenle (Luke Bankole nella
pluripremiata serie The Handmaid’s Tale) è entrato
nel cast del film e interpreterà il principale antagonista.
La sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson (The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci
saranno anche David Harbour, Florence
Pugh, e Rachel Weisz, ma i loro ruoli non
sono stati ancora rivelati.
Al momento non ci sono ulteriori
aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della
trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima
segretezza intorno al progetto che, come saprete, rivedrà la
Johansson nei panni della spia sovietica Natasha Romanoff
presumibilmente prima degli eventi che l’hanno portata a diventare
un membro del team dei Vendicatori.
Li abbiamo conosciuti come
cacciatori di draghi temerari e allo stesso tempo spaventati dalle
tremende creature alate, li abbiamo accompagnati nella loro
scoperta della vera natura di quelli che loro consideravano solo
rettili infestanti e in Dragon Trainer –
il mondo nascosto, il terzo e ultimo capitolo della
saga Dreamworks, accompagniamo gli abitanti di
Berk nel loro viaggio per proteggere e difendere quei draghi che
sono diventati non solo amici, ma anche aiutanti e difensori,
coinquilini di quell’isoletta diventata troppo stretta per tutti i
draghi ospitati dal popolo di Hiccup.
L’avventura, il mistero, le
emozioni sono i protagonisti principali di queste tre avventure, ma
con loro, inutile nasconderlo, i personaggi più amati sono proprio
i draghi, diversi per forme, potenzialità e carattere, proprio come
le persone. Dalla Furia Buia, simbolo della saga, ai temibili
Deathgripper che conosciamo solo nel Il mondo nascosto, ecco una
rapida guida per conoscerli meglio:
Furia Buia: è, come detto, l’esemplare più originale e famoso
del franchise, grazie a Sdentato, il drago personale di Hiccup.
Possiede un corpo quasi del tutto nero, due paia di grandi ali e
due membrane sulla coda, essenziali per il volo. Ha una massiccia
potenza di fuoco di cui può controllare l’intensità. Il suo
comportamento è molto simile a quello di un gatto, mentre i denti
retrattili sono quelli ai quali l’esemplare protagonista deve il
suo nome. Nonostante la sua natura feroce, è il più intelligente
fra i draghi, capace di analizzare le situazioni e risolvere
problemi che metterebbero in difficoltà chiunque. Si tratta di una
specie molto rara, perché in passato cacciata ferocemente dagli
acchiappadraghi e Sdentato sembra essere l’ultima Furia Buia di
tutta Berk.
Uncinato Mortale: ha solitamente un’indole aggressiva e
un temperamento molto suscettibile e vanitoso. Somiglia ad un
uccello sia nell’aspetto che nel comportamento ed è dotato di
squame variopinte. Esemplare molto agile, possiede quattro zampe e
le ali, è un volatore molto resistente. Possiede il fuoco più caldo
di tutti i draghi. Dalla coda può lanciare spuntoni ossei come
proiettili. L’esemplare più famoso è Tempestosa, cavalcata da
Astrid.
Gronkio: si tratta di uno degli esemplari più forti e
resistenti, ha una testa enorme e un corpo minuscolo, con una tozza
coda a mazza, fornita di spuntoni, mentre la pelle è durissima e
molto bitorzoluta. Le ali del Gronkio ricordano come movimento
quelle delle libellule e dei colibrì, e per farlo volare battono
molto velocemente; questo drago è noto per essere capace di dormire
mentre vola, volare di lato e persino all’indietro. Generalmente
pigro e scontroso, il Gronkio è un combattente spietato e tenace,
ma allo stesso tempo molto leale al suo cavaliere. Un esemplare
femmina, Muscolone (Meatlug), è cavalcato da Gambedipesce.
Incubo Orrendo: è uno dei più feroci e temuti tra i
draghi. Differentemente dagli altri draghi, le sue zampe anteriori
e le ali sono fuse insieme come in uno pterosauro; all’estremità
delle ali possiede lunghissimi artigli a forma di uncini, che gli
consentono di aggrapparsi a qualsiasi superficie verticale e
strisciare lungo i muri e le pareti. La sua strategia d’attacco
preferita è quella di infuocarsi; questa tecnica lo rende un
avversario molto temibile. Moccicoso cavalca Zannacurva
(Hookfang).
Orripilante Bizippo: è un esemplare molto raro ed ha due
teste indipendenti. Una produce un gas nocivo e altamente
infiammabile, l’altra genera scintille, creando insieme esplosioni
letali. I suoi denti possono inoltre iniettare veleno per
predigerire le prede. Ha le ali proporzionate al corpo e possiede
pupille molto sottili. Questo drago ricorda molto l’Idra, il mostro
mitologico. Un esemplare maschio è cavalcato da Testabruta,
che cavalca la testa sputa-gas chiamata Vomito (Barf), e da
Testaditufo, che cavalca la testa sputa-scintille chiamata Rutto
(Belch).
Terribile Terrore: è uno dei più piccoli draghi
esistenti, ha un corpo non più grande di quello di un gatto e due
ali molto piccole. In genere si sposta in gruppo ed è un esemplare
molto curioso. I Terribili Terrori sono anche molto litigiosi e
territoriali, e combattono spesso tra di loro. Anche se è piccolo,
ha una millimetrica precisione di fuoco e i suoi colpi sono più
simili a spari, è considerato il cecchino del mondo dei
draghi.
Morte Rossa: si tratta di un colosso armato di una
grossa mazza chiodata sulla coda e sei orribili occhi. Sembra che
questo drago viva 2000 anni, durante i quali depone fino a 3000
uova. I piccoli poi nel corso dei successivi 100 anni si divorano a
vicenda finché non ne rimane uno solo. La sua pelle pesantemente
corazzata gli consente di resistere al caldo più estremo, e di
vivere persino all’interno dei vulcani. A differenza degli altri
draghi non ha un punto cieco grazie ai suoi sei occhi, e produce
giganteschi torrenti di fuoco.
Grande Bestia Selvaggia – Il Re dei Draghi: è un drago bianco
gigantesco. Vive nelle caverne glaciali e negli oceani, sputa
ghiaccio e nonostante le ali non può volare. Viene considerato il
“Re dei Draghi” in quanto può assoggettare gli altri
draghi al proprio volere ma, solitamente, ha natura gentile e più
che sfruttarli li protegge.
Tagliatempeste: è un drago molto intelligente e possiede
quattro ali che gli permettono una grande manovrabilità nel volo.
La sua fiammata è molto potente e appare come un vortice di fuoco.
Il suo comportamento è simile a quello dei gufi. Saltanuvole è un
esemplare guidato da Valka.
GrugnoZoppo: hanno l’aspetto di dinosauri alati con un corno, e
una cresta che gli permette di captare ciò che hanno intorno. Può
cambiare il colore delle proprie squame a suo piacimento. Valka ne
possiede un esemplare cieco chiamato
Gruff.
Dragoncelli: assomigliano a un incrocio tra Uncinato Mortale
(corpo e zampe) e Orribilante Bizzippo (testa, spine e coda).
Il loro comportamento assomiglia a quello del Terribile Terrore e
possono essere di vari colori. Sputano un fiamma verde.
Nel film i protagonisti ne cavalcano dei cuccioli.
Ruttocaldo: probabilmente sono imparentati col Gronkio in
quanto ne sono molto simili. Sono però un po’ più grandi e hanno
gli occhi più lontani dalle orecchie. Nonostante possano cibarsi di
rocce preferiscono i metalli. Mentre dormono possono fare pressoché
qualsiasi cosa. Nel film Gobber ne cavalca un esemplare
chiamato Broncio(Grump).
Cornotonante: sono draghi corazzati dall’olfatto molto
sviluppato. Amano “sguazzare” nello sporco per scovare nuovi odori.
Sparano dei “missili” di fuoco che esplodono all’impatto. Nel film
Stoik ne cavalca un esemplare chiamato
Spaccateschi(Skullcrusher).
TagliaPioggia: ama volare nella pioggia e stare nei posti umidi
pieni di vermi e larve di cui si nutre. Possiede una cresta sulla
schiena simile a quella dello spinosauro. Valka ne ha salvato un
esemplare a cui una rete aveva spezzato un’ala.
Squotimari: questi esemplari vivono negli oceani e si nutrono
di pesce. Dall’aspetto simile a quello di una manta hanno: due
grandi ali, due pinne più piccole e due teste. Utilizzano
dell’elettricità come arma.
Canino Affilato: è un drago azzurro coperto di macchie rosse.
Le zampe anteriori sono piccolissime mentre quelle posteriori sono
possenti. È munito di un randello al termine della coda.
Deathgripper: hanno tutti un colore rosso sangue, con spessi
segni neri sul corpo e sulle zampe. Hanno anche un paio di zanne
bianche e placche su schiena e coda. Ognuno di loro possiede anche
un pungiglione velenoso all’estremità della coda. Di quelli che
vediamo in Dragon Trainer – il mondo nascosto, tutti indossano un
collare perché assoggettati a Grimmel che li controlla con il loro
stesso veleno. Sono descritti come “assassini di draghi”, non hanno
quindi un carattere facile e presentano un’indole adeguata al
cattivo che se ne serve.
Furia chiara:ne incontriamo una all’inizio del terzo film.
Sembra avere un temperamento selvaggio, che non vuole avere
rapporti con gli umani. L’incontro con Sdentato la rende più mite,
anche se mantiene la diffidenza nei confronti degli esseri umani. È
determinata, forte e molto silenziosa, le sue scaglie diventano
specchi, tanto che riesce a mimetizzarsi e il suo getto di fuoco
apre dei portali nello spazio. Il suo corpo è candido, molto simile
a quello della Furia Buia.
Insomma, la saga di Dragon
Trainer non ci ha offerto solo esemplari umani bizzarri,
con protesi meccaniche (da veri vichinghi) e dinamiche di amicizia
autentiche, ma anche un bestiario fantastico di tutto rispetto, che
arricchisce la fantasie e l’immaginazione dello spettatore.
Adesso, con l’uscita in Home video
di Dragon Trainer – il Mondo nascosto, sarà
possibile rivedere di nuovo tutti i rettili volanti in azione, e
sul loro dorso volare all’avventura.
Spider-Man: Far
From Home chiuderà definitivamente la Fase 3 del
MCU, e in qualche modo potrebbe
impostare le basi per ciò che vedremo nella Fase 4 ancora in fase
di costruzione. In attesa di vederlo nelle sale a luglio, ecco
qualche interessante teoria sul film e gli indizi sul futuro
dell’universo cinematografico:
1La nuova lineup dei
Vendicatori
Prima di Avengers:
Endgame credevamo che non tutti i Vendicatori
originali sarebbero sopravvissuti agli eventi, e così è stato: ma
allora chi riempirà il vuoto lasciato da Iron Man e Vedova
Nera?
Detto ciò guardando a Spider-Man: Far From
Home e alle prospettive future, non sarebbe sbagliato immaginare
che il nuovo team sarà composto da Peter Parker, Captain Marvel,
Black Panther, Doctor Strange e molti altri…
L’ultimo acquisto del cast di
Kingsman: The Great Game è Liam
Neeson, che raggiungerà sul set i già confermati
Harris Dickinson, Ralph Fiennes,
Aaron Taylor-Johnson, Stanley
Tucci, Charles Dance e
Daniel Bruhl. A riportare la notizia è Deadline
insieme alle dichiarazioni del regista Matthew
Vaughn (esclusiva di Digital Spy).
“Concluderemo la storia del
rapporto fra Eggsy e Harry. L’ultimo capitolo della loro saga
doveva essere raccontato, e siamo pronti a farlo, sperando di
iniziare le riprese entro il 2019 o almeno all’inizio del prossimo
anno“.
È stato spiegato nei mesi scorsi
che il terzo film del franchise sarà ambientato all’inizio del
ventesimo secolo, descritto come un “dramma d’epoca” sulle vicende
del mondo filtrate attraverso gli occhi dei Kingsmen.
Non abbiamo ulteriori dettagli
sulla produzione, ma sembra che l’assenza di Taron
Edgerton comprometterà il ritorno di Colin
Firth nel ruolo di Harry Hart. Lo stesso Vaughn aveva
recentemente spiegato che il terzo capitolo sarebbe stato “la
conclusione del rapporto Harry Hart / Eggsy”, ma senza uno dei
due sarà comunque possibile realizzare questa prospettiva?
Nonostante l’accoglienza tiepida
avuta dal secondo capitolo, Kingsman:
The Golden Circle è stato un grande
successo al botteghino, incassando oltre 410 milioni in tutto
il mondo ($ 100 milioni di dollari, $ 310,6 milioni di stranieri)
su un budget di produzione di $ 104 milioni. La franchigia ha
incassato complessivamente oltre $ 825 milioni in tutto il
mondo.
L’accordo
in sospeso con la Disney, che sarà finalizzato entro
la fine della prossima estate, non dovrebbe avere alcuna influenza
sulla produzione di questo film dal momento che le riprese
probabilmente inizieranno durante il primo trimestre del 2019.
Nel frattempo possiamo vedere
Edgerton nei panni di Elton John in Rocketman,
biopic presentato di recente al Festival di Cannes, fuori concorso,
accolto con successo dalla stampa internazionale.
In occasione della Star
Wars Celebration era stato J.J. Abrams a
confermare che Episodio IX: L’Ascesa di
Skywalker avrebbe fatto luce sulle misteriose origini
di Rey esplorando il passato del personaggio in
vista della conclusione della saga.
“Sapevamo che il film doveva essere una
conclusione soddisfacente ed eravamo ben consapevoli che le origini
di Rey è uno degli argomenti più discussi…ora non voglio dire che
ciò che è successo in Episodio VIII non conta, ma posso affermare
che il prossimo capitolo racconterà molto di più della storia di
quello che avete visto.“
Il regista ovviamente faceva
riferimento alla scena di Gli Ultimi Jedi in cui
Kylo Ren confessa all’eroina che “è soltanto la figlia di due
mercanti di Jakku che ti hanno venduta in cambio di soldi“, ma
ora un nuovo rumor diffuso dal sito Making Star Wars sembra
riferire che uno dei genitori di Rey è un volto noto del
franchise.
Secondo questa voce, suo padre è
nientemeno che Han Solo. A quanto pare mentre Leia
si addestrava con Luke, Han avrebbe avuto una relazione con
un’altra donna e da quel rapporto sarebbe nata una figlia. Dopo
questo evento Ben Solo, adirato, verrà spedito da Han
nell’accademia jedi di Luke.
Trattandosi di una notizia non
ufficiale vi invitiamo a prenderla con cautela. Di certo se la
teoria dovesse essere fondata, si spiegherebbe la speciale
connessione tra Rey e Kylo Ren mostrata nei precedenti capitoli di
Star Wars. Che ne pensate? Riuscirà Episodio
IX a sciogliere ogni dubbio sulla questione?
On a Patreon episode we discussed a rumor
going around. If I didn't put it on the site it means its a rumor
going around but I'm not gonna die on a hill for it. Pretty sure we
prefaced the episode with it being a rumor too, which is is. It
isn't the same as empirical evidence.
Vi ricordiamo che Star
Wars: The Rise Of Sywalker, capitolo conclusivo della
nuova trilogia del franchise diretto da J.J.
Abrams, arriverà nelle sale a dicembre
2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: The
Rise Of Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Alla vigilia dell’uscita di
Men In Black:
International (quarto capitolo del franchise che lo
vede protagonista al fianco di Tessa Thompson, già
sua collega in Thor: Ragnarok),
Chris
Hemsworth ha concesso una lunga e interessante
intervista a Variety ripercorrendo le fasi che hanno scandito la
sua carriera a Hollywood, dall’inizio del percorso con i Marvel Studios alla sfida di
mettersi in gioco con ruoli diversi.
“Dopo il primo Thor mi sentivo
limitato dall’atteggiamento rigido e serioso del personaggio. Così
in vista di Ragnarok ho contattato Kevin Feige per proporgli
un’idea abbastanza radicale. Il problema era che passati The
Avengers e The Dark World ero come intrappolato nel ruolo,
costretto in una tipologia di casting che mi avrebbe perseguitato
per sempre. Quello era tutto ciò che aveva da offrirmi? Pensavo ci
fosse dell’altro che potevamo fare.“
Sappiamo dove ha portato questo
“progetto” di cambiamento. In Avengers: Endgame
Thor è irriconoscibile, alcoolizzato, sovrappeso, senza onore e
nobiltà, rassegnato dagli eventi che gli hanno tolto la sua
famiglia e il suo popolo.
“Mi piaceva quella
direzione“, dichiara l’attore a proposito del Lebowski Thor,
“Perché stava contraddicendo tutte le aspettative.” E a
quanto pare la bozza iniziale del film prevedeva un ritorno alla
sua solita forma fisica verso la metà del film, decisione a cui
Hemsworth si è opposto senza indugi. “Amavo quella versione di
Thor, era così diversa da qualsiasi altro modo in cui avevo
interpretato il personaggio che poi ha preso una piega tutta
sua“.
Ma l’intervista è anche la perfetta
occasione per discutere dei successi e dei fallimenti, delle
speranze e dei lavori mancati. Cominciando dal remake al femminile
di Ghostbusters del 2016 dove è stato diretto da
Paul Feig, un maestro della commedia
contemporanea.
“Ancora oggi resta uno dei miei
ruoli preferiti, anche se stavo quasi per rinunciare. Tre o quattro
settimane prima dell’inizio delle riprese Paul mi disse: ‘Sto per
riscrivere il personaggio. Non preoccuparti.’ E poi ho ricevuto la
sceneggiatura e non era cambiato nulla.” Secondo Hemsworth
Feig aveva scelto di lasciare che gli attori improvvisassero molto
sul set, dettaglio che lo spaventava a tal punto da pensare di
mollare. “Avevo davvero paura, non avevo un piano, quindi mi
stavo solo nutrendo del loro talento e mi sentivo semplicemente
ridicolo nel farlo…ma l’ho usato.“
E che dire della volta in cui stava
per indossare i panni di un altro supereroe?
“Ero davvero vicino
dall’ottenere il ruolo di Gambit nel franchise di
Wolverine, ma fu scelto Taylor Kitsch. Ero arrabbiato, i soldi
stavano finendo, ma guardo le cose con filosofia: se avessi
interpretato un X-Men, ora non sarei Thor“.
Per quanto riguarda il futuro, tra
la rinuncia al nuovo film di Star Trek e i rumors
su James Bond, la star australiana spiega che da
qualche anno le sue scelte in termini professionali sono diventate
più mirate e che si, gli piacerebbe tornare nel MCU per le prossime
avventure del Dio del Tuono:
“Vorrei fare di più, ad essere
onesti, ma non so quale sia il piano. Mi sento come se avessimo
aperto la porta ad un personaggio diverso, e non vedo l’ora di
scoprire dove possa portarci“.
Kit Harington,
star de Il Trono di Spade, ha partecipato a un
“ritiro del benessere” prima della finale dello show su HBO, andato
in onda lo scorso 19 maggio. L’addetto stampa dell’attore ha
rilasciato una dichiarazione a Variety in cui dice:
“Kit ha deciso di utilizzare questo break dall’attività
lavorativa come un’opportunità di trascorrere del tempo in una
struttura in cui potrà lavorare su alcuni problemi
personali.”
Page Six ha
riportato per la prima volta martedì la notizia in merito
all’attore britannico, che ha interpretato Jon Snow nella serie HBO
tratta dai romanzi di Martin. Secondo quanto riferito, Harington è
arrivata al centro poche settimane prima della finale dello show il
19 maggio.
Nel recente documentario di
Game of Thrones: Last Watch, possiamo vedere una
scena che mostra l’attore che scoppia a piangere quando scopre che
il suo personaggio ucciderà la sua amata Daenerys (Emilia
Clarke) nell’episodio finale. Alla domanda su quel momento
durante The Tonight Show di Jimmy Fallon,
Harington ha detto: “Sono rimasto molto scioccato da certi
eventi e poi mi si sono appannati gli occhi.”
In un’intervista, il trentaduenne,
che è stato catapultato nella fama mondiale con il selvaggio
successo dello show, si è aperto sul suo stato mentale ed emotivo
mentre era impegnato nella serie, ammettendo che i suoi momenti
“più oscuri” sono arrivati quando Jon Snow è diventato il centro
della narrazione.
“Non è stato un periodo molto
bello nella mia vita – ha detto – Sentivo di essere la
persona più fortunata al mondo quando, in realtà, ma mi sentivo
molto vulnerabile, ho attraversato un periodo tremendo”.
“Il mio periodo più oscuro è
stato quando lo show ha iniziato a pesare così tanto su Jon, da
quando è stato ucciso a quando è tornato. Non mi piaceva molto
l’attenzione dell’intero spettacolo su Jon, anche se quando diventi
il cliffhanger dello show televisivo, probabilmente il focus su
di te è normale.”
In un’intervista con
Esquire, Harington ha anche ammesso di avere avuto
un crollo durante le riprese delle scene finali della serie.
“Il mio ultimo giorno di
riprese, mi sentivo bene… mi sentivo bene… poi durante le ultime
inquadrature ho cominciato a iperventilare – ha detto –
Poi hanno chiamato la fine delle riprese, e sono crollato; è
stato un sollievo il fatto di non doverlo rifare di
nuovo.”
Non sappiamo cosa riserverà a
Kit Harington il suo futuro professionale.
Speriamo però di rivederlo presto in buona salute psicofisica alla
prese con qualche altro personaggio amabile come Jon Snow.
Sappiamo che Kit
Harington è anche trai protagonisti del primo film in
lingua inglese di Xavier Dolan, The Death
and Life of John F. Donovan, che non ha ancora una data
d’uscita italiana ma che speriamo di vedere presto in sala.
Il 2019 verrà ricordato come l’anno
della fine di diverse saghe importanti della cultura popolare: lo
scorso aprile i Marvel Studios hanno chiuso con
Avengers: Endgame la storyline delle gemme
dell’infinito iniziata nel 2008; sue settimane fa la HBO ha mandato
in onda l’ultimo episodio della stagione finale di Game of
Thrones; a dicembre Episodio IX chiuderà
il racconto della famiglia Skywalker; infine il 6 giugno il
pubblico potrà dire addio ai Mutanti, almeno quelli gestiti dalla
Fox e in previsione del loro arrivo nel MCU, grazie a X-Men:
Dark Phoenix.
Questo senso di fine annunciata
sembra aver accompagnato il regista di Dark Phoenix Simon
Kinberg durante la progettazione del film, e proprio per
questo i paragoni con Il Trono di Spade o Endgame sembrano più
appropriati che mai in vista dell’uscita del cinecomic.
“Mi sono avvicinato a questo
film come se fosse il culmine di vent’anni di storytelling in cui
ho vissuto insieme agli X-Men e visto questa famiglia riunirsi. In
particolare Dark Phoenix sfida quell’idea di famiglia facendola a
pezzi in un modo nuovo. Sicuramente ci saranno altri film sui
Mutanti in futuro, ma il ciclo affrontato con questo cast doveva
terminare…un po’ come ha fatto Game of Thrones, o Endgame, sfidando
il destino e dirigendosi verso il tramonto di un’era“.
Di fatto il franchise di X-Men,
compreso il riavvio dopo la trilogia originale, è il più longevo
della storia del cinecomic: il primo film, diretto da Bryan
Singer, uscì infatti nel 2000 riscrivendo per sempre il
corso dell’approccio cinematografico all’adattamento dei fumetti
Marvel. Ora la fusione tra Disney e Fox rimescolerà ulteriormente
le carte in tavola favorendo l’ingresso dei personaggi
nell’universo condiviso, un evento che i fan attendono da
tantissimo tempo.
X-Men:
Dark Phoenix è già stato apostrofato da Kinberg come
l’inizio di un nuovo capitolo per la serie di film
di X-Men.“Lo vedo come un nuovo capitolo. Lo
vedo come qualcosa che prende il franchise e lo lancia in una
direzione diversa con toni diversi. E questo non significa che il
prossimo avrà lo stesso tono, significa solo che il prossimo può
avere un tono diverso. Penso che per molti anni, gli X-Men di Bryan
[Singer] abbiano davvero trasformato il genere dei supereroi nel
2000 o 2001 quando è uscito il primo. Questo arriva quasi 20 anni
dopo. È molto tempo fa. E a quel tempo, i film sui supereroi non
erano molto popolari, in realtà. C’erano stati alcuni fallimenti a
metà degli anni ’90, e non c’erano stati molti film sui
supereroi, e in quel periodo l’approccio sugli X-Men era
davvero rivoluzionario.”
Il produttore Hutch
Parker l’ha inoltre inscritto nella categoria “thriller
hitchcockiano”, in omaggio al maestro del genere, parlandone in
un’intervista con ScreenRant durante il WonderCon di Anaheim,
California, confermando la linea editoriale del franchise che ha
sempre dato un tono specifico ad ogni film.
Come riportato da un giornale locale
norvegese, sono ufficialmente iniziate le riprese di Vedova
Nera, nuovo standalone dei Marvel Studios dedicato al
personaggio visto di recente in Avengers:
Endgame e che sarà interpretato ancora una volta da
Scarlett Johansson. Diverse fonti dicono di aver
visto l’attrice atterrare a Ørsta, città della Norvegia, mentre la
produzione ha già allestito il set.
A confermarlo sono queste immagini
trapelate su Twitter che mostrano il titolo di lavorazione del
film, “Blue Bayou”, e l’attrice che viaggia in un’auto privata.
Possibile dunque che le prime scene
del cinecomic vengano girate in questa zona e che la troupe si
sposti il prossimo mese ai Pinewood Studios, nel Regno Unito, per
proseguire i lavori.
Resta ancora irrisolto il mistero
sulla timeline del film: c’è chi pensa che si tratterà un prequel
ambientato prima di Iron Man 2, tuttavia secondo
quanto riferisce un recente rumor Vedova Nera potrebbe svolgersi
addirittura dopo gli eventi di Captain America:
Civil War, e non alla fine degli anni Novanta come
teorizzato negli ultimi mesi.
Deadline ha confermato che
O-T Fagbenle (Luke Bankole nella pluripremiata
serie The Handmaid’s Tale) è entrato nel cast del
film e interpreterà il principale antagonista.
Le riprese inizieranno a Giugno in
Inghilterra con la regia di Cate Shortland, con la
sceneggiatura riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby).
Insieme alla Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence Pugh, e Rachel
Weisz, ma i loro ruoli non sono stati ancora rivelati.
Al momento non ci sono ulteriori
aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della
trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima
segretezza intorno al progetto che, come saprete, rivedrà la
Johansson nei panni della spia sovietica Natasha Romanoff
presumibilmente prima degli eventi che l’hanno portata a diventare
un membro del team dei Vendicatori.
Nel momento storico in cui il
pubblico del cinema e della tv piange la fine de Il Trono di
Spade e della Fase 3 del Marvel Cinematic
Universe con Avengers:
Endgame, nel panorama italiano si staglia una
possibilità simile a queste grandi realtà condivise, che mira a
costruire un universo di personaggi (del fumetto) che appartengono
ad un immaginario già consolidato.
Se infatti la serie HBO aveva le
spalle forti dei romanzi di George R.R. Martin e
il progetto dei Marvel Studios ha dalla
sua la storia della Marvel Comics, in Italia la Sergio Bonelli Editore
mira a realizzare un progetto simile, facendo leva sulle sue
proprietà intellettuali. Un’idea rischiosa ma intrigante, una
formula vincente nei due casi citati, dal momento che gli
spettatori hanno dimostrato che amano vedere i prodotti che si
basano su un immaginario già consolidato e conosciuto, ma anche
perché c’è un grande interesse per l’immaginario soap-operistico,
ovvero delle trame che si evolvono nel tempo.
Ne hanno parlato Riccardo
Chemello, Michelangelo La Neve, Giovanni Masi, Enrico Paolantonio,
Roberto Proia, Vincenzo Sarno, Andrea Sgaravatti con
Mauro Uzzeo, nell’ambito del talk intitolato
Personaggi come proprietà intellettuali: fumetto al cinema,
web e tv, durante l’Arf Festival, il
festival del fumetto a Roma, edizione numero 5.
Dampyr, l’inizio del Bonelli
Universe
A prendere per primo la parola è
stato Vincenzo Sarno, l’uomo a capo dello
Sviluppo Multimediale dei progetti Bonelli. Questo vuol dire che
per personaggi come Dylan Dog, Tex, Dragonero, Dampyr ci
saranno adattamenti cinematografici televisivi di romanzi o
videogiochi e che lui sarà coordinatore di tali progetti, a partire
dal film su Dampyr, già
annunciato al Lucca
Comics and Games.
“Niente come l’interesse di un
pubblico mi smuove e mi fa fare un passo verso la realizzazione di
un sogno – esordisce Sarno – Con Bonelli
stiamo cercando di dare un orizzonte definito a cosa sono i nostri
sogni, ovvero di riuscire a portare sugli schermi dei vostri
cinema, dei vostri smartphone, dei vostri televisori l’universo
l’universo a fumetti Bonelli, in maniera coerente, organica e
organizzata ma soprattutto in maniera bella. La Bonelli che non è
mai cambiata ed è sempre rimasta fedele ai suoi sani principi, alla
sua forza e alla sua qualità, ha scelto di fare delle eccellenze i
vascelli su cui passare dalla carta stampata agli schermi della
televisione e del cinema. Queste eccellenze sono le persone che mi
stanno sedute accanto e sono quelle con cui Sergio Bonelli Editore
ha condiviso sogni e che stanno lavorando per creare un universo
narrativo che voi possiate seguire al cinema e in tv.”
Al fianco di Bonelli, per questo
progetto, ci sono la Eagle, rappresentata da
Roberto Proia, e la Brandon Box,
il cui portavoce è invece Andrea Sgaravatti.
“La Eagle Pictures ha iniziato a distribuire 32 anni fa, ma ha
iniziato a produrre 4 mesi fa – spiega Proia– Si tratta di una nuova direzione che abbiamo preso perché
così possiamo raccontare storie nostre. Per noi, produrre un film
come Dampyr, di cui daremo qualche anticipazione oggi, significa
collaborare con la Bonelli, che è come se fosse la Marvel negli
Stati Uniti. Il potenziale del brand è altissimo, c’è una storia
importante che parte da lontano e che ha tutte le caratteristiche
per finire sul grande schermo, poi quando Andrea Sgaravatti di
Brandon Box ci ha portato il progetto, c’era già a bordo il
regista. In Eagle crediamo tantissimo che per poter portare gente
al cinema, serva sangue nuovo e siamo stati conquistati dal lavoro
di Riccardo Chemello. Non ha mai fatto lungometraggi ma ha un
curriculum impressionante e la sua visione ci ha fatto capire che
eravamo ‘sulla stessa pagina’.”
A sorpresa, anche per i presenti
coinvolti nel progetto, Proia continua spiegando
che il sequel del film è già in via di sviluppo: “Per noi
Dampyr non inizia né finisce con il primo film, nel senso che a
breve cominceremo a lavorare sulla sceneggiatura del secondo. Le
riprese del primo film sono previste ad ottobre, siamo in fase
finale di casting, non abbiamo nomi ufficiali, ma possiamo dirvi
che la direttrice del casting è Gail Stevens, che ha lavorato con
Danny Boyle. A noi serviva un partner in Inghilterra che fosse
affidabile e con lei ci siamo trovati bene.”
Segue a ruota Andrea
Sgaravatti, al quale si deve l’iniziativa di un film sul
personaggio di Boselli e Colombo, con la sua Brandon
Box: “Abbiamo sempre cercato di raccontare storie che
nessuno racconta in Italia, e siamo sempre stati grandi
appassionati di fumetto, in particolar modo della Sergio Bonelli
Editore. Quando nei primi anni 2000 è uscito Dampyr, mi chiedevo
perché in Italia non facevamo film di questo tipo. Anni dopo,
quando c’è stata la possibilità di fare questo passo, ci siamo
presentati dai Bonelli e abbiamo proposto di lavorare insieme al
progetto sul film di Dampyr, e incredibilmente da lì è partito
tutto. Abbiamo cercato di proporre un progetto solido, con Riccardo
(Chemello, ndr) non avevamo mai lavorato ma abbiamo sempre percorso
una strada parallela, ci eravamo toccati spesso e poi c’è stata
l’occasione di lavorare insieme.”
Chiamato in causa già due volte,
Riccardo Chemello, che dirigerà
Dampyr, commenta: “Sono onorato di lavorare a
questo progetto con tutti loro, e onorato di poter scrivere con voi
una nuova pagina di Sergio Bonelli che sono sicuro aprirà a un
futuro fantastico. Per me è stato un onore entrare in questo
progetto perché ho passato gli ultimi anni a lavorare nel
commerciale e questo è stato un treno che è passato e che ho preso
al volo perché mi dava la possibilità di raccontare storie di
persone, cosa che nel commerciale non capita. Possiamo dire che il
film racconterà la genesi dei protagonisti e ho sentito subito
l’attrazione di raccontare la storia di un antieroe che diventa
eroe.”
Ma prima del film, della storia
filmata, c’è la storia scritta, quella che Vincenzo
Sarno ha affidato a Mauro Uzzeo, Giovanni
Masi e Alberto Ostini. E così Sarno
presenta la sua squadra: “Quello che abbiamo scelto di fare è
stato anche frutto dei talenti che abbiamo scelto di coinvolgere.
Quando mi hanno chiesto quali fossero i nomi delle persone adatte a
realizzare il primo capitolo dell’Universo Cinematografico Bonelli,
io ho pensato a Mauro Uzzeo, Giovanni Masi e Alberto Ostini, che
sono stati i tre punti d’appoggio del progetto, forse più di quanto
loro stessi si rendessero conto, perché man mano che passavano i
mesi, loro erano sempre più il centro, il big bang di un universo
narrativo e leggere nei loro occhi la professionalità e
l’entusiasmo è un’emozione che non ha pari. Pensate alle cose che
vi rendono felici la mattina, quando vi alzate; ecco, io ero felice
di incontrare loro, felice di sentire il loro punto di vista su
quello che poteva essere il primo grande passo.”
E mentre Ostini era purtroppo
assente, ha preso la parola Giovanni Masi, che è
conosciuto principalmente come sceneggiatore di fumetti ma che
vanta una lunga carriera anche nella scrittura audiovisiva:
“Ancora mi ricordo la telefonata in cui Vincenzo ci diceva ‘vi
vogliamo’ ed è stato molto emozionante, e in realtà con Bonelli ho
lavorato quasi sempre sui fumetti, ma con Mauro (Uzzeo) abbiamo
lavorato per più anni sull’audio/video che sul fumetto puro e
semplice. Stiamo lavorando insieme su un’altra serie Bonelli molto
importante. Quando è arrivata la chiamata su Dampyr, sapevo già che
è una della property più importanti della casa editrice, è una
storia gigantesca. Il modo in cui lo abbiamo approcciato in
scrittura è stato proprio la consapevolezza di mettersi al lavoro
su una cosa più grande di noi. Non è solo il nostro, ma è un
progetto enorme per tutti, per Bonelli, per Eagle e per Brandon
Box. Vincenzo dice che era contentissimo di vederci, per noi era lo
stesso, ma vi assicuro che ogni volta che entri al numero 38 di via
Buonarroti, ti rendi conto che devi dare sempre il massimo.” E
Uzzeo lo segue a ruota: “Ma era molto
divertente scoprire a poco a poco che si stava lavorando al primo
tassello del Bonelli Universe, che poi avrebbe coinvolto altri film
e un sequel, a quanto pare, da quello che apprendiamo oggi. Era una
di quelle cose che sognavamo, però sentirlo dire dai produttori è
un’altra cosa.”
Il primo film su Diabolik
Ma le proprietà intellettuali dei
fumetti italiani che arriveranno al cinema non si esauriscono con
Dampyr, visto che anche un altro personaggio
famosissimo di carta e inchiostro sta per essere adottato dalla
celluloide. Si tratta di
Diabolik, e per parlarne è intervenuto lo
sceneggiatore Michelangelo La Neve, che sta
lavorando con i Manetti Bros al film, un progetto
che va avanti da anni e che adesso sta prendendo una forma
concreta.
La Neve ha spiegato
che prima di adesso, l’approccio alla realizzazione di un film sul
personaggio di Angela Giussani era sempre stato
viziato dall’intenzione di riscrivere le origini del personaggio e
dargli motivazioni artificiose rispetto all’originale delle storie
a fumetti. “Il nostro approccio è stato quello di studiare il
personaggio del fumetto, capirlo e non tradirlo fino in fondo.
Cercare di raccontare questo, prima di tutto, e per questo siamo
riusciti ad arrivare a raccontare Diabolik. È un’icona e non
bisogna avere l’arroganza di tradirlo, ma è necessario usare i
meccanismi del cinema per portarlo sul grande schermo. Nella
seconda parte del film, ci siamo basati principalmente sul numero
tre, dove si racconta l’incontro tra Eva e Diabolik.” E poi
conclude: “Io sento una grandissima responsabilità perché
questa porta che si è aperta sul mondo del fumetto possiamo
chiuderla definitivamente o spalancarla, a seconda di come
lavoriamo, e per me la cosa migliore che può succedere, in questa
circostanza di difficoltà del mercato del fumetto, è che le idee
per i fumetti diventino multimediali.”
Dragonero animato per la tv
Da vero colosso del fumetto e
proiettata nell’entertainment, la Bonelli non ha
in serbo solo un film su Dampyr, ma anche la serie
animata su Dragonero, una delle property più
ricche della casa editrice. Sempre Vincenzo
Sarno ha poi esposto i meriti di quelle che sono le menti
dietro alla nascita del brand: “Stefano Vietti e Luca Enoch,
padri di Dragonero, hanno portato in casa editrice un’idea, ovvero
quello che era Dragonero sin dalla sua origine. Era un universo
coerente, un mondo fantasy, prima di Game of Thrones c’era
Dragonero, hanno fatto world building. Quando ho visto il primo
progetto era la realizzazione dei miei sogni. Man mano che si
sviluppava il progetto sono arrivati in tanti, tra cui Mauro Uzzeo,
Giovanni Masi e Federico Rossi Edrighi che sono diventati gli
sceneggiatori della serie tv. Niente poteva renderci più felici di
avere con noi non solo persone che lavoravano già in Bonelli, ma
che avevano lavorato insieme per la Rainbow.”
Enrico Paolantonio,
regista della serie, ha dichiarato: “Ho cominciato,
lavorando nel campo del fumetto. Quando mi ha chiamato Vincenzo
Sarno mi ha chiamato mi tremavano le gambe. È un impegno enorme per
me ed è un lavoro di due anni di studio che ci hanno fatto capire
cosa non fare. Il pilota ci mostra invece dove volevamo andare e
dove andremo. Ma oltre all’azione, ci sarà anche tanto studio dei
personaggi, e sarà una delle tante storie che i tre protagonisti
affrontano.”
A chiusura dell’incontro, Sarno
sottolinea quanto non sia affatto scontato, per i talenti
coinvolti, lavorare con la Bonelli: “Noi siamo esigenti, non è
facile lavorare con noi. Non vogliamo per forza vincere la partita,
ma la dobbiamo giocare benissimo”. E sicuramente i presupposti
per una grande partita ci sono tutti.
Saturno contro è
uno dei film più brillanti degli ultimi anni, capace di
approfondire le tematiche di una società che perde sempre più di
sentimento.
Un film delicato, amante dei propri
personaggi, in grado di approfondire le proprie psicologie
personali che poi non sono altro che il riflesso di quelle
collettive, lavorando su sentimenti come la separazione, l’amore e
l’amicizia.
Ecco, allora, dieci cosa da
sapere su Saturno Contro.
Saturno contro film
1. Mescolare amicizia e
amore. Secondo il regista Ferzan Ozpetek, Saturno contro è un
film che mescola amicizia e amore, due sentimenti ben difficili da
distinguere. Il regista stesso li ha sempre mescolati senza
riuscire e viverli entrambi in maniera isolata.
2. L’omosessualità non è
l’argomento centrale del film. A differenza di quello che
apparentemente potrebbe sembrare, in questo film non è
l’omosessualità ad essere il tema principale. Casomai, le tematiche
del film risiedono proprio in quel confine labile che esiste tra
amore ed amicizia, analizzando quei sentimenti e mostrando come
delle storie di amicizia sarebbero potute diventare d’amore e di
come alcuni amori possono diventare amicizie.
3. Il film si riferisce al
pianeta in senso astrologico. Il titolo del film, così
come il senso assunto dal lungometraggio stesso, si riferisce
all’astrologia e al fatto che, in genere, secondo gli astrologi
quando Saturno è contro i diversi segni zodiacali si verificano
cambiamenti, rotture e nuovi sviluppi nei rapporti.
Saturno contro streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza sulle diverse
piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten Tv, Google
Play, Infinity e Tim Vision.
Saturno contro cast
5. Per Ennio Fantastichini
è stato come rivivere la gioventù. Stando a quanto detto
dal compianto attore Ennio Fantastichini, scomparso recentemente,
lavorare a questo film gli ha ricordato di quando negli anni ’70
l’amicizia voleva dire condividere tutto, vedersi tutte le sere e
considerarsi tutti come dei fratelli.
6. Ambra Angiolini aveva
timore del suo ruolo. Sembra che una delle interpreti più
timorose verso questo progetto fosse proprio Ambra Angiolini. Tuttavia, l’attrice è stata
particolarmente compresa e il
regista le è stato molto vicino per supportarla e darle
fiducia.
Saturno contro trama
7. Tanti personaggi in un
solo film. Saturno contro racconta tante diverse
storie di amicizie e amori vecchi e nuovi che si trovano a
condividere la stessa serata. Tutti quanti si trovano a fare i
conti con la crisi delle ideologie e con il fatto che la vita di
oggi non è più quella della loro gioventù e di quanto sia
necessario riscoprire il senso e i sentimenti alla base di un
gruppo.
8. Fare a patti con la
separazione. I protagonisti, ognuno alla sua maniera, si
trovano a confrontarsi con il tema della separazione e con il fatto
di avere difficoltà nell’accettarla. Non solo nei rapporti
interpersonali, ma anche tra loro stessi.
Saturno contro frasi
9. Frasi da
ricordare. Un film come Saturno contro non poteva
non avere delle frasi iconiche, simboliche ed uniche da non
ricordare. Ecco, allora, qualche esempio in merito:
Io esagero sempre… è il mio unico pregio
Nessuno vorrebbe essere come me. Neanche io.
L’unico modo per smettere un vizio è iniziarne un altro.
Il problema non è accettare, ma condividere.
È questo il bello dell’amicizia: capire le esigenze dell’altro
ed esaudirle prima ancora che te lo chieda.
Non mi piacciono le etichette, se una persona mi piace non bado
a cos’è o a chi è…
Saturno contro colonna sonora
10. I brani del film sono
d’eccezione. La colonna sonora del film è stata realizzata
da Neffa e da Riccardo
Eberspacher. Dei vari brani, Neffa ha scritto il brano
principale dal titolo Passione.
Revolutionary Road
ha letteralmente ammaliato il pubblico grazie ai temi narrati e
alle incredibili interpretazioni dei due attori protagonisti,
tornati a dividere lo schermo diversi anni dopo Titanic.
Ambientato negli anni ’50 e tratto
dall’omonimo romanzo, questo lungometraggio racconta le
vicissitudini di una giovane coppia che si trova divisa tra lo
stereotipo sociale e una vita fatta di sogni ed aspirazioni.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Revolutionary Road.
Revolutionary Road film
1. Il ritorno di una coppia
d’oro.Revolutionary Road è stato il secondo film
che ha rivisto sullo schermo una delle coppie più amate dello star
system: Kate Winslet e Leonardo DiCaprio. Undici anni dopo il
successo di Titanic, i due sono tornati a recitare insieme in
questo film.
2. È stato dedicato a due
bambini. Nei titoli di coda del film è possibile notare la
dedica “Per Mia e Joe”. questi sono i nomi dei primi due figli di
Kate Winslet, Mia avuta con il primo marito Jim
Threapleton, e Joe avuto proprio con Sam Mendes, regista del film.
3. Alcuni momenti non sono
stati inclusi nel film. Alcune scene del trailer americano
e internazionale non sono state incluse nel montaggio finale del
film, come la scena in cui Frank dice “Nulla è per sempre, no?” e
quella in cui Helen mostra ai Wheelers la loro futura casa.
Revolutionary Road streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse rivedere questo film, o
vederlo per la prima volta, è possibile farlo grazie alla sua
presenza sulle varie piattaforme di streaming digitale come Rakuten
Tv, Chili, Google Play, iTunes e Netflix.
Revolutionary Road trama
5. Contro lo stereotipo
della famiglia USA anni ’50.Revolutionary Road è
un film ambientato nel Connecticut di metà anni ’50 e racconta le
vicende della giovane coppia formata da Frank e
April Wheeler. Entrambi si sentono molto diversi
dall’ambiente borghese, ognuno ha i propri sogni e in comune hanno
il desiderio di trasferirsi a Parigi. Eppure, i due si troveranno
oppressi da un mondo che non gli appartiene, basato sull’ipocrisia,
arrivando al punto di non sopportarsi nemmeno più.
Revolutionary Road libro
6. Si basa su un omonimo
romanzo. Questo è un film basato sull’omonimo romanzo di
Richard Yates, realizzato nel 1961. Lo scrittore,
soprattutto in questo libro, ha sempre cercato di descrivere la
vita della classe media americana del ventesimo secolo. Nella
fattispecie, in questo libro ha raccontato la storia di una coppia
che si trova divisa tra il doversi adeguare alle regole sociali o
al voler assecondare i propri sogni.
7. Nel libro viene citato
un dramma. Non è mai stato nominato nel film, ma nel
romanzo originale di Yates, il dramma in cui recita April è La
foresta pietrificata di Robert E. Sherwood,
scritto nel 1935. Nella commedia, la protagonista femminile, Gabby,
sogna di lasciare ciò che lei vede come un’esistenza monotona negli
Stati Uniti per trasferirsi in Francia. Questo è anche il sogno
della stessa April.
Revolutionary Road frasi
8. Un film fatto di frasi
indimenticabili. Questo lungometraggio si sviluppa e si
esprime grazie anche ad una serie di frasi iconiche e davvero
indimenticabili. Ecco qualche esempio:
Per anni ho pensato che noi
condividessimo un segreto: che noi due saremmo stati meravigliosi
nel mondo. (April Wheeler)
No, non vuoi, perché non ti sei
mai provato in nulla e se non ti provi in nulla, non puoi fallire…
Ci vuole spina dorsale per vivere la vita che vuoi, Frank.
(April Wheeler)
Se uno vuole giocare alla casa
deve trovarsi un lavoro, se uno vuole giocare alla casa molto
carina, una delizia di casa allora deve avere un lavoro che non gli
piace. (John Givings)
Le persone sono vive lì, non come
qua. Io so solo April, che voglio sentire, sentirle veramente,
capisci? Che te ne pare come ambizione? (Frank
Wheeler)
Revolutionary Road cast
9. Matt Damon era stato
considerato come protagonista. Prima che il ruolo di Frank
Wheeler andasse definitivamente a Leonardo DiCaprio, si era pensato
di considerare vari attori. Uno di questi era Matt Damon che, però, non ha potuto
partecipare al film a causa di conflitti lavorativi.
10. Un film pieno di premi
Oscar. Il cast di questo film è veramente stellare ed
anche uno dei più premiati. Tra i protagonisti, infatti, ci sono
Leonardo DiCaprio (Miglior Attore Protagonista per Revenant – Redivivo), Kate Winslet (Miglior Attrice
Protagonista per The Reader) e Kathy Bates (Miglior Attrice Protagonista per
Misery non deve morire).
Million Dollar
Baby ha affascinato milioni di persone in tutto il mondo,
coinvolgendo il pubblico con la storia drammatica narrata e con le
eccellenti interpretazioni dei protagonisti.
Uscito nel 2004, questo film si può
definire più che riuscito, arrivando anche a vincere ben quattro
Oscar per il Miglior Film, la Miglior Regia, la Miglior Attrice
Protagonista a Hilary Swank e il Miglior Attore non Protagonista a
Morgan Freeman.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Million Dollar Baby.
Million Dollar Baby film
1. Ci sono voluti quattro
anni per realizzarlo. Il produttore Al
Ruddy amava la storia ed era determinato a trasformarlo in
un film, trascorrendo quattro anni alla ricerca di sostenitori che
fossero interessati ad aiutarlo a realizzarlo. Dopo aver contattato
diverse persone che gli sconsigliavano di fare un film del genere,
l’unico a sostenerlo è stato Clint Eastwood, rimasto di stucco dopo aver
letto la sceneggiatura.
2. Molti studios lo hanno
respinto.Million Dollar Baby era rimasto per
molti anni in fase di sviluppo, poiché rifiutato da molte case di
produzione che non erano convinte dell’argomento trattato,
ritenendolo poco interessante. Dopo il rifiuto della Warner Bros.
di sostenere l’intero budget, che ha collaborato lungamente con
Eastwood, lo stesso regista persuase Tom Rosenberg
della Lakeshore Entertainment a mettere insieme metà del budget
insieme alla Warner.
3. Le riprese sono finite
in anticipo. Questo film è stato realizzato alla velocità
della luce, completando le riprese in soli 37 giorni. Basti
pensare, però, che i giorni considerati per la lavorazione e le
riprese erano 39: le riprese, quindi, sono finite con ben due
giorni d’anticipo.
Million Dollar Baby streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere per la prima volta
o rivedere questo film, è possibile farlo grazie alla sua presenza
sulle varie piattaforme di streaming digitale legale come Rakuten
Tv, Chili, Google Play, iTunes e Tim Vision.
Million Dollar Baby frasi
5. Un film ricco di frasi
significative. Questo film è stato generatore di frasi
iconiche e indimenticabili che, a distanza di anni, fanno ancora
parte dell’immaginario collettivo. Ecco qualche esempio:
Mo cuishle significa mio tesoro.
Mio sangue. (Frankie Dunn)
Chiunque al mondo può perdere un
incontro.
Non voglio altri allenatori, capo.
Io voglio lei. (Maggie Fitzgerald)
Io ti ho trovato un pugile e tu
l’hai fatta diventare la migliore. (Scrap)
Million Dollar Baby storia
vera
6. Katie Dallam sarebbe la
vera Maggie Fitzgerald. Sembra che la storia del film
abbia preso spunto dalla vita di Katie Dallam, ex
pugile che, durante un match, si ruppe il naso e dopo una serie di
colpi alla testa cadde in coma. Al suo risveglio le sue aspettative
erano quelle di rimanere un vegetale per tutta la vita, ma dopo
molti anni ha ricominciato a vivere, seppure in maniera
limitata.
7. Il film è basato su tre
racconti.Million Dollar Baby non si è ispirato
al un solo racconto: infatti, sono stati tre i racconti di
F.X. Toole, pseudonimo di Jerry
Boyd ad ispirarlo: The Monkey Look, Million $$$
Baby e Frozen Water. Sono state usate anche alcune
parti dell’introduzione. Il suo racconto Rope Burns: Stories
from the Corner è dedicato all’uomo che lo ha introdotto alla
Boxe, Dub Huntley e anche questo libro ha
contribuito alla realizzazione del film.
Million Dollar Baby cast
8. Hilary Swank è stata
male prima delle riprese.Hilary Swank contrasse un’infezione batterica
da una vescica che aveva sviluppato sul piede durante l’allenamento
per il suo ruolo. L’infezione era così grave che ha dovuto quasi
essere ricoverata in ospedale per tre settimane. Tuttavia,
riuscendo a prendere l’infezione in tempo, scelse di prendersi una
settimana di riposo medico e di non dire niente a Clint Eastwood o
agli altri produttori del film dell’incidente.
9. Morgan Freeman avrebbe
dovuto interpretare un altro personaggio. All’inizio,
Morgan Freeman è stato contattato per
interpretare il ruolo di Frankie Dunn. Ma ben prima che Eastwood
assumesse la regia e il ruolo da protagonista, Freeeman ha deciso
di prendere la parte di Eddie “Scrap-Iron” Dupris.
10. Sandra Bullock era
stata contattata per il ruolo da protagonista. La prima
attrice ad essere contattata per il interpretato il ruolo di Maggie
fu Sandra Bullock. L’attrice avrebbe voluto fare
il film con Shekhar Kapur alla regia. Ma quando la
produzione aveva cominciato a lavorare al film, il suo impegno al
film Miss F.B.I. – Infiltrata speciale (2005) le ha
impedito di partecipare alle riprese.
La
Famiglia Addams, la dark family più strana ed
esilarante del piccolo e del grande schermo, sta per tornare al
cinema con un film prodotto e distribuito in tutto il mondo dalla
major MGM, che in Italia è distribuito da
Eagle Pictures.
Un inedito cast di doppiatori è
pronto a farvi tremare… dal ridere! Tra i protagonisti de
La Famiglia Addams troveremo
Virginia Raffaele e Pino Insegno
nei panni di Morticia e Gomez. Eleonora Gaggero e
Luciano Spinelli presteranno la loro voce ai figli
Mercoledì e Pugsley. Nel ruolo di Zio Fester, incredibile ma vero,
proprio Raoul Bova. Ma la vera novità è
Loredana Bertè che per la prima volta presterà la
sua inconfondibile voce a un personaggio cinematografico,
interpretando la Nonna Addams!
La Famiglia Addams è realizzato con una
sofisticata grafica in stop motion animation, che ricorda molto lo
spirito e i disegni delle storiche vignette del suo creatore
Charles Addams. Diretto da Conrad
Vernon e Greg Tiernan (il primo
particolarmente noto per la regia di film come Shrek 2 e
Madagascar 3 – Ricercati in Europa), La
Famiglia Addams uscirà in Italia neanche a dirlo il
31 ottobre, giorno di Halloween!
La Famiglia Addams, la trama
La famiglia Addams deve affrontare
Margaux Needler, una subdola conduttrice di reality televisivi
“consumata dal desiderio dell’assoluta perfezione color pastello
della vita suburbana”. Ciò accade mentre gli Addams si apprestano a
ricevere i parenti per un’importante riunione di famiglia.
Alcuni indizi seminati nel corso dei
primi undici anni dell’universo cinematografico Marvel non sono stati ancora
sfruttati, lasciando così una finestra aperta sul futuro e su un
possibile sviluppo magari già a partire della Fase
4.
Ma di quali easter egg parliamo?
Ecco i più intriganti del MCU:
1Atlantide
La
famosa mappa comparsa alla fine di Iron Man 2
aveva lasciato intendere che Nick Fury e lo S.H.I.E.L.D.
avevano localizzato alcune figure note dell’universo Marvel, e una
posizione specifica evidenziava la sezione del Medio
Atlantico.
Qualsiasi fan dei fumetti degno di nota sapeva
che questo easter egg stava alludendo all’arrivo di Namor, re del regno
oceanico di Atlantide, ma nonostante sia stato accennato quasi un
decennio fa, il personaggio non è mai apparso nel MCU.
Venom
torna al centro delle discussioni sul futuro di Spidey al cinema.
Soltanto tre giorni fa vi riportavamo il rumor secondo cui i
Marvel Studios avrebbero voluto
introdurre Deadpool nell’universo cinematografico
già a partire dal terzo film del franchise di
Spider-Man, ipotesi contemplata dal sito MCU
Cosmic relativamente alle opzioni valide per l’arrivo del
personaggio dopo la fusione tra Disney e Fox.
Ora però la notizia, ovviamente non
ancora ufficiale, cambia le carte in tavola grazie al commento di
Roger Wardell (lo stesso utente di Twitter che aveva svelato
dettagli attendibili su Avengers: Endgame) che
svela i “reali” piani dello studio.
A quanto pare non sarebbe il
mercenario chiacchierone l’indiziato numero uno, ma Venom,
il simbionte portato di recente al cinema dalla Sony con
protagonista Tom Hardy: il rumor suggerisce che la
Sony sarebbe intenzionata a far apparire Eddie Brock nel sequel di
Spider-Man: Far
From Home, mentre per Deadpool si ipotizza un futuro
nella serie di film sugli X-Men, anche nel MCU.
Che ne pensate?
There are no plans to add Deadpool in an MCU
Spider-Man 3, but Sony desperately wants Tom Hardy's Venom in this
movie. Deadpool had his own movies but never showed up in the main
X-Men films, it will be the same for the MCU.
Per quanto riguarda Venom, Il
sequel è ufficialmente in sviluppo e, secondo gli ultimi
aggiornamenti, la trama dovrebbe ruotare intorno al confronto tra
il simbionte di Eddie Brock e Carnage, il personaggio introdotto
nella scena finale del primo film e interpretato da Woody
Harrelson.
Improbabile il ritorno in regia di
Ruben Fleischer, attualmente impegnato con le
riprese di Zombieland:
Double Tap, dal momento che la Sony starebbe cercando
un nuovo nome da portare dietro la macchina da presa.
A parte un sequel diretto di Venom
– che è stato efficacemente impostato nella scena post-credits con
la rivelazione del personaggio
di Cletus Kasady aka Carnage interpretato
da Woody Harrelson – la Sony sta anche
programmando una serie di altri progetti che ruotano attorno a
personaggi di Spider-Man, come Morbius il
Vampiro Vivente di Jared
Leto e Silver Sable e Black
Cat.
Se questi film dovessero avere il
successo che a questo punto SONY si aspetta, forse un crossover con
lo Spider-Man di Tom Holland (che è nel
MCU) potrebbe concretizzarsi. Lo stesso Fleischer pensa che uno
scontro tra Venom e Spider-Man sia inevitabile.
Una è la superstar del fumetto
mondiale, l’altra una silenziosa e bravissima storyboad artist, e
oltre al fatto di essere entrambe italiane e di grande talento,
hanno un’altra cosa in comune: entrambe sono legate al film
d’animazione più importante degli ultimi anni, Spider-Man: Un
Nuovo Universo. Sono Sara Pichelli ed
Eva Bruschi, che hanno raccontato la loro
esperienza con Miles Morales durante un incontro
tenutosi in occasione di Arf 5, il Festival del fumetto a
Roma.
Se il lavoro di Sara con Miles
risale al 2011, a quando la Marvel ha pensato di uccidere Peter
Parker e far nascere questo nuovo Spider-Man pre-adolescente metà
afroamericano e metà latino, Eva è entrata in contatto con il nuovo
ma già amatissimo personaggio della Casa delle Idee soltanto
all’inizio della lavorazione del film animato SONY.
Ma come è stato “ammazzare”
Spider-Man e farlo rinascere?
“Era il 2011, stavo già
lavorando alla serie Ultimate Spider-Man in cui c’era Peter Parker
– esordisce la Pichelli – Una mattina mi arriva una email
in cui mi dicevano che avevano una proposta per me, un progetto
molto interessante, e mi spiegano cosa sarebbe successo a Peter
Parker in questo nuovo fumetto. Ho capito subito che la
responsabilità sarebbe stata enorme, anche perché Spider-Man gode
di una popolarità incredibile e ho pensato subito che sarei passata
alla storia come la sfigata che aveva fatto fallire l’Uomo Ragno.
Invece, poco a poco, conoscendo maggiori dettagli del progetto,
parlando anche con Brian Bendis, lo sceneggiatore, ho capito che
era una storia nuova, non la copia della copia di Peter Parker in
versione nera. Ho capito che c’era del potenziale.”
Per quanto riguarda il look
definitivo di Miles, anche quello è stato il risultato di tentativi
e scambi, come spiega la stessa Pichelli: “Il fatto che fosse
di due etnie diverse è sempre stato il punto fermo dell’idea di
Brian, lui voleva che Miles fosse afroamericano e latino, era
l’unica cosa già decisa. Miles invece ha cambiato identità, doveva
avere 16 anni, poi 15, solo alla fine è diventato un dodicenne,
all’inizio non si chiamava Miles ma Jonathan. Per i look, li ho
provati tutti, dai rasta ai capelli corti, come è successo anche
per gli ambienti e il quartiere, che solo alla fine è diventato il
Bronx. Sono stati cambiamenti in corso d’opera, ma la cosa davvero
divertente è che è stato un brain-storming a tre, perché eravamo
io, Brian e Joe Quesada che faceva da tramite. Brian si ispirava
alle immagini che gli mandavo, aggiustava la storia e la rimandava
a me e io facevo i cambiamenti necessari ad adattare il
personaggio, fino a che non abbiamo avuto il personaggio completo.
È stato molto divertente ed è difficile lavorare in una situazione
di tale libertà, perché in genere la casa produttrice mette molti
paletti.”
Per quanto riguarda invece
l’enormità della storia che stava contribuendo a raccontare e il
successo del bellissimo Spider-Man: Un nuovo
universo di cui il suo Miles sarebbe stato protagonista,
Sara Pichelli risponde molto onestamente: “Io
non ne avevo assolutamente idea, ero solo terrorizzata perché stavo
lavorando a Spider-Man, non ragionavo in prospettiva e che io
sappia nemmeno Brian. Il nostro è stato un esperimento che ci ha
portati a toccare un’icona, perché Spider-Man in USA è come Gesù.
Avevo però la sensazione che tutto stesse andando per il meglio ed
è una cosa che non succede spesso, tutte le congiunzioni si erano
allineate. C’era l’energia giusta, c’era lo scambio artistico e
c’erano i tempi, che spesso sono quelli che ammazzano l’arte.
Quindi la prospettiva di quello che sarebbe accaduto non c’era. La
reazione del pubblico a Miles, nel primo numero, è stata esplosiva
nel bene e nel male, si sono completamente spaccati in
due.”
Proprio le reazioni del pubblico
sono state il riscontro diretto del suo lavoro, reazioni che sono
state, come c’era da aspettarsi, molto violente, di fronte alla
morte di Peter Parker: “Alcuni l’hanno presa un po’ sul
personale, e ci hanno tenuto a farmi sapere che auguravano la morte
a me piuttosto che a Peter. In particolare un lettore mi ha scritto
una cosa che mi è rimasta impressa: sai, leggere
questa storia mi ha fatto molto male perché è come se venissi al
funerale del mio migliore amico ti avvicinassi a me e mi dicessi
‘tranquillo, io ho un amico nuovo per te, gli vorrai bene allo
stesso modo’. Al che volevo farmi stampare una maglietta
con su scritto ‘io non solo lo sceneggiatore’. E
poi c’era gente che mi augurava davvero la morte e quando l’ho
riferito alla Marvel (di lì a poco ci sarebbe stata la New York
Comicon, con la presentazione ufficiale di Miles Morales al
pubblico), loro mi hanno ringraziata di averglielo fatto sapere e
mi hanno risposto che avrebbero intensificato la security. Ecco, a
quel punto mi sono spaventata.”
Per fortuna non ci sono state solo
reazioni negative: “Ho ricevuto anche riscontri molto
positivi – prosegue Sara – soprattutto di persona, alla
Comicon di New York, durante la quale madri con i bambini piccoli
mi ringraziavano perché finalmente i figli avevano un modello in
cui identificarsi. E queste sono le cose che ti fanno diventare
davvero piccola e vorresti abbracciare tutti.”
Ma dopo che Miles
Morales ha invaso le pagine dei fumetti e ha trovato il
suo posto nel mondo e nel cuore dei lettori, è arrivato il suo
momento anche per trovare un posto nel cuore degli spettatori,
abituati ormai ad anni di film Marvel al cinema e reduci da diverse
versioni di Spider-Man cinematografici, più o meno graditi, in
carne e ossa. È arrivato il momento di Spider-Man: Un nuovo
universo.
A questo progetto, quello che poi
sarebbe diventato l’Oscar Winner Spider-Man: Un nuovo
universo, ha lavorato Eva Bruschi,
disegnatrice di grande talento e storyboard artist ingaggiata da
SONY per il film diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey,
Rodney Rothman. Timida e riservata, commentando il suo
coinvolgimento del film, Eva parla di fortuna, ma basta vedere i
suoi lavori sul suo canale Youtube
per capire che la fortuna c’entra poco: “Ero a New York e
lavoravo con un altro regista di SONY e durante lo screening c’era
anche uno dei co-registi di Spider-man: Un Nuovo Universo –
racconta Eva – In quell’occasione ha visto i miei lavori e mi
ha chiesto di partecipare al progetto, ma io ero titubante perché
non conosco i supereroi. Poi mi sono detta che comunque dovevo
lavorare, e ho accettato. Così mi hanno dato la prima sequenza…
sono stata lì per un po’ a conoscere il team e organizzare il
progetto, poi ho lavorato da casa. L’unica indicazione che mi hanno
dato per la prima sequenza è stata solo quella di divertirmi a
immaginare. Gli storyboard artist sono molto pochi all’inizio di un
lavoro, perché si cerca di dare omogeneità al progetto.”
E infatti i lavori che ha realizzato
per Spider-Man: Un nuovo universo sono molto
lineari, figure semplici, in cui si rintraccia non solo quello che
poi è diventato il film, ma anche quello che sarebbe potuto essere,
forme, personaggi e inquadrature che si sono trasformate in corso
d’opera.
“Da quello che ho visto io, lo
script è stato una continua evoluzione, fino agli ultimi
momenti – ha spiegato la Bruschi – C’era il primo atto
chiuso, il secondo atto ancora aperto e il terzo completamente
assente. Il progetto era molto aperto fino all’ultimo sia da un
punto di vista della libertà concessami, sia da un punto di vista
della storia vera e propria. Le novità stilistiche del film erano
già nelle intenzioni dei realizzatori, credo, ma non saprei dire
con precisione, perché ho lavorato principalmente da casa, quindi
non ho assistito ai tutto il processo creativo. Io ho fatto solo le
cose che non si vedono.”
E nonostante non si vedano nel film
finito, si possono vedere di seguito (ma se ne trovano molte altre
sul canale Youtube di Eva
Bruschi, ndr):
Entrambe le artiste hanno poi
espresso il loro parere sulla condizione dell’animazione in Italia,
in un momento in cui Lorenzo Mattotti ha
presentato a Cannes il suo bellissimo La famosa invasione
degli Orsi in Sicilia e negli anni passato abbiamo avuto
Gatta
Cenerentola trai vincitori dei David di
Donatello. Nonostante queste realtà, sembra che
l’animazione faccia ancora fatica nel nostro Paese ad essere presa
sul serio come forma di espressione.
Secondo Eva
Bruschi: “In Italia, probabilmente manca l’idea di
cartone animato per adulti, manca il budget e mi sembra che siano
già due cose importanti per far andare avanti il mercato. Forse
manca anche un atteggiamento più leggero. Io mi sono trovata bene a
lavorare con gli americani perché loro hanno mantenuto questo
piacere nel lavoro e la consapevolezza che stanno realizzando
qualcosa che deve intrattenere, quindi ci deve essere da parte
nostra passione e freschezza, e deve venire fuori dal lavoro che si
realizza. Questo aspetto, in Italia, l’ho trovato nei miei
collaboratori ma mai nei miei superiori.”
Sara Pichelli, che
prima di diventare una star del fumetto, si è formata e ha lavorato
tanto con l’animazione, ha commentato: “Non ho la diagnosi
anche perché sono molti anni che sono fuori dal giro. So per certo,
dai titoli di coda dei più grandi film d’animazione che si
producono nel mondo, che a livello tecnico e di talenti non siamo
secondi a nessuno. A volte ho la sensazione che manchi la fiducia
nelle idee, perché a vendere qualcosa che già vende, siamo bravi
tutti, ma creare qualcosa che ricorda altro che ha avuto successo,
non è un merito. Vorrei vedere un po’ di più persone che si fidano
di chi quel lavoro lo fa, lo segue e lo sente. E questo discorso
non vale solo per l’animazione.”
Sicuramente la fiducia nei talenti e
nelle idee, da parte degli investitori, potrebbe portare alla luce
meraviglie, anche perché basta guardare a queste due donne,
italiane che lavorano all’estero, per capire che l’Italia è davvero
un terreno fertile per l’arte, il fumetto e l’animazione.
Primo adattamento in live action
del classico d’animazione Disney, il nuovo Aladdin targato
Guy Ritchie ha scelto Will Smith
per interpretare il Genio, personaggio che nell’originale del 1992
venne doppiato da Robin Williams e che l’attore
sembra aver omaggiato nel modo più originale possibile: attraverso
la musica e il potere della nostalgia.
A raccontarlo è proprio Smith in
un’intervista con Variety, dove si è parlato dei cambiamenti
apportati al personaggio e al modo di cantare i brani della colonna
sonora:
“La musica è stato il mio
strumento per entrare nei panni del Genio. Il primo giorno di
produzione stavo scherzando e provando sulle note di ‘Friend Like
Me’ quando ho notato che rientrava nel ritmo dell’hip-hop vecchia
scuola. Così è iniziato per gioco e abbiamo pensato che quel modo
di cantare aveva un tempo e un gusto che io capivo davvero e che mi
apparteneva. Da qui ho immaginato una maniera per rendere omaggio a
Robin senza cambiare le canzoni, facendo sentire al pubblico il
valore nostalgico dell’operazione e qualcosa di totalmente nuovo e
personale“.
Come saprete, nella sua carriera
Smith non si è limitato alla recitazione ma ha avuto un discreto
successo anche in campo musicale, pubblicando ben sette album in
veste di rapper e DJ. Dunque non stupisce che la nuova versione del
Genio abbia “subito” una trasformazione plasmata a immagine e
somiglianza del suo interprete, carismatico e talentuoso.
Qui sotto potete ascoltare il brano dalla colonna sonora di
Aladdin.
Diretto da Guy
Ritchie (Sherlock
Holmes, Operazione U.N.C.L.E.) e
scritto da John August (Dark
Shadows, Big Fish – Le Storie di Una Vita
Incredibile), Aladdin
è interpretato da Will
Smith (Alì, Men in
Black) nei panni del Genio con il potere di esaudire
tre desideri per chiunque entri in possesso della sua lampada
magica.
Mena
Massoud (Jack Ryan) è il
protagonista, lo sfortunato ma adorabile ragazzo di strada
innamorato della bellissima figlia del Sultano, la Principessa
Jasmine, interpretata da Naomi
Scott (Power Rangers), che
vuole scegliere liberamente come vivere la
propria vita. Marwan
Kenzari (Assassinio sull’Orient
Express) è Jafar, un malvagio stregone che escogita
un piano diabolico per destituire il Sultano e regnare su
Agrabah; mentre Navid
Negahban (Homeland: Caccia alla
Spia) interpreta il Sultano, il sovrano di
Agrabah, impaziente di trovare un marito adatto alla
figlia Jasmine.
Aladdin è
prodotto da Dan Lin (The LEGO
Movie), mentre il vincitore del Golden Globe
Marc Platt (La La
Land), Jonathan Eirich
(Deathnote) e Kevin De La
Noy (Il Cavaliere Oscuro – Il
Ritorno) sono i produttori esecutivi. La colonna
sonora è composta dall’otto volte Premio Oscar Alan
Menken (La Bella e la
Bestia, La
Sirenetta) e comprende nuove versioni dei brani
originali scritti da Menken e dagli autori premiati con
l’Oscar Howard Ashman (La
Piccola Bottega degli Orrori) e Tim
Rice (Il Re Leone), oltre a
due brani inediti realizzati dallo stesso Menken e dai compositori,
vincitori dell’Oscar e del Tony Award, Benj Pasek e Justin
Paul (La La Land, Dear Evan
Hansen).
Continua il viaggio alla scoperta
degli effetti speciali di Avengers: Endgame e del
lungo processo che ha portato alla realizzazione di alcune delle
sequenze più spettacolari della storia del cinecomic, e stavolta in
primo piano troviamo i momenti chiave della battaglia finale
dall’attacco al quartier generale dei Vendicatori fino a
Captain America che impugna finalmente il
Mjolnir e si scaglia contro Thanos.
Le immagini diffuse dai Marvel Studios mostrano anche
l’arrivo di Giant-Man, la distruzione dell’Avengers Compaund e
l’apertura di tutti i portali che ha riportato indietro gli eroi
vittime dello schiocco di Infinity War.
Inutile dire che degli ottimi
effetti visivi immergono lo spettatore nell’avventura dei
personaggi, lo trasportano in altre dimensioni e annullano il senso
di incredulità, tanto sono ormai vicini al realismo. E ovviamente,
quando parliamo di cinefumetto, non basta saper raccontare una
buona storia e avere figure di spessore, ma è necessario che questi
siano inseriti in un contesto che – per quanto immaginario – possa
avvicinarsi alla realtà, a qualcosa che si riesce a toccare con
mano.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Quella formata da Steve Rogers e
Bucky Barnes è senza dubbio una delle coppie di supereroi più amate
dell’universo cinematografico Marvel, e la chimica fuori e dentro
il set tra i loro interpreti, Chris Evans e
Sebastian
Stan, avrà sicuramente contribuito nella riuscita di
una dinamica molto toccante in questi primi undici anni di MCU.
A parlarne è stato lo stesso Stan
durante una convention londinese che si è tenuta questo fine
settimana, svelando ai fan qual è il suo ricordo preferito con il
collega di tutta l’esperienza sul set: non qualcosa di specifico,
ma che scatena ogni volta nell’attore un senso di nostalgia
relativamente al tempo trascorso da Captain America: Il
Primo Vendicatore a Avengers:
Endgame.
“Durante le
riprese del film abbiamo riso molto, e oggi sono a Londra, città a
cui lego molti bei ricordi. Solo ilfatto di essere tornato qui, dove abbiamo girato il primo
Captain America, mi rende felice e sembra che il tempo non sia mai
passato. Ricordo tutti i posti in
cui andavo a mangiare, e quanto ci divertivamo sul set…Inoltre
ricordo che quella fu la nostra prima esperienza di connessione
perché stavamo esplorando l’amiciziatra i personaggi“.
Senza quel legame speciale costruito
nel cinecomic del 2011 non ci sarebbero stati la crisi di
The Winter Soldier, lo scontro con Iron Man e il
riscatto di Bucky in Civil
War (e successivamente in Infinity
War), concludendo un percorso fatto di lacrime e
sacrifici in Endgame, dove abbiamo visto il
personaggio “cedere” lo spazio a Falcon con il
quale intraprenderà nuove avventure grazie alla serie tv di Disney
+.
Dopo gli eventi devastanti di
Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli
sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti
in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora
una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare
l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle
conseguenze che potrebbero esserci.
Un dettaglio nel nuovo poster di
Spider-Man: Far
From Home non è sfuggito ai fan dell”universo Marvel e sta facendo discutere per
il suo presunto riferimento a dei personaggi in arrivo nel
film.
Tutto nasce dal post di Ali Plumb,
reporter della BBC, su Twitter a proposito del misterioso triangolo
comparso sulla locandina del cinecomic che vede protagonisti
Tom Holland, Jake Gyllenhaal e
Samuel L. Jackson. E tra le tante teorie degli
utenti, quella sul simbolo della società segreta degli Illuminati è
sicuramente la più intrigante, oltre a essere un termine noto ai
conoscitori dei fumetti.
Sappiamo che in Far From
Home Quentin Beck, aka Mysterio, giocherà
un ruolo chiave e che l’illusionista proviene da un’altra realtà
(confermando le ipotesi sul Multiverso), dunque si potrebbe
ipotizzare che in realtà stia tramando e complottando insieme al
suo gruppo di potere per conquistare il pianeta Terra e instaurare
un nuovo ordine mondiale.
Di fatto le motivazioni di Mysterio
non sono state fornite dai trailer e la ragione per cui ha scelto
di combattere al fianco di Peter Parker sono ancora sconosciute.
Magari quel triangolo è solo un vezzo creativo sul materiale
promozionale, oppure una chiara anticipazione di ciò che vedremo
nel film…
Vi ricordiamo inoltre che gli
Illuminati sono un team di supereroi comparsi per
la prima volta sulle pagine della Marvel Comics nel 2005 in New Avengers n.7 e
che comprende Iron Man, Namor il Sub Mariner, Doctor Strange,
Freccia Nera, Professor Xavier e Mister Fantastic.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Per quanto riguarda le novità del
sequel, la tuta di metallo di Peter dovrebbe essere una
versione rimodellata di quella di Iron
Spider. vista in Avengers: Infinity
War. Questa nuova tuta, prevede anche una nuova maschera,
con degli occhiali al posto delle orbite bianche, come da
tradizione, questo perché è ovvio che il personaggio abbia bisogno
di una nuova maschera dopo che la sua precedente è andata distrutta
su Titano, durante il confronto con Thanos e prima della sua
disintegrazione.
American History X
è uno di quei film che andrebbero visti almeno una volta nella
vita, capace di far raccontare una parte della storia americana
molto incisiva e di far riflettere lo spettatore in maniera
profonda.
Uscito nel 1998, questo
lungometraggio si basa su personaggi ed eventi storici realmente
accaduti, analizzando i principi assurdi che muovono gli animi
degli skinhead.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su American History X.
American History X film
1. Il protagonista si basa
su una persona vera. Il personaggio protagonista di
American History X, Derek Vinyard, si basa sulla vita
reale di uno skinhead. La persona in questione sarebbe
Frank Meeink, uno dei maggiori esponenti del
movimento skinhead.
2. Gli attori modificavano
la sceneggiatura. Costanti modifiche alla sceneggiatura da
parte di Edward Furlong e Edward Norton hanno portato il regista,
Tony Kaye, ad essere deluso del progetto e
desiderando di lasciarlo. Kaye ha affermato che il loro armeggiare
continuo con lo script ha cambiato radicalmente il copione dalla
visione originale. Inoltre, il regista è rimasto insoddisfatto
della performance di Norton, ritenendo il film ancora oggi
incompiuto.
3. Il finale originale era
diverso. Inizialmente, American History X era
stato concepito con un finale diverso da quello che è stato poi
realizzato. Il film, infatti, si sarebbe dovuto chiudere con Derek
in piedi di fronte a uno specchio intento a rasarsi la testa dopo
che Danny è stato colpito. Questo era per dare un senso al ciclo
infinito di violenza e legare insieme la trama: tuttavia, questo
finale è stato rimosso dopo le obiezioni di
Edward Norton.
American History X streaming
4. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film lo può fare grazie alla sua presenza sulle diverse piattaforme
di streaming digitale legale come Rakuten Tv, Chili, Tim Vision,
Google Play e Netflix.
American History X frasi
5. Un film ricco di frasi
memorabili. Se c’è un film che ha dato vita a frasi
iconiche e rimaste nell’immaginario collettivo, quel film è proprio
American History X. Ecco qualche esempio.
La vita è troppo breve per
passarla sempre arrabbiati.
Vieni ad avvelenare la cena della
mia famiglia con tutte le tue bugie da giudeo, coccolanegri, hippy
balordo. (Derek)
Negro… Hai fatto infuriare il toro
sbagliato! (Derek)
Lincoln ha liberato gli schiavi
quando!?… 130 anni fa… E quanto tempo gli ci vuole per integrarsi…
(Derek)
Vuole farti sentire in colpa per
aver scritto su Adolf Hitler. Se un negro, se un ispanico parla di
Martin Luter King o di quel fottuto comunista di Chavez si becca i
complimenti… Non vedi quanta ipocrisia c’è in questo?
(Cameron)
American History X cast
6. Poteva esserci anche
Joaquin Phoenix. Prima di delineare il cast, i ruoli
principali erano stati offerti a diversi attori. Basti pensare che
a Joaquin Phoenix era stato offerto il ruolo di
Derek Vinyard: tuttavia, l’attore ha trovato sgradevole l’argomento
del film, decidendo di rifiutare l’offerta.
7. Era stato preso in
considerazione Marlon Brando. Inizialmente, si era pensato
di scritturare Marlon Brando per il ruolo di Cameron
Alexander, basato su Tom Metzger, leader della
Whiter Aryan Resistance. Alla fine, però, l’ingaggio non è andato
in porto.
8. Anche un altro attore
era stato considerato per il film. Durante la scelta degli
attori atti ad interpretare i vari personaggi del film, era stato
considerato anche Paul Mazursky per il ruolo di
Murray. Tuttavia, anche non sono chiari i motivi, questo rapporto
lavorativo non ha mai preso il volo e il ruolo è poi andato a
Elliott Gould.
American History X: Edward
Norton
9. Per avere il ruolo ha
rinunciato a un film. Per poter interpretare il suo
personaggio, Derek Vinyard, Edward Norton ha rinunciato ad apparire
in Salvate il soldato Ryan. I due film, infatti, sono
stati realizzati nello stesso anno e l’attore si è trovato a dover
compiere una scelta.
10. Si è trasformato per il
film. Edward Norton non è molto conosciuto per aver
compiuto trasformazioni fisiche in preparazione ai ruoli da lui
interpretati. Per dare una versione più realistica del suo
personaggio, però, l’attore si è rasato la testa poco prima delle
riprese e ha messo su circa 13 chili di muscoli.
Aladdin conquista il box office italiano,
seguito da Il Traditore e Dolor Y Gloria. Si è concluso un
altro ottimo fine settimana per il box office italiano considerando
il periodo, grazie soprattutto alle nuove uscite. Infatti Aladdin trionfa al botteghino con 6,3 milioni
di euro incassati da mercoledì a domenica in ben 908 sale,
registrando una straordinaria media per sala pari a settemila
euro.
Il Traditore di Marco Bellocchio apre
in seconda posizione con 1,4 milioni di euro e un’ottima media per
sala di 3700 euro. Fresco vincitore della Palma d’Oro come Miglior
Attore ad Antonio Banderas al Festival di Cannes, Dolor
Y Gloria conferma il terzo poso raccogliendo
altri 711.000 euro con cui supera quota 2,1 milioni. John Wick 3 scende in quarta
posizione con altri 647.000 euro per un globale di 2,5 milioni,
mentre Attenti a quelle due arriva a 1,4
milioni con altri 405.000 euro.
Segue Pokemon Detective Pikachu che sfiora
il tetto dei 5 milioni complessivi con altri 401.000 euro.
L’Angelo del Male – Brightburn esordisce
al settimo posto con 253.000 euro. Calo per Avengers: Endgame (186.000 euro) e
Ted Bundy – Fascino criminale (90.000
euro), giunti rispettivamente a 29,5 milioni totali e 1,3 milioni
complessivi. Chiude la top10 Asbury Park: lotta,
redenzione, rock and roll che debutta con appena
56.000 euro.
Introdotto nel 2011 nel MCU grazie all’adattamento
shakespeariano di Kenneth Branagh,
Thor è uno dei pochi personaggi dell’universo
Marvel ad aver subito un vero e proprio “riavvio”, ribaltando così
l’impressione del pubblico e donando nuova linfa ad un arco
narrativo che sembrava essersi piegato dopo The Dark
World. È stato infatti Ragnarok, e la mano di
Taika Waititi, a mettere tutto in discussione,
portando il Dio del Tuono verso il territorio della commedia poi
calcato anche dagli sceneggiatori di Infinity War
e Endgame.
Ma cosa potrebbe riservare il futuro del supereroe? Ecco 10
buone ipotesi:
1Un grande punto di domanda
Abbiamo analizzato ogni ipotesi, teoria e
suggestione basandoci su ciò che il MCU ci ha lasciato in questi
primi undici anni, ma la verità è che – almeno per quanto riguarda
Thor – il futuro del Dio del Tuono assume oggi la forma di un
grande punto interrogativo.
Hemsworth è in scadenza di contratto, in
Endgame il Thor alcolizzato e sovrappeso ha chiuso
il suo cerchio e non sappiamo dove sia diretto (fisicamente e
mentalmente). Cosa accadrà al personaggio? Lo rivedremo già nella
Fase 4?
Demolition Man è
uno di quei film da rivedere almeno una volta al mese, ricco di
tensione, avventura e anche un bel po’ di ironia, atta a
conquistare il pubblico di diverse generazioni. Uscito nel 1993, la
realizzazione del film, diretto da Marco Brambilla, è stata
piuttosto articolata e ha richiesto un certo impegno da parte di
tutti per un’ottima riuscita. Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Demolition Man.
Demolition Man film
1. Il titolo del film
deriva da una canzone.Demolition Man, il titolo
di questo
lungometraggio, è stato tratto dall’omonima canzone realizzata
dai The Police e scritta da Sting
nel 1981. Per il film si è deciso di realizzare una versione del
brano, di cui venne pubblicato anche un EP in corrispondenza
dell’uscita del film nel 1993.
2. Uno scrittore ha
constatato la somiglianza del film con un suo romanzo. Lo
scrittore di fantascienza ungherese Istvan Nemere
ha affermato che la maggior parte di Demolition Man è
basato sul suo romanzo, Holtak Harca (Fight of the Dead),
pubblicato nel 1986. Nel romanzo, un terrorista e un soldato
dell’antiterrorismo vengono congelati criogeneticamente, per poi
risvegliarsi nel ventiduesimo secolo e scoprire che la violenza è
stata eliminata dalla società. Lo scrittore ha dichiarato che un
comitato apposito ha dimostrato che il 75% del film è identico al
libro, ma ha scelto di non fare causa perché sarebbe stato troppo
costoso per lui.
Demolition Man streaming
3. Il film è disponibile in
streaming digitale. Chi volesse vedere o rivedere questo
film, è possibile farlo grazie alla sua presenza su diverse
piattaforme digitali come Rakuten Tv, Chili, Tim Vision, Infinity,
Google Play e iTunes.
Demolition Man cast
4. Sandra Bullock aveva un
vestito particolare. Durante la sequenza del Taco Bell,
Sandra Bullock indossa un vestito che era
fatto di pietre e gemme e dal peso complessivo di circa 18 chili.
Dopo la scena di lotta fuori dal ristorante dove il suo personaggio
salta allegramente e ripete l’azione, il suo vestito aveva iniziato
a strapparsi. Ecco perché lei tiene le braccia attaccate ai fianchi
dopo che Stallone si allontana.
5. Wesley Snipes odiava i
suoi capelli. Nel film è presente l’attore Wesley Snipes che, per
interpretare il suo personaggio, si era tinto i capelli di biondo.
Siccome era arrivato ad odiare i suoi capelli, l’attore ha optato
per una rasatura appena le riprese erano terminate. Tuttavia, c’è
chi ha apprezzato quel colore: il giocatore di basket Dennis
Rodman, infatti, ha iniziato a tingersi i capelli alla stessa
maniera dopo l’uscita del film.
6. Nel cast ci sarebbero
dovuti essere due attori d’eccezione. Le due scelte
originali per i ruoli erano Steven Seagal e
Jean-Claude Van Damme. A Van Damme è stato
offerto il ruolo del cattivo, ma non lo voleva. Avrebbe
acconsentito solo se entrambi i ruoli principali potessero essere
cambiati: così, i produttori hanno cercato di convincere Seagal a
interpretare il cattivo, ma lui ha rifiutato. Di fatto, Van Damme è
stato poi rimpiazzato da Stallone.
Demolition Man: Sylvester
Stallone
7. Una scena lo ha
terrificato. Si tratta della scena del congelamento
criogenico che lo stesso
Stallone ha descritto come “probabilmente le peggiori cinque
ore che abbia mai avuto sui set cinematografici… ero
terrorizzato”.
8. Voleva Jackie
Chan.Sylvester Stallone voleva che il personaggio
di Simon Phoenix fosse interpretato da Jackie Chan. Tuttavia, l’attore ha rifiutato,
dal momento che al pubblico asiatico non piace l’idea degli attori
che hanno sempre interpretato eroi ed improvvisamente vestono i
panni di personaggi antagonisti.
Demolition Man conchigliette
9. Nel film vengono citate
come strumento per eliminare i rifiuti corporali. In
Demolition Man è presente una scena piuttosto ironica che
riguarda il modo alternativo per pulirsi dai rifiuti del corpo.
Nella fattispecie, vengono citate le conchigliette e lo stesso
Stallone ha dichirato che l’idea di base è che due delle tre
conchiglie si dovrebbero usare come bacchette per tirare fuori i
rifiuti dal corpo, mentre la terza per raschiare quanto rimasto.
Non esiste, però, nessuna spiegazione riguardo a come dovevano
essere puliti o disinfettati.
10. Una trovata nata per
caso. La trovata dell’utilizzo delle tre conchiglie è nata
praticamente quasi per caso. Secondo lo sceneggiatore
Daniel Waters, quest’ispirazione è nata mentre
stava scrivendo una scena in cui Spartan deve utilizzare il bagno.
Stava cercando di inventare cose futuristiche che si sarebbero
potute trovare dentro e, non riuscendoci, ha chiamato un amico e
collega per farsi aiutare. Ironia della sorte, egli si trovava in
bagno in quel momento e sottolineò di avere un sacchetto di
conchiglie sul water come decorazione.