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Gemme dell’Infinito: Gli Eterni risponderà all’ultima domanda

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Gemme dell’Infinito: Gli Eterni risponderà all’ultima domanda

Il nuovo film Marvel Studios, Gli Eterni, potrebbe risolvere l’ultimo mistero che aleggia intorno alle Gemme dell’Infinito. Nel 2012, i Marvel Studios hanno introdotto Thanos nella scena post-credit di The Avengers. All’epoca non si avevano piani specifici per il Titano Pazzo, ma c’era solo il desiderio di rivelare che, dietro l’invasione dei Chitauri causata da Loki, ci fosse una minaccia cosmica. Ma questa idea ispirata, nata da un’intuizione di Joss Whedon, era destinata a trasformare l’intero universo cinematografico Marvel.

La Marvel guardò alla Fasi 1 e si rese conto di aver introdotto potenti oggetti che potevano essere ricollegati come alle Gemme dell’Infinito. E così le prime tre fasi dell’MCU sono diventate la Saga dell’Infinito, con Thor (Chris Hemsworth) che in Avengers: Age of Ultron, ha identificato l’entità della minaccia che incombeva sui Vendicatori e sulla Terra, quando dice, a fine film, che qualcuno stava giocando una partita molto più complicata, usandoli come pedine. Il climax si è dispiegato in Avengers: Infinity War, quando Thanos (Josh Brolin) è uscito delle ombre e ha collezionato con successo le Gemme dell’Infinito. La storia dei potenti oggetti, apparentemente, termina quando Thanos le distrugge all’inizio di Avengers: Endgame. Ma, in realtà, rimane un ultimo mistero.

Secondo il Collezionista (Benicio del Toro), le Gemme dell’Infinito erano originariamente singolarità che precedevano l’universo stesso. Furono forgiate in forma lingotti concentrati da forze sconosciute e sembrano essere stati rivendicati dall’antica razza conosciuta come i Celestiali. In Guardiani della Galassia, il Collezionista ha fatto comparire delle visioni che mostravano un Celestiale che con la Gemma del Potere, la viola, giudicava interi mondi, mentre in Avengers: Endgame Nebula (Karen Gillan) si riferiva al pianeta Vormir – il mondo in cui è nascosta la Gemma dell’Anima – come “il centro dell’esistenza dei celestiali”. Ma i Celestiali caddero, quasi estinti, e le Gemme dell’Infinito furono disperse. Furono accuratamente nascoste, la Gemma del Potere nascosta su un antico tempio sul pianeta Morag; la Gemma dello Spazio, la Gemma della Realtà e la Gemma della Mente impiantate in altri oggetti; la Gemma del Tempo sorvegliata dai Maestri delle Arti Mistiche; e la posizione della Pietra dell’Anima persa nel mito. Ma chi ha nascosto le Gemme dell’Infinito?

L’ultimo mistero legato alle Gemme dell’Infinito

Ci sono importanti indizi che suggeriscono che le Gemme dell’Infinito siano state nascoste da qualcuno che le aveva trovate, sulla Terra. La Gemma dello Spazio divenne il Tesseract, il gioiello della casa del tesoro di Odino, sorvegliato da un altro dei Nove Reami; la Gemma della Realtà cadde nelle mani degli Elfi Oscuri su un altro dei pianeti dei Nove Reami, collegato alla Terra. La Gemma del Tempo era custodita dai Maestri delle Arti Mistiche a Kamar-Taj, e, secondo il fumetto preludio ad Avengers: Infinity War, i Maestri conoscevano anche il nascondiglio della Gemma del Potere. Tutto ciò suggerisce che i Celestiali persero le Gemme dell’Infinito sulla Terra e furono quindi disperse e nascoste da esseri sconosciuti.

Gli Eterni è l’occasione perfetta per i Marvel Studios per risolvere questo mistero legato alle Gemme dell’Infinito. Il film sembra aver riscritto l’origine degli Eterni, trasformandoli in antichi alieni che furono inviati a proteggere la Terra, presumibilmente dai Celestiali. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha ulteriormente suggerito che Gli Eterni coprirà un arco temporale di decine di migliaia di anni, il che significa che potrebbe mostrare esattamente cosa è successo ai Celestiali e alle Gemme negli anni passati. In tal caso, Gli Eterni diventa essenzialmente un prequel dell’intero Marvel Cinematic Universe, occupando così un posto assolutamente unico in questo universo condiviso.

CORRELATE: 

Gli Eterni, diretto da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina Jolie (Thena), Richard Madden (Ikaris), Kit Harington (Black Knight), Kumail Nanjiani (Kingo), Lauren Ridloff (Makkari), Brian Tyree Henry (Phastos), Salma Hayek (Ajak), Lia McHugh (Sprite), Gemma Chan (Sersi) e Don Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta da Matthew Ryan Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12 febbraio 2021.

Guardiani della Galassia: un nuovo team nell’ipotetico quarto film

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James Gunn, che ha diretto entrambi i capitoli della saga di Guardiani della Galassia e che dirigerà anche l’attesissimo Guardiani della Galassia Vol. 3, ha anticipato che un’eventuale Guardiani della Galassia Vol. 4 potrebbe avere come protagonista un nuovo team di eroi. Di recente Gunn ha portato a termine la produzione di The Suicide Squad per conto della Warner Bros., mentre attualmente è impeganto con la pre-produzione di Guardiani della Galassia Vol. 3

Il regista, la cui filmografia include – in qualità di sceneggiatore – i due film di Scooby-Doo usciti nei primmi anni del 2000 e il thriler/horror The Belko Experiment del 2016, è conosciuto soprattutto per il suo contributo all’Universo Cinematografico Marvel. Il terzo film dedicato ai Guardiani sarebbe dovuto arrivare nelle sale a maggio di quest’anno, ma venne ufficialmente posticipato dopo che il regista fu temporaneamente licenziato dalla Disney a causa di alcuni controversi tweet del passato. Successivamente, venne nuovamente ingaggiato per occuparsi del film, che sarà basato sulla sceneggiatura da lui inizialmente concepita. La Marvel, però, ha dovuto aspettare che Gunn terminasse i suoi lavori con il suo The Suicide Squad, attualmente in fase di post-produzione.

Adesso, via Instagram, Gunn ha risposto ad un fan che ha voluto sapere se Guardani della Galassia Vol. 3 sarà effettivamente il capitolo finale del franchise dedicato a Star Lord & co. Gunn ha risposto che “probabilmente” sarà l’ultimo film dei Guardiani che dirigerà e che “probabilmente sarà l’ultimo film del franchise con protagonista l’attuale team di eroi”, nonostante abbia dichiarato che le cose potrebbero sempre cambiare.

Guardiani della Galassia Vol. 3 segnerà la fine dell’arco narrativo dell’attuale “formazione” di eroi

James Gunn non ha ovviamente specificato quali personaggi dell’Universo Marvel potremmo formare la nuova ipotetica squadra al centro di Guardiani della Galassia Vol. 4, ma è innegabile tra quante opzioni la Disney avrebbe la possibilità di scegliere. Per quanto riguarda il coinvolgimento di Gunn nel franchise, è palese che l’arco narrativo dell’attuale “formazione” di Guardiani si concluderà alla fine del terzo film.

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 non ha ancora una data di uscita ufficiale. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente a Febbraio 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff e Karen Gillan, con Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor.

The Suicide Squad: James Gunn spiega la scelta del titolo

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The Suicide Squad: James Gunn spiega la scelta del titolo

Stando a quanto rivelato dal regista James Gunn, il titolo ufficiale di The Suicide Squad è nato letteralmente per gioco. I fan non vedono l’ora di vedere la nuova iterazione della Squadra Suicida sul grande schermo, soprattutto dopo l’accoglienza negativa che è stata riservata al film di David Ayer del 2016.

Al momento i dettagli su The Suicide Squad sono piuttosto scarsi: sappiamo soltanto che il nuovo film sarà un completo reboot e non un sequel diretto del film di Ayer, nonostante numerosi personaggi di quel film riprenderanno i loro ruoli, come Margot Robbie, Joel Kinnaman, Jai Courtney e Viola Davis. Tra le new entry figurano, invece, Idris Elba, John Cena, Peter Capaldi, Taika Waititi, Nathan Fillion e Pete Davidson. Non tutti i personaggi che il nuovo cast interpreterà sono stati rivelati, ma Gunn ha già specificato che non tutti sopravviveranno.

Adesso, in un recente Q&A su Instagram, il regista e sceneggiatore ha rivelato le origini dietro il titolo ufficiale del film, The Suicide Squad. In molti si sono chiesti come mai fosse stato scelto proprio quel titolo, dal momento che non è molto diverso dalla pellicola uscita nel 2016. A tal proposito, Gunn ha spiegato: “Una volta l’ho proposto in maniera scherzosa e alla Warner Bros. e ai produttori è piaciuto. Non ci sono molte possibilità che cambi, ma non si sa mai.”

Ancora nessun materiale ufficiale relativo a The Suicide Squad, in arrivo al cinema il 6 agosto 2021

Ha senso che il film di Gunn non si chiami Suicide Squad 2, dal momento che non sarà una vera continuazione del film di Ayer. A questo punto, i fan sono pienamente consapevoli che il film di Gunn sarà totalmente slegato da quanto avvenuto in precedenza. Al momento non abbiamo visto ancora nessun materiale ufficiale relativo al film. Ricordiamo che l’uscita in sala è fissata per il 6 agosto 2021: è improbabile che subisca variazione, dal momento che le riprese del film si sono ufficialmente concluse prima della scoppio della pandemia di Covid-19. 

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael Rooker, Nathan Fillion, Taika Waititi, John Cena, Peter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian e Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Oscar 2021: tutte le novità della prossima edizione

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Oscar 2021: tutte le novità della prossima edizione

Non è la prima volta che si parla della possibilità che la cerimonia di premiazione degli Oscar 2021 venga ufficialmente posticipata a causa della pandemia di Covid-19. Già lo scorso maggio, infatti, un report di Variety aveva suggerito che la prossima edizione degli Academy Awards potrebbe non avere luogo a causa delle conseguenze dell’emergenza Coronavirus.

Al momento la nuova edizione degli Oscar è prevista per il 28 febbraio del prossimo anno, ma stando a quanto riportato online nelle ultime ore, sembra che il consiglio di amministrazione dell’Academy si riunirà virtualmente proprio in queste ore per discutere del futuro della 93esima edizione del prestigioso riconoscimento, che – lo ricordiamo – per la prima volta nella storia considererà per le votazioni insieme ai titoli che sono usciti (o che usciranno) in sala, anche i film che hanno debuttato direttamente in streaming (senza quindi passare per la sala cinematografica).

Il nuovo aggiornamento in merito agli Oscar 2021 arriva da The Hollywood Reporter (via ComingSoon.it), secondo cui l’Academy deciderà proprio in queste ore le sorti della cerimonia e l’eventuale rinvio: stando alla fonte, la cerimonia potrebbe essere posticipata fino a otto settimane dopo la data inizialmente prevista (28 febbraio). Inoltre, l’Academy dovrà decidere se estendere o meno la finestra di eleggibilità dei film ben oltre la data del 31 dicembre 2020, sempre in considerazione dell’attuale situazione mondiale che ha letteralmente stravolto l’industria cinematografica.

Le nuove regole dell’Academy, dal numero di titoli candidabili a Miglior Film alla nascita dell’Academy Screening Room

Sempre di recente, l’Academy aveva annunciato una serie di novità relative al proprio regolamento, un vero e proprio processo di ristrutturazione che resterà in vigore almeno fino al 2025: dalla cerimonia del prossimo anno, infatti, il numero di candidati al miglior film resterà fissato a 10, e non sarà più un numero variante tra 5 e 10. Inoltre, sempre a partire dal prossimo anno verrà istituita l’Academy Screening Room, una sala cinematografica virtuale accessibile dal sito ufficiale degli Oscar che permetterà ai tutti i membri registrati di poter visione i lungometraggi qualificabili per le specifiche categorie.

La Sirenetta: Halle Bailey parla delle critiche al suo casting

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La Sirenetta: Halle Bailey parla delle critiche al suo casting

La giovane Halle Bailey, scelta come interprete di Ariel nell’atteso adattamento live action del Classico Disney La Sirenetta, ha parlato per la prima volta delle critiche mosse dai fan al suo casting. L’ingaggio dell’attrice è stato ufficializzato a luglio dello scorso anno, insieme a quello di Jacob Tremblay, Melissa McCarthy e Awkwafina.

Le riprese del remake, che sarà diretto da Rob Marshall, sono state posticipate a causa della pandemia di Covid-19, ma è molto probabile che il film arrivi al cinema già nel 2021. Inoltre, è stato confermato che – oltre alla celebri canzoni della colonna sonora originale – il live action conterrà anche quattro nuovi brani composti appositamente per il film.

Quando venne annunciato che la Bailey – nota per la serie Grown-ish sarebbe stata l’interprete di Ariel nel live action, in molti reagirono in maniera decisamente positiva alla notizia. Tuttavia, una fetta di pubblico criticò la scelta dell’attrice e il fatto che, nel live action, il personaggio di Ariel non avrebbe avuto gli iconici “capelli rossi”.

Anche Jodie Benson, voce di Ariel nel classico originale de La Sirenetta, difende il casting di Halle Bailey

A quanto pare però, Halle Bailey ha deciso di ignorare quella tipo di reazioni, concentrandosi esclusivamente su chi ha apprezzato la sua scelta come nuova Ariel cinematografica. In una recente intervista con Variety (via Screen Rant), infatti, ha dichirato: “Non mi piace catalizzare la mia attenzione sulle cose negative. Credo che questo ruolo sia davvero un qualcosa più grande di me, e sono certa che sarà un’esperienza bellissima. Sono davvero eccitata di essere parte di tutto ciò.”

Quando venne ufficializzato il casting dela Bailey, diverse fonti riportarono che la giovane attrice era la favorita fin dall’inizio. Anche l’attrice Jodi Benson, voce di Ariel nella versione originale del classico originale, aveva espresso tutto il suo supporto nei confronti dell’ingaggio della giovane attrice afroamericana, dichiarando: “La cosa più importante è raccontare la storia. Penso che lo spirito del personaggio sia ciò che conta davvero. Ciò che porti di un personaggio per quanto riguarda il loro cuore e il loro spirito… è ciò che conta davvero.”

La Sirenetta vedrà nel cast Halle Bailey (nei panni di Ariel), Jonah Hauer-King (nei panni del Principe Eric), Javier Bardem (in trattative per interpretare Re Tritone), Melissa McCarthy (nei panni di Ursula, la perfida strega del mare), Daveed Diggs (Sebastian), Jacob Tremblay (Flounder) e Awkwafina (Scuttle). Questa versione del classico sarà diretta dal regista di Il Ritorno di Mary Poppins e Into The Woods, Rob Marshall, e includerà sia i brani dell’originale d’animazione del 1989, sia canzoni inedite a cui lavoreranno Alan Menken e Lin-Manuel Miranda.

The Flash: molto presto ci saranno novità sul film

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The Flash: molto presto ci saranno novità sul film

Le ultime novità in merito al travagliatissimo adattamento di The Flash risalgono allo scorso maggio, quando abbiamo appreso – via The Illuminerdi – che la Warner Bros. starebbe considerando l’idea dei ingaggiare una nuova attrice per Irish West, l’interesse amoroso di Barry Allen, personaggio interpretato da Kiersey Clemons in Justice League di Zack Snyder, ma tagliato dalla versione cinematografica del film.

In merito all’uscita nelle sale, la release del cinecomic è al momento fissata per il 2 giugno 2022, ma per quanto riguarda l’inizio della produzione – purtroppo – non ci sono ancora aggiornamenti, dal momento che la situazione relativa al ritorno sui set dopo l’emergenza Coronavirus non sembra abbia trovato ancora una sua precisa e adeguata risoluzione. Eppure, a breve potremmo avere nuovi aggiornamenti sul cinecomic… almeno secondo quanto ha lasciato intendere la produttrice Barbara Muschietti.

Nonostante il clima di profonda incertezza che circonda ormai l’industria cinematografica da diversi mesi, un recente commento su Instagram della Muschietti sembra preannunciare che forse, a breve, avremmo nuove notizie a proposito del cinecomic, quasi sicuramente in merito all’inizio delle riprese. In risposta ad un fan che chiedeva novità sul film, la produttrice e sorella di Andy Muschietti – che si occuperà della regia – ha confermato che “molto presto ci saranno novità”.

Ezra Miller dovrebbe dedicarsi prima alle riprese di Animali Fantastici 3 e poi iniziare a girare The Flash

Se le cose andranno secondo quanto inizialmente stabilito, Ezra Miller, interprete di The Flash nel DCEU, dovrà girare prima il terzo capitolo della saga di Animali Fantastici e poi iniziare le riprese del cinecomic affidato al regista di IT e IT – Capitolo Due. Di recente il giovane attore è finalmente al centro di una bufera mediatica a causa di alcune sconcertanti immagini che lo hanno visto protagonista.

The Flash arriverà al cinema il 2 giugno 2022. Christina Hodson è attualmente in trattative per scrivere una nuova versione del film, dopo i suoi lavori in pellicole come BumblebeeBirds of Prey. La trama del film si baserà sulla serie a fumetti del 2011 “Flashpoint”, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert, anche se Muschietti ha già confermato che il film presenterà una “diversa versione di Flashpoint rispetto a quella che i fan si aspettano.”

James Gunn ricorda il primo incontro tra Stan Lee e Tom Holland

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James Gunn ricorda il primo incontro tra Stan Lee e Tom Holland

La storia del primissimo incontro tra Tom Holland e Stan Lee è inaspettatamente divertente, almeno secondo quanto rivelato di recente dal regista e sceneggiatore James Gunn. Holland si è unito al MCU nel 2016, quando ha interpretato il ruolo di Peter Parker per la prima volta in Captain America: Civil War.

Da allora, il giovane attore è apparso in ben cinque film dell’Universo Cinematografico Marvel, incluso il più recente Spider-Man: Far From Home. L’iconico personaggio dell’Uomo Ragno è stato creato da Lee in collaborazione con Steve Ditko nel lontano 1962, e ancora oggi resta uno dei personaggi più amati che la fervida immaginazione del compianto “papà dei supereroi” abbia mai partorito.

Tom Holland tornerà nei panni di Spider-Man nella Fase 4 dell’universo condiviso, anche se al momento i dettagli sul nuovo attesissimo Spider-Man 3 sono piuttosto scarsi (soprattutto in merito all’inizio della produzione, attualmente sospesa a causa della pandemia di Covid-19). I piani per il simpatico arrampicamuri prevedono, oltre al film in solitaria in arrivo nelle sale a novembre del prossimo anno, anche un’ulteriore apparizione in un altro film (che potrebbe essere tanto un episodio del MCU quanto un titolo dello Spider-Verse della Sony).

Fu James Gunn a presentare Tom Holland a Stan Lee, subito dopo l’ingaggio dell’attore come nuovo Spider-Man

Durante un recente Q&A su Instagram, James Gunn ha ricordato il momento in cui presenterò per la prima volta a Stan Lee la nuova incarnazione cinematografica dell’Uomo Ragno, ossia Tom Holland. Gunn ha ricordato l’evento perché un fan gli ha chiesto di parlare di un aneddoto relativo a Lee che lo stesso regista e sceneggiatore era solito ricordare. A quel punto Gunn ha spiegato:

“Presentai io Tom Holland a Stan Lee, poco dopo il suo ingaggio per interpretare il nuovo Spider-Man. Stan gli disse: ‘Mi dicono che sei fantastico! Personalmente, non mi sembra!’. E tutto scoppiammo a ridere”. Naturalmente, di lì a breve, Lee cambiò radicalmente idea, dal momento che dopo l’uscita del primo Spider-Man: Homecoming, in diverse intervista, il celebre fumettista ha più volte elogiato l’interpretazione di Holland, arrivandolo a definire lo Spider-Man che mi ero immaginato quando ho scritto il personaggio”. 

Tom Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone: Spider-Man: Homecoming Spider-Man: Far From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi del MCU.

Kenneth Branagh: 10 cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh: 10 cose che non sai sull’attore

Rinomato attore shakespeariano, Kenneth Branagh si è negli anni distinto come uno dei cineasti più influenti della sua generazione, capace tanto di dar vita a memorabili personaggi quanto di realizzare opere da regista in gradi di ottenere il plauso di critica e pubblico. Personalità versatile, Branagh ha nel corso della sua carriera affrontato con successo molti dei generi più in voga oggi al cinema.

Ecco 10 cose che non sai di Kenneth Branagh.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh Hamlet

Kenneth Branagh: i suoi film da attore e da regista

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Il primo grande successo cinematografico dell’attore è il film Enrico V (1989), seguito poi da titoli come Frankenstein di Mary Shelley (1994), con Robert De Niro, Riccardo III – Un uomo, un re (1996), di Al Pacino, Celebrity (1998), Harry Potter e la camera dei segreti (2002), Operazione Valchiria (2008), Marilyn (2011), con Michelle Williams, Jack Ryan – L’iniziazione (2014), con Chris Pine, Dunkirk (2017), Assassinio sull’Orient Express (2017), Casa Shakespeare (2018), Tenet (2020), con John David Washington, e Assassinio sul nilo (2021).

9. È un apprezzato regista. Nel corso della sua carriera Branagh si è distinto come regista, dimostrando di poter affrontare generi spesso molto diversi tra loro. Il suo primo film in tali vesti è stato Enrico V (1989), seguito da L’altro delitto (1991), Gli amici di Peter (1992), Il canto del cigno (1992), Molto rumore per nulla (1993), Frankenstein di Mary Shelley (1994), Nel bel mezzo di un gelido inverno (1995), e Hamlet (1996). In anni più recenti ha invece diretto Il flauto magico (2006), Sleuth – Gli insospettabili (2007), con Michael Caine, Thor (2011), con Chris Hemsworth, Cenerentola (2015), Assassinio sull’Orient Express (2017), Casa Shakespeare (2018) e Artemis Fowl (2020). Nel 2021, con Belfast, ha vinto il suo primo premio Oscar per la sceneggiatura.

8. È stato più volte nominato all’Oscar. Particolarmente apprezzato all’interno dell’industria hollywoodiana, Branagh ha ricevuto nel corso della sua carriera quattro importanti nomination al premio Oscar. Le prime due furono rispettivamente come regista e attore protagonista di Enrico V. In seguito, venne candidato per la miglior sceneggiatura non originale di Hamlet. Nel 2011 è invece stato candidato come miglior attore non protagonista per il film Marilyn.

Kenneth Branagh ed Emma Thompson

7. È stato sposato con la nota attrice. Nel 1987, sul set della miniserie Fortunes of War, conobbe l’attrice Emma Thompson, con la quale intraprese una relazione culminata nel matrimonio nel 1989. Per via dei rispettivi impegni di lavoro, tuttavia, i due finirono con l’allontanarsi, annunciando la separazione nel 1995. La rottura sembra essere stata anche dovuta dalla relazione che Branagh intraprese con Helena Bonham Carter, alla quale rimase legato fino al 1999.

Kenneth Branagh dirige Thor

6. Ha immaginato il film come una rilettura di Shakespeare. Nel dirigere il film dedicato al divino Thor, Branagh ha affermato di aver pensato alla sua storia come ad un dramma shakespeariano, dove il figlio deve confrontarsi con il padre e gli intrighi di corte per poter arrivare ad una propria affermazione. Secondo lui, infatti, la trama del film è un incrocio tra l’autore inglese, la mitologia nordica e il mondo dei fumetti.

Parte delle cose che non sai sull’attore

Kenneth Branagh Poirot

Kenneth Branagh è Hercule Poirot

5. Ha lavorato molto sul look dei baffi del personaggio. Tratto distintivo di Hercule Poirot, personaggio nato dalla penna di Agatha Christie, sono i suoi baffi. Per la sua versione di Poirot, Branagh decise di dar vita ad un look particolarmente stravagante, che fece storcere il naso ai fan del personaggio. Il regista e attore si giustificò però affermando che nel romanzo questi vengono più volte nominati, meritando dunque di avere una loro particolarità.

4. Ha studiato a fondo il personaggio. Per poter dar vita al celebre detective, Branagh ha speso molto tempo a leggere i romanzi di cui è protagonista, ricercando una propria chiave interpretativa. Nel farlo, l’attore si è concentrato in particolar modo sull’idea di giustizia di Poirot, la quale nel film cambia in relazione agli eventi che si verificano.

Kenneth Branagh in Hamlet

3. Ha girato il film in pellicola. Nel realizzare la sua versione dell’opera di Shakespeare, Branagh decise di affidarsi alla pellicola 65mm. Questa gli permise infatti di dar vita ad inquadrature particolarmente ricche di dettagli in alta risoluzione. Molte delle riprese da lui previste, inoltre, potevano essere realizzate soltanto con l’utilizzo di tale formato.

2. Ebbe difficoltà a trovare una produzione. Branagh intendeva realizzare una versione completa dell’Amleto, raggiungendo pertanto quasi quattro ore di film. Tuttavia, nessuna produzione sembra intenzionata a dar vita a tale opera, con la preoccupazione delle difficoltà nella sua distribuzione. Fu solo la Castle Rock Entertainment a dichiararsi interessata e a fornire il budget necessario a Branagh.

Kenneth Branagh: età e altezza

1. Kenneth Branagh è nato a Belfast, nell’Irlanda del Nord, il 20 dicembre del 1960. L’attore è alto complessivamente 177 centimetri.

Fonte: IMDb

 

Da 5 Bloods – Come Fratelli, recensione del film di Spike Lee

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Da 5 Bloods – Come Fratelli, recensione del film di Spike Lee

Dopo il grandioso successo di BlackkKlansman, che gli è valso il suo primo Oscar (per la sceneggiatura) Spike Lee torna con Da 5 Bloods – Come Fratelli, un progetto singolare e davvero molto interessante. Con la solita lucida rabbia, Lee riesce ad intrattenere e denunciare, ad inventare e a confermarsi uno dei grandi narratori del cinema classico, sfruttando questa volta la ferita, sempreverde nel cuore dell’America, della Guerra del Vietnam.

I titolo, abbracciando lo slang, indica letteralmente i 5 fratelli di sangue, anche se i protagonisti veri e propri della storia sono Paul (Delroy Lindo), Otis (Clarke Peters), Melvin (Isiah Whitlock Jr) ed Eddie (Norm Lewis), quattro veterani del Vietnam che sono tornati nel sud-est asiatico. Quella che nelle prime scene sembra essere una vacanza di lusso, si rivela un viaggio nella memoria e una missione da compiere: ritrovare il corpo del leader della squadra Norman (Chadwick Boseman), morto in azione davanti ai loro occhi.

Con Da 5 Bloods Spike Lee prevede il futuro

Scritto nel 2018 e girato nel 2019, Da 5 Bloods sembra pensato domani. Spike Lee, osservatore attento ed intransigente della sua realtà e del suo Paese, racconta con grande perizia la Guerra americana bianca, quella in Vietnam, e lo fa dal punto di vista di quelli che venivano sbattuti in prima linea, a compiere le missioni più rischiose, coloro ai quali non veniva riconosciuto il merito di aver combattuto e che non erano parte di una grande nazione bianca, ma comunque che sentivano bruciante l’orgoglio per aver risposto alla chiamata ed essere tornati per raccontarlo: i soldati di colore.

Lee racconta quello che non era mai stato raccontato, nel ricco filone della narrativa cinematografica relativa alla Guerra in Vietnam, ovvero la posizione del soldati neri in un conflitto che apparteneva loro ancora meno che ai soldati bianchi. Si trovavano infatti ad affrontare persone oppresse, come loro negli USA, persone che non li avevano mai appellati con la “parola che comincia per N”, eppure erano fieri del loro coraggio in campo.

Ma, chi ha combattuto lo sa bene, la guerra non finisce mai, né nella testa di chi torna, né nel cuore di chi la ricorda, qualche volta nemmeno sul campo. E così, gli eroi di Spike Lee, si trovano ad imbracciare i fucili per svolgere un compito che, da nobile, diventa quasi greve, simbolo di quell’avidità e cattiveria che resta umana.

Da 5 Bloods mescola generi e toni

Il lavoro che Spike Lee fa sul genere è incredibile, partendo dal war movie, mescola generi e soprattutto toni, giocando con il buddy movie, con il cinismo del film di guerra con lo sfondo del Vietnam, citandoli e parodiandoli in diverse sequenze del film. Alterna i toni dell’avventura a quelli del road movie, passando per la commedia nera, realizzando un effetto così spossante e bizzarro che gli ultimi 15 minuti, in cui fa esplodere tutta la dolcezza e l’emozione di cui è capace, sono un vero e proprio shock emotivo.

Da 5 Bloods procede su due piani temporali, il presente, che vede i veterani appesantiti dagli anni ma ancora ben capaci di imbracciare le armi e lottare, e il passato, in cui i quattro protagonisti sono con il loro leader. I quattro veterano appaiono nel passato così come lo sono nel presente, spaventati e stanchi, vecchi, che seguono il loro leader, colui che non riesce a sopravvivere, che loro torneranno indietro a prendere. Il corpo bellissimo di Chadwick Boseman si scontra violentemente con quelli invecchiati e sudati dei suoi compagni, e proprio lui rappresenta la loro parte migliore, quella che li invita all’amore, a non ammutinarsi alla notizia dell’assassinio di Martin Luther King, a scegliere sempre la strada del perdono. Questa via illuminata prenderà il sopravvento in un inedito finale, che per quanto duro e attuale, apre la strada a toni di dolcezza che oseremmo dire insoliti per Lee.

Tra la bellezza del grande cinema, l’esaltazione e la mescolanza dei generi e dei toni, l’impegno sociale sempre lucidissimo, Spike Lee regala ancora una volta agli spettatori, con un solo film, un manifesto politico, una lezione di cinema e un’avventura umana preziosa.

Artemis Fowl: la recensione del nuovo film Disney+

Artemis Fowl: la recensione del nuovo film Disney+

Inizialmente previsto per il grande schermo, il film Artemis Fowl ha infine dovuto arrendersi, per via dell’emergenza Covid-19, ad una distribuzione sulla piattaforma Disney+. Una scelta che, alla luce della scarso potenziale del film, potrebbe essersi rivelata più vantaggiosa. Diretto da Kenneth Branagh, questo racchiude in sé i primi due libri della saga fantasy per ragazzi, ed era pensato per essere la risposta della Disney ad Harry Potter. Pur avvalendosi di attori del calibro di Colin Farrell, Judi Dench e Josh Gad, il film stenta tuttavia a trovare una propria personalità.

Protagonista del film è Artemis Fowl II (Ferdia Shaw), un geniale dodicenne miliardario cresciuto con una spiccata conoscenza di fate e creature magiche, passione ereditata da suo padre. Nel momento in cui proprio quest’ultimo verrà rapito da forze misteriose e vendicative, Artemis dovrà scontrarsi con quelle che credeva fossero solo leggende, e avrà bisogno di tutta la magia possibile per riuscire a salvare suo padre e la dinastia dei Fowl.

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Artemis Fowl: un fantasy mancato

Risulta sempre più difficile oggi stupire il pubblico con narrazioni fantasy. Sono pochi i casi in cui produttori e registi sono riusciti a trovare la giusta chiave per raccontare qualcosa di nuovo, qualcosa che non sapesse di già visto. Artemis Fowl ha al suo interno tutti elementi che, pur non essendo novità per il cinema, avevano comunque il potenziale per raccontare qualcosa di diverso, che potesse catturare l’attenzione e il cuore degli spettatori. Dal rapporto padre-figlio alla presenza di intriganti creature, da un’ignota minaccia alla scoperta di far parte di qualcosa di più grande del previsto.

Nonostante ciò, una volta che l’opera ha introdotto gli spettatori nel proprio mondo, sembra faticare nel trovare un modo coerente per intrattenerli. In particolare, risultano poco incisive alcune scelte prese per questo primo film di una potenziale saga. Nell’ambientare la quasi totalità del film nei pressi della villa dei Fowl, si avverte una staticità che non giova né allo sviluppo della storia né all’attenzione di chi guarda. Benché inizialmente si avvertano i colpi di scena giusti per l’inizio dell’avventura, questa manca poi di partire realmente, lasciando insoddisfatti per ciò che si sarebbe invece potuto, e dovuto, mostrare.

Se si può pensare alla volontà di tenere determinati scenari per futuri sequel, questa appare però essere una scelta controproducente. Molto viene infatti semplicemente accennato, senza dar modo di più approfondite esplorazioni, che avrebbero probabilmente permesso allo spettatore di familiarizzare in modo più appropriato con il mondo narrativo. La sensazione che se ne ricava è quella di una visione distaccata, dove molto poco importa dei personaggi e delle loro necessità.

Artemis Fowl Disney+

Artemis Fowl: la recensione

Il film Disney non trova dunque un modo di far incastrare tra di loro i propri elementi, dando vita ad una narrazione che procede con difficoltà, con un susseguirsi stonato di eventi. Tra i molti punti deboli del film, il più sconfortante è certamente una messa in scena povera di fantasia, che finisce con il sembrare l’espressione di un lavoro svogliato. Lo stesso Branagh, regista che in più occasioni ha dimostrato le proprie abilità dietro la macchina da presa, da Thor fino ad Assassinio sull’Orient Express, sembra essere qui legato da un materiale che non permette maggior espressione creativa.

La volontà di racchiudere i primi due libri della saga in un film della durata di un’ora e mezza scarsa non ha infatti contribuito alla sua riuscita. La sceneggiatura di Conor McPherson schiaccia gli eventi tra di loro, senza consentirgli un più ampio respiro. Ciò porta ad uno sviluppo insufficiente tanto del giovane protagonista, che rimane pressoché estraneo allo spettatore, quanto dei personaggi che lo circondano e che avrebbero invece dovuto sostenere la storia.

Artemis Fowl risulta così essere l’incipit strozzato di quella che dovrebbe essere una nuova saga cinematografica, incapace di sfruttare adeguatamente gli intrighi della sua storia. L’uscita sulla piattaforma Disney+ potrebbe aver in parte salvato un prodotto che, date tali premesse, al cinema poteva rischiare di dar vita ad un clamoroso flop. Sul piccolo schermo, e all’interno di un catalogo più ampio, potrebbe invece trovare un proprio pubblico. Ciò tuttavia non salva la Disney dall’aver realizzato un film privo di quella magia per cui lo studio è celebre.

Rocket Raccoon: la bellissima action figure di Hot Toys 

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Rocket Raccoon: la bellissima action figure di Hot Toys 

La nota società di giocattoli Hot Toys ha rivelato le immagini di una nuova action figure da collezione dedicata a procione spaziale Rocket Raccoon, divertente personaggio del Marvel Cinematic Universe doppiato da Bradley Cooper e introdotto per la prima volta nel primo film dei Guardiani della Galassia.

L’action figure in scala 1/6 è basata sull’apparizione di Rocket Raccoon in Avengers: Endgame l’acclamato film diretto dai fratelli russo che ha chiuso la Infinity saga. Come leggiamo dalla didascalia fornita l’action figure da collezione di Rocket in scala 1/6° include una testa appena dipinta che ritrae la sua espressione ruggenti, un corpo specializzato con articolazioni potenziate, un costume finemente sartoriato con sciarpe intercambiabili, un certo numero di mani intercambiabili, pistole e blaster, una rappresentazione 1/6 del guanto Gauntlet, e due paia di occhiali intercambiabili.

Avengers: Endgame è il film del 2019 diretto da Joe Russo, Anthony Russo con Robert Downey Jr.Chris EvansMark RuffaloChris HemsworthScarlett Johansson.

Diretto da Anthony e Joe Russo e ambientato dopo le vicende narrate in Avengers: Infinity War, il film mostrerà al pubblico come la catastrofica catena di eventi scatenata da Thanos, che ha dimezzato la popolazione dell’universo e colpito il team degli Avengers, spingerà i supereroi rimasti a intraprendere un’ultima azione nello spettacolare capitolo conclusivo di 22 film Marvel Studios. Prodotto da Kevin FeigeAvengers: Endgame vede Louis D’Esposito, Victoria Alonso, Michael Grillo, Trinh Tran, Jon Favreau e Stan Lee nel ruolo di produttori esecutivi, mentre la sceneggiatura è firmata da Christopher Markus e Stephen McFeely.

Affascianti look alternativi di Black Panther in alcuni concept art inediti

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Mentre cresce l’attesa di scoprire cosa ci riserverà il futuro di Black Panther nell’annunciato Black Panther 2, sequel in cantiere in casa Marvel Studios del fortunatissimo film del 2016, oggi vi segnaliamo alcuni concept inediti che rivelano look alternativi del personaggio legati alla sua prima apparizione nel film di successo Captain America: Civil War.

I concept art inediti riguardano principalmente la parte relativa al volto e alla maschera che copre l’identità di T’Challa / Pantera Nera e sono firmati ad opera del conceptual artist Andy Park che ha lavorato per i Fratelli Russo proprio in Captain America: Civil War. , il cinecomic che fa parte del Marvel Cinematic Universe.

Vi ricordiamo che Black Panther 2 è l’annunciato sequel del 2022 che sarà diretto da Ryan Coogler e vedrà il ritorno nel cast di Chadwick Boseman, nel ruolo di T’Challa / Pantera Nera e Martin Freeman nei panni di Everett Ross.

Ryan Coogler è stato confermato a capo del sequel per il quale curerà sia regia che sceneggiatura. Intervistato da Indiewire, il filmaker americano ha confessato di non sentire alcuna pressione per questo nuovo progetto e spiegato cosa intende raggiungere con la prossima avventura di T’Challa: “Credo che la pressione sarà sempre lì ad aspettarmi. Ho avuto la possibilità di realizzare tre lungometraggi, ognuno dei quali aveva il suo specifico tipo di pressione e sui quali gravavano aspettative diverse […] Ma qui si tratterà di girare un sequel, il che è qualcosa che non ho mai fatto prima, ed è un sequel di un film che ho diretto, quindi penso che ci sarà molta pressione e per questo cercherò di concentrarmi sul lavoro come sempre. Giorno dopo giorno, un passo alla volta, eliminando l’ansia intorno a noi, per creare una storia che abbia un qualche tipo di significato.

La Sposa di Frankenstein: il progetto è ancora vivo

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La Sposa di Frankenstein: il progetto è ancora vivo

Il film La Sposa di Frankenstein appartenente al Dark Universe della Universal è ancora in fase di sviluppo. Ricordiamo che lo Studio Universal è uno dei più antichi di Hollywood, ancora in attività, e che sin dai suoi primi giorni ha avuto grande successo di pubblico con i film che portavano al cinema i grandi mostri della letteratura, tanto che sono diventati un suo vero e proprio marchio.

A partire dagli anni ’20 e mantenendo lo slancio fino agli anni ’50, la Universal ha sfruttato con grande felicità degli spettatori e delle tasche degli investitori, le figure di Dracula, Frankenstein e l’Uomo Invisible (solo per citarne alcuni) e questo lavoro ha anche posto le basi per i film di mostri in tutto il mondo. I Toho Studios del Giappone hanno sviluppato Godzilla, la Hammer Film Productions inglese ha rilasciato titoli come Revenge of Frankenstein e The Abominable Snowman. I film sui mostri erano un grande affare e, negli ultimi anni, la Universal ha deciso di voler esplorare ancora una volta quei titoli originali.

Sfortunatamente, The Dark Universe – un universo condiviso che racchiudeva tutti questi mostri – si è aperto e chiuso con l’insuccesso de La Mummia, con Tom Cruise. I creativi della Universal nel progetto, Alex Kurtzman e Chris Morgan si sono allontanati subito dopo che il film non ha registrato il successo sperato. Alla fine, la Universal ha deciso di abbandonare tranquillamente il suo concetto di Dark Universe a favore del riavvio autonomo per ogni mostro, il che ha già portato ad un ottimo prodotto, L’uomo invisibile con Elizabeth Moss.

David Koepp ha riscritto la sceneggiatura de La Sposa di Frankenstein

In altre parole, il Dark Universe può anche essere morto, ma l’impegno di Universal nel riportare sullo schermo i mostri classici per una nuova generazione potrebbe non esserlo. Ciò è stato ulteriormente sottolineato recentemente da una conversazione che Collider ha avuto con l’acclamato sceneggiatore David Koepp. Durante l’intervista, Koepp ha rivelato di aver ha deciso di rivisitare la sua sceneggiatura per La sposa di Frankenstein, mentre il progetto è andato in pausa a causa del COVID-19. Koepp ha affermato di essere stato in grado di trasformare la sceneggiatura in ciò che aveva sempre desiderato e attribuisce il merito di aver avuto questa possibilità alla Universal, che è stata così gentile da permettergli di “riprovare” a riscrivere una storia su cui molte persone si sono avvicendate:

“Ora ho una versione nuova, una versione che a loro piace molto. Penso che al momento stiano parlando con i registi (…) Non tutte le idee funzionano ma è merito loro. Ciò che ho davvero ammirato della Universal è che hanno durante lo sviluppo hanno avuto la lucidità di alzare le mani e dirmi: “Aspetta. Questa cosa non sta funzionando. Fermiamoci a pensare a dei progetti per un anno o due.” Ho pensato che fosse davvero una scelta intelligente. E le grandi aziende oggigiorno non lo fanno spesso. Non ci sono molti momenti in cui vanno le grandi aziende capiscono subito che il loro progetto non sta funzionando, si fermano e ripartono dall’inizio.”

Suicide Squad: Batman e Harley Quinn in uno scatto inedito

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Suicide Squad: Batman e Harley Quinn in uno scatto inedito

Come molto di voi sapranno Ben Affleck ha fatto alcune apparizioni come Bruce Wayne / Batman nel film del 2016 Suicide Squad, presentandosi in una scena post-crediti con Amanda Waller, sconfiggendo e arrestando Deadshot interpretato da Will Smith e inseguendo il Joker e Harley Quinn in una scena d’azione. Quest’ultima sequenza si è concludeva con il Cavaliere Oscuro che veniva baciato accidentalmente Harley Quinn dopo averla rianimata – e poi averla presa in custodia.

Ora, il regista David Ayer è tornato su Instagram per condividere un nuovo scatto di una scena tagliata dall’adattamento dell’omonimo fumetto DC Comics. Come possiamo vedere dall’immagine, una sanguinosa Harley si sta avvicinando a Batman, e questa sembra essere un’alternativa – forse più violenta (A detta del regista) – rispetto alla scena che abbiamo visto nel taglio cinematografico del film. E’ molto probabile che questo scatto fa parte dell’enorme materiale scartato dal film del quale lo stesso Ayer ha parlato,  in seguito ai cambi imposti dallo studios e al rimontaggio del film.  Sarebbe davvero interessante se potessimo avere l’occasione di vedere il film come inizialmente immaginato, dato che il primo trailer visto entusiasmò non poco sia noi che tutto il fandome della DC Comics e che secondo David Ayer era il vero mood del film, prima di essere trasformato in una commedia in seguito al successo di Deadpool. Ecco di seguito lo scatto diffuso dal regista:

Suicide squad

Vi ricordiamo che nel 2020 uscirà il reboot The Suicide Squad che comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang) insieme alle new entry Idris ElbaMichael Rooker, Peter CapaldiNathan Fillion, Sean Gunn, David Dastmalchian, Storm ReidTaika Waititi e John Cena. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Secondo le ultime indiscrezioni, Nathan Fillion dovrebbe interpretare Arm-Fall-Off-Boy, che i lettori dei fumetti ricorderanno come il criminale con la capacità di staccare i propri arti e usarli come armi, potere guadagnato grazie ad un elemento metallico antigravità. Altri nomi circolati nelle ultime settimane sono Ratcatcher e Peacemaker, ma i report segnalano che Sean Gunn potrebbe vestire i panni di Weasel e Flula Borg quelli di Javelin; Pete Davidson potrebbe interpretare Blackguard, mentre Michael Rooker Savant.

Matrix 4 rimandato ufficialmente al 2022

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Matrix 4 rimandato ufficialmente al 2022

Anche Matrix 4 rientra nell’elenco di film di un certo rilievo targati Warner Bros, la cui uscita è stata posticipata. Il film non è ancora stato girato, per cui a differenza di altri titoli, come Wonder Woman 1984 o Tenet, la pandemia ha interrotto le riprese, e non la preparazione e l’uscita vera e propria del film.

La Warner Bros ha annunciato che Matrix 4 uscirà al cinema l’1 aprile 2022, spostandone la data d’uscita di un anno, circa, visto che l’uscita originariamente prevista era l’1 maggio 2021.

Matrix 4 vittima, come tanti, della pandemia

Ricordiamo che anche questo è uno dei film che ha risentito dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai filmmaker.

Matrix 4 vedrà nel cast il ritorno di Keanu ReevesCarrie-Ann Moss e Jada Pinkett-Smith al fianco delle new entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica Henwick Toby Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per l’1 aprile 2022. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.

Iron Man: un ritorno alle origini nel fumetto

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Iron Man: un ritorno alle origini nel fumetto

Mentre al cinema Iron Man interpretato da Robert Downey Jr ha chiuso la sua storia nel migliore dei modi, sacrificando la propria vita per il bene comune, sembra che nel fumetto in casa Marvel Comics si stia pensando ad un ritorno alle origini. Infatti, dopo che Dan Slott ha deciso di lasciare il fumetto come già accaduto in passato con il cambio di guarda si guarda ad un riavvio della serie che avrà come obiettivo un ritorno al passato, verso una rappresentazione più classica del personaggio. Per questo è stato ingaggiato l’acclamato scrittore e produttore Christopher Cantwell (Doctor DoomHalt and Catch Fire della TV ) e l’artista e superstar internazionale CAFU (Jane Foster: Valkyrie) per offrire una nuova rilettura dell’iconico personaggioni.

Tra le varie novità  Christopher Cantwell e CAFU saranno impegnati nell’offrire ai lettori della Marvel una nuova era dell’uomo di ferro, tra cui una nuovissima armatura che sarà disegnata dal leggendario artista Marvel Alex Ross. Dunque il numero uno 1 della nuova collana sarà davvero imperdibile! 

In merito al nuovo impegno Christopher Cantwell  ha dichiarato “Sono al settimo cielo all’idea di avere una possibilità di scrivere sul Vendicatore d’oro. Fin da bambino sono sempre stato affascinato dal personaggio di Iron Man e dalla rappresentazione degli anni ’80 di Bob Laytone.  In questa nuova storia sto mirando a dare qualche risposta alle domande: chi dovrebbe essere Iron Man oggi? Un angelo? Un dio? O solo un uomo umile?” – “Tony cercherà di spogliare l’idea di Iron Man fino al suo nucleo di metallo, qualcosa che sarà costantemente in contrasto con il suo ego gigante. Vedremo se riuscirà davvero a tenere sotto controllo la sua arrogante immagine di sé, anche se altri con complessi di Dio punteranno a conquistare tutto l’universo” Ecco il trailer diffuso per il lancio del nuovo fumetto:

Chris Evans svela il segreto del successo del Marvel Cinematic Universe

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Chris Evans è stato il cuore del Marvel Cinematic Universe per tutte le prime tre Fasi, insieme a Robert Downey Jr. e Chris Hemsworth. Si può dire quindi che pochi, meglio di lui, hanno la dimensione reale di quanto è stato grande il successo di questo progetto che 12 anni fa sembrava una follia, e che invece ha completamente cambiato il volto della produzione hollywoodiana di blockbuster, modificando anche lo storytelling del genere action per ragazzi, anzi codificando un genere tutto nuovo, il cinecomic.

Chris Evans ha trovato il comune denominatore del successo Marvel Studios

Ospite al podcast The Hollywood Reporter‘s Awards Chatter, Chris Evans ha parlato proprio di questo successo, indicando il denominatore comune a tutti i film dei Marvel Studios che, secondo lui, e secondo molti, è la principale ragione per cui il progetto ha avuto un enorme successo. Evans ha spiegato che secondo lui la storia comincia e finisce con Kevin Feige, dicendo: “Sarebbe una cosa se ci fossero alcuni film Marvel buoni e altri cattivi. Un’altra se ci fossero alcuni film che fanno tanti soldi e altri nessuno. Ma non è successo questo. Immagino che quando inizi a raccogliere i dati capisci qual è il comune denominatore, il penso davvero che debba essere Kevin Feige. Lui non lascia che le cose vengano fatte male.”

Ricordiamo che Chris Evans ha interpretato Steve Rogers/Captain America per sette film, oltre ad un paio di cameo presenti in ancora altri film del Marvel Cinematic Universe. Alla fine di Avengers: Endgame lo abbiamo visto consegnare il suo scudo a Sam Wilson/Falcon (Anthony Mackie), il che plausibilmente segna il suo addio al personaggio e al MCU.

Godzilla vs. Kong arriverà nel 2021, lo annuncia il regista

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Godzilla vs. Kong arriverà nel 2021, lo annuncia il regista

Arriva da Adam Wingard in persona l’annuncio che Warner Bros e Legendary hanno posticipato l’uscita di Godzilla vs. Kong al 2021. Il regista, via Instagram, ha pubblicato il seguente messaggio, in cui spiega: A tutti i fan di Godzilla e Kong, so che non vedete l’ora di vedere la battaglia del secolo, ma con tutto quello che sta accadendo, dobbiamo aspettare un po’ di più per vedere chi ne uscirà vincitore. Trovate lo schermo più grande possibile per vedere Kong e Godzilla che si fronteggiano, a maggio 2021!

Interessante la scelta di parole di Wingard riguardo allo “schermo più grande possibile”. Sembra chiaro che la Warner Bros ha fatto un investimento importante ed è altrettanto chiaro che questo è proprio il genere di film che guadagna tantissimo in user experience quando visto al cinema!

Ricordiamo Godzilla vs. Kong è uno dei film che ha risentito dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai filmmaker.

Godzilla vs. Kong sarà diretto da Adam Wingard e vedrà nel cast Alexander SkarsgårdMillie Bobby BrownRebecca Hall, Brian Tyree Henry, Shun Oguri, Eiza González, Jessica Henwick, Julian Dennison, Kyle Chandler Demián Bichir. Il film farà parte di un nuovo universo condiviso, denominato MonsterVerse, a cui appartengono anche Godzilla (2014), Kong: Skull Island (2017) e Godzilla II: King of the Monsters (2019).

Wonder Woman 1984 uscirà il prossimo autunno

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Wonder Woman 1984 uscirà il prossimo autunno

La Warner Bros ha finalmente annunciato le date d’uscita dei suoi prossimi blockbuster e, dopo Tenet di Christopher Nolan spostato al 31 luglio 2020, anche Wonder Woman 1984 ha la sua nuova data d’uscita. Il film con Gal Gadot è slittato addirittura al prossimo autunno, precisamente il 2 ottobre del 2020.

Ricordiamo che il sequel del film del 2017 è uno dei film che ha risentito dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai filmmaker.

Wonder Woman 1984 è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.

CORRELATE: 

L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).

Tenet: ufficialmente rinviata l’uscita del film di Nolan

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Tenet: ufficialmente rinviata l’uscita del film di Nolan

C’era da aspettarselo e adesso arriva finalmente la conferma ufficiale che l’uscita di Tenet di Christopher Nolan è stata rinvitata. Il film, che sarebbe dovuto uscire il 17 luglio, arriverà nelle sale USA il 31 luglio. Solo due settimane di posticipazione non dovrebbero essere troppo pesanti da sopportare per i fan del regista britannico, che sta tenendo tutti con il fiato sospeso, ma potrebbero essere decisive per permettere a tutti loro di poter partecipare alla proiezione in sala.

Ricordiamo che Tenet è uno dei film che ha risentito dell’emergenza sanitaria mondiale, la pandemia da coronavirus, al momento ancora in corso, e che quindi come molti altri film, ha subito uno slittamento nella data d’uscita, in attesa che i cinema siano di nuovo luoghi sicuri in cui recarsi per godere dello spettacolo su grande schermo, così come è stato pensato dai filmmaker.

Tenet, il film

Protagonisti del film oltre ai già citati Robert Pattinson e John David Washington ci sono anche Elizabeth Debicki, Michael Caine, Kenneth Branagh, Dimple Kapadia, Aaron Taylor-Johnson e Clémence Poésy. Il film, il primo lungometraggio di Nolan dal 2017, anno di Dunkirk, viene descritto come un’epica storia action che si svolge nel mondo dello spionaggio internazionale. Il regista ha scritto la sceneggiatura da un’idea originale e le riprese in sette paesi sono ora in corso.

Tenet arriverà al cinema il 03 Agosto 2020. Christopher Nolan ed Emma Thomas producono, con Thomas Hayslip come produttore esecutivo. Il team di Tenet include il direttore della fotografia di Dunkirk Hoyte van Hoytema (girato in un mix di Imax e 70mm) e la montatrice Jennifer Lame, lo scenografo Nathan Crowley, il costumista Jeffrey Kurland e il supervisore del VFX Andrew Jackson.

Maya Sansa: 10 cose che non sai sull’attrice

Maya Sansa: 10 cose che non sai sull’attrice

Attiva a livello internazionale, l’attrice Maya Sansa ha ottenuto celebrità grazie ai suoi ruoli tanto in Italia quanto all’estero. Distintasi per la sua versatilità, l’attrice è infatti comparsa in opere di varia natura, con una forte predilezione per storie drammatiche ricche di pathos. In Italia, ha poi ottenuto alcuni dei maggiori riconoscimenti cinematografici, affermandosi come uno dei nomi di punta del settore.

Ecco 10 cose che non sai di Maya Sansa.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Maya Sansa Instagram

Maya Sansa: i suoi film e le serie TV

10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta al cinema con La balia (1999), con Fabrizio Bentivoglio, per poi recitare in La vita degli altri (2002), La meglio gioventù (2003), Buongiorno, notte (2003), con Roberto Herlitzka, Il prossimo tuo (2008), L’uomo che verrà (2009), Un altro mondo (2010), Bella addormentata (2012), con Toni Servillo, Molière in bicicletta (2013), Storie sospese (2015), La verità sta in cielo (2016), Le verità (2019), con Juliette Binoche, The App (2019) e Red Snake (2019).

9. Ha preso parte a produzioni televisive. Parallelamente all’attività cinematografica, l’attrice recita anche per la televisione, inizialmente per film come Lupo mannaro (2000), Einstein (2008), David Copperfield (2009), e in seguito in serie come In Treatment (2015), con Sergio Castellitto, Tutto può succedere (2015-2018), con Pietro Sermonti e, Collateral (2018), con Carey Mulligan, e I ragazzi dello Zecchino d’Oro (2019), con Matilda De Angelis.

8. Ha ottenuto importanti riconoscimenti. Per i suoi ruoli, l’attrice ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti, come le tre nomination ai David di Donatello. La prima fu nel 2004 come protagonista per Buongiorno, notte. Venne poi candidata anche l’anno seguente, nella stessa categoria, per L’amore ritrovato. Vince poi il premio nel 2013, come miglior attrice non protagonista per Bella addormentata.

Maya Sansa è su Instagram

7. Ha un account personale. L’attrice è presente sul social network Instagram con un profilo seguito da oltre 2 mila persone. All’interno di questo l’attrice ha ancora un numero esiguo di post, solo 24, ma ha con questi condiviso sue riflessioni su alcuni eventi d’attualità, come anche immagini relative a curiosità o ricordi dai set della sua carriera da attrice.

6. Utilizza il social per promuovere il proprio lavoro. All’interno del proprio account Instagram, l’attrice è solita condividere anche immagini relative ai propri nuovi progetti. Così facendo, promuove ulteriormente il suo lavoro, aggiornando i fan sui titoli nei quali sarà possibile vederla recitare in futuro.

Parte delle cose che non sai sull’attrice

Maya Sansa Tutto può succedere

Maya Sansa: il suo compagno e sua figlia

5. Ha una relazione con un celebre attore teatrale. L’attrice è sentimentalmente legata a Fabrice Scott, noto attore teatrale di origini canadesi. Nel 2014 la coppia ha dato vita alla figlia Tabitha, nome aramaico che significa “fanciulla”. Ad oggi la coppia vive stabilmente a Parigi, potendo così gestire al meglio i rispettivi lavori nel mondo dello spettacolo.

Maya Sansa in Collateral

4. Ha recitato nella miniserie. Nel 2018 l’attrice ha preso parte alla serie crime di Netflix intitolata Collateral, dove interpreta la spia turca Berna Yalaz. Per l’attrice è stata l’occasione di tornare a recitare in lingua inglese e a Londra, dove da giovane aveva studiato recitazione.

Maya Sansa in Tutto può succedere

3. Attendeva di poter lavorare in una serie. Molto attiva al cinema, l’attrice attendeva da tempo di poter prendere parte ad una serie italiana che le sembrasse convincente. L’occasione è arrivata con Tutto può succedere, dove ha ricoperto il ruolo di Sara Ferraro. A convincerla ulteriormente è stato poi il fatto di conoscere e avere un buon rapporto con alcuni degli attori e con il regista della serie.

2. Ha dovuto gestire le riprese e la famiglia. Per le riprese della serie, durate sette mesi, l’attrice ha raccontato di aver dovuto fare più volte avanti e indietro tra Roma e Parigi, così da poter anche essere presente per sua figlia, nata da poco. Nonostante l’impegno fisico richiesto, per la Sansa poter partecipare alla serie è stata un’esperienza particolarmente soddisfacente.

Maya Sansa: età e altezza

1. Maya Sansa è nata a Roma, in Italia, il 25 settembre 1975. L’attrice è alta complessivamente 165 centimetri.

Fonte: IMDb

8 Mile: recensione del film con Eminem

8 Mile: recensione del film con Eminem

Alle soglie dei vent’anni, si può dire che 8 Mile (2002) sia un film che è rimasto a segnare un’epoca. Riesce a fotografare bene un determinato periodo storico, gli anni Novanta, di un determinato paese, gli Stati Uniti, e un determinato ambiente sociale, prima ancora che scena musicale. Infine, ruota attorno a un uomo che, checché se ne dica- Eminem è personaggio ostico, capace di attirare su di sé critiche e antipatie almeno quanto apprezzato sulla scena hip-hop – di quella scena è stato indiscusso protagonista.

Il film è un viaggio nella Detroit più difficile, quella da cui la storia di Marshall Bruce Mathers III – vero nome di Eminem – è iniziata proprio agli albori degli anni Novanta. 8 Mile fu un successo non solo in patria, dove vinse il Premio Oscar per la miglior canzone, Lose Yourself, ad opera di Eminem stesso, che chiudeva il film – per la prima volta fu una canzone rap ad aggiudicarsi il premio. Con questo film Eminem guadagnò anche due MTV Movie Awards – miglior interpretazione maschile e miglior rivelazione – e due Grammy Awards  – miglior canzone rap e miglior performance solista. Dal 22 maggio 8 Mile è disponibile in streaming su Netflix.

La trama di 8 Mile

Ambientato nel 1995, il film è la storia di un aspirante musicista hip-hop, Jimmy Smith Jr, detto “B-Rabbit”, Eminem, e del quartiere di Detroit in cui vive. La 8 Mile Road è infatti la strada che divide il quartiere dei bianchi da quello dei neri. Jimmy è bianco, ma vive nella parte abitata quasi esclusivamente da neri. Il suo sogno è di sfondare nell’hip-hop e uscire così dalla miseria in cui versa. Fortunato ad avere un lavoro in fabbrica come operaio, vive in una roulotte con una madre sbandata, Kim Basinger, e la sorellina Lily, Clohe Greenfield.

La sua evasione da tutto questo consiste nella musica. Scrive canzoni e partecipa, controvoglia, iscritto dal suo amico Future, Mekhi Phifer, alle gare di freestyle che si svolgono ogni sera in un locale, lo Shelter. Troppo spesso però, salito sul palco, gli manca il coraggio di esibirsi ed è oggetto di derisione, unico bianco in un mondo di rapper neri. Il suo riscatto passerà dal suo talento, che inevitabilmente è più forte di qualsiasi ostacolo.

Eminem, dai bassifondi di Detroit alle stelle, con verità e senza compiacimento

8 mile jimmy e lilyBen girato da  Curtis Hanson (Cattive compagnie, L.A. Confidential, In her Shoes – Se fossi lei), con un buon lavoro di scrittura da parte di Scott Silver, il film riesce a delineare bene tutti i personaggi ed è ben recitato da tutto il cast. In primis dallo stesso Eminem, che non sembra affatto a disagio davanti alla macchina da presa, da uomo di spettacolo quale è, ma riesce a dare verità alla sua interpretazione, il che non è scontato, sebbene vesta i panni di sé stesso.

Si fa notare anche l’interpretazione di Kim Basinger, nei panni di una madre alcolizzata e con il vizio del gioco, senza una direzione nella vita e che non ha saputo prendersi cura dei due figli, di cui una ancora molto piccola. Un personaggio ruvido, molto diverso dalle donne fatali da lei abitualmente interpretate, ma che l’attrice sa affrontare con indubbia efficacia. A Michael Shannon, nel ruolo di Greg Buehl, compagno della madre di Jimmy, spetta un personaggio sgradevole e violento, che sa interpretare al meglio. Così come bravi sono gli attori che vestono i panni degli amici di Jimmy. Oltre al già citato Mekhi Phifer, anche Evan Jones, nel ruolo di Cheddar Bob e Omar Benson Miller in quello di Sol George (alcuni ricorderanno la sua interpretazione di Train in Miracolo a Sant’Anna di Spike Lee). Mentre Brittany Murphy è Alex.

Anche chi non è particolarmente appassionato di hip-hop può seguire agevolmente il film senza annoiarsi, proprio perché quello che il regista e gli interpreti raccontano non è solo una scena musicale e la nascita di una star, ma è un pezzo di mondo difficile che, tra le altre cose, fa riflettere in modo spiazzante sul concetto di razzismo e sulle sue innumerevoli sfaccettature. La storia è senza dubbio particolarmente sentita dal protagonista, che racconta sé stesso, ed ha dunque un quoziente di verità importante.

Inoltre, pur essendo anche abbastanza crudo e ambientato in un’America non facile, 8 Mile non eccede mai in questi aspetti. Il regista li rende sì realisticamente, ma senza cadere nel compiacimento. Non si crogiola nella miseria e nella povertà della Detroit proletaria. Non sceglie la facile strada del melodramma, ma preferisce mantenere autenticità.

Lose yourself e la colonna sonora di 8 Mile

Lose yourself e la colonna sonora di 8 MileLa colonna sonora del film è curata da Eminem stesso, autore di alcuni brani assieme a  Luis Resto e Jeff Bass. Oltre a pezzi suoi, però, ci sono anche brani come Sweet Home Alabama dei Lynyrd Skynyrd, in una versione rivisitata da Eminem, e di artisti della scena hip-hop come Wu-Tang Clan e Tupack Shakur, per non parlare delle citazioni di gruppi, come i Beastie Boys.

Tra i momenti più significativi di 8 Mile, in cui emerge l’essenza del personaggio di Jimmy-Eminem, vi sono proprio quelli in cui il protagonista compone o canta la sua musica. Quando compone, si trova spesso a casa o in autobus: le cuffie, un penna e qualche foglio sgualcito. Scrive raccontando ciò che vede attorno a sé, che sia la sua America o le difficoltà della propria quotidianità. È in quei momenti che nascono pezzi come Lose yourself, che racchiude in sé il senso del film: “Se avessi, un’unica chanche o una sola opportunità/di avere tutto quello che hai sempre voluto, in un solo momento/ la cattureresti o lo lasceresti andare?” E’ proprio questa la sfida che il protagonista si trova di fronte. Un’unica opportunità per uscire da quella miseria, da quel grigiore. “One shot”, o la va o la spacca. Un’opportunità da afferrare per prendersi finalmente ciò che merita, in virtù delle sue capacità e del suo talento.

Eminem c’è riuscito. Lose yourself è diventato il singolo di maggior successo della sua carriera. Oggi che il rap e l’hip-hop proliferano ovunque, con mille derivazioni e nuovi sottogeneri, in ogni parte del mondo, praticati da chiunque e non più quasi esclusivamente dalla comunità black, 8 Mile aiuta a ricordare quanto poteva essere difficile non molto tempo fa – ma sembrano passati secoli – essere un rapper bianco, presentarsi su un palco e riuscire a dimostrare, in soli 45 secondi, il proprio valore.

Il Regno: trailer del film con Stefano Fresi

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Il Regno: trailer del film con Stefano Fresi

Fandango ha diffuso il trailer di Il Regno, il film diretto da Francesco Fanuele con protagonisti Stefano Fresi, Max Tortora, Silvia D’amico e Fotini Peluso. Prodotto da FANDANGO con RAI CINEMA.  Il film sarà disponibile dal 26 giugno sulle principali piattaforme streaming tra cui:  Itunes, Google Play, Chily, Sky prima fila, Rakuten, CGHV, Huawei, Infinity, TIMVISION e #iorestoinSALA.

Il Regno: la trama

Tranquilli: è una commedia. Eppure trent’anni fa, Giacomo, poco più che dodicenne, viene rinnegato dal padre e cacciato dal casale di campagna che gli ha dato i primi natali. La storia inizia quando il vecchio avvocato del padre, l’eccentrico Bartolomeo Sanna, invita Giacomo a tornare al casale per i funerali dell’odiato genitore. L’uomo si reca al cancello della sua vecchia dimora e nota con stupore che l’avvocato lo è andato a prendere in carrozza. Strano. Ancora più strano è prendere atto che il funerale si tiene all’interno della tenuta, con un prete che parla solo in latino e una folla di contadini vestiti di nero (“amici di papà”, spiega Sanna). Sembra uno scherzo ma non lo è! infatti, Giacomo scopre di aver ereditato Il Regno del padre. In che senso? Presto detto: nei suoi terreni c’è una comunità di persone che ha scelto di tornare a una vita più umile, modesta, senza gli assilli della tecnologia. (“Ma che è? Il medioevo?”, domanda l’ignaro erede al trono). Non capita tutti i giorni di ereditare dei sudditi pronti a darti cieca obbedienza, prosperose ancelle ben disposte a insaponarti la schiena e soprattutto il potere di legiferare a proprio piacimento. Ma Giacomo non è affatto come il padre, che fu un prepotente autocrate tutto d’un pezzo. Lui con i sudditi ci vuole parlare, ci vuole fare amicizia. Grosso errore, nessuno vuole un monarca compagnone, ma lui è così. Riuscirà il re più strampalato della storia a farsi rispettare e diventare l’uomo che non è mai riuscito ad essere?

 

Pride Month: tutti i film di Prime Video per celebrare il cinema LGBTQ+

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Istituito nel 1970 per commemorare i moti di Stonewall, il mese del Pride celebra la comunità LGBTQ+ e la sua lotta per la parità dei diritti. In occasione di questa ricorrenza, vi proponiamo un viaggio cinematografico attraverso alcuni film a tema LGBTQ+ disponibili su Amazon Prime Video e firmati da grandi registi contemporanei e del passato, da Xavier Dolan a James Ivory, da Ingmar BergmanAbdellatif Kechiche, Gus Van Sant, Andy Wahrol e molti altri. Ecco tutti i titoli.

Pride

PridePride porta sullo schermo la storia vera di un gruppo di attivisti del movimento gay che, spinti dalla solidarietà per chi lotta contro il sistema, hanno l’idea di raccogliere fondi per sostenere il lungo sciopero dei minatori gallesi, vessati dalle scelte politiche di Margaret Thatcher. Mark, il protagonista, nota come i gay e le lesbiche siano vittime dello stesso sistema e punta a costruire un legame di solidarietà con i lavoratori in lotta. Il film, presentato a Cannes nel 2014, vede nel cast rinomati attori britannici come Imelda Staunton, Andrew Scott, George MacKay, Dominic West, Ben Schnetzer. 

Milk

MilkL’avvincente biografia di Harvey Milk, primo gay dichiarato a ricoprire una carica politica negli Stati Uniti. Un uomo che con il suo coraggio ha cambiato la storia e la vita di milioni di persone spinto dal suo sogno di emancipazione, di uguaglianza e di affermazione della propria identità. Diretto da Gus Van Sant, il film ha ricevuto otto nomination agli Oscar, vicendone due: uno per il miglior attore protagonista a Sean Penn, l’altro per la migliore sceneggiatura originale a Dustin Lance Black.

La Vita di Adèle

La Vita di AdèleAdattamento cinematografico della graphic novel Blu è un Colore Caldo diretto da Abdellatif KechicheLa Vita di Adèle si è aggiudicato la Palma d’Oro a Cannes nel 2013. Adèle ha quindici anni, un appetito insaziabile di cibo e di vita e il sogno di incontrare l’amore della sua vita, che crede di trovare in Thomas. Ma a farla innamorare veramente è una ragazza dai capelli blu conosciuta per caso. Nasce una storia d’amore appassionata e travolgente che fa maturare Adèle che diventa donna imparando ben presto che la vita non è sempre un (bel) romanzo.

VIOLA DI MARE

VIOLA DI MAREDiretto da Donatella Maiorca e ambientato nella Sicilia dell’Ottocento, racconta la storia di due donne follemente innamorate l’una dell’altra, ma costrette a nascondere e negare la loro relazione per via delle convenzioni sociali, fino a spingere Angela, costretta dalla famiglia, con la complicità del parroco del paese, a diventare un uomo. La storia è ispirata a fatti realmente accaduti e divenuti leggendari. Con Valeria Solarino, Isabella Ragonese, Ennio Fantastichini, Giselda Volodi, Maria Grazia Cucinotta, Marco Foschi, Alessio Vassallo, Lucrezia Lante Della Rovere, Corrado Fortuna, Aurora Quattrocchi, Ester Cucinotti.

MAURICE

MauriceCon protagonista un giovane Hugh Grant, Maurice è basato sull’omonimo romanzo postumo E.M. Foster e diretto da James Ivory. Ambientato agli inizi del ‘900 a Cambridge, ha per protagonisti Clive e Maurice, due studenti che scoprono di essere attratti l’uno dall’altro, ma il senso del decoro li allontana. Anni dopo, Clive, sposato, negherà la propria omosessualità, timoroso della morale vittoriana, mentre Maurice, dopo essersi tormentato a lungo, finirà per accettare la propria identità sessuale. Presentato alla Mostra del Cinema di Venezia nel 1987, vinse il Leone d’Argento e valse la Coppa Volpi ad entrambi i giovani protagonisti.

DALLAS BUYERS CLUB

Dallas Buyers Club Jared LetoDiretto da Jean-Marc Vallée, ha vinto tre Oscar, due dei quali agli straordinari interpreti Matthew McConaughey e Jared Leto (miglior attore protagonista e miglior attore non protagonista). Ispirato ad una storia vera, Dallas Buyers Club si svolge fra il 1985 e il 1988: dopo aver scoperto di aver contratto l’AIDS e di avere poco tempo da vivere, Ron Woodroof, rude elettricista texano appassionato di rodeo, comincia ad importare illegalmente i medicinali necessari per combattere la malattia, aggirando il sistema e finendo per aiutare anche altri malati.

J’AI TUÉ MA MÈRE

Lungometraggio di debutto dell’enfant prodige del cinema canadese Xavier Dolan, da lui scritto, diretto, interpretato e prodotto, è la storia dell’adolescente Hubert che nasconde la propria omosessualità alla madre e la accusa di non amarlo abbastanza. Brillante, divertente e audace, J’ai Tué ma Mère tratta di un’omosessualità sofferta ma convinta e di un rapporto conflittuale d’amore e odio con la madre.

IL BAGNO TURCO

Opera prima di Ferzan Ozpetek, Il bagno turco è la storia di Francesco, un giovane architetto sposato e con un sicuro avvenire professionale, che viene informato di un’eredità lasciatagli da una zia ad Istanbul: un hamam (bagno turco). Giunto nella città turca, Francesco scopre un mondo completamente nuovo, affascinante per la sua diversità culturale ed anche sessuale. Tra gli attori: Alessandro Gassmann, Francesca D’Aloja, Mehmet Günsür.

FANNY E ALEXANDER

Diretto da Ingmar Bergman e vincitore di quattro premi Oscar, racconta di due bambini figli di liberi teatranti nella Svezia di inizio Novecento. La potenza narrativa di Bergman è espressa attraverso lo sguardo innocente e visionario dei due bambini. In Fanny ed Alexander si individua anche la tematica del confine labile tra finzione-teatro e realtà-vita. «Tutto può accadere, tutto è possibile e verosimile. Il tempo e lo spazio non esistono, l’immaginazione fila e tesse nuovi disegni».

MALA NOCHE

Primo capolavoro di Gus Van Sant, girato in bianco e nero, anticipatore del Cinema queer degli anni ‘90, il film narra la storia di Johnny e Roberto, giovani immigrati clandestini che arrivano a Portland dal Messico. Entrati in un negozio, incontrano Walt, il giovane gestore bianco, che subito si innamora di Johnny. Il ragazzo però non contraccambia la passione, ma cerca insieme al suo amico di sfruttare la situazione a proprio favore.

ANDY WARHOL’S LONSOME COWBOYS

Il film, firmato da Andy Warhol, rappresenta una vera e propria satira del genere western hollywoodiano. Miglior film all’International Film Festival di San Francisco, racconta le vicende di una banda di cowboy omosessuali che si reca in una piccola città a ovest. Qui vengono accolti dallo sceriffo e da altri personaggi, tra cui due donne con cui avranno avventure sessuali.

120 BATTITI AL MINUTO

Acclamato dalla critica al Festival di Cannes 2017, dove ha conquistato il Grand Prix, e amato dal pubblico, il film è ambientato nella Parigi dei primi anni Novanta e racconta del giovane Nathan che decide di unirsi agli attivisti di Act Up per rompere il silenzio sull’epidemia di Aids che sta mietendo innumerevoli vittime. Nathan è colpito dalla vitalità di Sean che sta impegnando le sue ultime energie per le battaglie dell’associazione. Tra i due si instaurerà una relazione sempre più appassionata, nonostante i caratteri e le esperienze diverse.

TRANSPARENT

Serie Amazon Original, vincitrice di numerosi premi, apprezzata da pubblico e critica, Transparent affronta l’argomento molto delicato della transessualità e più in generale parla del cambiamento e del desiderio di trasparenza. La serie si sviluppa intorno al cambiamento del protagonista, dei suoi familiari e di chi lo circonda e al desiderio di mostrarsi per ciò che si è realmente, senza veli, sottolineando l’importanza della famiglia. Creata da Jill Soloway, in quattro stagioni, si chiude con uno stupefacente musical, in cui sono racchiuse tutte le caratteristiche che hanno reso questa serie unica nel suo genere.

MODERN LOVE

Tratta da una celebre rubrica del New York Times, Modern Love è una serie Amazon Original diretta da John Carney, che racconta le sfumature dell’amore. Il settimo episodio è Hers Was a World of One, la storia di una tranquilla coppia gay che si confronta con il desiderio di paternità. Nell’incontro con una giovane donna incinta e vagabonda per scelta, si commisurano due modi di essere diversi e la vita nelle sue molteplici sfaccettature, il rapporto tra uomo e donna, l’amicizia, la genitorialità, il bisogno di libertà e le famiglie allargate. Su tutto vincono la sensibilità e l’amore.

Artemis Fowl di Kenneth Branagh disponibile su Disney+

Artemis Fowl di Kenneth Branagh disponibile su Disney+

Ispirato al primo libro dell’epica serie best seller firmata da Eoin Colfer, edita in Italia da Mondadori, Artemis Fowl è una fantastica avventura epica, con paesaggi magnifici e spettacolari effetti visivi, che trasporterà gli spettatori in nuovi mondi magici.

Discendente di una lunga stirpe di menti criminali, il geniale dodicenne Artemis Fowl si trova coinvolto in una battaglia che richiederà tanta forza e furbizia contro una potente razza segreta di fate, possibili responsabili della scomparsa di suo padre. Basato sull’amato libro di Eoin Colfer, il film Disney Artemis Fowl è un’avventura fantastica e avvincente che segue il viaggio del geniale dodicenne Artemis Fowl, discendente di una lunga stirpe di menti criminali, alla disperata ricerca del padre rapito. Per pagare il riscatto, Artemis dovrà infiltrarsi in un’antica civiltà sotterranea, il mondo incredibilmente avanzato delle fate, e portare al rapitore l’Aculos, il più potente e ambito oggetto magico delle fate. Per trovare questo oggetto nascosto, l’astuto Artemis escogita un piano insidioso che lo coinvolgerà in una pericolosa sfida di astuzia contro le potentissime fate.

Il film è diretto da Kenneth Branagh e interpretato da Ferdia Shaw, Lara McDonnell, Josh Gad, Tamara Smart, Nonso Anozie, Josh McGuire, Nikesh Patel e Adrian Scarborough, con Colin Farrell e Judi Dench. Artemis Fowl è prodotto da Kenneth Branagh, p.g.a. e Judy Hofflund, p.g.a., mentre Angus More Gordon e Matthew Jenkins sono i produttori esecutivi. La sceneggiatura è firmata da Conor McPherson e Hamish McColl.

IL VIAGGIO DALL’IDEA AL LIBRO E DAL LIBRO ALLO SCHERMO

Il viaggio di Artemis Fowl dalla mente dell’autore Eoin Colfer al libro, e ora allo schermo, è iniziato con una semplice fotografia. “L’idea mi è venuta molto tempo fa, – ricorda Colfer – quando ho visto una foto di mio fratello minore Donal. Per la prima comunione, bisogna indossare un completo: ho visto questa foto e ho pensato che mio fratello sembrasse un cattivo dei film di James Bond di 10 anni”. “In Irlanda – afferma Colfer, – c’è una lunga tradizione secolare di racconti sulle fate. C’è una profonda credenza nella cultura delle fate e volevo aggiornarla. Nel 2001, qualcuno mi ha chiesto come fosse il libro, così ho risposto ‘Come Die Hard, con le fate’”.

Quell’idea di un giovane genio del crimine, in abito e occhiali da sole, e la sua incursione in un mondo fatato sotterraneo si sono trasformati nel fenomeno che è oggi “Artemis Fowl”, la serie di otto libri con oltre 25 milioni di copie vendute in tutto il mondo e tradotte in più di 40 lingue diverse. “I miei nipoti, Will e Sam, mi hanno fatto conoscere ‘Artemis Fowl’” – ricorda l’attore, regista, produttore e sceneggiatore, cinque volte nominato all’Academy Award®, Kenneth Branagh. “Stavano leggendo i libri durante le vacanze”.

Casualmente, non molto tempo dopo, Branagh ha ricevuto una telefonata, spiega: “Quando sono tornato, circa una settimana dopo, Disney, che stava lavorando da qualche tempo allo sviluppo della storia, mi ha chiesto quale fosse la mia idea a riguardo. Il mio obiettivo era semplicemente quello di presentare Artemis e la sua famiglia e trasportare un nuovo pubblico cinematografico in un mondo davvero emozionante, diverso e pieno di sorprese. Penso che alla base ci sia una magnifica ed esilarante avventura mozzafiato, qualcosa a cui i grandi film aspirano. C’è un’energia straordinaria”.

Essendo lui stesso irlandese, Branagh è stato subito attratto dal contesto della storia, legato alle tradizioni. La sfida era come racchiudere il vasto mondo fantasy di “Artemis Fowl” in una sceneggiatura che piacesse a un nuovo pubblico, lasciando allo stesso tempo felici i fan del libro. “Sono andato da Eoin – ricorda Branagh – per parlare del modo in cui dovessero apparire le cose, di come dovesse apparire il nostro mondo fatato: i colori, la tecnologia e gli abiti che indossavano i personaggi. Pur volendo mantenere la nostra oggettività, volevamo anche vedere se potevamo apportare qualcosa di utile alla sua storia, avendo due visioni separate”.

Colfer ha apprezzato la preoccupazione di Branagh e lo ha rassicurato: “So che ogni volta che un libro viene riadattato i lettori sono preoccupati, ma penso che non abbiano motivo di esserlo. Alcune cose devono cambiare perché si tratta di un film”.

Per Branagh, il cambiamento è positivo quando si parla di un adattamento: “Quando si ha a che fare con una grande serie di romanzi come “Artemis Fowl”, penso che parte del loro successo sia dovuto al fatto che i libri evochino qualcosa di leggermente diverso nella mente di ogni singolo lettore. Il film sarà un po’ diverso da come i fan lo immaginavano ma credo che, come loro, condividiamo una forte devozione ai personaggi della storia”.

“L’obiettivo è far trascorrere al pubblico il tempo nel miglior modo possibile, quasi viscerale” – aggiunge Branagh. “Anche se gli spettatori che hanno familiarità con il libro riconosceranno molti aspetti che amano, ci saranno anche alcuni colpi di scena, che potrebbero non aspettarsi, per tenerli sulle spine”. Per il pubblico che ha familiarità con il libro, il supporto incondizionato dell’autore Eoin Colfer rappresenta il massimo “sigillo di approvazione”: “Penso che tutti i cambiamenti siano totalmente giustificati, e per il meglio”. “La reazione di Eoin al film è stata esattamente quella che speravamo: meraviglia, gioia e assoluto entusiasmo. La stessa reazione che spero ogni fan condividerà”, afferma la produttrice Judy Hofflund. “Anche se ci saranno nuovi dettagli e nuove sorprese, tutto ciò che il pubblico ha amato, che continua ad amare e che conosce, è stato portato in vita”.

Coinvolto nel progetto fin dall’inizio, Eoin Colfer è stato un consigliere fondamentale per Branagh mentre cercava di adattare questa ampia storia, assicurando che ogni decisione presa fosse il più fedele possibile al libro. “Questo libro ha quasi vent’anni”, afferma Colfer, “quindi ci è voluto molto tempo. Non credevo che sarebbe successo davvero finché non mi sono seduto al tavolo con Kenneth Branagh”. Per Branagh, è stato particolarmente soddisfacente avere Colfer sul set: “La presenza di un autore vivente è sempre emozionante”, afferma Branagh. “Avendo lavorato molto alle opere di Shakespeare, è frustrante non potergli telefonare o invitarlo di persona! Eoin è stato di grande supporto, cordiale, divertente e molto premuroso: abbiamo lavorato fianco a fianco. Abbiamo avuto il privilegio e l’onore di averlo sul set. Non era sempre presente ma è stato il nostro faro. Lo ha commosso vedere che anche noi stavamo prendendo la cosa molto, molto seriamente. È un grande narratore.” “È un grande privilegio e onore provare a portare sullo schermo questi libri, che sono molto significativi per così tante persone, con la speranza che possano trovare nuovi fan”, aggiunge Branagh.

IL CASTING

Trovare il giusto attore per interpretare il ruolo del giovane Artemis è stato complicato, perché per rappresentare un personaggio così complesso serviva una persona giovane, con una mente matura.

“Artemis deve avere molte qualità”, afferma Branagh. “Deve essere divertente, intelligente, fisicamente abile. È un tipo molto avventuroso. Ci saranno molte scene d’azione e stunt. Inoltre, deve avere anche qualità emotive”. “Artemis Fowl è un personaggio che ama la vita e ne è affascinato”, aggiunge. “Così, nel film, siamo guidati dall’intelligenza di Artemis, dalla sua curiosità, dal suo senso dell’umorismo e dal suo coraggio”. “Credevamo fortemente di dover trovare una persona originaria dell’Irlanda, come Artemis”, afferma Branagh. “Abbiamo incontrato 1.200 ragazzi che avevano all’incirca 11/12 anni”.

Dopo molte ricerche, la squadra ha trovato Ferdia Shaw, di Kilkenny. Shaw si è subito distinto. “Per il personaggio di Artemis Fowl è fondamentale mostrare la propria intelligenza”, spiega la produttrice Judy Hofflund. “Con Ferdia, era evidente fin dal primo provino. Ha una tale luce negli occhi, un tale carisma”. “Ferdia ha un senso dell’umorismo secco e laconico, e gli brillano gli occhi”, afferma Branagh. “È un ragazzo intelligente, molto curioso. È interessato a tutto. Aveva anche letto tutti i libri di ‘Artemis Fowl’ ed era molto preparato sull’argomento: era molto incline a essere diretto e ad essere esposto, per la prima volta, a questa esperienza piuttosto intensa”.

Sul set, Ferdia ha continuato a impressionare il regista, che afferma: “Ferdia è stato in grado di portare una freschezza e una giovinezza molto, molto accattivanti”. Per interpretare la fata di 84 anni Spinella Tappo, i filmmaker hanno trovato la persona perfetta nella quattordicenne Lara McDonnell, che aveva recentemente calcato i palcoscenici di Londra nell’acclamato musical Matilda, in cui interpretava il ruolo della protagonista.

“Lara è arrivata alla sua prima audizione totalmente preparata”, ricorda la produttrice Judy Hofflund. “È stata la migliore e nessuno le si è avvicinato. Era Spinella fin dall’inizio”. “Lara ha un calore e un’intelligenza emotiva innata”, afferma Branagh, “il che significa che insieme a tutta la meravigliosa passione che trasmette a Spinella Tappo, ha anche umorismo e gentilezza. Lara sentiva di avere delle qualità complementari rispetto a quelle di Ferdia. Il loro rapporto è totalmente al centro del film”. Riguardo al suo carattere esuberante, tenace e determinato, Lara McDonnell spiega: “Spinella vuole fare ciò che è giusto, a qualunque costo. Deve entrare in azione”.

“L’incontro tra Artemis e Spinella non potrebbe essere più ostile”, dichiara Colfer. “Anche se la tiene rinchiusa per un bel po’ di tempo, penso che Artemis realizzi presto che, nonostante sia una fata, Spinella sia molto più umana di quanto creda. Mentre Artemis è freddo e preciso, Spinella è molto emotiva. Lui ha bisogno di lei perché, a un certo punto della storia, Spinella deve intervenire e proteggerlo”.

Il ruolo di Spinella non richiedeva soltanto bravura nella recitazione da parte di McDonnell, spiega Branagh: “Doveva eseguire degli stunt come volare, volteggiare, roteare, saltare e combattere. Lara aveva una straordinaria destrezza fisica, di cui ha fatto buon uso”. A proposito di Branagh, McDonnel rivela: “Ci dirigeva mentre giravamo: raccontava la storia durante le riprese in modo che potessimo reagire, il che in effetti ha aiutato molto. È stato straordinario quando è arrivato il momento di immaginare il tutto messo insieme”.

Josh Gad (Frozen – Il Regno di Ghiaccio, La Bella e la Bestia, Assassinio sull’Orient Express) ricorda: “Ho ricevuto una telefonata da Ken in cui mi diceva che gli sarebbe piaciuto offrirmi il ruolo del nano sovradimensionato Bombarda Sterro. La verità è che non avevo letto i libri, quindi mi ci sono subito immerso e ho realizzato che incredibile mondo fosse e, più in particolare, che personaggio straordinario fosse Bombarda”.

“È un solitario, che per molti versi pensa solo a sé stesso”, continua Gad. “È un ladro, un cleptomane. È anche un incredibile minatore, in virtù delle sue origini”. “Bombarda è un furfante,” aggiunge Branagh, “ma è adorabile, e nelle mani di Josh Gad è il più adorabile che potessimo avere. Josh conferisce al personaggio una vulnerabilità e un’insicurezza molto toccanti. Vuole essere più piccolo, di una dimensione che considera normale per un nano. Siccome è un nano gigante, le persone pensano che sia abbastanza indipendente, il che trasmette una certa solitudine”.

La natura comica del ruolo ha permesso a Gad di sfruttare al meglio la sua esperienza nell’improvvisazione per creare un senso di divertimento e sorpresa nelle scene in cui recitava insieme al resto del cast. “Josh ci ha fatto morire dal ridere. È davvero difficile rimanere seri quando lui sta recitando, perché improvvisa quasi tutto”, afferma Shaw.

Artemis Fowl non solo accoglie di buon grado, ma in molti casi richiede una maggiore giocosità, maggiore improvvisazione”, spiega Gad. “Ken mi ha davvero spronato in tal senso. È molto scherzoso sul set”. “Avendo lavorato con Josh in Assassinio sull’Orient Express”, afferma Branagh, “sapevo che avesse grandi doti di improvvisazione e un magnifico senso dell’umorismo. Ha un’energia sorprendente. È un vero dono per questo film”.

Per interpretare il fedele alleato e confidente di Artemis, Domovoi “Dom” Leale, Branagh si è rivolto a un attore con cui aveva lavorato molte volte a teatro, e più recentemente nell’adattamento del film Cenerentola: l’attore britannico Nonso Anozie. “Nonso è un fantastico attore dalle molte sfaccettature, capace di interpretare commedia e dramma. È anche un uomo imponente fisicamente, ma insieme a quella corporatura, altezza e intensità, c’è anche una grande intelligenza e compassione”, dichiara Branagh. “Nessuno avrebbe potuto combinare meglio la qualità di premura paterna per Artemis insieme a un letale istinto omicida”.

“È la quarta volta che lavoro con Ken”, afferma Anozie. “Penso che l’ispirazione che deriva dall’avere qualcuno con così tanta energia, così tanta carica e così tanta concentrazione sia ciò che spinge a dare il meglio di sé. Spinge a fare uno sforzo in più”.

Anozie descrive la relazione del suo personaggio con Artemis come una relazione “dalle mille sfaccettature. È una figura paterna, lo protegge, è un insegnante. Non sostituirà mai suo padre, ma credo che a volte svolga davvero quel ruolo”.

Juliet Leale, nipote di Dom e appassionata guardia del corpo in fase di addestramento, è interpretata da Tamara Smart, conosciuta per il ruolo di Enid Nightshade nella serie Netflix Una Strega Imbranata. “L’entusiasmo di Tamara è contagioso. Aveva letto i libri ed era particolarmente desiderosa di fare propria la fisicità di Juliet”, afferma Branagh. “Juliet ha quella scintilla, quel genere di atteggiamento provocatorio ed esuberante da tenere testa a suo zio, e certamente anche ad Artemis Fowl. Non appartiene a nessuno, e lo stesso vale per Tamara”.

Nei panni del padre di Artemis, che è stato rapito, troviamo l’attore di origini irlandesi Colin Farrell, conosciuto per i suoi ruoli in film come Saving Mr. Banks, Animali Fantastici e dove trovarli e The Lobster. Farrell era entusiasta di approfondire il rapporto padre-figlio.

“Ho pensato che la sceneggiatura fosse splendida e toccante”, dichiara Farrell. “Interpreto un capofamiglia, che sta facendo conoscere a suo figlio questo mondo di magia e meraviglia, con la scusa che non sia reale. Ma in realtà ogni storia che racconta è successa veramente. Il mio compito è quello di provare a guidare Artemis, istruirlo, impressionarlo attraverso racconti che ho condiviso con lui per tutta la vita: racconti di fate, leprecauni, troll e folletti, e la storia dell’Irlanda e dei mondi che esistono oltre ciò che è visibile dall’occhio umano. Artemis pensa che questi siano solo racconti fantastici basati sulla mitologia, che però scopriremo esistere veramente”.

Fino a quando non viene rapito, il suo personaggio è protettivo nei confronti del figlio. “Non vuole condividere con lui il senso profondo di cosa significhi essere un Fowl, il fardello che dovrà portare e tutte le responsabilità e i pericoli che ne derivano. Vuole che suo figlio rimanga un ragazzo, che abbia la sua vita e i suoi amici. Nella casata dei Fowl nessuno ha mai avuto una vita normale, ed è questo ciò che desidera per suo figlio”, aggiunge Farrell.

Nel ruolo del capo di Spinella Tappo, il Comandante Tubero, troviamo la vincitrice dell’Academy Award Dame Judi Dench, che ha collaborato con Branagh in passato. Nel libro, il Comandante Tubero era una fata maschio, ma Branagh si sentiva più che a proprio agio con qualcuno di illustre come Judi Dench in quel ruolo. “Se voi siete sorpresi, non potete immaginare quanto lo sia io”, afferma Dench. “Penso sia la decima volta che lavoro con Ken”, prosegue. “Quando stavamo lavorando a Il Racconto d’Inverno, è venuto a trovarmi e mi ha detto ‘Cosa ne penseresti se…’ e prima che potesse dire un’altra parola ho detto di sì!”.

“Judi usa la sua energia per caratterizzare questo personaggio burbero, irlandese e napoleonico”, afferma Branagh. “Sembra un personaggio senza scrupoli, cammina in maniera altezzosa e ha una cadenza della voce simile a quella di Churchill, il che rende davvero l’idea di un vero comandante. Questo va di pari passo con un personaggio che è, allo stesso tempo, molto compassionevole, intelligente, onniveggente e pieno di segreti. Judi trasmette una tale delicatezza, energia e divertimento al film”. “Ken mi ha chiesto di passare un giorno per incontrare Lara e Ferdia”, ricorda Dench. “Abbiamo preparato tutti insieme delle torte da favola e le abbiamo infornate mentre parlavamo. Sono dei ragazzi davvero spontanei, molto vivaci”.

“È stata un’esperienza davvero incredibile”, racconta Lara McDonnell. “Ero così entusiasta ed emozionata, perché non avevo mai fatto niente di così importante e perché avevo l’opportunità di lavorare con lei! È stato come un sogno”. “Judi Dench è incredibile. Maledettamente incredibile”, aggiunge Shaw. “Era sempre molto tranquilla”.

“La parte migliore dell’improvvisazione è stata tenere Dame Judi Dench attiva e all’erta, per tutto il tempo”, aggiunge Josh Gad. “Stavo recitando non solo accanto a una delle migliori attrici, ma anche una dei miei idoli”. A completare il cast anche Josh McGuire, che ha lavorato con Branagh in Cenerentola e interpreta l’elfo Briar Brontauro, un tenente assetato di potere che aspira a prendere il posto del Comandante Tubero; Nikesh Patel, che ha recitato nelle serie tv I Fantasmi di Bedlam, Indian Summers e Four Weddings and a Funeral, nei panni di Polledro, un centauro esperto di tecnologia con il complesso del Messia; e infine Adrian Scarborough (1917, A Very English Scandal), nel ruolo del Capo Goblin.

Quando l’attore è anche regista: 10 grandi film

Quando l’attore è anche regista: 10 grandi film

La recitazione è un talento unico, che richiede anni di studio e di pratica prima di poter essere padroneggiata a dovere. Anche la regia è un mestiere (oltre che un’arte) particolarmente impegnativo, che richiede alla personalità coinvolta un grande talento capace di riuscire a guidare e supervisionare un’enorme produzione. Le star di Hollywood in grado di saper sia recitare che dirigere si contano – quasi – sulle dita di una mano. IMDb ha raccolto i 10 miglior film – in base al punteggio ottenuto sul proprio database – che hanno visto impegnate personalità di Hollywood sia davanti che dietro la macchina da presa per un medesimo progetto:

Tropic Thunder (7.0)

Nel 2008, Ben Stiller ha diretto e interpretato a commedia d’azione Tropic Thunder. Il film racconta la storia di un gruppo di attori che si dirigono nella giungla per realizzare un film, salvo poi ritrovarsi al centro di numerose disavventure. Tropic Thunder non ha di certo segnato il debutto alla regia di Stiller, ma è stato sicuramente uno dei suoi film di maggior successo.

È noto soprattutto per il ruolo di Robert Downey Jr. nei panni di un attore bianco che ha subito un intervento chirurgico per cambiare il colore della pelle. E il film usa proprio questo espediente per mettere al centro la discussione sul “razzismo” al cinema e criticarla in maniera innovativa.

Rocky Balboa (7.1)

Sylvester Stallone ha diretto a Rocky Balboa, sesto film del franchise di Rocky e quarto film della saga diretto da Stallone. La serie, iniziata con il plauso della critica e anche con un Oscar al miglior film, è andata col tempo sempre più fuori strada, con seguiti che non sono mai riusciti a catturare la magia dell’originale.

Dopo una pausa di vent’anni, Rocky Balboa, uscito nel nel 2006, ha ricevuto tanto il plauso della critica quanto quello del pubblico, rinvigorendo un franchise che ha poi generato anche due spin-off: Creed e Creed II

Chef (7.3)

Dopo un inizio abbastanza umile, Jon Favreau ha visto la sua carriera diventare sempre più importante, mettendosi alla prova tanto nella regia quanto nella recitazione. Chef – La ricetta perfetta, uscito nel 2014, è stata una produzione molto più piccola rispetto al precedente lavoro di Favreau con i film di Iron Man.

Il film è una lettera d’amore da parte di Favreau alla sua passione per il cibo. Per il film, l’attore e regista si è addestrato con una serie di chef professionisti specializzati nello street food, in modo da rendere la sua performance e la storia il più autentici possibile.

Bronx (7.8)

Nel 1993, Robert De Niro ha diretto il film poliziesco Bronx, ritagliandosi anche il ruolo del protagonista. Il film ha sovvertito i classici topoi del genere gangster, raccontando la storia di un padre che cerca disperatamente di impedire a suo figlio di essere trascinato nella criminalità organizzata.

Nonostante le lodi da parte della critica che De Niro ha ricevuto per la sua capacità da regista, Bronx è solo uno dei due titoli diretti dall’attore nella sua carriera (l’altro è The Good Shepherd del 2006). Nel 2014 ha rivelato che non avrebbe più diretto film.

Balla coi lupi (8.0)

All’epoca della sua uscita in sala nel 1990, Balla coi lupi è stato un successo di critica, riuscendo a portare a casa anche sette Oscar, incluso quello al miglior film. Il film vede come protagonista Kevin Costner nei panni di un soldato della guerra civile che stringe amicizia con i nativi americani. Il film ha segnato il debutto alla regia della celebre star hollywoodiana.

Balla coi lupi ha anche segnato l’apice della carriera di Costner da regista, che da allora si è dedicato alla regia soltanto di altri due film (usciti nel 1997 e nel 2003), che però non hanno mai raggiunto il successo del suo celeberrimo debutto dietro la macchina da presa.

Io e Annie (8.0)

Woody Allen non è estraneo alla regia e alla recitazione, ma in Io e Annie del 1977 ha segnato senza ombra di dubbio uno dei suoi migliori successi. Nel film Allen recita nei panni di un nevrotico comico di New York, insieme alla sua celebre ex musa Diane Keaton.

Tra le commedie romantiche per eccellenza, il film ha vinto quattro Oscar ed è ancora oggi ricordato come il marchio dell’umorismo fuori dal comune di Allen. Da allora lo stesso ha diretto molti altri film, ma sempre più raramente lo abbiamo visto dall’altro lato della macchina da presa.

Gli spietati (8.2)

Dopo essere stato una delle star del genere western, nel 1992 Clint Eastwood ha diretto Gli spietati, che lo ha visto interpretare un pistolero in pensione che viene incaricato di portare a termine un’ultima missione. Gli spietati rappresenta forse il canto del cigno di un genere che, ancora oggi, fatica ad essere valorizzato ed apprezzato, e al tempo stesso è uno dei migliori film diretti da Eastwood.

Nel corso della sua carriera Eastwood si è affermato come uno dei più grandi registi di Hollywood e, nonostante abbia compiuto da poco 90 anni, non sembra avere alcuna intenzione di fermarsi.

Quarto potere (8.3)

Quarto potere, uscito nel 1941, è passato alla storia come uno dei film più importanti e innovativi mai realizzati. Diretto e interpretato da Orson Wells, all’epoca della sua uscita il film era già in anticipo sui tempi e continua a essere amato e apprezzato ancora oggi.

Nonostante ciò, al suo rilascio Quarto potere è stato un flop al botteghino e nonostante sia stato nominato a diversi premi è riuscito a vincere soltanto un Oscar (quello alla migliore sceneggiatura originale). Inoltre, il film fu oggetto di una feroce campagna diffamatoria e venne addirittura fischiato in numerose cerimonie di premiazione.

Tempi moderni (8.5)

Charlie Chaplin è stato senza dubbio uno dei più talentuosi interpreti della sua generazione. Nel 1936 scrisse, diresse e interpretò Tempi moderni. Il film presenta tutte le caratteristiche tipiche del cinema di Chaplin: una commedia senza tempo che lo vide interpretare un operaio che faticava ad adattarsi alle innovazioni moderne.

Il film è stato prodotto in un’era in cui l’industria di Hollywood stava iniziando ad eliminare gradualmente i film muti a favore del sonoro. La storia del film opera da critica all’industria cinematografica stessa, in quanto è un classico a sé stante.

La vita è bella (8.6)

La vita è bella del 1997 è stata diretto e interpretato da Roberto Benigni e racconta la straziante storia di un padre e di suo figlio che devono sopravvivere agli orrori di un campo di concentramento usando la loro volontà, il loro umorismo e anche la loro immaginazione per poter tirare avanti.

Il film ha vinto tre Oscar ed è ancora oggi molto apprezzato. Nel 2002, Benigni diresse un nuovo adattamento per il grande schermo della celebre favola di Pinocchio, ma il film è ancora oggi ricordato come uno dei suoi peggiori lavori… a dimostrazione di quanto la realizzazione di un prodotto audiovisivo possa essere un processo molto spesso incoerente.

Matthias & Maxime in arrivo in on demand

Matthias & Maxime in arrivo in on demand

Presentato in concorso al Festival di Cannes, Matthias & Maxime è un film di ritorni. Dopo la parentesi americana de La mia vita con John F. Donovan, Xavier Dolan torna a girare nel suo Quebec e riabbraccia i temi a lui più cari: la ricerca della propria identità sessuale, il rapporto tra diverse generazioni e quello con la propria madre. È il ritorno di Dolan davanti alla macchina da presa, che non recitava in un proprio film dai tempi di Tom à la ferme ed è il ritorno di Anne Dorval in un film di Dolan, nel ruolo del personaggio che interpreta sua madre, dopo esserlo già stata in J’ai tué ma mère e dopo aver lavorato con lui anche in Les amours imaginaires, Laurence Anyways e Mommy.

Matthias & Maxime racconta di due amici d’infanzia si scambiano un bacio durante le riprese di un cortometraggio amatoriale. Il gesto, apparentemente innocuo, insinuerà in loro un dubbio persistente, minacciando l’unione della loro cerchia sociale e, alla fine, cambiando improvvisamente le loro vite. Matthias & Maxime  arriverà su MIO CINEMA e SKY dal 27 Giugno.

Resistance – La voce del silenzio dal 23 giugno in on demand

Resistance – La voce del silenzio dal 23 giugno in on demand

Resistance – La voce del silenzio, scritto e diretto da Jonathan Jakubowicz, sarà disponibile dal 23 giugno (distribuito da Vision Distribution e Cloud 9) sulle maggiori piattaforme digitali: SKY PRIMAFILA PREMIERE – APPLE TV – CHILI – GOOGLE PLAY, INFINITY – TIM VISION – RAKUTEN TV – CG ENTERTAINMENT e THE FILM CLUB.

Resistance – La voce del silenzio è ispirato alla straordinaria vita del noto artista francese Marcel Marceu che durante la Seconda guerra mondiale si è unito alla Resistenza francese per salvare le vite di migliaia di bambini e ragazzi rimasti orfani a causa del nazismo.

Resistance – La voce del silenzio: la trama e il cast

Il film racconta la storia dell’immenso potere di un sogno, e del potere dell’arte stessa di portare tra la gente il sorriso e un soffio di speranza anche in un momento così oscuro. In un’epoca in cui l’odio sfrenato regnava sull’Europa, Marcel Marceau ha dimostrato quanto si possa ottenere perseguendo con forza il bene. Tutto ciò che Marcel Marceau (Jesse Eisenberg) desidera è una vita dove l’arte sia al centro di ogni cosa.  Di giorno lavora nella macelleria del padre e di sera cerca di realizzare il suo sogno esibendosi nei piccoli palcoscenici della città. Oltre all’arte la sua passione è Emma (Clémence Poésy), una ragazza politicamente molto attiva. Per conquistarla e compiacerla, Marcel accetta di partecipare a una missione pericolosa che cambierà per sempre il corso della sua esistenza: bisogna salvare 123 orfani ebrei dalla presa dei nazisti tedeschi e dello spietato Obersturmführer delle SS Klaus Barbie (Matthias Schweighöfer) e portarli oltre il confine in Svizzera. Insieme a Emma, Marcel si unisce alla Resistenza francese per combattere con coraggio e fermezza le atrocità della guerra. La sua arte si rivelerà la più grande arma contro gli orrori del nazismo…

Protagonista principale del film nei panni di Marcel Marceau è Jesse Eisenberg (The Social Network), al suo fianco nei panni di Emma l’attrice francese Cléménce Poesy (Harry Potter) e nei panni di Sigmundl’attore venezuelano Édgar Ramírez (Hands of Stone). Il cast principale è infine composto dagli attori Ed Harris, Matthias Schweighoefer e Géza Röhrig.

Resistance - La voce del silenzioResistance – La voce del silenzio, il film

Tutto accadde durante la Seconda guerra mondiale in un periodo in cui l’Europa attraversava momenti di sofferenze inimmaginabili, la storia ripercorre la straordinaria vita di Marcel Marceau il famoso mimo francese (1923 – 2007) . Marc eau oltre ad essere un grande artista, rappresentò un faro di speranza per molti ebrei perseguitati in Francia dal nazismo; sfidò i nazisti e aiutò più̀ di 100 orfani a fuggire in Svizzera. Ispirandosi all’incredibile vita di Marceau, Warner Bros. Germany e Pantaleon Films, in collaborazione con Bliss Media, Epicentral Studios, Rocket Science, Vertical Media e Riverstone Pictures, portano questa storia così toccante, sul grande schermo con Resistance – l a voce del silenzio. Il racconto non si esaurisce con gli sforzi del movimento di resistenza per porre fine al dominio nazista: ma testimonia l’immenso potere di un sogno, il potere dell’arte stessa di saper portare il sorriso e un soffio di speranza anche in tempi così oscuri. Marcel Marceau ha dimostr ato attraverso la sua arte e la sua vita, quanto si possa ottenere perseguendo con forza il bene! Jesse Eisenberg, Clémence Poésy, Matthias Schweighöfer, Félix Moati, Édgar Ramírez e Ed Harris compongono il formidabile cast di questo film scritto e diretto da Jonathan Jakubowicz.

L’ARTE SILENZIOSA – LA VITA DI MARCEL MARCEAU

Marcel Marceau/Mangel nacque il 22 marzo 1923. La passione per la recitazione e le arti gli venne trasmessa dal padre che gestiva la propria macelleria per provvedere alla sua famiglia, ma il cui vero amore era la musica. Il desiderio di Marcel di diventare un artista, emerse all’inizio della sua infanzia dopo aver ammirato sul grande schermo i suoi idoli del cinema muto; Buster Keaton e Charlie Chaplin. A causa del conflitto mondiale che attraversava l’Europa, non ebbe la possibilità di frequentare una scuola di recitazione. Nel 1940, dopo lo scoppio della Seconda guerra mondiale, la sua famiglia fuggì da Strasburgo e due anni dopo Marcel e suo fratello si unirono a un gruppo di resistenza che sfidò l’invasione tedesca a Limoges.

Il grande talento artistico di Marcel gli permise di falsificare in modo assolutamente credibile i passaporti e questa sua abilità divenne il suo compito principale all’interno del movimento di resistenza. Nei suoi stessi documenti falsi, si diede il nome ufficiale di Marcel Marceau. Il primo atto della sua missione di resistente fu nel 1943, quando mettendo a repentaglio la propria vita, fece fuggire tre orfani ebrei dal paese e li condusse in un rifugio al riparo dai nazisti. Seguirono molteplici missioni per mettere in salvo bambini e ragazzi rimasti orfani. Il lavoro di Marcel all’interno della Resistenza non passò inosservato agli americani e il generale George S. Patton lo nominò ufficiale di collegamento con le truppe americane. Poco dopo, nel febbraio 1944, la polizia arrestò il padre di Marcel a Limoges, il quale venne deportato e ucciso ad Auschwitz. Nel 1946, a conflitto terminato Marcel riuscì a prendere parte a un importante corso di recitazione presso il teatro Sarah-Bernhard-Theater di Parigi sotto la guida di Charles Dullin ed Étienne Decroux.  Il suo primo ruolo importante fu nella commedia “Arlecchino” e da quel momento iniziò a scrivere le sue commedie e a sviluppare nuovi personaggi.

Questo portò alla creazione del suo celebre “Monsieur Bip” che lo rese tanto famoso in tutto il mondo. Marceau fondò la sua Compagnie de Mime Marcel Marceau che toccò i maggiori teatri in tutto il mondo e finalmente nel 1953 negli Stati Uniti, coronò il suo sogno di conoscere i suoi idoli Buster Keaton, Stan Laurel e Oliver Hardy. L’incontro con Charlie Chaplin invece, avvenne soltanto negli anni 60. Oltre al suo impegno nel teatro, Marcel iniziò ad avere molti ruoli televisivi, guadagnandosi l’ammirazione di un pubblico sempre più vasto. Con l’aiuto di Jacques Chirac, l’allora sindaco di Parigi fondò l’École Internationale de Mimodrame de Paris, per dare ai giovani mimi la possibilità di imparare quest’arte e realizzare il proprio potenziale. Nel corso degli anni, Marceau ha continuato ad usare la sua arte mettendola al servizio dell’impegno sociale, allo scopo di aiutare e dare supporto alle persone in difficoltà. Il 22 settembre 2007, all’età di 84 anni, Marceau è morto a Parigi dove riposa nel cimitero di Père Lachaise.

LA VITA DI KLAUS BARBIE: UN UOMO SENZA PIETA’

Klaus Barbie nacque a Bad Godesberg il 25 ottobre 1913. Quando suo fratello e suo padre morirono nel 1933, Barbie cadde in una profonda depressione che influenzò notevolmente il corso della sua vita. Entrò a far parte della Gioventù̀ hitleriana e ne rimase membro attivo fino al 1935. Un periodo di volontariato in un campo di lavoro accese in lui la fiamma delle ideologie nazionalsocialiste, così si unì alle SS dopo aver incontrato Heinrich Himmler e fu incaricato di perseguitare gli ebrei e gli omosessuali. Entrò nel NSDAP nel 1937 e fu promosso sergente delle SS il 20 aprile 1940. Sposò sua moglie Regine solo pochi giorni dopo. Nel novembre dello stesso anno fu promosso a Obersturmführer delle SS. Notoriamente spietato, prese il comando come leader della Gestapo, dopo l’invasione tedesca della Francia. Tra il 1942 e il 1944 perseguitò spietatamente il movimento di resistenza, assassinando molti dei suoi membri e da quel momento in poi fu conosciuto come il “Macellaio di Lione”.

Quando le forze alleate liberarono la Francia nel 1944, Klaus Barbie fuggì in Germania. Ma quando la Germania perse la guerra, la situazione si ribaltò e il cacciatore divenne il ricercato. Visse per molti anni nella clandestinità̀ e, aiutato dai servizi segreti americani, si rifece una vita in Bolivia sotto falsa identità̀. Nel frattempo a Norimberga veniva condannato a morte in contumacia, per i suoi raccapriccianti atti contro la resistenza e la popolazione civile, ma la sentenza in assenza del condannato, non poté essere eseguita. La Lega internazionale contro l’antisemitismo e il razzismo lo raggiunse a La Paz nel 1972, ma il governo boliviano ne impedì̀ l’estradizione. Barbie fu espulso ed estradato in Francia solo quando in Bolivia fu eletto un nuovo governo democratico. Decaduta per prescrizione la precedente condanna a morte, venne nuovamente processato per i suoi crimini contro l’umanità̀ con ben 177 capi d’accusa e condannato all’ergastolo. È stato responsabile della morte di oltre 800 persone. Barbie è morto di cancro nella prigione di Lione il 25 settembre 1991.

Godzilla vs Kong: Junkie XL si occuperà della colonna sonora

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Godzilla vs Kong: Junkie XL si occuperà della colonna sonora

Sarà il celebre compositore olandese Junkie XL ad occuparsi della colonna sonora di Godzilla vs. Kong, l’atteso film della coppia Legendary/Warner in cui vedremo scontrarsi i due iconici mostri cinematografici. La notizia è stata confermata dal regista Adam Wingard attraverso una storia via Instagram.

Junkie XL è noto per aver curato le musiche di film quai Il cavaliere oscuro – Il ritorno, L’uomo d’acciaio, Mad Max: Fury Road, Deadpool, Batman v Superman: Dawn of Justice e, più di recente, Alita: Angelo della Battaglia e Terminator: Destino oscuro. Si tratta di uno dei compositori più richiesti quanto si tratta di pellicole action e, più in generale, di grandi blockbuster.

Il rating di Godzilla vs. Kong lascia presagire un film molto meno crudo del previsto

Al momento la data di uscita di Godzilla vs. Kong è fissata nelle sale americane per il prossimo 20 novembre. Non sappiamo se, a causa della pandemia di Covid-19, il film verrà posticipato o manterrà la sua release originale. Di recente abbiamo appreso che il film ha ricevuto un PG-13, ossia un divieto ai minori di 13 anni. La motivazione consiste nella presenza nel film di “intense scene di violenza e distruzione e di linguaggio volgare”. Nessun divieto ai minori di 17 anni, lasciando presagire che il film sarà molto meno crudo di quanto i fan probabilmente si aspettano.

Godzilla vs. Kong sarà diretto da Adam Wingard e vedrà nel cast Alexander SkarsgårdMillie Bobby BrownRebecca Hall, Brian Tyree Henry, Shun Oguri, Eiza González, Jessica Henwick, Julian Dennison, Kyle Chandler Demián Bichir. Il film farà parte di un nuovo universo condiviso, denominato MonsterVerse, a cui appartengono anche Godzilla (2014), Kong: Skull Island (2017) e Godzilla II: King of the Monsters (2019).

Viggo Mortensen e Peter Farrelly di nuovo insieme dopo Green Book

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Dopo aver lavorato insieme nell’acclamato Green Book, vincitore di tre premi Oscar nel 2019 (incluso miglior film), Viggo Mortensen e Peter Farrelly torneranno a lavorare insieme per un nuovo progetto di Skydance. La notizia è stata riportata da Variety.

Il progetto in questione sarà The Greatest Beer Run Ever, adattamento dell’omonimo romanzo di Joanna Molloy e John “Chickie Donohue che verrà pubblicato il prossimo Novembre. La fonte specifica che nel film Mortensen non interpreterà il protagonista, ma avrà bensì un ruolo di supporto.

La storia del romanzo è basata su un’esperienza vissuta dallo stesso Donohue, a metà fra tragedia e commedia. Nel 1967 decise di partire per New York e andare a bersi una birra con i suoi amici che stavano combattendo in Vietnam. La sceneggiatura del film porterà la firma dello stesso Farrelly insieme a Brien Currie e Pete Jones.

La storia vera che ha ispirato Green Book con Viggo Mortensen, vincitore di tre premi Oscar

In attesa di nuovi dettagli sul progetto, ricordiamo che oltre a Green Book, Peter Farrelly è noto per aver diretto – insieme al fratello Bobby – commedie quali Tutti pazzi per Mary, Io, me & Irene e Amore a prima svista. In Green Book, ispirato alla storia vera  di Don Shirley e Tony Lip, viene raccontata l’amicizia tra un buttafuori italoamericano e un pianista afroamericano nell’America negli anni ’60.