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Venezia 76: intervista a Francesca Archibugi per Vivere

In occasione della presentazione a Venezia 76 Fuori Concorso del suo ultimo film, Vivere, ecco la nostra intervista a Francesca Archibugi.

Il termine ‘famiglia’ proviene dal latino familia: gruppo di servi e schiavi patrimonio del capo della casa. Secoli dopo, il nostro Pater familias è Luca Attorre, giornalista freelance, confezionatore di articoli di colore che piazza a stento sui giornali. In una periferia decorosa fatta di villette a schiera, non riesce a mantenere Susi, ballerina ridotta a insegnare danza a signore sovrappeso e Lucilla, la loro bimba di sei anni, quieta e fantasiosa, ma affetta da asma bronchiale severa. Li soccorre economicamente Pierpaolo, il figlio diciassettenne di Luca, avuto da una precedente relazione. Il ragazzo vive in un villino liberty con la madre e il nonno, importante avvocato di celebri processi legati alla politica e che fattura svariati milioni di euro all’anno. Dentro una Roma magnifica e incomprensibile, materna e matrigna, casca nel mezzo Mary Ann, irlandese molto cattolica e studentessa di storia dell’arte, ragazza alla pari per la piccola Lucilla. Nel fondersi con gli Attorre, in un anno di permanenza denso di legami di amicizia e d’amore, leciti e illeciti, Mary Ann scopre che nell’Italia che aveva studiato e idealizzato il bene e il male hanno confini negoziabili.

COMMENTO DELLA REGISTA

La mia ambizione è annullare la macchina da presa: la storia deve sembrare raccontata da sé stessa. Incalzato da una televisione di qualità sempre maggiore, sembra che il cinema, per avere la legittimità di esistere, debba magnificare la grandezza dello schermo con immagini extra-ordinarie. Sempre più raramente si vedono film di grandiosa semplicità, che sprigionino la complessità dell’esistenza senza averne l’aria. Con un po’ di testardaggine difendo questa idea di cinema. Nessuno rapina, nessuno ammazza, nessuno vola, nessuno muore di overdose. Eppure vivere non fa meno male.

 
 

Chiara Ferragni – Unposted, recensione del documentario #Venezia76

chiara ferragni unposted

Per tutti quelli che di cinema si interessano poco o niente, il documentario Chiara Ferragni – Unposted era il titolo da seguire per questa Venezia 76. Un titolo che non ha mancato di sollevare qualche polemica dal suo primo annuncio nella selezione ufficiale di Barbera, a luglio scorso.

Il documentario, diretto da Elisa Amoruso, si presenta come un racconto di come Chiara Ferragni è arrivata a costruire il suo impero, dagli inizi con il suo blog, fino al successo travolgente, la fama, le Fashion Week in giro per il mondo e il marchio d’abbigliamento che arricchisce il suo impero.

Nella prima parte del film, la Amoruso fa un ottimo lavoro di raccolta di immagini, a partire dal materiale di repertorio, i filmati delle vacanze di Chiara con la famiglia girati dalla madre, ex modella e appassionata di fotografia. Questo racconto cronachistico però perde ogni possibilità che ha per porsi delle domande che si discostino dall’intento di dipingere un ritratto perfetto di ciò che vediamo già sui social, ogni giorno. Sorge così il dubbio su quello che è il titolo scelto per il documentario: unposted significa infatti “non postato/pubblicato” il che lascia intendere ad una vita segreta in cui Chiara magari si sveglia spettinata. Non è così.

L’intento cronachistico della prima parte scivola vertiginosamente verso l’agiografia che non si pone domande sui meccanismi, sulle cause e sul processo della nascita e dell’ascesa di questa giovane imprenditrice che è a tutti gli effetti un brand, un prodotto. E così anche il film diventa un costoso spot pubblicitario che calca la mano sul modello positivo che rappresenta Chiara: sempre gentile, bella, perfetta, Chiara Ferragni deve tutto il suo successo alla sua bravura e alla sua determinazione.

E anche per quello che riguarda la vita privata, nulla è stato aggiunto al già pubblico e ricco racconto del matrimonio, della gravidanza, del piccolo Leone e del rapporto con Fedez.

Chiara Ferragni – Unposted è niente più che un’agiografia, uno spot pubblicitario, un’emanazione del marchio Ferragni. Un progetto che potenzialmente poteva regalare soddisfazioni alla sezione Sconfini della Mostra di Venezia, dove è stato presentato, ma che si è rivelato essere soltanto terribilmente fuori posto.

 
 

Spider-Man: per Tom Holland, il suo Peter Parker è più interessante di quello di Tobey Maguire

spider-man

Ogni Spider-Man cinematografico è una diversa interpretazione del personaggio, il che rende ben diverse le tre varianti finora trasportate sul grande schermo. La versione di Tom Holland ricevette ad esempio critiche per il suo essere particolarmente giovane, dando di conseguenza un tocco “teen” ai film a lui dedicati. Tuttavia Holland è convinto che il suo Spidey sia più interessante dei precedenti, e in particolare di quello di Tobey Maguire, che ricopriva il ruolo nella trilogia di Sam Raimi.

Chiamato a rispondere alla domanda di un fan sul perché il suo Spider-Man apparisse più ingenuo di quello di Maguire, l’attore ha così risposto: “Perché questo mi rende più interessante. Credo che ci sia più possibilità di crescita se parti da zero. Ma se invece se già dall’inizio sei un pezzo grosso, non c’è molta strada in più da poter fare.”

Benché l’affermazione sembri discutibile, è necessario specificare che Holland non ritiene meno interessante la versione di Maguire, di cui è invece un fan, ma parla da un punto di vista riguardante l’arco narrativo del personaggio, e il suo Spider-Man sembra poter avere una maggiore possibilità di crescita.

Sarebbe infatti interessante poter assistere alla formazione del supereroe, che da giovane e inesperto diventa un uomo sicuro di sé e delle proprie capacità, magari passando infine il testimone ad un nuovo giovane supereroe. Proprio come il suo mentore Tony Stark ha fatto con lui. Con Tom Holland intenzionato a tenersi stretto il personaggio, questa possibilità è molto probabile che diventi concreta.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Avengers: Endgame, per Scarlett Johansson Black Widow è morta con onore

Black Widow film 2020

Uno dei momenti più scioccanti, e imprevisti, di Avengers: Endgame è stato senza dubbio il sacrifico di Black Widow. Con la sua morte infatti, gli Avengers sono stati in grado di ottenere la Gemma dell’Anima custodita su Vormir.

L’assassina russa interpretata da Scarlett Johansson si è sacrificata al posto del suo amico e collega Occhio di Falco, interpretato da Jeremy Renner, così che egli potesse contribuire a riportare in vita la metà di universo spazzata via da Thanos, e ritrovare anche la sua famiglia.

Molti sono rimasti scontenti dalla morte del personaggio, per il quale avrebbero preferito un finale più lieto. L’attrice Scarlett Johansson ha invece espresso un parere in parte diverso dalla maggioranza.

“Certamente la sua fine è triste, ma ero eccitata all’idea che morisse con onore. – ha dichiarato l’attrice – Era nella natura del personaggio sacrificarsi per l’umanità, certo, ma ancor di più per i suoi amici, per le persone che amava. È stato dolce e amaro allo stesso tempo”.

I fratelli Russo, registi del film, hanno inoltre difeso il controverso momento definendolo il più eroico dell’intero Marvel Cinematic Universe.

Fortunatamente sarà ancora possibile vedere Black Widow sul grande schermo nel film a lei dedicato, previsto in sala per il maggio 2020. Scarlett Johansson riprenderà il ruolo della letale assassina, in una storia che presumibilmente sarà ambientata prima degli eventi di Avengers: Infinity War. Attraverso il film sarà finalmente possibile scoprire nuovi dettagli del passato dell’agente Romanoff.

Fonte: We Got This Covered

 
 

The Batman: Robert Pattinson era furioso per i rumor sul suo casting

Robert Pattinson film

Benché ora sia ufficiale che Robert Pattinson ricoprirà il ruolo di Batman nel film The Batman, diretto da Matt Reeves, le voci circa il suo casting sono iniziati a circolare già ben prima dell’annuncio.

Tali indiscrezioni hanno preoccupato l’attore, il quale temeva che lo studio di produzione potesse cambiare idea circa il suo coinvolgimento nel progetto.

Ancor prima di iniziare le riprese del nuovo film di Christopher Nolan, intitolato Tenet, la notizia del casting di Pattinson nel ruolo del cavaliere oscuro era stata infatti diffusa in rete, con la possibilità di ridurre le chance per l’attore di essere realmente selezionato per il ruolo.

“Quando quella notizia fu diffusa, ero maledettamente furioso. – ha dichiarato Pattinson in un intervista – Tutti sembravano agitati. Temevo davvero che questo mi mettesse automaticamente fuori dai giochi.”

Fortunatamente solo qualche settimana dopo l’attore ha ufficialmente ottenuto il ruolo, diventando così il nuovo volto del supereroe di Gotham City.

La distribuzione nelle sale cinematografiche è prevista per il giugno del 2021, e Robert Pattinson ha dichiarato di aver già provato il suo costume.

Attualmente non si hanno novità su ulteriori sviluppi della produzione. Non sono ancora stati annunciati neanche i villain del film, ma tra i principali candidati si ipotizzano Due Facce, Il Pinguino, Catwoman, l’Enigmista e Firefly.

Per avere più certezze tuttavia occorrerà attendere l’inizio della produzione, fissata per i primi mesi del 2020. Nel frattempo è possibile trovare nei suoi recenti film The King, disponibile su Netflix dal 1 novembre, e The Lighthouse, del regista Robert Eggers.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Mulan: continuano le controversie intorno al film con il #BoycottMulan

Da quando l’attrice cinese Liu Yifei, scelta per interpretare Mulan nel nuovo live-action Disney, ha espresso il proprio parere sugli attuali scontri nella città di Hong Kong, l’hashtag #BoycottMulan è entrato nei trend mondiali di Internet.

L’attrice ha infatti espresso il proprio supporto alla polizia della città afflitta dagli scontri, generando proteste da parte di tutto il mondo, e rischiando di compromettere il successo cinese del film.

Ora si aggiunge al dibattito anche l’attore Tzi Ma, che nel film interpreta Hua Zhou, il padre di Mulan. “Credo sia inevitabile una polemica del genere, date le gravi circostanze attualmente in atto ad Hong Kong e in tutta la Cina. – ha dichiarato l’attore – Ci sono voci di supporto e di opposizione. C’è una fazione che chiede di boicottare il film e un’altra di sostenere Liu Yifei.”

“Non c’è ragione o torto, – ha continuato l’attore – ma il nostro intento è di consegnare un gran film, e per quanto sia prerogativa di ognuno apprezzarlo o meno, spero ci verrà quantomeno data la possibilità di essere giudicati per i meriti e non per l’ideologia, che è al di là del nostro controllo.”

Con il film previsto nelle sale per i primi mesi del 2020, Tzi Ma spera che la situazione possa calmarsi in questo periodo, per il bene di tutti.

Mulan è diretto da Niki Caro e ha tra i suoi protagonisti Liu Yifei, Donnie Yen, Yoson An, Gong Li e Jet Li. Il film, previsto per il marzo 2020, sarà un nuovo capitolo nel progetto della Disney di riattualizzare i propri classici animati con dei fedeli live-action.  

Fonte: ComicBookResource

 
 

Scarlett Johansson difende Woody Allen: “lavorerei con lui sempre e ovunque”

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In un’intervista rilasciata da poco, l’attrice Scarlett Johansson ha pubblicamente difeso il regista premio Oscar Woody Allen dalle accuse di molestie che con il #metoo sono nuovamente tornate in superficie.

Nel 1992 il regista fu infatti accusato di aver molestato sessualmente la figlia adottiva, Dylan Farrow, che all’epoca aveva sette anni. Nonostante diversi tribunali abbiano dichiarato Allen innocente, il movimento nato in seguito al caso Weinstein, ha riportato alla luce le accuse contro il regista, causando numerosi problemi alla sua carriera.

Nonostante molte celebrità di Hollywood si siano schierate contro il regista, egli può vantare alcuni difensori d’onore. A questi si aggiunge ora anche Scarlett Johansson, che con il regista newyorkese ha girato i film Match Point, Scoop e Vicky Christina Barcelona.

L’attrice, intervistata da The Hollywood Reporter, ha riportato il suo parere riguardo le controversie che circondano Allen. “Cosa penso di Woody? – ha esclamato l’attrice – Io amo Woody. Credo in lui e lavorerei con lui sempre e ovunque. Lo incontro ogni volta che posso, e le nostre conversazioni sono sempre così stimolanti. Lui ha detto di essere innocente, ed io gli credo.”

L’attrice, che in questi giorni ha presentato il suo nuovo film da interprete Marriage Story di Noah Baumbach al Festival di Venezia, non è nuova a rilasciare dichiarazioni che potrebbero dar vita a nuove discussioni.

La più recente riguarda la frustrazione confessata riguardo il non poter interpretare tutti i ruoli che vorrebbe per via di un politically correct che è solo un danno alla libertà d’espressione. Questo avveniva in seguito al suo casting per il ruolo principale in Ghost in the Shell o per il ruolo di una transgender nel film Rub & Tug, attualmente sospeso proprio per via delle polemiche.

Le nuove dichiarazioni riguardo le recenti e sfortunate vicende del regista newyorkese seguono tuttavia numerosi nuovi processi in cui Allen è stato riconfermato innocente. Nonostante ciò il regista si è a lungo visto bloccare da Amazon il suo nuovo film, Un giorno di pioggia a New York, tutt’ora senza distribuzione statunitense.

Un giorno di pioggia a New York uscirà invece in Italia il 3 ottobre. Il film, scritto e diretto da Woody Allen ha nel proprio cast gli attori Timothée Chalamet, Elle Fanning, Selena Gomez, Jude Law, Diego Luna e Liev Schreiber.

Fonte: ScreenRant

 
 

Spider-Man: Tom Holland vorrebbe condividere un film con Miles Morales

SPIDER-MAN (MILES MORALES)

Con il futuro di Spider-Man ancora incerto per via della rottura del patto tra Marvel e Sony, l’attore Tom Holland ha espresso un desiderio per eventuali progetti futuri.

Durante un’intervista con GQ, un fan ha chiesto all’interprete di Spider-Man se ci sarà mai un film in cui sono presenti sia Peter Parker che Miles Morales, o se per introdurre Miles sia necessario che prima Peter muoia.

“Spero che Peter non debba necessariamente morire, perché condividere la scena con Miles sarebbe un sogno. Penso sarebbe davvero fico.”

Il personaggio di Miles Morales compare per la prima volta in Ultimate Comics Fallout #4 del 2011, dove prende il posto di Spider-Man in seguito alla sua morte. Tuttavia numerose sono anche le occasioni in cui i due hanno combattuto fianco a fianco, dalla serie animata Ultimate Spider-Man fino al film d’animazione premiato con l’Oscar Spider-Man: Un nuovo universo.

Ad oggi tuttavia il personaggio non è stato ancora neanche accennato dai Marvel Studios. Ma con il potere nelle mani della Sony, questa potrebbe invece avere questa intenzione, introducendo il personaggio accanto a quello di Spider-Man in un prossimo film dedicato al supereroe.

Vi ricordiamo che Spider-Man: Far From Home è uscito nei cinema italiani il 10 luglio 2019. Alla regia vi è nuovamente Jon Watts, e, accanto a Tom Holland nel ruolo di protagonista, vi sono Zendaya, Jake Gyllenhaal, Samuel L. Jackson, Cobie Smulders e Marisa Tomei.

Il film segue di pochi mesi gli eventi di Avengers: Endgame, dove durante una gita scolastica Peter Parker, alias Spider-Man, si ritroverà a dover fronteggiare gli Elementali, esseri composti dai quattro elementi fondamentali che minacciano di distruggere il pianeta. Al suo fianco ci sarà però Quentin Beck, rinominato Mysterio, eroe dall’enigmatico passato.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Venezia 76: il red carpet di Chiara Ferragni

Chiara Feragni
Chiara Ferragni

Ecco le foto dal red carpet di Chiara Ferragni – Unposted, il film documentario sulla carriera e la vita della fashion blogger italiana più famosa nel mondo. Per la serata di gala, Chiara Ferragni ha scelto un abito romantico blu notte, firmato Dior.

C’è qualcosa che ancora non sappiamo su Chiara Ferragni? Questo film è un’immersione a 360° nella sua sfera pubblica e interiore: per osservare la posizione che ha conquistato nei mercati della moda e del lusso attraverso i social media, per decodificare ciò che rimane incomprensibile per il pubblico dei social e per indagare come le strategie di marketing e i metodi di intrattenimento siano cambiati nell’ultimo decennio. Ferragni è la più potente influencer della moda nel mondo secondo Forbes. È un’icona contemporanea di self made woman attenta ai diritti delle donne e ai diritti alla diversità. Rappresenta una storia di successo femminile, che continua a sedurre e conquistare milioni di fan ogni giorno, in tutto il mondo. Ma chi è la donna dietro l’immagine pubblica? Quali sono i segreti dietro alle sue imprese multimilionarie?

COMMENTO DELLA REGISTA

La rivoluzione digitale sta cambiando il modo in cui comunichiamo e i rapporti tra le persone. Le piattaforme social hanno stravolto il mondo del lavoro, del business e dell’economia: un fenomeno globale che ha ristabilito regole e abbattuto barriere.

Chiara Ferragni è stata una pioniera di questo mutamento: a trentadue anni è a capo di due aziende – una delle quali, The Blonde Salad, è diventata un case study della Business School di Harvard – e ha 17 milioni di follower.

Il film ricerca il segreto del suo successo rapido e dirompente, con uno sguardo che non vuole essere giudicante, quanto piuttosto indagatore. Chiara Ferragni è anche la persona che sta dietro al suo personaggio, con le sue fragilità e le sue radici. Proprio queste contribuiscono a spiegare il suo successo in un mondo, quello dei social, che non ha leggi, ma è universale e può offrire una chiave di lettura del nostro presente e del nostro futuro.

 
 

Venezia 76: al Lido, Tiago Guedes e Robert Guédiguian in concorso

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Il concorso di Venezia 76 propone, nella giornata di giovedì 5 settembre, A Herdade, di Tiago Guedes, dal Portogallo, e Gloria Mundi, una saga familiare diretta da Robert Guédiguian.

A HERDADE (LA TENUTA)

Il film racconta la storia di una famiglia portoghese che possiede una delle più grandi proprietà fondiarie d’Europa sulla riva meridionale del fiume Tago. A herdade scava nei segreti della loro proprietà, rappresentando le vicende storiche, politiche, economiche e sociali del Portogallo a partire dagli anni Quaranta, passando per la Rivoluzione dei garofani fino ad arrivare ai nostri giorni.

COMMENTO DEL REGISTA

La ‘herdade’, che ha origine dal latino ‘hereditas’, è in questo film un regno dominato da un uomo carismatico e progressista, in un Paese sottoposto a una dittatura fascista. Il luogo funge da metafora di tutto ciò che accade al nostro straordinario protagonista. Sia la proprietà che l’uomo, entrambi inizialmente grandiosi, con il passare del tempo sono inevitabilmente destinati a scontrarsi con i venti del cambiamento, a rivelare le imperfezioni, le zone grigie, e a crollare. Lungo tutto il corso della vita, le scelte che facciamo ci definiscono, ma portiamo con noi qualcosa che non riusciamo a percepire né a controllare. Qualcosa che è nato con noi, che abbiamo ereditato. Questo film ci racconta delle inevitabili connessioni che ci definiscono e ci condizionano.

GLORIA MUNDI

A Marsiglia una famiglia si riunisce per la nascita della piccola Gloria. Nonostante la gioia, per i giovani genitori sono tempi duri. Mentre lottano per uscire dalla difficile situazione, si ricongiungono con il nonno di Gloria, un ex carcerato.

COMMENTO DEL REGISTA

Parafrasando Marx: ovunque regni, il neocapitalismo ha schiacciato relazioni fraterne, amichevoli e solidali, e non ha lasciato altro legame tra le persone, se non il freddo interesse e il denaro, annegando tutti i nostri sogni nelle gelide acque del calcolo egoistico. Ecco cosa vuole dimostrare questo crudele racconto sociale attraverso la storia di una famiglia ricostituita, fragile come un castello di carte. Ho sempre pensato che il cinema dovrebbe commuoverci, a volte donandoci un esempio del mondo come potrebbe essere, altre volte mostrandoci il mondo così com’è. In breve, abbiamo bisogno sia di commedie sia di tragedie per continuare a mettere in discussione il nostro stile di vita. E dobbiamo continuare a interrogarci più che mai in questi tempi difficili, per non soccombere all’illusione che ci sia qualcosa di naturale nelle società in cui viviamo.

 
 

Jojo Rabbit: Scarlett Johansson garantisce che il film non è stato modificato dalla Disney

trailer Jojo Rabbit

Con un 2019 particolarmente impegnato, l’attrice Scarlett Johansson recita anche nel film Jojo Rabbit di Taika Waititi, dove interpreta Rosie Betzler, che durante la seconda guerra mondiale nasconde nella propria casa una ragazza ebrea. Questo rende la vita di suo figlio Jojo particolarmente problematica, considerando che il ragazzo è un fanatico di Adolf Hitler e aspira a diventare un devoto nazista, a tal punto da avere come amico immaginario proprio lo stesso Hitler.

Il film originariamente di proprietà della Fox, è ora passato nelle mani della Disney in seguito all’acquisto da parte di quest’ultima della grande major cinematografica. Per via della sua irriverente satira contro il nazismo, molti fan sono preoccupati che il film subisca modifiche per paura che possa alienare quello che è il target classico per la Disney.

In un’intervista con The Hollywood Reporter, la Johansson ha garantito che, per quanto all’inizio anche lei fosse preoccupata, è rimasta piacevolmente sorpresa nell’apprendere che non ci sono stati problemi di questo tipo.

“Anche se Jojo Rabbit è ora un film Disney, non ha subito alcuna modifica, ed è fantastico, perché temevo anche io che cambiassero qualcosa.”

A quanto pare invece il film è molto apprezzato all’interno della major, a tal punto che verrà promosso per l’imminente stagione dei premi, puntando a diventare un contendente per i prossimi premi Oscar. Jojo Rabbit verrà presentato durante questo weekend al festival di Toronto, e a quel punto si potrà già avere un assaggio dell’accoglienza che riceverà, prima della sua distribuzione autunnale nelle sale.

Fonte: ScreenRant

 
 

Venezia 76: arriva oggi ZeroZeroZero, serie di Stefano Sollima

zerozerozero

Arriva oggi al Lido, per il Fuori Concorso di Venezia 76, ZeroZeroZero, la nuova serie di Stefano Sollima, che presenterà al pubblico i primi due episodi.

La serie segue il viaggio di un carico di cocaina, dal momento in cui un potente clan della ‘Ndrangheta decide di acquistarlo fino a quando viene consegnato e pagato. Attraverso le storie dei suoi personaggi, ZeroZeroZero getta luce sui meccanismi con cui l’economia illegale diventa parte di quella legale e su come entrambe siano collegate a una spietata logica di potere e controllo che influenza le vite e le relazioni delle persone: i cartelli messicani che gestiscono la produzione di droga, le organizzazioni criminali italiane che ne amministrano la distribuzione in tutto il mondo e le compagnie americane che, al di sopra di ogni sospetto, controllano la quantità apparentemente infinita di denaro coinvolta in questo giro di affari. Un’epica lotta per il potere si scatena coinvolgendo tutti i livelli di questa gigantesca piramide criminale, dallo spacciatore all’angolo della strada fino al più potente boss della malavita organizzata internazionale: i loro introiti e le loro stesse vite sono in pericolo.

COMMENTO DEL REGISTA

Il mercato, la produzione, i consumi, i modi di vivere e i modi di pensare, tutto è connesso in un mondo globale dove un flusso continuo di scambi commerciali porta ogni giorno milioni di merci a milioni di persone. ZeroZeroZero racconta i percorsi di una sola di queste merci, forse la più universalmente diffusa, la più trasversalmente consumata, sicuramente la più redditizia. Seguiremo una nave porta container e il suo carico dal suo punto di partenza in Messico fino alla sua destinazione in Italia, raccontando come il traffico di questa ‘merce’ piuttosto speciale influenzi il mercato, l’economia mondiale e anche la nostra vita. Questa merce è la cocaina, il suo viaggio il nostro viaggio.

 
 

Sophia Lillis nel primo trailer di Gretel & Hansel

La Orion Pictures ha diffuso il prima trailer di Gretel & Hansel, horror che racconterà la famosa storia con protagonista la giovane attrice Sophia Lillis nei panni di Gretel. Il film è stato scritto da Rob Hayes e sarà diretto da Osgood Perkins, già regista dell’horror I Am the Pretty Thing that Lives in the House.

Ambientato in un lontano villaggio fatato, il film seguirà le vicende di una giovane ragazza, Gretel, che in compagnia del suo fratello minore Hansel, si addentrerà in oscuro bosco, in cerca di un lavoro e del cibo. Qui i due scopriranno invece che le fiabe e le leggende che venivano loro raccontate sono più reali, e minacciose, di quello che si potrebbe immaginare.

Oltre alla Lillis, il film include nel suo cast anche attori come Sammy Leakey (MotherFatherSon) nel ruolo di Hansel, Alice Krige (Silent Hill), Jessica De Gouw (Arrow) e Charles Babalola (The Legend of Tarzan).

 
 

Saturday Fiction, recensione del film con Gong Li #Venezia76

Lan Xin Da Ju Yuan Saturday Fiction

Una spy story in bianco e nero dal sapore retrò e dalle tinte melò, che ricorda tante classiche pellicole di genere degli anni Cinquanta, vede protagonista Gong Li, attrice orientale famosa per aver magnificamente interpretato titoli memorabili, come Lanterne Rosse, La storia di Qiu Ju, Addio mia concubina. Il film è Saturday fiction (Lan xin da ju juan) diretto da Ye Lou, esponente di spicco della cosiddetta Sesta Generazione Ribelle e autore di tante opere tra cui di Blind Massage, Mistery e Purple Butterfly.

La storia si svolge a Shangai nel 1941, durante il secondo conflitto mondiale. La città è sotto l’occupazione del Giappone ed è fulcro cruciale di un intrigo spionistico, nel quale l’intelligence dei vari schieramenti coinvolti nel conflitto si muove con circospezione.

Persone insospettabili, che svolgono le attività più tranquille, sono in realtà infiltrati o spie che cercano di carpire segreti utili alle sorti della guerra. Tra questi c’è una attrice famosa Jean Yu, che si trova a Shangai per recitare il un’opera intitolata Saturday Fiction,  messa in scena dal suo ex marito. Non si sa bene quale sia il suo gioco e dove voglia arrivare la donna, se lavora nell’ombra per sottrarre informazioni belliche, o se stia cercando di fuggire con il suo amato. Per lei diviene sempre più difficile intuire di chi potersi fidare e i pericoli si stringono intorno a lei. Quando la situazione sembra precipitare, Jean Yu inizia a interrogarsi se rivelare ciò che ha scoperto sull’imminente attacco di Pearl Harbor.

Ye Lou voleva narrare una storia sul destino di diverse persone durante gli anni di una complessa crisi mondiale. Racconta che si è affidato ai ricordi di quando da bambino seguiva i sui genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai: “Lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo agli attori in costume e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena l’amore e l’odio, le separazioni, la vita e la morte. Poi li vedevo uscire di scena e chiacchierare nei camerini. Li seguivo anche in quei momenti, quando lasciavano il teatro per ritornare alla vita reale, monotona e scialba.”

Saturday fiction è un film che strizza l’occhio ai classici e che richiama le immagini di tante torbide vicende di spionaggio e passioni proibite passate sullo schermo, soprattutto qualche decennio fa, nell’epoca d’oro del genere. Promette e mostra scene d’azione e intrighi continui. Mail il racconto di Ye Lou manca purtroppo di ritmo e si arena in un bianco e nero stanco, privo di drammaticità, che diventa sfiancante e toglie mistero a una vicenda complessa che avrebbe potuto tenere incollati allo schermo. Non basta la meravigliosa interpretazione di Gong Li e degli altri attori del cast a rendere avvincente il film.

 
 

Martin Eden, recensione del film con Luca Marinelli #Venezia76

Martin Eden

Tratto dall’omonimo romanzo di Jack London, Martin Eden è il nuovo film di Pietro Marcello, presentato in Concorso a Venezia 76, in cui Luca Marinelli dà vita all’eroe protagonista di un pezzo di letteratura americana, la cui vicenda viene traslata in Italia, a Napoli, in un tempo non troppo bene specificato.

Nella Napoli dei primi anni del XX secolo, il giovane marinaio Martin Eden, proletario individualista in un’epoca squarciata dalla nascita di movimenti politici di massa, sogna di diventare uno scrittore e conquista l’amore di una giovane borghese grazie al suo bagaglio culturale da autodidatta, allontanandosi in questo modo dalle sue origini semplici.

Con un passato da documentarista puro, Marcello si approccia alla materia di fiction raccontata nel romanzo di London con un occhio decisamente personale. Il regista elimina quasi completamente i riferimenti temporali, contrae gli spazi e i tempi e dissemina nel film di finzione dei materiali d’archivio che a volte rappresentano il tempo che passa, altre volte i sogni di Martin, altre volte ancora i ricordi o le aspettative, o il futuro e il passato delle circostanze che vengono man mano proposte.

In un contesto così fluido da un punto di vista temporale, Marcello inserisce il suo punto fermo, il protagonista interpretato da Luca Marinelli, vulcanico e brillante, esuberante ed ambizioso, ma anche curioso, buono, dedito e innamorato. Il suo Martin Eden è uno studioso dall’animo di marinaio, un viaggiatore, un esploratore dell’umanità, un fervente individualista, un romantico, un uomo che conta su se stesso e che, una volta entrato in quel mondo benestante e ricco al quale agognava, ne capisce le ipocrisie e le brutture, sentendosi costantemente fuori posto.

E il regista riesce con grande eleganza e inventiva a raccontare tutte queste fasi con un ritmo estremamente incalzante, eliminando qualsiasi barriera cronologica e temporale e affidandosi a un attore del calibro di Marinelli che riesce con facilità a mettere in scena una gamma emozionale molto vasta. Peccato che nel finale, l’attore calchi un po’ troppo la mano, sfiorando la macchietta e intaccando la delicatezza e l’intensità di una performance impeccabile, fino a quel momento.

Martin Eden è un prodotto di grande interesse, specialmente per il linguaggio utilizzato, perché forza gli argini temporali del racconto cinematografico e li trasforma in sponde, sulle quali la storia rimbalza per riversarsi su se stessa, travolgendo il protagonista.

 
 

Ema, recensione del film di Pablo Larraín #Venezia76

Ema

Presentato in concorso a Venezia 76, Ema di Pablo Larraín proietta lo spettatore nel futuro e sembra rappresentare anche un passo in avanti per il regista cileno, verso un nuovo modo di racconto. Un futuro, quello del film, che è tutto raccontato attraverso la sua protagonista, una creatura che non appartiene a questo mondo, un folletto, un’aliena che porta scompiglio, che non segue le regole, che con passione e furore danza, corre, brucia, tutto con amore.

La storia racconta di Ema, appunto, che di fronte a una maternità negata, perché suo marito è sterile, cerca di plasmare la sua vita e i suoi affetti a suo piacimento. La donna manipola la realtà e le persone che la circondano, cercando di rimettere insieme i pezzi che lei stessa ha contribuito a rendere piccoli e sparsi per tutta Valparaiso, città del Cile che Larraín inquadra e racconta come fosse un posto sospeso nel tempo e nello spazio.

Il vortice di energia vitale che genera il personaggio di Ema, la magnetica Mariana Di Girolamo, si proietta anche nello stile del film, al ritmo di un reggaeton che non è più solo la musica odiata da molti e disprezzata dallo stesso personaggio di Gastón (Gael Garcia Bernal), ma è il ritmo del desiderio, della passione, della condivisione, della sensualità che la protagonista condivide prima di tutto con le sue amiche, la sua congrega di streghe, sorellanza che l’accompagna nella sua rivoluzione d’amore.

Ema è il centro di un ciclone

Pablo Larraín si conferma un regista dalla grande sensibilità e sensualità, non solo perché mostra, ma perché trasmette la passione e le pulsioni dei corpi, dei colori, mai così tanti e vivaci in un suo film, della musica al altissimo volume che trascina lo spettatore in quel vortice di cui Ema è il centro.

Il regista ci porta per mano per vicoli e tetti di una città che sembra non esistere nel nostro tempo, lo fa smarrendosi lui stesso nelle pieghe di una storia che non è perfettamente compiuta perché estranea ai canoni sociali universalmente riconosciuti, ma che trova, nel finale, un’ordine insolito, a misura della sua protagonista.

Ema è la donna che porta vita e amore, l’alieno arrivato sulla Terra a mostrarci una via alternativa per la condivisione, un elemento naturale magnifico e terribile, un terremoto di energia e bellezza. Ema è l’istinto allo stato puro, che agisce sempre secondo l’amore.

 
 

Joker stroncato dal TIMES: un film “irresponsabile”

Sembra che il TIMES non abbia affatto apprezzato Joker, il film di Todd Phillips presentato a Venezia 76 e con protagonista un Joaquin Phoenix “da Oscar”, come già si dice in giro. La famosa rivista si scaglia con violenza contro il film, definendolo addirittura pericoloso.

Il regista Todd Philipps […] porta buona parte della colpa, ed è lui il solo a dover rispondere per l’idiozia aggressiva e irresponsabile di Joker. Phillips vorrebbe farci credere di aver fatto un film sulla vacuità della nostra cultura, in realtà ci sta solo propinando un ottimo esempio di ciò“. Si legge.

Nemmeno la storia, intesa come narrazione, viene apprezzata: “Joker – che è scritto da Phillips e Scott Silver – non ha un plot, è più come un’accozzaglia di GIF messe insieme“. “Le crepe del film sono piene di filosofia fasulla. Joker è un film oscuro in maniera stupidamente adolescenziale, ma vuole che noi spettatori crediamo che ci stia impartendo una raffinata saggezza politica o culturale. Poco prima di una delle scene più violente, Arthur riflette: “tutti si urlano addosso. La civiltà non esiste più”. Ma chi non la pensa in questo modo nei nostri terribili tempi moderni? L’osservazione di Arthur è talmente scontata, un messaggio che può essere utilizzato da chiunque per qualunque scopo. Non significa nulla“.

Inoltre, il protagonista Arthur è identificato come un portatore di “caos e anarchia, ma in base al film sembra che stia davvero per cominciare una rivoluzione dove i ricchi vengono distrutti, i poveri ottengono ciò di cui hanno bisogno, chi è triste perchè non riesce ad avere un appuntamento diventa un eroe assassino. Da qualche parte c’è uno scherzo malsano. E, sfortunatamente, è per noi“.

LEGGI LA NOSTRA RECENSIONE DI JOKER

 
 

Venezia 76: Chiara Ferragni è l’ospite più social del Lido

Chiara Ferragni Venezia 76
Chiara Ferragni

Anche chi non si occupa di cinema, oggi ha gli occhi puntati sulla Mostra Internazionale del cinema di Venezia, dove viene presentato il documentario di Elisa Amoruso, Chiara Ferragni – Unposted sulla vita, l’ascesa e la carriera dell’influencer italiana più famosa nel mondo.

Arrivata al Lido già ieri, in compagnia del marito, il cantante Fedez, Chiara ha partecipato al photocall, con la regista, mentre stasera i fan accorsi da ogni angolo d’Italia la aspettano sul tappeto rosso.

Ecco le foto di Luigi De Pompeis:

 
 

Constantine: la Warner Bros. vorrebbe un nuovo film con Keanu Reeves

L’attore Keanu Reeves sta attraversando un momento d’oro nella sua carriera, con John Wick 3 e Toy Story 4 da poco usciti nelle sale, e con Bill and Ted 3 e Matrix 4 di prossima uscita.

Stando ad alcune indiscrezioni sembrerebbe che la Warner Bros. sia desiderosa di realizzare un nuovo film dedicato al personaggio di Constantine, e che a riprendere il ruolo già interpretato circa quindici anni fa fosse proprio Keanu Reeves.

Attualmente però tutto ciò sarebbe solo un’idea, e non si hanno notizie di un’imminente produzione di un sequel del film del 2005.

La Warner Bros. sarebbe tuttavia interessata a far entrare l’attore nel mondo della DC, e inizialmente si parlava della possibilità di affidargli il ruolo di DeathStroke o di un personaggio nel film New Gods di Ava DuVernay.

La volontà sembrerebbe ora essere cambiata, preferendo ridare vita al personaggio della serie di fumetti Hellblazer, edita da Vertigo, etichetta della DC Comics. E considerando che Reeves sembra essere tornato ad essere un attore sinonimo di guadagni al box office, è molto probabile che la casa di produzione prenda seriamente in considerazione l’idea di concretizzare il progetto.

Alla sua uscita nelle sale cinematografiche Constantine non si rivelò un gran successo economico, ma ottenne dei buoni risultati e divenne un cult in breve tempo. Al centro della trama del film vi è l’esorcista John Constantine, a cui viene diagnosticato un tumore maligno ai polmoni. Mentre combatte contro la malattia dovrà saper gestire anche il suo potere: la capacità di individuare gli angeli e i demoni che si confondono tra gli umani. Con il tempo a sua disposizione sarà dunque chiamato a sorvegliare i confini terreni tra inferno e paradiso.

Fonte: We Want This Covered

 
 

The Suicide Squad: Peter Capaldi e Pete Davidson potrebbero aggiungersi al cast

Doctor Who

Due nuovi nomi sembrano in lizza per aggiungersi al cast di The Suicide Squad, di James Gunn. Questi sono rispettivamente Peter Capaldi e Pete Davidson.

Capaldi è famoso per aver interpretato il Doctor Who in alcune stagioni della popolare serie, mentre Davidson è più conosciuto per la sua partecipazione al Saturday Night Live. Non sono tuttavia stati rivelati ulteriori dettagli circa i personaggi che i due potrebbero andare a ricoprire, per quando per Davidson si parlerebbe più di un cameo che di un vero e proprio ruolo all’interno del film. Fortunatamente la produzione del film dovrebbe partire alla fine di settembre, e a quel punto sarà lecito aspettarsi più informazioni a riguardo.

Ciò che sappiamo che è che Gunn è stato assunto come regista dopo il licenziamento dalla Marvel, da cui poi è stato richiamato per dirigere Guardiani della Galazzia vol. 3. Il film di Gunn segue il successo di pubblico, ma non di critica, che nel 2016 investì Suicide Squad. Il nuovo film tuttavia sembrerebbe non essere un vero e proprio sequel quanto più un parziale reboot.

In The Suicide Squad Margot Robbie riprenderà il ruolo di Harley Quinn, mentre faranno parte del cast anche Viola Davis, Nathan Fillian, Jai Courtney, Taika Waititi e Idris Elba. Molti di questi attori introdurranno nuovi personaggi all’interno del film, ma per sapere quali bisognerà attendere che il film entri in una fase di sviluppo avanzata. La data di distribuzione nelle sale cinematografiche è ad ogni modo fissata per l’agosto del 2021.

Fonte: ScreenRant

 
 

The Batman: Tom Holland è convinto che Robert Pattinson sarà straordinario

robert pattinson life

Durante un Q&A con GQ, Tom Holland, interprete del nuovo Spider-Man si è dichiarato entusiasta della scelta di Robert Pattinson per interpretare una nuova versione cinematografica di Batman, nel film diretto da Matt Reeves.

All’affermazione di un fan, secondo cui dovrebbe essere Holland ad interpretare il cavaliere oscuro, l’attore ha risposto “non sarei adatto come lo è il mio amico Robert Pattinson. Sarà straordinario nel ruolo di Batman”.

“Come Spider-Man non vorrei scontrarmi con lui, perché sono sicuro sarà una bestia.” ha poi aggiunto Holland.

Come ormai noto, Robert Pattinson è stato scelto per interpretare il ruolo del celebre supereroe di Gotham City nel film che si intitolerà The Batman, la cui uscita nelle sale cinematografiche è prevista per il giugno 2021.

Ancora non si hanno notizie ufficiali circa la trama del film, né riguardo i possibili villain, anche se stando ad alcune voci tra i più papabili ci sarebbero Due Facce, il Pinguino e l’Enigmista.

Stando a quanto riportato dalla Warner Bros., la volontà sembrerebbe tuttavia quella di dar vita ad una nuova versione del personaggio, differente da quelle viste fino ad ora sul grande schermo. La scelta di un attore giovane come Pattinson sembrerebbe confermare la volontà di realizzare un film costruito su un giovane Bruce Wayne, ancora alle prime armi con la sua nuova vita da supereroe.

Per avere notizie più ufficiali bisognerà tuttavia attendere l’inizio della produzione, prevista per i primi mesi del 2020.

Fonte: ComicBookResource

 
 

The Batman: Robert Pattinson svela perché adora il personaggio

robert pattinson the batman

Da quando ha lasciato i panni del vampiro Edward Cullen in Twilight, l’attore Robert Pattinson ha fatto di tutto per costruirsi una carriera degna di nota, prendendo parte ad ottimi film e lavorando con registi di grande esperienza e talento.

Ora, Pattinson è stato scelto per interpretare una nuova versione cinematografica di Batman, nel film diretto da Matt Reeves e la cui data di distribuzione è fissata al giugno 2021.

L’attore sostituirà così Ben Affleck, apparso nel ruolo del cavaliere oscuro in Batman v. Superman e Justice League. Pattinson si è inoltre dichiarato un grande fan del personaggio, ammettendo che interpretarlo è un sogno che diventa realtà.

“L’idea di provare questo passaggio, da Twilight a qui… è una strada che non pensavo di poter percorrere. – ha spiegato l’attore – E’ una parte davvero interessante. Credo di adorarlo semplicemente perché è un supereroe senza superpoteri.”

“Ho già provato il costume – ha poi aggiunto Pattinson – Ci si sente davvero potenti lì dentro. È incredibile, qualcosa che è difficile da spiegare. Si fa molta fatica ad indossarlo, ed è un po’ imbarazzante mentre si cerca di entrarvi dentro.”

Attualmente non si hanno novità su ulteriori sviluppi della produzione. Non sono ancora stati annunciati neanche i villain del film, ma tra i principali candidati si ipotizzano Due Facce, Il Pinguino, Catwoman, l’Enigmista e Firefly.

Per avere più certezze tuttavia occorrerà attendere l’inizio della produzione, fissata per i primi mesi del 2020. Nel frattempo è possibile trovare nei suoi recenti film The King, disponibile su Netflix dal 1 novembre, e The Lighthouse, del regista Robert Eggers.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Between Two Ferns: The Movie, lo show di Zach Galifianakis diventa un film, ecco il trailer

Netflix ha rilasciato il trailer di Between Two Ferns: The Movie, lo show condotto da Zach Galifianakis che diventa ora un film, disponibile dal 20 settembre sulla piattaforma streaming.

Il film prende spunto dal desiderio di Galifianakis di diventare una star. Quando Will Ferrell scopre il suo piccolo e improvvisato show, lo aggiunge al canale Funny Or Die, dove sono raccolte tutte le cose più divertenti trovate sul Web. In breve Galifianakis diventa involontariamente virale. Quando però durante un’intervista rischia di far annegare l’attore Matthew McConaughey, la sua reputazione scende a zero. Per riparare al danno, l’attore è intenzionato ad intraprendere un viaggio lungo tutti gli Stati Uniti, intervistando celebrità di alto profilo e sperando così di salvare la propria carriera.

La serie originale ha avuto inizio nel 2008, con 21 episodi. All’interno dello show, Galifianakis imbastisce un set molto povero dove intervista attori e celebrità di grande fama. Il punto di forza di questo format sta tutto nella performance di Galifianakis, il quale si comporta in modo inappropriato e pone continuamente domande scomode.

Tra le interviste più popolari condotte dall’attore ci sono quelle a Barack Obama, Hillary Clinton, Justin Bieber, Brad Pitt e Bradley Cooper.

Il film comprenderà invece numerosi cameo di celebrità quali Matthew McConaughey, Will Ferrell, Peter Dinklage, Benedict Cumberbatch, Paul Rudd, Tiffany Haddish, Brie Larson, Keanu Reeves, David Letterman, Jason Schwartzman, Hailee Steinfeld, John Legend, Jon Hamm e Tessa Thompson, tutti nei panni di sé stessi.

Fonte: ComingSoon.net

 
 

Venezia 76: in anteprima mondiale il film concerto Roger Waters Us + Them

Roger Waters Us + Them

Si svolgerà il prossimo 6 settembre alla 76. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, nella spettacolare sala Darsena alle 21.00, l’anteprima mondiale del film concerto Roger Waters Us + Them. Subito dopo la proiezione Rogers Waters converserà con Liv Tørres, Direttrice Nobel Peace Center di Oslo. Waters parlerà del film, della sua carriera, della sua visione politica.

Per Roger Waters Us + Them – Waters ha collaborato ancora una volta con Sean Evans, visionario regista dell’acclamato Roger Waters The Wall, per realizzare un film creativo e pionieristico, capace di ispirare con la sua musica potente un messaggio sui diritti umani, la libertà e l’amore.  Guidando lo spettatore in un intenso viaggio emotivo, il film propone canzone leggendarie dei Pink Floyd, The Dark Side of the Moon, The Wall, Animals and Wish You Were Here, così come pezzi dall’ultimo album di Waters, Is This The Life We Really Want? 

Liv Tørres è Direttrice del Nobel Peace Center di Oslo. È stata Segretario Generale del Norwegian People’s Aid, organizzazione per lo sviluppo umanitario e il disarmo che opera in oltre 40 paesi in tutto il mondo, molti dei quali in conflitto. Ricopre inoltre diverse altre cariche come consigliere politico del Norwegian Minister of Labour and Social Inclusion and manager del primo National Labour Force Survey del Dipartimento del lavoro del Sudafrica. Tørres è una voce attiva in molte aree del dibattito contemporaneo norvegese.

Dopo l’anteprima veneziana, Roger Waters Us + Them sarà proiettato nei cinema del mondo e arriverà in Italia solo dal 7 al 9 ottobre (elenco sale su nexodigital.it).

 
 

Venezia 76: al lido oggi Chiara Ferragni – Unposted

chiara ferragni unposted

E’ oggi il “grande” giorni di Chiara Ferragni – Unposted, il documentario diretto da Elisa Amoruso e basato sulla vita della fashion blogger più famosa al mondo Chiara Ferragni. Il film è prodotto da Memo Films (Francesco Melzi d’Eril) e distribuito da 01 Distribution.

Chiara Ferragni – Unposted, la trama

C’è qualcosa che ancora non sappiamo su Chiara Ferragni? Questo film è un’immersione a 360° nella sua sfera pubblica e interiore: per osservare la posizione che ha conquistato nei mercati della moda e del lusso attraverso i social media, per decodificare ciò che rimane incomprensibile per il pubblico dei social e per indagare come le strategie di marketing e i metodi di intrattenimento siano cambiati nell’ultimo decennio. Ferragni è la più potente influencer della moda nel mondo secondo Forbes. È un’icona contemporanea di self made woman attenta ai diritti delle donne e ai diritti alla diversità. Rappresenta una storia di successo femminile, che continua a sedurre e conquistare milioni di fan ogni giorno, in tutto il mondo. Ma chi è la donna dietro l’immagine pubblica? Quali sono i segreti dietro alle sue imprese multimilionarie?

COMMENTO DELLA REGISTA

La rivoluzione digitale sta cambiando il modo in cui comunichiamo e i rapporti tra le persone. Le piattaforme social hanno stravolto il mondo del lavoro, del business e dell’economia: un fenomeno globale che ha ristabilito regole e abbattuto barriere. Chiara Ferragni è stata una pioniera di questo mutamento: a trentadue anni è a capo di due aziende – una delle quali, The Blonde Salad, è diventata un case study della Business School di Harvard – e ha 17 milioni di follower. Il film ricerca il segreto del suo successo rapido e dirompente, con uno sguardo che non vuole essere giudicante, quanto piuttosto indagatore. Chiara Ferragni è anche la persona che sta dietro al suo personaggio, con le sue fragilità e le sue radici. Proprio queste contribuiscono a spiegare il suo successo in un mondo, quello dei social, che non ha leggi, ma è universale e può offrire una chiave di lettura del nostro presente e del nostro futuro.

 
 

Venezia 76: oggi Lan Xin Da Ju Yuan con Gong Li

Lan Xin Da Ju Yuan Saturday Fiction

A quattro giorni dalla cerimonia di chiusura di Venezia 76 arriva in concorso Lan Xin Da Ju Yuan, film diretto dal regista cinese Ye Lou e che vede protagonista l’attrice Gong Li. Tratto dal  dal romanzo Death of Shanghai di Hong Ying, Lan Xin Da Ju Yuan è prodotto da Yingfilms (Ma Yingli), Qianyi Times, Lou Ye, Bai An Films, Tianyi Movie & Tv e interpretato da  Mark Chao, Joe Odagiri, Pascal Greggory, Tom Wlaschiha, Huang Xiangli.

Lan Xin Da Ju Yuan, la trama

1941: sin dall’occupazione giapponese, la Cina è terreno di una guerra di intelligence tra gli Alleati e le potenze dell’Asse. La celebre attrice Jean Yu ritorna a Shanghai, apparentemente per recitare in Saturday Fiction, diretta dal suo ex amante. Ma qual è il suo vero scopo? Liberare l’ex marito? Carpire informazioni segrete per le forze alleate? Lavorare per il padre adottivo? O fuggire dalla guerra con il suo amato? Nel momento in cui intraprende la sua missione e diventa sempre più difficile distinguere gli amici dagli agenti sotto copertura, mentre tutto sembra sfuggire al controllo, Jean Yu inizia a chiedersi se rivelare ciò che ha scoperto sull’imminente attacco di Pearl Harbor.

COMMENTO DEL REGISTA

Quando ero bambino, seguivo i miei genitori che lavoravano dietro le quinte del Teatro Lyceum di Shanghai. Lì ho trascorso molti momenti interessanti; mi mescolavo agli attori in costume e li osservavo recitare nei ruoli più disparati, mettere in scena l’amore e l’odio, le separazioni, la vita e la morte. Poi li vedevo uscire di scena e chiacchierare nei camerini. Li seguivo anche in quei momenti, quando lasciavano il teatro per ritornare alla vita reale, monotona e scialba. Fu un’esperienza fantastica vivere il passaggio continuo tra finzione e realtà. Molti anni più tardi, la lettura di La donna vestita di rugiada di Hong Ying (un romanzo sul periodo di ‘isola solitaria’ di Shanghai) suscitò in me le stesse sensazioni. La prima settimana del dicembre 1941 cambiò la storia del mondo, sebbene le persone allora non lo sapessero. Inconsapevoli del loro futuro, vivevano la propria vita come sempre, calate nella routine quotidiana e inseguendo i propri obiettivi. Durante quel periodo, dentro e fuori dal teatro, sul palcoscenico e lontano dal palcoscenico, le persone si stavano lentamente avvicinando all’ignoto ‘sabato’ che avrebbe segnato il loro destino. Questo film parla del destino di diverse persone negli anni di una complessa crisi mondiale. È anche un dialogo con la cosiddetta Scuola del ‘sabato’, un’importante corrente nella storia della letteratura contemporanea cinese.

 
 

About endlessness, recensione del film di Roy Andersson #Venezia76

About endlessness

Dopo il meritatissimo e inaspettato Leone d’Oro nel 2014 per Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza, Roy Andersson torna in forma smagliante in concorso alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, con un nuovo collage di agghiaccianti e gustosi tableaux vivant, che ci costringono a riflettere sulla condizione umana e sulla vita. Il titolo della nuova fatica dell’autore svedese è About endlessness (Om det oändliga).

Il film esce dagli schemi e fugge da qualsiasi forma di classificazione, non segue una linea narrativa ed è difficile andare a individuare una trama. Ma è cinema, grande cinema. È un utilizzo puro e intelligente del linguaggio cinematografico come forma di espressione. Dopo “La trilogia vivente”, composta da Song from the second floor del 2000, You, the Living del 2007 e Un piccione seduto su un ramo riflette sull’esistenza del 2014, incentrata sulle difficoltà dell’essere esseri umani, Roy Andersson continua la sua indagine entomologica sull’esistenza, diventando ancora più caustico e offrendo piccoli quadri spietati che raggelano dietro l’ombra di un sorriso. Si allontana l’idea di avvicinarlo all’ umorismo nero dei Monty Python o alla poesia grottesca di Aki Kaurismaki, come si poteva ipotizzare per il suo lavoro precedente. Qui la lama della sua visione si affila e la sua ironia diviene sempre più gelida, confondendo la risata con un brivido.

About endlessness è composto da tanti piccoli episodi, a camera fissa e con un’unica inquadratura, che descrivono la condizione dolente di tanti personaggi alla ricerca di risposte sulla propria condizione di esseri viventi. Sono uniti tra loro da una voce femminile che, all’inizio di ogni quadro, racconta chi sono, una voce fuori campo che descrive e racconta e si mescola alle richieste o ai lamenti disperati dei fantasmi emaciati che popolano l’universo di Andersson, Sono pupazzi, marionette costrette a recitare continuamente la stessa frase, a interrogarsi all’infinito sugli stessi quesiti esistenziali, senza chiaramente trovare risposta alcuna.

C’è un prete che ha perso la fede e sogna con angoscia di essere crocifisso e vorrebbe essere aiutato da uno psicologo che teme di perdere l’autobus, un uomo tormentato da un suo vecchio compagno di scuola che non lo saluta, una donna che ha paura che nessuno l’aspetti alla stazione, un padre che accompagna la figlia a una festa di compleanno e si ferma per allacciarle le scarpe sotto una pioggia torrenziale, un uomo col mal di denti che rifiuta l’anestesia e urla facendo spazientire il dentista. Tante storie, o meglio tante non-storie, che è bello scoprire una dopo l’altra, sperando non ci riguardino. Ma proprio quando ci si sente al sicuro, ridendo delle tormentose divagazioni di questi dannati anderssoniani, ecco che un nuovo tableaux tocca un tema o una sensazione che ci tocca. Così il sorriso scompare, si avverte una strana sensazione allo stomaco e partono ricordi profondi che ci rendono protagonisti di ciò che credevamo di osservare a distanza, con distacco e magari scherno o altezzosità.

Il cinema di Andersson è pittura vivente e nel suo dipingere sullo schermo omaggia e rilegge l’opera di tanti pittori. Edward Hopper per esempio, tenuto come solido canovaccio visivo per impostare la fotografia, immersa in una luce livida e innaturale, che priva i personaggi di ombre e nascondigli e che crea un mondo immaginario, metafisico, specchio dolente del reale. Ma c’è anche Marc Chagall, con il suo dipinto più famoso Sopra la città del 1914/1918, che in apertura di film e anche tra i vari teatrini, prende vita, grazie all’interpretazione di due attori in carne e ossa, che volano abbracciati sulle rovine di una città distrutta dalla guerra.

Roy Andersson racconta: “La cornucopia è il mitico corno di una capra ed è ricolma di simboli di ricchezza e abbondanza. Di solito è rappresentata traboccante di prodotti e di frutta di ogni genere: un’abbondanza generosa che, secondo il mito, non diminuisce mai, perché vera e propria rappresentazione dell’inesauribilità infinita. È stato il mito greco a ispirarmi a unire tutte queste scene, tutti questi temi in uno stesso film. Io voglio sottolineare la bellezza di essere vivi e umani, ma per dimostrarlo ci vuole un contrasto, bisogna rivelare anche il lato peggiore. Questo film è sull’infinità dei segni dell’esistenza.”

About endlessness è uno sketch-book animato che ritrae gli interrogativi di un’umanità ormai sbandata, alla ricerca di barlumi di speranza che gli restituiscano labili motivi per non lasciarsi morire d’inedia. Roy Andersson riempie pagina dopo pagina, affannandosi con matite e acquerelli, realizzando un bestiario umano prezioso e impenetrabile ai più.

 
 

Spider-Man: per Tom Holland il futuro del personaggio è al sicuro nelle mani della Sony

Nonostante le trattative tra Marvel e Sony sembrerebbero non essersi del tutto concluse, per il momento il personaggio di Spider-Man resta nelle mani di quest’ultima delle due case di produzione.

A rassicurare i numerosi fan inferociti dalla rottura dell’accordo ci pensa ora Tom Holland, il nuovo apprezzato interprete del personaggio che ha dichiarato che il futuro del personaggio è al sicuro nelle mani della Sony.

In una nuova intervista rilasciata dall’attore, questi ha infatti ribadito la sua gratitudine nei confronti della Marvel, e si è poi dichiarato fiducioso dei piani della Sony.

“La Sony è stata molto premurosa con me, e il successo di Spider-Man: Far From Home è la dimostrazione del loro supporto e delle loro capacità. Il futuro di Spidey è al sicuro nelle mani della Sony. Non potrei essere più grato di ciò.”

Stando all’attuale situazione, i futuri film di Spider-Man non faranno più parte dell’MCU, e tutti i riferimenti ad esso verranno di conseguenza tagliati. La Sony sembra poi intenzionata ad utilizzare il personaggio anche all’interno dei suoi altri film legati all’universo fumettistico del personaggio, come Venom, Kraven e Morbius.

Tuttavia i fan sperano ancora che le due case di produzione possano giungere ad un nuovo accordo che possa rivelarsi vantaggioso per entrambe. Per il momento, tuttavia, ci si può solo accontentare delle speranze diffuse da Tom Holland per il futuro di Spider-Man in casa Sony.

Fonte: ScreenRant

 
 

Kristen Stewart: per avere un ruolo nell’MCU avrebbe dovuto nascondere la propria sessualità

La Marvel sta cercando negli anni di diventare sempre più inclusiva e rappresentativa. Lo dimostrano le aperture ai primi supereroi gay, i quali faranno la loro comparsa nei film The Eternals e, probabilmente, in Captain Marvel 2.

Tuttavia non tutti nei Marvel Studios sembrano disposto a muoversi in tale direzione, e alcune parole rilasciate dall’attrice Kristen Stewart in un intervista sembrerebbero confermare questa tendenza.

“Mi è stato detto di farmi un favore e di non tenere per mano la mia ragazza in pubblico, perché se avessi nascosto la mia sessualità avrei potuto ottenere un ruolo in un film Marvel”.

L’attrice si è dichiarata disgustata da simili affermazioni, dichiarando che non lavorerebbe mai con persone del genere. Benché dunque l’apertura di Kevin Feige sia gradita, sembra esserci ancora molta chiusura nei confronti della comunità LGBT, dimostrando che molta strada c’è ancora da fare.

Kristen Stewart ad ogni modo sta vivendo un periodo molto ricco della sua carriera d’attrice, Marvel o non Marvel. L’attrice è attualmente presente al Festival di Venezia con il Seberg, dove interpreta l’icona della Nouvelle Vague Jean Seberg, protagonista di Fino all’ultimo respiro di Jean-Luc Godard. Di prossima uscita è anche il reboot di Charlie’s Angels diretto da Elizabeth Banks, dove l’attrice interpreta il ruolo di Sabina Wilson.  

Fonte: We Got This Covered

 
 

Venezia 76: Roy Andersson presenta About Endlessness

Roy Andersson

Dopo l’esibizione egotica di Vaclav Marhoul, che si è vantato più volte di essere uno dei pochi a fare vero cinema, grazie all’uso del bianco e nero e della pellicola 35 mm, racconta il suo film, About Endlessness, Roy Andersson, regalando tanta semplicità e una lezione di ironia e rara passione.

Per Roy Andersson la vulnerabilità e la comprensione sono doni che permettono di arricchire la vita. Per gli spettatori rappresentano la possibilità di scavalcare la cornice dei quadri del regista svedese e immergersi nelle sue opere monocromatiche. In About Endlessness la fotografia è spietata, non c’è spazio per le ombre, nessuno deve potersi nascondere, perché la luce non perdona e ogni pennellata serve a svelare un aspetto in più dei soggetti. È questo il solo modo per sfiorare la forza e le debolezze dei personaggi, ma soprattutto per arrivare alla verità. A questo proposito, Andersson ricorda Ladri di biciclette di Vittorio De Sica, un film che ama molto, proprio per il modo di raccontare una storia mettendo al centro la sincerità, che stimola l’empatia degli spettatori. Nelle atmosfere e nella costruzione delle scene si è ispirato fortemente ai dipinti di Hopper , per l’ impronta personale e intima.

Tatiana Delaunay che nel film interpreta la donna volante, parla del cinema di Andersson come di un lavoro di precisione, che parte da archetipi per arrivare all’essenza delle persone e quindi alla verità. Per prepararsi al ruolo si è concentrata proprio su questo aspetto, spogliando la recitazione dei toni non necessari.

Anders Hellström si è preparato tre anni per questo film, anche se la sua permanenza sul set è stata breve. Dopo aver osservato a lungo il lavoro di Andersson ha imparato a non recitare davanti alla macchina da presa, a spogliarsi del superfluo e delle esagerazioni. Per interpretare l’uomo volante si è soffermato sullo studio delle emozioni e sul concetto di coppia.

I produttori Pernilla SandströmJohan Carlsson raccontano di quanto incredibile sia il mondo di Andersson. L’impianto dei suoi film apparentemente è semplice e lineare, ma in realtà è difficile da realizzare perché deve rispecchiare il pensiero del regista in ogni dettaglio. La preparazione di un film può durare sei mesi come due anni. Ogni scena è a sé e viene descritta in modo minuzioso, la si replica finché non combacia con lo sguardo del regista. Ma se si osserva il suo universo filmico dall’alto, come fa la coppia volante che sembra uscita da un dipinto di Chagall, ci si accorge di come tutte le scene compongano un’opera unica, contenente l’equilibrio crudele e necessario tra oscurità e umanità.