La scelta di Gal Gadot come Wonder Woman è da attribuire a Zack Snyder, che è stato l’artefice dell’inizio del DCEU. Non ha sorpreso nessuno, quindi, quando si è venuto a sapere che il regista e produttore si era prestato per un cameo nel film di Patty Jenkins. Di seguito alcune immagini dal backstage di quella scnea in cui vediamo Snyder vestito come un soldato della Prima Guerra Mondiale, accanto alla regista dWonel film:
In addition, I recently found this image too of Zack with Patty Jenkins and the only other Clay I know… Clay Enos on the set of Wonder Woman. pic.twitter.com/kVev4H35Iy
Wonder Woman 1984 uscirà il 2 ottobre 2020. Il film è stato definito dal produttore Charles Roven un sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale definendolo “la prossima iterazione della supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn of Justice per poi tornare al vecchio secolo con Wonder Woman. Il sequel vedrà ancora Gal Gadot nei panni di Diana Prince opposta a Kristen Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel cast figureranno anche Chris Pine (volto del redivivo Steve Trevor) e Pedro Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
Attraverso la pagina Twitter di Discussing Film, il regista Andy Muschietti ha discusso di come i viaggi nel tempo avranno un ruolo nel suo prossimo film DCEU dedicato al Velocista Scarlatto, The Flash. Muschietti detto, in un tweet, che The Flash avrà un sacco di cuore, anima ed emozioni, come il viaggio nel tempo di Barry per provare a salvare sua madre.
Andy Muschietti says 'The Flash' film has a lot 'heart, soul and emotion' as Barry travels back in time to try and save his mother ⚡️♥️
Il sito Web ufficiale di Star Wars ha diffuso una prima occhiata a Star Wars: The Lightsaber Collection, un nuovo catalogo dettagliato sulle armi Jedi, fornendo immagini di alcune delle spade laser e dettagli riguardanti i contenuti del libro.
La copertina del libro mostra solo il titolo e una piccola selezione delle spade laser che poi sono mostrate nel dettaglio all’interno. Le armi, appartenenti rispettivamente a Mace Windu, Luke Skywalker, Darth Vader e Leia Organa, rappresentano le tre epoche principali della saga di Skywalker e i quattro colori primari delle lame Jedi.
Anakin Skywalker
La prima immagine diffusa è dedicata all’icona per eccellenza della saga, la spada costruita nientemeno che da Anakin Skywalker. Costruita durante la guerra dei cloni, quest’arma fu tramandata a Luke e successivamente ereditata da Rey. Le pagine dedicate alla spada di Skywalker parlano del viaggio dell’arma sia sullo schermo che dietro le quinte.
Asajj Ventress
A seguire ci sono le doppie lame dell’assassino personale del Conte Dooku, Asajj Ventress. Quando era il leader militare separatista, Ventress usò queste spade laser sia come lame singole che come arma a doppia lama prima che venisse derubata da Jedi Barriss Offee.
Mace Windu
Non sarebbe un’analisi appropriata e completa sulel spade laser se non ci fossero pagine dedicate a Mace Windu, uno dei pochi Jedi selezionati ad avere una lama viola. Il Maestro Jedi vinse molte battaglie con questa arma, sconfiggendo persino Darth Sidious in combattimento prima che la spada laser e la mano del suo proprietario fossero tagliate via a seguito di un noto tradimento. L’immagine dedicata a questa arma unica descrive in dettaglio come Samuel L. Jackson abbia convinto George Lucas a dargli una lama viola ne L’Attacco dei Cloni.
Yoda
La scheda finale rivelata è dedicata alla spada che appartiene al Gran Maestro, Yoda. La piccola elsa e la lama completano perfettamente il proprietario dell’arma. Sebbene l’arma sia più piccola della maggior parte, le dimensioni non contano; ai lettori viene data la possibilità di dare uno sguardo da vicino al design della spada laser e al suo funzionamento.
La collezione
Oltre a queste quattro, il libro conterrà molte altre spade laser popolari, così come gli spread dedicati alla Darksaber e una nuova lama di The High Republic. Il libro offrirà ai fan uno sguardo ravvicinato alla raffinata maestria delle else, tra cui la spada laser Jedi di Ben Solo e l’ibrido blaster-sciabola di Ezra Bridger… e includerà anche le else di personaggi come Darth Vader, Darth Maul, Obi-Wan Kenobi, Luke Skywalker, Leia Organa, Kylo Ren, Rey, Ahsoka Tano e molti altri, tra cui la misteriosa spada laser di Mandalore e una nuova spada laser mai vista prima dell’Alta Repubblica.
Dietro le quinte
Le guide complete sono sempre state un prodotto di punta per i fan di Star Wars e un libro approfondito incentrato sulle spade laser non farà certamente eccezione. A differenza della maggior parte dei libri di riferimento di questa natura, The Lightsaber Collection fornisce dettagli sul dietro le quinte sulle armi, dando ai fan una carrellata delle storie delle armi, dal loro concepimento fino al loro utilizzo.
Molte delle spade laser viste nei film sono state analizzate a lungo, ma questo libro offre alle armi meno conosciute l’opportunità di avere il proprio spazio sotto i riflettori. L’arma Jedi di Ben Solo è stata vista solo brevemente ne Gli Ultimi Jedi ed è ora disponibile per l’acquisto su Galaxy’s Edge, e questo rende il libro un’occasione perfetta per esplorare ulteriormente questa e molte altre spade laser.
Con l’inclusione della Darksaber, i fan possono aspettarsi una lezione di storia sull’arma leggendaria costruita da Tarre Vizsla e forse anche qualche suggerimento sul suo coinvolgimento in The Mandalorian. Ci saranno molte nuove spade laser che saranno presentate in The High Republic, come quella che sarà probabilmente appartenuta ad Avar Kriss.
La Biennale di Venezia ha il piacere di annunciare due film che si aggiungono, Fuori concorso, al programma della 77. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica diretta da Alberto Barbera, in programma dal 2 al 12 settembre 2020 al Lido di Venezia.
Si tratta del nuovo film di Pedro Almodóvar, girato e montato a tempo di record subito dopo la fine del confinamento – The Human Voice tratto da Jean Cocteau e interpretato da Tilda Swinton – e di un film hollywoodiano che rafforza la rappresentanza americana alla Mostra, One Night in Miami del premio Oscar Regina King, una recente acquisizione di Amazon.
Dichiara Pedro Almodóvar: “Sono entusiasta di tornare a Venezia in questo anno speciale, con il Covid 19 come involontario ospite. Tutto sarà differente, e non vedo l’ora di scoprirlo di persona.
E’ un onore affiancare Tilda in un anno in cui riceverà un premio meritatissimo. Per la verità, The Human Voice è un festival di Tilda, una rassegna dei suoi infiniti e assortiti registri come attrice. E’ stato uno spettacolo dirigerla.”
“E’ uno straordinario piacere e un grande onore – dichiara il direttore della Mostra, Alberto Barbera – accogliere nuovamente Pedro Almodóvar a Venezia, un anno dopo avergli assegnato il Leone d’Oro alla Carriera, con il suo nuovo film tratto da La voce umana di Jean Cocteau e interpretato da Tilda Swinton, il Leone d’Oro alla carriera di quest’anno. E’ una circostanza eccezionale, in un anno fuori dell’ordinario: il modo più bello per celebrare insieme il desidero di tornare al cinema in compagnia di uno dei più grandi registi contemporanei”.
La regista di One Night in Miami, Regina King, dice: “Mi sono data un pizzicotto quando ho saputo di essere stata selezionata per la Mostra di Venezia, un festival così prestigioso. Felice di annunciare un’altra tappa nel viaggio di questo film”.
“Il film di Regina King – afferma Barbera su One Night in Miami – non potrebbe essere più in sintonia con gli avvenimenti degli ultimi mesi e la necessità di combattere ogni forma di razzismo che ancora alligna nelle nostre società. Siamo felici che Venezia possa contribuire a far conoscere un film importante per i suoi contenuti e la conferma del talento di una grande attrice al suo debutto come regista”.
The Human Voice di Pedro Almodóvar
The Human Voice (30’) è un libero adattamento dell’originale pièce teatrale di Jean Cocteau, su cui Pedro Almodóvar ha sognato per decenni. Racconta la storia di una donna disperata (Tilda Swinton), che aspetta la telefonata dell’amato che l’ha appena abbandonata. Si tratta del primo film in inglese di Pedro Almodóvar.
El Deseo ha prodotto The Human Voice, con José Luis Alcaine direttore della fotografia e Alberto Iglesias compositore.
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One Night in Miami di Regina King
Ambientato durante la notte del 25 febbraio 1964, One Night in Miamiracconta la storia del giovane Cassius Clay, in seguito noto col nome di Muhammad Ali, nel momento in cui diventa il nuovo campione dei pesi massimi al Miami Beach Convention Center. Contro ogni aspettativa, Clay sconfigge Sonny Liston con la sorpresa di tutto il mondo sportivo. Mentre una grande folla si raduna a Miami Beach per festeggiare la vittoria, Clay, che non può restare sull’isola a causa delle leggi di Jim Crow sulla segregazione razziale, trascorre la nottata all’Hampton House Motel in uno storico quartiere nero di Miami. Qui Clay celebra la vittoria assieme a tre dei suoi amici più stretti: l’attivista Malcom X, il cantante Sam Cooke e la star del football americano Jim Brown. La mattina seguente, i quattro sono determinati come non mai a costruire un mondo nuovo per se stessi e per la loro comunità. In One Night in Miami, lo sceneggiatore Kemp Powers esplora cosa è accaduto quella notte, soffermandosi sul rapporto tra i quattro, sulla loro amicizia e sulle battaglie che li accomunavano, aspetti che li avrebbero portati a diventare quelle icone dei diritti civili che sono oggi.
One Night in Miami è diretto da Regina King. Sceneggiatura: Kemp Powers. Produttori: Jess Wu Calder, Keith Calder e Jody Klein. Produttori esecutivi: Regina King, Kemp Powers, Paul Davis e Chris Harding.
In occasione della proiezione di Mad Max: Fury Road al drive-in di CTAOP, Charlize Theron e Nicholas Hoult hanno parlato del film e di quando, per esigenze di scena, la collega premio Oscar gli sputò in faccia. Chi ricorda il film, sa che la scena è del tutto in character, e che quella interpretazione di Hoult, decisamente sopra le righe, ha contribuito a dare all’attore una nuova ondata di notorietà e ingaggi prestigiosi all’interprete di About a Boy.
“Sapevo di essere davvero arrivato come attore quando girammo la scena in cui mi sputasti in faccia” ha dichiarato Nicholas Hoult rivolgendosi direttamente a Theron, in occasione del Q&A sul film di George Miller “Credo di averti chiesto, molto educatamente, se potevo sputarti in faccia a mia volta“, ha risposto ridendo l’attrice.
In seguito a questa collaborazione con George Miller, Hoult ha partecipato a molti film di notevole importanza, da La Favorita, a Tolkien, fino ad approdare a The Great, serie Hulu in cui mostra tutta la sua maturità artistica al fianco di una splendente Elle Fanning. Sicuramente il suo ruolo in Mad Max: Fury Road rimane, a oggi, uno dei picchi più alti della sua carriera.
Nonostante non sia piaciuto molto al pubblico e alla critica, Suicide Squad continua a far parlare di sé per via di quello che sullo schermo non è arrivato. Infatti, tra Ayer Cut e teorie varie su quello che sarebbe potuto essere, il film si sta aprendo a nuove interpretazioni. Una delle teorie che sono nate dal confronto del materiale promozionale con quanto visto al cinema coinvolgeva il Joker di Jared Leto e una sua macabra abitudine, acquisita dopo la carcerazione di Harley Quinn.
Sappiamo che nel film, mentre Harley è in prigione, Joker è a piede libero e lo scopriamo alla fine del film, quando interviene a portarla via. Dunque, nei trailer vediamo una scena di Joker nel suo covo, e alle sue spalle un divano con sopra una ragazza insanguinata e vestita di rosso. Questa ragazza nel film non c’è, ma il confronto delle due scene ha portato alla formulazione di una teoria:
“Da quando Harley è stata arrestata, Joker rapisce delle ragazze e le maschera come lei, per sostituirla, ma visto che nessuna di queste è l’originale e lo lascia scontento, le uccide sistematicamente. Nella serie animata c’era già una storyline simile, e questo potrebbe essere un ulteriore supporto a questa teoria.” A seguire, la foto di riferimento pubblicata da TheDirect.
David Ayer, regista del film, ha letto questa spiegazione ed ha twittato un eloquente “Non è sbagliato” in risposta. Questo potrebbe voler significare che, nel caso in cui riuscissimo ad avere una Ayer Cut di Suicide Squad, ci sarebbe molto più spazio per il Joker e per il suo macabro hobby, in attesa di ricongiungersi con la sua “amata” Harley Quinn.
Nelle ultime settimane, a sostenere l’uscita della Ayer Cut di Suicide Squad era stato anche James Gunn, che di recente ha scritto e diretto il nuovo riavvio cinematografico della Squadra Suicida, ossia The Suicide Squad, che arriverà al cinema il prossimo anno. Al momento non sappiamo ancora se il film di Gunn sarà un reboot, un sequel del film di Ayer o un mix di entrambe le cose: la cosa certa è che il regista e sceneggiatore – che in passato aveva dichiarato che i due cinecomic non saranno collegati – non ha alcun problema qualora la Ayer Cut di Suicide Squad dovesse davvero essere rilasciata prima del suo film.
Suicide Squad è un film del 2016 diretto da David Ayer con Will Smith, Margot Robbie, Jared Leto, Joel Kinnaman, Jai Courtney, Cara Delevingne, Viola Davis, Scott Eastwood, Raymond Olubawale, Jay Hernandez, Ike Barinholtz, Ted Whittall, Robin Atkin Downes e David Harbour. Nel film i più temuti supercriminali del mondo vengono reclutati in gran segreto da Amanda Waller per costituire la Task Force X, una squadra di antieroi che in seguito alla morte di Superman avrà il compito di difendere l’umanità da ogni genere di minaccia.
Dopo avervi rivelato le creature di Thanos oggi alcuni concept inediti rivelano il look alternativo del Barone Zemo, personaggio apparso in Captain America: Civil War. Il look è stato rivelato dal concept artist Andy Park proprio ieri. Park è uno dei tanti artisti che i Marvel Studios assoldano durante lo sviluppo dei film. L’artista conosce molto bene la popolarità del personaggio ed è sempre ben felice di regalarci queste splendide opere d’arte.
Questo nuovo concept art mostra il personaggio interpretato da Daniel Brühl con una variante del suo classico cappuccio viola senza linee cucite visibili sulla maschera, con indosso un’armatura molo più spessa, dall’aspetto piuttosto voluminoso e con in mano una spada.
Un post condiviso da Andy Park (@andyparkart) in data:
Helmut Zemo, è stato creato da Tony Isabella (testi) e Sal Buscema (disegni), è esordito in Captain America and The Falcon (vol. 1) n. 168 (dicembre 1973).
Grazie al buon successo di serie thriller come The Terror, la piattaforma Amazon Prime Video sembra sempre più intenzionata a puntare su narrazioni in grado di suscitare forti emozioni nello spettatore. Con The Head, in arrivo nel catalogo a partire dal 5 agosto, un nuovo significativo tassello di tale strategia viene messo al suo posto. La serie, ideata da Álex e David Pastor, e diretta da Jorge Dorado, vanta una produzione internazionale, che riunisce tecnici e attori da ogni parte del mondo, compreso Álvaro Morte, celebre come Professore de La casa di carta. Tra gli altri membri del cast è bene citare l’attore John Lynch, già visto anche nella citata The Terror.
La trama delle prima, e autoconclusiva, stagione ruota intorno ad un gruppo di ricercatori, i quali si trovano a dover trascorrere in isolamento un periodo di sei mesi nella loro base operativa al Polo Sud, dove conducono ricerche sui cambiamenti climatici. Tale periodo, sfortunatamente per loro, coincide con il momento dell’anno in cui la luce del sole viene a mancare totalmente. Vivendo in una notte perpetua, il gruppo scoprirà a loro spese che tra di loro vi è un assassino. Quando al termine dei sei mesi il capitano della spedizione Johan Berg si ripresenterà alla base, si troverà dinanzi a qualcosa di macabro. Per lui, scoprire cosa è accaduto sarà l’unico modo per avere salva la vita.
The Head: da La cosa ad Assassinio sull’Orient Express
Con una trama come questa, è impossibile non pensare al celebre film horror La cosa, di John Carpenter e con Kurt Russellprotagonista. E infatti la pellicola del 1982 viene esplicitamente citata, apparendo come il film che da tradizione il gruppo riguarda insieme al momento dell’inizio del loro isolamento. Se da una parte tale accostamento d’intenti può essere particolarmente rischioso, essendo il film di Carpenter un gioiello insuperato, la serie cerca da subito di scostarsi da invadenti somiglianze intraprendendo una strada che aspira a fondere l’orrore con la pura investigazione da genere giallo. La base operativa in cui il gruppo si ritrova prigioniero appare così non essere poi tanto diversa dall’Orient Express bloccato in mezzo ai ghiacci, mentre al suo interno si tenta di risolvere un terribile omicidio.
Tale percorso permette alla serie di potersi spostare ora più sull’uno ora più sull’altro dei due generi. Si costruisce così un racconto che se anche non appare particolarmente originale, tenta di catturare l’attenzione dello spettatore. E vi riesce. Già nei primi due episodi di The Head visti in anteprima (su un totale di sei), vengono infatti seminati una serie di indizi che permettono a chi guarda di iniziare a costruirsi una propria idea su quanto avvenuto, salvo poi ritrovarsi smentiti dalle nuove scoperte. Si respira dunque un’aria di imprevedibilità, che se retta a dovere sino alla fine può davvero conferire valore al tutto. A quel punto occorrerà soltanto stabilire se il modo in cui viene risolta la vicenda reggerà le aspettative generate.
Stando a quanto fin qui potuto vedere, gli autori di The Head hanno dimostrato di poter raccogliere a piene mani dai titoli citati e dai loro generi di appartenenza, rielaborando con gusto il tutto. La scelta di costruire la narrazione su due piani temporali diversi, poi, aiuta a ingrandire il velo di mistero. Si permette infatti allo spettatore di vedere il prima e il dopo, e grazie al racconto tramite flashback si procede a ritroso alla ricerca della verità. Tale struttura promette così da un lato di spezzare la monotonia di un’unica linea narrativa, e dall’altro di diluire il mistero per un più prolungato piacere.
The Head: la recensione
Date le premesse cinematografiche e letterarie a cui la serie fa esplicito riferimento, il regista dei sei episodi gioca naturalmente per sfruttare al massimo l’ambiente datogli. L’esterno è un luogo buio e ostile, l’interno è invece claustrofobico ed incredibilmente labirintico. Ciò consente a Dorado di esaltare il mistero grazie all’imprevedibilità e alla conseguente minacciosità degli spazi. Grazie a i suoi virtuosi movimenti di macchina, che segue i protagonisti nelle loro insicurezze, si può infatti continuamente avvertire la possibilità del pericolo dietro l’angolo. La tensione che si costruisce appare dunque solida e funzionale al racconto.
Essendo lo spettatore già a conoscenza del destino di alcuni dei personaggi, resta da scoprire il come questo sia avvenuto. Perciò, la regia ha il compito di non anticipare il momento in cui questo avviene, lasciando che si costruisca inquadratura dopo inquadratura, sospetto dopo sospetto. Nei primi due episodi ciò avviene. The Head sembra dunque avere le carte in regola per raccontare una storia debitrice di grandi classici, promettendo però interessanti variazioni e novità. Come in ogni giallo che si rispetti, occorrerà però attendere lo svelamento del mistero per poterla giudicare riuscita o meno.
Sono ripartite le riprese di Shang-Chi and the Legend of the Ten Rings dopo lo stop forzato a causa della pandemia di COVID-19 e cominciano ad arrivare nuovi video dal set del prossimo blockbuster Marvel Studios che ci mostrano ricostruzioni e ambientazioni molto ambiziose.
Ecco di seguito un video dal set di Sidney, dove sembra sia stato costruito un intero villaggio asiatico per fare da sfondo ad una parte delle vicende che dovrà vivere il nostro nuovo eroe. Ecco di seguito il video:
A film set for the blockbuster @Marvel movie Shang-Chi has brought a touch of Hollywood to Sydney. It featured a helicopter and blue screen springing up near Fox Studios in Moore Park during the week before being packed away overnight. https://t.co/TWh1KQgBAw#ShangChi#7NEWSpic.twitter.com/AoUUhRXcKl
L’uscita nelle sale di Shang-Chi and The Legend Of The Ten Rings è fissata al 12 febbraio 2021.Il personaggio ha esordito sui fumetti Marvel nel 1973 in quella che è considerata l’età del bronzo della produzione editoriale. L’eroe è un noto esperto di arti marziali e numerosi stili di combattimento oltre che futuro membro dei Vendicatori. All’inizio della sua storia era considerato il figlio di Fu Manchu, e non è chiaro se questa connessione verrà riadattata nei film o se è qualcosa che lo studio eviterà del tutto.
Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12 e The Glass Castle (prossimamente uscirà il suo ultimo lavoro Just Mercy, con Michael B. Jordan, Jamie Foxx e Brie Larson) è stato scelto per dirigere il film che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Doom e Wonder Woman 1984).
Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony LeungChiu-wai nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.
Mentre cresce l’attesa di scoprire quando le riprese di The Falcon and The Winter Soldier potranno riprendere, oggi dal merchandising della serie che è già in commercio possiamo ammirare il vestito che Falcon (Anthony Mackie) indosserà nello show.
La promo art arriva da una confezione di una uova auto Hot Wheels dedicata a The Falcon and The Winter Soldier. Sullo sfondo possiamo ammirare Falcon con indosso il costume:
Dato che The Falcon and The Winter Soldier era inizialmente previsto per debuttare all’inizio dell’autunno, possiamo aspettarci molte altre anticipazioni dall’universo dei giocattoli.
The Falcon and The Winter Soldier è la serie di prossima uscita nel quale Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di The Falcon and The Winter Soldier è previsto anche il ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico, ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e Civil War e Daniel Bruhl, nei panni del Barone Zemo. Per quanto concerne la serie di The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è fissato in autunno 2020 e Kari Skogland (The Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings, The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di Avengers: Endgame, che lo show si concentrerà sulla dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per garantire la sicurezza mondiale.
L’annunciata serie tv su LOKI è tra i titoli più seguiti dai fan dei Marvel Studios e oltre ad essere una delle serie più interessanti è anche il titolo di cui si sa davvero molto poco. Come molti di voi sapranno, le uniche anticipazioni arrivate sono state quelle rilasciate dallo showrunner Michael Waldron e la regista Kate Herron, che hanno entrambi stuzzicato l’attenzione quando hanno rivelato che la serie avrebbe avuto un “pesante orientamento sul genere fantascienza” e che i fan avrebbero dovuto “aspettarsi l’inaspettato”.
Tuttavia, dopo che le sue riprese sono state interrotte all’inizio di quest’anno per l’emergenza COVID, lo stato della produzione di LOKI è rimasto in una nube di incertezza. Diverse produzioni Marvel stanno ora cercando di tornare in lavorazione il più presto possibile, con The Falcon e The Winter Soldier e LOKIche mirano a tornare alle riprese questo agosto.
Ebbene oggi finalmente una delle poche star annunciate nel cast, Gugu Mbatha-Raw in un’intervista è tornato a parlare della serie, rivelando alcune anticipazioni in una nuova intervista. L’attore a ET ha parlato del suo coinvolgimento nello show, rivelando anche che tipo di LOKI vedremo: “Il personaggio andrà in altri posti e lo vedrete maturare in un modo diverso … Sarà entusiasmante per i fan vedere davvero Tom e quel personaggio al centro della storia.”
Mbatha-Raw ha elogiato il fatto che la serie sia diretta dalla regista Kate Herron, affermando che il suo coinvolgimento è stato un “ulteriore vantaggio” dopo che Mbatha-Raw è apparsa in due serie con una donna al timone prima delle sue apparizioni in Loki :
“Ovviamente Kate si è guadagnata sul campo il rispetto per essere in quella produzione … Più che altro ero entusiasta del fatto che fosse diretto da una regista … Far parte di una serie limitata [che] non è proprio come la televisione ad episodi, dove tu hai un regista diverso ogni settimana, Kate dirigerà davvero tutti gli episod , e non ho mai avuto quell’esperienza in TV. So che ovviamente è stato fatto, ma personalmente non ho avuto l’esperienza di fare diversi episodi con lo stesso regista.”
Infine, per quanto riguarda lo stato della produzione di Loki, Mbatha-Raw ha ammesso di essere entusiasta di tornare alle riprese: “Al momento è ancora sospeso, ma ho le dita incrociate … non vedo l’ora … sono entusiasta di tornare al lavoro”
Loki
LOKI è l’annunciata spin off del franchise di Avengers e fa parte della fase 4 del Marvel Cinematic Universe che si estenderà nel racconto seriale per debuttare su Disney+. La trama si svolge dopo gli eventi di Avengers: Endgame e seguirà le vicende del Loki che è fuggito nel 2012 grazie al Tesseract.
Come rivelato dall’attore stesso, il Loki della linea temporale principale è stato ucciso da Thanos in Avengers: Infinity War, ma quando Iron Man, Capitan America e Ant-Man si recano nel 2012 per recuperare il Tesseract, involontariamente fanno fuggire il Loki che era appena stato sconfitto dagli Avengers. In LOKIl’attore Tom Hiddleston riprenderà il ruolo di Loki. Nel cast protagonisti saranno anche Sophia Di Martino, Owen Wilson e Gugu Mbatha-Raw in dei ruoli non ancora annunciati.
Nonostante L’Ascesa di Skywalker abbia posto fine alla saga della famiglia galattica più celebre e amata di sempre, il mito di Star Wars continua a crescere e ad espandersi, grazie anche ai prodotti seriali che sono disponibili su Disney+, a partire da The Mandalorian, fino ad arrivare alla prossima serie animata The Bad Batch. Oltre ai prodotti audiovisivi, la Saga ha dato origine anche a un foltissimo merchandise che oggi si arricchisce di una nuova linea LEGO, la Lego Star Wars: The Skywalker Saga.
Il videogioco arriverà ad Ottobre, ma la prima presentazione ci mostra già cosa potremmo aspettarci soprattutto grazie alla presenza, nel set, di determinati personaggi. L’utente di Reddit, u/Pomojema_SWNN, ha svelato il gioco, mostrando la serie di eroi e cattivi presenti in esso.
Basandoci sull’immagine trapelata, il gioco vedrà coinvolto ogni singolo personaggio della Skywalker Saga, inclusi quelli della trilogia prequel (sì, c’è anche Jar Jar Bings), fino a Rey e ai nuovi eroi della trilogia sequel. Il gamer avrà così la possibilità di usare tutti i personaggi dei film, ma facendoli muovere in un mondo che può prevedere anche svolgimenti differenti, a seconda di come egli stesso condurrà il gioco!
Quando nel 1987 il regista Paul Verhoeven portò al cinema il film RoboCop (qui la recensione), non poteva sapere che quello sarebbe stato l’inizio di uno dei più fortunati franchise di genere fantascientifico. Con due sequel, un remake e diverse serie televisive, quello del poliziotto cyborg è oggi uno dei personaggi più noti del cinema, entrato a far parte dell’immaginario culturale. Interpretato da Peter Weller nei primi film, RoboCop si affermò anche grazie alla satira e al cinismo presenti nella sua violenta storia.
L’idea per il primo film nacque nello sceneggiatore Edward Neumeier in seguito alla visione di un cartellone pubblicitario del film Blade Runner. Ispirato dalla trama della pellicola di Ridley Scott, decise di rielaborarne le tematiche per dar vita ad un poliziotto robotico che combatte il crimine in una città ricca di violenza. La sceneggiatura venne tuttavia rifiutata più volte, trovando infine il suo regista nell’olandese Verhoeven.
Ad oggi, i film per il cinema vantano un incasso complessivo di oltre 350 milioni di dollari. Pur non essendo sempre stati un grande successo di box office, i film hanno comunque contribuito ad aprire la strada per le narrazioni di carattere distopico, oggi particolarmente presenti nel panorama cinematografico e televisivo. Molte delle tematiche presenti nella saga hanno infatti anticipato discorsi oggi estremamente attuali, dall’unione dell’uomo con la tecnologia all’influenza della media culture.
RoboCop: la trama dei film
RoboCop (1987)
La vicenda del primo film si svolge a Detroit, in un futuro distopico, dove pur di fermare la criminalità e la corruzione che dilagano in città, la multinazionale Omni Consumer Product finanzia il progetto per un poliziotto cyborg. L’esperimento può avere luogo nel momento in cui il poliziotto Alex Murphy (Peter Weller) rimane ucciso in seguito allo scontro con una banda criminale. Ricostruendo il corpo del poliziotto con protesi meccaniche e un avanzato sistema informatico, la multinazionale dà vita a RoboCop. Questi, grazie alle sue strabilianti doti, diventa ben presto il beniamino dalla popolazione locale.
Intento a combattere la criminalità, RoboCop finisce con l’imbattersi in uno degli assassini di Alex Murphy, decidendo quindi di indagare sull’uomo del quale possiede i ricordi. RoboCop inizia così a raccogliere informazioni sugli assassini del poliziotto e, seguendone le tracce, irrompe in una fabbrica dove ottiene finalmente giustizia. Qui, però, si trova a dover fare i conti con un importante scoperta, che porta alla luce il rapporto dei criminali con il capo della sicurezza della Omni Consumer Product.
RoboCop 2 (1990)
Il secondo film è ambientato ad un anno di distanza dal primo. La multinazionale OCP è intenzionata ad assumere il controllo su Detroit, con l’obiettivo di liberare la città dalla crescente criminalità e trasformarla nell’utopica Delta City. RoboCop e la collega Ann Lewis (Nancy Allen) sono sulle tracce del pericoloso malvivente Caine (Tom Noonam), che sta disseminando morte tra i poliziotti con una nuova droga. Durante uno scontro con i criminali, tuttavia, RoboCop si ritrova ridotto in fin di vita. La OCP si trova così costretta a risanare il cyborg, dotandolo però di un sistema difettoso e poco all’avanguardia.
Nel frattempo, all’oscuro di tutti prende vita il progetto chiamato RoboCop II, coordinato dalla dottoressa Juliette Faxx (Belinda Bauer). La Faxx, infatti, trae vantaggio della vendetta di RoboCop contro Caine per sottrarre al corpo morente del criminale il suo cervello, che viene inserito nel nuovo corpo robotico grazie ad una massiccia dose della droga venduta da Caine. I due cyborg si troveranno quindi a scontrarsi di nuovo, dando vita ad un cruento duello finale che stabilirà le sorti di Detroit e dei suoi cittadini.
RoboCop 3 (1993)
Con il terzo, ed ultimo, capitolo della trilogia, si ritrova la multinazionale OCP costretta a dichiarare bancarotta. Questa viene dunque assorbita dalla rivale giapponese, la Kanemitsu Superprodotti. Con il progetto di concretizzare Delta City, i dirigenti dell’azienda assoldano un gruppo di spietati mercenari, capeggiati da Paul McTagget (John Castle), incaricandoli di far sfollare i cittadini dalle loro abitazioni. Ciò da il via ad una serie di disordini da parte dei cittadini, i quali protestano contro la violazione dei loro diritti civili. In uno di questi scontri, RoboCop si trova a dover abbandonare la propria missione per correre in soccorso dell’ex collega Anne Lewis.
Uno dei dirigenti della OCP pretende a questo punto che al cyborg venga cancellata ogni traccia della sua memoria umana poiché questa è causa della sua inefficienza. A rallentare RoboCop sono in realtà i divieti basilari impiantati nel suo sistema neurale. La dottoressa Lazarus si propone così di liberare il cyborg da queste assurde regole. Nel mentre, però, McTagget continua a spargere terrore per la città, assoldando gli Splatterpunk, un gruppo di teppisti senza scrupoli. Per RoboCop ritornare all’azione quanto prima sarà a questo punto vitale.
RoboCop (2014)
Nel 2014 viene realizzato il remakeRoboCop (qui la recensione), che ripercorre a grandi linee gli avvenimenti dell’originale del 1987. Ambientato nel 2028, il film vede la multinazionale OmniCorp intenta ad introdurre i suoi tecnologici robot di pattuglia nelle schiere delle forze dell’ordine di Detroit. Per aggirare una normativa che vieta tale possibilità, la OmniCorp medita di costruire un cyborg per metà umano e per metà robot. L’occasione perfetta si presenta con la tragica morte dell’agente Alex Murphy (Joel Kinnaman), ucciso in servizio dall’esplosione di un’autobomba. Lo scienziato Norton (Gary Oldman), collaboratore della multinazionale, lo sceglie per l’ambizioso progetto, e con il consenso alla moglie Clara (Abbie Cornish), trasforma il poliziotto in RoboCop.
L’esperimento sembra riuscire nel migliore dei modi, se non fosse che i ricordi di Murphy continuano ad affiorare insistenti, provocando uno shock emotivo nel cyborg, il quale necessità così di ulteriori interventi. Il poliziotto robotico conquista in breve la fiducia degli abitanti di Detroit, ma i flashback della sua vita passata tornano insistentemente e RoboCop decide di indagare sulle circostanze del decesso di Murphy, smascherando la corruzione e gli abusi della polizia locale. Le sue scoperte, tuttavia, rischiano compromettere anche il direttore della OmniCorp, Raymond Sellars (Michael Keaton), che non può permettere che la sua creazione si ribelli.
RoboCop Returns
Ad oggi, la saga di RoboCop sembra non essere ancora conclusa. Nel gennaio del 2018 viene infatti rivelato che lo sceneggiatore del primo film sta lavorando ad un sequel diretto di questo. Il nuovo lungometraggio dovrebbe infatti ignorare gli eventi sia dei due sequel del 1990 e del 1993, sia del remake del 2014. Nel luglio del 2018 viene confermato come titolo RoboCop Returns, mentre per la regia viene assunto Neill Blomkamp, celebre per i film District 9 e Elysium. Il regista, entusiasta dell’occasione, afferma che realizzerà un film il più simile possibile all’originale, e che spera di poter affidare nuovamente la parte a Weller.
Con il passare del tempo, nuove indiscrezioni escono riguardo al film. La volontà degli autori sembra infatti essere anche quella di riutilizzare il costume originale, dopo che la rivisitazione vista nel remake è stato poco apprezzato. Nell’agosto del 2019, tuttavia, Blomkamp annuncia che non dirigerà più il film, intenzionato a dedicarsi ad un progetto diverso. Pochi mesi dopo, il 20 novembre, viene rivelato che il nuovo regista sarà Abe Forsythe. Al momento, non è però ancora stata rivelata una potenziale data di uscita del film.
RoboCop: il cast del film
Per trovare il giusto interprete del primo film della serie, la produzione valutò diverse opzioni. Il primo ad essere considerato fu l’attore Arnold Schwarzenegger, divenuto popolare grazie a Terminator. Questi tuttavia venne scartato poiché la sua presenza avrebbe reso più complesso il lavoro di realizzazione dell’armatura da cyborg. Dopo attente ricerche venne allora considerato Peter Weller. Questi fu da subito entusiasta del ruolo, ma incontrò numerosi problemi nella gestione del costume. Questo, infatti, costruito con parti di lattice e alluminio, ne limitava fortemente i movimenti. Questo era inoltre estremamente caldo al suo interno, e richiese l’inserimento di un condizionatore per preservare la salute dell’interprete.
Per il remake del 2014, invece, la produzione desiderava affidare la parte ad attori affermati come Tom Cruise o Johnny Depp. La decisione ricadde infine su Joel Kinnaman, divenuto celebre grazie alla serie The Killing. L’attore espresse il desiderio che il film potesse contenere la violenza dell’originale, ottenendo il divieto ai minori. Lo studios di produzione però non permise tali scelte creative, puntando ad ottenere un divieto meno stringente con cui poter recuperare i soldi spesi per coprire il budget del film, arrivando a quota 100 milioni.
RoboCop: dove vedere i film in streaming
Per gli amanti della saga, o per chi volesse vederla per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. I film di RoboCop sono infatti presenti nei cataloghi di Now TV, Sky Go, Microsoft Store, Google Play e Apple iTunes. Per vederli, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarli in totale comodità e al meglio della qualità video.
La ABC ha rinnovato il contratto di tre attori principali di Grey’s Anatomy, estendendo il loro impegno con l’emittente e la serie per altri tre anni. Dunque il cast principale di Grey’s Anatomy rimarrà intatto nella stagione 17. Kim Raver, Camilla Luddington e Kevin McKidd, i cui contratti erano tutti in sospeso alla fine della scorsa stagione, hanno firmato nuovi contratti pluriennali per continuare il dramma medico di lunga durata.
Ha dare la notizia è stato il noto sito americano Deadline che ha aggiunt che i nuovi accordi hanno una durata di tre anni, il che indica che ABC Studios e il produttore di Grey’s Anatomy stanno cercando di estendere la serie di successo oltre la sua prossima 17a stagione da record. I nuovi contratti per McKidd, Raver e Luddington, prevedono inoltre importanti aumenti salariali. Grey’s Anatomy è nel bel mezzo di un pickup di due anni che include anche un accordo di due anni per la star Ellen Pompeo, che scadrà alla fine della stagione 17.
Kim Raver era originariamente una serie regolare nelle stagioni 6-8. È tornata allo spettacolo come guest star per un arco ospite nella stagione 14, riprendendo il suo ruolo di Dr. Teddy Altman, ex capo della chirurgia cardiotoracica al Seattle Grace Mercy West Hospital. È diventata di nuovo una serie regolare all’inizio della stagione 15.
Camilla Luddington è entrato a far parte di Grey come ricorrente nella stagione 9 ed è stato portato a un livello regolare nella stagione successiva. Interpreta il ruolo di Jo Karev (ex Brooke Stadler e Jo Wilson), un chirurgo generale presso il Grey Sloan Memorial Hospital che è stato sposato con Alex Karev fino a quando non l’ha lasciata per la sua ex moglie, Izzie, la scorsa stagione.
Kevin McKidd è entrato a far parte di Grey’s Anatomy nella stagione 5, interpretando il veterano dell’esercito Owen Hunt, capo del trauma ed ex capo della chirurgia presso il Gray Sloan Memorial Hospital. Questa notizia arriva poco dopo l’annuncio su Richard Flood e Anthony Hill, che sono stati appena promossi a nuovi attori abituali in Grey’s Anatomy 17.
In Grey’s Anatomy 17 ritorneranno i personaggi Meredith Grey (stagioni 1-in corso), interpretata da Ellen Pompeo, Alexander “Alex” Michael Karev (stagioni 1-in corso), interpretato da Justin Chambers, Miranda Bailey (stagioni 1-in corso), interpretata da Chandra Wilson, Richard Webber (stagioni 1-in corso), interpretato da James Pickens, Jr., Owen Hunt (stagioni 5-in corso), interpretato da Kevin McKidd, Teddy Altman (stagioni 6-8, 15-in corso, ricorrente 14), interpretata da Kim Raver, Jackson Avery (stagione 7-in corso, ricorrente 6), interpretato da Jesse Williams, Josephine “Jo” Alice Wilson (stagione 10-in corso, ricorrente 9), interpretata da Camilla Luddington, Margaret “Maggie” Pierce (stagione 11-in corso, guest 10), interpretata da Kelly McCreary, Greg Germann come Tom Koracick, Benjamin Warren (stagioni 12-14, ricorrente 6-in corso, guest 7), interpretato da Jason George, Andrew DeLuca (stagione 12-in corso, guest 11), interpretato da Giacomo Gianniotti e Caterina Scorsone nei panni di Amelia Shepherd.
In occasione del BCT – FESTIVAL NAZIONALE DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE di Benevento, che si svolge nel capoluogo campano dal 27 luglio al 2 agosto, Marco D’Amore ha presentato L’Immortale, il suo film che lo ha portato ad esordire dietro alla macchina da presa e che lo ha visto tornare nei panni di Ciro Di Marzio, personaggio della fortunata serie Gomorra.
Arriva dai canali social ufficiale di Matteo Garrone la notizia che il regista romano ha rimesso mano a Gomorra, rimontando alcuni passaggi un po’ confusi e che, ora, godono di una successione più chiara e fluida, pur non modificando la struttura del film. Gomorra: New Edition sarà proiettato in anteprima il 21 agosto a Bologna, in Piazza Maggiore al Cinema Ritrovato.
L’idea di rimettere le mani su “Gomorra” nasce in seguito a una proiezione che ho fatto con mio figlio, che ha la stessa età del film: dodici anni. Rivedendolo con lui mi sono ritrovato spesso a dover spiegare dinamiche che non erano chiare nel racconto. Già questo non era un buon segno, e arrivati a una scena dell’episodio del sarto, Nicola mi ha chiesto: “Papà, ma cosa sta succedendo?”. Io guardavo il film con gli occhi dello spettatore, erano passati tanti anni e non ricordavo più niente. Così mi sono ritrovato io stesso a non capire cosa stesse accadendo in quella scena, e gli ho risposto: “Amore, non lo so”. “Ma come, papà? L’hai fatto tu!”. “Sì, hai ragione, ma che ti devo dire… non lo so!”
Questa è stata la molla che mi ha spinto a rendere più chiari certi passaggi drammaturgici, senza cambiare nulla della struttura originaria. Molti interventi che abbiamo fatto saranno invisibili per lo spettatore, ma adesso il racconto è più chiaro e fluido.
Qualche giorno fa vi abbiamo parlato del film Speed, uno dei cult anni novanta del cinema d’azione. Ebbene oggi torniamo a parlare di cult ma nella categoria commedia demenziale. Uno dei film più iconici di questo genere, infatti, è sicuramente Zoolander con Ben Stillere Owen Wilson nella parte di due bizzarri modelli.
Zoolander, la trama e il cast del film
Diretto da Ben Stiller nel 2001, Zoolander è una commedia satirica che prende in giro il mondo della moda fatto di persone estremamente egocentriche, ossessionate dai soldi e dall’aspetto fisico.
Il famoso stilista Mugatu (Will Ferrell) ha il compito assassinare il primo ministro malese ‘colpevole’ di aver soppresso lo sfruttamento del lavoro minorile nel suo paese. Questo provvedimento fa infuriare non solo Mugatu ma tutto il mondo della moda che si serve da sempre della manodopera a basso costo del paese malese. Lo stilista dunque escogita un piano geniale; sarà un modello ‘ipnotizzato’ a uccidere il primo ministro.
Will Ferrell in Zoolander – Fonte IMDB
Mugatu e compagni arruolano quindi il modello di fama mondiale Derek Zoolander (Ben Stiller), “bello bello in modo assurdo” e completamente imbranato. Derek, quindi, viene scelto come testimonial della nuova linea di abbigliamento Derelict, ispirata al mondo dei clochard. Ma l’ingaggio proposto da Mugatu è solo un mero espediente per cominciare il lavaggio del cervello a Zoolander che viene condotto in una sorta di laboratorio segreto camuffato da spa. Qui inizia per il modello il ricondizionamento mentale; quando Derek sentirà le note della canzone Relax dei Frankies Goes to Hollywood, attaccherà il primo ministro malese.
Il piano malefico di Mugatu, tuttavia, viene contrastato da Matilda Jeffries (Christine Taylor) che, dopo un’intervista a Derek Zoolander, si rende conto che il modello è in grave pericolo. I due quindi scappano dal laboratorio segreto di Mugatu e chiedono aiuto ad Hansel (Owen Wilson), acerrimo nemico di Derek. Sarà dunque compito di questo strano trio sventare l’attentato al primo ministro e incastrare Mugatu.
Tra la fine degli anni novanta e i primi anni duemila, di film assurdi ne abbiamo visti tanti ma Zoolander li batte davvero tutto. Il film, diretto dallo stesso Ben Stiller, ridefinisce il significato stesso di commedia prendendo in giro l’effimero e materialistico mondo del fashion. Ma ciò che rende questo film un vero e proprio cult sono i dettagli e le tante piccole sorprese che pian piano si rivelano agli spettatori.
Partiamo dal cast che, oltre a unire alcuni degli attori comici americani più geniali, come Ben Stiller, Will Ferrell e Owen Wilson, ci offre una lunghissima serie di cameo tutti da gustare. Il più importante è quello di David Bowie, stella della musica scomparsa qualche anno fa. Nel film Bowie interpreta il ruolo di giudice in una competizione tra modelli ed è chiamato a decretare la miglior camminata da passerella.
Ma Bowie non è l’unica star ad aver interpretato se stesso in Zoolander. Nel film ci sono anche gli attori Christian Slater, Natalie Portman e Cuba Gooding Jr., i cantanti Gwen Stefani e Lenny Kravitz, gli stilisti Tom Ford e Tommy Hilfiger, la top model Heidi Klum, il dj Mark Ronson e niente di meno che il miliardario Donald Trump, un po’ più giovane e meno arancione.
Zoolander: un successo mondiale
L’abbondanza di star e quella comicità demenziale, hanno fatto la fortuna del film che ha ottenuto un successo stratosferico. Ti accorgi, infatti, che un film diventa un cult quando tutti ne riconoscono le battute che iniziano così a diventare parte della cultura pop. Ebbene, oggi non c’è nessuno che non conosca la frase “bello bello in modo assurdo” o che non abbia provato almeno una volta a replicare la celebre Blue Steel, quell’espressione statica da modello un po’ ebete. Ci siamo passati tutti.
Una delle curiosità dell’universo Zoolander riguarda proprio la famosa Blue Steel di Derek. Sembra infatti che l’espressione da modello vanesio che sfoggia Zoolander sia stata presa in prestito dallo stesso Ben Stiller. La moglie dell’attore, Christine Taylor, ha raccontato di aver notato per prima quella strana espressione sulla faccia del marito mentre si spazzolava i capelli allo specchio. Quello sguardo quasi di compiaciuta ammirazione ha dato vita alla famosa Blue Steel.
Owen Wilson in Zoolander – Fonte: IMDB
Nonostante Zoolander sia riuscito a conquistare il pubblico di tutto il mondo, il film non ha avuto vita facile in fase di realizzazione né tanto meno in fase di distribuzione. La famosa scena dell’orgia, ad esempio, ha creato non pochi problemi al regista che si è visto costretto a modificare il girato per evitare che il film fosse inserito nella categoria ‘vietato ai minori di 17 anni’. Oltre alla scena dell’orgia, in montaggio, è stata anche eliminata l’immagine delle Torri Gemelle dal panorama di New York per evitare di turbare il pubblico in sala.
Ma se la censura americana non è stata poi così severa, quella di alcuni paesi lo è stata anche troppo. A causa, infatti, di alcune scene definite troppo violente che coinvolgevano il primo ministro, il film è stato vietato in Malesia e a Singapore.
Zoolander 2, l’atteso sequel
A quasi dieci anni dall’uscita del primo film, nel 2010 Ben Stiller conferma di essere al lavoro sul sequel di Zoolander. Ma i fan dovranno aspettare fino al 2016 per godere della follia di Zoolander 2. Il film, scritto, diretto e interpretato da Ben Stiller, ci racconta degli avvenimenti che seguono la fine del primo capitolo.
Pochi giorni dopo la sua inaugurazione, il Centro Derek Zoolander Per Ragazzi Che Non Sanno Leggere Bene e Che Vogliono Imparare Anche Altre Cose Buone crolla poiché costruito con materiali scandenti. Il collasso dell’edificio uccide Matilda e sfigura il modello Handel (Owen Wilson) che si vede costretto a lasciare il mondo della moda. Derek Zoolander (Ben Stiller), colpevole di negligenza per il crollo, perde la custodia di suo figlio Derek Zoolander Jr (Cyrus Arnold) e si ritira a vita privata. Nel frattempo i complici di Mugatu (Will Ferrell) ancora in circolazione si danno alla fuga, mentre lo stilista viene condannato al carcere. Ma la quiete di Derek viene presto scossa da una serie di omicidi legati al mondo della moda e su cui indaga un’agente dell’Interpol, nonché ex modella, Valentina Valencia (Penelope Cruz).
Al cast originario di Zoolander, questa volta si uniscono le attrici Penelope Cruz e Kristen Wiig mentre tra le comparse celebri troviamo Ariana Grande, Justin Bieber, Sting,Katy Perry, lo stilista Valentino e l’attore John Malkovich.
Zoolander e Zoolander 2 in streaming: dove guardarlo
Se per qualche strano motivo non avete ancora visto i film di Zoolander sappiate che potete trovarli facilmente in formato digitare sulle migliori piattaforme streaming.
In occasione del BCT – FESTIVAL NAZIONALE DEL CINEMA E DELLA TELEVISIONE di Benevento, che si svolge nel capoluogo campano dal 27 luglio al 2 agosto, Giacomo Ferrara, lo “Spadino” di Suburra, ha risposto alle domande sull’importanza dei Festival per il cinema, sulla sua carriera e su quanto e come è cresciuto insieme al suo personaggio.
La casa editrice di fumetti più importante d’Italia, la Sergio Bonelli Editore, non parteciperà a nessuna forma di aggregazione fieristica per tutto il 2020, a causa della pandemia di Covid-19 ancora in corso. A darne annuncio ufficiale è lo stesso sito della SBE con la seguente lettera aperta ai suoi lettori:
Cari Amici,
stiamo vivendo un periodo storico davvero particolare, con il Paese e il Mondo intero impegnati contro un nemico invisibile, subdolo e micidiale qual è il virus Covid-19.
È questa un’annata nefasta, dove abbiamo tutti imparato cosa vuol dire restare bloccati per mesi tra le mura domestiche, non poter incontrare e abbracciare amici e parenti, aver la paura di esser contagiati e di ammalarsi repentinamente. Purtroppo lo stato di emergenza continua, e auspichiamo tutti l’arrivo di un vaccino che ci possa mettere al riparo dalla paura, continuando nel frattempo a rispettare le disposizioni sanitarie relative alla prevenzione.
Qui in SBE ci siamo chiesti molte volte quale debba essere il nostro ruolo in questo contesto, e ci siamo impegnati a fondo per continuare a realizzare e diffondere i nostri fumetti regolarmente, nella convinzione che ciò sia la testimonianza migliore per una qualche “normalità”, e nella speranza di riuscire a portare un sorriso o anche solo un attimo di spensieratezza a tutti Voi.
La sicurezza nostra e dei nostri collaboratori è il primo obiettivo che abbiamo sempre cercato di perseguire, e proprio per questo abbiamo deciso che per tutto il 2020 non parteciperemo direttamente ad alcuna Fiera del fumetto o manifestazione similare.
Incontrarci deve essere un momento di gioia e di serenità, e non ci sono le condizioni ora per poterlo fare.
L’augurio è di tornare a stare insieme e a parlare di fumetti e della nostra passione già in primavera del 2021, e state certi che stiamo già lavorando per costruire per l’anno che verrà degli eventi memorabili, così da festeggiare come meritano tre compleanni d’eccezione: i 30 anni di Nathan Never, i 60 di Zagor e gli 80 incredibili anni della nostra Casa Editrice.
Ci tenevamo a raccontarvelo direttamente, senza troppi giri di parole.
In un anno come questo 2020, in cui sono state cancellate tutte le manifestazioni nazionali e internazionali più importanti, dalle Olimpiadi al Campionato Europeo di Calcio, dai mega-concerti negli stadi alle sagre di Paese, ci sembra giusto fare un passo indietro e pensare soprattutto alla sicurezza e alla salute di tutti noi e di tutti Voi.
Con tutto l’affetto e il desiderio di poterci ritrovare l’anno prossimo,
Sergio Bonelli Editore SpA
Da sempre esponente di spicco dell’editoria a fumetti e da poco anche attore che si comincia a muovere nel campo cinematografico, la Bonelli è una delle major che in genere popolano il Lucca Comics and Games, la fiera autunnale che ha dichiarato di svolgersi secondo un’edizione tutta nuova e che sta destando non poche polemiche nel settore.
Sedicicorto Forlì International Film Festival assegna per il secondo anno il premio Generazione G, dedicato ai nuovi talenti del cinema internazionale. Il cortometraggio è una palestra sia per gli autori che per gli attori, che quasi sempre muovono i loro primi passi nel cinema breve.
Quest’anno il direttore artistico Gianluca Castellini ha scelto due giovani che negli ultimi dodici mesi hanno dimostrato di avere di fronte un grande futuro. Una scelta condivisa dal media partner che assegna il premio Generazione G, Cinematographe.it-FilmIsNow. il prestigioso e seguitissimo portale di cinema e serie tv, nella top 5 dei siti di settore più letti.
Dopo Andrea Carpenzano e Daphne Scoccia, premiati nell’edizione 2019, è quindi la volta di Andrea Lattanzi e Ludovica Martino.
Ludovica Martino, 23 anni, romana, ha esordito diciottenne nella fiction Tutto può succedere, ma è stato il ruolo di Eva Brighi nella serie di culto Skam Italia a farla scoprire al grande pubblico. È stata poi scelta da Giacomo Ciarrapico e Luca Vendruscolo, già autori di Boris, per la serie Liberi tutti. Contemporaneamente Leonardo D’agostini l’ha voluta al fianco proprio di Andrea Carpenzano ne Il campione, per poi entrare nel cast di Sotto il sole di Riccione, il sapore di mare Netflix dei YouNuts. Prossimamente la vedremo al fianco di Marco D’Amore in Security, diretto da Peter Chelsom e tratto dal romanzo di Stephen Amidon.
È romano anche Andrea Lattanzi, 28 anni, rivelazione del bellissimo Manuel di Dario Albertini e visto nello stesso 2018 anche in Sulla mia pelle. Lattanzi è già legato a Sedicicorto, essendo uno dei protagonisti di Indimenticabile, il corto di Gianluca Santoni vincitore di CortItalia 2019. E come la Martino, è legato alla riviera romagnola, grazie alla serie Netflix Summertime, di cui sono già in corso le riprese della seconda stagione. Curiosamente, anche Lattanzi lo vedremo al fianco di un premio Generazione G. Sarà infatti tra gli interpreti di Palazzo di Giustizia, con protagonista Daphne Scoccia.
Ludovica Martino e Andrea Lattanzi saranno, con modalità ancora da definire, presenti a Sedicicorto 2020, e sarà un bel modo per festeggiare il futuro del cinema italiano insieme.
Sedicicorto International Film Festival Forlì 2020 si terrà dal 2 all’11 ottobre ed è realizzato con il contributo di Sedicicorto Forlì International Film Festival è realizzato con il contributo di Comune di Forlì, Film Commission Emilia-Romagna, Regione Emilia-Romagna, DG Cinema e Audiovisivo – Mibact e Fondazione Cassa dei Risparmi di Forlì la sponsorship di Daniele Alessandrini Abbigliamento e Cantine DreiDonà, con il patrocinio del Parlamento Europeo.
Sia i personaggi Marvel che quelli DC hanno ormai colonizzato il grande schermo e l’immaginario collettivo di milioni di spettatori. Sembra quindi che un’asta che metta a disposizione di quei fan la possibilità di comprare e possedere un oggetto di scena originale appartenuto a uno di quei personaggi/attori sia un momento molto ghiotto per tutti loro.
Il sito Comic Connect ha svelato una vasta gamma di oggetti di scena che fanno parte del MCU e del DCEU che saranno presto disponibili all’asta. Dal lazo di Estia di Wonder Woman al potente Mjolnir di Thor, ecco i prop che potranno essere disponibili per l’acquisto dai fan.
Lazo di Estia
L’oggetto in questione è stato usato da Gal Gadot in Batman V Superman: Dawn of Justice (2016), film in cui fa il suo esordio Wonder Woman e i fan potrebbero portare a casa un pezzo di storia che racconta l’introduzione del personaggio sul grande schermo. Questo particolare Lazo è in ottime condizioni, il che lo rende ancora più prezioso.
Elmetto di Captain America di Chris Evans
I fan del MCU avranno la possibilità di portare a casa un elmetto da battaglia di Captain America indossato da Chris Evans in Captain America: il Primo Vendicatore del 2011. Pur rimanendo fedele alle radici dei fumetti, l’elmo è stato adattato alle esigenze cinematografiche e alle necessità dell’attore di indossarlo anche in sequenze d’azione.
I guanti di cuoio di Captain America
Un altro pezzo dell’ensemble di Captain America è l’iconico guanto di pelle del super soldato. Questo oggetto cinematografico è stato usato da Chris Evans durante le riprese di Il Primo Vendicatore. Già solo questa informazione renderebbe l’oggetto degno di essere acquistato e custodito come un vero e proprio cimelio.
La maglietta di Captain America
Questa camicia senza maniche in nylon e spandex è stata indossata dal Captain America di Chris Evans durante la sua missione per salvare Bucky (naturalmente sotto il resto del costume). Ottenere questo oggetto cinematografico dovrebbe avere un significato simbolico molto profondo poiché i fan possono portare un pezzo di storia del MCU nelle loro case, oltre ad essere un oggetto che ricorda una delle amicizie più belle raccontate nel corso di 22 film.
Il primo scudo di Captain America
I fan avranno la possibilità di comprare il primo scudo di Cap mai apparso sul grande schermo. Questo scudo presenta le ammaccature dell’originale e ne è una perfetta copia, ridipinto e manipolato affinché sia perfettamente uguale a quello usato nel film.
Il reattore ARC della Mark IV di Iron Man
Il viaggio di Tony Stark nel MCU è finito, ma l’ammirazione dei fan per il personaggio non è per niente svanita, anzi è accresciuta dalle modalità in cui il personaggio ha scelto di uscire di scena. Comprando questo oggetto in particolare, i fan avranno un senso di nostalgia per l’amato eroe MCU. Non solo, questo oggetto cinematografico ha conservato anche le spine, i cavi e l’elettronica utilizzati durante Iron Man 2, rappresentando per i fan un’aggiunta perfetta alla loro collezione MCU.
Il puntello da polso per la pistola di Deadshot
Il Deadshot di Will Smith è stato uno dei personaggi di spicco nel Suicide Squad del 2016, e le sue abilità del tiratore scelto sono state sfruttate al massimo durante il film. Sembra che i fan avranno un’idea di quelle abilità dato che questo puntello da pistola con guanto da polso del film sarà presto disponibile all’asta online. Anche se il film in cui compare non ha esattamente entusiasmato le folle, il personaggio di Smith è stato sicuramente una delle cose migliori.
La cintura di Cap da The Avengers
Captain America ha indossato una tuta potenziata dallo SHIELD in The Avengers del 2012. Ora, i fan avranno la possibilità di dare un’occhiata più da vicino a uno degli elementi dell’iconico costume riuscendo ad accaparrarsi questa cintura indossata dal personaggio nel film. La cintura è stata realizzata in nylon blu e include anche tasche multiple e una clip in metallo.
Lo scudo di Lady Sif da Thor
Non si sa molto sul potenziale ritorno nel MCU della Lady Sif di Jamie Alexander, ma i fan possono ancora procurarsi il temibile scudo della guerriera asgardiana così come lo abbiamo visto in Thor. Questo scudo è sapientemente verniciato con colori metallici oro e argento pur avendo una base in gomma dura.
Il cruscotto della nave orgia del Granmaestro
Il Granmaestro è uno dei più “cattivi” del MCU ed ha debuttato nel 2017 Thor: Ragnarok. In una delle scene più divertenti del film, Bruce Banner e Thor sono a bordo della nave “da festa” del Granmaestro che alla fine si rivela essere la navicella che il colorito personaggio usa per dei party estremamente licenziosi… E ora, i fan possono rivivere quel momento comprando una riproduzione del cruscotto della nave.
Il Mjolnir di Thor da Thor: The Dark World
Il Mjolnir è stata un’arma iconica in tutta l’Infinity Saga. Questo potente martello è in cima all’elenco degli oggetti che i fan vogliono avere nella propria collezione MCU. Sembra che il desiderio di un fortunato fan verrà esaudito presto poiché un prop di Mjolnir usato da Chris Hemsworth sarà presto disponibile all’asta. La testa di questa arma riconoscibile è realizzata in densa gommapiuma, ma ciò non toglie il significato che avrà ottenere un raro pezzo di memorabilia MCU come questo.
I titoli della saga di Star Wars sono stati modificati nel corso degli anni, con l’evolversi del progetto di George Lucas. Il primo film uscì con il nome semplice, tanto che da noi è infatti noto come Guerre Stellari. Con l’uscita dei sequel e l’evolversi della storia, il titolo dei film si è complicato, per non parlare poi della nomenclatura a numeri romani per indicare gli Episodi e dare un’indicazione dello sviluppo cronologico della storia.
Tuttavia, sembra che i titoli scelti dalla produzione siano… sbagliati, alla luce di ciò che raccontano! Il video di seguito, infatti, mostra come in base alla trama il titolo di ogni episodio di Star Wars sarebbe dovuto essere differente. Non solo, il video utilizza proprio i titoli ufficiali della saga di nove film e li riposiziona per dare un nuovo senso a ciò che viene raccontato! Eccolo:
Ci sono personaggi monumentali della storia del cinema italiano che continuano a ispirare il pubblico con opere accattivanti e illuminate. Uno di questi è proprio Nanni Moretti, famoso attore, regista, sceneggiatore e produttore italiano, conosciuto grazie a film come Ebbe Bombo, Il Caimano, La stanza del figlio e molti altri ancora.
Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere su Nanni Moretti e la sua straordinaria carriera.
Nanni Moretti film
10. Nato a Brunico, in provincia di Bolzano, il 19 agosto del 1953, da genitori di origini calabro-romane, sin da ragazzo Nanni Moretti comincia a coltivare due delle sue grandi passioni, la pallanuoto e il cinema. Durante l’adolescenza entra a far parte della S.S. Lazio Nuoto e nel 1970 arriva a giocare nella nazionale italiana juniores di pallanuoto.
9. Nonostante la sua passione per lo sport, Nanni continua sempre di più ad innamorarsi del cinema tanto che arriva a vendere la sua collezione di francobolli per acquistare una camera Super8. In questo periodo quindi Moretti inizia a sperimentare e gira con la sua Super8 due cortometraggi dal titolo La Sconfitta (1973) e Patè de bourgois (1973).
Nanni Moretti in Padre Padrone – Fonte: Wiki
8. Durante quegli anni comincia anche a frequentare alcuni cineclub romani dove entra in contatto con personalità importante del mondo del cinema e del giornalismo, ampliando così i suoi orizzonti culturali. Grazie al suo innato talento per la regia e alla sua voglia di sperimentare nel 1976 Nanni gira il suo primo lungometraggio, Io sono un autarchico, sempre girato in Super8, che attira l’attenzione di alcuni importanti registi.
7. Nel 1977, infatti, i famosi fratelli registi Paolo e Vittorio Taviani, gli offrono una parte del film Padre Padrone. Eppure la vera svolta nella sua carriera di regista e attore arriva nel 1978, anno d’uscita di Ecce Bombo.
Nanni Moretti in Ecce Bombo
6. Presentato al 31º Festival di Cannes, Ecce Bombo è il primo film davvero importante diretto e interpretato da Nanni Moretti, film che segna l’inizio della sua folgorante carriera nel cinema.
Protagonista del film è Michele (Nanni Moretti), uno studente universitario, impegnato con gli studi, i rapporti con gli amici di una vita Mirko (Fabrio Traversa), Vito (Paolo Zaccagnini) e Goffredo (Piero Galletti), la famiglia e le ragazze. Il film è un semplice racconto della quotidianità di Michele, un ragazzo semplice che ama trascorrere il suo tempo libero al cinema, in pizzeria o a bere seduto al bar insieme agli amici. Durante quelle serate Michele discute di tutto, di problemi comuni come i difficili rapporti con la famiglia, con la sua ragazza Silvia o con le donne in generale.
Nanni Moretti in Ecce Bombo – Fonte: Wiki
Anche i suoi amici sono pieni di problemi; Mirko non sa come comportarsi con Olga (Lina Sastri), un ragazza schizofrenica che abita con lui; Vito è un impiegato annoiato e scontento; mentre Goffredo è uno studente universitario molto pigro. Dal canto suo Michele, invece, si tiene impegnato facendo da tutor ai ragazzi del liceo che si preparano per la maturità.
Un giorno Michele, stanco delle serate passate a vegetare insieme ai suoi amici fuori al solito bar, decide di trasformare le loro riunioni in una sorta di terapia di gruppo, per tentare di risolvere così i loro rispettivi problemi. Ben presto però i loro incontri si trasformano in lunghe conversazioni filo esistenziali e senza un obiettivo preciso.
Il film incanta il pubblico e la critica al Festival di Cannes e non solo. Ecce Bombo, infatti, fa strage di consensi anche tra il pubblico pagante e finisce con l’incassare 2 miliardi di vecchie lire a fronte del 180 milioni spesi per la realizzazione.
Nanni Moretti in Bianca
5. Dopo un incredibile inizio, la carriera di Nanni Moretti prosegue senza intoppi negli anni ottanta. Il pubblico e la critica, entrambi incantati dallo stile così diretto di questo giovane attore e regista, continuando a seguire con attenzione la carriera di Moretti.
Nel 1981 è la volta di Sogni d’Oro, il primo film di Nanni girato in 35 mm, che porta il regista a concorrere alla a Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, conquistando l’ambito Leone d’argento. Solo tre anni più tardi, Moretti sbarca di nuovo al cinema con il film Bianca.
Il film racconta la storia di Michele Apicella (Nanni Moretti), un giovane professore di matematica che cambia casa e comincia una nuova vita. Pieno di fobie e ossessioni, come quella per l’igiene e l’osservazione quasi maniacale dei dettagli, Michele fa fatica ad adeguarsi alle nuove situazioni.
Nanni Moretti in Bianca
Nel nuovo palazzo conosce alcuni dei suoi vicini, la coppia di sposi Massimiliano (Vincenzo Salemme) e Aurora (Enrica Maria Modugno), sempre pieni di preoccupazioni e problemi, e Siro (Remo Remotti), un signore molto anziato ma amante delle donne e della bella vita. Michele, inoltre, lavora in una sorta di folle istituto sperimentale pieno di studenti diligenti, dotato di bar e sala giochi, dove i professori idolatrano Dino Zoff e tengono lezioni sulla musica di Gino Paoli.
Nel suo tempo libero Michele si diverte a osservare il comportamento delle sue coppie di amici, trascrivendo tutte le sue riflessioni poi catalogate in un archivio. La sua vita è ostaggio di una rassicurante routine fino a quando un giorno tutto cambia a causa di una strana catena di omicidi che coinvolgono i suoi amici. In questo frangente, Michele inizia una relazione con Bianca (Laura Morante), l’insegnante di francese della sua scuola, relazione che il giovane non sa proprio come gestire.
Nanni Moretti in Caro Diario
4. Negli anni a seguire, Moretti dirige e interpreta altri due film, La Messa è Finita (1985) – vincitore dell’Orso d’Argento al Festival di Berlino del 1986 – e Palombella Rossa (1989). Arriviamo così agli anni novanta e al film Caro Diario, vincitore del premio per la migliore regia al Festival di Cannes nel 1994.
Diventato un vero e proprio classico della cinematografia morettiana, Caro Diaro è un film diviso in tre episodi dal titolo In Vespa, Le Isole e Medici, che hanno come protagonista Moretti e la sua vita. In questi tre episodi Nanni racconta e si racconta, parlando delle sue esperienze, del suo rapporto col il cinema, la critica cinematografica e Hollywood.
Nanni Moretti in Caro Diario
Nel primo episodio Moretti si abbandona a una lunga passeggiata in una Roma estiva e quasi completamente deserta, godendo degli splendidi paesaggi e della splendida architettura. Il secondo episodio invece vede il regista in viaggio alle Isole Eolie, come in una sorta di fuga dalla frenetica quotidianità dei centri urbani. Nel terzo episodio, quello più importante e conclusivo, Nanni racconta della sua malattia e di come è riuscito a sconfiggere il linfoma di Hodgkin.
Dopo anni di sintomi invalidanti come prurito agli arti, spossatezza e dimagrimento, e cure inutili di medici incompetenti, grazie a un suo amico e a una semplice TAC, Moretti scopre finalmente la malattia. Inizia quindi per lui un lungo cammino di guarigione che prevede prima un importante intervento chirurgico e poi una cura farmacologica.
Nanni Moretti in Aprile
3. Dopo il successo di Caro Diario, Nanni Moretti nel 1998 esce con un nuovo film dal titolo Aprile, presentato in concorso al 51º Festival di Cannes.
Il film è in realtà una sorta di documentario che racconta di un piccolo periodo della vita di Nanni Moretti. CI troviamo nel 1994, anno della vittoria della destra e di Silvio Berlusconi alle elezioni politiche. Il regista, dichiaratosi sempre profondamente di sinistra, è sconvolto dall’ascesa di Berlusconi e dall’evidente conflitto d’interessi collegato alla sua vittoria. Decide quindi di cominciare a lavorare su di un documentario dedicato proprio alla figura di Berlusconi e alla sua vita politica. Il progetto tuttavia viene messo in stand-by e sostituito momentaneamente da un musical.
Nanni Moretti in Aprile – Fonte: Wiki
Con le elezioni anticipate del 1996, però, Moretti torna sui suoi passi e decide di ripescare l’idea del documentario politico. Nello stesso periodo, inoltre, sua moglie scopre di essere incinta e il regista tenta di dividere il suo tempo tra lavoro e famiglia. A causa quindi delle tante responsabilità e del poco tempo a disposizione, la scelta del documentario viene nuovamente abbandonata a favore del musical.
Questo film, all’apparenza un po’ bizzarro, è in realtà una lunghissima riflessione sul cinema e la politica e ovviamente sull’importanza della paternità.
2. Negli anni successivi Nanni Moretti continua a lavorare ai suoi ambizioni progetti cinematografici. Dal duemila in poi, il regista arriva al cinema con La Stanza del Figlio (2001), Il Caimano (2006) – film dedicato alla figura controversa di Berlusconi -, Habemus Papam (2011) e infine Mia Madre (2015).
Nanni Moretti, Tre Piani: il suo nuovo film
1. C’è un ultimo progetto a cui Nanni Moretti lavora da tanti anni e che purtroppo non è ancora riuscito a portare sul grande schermo. Si tratta del film Tre Piani, attualmente fermo in post-produzione a causa della pandemia di Corona Virus. Liberamente tratto dal romanzo Shalosh Qomot di Eshkol Nevo, il film di Moretti è ambientato in Italia e racconta la storia di tre nuclei familiari che abitano in tre appartamenti tutti nello stesso condominio borghese.
Inizialmente il film, che sarebbe dovuto arrivare in sala nel 2020 e presentato allaMostra d’Arte Cinematografica di Venezia di quest’anno, è stato bloccato dalla pandemia e la sua uscita rimandata ai primi mesi del 2021. Di questo nuovo progetto non si conosce molto ma sappiamo che nel cast ci sono tantissimo nomi importanti del cinema italiano contemporaneo come Alba Rohrwacher,Margherita Buy, Riccardo Scamarcio, Adriano Gianninie lo stesso Nanni Moretti.
Sono passati quattro anni dall’uscita in sala di questa fortunata commedia. Per il suo regista Paolo Genovese e per tutto il cast Perfetti sconosciuti fu un enorme successo, i cui echi si sono sparsi in tutto il globo. Il film arrivava dopo le buone prove di Immaturi e Tutta colpa di Freud che però, pur essendo divertenti, ironiche e proponendo del buon intrattenimento, non avevano ancora lo spessore per permettere al loro autore il salto verso la commedia d’autore. Divertente sì, ma anche disincantata, con una vena aspra e a volte perfino cattiva, insomma, dolce-amara, come insegna il maestro Monicelli – per certi aspetti il film condivide lo spirito dei suoi Parenti serpenti. Una commedia che pone al centro una riflessione sui rapporti umani e su temi rilevanti della nostra società. Tutti ingredienti presenti in Perfetti sconosciuti e che, opportunamente mixati, ne hanno determinato il successo.
Perfetti sconosciuti, un fine lavoro di sceneggiatura
L’idea di partenza del soggetto di Paolo Genovese è un gioco. In particolare, una versione attualizzata del vecchio gioco della verità, che qui ruota attorno a un oggetto onnipresente nelle nostre vite: il cellulare, definito in un’ormai famosa battuta del film “la scatola nera della nostra vita”. Dunque, una sera sette amici si ritrovano a cena e decidono di mettere sul tavolo i loro cellulari. Da quel momento in poi, qualsiasi messaggio o chiamata che arriverà saranno ascoltati da tutti. Niente segreti, dal momento che i commensali dicono di non averne. La serata, però, si rivela presto più difficile del previsto e pian piano gli amici scoprono di essere in realtà perfetti sconosciuti.
Attorno al tavolo si riuniscono tre coppie: Carlotta, Anna Foglietta, e Lele, ValerioMastandrea; Bianca, Alba Rohrwacher, e Cosimo,Edoardo Leo; Eva, Kasia Smutniak, e Rocco,Marco Giallini. Assieme all’amico Beppe, Giuseppe Battiston. È facile prevedere che si parlerà di amore e tradimento, ma il film non si riduce a un mero “gioco delle coppie” come potrebbe sembrare a un primo sguardo. Se non patisce l’effetto del tempo è perché al suo interno sono racchiusi tantissimi temi: si parla del valore dell’amicizia, di sincerità e menzogna, di ipocrisia e cattiveria, di responsabilità e senso di colpa, di coraggio e vigliaccheria, ma anche di omosessualità ed educazione dei figli. La riflessione sul ruolo delle tecnologie all’interno delle nostre vite altro non è che un pretesto per affrontare temi universali e senza tempo. La trovata del gioco non è solo un espediente intrigante per catturare l’attenzione dello spettatore, curioso di sapere come va a finire, ma è funzionale ad esprimere contenuti e lo fa benissimo. Operazione non sempre facile e che non riuscirà altrettanto bene a Genovese nel successivo The Place.
È inoltre particolarmente difficile rendere vivace un film ambientato tutto in interni, attorno a un tavolo, durante una cena. Bisogna appunto essere bravi a mantenere viva l’attenzione, altrimenti si rischia la noia. Perfetti sconosciuti è un film molto parlato, teatrale e nei film di parole la solidità della sceneggiatura, la cura nella scrittura dei dialoghi rivestono una grande importanza. Ecco dunque pienamente giustificati i premi alla sceneggiatura ricevuti dai suoi autori: assieme al regista Paolo Genovese, Filippo Bologna, Paolo Costella, Paola Mammini e Rolando Ravello. Perfetti sconosciuti non stanca proprio perché i suoi scambi sono brillanti, c’è intelligenza, ironia, disincanto. Tutto si incastra al meglio tenendo incollato lo spettatore alla storia.
Il cast di Perfetti sconosciuti, amici dentro e fuori dal set
Un gruppo di ottimi attori, affiatati in scena e con un solido rapporto di amicizia anche fuori dal set, che li lega pure al regista. Ecco il valore aggiunto di Perfetti sconosciuti. Il film è cucito addosso agli interpreti, sfruttando la loro reale coesione. Genovese conosce e utilizza al meglio anche le sfumature del loro carattere, dirigendo con sicurezza il film. Punta su frequenti primi piani, volti a cogliere immediatamente le reazioni di ciascuno in un contesto in cui sono proprio gli sguardi a rivelare tensioni latenti, legami nascosti e reazioni inaspettate. Ogni personaggio hauna precisa individualità che emerge prepotente. Pur trattandosi di un film corale, nessun ruolo è sacrificato.
Alba Rohrwacher interpreta il personaggio più puro, l’anima immacolata del gruppo, assieme a Giuseppe Battiston. Edoardo Leo convince ancora una volta nel ruolo del Peter Pan in perenne fuga dalle responsabilità. Una straordinaria Anna Foglietta dà corpo alle molteplici sfumature del suo personaggio, che cova un dolore profondo, coperto maldestramente con una maschera di leggerezza. ValerioMastandrea è Lele: un insicuro che ha tentato, anche lui maldestramente, di salvare la coppia in un momento difficile. Questa sta però crollando sotto il peso dei reciproci sensi di colpa.Il Rocco di Marco Giallini va in analisi ma sembra essere più saggio della moglie psicoterapeuta, quasi che si porti dietro un po’ del suo personaggio diTutta colpa di Freud. Kasia Smutniak è un’analista, ma anche una donna con le sue fragilità. Nel cast anche Benedetta Porcarolinel ruolo della loro figlia, Sofia.
Della coesione del gruppo la commedia non può che beneficiare, prova ne sono la naturalezza con la quale gli attori si scambiano le battute e i tempi comici impeccabili, a beneficio del ritmo del racconto.
Perfetti sconosciuti, il finale
Il finale è a sorpresa e porta lo spettatore a riconsiderare tutto quanto ha visto fino a quel momento. Il gioco della verità è stato fatto davvero? O piuttosto il regista ha voluto mostrare cosa sarebbe successo se questo avesse avuto luogo? Alla fine i protagonisti hanno scelto la verità o la menzogna, la trasparenza o l’ipocrisia? Sono stati coraggiosi o vigliacchi? E ci vuole più coraggio a svelare tutti i segreti in una serata dura ma chiarificatrice, o a continuare a vivere nell’ipocrisia, coprendosi a vicenda?
Queste le domande che l’ambiguo finale di Perfetti sconosciuti apre, lasciando allo spettatore la risposta. Un’ambiguità sostenuta dalla metafora dell’eclissi lunare. Eclissi come stravolgimento dell’ordine, momento eccezionale in cui il mondo come lo conosciamo è sospeso e tutto può succedere. Ma appunto, si tratta di un momento, poi tutto torna come prima, come se nulla fosse stato. Chi guarda la luna dopo questo evento non direbbe mai che c’è stata l’eclissi. Ecco, allo stesso modo, lo spettatore si chiede cosa sia ciò a cui ha assistito: un gioco della mente, un’ipotesi che non si è mai verificata, o la realtà? Al pubblico la risposta.
Quel che è certo è che Perfetti sconosciuti ha convinto davvero tutti, anche gli scettici che quattro anni fa non avevano visto di buon occhio il suo trionfo, giudicandolo sproporzionato per una buona commedia, ottimamente recitata e ben diretta, ma forse un po’ furba. Il tempo è stato galantuomo e ne ha fatto risaltare la profondità nascosta sotto la veste accattivante e il piglio brillante, facendo emergere ancor di più una pluralità di sfumature che vanno ben oltre l’inflazionato binomio: amore e tradimento.
I premi vinti da Perfetti sconosciuti
Il lavoro del regista romano fece incetta di premi di peso, cosa piuttosto insolita per una commedia. Dal David di Donatello per il miglior film, per ottenere il quale sbaragliò una concorrenza di tutto rispetto – Fucoammare, Il racconto dei racconti, Non essere cattivo, Youth –La giovinezza – a quello per la migliore sceneggiatura. Poi i Nastri d’Argento – migliore commedia, migliore canzone originale Perfetti sconosciuti di Fiorella Mannoia, Bungaro e CesareChiodo, Nastro speciale all’intero cast. Guadagnò anche il Globo d’Oro assegnato dalla stampa estera come miglior commedia e il Premio per la migliore sceneggiatura in Usa, al Tribeca Film Festival, confermando l’ottima salute di cui godeva e tuttora gode la commedia italiana.
Perfetti sconosciuti e i suoi remake
Il film vanta ben 18 remake e per questo si è guadagnato l’accesso nel Guinness dei primati, avendo davvero fatto il giro del mondo. La sua versione made in Usa avrebbe dovuto vedere la luce grazie alla società di produzione di HarveyWeinstein, che ne aveva acquisito i diritti. Tuttavia, questa è poi fallita, mentre Weinstein è stato travolto dallo scandalo e dalle note vicende giudiziarie. A quanto sembra, il progetto è passato in altre mani, ma ad oggi non vi è nulla di certo.
Numerosissime invece le versioni europee: dalla Spagna alla Francia, dalla Grecia alla Turchia, dove il remake, prodotto in collaborazione con Ferzan Ozpetek, è stato affidato a una delle attrici che spesso lo accompagnano, Serra Yilmaz, qui in veste di regista. Anche la Polonia ha avuto la sua versione del film e l’attrice polacca Kasia Smutniak vi ha ricoperto il ruolo di Eva, come nella versione italiana. Senza dimenticare i paesi extra Ue, che pure hanno molto apprezzato il film. Ne hanno tratto remake, ad esempio, la Cina e la Corea del Sud.
Considerato uno dei grandi interpreti dello spettacolo italiano, Michele Placido ha costruito una carriera ricca di titoli per il cinema e la televisione, sia in qualità di attore che di regista. Il suo è oggi uno dei nomi più noti, indice spesso di una ricercata qualità artistica, da lui riproposta in ogni suo lavoro. Diversi sono ad oggi i titoli che lo hanno reso celebre, tra cui si affermano in particolare la serie La piovra e il film Romanzo criminale.
Ecco 10 cose che non sai di Michele Placido.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Michele Placido: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. Placido debutta al cinema con il film Il caso Pisciotta (1972), per poi distinguersi in titoli come Romanzo popolare (1974), Mio Dio, come sono caduta in basso! (1974), Marcia trionfale (1976), Casotto (1977), Un uomo in ginocchio (1979), Il prato (1979), Tre fratelli (1981), Grandi magazzini (1986), Mary per sempre (1989), Padre e figlio (1994), La lupa (1996), La balia (1999), Un uomo perbene (1999), Il posto dell’anima (2003), Il caimano (2006), con Silvio Orlando, La sconosciuta (2006), Baarìa(2009), Manuale d’amore 3 (2011), Tulpa – Perdizioni mortali (2012), Viva l’Italia (2012), con Raoul Bova, Razzabastarda (2012), di Alessandro Gassmann, Io che amo solo te (2015), La cena di Natale (2016), conLaura Chiatti, e Odio l’estate (2020).
9. Si è distinto anche come regista. A partire dal 1990 Placido inizia a ricoprire anche il ruolo del regista, dando vita negli anni a diversi film di buon successo, in molti dei quali è stato anche presente come attore. Il primo di questi fu Pummarò (1990), e seguirono Le amiche del cuore (1992), con Claudia Pandolfi, Un eroe borghese (1995), Del perduto amore (1998), con Fabrizio Bentivoglio, Un viaggio chiamato amore (2002), Ovunque sei (2004), Romanzo criminale (2005), con Pierfrancesco Favino e Kim Rossi Stuart, Il grande sogno (2009), Vallanzasca – Gli angeli del male (2010), Il cecchino(2012), Prima di andar via (2014),La scelta (2015) e 7 minuti(2016), con Cristiana Capotondi.
8. È noto anche per i suoi ruoli televisivi. In televisione Placito si è reso noto grazie alla serie La piovra (1984-1989), dove ha interpretato il commissario di polizia Corrado Cattani. In seguito, ha recitato nei film Uomo di rispetto (1993), Padre Pio – Tra cielo e terra (2000), Karol – Un papa rimasto uomo (2006), L’ultimo padrino (2008), Aldo Moro – Il presidente (2008), Volare – La grande storia di Domenico Modugno (2013), Trilussa – Storia d’amore e di poesia (2013). I suoi ultimi ruoli in televisione risalgono alle serie Questo è il mio paese (2015) e In Treatment (2015-2016), con Sergio Castellitto.
Michele Placido: la moglie e i figli
7. È stato sposato con un’attrice. Placido è stato sposato dal 1989 al 1994 con l’attrice Simonetta Stefanelli, nota per aver recitato anche nel film Il padrino (1972). I due si sono conosciuti sul set del film Peccati in famiglia, del 1975, ed intrapresero una relazione che li portò poi al matrimonio. La coppia ebbe poi modo di recitare nuovamente insieme nei film Grandi magazzini e Le amiche del cuore. Diedero alla luce tre figli: l’attrice Violante Placido, l’attore Marco Brenno Placido e Michelangelo.
6. Si è sposato una seconda volta. A partire dal 2002 l’attore ha intrapreso una relazione con l’attrice Federica Vincenti, poi sposata nell’agosto del 2012. La coppia, già prima del matrimonio, aveva avuto un figlio, nato nel 2006. Placido e la Vincenti hanno poi avuto diverse occasioni per recitare insieme, grazie ai film Il grande sogno, Vallanzasca – Gli angeli del male, Tulpa – Perdizioni mortali e Trilussa – Storia d’amore e di poesia.
Parte delle cose che non sai sull’attore
Michele Placido in La piovra
5. Ha interpretato un celebre commissario della televisione. Con la serie La piovra, di genere poliziesco e andata in onda dal 1984 al 1989, l’attore ha avuto modo di affermarsi definitivamente come grande interprete, prima di intraprendere la sua fortunata carriera cinematografica. Placido ricopriva infatti il ruolo del protagonista, il commissario Corrado Cattani, che arrivato in Sicilia da Milano si trova a dover investigare su alcuni misteriosi omicidi, opera probabilmente della mafia. Così, nel corso delle puntata, si costruisce quello che ancora oggi è uno dei commissari più celebri della televisione.
4. Ha chiesto lui di far morire il personaggio. Nel 1989 gli spettatori rimasero sconvolti nel vedere il protagonista della serie, giunta alla sua quarta stagione, venire brutalmente ucciso. Di tale morte televisiva si parlò a lungo e soltanto diversi anni dopo lo stesso Placido spiegò le motivazioni di quella scelta. Fu infatti lui a chiedere al regista di far morire il suo commissario, poiché desiderava perseguire altri obiettivi professionali e dedicarsi maggiormente al cinema. Libero dalla serie, Placido ebbe infatti modo di cimentarsi anche nella regia per il grande schermo.
Michele Placido e Caravaggio
3. Realizzerà un film sul celebre pittore. Il prossimo film da regista di Placido sarà dedicato al celebre pittore Caravaggio, che verrà interpretato dall’attore Riccardo Scamarcio. Il lungometraggio, stando a quanto dichiarato da Placido, vanterà inoltre un cast internazionale, con attori francesi del calibro di Louis Garrel, e verrà girato prevalentemente a Roma, Napoli e Malta, dove si svolgerà una parte importante del racconto. L’emergenza da Covid-19 ha tuttavia costretto a rimandare l’inizio delle riprese, previsto ora però per l’autunno.
2. Non realizzerà una classica biografia. Placido ha dichiarato di star lavorando al progetto ormai da diversi anni, intenzionato a non voler realizzare una classica biografia del pittore, quanto andare a ricercare i momenti più oscuri e misteriosi della sua vita per darvi significato. Nel film, infatti, sembra si tratterà prevalentemente del suo rapporto con la chiesa, con la pittura e la morte. Placido ha descritto il progetto come una “radiografia psicofisica del personaggio, volta a mostrare chi era, come ragionava e come creava i suoi capolavori”.
Michele Placido: età e altezza
1. Michele Placido è nato ad Ascoli Satriano, in Puglia, Italia, il 19 maggio del 1946. L’attore è alto complessivamente 177 centimetri.
Ottenuta una prima notorietà grazie al cinema, l’attrice Ginnifer Goodwin ha poi acquisito grande popolarità grazie al suo ruolo in acclamate serie televisive. Negli anni è così diventata uno dei volti più popolari del piccolo schermo, distinguendosi per le sue particolarità e il carisma che la contraddistingue. Nel corso della sua carriera, ha inoltre avuto modo di maturare come interprete grazie alle sue collaborazioni con importanti registi e attori.
Ecco 10 cose che non sai di Ginnifer Goodwin.
Ginnifer Goodwin: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in celebri lungometraggi. L’attrice debutta al cinema nel 2003 con il ruolo Connie Baker in Mona Lisa Smile, conJulia Roberts. Successivamente, recita in Appuntamento da sogno! (2004), Quando l’amore brucia l’anima (2005), con Joaquin Phoenix, Il bacio che aspettavo (2007), Birds of America – Una famiglia incasinata (2008), La verità è che non gli piaci abbastanza (2009), conScarlett Johansson, A Single Man (2009), conColin Firth, Ramona a Beezus (2010) e Something Borrowed – L’amore non ha regole (2011), con Kate Hudson.
9. È nota per i suoi ruoli televisivi. La Goodwin ottiene una prima notorietà grazie alla serie comedy Ed (2001-2004), per poi distinguersi in Big Love (2006-2011), conChloë Sevigny. Il grande successo arriva però grazie a C’era una volta, dove ricopre il ruolo di Biancaneve dal 2011 al 2018, recitando accanto agli attori Jennifer Morrison e Colin O’Donoghue. Terminato il suo lavoro nella serie, partecipa all’episodio Point of Origin di The Twilight Zone, e ad Why Women Kill (2019), con LucyLiu, e Dolly Parton – Le corde del cuore (2019).
8. È anche doppiatrice. Negli ultimi anni la Goodwin si è distinta anche per la sua attività di doppiatrice, ricoprendo tale ruolo per le serie animate Electric City (2012) e Robot Chicken (2005-2014). Ha poi partecipato al doppiaggio di Sofia la principessa (2014), Trilli e la creatura leggendaria (2014), e Zootropolis(2016), vincitore del premio Oscar come miglior film d’animazione, dove l’attrice ha dato voce al personaggio protagonista di Judy Hopps.
Ginnifer Goodwin, il marito Josh Dallas e i figli
7. Ha conosciuto suo marito sul set. Grazie alla serie C’era una volta, la Goodwin ha avuto modo di conoscere l’attore Josh Dallas, il quale era lì interprete del personaggio del Principe Azzurro. I due, partner nella serie, iniziarono così a frequentarsi anche al di fuori del set a partire dal 2012. Dopo un anno, nell’ottobre del 2013, annunciano di essersi fidanzati ufficialmente, arrivando poi a sposarsi nell’aprile del 2014.
6. Ha avuto due figli da suo marito. La coppia annunciò di essere in attesa del primo figlio nel 2014, e la gravidanza dell’attrice venne inclusa nella storia del suo personaggio in C’era una volta. Il figlio, chiamato Oliver Finlay, nacque poi il 29 maggio del 2014. Il 1° giugno del 2016 è invece nato il secondo figlio, Hugo Wilson. Contrariamente a quanto precedentemente avvenuto, tale gravidanza non venne inclusa nella storyline del suo personaggio nella serie.
Ginnifer Goodwin in C’era una volta
5. È entusiasta del suo personaggio. Interprete di Biancaneve in C’era una volta, l’attrice si è dichiarata particolarmente soddisfatta della presenza di un personaggio del genere in una serie così popolare. La sua Biancaneve, infatti, è tutto fuorché una principessa bisognosa di aiuto. La Goodwin è infatti entusiasta di aver potuto interpretare un personaggio femminile che contribuisce a smentire lo stereotipo intorno alla celebre principessa delle fiabe.
4. Sarebbe disposta a tornare in un revival della serie. Grazie al suo finale aperto, la Goodwin ha dichiarato che la serie potrebbe facilmente essere ripresa e ampliata, ora come a distanza di diversi anni. L’attrice ha infatti espresso la propria disponibilità a riprendere il proprio ruolo in un revival della serie, immaginando di poter ritrovare la propria Biancaneve intenta a combattere al fianco dei propri pro nipoti.
3. Ha apprezzato molto l’affetto dei fan. In seguito al termine della sesta stagione, venne annunciato che l’attrice e il suo personaggio non sarebbero più stati dei ruoli ricorrenti nella settima ed ultima. L’attrice è infatti apparsa soltanto nell’ultimo episodio di questa. Il suo abbandono, tuttavia, ha dato vita ad un generale dispiacere nei fan della serie e del personaggio. L’attrice, che si è detta commossa dall’affetto dimostratole, ha promesso che sarebbe ritornata a vestire i panni di Biancaneve, e così è stato per il gran finale.
Ginnifer Goodwin: oggi
2. È tra le protagoniste di una nuova serie. Ad oggi l’attrice è impegnata con la serie di genere commedia nera Why Women Kill, ambientata in epoche diverse, nelle quali si raccontano le storie di tre donne spinte ad uccidere dall’infedeltà dei loro mariti. La Goodwin è Beth Ann Stanton, la quale vive nel 1963 ed è sposata con il marito Rob. Venuta a sapere dei tradimenti coniugali di lui, la sua vita cambierà in modi inaspettati.
Ginnifer Goodwin: età e altezza
1. Ginnifer Goodwin è nata a Memphis, nel Tennessee, Stati Uniti, il 22 maggio del 1978. L’attrice è alta complessivamente 168 centimetri.
Attore noto per i suoi ruoli televisivi, Eric Dane si è costruito una buona fama recitando in diverse serie di grande successo, affermandosi così presso il grande pubblico. Negli anni, non ha poi mancato di recitare anche per il grande schermo, comparendo in popolari film che gli hanno permesso di accrescere la propria popolarità. Oggi Dane è ancora impegnato a recitare in serie TV, che si confermano essere la sua fonte primaria di successo.
Ecco 10 cose che non sai di Eric Dane.
Eric Dane: i suoi film e le serie TV
10. Ha recitato in noti lungometraggi. L’attore debutta al cinema nel 1999 con il film The Basket, per poi acquistare popolarità grazie a Sol Goode (2003), Feast (2005), e X-Men – Conflitto finale(2006), con Hugh Jackman, Patrick Stewart e Ian McKellen. Nello stesso anno recita anche in Alla deriva – Adrift (2006), mentre nel 2008 è in Io & Marley, con Owen Wilson. Recita poi nei film Appuntamento con l’amore (2010), con Jessica Biel, e Burlesque (2010), conKristen Bell. Torna al cinema nel 2017 per recitare in La signora in grigio, mentre prossimamente reciterà in Redeeming Love e The Ravine, con Peter Facinelli.
9. È noto per i ruoli televisivi. Dopo aver preso parte, all’inizio della sua carriera, ad episodi di serie come Renegade (1992), Sposati con figli (1995), Pappa e ciccia (1996), Gideon’s Crossing (2000-2001) e The American Embassy (2002), ottiene poi una buona popolarità grazie al ruolo di Jason Dean in Streghe (2003-2004). Successivamente è il dottor Mark Sloan in Grey’s Anatomy (2006-2012), conEllen Pompeo e Patrick Dempsey. Nello stesso ruolo recita anche nello spin-off Private Practice (2009-2010). Negli ultimi anni ha invece preso parte a The Fixer (2015), The Last Ship(2014-2018), dove interpreta l’ammiraglio Tom Chandler, ed Euphoria(2019), con Zendaya.
8. Ha prodotto una serie. Quando nel 2014 l’attore assume il ruolo di protagonista della serie post-apocalittica The Last Ship, si dichiara subito molto legato al progetto. Dane, infatti, non si limiterà ad essere per questa solo interprete, ma svolgerà anche il ruolo di produttore per la prima volta nella sua carriera. Egli partecipa infatti alla produzion di ben 35 episodi, su un totale di 56. Così facendo, ha avuto la possibilità di sostenere la serie sino alla sua quinta ed ultima stagione.
Eric Dane è su Instagram
7. Ha un account personale. L’attore è presente sul social network Instagram, con un totale di 2,1 milioni di persone. All’interno di questo, Dane è solito condividere immagini relative alla sua quotidianità, con momenti di svago o luoghi visitati. Non mancano poi post con cui l’attore promuove i propri progetti, attuali e futuri, permettendo così ai suoi follower di essere continuamente aggiornati riguardo ai suoi impegni lavorativi.
Eric Dane: la moglie e i figli
6. Ha sposato un’attrice. Dopo alcune relazioni con note attrici statunitensi, nel 2004 Dane sposa l’attrice Rebecca Gayheart, nota per aver recitato nei film Scream 2 e C’era una volta a… Hollywood. La coppia ha poi dato vita a due figli, nati rispettivamente nel 2010 e nel 2011. Piuttosto riservati, i due non rilasciano particolari notizie sul loro rapporto, salvo annunciare nel 2018 il loro divorzio, deciso di comune accordo.
Eric Dane in Streghe
5. Ha recitato in alcuni episodi della serie. Uno dei primi ruoli celebri dell’attore è quello di Jason Dean nella serie Streghe, dove recita in un totale di nove episodi tra la quinta e la sesta stagione. Il suo personaggio è il proprietario del giornale The Bay Mirror, nonché fidanzato di Phoebe. I due formano una delle coppie più affiatate della serie, ma finiscono con il lasciarsi nel momento in cui Jason scopre che la donna è in realtà una strega.
4. Ha avuto una relazione con una delle protagoniste. Recitando nella serie, l’attore ha modo di conoscere l’attrice Alyssa Milano, protagonista nel ruolo di Phoebe. Se anche la relazione tra i loro personaggi termina sullo schermo, il loro rapporto continua anche al di là della serie. I due iniziano infatti a frequentarsi per un breve periodo, formando una delle coppie più in vista del momento. Dopo poco, però, annunciano la separazione, senza fornire motivi ufficiali.
Eric Dane in Euphoria
3. Ha dovuto girare una scena molto complessa. Nella serie Euphoria, targata HBO, l’attore interpreta il personaggio di Carl Jacobs. Nel primo episodio il personaggio appare in un nudo frontale, e Dane si è trovato a raccontare della difficoltà di realizzare tale scena. Per l’attore, infatti, non è stato facile apparire senza vesti in modo così esplicito, e ha avuto bisogno di un “coordinatore dell’intimità”, che lo aiutasse a rimanere sicuro di sé e a creare un ambiente confortevole durante le riprese.
2. È orgoglioso della serie. Parlando di Euphoria, Dane ha espresso la propria soddisfazione nel poter partecipare ad una serie che racconta in modo così diretto e privo di filtri della difficile vita di alcuni adolescenti, divisi tra sesso e droga. Per l’attore, era infatti importante dar vita a questo progetto, che si promette di essere libero dai moralismi e dalla retorica, potendo realmente comunicare con il suo pubblico di riferimento.
Eric Dane: età e altezza
1. Eric Dane è nato a San Francisco, in California, Stati Uniti, il 9 novembre del 1972. L’attore è alto complessivamente 185 centimetri.
Gli Eterni, il nuovo attesissimo film Marvel, potrebbe plasmare il futuro cosmico del MCU, dal momento che Guardiani della Galassia Vol. 3 potrebbe non essere più in grado di farlo. Il prossimo film della Fase 4 sarà ambientato sulla Terra, ma attraverso la backstory degli Eterni, dei Devianti e dei Celestiali, il film potrebbe rivelare diversi legami tra i nuovi personaggi e il lato cosmico dell’Universo Cinematografico Marvel, arrivando a rivelare elementi che potrebbe rivelarsi estremamente molto ai fini dell’assetto narrativo dell’universo condiviso.
Diretto da Chloe Zhao e attualmente in uscita a Febbraio 2021, Gli Eterni introdurrà una nuova razza di superumani nel MCU. La sinossi del film ha già confermato che l’iterazione dei leggendari personaggi di Jack Kirby ad opera del MCU sarà un gruppo di immortali alieni che hanno segretamente condiviso la Terra con l’umanità. Migliaia di anni fa, gli Eterni furono geneticamente modificati da esseri simili a Dio, noti come i Celesti. Adesso, sono in missione per difendere il pianeta dai Devianti, che nei fumetti rappresentano una discendenza genetica e grottesca dell’umanità, in conflitto con gli Eterni da diversi millenni.
I Celestiali sono già apparsi nei film dedicati ai Guardiani di Galassia, ma gli Eterni e i Devianti rappresenteranno delle new entry assolute nel MCU. Ikaris (Richard Madden), Thena (Angelina Jolie), Sersi (Gemma Chan) e altri personaggi saranno probabilmente molto importanti per il futuro del franchise, ma ci sono anche altri personaggi Marvel associati agli Eterni e ai Devianti e proveniente da angoli differenti dell’universo che potrebbero essere esplorati dopo l’uscita del film in sala. Ciò che la Marvel rivelerà a proposito di queste due razze nel film Gli Eterni potrebbe essere fondamentale per ciò che accadrà nel futuro del MCU, in particolare nei film che saranno ambientati nello spazio.
La storia cosmica degli Eterni nei fumetti Marvel
I fumetti dedicati agli Eterni sono ambientati principalmente sulla Terra e si concentrano sulle branchie Olimpiche e Polari della loro razza: la Marvel, però, ha stabilito che ci sono Eterni anche in altre parti della galassia. Molto tempo fa, gli Eterni vivevano in una città chiamata Titanos, soggetta ad una guerra civile tra due membri rivali della loro specie, Kronos e Urano. Kronos vinse la guerra, ma Urano sopravvisse e formò una colonia sul pianeta omonimo. Più tardi, i due figli di Kronos – Zuras e Alars – ebbero una propria faida quando arrivò il momento del successo per il più anziano membro degli Eterni. Zuras prese il suo posto, facendo sì che Alars istituisse una nuova città eterna sulla luna di Saturno, Titanos. Più tardi, Alars generò due figli, Thanos e Starfox. Poiché i due fratelli provengono da Titanos, non hanno molto a che fare con gli Eterni terrestri, ma in passato hanno incontrato sia Ikaris che gli altri.
È importante sottolineare che sebbene tutti e quattro questi gruppi abbiano avuto origine dagli esperimenti dei Celesti con il DNA umano sulla Terra, i Celestiali viaggiarono in tutta la galassia creando la vita da varie razze che scoprirono. La Terra era solo una delle loro tante tappe. Ciò significa che, nei fumetti Marvel, ci sono Eterni e Devianti in tutta la galassia. Un esempio in tal senso è costituito dagli Skrull. Gli Skrull malvagi e mutevoli sono in realtà Devianti creati da una specie che un tempo popolava il loro pianeta, spazzata via dagli stessi Skrull Devianti. I Celestiali hanno anche creato Devianti sul pianeta Lyonesse, incluso il supereroe Blackwulf degli anni ’90.
Come la Marvel imposterà gli Eterni nel MCU
Il nuovo film potrà consentire alla Marvel di ampliare il mondo degli Eterni e dei Devianti nelle future iterazioni del MCU. La Marvel potrebbe realizzare la cosa abbastanza facilmente. Tutto ciò che deve essere fatto è che la Marvel, quando racconta la storia delle loro origini, renda chiaro che i Celesti hanno creato la vita in diverse parti dell’universo. In questo modo, la Marvel potrebbe accennare ad un personaggio specifico o trattarlo in maniera ambigua senza bisogno di menzionare dove sono andati a condurre questi esperimenti.
Inoltre, la Marvel può presentare gli Eterni di Titanos attraverso un flashback che presenti Alars. È stato confermato che A’lars esisteva già nel MCU quando Teschio Rosso (Ross Marquand) si è rivolto a Thanos (Josh Brolin) chiamandolo “figlio di Alars”. La Marvel potrebbe mostrare come gli Eterni si siano divisi quei secoli fa adattando la storia in cui Alars si è allontanano da Zuras ed è partito per Titanos per dare vita alla sua colonia. Questa potrebbe rivelarsi una buona mossa per la Marvel, perché creerebbe una forte connessione tra gli Eterni e il personaggio di Thanos.
Come cattivo principale di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, Thanos è uno dei più grandi personaggi del MCU e in questo momento Gli Eterni è pieno di eroi con cui la maggior parte del pubblico non ha ancora familiarità. Quindi, proprio per questo motivo, dare vita ad un collegamento con Thanos è qualcosa che la Marvel sembra quasi costretta a dover fare. Per quanto riguarda ciò che tale connessione potrebbe rappresentare per il futuro, l’esistenza degli Eterni di Titanos spianerebbe la strada all’eventuale introduzione di suo fratello, Starfox, che nei fumetti è un supereroe errante e un membro abile dei Vendicatori.
Come Gli Eterni plasmerà il futuro cosmico del MCU
La possibilità che ci siano Eterni e Devianti che vivano in regioni inesplorate dell’Universo Cinematografico Marvel crea un sacco di potenziale narrativo per il futuro. Come notato in precedenza, una cosa che potrebbe portare a ciò è il personaggio di Starfox in un eventuale Gli Eterni 2, ma anche altri film Marvel potrebbero essere influenzati dalla questione, come Thor: Love and Thunder, Captain Marvel 2 o Guardiani della Galassia Vol. 3, o magari altri film della Fase 5 che non sono ancora stati annunciati. Almeno parzialmente, questi film saranno ambientati nello spazio, in modo da poter eventualmente incorporare Eterni e Devianti. Ad esempio, i Guardiani potrebbero incontrare Ultimus (un malvagio Kree Eterno) o un Eterno nuovo di zecca. Inoltre, la Marvel potrebbe introdurre gli Eterni di Uranio o i Quantum Bands se e quando si arriverà all’impiego di Quasar (un personaggio chiave nelle storie cosmiche della Marvel).
Probabilmente, lo scopo più importante in merito all’introduzione di Eterni e Devianti è che la Marvel non avrebbe più grossi problemi a coinvolgere nel suo universo altri personaggi incredibilmente potenti. L’unica spiegazione che dovrebbe fornire circa i loro poteri è che, appunto, si tratta di membri degli Eterni. Non importa se non condividono le stesse abilità degli Eterni terrestri: essendo stati creati da una razza diversa, avrebbero naturalmente poteri unici propri. In base a ciò, è del tutto possibile che le prossime avventure della Marvel dedicate a Thor, Captain Marvel e ai Guardiani della Galassia possano vedere i percorsi degli eroi intrecciarsi con quelli degli Eterni e dei Devianti da diversi sistemi solari.
Gli anni novanta hanno dato vita a una lunga serie di cult televisivi e cinematografici. Uno di questi è proprio il film Speed del 1994 e con due protagonisti d’eccellenza, Keanu Reevese Sandra Bullock. Diretto dal regista olandese Jan de Bont – al suo debutto dietro la macchina da presa, Speed è un vero classico del genere action thriller, film che lo scorso anno ha festeggiato il suo 25esimo compleanno.
Ma cos’è che rende Speed un film tanto irresistibile? Scopriamolo insieme.
Speed cast e trama del film
Ci troviamo nell’assolata Los Angeles dei giorni nostri (o meglio, degli anni novanta!) quando un terrorista decide di gettare il panico sulla città, piazzando una bomba su di un ascensore di un palazzo pieno di uffici. Appena l’ascensore si mette in moto, la bomba scoppia e la cabina precipita fino a fermarsi al trentesimo piano del grattacielo, grazie ai freni d’emergenza.
Entrano quindi in azione Jack Traven (Keanu Reeves) e Harry Temple (Jeff Daniels), due agenti di polizia che, calandosi nel vano dell’ascensore, riescono a trarre in salvo tutti i passeggeri, mandando su tutte le furie l’attentatore che tenta di darsela a gambe levate. Durante la fuga però, il bombarolo fa scoppiare un altro ordigno che ferisce e uccide alcuni agenti.
Keanu Reeves e Jeff Daniels nel film Speed – Fonte: IMDB
Credendo che il terrorista sia morto nell’esplosione, Jack torna alla sua vita di sempre ma qualche giorno più tardi un autobus pieno di gente esplode nel centro della città. A quel punto Jack riceve un’inquietante telefonata; all’altro capo del telefono c’è il dinamitardo Howard Payne (Dennis Hopper) che lo avverte di un altro ordigno su di un altro autobus di linea. La bomba si attiva solo se l’autobus scende al di sotto degli ottanta chilometri orari, uccidendo tutti i passeggeri.
Jack si lancia quindi all’inseguimento del pullman su cui finalmente riesce a salire e ad avvisare l’autista della situazione di pericolo. Sull’autobus c’è una gran varietà di personaggi, turisti, pendolari, anziani e piccoli criminali armati di pistola. Ma c’è anche la bella Annie Porter (Sandra Bullock), una ragazza tutto pepe e sangue freddo che aiuterà Jack nella sua difficile missione.
Dovendo restare sopra gli ottanta chilometro orari, l’autobus non può fermarsi e comincia una corsa contro il tempo, sperando che la polizia riesca ad acciuffare il dinamitardo prima che la benzina finisca e i passeggeri saltino in aria.
Speed curiosità sul film
Tra tutti i film con Keanu Reeves protagonista, oltre a Matrix, Speed è decisamente tra i più amati dal pubblico. Il film, diretto da Jan de Bont, nel 1994 ha sbaragliato la concorrenza, facendo strage di premi e anche al botteghino. Girato con un budget di 28 milioni di dollari, Speed ha fatto il record d’incassi, guadagnando ben 350 milioni di dollari in tutto il mondo.
Il successo, meritatissimo, è dovuto non solo alla struttura narrativa del film che funziona alla perfezione, ma anche ai suoi protagonisti. Keanu Reeves e Sandra Bullock sono, infatti, una coppia molto affiatata. Ma non tutti sanno che inizialmente, la Bullock doveva avere un diverso compagno d’avventura.
Keanu Reeves nel film Speed – Fonte: IMDB
Sembra, infatti, che il regista Jan de Bont fosse più propenso a ‘castare’ per il ruolo di Jack Traven e che solo all’ultimo minuto cambiò idea e scegliendo Keanu Reeves. Ma se per il protagonista maschile il regista aveva sollevato qualche dubbio, de Bont non ebbe alcun dubbio su Sandra Bullock, perfetta per il ruolo di Annie Porter. Ancora incerto su Reeves, il regista capì di aver fatto la scelta giusta solo durante la prima prova di lettura del copione, restando piacevolmente colpito dalla sintonia tra i due protagonisti.
Anche il ruolo del cattivo ha procurato non pochi pensieri a Jan de Bont. Il regista, infatti, pare fosse indeciso tra Dennis Hopper e Christopher Walkenper la parte di Howard Payne, assegnata poi a Hopper solo poche settimane prima dell’uscita del film.
Speed: aneddoti dal set
Girato interamente a Los Angeles e nelle zone di Long Beach, Mojave e Santa Monica, il film ha riservato non poche sorprese al regista. I protagonisti, pure essendo molto giovani, si sono dimostrati dei veri professionisti.
Essendo un film d’azione, c’era un gran numero di stuntmen pronti per sostituire le star nelle acrobazie più pericolose. Tuttavia, sembra che Keanu Reeves abbia eseguito personalmente quasi il novanta per cento dei suoi stunt, senza utilizzare controfigure. Per essere all’altezza, Keanu si è allenato duramente per mesi, seguendo anche i corsi degli specialisti della SWAT. Certo, non sono mancati gli errori, ma in alcuni casi questi sono stati addirittura tenuti dal regista e inseriti nel cut finale del film. Un esempio è la scena in cui Jack rompe il vetro dell’autobus che a quanto pare non era prevista ma che è stata comunque utilizzata per il film.
Dennis Hopper e Sandra Bullock nel film Speed – Fonte: IMDB
Anche Sandra Bullock si è distinta per la sua professionalità e il suo istinto innato per l’improvvisazione. Una delle scene più iconiche del film è quella del chewing-gum, in cui Annie finge di essersi appiccicata con una gomma da masticare sul seggiolino dell’autobus per poter cambiare posto ed evitare di essere rimorchiata dal turista di turno. Sembra che questa scena sia stata completamente improvvisata da Sandra Bullock.
L’attrice, inoltre, si è dimostrata una perfetta autista di pullman. Non avendo mai guidato un mezzo così pesante e ingombrante, sono rimasti tutti scioccati sul set quando la Bullock non ha avuto problemi a eseguire le manovre, anche quelle più complesse.
Speed 2, il sequel: un flop worldwide
Il grande successo ottenuto da Speed nel 1994, spinse Jan de Bont tre anni più tardi alla realizzazione di un sequel, Speed 2 – Senza Limiti.
In questo sequel, Annie Porter (Sandra Bullock) ha un nuovo fidanzato, Alex Shaw (Jason Patric), conosciuto dopo la fine della sua storia con Jack. Deciso a sorprenderla, Alex compra due biglietti per una crociera ai Caraibi a bordo della lussuosa Seaboum Legend. Il viaggio, che voleva essere un momento di riappacificazione tra i due, si trasforma presto in un incubo.
L’inventore del software del computer di bordo della nave, John Geiger (Willem Dafoe), ingiustamente licenziato, decide di vendicarsi prendendo il controllo della nave e minacciando di farla schiantare contro la città. Sarà ovviamente compito di Annie e Alex sventare i piani malvagi di Geiger.
La sconclusionata trama e la mancanza di Keanu Reeves, si rivelano purtroppo fatali per Speed 2 – Senza Limiti che si rivela un fiasco internazionale. Ancora oggi, infatti, viene ricordato come uno dei peggiori sequel della storia del cinema.
Speed dove vederlo in streaming
Se siete a caccia di adrenalina e vi manca la coppia Bullock-Reese, potete guardare Speed in streaming su Infinity Tv oppure noleggiarlo o acquistarlo su Youtubea partire dal 3,99 euro.
Presentato fuori concorso all’ultima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, l’ultimo lavoro del Premio Oscar Gabriele Salvatores, il road movie Tutto il mio folle amore, arriva in prima visione tv su Sky Cinema lunedì 3 agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno, disponibile anche on demand su Sky e in streaming su NOW TV.
Tutto il mio folle amore – che vede nel cast la presenza di Claudio Santamaria, Valeria Golino, Diego Abatantuono e il giovane Giulio Pranno al suo debutto sul grande schermo – è liberamente tratto dal romanzo di Fulvio Ervas “Se ti abbraccio non aver paura” e racconta la storia diVincent (G. Pranno), un ragazzo di 16 anni con un grave disturbo della personalità, che la madre Elena (V. Golino) e il suo nuovo marito Mario (D. Abatantuono) hanno imparato a gestire. L’equilibrio si rompe quando ricompare Willi (C. Santamaria), il padre naturale del ragazzo che li aveva abbandonati alla notizia della gravidanza. In cerca di libertà, Vincent si intrufolerà nel furgone del padre, cantante diretto verso una tournée nei Balcani.
«Il viaggio, la musica, le strade senza nome dove emozioni e sentimenti trovano lo spazio per volare. Insomma rock and roll! Di nuovo in strada, dove a volte ho bisogno di tornare», queste le parole dello stesso GabrieleSalvatores per presentare il suo ultimo film. «Come il Pifferaio Magico o un “fool” shakespeariano, un ragazzo di 16 anni si trascina dietro, per strade deserte, i tre adulti più importanti della sua vita. E li costringe a fare i conti con sé stessi e con l’amore che ognuno di loro è riuscito a conservare dentro di sé. Visto da vicino, nessuno è normale. E si può scoprire che è possibile riuscire ad amare anche chi è diverso da noi. A patto di non aver paura di questa diversità».