Henry Gayden,
sceneggiatore di Shazam!,
film ambientato nel DC
Extended Universe e uscito nel 2019, ha raccontato di una serie
di scene cancellate del film tramite Twitter mentre, in cambio dei
suoi racconti, prova a raccogliere donazioni per le organizzazioni
collegate a Black Lives Matter. Gayden ha scritto il film sul
supereroe, che vede come protagonista Zachary
Levi, con Darren Lemke, e tornerà a
scrivere il sequel ancora senza titolo, che uscirà nel 2022.
Shazam!
faceva parte del progetto che avrebbe dovuto riportare in
carreggiata il DCEU, che sembrava completamente deragliato dopo gli
insuccessi di Suicide Squad del 2016 e
Justice League del 2017. Da quel
momento in poi, in effetti, sia critica che pubblico si sono posti
con rinnovata fiducia nei confronti di questi prodotti, visto che
Wonder Woman (2017) Aquaman (2018) e Shazam! sono stati bene accolti.
Ora Gayden sta raccontando di volta
in volta su Twitter una serie di scene tratte dalla sceneggiatura
del film. Non si tratta di scene eliminate al montaggio, che ci
aspettiamo di vedere come contenuto extra di un’edizione in Home
Video, ma sono scene scritte che non sono state girate. Gayden ha
finora svelato due scene e dice che ne pubblicherà sette in totale
nella prossima settimana. La prima scena non realizzata vedeva
Shazam saltare in un grattacielo e spaventare un gruppo di persone
in riunione prima di fare uno scherzo. La seconda scena vedeva
invece Shazam sollevare un bulldozer da terra con una mano.
1 di 2
Shazam!è
uscito nelle sale ad aprile 2019. Nel cast Zachary
Levi, Asher Angel, Mark
Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian
Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta
Milans e Djimon
Hounsou.
Abbiamo tutti un supereroe dentro
di noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso
di Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! –
affinché questo ragazzo adottato di 14 anni si trasformi nel
Supereroe per gentile concessione di un antico mago. Ancora bambino
all’interno di un corpo divino, Shazam si diverte nella versione
adulta di se stesso facendo ciò che qualsiasi adolescente farebbe
con i superpoteri: divertirsi! Volare? Vedere a raggi X? Saltare i
compiti a scuola? Shazam vuole testare i limiti delle sue capacità
con la gioiosa imprudenza di un bambino, ma dovrà padroneggiare
rapidamente questi poteri per combattere le forze mortali del male
controllate dal Dr. Thaddeus Sivana.
Un artista portoghese, che sui
social si fa chiamare datrinti, ha realizzato un concept
definitivo per Cheetah, il personaggio dei fumetti DC che vedremo
per la prima volta al cinema in Wonder Woman 1984. Secondo quanto
scrive l’artista, nella didascalia del concept condiviso su
Instagram, il design del personaggio che ha
realizzato è il risultato di tutte le promo art e dei gadget
ufficiali diffusi e trapelati fino a questo momento.
Il personaggio dei fumetti è l’alter
ego di Barbara Ann Minerva, che sarà interpretata nel film di
Patty Jenkins da Kristen Wiig, e
che si troverà a scontrarsi con la Diana Prince di Gal
Gadot, che tornerà a vestire i panni della protagonista,
dopo l’esordio da solista nel 2017. Ecco di seguito il disegno che
mostra una fusione perfetta tra essere umano e animale, esattamente
come il personaggio compare nei comics:
Wonder
Woman 1984 uscirà il 14 agosto 2020. Il film è
stato definito dal produttore Charles Roven un sequel
“inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio
grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli
eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero
aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima
iterazione della supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justice per poi tornare al vecchio secolo
con Wonder Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e
Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Quando si parla di
fumetto si parla di cultura e si parla anche di editoria,
industria, imprenditoria, artigianalità, creatività,
professionalità, filiera. I più importanti festival
dedicati alla nona arte uniscono oggi le loro
forze con l’obiettivo di far riconoscere il valore
culturale dei fumetti e di tutto il mondo che vi gravita attorno,
per promuovere il linguaggio fumettistico e
stabilire un dialogo duraturo e proficuo con le
Istituzioni.
L’Emergenza Covid-19 ha messo a dura
prova tutti i comparti economici e produttivi del Paese. Il settore
che sembra più lontano dalla previsione di una ripresa, e ancora
privo di politiche per la sua tutela e sviluppo, è proprio quello
degli eventi, in particolare quello degli eventi dinamici, ovvero
delle manifestazioni affollate – come i festival – che si
alimentano principalmente della specificità aggregativa degli
assembramenti; l’attuale emergenza sanitaria e le misure di
contenimento a breve termine aprono pochi spiragli di possibilità
organizzative.
Le perdite economiche subite dai
festival di fumetto italiani nel 2020 sono un dato già evidente,
determinate come sono da: mancata vendita dei biglietti, mancato
introito di contributi e sponsorizzazioni, mancati emolumenti a
dipendenti e professionisti che a vario titolo collaborano con le
strutture organizzative, mancato supporto al volontariato
fondamentale nella realizzazione della maggior parte degli eventi
culturali. Ecco perché le manifestazioni più importanti d’Italia
richiedono misure urgenti, puntuali e dedicate, e
auspicano un dialogo con le Istituzioni preposte
ad affrontare l’impatto economico della pandemia nei diversi
settori dell’economia e della cultura.
Le azioni da porre in essere
dovrebbero contenere l’impatto dell’emergenza sanitaria su
una filiera apparentemente ‘invisibile’ che, tuttavia, contribuisce
allo sviluppo dei territori e continua a dare lustro all’Italia nel
panorama delle industrie culturali creative
internazionali, così come lo fanno le industrie delle arti
visive (cinema e teatro, infatti, sono stati esplicitamente
considerati nel testo che riguarda il Fondo Cultura del Decreto
Rilancio).
Questo appello è sottoscritto da
ARF! Festival (Roma), Be Comics! (Padova), B-Geek (Bari),
BilBOlBul (Bologna), Cesena Comics & Stories, COMICON (Napoli),
Etna Comics (Catania), Lanciano nel Fumetto, Le Strade del
Paesaggio (Cosenza), Lucca Comics & Games, Lucca
Collezionando, Mostra Mercato del Fumetto ANAFI (Reggio Emilia),
Palermo Comic Convention, Pescara Comix & Games, Rapalloonia!
Mostra Internazionale dei Cartoonists (Rapallo), Riminicomix, San
Beach Comix (San Benedetto del Tronto),TCBF Treviso Comic
Book Festival, Teramo Comix, Tiferno Comics (Città di Castello),
Torino Comics, Varchi Comics (Montevarchi), Venezia Comics,
23 manifestazioni di respiro nazionale e
internazionale, con un bagaglio storico importante, ben
radicate nei propri territori, in dialogo con amministrazioni
locali, nazionali ed europee, che ogni anno offrono una pluralità
di eventi capaci di attirare un pubblico numeroso ed eterogeneo,
che va oltre il milione di presenze con un indotto
economico e una ricaduta sui territori intorno ai trecento
milioni di euro.
Come i festival di approfondimento
culturale, o come quelli dedicati al cinema, al teatro e alla
musica, i festival dedicati al fumetto rappresentano dunque
una realtà solida e strutturata in Italia, un
insieme di appuntamenti che durante l’anno contribuisce a comporre
un fitto calendario di iniziative culturali, editoriali e
commerciali, occasioni significative e uniche per frequentare
determinati luoghi o scoprirli proprio grazie a specifici programmi
di eventi.
In questo senso, i festival di
fumetto non sono assimilabili solo a fiere o a eventi collaterali:
sono vere e proprie piattaforme culturali in grado di attirare
energie creative, aggregare operatori commerciali e pubblico (un
pubblico variegato e trasversale composto da famiglie, ragazzi,
studenti, appassionati, turisti). Sono peraltro soggetti
essenziali allo sviluppo socio-economico delle
città, delle regioni e dell’intero sistema dell’industria
culturale in Italia. Trascurarli significherebbe vanificare
investimenti pluriennali, annientare i risultati raggiunti sino
ad
oggi e danneggiare irreversibilmente
una filiera produttiva, con il rischio di impoverire uno degli
asset creativi che contraddistinguono il nostro Paese. Un
patrimonio di manifestazioni al servizio della valorizzazione di un
linguaggio e di un settore produttivo di cui l’Italia è da
tempo uno dei leader mondiali, e primo produttore europeo
per numero di titoli all’anno. Un patrimonio festivaliero che
intende riaffermare la propria capacità di guardare avanti,
sollecitando le Istituzioni a difenderla e sostenerla nella fase di
complessa ricostruzione che attende tutta la filiera.
Dal 6 all’11 ottobre 2020 torna
il Carbonia Film Festival, appuntamento con
il cinema di qualità legato a due tematiche centrali nel dibattito
contemporaneo oltre che profondamente radicate nel territorio che
ospita il festival, ovvero migrazioni e lavoro. Da sempre il
festival, oltre al focus sulle narrazioni tematiche, dà spazio a
opere che si contraddistinguono per sperimentazione e ricerca
linguistica con un’attenzione ai talenti più promettenti del cinema
internazionale.
La manifestazione è organizzata dal Centro Servizi Culturali
Carbonia della Società Umanitaria, Fabbrica del Cinema e Cineteca
Sarda, insieme alla Regione Autonoma della Sardegna e al comune di
Carbonia, con il sostegno di Fondazione Sardegna Film Commission e
la direzione artistica di Francesco Giai
Via.
L’appuntamento per l’edizione 2020
con il Carbonia Film Festival sarà online grazie all’accordo con un
partner importante come Festival Scope,
piattaforma internazionale che negli anni si è imposta come un
attore importante nell’industria cinematografica e che durante
l’emergenza Covid-19 è stata partner di quei festival come CPH:DOX
e Vision du Réel che per primi, nel periodo del lockdown, hanno
deciso di proporre un’edizione online.
Anche l’edizione 2020 di Carbonia Film Festival sarà realizzata in
partnership con Festival Scope e Shift72,
piattaforma leader per i servizi di video streaming che vanta
collaborazioni con festival importanti tra cui Marché du film di
Cannes e SXSW.
La programmazione del Carbonia Film
Festival varca i confini regionali e sarà fruibile in streaming
gratuitamente su tutto il territorio nazionale, anche se non
mancherà una selezione di appuntamenti pensati appositamente per la
città. La struttura del festival rimane invariata, con i due
concorsi internazionali lungometraggi e cortometraggi e una serie
di eventi speciali. Parallelamente alla selezione dei film gli
spettatori potranno accedere anche ad un ricco calendario di
incontri e masterclass online realizzato in partnership con Eja
TV.
“Viviamo una fase in cui i
limiti del nostro agire quotidiano sono sottoposti costantemente ed
in modo spesso imprevedibile a variazioni, aggiustamenti e
cambiamenti repentini. Come festival lavoriamo da sempre con
costanza sulla costruzione di forme di partecipazione del pubblico
e oggi queste vanno forzatamente ripensate con il massimo della
creatività e della flessibilità possibile”dichiara Francesco
Giai Via, direttore artistico del festival “Per spirito e
attitudine preferiamo guardare ai limiti come base per la
costruzione di nuove opportunità ed è in quest’ottica che abbiamo
deciso di costruire quello che sarà Carbonia Film Festival 2020, un
evento ibrido in cui conviveranno proiezioni e incontri online con
un gruppo di eventi pensati e costruiti per il pubblico della
nostra città. Un festival radicato nella sua storia ma che, non
solo per obbligo ma anche per scelta, vuole guardare al futuro e
alle sue possibilità”.
L’esperienza con Festival Scope non
si esaurirà nei giorni del festival, bensì il CSC Carbonia Società
Umanitaria – Fabbrica del Cinema e la Cineteca Sarda, insieme al
Centro Servizi Culturali di Alghero, hanno deciso di promuovere una
programmazione online per 12 mesi, così da proporre le proprie
iniziative a tutto il territorio nazionale, in un’importante
occasione di sperimentazione e promozione del proprio lavoro e
patrimonio.
“Le condizioni imposte dalle
restrizioni dovute alla pandemia rappresentano il triste riflesso
di quanto stiamo vivendo ma, al tempo stesso, un’opportunità di
crescita e sviluppo” aggiunge Paolo Serra, Direttore
del Centro Servizi Culturali Carbonia della Società
Umanitaria“Se da un lato Festival Scope permetterà
un’esperienza sicura e di qualità per il pubblico a casa,
dall’altro avremo la possibilità di superare i confini territoriali
imposti dall’insularità coinvolgendo un numero potenziale di
appassionati cinefili molto più ampio di quanto fatto fin ad oggi.
La nostra proposta si articolerà nell’arco di 12 mesi e sarà
condivisa con gli altri Centri di Servizi Culturali di Cagliari e
Alghero con i quali programmare lo streaming di film e contenuti
allo scopo di valorizzare le nostre attività e il contenuto
dell’archivio regionale, la Cineteca Sarda. La programmazione
online non sostituirà le attività in presenza di pubblico ma sarà
l’occasione di promuovere al meglio servizi e attività proposte dai
Centri e capitalizzare l’investimento della Regione
Sardegna.”
Il manifesto dell’edizione 2020 del
Carbonia Film Festival è firmato da Sarah
Mazzetti, illustratrice e fumettista bolognese che
vanta collaborazioni prestigiose con testate quali The New York
Times, The New Yorker e The Guardian, nel 2017 ha pubblicato il suo
primo fumetto per bambini, “I gioielli di Elsa”, per Canicola
edizioni, ha vinto nel 2019 il prestigioso Premio
Internazionale di Illustrazione Bologna Children’s Book Fair –
Fundación SM.
Una ragazza rivolge lo sguardo e la sua immaginazione ad un cielo
pieno di astri, mentre dalle fondamenta del passato germoglia come
una nuova vita una natura coloratissima. Questa l’immagine potente
ed evocativa realizzata da Sarah Mazzetti per l’edizione 2020, in
cui le dicotomie del Carbonia Film Festival, terra e cielo,
memoria e ricerca, radici e sperimentazione prendono vita.
Dopo essere stato uno tra i film più
visti nelle principali piattaforme VOD – come primo lungometraggio
italiano ad alto budget ad uscire direttamente in streaming,
contribuendo alla campagna #iorestoacasa –
Un figlio di nome Erasmus approda anche nelle sale
a partire dal primo di luglio. Una spinta a sostegno di questa non
semplice ripartenza, dunque, ma anche un’opportunità per rivedere,
o vedere per la prima volta sul grande schermo, la prima produzione
cinematografica targata Eagle Pictures con
protagonisti Luca Bizzarri, Paolo
Kessisoglu, Ricky Memphis e
Daniele Liotti.
In quest’opera emozionante e un po’
nostalgica, quattro amici quarantenni si ritrovano in Portogallo, a
distanza di 20 anni dall’Erasmus fatto a Lisbona, per affrontare un
viaggio inaspettato alla scoperta di un segreto che potrebbe
completamente cambiare la vita a uno di loro. Alberto
Ferrari (Tra due donne, La terza stella)
dirige il poker di protagonisti, affiancati da un astro nascente
del cinema portoghese, Filipa Pinto (L’uomo
che uccise Don Chisciotte) e da un affascinante ritorno sul
grande schermo, Carol Alt.
Un figlio di nome
Erasmus sarà distribuito a partire dal 1º luglio
2020 da Eagle Pictures.
Consacratasi come una delle
interpreti di punta della sua generazione, Diane
Keaton ha negli anni dato vita a iconici personaggi,
protagonisti di altrettanto celebri film. Tra i titoli che più
l’hanno resa nota si annoverano senza dubbio quelli del regista
Woody Allen, con il quale l’attrice ha stretto un fortunato
sodalizio.
Ecco 10 cose che non sai di
Diane Keaton.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Diane Keaton: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. L’attrice debutta sul grande schermo con il
film Amanti ed altri estranei (1970), per poi ottenere
grande popolarità con i film Il padrino
(1972), con Marlon
Brando e Al
Pacino, Provaci ancora,
Sam (1972), e Il padrino – Parte II (1974). Negli
anni seguenti recita in titoli come Reds
(1981), Il padrino – Parte III (1990), Il club
delle prime mogli (1996), La stanza di Marvin (1996),
Avviso di chiamata (2000), Tutto può succedere
(2003), con Jack
Nicholson, Perché te lo dice mamma (2007),
Big Wedding
(2013), Mai così
vicini (2014), Ruth & Alex
(2014), Appuntamento al
parco (2017),e Book Club
(2018)
9. Ha recitato in una nota
serie TV. Nel 2016 l’attrice torna a recitare per il
piccolo schermo, dopo anni di assenza, per la serie ideata e
diretta da Paolo Sorrentino, The Young
Pope. Qui ricopre il personaggio di Suor Mary, ricorrente in
ogni episodio. Prendendo parte alla serie, l’attrice ha così avuto
modo di recitare anche accanto agli attori Jude Law e
Silvio
Orlando.
8. È anche regista.
Nel corso degli anni Ottanta l’attrice ha iniziato ad interessarsi
all’arte della regia, dirigendo inizialmente diversi videoclip o
documentari. La grande occasione arriva nel momento in cui dirige
l’episodio numero quindici della seconda stagione di Twin
Peaks (1991). Dopo quell’esperienza, debutterà alla regia di
lungometraggi, come Fiore selvaggio (1991), Eroi di
tutti i giorni (1995) e Avviso di chiamata
(2000).
Diane Keaton e Woody Allen
7. Ha recitato in diversi
film del noto regista. A rendere popolare l’attrice
all’interno dell’industria hollywoodiana furono in particolare i
film girati con il regista e sceneggiatore Woody Allen. I due si conobbero sul set di
Provaci ancora, Sam (1972), e strinsero un sodalizio che
li portò a recitare in altri sette film. Questi sono Il
dormiglione (1973), Amore e guerra (1975),
Io e Annie
(1977), Interiors (1978), Manhattan (1979),
Radio Days (1987) e Misterioso omicidio a
Manhattan (1993).
6. Ha vinto un Oscar grazie
ad un film di Allen. Grazie al ruolo di Annie Hall in
Io e Annie, il quale fu scritto appositamente pensando a
lei, la Keaton ricevette una nomination come miglior attrice ai
premi Oscar del 1978. Durante la cerimonia, si aggiudicò infine il
prestigioso premio, che ad oggi rimane l’unico da lei vinto.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Diane Keaton e Al Pacino
5. Ha avuto una relazione
con il noto attore. La storia che lega la Keaton al premio
Oscar Al Pacino è lunga e travagliata.
Conosciutisi durante il set de Il Padrino, i due diedero
vita ad una relazione protrattasi in modo fortemente discontinuo
fino al 1990, quando recitarono nel terzo ed ultimo capitolo della
trilogia. Da quel momento si separarono definitivamente, ma
rimanendo in buoni rapporti.
Diane Keaton in Il Padrino
4. Si ispirò alla moglie del
regista per il suo ruolo. All’interno della trilogia di
Il Padrino, l’attrice ha dato vita al personaggio di Kay
Adams. Questa finisce con l’essere la moglie di Michael Corleone,
il quale eredita dal padre Don Vito il ruolo di capofamiglia. Per
il suo ruolo, la Keaton affermò di essersi ispirata alla moglie del
regista Francis Ford Coppola, Eleanor,
identificando nei due la storia di Michael e Kay.
3. Il regista la volle per
una sua qualità. All’epoca del primo film, datato 1972,
l’attrice era ancora pressoché sconosciuta. Al suo attivo aveva
sporadiche apparizioni televisive e diversi spettacoli teatrali.
Ciò è bastato per farle ottenere una discreta fama nel mondo dello
spettacolo, in particolare come personalità eccentrica. Fu per
questa sua caratteristica che Coppola la selezionò per il film,
convinto che avrebbe potuto rendere più umano il suo
personaggio.
2. Credeva che il film
sarebbe stato un disastro. È noto che le riprese del film
si rivelarono particolarmente complesse ed estenuanti, tanto per la
troupe quanto per il cast. Dato il modo in cui si svolgevano i
lavori, l’attrice era convinta che il film si sarebbe rivelato un
disastro, e che avrebbe posto fine alla sua carriera. Per sua
fortuna, avvenne esattamente l’opposto.
Diane Keaton: età e altezza
1. Diane Keaton è nata a Los
Angeles, in California, Stati Uniti, il 5 gennaio del
1946. L’attrice è alta complessivamente 169 centimetri.
Apprezzato interprete di film di
successo, Aaron Eckhart si è negli anni costruito
una solida fama all’interno dell’industria hollywoodiana. Qui ha
avuto modo di collaborare con alcuni tra i più importanti registi e
autori del momento, consolidando le proprie doti e svelandosi
particolarmente versatile.
Ecco 10 cose che non sai di
Aaron Eckhart.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Aaron Eckhart: i suoi film
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore debutta sul grande schermo con il
film Testimonianza pericolosa (1992), per poi ottenere
maggior notorietà con Amici & vicini (1998), Ogni
maledetta domenica (1999), Erin Brockovich (2000), di
Steven
Soderbergh, La promessa (2001), e The
Missing (2003). Nel 2005 è protagonista del film Thank You
for Smoking, con J. K.
Simmons, mentre negli anni successivi recita in
Black Dahlia (2006), e Il cavaliere
oscuro (2008), con il quale si consacra. Successivamente
prende parte a The Rum
Diary (2011), Attacco al
potere (2013), I, Frankenstein
(2014), Attacco al potere 2 (2016), Sully
(2016), con Tom
Hanks, Bleed (2016)
e Midway
(2019).
9. È anche
produttore. Negli ultimi anni Eckhart si è distinto per
aver ricoperto anche il ruolo di produttore per alcuni film da lui
anche interpretati. Il primo di questi è Neverwas – La favola
che non c’è (2005), con Ian
McKellen, Ti presento Bill (2007), e To
Be Friends (2010), film indipendente scritto e diretto da suo
fratello, di professione regista.
8. È stato nominato al
Golden Globe. Per il suo ruolo nel film Thank You for
Smoking, che ne ha decretato la popolarità, l’attore ottiene
la sua prima, e ad ora unica, nomination al premio Golden Globe
come miglior attore protagonista. È stato poi nominato come miglior
attore non protagonista ai Saturn Award per il suo ruolo in Il
cavaliere oscuro.
Aaron Eckhart: chi è la sua
compagna
7. È molto
riservato. L’attore ha più volte dichiarato di non
apprezzare l’idea di dover parlare delle sue relazioni sentimentali
nel corso di interviste, e per questo motivo è sempre stato
difficile stabilire quale sia il suo status. È nota la sua
relazione con l’attrice Emily Cline, conosciuta sul set di In
the Company of Men (1997), dalla quale tuttavia si separò
l’anno seguente. Ad oggi non è certa una sua eventuale nuova
relazione.
Aaron Eckhart: il suo fisico
6. Ha dovuto acquisire peso
per un ruolo. L’attore è solito prendere parte a dinamici
film d’azione, per i quali gli viene richiesta una buona prestanza
fisica. Eckhart è infatti noto per l’essere un attore
particolarmente possente. Per il film Ti presento Bill,
tuttavia, gli venne chiesto di perdere la sua forma smagliante e
acquisire invece diversi chili, necessari al personaggio.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Aaron Eckhart in Il cavaliere
oscuro
5. Rimase impressionato da
Heath Ledger. Difficile non riconoscere che uno dei motivi
per cui Il cavaliere oscuro è celebre è l’interpretazione
del Joker di Heath Ledger. Eckhart raccontò di
essere rimasto estremamente impressionato dalla sua devozione al
ruolo, ricordando di aver provato forte timore nello stargli
accanto, guardandolo aggirarsi nervoso mentre manteneva gli
atteggiamenti del personaggio.
4. Ha interpretato il
celebre Due Facce. Il ruolo nel film di Eckhart è quello
di Harvey Dent, meglio noto come Due Facce. Per costruire il
proprio personaggio, l’attore cercò di basarsi su ciò che lo
rendeva uguale e diverso da Batman, esaltando entrambi gli aspetti.
Per lui, infatti, Dent non è alto se non una versione speculare del
cavaliere oscuro.
3. Gli fu chiesto di non
esagerare nella caratterizzazione. Un personaggio come
quello di Due Facce si presta facilmente ad interpretazioni sopra
le righe. Il regista Christopher Nolan, proprio
per questo motivo, chiese all’attore di non dotare la parte di
alcun tic o particolarità stravagante, poiché non voleva che
l’attenzione venisse attirata da quello.
2. Si è ispirato ad un noto
politico. Per dar vita al procuratore distrettuale Harvey
Dent, impegnato nella lotta al crimine, l’attore ha raccontato di
essersi ispirato al celebre politico Robert F.
Kennedy, in particolare per il suo aspetto impeccabile e
la fermezza delle sue parole.
Aaron Eckhart: età e altezza
1. Aaron Eckhart è nato a
Cupertino, in California, Stati Uniti, il 12 marzo 1968.
L’attore è alto complessivamente 180 centimetri.
Divenuta celebre grazie al ruolo di
Melisandre in Il Trono di
Spade, l’attrice Carice van Houten si è
distinta poi anche sul grande schermo, ottenendo ruoli di rilievo
in celebri film mainstream o d’autore. In cerca di nuovi ruoli che
possano esaltarne le capacità, non manca di dimostrare
continuamente la propria versatilità.
Ecco 10 cose che non sai su
Carice van Houten.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Carice van Houten: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attrice ha iniziato a recitare per il
cinema belga, distinguendosi in particolare per Minouche la
gatta (2001) e Black Book (2006). Sbarca
poi negli Stati Uniti con il film Operazione
Valchiria (2008), conTom
Cruise.Continua poi a recitare ad Hollywood con
titoli come Repo
Men (2010), con Jude
Law, Intruders (2011),
con Clive
Owen, Il quinto
potere(2013), con Benedict
Cumberbatch, Race – Il colore della
vittoria(2016), Brimstone (2016) e
Domino (2019).
9. Ha preso parte ad una
nota serie TV. La svolta nella carriera dell’attrice
arriva nel 2012, nel momento in cui viene scelta per ricoprire il
ruolo di Melisandre in Il Trono di Spade,
dove recita in ventinove episodi fino al 2019, e recitando accanto
ad attori come Kit
Harington ed Emilia
Clarke. Nel 2019 recita poi nella miniserie
Temple, nel ruolo di Anna Willems.
8. Ha ricoperto il ruolo di
produttrice. Nel 2019 la van Houten indossa per la prima
volta i panni della produttrice per il film Instinct,
thriller olandese dove recita anche nel ruolo della protagonista.
Nel 2020 produce invece l’episodio pilota della serie Red
Light, ricoprendo anche qui un ruolo nel cast di attori.
Carice van Houten è su
Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 1,4 milioni di persone.
All’interno di questo l’attrice è solita condividere diverse
tipologie di contenuti, dai momenti più quotidiani, alle curiosità
e fino alle immagini promozionali dei suoi progetti da
interprete.
Carice van Houten e Guy Pearce
6. Ha una relazione con il
noto attore. Dal 2015 l’attrice ha una relazione con
l’attore Guy
Pierce, noto per i suoi ruoli in Memento e
Iron
Man 3. I due sono molto riservati circa la propria vita
sentimentale, evitando di attirare su di essa i riflettori che il
loro lavoro comporta. Tra i pochi annuncia fatti, vi è quello della
nascita del figlio Monte Pearce, nell’agosto del 2016.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Carice van Houten in Il Trono di
Spade
5. Si era proposta per un
altro ruolo. All’interno della celebre serie l’attrice
ricopre il ruolo della sacerdotessa Melisandre. Tuttavia,
inizialmente, la van Houten si era proposta per il ruolo della
regina Cersei Lannister, ma per via del suo impegno sul set del
film Intruders non poté partecipare ai provini. Il ruolo
fu infine vinto dall’attrice Lena
Headey.
4. Si è pentita delle scene
di nudo. Con l’insorgere del movimento #MeToo, l’attrice è
tornata a riflettere sulle proprie scene di nudo all’interno della
serie, affermando di essersene pentita. Dal suo punto di vista, il
nudo dovrebbe avere una precisa funzione narrativa, cosa che in
Il Trono di Spade spesso mancava. La van Houten ha
concluso affermando che non farà più altre scene di nudo a meno che
non rispondano a tale requisito.
Carice van Houten in Race – Il
colore della vittoria
3. Ha interpretato una
celebre regista. Nel film Race – Il colore della
vittoria, incentrato sulle Olimpiadi di Berlino del 1936,
l’attrice ha dato vita alla figura di Leni Riefenstahl, nota
regista e fotografa tedesca, passata alla storia grazie ai suoi
film e documentari incentrati sul regime nazista.
Carice van Houten in Black
Book
2. Ha realmente cantato i
brani del film. La van Houten è nota anche come
cantautrice, particolarmente apprezzata in patria. Tale capacità le
è servita per il film Black Book, dove interpreta una
cantante ebrea durante il periodo nazista. Grazie a tale ruolo,
l’attrice ha potuto sfoggiare le proprie qualità come cantante,
eseguendo da sé i brani previsti.
Carice van Houten: età e
altezza
1. Carice van Houten è nata
a Leiderdorp, nei Paesi Bassi, il 5 settembre 1976.
L’attrice è alta complessivamente 165 centimetri.
Inizialmente previsto per la sala
cinematografica, anche il film In viaggio verso un
sogno – The Peanut Butter Falcon è infine approdato
ad una distribuzione in
streaming, trovando il proprio spazio in piattaforme come
Chili, Rakuten TV e Tim Vision. Scritto e diretto dagli esordienti
Tyler Nilson e Michael Schwartz,
questo è un buddy movie di puro stampo indie, che porta con sé
l’onere e l’onore di aver per protagonista un attore affetto da
sindrome di Down. Una novità non indifferente all’interno
dell’industria, che negli ultimi anni ha tuttavia visto il fiorire
di opere con al centro persone e personaggi troppo spesso
dimenticati.
La vicenda è quella di Zak
(Zack Gottsagen),
ragazzo affetto da tale sindrome e un grande sogno nel cassetto:
diventare un famoso lottatore di wrestling. Fuggito dall’ospizio
dove la sua famiglia lo aveva abbandonato anni prima, questi
intraprenderà un lungo viaggio attraverso i selvaggi territori
della Carolina del Nord, con l’intenzione di incontrare il
leggendario Salt Water Redneck, da cui spera di imparare l’arte del
combattimento. Ad accompagnarlo nella sua avventura vi è Tyler
(Shia
LaBeouf), pescatore buono di cuore ma con numerosi
problemi alle spalle, con il quale stringerà una sincera
amicizia.
In viaggio verso un sogno,
consapevoli dei propri limiti
Quando i due aspiranti registi
incontrarono il giovane Gottsagen ad un laboratorio per attori con
disabilità, rimasero particolarmente colpiti da lui e dal suo
carisma. Questi raccontò loro del suo grande desiderio di diventare
un attore, e su tale sogno Nilson e Schwartz basarono la storia
divenuta poi film. Decidendo di scrivere il ruolo del protagonista
per un ragazzo affetto dalla nota sindrome, i due debuttanti si
sono evidentemente assunti tutti i rischi del caso, ricercando la
giusta chiave con cui poter dar vita al tutto.
Ne è così nato un film che sfoggia
la possibilità per la settima arte di rappresentare con successo
quelle diversità che spesso non hanno voce, inserendo il suo
protagonista in un contesto tradizionalmente consolidato. Descritto
come una moderna rivisitazione della storia di Huckleberry Finn,
In viaggio verso un sogno riesce così allo stesso tempo
sia a mantenersi aggrappato a solidi riferimenti preesistenti, sia
a proporre una novità meno scontata di quanto si potrebbe
immaginare.
Il rischio maggiore per tale
progetto poteva essere quello di sfociare in un pietismo fuori
luogo e controproducente, come spesso accade in questi casi. I due
registi, così come lo stesso attore protagonista, sono consapevoli
dei limiti imposti dalla sindrome, e riescono a parlarne sia senza
sottolineature sia senza il bisogno di dover nascondere qualcosa
già di suo evidente. Ciò permette allo spettatore di non vedersi
sbattuti in faccia motivi per cui dovrebbe sentirsi a disagio, con
la diversità che appare essere soltanto un altro colore nel dipinto
dell’umanità. Sorretto da LaBeouf e dall’attrice Dakota
Johnson, qui nei panni della dipendente dell’ospizio
alla ricerca del giovane Zak, il protagonista riesce a distogliere
l’attenzione dalla sua caratteristica principale per catturare
invece con le sue notevoli doti da interprete.
In viaggio verso un sogno: la
recensione
Il giovane Gottsagen è dunque il
punto d’originalità del film, inserito in un viaggio dell’eroe pur
sapendo di non potersi definire tale. “Io non posso essere un
eroe, perché ho la sindrome di Down”, esclama il protagonista
in una delle poche ed esplicite dichiarazioni d’intenti. Eppure,
ogni evento è costruito per lui, per esaltarne le reali capacità
prima di ogni altra cosa. Con In viaggio verso un sogno si
riscrive dunque la fisionomia dell’eroe tipo, e dato il successo
dell’opera, che negli Stati Uniti è stata eletta come il film
indipendente dal maggior incasso del 2019, sembra che tale
riscrittura sia stata ampiamente apprezzata e premiata.
C’è da dire che la storia scritta
dai due autori può anche essere vista come un’arma a doppio taglio,
poiché se da una parte aspira ad esaltare, sempre con discrezione,
il proprio protagonista, dall’altra finisce per poter vantare pochi
altri spunti di particolare interesse. Il viaggio compiuto dai due
è infatti ovviamente parte di una tradizione che, per quanto
funzionante, ci si può stufare di rivedere per l’ennesima volta.
Con un ritmo nella prima parte piuttosto sottotono ed alcune
ripetizioni di espedienti stilistici, in questo caso di alcune
sequenze di montage, si rischia infine di eccedere con l’ormai
inflazionata “estetica indie”.
Dalla metà in poi, fortunatamente,
gli eventi permettono al film di ottenere un maggior
coinvolgimento, e grazie alla chimica tra i due attori protagonisti
si riesce ad affezionarsi all’amicizia tra loro, raccontata in modo
prima di tutto genuino. La speranza è che film del genere possano
dunque diventare sempre più presenti, e che per ogni tipo di
spettatore possa esserci un eroe in cui ritrovarsi.
Prima dell’uscita di Suicide
Squad nel 2016, la Sony Pictures stava
sviluppando un film dedicato ai Sinistri
Sei: in quel periodo, tutto lasciava intendere che i
grandi cattivi dei fumetti sarebbero diventati i nuovi protagonisti
del grande schermo, al pari degli eroi. Da allora abbiamo visto
“soltanto” Venom,
mentre Loki
avrà una serie a lui dedicata che arriverà direttamente su Disney+ il prossimo anno. Mentre sale
l’attesa per The Suicide
Squaddi James
Gunn, ecco 10 supervillain sia Marvel che DC che vorremmo vedere
sul grande schermo, magari protagonisti di uno stand-alone:
Magneto
Si è parlato di un film
dedicato a Magneto per anni, ma la sceneggiatura che
avrebbe dovuto rappresentare la base di quell’ipotetico film è
stata effettivamente integrata in X-Men: L’inizio di Matthew
Vaughn, dove è stata appunto raccontata la storia
delle sue origine.
Tuttavia, ciò non significa che
un’avventura in solitaria per questo iconico supervillain non possa
ancora accadere nel MCU. Abbiamo visto Magneto
combattere fin troppo contro gli X-Men, quindi seguirlo mentre
assembla la sua “Confraternita dei mutanti malvagi” potrebbe
riservare ancora diverse sorprese, senza considera che i Marvel Studios potrebbero raccontare i suoi
primi anni da sopravvissuto all’Olocausto, provando così a scavare
ancora più a fondo nel suo odio verso l’umanità.
I Segreti Sei
Come la maggior parte dei
personaggi e dei team della DC Comics, ci sono state diverse
versioni dei Segreti Sei nel corso degli anni: la
più affascinante, però, è indubbiamente quella originale,
costituita da una serie di villain guidata dalla misteriosa figura
di Mockingbird.
Tra i suoi membri figurano August
Durant, Lili De Neuve, Carlo Di Rienzi, Tiger Force, Crimson Dawn e
King Savage. Nonostante sia un gruppo che presenti diverse affinità
con i Sinistri Sei o con la Squadra Suicida, potrebbe essere
comunque interessante introdurlo sul grande schermo… chissà, magari
in un sequel di The
Suicide Squad proprio per dare del filo da
torcere ad Harley Quinn e ai suoi “amici”.
Dottor Destino
Finora abbiamo visto due versioni
di Dottor Destino sul grande schermo ed entrambe
sono state delle grandi delusioni. I film dedicati ai Fantastici
Quattro del 2005, 2007 e 2015 hanno palesemente
fallito con la loro rappresentazione di Victor Von Doom, senza mai
riuscire ad esplorare la vera natura dei suoi superpoteri e la sua
eredità lettone.
Con un po’ di fortuna, un’eventuale
riavvio dei Fantastici
Quattro da parte dei Marvel Studios potrebbe essere
decisamente più fedele ai fumetti originali, o magari regalare al
villain che film in solitaria che possa esplorare la sua infanzia e
risalire fino ai suoi giorni da monarca in Latveria.
I Nemici
Se I
Nemici venissero davvero introdotti in The Flash (come si vociferava per lungo
tempo), il gruppo di personaggi potrebbe finalmente acquisire una
propria dignità cinematografica, a condizione che il cast sia
abbastanza forte.
Il loro nemico
principale è, ovviamente, il Velocista Scarlatto, e se
occasionalmente hanno combattuto al suo fianco per un bene più
grande, la Warner Bros. avrebbe la possibilità di fare qualcosa di
molto più divertente per il grande schermo. Ad esempio, perché non
realizzare un intero film dalla loro prospettiva e rendere così
Barry Allen il “cattivo” di turno?
I Thunderbolts
Nei fumetti, i
Thunderbolts fingono di essere degli
eroi per poi arrivare a commettere i crimini più efferati. Di
recente, però, non sono stati rappresentati in maniera molto
diversa dalla Task Force X, quindi come una squadra di cattivi
costretta a lavorare a malincuore per il governo.
In un mondo ideale,
dovrebbero essere i Marvel Studios a realizzare un film
sui Sinistri
Sei, ma è molto probabile che alla fine sarà grazie
alla Sony Pictures che vedrà finalmente la luce. Con un po ‘di
fortuna, la nuova possibile iterazione sarà decisamente migliore di
quello che la stessa Sony aveva pianificato dopo The
Amazing Spider-Man 2.
È difficile non entusiasmarsi
all’idea di Spider-Man
che possa fare squadra o combatte contro villain del calibro di
Venom
e Morbius.
Ci sono tante direzioni diverse in cui un film come questo potrebbe
andare. La domanda vera però è: quali cattivi dovrebbero apparire
nell’eventuale cinecomic? Green Goblin, Dottor Octopus, Venom,
Kraven il Cacciatore, Mysterio e Avvoltoio di certo non possono
mancare!
Gli Oscuri Vendicatori
Ci sono chiaramente grandi
cambiamenti in serbo per l’Universo Cinematografico Marvel mentre ci prepariamo ad
accogliere la Fase 4. L’espansione del franchise dedicato ai
Vendicatori (anche perché molto presto ci saranno troppi eroi da
gestire all’interno di una singola squadra), potrebbe essere al
centro dei lavori sulla Fase 5.
Partendo da questo presupposto,
avere una nuova fazione, quella corrispondente agli Oscuri
Vendicatori, i supercriminali agli ordini di Norman
Osborn, sarebbe un qualcosa di molto interessante e anche
divertente da vedere sullo schermo. Forse potrebbero esserci alcuni
problemi per quanto riguarda i diritti, ma è innegabile che vedere
quel supergruppo nel MCU sarebbe davvero
incredibile.
Sinestro
La scena a metà dei titoli
di coda del disastroso Lanterna
Verde del 2011 ha anticipato la trasformazione di
Sinestro nel leader dellla temibile Sinestro
Corps. Con un riavvio del franchise adesso in sviluppo sia per il
grande schermo che per il servizio di streaming HBO Max, quella
stessa storia potrebbe finalmente essere raccontata in tutta la sua
gloria.
Il fumetto “Sinestro Corps
War” è stato un evento epico che potrebbe essere
raccontato in numerosi film o addirittura in un’intera serie tv, e
le conseguenze che ne derivano potrebbero portare tranquillamente
all’uscita di un film in solitaria dedicato all’anti-eroe complesso
e sfaccettato.
Deathstroke
La serie
Arrow ha fatto un ottimo lavoro nel rendere
Slade
Wilson/Deathstroke un personaggio avvincente.
Mercenario tra gli assassini più temuti nell’Universo DC, Slade
Wilson non è certamente un bravo ragazzo, ma come accade per
Deadpool o Wolverine, non sarebbe troppo difficile fare il tifo per
lui in un eventuale stand-alone.
Joe Manganiello avrebbe dovuto interpretare
Deathstroke nelThe
Batman di Ben Affleck. In seguito, il regista di The
Raid – Redenzione,Gareth Evans, era stato ingaggiato per
dirigere un film in solitaria che però non ha mai visto la luce.
Speriamo che i progetti della DC attorno al personaggio cambino
quanto prima…
Agente Venom
La Sony Pictures ha già
dedicato un film a Venom,
e presto arriverà nelle sale anche il sequel, Venom: Let
There Be Carnage. Sarebbe comunque interessante vedere
al cinema anche Agente Venom, alter ego di Flash
Thompson.
Dopo aver perso le gambe
combattendo all’estero (ispirato dalle gesta eroiche di Spider-Man),
a Flash viene offerta la possibilità di essere legato al simbiote
alieno e servire ancora una volta il suo paese. Un film a lui
dedicato sarebbe sicuramente interessante…
Il costumista Jose
Fernandez, che ha lavorato a numerosi film, tra cui alcuni
nel Marvel Cinematic Universe
e nel DC
Extended Universe, è stato responsabile della
creazione delle tute spaziali per il recente lancio
SpaceX. Fernandez ha avuto una lunga carriera a
Hollywood, cominciata negli anni ’90.
Fernandez ha lavorato a
Batman – Il Ritorno, Batman Forever, Batman e
Robin e Men In Black. Tra i suoi recenti
lavori ricordiamo Thor:
Ragnarok e Batman V Superman: Dawn of Justice. Ha anche
lavorato al design di caschi per il duo di musica elettronica Daft
Punk. SpaceX, ovviamente, è gestito
dall’eccentrico miliardario sudafricano Elon Musk, che gestisce
anche Tesla. La compagnia si è schierata recentemente in prima
linea per il lancio di due astronauti nello spazio per una missione
presso la Stazione Spaziale Internazionale. È la prima volta che la
NASA ha commissionato a una società privata un lancio con
equipaggio. Uno degli aspetti più noti del lancio sono state le
tute spaziali eleganti e alla moda indossate dagli astronauti, che
sembravano molto diverse dalle tute voluminose che siamo abituati a
vedere.
Lo stilista dei supereroi Marvel e DC veste gli astronauti
Fernandez è il responsabile di
quegli abiti, secondo Forbes. In
un’intervista, il costumista ha affermato di essere stato
avvicinato da Musk nel 2016, ma inizialmente non ha capito che le
tute sarebbero state usate per un vero volo spaziale. Pensava che i
progetti che avrebbe presentato sarebbero stati usati per un altro
film, senza rendersi conto che SpaceX era il nome di una compagnia
di volo spaziale e non un nuovo film di fantascienza.
Il contributo di
Fernandez include l’elmetto elegante e
confortevole, che secondo lui era progettato per fornire agli
astronauti un grande raggio di movimento, combinato con una visiera
più grande per migliorare la visibilità. Ha anche lavorato ad uno
speciale tipo di cuciture che potesse essere completamente a tenuta
d’aria, cosa che è ovviamente essenziale per chi viaggia nello
spazio a grande velocità.
Potrebbe non essere così facile per
titoli come Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings
tornare sul set in seguito alla pandemia di Covid-19. A metà dello
scorso marzo, tantissime produzioni di film e serie tv sono state
momentaneamente bloccate a causa dell’emergenza Coronavirus.
Naturalmente, le conseguenze per l’industria cinematografica sono
state a dir poco disastrose, con diversi membri del settore che si
sono ritrovati dall’oggi al domani senza lavoro.
Tra le produzioni che sono state
rimandate, oltre al già citato
Shang-Chi, nuovo film della Fase 4 del MCU, figurano anche gli attesissimi
The
Batman, Jurassic
World: Dominion e Avatar 2. La vera domanda che oggi tormenta la
maggior parte degli addetti ai lavori ma anche dei cinefili è la
seguente: quando potranno davvero ripartire queste produzioni? Un
segnale di ripresa si è già avuto nelle ultime settimane, quando
diverse città hanno annunciato che nei prossimi mesi le riprese di
film e serie tv potranno ricominciare, sempre rispettando tutta una
serie di norme di sicurezza.
Tra le produzioni che dovrebbero
tornare attiva a breve figura Avatar 2: sappiamo infatti che James
Cameron sarebbe atterrato in Nuova Zelanda e, dopo un
periodo obbligatorio di quarantena (circa due settimane), dovrebbe
finalmente essere in grado di poter tornare sul set. Sempre di
recente abbiamo appreso che anche le riprese di Mission Impossibile 7 dovrebbero ripartire a
Settembre: buona parte del film dovrebbe essere realizzata nei
teatri di posa di Londra, con la speranza di poter tornare a girare
nelle location attorno al mondo inizialmente stabilite, una volta
passata l’estate.
Avatar 2 potrebbe rappresentare
un’eccezione: i film rientreranno in produzione così
velocemente?
Stando ad un nuovo report di
The Wrap, Avatar 2 potrebbe rappresentare un’eccezione,
e che non tutti i film potrebbero tornare in produzione così
velocemente. Proprio come qualsiasi altra area pubblica del lavoro
che necessita di riaprire in questo periodo nonostante la pandemia,
anche i set cinematografici saranno costretti a rispettare tutta
una serie di nuove norme di sicurezza al fine di tutelare la salute
di tutte le persone coinvolte.
Nel report della fonte si legge:
“Gli studi stanno ancora determinando il modo in cui verranno
implementati questi nuovi protocolli sui progetti cinematografici
di varie dimensioni, in particolare blockbuster come The
Batman, Jurassic World: Dominion e Shang-Chi and the Legend of
the Ten Rings”. Un ulteriore ostacolo è rappresentato dalle
misure di sicurezza e dai protocolli che verranno adottati dai
singoli paesi del mondo…
Sebbene molte produzioni abbiano
ottenuto il consenso da parte delle autorità sanitarie e politiche
per poter tornare sul set (come
nel caso di The Batman e Animali
Fantastici 3 nel Regno Unito), dovranno trovare il
modo più sicuro per poter lavorare senza alcun tipo di rischio. Ciò
potrebbe richiedere più tempo del previsto, quindi è probabile che
non sarà così facile tornare sui set entro i prossimi mesi.
Naturalmente, ogni produzione è diversa dalle altre, con alcune che
potrebbero essere già pronte a ripartire entro poche settimane,
come Jurassic
World: Dominion, le cui riprese dovrebbero ripartire a
Luglio.
Phil Lord,
co-regista che insieme a Chris Miller avrebbe
dovuto dirigere inizialmente lo spin-off
Solo: A Star Wars Story, ha rivelato quali erano i
piani originali per il personaggio del giovane Lando
Calrissian interpretato da Donald Glover. All’epoca delle riprese del
film, il duo di registi venne licenziato dalla Lucasfilm a causa di
alcune “divergenze creative” e sostituito in corsa dal
premio Oscar Ron Howard.
Nonostante sia stato il primo film
dell’universo di Star
Wars a floppare al box office, Solo
è stato comunque accolto da critiche generalmente positive. Ad
oggi, c’è anche sul web una campagna messa insieme dal fandom della
saga che vorrebbe la release di un sequel dello spin-off (campagna
denominata #MakeSolo2Happen). Ciononostante, è probabile
che ci sia ancora qualcuno interessato a scoprire come sarebbe
stata la versione originale del film ad opera di Lord e Miller, e
adesso è stato proprio lo stesso Lord a rivelare un nuovo dettaglio
sul progetto che non abbiamo mai visto.
Su Twitter,
il critico Robert Daniels di Polygon ha condiviso un articolo a
proposito di
John Boyega, star della trilogia sequel di Star
Wars, e del suo impegno alla lotta contro il razzismo
negli Stati Uniti sulla scia dei recenti disordini avvenuti in
America e della nascita del movimento #BlackLivesMatter. Secondo Daniels, il
franchise nato dalla mente di George Lucas avrebbe perso l’occasione –
tramite il personaggio di Finn interpretato da Boyega – di
raccontare al cinema l’esperienza afroamericana.
Il personaggio di Lando Calrissian
in Solo avrebbe dovuto veicolare una serie di temi
“importanti”
In risposta al tweet di Daniels,
Phil Lord ha commentato: “Alcuni di noi ci
hanno provato…”. La risposta di Lord è un chiaro
riferimento al periodo di Solo
e al lavoro che probabilmente avrebbe voluto fare, in accordo con
Chris Miller, sul personaggio di Lando
Calrissian. Essendo Lando un personaggio di supporto
assolutamente chiave in Solo,
è palese che il duo volesse utilizzarlo per parlare di temi più
“elevati”, sicuramente in maniera diversa rispetto a quella che è
stata poi la caratterizzazione dello stesso nel film che abbiamo
visto in sala.
Ari Aster, acclamato regista di
Hereditary – Le radici del male e Midsommar – Il villaggio dei dannati, ha
svelato i primissimi dettagli sul suo prossimo progetto
cinematografico. L’occasione è stata una recente sessione di AMA
(il celebre format Ask Me Anything) su Reddit, dove al
regista è stato proprio chiesto di sviscerare qualcosa in merito ai
suoi piani futuri.
A quanto pare, sembra che Ari Aster si prenderà una pausa dal genere
horror, e che probabilmente ci vorranno diversi anni prima che
torni ad occuparsi di una storia che possa far saltare gli
spettatori sulla poltrona. Per il suo prossimo progetto, infatti,
Aster sembra intenzionato ad esplorare un genere totalmente
nuovo.
“Il mio prossimo film sarà una
commedia da incubo o, probabilmnete, un grande melodramma
domestico”, ha dichiarato Aster. “Potrebbero volerci
alcuni film prima di tornare alle origini, ma adoro l’horror e sono
sicuro che tornerò ad occuparmi di quel genere”. Il regista ha
poi aggiunto che il film sarà vietato ai minori e che potrebbe
durare all’incirca 4 ore.
Midsommar – Il villaggio dei
dannati, l’ultimo film diretto da Ari Aster
In attesa di nuovi dettagli,
ricordiamo che
Midsommar – Il villaggio dei dannati, l’ultimo film
diretto da Ari Aster, è uscito nelle nostre sale lo
scorso 25 luglio. Il cast del film annovera
Florence Pugh, Jack
Reynor, William Jackson Harper, Will Poulter, Vilhelm Blomgran,
Archie Madekwe e Ellora
Torchia.
In
Midsommar – Il villaggio dei dannati, Aster ci porta
in un piccolo villaggio della Svezia dove ogni novant’anni in piena
estate si svolge un leggendario Festival. Ma per un gruppo di amici
quella che doveva essere una vacanza idilliaca si trasforma ben
presto in un incubo terrificante.
Joker
è stato un grandissimo successo, talmente incredibile che neanche
la stessa Warner Bros. si sarebbe mai aspettata i risultati
ottenuti dinecomic di Todd
Phillips. Proprio sulla scia dei grandi riscontri del
film, a lungo si è parlato della possibilità di un nuovo
stand-alone dedicato ad un altro iconico villain della DC.
Adesso, un nuovo report del ben noto
Umberto Gonzalez apparso su Heroic Hollywood,
suggerisce che potrebbe esserci qualcosa che piani della major che
riguarderebbe il personaggio di Bane, già apparso
al cinema in Batman & Robin del 1997 e ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno del 2021,
interpretato da Tom Hardy (sicuramente l’iterazione più
celebre di Dorrance).
È importante ricordare che, di
recente, Gonzalez aveva anticipato non solo la release della
Snyder Cut di Justice
League su HBO Max, ma anche il ritorno di
Henry Cavill nel DCEU nei panni di Superman.
Fatta questa premessa necessaria, andiamo a scoprire cosa si legge
nel report della fonte: “Dopo l’inaspettato successo del Joker
con protagonista il premio Oscar Joaquin Phoenix, ad Heroic
Hollywood sarebbe arrivata una voce esclusiva secondo cui alla DC
starebbero pensando ad un film interamente dedicato a
Bane.”
Un potenziale spin-off di Bane
basato sulla serie a fumetti “Batman: La Vendetta di Bane”
Ancora: “Al pari di quanto
accaduto con il film di Todd Phillips, al regista incaricato di
dirigere il film verrà offerta la possibilità di esplorare la
psicologia del personaggio, tracciando un vero e proprio ‘studio’
sullo stesso, con scene che potrebbero contenere un maggiore tasso
‘adrenalinico’.”
Il report continua: “Un
potenziale pitch per il film avrebbe usato la storia tratta dalla
serie ‘Batman: La Vendetta di Bane’ come base per l’eventuale
sceneggiatura. La trama avrebbe introdotto Bane nel DCEU, rivelando
come le sue tragiche origini ebbero inizio ancora prima che
nascesse. Dal momento che Batman è la chiave della motivazione del
personaggio in relazione al suo arco narrativo, l’Uomo Pipistrello
sarebbe potuto esistere da qualche parte nel film, anche se fosse
stato soltanto una presenza che incombeva su Gotham City.”
Come specificato dalla fonte, pare
che alla fine questa potenziale storia per un film sia stata
scartata, e che semmai uno stand-alone dedicato a Bane dovesse
vedere la luce, l’ispirazione dalle serie a fumetti sarebbe
totalmente diversa. Inoltre, sempre come sottolineato dalla fonte,
sembra che Matt
Reeves possa avere in programma di introdurre
Bane in un eventuale sequel di The
Batman. Naturalmente, nulla di tutto ciò è al momento
confermato. Non bisogna far altro, quindi, che attendere eventuali
conferme o smentite.
La regista Lilly
Wachowski, nota per aver diretto insieme alla sorella Lana
la trilogia di Matrix,
ha rivelato in una nuova intervista come mai ha deciso di
allontanarsi dal mondo di Hollywood. Come sappiamo da diverso
tempo, infatti, l’attesissimo Matrix
4 sarà diretto esclusivamente da Lana
Wachowski.
La trilogia di Matrix ha
letteralmente stravolto le regole non scritte di un genere, la
fantascienza, che proprio a partire dalle intuizioni – tanto
narrative quanto visive – avute dalle due sorelle, è andato
incontro ad una vera e propria rivoluzione a partire dagli inizi
del nuovo millennio. Dopo l’incredibile successo della
trilogia, le sorelle Wachowski hanno scritto e prodotto
V per Vendetta, diretto Speed Racer,
Cloud Atlas e Jupiter – Il destino dell’universo e creato la
serie tv Sense8.
A metà del 2010, più o meno quando
lei e Lana erano impegnate a lavorare proprio a Sense8, Lilly
decise di lasciare momentaneamente Hollywood per concentrarsi sulla
sua vita privata e in particolare sulla proprio transizione,
ufficialmente terminata nel 2016. In una recente intervista con
THR, Lilly Wachowski ha spiegato i reali
motivi dietro questa lunga pausa: “Ho iniziato a lavorare
quando l’industria cinematografica era al suo apice. Prima che i
dirigenti e i responsabili del marketing la trasformassero in un
inferno. Tutte queste persone finirono nella stessa stanza con il
regista… dietro la macchina da presa, da scrivere… in sala di
montaggio. La cosa mi rese parecchio nervosa. Raggiunsi un punto di
rottura, e perciò decisi di lasciare.”
Lilly Wachowski su come Matrix sia
nato dalla sua personale esperienza
La Wachowski ha poi commentato il
suo processo di transizione, facendo riferimento proprio alla
genesi della saga di Matrix:
“È una saga nata dalla rabbia, dalla furia nei confronti del
capitalismo e della struttura corporativista. È una saga nata dalla
furia contro ogni forma di oppressione. E quella furia irrequieta
era relativa al fatto che io per prima mi sentivo oppressa. Mi
forzavo di reprimere me stessa.”
A dicembre del 2019 Lilly ha scritto
e prodotto la serie Work in Progress, in onda sul
network Showtime e rinnovata lo scorso gennaio per una seconda
stagione. A proposito di quell’esperienza, ha raccontato: “Ho
sempre realizzato film e serie che io per prima volevo vedere. Oggi
sono una donna trans fiera di esserlo: non c’è più spazio per i
fraintendimenti sui temi che affronta la nostra serie. Ciò mi dà
grandissima soddisfazione. Posso muovermi come voglio nel mio
mondo. Intendo portare sullo schermo più persone trans e queer.
Voglio mostrare ciò che siamo in grado di fare. Voglio mostrare gli
artisti straordinari che siamo.”
Matrix
4 vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil Patrick Harris,
Jonathan Groff, Jessica
Henwicke Toby
Onwumere. L’uscita nelle sale è fissata per il 21 maggio
2021. Il nuovo capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a
sei mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Il regista David
Ayer ha confermato che i reshoot di Suicide
Squad, in particolare quelli relativi alla backstory
di Harley Quinn (Margot
Robbie), hanno ufficialmente cambiato l’originale
timeline in cui si sarebbe dovuto inserire il cinecomic. Adesso che
la
Snyder Cut di Justice
League vedrà finalmente la luce (su HBO Max, il
prossimo anno), il fandom della DC si sta concentrando sul prossimo
obiettivo da raggiungere: la release della Ayer
Cut di Suicide Squad.
Nonostante la campagna a favore
della Director’s Cut del cinecomic uscito nel 2016 non abbia
ricevuto lo stesso sostegno di quella nata a favore della
Snyder Cut, è comunque riuscita a catalizzare
l’attenzione del web, soprattutto nelle ultime settimane e anche
grazie al coinvolgimento in prima persona di David
Ayer, che di recente ha iniziato a svelare dettagli
sempre più inediti sulla “sua” versione del cinecomic.
Grazie all’intro del film che
presenta i vari personaggi della storia, veniamo a conoscenza di un
dettaglio molto particolare sulla storia di Harley Quinn: la
Mattacchiona, infatti, è stata complice del Joker di
Jared Leto nell’omicidio di Robin, il giovane
assistente di Batman. Secondo una prima versione della storia
partorita da Ayer, Batman si sarebbe vendicato della morte del suo
amico strappando i denti al Clown Principe del Crimine, e
costringendolo ad indossare dei finti denti in metallo.
La backstory di Harley Quinn in
Suicide Squad completamente alternata dalle riprese aggiuntive
Tornando al film, Suicide
Squad ci mostra il momento del primo incontro tra
Harley e il Joker, ed è palese in quella scena che il Joker abbia
già i suoi denti in metallo: ciò suggerisce che Joker ha ucciso
Robin prima di incontrare Harley. Sui social, dopo che un fan ha
dichiarato che sarebbe stato interessante capire di più sul
coinvolgimento di Harley nell’omicidio di Robin, un altro fan ha
sottolineato che quel dettaglio nel film è stato aggiunto da
qualcuno che probabilmente non conosceva tutta la storia e le idee
iniziali di Ayer.
A confermarlo è stato lo stesso
David
Ayer, che su Twitter
– in risposta ai due fan – ha scritto: “Sì. Hanno spezzato la
mia timeline. Johns lo ha aggiunto”. Il Johns a cui fa
riferimento Ayer è Geoff Johns, che all’epoca
dell’uscita di Suicide
Squad era a capo della DC Films. Non è la prima volta che
Ayer sottolinea come i suoi piani originali per il film siano stati
cambiati durante le riprese aggiuntive. Ad esempio,
il regista aveva già rivelato che Harley avrebbe dovuto
innamorarsi di Deadshot (Will
Smith) e non finire col Joker, e che il personaggio di
Diablo (Jay Hernandez) non sarebbe dovuto
morire.
Suicide
Squad è un film del 2016 diretto
da David Ayer con Will
Smith, Margot
Robbie, Jared
Leto, Joel
Kinnaman, Jai Courtney, Cara
Delevingne, Viola
Davis, Scott
Eastwood, Raymond Olubawale, Jay Hernandez, Ike Barinholtz, Ted
Whittall, Robin Atkin Downes e David
Harbour. Nel film i più temuti supercriminali del
mondo vengono reclutati in gran segreto da Amanda Waller per
costituire la Task Force X, una squadra di antieroi che in seguito
alla morte di Superman avrà il compito di difendere l’umanità da
ogni genere di minaccia.
Create rispettivamente da
Frank Herbert e George Lucas,
Dune e
Star
Wars sono due proprietà fantascientifiche che hanno
molto in comune. In vista dell’arrivo nelle sale del nuovo
adattamento ad opera di Denis
Villeneuve, sono in molti a chiedersi come il nuovo
film del regista di Blade
Runner 2049 sarà diverso rispetto agli episodi
dell’amatissima saga, soprattutto da un punto di vista visivo.
In passato era stato lo stesso
Villeneuve a descrive il suo Dune –
in riferimento al suo approccio al materiale originale – come
“il film di Star
Wars che non avete mai visto”, definendo inoltre
l’universo creato da Herbert una sorta di “Star Wars per
adulti”. Anche Jason Momoa, il celebre Aquaman del DCEU che nel film interpreterà Duncan
Idaho, in una vecchia intervista
ha paragonato il suo personaggio a quello di Han Solo.
I parallelismi tra i due universi
non finiscono certo qui, dal momento che il direttore della
fotografia del nuovo Dune sarà
Greig Fraser, che aveva già lavorato allo spin-off
Rogue One e ad alcuni episodi della prima stagione di
The
Mandalorian. In una recente intervista con Collider, Fraser ha
raccontato che fin dal primo momento ha voluto accertarsi che il
suo lavoro per Dune sarebbe
stato molto diverso dai suoi sforzi per Star Wars.
Il direttore della fotografia di
Dune rivela che Star Wars è stato influenzato dal romanzo di Frank
Herbert
“È stato parecchio divertente,
perché ho dovuto dimenticare molto di ciò che avevo fatto con Star
Wars quando stavo girando Dune”, ha dichiarato Fraser. “Non è stato
difficile, però. Denis e io abbiamo parlato chiaramente
dell’aspetto visivo del film, di come doveva essere. Del formato,
di tantissimi aspetti… quindi non è stato difficile scartare delle
cose e cambiare direzione. C’erano alcune somiglianze tra le due
proprietà, come i deserti.”
Cosa ancora più interessante, Fraser
ha rivelato che apparentemente, quando la Lucasfilm realizzò il
primo Guerre Stellari nel 1979, si ispirò in parte al
romanzo originale di Herbert: “Voglio dire… alla fine sono
certo che anche George Lucas si sia ispirato a Dune quando ha
realizzato il primo Star Wars. Non so se sia un sacrilegio parlare
di questa cosa, ma ci sono diverse somiglianze, quindi penso si
possa tranquillamente dire che Dune abbia influenzato Star Wars.
Per questo ci sono andato molto cauto, cercando di non ripetermi. E
non solo per il bene del film, ma anche per me stesso. Odio fare la
stessa cosa due volte.”
Anche per l’edizione 2020
del Biografilm Festival – International Celebration of
Lives, previsto online dal 5 al 15 giugno, Sky
Arte e Sky Cinema sono i Main
Media Partner e, durante le date della rassegna,
proporranno una selezione di acclamatissimi documentari e film
biografici per ripercorrere la vita di personaggi che hanno scritto
capitoli cruciali di storia, cultura e cronaca.
In particolare, Sky
Arte trasmetterà in prima tv due documentari presentati
alla scorsa edizione del festival: si comincia sabato 6
giugno alle 21.15 con Herzog incontra
Gorbaciov, il film diretto dal prolifico regista Werner
Herzog, che nell’arco di sei mesi incontra tre volte Mikhail
Gorbaciov, l’ultimo segretario del Partito Comunista sovietico, per
ricostruire, oltre all’ascesa politica di Gorbaciov e il crollo
dell’URSS, l’impegno costante di “Misha” verso il disarmo e
l’uscita dall’era della Guerra fredda. Il film non è soltanto un
racconto della vita dell’uomo che quel 25 dicembre 1991 ha
annunciato la dissoluzione dell’URSS, dando le dimissioni, ma anche
una narrazione degli anni che hanno rivoluzionato il corso del
Novecento, cambiando per sempre la geografia politico- economica e
sociale dell’intero mondo.
Il secondo appuntamento è invece
previsto sabato 13 giugno alle
21.15 quandoandrà in onda PEPE
MUJICA – UNA VITA SUPREMA, il documentario diretto da Emir
Kusturica sull’icona di resistenza e di lotta rivoluzionaria Pepe
Mujica. Nel documentario, il regista racconta il presente e il
tragico passato del detenuto politico Mujica, delineando la sua
imponente figura di politico. Rinchiuso per dodici anni, isolato in
un pozzo senza contatti con nessuno, scopriamo la vita del «Che
Guevara senza sigaro dell’Uruguay», diventato poi il suo
presidente.
Anche Sky Cinema
Drama proporrà una programmazione speciale, in
prima e seconda seratada venerdì 5 a lunedì 15
giugno, durante tutta la durata del festival, con la
collezione Vite da Film, una rassegna di film
biografici per ripercorrere, attraverso le vicende di personaggi
preminenti, pagine fondamentali del mondo della storia, della
cronaca e della cultura. Venerdì 5 aprono il
ciclo le storie di due serial killer che hanno colpito negli Stati
Uniti, TED BUNDY – FASCINO CRIMINALE con
Zac Efron e MONSTER con
Charlize Theron nelle vesti di Aileen Wuornos,
premiata con Oscar, Golden Globe e Orso d’argento a Berlino per
questo ruolo; sabato 6 ci si sposta alla corte
inglese con MARIA REGINA DI SCOZIA con
Saoirse Ronan e
Margot Robbie e LA FAVORITA con
Emma Stone,
Rachel Weisz e Olivia Colman che per l’interpretazione della
regina Anna ha ottenuto l’Oscar, il Golden Globe e la Coppa
Volpi; domenica 7 sono previste due pellicole che
parlano dell’operato di due coraggiose giornaliste in A
MANO DISARMATA con Claudia Gerini, nei panni di
Federica Angeli, e A PRIVATE WAR con
Rosamund Pike, in quelli della reporter di guerra Marie
Colvin; lunedì 8 si passa alla famiglia Kennedy
con JACKIE, in cui Natalie Portman è Jacqueline Kennedy nel
momento in cui è chiamata ad affrontare il dolore per l’assassinio
del marito, e LO
SCANDALOKENNEDY, storia dello scandalo
che travolse Ted Kennedy, interpretato da Jason Clarke. E ancora,
martedì 9 la serata è dedicata all’arte
con VAN GOGH – SULLA SOGLIA
DELL’ETERNITÀ con Willem Dafoe, premiato a Venezia con
la Coppa Volpi, e IO, LEONARDO con Luca
Argentero; mercoledì 10 è la volta di due capitoli
inerenti a Cosa Nostra, IL TRADITORE con
Pierfrancesco Favino, chiamato a interpretare il mafioso pentito
Tommaso Buscetta, e I CENTO PASSI con Luigi
Lo Cascio nei panni del giornalista Peppino Impastato che sfidò il
muro d’omertà legato alla mafia; giovedì 11 si
parla di due celebri politici: CHURCHILL, in cui
Brian Cox interpreta il Primo ministro inglese, e PATH
TO WAR, L’ALTRO VIETNAM dove Michael Gambon è il
Presidente degli Stati Uniti Lyndon Johnson; venerdì
12 si passa a due artisti che sono rimasti
nell’immaginario collettivo con i film NUREYEV – THE
WHITE CROW e BOHEMIAN
RHAPSODY con Rami Malek, premiato con l’Oscar® per
l’interpretazione di Freddie Mercury; sabato 13 si
fa un passo indietro nella Storia con IL PRIMO RE, che
racconta il mito di Romolo e Remo, e THE YOUNG
MESSIAH, pellicola che ripercorre l’infanzia di
Gesù; domenica 14 è la volta di due film
nostalgici: STANLIO & OLLIO, con Steve Coogan e
John C. Reilly nei panni leggendario duo comico, e OLD
MAN & THE GUN, in cui Robert Redford è il criminale
“gentiluomo” Forrest Tucker. Infine, lunedì
15 chiudono il ciclo due pellicole che raccontano due
viaggi verso la Luna: FIRST MAN – IL PRIMO UOMO,
con Ryan Gosling chiamato a interpretare Neil Armstrong,
e APOLLO 13 con Tom Hanks.
Tutti i titoli sono disponibili
anche nella collezione on demand su Sky e NOW TV insieme ad altri
film come ad esempio THE AVIATOR, diretto
da Martin Scorsese con Leonardo Di Caprio nei panni di Howard
Hughes e GANDHI, la pellicola di Richard
Attenborough vincitrice di otto premi Oscar®.
Cubano naturalizzato statunitense,
l’attore Andy Garcia si è negli anni costruito una
notevole fama all’interno dell’industria hollywoodiana, prendendo
da prima parte a celebri gangster movie d’autore, per poi spaziare
attraverso i generi, dalla commedia alla fantascienza. Ad oggi è
considerato uno degli interpreti dotato di maggior classe, eleganza
e carisma.
Ecco 10 cose che non sai di
Andy Garcia.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Andy Garcia: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in celebri
lungometraggi. L’attore ha debuttato sul grande schermo
con il film Nudi in paradiso (1983), per poi ottenere una
prima notorietà grazie a Gli intoccabili (1987), con
Kevin
Costner e SeanConnery. Si consacra poi grazie al ruolo di
Vincent Mancini in Il Padrino – Parte III (1990), con
AlPacino. Negli anni seguenti recita poi in film
come Gli occhi del delitto (1992), Prove
apparenti (1997) e Ocean’s Eleven (2001), di StevenSoderbergh. Riprenderà poi il suo ruolo in
Ocean’s Twelve (2004), per poi apparire in The Lost
City (2005), Ocean’s Thirteen (2007), La Pantera
Rosa 2 (2009), con Jean
Reno, A Dark Truth (2012),Ghostbuster (2016), con
Kristen
Wiig,Passengers
(2016), Geostorm
(2017), Book Club
(2018) Mamma mia! Ci
risiamo (2018) e Il corriere
(2018), di Clint
Eastwood.
9. È anche sceneggiatore,
regista e produttore. Interessato non solo alla
recitazione, Garcia si è negli anni cimentato in diverse attività
legate al cinema. Nel 2005 ha infatti esordito alla regia del film
The Lost City, da lui anche prodotto, e incentrato sulla
rivoluzione cubana tra gli anni Cinquanta e Sessanta.
Prossimamente, Garcia tornerà dietro la macchina da presa per il
film Hemingway & Fuentes, da lui anche scritto, e basato
sul romanzo Il vecchio e il mare.
8. Ha preso parte a
progetti televisivi. Negli ultimi anni l’attore ha preso
parte a diversi titoli per la televisione, come le serie
Ballers (2016), 3 in mezzo a noi: I racconti di
Arcadia (2018-2019) e Flipped (2020). In particolare,
è stato apprezzato per il suo ruolo nella serie antologica
Modern Love (2019), dove ha recitato nel ruolo di Michael
negli episodi Quando cupito è una giornalista indiscreta e
La corsa diventa più dolce vicino all’ultimo giro,
rispettivamente secondo e ottavo della prima stagione.
Andy Garcia: la moglie e i
figli
7. È sposato.
Particolarmente discreto per quanto riguarda la propria vita
privata, l’attore non è solito puntare i riflettori su di essa. Di
lui si sa però che è sposato dal 1982 con una donna di nome Maria
Vittoria Lorido, anch’ella di origine cubana. Negli anni la coppia
ha avuto quattro figli, rispettivamente nel 1983, 1988, 1991 e
2002.
6. Sua figlia è
un’attrice. La primogenita di Garcia, chiamata Dominik, è
a sua volta diventata un’attrice, seguendo le orme del padre. I due
hanno inoltre avuto modo di lavorare insieme quando nel 2005 Garcia
l’ha voluta per il ruolo di Mercedes Fellove nel suo film da
regista, The Lost City.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Andy Garcia in Il Padrino – Parte
III
5. Ha ricevuto una
nomination al premio Oscar. Con il suo ruolo di Vincent
Mancini, figlio illegittimo di Sonny Corleone, Garcia si consacra
agli occhi dell’industria cinematografica. La sua interpretazione
viene infatti riconosciuta con la candidatura al premio Oscar nella
categoria al miglior attore non protagonista. Ad oggi, si tratta
dell’unica nomination ricevuta dall’attore.
4. Ha dovuto convincere i
produttori del film. Per ottenere la parte di Mancini,
l’attore ha dovuto convincere i produttori di essere la scelta
giusta. Questi erano infatti convinti che Garcia avesse dei tratti
che rendevano troppo evidenti le sue origini cubane, le quali
andavano in contrasto con quelle del personaggio. Tuttavia,
l’attore riuscì ad essere convincente e finì con l’ottenere la
parte.
3. Ha realmente ferito uno
stuntman. Nel girare la scena di lotta prevista, l’attore
pretese di poter utilizzare una vera pistola, così da poter
risultare più realistico. Lo fu a tal punto che finì con il ferire
davvero lo stuntman con il quale si scontrava, il quale dovette
ricorrere a diversi punti per richiudere la ferita.
Andy Garcia e la sua cicatrice
sulla spalla
2. Era nato come gemello
siamese. Al momento della nascita, l’attore era congiunto
per una spalla al fratello gemello. Questi, tuttavia, venne alla
luce già deceduto e con un intervento chirurgico i due vennero
separati. Da quel momento, l’attore porta inevitabilmente una
vistosa cicatrice sulla spalla.
Andy Garcia: età e altezza
1. Andy Garcia è nato a
L’Avana, a Cuba, il 12 aprile 1956. L’attore è alto
complessivamente 175 centimetri.
È in arrivo oggi, direttamente on
demand, una nuova, divertentissima versione di una delle favole più
amate di tutti i tempi. Scritta e diretta da Sungho Hong e
animata dal veterano Disney Jin Kim, Scarpette Rosse e i
sette nani è una rivisitazione moderna e brillante di un
grande classico delle storie per bambini – il mito di
Biancaneve.
Non una mela ma delle scarpette
rosse, non una principessa dalla pelle candida ma una ragazza come
tante alle prese con le proprie insicurezze, non un solo principe
ma ben sette, che però si ritrovano imprigionati in un corpo
diverso. La nuova Biancaneve, coraggiosa e vivace principessa dal
cuore puro, ha la vocedi Baby K,
per la prima volta coinvolta in un doppiaggio. Sono invece
affidate alla comicità di Pio & Amedeo le voci di
due meravigliosi principi alle prese con una maledizione che li ha
trasformati in buffissimi nanetti.
Scarpette rosse e i
sette nani, la sinossi
Delle magiche scarpette rosse sono
il segreto della bellezza di Biancaneve e il motivo per cui sette
principi, trasformati in nani da una maledizione, la stanno
cercando disperatamente. Per spezzare l’incantesimo, infatti,
devono riceve il bacio della donna più bella del mondo. In una
folle competizione per ricevere il bacio agognato e in un buffo
gioco di equivoci, i principi, un tempo arroganti e ossessionati
dall’aspetto fisico, gradualmente scoprono il vero significato
della bellezza. Una scorretta e divertentissima rivisitazione
della favola più amata di tutti i tempi.
Rakuten TV ha annunciato oggi il
lancio del suo primo canale live sulla piattaforma:
Euronews, il canale di notizie internazionale numero uno
in Europa. Il canale, che fornisce contenuti informativi 24 ore su
24, sarà disponibile in tutti i paesi Europei in cui è presente
Rakuten TV secondo un lancio progressivo nei diversi territori,
come parte dell’offerta gratuita della piattaforma nella sezione
AVOD (Advertising-video-on-demand). In Italia il canale è live da
oggi stesso.
Il portfolio di contenuti del canale
è incentrato su notizie da una prospettiva europea coprendo diversi
ambiti: attualità, business, cultura, sport, scienza e tecnologia e
lifestyle. Il suo feed live sarà disponibile in sei lingue tra cui
francese, portoghese, italiano, tedesco, spagnolo e inglese per i
restanti paesi europei.
I contenuti di Euronews saranno visibili all’interno dell’app
Rakuten TV presente sui modelli di Smart TV Samsung Electronics e
LG a partire dal 2019. Il bottone Rakuten TV presente sui
telecomandi e l’app preinstallata sulle Smart TV LG e Samsung
faranno entrare Euronews nelle case di milioni di famiglie europee.
In un secondo momento, il canale sarà reso disponibile su altri
dispositivi.
Teresa López, European Content
Director di Rakuten TV, ha dichiarato: “Siamo molto
entusiasti del lancio del nostro primo canale live, che ci consente
di arricchire la nostra attuale proposta fornendo contenuti sempre
più vari all’interno della piattaforma. Rakuten TV è impaziente di
continuare ad espandere la sua offerta di contenuti al fine di
offrire un’esperienza completa con un solo clic ”.
Maxime Carboni, direttore Worldwide Distribution di Euronews, ha
dichiarato: “Siamo onorati di essere i primi fornitori di
contenuti live a unirsi al servizio AVOD di Rakuten TV, consentendo
agli spettatori di guardare diverse versioni di Euronews sulla
piattaforma. Questa importante partnership rafforza definitivamente
la strategia di Euronews di rivolgersi al proprio pubblico in modi
nuovi attraverso formati innovativi e piattaforme digitali. Siamo
stati in grado di costruire insieme a Rakuten TV una proposta e un
modello di contenuti di notizie che si adattano ai nostri valori
comuni: localizzazione dei contenuti, ottima esperienza utente e
attenzione alla qualità “.
Il lancio di Euronews su Rakuten TV è un ulteriore passo che la
piattaforma sta intraprendendo nell’ambito della sua strategia
volta ad implementare l’offerta della sezione gratuita supportata
dalla pubblicità, che include già i canali
tematici Film con pellicole di
Hollywood, Kids dedicato ai più piccoli
e Rakuten Stories che offre contenuti esclusivi
e originali tra cui la serie TV Matchday – Inside FC
Barcelona e i documentari appena lanciati su Sadio
Mané, Made in Senegal e Andrés Iniesta
– L’eroe inaspettato. Rakuten TV è la prima piattaforma
europea che combina I modelli di business TVOD e AVOD in tutta
Europa, fornendo un unico punto di accesso ad un universo di
contenuti illimitati.
Euronews è l’unico canale di notizie
internazionale con una prospettiva europea. È distribuito in 160
paesi e quasi 400 milioni di case – tra cui il 67% delle case
nell’UE e nel Regno Unito – raggiungendo oltre 141 milioni di
persone ogni mese, secondo il Global Web Index.
È disponibile dal 20 maggio su Amazon
Prime il primo film che vede protagonisti Antonio
Matranga ed Emanuele Minafò – duo comico
palermitano giunto alla notorietà grazie alle apparizioni
televisive in trasmissioni come Made in Sud e ad un
tormentone nato proprio lì. Un pugno di
amici è diretto da Sergio Colabona,
regista televisivo che con Vita, cuore,
battito aveva già portato sul grande schermo gli
Arteteca, altro duo di Made in Sud.
Un pugno di
amici, la trama
Toni (Antonio Matranga) ed Emanuele
(Emanuele Minafò) organizzano una rapina a un centro scommesse di
Palermo, assieme ai due amici Mariano (Mariano
Bruno) e Jesus (Domenico Fazio). Qualcosa
però va storto e i quattro si ritrovano con una borsa piena di
vestiti usati anziché di soldi.
Oltre a scoprire chi ha fatto lo
scambio ed è scappato col malloppo, devono sottrarsi alle ire di
Don Calogero (Paride Benassi), che rivuole
indietro i soldi del suo centro scommesse. A dare la caccia sia al
boss che ai quattro amici, rapinatori improvvisati, un nuovo
commissario (Maurizio Casagrade), appena arrivato
da Napoli. Riusciranno a cavarsela?
Matranga e Minafò prima di
Un pugno di amici
La comicità del duo palermitano
Matranga e Minafò nasce semplice e affonda le radici nel luogo
comune del maschio cacciatore e della femmina preda, nel modo più
banale. Nell’estate 2019 ha spopolato con la hit Appalermo –
s’inzuppa il biscottino, che declinava poi in tutti i modi
possibili il concetto. Un vero e proprio tormentone nato con gli
sketch portati a Made in Sud e a SiciliaCabaret. Un tormentone come fu quello di Fabio Rovazzi
qualche estate prima. Una comicità datata e anche sessista quella
del duo, dalla quale si sperava di essersi liberati, ma che invece
continua a fare presa su alcuni, almeno a teatro e in tv.
Piena appunto di tette, culi,
patate, biscotti e tutto ciò che il repertorio possa offrire in
materia. Dove le donne sono “selvaggina” da catturare e da
esibire come trofei (nei vecchi sketch ricorrono frasi del tipo:
“Me ne sono fatte più di dieci”). L’elemento realmente
comico sta più che altro nel contrasto tra l’aspetto tutt’altro che
prestante del gracile Minafò, sfortunato con le donne, e la sua
fiducia nel proporsi, convinto di riuscire ad abbordarle, conciato
nei modi più improbabili.
Un buon canovaccio rovinato
da una serie di squallide gag
Il soggetto del film, firmato dal
regista, potrebbe anche funzionare: ci sono scambi d’identità che
mettono i protagonisti in situazioni potenzialmente divertenti e un
twist finale che fa riflettere sul valore dell’amicizia – come
sancisce la citazione finale di Bob Marley – ed è purtroppo l’unica
cosa che risolleva un po’ il film dal livello terra terra sul quale
si è mosso fino alla fine.
In Un pugno di
amici il tormentone c’è, irrinunciabile marchio di
fabbrica del duo, ma poi si è costretti a cercare altri modi per
suscitare la risata. E qui i problemi si susseguono, come la serie
di sketch con battute dall’umorismo a volte raggelante che
compongono il film, segno che la sceneggiatura (di Colabona,
Nando Mormone, Ciro Cerruti e gli
stessi Matranga e Minafò) non funziona quanto il soggetto.
Le gag dunque non funzionano e non
si ride, a parte qualche battuta sulla somiglianza di uno degli
amici, Jesus – Domenico Fazio, componente del
quartetto comico I 4 Gusti – con Gesù, da cui il
soprannome. Neanche i componenti dello sgangherato commissariato
guidato da Maurizio Casagrande riescono a far sorridere, piuttosto
imbarazzano e lasciano perplessi: a partire da Gianni –
Rosario Alagna de I Respinti –
che ripete costantemente “Io sono Gianni” e Giuseppe –
Giuseppe Stancampiano de I 4
Gusti – che dice sempre e solo “Si”. Tormentoni
anche questi già deboli su un palcoscenico, ma che rivelano tutta
la loro pochezza se reiterati per 90 minuti sul grande schermo.
Altrettanto perplessi lasciano personaggi come quello del cardinale
interpretato da Domenico Manfredi, la cui comicità
gestuale è ai limiti dell’irritante.
A condire il tutto, luoghi comuni
come quello dei meridionali scansafatiche. Da apprezzare
invece le location, tra cui Villa Naselli di Palermo, per un film
girato tra il capoluogo siciliano, Termini Imerese, Gratteri,
Lascari e l’Isola delle Femmine.
A Matranga e
Minafò, che aspirerebbero a diventare i nuovi
Ficarra e Picone, però, non basta tornare sui
propri passi, scegliendo di girare nel villaggio dove tutto
cominciò, dove davvero iniziarono come animatori, per fare un buon
film. Non basta neppure affidarsi agli amici di altri sodalizi
comici per garantire la riuscita del progetto, né basta un
tormentone. Occorre qualche idea in più per sostenere un film, una
comicità più intelligente, anche fatta di sketch e gesti, ma che
sappia suscitare qualcosa di più di un perplesso: bah …
In seguito all’omicidio
di George Floyd, negli Stati Uniti continuano
a moltiplicarsi le manifestazioni e le prese di posizione contro il
razzismo e l’omicidio delle persone di colore da parte della
polizia, che hanno poi condotto alla nascita del movimento
internazionale #BlackLivesMatter. Ecco 10
film che trovate comodamente in streaming e che possono aiutare a
capire meglio quanto sta accadendo in America:
I Am Not Your Negro, 2016 (Chili)
I Am Not Your
Negro è un documentario del 2016 diretto da Raoul
Peck e candidato all’Oscar nel 2017 per il miglior
documentario. Racconta il pensiero di James
Baldwin partendo da un’opera dello scrittore statunitense
rimasta incompiuta (che di fatto figura anche come sceneggiatore,
nonostante sia scomparso nel 1987).
Il pensiero di Baldwin è
fondamentale per capire la questione razziale che ancora oggi
attanaglia gli Stati Uniti. Il documentario, disponibile in
streaming su
Chili, è una lezione di storia e di etica che,
attraverso il linguaggio innovativo di uno dei più importanti,
empatici e lucidi scrittori della storia americana, aiuta a
comprendere con maggiore consapevolezza il mondo che ci
circonda.
Adattamento cinematografico
dell’omonimo libro scritto dall’ex poliziotto Ron
Stallworth (nel film interpretato da John David Washington), il film racconta la
storia vera dello stesso Stallworth, primo poliziotto nero nella
storia di Colorado Springs ad essersi infiltrato nel Ku Klux Klan.
Servendosi di uno stile assolutamente innovativo, Lee manifesta
tutta la sua rabbia nei confronti di una situazione sociale,
politica e culturale profondamente radicata tanto nell’America del
passato quanto in quella di oggi.
Invictus, 2009 (Prime Video)
Invictus – L’invincibile è un film del 2009
diretto dal maestro Clint Eastwood. Ispirato a fatti realmente
accaduti, la storia – basata su un romanzo di John
Carlin – ruota attorno ad una serie di eventi che ebbero
luogo in occasione della Coppa del Mondo di rugby del 1995,
tenutasi in Sudafrica poco tempo dopo l’insediamento
di Nelson Mandela come presidente della nazione.
Nel film, disponibile su
Prime Video, Mandela (interpretato da Morgan Freeman) è appena diventato il primo
presidente sudafricano di colore. Dopo la caduta del regime
dell’apartheid, si ritrova a guidare la nazione in un periodo
storico particolarmente delicato. Il suo obiettivo è quello di
riconnettere la popolazione sudafricana, ancora fortemente divisa
dall’odio fra la maggioranza nera e la minoranza bianca.
XIII emendamento, 2016
(Netflix)
XIII emendamento è
un documentario del 2016, diretto da Ava DuVernay,
regista che aveva già ampiamente affrontata il tema del razzismo
nel bellissimo Selma – La strada della libertà del 2014. Il
documentario ha vinto il premio Emmy nel 2017 nella categoria di
appartenenza.
Il documentario, disponibile su
Netflix,
non sceglie la via della sovversione o della rivoluzione, e non
racconta unicamente del razzismo di matrice “ideologica”:
XIII emendamento, infatti, passa in
rassegna tutta una serie di questioni e di avvenimenti che nel
corso degli anni sono passate inosservate, sia per negligenza che
per ignoranza.
Mudbound, 2017 (Netflix)
Mudbound
è un film del 2017 diretto da Dee Rees.
Adattamento dell’omonimo romanzo di Hillary Jordan, il film venne
presentato in anteprima al Sundance Film Festival e ricevette
quattro candidature ai premi Oscar, inclusa quella alla migliore
attrice non protagonista per la celebre cantante Mary J.
Blige.
Disponibile su Netflix,
il film è un’epopea inarrestabile ed emozionante che, pur
rifacendosi agli stilemi più abusati del cinema classico, riesce
con sguardo innovativo a raccontare le luci e le ombre del Sogno
Americano infrantosi tra l’inizio e la fine della Seconda Guerra
Mondiale.
The Birth of a Nation, 2016 (Google Play)
The
Birth of a Nation, disponibile su Google Play, è un film del 2016 scritto e
diretto da Nate Parker, che nella pellicola si è
anche ritagliato il ruolo del protagonista principale, Nat Turner,
uno schiavo afroamericano che nell’agosto del 1831 guidò la rivolta
degli schiavi nella Contea di Southampton, in Virginia.
Il film, il cui titolo è un
riferimento ironico al controverso film del 1915 Nascita di
una nazione, che descriveva la nascita – appunto – del Ku
Klux Klan, ha vinto il gran premio della giuria e il premio del
pubblico al Sundance Film Festival. Un film che, attraverso feroci
sequenze dall’impatto emotivo straordinario, ci ricorda come il
peso della Storia non faccia sconti a nessuno.
LA 92, 2017 (Netflix)
LA 92 è un
documentario del 2017 diretto da Daniel Lindsay e
T. J. Martin che racconta, a 25 anni di distanza
dai fatti accaduti, le proteste e le rivolte che sconvolsero la
città di Los Angeles nel 1992.
Il documentario, che ha debuttato
in anteprima al Tribeca Film Festival e che ha anche vinto un Emmy,
è disponibile su Netflix.
Include immagini di repertorio relative alle rivolte del quartiere
di Watts del 1965, all’elezione di Tom Bradley del 1973, alla
promozione di Daryl Gates nel 1978, alla sparatoria di Latasha
Harlins, alle violenze perpetrate dalla polizia americana ai danni
di Rodney King e alle successive rivolte e violenze scoppiate dopo
l’assoluzione degli ufficiali coinvolti nel pestaggio.
Fa’ la cosa giusta, 1989 (Chili, Google Play, iTunes)
Fa’ la cosa giusta
è probabilmente uno dei film più celebri di Spike
Lee, considerato da molti il capolavoro del regista
statunitense. All’epoca della sua uscita in sala, nel 1989, fu al
centro di grosse polemiche, perché secondo alcuni la storia
raccontata nel film istigava i giovani afro-americani alla
rivolta.
Candidato a due premi Oscar e
trainato da una colonna sonora tanto irresistibile quanto
fortemente critica nei confronti della società statunitense, il
film (che prende spunto da alcuni fatti di cronaca realmente
accaduti, tra cui il famoso “Howard Beach Incident”) è ancora oggi
considerato uno dei migliori della storia del cinema. Lo trovate in
streaming su
Chili,
Google Play e iTunes.
The Help, 2011 (Rakuten Tv, Chili)
The Help è un film del 2010 diretto da
Tate Taylor e basato sull’omonimo romanzo di
Kathryn Stockett, amica d’infanzia del regista. Il cast è
assolutamente di prim’ordine:
Emma Stone, Viola
Davis, Bryce
Dallas Howard, Jessica
Chastain, Allison Janney, Sissy Spacek e Octavia Spencer, che per il suo ruolo riuscì
anche ad ottenere un Oscar come migliore attrice non
protagonista.
The Help, disponibile su Rakuten Tv e
Chili, è una commedia drammatica a tratti divertente,
ma anche amara e sinceramente toccante, che racconta un periodo
oscuro della storia dell’uomo, profondamente caratterizzato da
segregazione e razzismo.
When They See Us, 2019 (Netflix)
When They See Us è
una miniserie tv diretta da Ava DuVerny, già
acclamata per Selma – La strada della libertà e per il già
citato documentario XIII emendamento. Disponibile su
Netflix, la serie ricostruisce il caso della jogger
di Central Park, una donna bianca che nel 1989 venne aggredita
durante una sessione di allenamento all’interno del celebre parco
di New York.
In seguito al tragico accaduto,
cinque giovani ragazzi, quattro di colore e uno ispanico, furono
condannati per il reato nonostante l’assenza di prove. Nel 2002,
quando il vero colpevole confessò il reato, i cinque vennero
scagionati e liberati. Una miniserie spaventosamente toccante che
mette in luce le falle di un sistema giudiziario che, nel corso
della sua storia, ha troppo spesso ignorato i principi fondamentali
di giustizia e uguaglianza, a favore di un’ossessiva ricerca del
colpevole.
È stato un periodo davvero difficile
per Woody Allen che, dopo la bufera che lo ha
travolto, legata al riaffiorare delle accuse di molestie e stupro
che gli erano state rivolte, si è trovato, come tutti, a fare i
conti anche con la chiusura dei cinema, che hanno messo di nuovo a
dura prova la sua vena creativa e la sua volontà di continuare a
realizzare bei film.
Durante una recente intervista con
il Financial Times, Woody Allen si è
lasciato andare a dichiarazioni cariche di sconforto, legate
soprattutto al suo lavoro nell’industria del cinematografica, non
solo a seguito delle sue vicende personali, ma anche per la
pandemia, che ha causato la chiusura dei cinema di tutto il mondo,
compresi quelli di New York, la sua città.
Woody Allen abbandona il cinema?
Sappiamo che Woody
Allen è al lavoro su
Rifkin’s Festival, il suo prossimo film, che è già
pronto, ma potrebbe essere anche il suo ultimo film, stando a
quanto ha dichiarato al giornale. Per lui, dice, ogni film è
diventato una vera e propria battaglia e a confermarlo c’è la
brutta storia di Un Giorno di Pioggia a New York, che ha avuto
una vita distributiva tanto difficile in tutto il mondo e
arrivato da noi con Lucky Red.
A peggiorare le aspettative di Allen
riguardo al suo futuro nel cinema c’è stata la pandemia. Per il
regista e sceneggiatore il lockdown è stato “un altro chiodo
nella bara” dell’industria cinematografica. Una visione
davvero nera che però ha anche delle ragioni di esistere, dal
momento che Woody Allen è estremamente legato alla
sala e alla fruizione del cinema in maniera tradizionale.
“Potrebbe avere un effetto
negativo su di me, tutte le sale qui sono chiuse e non so se molte
di queste riapriranno mai. La gente sta pensando che in fondo non è
male stare a casa, che possono cenare e poi vedere un film su una
televisione dallo schermo molto grande, in alta definizione e con
il suono surround. Ma io non voglio fare film per la
televisione, per cui potrei smettere di farne”.
Rifkin’s Festival di Woody Allen è già
pronto
Da programma, Rifkin’s
Festival doveva essere presentato al mondo nel corso del
Festival di San Sebastian, visto che a differenza
di Cannes, prima meta del film, il Festival basco è confermato per
il prossimo ottobre. Nonostante dichiarazioni così dure e nere
verso il futuro, Allen ha però già scritto un’altra sceneggiatura
per un film che doveva essere girato quest’estate a Parigi, riprese
interrotte dalla pandemia.
“Ho 84 anni e presto sarò morto
– dice Woody Allen– Anche se avessi
scritto la migliore sceneggiatura del mondo, non ci sarebbe nessuno
per produrlo e nessun posto in cui proiettarlo, per cui non ho
proprio grandi incentivi. Sono abituato a finire una sceneggiatura,
tirarla fuori della macchina da scrivere, correre dal mio
produttore che prepara il budget, fare il casting e quindi girare.
L’ho fatto per anni e anni nella stessa maniera, un processo molto
semplice. Ma ora non funziona… cosa posso fare?”.
Dopo il totale lockdown mondiale,
l’ormai famigerata quarantena che ha costretto tutto il mondo a
rimanere chiuso in casa, si avvertono i primi segnali di
riapertura, speriamo cauta, non solo dalle strade affollate, ma
anche dalla graduale ripresa dell’industria cinematografica che,
timidamente, riapre i set e annuncia nuove date d’uscita per i
film.
Mentre alcuni grossi film
dell’estate continuano ad avere un destino in sala incerto, la
Disney è la prima Major a fare un passo importante e ad annunciare
l’uscita italiana a luglio di un grande film commerciale. Si tratta
di Onward – oltre la magia, il film
Disney Pixar previsto per marzo, poi slittato a
metà aprile e poi sospeso, a data da definirsi.
Adesso questa data è arrivata, è il
22 luglio. Sebbene si tratti di un’uscita italiana e non worldwide,
visto che il film Pixar era uscito nelle sale USA prima del
lockdown, è comunque un segnale importante, di fiducia e ottimismo,
da parte della Casa di Topolino. Questo di suggerisce anche che le
date d’uscita degli altri film distribuiti da Disney, come i titoli
Marvel o ad esempio il live action
di Mulan,
avranno a breve date d’uscita certe.
Per quanto riguarda invece le altre
major, pensiamo a Warner Bros, è ancora incerta la sorte dei titoli
previsti per l’estate. Resta dunque da vedere quale sarà il destino
cinematografico di film quali Tenet
e Wonder
Woman 1984.
Arriva in prima visione su
Sky Cinema l’ultimo film scritto e diretto da
Woody Allen, il grande regista newyorkese che
proprio nella Grande Mela ha scelto di ambientare il suo 49esimo
titolo: “Un
giorno di pioggia a New York” andrà in onda
venerdì 5 giugnoalle 21.15 su Sky Cinema
Due, disponibile anche on demand su Sky e
in streaming su NOW TV.
Un giorno di pioggia a New
York racconta come il programma di due fidanzatini, Gatsby
(Timothée
Chalamet) e Ashleigh (Elle
Fanning), di trascorrere un romantico fine settimana a
New York vada in fumo non appena i due mettono piede in città.
L’occasione del viaggio della coppia nasce da un compito che viene
assegnato ad Ashleigh dal giornale del college: intervistare a
Manhattan il suo regista preferito, Roland Pollard (Liev
Schreiber). Da orgoglioso newyorkese qual è, Gatsby è
a sua volta ansioso di far conoscere ad Ashleigh i posti che
preferisce della sua città, visto che lei, cresciuta in Arizona,
non ci mette piede da quando era bambina.
Ma i piani sono fatti per essere
cambiati e così, Ashleigh non fa in tempo a porre la prima domanda
a Pollard, che lui le confessa di aver perso fiducia in se stesso
come artista ed è pronto ad abbandonare le riprese del suo prossimo
film. Da sua vera ammiratrice, Ashleigh lo esorta a non mollare e
lo rassicura dicendogli che il suo film migliore deve ancora
venire. Commosso dalla fiducia che lei gli dimostra, Pollard la
invita alla proiezione di un work-in-progress del suo nuovo film,
facendo così saltare il pranzo fissato con il suo Gatsby che rimane
deluso, ma anche sospettoso per come la ragazza sia entrata in
intimità col regista in così poco tempo.
Mentre Ashleigh incontra anche il
tormentato sceneggiatore Ted Davidoff (Jude
Law) e il famoso attore sudamericano Francisco Vega
(Diego
Luna), Gatsby viene convinto ad interpretare un
piccolo ruolo in un film con anche una scena in cui deve baciare
una donna, che altri non è se non Chan (Selena
Gomez), la sorella minore della sua ex fidanzata
Amy.
«I personaggi del film hanno
bisogno che gli altri riescano a vederli oltre la loro apparenza
fisica, per quello che hanno dentro», spiega Allen. «È una
cosa comune nella nostra vita. Hai una cotta per qualcuno ma
nessuno se ne accorge. Certamente tutti ti vedono fisicamente, ma a
volte ti rendi conto di non avere l’impatto che vorresti sulla vita
di alcune persone». Oltre a New York, anche la pioggia ha un
ruolo centrale nel film: «Volevamo che la pioggia
simboleggiasse il romanticismo e l’amore», continua Allen.
«New York è stupenda nei giorni grigi, nebbiosi o anche
piovosi. Acquista una luce tenue e le strade diventano lucide e
pulite». La pioggia suggerisce anche il modo diverso in cui
Gatsby e Ashleigh vedono la vita. «Ashleigh pensa che la
pioggia sia triste, mentre Gatsby la trova romantica»,
conclude Allen.
In occasione dell’arrivo di Un
giorno di pioggia a New York è disponibile on demand
su Sky e NOW TV una collezione dal titolo “New
York, New York”, in cui rivivere alcune grandi storie del
cinema ambientate nella Grande Mela. Tra i titoli,
“Harry, ti presento Sally”con Meg Ryan e
Billy Crystal, “Io & Annie” con Diane
Keaton, “Spider-Man” con Tobey Maguire e
Kirsten Dunst, “Autumn in New York” con
Richard Gere e Winona Ryder, “Ghostbusters –
Acchiappafantasmi” con Bill Murray e Dan Aykroyd.
Dopo aver confermato che apparirà
nei panni di un Na’vi nei sequel di Avatar,
l’attore David Thewlis, noto principalmente per i suoi
ruoli in Harry
Potter e Wonder
Woman, ha specificato in una nuova intervista in quali
film apparirà. Stando infatti alle ultime dichiarazioni
dell’attore, il suo personaggio non sarà presente in Avatar 2, ma soltanto nei successivi tre
sequel, quindi Avatar
3, 4 e 5.
Parlando con
Collider, infatti, ha rivelato che, a differenza di quanto
molti hanno potuto erroneamente credere in base alle sue precedenti
affermazioni, non sarà in Avatar 2: “Niente potrebbe essere più
diverso di Avatar”, ha spiegato l’attore. “Non ricordo
nulla di simile tra ciò che ho avuto la fortuna di fare in passato,
neanche lontanamente. Devo specificare però che non sarò in
Avatar
2. So che su un magazine britannico è girata questa voce. No,
non sarò in Avatar 2! Sarà in Avatar 3, che è stato girato insieme
al secondo capitolo. I piani sono quelli di far tornare il mio
personaggio anche in Avatar 4 e 5. Ci tenevo a chiarire questa
cosa.”
David Thewlis parla
della performance capture di Avatar e del suo rapporto con James
Cameron
Nella stessa
intervista, David Thewlis ha parlato dell’esperienza di
lavorare con James
Cameron, un regista noto per essere alquanto
“difficile”. Thewlis ha affermato di aver trovato Cameron “una
persona assolutamente piacevole”, descrivendolo come un
“genio”. L’attore ha anche parlato delle difficoltà legate
alla performance capture, esperienza che non aveva mai
provato prima e che ha reso il set dei sequel qualcosa di
assolutamente nuovo per lui.
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Ridley Scott ha
confermato che il terzo prequel mai realizzato di Alien avrebbe
finalmente rivelato ai fan del franchise il mistero dietro le uova
di Xenomorfo che abbiamo visto nel primo iconico capitolo della
saga uscito nel 1979. Intitolato Alien: Awakening,
il film sarebbe stato ambientato tra gli aventi di Alien:
Covenant e quelli del primo film con Sigourney Weaver.
La sceneggiatura avrebbe portato la
firma di John Logan (già co-autore dello script di
Covenant),
con gli Ingegneri sopravvissuti che avrebbero dato la caccia
all’androide David (Michael
Fassbender), nella speranza di
vendicarsi di lui per aver eliminato la loro specie. In una
recente intervista con il
Los Angeles Times, Scott ha parlato proprio del film mai
realizzato, rivelando che il suo intento era quello di colmare il
gap esistente tra Prometheus e il primo Alien del
’79, cercando di rispondere a tutta una serie di domande lasciate
in sospeso da Covenant:
“Penso che ci sia ancora molto
da dire su Alien. Ma penso anche che sia arrivato il momento di
evolversi nuovamente. Mentre giravo il primo episodio, pensavo
sempre: ‘Perché è stata creata una creatura come questa e perché
sta viaggiando in quella che noi vediamo come una nave da guerra
che trasporta un cargo di baccelli? Qual è lo scopo del veicolo e
qual è quello delle uova? Questo è ciò che immagino ci saremmo
chiesti se avessimo realizzato il terzo prequel: chi, perché e per
quale motivo.”
Quale sarà il destino della saga di
Alien? La Disney è ancora interessata a proseguire con il
franchise?
Al momento non sappiamo quale sarà
il destino della saga di Alien,
soprattutto dopo l’acquisizione della Fox da parte della Disney.
Sono anni, comunque, che Ridley Scott parla della
possibilità di riuscire a portare a termine la sua trilogia
prequel. Speriamo che un giorno posso veramente riuscirci,
nonostante il flop al botteghino di Covenant
non faccia sperare nel prosieguo della saga… almeno per il
momento.
Alien:
Covenant di Ridley Scott è uscito il
18 maggio 2017. Alla sceneggiatura hanno lavorato John Logan e
Dante Harper. Il cast del film annovera
Michael Fassbender,
Katherine Waterston,
Billy Crudup, Danny McBride e Demián Bichir. Dieci anni dopo la fallimentare
spedizione Prometheus, che avrebbe dovuto rintracciare gli alieni
precursori della vita sulla Terra, un nuovo equipaggio parte a
bordo dell’astronave Covenant per popolare il pianeta Origae-6.
Negli anni l’attrice
Heather Graham si è costruita la fama di icona del
cinema indipendente americano, partecipando a progetti spesso
diversi tra loro. Così facendo ha potuto mettersi continuamente
alla prova, dimostrando versatilità e carisma. Con il tempo,
l’attrice ha avuto modo di ricoprire anche altri ruoli all’interno
dell’industria, debuttando anche come regista.
Ecco 10 cose che non sai di
Heather Graham.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Heather Graham: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in noti
lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 1984 con il
film Fuga d’inverno, per poi affermarsi grazie a pellicole
come Drugstore Cowboy (1989), Twin Peaks – Fuoco
cammina con me (1992), Cowgirl – Il nuovo sesso
(1993), e Boogie Nights – L’altra Hollywood (1997), con
Mark
Wahlberg, grazie al quale si consacra. Negli anni
successivi ha poi preso parte a titoli come Scream 2
(1997), La vera storia di Jack lo squartatore (2001), con
Johnny
Depp, Terapia d’urto (2003),
Mary (2005), Una notte da
leoni (2009) e Una notte da leoni
3 (2013), con Bradley
Cooper,Horns (2013), Half Magic
(2018) e The Rest of Us (2019).
9. Ha scritto e diretto un
film. Nel 2018 l’attrice scrive e dirige il suo primo
film. Si tratta della commedia romantica Half Magic,
incentrata su Honey, interpretata dalla stessa Graham, che si
ritrova a vivere una vera e propria riscoperta di sé e della
propria sessualità. Il film ha così permesso all’attrice di
cimentarsi anche dietro la macchina da presa, ricevendo lodi per il
lavoro svolto.
8. Ha preso parte a note
serie TV. All’inizio degli anni Novanta la Graham si è
resa celebre grazie al personaggio di Annie nella famosa serie
Twin Peaks (1991).
In seguito, è comparsa in alcuni episodi di serie
come Hotel Alexandria (1999), Sex and the
City (2002-2003), con Sarah Jessica
Parker, e Arrested Development (2004). Ai più
è tuttavia nota per aver dato volto alla dottoressa Molly Clock nel
corso della quarta stagione della sit-com Scrubs
(2004-2005). Negli anni seguenti ha poi recitato in serie come
Californication
(2014), Law & Order True Crime (2017) e Angie
Tribeca (2016-2018).
Heather Graham è su Instagram
7. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 294 mila persone. All’interno
di questo la Graham è solita condividere fotografie realizzate
durante momenti di svago quotidiano o dei luoghi da lei visitati.
Non mancano poi anche immagini promozionali dei propri progetti
cinematografici o televisivi.
Heather Graham ha un marito?
6. Non è sposata.
L’attrice è sempre stata particolarmente riservata riguardo la
propria vita sentimentale. Benché le vengano attribuite alcune
frequentazioni con persone più o meno del mondo dello spettacolo,
lei non ha mai confermato tali voci. In diverse occasioni ha invece
affermato di non avere intenzione di sposarsi, preferendo mantenere
una propria indipendenza.
Parte delle cose che non sai
sull’attrice
Heather Graham in Twin Peaks
5. Ha avuto un ruolo di
rilievo nella serie. Uno dei primi ruoli ad aver fatto la
fortuna dell’attrice è stato quello di Annie Blackburn nella
celebre serie Twin Peaks, ideata da David
Lynch e Mark Frost. Il suo personaggio
acquista una sempre maggiore importanza all’interno della serie,
diventando l’interesse amoroso del protagonista Dale Cooper. Per
questo motivo, correrà ovviamente grossi pericoli.
4. Non ha ripreso il
proprio ruolo per la nuova stagione. Dopo circa 25 anni,
Twin Peaks è tornata in televisione con una lunga terza
stagione, che riprendeva gli eventi lì dove li aveva lasciati.
Nelle nuove puntate, tuttavia, manca il personaggio della Graham.
Intervistata a riguardo, l’attrice ha dichiarato di non sapere che
fine abbia fatto Annie, ma che se non è presente non può esserle
accaduto nulla di buono.
Heather Graham in Scrubs
3. Ha interpretato un
personaggio particolarmente apprezzato. Nel corso della
quarta stagione di Scrubs l’attrice ha ricoperto il ruolo
della dottoressa Molly Clock. Questa è una psichiatra piuttosto
svampita, dai comportamenti strani ma dall’acuta intelligenza.
Nonostante la sua breve permanenza, è infatti in grado di
comprendere a fondo l’animo dei vari protagonisti. Quando il suo
personaggio venne fatto uscire dalla serie, ciò causo molto
malcontento tra i fan, ormai affezionatisi a lei.
Heather Graham: dov’è oggi
2. Ha diversi progetti in
lavorazione. L’attrice continua a lavorare in modo
apparentemente instancabile. Da oggi ai prossimi anni è infatti
attesa in diversi progetti, come il film Desperados, con
Robbie
Amell, e il crime Wander, con Katheryn
Winnick. Reciterà poi anche nell’attesa serie
L’ombra dello scorpione, tratta dall’omonimo romanzo di
Stephen King e attesa per il 2020.
Heather Graham: età e altezza
1. Heather Grahaman è nata
a Milwaukee, nel Wisconsin, Stati Uniti, il 29 gennaio
1970. L’attrice è alta complessivamente 171 centimetri.