Tantissime le serie in onda su Sky
e in streaming su NOW TV che saranno protagoniste ai prossimi
Golden Globes 2021. In lizza per le prestigiose
statuette assegnate dalla Stampa Estera di Hollywood al meglio
della TV (e del cinema) dell’anno appena trascorso, infatti, buona
parte dei titoli in onda su Sky Atlantic che fanno ricchissimo il
catalogo on demand di Sky.
La cerimonia, che anche quest’anno
sarà possibile seguire in esclusiva per l’Italia su Sky Atlantic,
in diretta, nella notte fra il 28 febbraio e l’1 marzo, avrà fra i
suoi protagonisti titoli come The Undoing – Le verità non dette,
l’apprezzatissimo family drama HBO con Nicole Kidman e Hugh Grant
che guida la categoria delle migliori miniserie dell’anno, Lovecraft Country – La terra dei demoni, che
gareggerà fra le migliori serie drammatiche dell’anno e che come
The Undoing è disponibile on demand su Sky e in streaming
su NOW TV, e The Flight Attendant (prossimamente su Sky),
la crime comedy segnalata fra le serie migliori dell’anno e per la
sua protagonista, l’amatissima Kaley Cuoco di The Big Bang
Theory.
Titoli che spiccano anche in ambito
attoriale. I protagonisti più amati delle serie citate vengono
tutti, infatti, nominati: trionfo per il cast di The
Undoing, con Nicole Kidman, Hugh Grant e Donald
Sutherland che guidano le rispettive categorie; il Perry
Mason oscuro e tormentato di Matthew Rhys vale
all’attore gallese la candidatura come miglior protagonista di una
serie drammatica; Ethan Hawke è nominato come miglior attore
protagonista di una miniserie per The Good Lord Bird, la
serie SHOWTIME sulla storia di John Brown; Don
Cheadle vede riconosciuto invece il gran lavoro fatto su
Black Monday.
Fra le categorie più combattute
senz’altro quella per il miglior attore protagonista di una
miniserie, una serie antologica o un film per la TV, dove a
contendersi il Golden Globe sono, oltre ai già ricordati Hugh Grant
e Ethan Hawke, anche Mark Ruffalo, già vincitore
dell’Emmy Award per Un volto, due destini – I know this much is
true, Bryan Cranston, nominato per la
performance in Your Honor, atteso legal thriller su Sky e
NOW TV dal 24 febbraio, e Jeff Daniels,
protagonista con Brendan Gleeson (anche lui
candidato) della miniserie in due parti Sfida al Presidente –
The Comey Rule, sul complicato rapporto fra Donald Trump e
l’ex direttore dell’FBI
James Comey. Tutte incredibili performance che è possibile
recuperare o rivedere on demand su Sky e in streaming su NOW
TV.
Ecco il trailer ufficiale di
Coming 2 America, il cui titolo italiano
sarà Il
principe cerca figlio. Gli Amazon Studios lanceranno
il film in esclusiva in tutto il mondo su Prime
Video il 5 Marzo 2021.
Il principe cerca
figlio è diretto da Craig Brewer e si
basa su una sceneggiatura scritta daKenya Barris, Barry W.
Blaustein e David Sheffield, su un soggetti
diBarry W. Blaustein, David Sheffield e Justin
Kanew.Basato sui personaggi creati da
Eddie Murphy e prodotto da Kevin Misher e Eddie
Murphy. Costumi di Ruth E. Carter
Executive producer: Brian Oliver, Bradley Fischer,
Valerii An, Kenya Barris, Charisse Hewitt-Webster, Michele Imperato
Stabile e Andy Berman Con:
Eddie Murphy, Arsenio Hall, Jermaine Fowler, Leslie Jones,
Tracy Morgan, KiKi Layne, Shari Headley, con Wesley Snipes e James
Earl Jones. A cui si uniscono John Amos, Teyana Taylor, Vanessa
Bell Calloway, Paul Bates, Nomzamo Mbatha, Bella Murphy
Nel rigoglioso regno di Zamunda, Re
Akeem (Eddie Murphy) è appena stato incoronato e con il suo fidato
consigliere Semmi (Arsenio Hall) intraprende una nuova ed
esilarante avventura che li porta ad attraversare il globo partendo
dalla loro meravigliosa nazione africana fino al Queens, il
quartiere di New York dove tutto è iniziato.
Sarah Jessica Parker e Taraji P. Henson hanno annunciato i nominati
per i Golden Globes 2021, che quest’anno, per le
motivazioni legate alla pandemia, si svolgono con quasi due mesi di
ritardo, con la cerimonia di premiazione fissata per il 28 febbraio
prossimo, presentata da Tina Fey e Amy
Poehler.
Tutte le nomination ai Golden Globes 2021
MOTION PICTURES
BEST MOTION PICTURE – DRAMA
THE FATHER (Trademark Films; Sony Pictures Classics)
HAMILTON
(Walt Disney Pictures / RadicalMedia / 5000 Broadway Productions /
NEVIS Productions / Old 320 Sycamore Pictures; Walt Disney Studios
Motion Pictures)
MUSIC
(Pineapple Lasagne Productions / Landay Entertainment; Vertical
Entertainment / IMAX)
PALM SPRINGS
(Party Over Here / Limelight Productions; NEON / Hulu)
THE PROM
(Netflix / Dramatic Forces / Storykey Entertainment; Netflix)
BEST PERFORMANCE BY AN ACTRESS IN A MOTION PICTURE –
MUSICAL OR COMEDY
Quando la Warner Bros. ha annunciato
la data di uscita ufficiale della versione di Justice
League ad opera di Zack Snyder, i fan più attenti hanno scoperto
che Will Beall (co-sceneggiatore di Aquaman) ha
effettivamente contribuito alla storia. In realtà, proprio a Beall
era stato affidato un film dedicato alla Justice League tra il 2010 e il 2011, con
Ben Affleck incaricato di occuparsi della
regia (tra gli altri).
Naturalmente, quel progetto non ha
mai visto la luce, con la Warner Bros. che ha preferito dare il via
libera al DCEU sotto l’egida di Snyder. La sceneggiatura della
Snyder Cut è stata scritta da Chris
Terrio, che ha naturalmente preso in prestito alcune delle
idee proveniente dal film mai realizzato di Beall e dalla sua
visione.
Quando Justice
League è arrivato nelle sale nel 2017, Beall non
è mai stato menzionato, quindi è probabile che ciò che aveva
pianificato per il suo film mai realizzato sia poi finito
all’interno della Snyder Cut.
ComicBookMovie ha raccolto 10 dettagli sulla sceneggiatura di
Beall per il suo Justice
League mai realizzato.
Batman e Superman erano alleati
Superman è morto all’inizio
della Snyder Cut, ma nella versione di Beall, l’Uomo d’Acciaio è in realtà un alleato di
Batman. Conoscono l’identità segreta l’uno dell’altro e si danno
appuntamento in una tavola calda di Metropolis per fare il punto
della situazione.
Prima di dirigersi a Central City
per reclutare Flash, ha luogo una battaglia nella Lexcorp Tower
contro KGBeast e Killer Croc. Lex Luthor sta tentando di acquistare
la Kryptonite dal primo, ma vengono tutti interrotti dall’arrivo di
Desaad, uno dei più fedeli seguaci di Darkseid. Questi uccide Croc
e se ne va con la Kryptonite.
Darkseid era il grande cattivo del film
Steppenwolf non aveva molto
spazio in questa versione di Justice League: infatti, era
Darkseid il cattivo principale. Il film introduceva quasi subito il
sovrano di Apokolips, con la scena iniziale che si svolgeva proprio
sul pianeta natale del cattivo. Chiaramente, Snyder e Terrio
avevano un’idea totalmente diversa in merito all’introduzione sul
grande schermo di Darkseid, dal momento che nella Justice
League di Snyder – prima che il regista abbandonasse il
progetto – il villain doveva apparire soltanto in un breve
cameo.
Avrebbe poi dovuto essere al centro
della scena nella seconda parte di Justice League, che
all’inizio era anche stata approvata dalla Warner Bros. Se fosse
stata usata la sceneggiatura di Beall, Darkseid avrebbe potuto
riscuotere il medesimo successo di un personaggio come Thanos.
Niente Aquaman
L’Aquaman di Jason Momoa è diventato uno dei personaggi
preferiti dai fan, con il suo film da solista che nel 2018 ha
incassato oltre 1 miliardo di dollari a livello globale. Beall,
tuttavia, non aveva intenzione di utilizzare il re di Atlantide.
Anche se c’erano molti altri eroi nella sua versione di Justice
League, pare che lo sceneggiatore non sia mai riuscito a
capire come portare questo supereroe divisivo sullo schermo nella
maniera più appropriata.
È importante
ricordare che quando Beall stava lavorando alla sceneggiatura del
suo Justice League, la DC Comics non aveva ancora
reinventato il personaggio di Arthur Curry attraverso l’iniziativa
editoriale “New 52”. A quel punto, sarebbe stato difficile
coinvolgere Aquaman nella storia, con Beall che ha preferito
concentrarsi sui personaggi che Snyder avrebbe poi trascurato nel
suo film, tra cui Lanterna Verde…
Un team-up tra Lanterna Verde e Hawkman
C’era un enorme elemento
cosmico nella sceneggiatura di Justice League ad opera di Beall,
con la Lanterna Verde John Stewart e Hawkman che facevano squadra
per impedire a Kanjar Ro di aiutare Dessad ad armare la Kryptonite
che aveva rubato a Lex Luthor e al KGBeast.
Non viene mai menzionato Hal Jordan:
è probabile che il film di Beall fosse ambientato in un mondo
separato da quello descritto in Lanterna Verde del 2011
con Ryan Reynolds. Parallelamente, c’era anche una sottotrama
legata a Amanda Waller e al Department of Metahuman. È interessante
notare che la sua squadra era composta da Tattooed Man, Copperhead,
Cheetah e Solomon Grundy. Sempre sulla Terra, Superman viene rapito
da Steppenwolf e dai suoi Parademoni e riportato ad Apokolips.
Il Massacro di Oa
Batman si dirige a
Themyscira per cercare l’aiuto di Wonder Woman e apprendiamo che tra i due c’è una
storia d’amore. John Stewart, nel frattempo, torna sulla Terra e
incontra Bruce, Diana e Flash nella Batcaverna (che è piena zeppa
di easter egg, tra cui l’ombrello di Pinguono e numerose versione
della Batmobile e del Batsuit).
Mentre la squadra
formula un piano per salvare Superman, John torna a Oa, solo per
trovare il pianeta decimato da Darkseid. Katma Tui, Kilowag, Guy
Gardner, Salakk e Tomar-Re sono tutti morti, segno che Beall non
stava esattamente pensando al loro potenziale futuro nell’Universo
DC… o almeno, fino a quel momento. Senza il Corpo delle Lanterne
Verdi, Darkseid può finalmente dirigersi sulla
Terra.
Batman v Superman
Superman è caduto sotto il
controllo di Darkseid e ne consegue uno scontro con Batman. Come in
Batman v Superman: Dawn of Justice e
in The Dark Knight Returns di Frank Miller, il Crociato
Incappucciato ndossa una speciale tuta corazzata per affrontare
l’Uomo d’Acciaio in un combattimento corpo a corpo.
È Wonder Woman che alla fine scopre
come liberare Superman da Darkseid, e l’eroe si unisce rapidamente
alla Lega per respingere l’invasione del cattivo. Tuttavia, le cose
si fanno un po’ strane a questo punto, poiché Kal-El si ritrova nel
futuro, a undici anni di distanza rispetto ai fatti narrati, dopo
aver viaggiato attraverso un Boom Tube. Questo deve essere il
momento che ha fornito a Snyder e Terrio lo spunto per la famosa
scena dell’incubo.
Un futuro desolato
Superman scopre che
Darkseid ha spazzato via l’80% della popolazione del pianeta e
Diana e Bruce stanno guidando ciò che resta della resistenza umana.
Batman e Wonder Woman hanno anche un figlio: Clark Wayne.
Sembra che la scomparsa di Superman
attraverso il Boom Tube abbia lasciato la Terra indifesa, e anche
Lex Luthor è ora allineato con gli eroi. “Batman’s Berzerkers” è
una squadra composta da Deathstroke, Captain Boomerang, Cacciatrice
e Cheetah, il che significa essenzialmente che il Cavaliere Oscuro
è il leader della Suicide Squad. La sede dei sopravvissuti si
trova nella Fortezza della solitudine di Superman.
Viaggio nel tempo
Sappiamo che Batman e
Cyborg sono i responsabili dell’invio di Flash indietro nel tempo
nello SnyderVerse, anche se è probabile che quelle scene siano
state riservate per il sequel.
Nel film di Beall, è Lex Luthor che
ha capito come mandare Barry Allen undici anni indietro rispetto al
presente. Il Flash del futuro arriva sulla Terra prima
dell’invasione di Darkseid e muore tra le braccia del suo io più
giovane poco dopo aver avvertito il giovane Barry di ciò che la
Lega dovrà affrontare. Dopo aver avvertito i suoi compagni di
squadra, la scena è pronta ad ospitare una battaglia epica…
L’epica battaglia finale
Superman è già stato
portato su Apokolips a questo punto, quindi Batman, Wonder Woman,
Flash e Lanterna Verde viaggiano sul pianeta per fermare Darkseid
prima che possa fare il lavaggio del cervello al loro compagno di
squadra. Superman viene salvato e gli eroi affrontano il cattivo e
le sue forze.
Il Corpo delle Lanterne Verdi, che è
vivo in questa linea temporale, presto arriva per dare una mano,
così come le guerriere ammazoni di Themyscira. Gli eroi emergono
vittoriosi dalla battaglia e impediscono a quel desolato futuro di
diventare una realtà. Darkseid p stato sconfitto, ma c’è un altro
nemico in attesa dietro le quinte…
Lex Luthor Presidente
Lex Luthor ha in programma
di candidarsi alla Presidenza, un bel suggerimento su come la sua
storia si è svolta nei fumetti. Tuttavia, c’è un’ultima sorpresa
che potrebbe preparare il terreno per un film spin-off di Superman.
Lex riceve un messaggio dal suo sé futuro e scopre che Superman è,
in effetti, Clark Kent.
La sceneggiatura di Beall non rivela
cosa fa il cattivo con quell’informazione, ma ci sono molti modi in
cui la cosa avrebbe potuto essere affrontata. In Batman v
Superman: Dawn of Justice, Lex lo deduce lui stesso. Quanto
Snyder e Terrio hanno preso in prestito da quella sceneggiatura, in
merito a quell’avvenimento, rimane ad oggi un mistero.
La
Snyder Cut di Justice
League sistemerà probabilmente uno degli aspetti più
odiati dell’iterazione del Joker da parte di Jared Leto. In Suicide
Squad di David Ayer, il Clown Principe del Crimine aveva i
capelli verdi e sfoggiava un taglio molto corto, mentre il suo
corpo era disseminato di una quantità eccessiva di tatuaggi.
La maggior parte dei fan e dei
critici ha contestato il look del famoso cattivo. Tuttavia,
Zack Snyder ha recentemente condiviso una foto
del Joker di Leto che palesa come l’aspetto controverso del villain
visto in Suicide
Squad sia stato modificato nella sua versione di
Justice
League. Nonostante il look del personaggio non sia
chiaramente visibile nell’immagine condivisa da Snyder, è comunque
evidente come il personaggio non presenti più alcun tatuaggio
(almeno, non sul viso!). Inoltre, i suoi capelli sono molti più
lunghi rispetto alla versione vista nel cinecomic di Ayer, lunghi
fino alle spalle e pettinati all’indietro.
Inoltre, il Joker indossa dei
guanti abbastanza larghi e quella che sembra essere a tutti gli
effetti una camicia di forza. Il Clown Principe del Crimine si
trova ad Arkham? Batman è andato a fargli visita? La versione del
Joker ad opera di
Jared Leto non è apparsa nella versione
cinematografica di Justice
League, rendendo di fatto la Snyder Cut la
seconda avventura del DCEU in cui ritroveremo l’iconico
personaggio. All’epoca dell’uscita di Suicide Squad nelle sale, i fan rimasero molto
delusi dal look scelto da Ayer per il personaggio, con lo stesso
regista che arriverò a scusarsi per alcune scelte (come ad esempio
il tanto bistrattato tatuaggio “Dameged” sulla
fronte).
La Snyder Cut di Justice League
renderà “giustizia” al Joker di Jared Leto?
Ad oggi è impossibile dire con
esattezza dove si collocherà il Joker all’interno della storia alla
base della Snyder Cut. È probabile che l’immagine
condivisa da Snyder faccia riferimento ad un flashback, ma la
speranza è che il nuovo taglio del cinecomic possa regalare ai fan
un’altra interpretazione unica del subdolo e spietato cattivo della
DC, lontana da quello che abbiamo visto in Suicide
Squad.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Tratto dal romanzo di Jennifer
Mathieu e diretto da Amy Poehler Girl power – La rivoluzione comincia a scuola
racconta di Vivian (Hadley Robinson) è una sedicenne all’apparenza
timida che preferisce rigare dritto e passare inosservata. Ma
quando l’arrivo di una nuova studentessa (Alycia Pascual-Peña) la
obbliga a esaminare il comportamento fuori controllo dei suoi
compagni di classe che imperversa a scuola, si rende conto di
averne avuto abbastanza. Prendendo ispirazione dal passato ribelle
della madre (Amy Poehler), Vivian pubblica anonimamente Moxie, una
fanzine clandestina che denuncia i pregiudizi e i torti subiti al
liceo dando vita inaspettatamente a un vero e proprio movimento.
Trovandosi ormai al centro di questa rivoluzione, la ragazza
instaura nuove amicizie con altre giovani donne e alleate superando
le rivalità tra combriccole e club e affrontando insieme le
difficoltà dell’adolescenza.
Edgar Wright, regista che era stato
inizialmente scelto per dirigere Ant-Man,
ha svelato di essersi riconciliato con Kevin
Feige, presidente dei Marvel Studios, per la prima volta dalla sua
dipartita dal progetto. Quando Ant-Man è
entrato per la prima volta in sviluppo nel 2006, Wright era stato
scelto dalla Marvel come co-sceneggiatore e
regista.
I fan erano piuttosto eccitati
all’idea di poter vedere la visione del piccolo grande eroe da
parte del regista dell’ormai celebre “Trilogia del Cornetto”.
Tuttavia, nel 2014 Wright decise di abbandonare il progetto a causa
di alcune divergente creative, e da allora non è mai più entrato in
contatto con il mondo dei supereroi. Peyton Reed è
stato poi assunto per dirigere il primo Ant-Man, con
Adam McKay e Paul Rudd che hanno rimaneggiato lo scriopt
che Wright aveva scritto insieme a Joe Cornish.
Di recente, Edgar Wright ha curato l’ultimo speciale
numero della rivista
Empire interamente dedicato ai momenti più belli della storia
del cinema, realizzato per onorare l’esperienza cinematografica in
un momento particolarmente difficile per la sala. Proprio in
occasione di uno dei podcast della rivista, Wright ha parlato del
boss della MarvelKevin
Feige, confermando che non aveva parlato con lui da quando
aveva lasciato Ant-Man.
Edgar Wright e Kevin Feige: una
storia a lieto fine…
Pur riconoscendo che si trattò di un
addio “diplomatico” all’epoca, Wright ha ammesso che sentiva che
non c’era un reale motivo per restare in contatto. Tuttavia,
proprio mentre esaminava le proposte dei lettori per lo speciale
numero di Empire, si è reso conto di quante storie facessero
riferimento al MCU, cosa che lo ha spinto a voler
ristabilire un contatto con Feige.
“Ho pensato che sarebbe stato
falso da parte mia leggere quest’articolo senza menzionare neanche
una volta la parola ‘M’. Quindi, ho fatto quello che non avevo mai
fatto in sei anni: ho appena mandato un’email a Kevin. È stata
davvero una cosa carina, e Kevin è stato davvero toccato dal fatto
che lo avessi contattato direttamente e gli avessi detto
semplicemente: ‘Hey’. Inoltre è stato divertente, dopo sei anni
senza contatti, mandargli un’e-mail dicendo: ‘Kevin, ho bisogno che
tu scriva qualcosa per me, e ne ho bisogno domani!’. Quindi è stato
carino, ci siamo praticamente riconnessi grazie a questo articolo
ed è stato molto dolce. Sono molto contento di averlo fatto, ed ero
molto felice che la sua risposta sia stata così… è stato davvero
toccato dal fatto che lo avevo cercato e sento che quello che ha
scritto è stato fantastico. Gli ho detto che avevo letto quello che
aveva detto su Aliens a James Cameron… aveva detto che era
semplicemente folle. Quindi è stato bello. Un bel lieto fine per la
nostra storia.”
Un’immagine inedita di
Rogue One: A Star Wars Story rivela una scena con
Darth Vader eliminata dal film. Il primo spin-off della celebre
saga fantascientifica è uscito nel 2016 e racconta la storia di un
gruppo di spie ribelli che hanno sacrificato le loro vite per
rubare i piani della Morte Nera. Tale evento è stato determinante
per il disarmo dell’arma galattica da parte della Ribellione nel
film
Una nuova speranza.
Il finale di Rogue One si è quindi collegato
direttamente al primo film originale di
Star Wars. Nonostante, quindi, la presenza di nuovi
personaggi come Jyn Erso, Cassian Andor
e Orson Krennic, nel film erano presenti anche diversi volti
familiari. Peter Cushing, ad esempio, è stato ricreato tramite la
CGI per consentire l’inclusione del personaggio di Grand Moff
Tarkin; ancora, un’attrice è stata usata per il ruolo della
Principessa Leia, e tramite gli effetti visivi si è cercato di
farla assomigliare quanto più possibile a Carrie Fisher da giovane.
Anche Darth Vader era nel film, sebbene sia stato usato con
maggiore parsimonia.
In
Rogue One abbiamo visto una delle sue scene più
iconiche in Star
Wars fino ad ora: la terrificante scena del corridoio.
Ma a parte questa e un paio di altre apparizioni nel film, avrebbe
dovuto esserci un’altra sequenza in cui Darth Vader era coinvolto.
Ora, un’immagine di quella scena è stata recentemente diffusa
online – via
Twitter – dal supervisore all’animazione della Industrial Light
& Magic, Hal Hickel. Nei commenti al post, Hickel ha spiegato che
Vader avrebbe dovuto avere una conversazione con Tarkin nella scena
in questione; sfortunatamente, Hickel non è stato in grado di
ricordare qual era l’argomento del loro confronto.
Non è un segreto che
Rogue One abbia subito alcuni cambiamenti
significativi in fase di post-produzione che, alla fine, hanno
alterato il finale memorabile del film. Questa particolare
inquadratura di Vader è stata inclusa nei vari trailer del film, ma
non è mai stata inserita nel montaggio finale, quindi nella
versione del film arrivata nelle sale.
Hickel non è entrato nello specifico
sul motivo per cui la scena è stata tagliata, ma ha suggerito che
non si adattava alla forma finale che il progetto aveva assunto,
per questo hanno deciso di scartarla. Nei commenti al post, i fan
hanno suggerito l’idea che Lucasfilm aggiunga questo particolare
momento – insieme a tutti quelli inutilizzati – in un’edizione
speciale di
Rogue One destinata all’home video. Hickel ha risposto che
se ci sarà abbastanza interesse, non è una possibilità da escludere
a priori.
In tempo di conflitto, un gruppo di
improbabili eroi si unisce per una missione: rubare i piani della
Morte Nera, l’arma di distruzione definitiva dell’Impero. L’evento
chiave nella timeline degli eventi di Star Wars mette insieme
persone ordinarie che scelgono di fare cose straordinarie,
diventando così parte di qualcosa di più grande di loro stessi.
Amanda Seyfried pensa che non si sarebbe
divertita a lavorare in un film di supereroi. L’attrice sta
ricevendo diverse recensioni entusiastiche per la sua
interpretazione di Marion Davies nel nuovo film di David Fincher,
Mank, dedicato
alla realizzazione del classico del 1941 Quarto potere,
con
Gary Oldman nel ruolo del protagonista. Dopo aver debutto nella
commedia adolescenziale Mean Girls, Seyfried ha avuto una
carriera di grande successo. Tra i suoi film più celebri si
ricordano certamente Mamma Mia! film, Les Misérables e
First Reformed.
In passato all’attrice era stato
offerto il ruolo di Gamora in
Guardiani della Galassia (poi andato a Zoe Saldana), ma all’epoca rifiutò perché
pensava che il film non avrebbe avuto successo. Parlando con
l’Associated
Press, Seyfried ha ammesso che ci possono essere dei limiti nel
fare determinati film e che tali limiti, dal suo punto di vista,
riguardano anche i film di supereroi. L’attrice ha spiegato di non
essere una grande fan delle tecniche impiegate per realizzare
questi tipi di film (ad esempio, recitare davanti al green screen)
e ha ammesso che, ogni volta che le veniva proposto un ruolo in un
cinecomic, ha dovuto insistere per far valere la sua volontà di non
prendervi parte.
Tuttavia, Seyfried riconosce
l’importanza del genere, così come la sua eredità e la varietà
incredibile di mondi e universi in cui sono grado di trasportare
gli spettatori. “Immagino che non ci siamo molti agenti che
pensavo che i loro clienti non trarrebbero vantaggio da un grande
film di supereroi, ma io ho sempre dovuto combattere contro questa
filosofia. Penso che i cinecomic siano meravigliosi. Semplicemente,
riescono a trasportarti in un questo incredibile universo che non
esiste. Sono divertenti e credo davvero che, per i bambini di oggi,
possano rappresentare una grande eredità in futuro. Ma ad essere
onesti non mi interessa quell’aspetto così ‘fisico’ della
recitazione, né tantomeno essere costretta a far viaggiare così
tanto la mia immaginazione ogni giorno. Non sono una fan del green
screen, questa è la verità. Voglio divertirmi quando
lavoro.”
Ogni attore ha chiaramente dei
gusti personali e, come si evince da queste dichiarazioni, i film
di supereroi non sono il genere prediletto di Amanda Seyfried. Grazie al successo di
Mank, è certo
che l’attrice avrà ancora molte opportunità in futuro. Ad oggi non
sappiamo dove il suo percorso la porterà, né quali sfide sarà
eventualmente pronta a raccogliere. Quel che è certo, ad oggi, è
che quasi sicuramente non la vedremo mai recitare in un
cinecomic.
Sono iniziate a Roma le riprese
di Carla con
Alessandra Mastronardi nel ruolo di Carla Fracci, il
primo film tv sulla straordinaria vita della più grande ballerina
italiana di tutti i tempi. Una coproduzione Rai Fiction –
Anele, diretto da Emanuele Imbucci e
prodotto da Gloria Giorgianni con Fabio
Scamoni, in onda prossimamente su
Rai1.
Liberamente ispirato
all’autobiografia di Carla Fracci “Passo dopo passo – La mia
storia” e realizzato con la consulenza diretta della
stessa Carla Fracci, del marito Beppe Menegatti e della loro
collaboratrice storica Luisa Graziadei, il film ripercorre
il percorso umano e professionale di un’icona della danza mondiale,
universalmente riconosciuta come una delle più grandi étoile del XX
secolo e definita nel 1981 dal New York Times “prima ballerina
assoluta”.
Carla: la trama
Dopo le prime settimane di
riprese a Roma e Orvieto, il set
si sposterà a Milano e in particolare al
Teatro alla Scala che, per la prima volta nella
sua storia, apre le porte a una produzione fiction permettendo di
girare all’interno dei suoi storici e prestigiosi spazi, per
celebrare un’artista che proprio nell’accademia di danza del Teatro
alla Scala ha mosso i suoi primi passi nel 1946, diplomandosi nel
1954 e diventando prima ballerina nel 1958. La sua passione unica,
una grazia assoluta e una tecnica impeccabile l’hanno portata alla
consacrazione internazionale, calcando i palcoscenici più
importanti del mondo ed incantando gli amanti della danza di tutto
il pianeta. Il racconto parte dalla storia di una Carla bambina
nell’immediato dopoguerra, poi adolescente e giovane donna nella
Milano degli anni ‘50-‘60, ne racconta l’ascesa al successo e la
difficile scelta di diventare mamma in un momento cruciale della
sua carriera. Istinto, passione e sfida, gli elementi che
caratterizzano la storia di una grande eccellenza femminile del
nostro Paese.
Carla è una
coproduzione Rai Fiction – Anele. Un film
tv da 100 minutidiretto da Emanuele
Imbucci, prodotto da Gloria Giorgianni con Fabio
Scamoni. Produttori Associati Tore Sansonetti e
Carlotta Schininà. Produttori Rai Lorenza
Bizzarri e Gianluca Casagrande. Scritto
da Graziano Diana e Chiara
Laudani, con la collaborazione di Emanuele
Imbucci e Fabio Scamoni. Con la
consulenza di Carla Fracci, Beppe Menegatti e Luisa
Graziadei. Liberamente ispirato all’autobiografia di Carla
Fracci, “Passo dopo passo – La mia
storia”, (Arnoldo Mondadori Editore, 2013).
In onda prossimamente su Rai1.
Black Widow è stato più
difficile da scrivere di WandaVision, secondo Jac
Schaeffer, creatore e capo degli sceneggiatori della serie
Marvel ambientata nel MCU. WandaVision è stato presentato in anteprima lo scorso
15 gennaio, lanciando finalmente la Fase 4 del MCU e ottenendo fin da subito
larghi consensi. La serie segue i personaggi di Scarlet Witch e
Visione intrappolati in un misterioso sobborgo chiamato Westview,
alle prese con una vita soltanto all’apparenza perfetta.
Schaeffer aveva già lavorato con i
Marvel Studios: non solo ha contribuito alla
sceneggiatura di Captain
Marvel, ma si è anche occupata dello script
dell’attesissimo Black Widow, che sarà il
primo film della Fase 4. La Natasha Romanoff di Scarlett Johansson
avrà finalmente il suo film da solista, che esplorerà il misterioso
passato del personaggio. Sfortunatamente, l’uscita del film è stata
rimandata diverse volte a causa dell’emergenza Coronavirus: ad
oggi, la data di uscita è fissata per il prossimo maggio, ma è
molto probabile che slitterà ancora una volta. Tuttavia, la Disney
ha chiarito che il film non verrà distribuito attraverso Disney+.
Di recente, Schaeffer ha spiegato a
SYFY Wire che, contrariamente a quanto molti potrebbero
pensare, Black Widow è stato più
difficile da scrivere rispetto a WandaVision. Schaeffer ha spiegato di
essere più in sintonia con le idee alla base di
WandaVision, inclusa l’ispirazione da sitcom che ha tratto
dalla sua personale esperienza con le serie che era solita guardare
da bambina. La regista e sceneggiatrice ha detto che Black Widow, in quanto film di
supereroi a tutti gli effetti, è stato molto più difficile da
approfondire rispetto all’ingarbugliato puzzle che rappresenta
WandaVision.
“Mi piaceva la folle idea che
fosse una sitcom, ma al tempo stesso si trattasse del MCU. È stata una sfida enorme, ma è
qualcosa che mi piace e in un certo senso quel puzzle così
intricato ha davvero un senso per me. Ho lavorato anche a Black Widow e ho trovato più difficile mettere le
mani su una storia di supereroi diretta. È un po’ più difficile
aggrapparsi a quella storia, mentre l’esperimento di WandaVision ha
impiegato ogni singolo pezzo del mio cervello e dei miei
collaboratori.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Cathy Yan, regista
di Birds of
Prey, è tornata a parlare del cinecomic uscito nelle
sale a febbraio dello scorso anno, poco prima dello scoppio della
pandemia di Coronavirus, confermando di non avere avuto il
controllo sul montaggio finale che avrebbe invece desiderato. Già
in passato la regista aveva mostrato il suo sostegno nei confronti
della distribuzione della Ayer Cut di Suicide
Squad, lasciando intendere che la Warner Bros. aveva
interferito anche con il suo lavoro.
Ora, in occasione di un’intervista
con
The Playlist, Yan ha definito la lavorazione di Birds of Prey
“impegnativa” e ha ammesso di essere dovuta “scendere a
compromessi” in merito a ciò che alla fine sarebbe finito nel film
e ciò che invece sarebbe stato eliminato in fase di montaggio.
“Mi sarebbe piaciuto avere un maggiore controllo sul montaggio
di Birds of Prey”, ha detto Yan. “Ma è così che stanno le
cose. Non so se ci sia effettivamente un taglio di Cathy Yan là
fuori, ma penso che valga per qualsiasi regista: tutti noi ci siamo
passati, perché vogliamo esprimerci nel modo più completo
possibile. E cercare di far combaciare ciò che alla fine si vede
sullo schermo con ciò che si trova nella nostra testa.”
L’interferenza delle grande major
nei blockbuster di successo è una prassi assai comune, ma la Warner
Bros. sembra ormai trovarsi fin troppo spesso in disaccordo con le
visioni dei registi che vengono ingaggiati per portare al cinema le
proprietà della DC Comics. Birds of
Prey avrebbe riscosso più successo se Yan avesse
avuto un maggiore controllo sul film? È impossibile dirlo.
Tuttavia, l’esperienza non sembra averla scoraggiata dal dirigere
più film di supereroi in futuro.
“Non escluderei mai di farlo di
nuovo”, ha detto. “Cerco di non pensare mai a che tipo di
film potrei dirigere nuovamente. Così come non penso mai al fatto
di lavorare di nuovo con quello studio o con qualsiasi altro.
Quello che penso sempre è: ‘Questa storia è avvincente?’.
D’altronde, sono anche una sceneggiatrice. Nel caso specifico di
Birds of Prey, quello che ho sicuramente imparato è che voglio
avere un po’ più di controllo sulla storia che scelgo di
raccontare.”
Il futuro delle Birds of Prey al cinema
In passato, sia Cathy
Yan che
Margot Robbie (interprete di Harley Quinn) hanno detto
che amerebbero realizzare un sequel di Birds of Prey, ma le
possibilità che il film ottenga il via libera da WB sembrano, ad
oggi, piuttosto scarse. Robbie riprenderà il ruolo della
Mattacchiona nell’attesissimo The
Suicide Squad di James Gunn, ma per quanto riguarda
Cacciatrice, Black Canary e tutti gli altri personaggi? Non ci
resta che aspettare ed attendere eventuali sviluppi…
Birds of
Prey, diretto
da CathyYan, è uscito
nelle sale il 7 febbraio 2020. Nel cast Margot
Robbie(Harley Quinn), Mary
Elizabeth Winsteade Jurnee
Smollett-Bell (rispettivamente Cacciatrice e
Black Canary), ma anche Rosie
Perez (Renee Montoya) e Ella Jay
Basco (Cassandra Cain). Ewan
McGregorinterpreta invece uno dei due principali
villain del film, Maschera Nera, alter ego di Roman
Sionis; l’altro villain principale, Victor Zsasz, è intepretato
da Chris Messina.
Zack Snyder
ha diffuso una prima, misteriosa immagine di Jared
Leto nei panni di Joker, così come
apparirà in
Justice League Snyder Cut. Il personaggio di Leto, che
ha esordito in Suicide Squad di David
Ayer, torna per una piccola parte in questo nuovo
montaggio, con scene inedite, del film del 2017, questa volta nella
versione che il regista aveva immaginato dall’inizio.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Proprio negli anni in cui i
supereroi della Marvel prendevano vita al cinema,
arrivava sul grande schermo un film che a suo modo raccontava un
diverso gruppo di persone speciali, dotate di capacità come la
telecinesi e la chiaroveggenza. Si tratta di
Push, diretto nel 2009 da Paul
McGuigan, già autore di Slevin – Patto
criminale. Fu così lui a dar vita ad uno dei primi gruppi di
eroi non nati da un fumetto. Quella qui raccontata è infatti una
storia originale ideata e poi scritta da David
Bourla, all’interno della quale si ritrovano grandi colpi
di scena, ma anche tematiche come la forza che nasce dall’unione e
il conflitto con una società che mira all’uniformità.
Non nata sulla carta, la storia
di Push finì comunque con l’arrivarvi in
concomitanza con la distribuzione in sala del film. La casa
editrice Wildstorm ha infatti prodotto una miniserie a fumetti di
sei numeri incentrata sugli eventi precedenti al film. La loro
funzione è dunque quella di vero e proprio prequel, che permette di
conoscere ulteriormente i personaggi e le loro vicende in vista del
film, che può comunque essere fruito appieno anche senza la lettura
di tali albi. Nonostante questa grande promozione del
film, Push finì con il passare in sordina,
schiacciato dall’interesse verso supereroi più conosciuti e che in
quel momento iniziavano ad affollare le sale.
Si tratta però di un film
particolarmente avvincente, che in parte anticipa caratteristiche
divenute poi ricorrenti di questo genere. A distanza di più di
dieci anni dalla sua uscita, il film meriterebbe dunque di essere
recuperato e riscoperto. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Push: la trama del film
Al centro delle vicende del film vi
è una misteriosa agenzia governativa nota come la
Division. All’interno di questa si conducono una
serie di esperimenti per dar vita a soldati dotati di grandi
abilità psicofisiche. Coloro che si rifiutano di sottoporsi a
questo processo vengono immediatamente eliminati, per evitare fughe
di notizie. I problemi hanno inizio nel momento in cui
Nick, un telepate di seconda generazione, riesce a
scappare dalla Division, trovando poi rifugio ad Hong Kong. Per
evitare di essere rintracciato, nasconde per anni le proprie
abilità. A richiamarlo all’azione è però l’arrivo di
Cassie, una giovanissima veggente che gli chiede
di aiutarla a rintracciare altri ragazzi come loro.
I due, che la Division non ha mai
smesso di cercare, iniziano pertanto a radunare un gruppo di
persone dotate di abilità simili alle loro. Si forma così un vero e
proprio esercito. Tra i nuovi arrivati nel gruppo vi è anche
Kira, capace di manipolare la mente altrui e un
tempo fidanzata proprio con Nick. È lei a possedere una serie di
informazioni per sconfiggere una volta per tutte la crudele
agenzia. Per arrivare ad ottenere tale obiettivo, però, dovranno
prima di tutto scontrarsi con gli agenti che gli danno la caccia.
Tra questi vi è lo spietato Henry Carver, il quale
sembra a sua volta dotato di abilità simili a quelle dei giovani
protagonisti.
Push: il cast del film
A dar vita ai protagonisti del film
vi sono una serie di celebri nomi di Hollywood, a partire da
Chris Evans.
Dopo essere stato la Torcia Umana in Fantastici 4, e prima
di assumere i panni di Captain America, l’attore si è qui
trovato a dar vita al personaggio di Nick, dotato di telecinesi.
Originariamente il ruolo era stato offerto all’attore
Channing Tatum, il quale però dovette rinunciare a
causa di altri impegni, favorendo l’ingresso di Evans. Accanto a
lui, nel ruolo della veggente Cassie vi è invece l’attrice DakotaFanning, già particolarmente nota grazie a
film come La guerra dei mondi e
Man on Fire. Camille Belle, anche lei
attrice sin da bambina, è invece presente nei panni di Kira, abile
nella manipolazione mentale.
Facenti parte del gruppo di
protagonisti sono anche gli attori Ming-Na-Wen nei
panni della segugio Emily Wu, e Xiao Lu Li,
in quelli della veggente Pop Girl. Dalla parte dei cattivi si
ritrovano invece l’agente Henry Carver, interpretato dal candidato
all’Oscar Djimon Hounsou.
Noti sono anche gli attori Corey Stoll,
che dà qui vita all’agente Mack, e Maggie Siff,
nei panni di Teresa Stowe, aiutante di Nick e i suoi amici. Poiché
il regista ha evitato quanto più possibile di ricorrere ad effetti
speciali digitali, l’intero cast si è dovuto preparare al film
attraverso un lungo addestramento fisico. Questo gli ha permesso di
poter personalmente eseguire anche le scene più complesse da un
punto di vista dell’azione.
Push: il sequel, il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Costato circa 38 milioni di
dollari, Push è arrivato ad incassarne a livello globale
solo circa 49. Si è trattato di un risultato particolarmente al di
sotto delle aspettative, che ha portato ad abbandonare i piani per
un potenziale sequel, già ipotizzato dai produttori e dagli
sceneggiatori. Proprio per questo il film si conclude con un finale
particolarmente aperto, che rimandava la risposta a tante domande a
successivi capitoli. A sfavorire la realizzazione di un seguito vi
è stata inoltre la negativa risposta da parte della critica, come
anche la difficoltà di competere in un mercato cinematografico
sempre più invaso da nuovi film sui supereroi.
In mancanza di un sequel, è però
possibile fruire di Push grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili
Cinema e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 2 febbraio alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Quando si nasce in un piccolo paese,
è frequente che si sviluppi un desiderio di evasione e la ricerca
di un nuovo orizzonte. Questa emozione, basica e facilmente
comprensibile per un pubblico di tutto il mondo, è alla base di
L’Ultimo Paradiso, il film interpretato
scritto e prodotto da Riccardo Scamarcio, che si fa promotore di una
storia che lo vede recitare nel suo dialetto. Alla regia c’è
Rocco Ricciardulli, che firma con Scamarcio, la
sceneggiatura, rielaborando una vecchia storia lucana, di passione,
amori clandestini e anarchia.
L’Ultimo Paradiso è
ambientato nel 1958 in un paesino del sud Italia. Qui vive Ciccio
(Riccardo
Scamarcio), un agricoltore 40enne, sposato con Lucia
(Valentina Cervi), dalla quale ha avuto un figlio.
Il sogno dell’uomo è quello di riuscire, un giorno, a cambiare le
cose nel suo paese, di modo che i più deboli non vengano più
sfruttati. Ciccio, infatti, lotta insieme ad alcuni suoi compaesani
affinché ciò non accada, ma la situazione è dura e anche un minimo
cambiamento di questo status sembra, se non impossibile, difficile
da realizzare.
Inoltre, l’uomo è segretamente
infatuato di Bianca (Gaia Bermani Amaral), figlia
di Cumpà Schettino (Antonio Gerardi), un
proprietario terriero che sfrutta i suoi contadini, nonché il tipo
di latifondista che Ciccio tanto disprezza. L’agricoltore
desidererebbe scappare lontano con Bianca, ma quando Cumpà
Schettino scopre la loro relazione e il piano della coppia, decide
di farla pagare a Ciccio.
A metà tra dramma passionale e
rivendicazione sociale
I binari principali su cui cammina
il film di Ricciardulli sono due, da una parte la storia d’amore,
avventata e passionale, tra Ciccio e Bianca, il proletario e la
figlia del latifondista, lui sposato con un bambino, lei bellissima
giovane nubile piena di sogni, dall’altra la ribellione contro un
sistema, quello del caporalato, che non faceva sconti e che
sfruttava i lavoratori per il beneficio di uno solo.
Il nodo tra questi due binari è
quello della speranza, del sogno di un mondo diverso, più giusto o
lontano dai piccoli confini del paese. Nella figura di Ciccio,
questi due temi si fondono e in lui c’è sia il ribelle che sfida la
forza del padrone, sia la sconsideratezza dell’uomo che si innamora
perdutamente e dimentica la famiglia e tutti i suoi doveri.
L’Ultimo Paradiso,
che gioca sin dal titolo tra la bellezza paradisiaca, appunto, dei
posti in cui il film è ambientato, la Murgia tra Puglia e
Basilicata, e il cognome del protagonista, vorrebbe quindi essere
un racconto che fa leva su dinamiche profonde, ancestrali, ma che
allo stesso tempo non riesce a dare profondità ai suoi intenti.
Emozioni e parole
superficiali
Le parole e le emozioni dei
protagonisti si spengono prima di infiammarsi e non diventano mai
vera e propria spinta propulsiva dell’azione. Tutte le passioni
messe in gioco sembrano superficiali, approssimative, più declamate
che sentite e forse nella scrittura debole risiede questa grande
debolezza del film, dalla quale poi deriva la poca incisività del
messaggio stesso.
Il mondo che viene rappresentato
presenta una divisione dei ruoli e delle mansioni trai generi che
all’occhio di oggi sembrano superati, tuttavia propone comunque
diversi modi di essere uomini e/o donne in un’epoca in cui il
divario economico e la lotta di classe erano davvero una questione
sociale rilevante e sentita.
Le realtà che collidono sono da una
parte quella della famiglia Paradiso, dall’altra quella di Cumpà
Schettino. Nella prima l’uomo è sì il padrone della casa, ma è una
figura solida e rassicurante, caparbia e onesta, nella seconda
l’uomo è il padre/padrone, è violento, sgradevole, ingiusto,
aggressivo e prepotente nei confronti dei sottoposti, dei deboli,
delle donne. Proprio le diverse donne che ci racconta il film, in
primis Bianca e Lucia, amante e moglie di Ciccio, sono frutto della
realtà in cui vivono.
Due donne, due vite, due
caratteri
Se da una parte Lucia, moglie e
madre devota, vive in una famiglia in cui il ruolo della donna è
fondamentale, perché per i Paradiso la donna è la forza motrice
della casa, la donna e il suo amore di madre, moglie e sorella, nel
caso di Bianca, invece, la donna è reazione alla brutalità maschile
paterna. Bianca è una sognatrice, affamata di novità, un’anima
libera che desidera altro e che vede in Ciccio una via d’uscita
dalla sua realtà chiusa.
Tuttavia, né gli sforzi di
Riccardo Scamarcio, né l’occhio del regista
Ricciardulli, né il palese impegno profuso da tutti gli interpreti
nel mettere insieme i loro personaggi, né tantomeno la bellezza
innegabile delle location naturali che tanta importanza hanno nel
testo, riescono a sopperire la mancanza del film di entrare in
profondità nelle intenzioni e i sentimenti della storia, che
risulta per questo depotenziata di tutto il suo valore, quasi
tribale, che poteva mettere in scena. Il desiderio di libertà, di
novità, la necessità di sognare per chi non ha niente, il desiderio
di evasione e di rivendicazione di sé dovrebbero esplodere dal
petto dei personaggi, che però sembrano solo pedine in un flusso di
eventi che non riesce a coinvolgere lo spettatore.
Resta una buona occasione per la
produzione nostrana originale di Netflix per ricreare un link tra il nostro Paese e le
comunità di emigranti italiani sparse per il mondo.
Arriva il 5 febbraio su
NetflixL’Ultimo Paradiso, realizzato in associazione
con Mediaset, prodotto da Lebowski e Silver Production.
Protagonisti dell’incontro sono stati Gaia Bermani
Amaral, Valentina Cervi, il protagonista
Riccardo Scamarcio, qui anche sceneggiatore e
produttore, e infine Rocco Ricciardulli, regista e
produttori.
L’Ultimo
Paradiso è ambientato nel 1958 in un paesino del sud
Italia. Qui vive Ciccio (Riccardo
Scamarcio), un agricoltore 40enne, sposato
con Lucia (Valentina
Cervi), dalla quale ha avuto un figlio. Il sogno
dell’uomo è quello di riuscire, un giorno, a cambiare le cose nel
suo paese, di modo che i più deboli non vengano più sfruttati.
Ciccio, infatti, lotta insieme ad alcuni suoi compaesani affinché
ciò non accada, ma la situazione è dura e anche un minimo
cambiamento di questo status sembra, se non impossibile, difficile
da realizzare. Inoltre, l’uomo è segretamente infatuato
di Bianca (Gaia Bermani
Amaral), figlia di Cumpà
Schettino (Antonio
Gerardi), un proprietario terriero che sfrutta i suoi
contadini, nonché il tipo di latifondista che Ciccio tanto
disprezza. L’agricoltore desidererebbe scappare lontano con Bianca,
ma quando Cumpà Schettino scopre la loro relazione e il piano della
coppia, decide di farla pagare a Ciccio. È così che le loro
esistenze verranno presto sconvolta, ripercuotendosi
inevitabilmente sulla vita di chiunque in paese.
Ritorno alle origini
La storia rappresenta
una specie di ritorno alle origini, per Scamarcio (che in realtà
non ha mai lasciato la sua terra d’origine) e Ricciardulli, e
racconta un evento realmente accaduto in un passato recente in
Lucania. Il regista torna nella sua infanzia, alla fine degli anni
’50, dove è ambientato il film, ha sentito ora la necessità di
raccontare questa storia perché ciò che accade nel film, le sue
dinamiche “non sono poi così cambiate, sono cambiati gli
attori. Quando ero piccolo, ricordo che in paese venivano delle
ragazze a lavorare nei campi, ed erano sfruttate. Ora è lo stesso,
ma accade agli extracomunitari. Il capolarato si è trasformato, ma
c’è ancora. L’esigenza di raccontare era quella di dare alcune
risposte che giù mancano.”
Riccardo Scamarcio è famoso principalmente come
attore, ma negli anni la sua carriera si è arricchita di nuovi
ruoli in cui l’interprete si cimenta, dalla produzione alla
sceneggiatura. In L’Ultimo Paradiso ha ricoperto
questo triplice ruolo, lavorando alla sceneggiatura con un metodo
già sperimentato in altri suoi progetti: “È una specie di work
in progress che continua per tutto il tempo delle riprese. Il
finale pensato all’inizio è stato riscritto radicalmente durante le
riprese, perché durante la giornata di lavoro avevamo molti spunti
e stimoli. Questo processo comporta dei rischi, ma è un lavoro che
abbiamo portato avanti dall’inizio, da quando ho deciso di produrre
il film. Questo metodo di lavoro è andato avanti fino al montaggio,
e ha dato i suoi frutti, siamo tutti più elastici e il risultato è
più organico perché in questo modo si ha maggiore flessibilità,
fondamentale quando le risorse sono limitate.”
Il film sarà distribuito su
Netflix, il che vuol dire che questo spaccato di sud Italia
raggiungerà tutto il mondo e tutte le comunità di migranti italiani
che nel mondo sono numerosissime. “Uno degli aspetti più
interessanti del film con il quale si possono relazionare
tantissimi potenziali spettatori sparsi nel mondo – ha detto
Scamarcio – è la sensazione di chi è andato via ma porta
comunque nel cuore il ricordo della propria terra d’origine, una
nostalgia delle proprie radici. Il film racconta cose, luoghi,
sensazioni, atmosfere che riportano all’infanzia chi le ha vissute
in quei luoghi.”
“Essere
produttore – dice Scamarcio – è un privilegio, perché ti
permette di seguire il film dall’inizio, ho il vantaggio di avere
il controllo di fatto del set, ho dovuto imparare molte cose che
non conoscevo, ma lo faccio da dieci anni quindi sto cominciando ad
avere familiarità con i meccanismi. L’idea di base per me è quella
di mettere in comunicazione la parte artistica e la parte
produttiva.”
In un mondo, quello de
L’Ultimo Paradiso, in cui la legge è quella della
prepotenza del patriarcato, il film propone dei modelli di donne
molto differenti, che in maniera opposta si confrontano con la loro
realtà. Da una parte c’è Bianca, interpretata da Gaia
Bermani Amaral, figlia del proprietario terriero, violento
e predatore, dall’altra Lucia, che ha il volto di Valentina
Cervi, moglie di Ciccio (Scamarcio), madre di famiglia e
donna attenta e fiera.
Le donne de L’Ultimo
Paradiso
“Bianca è un
personaggio che definirei moderno – esordisce Bermani Amaral
– è una donna che non vuole sottostare a determinate regole che
all’epoca vigevano. Lei è moderna perché rappresenta un ponte tra
ieri e oggi, per lei è importante il concetto dell’identità. Bianca
vuole soprattutto imporre la propria esistenza e identità, e si
ribella al padre, al fratello violento e cerca di cambiare la
propria condizione. Credo che questo sia l’aspetto più affascinante
del mio personaggio, caparbio e fragile.”
Per Valentina
Cervi, la sua Lucia e Bianca sono completamente opposte:
“A partire dalle famiglie in cui vivono – dice Cervi –
Nella famiglia di Bianca, il maschio è una figura preponderante e
violenta. All’interno della famiglia di Ciccio e quindi di Lucia,
le donne sono quelle che portano avanti la famiglia, sono loro la
forza d’amore. Lucia, sua madre, la sorella, sono personaggi
d’amore. Ha la capacità di comprendere il maschio, conosce il
marito, a suo modo si ribella, non può abdicare alla sua
sofferenza, ma alla fine capisce che l’amore è in qualche modo
anche capire la persona che ami e lasciarla andare.”
Con circa due dozzine di film
distribuiti in un decennio, la Saga dell’Infinito del MCU è uno degli archi narrativi più longevi
nella storia del cinema. L’universo cinematografico orchestrato da
Kevin Feige continuerà a crescere, con molti altri film e serie tv
che, sulla scia di
WandaVision, verranno presto rilasciati dai Marvel Studios (pandemia permettendo,
ovviamente!).
Per tutti i neofiti della Marvel, c’è ancora un bel po’ di
tempo per recuperare tutte le grandi storie del MCU uscite al cinema fino ad oggi
prima dell’arrivo dei primi titoli della Fase 4, come
Black Widow, Gli Eterni e
Shang-Chi. Ma quanto tempo occorre realmente per guardare
tutta la Saga dell’Infinito?
Se si considerano anche i corti
della serie One-Shots e tutti i contenuti extra, ci vorrebbero ben
51 ore e 20 minuti per guardare l’intera Saga dell’Infinito del
MCU. Prima dell’uscita di
Avengers: Endgame nelle sale, alcune
catena di cinema hanno ospitato diverse maratone del MCU che sono andate avanti per ben
tre giorni. Se si considerano tutte le dovute pause (bagno
incluso!), potrebbe essere necessaria fino ad una settimana per
vedere tutte i film che compongono la Saga dell’Infinito.
La Saga dell’Infinito si compone di
ventitré film: il primo, Iron
Man, è uscito nel 2008; l’ultimo, Spider-Man:
Far From Home, risale invece al 2019. Calcolando
la durata di ogni singolo film (inclusi i titoli di coda), si
arriva a un totale di 49 ore e 56 minuti. Di seguito la durata di
ogni singolo film della Saga dell’Infinito:
Angelina
Jolie non è certamente estranea ai film ad alto
budget, basti pensare ai due capitoli di Tomb Raider o a
titoli come Mr. & Mrs. Smith. Tuttavia, l’attrice ha
sempre cercato di approcciarsi all’industria del cinema senza alcun
tipo di pregiudizio, dimostrando di sentirsi totalmente a suo agio
in qualsiasi tipo di produzione e con qualsiasi tipo di storia
(soprattutto dietro la macchina da presa).
Prossimamente, l’attrice premio
Oscar farà il suo debutto ufficiale nel MCU grazie a Gli Eterni, il film
dell’acclamata regista Chloé Zhao che dovrebbe debuttare in sala il
prossimo novembre (dopo essere stato posticipato diverse volte a
causa del Coronavirus). Nel film, che sembra destinato a
stravolgere ancora una volta l’assetto narrativo dell’universo
condiviso, Jolie avrà il ruolo di Thena, che è stata descritta come
una feroce guerriera più a suo agio in battaglia che in qualsiasi
altro contesto, e che ha la capacità di usare l’energia cosmica per
formare qualsiasi arma portatile a cui possa pensare.
Ora, in una recente intervista con
Vogue,
Angelina
Jolieha spiegato il motivo che
l’ha spinta ad entrare a far parte del MCU. “Adoro il cast e il fatto
che ci siamo riuniti tutti”, ha detto. “Ho deciso di farne
parte perché volevo sostenere la visione di Chloé Zhao e l’impegno
della Marvel per cercare di espandere il
modo in cui il mondo vede i supereroi. Correre in giro con un body
dorato non era come immaginavo che avrei trascorso i miei
quarant’anni. Ma credo che sia bello fare questo tipo di cose
folli.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
In una recente intervista con
GQ,
Viggo Mortensen ha confermato che lui e il
regista David Cronenberg torneranno a lavorare
insieme. Cronenberg ha diretto Mortensen per ben tre volte:
nell’acclamato A History of Violence del 2005, ne
La promessa dell’assassino del 2007 (grazie al
quale Mortensen ottenne la sua prima nomination agli Oscar come
miglior attore protagonista) e in A Dangerous Method del 2008.
Cronenberg non dirige un film dal
2014, anno di uscita di Maps to the Stars, e attualmente è al lavoro
su due nuovi progetti cinematografici e anche su una serie tv.
Adesso, grazie alle dichiarazioni di Mortsensen, sappiamo che uno
dei due progetti destinati al grande schermo vedrà finalmente
l’attore statunitense e il regista canadese tornare a lavorare
insieme.
Mortensen, impegnato nella
promozione del suo debutto alla regia, il drammatico
Falling, in cui interpreta un personaggio
omosessuale (scelta
che ha generato alcune polemiche), ha rivelato a GQ
quanto segue: “Io e David abbiamo qualcosa in mente. Si tratta
di una cosa che ha scritto molto tempo fa e che non è ancora
riuscito a realizzare. Adesso l’ha sistemata e vuole finalmente
dirigerla. Speriamo di poter iniziare quest’estate. Senza
anticipare nulla, direi che è una sorta di ritorni alle sue
origni.”
Le parole di Viggo Mortensen fanno inevitabilmente pensare
al body horror, genere di cui David
Cronenberg è non solo ritenuto il maestro ma anche il
pioniere (basti pensare ad alcuni dei suoi primissimi lavori, come
Il demone sotto la pelle del 1975). Sulla possibilità che
il regista torni quindi a cimentarsi con il genere che gli ha
regalato la fama internazionale, Mortensen ha spiegato: “Sì, è
uno scenario molto interessante. Il film sarà una sorta di noir…
uno strano noir. Bello, ma al tempo stesso inquietante.
Naturalmente, rispetto ai suoi esordi, David è migliorato
tantissimo, sia dal punto di vista tecnico che in termini di
sicurezza personale.”
In attesa di nuovi dettagli,
ricordiamo che Falling ha debuttato al Sundance
Film Festival dello scorso anno ed è stato ospitato in numerosi
altri festival durante tutto il 2020. Il film è stato distribuito
già in diversi mercati europei, mentre negli Stati Uniti arriverà
il prossimo 5 febbraio, sia in sala che on demand.
Ghostbusters:
Legacy arricchirà maggiormente l’arco narrativo di
Winston Zeddemore, secondo Ernie Hudson. L’attore
ha recitato nei primi due film di Ghostbusters usciti
negli anni ’80 ed il suo Winston è sempre stato il membro del
gruppo senza alcun apparente legame con la scienza paranormale e
con il mondo dei fantasmi.
Rispetto ad altre iterazioni del
franchise di Ghostbusters, come il popolare cartone
animato degli anni ’80, i film hanno ritratto Winston come un
personaggio minore, non così importante come i suoi compagni Peter
Venkman (Bill
Murray), Ray Stantz (Dan Aykroyd) ed
Egon Spengler (Harold Ramis).
Quando Murray ha rifiutato di
tornare per un terzo film, Sony ha deciso di riavviare il franchise
con Ghostbusters del 2016, in cui è apparso anche il cast
originale. Quel film, vero e proprio reboot tutto al femminile
della saga, nonostante le recensioni per lo più positive, alla fine
si è rivelato un flop al botteghino. Alcuni anni dopo, è stato
finalmente confermato che Jason Reitman – figlio
di Ivan, regista dei due film originali degli anni ’80 – avrebbe
realizzato un altro sequel direttamente collegato ai primi due film
e con il cast originale coinvolto.
Grazie a Ghostbusters: Legacy,
Winston Zeddemore sarà finalmente “un personaggio a tutto
tondo”.
Ospite del podcast
Inside of You with Michael Rosenbaum, Ernie
Hudson ha parlato con entusiasmo del suo coinvolgimento in
Ghostbusters:
Legacye del fatto che
Jason Reitman ha finalmente reso Winston un
personaggio totalmente realizzato. Questa è certamente una buona
notizia, poiché Winston è stato ampiamente mal sfruttato nei film
originali, un vero peccato per l’unico personaggio di colore di
quei film e per un attore del talento di Hudson.
Ernie Hudson poi ha
confermato che la sua parte nei film originali è stata fortemente
ridotta rispetto a quella che era la sceneggiatura originale,
qualcosa di cui si è sempre pentito e che, dal suo punto di vista,
ha contribuito a sminuire il personaggio. Hudson ha detto:
“Grazie a Jason Reitman, Winston è finalmente un personaggio a
tutto tondo.”
A più di trent’anni dall’uscita
nelle sale dell’iconico Ghostbusters, il cast
originale, composto da Bill
Murray, Dan Aykroyd, Ernie Hudson, Sigourney
Weavere Annie
Potts di nuovo insieme per ridar vita a una delle
saghe cinematografiche più amate della storia. Diretto da Jason
Reitman, il film sarà nelle sale dall’estate 2020 prodotto da Sony
Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia. Tra i
protagonisti anche Mckenna Grace, Finn Wolfhard,
Carrie Coon e Paul
Rudd.
Ghostbusters:
Legacy, diretto da Jason
Reitman e prodotto da Ivan
Reitman, è il nuovo capitolo della saga
originale Ghostbusters. Arrivati in una piccola città,
una madre single e i suoi due figli iniziano a scoprire la loro
connessione con gli Acchiappafantasmi originali e la segreta
eredità lasciata dal nonno. Ghostbusters:
Legacy è scritto da Jason Reitman & Gil Kenan.
Il nuovo numero di
Empire Magazine è curato da Edgar Wright (regista della “Trilogia del
Cornetto” e di
Baby Driver) ed è dedicato all’esperienza cinematografica
in sala, esperienza che purtroppo, a causa della pandemia di
Coronavirus, manca nella vita di appassionati cinefili e non ormai
da quasi un anno.
Lo speciale in questione contiene
diversi contributi da parte di alcuni dei più celebri registi e
attori di Hollywood, tra cui anche Steven Spielberg, che ha scritto una
bellissima lettera in cui ha cercato di spiegare perché
l’esperienza della sala non morirà mai, nonostante il momento
difficile (per non dire drammatico!) che l’industria sta
attraversando. Potete leggere la nostra traduzione della lettera di
seguito:
“Nell’attuale crisi sanitaria,
in cui le sale cinematografiche sono chiuse o la partecipazione è
drasticamente limitata a causa della pandemia globale, ho ancora la
speranza – una speranza al limite della certezza – che quando si
tornerà alla normalità, il pubblico tornerà al cinema.
Mi sono sempre dedicato alla
comunità cinematografica, alla comunità di chi va al cinema, di chi
lascia la propria abitazione per recarsi in sala, e il concetto di
comunità è proprio dovuto alla sensazione di compagnia, con altre
persone che hanno lasciato anche loro la propria abitazione e sono
sedute accanto a noi. Al cinema guardi un film con persone che
magari sono importanti per te, ma anche in compagnia di estranei.
Questa è la magia che sperimentiamo quando usciamo per andare a
vedere un film, uno spettacolo teatrale, un concerto o uno
spettacolo comico.
Steven Spielberg: “L’arte ci
chiede di essere consapevoli del particolare e dell’universale,
contemporaneamente.”
Non sappiamo chi siano tutte
queste persone sedute intorno a noi, ma quando quell’esperienza ci
fa ridere o piangere o esultare, o magari riflettere, e quando le
luci si accendono e dobbiamo lasciare i nostri posti, tutte quelle
altre persone con cui ci dirigiamo di nuovo verso il mondo reale
non sembrano più dei completi estranei. Siamo diventati una
comunità, vicini nel cuore e simili nello spirito, o comunque
nell’aver condiviso per un paio d’ore un’esperienza così
potente.
Quel breve intervallo nei cinema
non cancella le molte cose che ci dividono: razza o classe, o
credo, genere, politica. Ma il nostro paese e il nostro mondo si
sentono meno divisi, meno fratturati, dopo che una congregazione di
estranei ha riso, pianto, si è alzata di scatto insieme, e tutto
nello stesso momento. L’arte ci chiede di essere consapevoli del
particolare e dell’universale, contemporaneamente. Ed è per questo
che, di tutte le cose che hanno il potenziale per unirci, nessuna è
più potente dell’esperienza comunitaria delle arti.”
Attenzione, l’articolo che segue contiene spoiler
sul quarto episodio di WandaVision
La prima serie Disney+/Marvel della Fase 4 del MCU sta impazzando sulla
piattaforma della Casa di Topolino e naturalmente si porta dietro
uno strascico di legami, inside joke e Easter Eggs relativi
all’universo in cui si svolge. Per quello che riguarda i primi
episodi, lo spettatore è rimasto abbastanza spiazzato da ciò che ha
visto, con Wanda e Visione apparentemente intrappolati in una
realtà bloccata nel tempo. Il quarto episodio ha cambiato le carte
in tavola.
Nell’ultimo episodio di WandaVision,
Interrompiamo le trasmissioni, abbiamo scoperto che l’illusione da
sit-com è un prodotto della mente di Wanda, che ha creato, non
sappiamo quanto consapevolmente, una specie di bolla con dentro una
cittadina che di fatto non esiste. In questa bolla conduce la sua
vita suburbana con Visione, suo marito.
Indipendentemente da come si
svilupperà la storia in futuro, l’episodio ci ha dato modo di
collocare nella continuity del MCU gli avvenimenti della serie. La
puntata ci mostra Monica Rambeau che “torna” dopo
lo Snap di Thanos (avvenuto alla fine di Avengers:
Infinity War). Questo significa che la storia si
svolge esattamente dopo la fine dello scontro con il Titano Pazzo,
perché, ovviamente, il ritorno di Monica coincide con il Blip di
Hulk (a metà di Avengers:
Endgame), dopo che i Vendicatori, viaggiando nel tempo
attraverso il reame Quantico, sono riusciti a collezionare tutte le
Gemme dell’Infinito.
La puntata ci mostra anche il caos
completo che i ritorni dopo il Blip generano dentro all’ospedale in
cui Monica ricompare, visto che era lì al capezzale di Maria
Rambeau, la madre che abbiamo visto in azione in Captain
Marvel, al fianco di Carol
Danvers.
La collocazione temporale di
WandaVision ci dà una chiave importante
di lettura della serie, ci permette di capire esattamente quando si
svolge e soprattutto, alla luce delle informazioni che abbiamo
sugli altri personaggi Marvel e sul loro futuro televisivo
e cinematografico, ci permette di intuire quale sarà il percorso
che questi personaggi seguiranno nelle loro prossime avventure.
Attraverso un lungo post su Twitter,
in risposta alla domanda di un fan, James Gunn ha elencato i cinque motivi per cui
The
Suicide Squad, l’atteso nuovo adattamento dei
personaggi DC dopo la prima iterazione del 2016 ad opera di
David Ayer, è stata l’esperienza migliore della sua carriera.
Potete leggere i cinque motivi di seguito:
The Suicide Squad mi ha permesso di fare della
creatività la mia massima priorità. In passato avrei lasciato che
il mio perfezionismo o il fatto di voler compiacere gli altri, o la
mia paura di non colpire nel segno, influenzassero il dialogo con
me stesso. Questa volta ho lasciato che la creatività prendesse il
sopravvento.
The Suicide Squad mi ha
condotto nel posto migliore in cui sia mai stato, sia mentalmente
che emotivamente. E questo si ricollega al punto numero 1. Ho
dovuto affrontare alcune difficoltà che mi hanno insegnato quanto
amore ci sia nella mia vita e che hanno rinvigorito la gioia
dell’espressione creativa che avevo quando ero giovane.
Le persone intorno a me: un
cast stupendo e una troupe e uno studio incredibilmente solidali.
Persone eccezionalmente talentuose, sagge e gentili in tutto.
Inoltre, ho scelto il meglio dai membri delle troupe con cui avevo
lavorato in passato.
Buone abitudini legate al
sonno. L’ansia (e l’eccitazione) per questo mestiere, in passato,
mi aveva portato a molte notti insonni, dormendo magari soltanto 10
ore per tutta un’intera settimana lavorativa. Sono sempre stato
infelice. Grazie ad uno stato emotivo migliore, sono riuscito ad
arrivare a 5-6 ore a notte, le ore di cui avevo bisogno… spesso
anche di più.
Mi sento in sintonia con il mio
lavoro e al massimo delle mie capacità. La regia è un mestiere
complesso e dopo 25 anni di carriera ho finalmente avvertito la
sicurezza che deriva dalla padronanza di alcuni
aspetti.
A quanto pare, in
Spider-Man 3 rivedremo la tuta di Iron Spider,
cosa che potrebbe fornire alcuni suggerimenti sulla trama del
threequel. Ricordiamo che le riprese del film, diretto ancora una
volta da Jon Watts, sono attualmente in corso e
alcune nuove immagini dal set hanno confermato che rivedremo il
costume che Tony Stark ha creato per il suo pupillo.
La tuta di Iron Spider è apparsa
per la prima volta alla fine di Spider-Man Homecoming: inizialmente, Peter ha
rifiutato l’armatura, insieme alla possibilità di diventare un
membro degli Avenger. Ciononostante, ha trascorso i successivi due
anni della sua vita a combattere il crimine nei panni
dell’amichevole Spider-Man di quartiere. Quando la minaccia di
Thanos è diventata reale e ha portato al viaggio del giovane eroe
su Titano insieme ad Iron Man e Doctor Strange, Avengers:
Infinity War si è dimostrato l’occasione perfetta per
Peter di indossare finalmente la tuta.
La tuta di Iron Spider è stata il
suo costume da battaglia principale per Infinity
War che per il suo sequel, Avengers:
Edngame, fino a quando Peter non ha ottenuto un nuovo
costume in
Spider-Man: Far From Home, in cui abbiamo visto anche
un costume che si era praticamente fatto da solo. Adesso, sembra
che la tuta di Iron Spider tornerà in Spider-Man 3 e, considerando
le circostanze in cui ritroveremo Peter, ha senso per il
personaggio indossarla. Capiamo perché…
Tony ha creato la tuta di Iron
Spider per renderla il costume più avanzato del suo pupillo. Peter
ha anche un altro costume, più recente, realizzato grazie alla
Stark Tech, ma è chiaro quanto la tuta di Iron Spider sia
nettamente superiore. Tony ha incorporato nella tuta una serie di
funzionalità, tra cui un’impostazione di uccisione istantanea, ma è
probabile che abbia altre funzionalità che non sono ancora state
utilizzate da Peter e, di conseguenza, mostrate sullo schermo.
La tuta di Iron Spider rendere
Peter sicuramente più equipaggiato e capace di proteggere
maggiormente non solo se stesso, ma anche gli altri. Non
dimentichiamo che alla fine di Far
From Home, Peter è stato non soltanto incastrato per la
morte di Mysterio, ma la sua vera identità è stata rivelata al
mondo intero. Proprio per questo, ci si aspetta che Spider-Man 3
abbia una narrativa molto più complicata rispetto ai film
precedenti. D’altronde, il film dovrebbe rappresentare un progetto
fondamentale per quanto riguarda l’esplorazione del Multiverso da
parte del MCU.
Sappiamo, inoltre, che
Spider-Man 3 si collegherà al sequel di Doctor
Strange e che dovrebbe rappresentare a tutti gli
effetti una sorta di versione live action dello
Spider-Verse. Supponendo che sia realmente così, è
comprensibile che Peter voglia indossare nuovamente la sua armatura
migliore, dovendo affrontare una missione che probabilmente sarà
molto simile alla sua esperienza in Infinity
War. Tuttavia, c’è sempre la possibilità che Peter
indossi la tuta di Iron Spider semplicemente in un flashback.
Vale la pena notare che lo
Spider-Man del MCU tende a indossare almeno un
paio di costumi nei suoi film. Ha sfoggiato due costumi in
Homecoming, mentre ne ha indossati ben quattro diversi in
Far
From Home: la tuta di Iron Spider, il suo primo
abito Stark, la stealth suite di Nick Fury e, infine, il suo ultimo
costume. Dunque, il fatto che potrebbe indossare nuovamente la tuta
di Iron Spider in Spider-Man
3, non significa che sarà necessariamente la sua armatura
principale nel threequel. La Marvel tende comunque ad aggiornare
i costumi dei propri eroi in ogni nuovo progetto per scopi di
merchandising, quindi è probabile che nell’imminente blockbuster
debutterà ancora un nuovo costume di Spider-Man.
Cosa sappiamo di Spider-Man
3?
DiSpider-Man
3– che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 –
si sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella
secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga
dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il
personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce).
Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori
dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe
catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle
precedenti…
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel
2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del
franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai
Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per
ancora un altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man
3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al
fianco degli altri eroi del MCU.
Tamara Watts Kent, supervisore agli
effetti visivi di Justice
League, ha definito la
Snyder Cut la più grande sfida che abbia mai
affrontato. Il taglio del cinecomic ad opera del regista Zack Snyder è stato uno dei progetti più
discussi degli ultimi anni. La campagna social a favore della
distribuzione della versione originale di Snyder è iniziata non
molto tempo dopo l’arrivo nelle sale della versione
cinematografica, ultima da Joss Whedon.
Le discussioni attorno alla
Snyder Cut sono cresciute ancora di più quando lo
scorso anno è stato ufficializzato che il taglio originale del
cinecomic sarebbe arrivato su HBO Max. Da allora, i dettagli e le
speculazioni sul “nuovo” film si sono letteralmente sprecate, con
Snyder che ha confermato che la sua versione di Justice
League sarà a tutti gli effetti un film della durata
di quattro ore (e non una miniserie suddivisa in quattro parti come
inizialmente ipotizzato).
La
Snyder Cut di Justice
League arriverà su HBO Max il prossimo 18 marzo.
Naturalmente, gli effettivi visivi della nuova versione del
cinecomic sono stati al centro dei più ampi dibattiti, soprattutto
dopo che era stato confermato che ci sarebbero state delle riprese
aggiuntive per ultimare il taglio di Snyder. Ora che l’uscita del
film si sta avvicinando sempre di più, è stata proprio Tamara Watts
Kent, supervisore agli effetti visivi, a parlare di quanto sia
stata difficile e al tempo stesso gratificante l’esperienza della
Snyder Cut.
Il supervisore ai VFX di Justice
League parla di un progetto “impegnativo ma
gratificante”
In un lungo post su Instagram, Kent ha
descritto proprio il lungo e problematico viaggio di Justice
League, parlando nello specifico del suo contributo
per aiutare la visione di Snyder a prendere vita. Kent ha spiegato
di aver visto una prima versione del film nel 2019, descrivendola
come “piena di effetti di previsualizzazione, con il lavoro
sugli effetti visivi che era a metà strada tra l’essere completato
ed un vero e proprio work in progress”. Kent ha poi rivelato
che il film sarebbe dovuto arrivare già il 30 aprile 2020,
definendolo come “il progetto più impegnativo a cui abbia mai
partecipato”.
Come spiegato da Kent, hanno avuto
a disposizione “6 mesi per fare un lavoro di 4 ore sugli effetti” e
che ogni ripresa doveva essere ricercata per capire meglio a quale
categoria potesse adattarsi, dovendo ogni volta scegliere tra due
possibilità: “ripresa in corso di lavorazione” e
“ripresa nuova di zecca”. Tuttavia, Kent l’ha anche
definito “il progetto più divertente e
gratificante”, affermando che hanno “realizzato oltre
2.500 inquadrature in 7 mesi!”.
Zack
Snyder’s Justice League uscirà in streaming uscirà il
18 marzo 2021 in esclusiva
digitale, disponibile per l’acquisto su Amazon Prime Video, Apple Tv, Youtube, Google
Play, TIMVISION, Chili, Rakuten TV, PlayStation Store, Microsoft
Film & TV.
Una serie
ambientata in Wakanda è in fase di sviluppo
presso Disney Plus. La serie fa parte
di un nuovo contratto televisivo pluriennale che Ryan
Coogler e la sua Proximity Media hanno firmato con The
Walt Disney Company e includerà altri progetti televisivi in
futuro. Coogler ha già diretto e co-sceneggiato il film Marvel di successo Black
Panther, ambientato nell’immaginaria nazione africana
di Wakanda. Coogler è
attualmente al lavoro sul sequel del film.
L’accordo consentirà a Proximity di
sviluppare serie tv anche per altre divisioni della Walt Disney
Company. Insieme a Coogler, i dirigenti di Proximity sono
Zinzi Coogler, Sev Ohanian, Ludwig Göransson, Archie
Davis e Peter Nicks.
“Ryan Coogler è un singolare
narratore la cui visione e portata lo hanno reso uno dei registi di
spicco della sua generazione – ha detto Bob
Iger, presidente esecutivo di The Walt Disney Company –
Con ‘Black Panther’, Ryan ha dato vita a una storia
rivoluzionaria e a personaggi iconici in un modo reale,
significativo e memorabile, creando un momento culturale di svolta.
Siamo entusiasti di rafforzare il nostro rapporto e non vediamo
l’ora di raccontare altre grandi storie con Ryan e il suo
team”.
“È un onore collaborare con The
Walt Disney Company – ha detto Coogler – Lavorare con loro
in ‘Black Panther’ è stato un sogno diventato realtà. Come avidi
consumatori di televisione, non potremmo essere più felici di
lanciare la nostra attività televisiva con Bob Iger, Dana Walden e
tutti i fantastici studi sotto l’ombrello Disney. Non vediamo l’ora
di imparare, crescere e costruire una relazione con il pubblico di
tutto il mondo attraverso le piattaforme Disney. Siamo
particolarmente entusiasti del fatto che faremo il nostro primo
lavoro con Kevin Feige, Louis D’Esposito, Victoria Alonso e i loro
partner ai Marvel Studios, dove lavoreremo a stretto
contatto con loro su programmi MCU selezionati per Disney+. Siamo già coinvolti in alcuni
progetti che non vediamo l’ora di condividere “.
Black
Panther è stato un grande successo per Disney e
Marvel, incassando quasi 1,35
miliardi di dollari in tutto il mondo. Il film ha assunto un
significato crescente negli ultimi tempi dopo la morte improvvisa
del protagonista, Chadwick Boseman, lo scorso agosto.
Quello della casa infestata è da
sempre un tema ricorrente del cinema horror, che negli anni lo ha
affrontato e riproposto in variegate versioni. Da La
casa a L’evocazione – The
Conjuring, da Crimson
Peak ad Annabelle, sono tanti i titoli in cui si
può ritrovare tale elemento. Di questo filone, uno dei più recenti
e interessanti è La casa delle bambole –
Ghostland, diretto nel 2018 dal regista francese
Pascal Laugier, grande esperto del genere e noto
in particolare per il film Martyrs. Frutto di una sua idea
originale, il lungometraggio qui approfondito rielabora dunque
l’elemento spettrale di tale ambiente, ponendo i propri personaggi
in situazioni quanto mai drammatiche e spaventose.
Presentato in anteprima al Festival
Internazionale del Film Fantastico di Gérardmer, in Francia, La
casa delle bambole arrivò ad ottenere ampi consensi. Vinse
infine ben tre premio, incluso il prestigioso Grand Prize,
ottenendo una visibilità tale da divenire un piccolo successo nei
paesi in cui ha trovato distribuzione. Nonostante sia uscito in
sala anche in Italia, infatti, il film ha finito con il passare
quasi inosservato ai più. A renderlo maggiormente noto è però stato
un incidente verificatosi durante le riprese, e che ha dato vita a
non poche ripercussioni.
Per i grandi amanti del genere, si
tratta dunque di un titolo da non lasciarsi sfuggire, arricchito da
un notevole cast e un’atmosfera particolarmente coinvolgente. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
controverso finale. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La casa delle bambole – Ghostland:
la trama del film
Protagoniste del film sono
Pauline e le due figlie adolescenti,
Beth e Vera. Queste ricevono in
eredità una vecchia villa piena di cimeli e bambole antiche che
rendono l’atmosfera tetra e inquietante. Durante la notte, due
intrusi penetrano nella casa e prendono in ostaggio le ragazze.
Pauline lotta disperatamente per la vita delle figlie e riesce ad
avere la meglio sugli assalitori, ma il trauma di quella notte
segnerà per sempre il destino delle ragazze. Mentre Beth riesce a
reagire e a lasciarsi il passato alle spalle, diventando una
scrittrice di successo, Vera invece non supera lo shock e si
rinchiude nelle sue paranoie. Sedici anni più tardi Beth riceve una
telefonata dalla sorella che le chiede aiuto. La ragazza ritorna
così nella casa delle bambole dove scoprirà che l’incubo, in
realtà, non è ancora finito.
La casa delle bambole – Ghostland:
il cast del film
Ad interpretare la madre Pauline vi
è la cantautrice francese Mylène Farmer, qui al
suo secondo ruolo cinematografico. Maggior rilievo è invece quello
dato ad Emilia Jones e Taylor
Hickson. La prima, nota per la serie Locke & Key,
interpreta qui la giovane Beth. La Hickson, invece, è la giovane
Vera. È stata quest’ultima a rimanere vittima dell’incidente
precedentemente citato. Durante una scena, infatti, l’attrice
rimase ferita gravemente al volto con un pezzo di vetro. Ciò le
richiese ben 70 punti di sutura, che le hanno però lasciato
cicatrici permanenti. Per tale motivo, l’attrice ha poi intrapreso
una battaglia legale contro la produzione del film.
Anastasia Philips interpreta invece Vera da
adulta, mentre Crystal Reed, nota per la serie
Teen Wolf, è Beth da adulta.
La casa delle bambole – Ghostland:
la spiegazione del film
Di seguito si riporteranno alcuni
dettagli esplicativi del film, della sua struttura e del suo
finale. Si tratta dunque di informazioni che, qualora non si avesse
ultimato la visione, potrebbero risultare come degli
spoiler. Nell’approcciarsi a La casa delle
bambole – Ghostland ci si ritroverà ben presto gettati in un
oscuro labirinto della mente, dove nulla è come sembra. Il film,
infatti, è solo apparentemente strutturato in modo lineare, con un
prima e un dopo. Tuttavia, con il proseguire della visione si
scoprirà come la vita da adulte di Vera e Beth non è altro che il
frutto dell’immaginazione di quest’ultima. Ancora segregata nella
casa dove si era recata con la madre e la sorella, questa ha dato
vita ad una realtà alternativa in cui rifuggirarsi per sfuggire
dagli orrori che sta vivendo nella realtà.
Risvegliata da questo sogno, Beth
si troverà a quel punto a capire di non poter più rifugiarsi, ma di
dover affrontare quanto sta accadendo. Sua madre è morta in seguito
all’aggressione, e tutto ciò che le rimane è salvare sua sorella.
Grazie ad una serie di consapevolezze acquisite con il sogno
vissuto fino a quel momento, la ragazza riesce così a prevalere
sugli assassini, riuscendo a sfugire e trovare rifugio presso la
polizia insieme a Vera. La particolarità del film è dunque quella
di presentare una realtà fino ad un dato momento, per poi spezzarla
totalmente e riportare all’episodio con cui il film era iniziato.
Un intreccio particolarmente suggestivo, che rappresenta il grande
fascino del film.
La casa delle bambole – Ghostland:
il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire
di La casa delle bambole – Ghostland grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV,Google Play e
Apple iTunes. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma
di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere
un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di sabato 30
gennaio alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Era difficile che un uomo
visionario e rivoluzionario come Steve Jobs non
venisse raccontato al cinema, e infatti nel giro di appena tre anni
sono arrivati sul grande schermo ben due film a lui dedicati. Il
primo, del 2013, è intitolato Jobs, ed è interpretato
tdall’attore Ashton Kutcher.
Il secondo, più riuscito ed apprezzato, è invece Steve
Jobs, arrivato in sala nel 2015 per la
regia di Danny Boyle, premio Oscar per The
Millionaire, e scritto da Aaron Sorkin, che
aveva già raccontato di un altro celebre innovatore informatico
come Mark Zuckerberg in The Social Network. A
dar volto al fondatore della Apple è qui l’attore
Michael Fassbender.
Sorkin ha basato la propria
sceneggiatura sulla biografia autorizzata Steve Jobs,
scritta da Walter Isaacson e pubblicata nel 2011,
nello stesso anno della scomparsa dell’imprenditore statunitense.
Lo sceneggiatore, però, decise di non raccontare l’intera vita di
questi, bensì di concentrarsi sul dietro le quinte di tre momenti
fondamentali della sua vita. Distanti nello spazio e nel tempo,
questi definiscono al meglio la personalità dell’inventore,
permettendo un ingresso più intimo in questa e nella sua mente.
Presentato in anteprima al Telluride Film Festival, Steve
Jobs è stato accolto da pareri particolarmente positivi, che
elogiano tanto la costruzione del racconto quanto le
interpretazioni dei protagonisti.
Per dar vita alle tre sequenze del
film, ambientate in anni diversi, il regista scelse inoltre di
girare avvalendosi di pellicola 16mm, 35mm e infine del digitale.
Ciò gli permise di sottolineare ulteriormente i progressi
tecnologici di ripresa, merito anche delle innovazioni apportate da
Jobs. Prima di intraprendere una visione di questo, però, sarà
certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità
relative al titolo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti
possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama, al cast di attori e alla
vera storia dietro il film. Infine, si
elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Steve Jobs: la trama del film
Ambientato rispettivamente nel
1984, nel 1988 e nel 1998, il film ripercorre la presentazione del
primo Mac, il lancio di NeXT e il trionfale convegno durante il
quale il mondo conobbe il primo iMac. Tre tappe fondamentali
per SteveJobs, attraverso
cui arriva a definire il proprio genio e la propria fortuna. Nel
dar vita agli istanti che precedono queste importanti rivelazioni
al mondo, il racconto permette di entrare in contatto con lo Steve
imprenditore e uomo, il quale passa dall’essere un brillante
rivoluzionario ad un despota senza scrupoli, da padre reticente a
persona fragile a causa di traumi passati. Accanto a lui, i
collaboratori di sempre, Joanna
Hoffman e Steve Wozniak, lo
aiuteranno a fondare il proprio impero.
Steve Jobs: il cast del film
Per interpretare il ruolo di Steve
Jobs era originariamente stato considerato l’attore
Christian Bale, giudicato perfetto per la parte. A
pensarla così era anche Michael
Fassbender, scelto come sostituto nel momento in cui
Bale rinunciò al progetto. Fassbender ammise di essere stato a
lungo nel dubbio se accettare o meno, non sentendosi all’altezza
del collega. Affascinato dalla figura di Jobs, decise infine di
vestirne i panni, conducendo lunghe ricercher per capirlo meglio.
Fassbender, tuttavia, raccontò di aver cercato di dar vita ad
un’interpretazione personale dell’inventore, non volendo finire con
l’imitarlo. La sua performance fu infine così apprezzata da
portarlo a guadagnare una nomination all’Oscar come miglior
attore.
Accanto a lui, si ritrova Seth Rogen nei
panni di Steve Wozniak. Per interpretare questi, l’attore ha speso
diverso tempo in compagnia di questi, al fine di conoscerlo e
capirlo meglio. Prima di prendere parte al progetto, infatti, non
aveva idea di chi fosse Wozniak. La premio Oscar Kate Winslet
recita invece nel ruolo di Joanna Hoffman, da lei ardentemente
desiderato. Venuta a sapere del progetto, infatti, si è subito
messa in contatto con Boyle, dimostrandogli di essere l’interprete
giusta per la parte. La Winslet ha infine ottenuto una nomination
come miglior attrice non protagonista per la sua performance. Nel
film sono poi presenti gli attori Jeff Daniels nei
panni di John Sculley, CEO della Apple, Katherie
Waterstone in quelli della ex fidanzata di Jobs, e
Michael Stuhlbarg in quelli dell’ingegnere Andy
Hertzfeld.
Steve Jobs: le differenze tra il
film e la vera storia
Pur basandosi sulla biografia
autorizzata di Jobs, il film si prende necessariamente alcune
libertà, che portano a stravolgere alcuni degli eventi raccontati.
Tali modifiche alla realtà, infatti, hanno permesso agli autori di
far trasparire in modo più chiaro per il cinema la personalità del
protagonista. La scena d’apertura, ambientata nel 1984, dove si
ritrova uno Jobs furioso poiché il Macintosh non pronuncia la
parola “ciao”, non è infatti mai avvenuta. Il rapporto che il
protagonista intrattiene lì con gli altri personaggi permette però
di far fuoriuscire alcuni difetti caratteriali di questi. Allo
stesso modo, il rapporto presentato tra Jobs e la figlia Lisa
Brennan, di cui l’inventore aveva rifiutato la paternità, viene qui
raccontata in maniera più edulcorata e sentimentale. Nella realtà,
Jobs si riavvicinò alla figlia in maniera differente.
Allo stesso modo, molto diverse
sono le vicende relative al lancio del computer NeXT.
Contrariamente a quanto avviene nel film, infatti, la Apple non ha
sporto denuncia nei confronti di Jobs al momento della promozione
del suo nuovo computer, bensì anni prima. Particolarmente
rimaneggiato è inoltre il rapporto di Jobs con Wozniak, e molte
delle scene che li vedono qui protagonisti non sono mai avvenute.
Ugualmente, quasi nessuno dei dialoghi presenti nel film è mai
avvenuto. Il film, infatti, è estremamente poco attinente alla
realtà degli eventi narrati. Come anticipato, però, l’interesse di
Sorkin era quello di utilizzare tre momenti chiave per tentare di
raccontare una personalità, anche a costo di tradire l’effettivo
svolgimento degli eventi. Ciò non rende però meno godibile il film,
che anzi risulta essere particolarmente brillante nella
rappresentazione del protagonista.
Steve Jobs: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Steve
Jobs grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti
disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema,
Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
sabato 30 gennaio alle ore 21:00
sul canale Iris.
Sono disponibili il nuovissimo
trailer e la key art della serie Marvel Studios, WandaVision.
I primi 4 episodi sono visibili in streaming in esclusiva su
Disney+, mentre il quinto episodio
debutterà venerdì 5 febbraio sulla piattaforma.
WandaVision di
Marvel Studios unisce televisione
classica e Marvel Cinematic
Universe e vede protagonisti Wanda Maximoff e Visione,
due individui dotati di super poteri che conducono vite di
periferia idealizzate, che iniziano a sospettare che ogni cosa non
sia come sembra.
WandaVision,
la prima serie targata Marvel Studios, creata in esclusiva
per Disney+, ha per protagonisti
Elizabeth Olsen nel ruolo di Wanda Maximoff e
Paul Bettany in quello di Visione. Kathryn Hahn è Agnes e
Teyonah Parris è Monica Rambeau, personaggio che è stato
presentato al pubblico in Captain
Marvel. Kat
Dennings riprenderà il suo ruolo di Darcy
da Thor e Thor:
The Dark World, mentre Randall Park tornerà a vestire i
panni di Jimmy Woo da Ant-Man
and The Wasp. La serie è diretta da Matt Shakman
mentre Jac Schaeffer è il capo sceneggiatore. Composta da nove
episodi, WandaVision è disponibile in streaming
su Disney+.
Un veterano della Guerra Civile
accetta di portare una bambina, presa dal popolo Kiowa anni prima,
da sua zia e suo zio, contro la sua volontà. Percorrono centinaia
di miglia e affrontano gravi pericoli mentre cercano un luogo che
entrambi possano chiamare casa. Cinque anni dopo la fine della
Guerra civile, il capitano Jefferson Kyle Kidd (Hanks), veterano di
tre guerre, si sposta di città in città raccontando storie vere e
condividendo le ultime notizie su presidenti e regine, faide
epiche, catastrofi terribili e avventure mozzafiato da ogni angolo
del globo. Nelle pianure del Texas il suo destino si incrocia con
quello di Johanna (Helena Zengel), una bambina di 10 anni catturata
dal popolo dei Kiowa sei anni prima e allevata come una di loro.
Johanna, ostile verso un mondo che non conosce, sta per essere
riconsegnata agli zii contro la sua volontà. Kidd accetta di
consegnare la bambina ai legittimi custodi. Durante un viaggio di
centinaia di miglia attraverso l’implacabile natura selvaggia, i
due protagonisti affrontano insieme incredibili sfide lanciate da
forze umane e naturali, mentre sono alla ricerca di un luogo che
entrambi possono chiamare casa.
Notizie
dal mondo è diretto da Greengrass (franchise di
Bourne, United 93), coautore insieme a Luke Davies (Lion – La
strada verso casa) anche della sceneggiatura, tratta dal bestseller
candidato al National Book Award di Paulette Jiles. Il film è
prodotto da Gary Goetzman (franchise di Mamma Mia!, Greyhound – Il
nemico invisibile), Gail Mutrux (The Danish Girl, Donnie Brasco) e
Gregory Goodman (22 luglio, 8 Mile). I produttori esecutivi sono
Steven Shareshian e Tore Schmidt.