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I film horror più spaventosi disponibili su Netflix

I film horror più spaventosi disponibili su Netflix

Ormai da anni, la piattaforma streaming Netflix è stata un porto sicuro per la diffusione di film horror. Ha ospitato i beniamini indie e le leggende del grande schermo proponendoci scelte tra le più disparate dei vari sottogeneri horror. Inoltre, ha agito da distributore per molti importanti registi di genere, fornendo un pubblico a registi internazionali e costruendo un catalogo di titoli originali davvero terrificanti: ecco allora alcuni dei film horror più spaventosi attualmente disponibili su Netflix Italia.

I film horror più spaventosi disponibili su Netflix

A Classic Horror Story (2021)

A Classic Horror Story

In A Classic Horror Story, cinque persone viaggiano in camper per raggiungere una destinazione comune. Scende la notte e per evitare la carcassa di un animale morto, si schiantano contro un albero. Quando si riprendono, si ritrovano in mezzo al nulla. La strada su cui stavano viaggiando è scomparsa e c’è solo una foresta fitta e impenetrabile e una casa di legno nel mezzo di una radura, che scoprono essere la sede di un culto agghiacciante.

Film horror italiano diretto da Roberto De Feo e Paolo Strippoli, A Classic Horror Story è stato salutato come un’autentica novità nel panorama cinematografico del nostro paese, trovando poi ottimo riscontro anche all’estero. Basti pensare che nel mese di luglio 2021 il The New York Times lo ha inserito tra i 5 migliori film horror da guardare in streaming.

Old People (2022)

Con una premessa forse opposta a Children of the Corn, Old People è un horror cruento del regista Andy Fetscher. Thriller tedesco, Old People è interpretato da Melika Foroutan, Stephan Luca e Anna Unterberger. Il film è ambientato in una piccola città durante un temporale e segue una giovane madre in visita con i figli per partecipare al matrimonio della sorella.

Approfittando delle condizioni meteorologiche avverse, i residenti di una comunità di pensionati locale fuggono dalla struttura e si lanciano in una violenta serie di omicidi. Condito da immagini raccapriccianti e da un bel po’ di cliché, Old People mescola i temi dell’invecchiamento, dell’amore e del disprezzo della società per l’umanità, il tutto mentre una famiglia innocente cerca di difendersi da anziani assassini.

Malevolent – Le voci del male (2018)

Florence Pugh (Il Gatto con gli stivali: l’ultimo desiderio) e Ben Lloyd-Hughes (Io prima di te) sono i protagonisti di Malevolent, una squadra di fratelli che si occupa di truffe con i fantasmi. Diretto da Olaf de Fleur Johannesson, Malevolent è stato scritto da Ben Ketai ed Eva Konstantopoulos, autori anche del romanzo da cui è tratto il film.

Non sorprende che la straordinaria interpretazione di Pugh, che interpreta una delle false medium, sia impeccabile e rappresenti un punto di forza di questo film terribilmente inquietante. Ideale per gli appassionati di case infestate, Malevolent è un film horror deliziosamente spaventoso e psicologicamente emozionante.

Hellhole (2022)

Diretto da Bartosz M. Kowalski, che ne ha curato la sceneggiatura insieme a Mirella Zaradkiewicz, Hellhole è un film terrificante che racconta gli avvenimenti inquietanti e oscuri di un monastero polacco alla fine degli anni Ottanta. La trama di Hellhole, interpretato da Wojciech Niemczyk, Piotr Zurawski e Olaf Lubaszenko, segue un’indagine sulle inspiegabili sparizioni dei residenti, che porta un giovane uomo a infiltrarsi nella remota comunità religiosa, con l’intenzione di fare chiarezza su queste strane circostanze.

Man mano che la trama di Hellhole si dipana, l’investigatore deve immergersi in profondità nei tormentati residenti che cercano asilo e cura da parte del clero, tagliato fuori dalla società e dal mondo esterno.

Sorella morte (2023)

Sorella morte

In Sorella morte, dopo un’infanzia segnata dal miracolo, Narcisa, giovane con poteri sovrannaturali, diventa una novizia e comincia a insegnare alle giovani di un ex convento infestato da un’inquietante presenza. Film di produzione spagnola diretto da Paco Plaza il film sfrutta il successo ottenuto di recente dalle suore demoniache al cinema per costruire un racconto che sfrutta la fede religiosa per raccontarne anche gli aspetti più orrorifici.

Il film nasce in realtà dallo sviluppo di un personaggio già apparso nel film del 2017 Veronica, anch’esso diretto da Paco Plaza. Si tratta appunto del personaggio della protagonista Narcisa, che nella precedente pellicola appariva da anziana con lo pseudonimo di Sorella Morte. Questo nuovo film, dunque, può essere visto come un prequel a lei dedicato.

Incantation (2022)

Il found footage è un caposaldo del genere horror, di cui si serve consapevolmente anche Incantation. Film horror che ha incassato di più a Taiwan nel 2022, Incantation è in realtà basato su un caso di isteria di massa nel paese, in cui una famiglia sosteneva di essere stata posseduta da varie divinità della religione popolare cinese, arrivando a causare la morte della figlia maggiore.

La versione romanzata della vicenda segue Li Ronan (Tsai Hsuan-yen) che, dopo aver infranto un tabù religioso, deve salvare la giovane figlia da un’antica maledizione mortale che ha accidentalmente scatenato. Creativo e ben recitato, Incantation presenta agghiaccianti jump scare soprannaturali.

The Privilege (2022)

The Privilege

In The Privilege, alcuni anni dopo la tragica scomparsa di sua sorella Anna, il diciottenne Finn è tormentato continuamente dagli incubi, nei quali gli appaiono terrificanti demoni. La sua famiglia ritiene che queste non siano altre che le conseguenze del trauma infantile che ha subito, e che tutto resti confinato soltanto nel suo subconscio. In realtà, quella che insegue Finn è una minaccia del tutto concreta.

Eventi terribili iniziano a verificarsi attorno a lui sempre più spesso, e non può più ritenere che questo sia soltanto frutto della propria fantasia. Insieme alla sua migliore amica Lena, Finn tenterà di svelare il segreto che si cela nel proprio passato, anche all’interno della propria famiglia, solo apparentemente estranea ai fatti. Diretto da Felix Fuchssteiner e Katharina Schöde, questo film di produzione tedesca è un vero e proprio gioiello di tensione e terrore crescente.

Il buco (2019)

Il buco recensioneIl buco è uno dei thriller distopici più inventivi – per non dire inquietanti – degli ultimi anni. Il film spagnolo è incentrato su un gruppo di persone che vivono in una torre di cemento, alcune come volontari, altre come punizione per un crimine. Qui le persone vengono nutrite attraverso una piattaforma che parte dalla cima dell’edificio: chi vive più vicini alla cima, riceve tutto il cibo che vuole, mentre chi risiede nei livelli più bassi riceve poco o niente.

Ogni mese, questi assurdi “residenti” vengono catapultati a un livello diverso della torre, in base al quale devono capire come gestire la quantità di cibo che gli arriva. La trama di questo film horror è ricca di tensione e raccapricciante, con interpretazioni eccellenti che la rendono una visione difficile ma estremamente avvincente; inoltre, il messaggio e le discussioni che solleva sono più attuali che mai.

Esp – Fenomeni paranormali (2011)

ESP - Fenomeni Paranormali

Il film segue le vicende di Lance Preston e della sua troupe televisiva che si occupa di girare e montare in vari episodi un documentario in stile reality show su luoghi infestati da fantasmi o presunti tali. Il programma si chiama “Grave Encounters” e, per girare uno degli episodi, la squadra decide di chiudersi dentro un vecchio ospedale psichiatrico abbandonato. Nel Collingwood Psychiatric Hospital, scelto per la grande attività spettrale che lo anima, comincia una notte intera di investigazione sul paranormale cercando di catturare quanto più possibile con le telecamere.

I membri della troupe realizzano ben presto che l’ospedale non però è solo infestato, ha vita propria. E non ha alcuna intenzione di lasciarli uscire vivi da lì. Tra infiniti labirinti di corridoi, fantasmi di pazienti ormai morti e presenze inquietanti, i ragazzi dovranno gestire un vero e proprio inferno cercando di capire la storia dell’ospedale e di rimanere vivi e sani di mente. Pellicola horror girata in stile falso documentario (mockumentary), questo film diretto dai The Vicious Brothers segue la scia di film simili come Paranormal Activity e Rec. Nel 2012 è poi stato realizzato un sequel.

The Perfection (2018)

The Perfection è un film ricco di colpi di scena, che vede protagonisti musicisti classici che lottano per perfezionare la loro arte ed essere considerati in assoluto imigliori. Diretto da Richard Shepard, il film è interpretato dalle attrici Allison Williams Molly Grace.

Charlotte è una violoncellista che è tornata in un prestigioso conservatorio di musica dopo essersene andata per assistere la madre morente. Mentre è lì, fa amicizia con una nuova ragazza. Quando però inizierà a temere che la nuova arrivata possa superarla e oscurarla, Charlotte mostrerà sempre più intenzioni davvero terrificanti, che mirano a fare uscire di scena questa rivale.

Apostolo (2018)

Apostolo è una storia a fuoco lento in stile Wicker Man con un atto finale esplosivo. Ambientato in una comunità isolata, l’horror folk del 2018 segue Thomas Richardson (Dan Stevenson) mentre si infiltra nella città alla ricerca della sorella rapita. Qui, satteggia a membro della comunità, osservando le loro peculiari tradizioni, i loro rituali e le loro difficoltà, nel tentativo di scoprire qualcosa sulla sorella scomparsa.

Quando alla fine il caos scoppia nella comune dell’isola, l’occhio del regista Gareth Evans (The Raid, The Raid 2) per l’azione crea alcune lotte ben coreografate e piene di tensione con conseguenze letali. Il risultato è un titolo che non mancherà di entusiasmare tutti gli appassionati di questo specifico sottogenere horror.

Cam (2018)

Per quanto riguarda i doppelganger e l’horror dell’era digitale, Cam è una produzione esemplare. La storia di una cam girl a cui sono stati rubati l’account e le sembianze è già abbastanza inquietante, ma il film riesce a rendere terrificante addirittura la sua quotidianità. Stigma, stalker e rischio di esposizione creano vulnerabilità e tensione per tutto il film. Madeline Brewer interpreta Alice, alias Lola, che scala le classifiche del suo sito web di camming con una sincerità e una passione tali da spingere lo spettatore a tifare per lei nella sua bizzarra ricerca.

Dopo aver guadagnato abbastanza attenzione, il suo account viene dirottato e l’aspetto del suo viso, del suo corpo, della sua casa e dei suoi accessori vengono misteriosamente replicati. Nonostante l’interessante inquadratura sul lavoro sessuale e sulla comunità delle webcam erotiche online, il commento principale di Cam riguarda l’identità e la presenza digitale.

Creep (2014)

Creep è un pittoresco film mockumentary che racconta di un videografo assunto per filmare il messaggio di un uomo morente al figlio non ancora nato. Aaron, interpretato dallo scrittore/regista Patrick Brice, inizia a sospettare che Josef (Mark Duplass) non sia un malato terminale, ma piuttosto un individuo altamente pericolo.

La performance di Mark Duplass nei panni di questo villain è inquietante e disturbante e la tendenza del film a privilegiare il terrore intimo rispetto ai grandi set è ciò che contribuisce a renderlo così particolare, proprio come il film horror in found footage The Blair Witch Project.

Don’t Listen (2020)

Questo inquietante film spagnolo su una casa infestata inizia con un ragazzo che confessa a un assistente sociale di sentire voci nella sua nuova casa: nessuna sequenza di trasloco, nessun brivido della prima notte passata nella nuova dimora. I sussurri notturni che percepisce attraverso il walkie-talkie lo spaventano e confondono, finché la sua famiglia non può più ignorare che qualcosa non va e le indagini sulla proprietà riveleranno una storia cupa che allude a ciò che tormenta tutti coloro che vi abitano.

Nonostante la sua intelligente sovversione del tipico incipit della casa infestata, il film procede con gli stessi ritmi che il pubblico che ha familiarità con il genere si aspetterebbe dall’inizio alla fine. È l’esecuzione che lo eleva a uno status superiore rispetto a film simili: l’applicazione coerente della palette cromatica, la simmetria delle inquadrature di apertura e chiusura e l’audacia nella caratterizzazione dei personaggi.

Eli (2019)

Eli è un eccellente film su una casa infestata che cerca di sovvertire la consueta formula di questi racconti nel terzo atto. Charlie Shotwell è Eli, il ragazzo protagonista che è allergico a quasi tutto: la sua famiglia lo porta infatti in un centro sterile di trattamento ospedaliero dove spera di curare le sue allergie. Tuttavia, il ragazzino sospetta che i trattamenti siano tutt’altro che utili quando le sue condizioni peggiorano progressivamente nel corso della sua permanenza nella struttura.

Incontri fantasma complicano la sua guarigione e lo isolano dalla sua famiglia, mentre cerca di capire cosa gli sta succedendo. L’atto finale di questo film horror, ricco di colpi di scena, farà sicuramente storcere il naso al pubblico più restio, ma gli effetti speciali, le immagini e la storia d’amore familiare al centro della narrazione si fondono in un finale emozionante, con un’intrigante impostazione per un possibile sequel.

Il gioco di Gerald (2017)

Il primo adattamento delle opere di Stephen King da parte di Mike Flanagan è il thriller sulla prigionia Il gioco di Gerald. Nella trama del film Carla Gugino (The Haunting of Hill House) si ritrova ammanettata a un letto dopo che suo marito Gerald (Bruce Greenwood) ha avuto un infarto durante alcuni giochi sessuali inaspettatamente perversi che lei non aveva mai pianificato o voluto. È il triste inizio di una serie di eventi stressanti per Jessie (Carla Gugino), che lotta per sopravvivere e per chiedere aiuto mentre si trova ammanettata al letto. Tormentata da scontri immaginari e ricordi repressi, mentre il tempo della prigionia scorre, si rende conto di essere l’unica persona che può salvarla.

Il gioco di Gerald è uno dei film più completi di questa lista, con interpretazioni toccanti, allucinazioni ed effetti speciali davvero terrificanti. Il dolore della tensione tra Jessie e Gerald, la vergogna del padre di Jessie, danno vita a sentimenti difficili da digerire per lo spettatore, gettato nell’ansia di guardare una donna indifesa che si contorce per la sua vita. È scomodo, sovversivo, intelligente e non c’è da stupirsi che Flanagan e Stephen King abbiano continuato il loro sodalizio per l’adattamento di altre opere dell’autore.

His House (2020)

His HouseHis House sarà sempre uno dei film più spaventosi di Netflix. La rappresentazione di una coppia di coniugi che cerca asilo in Inghilterra dopo essere fuggita dal Sudan, tormentata dalle maledizioni di una “strega della notte“, mentre tenta di adeguarsi alla vita nel nuovo Paese, è tanto terrificante quanto commovente. È una storia cupa che descrive la lotta per conformarsi, relazionarsi e crescere sulla scia di un trauma. Wunmi Mosaku (Lovecraft Country) e Sope Dirisu (Gangs of London) interpretano la coppia protagonista, dandole un’ossessionante attualità. I tormenti che sperimentano quando cala la notte e si spengono le luci sono agghiaccianti e visivamente unici, grazie anche a un’estetica creativa di colori, luci e apparizioni.

Le esperienze che subiscono per mano della burocrazia e del nazionalismo britannico accentuano il tono impotente e ostile del nuovo mondo in cui si sono rifugiati per sfuggire all’inferno che si sono lasciati alle spalle. Il montaggio e gli effetti speciali creano momenti sbalorditivi, sconvolgenti ed emotivamente devastanti che punteggiano i temi e la trama del film. Remi Weeks ha messo insieme queste componenti nel suo debutto nel lungometraggio per creare un film davvero unico e terrificante, diverso da tutte le altre proposte del catalogo Netflix.

May The Devil Take You (2018)

May The Devil Take You potrebbe essersi perso nell’affollato programma di uscite horror del 2018, con Hereditary, A Quiet Place, The House That Jack Built, Climax, Halloween, Suspiria e altri ancora a scuotere il grande schermo, ma per i non addetti ai lavori è arrivato il momento di fare conoscenza con il film horror indonesiano. Timo TjahJanto (The Night Comes for Us), insieme al frequente partner di lavoro Kimo Stamboel (The Queen of Black Magic, 2020), è stato il leader del cinema horror e d’azione indonesiano a grande budget per la maggior parte dell’ultimo decennio. May The Devil Take You è il suo primo film di paura scritto e diretto da solo dopo qualche anno.

Il film segue la storia di una famiglia spaccata, costretta a riavvicinarsi negli ultimi giorni della morte del padre estraneo e apparentemente pazzo. Quando arrivano per mettere a soqquadro la sua casa, si imbattono in un male che sembra un incrocio tra Evil Dead e The Queen Of Black Magic. A tratti è un po’ esagerato, ma il connubio tra effetti pratici e CGI, perfetti fino al limite del putrido, crea momenti talmente intensi da far accapponare la pelle.

Ravenous (2017)

Un film di zombie franco-canadese con una inedita rielaborazione dell’idea di questa creatura mostruisa, Ravenous (2017), da non confondere con Ravenous (1999), è un racconto di sopravvivenza fresco ma familiare che combina jump scare, umorismo e scenari horror a volontà. In questo film, gli zombie si ergono minacciosi e urlano come gli alieni de L’invasione degli ultracorpi (1978) quando inseguono le loro prede. Raccolgono i loro averi per assemblarli in monumenti – questo comportamento è forse un omaggio alla critica consumistica e insensata che lo zombie ha reso popolare con George A. Romero (La notte dei morti viventi) negli anni Sessanta.

La trama segue tre gruppi di zombie di varie dimensioni in fuga dalle città del nord del Quebec. È un sollievo godersi un intenso film di zombie che non parla della malvagità dell’uomo, ma della speranza e della volontà di fronte a una crisi estrema. Un film tenero e al contempo dal carattere fumettistico, punteggiato di umorismo casuale e cuore grazie alle interpretazioni di Marc-Andre Grondin, Charlotte St-Martin e soprattutto Martin Heroux. Anche i non appassionati di film sugli zombie potrebbero trovare Ravenous appetibile.

Il Rituale (2017)

Se c’è qualcosa che Il Rituale mette in evidenza è che il senso di impotenza può essere orribile quanto l’isolamento. Il film horror di Netflix del 2017 si apre con Luke (Rafe Spall) che non riesce a salvare il suo amico Robert (Paul Reid) durante un’aggressione letale in un negozio di liquori. Quando il film torna al presente, mette in mostra l’impotenza di Luke nel controllare le opinioni dei suoi amici su come avrebbe potuto intervenire per salvare Robert e, quando i quattro vanno a fare un’escursione in suo nome, viene evidenziata ancora una volta la loro impotenza nel riuscire a individuare un percorso tra i boschi.

Il film stabilisce presto la minaccia di qualcosa nel bosco, ma rispetta il fatto che l’ignoto è più terrificante dell’osservabile: strane iconografie e iscrizioni runiche terrorizzano il gruppo mentre le loro scorte e le loro forze vengono meno ogni giorno che passa. La presentazione creativa del regista David Bruckner (V/H/S, Southbound) di Luke che rivive il suo trauma, soprattutto nel finale del film, è un punto di forza di questo lungometraggio pseudo-creaturale.




Suburraeterna: le foto dal red carpet della Festa del cinema di Roma

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E’ stata presentata alla Festa del cinema di Roma Suburraeterna, la serie tv Netflix che espande l’universo Suburra con la nuova storia originale prodotta da Cattleya -parte di ITV Studios – debutterà il 14 novembre in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo. I primi due episodi hanno debuttato in anteprima il 29 ottobre nella serata di chiusura della Festa del Cinema di Roma. Ecco tutte le foto dal red carpet:

Nel cast di Suburraeterna, Giacomo Ferrara nel ruolo di Spadino e Filippo Nigro in quello di Amedeo Cinaglia, mentre Carlotta Antonelli e Federica Sabatini tornano a vestire i panni rispettivamente di Angelica e Nadia, così come Paola Sotgiu e Alberto Craccoquelli di Adelaide e Nascari. Accanto a loro, nuovi personaggi stravolgeranno gli equilibri di Roma: Marlon Joubert è Damiano Luciani, Aliosha Massine è Ercole Bonatesta, Federigo Ceci è Armando Tronto, Yamina Brirmi e Morris Sarra sono Giulia e Cesare Luciani (fratelli gemelli di Damiano),  mentre Giorgia Spinelli interpreta Miriana Murtas e Gabriele di Stadio il giovane Victor Anacleti.

Suburraeterna è scritta da Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli, che ricoprono anche il ruolo di Head Writers, Andrea Nobile, Camilla Buizza, Marco Sani e Giulia Forgione. Ciro D’Emilio è alla regia dei primi quattro episodi, mentre Alessandro Tonda degli ultimi quattro. Gina Gardini è la showrunner della serie che è tratta dall’opera letteraria Suburra scritta da Giancarlo De Cataldo e Carlo Bonini – che curano anche lo story editing – edita da Giulio Einaudi Editore.

The Goat: recensione del film di Ilaria Borrelli – #RoFF18

The Goat: recensione del film di Ilaria Borrelli – #RoFF18

The Goat di Ilaria Borrelli conclude le proiezioni di Alice nella città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma 2023. Da sempre impegnata a dare voce alle bambine che vivono in situazioni difficili, Ilaria Borrelli, già regista di Talking To The Trees che affrontava il tema delle baby prostitute cambogiane, esplora con The Goat il dramma diffuso nei paesi del Medio Oriente legato alle spose bambine e agli abusi che devono affrontare.

Il film non solo vanta la partecipazione di stelle di fama mondiale del panorama arabo, come Amr Saad, Sayeb Ragab, Nelly Karim e Maya Talem, insieme a attori internazionali del calibro di Mira Sorvino e John Savage, tutti presenti alla premiere del 29 ottobre, ma rappresenta anche la prima grande produzione internazionale araba diretta da una regista donna occidentale. I principali produttori, Cedar Art Production del Libano e Agora Media Production dell’Egitto, due tra i maggiori protagonisti dell’intrattenimento nel mondo arabo, hanno voluto focalizzare l’attenzione su temi cruciali come l’uguaglianza di genere, l’istruzione e l’empowerment femminile, temi spesso trascurati sia nel mondo arabo che in quello occidentale.

The Goat, la trama

Il film narra la storia di Hadyia, una giovane orfana costretta a un matrimonio precoce e violento. La protagonista, incinta a soli undici anni, decide di fuggire attraverso il deserto per proteggere la sorgente d’acqua del suo villaggio dall’avidità di un’impresa occidentale. Durante il viaggio, Hadyia è accompagnata solo dalla sua capra, che diventa la sua fonte di sostentamento fornendole latte. Tuttavia, la storia prende una svolta sorprendente quando la capra inizia a parlare con la voce della madre di Hadyia, deceduta durante il parto. La regista, attraverso una narrazione che ricorda una fiaba per ragazzi, affronta tematiche complesse e difficili.

The Goat sottolinea come, in tempi di guerra e povertà, le bambine sono le prime a essere sacrificate. Spesso vengono vendute come mogli o finiscono nei bordelli, sono le prime a essere private dell’istruzione e le ultime ad avere accesso alle cure ospedaliere. La regista sottolinea l’importanza di comprendere la connessione globale, evidenziando come le tragedie umanitarie nei paesi meno fortunati spesso siano il risultato diretto dell’influenza dei paesi più ricchi, tentati dalla ricchezza. Nel contesto di guerra e povertà, sono le giovani ragazze a subire in modo più diretto il peso della sofferenza, diventando spesso le prime vittime di pratiche come matrimoni forzati o sfruttamento sessuale.

The Goat, film

Preservare il ricordo, salvare una comunità

Con The Goat, Borrelli mette in luce il dolore di un padre progressista che, di fronte al continuo silenzio della comunità rispetto alle violenze, cerca di urlare a pieni polmoni che le cose devono cambiare. Dopo aver perso la moglie mentre partoriva la figlia, Salem promette ad Hadiya che racconterà a tutti la sua storia, affinché non venga mai dimenticata, anche se lui non potrà mantenere fede alla parola data. Così, spetta ad Hadiya non solo proteggersi, ma anche proteggere il ricordo e gli sforzi del padre, farsi valere come donna e come futura professionista a cui il padre ha insegnato tanto in materia ingegneristica.

La narrazione di The Goat non sempre procede in maniera organica: alcune sequenze in flashback premono un po’ troppo sul sentimentalismo, così come la recitazione degli attori americani sembra un po’ troppo calcata, a voler drammaticizzare il tutto con una sottotrama del buono vs cattivo non sempre efficace. Tuttavia, il film ha dalla sua un buon utilizzo dell’immaginario favolistico a supporto emotivo di un vero e proprio viaggio della speranza: il realismo magico diventa per Hadiya conforto, in assenza di figure in carne ed ossa a cui stringere la mano. Un’operazione simile, anche se su scala ridotta, a quella effettuata da Matteo Garrone nel suo Io, Capitano.

Maya Talem, che interpreta Hadiya, ha espresso la sua sua soddisfazione per l’associazione del film con Action Aid, un’organizzazione umanitaria che fornisce supporto psicologico e legale alle bambine e ragazze vittime di abusi. Ha sottolineato l’importanza di andare oltre, trasmettendo il messaggio a un pubblico più ampio: garantire un futuro dignitoso a queste ragazze è un impegno universale che coinvolge tutti noi e che The Goat ribadisce a gran voce.

Box office: C’è ancora domani primo in classifica

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Box office: C’è ancora domani primo in classifica

 Al box office del fine settimana appena concluso emerge come grande vincitore C’è ancora domani, pellicola esordio alla regia dell’attrice italiana Paola Cortellesi. Il film è stato presentato in anteprima al festival del cinema di Roma. C’è ancora domani incassa €735.179 a fronte di un totale che supera già il milione e mezzo dal suo arrivo nei cinema il 26 ottobre.

Secondo classificato di questo week end è Me contro te il film-vacanze in Transilvania, terza pellicola realizzata dal duo di youtuber. La pellicola, prima la scorsa settimana, incassa ad oggi €379.202 a fronte di un totale di più di 3 milioni di euro.

Al terzo posto ritroviamo Killers of the flower moon, nuova imponente opera del regista Martin Scorsese; nel casto sono presenti due delle maggiori stelle del cinema Hollywoodiano contemporaneo, Leonardo Di Caprio e Robert De Niro. La pellicola incassa €348.285 su un totale di più di 3 milioni di euro dal suo arrivo nelle sale il 19 ottobre.

Box office: il resto della classifica

Quarto e quinto classificato sono rispettivamente Saw X, decimo capitolo della nota saga Horror, e Anatomia di una caduta, dramma francese vincitore della palma d’oro al festival di Cannes di quest’anno. Saw X incassa €314.854 a fronte di un totale di più di un milione dal suo arrivo nelle sale il 25 ottobre, mentre Anatomia di una caduta raggiunge un incasso di €90.623. A sesto posto si stabilisce L’ultima volta che siamo stati bambini, pellicola esordio alla regia dell’attore Claudio Bisio; la pellicola guadagna €69.862.

Al settimo ed ottavo posto ritroviamo Assassinio a Venezia, terza pellicola della serie cinematografica adattamento dei romanzi di Agatha Christie, e Paw Patrol: il super film, entrambi nelle sale da più di un mese. Assassinio a Venezia incassa €53.847 a fronte di un totale di più di 8 milioni di euro, mentre Paw Patrol raggiunge un incasso di €52.064 su un totale di quasi 2 milioni dalla sua uscita il 28 settembre.

Ultimi due film nella classifica box office del fine settimana appena concluso sono Retribution, action movie con Lian Neeson, e Dogman, dramma diretto da Luc Besson e presentato in anteprima alla mostra del cinema di Venezia. Retribution incassa €47.149, mentre Dogman raggiunge un guadagno di €38.218,  a fronte di un totale che supera il milione dal suo arrivo nelle sale il 12 ottobre.

Five Nights at Freddy’s: recensione del fim horror di Emma Tammi

Five Nights at Freddy’s: recensione del fim horror di Emma Tammi

Prima di addentrarci nella recensione di Five Nights at Freddy’s bisogna fare una doverosa premessa che, nel visionare il risultato di ciò che è il prodotto finale, gioca un ruolo molto importante. Questo perché il film, basato sull’omonima serie multimediale horror creata da Scott Cawthon nel 2014, è stato pensato – o potremmo dire ha subito una specifica operazione di montaggio e tagli – per un pubblico eterogeneo, ma in particolare per essere accessibile a uno spettatore abbastanza giovane che, nello spirito commerciale, è quello che contribuisce a decretanrne il successo.

Dovendo dunque calcolare come sarebbe stato classificato Five Nights at Freddy’s, e per evitare di incorrere a divieti limitanti, la regista del film Emma Tammi, pur attingendo a piene mani dal videogioco, ne ha dovuto ridurre di molto l’aspetto gore e splatter tanto che, come vedremo, le sequenze disturbanti sono davvero ridotte al minimo. Dopo aver cambiato numerosi registi, e dopo essere stato rimandato più volte, con persino una revisione del copione, Five Nights at Freddy’s – prodotto da Blumhouse Productions – e scritto dalla stessa regista insieme a Scott Cawthon e Seth Cuddeback, esce nelle sale italiane dal 2 novembre, con un’anteprima speciale il giorno di Halloween.

Five Nights at Freddy’s, la trama

In Five Nights at Freddy’s il protagonista che deve sopravvivere agli animatroni impazziti è il giocatore, che è guardia nottura del Freddy Fazbear’s Pizza. È lui stesso a essere in pericolo continuamente, e dover stare sempre allerta per non essere ucciso dai “dolci e teneri” pupazzi giganti. Nel film, il gamer diventa Mike (Josh Hutcherson), un ragazzo che da anni ha degli incubi riguardanti il fratello rapito. Mike ha anche una sorella, Abby (Piper Rubio), con la quale non ha grandi rapporti a causa del suo scarso interagire con gli altri, ma della quale si deve prendere cura. I problemi del giovane però non sono circoscritti all’ambinto familiare poiché il suo trauma passato e la sua irascibilità li riversa anche sul lavoro, tanto da essere più volte licenziato. L’ultima occasione che gli si presenta è quella di diventare guardiano notturno del Freddy Fazbear’s Pizza. Il suo compito è semplice: sorvegliare il locale abbandonato e fare in modo che nessuno entri al suo interno. Le prime notti scorrono tranquille, fino a quando una sera non si presenta ai cancelli l’agente di polizia Vanessa, la quale rammenta a Mike di stare molto attento che tutto fili liscio in quelle ore di sorveglianza. Alla fine, però, sarà proprio grazie alla ragazza che scoprirà che nel Freddy Fazbear’s Pizza si cela un macabro mistero che coinvolge i pupazzi animatroni, e niente è come sembra… neanche i loro sorrisi.

Five Nights at Freddy's

Dentro il Freddy Fazbear’s Pizza

Fra le note di merito di Five Nights at Freddy’s, di cui subito dobbiamo far menzione, c’è il lavoro svolto sulla scenografia. Per chi ama l’atmosfera vintage anni ’80 delle sale giochi con i flipper, gli arcade, le piscine di palline e le luci al neon ad incorniciarne gli angoli, ritroverà nel film una quanto più maniacale ricostruzione di questi luoghi di divertimento magici. È chiaro che il comparto tecnico-artistico abbia voluto impegnarsi al massimo per poter restituire sia ai cultori del videogioco che ai neofiti il giusto senso di inquietudine e mistero, affinché questi potessero essere presenti e attenti fino all’epilogo, ma soprattutto coinvolti a pieno nel racconto.

La stessa dedizione si riscontra negli animatroni, veri protagonisti del film che, rispetto alla loro controparte giocata, oltre a essere realmente costruiti a mano – e dunque avendo una certa impattante fisicità – sono anche molto più sinistri: in base alle loro momentanee intenzioni, infatti, le loro espressioni cambiano, esattamente come i loro occhi, alquanto espressivi. Questa, per chi si approccia alla storia per la prima volta, è una caratteristica chiave nella risoluzione del mistero che giace nel Freddy Fazbear’s Pizza. Mentre per chi già ne conosce il background, si potrà dilettare a capire come questo venga elaborato nel film. Ed è forse nella doppia esperienza di Five Nights at Freddy’s che risiede la sua carta vincente: che lo spettatore conosca o meno l’universo, Emma Tammi riesce a rendere il racconto godibile e fruibile per tutti, aggiungendo per ogni spettatore un elemento che possa avvicinarlo e interessando, evitando di fargli dare tutta la trama per scontata.

Cosa invece non va?

Ma come in ogni passaggio da un medium all’altro anche Five Nights at Freddy’s ha i suoi difetti e le sue sfumature negative. Negli ultimi tempi sono stati tanti i videogiochi ad essere stati trasposti sul piccolo e grande schermo, basti pensare per esempio a The Last of Us, Mortal Kombat o Super Mario Bros. Ognuno con la sua mitologia che, in bene o in male, la contropoarte filmica o seriale ha dovuto sostenere. Sappiamo bene che non è semplice soddisfare gusti e aspettative del pubblico, soprattutto se questo è assiduo giocatore, e può capitare che nel trasformarlo in materia cinematografica qualcosa si dimentichi, oppure alcune soluzioni narrative non siano propriamente comprensibili. Lo stesso accade con Five Nights at Freddy’s: se da una parte possiamo apprezzare l’approfondimento (psicologico e caratteriale) che viene dato al personaggio di Mike – molto esaustivo – con annessi e connessi problemi relazionali e familiari, dall’altra parte questa stessa scelta ha provocato dei buchi interni verso la conclusione.

Intanto la componente onirica che gradualmente si fa spazio nella storia non è molto chiara e l’atto conclusivo non aiuta a comprenderne l’importanza; il personaggio di Vanessa poi, che compare come aiutante di Mike diventandone parte fondamentale del film, ha una risoluzione poco definita nel finale; anche come facciano gli animatroni a essere collegati a dei disegni affissi sulle pareti rimane un punto interrogativo non indifferente. Se non fosse che sono legati al senso stesso dei pupazzi, queste omissioni – o potremmo anche dire non date spiegazioni – potrebbero non essere un problema, ma nell’economia generale del film erano un dato necessario su cui fare più attenzione nella stesura dello script per non fargli avere delle falle. Nonostante queste incrinature, Five Nights at Freddy’s resta un prodotto che svolge la sua funzione di intrattenimento. Qualcuno indubbiamente storcerà il naso ai prevedibili e scolastici jumpscare dell’horror o alla mancanza di una forte componente gore e splatter, ma ricordiamo che la pellicola è stata pensata per abbracciare una vasta platea di spettatori, quindi in quest’ottica tale decisione ha senso. Possiamo concludere dicendo che Five Nights at Freddy’s è un horror movie da guardare senza troppe pretese, con inserti visivi e narrativi tutto sommato funzionali per trascorrere un paio d’ore in sala fra divertimento e un pizzico di sana e innocua paura.

La guerra del Tiburtino III gratis al cinema con Cinefilos

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La guerra del Tiburtino III gratis al cinema con Cinefilos

Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, LA GUERRA DEL TIBURTINO III in uscita nelle sale, per Fandango Distribuzione, il prossimo giovedì 2 novembre.

Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle proiezioni:

ROMA 
 
CINEMA LUX
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
 
CINEMA GREENWICH
martedì 31 ottobre – 10 biglietti per lo spettacolo delle h. 16,45 e 5 biglietti per quello delle h. 19,00 a cui sarà presente il cast del film
mercoledì 1 novembre – 10 biglietti per lo spettacolo delle h. 16,45 e 5 biglietti per quello delle h. 19,00 a cui sarà presente il cast del film
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
 
CINEMA TIBUR
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
QUATTRO FONTANE
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
GIULIO CESARE
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
TORINO
 
CINEMA NAZIONALE
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
BOLOGNA
 
CINEMA LUMIERE
giovedì 2 novembre – 10 biglietti
venerdì 3 novembre – 10 biglietti
sabato 4 novembre – 10 biglietti
domenica 5 novembre – 10 biglietti
MILANO
ANTEO PALAZZO DEL CINEMA
Venerdì 3 novembre – 10 biglietti
Sabato 4 novembre – 10 biglietti
Domenica 5 novembre – 10 biglietti

Per prenotare il proprio biglietto sarà necessario accedere alla piattaforma di gestione dove si potrà inserire esclusivamente il proprio nome e cognome ed il proprio indirizzo email e scegliere la sala e il giorno in cui si richiedono i biglietti. Qui il link alla piattaforma.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità.

Guarda il trailer di La guerra del Tiburtino III

Alien: lo scrittore della serie parla degli Xenomorfi sulla Terra e del suo approccio allo show

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C’è un’enorme quantità di entusiasmo attorno alla prossima serie TV Alien di FX , in particolare perché al timone è stato ingaggiato Noah Hawley. Dopotutto, ha dimostrato di essere un talento eccezionale nel regno televisivo, guidando successi come Fargo e l’adattamento della Marvel Comics Legion.

Poco o nulla è stato rivelato sulla serie TV Alien da quando è stato annunciato per la prima volta, anche se sappiamo che sarà ambientato sulla Terra in un futuro non troppo lontano. Parlando all’Austin Film Festival, Hawley ha approfondito la sua decisione di portare gli Xenomorfi sul nostro pianeta e ha rivelato un momento specifico nel franchise del grande schermo che ha condizionato il suo approccio nel raccontare questa storia.

“Guarda, un film di due ore, puoi impostarlo e poi la questione è semplicemente: ‘Sopravviveranno?’ Ma se stai realizzando una serie, “Sopravviveranno?”, non puoi sostenerla,” dice parlando di cambiare il modo in cui normalmente pensiamo ad Alien per adattarlo meglio a un formato episodico. “Anche se hai il 60% del miglior horror d’azione televisivo, hai comunque il 40% di ‘Di cosa stiamo parlando?'”

“Ho avuto alcune conversazioni all’inizio con Peter Rice, che dirigeva tutta la televisione alla Fox e poi i primi due anni alla Disney, dove era come, ‘Il problema con Alien è che è sempre intrappolato in un’astronave, intrappolato in una prigione. E se non fosse stato quello?'”

“Qual è questo momento sulla Terra, dal punto di vista tecnologico? E dove siamo?” Hawkey ha detto di portare gli iconici alieni sulla Terra. “E la domanda che la fantascienza tende sempre a porre è: l’umanità merita di sopravvivere? Quindi sembra una domanda davvero interessante da continuare a esplorare.”

Questo è senza dubbio un approccio avvincente, soprattutto perché l’idea di un gruppo di eroi che viene uccisi uno dopo l’altro per la durata di un’intera serie, sebbene  possa sembrare una premessa che suona divertente sulla carta, non sembra sostenibile per una serie televisiva settimanale.

Per quanto riguarda il momento dall’originale Alien che guida la sua visione, Hawley ha individuato il momento in cui Ash di Ian Holm si rivela essere un androide.  Ha aggiunto: “E poi imita sempre il ciclo di vita della creatura, giusto? Che è uovo, lento, Facehugger, inizia a diventare più veloce – capisci cosa intendo? E, naturalmente, è fantastico per un film horror” costruire in quel modo. Così ho trovato un modo per innovare quella struttura e giocarci.”

The Question: in sviluppo un’altra serie DC per HBO?

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The Question: in sviluppo un’altra serie DC per HBO?

Dopo le notizia su Lanterns arrivano altri aggiornamenti sulla DC Studios che rivelano la possibilità che lo studios sia attualmente in procinto di sviluppare una serie TV incentrata su The Question.

Nei fumetti, The Question è Vic Sage, il vigilante protettore di Hub City. È un grande artista marziale, detective e un giornalista investigativo nella sua identità civile. La maschera che indossa per mascherare il suo volto è fatta di un materiale sperimentale chiamato pseudoderma. Più tardi, quando Sage morirà di cancro ai polmoni, addestrerà Renee Montoya come suo successore e lei alla fine lo sostituì. Al momento non sappiamo quale versione del personaggio vedremo nel DCU.

Quante serie sono state annunciate dalla DC Studios?

Se confermato The Question si aggiunge alle serie tv precedentemente annunciate e in ordine di uscita sono The Penguin, Creature Commandos, Waller, Paradise Lost, Lanterns e Booster Gold.

Superman: Legacy, dettagli sul personaggio di Lex Luthor!

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Superman: Legacy, dettagli sul personaggio di Lex Luthor!

Oltre agli ultimi aggiornamenti su Lanterns oggi sono arrivati nuovi aggiornamenti su Superman: Legacyil film che ad oggi sarà il primo vero titolo del nuovo corso della DCU e che dovrebbe rispettare la pianificazione che lo colloca in uscita nelle sale nel 2025.

Mentre si vocifera che lo sciopero del sindacato degli attori potrebbe presto concludersi in seguito ad un accordo con i produttori dell’industria cinematografica, oggi arrivano notizia sulla ricerca che James Gunn dovrà riprendere per trovare il suo Lex Luthor. La ricerca riprenderà presumibilmente dopo lo sciopero con Gunn alla ricerca di un attore sulla trentina che sembra in grado di affrontare in punta di piedi l’Uomo d’Acciaio.

Nonostante un po’ di confusione attorno a questi piani di riavvio, inizia a sembrare un momento entusiasmante per ogni fan della DC Comics, qualcosa che ormai non accade da un po’! Se la fine dello scioperò è imminente aspettiamoci tante notizia sul cast entro la fine dell’anno, fino ad allora toccherà aspettare!

Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul film

Superman: Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e, potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo metaumano del DCU). Il casting, come già detto, ha portato alla scelta degli attori David Corenswet e Rachel Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.

Il film è stato anche descritto come una “storia delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet. Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò non significa che la produzione non subirà alcun impatto in futuro.

“Superman: Legacy è il vero fondamento della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo Superman è una parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante l’annuncio della lista DCU. “Non vedo l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e giochi”. Superman: Legacy uscirà nelle sale l’11 luglio 2025.

Fantastici Quattro: rivelato il titolo provvisorio, sarà una “grande avventura cosmica”

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Siamo tutti ansiosi di sapere chi interpreterà i Fantastici Quattro del Marvel Cinematic Universe, ma se lo sciopero SAG-AFTRA non terminerà nessun attore potrà essere annunciato. Tuttavia, oggi abbiamo alcune notizie intriganti pubblicate su The Cosmic Circus ; il sito ha appreso che il titolo provvisorio del riavvio è “Blue Moon”. Titolo che suggerisce come questo vengono utilizzati per i casting e per mantenere segreto un progetto.

Spesso però questi titolo in passato hanno rappresentato un significato che si legava poi alla trama di un film e, in altre occasioni, addirittura battute private dietro le quinte. La cosa interessante di questo titolo “Blue Moon” è che ha legami con le avventure dei fumetti della Prima Famiglia della Marvel.

Nella pagina, l’area blu della Luna (a volte conosciuta come il “lato blu della Luna) era un ambiente artificiale, simile alla Terra, nel cratere Luther. L’area blu fu esplorata per la prima volta dai Fantastici Quattro che scoprirono che l’area conteneva le rovine di una città aliena e la Cittadella di Uatu l’Osservatore. I Fantastici Quattro potrebbe essere un film adatto per introdurre la versione live-action della versione di Jeffrey Wright del personaggio di What If…?

Il sito ha anche confermato con fonti che il piano dei Marvel Studios è che “la Prima Famiglia faccia il suo debutto in grande stile iniziando con una grande avventura cosmica”. Si prevede che Galactus sarà ancora il grande cattivo dei Fantastici Quattro, anche se non sappiamo se apparirà Silver Surfer.

È stato precedentemente riferito che Norrin Radd sarà al centro di una “Presentazione speciale”, anche se si dice che sia arrivata a un “punto morto” mentre il regista Matt Shakman continua lavorare per comprendere il tipo di storia al centro del reboot.

Cosa sappiamo sui Fantastici Quattro?

Secondo gli ultimi rumors sembra che Vanessa Kirby e Joseph Quinn siano i nomi più papabili per interpretare la Donna Invisibile e la Torcia Umana. Per quanto riguarda il leader della squadra, si dice che Adam Driver (Star Wars), Jake Gyllenhaal (Spider-Man: Far From Home ) e Matt Smith (Morbius) siano in lizza per interpretare Mister Fantastic.

Si suppone che Antonio Banderas rimanga trai papabili per interpretare Galactus, mentre Ebon Moss-Bachrach potrebbe finire per interpretare un Herald senza nome. Shakman ha lavorato sia con  il co-sceneggiatore di Avatar: The Way of Water Josh Friedman che con Cam Squires di WandaVision su una bozza della sceneggiatura di I Fantastici Quattro. L’uscita del film è attualmente prevista nelle sale il 2 maggio 2025.

The Marvels: prima clip dal film con Brie Larson

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The Marvels: prima clip dal film con Brie Larson

Marvel Studios hanno diffuso una clip e uno spot tv inedito dal film The Marvels l’attesissimo film che segnerà il ritorno in azione di Carol Danvers alias Captain Marvel che deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato.

Lo spot televisivo è di particolare interesse in quanto inizia con un avvertimento terribile e profetico di Thanos. Dar-Benn di Zaw Ashton è il successore dell’eredità del Titano Pazzo?

The Marvels, la trama

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale. Il film arriverà in sala il 8 novembre 2023.

Star Wars: aggiornamenti sul film su REY di Daisy Ridley

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Star Wars: aggiornamenti sul film su REY di Daisy Ridley

Gli scioperi WGA e SAG-AFTRA quest’anno hanno portato a notevoli ritardi per innumerevoli progetti che molti di noi aspettano con ansia. Dopotutto, questi film e programmi TV non possono essere realizzati senza chi quei film li scrive e le star di talento che danno vita a quelle pagine scritte!  Speriamo che gli studi facciano la cosa giusta per i membri della SAG dopo aver raggiunto un nuovo accordo con la WGA.

Quando si tratta dei tre film di Star Wars annunciati a Londra lo scorso aprile, tuttavia, tutti i segnali indicano che il sequel guidato da Daisy Ridley sarà il primo film che Lucasfilm riuscirà a produrre.  Secondo StarWarsNews.net, la speranza ora è che Steven Knight finisca la sua ultima bozza della sceneggiatura entro la fine di questo mese/Giorno del Ringraziamento.

Quindi, entro Natale, la sceneggiatura dovrebbe essere nelle mani dei dirigenti della Lucasfilm.  Il sito mette in dubbio che le riprese potrebbero effettivamente iniziare a Londra già nel prossimo aprile e suggerisce che una data di inizio plausibile potrebbe essere databile per  agosto/settembre di quest’anno.

Ora, riguardo a quel titolo film. Recentemente si è diffusa la voce online che potrebbe intitolarsi Star Wars: A New Beginning  Sappiamo che molti di voi si sono fatti beffe di un sottotitolo dal suono così generico, ma il sito spiega che “Lucasfilm non ha ancora deciso un titolo per il film e per ora è più concentrata sulla realizzazione della storia vera e propria.”

Tuttavia, il sito non penza che A New Beginning sia del tutto fuori questione, quindi potrebbe essere stato scritto su una lavagna da qualche parte nel quartier generale della Lucasfilm! Per quanto riguarda il resto dei piani di Star Wars dello studio, James Mangold è stato assunto dallo studio per raccontare la storia dei primi Jedi migliaia di anni nel passato.

Un altro film, questa volta di Dave Filoni, è ambientato nella stessa sequenza temporale di The Mandalorian per un evento crossover che dovrebbe mettere il Grand’Ammiraglio Thrawn al centro dell’attenzione. Poi c’è questo progetto Rey, un film che ci riporta alla trilogia sequel per una storia ambientata 15 anni dopo gli eventi di L’Ascesa di Skywalker .

La regista Marvel Sharmeen Obaid-Chinoy sarà al timone del film e, come notato, Daisy Ridley riprenderà il ruolo di Rey, ora una Maestra Jedi che cerca di creare un nuovo Ordine Jedi mentre tenta di combattere le forze oscure che insorgono per fermarla.

Lanterns: trovato lo showrunner della serie DC Studios e HBO?

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Lanterns: trovato lo showrunner della serie DC Studios e HBO?

Mentre Superman: Legacy è ancora previsto per essere rilasciato nel 2025, è probabile che l’intera lista DCU a breve sarà riprogrammata per via dei numerosi ritardi accumulati per via degli scioperi in corso a Hollywood.

Il lavoro su tutti questi progetti imminenti è stato interrotto a causa degli scioperi della WGA (James Gunn è stato in grado di adempiere ai suoi doveri di regista nel riavvio di Superman, ma né lui né nessun altro ha potuto scrivere nulla) e, per come stanno le cose, gli attori sono ancora impossibilitati a tornare al lavoro.

Sembra essere in vista la fine dello sciopero SAG-AFTRA nei prossimi giorni, il che significa che dovremmo iniziare a ricevere nuovamente notizie sul casting prima della fine dell’anno. Nel frattempo, la pagina Reddit r/DCEULeaks ha condiviso nuove informazioni sul DCU che sostengono provengano da una fonte “verificata”.

Novità su Lanterns

Secondo i moderatori della pagina, lo showrunner di Ozark Chris Mundy (che è stato anche scrittore e produttore di Criminal Minds) è stato scelto come showrunner dello show televisivo Lanterns. Sono state apportate anche alcune lievi modifiche poiché il piano ora è che Hal Jordan sia più vecchio di John Stewart, con quest’ultimo probabilmente sui vent’anni. In precedenza, l’idea era che avessero la stessa età.

Recentemente abbiamo sentito che Channing Tatum potrebbe essere in corsa per interpretare Hal. La prima Lanterna Verde che incontreremo, tuttavia, sarà Guy Gardner di Nathan Fillion in Superman: Legacy.

Cosa sappiamo sulla serie tv Lanterns?

A luglio, circolava una voce secondo cui Channing Tatum potrebbe essere il protagonista di un prossimo progetto DCU, e Jeff Sneider ha ipotizzato che potrebbe essere proprio la serie LanternsNell’episodio di questa settimana del podcast Hot Mic, il co-conduttore di Sneider, John Rocha, ha detto di aver sentito che alla Warner Bros. “piaceva l’idea” di Tatum nel ruolo di Hal Jordan. Questo è ovviamente lontano da qualsiasi tipo di conferma che l’attore di Free Guy sia in trattative per questo particolare personaggio, ma, se è davvero pronto per un ruolo in DC, sembra una forte possibilità.

La serie Max Green Lantern  ha subito numerosi cambiamenti da quando è stata annunciata per la prima volta. Lo spettacolo originariamente doveva svolgersi in più periodi di tempo, con Finn Wittrock nel ruolo di Guy Gardner per l’ambientazione degli anni ’80 e Jeremy Irvine nel ruolo di Alan Scott negli anni ’40. Saranno presenti anche Simon Baz, Jessica Cruz e una nuova Lanterna aliena chiamata Bree Jarta. Si diceva che l’ex attore de Il trono di Spade (Game of Thrones) Tobias Menzies fosse in trattative per interpretare Thaal Sinestro, ma questo non è mai stato confermato. Tuttavia, questa premessa è stata successivamente modificata, con l’attenzione spostata su Jordan e John Stewart (*Wittrock e Irvine non sono legati al progetto). Per quanto ne sappiamo, Lee Toland Krieger, che ha diretto il pilot di Superman e Lois per The CW, è ancora a bordo per dirigere i primi due episodi.

Five Nights at Freddy’s: impressionante debutto da 130 milioni di dollari

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Questo fine settimana, superando gli impressionanti totali al botteghino guadagnati dai precedenti film di videogiochi come Sonic the Hedgehog, Uncharted e Pokemon: Detective Pikach, Five Nights at Freddy’s (FNaF) della Blumhouse sta cercando di rinnovare il dibattito sui film basati sui videogiochi.

Five Nights at Freddy’s ha stabilito il record al botteghino per la più grande giornata di apertura di un adattamento di un videogioco live-action, incassando 39,5 milioni di dollari nel primo giorno di uscita (inclusi 10,3 milioni di dollari dalle anteprime del giovedì sera). Ovviamente, The Super Mario Bros. Movie supera queste cifre, ma è un adattamento animato.

Five Nights at Freddy’s è destinato a diventare il titolo con il fine settimana di apertura più alto per Blumhouse, battendo il precedente record del remake di Halloween del 2018 di 76,2 milioni di dollari. Il film incasserà 78 milioni di dollari durante il primo fine settimana di uscita in Nord America; con un budget di produzione previsto di 20 milioni di dollari è già uno dei titoli più redditizi dell’anno. Five Nights at Freddy’s incasserà altri 50 milioni di dollari al botteghino globale, portando il suo incasso mondiale a poco meno di 130 milioni di dollari.

Matthew Perry: i messaggi di affetto e cordoglio per la sua morte

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Si è spento all’età di 54 anni l’attore Matthew Perry e la sua scomparsa ci ha lasciato senza parole. L’intramontabile Chandler Bing di Friends, morto a 54 anni il 29 ottobre 2023 nella sua abitazione a Los Angeles, ha lasciato qualcosa di se stesso nel cuore di moltissimi. In queste ore sono molti i messaggi di affetto e di cordoglio per la sua scomparsa. Da Hollywood al Canada dove anche il premier canadese Justin Trudeau ha comunicato il suo dolore per la morte di Perry, le star e tutti i fan di Friends ricordano ora dopo ora il grande attore. Eccone alcuni davvero toccanti.

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Shannen Doherty

“Eravamo una gang già da molto tempo. Siamo cresciuti tutti insieme andando a Formosa, ridendo costantemente. Matt ha scherzato con delle ragazze al bar. Ci siamo sempre divertiti e ci siamo sostenuti a vicenda. Ci trovavi sempre tutti insieme in uno stand a parlare nella nostra lingua inventata. E sì, Matt ha sempre avuto un grande senso dell’umorismo. Matt e io avevamo un appuntamento ed era il giorno di San Valentino. Voleva prenotare in un ristorante a Malibu ma non poteva, quindi mio padre ha preso la prenotazione per lui. Siamo andati e lui ha parlato dell’indole comunicativa irlandese di mio padre per gran parte della notte. La nostra amicizia durava da molto tempo. Una vita davvero. So che molti stanno soffrendo, specialmente la nostra piccola banda. Mancherà a molti e sicuramente a noi. Potrei essere più poetica o dire le cose meglio, ma in questo momento prevalgono lo choc e la tristezza”

Il premier canadese Justin Trudeau

“La scomparsa di Matthew Perry è scioccante e triste. Non dimenticherò mai i giochi che facevamo nel cortile della scuola, e so che le persone in tutto il mondo non dimenticheranno mai la gioia che portava loro. Grazie per tutte le risate, Matthew. Eri amato e ci mancherai”.

Il tributo di Viola Davis

“Il tuo libro ha toccato così profondamente il mio cuore. Riposa in pace… sappi che hai portato amore”

Morgan Fairchild

“Ho il cuore spezzato per la morte prematura di mio “figlio” (nella serie Friends, ndr), Matthew Perry. La perdita di un giovane attore così brillante è uno shock. Invio affetto e condoglianze ai suoi amici e alla sua famiglia, in particolare a suo padre, John Bennett Perry, con cui ho lavorato su Flamingo Road e Falcon Crest”.

Selma Blair

“Il mio più vecchio amico. Tutti noi abbiamo amato Matthew Perry, e io in particolare. Ogni giorno. Lo amavo incondizionatamente. E lui me. E io sono a pezzi. Con il cuore spezzato. Sogni d’oro Matty. Sogni d’oro”.

Il messaggio del network NBC

“Siamo incredibilmente addolorati per la scomparsa troppo presto di Matthew Perry. Ha portato tanta gioia a centinaia di milioni di persone in tutto il mondo con i suoi tempi comici perfetti e la sua arguzia. La sua eredità vivrà attraverso innumerevoli generazioni”

Suburraeterna: recensione della nuova serie sequel di Suburra con Giacomo Ferrara

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Roma brucia ancora e ancora, anche in Suburraeterna, il sequel della serie Netflix che espande il suo franchise. Dopo gli eventi finali che hanno portato alla morte di Aureliano (Alessandro Borghi) Spadino e la famiglia Anacleti hanno altri problemi. La serie è composta da otto episodi prodotti da Cattleya – parte di ITV Studios – e debutterà il 14 novembre in tutti i Paesi su Netflix. Presentati in anteprima alla Festa del Cinema di Roma, i nuovi episodi di Suburraeterna verranno anche proiettavi al Lucca Comics il 2 novembre con Giacomo Ferrara in sala.

La serie è scritta da Ezio Abbate e Fabrizio Bettelli, che ricoprono anche il ruolo di Head Writers, Andrea Nobile, Camilla Buizza, Marco Sani e Giulia Forgione. Ciro D’Emilio è alla regia dei primi quattro episodi, mentre Alessandro Tonda degli ultimi quattro.

Suburraeterna, la trama

Roma, 2011. Il governo rischia di cadere, il Vaticano è in crisi e le piazze della città sono letteralmente date alle fiamme. A Roma Cinaglia (Filippo Nigro) ha raccolto l’eredità di Samurai e, insieme a Badali (Emmanuele Aita), continua a gestire gli affari criminali della città, con l’aiuto di Adelaide (Paola Sotgiu) e Angelica (Carlotta Antonelli), rimaste a capo degli Anacleti, e di Nadia (Federica Sabatini), che le aiuta a gestire le piazze di Ostia. Ma c’è chi questo sistema non lo accetta più. Nuovi protagonisti scenderanno in campo, stravolgendo gli equilibri di Roma: inizia così una rivoluzione che, dalla Chiesa al Campidoglio e fino alle spiagge di Ostia, si espande velocemente per cancellare tutto ciò che rappresenta il passato.

Spadino (Giacomo Ferrara) sarà dunque costretto a tornare a casa, per evitare che la sua famiglia venga messa in pericolo insieme a tutto il resto, e a cercare nuovi alleati, anche laddove non avrebbe mai pensato di trovarli. Ma la guerra è guerra e in palio c’è il controllo di Roma. Ancora una volta la capitale diventa protagonista di un gioco di potere tra Stato e Chiesa molto più grande di lei. Le scorribande, la polizia, i manganelli, Roma brucia come non lo hai mai fatto in Suburra, ma questa volta lo fa un modo diverso. Nei primi due episodi di Suburraeterna si pongono le basi per una nuova guerra di potere e supremazia delle piazze di tutta Roma e Ostia. Dalla morte di Aureliano sono passati tre anni e gli Anacleti sono a capo di tutto e questa supremazia sta stretta alla famiglia di Damiano Luciani (il nuovo marito di Angelica).

Suburraeterna serie cast

Il nuovo a Roma non esiste

Nel frattempo, Amedeo Cinaglia tesse la sua rete fatta di promesse e di accordi tra ricchi e potenti: il suo più grande alleato è un sacerdote della Curia che come lui ha aspirazione a puntare in alto. Entrambi con motivazioni diverse sfruttano a loro vantaggio la guerra tra clan che si è venuta a creare tra gli Anacleti da una parte e i Bonatesta – con Ercole (Aliosha Massine) – e i Luciani – Giulia, Cesare, Damiano e Angelica – dall’altra. Più guerre su più fronti: la guerra che si combatte per strada per il commercio della droga, la guerra ai piani alti per la costruzione dello stadio, il nuovo Colosseo. Parte dal basso ma inevitabilmente l’atto coraggioso della famiglia Luciani smuove gli interessi di tutte le pedine in gioco.

Collega il gioco-forza tra Stato e Chiesa dove tutti si fanno paladini contro la violenza, mascherandosi da benefattori, ma sotto la maschera cercano di portare acqua al proprio mulino. Dopo aver preso il controllo grazie al famoso dossier di Samurai, Amedeo Ciniglia si è fatto largo nei piani alti. Ha aperto una cooperativa per la manutenzione del verde pubblico che è una copertura per le sue attività criminali. Dopo l’attacco sovversivo alla famiglia Anacleti sarà costretto a trovare qualcuno di ancora più potente che gli guardi le spalle. Sarà proprio la guerra a riportare Spadino a Roma, quella guerra che tanto lui voleva fare tre anni prima ma che gli ha visto morire Aureliano tra le braccia. Alberto Anacleti si è così traferito in Germania dove vive la sua vita apparentemente sereno. La morte della madre Adelaide scatenerà in lui sentimenti contrastanti che lui stesso non riesce a controllare: restare a Roma e combattere anche questa guerra o tornare alla vita di tutti i giorni dal suo nuovo compagno?

La vendetta

Nei tre anni dopo la morte di Aureliano e la partenza di Alberto, Angelica è rimasta sotto il tetto degli Anacleti, più per obbligo che per volontà. Questo non ha fatto altro che aumentare il forte senso di vendetta verso quella famiglia che l’ha sempre odiata. Il suo rancore si tramuta in vendetta quando sarà proprio lei ad uccidere Adelaide, dando così inizio alla guerra tra le famiglie. Suburraeterna nasce proprio dalla vendetta: la stessa Nadia, una volta perso l’amore della sua vita cerca in tutti i modi di tenere vivo almeno il suo ricordo. La collana appesa al collo e i tatuaggi, l’enorme foto di Aureliano nella palestra di Ostia: Nadia adesso gestisce gli affari con un’ombra e un peso nel cuore che fino a questo momento le hanno permesso di andare avanti, ma quanto durerà?

The New Toy: recensione del film di James Huth – RoFF18

The New Toy: recensione del film di James Huth – RoFF18

Dopo il passaggio nella sezione parallela della Festa del Cinema di Roma Alice nella città, The New Toy di James Huth si prepara ad arrivare nei cinema italiani il 1 novembre. La commedia, già un successo in Francia, è un remake del celebre film del 1976 scritto e diretto da Francis Veber Professione…giocattolo in cui, guadagnandosi da vivere come guardiano notturno in un grande magazzino, un uomo che vive con la sua famiglia in un complesso residenziale alla periferia di Parigi diventa un “giocattolo” umano quando al figlio dell’uomo più ricco di Francia viene chiesto di scegliere il suo regalo di compleanno.

Un remake con una propria identità

The New Toy è un adattamento molto più riuscito del precedente remake americano del 1982, considerato un flop. Ciò è dovuto in gran parte al fatto che James Huth e la sua abituale co-sceneggiatrice, Sonja Shillito, non hanno esitato a prendere le distanze dal materiale di partenza, in particolare iniettando una carica emotiva senza precedenti – che a volte sfiora il sentimentalismo – nella storia. Una storia, va sottolineato, che in origine era molto cinica.

Ma le linee narrative principali rimangono le stesse: che senso ha cercare di aggiustare ciò che non è rotto? Sono soprattutto i numerosi cambiamenti apportati al ruolo del protagonista a fare la differenza. Il protagonista Samy (Jamel Debbouze), sotto lo sguardo sempre più esasperato della moglie incinta, operaia e militante, accetta un lavoro come guardiano notturno in un grande magazzino di Philippe Étienne (Daniel Auteuil), un magnate che possiede quasi mezza Francia. Durante una visita privata, l’unico figlio di Philippe, Alexandre (Simon Faliu), mette gli occhi su Samy: le buffonate della guardia lo divertono, così il re bambino chiede che Samy venga “comprato” per lui. Il padre è d’accordo e lo stesso fa il protagonista, che si trova a corto di soldi. Mentre nell’originale l’uomo giocattolo interpretato da Pierre Richard era un giornalista disoccupato, qui diventa un piccolo truffatore di un quartiere residenziale di periferia, chiamato dalla fidanzata incinta a trovare un vero lavoro. Questo permette al regista James Huth di rafforzare il contrasto tra il background operaio di Samy e il gigantesco castello che scopre quando diventa il giocattolo di Alexandre.

The New Toy (2023)

Un uomo-giocattolo per un re bambino

Così, Samy diventa un uomo-oggetto, o meglio, un uomo-giocattolo. Potete immaginare cosa succede dopo, in quello che si configura come uno snodo narrativo abbastanza prevedibile, ma comunque divertente e non privo di spunti di riflessione, a partire dalla nozione stessa di denaro. In un’epoca in cui la classe media sta scomparendo e il divario tra ultra-ricchi e ultra-poveri si sta allargando, The New Toy sfrutta abilmente i contesti contrastanti da cui provengono i suoi personaggi.

La differenza di classe questa volta assume la forma di un ritratto tra due famiglie di estrazione completamente opposta: una, fredda e altolocata, in cui le preoccupazioni finanziarie non esistono in alcun modo e in cui i rapporti umani sono di ghiaccio; l’altra, modesta e calorosa, che vive in un complesso residenziale e propugna principi di solidarietà. The New Toy è molto meno crudele del suo illustre predecessore. Affidandosi alla personalità comica di Jamel Debbouze, spesso molto divertente nel ruolo del guardiano notturno che accetta con riluttanza le ingenti somme che gli vengono offerte per fare da giocattolo umano al re bambino (Simon Faliu), il regista modula un tono diverso. In questo senso, Debbouze e Daniel Auteuil, che si cala nei panni di quest’uomo troppo ricco che potrebbe trovare un modo per avvicinarsi gradualmente al figlio, formano un binomio che funziona decisamente bene.

The New Toy: un omaggio tenero a un classico della commedia

Grande cura è stata dedicata alle scenografie e agli oggetti di scena di The New Toy, per dare all’insieme un’atmosfera fiabesca, in cui non c’è bisogno di una chiave nostalgica per entrarvi. Questa nuova versione di James Huth è stata adattata ai nostri tempi, ed è quindi un po’ più incisiva, un po’ più appariscente e un po’ più sfacciata dell’originale, pur rimanendo scrupolosamente fedele ad esso. Inoltre, come dicevamo, c’è la piacevole sorpresa di questo nuovo tandem Jamel Debbouze-Daniel Auteuil, che fa rivivere il duo formato quarantasei anni fa da Pierre Richard e Michel Bouquet, senza dimenticarli, in un omaggio sentito che, pur non raggiungendo gli stessi livelli di iconicità, è divertente, tenero, stravagante e anche commovente.

Dall’alto di una fredda torre: recensione del film di Francesco Frangipane – #RoFF18

Chi butteresti dalla torre, mamma o papà? È questa, semplificato al massimo, la domanda irrisolvibile posta agli spettatori dal film Dall’alto di una fretta torre, opera prima di Francesco Frangipane, regista che vanta però alle spalle una lunga carriera teatrale. Questo suo primo lungometraggio è infatti tratto proprio da un testo da lui già portato sul palcoscenico nel 2015, scritto da Filippo Gili che assume per questo adattamento il ruolo di sceneggiatore. I due con lo spettacolo teatrale prima e con questo progetto cinematografico ora, si interrogano dunque sui grandi temi universali come la vita e la morte, il destino e il libero arbitrio.

Presentato nella sezione Grand Public della Festa del Cinema di Roma, il film, data la sua domanda di partenza, si presenta dunque come una vera e propria tragedia moderna che si fonda sugli archetipi di quella greca, interrogandosi su questioni grandi ma calandole in un contesto intimo, famigliare, da cui far trasparire ancor di più la gravità e la complessità di ciò su cui il regista vuole si rifletta. L’adattamento di Dall’alto di una fredda torre riesce però solo in parte a portare a termine tale obiettivo, rimanendo talvolta troppo sospeso in una dimensione di simboli e metafore che allontanano il film da una più completa sviscerazione dei temi trattati.

La trama di Dall’alto di una fredda torre

Dall’alto di una fredda torre propone dunque una situazione in cui la normalità di una famiglia composta dal padre Giovanni (Giorgio Colangeli), dalla madre Michela (Anna Bonaiuto) e dai figli gemelli omozigoti Elena (Vanessa Scalera) e Antonio (Edoardo Pesce), viene spezzata da una terribile scoperta: entrambi i genitori sono gravemente malati. Potrebbero essere salvati entrambi da una donazione dei due figli, ma sfortunatamente solo uno dei due è compatibile. Pertanto, solo uno dei due genitori può essere salvato. Ai due figli spetterà dunque decidere se comunicarglielo e, soprattutto, decidere chi tenere in vita. Una scelta che li obbligherà a fare i conti con il loro passato e che porterà a galla i più feroci istinti.

L’impossibilità di una decisione

Sin dalle sue premesse di base (una malattia rara sviluppata dai due genitori, la compatibilità di solo uno dei due figli alla donazione), Dall’alto di una fredda torre chiede allo spettatore di non focalizzarsi sugli aspetti straordinari del racconto quanto sulle domande che costringe a porsi e sulle risposte che occorre darsi. Il film vuole affrontare l’angoscioso dilemma se sia giusto o no incidere sul destino degli altri, se sia lecito sostituirsi al fato, ponendo i protagonisti di fronte alla facoltà e responsabilità, di dover decidere se far vivere o far morire un uomo, con tutte le questioni morali e sociali che ne conseguono.

Dall'alto di una fredda torre Anna Bonaiuto
Anna Bonaiuto in Dall’alto di una fredda torre. Foto di © Arianna Lanzuisi.

Questioni che vengono dunque poste attraverso una situazione in cui può essere facile immedesimarsi e che proprio per questo punta a catturare e tenere lo spettatore incollato alla ricerca di una risposta. Risposta che, per quanto il regista tenti davvero di trovare, non sembra poterci essere. Viviamo allora attraverso i volti e i corpi degli attori la drammaticità di questa situazione, che già con la sua premessa pone in crisi dimostrando quanto possa essere arduo se non impossibile prendere decisioni di natura etica, specialmente se ci si trova a scontrarsi poi con contesti che per loro natura spingono invece a prenderle, queste decisioni.

Un film evasivo

Ciò che colpisce di Dall’alto di una fredda torre e della regia di Frangipane, è il modo in cui si cerca di non ripudiare la provenienza teatrale, ma anzi di esaltarla per far sì che anche attraverso di essa si possa evincere la natura smarrita dei protagonisti. Una famiglia in tutto e per tutto simmetrica che si spezza però nel momento in cui viene a mancare quell’elemento doppio che avrebbe potuto riequilibrare il tutto (ovvero la compatibilità di uno solo dei due figli). Il regista gioca allora con questi equilibri e vi riesce anche grazie ad un quartetto di attori ben affiatati. Vanessa Scalera, che aveva già interpretato Elena nello spettacolo teatrale, spicca in particolare su tutti.

Eppure, nonostante queste note di merito, Dall’alto di una fredda torre, specialmente nel momento in cui si avvicina alle sue battute finali, dimostra di non riuscire ad offrire non tanto una risposta – appunto, forse impossibile – quanto una più completa trattazione delle tematiche sollevate con questo racconto. Sono tanti i conflitti che animano il film ma forse proprio perché tanti sono i punti vista si ha la sensazione che non tutti riescano ad offrire quanto avrebbero potuto dire sull’argomento. Si giunge così ai titoli di coda con più incertezze di quelle che si aveva prima della visione, ma probabilmente non nel senso che regista e sceneggiatore intendevano.

Bodies: recensione della nuova serie Netflix

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Bodies: recensione della nuova serie Netflix

Thriller dai tratti fantascientifici, Bodies è la nuova serie Netflix scritta e diretta da Paul Tomalin e basata sull’omonima graphic novel della DC Vertigo. La serie, formata da una sola stagione di otto episodi, ognuno da circa 50 minuti, è avvolta in un perenne velo di mistero. Il cast presenta figure già note nel panorama cinematografico anche internazionale: Jacob Fortun-Lloyd (La regina degli scacchi) qui interpreta il detective Charles Whiteman, mentre Kyle Soller (Anna Karenina, Fury) è nei panni del detective Hillinghead. L’attore Stephan Graham (Pirati dei caraibi: la vendetta di Salazar, Rocketman) è nel ruolo del comandante Mannix.

Bodies: il corpo del passato, del presente e del futuro

Luglio 2023: durante una manifestazione a Whitechapel, Londra, la detective Shahara Hassan trova un cadavere a Longarvest Lane. Il cadavere ha una ferita da arma da sparo in corrispondenza di un occhio. Il corpo, non identificato, ha fatto altre apparizioni nella storia: nel 1890, nel 1941 e ritornerà nel futuro, nel 2053.

Sono quattro i detective che nelle rispettive epoche storiche cercano di risolvere il caso, senza arrivare a smascherare il colpevole.

Se il primo episodio di Bodies si concentra maggiormente sul presente e sui casi passati, diventa fondamentale in un secondo momento la narrazione attraverso gli occhi del detective Maplewood nel 2053. La società ha subito in questo periodo storico un cambiamento radicale rispetto al passato: ciò è dovuto ad un misterioso attacco, avvenuto il 14 luglio del 2023, che porterà alla morte di centinaia di migliaia di persone ed all’instaurazione del nuovo governo di stampo totalitario, con il comandante Mannix al potere.

Le vite dei quattro detective, apparentemente legati solo dalla scoperta di un corpo, finiranno per intrecciarsi indissolubilmente, creando una realtà in cui il tempo viene piegato ai voleri di un uomo, in un perenne paradosso temporale.

Un loop temporale che sorprende il pubblico

Pian piano che si prosegue con la visione attraverso i vari episodi, sarà subito chiara allo spettatore la particolare complessità che caratterizza questa serie. Già da qui non si può che elogiare la bravura nella sceneggiatura e nella realizzazione: talvolta, quando si punta a dare vita ad un qualcosa di così complicato, si potrebbero tralasciare alcuni elementi creando così dei controsensi nella trama. Qui, nonostante i vari salti temporali, si garantisce allo spettatore un quadro completo e credibile degli avvenimenti.

Ad ogni modo, Bodies presenta tanti piccoli elementi che potrebbero non essere colti subito in una prima visione: sicuramente in un rewhatch si noteranno tanti particolari con cui si rimette più facilmente insieme tutti i pezzi del puzzle.

Nonostante la trama si svolga in quattro periodi storici differenti, vengono mantenuti in tutti gli episodi degli elementi di collegamento: un esempio sono le indagini di Shahara sui detective del 1890 e 1941. Altro particolare tecnico utilizzato come ponte tra presente e passato è lo split screen: questo permette allo spettatore la visione in contemporanea di due periodi storici, per poi effettuare il passaggio verso le vicende nel passato, presente o futuro.

Ad alleggerire le vicende contribuiscono anche le storie personali dei singoli detective: la relazione clandestina tra Hillinghead ed il giornalista nel 1890, il rapporto forte che si instaura tra la bambina Ester ed il detective Whiteman, le tante attenzioni che Shahara dedica ad Elias, incolpato dell’assassinio dell’uomo nel vicolo, ed il rapporto tra Maplewood e lo scienziato De Foe.

Bodies: predestinazione o libera scelta?

La libera scelta non esiste, è un’illusione.

Un altro tema attorno al quale si sviluppa tutta la narrazione di Bodies è la predestinazione: per quanto si cerchi di modificare il passato, questo sembra essere ormai marchiato nella pietra. Non sembra essere possibile modificare le scelte di una persona: ciò è almeno quello che il professore Gabriel De Foe spiega alla detective Maplewood. Le nostre scelte non sono realmente nostre, ma dipendono da tante variabili esterne che influenzano il nostro giudizio.

Ad ogni modo nel finale effettivamente si riescono a fare dei cambiamenti nel passato: non tutto sembra essere già scritto. Ma allora sorge spontaneo chiedersi quanto delle nostre scelte dipende da noi e quanto dipende dall’universo?

Un elemento che si può analizzare che rende molto la contrapposizione predestinazione/ libera scelta sono gli amori e le relazioni che si sviluppano durante la narrazione. Nel finale, senza fare spoiler, le piccole modifiche attuate nel passato non permetterebbero al detective Hillinghead di conoscere il giornalista di cui si innamora, ed allo stesso modo il detective Whiteman non avrebbe avuto l’occasione di conoscere la piccola Ester. Ma l’Universo, o magari il loro affetto sopito, fa si che l’amore e l’affetto trovino il modo di germogliare ugualmente tra questi personaggi.

Un’interessante rappresentazione dei viaggi nel tempo

Già nei primi episodi di Bodies il professore De Foe spiega durante una lezione universitaria la teoria dei viaggi nel tempo. Si tratta di una rappresentazione molto originale di questo fenomeno fantascientifico: secondo le parole di De Foe, un corpo, nel viaggiare nel tempo, si duplica, creando delle versioni alternative di sé nel passato o nel futuro. Questa teoria ricorda molto la clonazione: si crea un clone del soggetto che viene catapultato nell’epoca designata.

Matthew Perry: addio al Chandler di Friends. Aveva 54 anni

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Matthew Perry: addio al Chandler di Friends. Aveva 54 anni

È morto ad appena 54 anni Matthew Perry, l’attore che ha dato corpo e volto a Chandler Bing di Friends. L’attore, nella sua casa di Los Angeles, è stato trovato privo di sensi dai primi soccorritori che non sono stati in grado di rianimarlo. Si aspetta di conoscere le cause della morte.

Perry ha ottenuto il riconoscimento internazionale per il ruolo di Chandler in Friends, andato in onda per 10 stagioni dal 1994 al 2004. L’attore ha ricevuto una nomination ai Primetime Emmy nel 2002 per la sua interpretazione nell’amata sitcom.

Perry ha fatto il suo debutto televisivo nel 1979 in un episodio di 240-Robert. Avrebbe continuato a interpretare ruoli in serie di medio successo negli USA come Not Necessarily the News (1983), Charles in Charge (1985), Silver Spoons (1986), Just the Ten of Us (1988) e Highway to Heaven (1988). Matthew Perry è stato poi un personaggio regolare della serie Boys Will be Boys, presentata per la prima volta nel 1987 e andata in onda per una stagione.

Nel 1989 ha avuto un ruolo ricorrente in Growing Pains e poi è stato il turno di Sydney. Ha avuto dei piccoli ruoli da guest in Who’s the Boss? (1990), Beverly Hills, 90210 (1991) e Dream On (1992). Nel 1994 arriva la sua grande occasione quando è stato scelto per il ruolo di Chandler Bing in Friends. Altri crediti televisivi di Matthew Perry includono Caroline in the City (1995), Ally McBeal (2002), The West Wing (2003) e Scrubs (2004).

Nonostante l’enorme successo di Friends, nel corso della quale ha avuto diversi problemi di salute legati alle sue dipendenze, e alcuni ruoli ricorrenti in serie di successo come Mr. Sunshine e The Good Wife, non è mai più tornato ai successi della sit-com che lo ha lanciato.

Nel 2014, Matthew Perry ha recitato come guest star in Cougar Town, riunendosi sullo schermo con la sua co-protagonista Friends Courteney Cox. L’anno successivo, Perry ha partecipato a Web Therapy, sul set del quale ha ritrovato un’altra star di Friends, Lisa Kudrow.

Il suo ultimo credito televisivo risale al 2021, quando si è riunito con il cast di Friends per lo speciale HBO Max.

Fonte: Deadline

The Performance: recensione del film di Shira Piven – #RoFF18

The Performance: recensione del film di Shira Piven – #RoFF18

La regista Shira Piven sceglie la Festa del Cinema di Roma per l’anteprima mondiale del suo The Performance, tratto da un racconto di Arthur Miller, pubblicato per la prima volta sulla rivista The New Yorker e adattato appositamente da Shira Piven stessa con Josh Salzberg. Regista di teatro, poi di cinema, attrice e produttrice al suo terzo film, Piven parla di arte e talento, nel 1937, mentre in Europa le smanie di potere e grandezza di Hitler crescono di giorno in giorno. La regista affida a suo fratello Jeremy Piven – Mr Selfridge, Entourage – il ruolo del protagonista. Gli affianca Robert Carlyle e confida sul potere trascinante delle esibizioni di un gruppo di ballerini professionisti di tip tap, che si fanno attori.

La trama di The Performance

Harold May, Jeremy Piven, è un talentuosissimo ballerino di tip tap nell’America degli anni Trenta. E’ un ebreo americano. Dopo tanti sacrifici, finalmente riesce, con la sua compagnia, a farsi scritturare per una tournée in Europa. In una delle date nel Vecchio Continente, riceve da un certo Damien Fugler, Robert Carlyle, una proposta troppo allettante per potervi rinunciare: una grossa somma di denaro per un’esibizione a Berlino. È il 1937. Fugler non sa che May è ebreo. May e la compagnia non sanno che dovranno esibirsi davanti ad Hitler in persona. Danzare e tenere fede alla propria vocazione, al proprio talento, o seguire le proprie radici? Ascoltare la voce dell’ambizione o quella dell’etica e della prudenza? May e i suoi compagni saranno messi a dura prova.

Un personaggio e il suo conflitto interiore

The Performance rappresenta molto bene la dissociazione di Harold May, dilaniato psicologicamente. Ironia della sorte, proprio lui viene assoldato per “rappresentare la Germania sul palcoscenico mondiale”, ora che c’è Hitler. Al tempo stesso, gli viene offerta quella che sembra a tutti gli effetti l’occasione della vita. Ecco dunque un protagonista, Jeremy Piven, che – nonostante dei capelli di un biondo effettivamente improbabile come naturale – riesce in un compito non facile. Inconsciamente May vuole forse essere scoperto, per non doversi più nascondere, ma di fronte alla compagnia appare calmo e padrone di sé. Desidera quel riconoscimento che ha sempre saputo di meritare. Successo, denaro, apprezzamento. Dall’altra parte, lo animano rabbia, paura, anche l’umiliazione di esibirsi davanti e per dei gerarchi nazisti, per Hitler.

Robert Carlyle in The Performance

Con Piven, Robert Carlyle in un duplice registro: viscido gerarca da un lato, amante dell’arte e del divertimento dall’altro. Un uomo doppio e infido, cui Carlyle dà corpo con l’estro che abbiamo imparato a conoscere da Trainspotting in poi.

Il ballo in The Performance

Il terzo lavoro di Shira Piven ha un andamento coinvolgente, non annoia, grazie a una buona dose di azione e anche di tensione. Tiene viva l’attenzione dello spettatore. Il ballo non è né di circostanza, né un riempitivo. È la quintessenza di un uomo, Harold è fatto per ballare. Il ritmo dei tacchi accompagna tutta la sua vita. Le sequenze di ballo sanno essere potenti ed hanno diverse valenze. L’esibizione può essere momento di svago e divertimento, di allegria, ma ballare può diventare anche un atto profondamente drammatico, perfino commovente. Il merito va anche a un gruppo di ballerini davvero talentuosi, che diventano attori, alcuni con esiti molto convincenti, in particolare il giovane Isaac Gryn, nel ruolo di Paul. Nella compagnia, accanto al protagonista, vi sono anche Maimie McCoy, Carol, Adam Garcia, Benny.

Un film coinvolgente e visivamente vario

Visivamente, The Performance è vario, grazie alla presenza di sequenze in Super8 e in bianco e nero, che contribuiscono a creare atmosfere d’epoca. Ciò conferisce vivacità al film. Si tratta di un film su ebrei e nazismo e il tema, certo, non è nuovo. La sua forza è nella coesistenza degli opposti – divertimento e spettacolo da un lato, violenza e morte dall’altro – nello sberleffo che, a modo suo, l’arte fa a una politica malata. Il ritmo trascinante della musica e l’abilità dei ballerini – attori fanno il resto, lasciando il pubblico con la voglia di ballare.

Mare fuori: le foto dal red carpet di Alice nella città/Festa del cinema di Roma

I primi due episodi della nuova stagione di Mare fuori, la serie dei record coprodotta da Rai e Picomedia, sono stati presentati in anteprima nel programma della ventunesima edizione di Alice nella città e della diciottesima edizione della Festa del Cinema di Roma.

Il red carpet con i protagonisti della serie è iniziato a partire dalle ore 17.45 all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. Ecco tutte le foto dei protagonisti sul red carpet!

Alle ore 20.45, il cast sarà sul red carpet di Alice nella città all’Auditorium Conciliazione: per l’occasione via della Conciliazione sarà chiusa al traffico, come è stato nelle precedenti edizioni per Angelina Jolie, Johnny Depp e Russell Crowe, per consentire ai tanti fan in attesa di poter vedere da vicino i loro beniamini.

Nella quarta stagione di “Mare fuori” i protagonisti si trovano metaforicamente a navigare in mare aperto. Rosa, Carmine, Mimmo, Kubra, Dobermann, Cucciolo e Micciarella vivono tutti la consapevolezza di non essere più attaccati all’àncora salvifica della famiglia. Sono soli, spinti dalla corrente verso il largo. Ora devono vincere ogni giorno le loro più intime paure per affrontare la vita. Al loro fianco non c’è più l’amore incondizionato della famiglia, ma quello degli amici con cui scelgono di navigare. A contrastare questo racconto ci sono Pino, Edoardo, Cardiotrap, Giulia e Silvia che, nel bene e nel male, vivono ancora il peso dei legami familiari capaci di condizionare la loro vita. È il momento di crescere e questo significa capire chi si vuole diventare e cosa si desidera essere. Ormai la maggior parte dei detenuti è maggiorenne. Il cambiamento è inevitabile, ma la crescita personale è una scelta che richiede coraggio. Bisogna decidere in che modo e verso dove orientare la propria vita, il proprio viaggio. Chi non lo fa permette ad altri di farlo per lui. La libertà non è solo fuori dal carcere, è anche una conquista interiore dettata dal coraggio di scegliere. La durezza della nuova direttrice forza i ragazzi a una scelta necessaria: ribellarsi per la propria autodeterminazione. Lo scontro fra il mondo degli adulti e quello dei ragazzi è inevitabile per capire chi si è, chi si vuole diventare e trovare la voce per dirlo.

La quarta stagione di “Mare Fuori”, con la regia di Ivan Silvestrini, è una coproduzione Rai Fiction – Picomedia, prodotto da Roberto Sessa da un’idea originale di Cristiana Farina, scritta con Maurizio Careddu.

Lucca Comics & Games 2023: Zerocalcare non parteciperà alla fiera. Ecco la risposta dell’organizzazione

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Questa mattina Zerocalcare, il fumettista italiano più amato e famoso, anche al di fuori dei confini del territorio nazionale, ha pubblicato sui suoi social l’annuncio secondo il quale non parteciperà al Lucca Comics & Games 2023 perché la fiera ha il patrocinio dell’Ufficio Culturale dell’Ambasciata Israeliana in Italia.

Zerocalcare Questo mondo non mi renderà cattivo

Ecco cosa ha scritto Michele Rech:

Senza troppi giri di parole: Purtroppo il patrocinio dell’ambasciata israeliana su Lucca Comics per me rappresenta un problema. In questo momento in cui a Gaza sono incastrate due milioni di persone che non sanno nemmeno se saranno vive il giorno dopo, dopo oltre 6000 morti civili, uomini donne e bambini affamati e ridotti allo stremo in attesa del prossimo bombardamento o di un’invasione di terra, mentre politici sbraitano in TV che a Gaza non esistono civili e che Gaza dev’essere distrutta, mentre anche le Nazioni Unite chiedono un cessate il fuoco -il minimo davvero- che viene sprezzantemente rifiutato, per me venire a festeggiare lì dentro rappresenta un corto circuito che non riesco a gestire. Mi dispiace nei confronti della casa editrice, dei lettori e delle lettrici che hanno speso denaro per treni e alloggi magari per venire apposta, e anche per me stesso, perché Lucca per me è sempre stato un gigantesco accollo ma anche un momento di calore e di incontro. Lo so che quello sul manifesto è solo un simbolo, ma quel simbolo per molte persone a me care rappresenta in questo momento la paura di non vedere il sole sorgere domattina, le macerie sotto cui sono sepolti i propri cari, la minaccia di morire intrappolati in quel carcere a cielo aperto dove tanti ragazzi e ragazze sono nati e cresciuti senza essere mai potuti uscire. Sono stato a Gaza diversi anni fa, conosco persone che ancora ci vivono e persone che ci sono andate per costruire progetti di solidarietà, di sport, di hip hop e di writing. Quando queste persone mi chiedono com’è possibile che una manifestazione culturale di questa importanza non si interroghi sull’opportunità di collaborare con la rappresentanza di un governo che sta perpetrando crimini di guerra in spregio del diritto internazionale, io onestamente non riesco a fornire una spiegazione. Non riesco nemmeno a dire loro del mio dispiacere di non esserci e di quanto questa cosa mi laceri, se lo paragono all’angoscia che sento nelle loro voci. Non è una gara di radicalità, e da parte mia non c’è nessuna lezione o giudizio morale verso chi andrà a Lucca e lo farà nel modo che ritiene più opportuno, soprattutto non è una contestazione alla presenza dei due autori del poster Asaf e Tomer Hanuka, che spero riusciranno ad esserci e che si sentiranno a casa, perché non ho mai pensato che i popoli e gli individui coincidessero coi loro governi. Spero che un giorno ci possano essere anche i fumettisti palestinesi che al momento non possono lasciare il loro paese.

A seguito di questa dichiarazione, l’organizzazione della fiera ha risposto con questo comunicato che, pur risultando conciliante con la posizione di Zerocalcare, difende le sue scelte:

Lucca Comics & Games è da sempre un luogo sicuro per le differenze. Fin dall’inizio stiamo seguendo il dibattito in atto sul patrocinio ricevuto in primavera dall’Ufficio Culturale dell’Ambasciata Israeliana in Italia. Questo patrocinio – non oneroso – è stato ricevuto, come molti dei patrocini che in questi anni hanno affiancato il festival, per riconoscere il valore del nostro programma culturale. Questa attribuzione istituzionale deriva da un lavoro durato quasi un anno, un progetto che ha coinvolto due artisti noti e apprezzati in Italia e nel mondo, come Asaf e Tomer Hanuka, ai quali Lucca ha dedicato una mostra e ha affidato l’immagine di un’edizione imperniata sul tema Together, all’insegna della condivisione di quei valori che da sempre ci guidano: rispetto, comunità, inclusione e partecipazione. 

Rispettiamo le scelte personali, rispettiamo le opinioni di tutti e da sempre abbiamo l’ambizione di essere il luogo dove è possibile stare insieme nelle differenze. Crediamo nelle persone e nella capacità di dimostrare che la cittadinanza attiva della comunità di Lucca Comics & Games può essere migliore di quello che le sta attorno. Ci adoperiamo sempre per garantire questa libertà, per dare spazio al dialogo su tanti temi diversi tra cui anche quelli di questa cogente attualità, come già previsto nel nostro programma. Un lavoro per dare a tutti gli appassionati, che rendono unica una manifestazione nata dal basso come la nostra, la certezza che questa manifestazione non dimentica le sue radici e la sua missione.

Abbiamo riflettuto molto sulla possibilità di rinunciare al patrocinio, ma abbiamo ritenuto che sarebbe un atto poco responsabile nei confronti non solo delle istituzioni e delle realtà appartenenti al nostro ecosistema, ma anche per tutti i partecipanti. Lucca Comics & Games mette da sempre al centro solo ed esclusivamente l’opera intellettuale e creativa, le persone: il nostro lavoro, il nostro percorso valoriale, e la nostra storia parlano per noi. Il claim di quest’anno – Together – nasce nel solco del Becoming Human del 2019, di Hope nel 2022, e di quelle stelle che siamo tornati a vedere nel 2021 dopo un altro momento drammatico che abbiamo affrontato e superato insieme.

Primal: trama, cast e curiosità sul film con Nicolas Cage

Primal: trama, cast e curiosità sul film con Nicolas Cage

Negli ultimi anni l’attore Nicolas Cage ha partecipato ad alcuni film che gli hanno permesso di guadagnare nuova popolarità dopo un periodo ricco di opere poco riuscite. Titoli come USS Indianapolis, 211 – Rapina in corso e 2030 – Fuga per il futuro hanno infatti rappresentato il fondo della carriera del premio Oscar. Oltre a questi, un altro film molto poco apprezzato ma imperdibile per i fan dei B-Movie dell’attore è Primal, un thriller d’azione del 2019 scritto da Richard Leder e diretto da Nick Powell, meglio noto come stuntman del cinema ma già regista anche di Outcast – L’ultimo templare, altro film con Cage protagonista.

Primal prevede il coinvolgimento di animali noti per essere dei letali predatori, i quali sono resi ancor più pericolosi in quanto confinati su una nave merci insieme ai protagonisti umani. Il film si configura così come un bizzarro incrocio tra titoli come Snaks on Plane e il recente Beast. Ci si concentra dunque molto sugli istinti primitivi degli animali ma anche degli umani coinvolti, nel tentativo di offrire intrattenimento e forte tensione. Come anticipato, però, il film è stato accolto in maniera tutt’altro che positiva, aggiungendosi alla lunga serie di insuccessi cinematografici di Cage.

Anche questa tipologia di film trova però i propri fan e Primal è così diventato un titolo particolarmente ricercato, apprezzato anche per il suo essere così sgangerato e ricco di elementi improbabilmente messi insieme. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Primal: la trama del film

Protagonista del film è Frank Walsh, un cacciatore di animali rari della giungla amazzonica che, dopo aver catturato le bestie, le rivende agli zoo. Il bracconiere si ritrova ora su un mercantile greco con il suo bagaglio dall’Amazzonia, che comprende un rarissimo giaguaro bianco. Sulla nave viaggia però anche un pericoloso criminale politico di nome Richard Loffler, che viene trasportato per essere estradato negli USA. L’uomo, non potendo essere condotto negli Stati Uniti via aereo si trova dunque su quella stessa nave, cosa che rende nervosi tutti gli altri passeggeri.

A controllare il suo stato di salute vi è la dottoressa Ellen Taylor, la quale mal sopporta in particolare l’arroganza di Walsh. Quando due giorni dopo la partenza, il terrorista riesce però a fuggire, liberando tutti gli animali imprigionati da Frank, quest’ultimo e la dottoressa si trovano a dover unire le loro forze. Mentre le bestie seminano caos e tensione sulla nave, il cacciatore dovrà decidere infatti se diventare l’eroe della situazione e dare la caccia a una nuova specie, l’essere umano. Con il pericoloso giaguaro bianco a piede libero, però, la situazione è resa ancor più rischiosa.

Primal cast

Primal: il cast del film e altre curiosità

Come anticipato, protagonista del film nei panni del cacciatore Frank Walsh vi è il premio Oscar Nicolas Cage, il quale si è qui cimentato con un ulteriore lungometraggio d’azione, genere da lui prediletto in questi ultimi anni. Accanto a lui, nel ruolo della dottoressa Ellen Taylor vi è l’attrice Famke Janssen, celebre per aver interpretato Jean Grey alias Fenice nella prima trilogia di film dedicati agli X-Men. Kevin Durand, che invece in X-Men le origini: Wolverine è stato Blob, interpreta qui il pericoloso criminale Richard Loffler. Fanno parte del cast anche LaMonica Garrett nei panni di John Ringer e Michael Imperioli in quelli di Paul Freed.

La sceneggiatura di Primal circolava ad Hollywood già dal 1995 ma ci sono voluti 24 anni prima che si riuscisse a farla divenire un film. Inizialmente i produttori volevano che il titolo fosse Persona non grata, ma poiché questo era un titolo difficile da vendere all’estero decisero di cambiarlo in Primal. Girato a Puerto Rico, il film subì alcuni ritardi nelle riprese per via di un uragano che colpì la zona e che costrinse la produzione a fermarsi per un certo periodo di tempo. Infine, è interessante notare che ilnome della nave, Mimer, deriva dalla mitologia norrena “Mimir” che è una figura rinomata per la sua conoscenza e saggezza. La nave Mimer è inoltre una vera nave di proprietà di Godby Shipping situata nelle Isole Åland (una parte autonoma della Finlandia).

Primal: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Primal grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 26 settembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

https://www.youtube.com/watch?v=lqSWENsRUhQ

Fonte: IMDb

Dark Harvest, recensione del film horror di David Slade

Dark Harvest, recensione del film horror di David Slade

Halloween si avvicina e le piattaforme streaming aggiungono al loro catalogo nuovi film horror, per soddisfare la domanda degli spettatori. Proprio in questo contesto è arrivato su  Dark Harvest, tratto da un romanzo di Norman Partridge e diretto da David Slade, autore di successi passati come Hard Candy e 30 giorni di buio, oltre che del terzo capitolo della saga di Twilight, Eclipse. L’adattamento di Dark Harvest si presenta come una classica leggenda di Halloween trasformata in film: in una cittadina in cui prolifera il male, ogni Halloween i giovani devono uccidere un mostro che emerge dai campi di grano. Una sorta di The Purge, dove tutti i ragazzi scendono in strada per uccidere impunemente la bestia. C’è massima violenza, morti cruente e gruppi di adolescenti pronti a morire uccidendo: la ricetta perfetta per Halloween, pur con difetti importanti nell’esecuzione.

Dark Harvest, la trama

In una città maledetta del Midwest, il raccolto annuale si trasforma in una brutale battaglia per la sopravvivenza. La notte di Halloween del 1963, Sawtooth Jack, un mostro leggendario e terrificante, emerge dai campi di grano e minaccia i giovani della città. Ma i ragazzi vengono avvertiti e si preparano a dare la caccia al mostro e a ucciderlo, prima che raggiunga la chiesa del villaggio e passi la mezzanotte. Il ragazzo che finisce per uccidere Jack Sawtooth diventa l’eroe della città e lui e la sua famiglia vengono ricompensati con una fantastica casa per i genitori e una Corvette per permettere al ragazzo di uscire e vedere il mondo, possibilità inedita all’interno di questa comunità chiusa in se stessa. Questa volta, però, c’è un problema. Richie, il fratello dell’ultimo vincitore, vuole partecipare alla Corsa, cosa che non gli è permessa perché le altre famiglie devono avere la possibilità di vincere il premio. Ma il nostro protagonista è determinato a uccidere il mostro, cosa che avrà conseguenze terribili e porterà alla luce segreti a lungo nascosti.

Un approccio suggestivo

Questo approccio originale, in cui i ragazzi sono incaricati di dare la caccia al mostro, è il punto di forza di un film che ricorda il The Purge di Blumhouse Productions. Tre giorni prima di Halloween, i ragazzi vengono chiusi nelle loro stanze, senza cibo né bevande, in modo da essere poco più che bestie selvagge quando si tratta di affrontare Jack Sawtooth. Questo porta a sequenze piuttosto violente, in quanto i ragazzi non hanno il controllo di se stessi e si attaccano l’un l’altro o saccheggiano i negozi di alimentari della città.

David Slade e lo sceneggiatore/produttore Michael Gilio affrontano in maniera suggestiva temi cliché del cinema horror come la città maledetta, la leggenda terrificante, la città da cui non si può uscire, la realtà nascosta dagli adulti e la sottomissione collettiva a “ciò che deve essere fatto”, cosa che viene sottolineata dal contesto temporale della storia, gli anni ’60, in cui il sogno americano era qualcosa a cui aspirare, ma sempre all’interno di un quadro ordinato. Per questo c’è anche una critica al maschilismo e al razzismo, personificata anche dal personaggio dell’unica ragazza (di colore) che vuole prendere parte alla Corsa e che sarà il principale sostegno di Richie nella sua missione. Il tutto senza dimenticare il fenomeno delle bande giovanili, così tipico dell’epoca, che viene rispecchiato alla perfezione.

Una scena di Dark Harvest

Tra coming-of-age e leggenda spettrale

Dark Harvest mette in scena una cultura di addestramento dei giovani alla violenza, riflessa nella sfilza di uccisioni implacabili disseminate lungo il film. È qui che gli elementi del coming-of-age prosperano e non hanno bisogno di ulteriori sviluppi: il tragico messaggio alla base della Corsa è che ogni famiglia sceglie di mandare i propri figli verso la morte potenziale per fare progressi nella società. Sono costretti a crescere e a fare cose che nessun adolescente dovrebbe fare.

Dark Harvest parte da premesse interessanti, proponendo un’interpretazione tutto sommato originale di un tema ben noto, ideale per una visione nel weekend di Halloween. Tuttavia, fatica a  bilanciare la trama della Corsa con alcune spiegazioni coerenti sul background della storia e dei suoi personaggi, non riuscendo a nascondere il suo basso budget e le sue pretese di essere qualcosa di più di quello che è. Con forte attinenza al materiale narrativo, Slade e Gilio non si allontanano dalle regole di base dell'”infestazione annuale”. Le rivelazioni della trama non sorprenderanno nessuno e i personaggi poco tratteggiati rendono gli eventi raccontati per lo più dimenticabili. Ciononostante, il film è realizzato in modo intelligente e ottiene risultati sufficienti con il gore, l’ambientazione di Halloween e il suo mostro, il che potrebbe rendere per un certo tipo di pubblico Dark Harvest una scelta adatta per questa stagione.

YARATILAN – La creatura: recensione della serie Netflix

YARATILAN – La creatura: recensione della serie Netflix

“Dopo giorni e notti di un lavoro e di una fatica incredibili, riuscii a scoprire la causa della generazione e della vita… anzi, di più ancora, divenni io stesso capace di dare animazione alla materia morta.” Era l’inizio del XIX secolo quando una giovane inglese di nome Mary Shelley scriveva queste parole, un po’ per gioco, dando alla luce una delle opere che ha incantato, estasiato e influenzato migliaia di artisti per più di un secolo. Tra questi anche il famoso regista Çağan Irmak (Mio padre e mio figlio, Se mi dimentico sussurra) che, con il sostegno di Netflix, riporta sullo schermo il grande e cupo classico di Shelley, Frankestein, rielaborato in chiave ottomana.

La serie – composta da 8 episodi di circa 50 minuti – vede protagonisti gli attori Taner Ölmez, Erkan Kolçak Köstendil, Sifanur Gül, Bülent Sakrak, Devrim Yakut, Durul Bazan, Aram Dildar, Macit Koper, Engin Benli e Sennur Nogaylar.

Trama di Yaratilan – La creatura

L’epica storia di Yaratilan è ambientata nella Instanbul dei primi anni del Novecento, durante il declino dell’Impero Ottomano. Il protagonista è Ziya (Taner Ölmez): un giovane determinato, brillante e ribelle che, dopo aver osservato per anni suo padre, un grande e talentuoso dottore di Bursa, capisce di poter dare una svolta alla scienza della medicina e alla vita umana. Ziya vuole diventare uno straordinario medico, in grado non solo di curare orribili malattie infettive… ma anche capace di ridare la vita. Dunque, mosso da questo irrefrenabile desiderio e consapevole dell’esistenza dell’antico Libro della Resurrezione, parte per Istanbul per studiare medicina. Qui incontra Ihsan (Erkan Kolçak Köstendil), un eccentrico e ambizioso professore, espulso dalla scuola, con cui condivide genio e follia. È così che destini di Ziya e Ihsan, da quel momento, restano indissolubilmente legati tra la vita e la morte.

Cosa c’è dopo la morte?

La storia, sviluppata nel corso degli episodi come un racconto ad incastro, segue due linee narrative e temporali che giocano – grazie a continue analessi e intrecci – con le vite dei due protagonisti. Irmak realizza, quindi, una trama così completa e ricca di dettagli (persino riguardo ai personaggi minori) che a tratti sembra perdere il fulcro della storia e il suo messaggio.

Yaratilan eredita dal classico originale gli stessi profondi e controversi temi che possono essere riassunti nella fatidica domanda esistenziale: Cosa c’è dopo la morte?”. Ed è lo stesso Ziya ad anticiparcelo nel primo episodio, affermando: Gli uomini temono i demoni ma non temono la morte, perché di quest’ultima ne conoscono l’esistenza. A terrorizzarli è la possibilità che un giorno i demoni inizino a parlare, rivelando loro che non c’è assolutamente nulla dopo la morte.”

Ziya cerca ossessivamente le risposte a questa domanda facendo del Libro della Resurrezione di Shahram Amir il suo unico credo di vita. Coinvolgendo violentemente Ihsan, il giovane sfida Dio e la vita costruendo una “macchina delle seconde possibilità”. Ma il prezzo da pagare per fingersi Dio e voler fregare la morte è davvero alto: pur resuscitando egoisticamente Ihsan, rendendolo così un essere mostruoso, Ziya finisce per essere l’unico vero ignobile mostro della storia. Un uomo così accecato dalla superbia e della paura per l’ignoto che, mentre crede di aver ricreato la vita, dà origine ad un effetto domino di morte e sofferenza.

«Chi leggerà questa storia, penserà che la sua morale è che la scienza avrà conseguenze terribili e devastanti per l’umanità. Ma so per certo, io che sono l’ultimo a raccontarla, che non è così. Perché la colpa non è della scienza ma dell’arroganza». – Yaratilan

La diversità è ricchezza

Accanto al tema della morte e della resurrezione, Irmak aggiunge un altro tema universale, quello della diversità personificato dal professore Ihsan. Un uomo incompreso e generoso che, sia prima che dopo la sua “rinascita” in mostro, viene allontanato e isolato dal resto delle persone a causa del suo “essere diverso”. Si contano sul palmo di una mano le persone che, durante il racconto, scelgono di andare al di là dei pregiudizi e del suo aspetto spaventoso. Poche persone, diverse e sole a loro volta, che scoprono e abbracciano il suo profondo e buon animo.

Yaratilan – La creatura. ŞİFANUR GÜL nei panni di Asiye in Yaratilan. Cr. Courtesy of Netflix © 2023

Un Frankestein non così originale

Non sorprende poi così tanto che anche la serialità turca si sia inserita nella lunga lista di prodotti audiovisivi ispirati al mito di Frankestein. In fondo, negli ultimi anni la Turchia è alla continua sperimentazione di quei prodotti chiave – come lo sono stati, per esempio, Parasite e Squid Game per il Sud Corea – che possano spalancare le porte del successo internazionale. Ma riadattare un classico, per di più tanto amato e celebrato, non sempre risulta essere la strada più facile.

Yaratilan, infatti, per quanto intrattenga e incuriosisca lo spettatore dall’inizio alla fine, non riesce ad apportare nulla di realmente originale ad una storia che ha già girato il mondo intero nelle vesti più disparate. Irmak scrive e dirige, dunque, un oscuro dramma in costume che – con un po’ più di audacia e incisione e privilegiando la forma cinematografica piuttosto che quella seriale – avrebbe potuto guadagnarsi un posto in classifica tra i migliori prodotti netflixiani del Medio Oriente.

Yaratilan poteva essere LA creatura, ma finisce per essere solo una delle tante.

Rocky Balboa: tutto quello che c’è da sapere sul film con Sylvester Stallone

Il film del 1976 Rocky è una delle più celebri pellicole della storia del cinema, un classico intramontabile del genere sportivo capace di vincere l’Oscar come miglior film e lanciare la carriera del suo attore e sceneggiatore Sylvester Stallone. Il successo fu tale che i produttori decisero poi di dar vita ad un sequel nel 1979, Rocky II, il quale fu poi seguito nel 1982 da Rocky III. La saga sembrava concludersi così, ma solo tre anni dopo è arrivato Rocky IV, ancora scritto, diretto ed interpretato da Stallone, seguito poi nel 1990 da Rocky V. Ci sono poi voluti 16 anni prima di rivedere il personaggio al cinema con Rocky Balboa.

Come noto, Stallone aveva inizialmente intenzione di far morire il personaggio alla fine del quinto film. Questo finale venne però poi cambiato e ciò ha permesso all’iconico pugile del cinema di tornare sul grande schermo ancora una volta. Stallone è tornato alla regia della saga, dopo aver ceduto il ruolo per il quinto film a John G. Avildsen, già regista del primo film. Con questo nuovo capitolo, l’idea era di dare un degno finale a Rocky, mostrando però anche come non sia mai troppo tardi per dimostrare qualcosa di nuovo a sé stessi, lottando per ottenerlo. Rocky Balboa, in un certo senso, riporta il personaggio lì da dove era partito, ponendolo però dinanzi a nuove sfide.

Rocky, come noto, è poi apparso come personaggio secondario anche negli spin-off Creed e Creed II, ma è Rocky Balboa a fornire davvero l’ultimo epico saluto del personaggio ai suoi fan. Ecco allora che questo si configura davvero come un titolo imperdibile, da vedere o rivedere. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

La trama di Rocky Balboa

Dopo che la moglie Adriana è morta a causa di un tumore, la vita di Rocky Balboa è cambiata drasticamente. L’ex pugile ha ora aperto un ristorante, chiamato “Adrian’s”, dove tiene compagnia ai clienti raccontando le sue storie sul pugilato. Così le sue giornate trascorrono tra i racconti dei suoi trionfi sul ring e le visite nostalgiche al cimitero a trovare la sua amata. Quando un giorno in TV viene proposta una simulazione di un incontro di boxe fra Mason “The Line” Dixon, campione del mondo in carica, e Rocky, con quest’ultimo dato per vincente, l’ex pugile riceve poi realmente una sfida da parte di Dixon, il quale vuole ovviamente dimostrare che la simulazione si sbaglia ed è lui il numero uno.

Rocky si trova allora davanti a un dilemma: da una parte desidera tornare sul ring a combattere, nonostante il suo stato di salute, dall’altra parte vorrebbe ascoltare il consiglio del figlio Robert e del cognato Paulie e continuare a gestire in tranquillità il ristorante di famiglia. In questa situazione, la mancanza della moglie Adriana, che lo ha sempre sostenuto e consigliato, si fa sentire ancora più profondamente.
Quando, pur se ormai sessantenne, Rocky ottiene dalla commissione medica il benestare per poter tornare sul ring, l’ex campione prende quello come un segno e inizia un durissimo percorso di allenamento con il suo amico Duke, con l’obiettivo di salire sul ring un ultima volta e vincere i propri dolori dell’anima.

Rocky Balboa Sylvester Stallone

Il cast di Rocky Balboa

Ad interpretare Rocky Balboa, naturalmente, c’è ancora una volta Sylvester Stallone, rimessosi in forma per poter eseguire personalmente le scene degli incontri. Antonio Tarver interpreta Mason Dixon. Per interpretare il personaggio, Stallone voleva un vero pugile, così la parte andò a Tarver, l’allora campione dei pesi mediomassimi. Impegnato nelle prove già cinque settimane prima dell’inizio delle riprese, il mancino Tarver dovette prendere circa 10 chili per passare dalla condizione di peso mediomassimo a quella di peso massimo. L’attore Burt Young, invece, riprende il ruolo di Paulie Pennino, mentre Tony Burton ritorna nel ruolo di Tony “Duke” Evers, amico di Rocky ed ex allenatore e manager di Apollo Creed. Il pugile Mike Tyson interpretò sé stesso nel film con un cameo.

L’attore Milo Ventimiglia interpreta Robert Balboa Jr. che, ormai adulto, vive all’ombra del padre. Per la parte era stato considerato Sage Stallone, figlio di Sylvester, che aveva già interpretato il ruolo in Rocky V. Stallone raccontò di avere cambiato idea perché temeva che la gente vedesse nei conflitti tra Rocky e il suo erede un possibile parallelismo nel suo rapporto con il suo decisamente meno famoso figlio. Geraldine Hughes interpreta invece Marie, una madre single che da adolescente aveva imprecato contro Rocky, dopo che lui l’aveva accompagnata a casa e salvata da un futuro di delinquenza giovanile. James Francis Kelly III, infine, interpreta Steps, il figlio di Marie che instaura un legame con Rocky.

Il trailer di Rocky Balboa e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Rocky Balboa grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple TV e Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 28 ottobre alle ore 21:25 sul canale Rete 4.

Fonte: IMDb

Festa del Cinema di Roma 2023: tutti i vincitori della 18° edizione

A partire dalla scorsa edizione, la Festa del Cinema di Roma è stata ufficialmente riconosciuta come Festival Competitivo dalla FIAPF (Fédération Internationale des Associations de Producteurs de Films).

A seguire, tutti i riconoscimenti assegnati oggi, sabato 28 ottobre, nel corso della cerimonia di premiazione che si è svolta alle ore 17.00 presso la Sala Petrassi dell’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.

CONCORSO PROGRESSIVE CINEMA

Una giuria presieduta dall’attore, regista e produttore Gael Garcia Bernal e composta dalla regista britannica Sarah Gavron, dal regista, sceneggiatore e poeta finlandese Mikko Myllylahti, dall’attore e regista francese Melvil Poupaud e dall’attrice e regista italiana Jasmine Trinca, ha assegnato i seguenti riconoscimenti ai film del Concorso Progressive Cinema:

– Miglior Film: PEDÁGIO (TOLL) di Carolina Markowicz

– Gran Premio della Giuria: UROTCITE NA BLAGA (BLAGA’S LESSONS) di Stephan Komandarev

– Miglior regia: JOACHIM LAFOSSE per Un silence (A Silence)

– Miglior attrice – Premio “Monica Vitti”: Alba Rohrwacher per Mi fanno male i capelli

– Miglior attore – Premio “Vittorio Gassman”: HERBERT NORDRUM per Hypnosen (The Hypnosis)

– Miglior sceneggiatura: ASLI ÖZGE per Black Box

– Premi speciali della Giuria (proposti dal Presidente a scelta fra le categorie sceneggiatura, fotografia, montaggio e colonna sonora originale):

ASHIL (ACHILLES) di Farhad Delaram

C’È ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi

THE MONK AND THE GUN di Pawo Choyning Dorji

MIGLIORE OPERA PRIMA BNL BNP PARIBAS

Una giuria presieduta dal cineasta Paolo Virzì e composta dalla produttrice e distributrice francese Adeline Fontan Tessaur e la drammaturga e sceneggiatrice Abi Morgan ha assegnato il Premio Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas (scelta fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public), al film:

– COTTONTAIL di Patrick Dickinson

Sono state inoltre assegnate due Menzioni Speciali Miglior Opera Prima BNL BNP Paribas ai film C’È ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi e AVANT QUE LES FLAMMES NE S’ETEIGNENT (AFTER THE FIRE) di Mehdi Fikri.

MIGLIOR COMMEDIA – PREMIO “UGO TOGNAZZI”

Una giuria presieduta dall’attrice francese Philippine Leroy-Beaulieu e composta dal regista e sceneggiatore italiano Alessandro Aronadio e la sceneggiatrice italiana Lisa Nur Sultan ha assegnato il Premio “Ugo Tognazzi” alla Miglior commedia (scelta fra i titoli delle sezioni Concorso Progressive Cinema, Freestyle e Grand Public), al film:

– JULES di Marc Turtletaub

È stata inoltre assegnata la Menzione Speciale del Premio “Ugo Tognazzi” ad ASTA KAMMA AUGUST e HERBERT NORDRUM per Hypnosen (The Hypnosis).

PREMIO DEL PUBBLICO

Tra i film del Concorso Progressive Cinema, gli spettatori hanno assegnato il Premio del Pubblico al film:

C’È ANCORA DOMANI di Paola Cortellesi

Il pubblico della proiezione ufficiale e della prima replica di un film ha espresso il voto utilizzando l’APP ufficiale della Festa del Cinema “Rome Film Fest” e attraverso il sito www.romacinemafest.it.

PREMIO SIAE CINEMA

Lo scorso maggio è stato lanciato il bando per il Premio SIAE Cinema che va al progetto con la migliore sceneggiatura – scritta da uno sceneggiatore o una sceneggiatrice under 35 di nazionalità italiana o residente stabilmente in Italia – per la realizzazione di un’opera prima o seconda. Il riconoscimento del valore di 150 mila euro è destinato alla produzione italiana che realizzerà il film tratto dalla sceneggiatura vincitrice. I progetti sono stati valutati da una giuria composta dallo sceneggiatore Nicola Guaglianone, il produttore cinematografico Carlo Cresto-Dina e il compositore Pivio che ha premiato:

– IL PRIMO FIGLIO di Mara Fondacaro

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I PREMI ASSEGNATI DURANTE LA DICIOTTESIMA EDIZIONE

Nei giorni scorsi sono stati assegnati i seguenti riconoscimenti:

– Premio alla Carriera a ISABELLA ROSSELLINI

– Premio alla Carriera a SHIGERU UMEBAYASHI

– Premio Progressive alla Carriera a HALEY BENNETT

– Premio Progressive alla Carriera a CAMILA MORRONE

Fra i premi collaterali:

– Premio FS a LA NOSTRA MONUMENT VALLEY di Alberto Crespi e Steve Della Casa assegnato dal Gruppo FS Italiane

– Premio “Il viaggio in Italia” a L’IMPERO DELLA NATURA. UNA NOTTE AL PARCO DEL COLOSSEO di Luca Lancise e Marco Gentili patrocinato dal Ministero del Turismo ed Enit – Agenzia nazionale del turismo

La Regione Lazio ha assegnato il premio “Lazio Terra di Cinema” a JULIETTE BINOCHE

Pedágio: recensione del film di Carolina Markowicz – #RoFF18

Pedágio: recensione del film di Carolina Markowicz – #RoFF18

Carolina Markovicz porta nella sezione Progressive Cinema della Festa del Cinema di Roma il suo nuovo lavoro, Pedágio. Sceglie ancora Maeve Jinkings, con cui aveva già lavorato nel suo lungometraggio d’esordio, Charcoal nel 2022. Lì, la regista aveva confezionato un lavoro crudo, in cui la vita di una famiglia contadina, povera ma tranquilla, veniva sconvolta dall’arrivo di un boss della droga in cerca di un nascondiglio. In Pedágio, una trama da crime story si intreccia con il percorso di un ragazzo che vuole affermare la propria identità in un paese pieno di contraddizioni.

La trama di Pedágio

Suellen, Maeve Jinkings, vive a Cubatão, São Paulo, con il figlio diciassettenne Antonio, detto Tiquinho, Kauan Alvarenga. Lavora al casello dell’autostrada e conduce una vita grama, ma dignitosa. Da qualche tempo frequenta stabilmente Araudo, Thomás Aquino. É molto angosciata perché Tiquinho è omosessuale e lei non riesce ad accettarlo. Preferirebbe che il figlio nascondesse le proprie inclinazioni, che la imbarazzano. Il ragazzo invece, non intende rinunciare a mostrare liberamente la propria indole. Ama le dive del jazz e gira video pieni di luci, in cui mima il loro canto e si veste di rosa. Poi li posta su internet. Per cercare di risolvere quello che per lei è un “problema”, Suellen iscrive il figlio a un seminario di riconversione sessuale che promette miracoli.

Le contraddizioni del Brasile in Pedágio

Quello mostrato dalla regista di Pedagio è un Brasile pieno di contraddizioni. Una terra di verde e foresta, ma anche di inquinamento, fabbriche e autostrada – i grossi tubi, le ciminiere fumanti campeggiano in molte inquadrature. Una donna che manda avanti la casa e cresce il figlio in maniera umile, ma onesta – Suellen ci tiene a vivere onestamente – che però è disposta a tutto purché Antonio abbandoni le proprie tendenze omosessuali. Dunque, onestà da una parte, affari sporchi dall’altra. La fede religiosa, cattolica, di cui l’America Latina è intrisa, che qui sconfina nella superstizione e nel fanatismo. L’ipocrisia delle apparenze contro la ferocia della realtà.

pedagio filmUno stile eclettico e il lato umoristico dell’assurdo

Per raccontarle, Markovicz mette insieme il realismo, con la durezza di un mondo a volte spietato, e l’ironia grottesca e surreale, il dramma realistico e la crime story. Un insieme di registri che è croce e delizia del film. Inizialmente disorienta e può allontanare lo spettatore, specie quello meno incline agli esperimenti. Si rivela, infine, efficace per raccontare alcune derive della società e smascherarne assurdità e ipocrisia. Alleggerisce, poi, la crudezza del realismo. Ecco allora, la parte dedicata al seminario sulla riconversione sessuale, con un pastore, Isac Graça, che vuole somigliare a Gesù, ed ha delle tesi a dir poco creative. Il tutto risulta esilarante quanto, appunto, surreale: dalla messa in scena, ai dialoghi, ai gesti. Al netto del disorientamento, si tratta di un modo per mettere alla berlina certa ipocrisia cattolica e talune tesi, che ancora considerano l’omosessualità una malattia da curare ad ogni costo.

Pedágio, un inno alla libertà

Il film, però, oltre che cercare, e infine trovare, un difficile equilibrio tra le proprie anime, si regge sull’interpretazione di Kauan Alvarenga e la figura di Antonio, un ragazzo che, in una realtà spesso falsa e ipocrita, dove apparenza non fa rima con sostanza, sembra riportare un po’ di buon senso e normalità. È un giovane con la testa sulle spalle, va a scuola, si preoccupa che la madre non frequenti uomini poco raccomandabili. Porta, certo, anche il suo estro, i suoi colori, le luci pastello, i vestiti sgargianti, le canzoni delle dive del jazz. Dice però, in questo modo, chiaro e forte, che vuole poter essere sé stesso. Lo afferma con sicurezza, in modo assertivo e tranquillo. Lo sostiene il giovane interprete con una prova d’attore mai sguaiata, ma sempre consapevole e calibrata, nella quale si percepiscono orgoglio e fierezza. Pedágio è un lavoro in cui convivono momenti esilaranti accanto ad altri, in un certo modo poetici e potenti. Un inno alla libertà e al tempo stesso uno spaccato aspro di mondi spesso poco conosciuti.

Bussano alla porta arriva su SKY e NOW

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Bussano alla porta arriva su SKY e NOW

Night Shyamalan firma l’horror-thriller Bussano alla porta, in prima tv lunedì 30 ottobre alle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Halloween), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand anche in 4K.

Tratto dal bestseller americano The Cabin at the End of the World (La casa alla fine del mondo) di Paul Tremblay, il film Bussano alla porta è interpretato da Dave Bautista, il vincitore del Tony Award e candidato all’Emmy Jonathan Groff, Ben Aldridge, la candidata al BAFTA Nikki Amuka-Bird, l’esordiente Kristen Cui, Abby Quinn e Rupert Grint. La sceneggiatura è di M. Night Shyamalan e Steve Desmond & Michael Sherman.

La trama di Bussano alla porta

Mentre sono in vacanza in uno chalet isolato, una bambina e i suoi genitori vengono presi in ostaggio da quattro sconosciuti armati che chiedono alla famiglia di fare una scelta impossibile per evitare l’apocalisse. Con un accesso limitato al mondo esterno, la famiglia deve decidere in cosa crede prima che tutto sia perduto.

La pellicola fa parte anche della programmazione del canale SKY CINEMA HALLOWEEN (canale 303) che, per celebrare la festa più spaventosa dell’anno, si accenderà dal 21 al 31 ottobre su Sky e NOW, con oltre 70 titoli “da paura” che spaziano nei generi: avventure a tinte dark, titoli per tutta la famiglia e horror. Tra i titoli proposti anche le prime tv DAMPYR e HALLOWEEN ENDS.