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The Batman: Robert Pattinson svela perché adora il personaggio

robert pattinson the batman

Da quando ha lasciato i panni del vampiro Edward Cullen in Twilight, l’attore Robert Pattinson ha fatto di tutto per costruirsi una carriera degna di nota, prendendo parte ad ottimi film e lavorando con registi di grande esperienza e talento.

Ora, Pattinson è stato scelto per interpretare una nuova versione cinematografica di Batman, nel film diretto da Matt Reeves e la cui data di distribuzione è fissata al giugno 2021.

L’attore sostituirà così Ben Affleck, apparso nel ruolo del cavaliere oscuro in Batman v. Superman e Justice League. Pattinson si è inoltre dichiarato un grande fan del personaggio, ammettendo che interpretarlo è un sogno che diventa realtà.

“L’idea di provare questo passaggio, da Twilight a qui… è una strada che non pensavo di poter percorrere. – ha spiegato l’attore – E’ una parte davvero interessante. Credo di adorarlo semplicemente perché è un supereroe senza superpoteri.”

“Ho già provato il costume – ha poi aggiunto Pattinson – Ci si sente davvero potenti lì dentro. È incredibile, qualcosa che è difficile da spiegare. Si fa molta fatica ad indossarlo, ed è un po’ imbarazzante mentre si cerca di entrarvi dentro.”

Attualmente non si hanno novità su ulteriori sviluppi della produzione. Non sono ancora stati annunciati neanche i villain del film, ma tra i principali candidati si ipotizzano Due Facce, Il Pinguino, Catwoman, l’Enigmista e Firefly.

Per avere più certezze tuttavia occorrerà attendere l’inizio della produzione, fissata per i primi mesi del 2020. Nel frattempo è possibile trovare nei suoi recenti film The King, disponibile su Netflix dal 1 novembre, e The Lighthouse, del regista Robert Eggers.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Between Two Ferns: The Movie, lo show di Zach Galifianakis diventa un film, ecco il trailer

Netflix ha rilasciato il trailer di Between Two Ferns: The Movie, lo show condotto da Zach Galifianakis che diventa ora un film, disponibile dal 20 settembre sulla piattaforma streaming.

Il film prende spunto dal desiderio di Galifianakis di diventare una star. Quando Will Ferrell scopre il suo piccolo e improvvisato show, lo aggiunge al canale Funny Or Die, dove sono raccolte tutte le cose più divertenti trovate sul Web. In breve Galifianakis diventa involontariamente virale. Quando però durante un’intervista rischia di far annegare l’attore Matthew McConaughey, la sua reputazione scende a zero. Per riparare al danno, l’attore è intenzionato ad intraprendere un viaggio lungo tutti gli Stati Uniti, intervistando celebrità di alto profilo e sperando così di salvare la propria carriera.

La serie originale ha avuto inizio nel 2008, con 21 episodi. All’interno dello show, Galifianakis imbastisce un set molto povero dove intervista attori e celebrità di grande fama. Il punto di forza di questo format sta tutto nella performance di Galifianakis, il quale si comporta in modo inappropriato e pone continuamente domande scomode.

Tra le interviste più popolari condotte dall’attore ci sono quelle a Barack Obama, Hillary Clinton, Justin Bieber, Brad Pitt e Bradley Cooper.

Il film comprenderà invece numerosi cameo di celebrità quali Matthew McConaughey, Will Ferrell, Peter Dinklage, Benedict Cumberbatch, Paul Rudd, Tiffany Haddish, Brie Larson, Keanu Reeves, David Letterman, Jason Schwartzman, Hailee Steinfeld, John Legend, Jon Hamm e Tessa Thompson, tutti nei panni di sé stessi.

Fonte: ComingSoon.net

 
 

Venezia 76: in anteprima mondiale il film concerto Roger Waters Us + Them

Roger Waters Us + Them

Si svolgerà il prossimo 6 settembre alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella spettacolare sala Darsena alle 21.00, l’anteprima mondiale del film concerto Roger Waters Us + Them. Subito dopo la proiezione Rogers Waters converserà con Liv Tørres, Direttrice Nobel Peace Center di Oslo. Waters parlerà del film, della sua carriera, della sua visione politica.

Per Roger Waters Us + Them – Waters ha collaborato ancora una volta con Sean Evans, visionario regista dell’acclamato Roger Waters The Wall, per realizzare un film creativo e pionieristico, capace di ispirare con la sua musica potente un messaggio sui diritti umani, la libertà e l’amore.  Guidando lo spettatore in un intenso viaggio emotivo, il film propone canzone leggendarie dei Pink Floyd, The Dark Side of the Moon, The Wall, Animals and Wish You Were Here, così come pezzi dall’ultimo album di Waters, Is This The Life We Really Want? 

Liv Tørres è Direttrice del Nobel Peace Center di Oslo. È stata Segretario Generale del Norwegian People’s Aid, organizzazione per lo sviluppo umanitario e il disarmo che opera in oltre 40 paesi in tutto il mondo, molti dei quali in conflitto. Ricopre inoltre diverse altre cariche come consigliere politico del Norwegian Minister of Labour and Social Inclusion and manager del primo National Labour Force Survey del Dipartimento del lavoro del Sudafrica. Tørres è una voce attiva in molte aree del dibattito contemporaneo norvegese.

Dopo l’anteprima veneziana, Roger Waters Us + Them sarà proiettato nei cinema del mondo e arriverà in Italia solo dal 7 al 9 ottobre (elenco sale su nexodigital.it).

 
 

Venezia 76: al lido oggi Chiara Ferragni – Unposted

chiara ferragni unposted

E’ oggi il “grande” giorni di Chiara Ferragni – Unposted, il documentario diretto da Elisa Amoruso e basato sulla vita della fashion blogger più famosa al mondo Chiara Ferragni. Il film è prodotto da Memo Films (Francesco Melzi d’Eril) e distribuito da 01 Distribution.

Chiara Ferragni – Unposted, la trama

C’è qualcosa che ancora non sappiamo su Chiara Ferragni? Questo film è un’immersione a 360° nella sua sfera pubblica e interiore: per osservare la posizione che ha conquistato nei mercati della moda e del lusso attraverso i social media, per decodificare ciò che rimane incomprensibile per il pubblico dei social e per indagare come le strategie di marketing e i metodi di intrattenimento siano cambiati nell’ultimo decennio. Ferragni è la più potente influencer della moda nel mondo secondo Forbes. È un’icona contemporanea di self made woman attenta ai diritti delle donne e ai diritti alla diversità. Rappresenta una storia di successo femminile, che continua a sedurre e conquistare milioni di fan ogni giorno, in tutto il mondo. Ma chi è la donna dietro l’immagine pubblica? Quali sono i segreti dietro alle sue imprese multimilionarie?

COMMENTO DELLA REGISTA

La rivoluzione digitale sta cambiando il modo in cui comunichiamo e i rapporti tra le persone. Le piattaforme social hanno stravolto il mondo del lavoro, del business e dell’economia: un fenomeno globale che ha ristabilito regole e abbattuto barriere. Chiara Ferragni è stata una pioniera di questo mutamento: a trentadue anni è a capo di due aziende – una delle quali, The Blonde Salad, è diventata un case study della Business School di Harvard – e ha 17 milioni di follower. Il film ricerca il segreto del suo successo rapido e dirompente, con uno sguardo che non vuole essere giudicante, quanto piuttosto indagatore. Chiara Ferragni è anche la persona che sta dietro al suo personaggio, con le sue fragilità e le sue radici. Proprio queste contribuiscono a spiegare il suo successo in un mondo, quello dei social, che non ha leggi, ma è universale e può offrire una chiave di lettura del nostro presente e del nostro futuro.

 
 

Venezia 76: oggi Lan Xin Da Ju Yuan con Gong Li

Lan Xin Da Ju Yuan Saturday Fiction

A quattro giorni dalla cerimonia di chiusura di Venezia 76 arriva in concorso Lan Xin Da Ju Yuan, film diretto dal regista cinese Ye Lou e che vede protagonista l’attrice Gong Li. Tratto dal  dal romanzo Death of Shanghai di Hong Ying, Lan Xin Da Ju Yuan è prodotto da Yingfilms (Ma Yingli), Qianyi Times, Lou Ye, Bai An Films, Tianyi Movie & Tv e interpretato da  Mark Chao, Joe Odagiri, Pascal Greggory, Tom Wlaschiha, Huang Xiangli.

Lan Xin Da Ju Yuan, la trama

1941: sin dall’occupazione giapponese, la Cina è terreno di una guerra di intelligence tra gli Alleati e le potenze dell’Asse. La celebre attrice Jean Yu ritorna a Shanghai, apparentemente per recitare in Saturday Fiction, diretta dal suo ex amante. Ma qual è il suo vero scopo? Liberare l’ex marito? Carpire informazioni segrete per le forze alleate? Lavorare per il padre adottivo? O fuggire dalla guerra con il suo amato? Nel momento in cui intraprende la sua missione e diventa sempre più difficile distinguere gli amici dagli agenti sotto copertura, mentre tutto sembra sfuggire al controllo, Jean Yu inizia a chiedersi se rivelare ciò che ha scoperto sull’imminente attacco di Pearl Harbor.

COMMENTO DEL REGISTA

Quando ero bambino, seguivo i miei genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai. Lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo agli attori in costume e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena l’amore e l’odio, le separazioni, la vita e la morte. Poi li vedevo uscire di scena e chiacchierare nei camerini. Li seguivo anche in quei momenti, quando lasciavano il teatro per ritornare alla vita reale, monotona e scialba. Fu un’esperienza fantastica vivere il passaggio continuo tra finzione e realtà. Molti anni più tardi, la lettura di La donna vestita di rugiada di Hong Ying (un romanzo sul periodo di ‘isola solitaria’ di Shanghai) suscitò in me le stesse sensazioni. La prima settimana del dicembre 1941 cambiò la storia del mondo, sebbene le persone allora non lo sapessero. Inconsapevoli del loro futuro, vivevano la propria vita come sempre, calate nella routine quotidiana e inseguendo i propri obiettivi. Durante quel periodo, dentro e fuori dal teatro, sul palcoscenico e lontano dal palcoscenico, le persone si stavano lentamente avvicinando all’ignoto ‘sabato’ che avrebbe segnato il loro destino. Questo film parla del destino di diverse persone negli anni di una complessa crisi mondiale. È anche un dialogo con la cosiddetta Scuola del ‘sabato’, un’importante corrente nella storia della letteratura contemporanea cinese.

 
 

About endlessness, recensione del film di Roy Andersson #Venezia76

About endlessness

Dopo il meritatissimo e inaspettato Leone d’Oro nel 2014 per Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, Roy Andersson torna in forma smagliante in concorso alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con un nuovo collage di agghiaccianti e gustosi tableaux vivant, che ci costringono a riflettere sulla condizione umana e sulla vita. Il titolo della nuova fatica dell’autore svedese è About endlessness (Om det oändliga).

Il film esce dagli schemi e fugge da qualsiasi forma di classificazione, non segue una linea narrativa ed è difficile andare a individuare una trama. Ma è cinema, grande cinema. È un utilizzo puro e intelligente del linguaggio cinematografico come forma di espressione. Dopo “La trilogia vivente”, composta da Song from the second floor del 2000, You, the Living del 2007 e Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza del 2014, incentrata sulle difficoltà dell’essere esseri umani, Roy Andersson continua la sua indagine entomologica sull’esistenza, diventando ancora più caustico e offrendo piccoli quadri spietati che raggelano dietro l’ombra di un sorriso. Si allontana l’idea di avvicinarlo all’ umorismo nero dei Monty Python o alla poesia grottesca di Aki Kaurismaki, come si poteva ipotizzare per il suo lavoro precedente. Qui la lama della sua visione si affila e la sua ironia diviene sempre più gelida, confondendo la risata con un brivido.

About endlessness è composto da tanti piccoli episodi, a camera fissa e con un’unica inquadratura, che descrivono la condizione dolente di tanti personaggi alla ricerca di risposte sulla propria condizione di esseri viventi. Sono uniti tra loro da una voce femminile che, all’inizio di ogni quadro, racconta chi sono, una voce fuori campo che descrive e racconta e si mescola alle richieste o ai lamenti disperati dei fantasmi emaciati che popolano l’universo di Andersson, Sono pupazzi, marionette costrette a recitare continuamente la stessa frase, a interrogarsi all’infinito sugli stessi quesiti esistenziali, senza chiaramente trovare risposta alcuna.

C’è un prete che ha perso la fede e sogna con angoscia di essere crocifisso e vorrebbe essere aiutato da uno psicologo che teme di perdere l’autobus, un uomo tormentato da un suo vecchio compagno di scuola che non lo saluta, una donna che ha paura che nessuno l’aspetti alla stazione, un padre che accompagna la figlia a una festa di compleanno e si ferma per allacciarle le scarpe sotto una pioggia torrenziale, un uomo col mal di denti che rifiuta l’anestesia e urla facendo spazientire il dentista. Tante storie, o meglio tante non-storie, che è bello scoprire una dopo l’altra, sperando non ci riguardino. Ma proprio quando ci si sente al sicuro, ridendo delle tormentose divagazioni di questi dannati anderssoniani, ecco che un nuovo tableaux tocca un tema o una sensazione che ci tocca. Così il sorriso scompare, si avverte una strana sensazione allo stomaco e partono ricordi profondi che ci rendono protagonisti di ciò che credevamo di osservare a distanza, con distacco e magari scherno o altezzosità.

Il cinema di Andersson è pittura vivente e nel suo dipingere sullo schermo omaggia e rilegge l’opera di tanti pittori. Edward Hopper per esempio, tenuto come solido canovaccio visivo per impostare la fotografia, immersa in una luce livida e innaturale, che priva i personaggi di ombre e nascondigli e che crea un mondo immaginario, metafisico, specchio dolente del reale. Ma c’è anche Marc Chagall, con il suo dipinto più famoso Sopra la città del 1914/1918, che in apertura di film e anche tra i vari teatrini, prende vita, grazie all’interpretazione di due attori in carne e ossa, che volano abbracciati sulle rovine di una città distrutta dalla guerra.

Roy Andersson racconta: “La cornucopia è il mitico corno di una capra ed è ricolma di simboli di ricchezza e abbondanza. Di solito è rappresentata traboccante di prodotti e di frutta di ogni genere: un’abbondanza generosa che, secondo il mito, non diminuisce mai, perché vera e propria rappresentazione dell’inesauribilità infinita. È stato il mito greco a ispirarmi a unire tutte queste scene, tutti questi temi in uno stesso film. Io voglio sottolineare la bellezza di essere vivi e umani, ma per dimostrarlo ci vuole un contrasto, bisogna rivelare anche il lato peggiore. Questo film è sull’infinità dei segni dell’esistenza.”

About endlessness è uno sketch-book animato che ritrae gli interrogativi di un’umanità ormai sbandata, alla ricerca di barlumi di speranza che gli restituiscano labili motivi per non lasciarsi morire d’inedia. Roy Andersson riempie pagina dopo pagina, affannandosi con matite e acquerelli, realizzando un bestiario umano prezioso e impenetrabile ai più.

 
 

Spider-Man: per Tom Holland il futuro del personaggio è al sicuro nelle mani della Sony

Nonostante le trattative tra Marvel e Sony sembrerebbero non essersi del tutto concluse, per il momento il personaggio di Spider-Man resta nelle mani di quest’ultima delle due case di produzione.

A rassicurare i numerosi fan inferociti dalla rottura dell’accordo ci pensa ora Tom Holland, il nuovo apprezzato interprete del personaggio che ha dichiarato che il futuro del personaggio è al sicuro nelle mani della Sony.

In una nuova intervista rilasciata dall’attore, questi ha infatti ribadito la sua gratitudine nei confronti della Marvel, e si è poi dichiarato fiducioso dei piani della Sony.

“La Sony è stata molto premurosa con me, e il successo di Spider-Man: Far From Home è la dimostrazione del loro supporto e delle loro capacità. Il futuro di Spidey è al sicuro nelle mani della Sony. Non potrei essere più grato di ciò.”

Stando all’attuale situazione, i futuri film di Spider-Man non faranno più parte dell’MCU, e tutti i riferimenti ad esso verranno di conseguenza tagliati. La Sony sembra poi intenzionata ad utilizzare il personaggio anche all’interno dei suoi altri film legati all’universo fumettistico del personaggio, come Venom, Kraven e Morbius.

Tuttavia i fan sperano ancora che le due case di produzione possano giungere ad un nuovo accordo che possa rivelarsi vantaggioso per entrambe. Per il momento, tuttavia, ci si può solo accontentare delle speranze diffuse da Tom Holland per il futuro di Spider-Man in casa Sony.

Fonte: ScreenRant

 
 

Kristen Stewart: per avere un ruolo nell’MCU avrebbe dovuto nascondere la propria sessualità

La Marvel sta cercando negli anni di diventare sempre più inclusiva e rappresentativa. Lo dimostrano le aperture ai primi supereroi gay, i quali faranno la loro comparsa nei film The Eternals e, probabilmente, in Captain Marvel 2.

Tuttavia non tutti nei Marvel Studios sembrano disposto a muoversi in tale direzione, e alcune parole rilasciate dall’attrice Kristen Stewart in un intervista sembrerebbero confermare questa tendenza.

“Mi è stato detto di farmi un favore e di non tenere per mano la mia ragazza in pubblico, perché se avessi nascosto la mia sessualità avrei potuto ottenere un ruolo in un film Marvel”.

L’attrice si è dichiarata disgustata da simili affermazioni, dichiarando che non lavorerebbe mai con persone del genere. Benché dunque l’apertura di Kevin Feige sia gradita, sembra esserci ancora molta chiusura nei confronti della comunità LGBT, dimostrando che molta strada c’è ancora da fare.

Kristen Stewart ad ogni modo sta vivendo un periodo molto ricco della sua carriera d’attrice, Marvel o non Marvel. L’attrice è attualmente presente al Festival di Venezia con il Seberg, dove interpreta l’icona della Nouvelle Vague Jean Seberg, protagonista di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Di prossima uscita è anche il reboot di Charlie’s Angels diretto da Elizabeth Banks, dove l’attrice interpreta il ruolo di Sabina Wilson.  

Fonte: We Got This Covered

 
 

Venezia 76: Roy Andersson presenta About Endlessness

Roy Andersson

Dopo l’esibizione egotica di Vaclav Marhoul, che si è vantato più volte di essere uno dei pochi a fare vero cinema, grazie all’uso del bianco e nero e della pellicola 35 mm, racconta il suo film, About Endlessness, Roy Andersson, regalando tanta semplicità e una lezione di ironia e rara passione.

Per Roy Andersson la vulnerabilità e la comprensione sono doni che permettono di arricchire la vita. Per gli spettatori rappresentano la possibilità di scavalcare la cornice dei quadri del regista svedese e immergersi nelle sue opere monocromatiche. In About Endlessness la fotografia è spietata, non c’è spazio per le ombre, nessuno deve potersi nascondere, perché la luce non perdona e ogni pennellata serve a svelare un aspetto in più dei soggetti. È questo il solo modo per sfiorare la forza e le debolezze dei personaggi, ma soprattutto per arrivare alla verità. A questo proposito, Andersson ricorda Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, un film che ama molto, proprio per il modo di raccontare una storia mettendo al centro la sincerità, che stimola l’empatia degli spettatori. Nelle atmosfere e nella costruzione delle scene si è ispirato fortemente ai dipinti di Hopper , per l’ impronta personale e intima.

Tatiana Delaunay che nel film interpreta la donna volante, parla del cinema di Andersson come di un lavoro di precisione, che parte da archetipi per arrivare all’essenza delle persone e quindi alla verità. Per prepararsi al ruolo si è concentrata proprio su questo aspetto, spogliando la recitazione dei toni non necessari.

Anders Hellström si è preparato tre anni per questo film, anche se la sua permanenza sul set è stata breve. Dopo aver osservato a lungo il lavoro di Andersson ha imparato a non recitare davanti alla macchina da presa, a spogliarsi del superfluo e delle esagerazioni. Per interpretare l’uomo volante si è soffermato sullo studio delle emozioni e sul concetto di coppia.

I produttori Pernilla SandströmJohan Carlsson raccontano di quanto incredibile sia il mondo di Andersson. L’impianto dei suoi film apparentemente è semplice e lineare, ma in realtà è difficile da realizzare perché deve rispecchiare il pensiero del regista in ogni dettaglio. La preparazione di un film può durare sei mesi come due anni. Ogni scena è a sé e viene descritta in modo minuzioso, la si replica finché non combacia con lo sguardo del regista. Ma se si osserva il suo universo filmico dall’alto, come fa la coppia volante che sembra uscita da un dipinto di Chagall, ci si accorge di come tutte le scene compongano un’opera unica, contenente l’equilibrio crudele e necessario tra oscurità e umanità.

 
 

Venezia 76: Tim Robbins e Julie Andrews, ospiti di oggi, 3 settembre

Julie Andrews
Foto di Luigi De Pompeis © Cinefilos.it

Sono stati Tim Robbins, con 45 Seconds of Laughter, Fuori Concorso, e Julie Andrews, Leone d’Oro alla carriera, i protagonisti di Venezia 76, nel secondo martedì di manifestazione.

 
 

Captain Marvel 2: il film potrebbe introdurre un nuovo supereroe gay

captain marvel

Negli ultimi anni la Marvel si sta impegnando per includere all’interno del Marvel Cinematic Universe nuovi personaggi appartenenti alla comunità LGBT. Dopo il breve cameo di Joe Russo nel film Avengers: Endgame, il quale interpretava un personaggio gay, in Thor: Love and Thunder dovrebbe venir infatti chiarita la sessualità di Valkyria, interpretata da Tessa Thompson.

Stando ad alcune indiscrezioni, un nuovo supereroe gay potrebbe comparire già in Captain Marvel 2. Questi potrebbe essere Hulkling, che nulla ha a che fare con Bruce Banner, ma si tratta invece di un’eroina adolescente appartenente alla razza degli Skrull.

Tale personaggio, che potrebbe dunque essere già introdotto nel film con Brie Larson, potrebbe trovare in futuro maggior spazio all’interno dell’MCU, prendendo magari parte al gruppo denominato Young Avengers.

Questa nuova inclusione potrebbe rendere ulteriormente variegato il Marvel Cinematic Universe, anche considerate le numerose richieste di nuovi supereroi. Oltre al primo supereroe cinese nel film Shang-Chi, sempre più confermata sarebbe anche l’arrivo del primo supereroe gay.

Vi ricordiamo che Captain Marvel è ambientato negli anni ’90. Il film segue le vicende di Carol Danvers, nel suo diventare uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando una guerra galattica tra due razze aliene raggiunge la Terra, Danvers sarà coinvolta nel conflitto insieme ad un piccolo gruppo di alleati.

Il film è interpretato da Brie Larson, Samuel L. Jackson, Be Mendelsohn, Djimo Hounsou, Lee Pace, Gemma Chan, Clark Gregg e Jude Law. Uscito a marzo nei cinema, il film è attualmente disponibile in home-video.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Harry Potter: una scuola cattolica bandisce i libri per i suoi incantesimi e maledizioni

film per tutti

Una scuola cattolica nel Tennessee ha bandito l’intera serie di libri di Harry Potter, nonché i relativi film, poiché colpevoli di contenere “incantesimi e maledizioni reali”, che porterebbero ad invocare spiriti maligni all’interno della scuola. Gli studenti per tanto non potranno più avervi accesso.

Il reverendo Dan Reehill ha infatti dichiarato che “questi libri presentano della magia buona e cattiva, e le maledizioni e gli incantesimi sono reali. Se letti da un essere umano rischiano di evocare spiriti maligni in colui che legge.”

Stando a quanto riportato, la scuola chiede inoltre ai genitori di vigilare sui propri figli, affinché comprendano la pericolosità di questa materia.

L’autrice J. K. Rowling non ha ancora commentato il fatto, ma molti hanno portato all’attenzione che per affermare simili cose il reverendo deve aver letto i libri della saga, evocando dunque gli spiriti da lui nominati.

Per quanto assurda, la notizia non è nuova e si sono infatti già avuti diversi casi in cui i libri di Harry Potter venivano banditi per un motivo o per un altro. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia importante proteggere la libertà all’informazione, soprattutto considerando che questi libri in particolare raccontano in fin dei conti una storia di formazione e d’amicizia, dove il bene alla fine sconfigge il male.

I romanzi della saga sono stati adattati in otto film per il cinema, distribuiti tra il 2001 e il 2011. Protagonisti dei film sono stati Daniel Redcliffe, nel ruolo di Harry Potter, Emma Watson, nel ruolo di Hermione Granger, e Rupert Grint nel ruolo di Ron Weasley.

Fonte: ScreenRant

 
 

Star Wars IX: J. J. Abrams sa di non poter soddisfare tutti

Con Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker la saga dedicata alla famiglia Skywalker giungerà alla sua conclusione. Dare una fine a questa storia significa risolvere numerosi nodi narrativi fino ad ora rimasti in sospeso.

Il regista J.J. Abrams si è dichiarato consapevole di non poter accontentare tutti, e che molti potrebbero rimanere scontenti dal finale scelto. “Sono felice che i fan tengano tanto a Star Wars. – ha affermato il regista a MarvelousTV – Non vorrei lavorare a qualcosa che non importa a nessuno. Comprendo bene che tutti loro hanno la propria opinione e che questa va considerata.”

“Ma non potrai mai accontentare tutti, devi solo impegnarti per fare del tuo meglio.” ha concluso Abrams, che ha dichiarato, da fan, di sentirsi soddisfatto del finale del film, e di essere impaziente che tutti lo vedano.

I fan di Star Wars sono noti per essere piuttosto agguerriti, tanto da indire più volte petizioni online per costringere gli studios a cambiare ciò che nella loro opinione non era in linea con l’idea della saga. Ciò è avvenuto in particolare con il film Gli Ultimi Jedi di Rian Johnson, aspramente criticato dai fan.

Per sapere se e quanto anche Star Wars IX genererà delle polemiche, bisognerà aspettare l’uscita in sala fissata al 19 dicembre.

Alla regia di Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker ci sarà J.J. Abrams, già regista dell’episodio VII, mentre faranno parte del cast gli attori Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Mark Hamill, Richard E. Grant, Anthony Daniels, Billy Dee Williams, Carrie Fischer e Ian McDiarmid.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Spawn: Todd McFarlane non è nervoso per il suo debutto alla regia

spawn

Debuttare alla regia è cosa che metterebbe sotto pressione chiunque, ma a quanto pare non Todd McFarlane, che esordirà proprio dirigendo l’adattamento cinematografico di Spawn, di cui è l’autore del fumetto.

Durante una conferenza al Fan Expo Canada, a McFarlane è infatti stato chiesto se è preoccupato dalla sua prima esperienza come regista.

Il futuro regista ha risposto molto semplicemente con un “No. Sarà facile”, aggiungendo poi “Non sono nervoso all’idea di debuttare alla regia. Dovrei esserlo come essere umano, ma non lo sono. Ho diretto questo film migliaia di volte nella mia testa.”

McFarlane ha poi proseguito portando un esempio. “Avete visto il film A Star Is Born diretto da Bradley Cooper? Anche lui debuttava alla regia, eppure non sembrava affatto fosse solo il suo primo film, perché è stato abbastanza intelligente da circondarsi da persone preparate. Sarà così anche per me. Io sarà la persona con meno esperienza sul set, ma le persone intorno a me mi faranno sentire adeguato ogni giorno.”

Il film Spawn sembra infatti essersi già assicurato dei buoni nomi, da Jamie Foxx nel ruolo dell’antieroe del titolo, a Jeremy Renner nel ruolo di Twitch Williams, mentre Greg Nicotero, truccatore di The Walking Dead si occuperà del trucco e degli effetti speciali. Infine, il film sarà prodotto da Jason Blum e dalla sua Blumhouse Productions.

Il film tuttavia non è ancora entrato in fase di produzione, per via di alcuni problemi legati alla mancanza di supporto da parte della major. Attualmente non vi è infatti una data di distribuzione, ma stando alle parole di McFarlane tutto sembra pronto per iniziare.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Venezia 76, red carpet: Luca Marinelli principe della serata

di Luigi De Pompeis

Protagonista di Martin Eden, secondo film italiano in Concorso a Venezia 76, Luca Marinelli ha sfilato sul red carpet con il regista Pietro Marcello. Ecco tutte le foto della serata:

 
 

Joker: il film non contraddice la storia a fumetti del personaggio

joker

Nel clima generale di grande attesa per il film Joker, ci sono numerosi fan preoccupati che quanto narrato nella pellicola andrà in aperta contraddizione con quella che è la storia del personaggio nei fumetti. Per rispondere a queste preoccupazioni è sceso in campo Jim Lee, executive della DC, che tramite il suo account Instagram ha lanciato un messaggio rassicurando i fan.

“Il film di Todd Phillips è intenso e crudo. La sua versione del Joker non contraddice le radici del personaggio secondo i fumetti ad esso dedicati. Non c’è assolutamente nulla di incongruo nel film riguardo chi sia il Joker. Joaquin Phoenix ha dato vita ad un nuovo look del nostro villain preferito, non entrando in competizione con quanto costruito fino ad ora per il personaggio, ma fornendo una nuova evoluzione della sua mitologia. Questo è ciò che le storie forti e coinvolgenti fanno.”

Queste parole arrivano dopo la diffusa paura che il  film non si curi affatto delle origini del villain, che chi lavora al film non abbia rispetto per il personaggio e lo alteri a proprio piacimento. Ma è sempre Jim Lee a rassicurare a riguardo, garantendo che nessuno più di Phillips e Phoenix ha mostrato devozione al Joker, curandolo sotto ogni aspetto e mantenendo fede a quanto scritto fino ad oggi sul personaggio.

Le paure dei fan sono in fondo comprensibili, poiché ogni versione cinematografica del Joker è sempre stata differente e unica, più o meno fedele alle origini del personaggio. Lo stesso Phillips ha dichiarato di sapere perfettamente che non sarà possibile accontentare tutti, poiché ognuno ha la propria idea del personaggio.

Joker sarà un film scollegato dal DC Extended Universe, e avrà per protagonista Arthur Fleck, un aspirante cabarettista il cui scarso successo lo costringe a lavorare come pagliaccio. Alienato ed emarginato dalla società, nel tentativo di ribellarsi finirà con il trasformarsi in una delle peggiori menti criminali mai viste a Gotham.

Vi ricordiamo che il film Joker è stato presentato alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per poi arrivare nei cinema dal 4 ottobre. Il film è diretto da Todd Phillips e ha nel suo cast attori quali Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Bill Camp, Frances Conroy e Brett Cullen.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Venezia 76, red carpet: Timothée Chalamet e Lily Rose Depp

venezia 76
di Luigi De Pompeis

Timothée Chalamet e Lily Rose Depp sono stati i protagonisti del tappeto rosso della serata del 2 settembre a Venezia 76. I due giovani attori presentano The King nella selezione ufficiale Fuori Concorso. Con loro anche il regista, David Michôd, e gli interpreti Ben Mendelsohn e Joel Edgerton, che firma anche la sceneggiatura.

 
 

The Laundromat, recensione del film di Steven Soderergh #Venezia76

The Laundromat venezia 76

“Pensate a questa storia come se fosse una favola realmente accaduta”. Sono le parole di Jurgen Mossack, interpretato da Gary Oldman, a introdurre questo viaggio nello scandalo dei Panama Papers che Steven Soderbergh mette in scena con ironia, acume e durezza. Presentato in concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, The Laundromat, con una struttura narrativa a episodi e l’ausilio dei due novelli Cicerone Mossack e Fonseca (Antonio Banderas), titolari dell’omonimo studio legale da cui tutto è partito, racconta nei minimi dettagli il modello dell’elusione fiscale e delle scatole cinesi delle società offshore. Mossack e Fonseca, parlando direttamente allo spettatore, dopo un excursus sul baratto, sul denaro e sul credito, si addentrano nell’universo della finanza occulta e lasciano spazio agli eventi.

La prima a fare le spese di questo sistema fallato è Ellen Martin (Meryl Streep), divenuta vedova del suo ultimo marito in un drammatico incidente durante una crociera su Lake George. In attesa di un risarcimento assicurativo che non arriverà mai, Ellen inizia un’indagine che la conduce a scoprire un mosaico inimmaginabile tessera dopo tessera. È lei il trait d’union tra i singoli momenti del film (in alcuni momenti slegato) ed è anche il simbolo delle vittime innocenti della vicenda.

The Laundromat è infatti popolato da molti personaggi al confine fra Bene e Male (“Male è una parola da un significato così grande a dispetto della sua dimensione”) che rimangono intrappolate fra gli ingranaggi di qualcosa di molto più grande di loro.

La grande abilità di Soderbergh è quella di saper bilanciare la satira e l’ironia con la drammaticità dei fatti. Il regista è allo stesso tempo capace di spiegare la complessità di ciò che si cela dietro i Panama Papers senza essere didascalico. Il suo infatti non è giornalismo investigativo, né tanto meno docu-fiction, bensì intrattenimento per fare riflettere. Sul modello de La Grande Scommessa si addentra nei meandri della finanza, la scompone, e ci gioca.

The Laundromat non è un film perfetto, e in alcuni momenti appare confuso (anche per la sua struttura non lineare), ma raggiunge l’obiettivo grazie a una scrittura sagace e alla bravura degli interpreti. Oldman e Banderas sono sopra le righe quando devono esserlo per dare forza alla satira e Meryl Streep, in apparenza una fragile e anziana signora, imbraccerebbe volentieri un fucile a canne mozze per fare giustizia della morte del marito. Da oggi i Panama Papers hanno qualche segreto in meno, e solo per questo Steven Soderbergh merita un plauso.

 
 

Birds of Prey: riprese aggiuntive in vista per il film DC

Birds of Prey

Il film Birds of Prey, incentrato in particolare sul personaggio di Harley Quinn interpretato da Margot Robbie si è da poco mostrato attraverso alcuni test screening, dove il pubblico ha in particolare lodato la performance di Ewan McGregor nel ruolo di Black Mask, così come l’atmosfera cupa e violenta dell’intero film.

Ma sembrerebbe che non tutti siano contenti del risultato della pellicola. Stando a quanto riportano le fonti, i produttori della Warner Bros. non sembrano essere soddisfatti dell’attuale taglio del film, e avrebbero ordinato alcune riprese aggiuntive.

Inizialmente sembrava che queste servissero per ampliare alcune scene di combattimento, ma stando ad alcune indiscrezioni si tratterebbero di riprese atte a fornire il film di un grosso restyling. Tutto ciò non farà che preoccupare i fan, con il rischio di ritrovarsi nuovamente dinanzi a pasticci come quelli di Suicide Squad o Justice League.

In attesa di aggiornamenti, l’arrivo nelle sale del film sembra ad ogni modo essere confermato al febbraio 2020, dove a quel punto sarà possibile vedere se e quanto le nuove riprese hanno influito sulla riuscita generale del film.

Ricordiamo che Birds of Prey è diretto da Cathy Yan e scritto da Christina Hodson. Fanno parte del cast Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead, Jurnee Smollet-Bell, Rosie Perez, Chris Messina e Ewan McGregor.

Fonte: We Got This Covered

 
 

New Mutants – Il film potrebbe far parte del Marvel Cinematic Universe

The New Mutants

Sono ancora incerte le sorti del film New Mutants, film attualmente bloccato da tempo in post-produzione, per via di alcune riprese aggiuntive che dovrebbero conferirgli un tono più horror. Situazione di stallo che sembra protrarsi anche a causa dell’acquisto della Fox da parte della Disney. Quest’ultima starebbe infatti valutando in quale forma distribuire il film, e stando ad alcune indiscrezioni dal film sarebbero stati tagliati tutti i riferimenti ai film dedicati agli X-Men.

Questo renderebbe possibile l’ingresso del film nel Marvel Cinematic Universe, rendendolo così il film di debutto dei mutanti accanto agli altri numerosi supereroi della casa produttrice. Dal film sarebbero infatti state tagliate tutte quelle battute che si riferiscono al termine “mutante” come ad un termine di uso comune, e ancora tutte quelle situazioni che ripropongono quanto già accaduto nei precedenti film del franchise.

Non è ancora certo se Kevin Feige si intenzionato ad inserire il film così da poter poi portare i principali personaggi del gruppo, da Wolverine a Magneto, nella fase 5 dell’MCU. Attualmente New Mutants è previsto nelle sale per l’aprile 2020, ma è una data che secondo alcuni potrebbe non trovare conferma nei fatti.

Nell’attesa di maggiori informazioni, vi ricordiamo che il film è diretto da Josh Boone, e ha nel cast Anya Taylor-Joy, Maisie Williams, Charlie Heaton, Alice Braga, Henry Zaga, Blu Hunt e Jon Hamm.

La trama verterà intorno ad un gruppo di cinque giovani mutanti, i quali scoperte le loro incredibili capacità mentre si trovano confinati in una struttura segreta contro la loro volontà, cercheranno di combattere per sfuggire al luogo e alle colpe del loro passato, salvando sé stessi.

Fonte: ScreenRant

 
 

Venezia 76: presentato The King, di David Michôd

the king
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Joel Edgerton ha firmato la sceneggiatura insieme al regista David Michôd e nel film interpreta John Falstaff. Chiarisce il rapporto con l’opera shakespeariana da cui è tratto The King, ovvero l’Enrico V. I due hanno creato qualcosa di nuovo e insolito, mescolando elementi del mondo reale a quelli della drammaturgia elisabettiana, attualizzando il periodo e proponendone una loro personalissima rivisitazione.

Per Timothée Hal Chalamet interpretare Enrico V è stata una vera e propria sfida, che è riuscito a sostenere grazie al supporto di Edgerton e Michôd e alla presenza di un cast di alto livello. Questa esperienza è stata formativa, come lui stesso l’ha definita e lo ha aiutato ad apprendere e a migliorarsi, anche inconsapevolmente, cosa che ha arricchito la sua interpretazione. Il concetto di potere è l’aspetto che viene maggiormente esplorato. In passato era naturale per molti giovani ereditarlo grazie alla linea di successione. Nelle opere di Shakespeare era impensabile attribuire un’autorità simile a personaggi così giovani, ma in The King diventa una chiave di lettura primaria e il motore narrativo.

Tom Glynn-Carney che veste i panni di Henry Percy, racconta, a proposito del concetto di potere, come il suo personaggio sia guidato da una miscela esplosiva di rabbia e ribellione. Sentimenti che la sua inesperienza non gli permette di incanalare e domare.

Lily Rose Depp interpreta il ruolo di Caterina di Valois. Nel suo caso il potere è basato sulla parola e sulla fermezza. In un’epoca in cui le donne non potevano decidere della propria vita, il suo personaggio trova il modo per imporre la propria opinione e far aprire gli occhi a Enrico V.

Il Delfino di Francia (interpretato da Robert Pattinson che non è presente al Lido) è il risultato di uno dei tanti “ritocchi” apportati alla storia e alla fisicità dei suoi protagonisti. David Michôd ha raccontato di come il versatile Pattinson abbia caratterizzato il Delfino con atteggiamenti impacciati e un accento ridicolo.

Una delle scene più impegnative è stata quella della battaglia, girata in meno di tre settimane nel nord dell’Ungheria con un caldo soffocante, indossando armature molto pesanti, gestendo una settantina di cavalli e numerose comparse in una palude di fango. La coreografia della battaglia prevedeva scene di massa, ma anche immagini molto dettagliate. Joel la definisce un’esperienza faticosa ed estremamente positiva, ricordandosi di quando era giovane e sognava di far parte di un progetto cinematografico.

 
 

Venezia 76: Timothée Chalamet presente The King

Timothée Chalamet Barbie
di Luigi De Pompeis

Presentato Fuori Concorso a Venezia 76, The King (Il Re, Netflix) è il nuovo film di David Michôd che ripropone lo shakespeariano Enrico V. Ad interpretare il giovane sovrano d’Inghilterra è stato chiamato Timothée Chalamet, reso una star internazionale da Luca Guadagnino con Chiamami col tuo nome, che ha partecipato all’incontro con la stampa in compagnia dei suoi co-protagonisti: Joel Edgerton e Lily Rose Depp.

Secondo il giovane attore, il film, come il testo originale, è una rappresentazione del potere, ma anche dell’umanità. “Il mio Enrico non è un combattente come potrebbero esserlo Il gladiatore o un personaggio di Troy. È un personaggio credibile, un guerriero realistico, e penso che sia positivo proporre una figura simile, anche fragile, in un’epoca in cui vediamo il machismo esposto come riferimento anche per i leader del mondo, con una mascolinità tossica.”

Proprio in merito a questi aspetti così sfaccettati e delicati del personaggio, l’attore ha dichiarato: “Penso che la sua umanità (lo renda simile a me). Io recito, ma mi rendo conto che è una posizione molto umana quella del re. Non esiste una “miseria regale”, la miseria è umana, è una condizione in cui ci troviamo tutti. È un giovane con così tanto potere e che non sa cosa sta facendo… oggi ci sono persone che fanno questo lavoro e non hanno per forza le virtù per farlo.”

Proprio questo potere dei re, dei nobili, può essere in qualche modo traslato sui personaggi famosi, le rockstar di oggi. Chalamet replica: “La parabola del mio successo è stata particolare: ho iniziato con film indipendenti che non vedeva nessuno, poi ne ho fatto uno, Chiamami col tuo nome, che è diventato popolarissimo. Noto di avere una grande cassa di risonanza per dire qualcosa di importante: posso dare visibilità a cause importanti.”

Il film, ovviamente, pone il re sul campo di battaglia, e quindi in The King ci sono molte scene di guerra: “David (Michôd, il regista, ndr) era ossessionato, sin da prima dell’inizio delle riprese, dal fatto che le battaglie o i duelli risultassero già visti o troppo spettacolari. Pensate che abbiamo lavorato per oltre un mese con i coreografi, salvo poi sentirci dire da David che sembravamo “troppo coreografati”. C’è una scena in cui Joel (Edgerton) rimane immischiato in una folla di soldati: si dice che in quella battaglia siano morte più persone affogando nel fango che per altro.”

Per quanto riguarda i riferimenti artistici di Chalamet, sia per questo Enrico V che per la sua carriera d’attore, il giovane attore ha spiegato di non aver visto prima delle riprese i lavori cinematografici di Branagh o di Olivier, per non farsi influenzare, mentre in riferimento ai suoi modelli: “I miei attori di riferimento sono Joaquin Phoenix e Heath Ledger… ho visto The Master tantissime volte: c’è una scena pazzesca in cui Philip Seymour Hoffman e Phoenix sono seduti uno di fronte all’altro e nessun dei due batte le palpebre, per me è una vera masterclass di recitazione. Ho incontrato Joaquin qui a Venezia e gli ho detto “ciao”, è stato incredibile. Non vedo l’ora di vedere Joker…”

 
 

Venezia 76: Julie Andrews ritira il Leone d’Oro alla Carriera

Julie Andrews ha ritirato il Leone d’Oro alla Carriera a Venezia 76. L’attrice ha dichiarato: “Ancora mi meraviglio, sono stata una ragazza fortunata che ha potuto recitare ruoli bellissimi”.

Una standing ovation di 10 minuti ha accompagnato l’attrice sul palco della sala Grande per ricevere il premio dalle mani del presidente Paolo Baratta, dopo un’appassionata lode rivoltale da Luca Guadagnino.

Sempre elegante, l’attrice indossava un tailleur pantalone celeste e ha rievocati alcuni ricordi d’infanzia, tra cui la sua abitudine di cantare arie d’opera in italiano, delle quali, però, non conosceva il significato.

Omaggiando lei stessa il Festival di Venezia come “il primo Festival del mondo”, Julie Andrew ha dedicato il premio ai giovani attori: “Chiedo loro di rimanere fedeli ai loro sogni e alla loro visione”.

 
 

No.7 Cherry Lane, recensione del film di Di Yonfan #Venezia76

No.7 Cherry Lane

Un film di animazione si affaccia timidamente nel concorso della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, rappresentando un evento veramente raro. Si tratta di No.7 Cherry Lane (Ji yuan tai qi hao) di Yofan, un’opera dal forte impatto visivo, che narra una storia personale realmente vissuta, seppure raccontata con visionarietà.

Siamo a Hong Kong negli anni sessanta, dove il giovane e aitante Ziming è uno studente universitario, colto, appassionato di letteratura e sportivo. In quegli anni c’è un gran fermento sociale e culturale che influisce sullo stile di vita e porterà alle rivolte politiche e agli accadimenti turbolenti del 1967. Il ragazzo intraprende una relazione con la signora Yu, una donna trasferitasi da Taiwan durante i difficili anni del Terrore Bianco e che ora vive a Hong Kong come esule. Ma Ziming è attratto anche dalla giovane e bellissima Meiling, la figlia di Yu. Sarà l’inizio di un mènage à trois, tra film, libri, sogni e focosi incontri.

Il regista di No.7 Cherry Lane ha realizzato un film complesso ed elegante che racconta sé stesso in maniera molto intima e lo fa in maniera inconsueta, scegliendo come mezzo espressivo l’animazione. Dice: “Si tratta della storia di un amore disperato, farcito di ingredienti contraddittori: dentro e fuori, alti e bassi, vizio e virtù, guerra e pace, la bella e la bestia, est e ovest, eterodosso e classico, spirituale e fisico… il tutto mescolato a migliaia di immagini realizzate a mano che costellano l’intera pellicola.”

Yofan dichiara che questo film sia il suo primo tentativo nell’ambito dell’animazione, ma si fa fatica a credergli, visto il risultato finale di rara bellezza, di un’eleganza visiva e narrativa difficilmente raggiungibile senza una maturità poetica e tecnica. I colori sono splendidi, le texture e i tratti di pastello restituiscono moltiplicate le emozioni di trovarsi a Hong Kong in quegli anni, con aerei mastodontici che passano a pochi metri sopra i palazzi oscurando il sole, il cotone che fluttua sulla città come tiepida neve, la folta vegetazione che sembra voler inghiottire le architetture affastellate e avvinghiate con cavi e antenne. E poi le scene sono disseminate di presenze, animaletti, bimbi, piccoli elementi che contribuiscono a orchestrare una sinfonia vivace e ipnotizzante. Yofan aggiunge, a proposito della scelta dell’animazione “È solo attraverso questa forma d’arte che posso trasmettere il mio sentimento di ‘desolazione nello splendore’. È la mia lettera d’amore dedicata a Hong Kong e al cinema. Una storia che parla di ieri, oggi e domani. E soprattutto, è un film che parla di liberazione.”

No.7 Cherry Lane è un delicato libro illustrato che si sfoglia davanti agli occhi dello spettatore, cullandolo con musica e suoni che lo trasportano in un sogno ad occhi spalancati. Il ritmo è lentissimo, quasi esasperante, ma il punto di partenza è Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Questo lo legittima e impone di abbandonarsi.

 
 

The King: recensione del film con Timothée Chalamet

The King

The King è una libera rilettura di una delle tante opere di William Shakespeare, l’Enrico V. È un film con un cast di attori giovanissimi, tra i quali spicca per bravura e intensità Timothée Chalamet.

In The King la storia è quella inventata dal Bardo elisabettiano, che come un arcaico Tarantino si dilettava nel comporre poesia cruenta, fatta di girandole d’intrighi, lotte di potere, inganni, violenza e sangue. Il protagonista è Hal, principe d’Inghilterra ed Erede al trono, ma ribelle per sua natura e contrario al modo di governare dell’ingiusto padre. I dissidi con il genitore lo hanno portato lontano dalla corte, a vivere nel borgo insieme alla povera gente. Quando il padre muore, Hal viene incoronato Re d’Inghilterra, prendendo il posto del fratello ucciso in battaglia. Il suo nome da sovrano è Enrico V. Inizia per lui una dura lotta per difendersi da tranelli e tradimenti che lo trascineranno a entrare in guerra con la Francia. Unico fidato amico è un burbero cavaliere di nome Falstaff.

The King, il film

Il cinema ci ha abituato ormai a continue riletture dei drammi shakespeariani, con risultati originali e magnificamente riusciti, come il Macbeth di Roman Polanski, The Tempest di Derek Jarman, o Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann, o ancora Titus di Julie Taymor, ma non mancano progetti discutibili, che certamente non meritano di essere ricordati. The King si pone tra le trasposizioni oneste e ben condotte, senza abbondare con l’originalità o le invenzioni, rimanendo saldamente ancorato a una messinscena storicamente credibile e ai limiti della ricostruzione storica, se non per qualche modernizzazione di costume e taglio di capelli. La trovata originale e vincente consiste nell’abbassare l’età ai protagonisti della sanguinosa vicenda, rendendo filologicamente giusta la durata della vita a quei tempi e attualizzando il gioco di potere tra ragazzi poco più che adolescenti.

Nonostante la grandezza dei mezzi produttivi, molte sequenze di battaglia risultano contenute, così come appaiono poco credibili alcune decisioni strategiche. Ma probabilmente si tratta di soluzioni adatte al palcoscenico teatrale, presenti nel canovaccio originale barocco, che una volta trasportate in un contesto cinematografico stentano a mantenere una giusta coerenza.

I personaggi sono ben dipinti, dai protagonisti fino alle tante comparse. Timothée Chalamet è perfetto nel ruolo di un giovanissimo Enrico V, con il suo piglio orgoglioso, il suo sguardo sincero e la sua energica foga di combattere, nonostante la sua stazza gracile e inadatta al pugnare. Non basta una cotta di maglia e un’armatura a renderlo un feroce cavaliere pronto a uccidere, ma è proprio questa la forza dirompente del suo personaggio. Anche Joel Edgerton, tra l’altro sceneggiatore del film, è a suo completo agio con spade e asce, facendo da robusto e maturo contraltare al piccolo Re. Lily-Rose Depp ha un ruolo piccolo ma determinante nello svolgimento finale della storia. Con poche inquadrature e battute fondamentali riesce a imporre la sua bravura e a rimanere impressa nella memoria.

Nel ripercorrere liberamente i versi di Shakespeare, con The King, David Michôd costruisce The King, un film che regala una riflessione profonda sulla brama di potere e sulla guerra, magnificamente interpretato da un manipolo di attori giovanissimi e godibile anche da chi non andrebbe mai a teatro per assistere a un sanguigno dramma elisabettiano.

 
 

Venezia 76: intervista a Pietro Marcello e Luca Marinelli su Martin Eden

Il regista Pietro Marcello e l’attore Luca Marinelli hanno parlato d Martin Eden, il film adattamento dall’omonimo romanzo di Jack London, presentato in Concorso a Venezia 76.

 
 

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo, intervista ai protagonisti di Ema

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo sono i protagonisti di Ema, il nuovo film di Pablo Larrain in concorso a Venezia 76. Ecco la nostra intervista agli attori:

 
 

Venezia 76: Roy Andersson torna al lido con OM DET OÄNDLIGA

OM DET OÄNDLIGA

Torna al lido in concorso il Leone d’oro Roy Andersson con il nuovo film OM DET OÄNDLIGA che sarà presentato in sala grande alle 19:15.

Prodotto da Roy Andersson Film Produktion (Pernilla Sandström, Johan Carlsson), Essential Films (Philippe Bober), 4 1⁄2 Fiksjon (Håkon Øverås), nel cast protagonisti Jan-Eje Ferling, Martin Serner, Bengt Bergius, Tatiana Delaunay, Anders Hellström, Thore Flygel.

OM DET OÄNDLIGA SINOSSI

Una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. Trasportati in un sogno, siamo guidati dalla gentile voce narrante di una Sherazad. Momenti irrilevanti assumono lo stesso significato degli eventi storici: una coppia fluttua su una Colonia devastata dalla guerra; mentre accompagna la figlia a una festa di compleanno, un padre si ferma per allacciarle le scarpe sotto una pioggia battente; ragazze adolescenti ballano all’esterno di un caffè; un esercito sconfitto marcia verso un campo di prigionia. Ode e lamento al tempo stesso, Om det oändliga è un caleidoscopio di tutto ciò che è eternamente umano, una storia infinita sulla vulnerabilità dell’esistenza.

Commento del regista

La cornucopia è il mitico corno di una capra, ed è ricolma di simboli di ricchezza e abbondanza. Di solito è rappresentata traboccante di prodotti e di frutta di ogni genere: un’abbondanza generosa che, secondo il mito, non diminuisce mai, perché vera e propria rappresentazione dell’inesauribilità infinita. È stato il mito greco a ispirarmi a unire tutte queste scene, tutti questi temi in uno stesso film. Io voglio sottolineare la bellezza di essere vivi e umani, ma per dimostrarlo ci vuole un contrasto, bisogna rivelare anche il lato peggiore. Questo film è sull’infinità dei segni dell’esistenza.

 
 

Venezia 76: Monica Bellucci sul nuovo montaggio di Irreversible, di Gaspar Noé

Monica Bellucci è stata la protagonista di un incontro a Venezia 76 in occasione della riedizione di Irreversible, film di Gaspar Noé del 2002 che ha girato insieme all’allora marito Vincent Cassell. Alla Mostra il film viene presentato in un nuovo montaggio, che ricostruisce in senso cronologico le vicende della versione originale della pellicola che fece scandalo diciassette anni fa.

“Questo nuovo montaggio mette più in evidenza il contrasto tra la bellezza e la violenza, è chiaro che sono temi polemici ma credo che ora questi temi vadano affrontati – ha dichiarato la Bellucci – Io ho fatto questo film 17 anni fa e la differenza è che oggi, con dei figli, vedo le loro generazioni che sono diverse, c’è più apertura sono più preparati rispetto a noi. Bisogna quindi trovare un terreno di comunicazione per tutti perché anche la brutalità dell’abuso può toccare chiunque e secondo me e credo secondo tutti non si tratta di fare una guerra ma trovare argomenti che possano far evolvere il rapporto uomo-donna”.

Ha poi proseguito, in merito alla famosa scena di violenza nel tunnel: “All’epoca, nel girare sotto quel tunnel, mi sentivo tutelata dalla presenza di mio marito Vincent Cassel, protagonista del film. Ma le attrici dentro il loro cuore hanno tante fate: dentro ne avevo una adatta per quella scena. Ma prima della scena, per un giorno, non volli vedere nessuno. Ora quando mi chiedono di fare un film penso molto a come possono reagire le mie figlie, loro e i compagni di scuola, quindi pensi che se fai una cosa un po’ scabrosa o scottante poi chissà che impatto avrà, forse quindi ci rifletterei due volte prima di accettare una cosa così potente e forse ne parlerei prima con loro”.

Sono passati degli anni e ora che il dibattito sulla violenza sulle donne è così vivo a livello internazionale, Monica Bellucci spiega che molte donne non riescono a guardarlo, oggi: “Sono passati tanti anni e tante lotte per la condizione della donna, forse per questo qui a Venezia dopo la proiezione e dopo quella scena di 9 minuti di massacro alcune donne mi guardavano perplesse e mi hanno chiesto: perché ho fatto quel film…” Ma l’attrice è convinta, a ragione, che quella violenza finta, sullo schermo, possa aiutare ancora a tenere alto l’interesse sull’argomento.

 
 

Box Office ITA: Il Re Leone regna al botteghino

Il Re Leone

Il Re Leone domina al box office italiano, seguito da Attacco al Potere 3 e Fast & Furious – Hobbs & Shaw. Seconda settimana strepitosa per Il Re Leone, che domina la classifica degli incassi con cifre da capogiro. Il live action diretto da Jon Favreau incassa 6,3 milioni di euro in circa mille sale a disposizione e giunge alla bellezza di 26 milioni di euro in undici giorni di programmazione.

Il resto della classifica ha ben altri numeri, a partire da Attacco al Potere 3 che apre in seconda posizione con 942.000 euro in 415 copie, registrando una media per sala di 2200 euro. Fast & Furious – Hobbs & Shaw scende al terzo posto con altri 314.000 euro arrivando a quota 5,8 milioni. Flop per 5 è il numero perfetto, che debutta con soli 228.000 euro incassati in ben 337 sale disponibili. Il Signor Diavolo perde due posizioni rispetto all’esordio raccogliendo altri 209.000 euro con cui totalizza 816.000 euro.

Seguono le new entry Genitori quasi perfetti (156.000 euro) e Blinded by the light – Travolto dalla musica (114.000 euro). Teen Spirit esordisce con appena 66.000 euro in 220 sale a disposizione, mentre Crawl – Intrappolati precipita al nono posto con altri 56.000 euro con cui arriva a 783.000 complessivi. Chiude la top10 L’amour flou – Come separarsi e restare amici, che debutta con con 49.000 euro in una quarantina di copie.