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Doug Liman fornisce un aggiornamento sul film nello spazio con Tom Cruise

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Il regista Doug Liman è attualmente a Venezia, dove presenta il suo cortometraggio Asteroids, in concorso tra le 30 opere facenti parte della sezione Immersive Competition. Interpretato da Hailee Steinfeld, Rhenzy Feliz, DK Metcalf, Ron Perlman, Frieda Pinto e Leon Mandel, il film ruota attorno a un gruppo di sconosciuti che si dirigono verso un asteroide a bordo di un vecchio razzo russo Soyuz per una missione rischiosa volta a estrarre ricchezze oltre ogni immaginazione. Solo uno dei viaggiatori spaziali tornerà sulla Terra.

Data l’ambientazione del corto, a Liman è stato chiesto da Deadline del suo progetto da girare nello spazio con Cruise, rivelato per la prima volta nel 2020, Liman ha detto che è ancora in programma, ma che non ci sono aggiornamenti. “Ho appena finito Asteroid, quindi ora sto riflettendo su cosa fare dopo e su cosa ho imparato, in parte anche sulla reazione del pubblico. Preferireste che vi dessi risposte più concrete, ma mi state mettendo alle strette… Non so dove mi porterà tutto questo. So che voglio fare di più nello spazio…”.

Sono però più entusiasta dell’idea di personaggi che non hanno motivo di andare nello spazio dopo aver realizzato questo film“, ha detto Doug Liman. Il regista ha però aggiunto che girare un film nello spazio rimane nella sua lista dei desideri, ma confermando che per ora non c’è nulla in programma, dato che sia lui che Cruise sono impegnati in altri progetti. “Sono più entusiasta di andare nello spazio, non meno… ma il nostro obiettivo è realizzare qualcosa di grande”.

Molti cercano di fare cose appariscenti del tipo: ‘Oh, è nello spazio’. Non mi interessa fare qualcosa che sia solo un espediente promozionale. Voglio realizzare un film che la gente guarderà tra cento anni, quando forse ci saranno centinaia di film girati nello spazio e non ci sarà nulla di speciale nel fatto che sia ambientato nello spazio. Questo è l’obiettivo di tutto ciò che faccio“, chiarisce il regista. “Se mai girassi un film nello spazio, la domanda sarebbe: cosa potrei fare che non si possa fare sulla Terra e che sia un grande intrattenimento, che sia meglio che non farlo nello spazio?”

Cosa sappiamo del film nello spazio di Doug Liman Tom Cruise

Gli ultimi aggiornamenti sul film, al momento ancora senza titolo, risalgono al 2023, quando Tom Cruise ha affermato che sia lui che il regista Doug Liman non sanno ancora quando il film si concretizzerà ma che “ci stiamo lavorato diligentemente e vedremo dove riusciremo ad arrivare“. Come riportato in precedenza, il progetto non sarà un racconto di fantascienza, ma sarà invece una semplice storia di azione/avventura, con la trama che dovrebbe seguire un uomo (Cruise), che si ritrova improvvisamente nella posizione privilegiata di essere l’unica persona che può salvare la Terra, ma che per farlo dovrà recarsi su una Stazione Spaziale tramite un razzo.

Stranger Things – Stagione 5: i fratelli Duffer rivelano dettagli sul Volume 1

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I co-creatori di Stranger Things, i fratelli Duffer, hanno rivelato alcuni nuovi dettagli sugli episodi della quinta stagione in arrivo. In un nuovo post su Instagram, Ross Duffer ha infatti rivelato che la post-produzione del Volume Uno (composta dai primi 4 episodi) della quinta stagione di Stranger Things è stata completata. Ha poi condiviso nuovi dettagli sugli episodi 3 e 4, “The Turnbow Trap” e “Sorcerer”, il primo dei quali è diretto “da uno dei nostri idoli, Frank Darabont”, mentre il secondo è così importante che stanno “ancora riprendendosi” dalle riprese.

Capitoli tre e quattro: chiusi, mixati, musicati, colorati… Il Volume Uno è FINITO. “The Turnbow Trap” è l’episodio più classico di Stranger Things della stagione. Ha tutte le nostre cose preferite. Diretto da uno dei nostri idoli, Frank Darabont (Le ali della libertà! Il miglio verde! The Walking Dead!), che è letteralmente uscito dal pensionamento per questo progetto. Ovviamente ha fatto un lavoro fantastico“, scrive Duffer.

Sorcerer” è ENORME, grande come qualsiasi finale che abbiamo mai realizzato, e le riprese più folli dal punto di vista logistico della nostra vita. Ci stiamo ancora riprendendo”, afferma invece per quanto riguarda il quarto episodio, quello conclusivo del Volume Uno. Considerando la pausa di circa un mese che separerà questo episodio dai successivi, c’è da attendersi un “finale” estremamente potente, con un cliffhanger che terrà i fan della serie con il fiato sospeso fino al 26 dicembre, quando arriverà il Volume Due.

Guarda il trailer di Stranger Things 5 dei Duffer Brothers

La quarta stagione di Stranger Things si è conclusa con un finale drammatico e cupo, lasciando i fan in attesa di un epilogo all’altezza della posta in gioco. Dopo aver scoperto che Vecna altri non è che Henry Creel/Numero Uno, Undici e i suoi amici hanno affrontato una battaglia disperata per fermarlo, ma senza riuscire ad annientarlo completamente. Hawkins è stata gravemente danneggiata: il portale tra il Sottosopra e il mondo reale si è aperto in modo permanente, scatenando una distruzione visibile a occhio nudo. I protagonisti si ritrovano finalmente riuniti, ma la sensazione è che la guerra sia appena cominciata, con la realtà che inizia a contaminarsi sempre più con l’oscurità dell’altra dimensione.

La trama della quinta stagione riprenderà direttamente dagli eventi della precedente, senza salti temporali. I fratelli Duffer, creatori della serie, hanno anticipato che la Stagione 5 sarà l’ultima e si concentrerà sullo scontro finale tra Undici e Vecna per la salvezza di Hawkins e, forse, dell’intero pianeta. L’ambientazione tornerà a essere più concentrata sulla cittadina dell’Indiana, come nella prima stagione, ma con un tono epico e definitivo. Verranno svelati i segreti rimasti in sospeso sul Sottosopra, sul laboratorio di Hawkins e sul legame psichico tra Undici e le creature che lo abitano.

Il cast della quinta stagione vedrà il ritorno di tutti i volti principali. Millie Bobby Brown sarà ancora Undici, pronta a usare i suoi poteri in una battaglia decisiva. Fanno poi parte del cast Finn Wolfhard (Mike), Noah Schnapp (Will), Gaten Matarazzo (Dustin), Caleb McLaughlin (Lucas), Sadie Sink (Max) e Natalia Dyer (Nancy), Joe Keery (Steve), Charlie Heaton (Jonathan), Maya Hawke (Robin), Winona Ryder (Joyce) e David Harbour (Hopper). Grande attesa anche per il ritorno di Jamie Campbell Bower nel ruolo di Vecna/Henry, ancora più potente e vendicativo.

I fratelli Duffer hanno anche dichiarato che questa stagione sarà la più intensa e commovente dell’intera saga, promettendo un finale all’altezza delle aspettative. La posta in gioco è altissima: la chiusura di una delle serie più amate dell’ultimo decennio porterà con sé risposte definitive, ma anche inevitabili addii. L’ultimo capitolo di Stranger Things non sarà solo una resa dei conti, ma un evento narrativo e culturale atteso da milioni di fan in tutto il mondo.

La distribuzione della quinta stagione su Netflix sarà così ripartita:

  • Volume 1: 27 novembre
  • Volume 2: 26 dicembre
  • Finale: 31 dicembre

Clayface: foto dal set confermano l’esistenza di Joker nel DCU

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Clayface: foto dal set confermano l’esistenza di Joker nel DCU

Le riprese del film Clayface, uno dei prossimi capitoli cinematografici del DC Universe di James Gunn Peter Safran, sono ufficialmente iniziate. Stanno dunque iniziando a circolare online le prime immagini dal set e dopo averne viste alcune con auto della polizia di Gotham e altre del protagonista Tom Rhys Harries, ora ha fatto la sua comparsa in rete una foto che sembra confermare l’esistenza di Joker nel DCU.

L’account @lilyfnrose ha infatti recentemente condiviso diverse nuove immagini (le si può vedere qui) che includono un primo riferimento al supercattivo più famoso di Batman. Sebbene nelle immagini non compaiano attori del cast, sono i numerosi poster e graffiti sui muri ad attirare l’attenzione. Uno di essi riporta la scritta “The Jokers”, un chiaro riferimento al personaggio della DC, che segna così il primo richiamo al nemico di Batman nella DCU.

Anche se questo easter egg su Joker è incluso nel film Clayface, ciò non significa che il Principe Clown del Crimine apparirà nel film. Semmai, serve a mettere in risalto Gotham City piuttosto che introdurre il villain, spingendo ad attendersi ulteriori potenziali riferimenti di questo tipo sparsi nell’ambiente. Considerando che la DCU è stata ideata per avere già vari eroi e cattivi esistenti in questo universo, non è una sorpresa che Joker sia presente, al punto che potrebbe avere i suoi seguaci.

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Kim Novak’s Vertigo: recensione del documentario di Alexandre O. Philippe – Venezia 82

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Alexandre O. Philippe ha fatto del cinema di culto la sua ossessione: Alien, Lynch, Oz… e ora Hitchcock. Con Kim Novak’s Vertigo, presentato Fuori Concorso a Venezia 82, il regista torna a corteggiare il mito con la stessa reverenza di un chierichetto davanti all’altare. Ma se il fantasma di Hitchcock aleggia sul documentario, lo spirito che davvero domina la scena è quello di Kim Novak, 92 anni, che accetta finalmente di guardarsi indietro. Peccato che l’operazione sia più un atto di devozione che un’analisi. Philippe non costruisce un ritratto critico, ma una specie di confessionale vintage, un film che gira in tondo come le spirali di Saul Bass.

Dalla diva riluttante all’attrice “per caso”

Novak racconta la sua carriera come un lungo equivoco: da Marilyn Novak, modella di frigoriferi, a Kim, “la grassa polacca” secondo Harry Cohn, fino al ruolo della vita in Vertigo. L’attrice insiste nel definirsi una “re-actor”, più che una vera interprete, un corpo che reagisce sul set più che un’artista consapevole. Philippe, affascinato da questa auto-svalutazione, non osa contraddirla.

Eppure, se i racconti personali conservano un indubbio fascino, l’impianto filmico li trasforma in un loop ripetitivo: Hollywood come trauma, Hitchcock come padre spirituale, la fuga dall’industria come liberazione. Non c’è contraddittorio, non c’è distanza. Solo un microfono lasciato acceso, con qualche inserto di repertorio e un montaggio che prova a somigliare a un thriller psicanalitico.

Il titolo allude ovviamente a Vertigo, ma anche al senso di vertigine vissuto da Novak nei suoi anni hollywoodiani. Philippe abbraccia la metafora con zelo quasi scolastico: cerchi, spirali, dissolvenze che inseguono l’estetica di Bass senza mai avvicinarne la potenza. Le sequenze dedicate ai quadri dell’attrice vorrebbero mostrare una rinascita artistica, ma finiscono per accentuare l’impressione di un film che non sa scegliere se essere saggio critico, confessione intima o catalogo illustrato.

Il momento culminante, il ritrovamento dell’iconico tailleur grigio, si risolve in una scena carica di pathos ma povera di cinema: un vestito conservato in soffitta, un’attrice che lo contempla, il pubblico invitato a commuoversi. È davvero troppo poco per un documentario che ambisce a dialogare con uno dei capolavori assoluti della settima arte.

Il rischio dell’agiografia

Sembra che Kim Novak’s Vertigo sia stato presentato fuori concorso per una forma di cortesia istituzionale. Philippe costruisce un film che non mette mai in discussione il proprio oggetto, preferendo cullarsi nell’aura del mito. Hitchcock diventa un’icona, Novak un’icona resiliente, e tutto ciò che resta è un esercizio di nostalgia.

Il problema non è la venerazione (legittima) ma la mancanza di sostanza critica. Al di là dell’aneddotica (le dita dei piedi di James Stewart, il soprannome offensivo di Cohn, il ritiro in Oregon), rimane poco.

Warwick Davis tornerà nei panni di Filius Vitious per la serie Harry Potter

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Per celebrare i festeggiamenti odierni del “Ritorno a Hogwarts”, è stato confermato che la serie TV Harry Potter della HBO vedrà Warwick Davis riprenderà il suo ruolo cinematografico del professor Filius Vitious, segnando così il suo ritorno nel mondo magico.

La serie ha anche scritturato altri attori per altri studenti di Hogwarts, con Elijah Oshin nel ruolo di Dean Thomas, Finn Stephens in quello di Vincent Crabbe e William Nash in quello di Gregory Goyle. Il personale della scuola si è arricchito di nuovi membri, con Sirine Saba nel ruolo della professoressa Pomona Sprout, Richard Durden nel ruolo del professor Cuthbert Binns e Bríd Brennan nel ruolo di Madam Poppy Pomfrey.

Infine, la star di Joker, Leigh Gill interpreterà il ruolo di Griphook della Banca Gringott, un ruolo che Davis aveva già interpretato nei film di Harry Potter (qui si possono vedere i volti degli attori scelti). Con questo, il cast di Harry Potter è quasi completo. Alcuni ruoli chiave devono ancora essere assegnati, il più importante dei quali è quello di Lord Voldemort, anche se secondo quanto riferito il piano sarebbe di svelarlo quando la serie andrà in onda.

Il ritorno di Warwick Davis significa però che vedremo altri attori riprendere i loro ruoli dai film di Harry Potter quando arriverà su HBO nel 2027? Sembra un po’ una trovata pubblicitaria, e probabilmente si tratterà di un caso isolato, ma la star di Willow è molto amata dai fan della fantascienza e del fantasy, quindi è improbabile che ci siano troppe lamentele riguardo al suo ritorno.

Cosa sappiamo della serie HBO su Harry Potter

La prima stagione sarà tratta dal romanzo La pietra filosofale e abbiamo già visto alcuni altri momenti chiave del romanzo d’esordio di J.K. Rowling essere trasposti sullo schermo. La prima stagione di Harry Potter dovrebbe essere girata fino alla primavera del 2026, mentre la seconda stagione entrerà in produzione pochi mesi dopo. Ogni libro dovrebbe costituire una singola stagione, il che significa che avremo sette stagioni nell’arco di quasi un decennio.

HBO descrive la serie come un “adattamento fedele” della serie di libri della Rowling. “Esplorando ogni angolo del mondo magico, ogni stagione porterà ‘Harry Potter’ e le sue incredibili avventure a un pubblico nuovo ed esistente”, secondo la descrizione ufficiale. Le riprese dovrebbero avere inizio nel corso dell’estate 2025, per una messa in onda prevista per il 2026.

La serie è scritta e prodotta da Francesca Gardiner, che ricopre anche il ruolo di showrunner. Mark Mylod sarà il produttore esecutivo e dirigerà diversi episodi della serie per HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television. La serie è prodotta da Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films.

Come già annunciato, Dominic McLaughlin interpreterà Harry, Arabella Stanton sarà Hermione e Alastair Stout sarà Ron. Il cast principale include John Lithgow nel ruolo di Albus Silente, Janet McTeer nel ruolo di Minerva McGranitt, Paapa Essiedu nel ruolo di Severus Piton, Nick Frost nel ruolo di Rubeus Hagrid, Katherine Parkinson nel ruolo di Molly Weasley, Lox Pratt nel ruolo di Draco Malfoy, Johnny Flynn nel ruolo di Lucius Malfoy, Leo Earley nel ruolo di Seamus Finnigan, Alessia Leoni nel ruolo di Parvati Patil, Sienna Moosah nel ruolo di Lavender Brown, Bertie Carvel nel ruolo di Cornelius Fudge, Bel Powley nel ruolo di Petunia Dursley e Daniel Rigby nel ruolo di Vernon Dursley.

Si avranno poi Rory Wilmot nel ruolo di Neville Paciock, Amos Kitson nel ruolo di Dudley Dursley, Louise Brealey nel ruolo di Madama Rolanda Hooch e Anton Lesser nel ruolo di Garrick Ollivander. Ci sono poi i fratelli di Ron: Tristan Harland interpreterà Fred Weasley, Gabriel Harland George Weasley, Ruari Spooner Percy Weasley e Gracie Cochrane Ginny Weasley. Warwick Davis, già membro dei film per il cinema, riprenderà il ruolo del professor Filius Vitious.

La serie debutterà nel 2027 su HBO e HBO Max (ove disponibile) ed è guidata dalla showrunner e sceneggiatrice Francesca Gardiner (“Queste oscure materie”, “Killing Eve”) e dal regista Mark Mylod (“Succession”). Gardiner e Mylod sono produttori esecutivi insieme all’autrice della serie J.K. Rowling, Neil Blair e Ruth Kenley-Letts di Brontë Film and TV, e David Heyman di Heyday Films. La serie di Harry Potter è prodotta da HBO in collaborazione con Brontë Film and TV e Warner Bros. Television.

Harry Potter: per Chris Columbus una reunion al cinema è impossibile

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Il regista Chris Columbus ritiene che un nuovo film che riunisca il cast della saga cinematografica Harry Potter sia estremamente improbabile. Sebbene siano ancora molto popolari oggi, questi film hanno avuto un successo strepitoso quando sono usciti nelle sale, incassando 7,7 miliardi di dollari al botteghino, senza nemmeno tenere conto dell’inflazione. Mentre il franchise spin-off Animali fantastici ha faticato a mantenere lo slancio, Harry Potter ha sempre avuto grande successo.

Questo successo è stato in parte determinato dal casting azzeccato dei film originali. Daniel Radcliffe (Harry), Emma Watson (Hermione) e Rupert Grint (Ron) hanno interpretato alla perfezione il trio protagonista, crescendo insieme alla serie e al loro pubblico. Gli spettatori hanno così potuto affezionarsi a questi personaggi durante i 10 anni di programmazione.

Sfortunatamente, Columbus, che ha diretto i primi due film, ritiene dunque che non si riuniranno mai più in un film di Harry Potter. In un’intervista al Sunday Times, ha spiegato che, a causa delle opinioni controverse dell’autrice J.K. Rowling sulle persone transgender, molti dei membri del cast originale non hanno alcun interesse a riprendere i loro ruoli.

Non succederà mai. È diventato tutto così complicato con tutte le questioni politiche. Tutti i membri del cast hanno la loro opinione, che è diversa dalla sua, il che rende impossibile la cosa. Non parlo con la signora Rowling da circa un decennio, quindi non ho idea di cosa le stia succedendo, ma sono in stretto contatto con Daniel Radcliffe e gli ho parlato proprio pochi giorni fa. Ho ancora un ottimo rapporto con tutti i ragazzi del cast”.

Negli ultimi dieci anni, come noto, la Rowling ha ripetutamente criticato le persone transgender, mentre Watson, Grint e Radcliffe hanno costantemente difeso la comunità LGBTQ+. La loro posizione ha portato la Rowling a criticare direttamente gli attori, il che rende ancora meno probabile la realizzazione di un film che li riunisca tutti insieme. In precedenza c’era stato un revival di Harry Potter nel 2022.

Harry Potter 20th Anniversary: Ritorno a Hogwarts ha visto molti membri del cast tornare per celebrare la serie, anche se non hanno ripreso i loro ruoli. Le tre star erano tra i partecipanti, anche se la Rowling non è apparsa al di fuori di brevi clip d’archivio. C’è sempre la possibilità di un sequel sotto forma di Harry Potter e la Maledizione dell’Erede, ma i commenti di Columbus rendono sempre più improbabile il suo sviluppo. Non resta dunque che attendere la serie targata HBO.

Un anno di scuola: recensione del film di Laura Samani – Venezia 82

Con Piccolo Corpo aveva incantato prima il pubblico del Festival di Cannes e poi gli spettatori italiani. Ora, Laura Samani porta la sua opera seconda tra le fila del concorso di Orizzonti a Venezia 82, cambiando nettamente registro con Un anno di scuola. Da quella storia di elaborazione del lutto nell’Italia di inizio Novecento, che virava quasi verso il fiabesco e il folk horror, la regista triestina fa un balzo verso il coming-of-age, ripescando dagli anni della sua gioventù e contemporaneamente riadattando e aggiornando il romanzo del 1961 di Giani Stuparich.

Buon ultimo primo giorno di scuola!

Settembre 2007, Trieste. Fred, diciottenne svedese vivace e intraprendente, si trasferisce in città per frequentare l’ultimo anno di un Istituto Tecnico. È l’unica ragazza in una classe composta interamente da ragazzi e attira subito l’attenzione di tre amici inseparabili: Antero, affascinante e introverso; Pasini, seduttore carismatico; Mitis, dal carattere buono e protettivo. Legati da sempre da un’amicizia indissolubile, i tre vedono l’equilibrio del loro legame incrinarsi con l’arrivo di Fred, che li mette di fronte a gelosie e desideri mai confessati. Mentre ciascuno di loro sogna di conquistarla, lei vuole soltanto entrare a far parte del gruppo, ma per essere accettata deve continuamente rinunciare a una parte di sé.

Per buona parte dell’inizio, nella fase di inserimento scolastico, Fred viene inquadrata di spalle, subordinato allo sguardo di una classe di soli maschi che non esita a lanciare battutine sessiste facendone la conoscenza. La ragazza svedese, scopriremo spostandoci dalla scuola a casa sua, vive in un mondo di soli uomini, dato che la mamma è morta. Ben presto, però, Fred rinuncerà alla condizione di emarginata che potrebbe derivare da questa situazione, preferendo assumere comportamenti più maschili, in alcuni casi di manifestare il suo essere più avanti (nelle prime fasi della storia d’amore con Antero). I problemi non tarderanno però ad arrivare quando gli altri membri del gruppo capiranno che tra i due c’è del tenero.

Una gang che non si dimentica

Stella Wendick, Giacomo Covi, Pietro Giustolisi, Samuel Volturno: i giovani protagonisti del film di Samani sono semplicemente irresistibili. Sono loro la vera essenza di un coming-of-age sincero e romantico, di quelli che è rinfrescante vedere sugli schermi italiani. La dolcezza con cui inquadra l’integrazione di Fred, le avventure in gruppo e, soprattutto, la love story con Antero, che va a scombussolare le dinamiche di gruppo, prendono lo spirito dei racconti di formazione statunitense stabilendoli dentro i confini del nostro Paese, senza mai scimmiottarli.

Se per alcuni Un anno di scuola potrebbe essere considerato un “passo indietro” rispetto a Piccolo Corpo – decisamente più originale nel soggetto – nella filmografia di Samani, questo esperimento prova invece la versatilità di una regista giovane ma già ben assestata, che riesce a trattare con grande credibilità due forme molto diverse tra di loro. Questo, molto probabilmente, è il risultato dell’amore sconfinato che Samani nutre per i suoi personaggi, mai figure unilaterali, che vanno ad arricchire profondatamente la cornice narrativa con le loro scelte. In questo caso, Fred capisce che “questi ragazzini idioti” cresceranno prima o poi, e che lei avrà contribuito. Che non può dargli ancora più potere, rischiare di impantanarsi in comportamenti che non la rappresentano, restare indietro.

I Fantastici Quattro: Gli Inizi supera i 500 milioni di incasso!

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I Fantastici Quattro: Gli Inizi supera i 500 milioni di incasso!

I Fantastici Quattro: Gli Inizi ha superato un importante traguardo al botteghino. Il film, che introduce il quartetto protagonista nell’universo cinematografico Marvel, è il 37° capitolo della serie interconnessa dedicata ai supereroi ed è il terzo film Marvel ad essere uscito nel 2025, dopo Captain America: Brave New World e Thunderbolts*. Il prossimo capitolo, Spider-Man: Brand New Day, è previsto per luglio 2026.

Tornando a I Fantastici Quattro: Gli Inizi, il film ha debuttato con 117,6 milioni di dollari, il miglior risultato dell’anno per l’MCU nel weekend di apertura negli Stati Uniti. Tuttavia, ha subito un crollo nel secondo weekend con un calo del 67,1%, uno dei peggiori della serie. Ciononostante, nelle settimane successive ha continuato a scalare lentamente e costantemente le classifiche. Secondo The Numbers, il film ha ora raggiunto un incasso globale di 505,1 milioni di dollari entro la metà del weekend festivo del Labor Day, il suo sesto weekend nelle sale.

Questo totale comprende 264,6 milioni di dollari incassati nelle sale nazionali e altri 240,5 milioni di dollari nei mercati internazionali. Questo rende I Fantastici Quattro: Gli Inizi solo il nono film del 2025 a superare l’importante traguardo dei 500 milioni di dollari a livello globale, dietro Mission: Impossible – The Final Reckoning, Superman, F1 – Il film, Dragon Trainer, Jurassic World – La rinascita, Minecraft, Lilo & Stitch e Ne Zha II.

Inoltre, è il primo e unico film MCU a raggiungere questo traguardo nel 2025, avendo superato di gran lunga sia Captain America: Brave New World (415,1 milioni di dollari in tutto il mondo) che Thunderbolts* (382,4 milioni di dollari). Nonostante abbia raggiunto questo importante traguardo, I Fantastici Quattro: Gli Inizi sta ancora faticando a scalare la classifica di tutti i tempi dei film del Marvel Cinematic Universe. Dopotutto, la redditizia serie di film sui supereroi, che ha incassato complessivamente più di 32 miliardi di dollari in tutto il mondo, ha già avuto altri 26 episodi che hanno incassato più di 500 milioni di dollari.

Frank Grillo elogia il DCU: “Hanno il controllo di ciò che sta accadendo”

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In qualità di attore che ha visto entrambi i lati della medaglia – MCU e DCU Frank Grillo sta confrontando il modo in cui le due potenti case di produzione di supereroi, Marvel e DC Studios, affrontano i loro vasti multiversi. In un’intervista a People, l’attore membro del cast di Captain America: The Winter Soldier e Peacemaker ha osservato che le due società hanno approcci “diversi” alla realizzazione dei film e all’ideazione.

È diverso. Non è organizzato allo stesso modo. Alla DC è davvero come se tutte le sceneggiature fossero davanti a te e tu avessi una visione chiara di ciò che sta accadendo”, ha detto Grillo. L’attore ha poi aggiunto: “E non c’è niente di sbagliato in questo, ma la Marvel è un po’ più improvvisata”. Sebbene Grillo abbia sottolineato che lo studio ha “fatto un ottimo lavoro”, personalmente ha trovato “un po’ spaventoso” recitare in una scena non del tutto chiara, cosa che hanno condiviso anche altri ex colleghi della Marvel, con star come Alan Cumming e Gwyneth Paltrow.

Tutti loro hanno sottolineato la confusione che può insorgere quando si recita davanti a uno schermo verde e in mezzo a più riscritture della sceneggiatura, oltre che a elementi del personaggio o della trama che vengono tenuti segreti anche alle star stesse. Da parte sua, il co-CEO dei DC Studios e regista di SupermanJames Gunn, ha dichiarato in un’intervista all’inizio di quest’anno che l’industria cinematografica sta “morendo” perché “la gente fa film senza una sceneggiatura finita”.

Frank Grillo aveva già elogiato i DC Studios in passato

A dicembre, Frank Grillo ha espresso sentimenti simili, dichiarando a Entertainment Weekly: “Sono molto diversi. La Marvel è una macchina diversa, ed è fantastica a modo suo, ma la cosa che amo della DC di James e Peter Safran è che è molto più contenuta. È molto più personale, e mi piace davvero di più. Adoro far parte di qualcosa che è ancora in fase embrionale e poter crescere con esso, osservarlo e vederlo prosperare“.

Grillo, lo ricordiamo, ha interpretato Brock Rumlow (alias Crossbones) in diversi progetti dell’MCU, come The Winter Soldier, Civil War ed Endgame. Ha partecipato alla seconda stagione di Peacemaker, attualmente in onda ogni settimana su HBO Max, riprendendo il ruolo di Rick Flag Sr., il personaggio a cui ha prestato la voce nella serie animata Creature Commandos e che ha interpretato in carne ed ossa anche in Superman.

James Gunn rivela le difficoltà con The Authority, Static Shock e Waller per il DCU

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All’inizio del 2023, la DC Studios ha annunciato un’entusiasmante serie di film e serie TV, ma “Capitolo 1: Dei e Mostri” non ha preso forma così rapidamente come avrebbero voluto i fan e, probabilmente, anche James Gunn e Peter Safran. The Authority è un film che Gunn ha già ammesso presentare dei problemi e ne ha discusso con The New Blerd Order dopo che gli è stato chiesto anche di un possibile film su Static Shock.

Si tratta di integrare Static Shock nell’universo DC, perché non è un personaggio che fa tradizionalmente parte dell’universo DC”, ha detto il regista. “È un po’ come The Authority. Quindi, The Authority è stata una piccola sfida semplicemente perché integrare loro con il DCU è stata una cosa difficile da fare, e lo stesso vale per Static Shock”. Su una nota più ottimistica, Gunn ha aggiunto: “Speriamo di trovare un modo per farlo”.

L’Ingegnere non è stata esattamente una protagonista in Superman, quindi se la sua presenza nel film aveva lo scopo di preparare il terreno per The Authority, non ha funzionato come Gunn probabilmente sperava. Si è ipotizzato che il co-CEO della DC Studios potesse adattare Superman and the Authority di Grant Morrison, anche se non c’è molta richiesta in tal senso. In precedenza avevamo sentito dire che The Authority avrebbe potuto diventare un progetto animato, e portare questi personaggi sulla scia di Creature Commandos non sarebbe stata una cattiva idea.

In un’altra intervista con PEOPLE, a Gunn è stato invecechiesto anche un aggiornamento sulla serie TV Waller (che, come la seconda stagione di Peacemaker, sarebbe uno spin-off di The Suicide Squad di Gunn). “Ci stiamo lavorando, quindi vedremo cosa succederà”, ha detto. “Alcune cose sono andate più veloci di altre. Waller non è stata la più veloce. Ma non vedo l’ora di vedere Viola indossare di nuovo i pantaloni di Waller“.

I prossimi progetti del DC Universe

Parlando al San Diego Comic-Con del mese scorso, Gunn ha osservato: “Abbiamo Supergirl in uscita tra un anno, abbiamo Lanterns in uscita, probabilmente tra meno di un anno. Stiamo realizzando Clayface in questo momento, e la sceneggiatura di Mike Flanagan è davvero ottima. Puro horror”. “Stiamo lavorando a The Brave and the Bold, Wonder Woman, The Batman – Parte 2 con Matt Reeves”, ha continuato.

Sappiamo inoltre che anche Booster Gold sta iniziando a prendere forma dopo aver ingaggiato David Jenkins, creatore di Our Flag Means Death, come showrunner, ma Swamp Thing, Sgt. Rock e progetti di cui si vocifera come Teen Titans e il film senza titolo su Deathstroke/Bane sono al momento meno certi. Confermati invece sono un sequel ancora non meglio definito di Superman, un film su Wonder Woman e resta confermato anche The Brave and the Bold su Batman e Robin.

Kim Novak preoccupata per il biopic Scandalous! con Sydney Sweeney

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Il prossimo film biografico di Sydney Sweeney, Scandalous!, racconterà la vita della leggenda del cinema Kim Novak, ma proprio Novak sta ora sollevando preoccupazioni su come il film tratterà la sua scandalosa relazione con un collega di Hollywood. L’attrice è diventata un’icona grazie alle sue interpretazioni in film come Vertigo di Alfred Hitchcock. È diventata anche oggetto di fascino per i giornali scandalistici, grazie alle sue relazioni fuori dallo schermo con personaggi del calibro di Frank Sinatra.

Poi ci fu la relazione di Novak con l’artista afroamericano Sammy Davis Jr., che i due riuscirono a tenere segreta alla stampa. Purtroppo, non riuscirono a nascondere il loro segreto al capo della Columbia Harry Cohn, che minacciò Davis di violenza se non avessero smesso di vedersi. È proprio il modo in cui questo periodo della sua vita potrebbe essere trattato al cinema a preoccupare l’attrice.

Non credo che la relazione fosse scandalosa. Lui era una persona a cui tenevo davvero. Avevamo così tanto in comune, compreso il bisogno di essere accettati per quello che siamo e per quello che facciamo, piuttosto che per il nostro aspetto. Ma temo che lo presenteranno come una relazione puramente sessuale”, ha affermato Kim Novak.

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Cosa significa questo per Scandalous! con Sydney Sweeney

Il film biografico con Sydney Sweeney su Novak vede David Jonsson nel ruolo di Sammy Davis Jr., membro del Rat Pack e amante di Novak, e segnerà il debutto alla regia del film dell’attore Colman Domingo, candidato all’Oscar per Sing Sing. Una nomination all’Oscar potrebbe davvero essere nei pensieri di Sweeney, dato che l’attuale sex symbol si prepara a interpretare una donna iconica degli anni ’50 e ’60. Resta da vedere se la performance di Sweeney nei panni della Novak finirà nel mirino degli Oscar, ma per ora è senza dubbio finita in quello della Novak.

La situazione ricorda le difficoltà incontrate da Quentin Tarantino nel ritrarre l’attrice reale e vittima degli omicidi della Famiglia Manson Sharon Tate nel suo C’era una volta a… Hollywood. Tarantino è stato criticato dalla sorella della Tate per quella che lei temeva sarebbe stata una rappresentazione strumentale della sua famosa sorella. Il film ha comunque offerto una rappresentazione positiva di Tate, anche se ha completamente riscritto la sua storia. Non resta dunque che attendere di saperne di più su Scandalous!.

Venezia 82, le foto dal red carpet di La valle dei sorrisi di Paolo Strippoli

Alla Mostra del Cinema di Venezia 82 è stato presentato La valle dei sorrisi, il nuovo film diretto da Paolo Strippoli, autore già noto per opere come A Classic Horror Story e Piove. Per l’occasione, il cast e il regista hanno sfilato sul red carpet, regalando al pubblico e ai fotografi momenti di grande fascino e complicità.

Protagonista della passerella è stato Michele Riondino, attore versatile e amatissimo, accompagnato da Romana Maggiora Vergano, giovane interprete in forte ascesa, e dai colleghi Paolo Pierobon, Roberto Citran e Giulio Feltri, che completano il cast principale. Le immagini catturano l’entusiasmo della serata, con i protagonisti sorridenti e disponibili, in linea con lo spirito del film che mescola inquietudine e riflessione.

La valle dei sorrisi racconta la storia di un piccolo paese isolato tra le montagne, apparentemente felice, che nasconde però un rituale oscuro capace di mettere in discussione la serenità dei suoi abitanti. Con il suo approccio originale e simbolico, Paolo Strippoli conferma la sua volontà di esplorare l’horror come strumento narrativo per raccontare fragilità, identità e desiderio di appartenenza.

Le foto dal red carpet testimoniano l’ottima accoglienza riservata al film e al suo cast, sottolineando il ruolo centrale che La valle dei sorrisi ricopre all’interno della selezione veneziana. Un titolo che promette di lasciare il segno per la sua capacità di intrecciare tensione, allegoria e tematiche universali.

Con questa uscita, Strippoli consolida ulteriormente la sua posizione tra i giovani registi italiani più interessanti della sua generazione, capace di dialogare con il pubblico nazionale e internazionale attraverso un linguaggio visivo forte e personale.

Venezia 82, le foto dal red carpet di Father Mother Sister Brother

Grande eleganza sul tappeto rosso della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, dove ieri sera è stato presentato Father Mother Sister Brother, uno dei titoli più attesi in concorso.

A catalizzare l’attenzione dei fotografi è stata Cate Blanchett, protagonista del film, che ha incantato il Lido con il suo inconfondibile carisma. Accanto a lei hanno sfilato il regista Jim Jarmusch e gli altri membri del cast: Vicky Krieps, Mayim Bialik, Charlotte Rampling, Indya Moore e Luka Sabbat, ognuno capace di portare sul red carpet il proprio stile e la propria personalità.

Gli scatti immortalano non solo l’arrivo delle star, ma anche l’entusiasmo del pubblico e la grande accoglienza riservata a un’opera che promette di unire intensità drammatica e raffinatezza autoriale. Father Mother Sister Brother si conferma già come uno dei film più discussi della competizione, grazie alla visione unica di Jarmusch, al cast stellare e a un tema che ha colpito profondamente pubblico e critica.

Vision Quest: svelato il logo ufficiale dello spin-off della Marvel

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È stata rivelata una prima immagine del logo della serie Vision Quest della Marvel Television, sul set di un film della DC Studios! Il titolo della serie spin-off di WandaVision, che ora sembra essere ufficialmente intitolata Vision Quest, è stato notato sul retro della maglietta di un membro della troupe sul set di Clayface a Liverpool (si può vedere qui la foto). La serie dovrebbe debuttare su Disney+ nel corso del prossimo anno. Al momento non è ancora noto se le riprese siano già iniziate, ma secondo alcune indiscrezioni lo show dovrebbe essere in ogni caso girato all’inizio di settembre.

La serie Vision Quest

Il progetto Vision Quest è stato descritto come “la terza parte di una trilogia iniziata con WandaVision e che continua con Agatha All Along“.

Oltre a Paul Bettany, James Spader di Avengers: Age of Ultron riprenderà il ruolo di Ultron (non è chiaro se Ultron tornerà come robot o in forma umana). Non c’è stato alcun accenno al potenziale coinvolgimento di Elizabeth Olsen, ma la serie sarà ambientata dopo gli eventi di WandaVision, “mentre il fantasma di Visione presumibilmente esplora il suo nuovo scopo nella vita”. T’Nia Miller è stata confermata per il ruolo di Jocasta. Orla Brady apparirà nei panni di F.R.I.D.A.Y. in forma umana, mentre Emily Hampshire sarà E.D.I.T.H. Todd Stashwick sarà Paladino.

Il finale di WandaVision ha rivelato che la Visione con cui avevamo trascorso del tempo nel corso della stagione era in realtà una delle creature di Wanda, ma la vera “Visione Bianca” è stata ricostruita dalla S.W.O.R.D. e programmata per rintracciare e uccidere Scarlet Witch. Questa versione del personaggio si è allontanata verso luoghi sconosciuti verso la fine dell’episodio, dopo essersi dichiarata la “vera Visione”.

Per quanto riguarda Wanda, l’ultima volta che abbiamo visto la potente strega era mentre devastava gli Illuminati e si faceva crollare una montagna addosso in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

Anche l’attore di Picard, Todd Stashwick, è nel cast, nei panni di “un assassino sulle tracce di un androide e della tecnologia in suo possesso”. Vision Quest debutterà su Disney+ nel 2026.

Jude Law su Il Mago del Cremlino: “Non temevo ripercussioni” per il ruolo di Putin

Jude Law non ha avuto remore nell’interpretare lo spietato leader russo Vladimir Putin nel thriller politico di Olivier Assayas Il Mago del Cremlino (leggi qui la nostra recensione dal Festival di Venezia). “Spero di non sembrare ingenuo, ma non temevo ripercussioni. Mi sentivo sicuro, nelle mani di Olivier e della sceneggiatura, che questa storia sarebbe stata raccontata in modo intelligente, con sfumature e considerazioni”, ha detto Jude Law alla conferenza stampa ufficiale del film a Venezia. “Non cercavamo polemiche fine a se stesse. È un personaggio in una storia più ampia. Non stavamo cercando di definire nulla su nessuno”.

Jude Law ha modificato il suo aspetto fisico, ma ha scelto deliberatamente di usare la propria voce, piuttosto che indossare un forte accento russo, per incarnare il giovane Putin. “Olivier e io abbiamo discusso che questo non doveva essere un’interpretazione di Putin, e lui non voleva che mi nascondessi dietro una maschera di protesi. Abbiamo lavorato con un team di truccatori e parrucchieri straordinario e abbiamo avuto come riferimento quel periodo della vita di Putin. Abbiamo cercato di trovare una familiarità in me”, ha detto Law. “È incredibile cosa può fare una buona parrucca”.

Di cosa parla Il Mago del cremlino con Jude Law

Tratto dall’omonimo best seller di Giuliano da Empoli del 2022, Il Mago del Cremlino è un racconto immaginario dell’ascesa al potere di Putin (Jude Law) nel caos post-sovietico e del suo rapporto con lo spin doctor Vadim Baranov (Paul Dano). Sebbene quest’ultimo non sia una persona reale, è ispirato a Vladislav Sourkov, un vero e proprio “facilitatore” a cui è stato attribuito un ruolo chiave nella definizione della personalità e dello stile di leadership autoritario di Putin. Alicia Vikander, Tom Sturridge e Jeffrey Wright, tutti presenti alla conferenza stampa, completano il cast.

GUARDA ANCHE: Venezia 82, le foto dal red carpet di Il Mago del Cremlino

La nostra recensione di Il Mago del Cremlino

Venezia 82, le foto dal red carpet di Motocity con Shailene Woodley e il cast

Il red carpet di Venezia 82 ha accolto il cast di Motocity, il nuovo film diretto da Potsy Ponciroli, presentato in anteprima alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Un progetto statunitense che unisce azione e intensità drammatica, destinato a lasciare il segno nella stagione cinematografica 2024.

A calcare il tappeto rosso sono stati i protagonisti Alan Ritchson, reduce dal successo della serie Reacher, e Shailene Woodley, attrice amatissima dal pubblico per titoli come Colpa delle stelle e Big Little Lies. Con loro anche Ben Foster, Pablo Schreiber, Ben McKenzie, Lionel Boyce, Amar Chadha-Patel e Rafael Cebrián, per una parata di star che ha subito attirato l’attenzione dei fotografi e degli appassionati presenti al Lido.

Le foto dal red carpet restituiscono tutta l’energia di un cast compatto e affiatato, pronto a sostenere il film insieme al regista Ponciroli e ai produttori di Stampede Ventures, Greg Silverman e Jon Berg. Atmosfera glamour, sorrisi e momenti di complicità hanno reso l’evento uno degli appuntamenti più seguiti della giornata veneziana.

Con una durata di 103 minuti e girato in lingua inglese, Motocity rappresenta uno dei titoli americani più attesi del festival, grazie a un cast corale e a una regia che promette ritmo e spettacolarità. Il tappeto rosso ha confermato l’alto livello di interesse nei confronti del progetto, che unisce interpreti carismatici e una storia pronta a conquistare il grande schermo.

Il debutto a Venezia 82 ha segnato dunque un momento di festa e celebrazione per Motocity, che si prepara ora ad arrivare nelle sale come uno dei film più discussi della stagione.

Clayface: al via le riprese con prime foto di Tom Rhys Harries

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Clayface: al via le riprese con prime foto di Tom Rhys Harries

Le riprese del prossimo film del DC Universe, Clayface, sono ufficialmente iniziate, come dimostrano le nuove foto dal set dell’ultima produzione DC Universe. Dopo aver già pubblicato diversi progetti del Capitolo 1: “Dei e Mostri” della DCU, la DC Studios sta dunque ora lavorando a uno dei suoi prossimi film per il 2026. In uscita l’11 settembre 2026, Clayface racconterà la storia di uno dei mostruosi nemici di Bruce Wayne nel debutto live-action del personaggio. James Watkins dirigerà il film basato su una sceneggiatura di Mike Flanagan.

Dopo alcune foto che mostravano dettagli e preparativi sul set, sono quindi ora finalmente iniziate le riprese principali a Liverpool, nel Regno Unito, e Just Jared ha pubblicato diverse foto (si possono vedere qui) dal set della produzione, offrendo un primo sguardo al protagonista Tom Rhys Harries nei panni del personaggio titolare. Sebbene ci siano state voci secondo cui interpreterà la versione di Clayface creata da Matt Hagen, la DC Studios non ha ancora confermato la notizia.

Le foto dal set pubblicate da Just Jared mostrano Harries che cammina indossando una felpa blu con cappuccio, accanto a un attore che indossa lo stesso abbigliamento. Sebbene il sito identifichi il co-protagonista di Harries come Eddie Marsan, la DC Studios non ha ancora confermato la sua partecipazione. Anche il Daily Mail ha ottenuto delle immagini dell’attore protagonista che mostrano il personaggio pieno di lividi e coperto di sangue (si possono vedere qui). Le foto mostrano anche le riprese di una scena in cui un paziente, probabilmente il personaggio di Harries, viene trasportato d’urgenza in ospedale.

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.

Venezia 82, in concorso The Smashing Machine di Benny Safdie

Venezia 82, in concorso The Smashing Machine di Benny Safdie

La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia continua a sorprendere con uno dei titoli più attesi in concorso: The Smashing Machine, nuovo film diretto da Benny Safdie, qui al suo esordio alla regia solista dopo i successi in coppia con il fratello Josh (Good Time, Uncut Gems).

Il film racconta la storia di Mark Kerr, leggendario lottatore di MMA degli anni ’90, soprannominato proprio The Smashing Machine per la sua forza devastante e la sua carriera segnata tanto da vittorie epiche quanto da fragilità personali.

A guidare il cast è Dwayne Johnson nei panni di Mark Kerr, in un ruolo che promette una svolta drammatica nella sua carriera. Al suo fianco Emily Blunt interpreta Dawn Staples, mentre Ryan Bader veste i panni di Mark Coleman. Il film schiera anche volti noti del mondo degli sport da combattimento e interpreti internazionali: Bas Rutten nel ruolo di sé stesso, Oleksandr Usyk come Ihor Vovčančyn, Lyndsey Gavin come Elizabeth Coleman, Satoshi Ishii come Enson Inoue, James Moontasri come Akira Shoji e Yoko Hamamura come Kazuyuki Fujita.

La pellicola promette di unire l’energia frenetica tipica del cinema dei Safdie con una riflessione intima e toccante sulla vulnerabilità dietro la forza. Non a caso, The Smashing Machine è già uno dei film più discussi e attesi del Festival, pronto a far parlare di sé sia per la trasformazione fisica e interpretativa di Johnson che per la regia visionaria di Benny Safdie.

Il debutto al Lido segna dunque un momento cruciale per il percorso del regista e potrebbe consacrare The Smashing Machine tra i titoli più importanti di questa edizione di Venezia.

Venezia 82, oggi in concorso The Testament of Ann Lee di Mona Fastvold

La 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia entra nel vivo con la presentazione in concorso di The Testament of Ann Lee, il nuovo film diretto da Mona Fastvold, già autrice de The World to Come (2020), apprezzato per la sua sensibilità nel raccontare storie intime e profondamente radicate nella complessità dei sentimenti.

Il film porta sul grande schermo una vicenda intensa e originale, che riflette sull’identità, la fede e la ricerca di senso, proseguendo il percorso registico della Fastvold, sempre attenta a indagare i conflitti interiori e la fragilità dei rapporti umani. Con una cifra stilistica elegante e poetica, la regista norvegese si conferma una delle voci più interessanti del panorama internazionale.

In concorso a Venezia 82, The Testament of Ann Lee è uno dei titoli più attesi della giornata e promette di suscitare dibattito per la forza del suo immaginario e per le interpretazioni degli attori coinvolti. Un film che si inserisce nel filone di opere capaci di mescolare introspezione psicologica e tensione narrativa, offrendo allo spettatore un’esperienza di visione profonda e coinvolgente.

Protagonisti del film sono Amanda Seyfried, Thomasin McKenzie, Lewis Pullman, Stacy Martin, Tim Blake Nelson, Christopher Abbott, Matthew Beard, Scott Handy, Jamie Bogyo, Viola Prettejohn e David Cale, un cast corale di grande talento che promette di donare ulteriore profondità alla narrazione.

Nelle prossime ore il pubblico e la critica avranno dunque modo di scoprire questa nuova opera della Fastvold, che si candida a lasciare un segno importante in questa edizione del Festival.

Venezia 82, le foto dal red carpet di Il Mago del Cremlino

Venezia 82, le foto dal red carpet di Il Mago del Cremlino

Il red carpet della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia si è acceso per la presentazione de Il Mago del Cremlino (2025), uno dei titoli più discussi del concorso. Tratto dal romanzo di Giuliano Da Empoli, il film porta sul grande schermo i giochi di potere e le ombre del Cremlino, mescolando realtà e finzione in un racconto di forte attualità politica.

Sul tappeto rosso hanno sfilato i protagonisti Paul Dano, che interpreta Vadim Baranov, Alicia Vikander nei panni di Ksenija, Jude Law come Vladimir Putin, Will Keen nei panni di Boris Berezovskij, Tom Sturridge in quelli di Dmitrij Sidorov e Jeffrey Wright come Rowland. Un cast internazionale di altissimo livello, accolto con entusiasmo dal pubblico e dall’attenzione della stampa mondiale.

Il Mago del Cremlino ha attirato i riflettori non solo per la sua tematica, che tocca corde sensibili della contemporaneità, ma anche per la qualità della messa in scena, che promette di essere una delle rivelazioni di questa edizione del Festival.

In attesa di scoprirne la distribuzione ufficiale, vi proponiamo una selezione delle immagini più suggestive dal red carpet veneziano: sguardi, abiti e momenti che hanno reso la serata un evento indimenticabile.

Venezia 82, le foto dal red carpet di Maestro con Pierfrancesco Favino

La magia del red carpet di Venezia 82 ha accolto la presentazione ufficiale di Maestro,l nuovo film diretto da Andrea Di Stefano che vede protagonista Pierfrancesco Favino, uno degli attori italiani più apprezzati a livello internazionale. L’attore romano, impeccabile come sempre, ha sfilato sul tappeto rosso del Lido attirando l’attenzione di fotografi, fan e giornalisti, regalando pose eleganti e momenti di grande intensità.

Le foto dal red carpet raccontano un evento mondano che ha unito glamour e cinema d’autore, con Favino che ha confermato la sua presenza magnetica, capace di coniugare carisma e naturalezza. L’attore, più volte protagonista alla Mostra del Cinema di Venezia, torna a calcare la passerella più prestigiosa del cinema italiano con un progetto che si preannuncia tra i più discussi della stagione.

Accanto a lui hanno sfilato anche altri membri del cast e della troupe, offrendo agli obiettivi dei fotografi momenti di complicità e sorrisi che hanno reso ancora più speciale la serata. Come da tradizione, il red carpet ha rappresentato l’occasione perfetta per celebrare non solo il film ma anche il talento di Favino, interprete che ha saputo distinguersi in una carriera costellata da ruoli complessi e apprezzati in Italia e all’estero.

Le immagini catturate testimoniano l’entusiasmo e la grande attesa che circondano Maestro, un titolo che porta al Lido un’ulteriore riflessione sulla capacità del cinema di unire spettacolo e profondità narrativa. L’eleganza di Favino e l’accoglienza calorosa del pubblico confermano il valore simbolico di un evento che va oltre la semplice anteprima, diventando parte integrante del fascino senza tempo della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica.

Father Mother Sister Brother: recensione del film di Jim Jarmusch – Venezia 82

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Alla sua 82ª edizione, la Mostra del Cinema di Venezia ha accolto Jim Jarmusch, uno dei registi americani più amati e rispettati nel panorama indipendente, invitato in concorso con il suo nuovo lavoro, Father Mother Sister Brother. Un titolo che sembra già contenere l’intera essenza del film: un mosaico di rapporti familiari, di legami di sangue e di intimità mai del tutto esplicitata, raccontato attraverso tre episodi distinti ma accomunati dal tema della difficoltà comunicativa tra genitori e figli, fratelli e sorelle.

Come spesso accade nel cinema di Jarmusch, non ci sono climax narrativi o svolte drammatiche improvvise: al contrario, prevale un andamento contemplativo, fatto di silenzi, pause e tempi morti che diventano lo spazio privilegiato in cui i personaggi, e lo spettatore con loro, sono costretti a confrontarsi con la complessità delle relazioni familiari. È un cinema che rifiuta l’urgenza dell’azione e privilegia l’ascolto, la riflessione e soprattutto l’imbarazzo.

Father Mother Sister Brother: tre episodi, un unico filo

Il film si articola in tre capitoli, autonomi ma speculari. Nel primo episodio, due figli fanno visita al padre rimasto vedovo. La situazione, di per sé carica di emotività, viene raccontata da Jarmusch con un tono straniante: invece del pathos del lutto, emerge un senso di disagio palpabile. Padre e figli non si vedono quasi mai, non si parlano con naturalezza, e ogni gesto è carico di una tensione trattenuta. È qui che il regista dimostra la sua consueta abilità nel rendere cinematografico ciò che, a parole, sembra irrappresentabile: l’imbarazzo. Attraverso inquadrature fisse, dialoghi essenziali e silenzi protratti, Jarmusch restituisce con precisione chirurgica la distanza emotiva che spesso si crea in molte famiglie reali.

(Credits Frederick Elmes Vague Notion)

Il secondo episodio porta lo spettatore in una dimensione apparentemente più leggera, ma altrettanto significativa. Due sorelle si recano a casa della madre per prendere il tè. La donna è una scrittrice affermata, mentre le figlie navigano in una precarietà personale e professionale che le rende vulnerabili. Anche in questo caso, il rapporto non è idilliaco: la conversazione è formale, distaccata, pervasa da una sottile competizione tra l’autorità materna e l’incertezza delle figlie. Jarmusch mette in scena un altro volto della famiglia, quello della distanza generazionale, dell’asimmetria tra chi ha trovato il proprio posto nel mondo e chi ancora lo cerca.

Il terzo episodio cambia radicalmente tono. Qui i protagonisti sono due fratelli gemelli, un ragazzo e una ragazza, rimasti orfani in seguito a un incidente aereo. Insieme ricordano i loro genitori, una coppia tanto disordinata quanto affettuosa, e lo fanno con una tenerezza che finalmente scioglie la freddezza degli episodi precedenti. È il momento più intimo e commovente del film, dove la memoria diventa un atto d’amore e i silenzi si caricano non più di imbarazzo, ma di nostalgia.

Lo stile inconfondibile di Jarmusch

In Father Mother Sister Brother Jarmusch riassume il proprio stile in maniera quasi programmatica. Tempi morti, riflessioni sottili, silenzi che pesano più delle parole: tutto ciò che da sempre contraddistingue il suo cinema è presente e amplificato. Lo spettatore viene volutamente spiazzato, costretto a sostare dentro momenti che nella vita reale verrebbero facilmente evitati o lasciati passare sotto silenzio.

Non si tratta di un film “piacevole” nel senso più immediato del termine. Al contrario, la visione può risultare faticosa, proprio perché ci costringe a fare i conti con l’essenza delle relazioni più difficili da affrontare: quelle con i membri della nostra famiglia. Il regista non cerca di consolare lo spettatore, né di offrire soluzioni. Piuttosto, gli mette davanti uno specchio in cui riconoscere imbarazzi, conflitti e fragilità che appartengono a tutti.

(Credits Carole Bethuel Vague Notion)

Alla luce di queste caratteristiche, è difficile immaginare che Father Mother Sister Brother possa conquistare i premi principali del concorso veneziano. Non è un film pensato per stupire la giuria o per offrire un intrattenimento immediato: è, piuttosto, un esercizio di stile coerente e rigoroso, destinato soprattutto agli estimatori del regista.

Tuttavia, la presenza di un cast stellare, da Tom Waits ad Adam Driver, passando per Cate Blanchett, Charlotte Rampling, Vicky Krieps e molti altri, garantisce al film un forte richiamo mediatico. Sul red carpet, l’opera si trasforma in uno degli eventi più attesi della Mostra, e per i fan sarà senza dubbio una festa poter vedere riuniti tanti nomi di primo piano sotto la direzione di Jarmusch.

Un piccolo trattato sui legami di sangue

In definitiva, Father Mother Sister Brother non è un film che si ricorderà per i colpi di scena o per la spettacolarità, ma per la delicatezza con cui affronta un tema universale: la famiglia. Jarmusch costruisce tre variazioni sullo stesso motivo, mostrando come i legami di sangue possano essere al tempo stesso fonte di imbarazzo, conflitto, dolore e tenerezza.

Un film che richiede pazienza e disponibilità all’ascolto, e che probabilmente dividerà pubblico e critica. Ma è proprio in questa sua radicale fedeltà allo stile del suo autore che risiede il suo valore: Father Mother Sister Brother è un ritratto sincero della condizione umana, dove l’intimità più autentica si nasconde spesso dietro i silenzi più difficili da colmare.

La valle dei Sorrisi: recensione del film di Paolo Strippoli – Venezia 82

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Fuori concorso a Venezia 82, Paolo Strippoli presenta La valle dei sorrisi, film che conferma la sua predilezione per l’horror come linguaggio eletto per parlare di paure sociali e intime fragilità. Dopo aver già esplorato i territori del perturbante in chiave più canonica, il regista sceglie questa volta di addentrarsi in una dimensione metaforica e quasi allegorica, in cui l’elemento soprannaturale si intreccia alla riflessione sui rapporti comunitari.

L’idea di partenza è affascinante: cosa accadrebbe se un ragazzo adolescente fosse percepito come un piccolo messia, capace di lenire il dolore in modo unico, ma anche distruttivo e incontrollabile? Da qui prende forma un racconto che, pur muovendosi entro coordinate note al genere cerca una propria via espressiva.

La valle dei sorrisi: un messia adolescente e il prezzo della consolazione

Il protagonista è Matteo, un ragazzo solitario, fragile e insieme carismatico, che diventa per i compagni di scuola e per il suo paese di montagna una sorta di icona salvifica. La sua capacità di alleviare il dolore fisico e psichico lo rende un punto di riferimento quasi religioso, tanto che il gruppo lo innalza a figura messianica. Ma dietro questa aura angelica si nasconde un’ambiguità profonda: se è vero che Matteo sembra portare sollievo, lo fa lasciando dietro di sé tracce irreversibili.

Michele Riondino in La valle dei sorrisiIn questo contesto emerge la figura di Sergio (Michele Riondino), adulto tormentato che intravede nel ragazzo un sostituto del figlio perduto. È l’unico a chiedersi davvero chi sia Matteo e cosa comporti il suo potere. La relazione tra i due diventa il nucleo emotivo del film, una dinamica di dipendenza reciproca in cui il bisogno di consolazione si intreccia al vuoto affettivo. Ma accanto a questa tensione, Strippoli introduce anche un delicato sottotesto: un adolescente innamorato del proprio antagonista, schiacciato dall’adorazione che il gruppo riversa su di lui. L’omosessualità repressa, l’invidia, il desiderio e la paura si mescolano in un quadro che parla molto dell’adolescenza reale, pur calandosi in una cornice sovrannaturale.

Tra riferimenti e suggestioni visive

La critica ha già evocato paragoni illustri: ci sono echi di Carrie e di The Omen, spunti che rimandano a The Village di Shyamalan, e persino un’atmosfera che guarda a certe stilizzazioni nordiche come Lasciami entrare di Tomas Alfredson o The Innocents di Eskil Vogt, fino ad arrivare al più recente Midsommar di Ari Aster. Oltre al riferimento chiarissimo a Profumo di Ruskin, ma in questo caso ci avviciniamo pericolosamente allo spoiler.

Strippoli, tuttavia, non si limita alla citazione. Se da un lato si percepiscono gli omaggi, dall’altro il regista cerca di tenere insieme i fili di un racconto che non vuole mai rinunciare all’ambivalenza morale. L’adolescente che offre la fine della sofferenza diventa il volto di una promessa pericolosa, perché vivere senza dolore equivale a vivere senza vita.

Un’idea forte, una realizzazione fragile

La valle dei sorrisi parte da un’intuizione potente: mettere in scena il bisogno di appartenenza e di consolazione come un fenomeno comunitario, capace di trasformare un semplice ragazzo in un idolo. È una riflessione che tocca corde profonde, soprattutto in un’epoca segnata dalla ricerca spasmodica di figure carismatiche e dall’incapacità di elaborare il dolore collettivo.

Nonostante la premessa, il film inciampa in un difetto che lo accompagna fino alla fine: un’eccessiva compiacenza, una sorta di ingenuità che si traduce in una messinscena a tratti troppo schematica. Strippoli sembra più interessato a sottolineare la forza del proprio assunto che a lasciare spazio allo spettatore per colmare i vuoti, e questo rischia di rendere la parabola meno incisiva di quanto potrebbe, senza il sostegno di una sceneggiatura solida.

Il finale, visivamente potente, accentua questa sensazione: l’energia accumulata esplode, ma senza la sottigliezza necessaria a reggere fino in fondo la complessità morale che il film aveva promesso. Rimane un’opera affascinante ma irrisolta, che vive di lampi e intuizioni.

Un passo ambizioso e imperfetto

Il risultato non è privo di fascino, ma si avverte una certa ingenuità nella gestione di un materiale tanto complesso. La valle dei sorrisi rimane un tassello importante per il percorso di Strippoli, un’opera che ha il merito di portare nel fuori concorso veneziano un discorso coraggioso sulla collettività, sul dolore e sull’ambiguità del desiderio umano.

Il mago del Cremlino: recensione del film di Olivier Assayas – Venezia 82

Olivier Assayas, regista di intrighi e cospirazioni atipiche in cui i misteri, piuttosto che venire spiegati, spariscono nella loro inafferabilità, porta in concorso a Venezia 82 Il mago del Cremlino, adattamento dell’omonimo romanzo fantapolitico di Giuliano da Empoli, vincitore del Grand prix du roman de l’Académie française nel 2022.

L’uomo che verrà

Russia, primi anni ’90. L’Unione Sovietica è crollata e, nel caos di un Paese che cerca di ricostruirsi, un giovane dalla straordinaria intelligenza, Vadim Baranov (Paul Dano), inizia a tracciare il proprio cammino. Da artista d’avanguardia a produttore di reality show, Baranov diventa presto il consigliere ufficioso di un ex agente del KGB destinato a conquistare il potere assoluto: l’uomo che il mondo imparerà a conoscere come “lo Zar”, Vladimir Putin (Jude Law).

Immerso nel cuore del sistema, Baranov si trasforma nello spin doctor della nuova Russia, capace di modellare discorsi, illusioni e percezioni. Ma c’è una figura che sfugge al suo controllo: Ksenia, donna libera e inafferrabile, simbolo di una possibile via di fuga lontana dalle logiche di dominio e manipolazione politica.

Quindici anni più tardi, dopo essersi ritirato nel silenzio, Baranov decide di parlare con un giornalista americano (Jeffrey Wright). Le sue rivelazioni confondono i confini tra verità e menzogna, convinzione e strategia. Il mago del Cremlino è un viaggio nei corridoi oscuri del potere, un film in cui ogni parola diventa parte di un disegno più grande.

L’enigmatico Paul Dano

Baranov pensa che il personaggio di Jeffrey Wright, a differenza di tanti altri, abbia capito qualcosa – non tutto, ci tiene a sottolineare – della sua carriera politica. Dall’incontro tra i due parte un racconto a ritroso che ci conduce alla giovinezza di Baranov, periodo in cui, come tanti altri coetanei, era ancora prigioniero della vecchia idea russa che l’arte è profezia, bloccato nella bolla artistica e nell’assioma che la cultura potesse ancora esercitare potere. Man mano, il giovane capisce però che vuole essere protagonista dei suoi tempi, che la Russia è diventata un supermercato ed è tempo di inventarsi qualcosa di nuovo. Così, passa dal mondo degli spettacoli teatrali ai reality show: nella Mosca degli anni ’90 non si può più essere noiosi, tutte le altre istituzioni sono cadute, rimane solo la televisione.

Uomini di potere derivano la loro aura dalla posizione che occupano. Per Baranov, il cui operato è stato definito “finta democrazia” in uno studio scritto dal personaggio di Wright, questa è una certezza assoluta, così come il fatto che ciò che conta veramente in Russia sia la vicinanza al potere, non i soldi. Lo sguardo misterioso di Paul Dano – capace di interpretare ruoli agli antipodi nella sua carriera, dall’impacciato figlio di una famiglia “ambulante (Little Miss Sunshine) agli individui più inquietanti (Prisoners), fino ai villain dei cinecomic (l’enigmista in The Batman)- ritrae con spiazzante lucidità questa figura fittizia che sembra abitare il nostro presente, prestigiatore onniscente dei movimenti dell’attualità.

Il potere verticale

Arriviamo poi all’incontro di Putin, introdotto come funzionario ed ex spia del KGB, che Boris Berezovskij pensa possa essere la figura perfetta per liberarsi dal giogo degi imbonitori (El’cin), creando una nuova figura politica. La prerogativa è solo una: ricostruire l’integrità della federazione russa. Dall’introduzione del futuro Zar, assisteremo alla gestione della seconda guerra cecena, l’affondamento del Kursk, la crisi degli ostaggi del 2002, la rivoluzione arancione, fino ad arrivare alle prime fasi della guerra ucraina del 2022.

Nel corso dell’inserimento di Putin all’interno delle sfere del potere emerge il contrasto incolmabile tra Boris, uomo di televisione ed emozioni, e lo Zar: secondo Baranov, si pensava di sostituire soltanto una figura, non l’intero sistema. È la fine dell’era degli oligarchi che, nel tentare di ritrasformare la Russia in ciò che è sempre stata, creano una prigione grande come un Paese.

Un Assayas affilato ma meno spiazzante

Il mago del Cremlino è thriller politico riuscito anche se forse fin troppo convenzionale per Assayas, che avrebbe potuto decostruire ancora di più l’influsso taumaturgico del potere. Lo sancio particolarmente ispirato nella direzione visiva – a cui il regista ci ha abituati soprattutto nelle sue opere più recenti – viene però bilanciato da dialoghi incredibilmente ben scritti. Sembra, indubbiamente grazie anche alla presenza di Emmanuel Carrère alla sceneggiatura, di sfogliare le pagine di un libro. Di particolare rilievo è l’indagine sulla parola come strumento magico, dei toni e delle conversazioni pacate che vanno a infliggere il male, dell’idea che non serva urlare per stabilire regole.

Nel dominio incontrastato di soli uomini si inserisce Ksenia, figura femminile sfuggente, archetipo tanto caro ad Assayas che, come le donne di No Other Choice, potrebbe offrire una soluzione o via di fuga dall’egemonia del potere. Nel presente, che vede smaterializzarsi il personaggio di Alicia Vikander, c’è invece una bambina che Baranov ha voluto crescere “in sicurezza”, dopo che la Russia ha divorato suo nonno e suo padre. Lui, che ha sempre vissuto il futuro, ha trovato il presente con la figlia. Ma per un uomo che ha deciso di sposare i suoi tempi, forse i tempi ora vogliono scappare da lui.

Gorgonà: recensione del film di Evi Kalogiropoulou – SIC – Venezia 82

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A volte un film d’esordio riesce a condensare visioni, ossessioni e desideri in una forma tanto potente da scuotere lo spettatore sin dalle prime immagini. È il caso di Gorgonà, opera prima della regista greca Evi Kalogiropoulou, presentata in concorso alla 40ª Settimana Internazionale della Critica della Mostra del Cinema di Venezia 82. Un lavoro che, pur partendo da un impianto narrativo di genere, si trasforma in un’esperienza simbolica, dove amore e morte, mito e realtà, si intrecciano in un flusso visivo in grado di lasciare il segno.

La regista aveva già fatto parlare di sé con il cortometraggio On Xerxes’ Throne (2022), presentato a Cannes, in cui il divieto di contatto fisico tra i lavoratori di un cantiere navale diventava la scintilla per un’esplosione di desiderio trattenuto. Già allora era evidente il suo interesse per i corpi, per la tensione erotica e per l’energia sotterranea che pulsa nelle comunità marginali. Con Gorgonà, Kalogiropoulou porta queste intuizioni alle estreme conseguenze, costruendo un universo che mescola realismo sporco e mitologia, precarietà quotidiana e visioni quasi soprannaturali.

Gorgonà: un mondo in rovina e il mito che ritorna

Il film si apre con un’immagine iconica: Eleni (Aurora Marion) eretta su una zattera, i capelli sciolti che riflettono la luce dorata del tramonto, i cinturoni scintillanti che la trasformano in un’apparizione sacrificale. La sua figura, ceduta dai genitori in cambio di una tanica di benzina, introduce lo spettatore a un mondo in cui il baratto più crudele è ormai la norma: ciò che resta di una città industriale abbandonata, un tempo produttiva, oggi ridotta a ruderi arrugginiti e a raffinerie controllate da bande armate.

(Credits Neda Film, Blue Monday Productions, Kidam Blonde, 2025)

Al comando c’è Nikos (Christos Loulis), capo carismatico e brutale che governa un clan di uomini ossessionati dall’addestramento fisico e dall’uso delle armi. In questo contesto di testosterone e violenza ritualizzata, la figura di Maria (Melissanthi Mahut) spicca per complessità: unica donna del gruppo, è la prediletta di Nikos, destinata a ereditarne il potere. Il suo sguardo implacabile e la resistenza fisica la rendono un corpo estraneo, e al tempo stesso indispensabile, in una comunità che riconosce in lei non tanto una leader, quanto una minaccia alla leadership maschile.

Eleni e Maria si attraggono e si sfidano, due poli femminili che incarnano, ciascuno a suo modo, una possibilità di emancipazione. I costumi – pelli di serpente, stampe animalier, glitter e colori sgargianti – e il trucco marcato sono segnali di identità che marcano un territorio femminile in un ambiente che tenta di ridurlo a funzione ornamentale o servile. Kalogiropoulou, insieme alla co-sceneggiatrice Louise Groult, lavora su queste tensioni con una scrittura che intreccia desiderio, rivalità e trauma familiare, fino a far emergere la verità più semplice: in ogni struttura patriarcale stagnante, le donne trovano sempre un modo per riconoscersi e allearsi.

Tra Eros e Thanatos: la forza visiva di Kalogiropoulou

Uno degli aspetti più sorprendenti di Gorgonà è la capacità della regista di fondere la pulsione di morte e quella di vita in un unico respiro cinematografico. Le scene di addestramento maschile, con i corpi bruciati dal sole e i fucili che diventano prolungamenti fallici, restituiscono un immaginario di potere autodistruttivo, sterile, ripiegato su sé stesso. A contrastarlo, i momenti in cui la cinepresa indugia sui corpi femminili – lo sguardo obliquo di Eleni, i capelli di Maria distesi sul cuscino come serpenti di Medusa – aprono varchi di sensualità e di trascendenza.

Il titolo stesso richiama il mito della Gorgone, creatura tanto temuta quanto affascinante, capace di trasformare chi la guarda in pietra. Kalogiropoulou utilizza questa suggestione in maniera sottile, insinuando un elemento soprannaturale che non rompe mai il realismo ruvido della messa in scena, ma lo amplifica. L’effetto è quello di un film che respira su due livelli: da un lato il ritratto sociale e politico di una comunità allo sbando, dall’altro la parabola mitica di una trasformazione, di un’emancipazione che ha radici antiche quanto il mito stesso.

(Credits Neda Film, Blue Monday Productions, Kidam Blonde, 2025)

Anche la colonna sonora contribuisce a questa stratificazione: le ballate greche malinconiche che punteggiano la narrazione sembrano piangere non solo un passato industriale ormai scomparso, ma anche una comunità ferita, incapace di riconoscere la propria caduta. La fotografia, con i suoi toni metallici e dorati, restituisce un paesaggio arrugginito che diventa sensuale nella sua decadenza.

Con Gorgonà, Evi Kalogiropoulou firma un esordio ambizioso e radicale, che non si limita a raccontare una distopia, ma la rende terribilmente familiare. In un’epoca in cui il potere maschile armato sembra ancora dettare le regole del mondo, la regista greca costruisce un’allegoria capace di evocare insieme il dolore del presente e la possibilità di un futuro diverso.

Il film non è privo di eccessi e di scelte rischiose, ma è proprio in questo coraggio che si riconosce la forza di un’artista pronta a imprimere la propria visione nel panorama del cinema europeo contemporaneo. Gorgonà è un’opera che parla di desiderio, di violenza, di resistenza, ma soprattutto di incontri tra donne: sguardi, gesti e tensioni che, anche nel contesto più oppressivo, aprono una breccia di intimità e di speranza.

«L’arte è un atto d’amore»: Guillermo Del Toro e il cast di Frankenstein presentano il nuovo film del regista messicano a Venezia 82

Nato dall’immaginazione di una Mary Shelley poco più che diciottenne, Frankenstein è un mito che continua a interrogare il nostro tempo. La storia del giovane scienziato che osa sfidare i confini della vita e della morte non ha mai smesso di rigenerarsi attraverso le epoche, adattandosi a nuovi linguaggi e sensibilità. Dal romanzo ottocentesco al cinema muto, dai cult di Hollywood alle rivisitazioni femministe più recenti, il “moderno Prometeo” rimane una parabola senza tempo sulla responsabilità della creazione, sulla fragilità dell’umano e sul bisogno di riconoscere l’altro.

Non sorprende quindi che Guillermo Del Toro, regista che ha fatto dei mostri i veri protagonisti del suo cinema, abbia deciso di affrontare questa eredità. Dopo aver raccontato creature marginali con la forza del fantastico – fino al Leone d’Oro con La forma dell’acqua – il regista approda al capolavoro di Shelley, presentato in concorso a Venezia con il titolo che più di ogni altro sembrava attenderlo: Frankenstein.

All’incontro con la stampa italiana, il cineasta messicano ha spiegato subito il legame profondo che lo unisce a questa storia: «Qualunque cosa vi aspettiate di vedere, vedrete qualcosa di diverso. Questo romanzo vive con me da quando ero bambino. Sono la creatura, sono Victor, sono ogni personaggio. È un dialogo con me stesso attraverso i decenni».

Frankenstein Guillermo Del Toro

Del Toro ha raccontato come il libro lo abbia accompagnato nelle tappe fondamentali della vita: «Quando ho imparato cosa significa essere figlio, quando ho imparato cosa significa essere padre, quando ho imparato ad andare avanti, tutto questo è entrato nel film. Ho portato con me i migliori collaboratori dei miei trent’anni di cinema, perché arrivare a Frankenstein significava arrivare alla terra santa».

Oscar Isaac ha definito l’esperienza sul set «ipnotica, psichedelica, incredibilmente emotiva, un culto. Abbiamo riso tantissimo per un materiale così oscuro. C’era una gioia travolgente. Mi svegliavo alle quattro del mattino e non vedevo l’ora di andare sul set». Jacob Elordi, interprete della Creatura, ha sottolineato invece l’aspetto più personale: «Questo personaggio è più me di quanto io stesso lo sia. Ci ho messo dentro tutta la mia vita, la mia esperienza, mio padre. Quelle dieci ore di trucco ogni giorno non erano una fatica, erano un sacramento. Mi permettevano di diventare niente e trasformarmi».

Mia Goth, nel ruolo di Elizabeth, ha parlato della responsabilità di far parte di un’opera così attesa: «È stato completamente magico, un sogno realizzato. Non ho mai smesso di pensare che stavo recitando nel Frankenstein di Guillermo Del Toro, e questo portava con sé un’enorme pressione. Tutti sul set sapevano quanto fosse importante quel momento».

Mia Goth in Frankenstein di Guillermo Del Toro
© Cortesia di Netflix

Del Toro ha poi affrontato il senso più ampio del film oggi: «Viviamo in un mondo che ci disumanizza ogni giorno, dividendoci in buoni o cattivi. Il film fa pace con l’imperfezione, ricorda che essere umani significa anche commettere errori e perdonare. I veri mostri non portano maschere prostetiche, indossano giacca e cravatta. Sartre diceva che l’inferno sono gli altri, io dico che la salvezza sono gli altri».

E se Frankenstein è anche una storia d’amore, Del Toro la lega al senso stesso dell’arte: «L’arte è un atto d’amore. Non è chimica né matematica, è vulnerabilità. È ciò che ci permette di riconoscerci negli altri. Alla fine, siamo attratti da chi porta le stesse ferite che portiamo noi. E quando un film o una canzone racconta questo dolore, diventa necessario».

Frankenstein di Guillermo Del Toro
© Cortesia di Netflix

Sul legame con Mary Shelley, il regista è stato netto: «Lei scrisse quel romanzo a diciotto anni, con un coraggio assoluto e una sincerità totale. Leggendo Frankenstein ti innamori di lei, ed è successo anche a me. Il mio dovere era essere altrettanto sincero, per far sì che lo spettatore riconosca lo spirito. Ogni dieci minuti il film cambia, come la vita stessa, ma alla fine resta la domanda più urgente: cosa significa essere vivi?».

Chad Powers: il trailer della nuova serie con Glen Powell

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Chad Powers: il trailer della nuova serie con Glen Powell

I film di Glen Powell, da Top Gun: Maverick a Tutti tranne te, sono noti per ritrarre l’attore come un rubacuori, ma il suo ruolo nella nuova serie di Hulu Chad Powers, di cui è ora disponibile il trailer ufficiale, lo vedrà interpretare un personaggio più buffo.  Si tratta di una serie comica che seguirà Powell nei panni di Russ Holliday, un giocatore di football professionista che rovina la sua carriera e si trasforma in un personaggio stupido per poter giocare di nuovo.

Chad Powers, creata da Powell e Michael Waldron, debutterà su Hulu il 30 settembre. La serie è basata su una trovata pubblicitaria realmente messa in atto dal quarterback professionista Eli Manning per la sua serie ESPN intitolata Eli’s Places, in cui si è travestito da Chad Powers, un personaggio dai modi gentili.

Il trailer ufficiale di Chad Powers ha ora svelato ulteriori dettagli su ciò che ci aspetta. Nel filmato di 2 minuti e 38 secondi, agli spettatori viene mostrato come il quarterback Russ Holiday abbia commesso un grave errore in una partita importante, distruggendo per sempre la sua carriera. Dopo aver visto un cartellone pubblicitario del film Mrs. Doubtfire, Russ capisce che il modo perfetto per riconquistare la sua fama è diventare una persona completamente diversa.

Oltre al trailer dello show, sono state pubblicate diverse immagini tramite TV Insider. Due delle quattro immagini ritraggono Powell nei panni di Chad, mentre una mostra l’attore nei panni di Russ Holiday. Una quarta immagine ritrae il personaggio dell’allenatore interpretato da Steve Zahn in piedi su un campo in sospeso tra altri due allenatori.

Il trailer suggerisce inoltre che lo show sarà una commedia sulla falsariga di Tootsie e altri film in cui i personaggi indossano travestimenti per diventare completamente qualcun altro. Ciò è in linea con i commenti di Waldron su Tootsie e Mrs. Doubtfire come due delle maggiori fonti di ispirazione dello show. Manning ha creato il personaggio di Chad Powers per Eli’s Places al fine di comprendere l’esperienza di far parte di una squadra alla Penn State, quindi è probabile che la serie esplorerà temi simili.

Le immagini sembrano inoltre confermare che la serie sarà leggera e divertente, ma avrà anche un cuore. Waldron anticipa che Chad è un “vero stronzo del 2025, ma il tipo di persona con cui si può comunque empatizzare e amare”. Anche la fotografia sembra brillante e ricca di dettagli, il che indica che gli spettatori potranno godersi una storia dettagliata accompagnata da immagini di qualità quando sintonizzeranno Chad Powers alla fine del prossimo mese.

Avengers: Doomsday, Chris Hemsworth cauto sulla possibilità che anticipi Thor 5

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Chris Hemsworth è stato il primo attore che abbiamo visto aggiungersi al cast di Avengers: Doomsday all’inizio di quest’anno. Quello che non sappiamo è esattamente quale sarà il contributo del Dio del Tuono nel film. Thor: Love and Thunder si è concluso con l’asgardiano ora accompagnato nelle sue avventure da una potente giovane figlia adottiva, “Love”. Suo fratello, Loki, nel frattempo, si trova al centro del Multiverso, e la loro riunione promette di essere una parte importante della storia raccontata dai fratelli Russo.

Deadpool & Wolverine sembrava anche confermare che l’asgardiano troverà un nuovo alleato nel Mercenario Chiacchierone, Deadpool. In precedenza era stato riferito che la Marvel Studios sta pianificando un quinto film su Thor, ma Hemsworth ha scelto con cura le parole quando la BBC gli ha chiesto se Avengers: Doomsday preparerà effettivamente il terreno per un’altra avventura solitaria.

Non lo so. Vedremo dove porterà Avengers: Doomsday“, ha detto l’attore. ”Stiamo in qualche modo svelando tutto questo mentre parliamo e cercando di capire dove andrà ciascuno di questi personaggi“. Riguardo a com’è stato lavorare al prossimo film corale, Hemsworth ha detto a Etalk: “Quando ci siamo separati dopo l’ultimo film, non sapevamo se lo avremmo rifatto, ed eccoci qui. Alcuni dei vecchi membri del cast, come me, e poi molti nuovi arrivati”.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

Scarface: in sviluppo il remake con Danny Ramirez nel ruolo di Tony Montana

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Diretto da Brian De Palma, il film Scarface del 1983 è a sua volta un remake di un film del 1932, basato sull’omonimo romanzo del 1930. In esso si segue Tony Montana, interpretato da Al Pacino, un immigrato cubano che diventa un famigerato trafficante di droga a Miami mentre combatte la propria tossicodipendenza. Il film è uscito con recensioni piuttosto tiepide, ma da allora è diventato un classico del cinema poliziesco.

In una recente intervista con Deadline, Danny Ramirez e Tom Culliver hanno rivelato che stanno sviluppando una nuova versione modernizzata di Scarface attraverso la loro società di produzione, Pinstripes. Ramirez, noto soprattutto per aver interpretato Joaquin Torres/Falcon nell’MCU, interpreterà Montana nel film. “Uno dei diritti di proprietà intellettuale più importanti che stiamo adattando al momento è Scarface. Ovviamente, Danny interpreterà il protagonista. Vogliamo modernizzarlo, adattando il romanzo originale“, afferma Culliver.

Lo stiamo sviluppando in modo indipendente; abbiamo già alcuni finanziamenti per lo sviluppo. Ovviamente, c’è l’eredità di Pacino degli anni ’80 e poi il film originale del 1932, ma penso che sia giunto il momento di modernizzarlo, e avere qualcuno come Danny nel ruolo principale è davvero emozionante”. “Svilupperemo la nostra proprietà intellettuale, ma cercheremo anche partner che abbiano proprietà intellettuali interessanti e che vogliano collaborare con noi come creativi. Ma ci sono anche alcuni progetti che stiamo sviluppando da soli, con i nostri modesti fondi”, aggiunge Ramirez.

Culliver e Ramirez sottolineano anche che la loro versione di Scarface presenterà alcune modifiche. Anche se il duo non entra nei dettagli, Ramirez afferma che una versione aggiornata dell’epopea criminale potrebbe essere piuttosto rilevante nel 2025. “Penso che, per quanto riguarda la proprietà intellettuale, sia importante non impegnarci in qualcosa se non abbiamo un approccio totalmente unico e innovativo. Non si vuole fare qualcosa solo per il gusto di rifare qualcosa. Non lo faremo in modo codardo; abbiamo qualcosa da dire con questo materiale”.

Negli ultimi 20 anni se ne sono viste troppe di queste cose, di rifacimenti fatti solo perché si può attingere a un pubblico già costruito dall’IP. Bisogna avere una nuova storia da raccontare al suo interno”, afferma Culliver. “Scarface, per noi, è il ruolo che abbiamo sempre sognato di interpretare, ma anche di sviluppare in un modo che io possa comprendere. Penso che nel 2025 sarà più attuale che mai. Ecco perché siamo entusiasti di intraprendere questa sfida”, aggiunge Ramirez.

Da tempo si parla di un remake di Scarface

La Universal Pictures era stata precedentemente coinvolta nello sviluppo di un reboot di Scarface, con il regista di Challengers (2024) Luca Guadagnino che si era unito al progetto nel 2020. Guadagnino ha poi rivelato nel 2023 che non stava più lavorando al reboot, senza fornire dettagli sul motivo per cui il progetto fosse fallito. Evidentemente, però, questo ha lasciato la porta aperta a Ramirez e Culliver per lavorare alla loro versione del film poliziesco con Pacino.

Va notato che il fatto che un progetto sia in fase di sviluppo non garantisce che verrà realizzato, e Culliver sottolinea che il finanziamento ottenuto è per lo sviluppo, non per la produzione. Se la versione di Scarface di Pinstripes dovesse vedere la luce, sembra che il pubblico potrà aspettarsi alcuni aggiornamenti rispetto alle versioni del 1983 e del 1932. Sia Ramirez che Culliver chiariscono che perseguirebbero l’IP esistente solo se sentissero di avere una loro visione unica del materiale. Il loro Scarface, quindi, potrebbe risultare fresco e nuovo.

Resta da vedere come Ramirez e Culliver modernizzeranno Scarface e gli daranno il loro tocco personale, ma utilizzare lo status di Tony Montana come immigrato cubano potrebbe essere un modo per esplorare tematiche moderne. Il film è ancora in fase di sviluppo, quindi ci vorranno ancora diversi anni prima che possa vedere la luce.

Clayface: foto dal set rivelano il primo sguardo a un villain e (forse) allo stesso Clayface

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Sebbene le riprese vere e proprie sembra non siano ancora iniziate, le troupe di produzione si stanno preparando a girare il film Clayface della DC Studios a Liverpool, in Inghilterra, e dopo alcune prime immagini, nuove ultime foto dal set offrono alcune intriganti anticipazioni. La copertina del Gotham Gazette (la si può vedere qui) rivela che Jimmy “Red” McCoy apparirà nel film. McCoy era un cattivo di basso livello di Batman ai tempi, ed è altamente improbabile che sia il cattivo principale.

Apocalyptic Horseman di Nexus Point News ritiene che il grande cattivo di Clayface sarà un boss mafioso della DC Comics più riconoscibile, con un attore importante nel ruolo. La storia di McCoy è anche in evidenza sulla copertina del Gotham Herald, insieme a un’immagine di qualcuno che sembra avere il volto sfigurato o che indossa una sorta di maschera. Il testo che accompagna l’immagine è troppo sfocato per essere decifrato, ma potrebbe trattarsi della nostra prima anteprima di Tom Rhys Harries nei panni di Matt Hagen, alias Clayface? Non resta che avere maggiori dettagli dal set per scoprirlo!

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Cosa sappiamo di Clayface

Al momento sono stati rivelati pochi dettagli sulla trama, ma abbiamo appreso che Matt Hagen sarà al centro dell’attenzione. Nei fumetti, era il secondo Clayface, un avventuriero che si è trasformato in un mostro dopo aver incontrato una pozza radioattiva di protoplasma. Questo è cambiato in Batman: The Animated Series, dove è stato ritratto come un attore che usava una crema anti-età per sembrare più giovane. Dopo essersi scontrato con il suo creatore, Roland Daggett, Hagen viene immerso in una vasca di quella sostanza e diventa il “classico” Clayface che tutti conoscete dai fumetti.

Stando ad alcuni rumor emersi online, la storia di Clayface sarà incentrata su un attore in ascesa il cui volto è sfigurato da un gangster. Come ultima risorsa, il divo si rivolge a uno scienziato eccentrico in stile per chiedere aiuto. All’inizio l’esperimento ha successo, ma le cose prenderanno presto una piega inaspettata.

Poiché Clayface sarà ambientato nell’universo DC, i fan dovrebbero aspettarsi molti collegamenti con l’universo più ampio, e saremmo molto sorpresi se Batman apparisse o fosse anche solo menzionato. Il produttore Peter Safran ha condiviso alcuni nuovi dettagli sulla sceneggiatura di Flanagan, sottolineando che il film sarà effettivamente un film horror in piena regola, sulla scia di La mosca di David Cronenberg, ma si dice trarrà anche ispirazione dal successo horror di Coralie Fargeat, The Substance.

Clayface, vedete, è una storia horror hollywoodiana, secondo le nostre fonti, che utilizza l’incarnazione più popolare del cattivo: un attore di film di serie B che si inietta una sostanza per rimanere rilevante, solo per scoprire che può rimodellare il proprio viso e la propria forma, diventando un pezzo di argilla ambulante”, ha dichiarato Safran.

Tom Rhys Harries interpreterà il personaggio principale di Clayface, il film dei DC Studios. Il film è basato su una storia di Mike Flanagan, attore di La caduta della casa degli Usher (l’ultima bozza è stata firmata da Hossein Amini, sceneggiatore di Drive), con James Watkins, regista di Speak No Evil, alla regia.

Clayface è attualmente previsto per l’arrivo nelle sale l’11 settembre 2026.