Il network americano
NBC ha diffuso il promo e la trama di La
Brea 1×09, il nono episodio della nuova serie tv
La
Brea.
In La Brea 1×09
che si intitolerà “Father and Son” Quando una rivelazione
sbalorditiva mette a rischio la vita di Josh e Izzy, Eve e gli
altri sopravvissuti cercano disperatamente il ragazzino chi
possiede la chiave per salvarli; Gavin e Izzy devono fare
affidamento su uno sconosciuto se c’è qualche speranza di riunire
la loro famiglia.
La Brea 1×09
La Brea è
la nuova serie tv drammatica americana creata da David
Appelbaum per il network americano NBC. Nella serie Quando
un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e attira
centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro che vi
cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e
pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per
sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli
eventi, che cerca di tornare insieme.
Protagonisti di La
Brea sono Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris e Jack Martin come Josh
Harris. Nel cast anche Natalie Zea come Eve
Harris, Eoin Macken come Gavin Harris,
Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina
Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki
come Izzy Harris, Jack Martin come Josh Harris,
Veronica St. Clair come Riley Velez, Rohan
Mirchandaney come Scott, Lily Santiago
come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily,
Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel
Parker.
Da quando è stato scelto come
interprete di Superman, l’attore ha avuto la
possibilità di prendere parte a numerosi progetti di alto profilo,
tra cui Mission: Impossible Fallout e la serie NetflixThe Witcher. Tuttavia, il suo futuro nei panni
dell’eroe DC è ancora molto incerto, nonostante l’attore abbia più
volte espresso il desiderio di tornare a vestire i panni del
personaggio ancora una volta.
Al momento non sono stati fatti
annunci ufficiali in merito ad un eventuale sequel de L’uomo d’acciaio o di un altro ipotetico progetto
che potrebbe vedere il ritorno di Cavill. Al contrario, la Warner
Bros. si sta concentrando su un nuovo film che sarà prodotto da
J.J. Abrams e scritto da Ta-Nehisi Coates, e che avrà come
protagonista un Superman nero.
In attesa di scoprire se Cavill avrà
ancora un futuro nei panni dell’eroe kryptoniano, in una recente
intervista con GQ,
l’attore ha raccontato della direzione che vorrebbe prendesse la
storia del suo Superman sul grande schermo, dopo gli eventi di
Justice League.
“Ero molto ansioso di dare forma
alle prime fasi del viaggio di Clark come Superman”, ha
spiegato
Henry Cavill. “Abbiamo avuto L’uomo d’acciaio, poi siamo diventati un po’ più
dark con Batman v Superman. Se
dovesse soccombere all’Equazione dell’Anti-vita e diventare un
Superman cattivo, allora volevo davvero assicurarmi di aver fatto
vedere l’eroe Superman, il vero simbolo della speranza, il faro di
luce, prima di percorrere il sentiero dell’oscurità e poi della
redenzione. È qualcosa che ho ancora molta voglia di
esplorare.”
Il futuro di Henry Cavill nel DCEU
Se Henry
Cavill avrà o meno l’opportunità di continuare
con il ruolo e approfondire ulteriormente la sua versione di
Superman, è un mistero che ancora non sembra trovare soluzione. Le
voci sull’uscita effettiva di Cavill dal DCEU circolano ormai dal
2018; parallelamente, si parla anche del fatto che il suo Superman
possa diventare un personaggio di supporto in altri film
dell’universo cinematografico.
Cavill è sicuramente molto legato al
personaggio. Tuttavia, considerando il contratto con Netflix
per The
Witcher e il coinvolgimento in altri imminenti
progetti cinematografici, i suoi impegni potrebbero effettivamente
impedirgli di prendere parte ad un eventuale sequel
de L’uomo
d’acciaio o, comunque, di continuare a indossare i
panni del supereroe anche in altri progetti.
Eternals, ventiseiesima
pellicola del Marvel Cinematic Universe,
aggiunge nuovi eroi al già ricchissimo catalogo del franchise. Gli
Eterni, creature antropomorfe provenienti dal pianeta
Olimpia, nel 5000 a.C. vengono inviati sulla terra con la missione
di combattere i Devianti, figure mostruose che vogliono
danneggiare la specie umana. Personaggi potenti, gli
Eterni nel corso dei secoli si dividono in fazioni: c’è
chi vuole integrarsi con gli umani e chi preferisce restare
isolato.
Non è semplice definire se gli
Eterni sono personaggi buoni o cattivi, anche per la
missione moralmente discutibile che è stata loro assegnata.
Mettendo a confronto i
protagonisti di Eternals con 10 cattivi ben
noti della Marvel, viene da chiedersi: gli
Eterni sarebbero in grado di sconfiggerli o rimarrebbero
annientati?
Gli Eternals avrebbero la meglio su
Loki
La magia di Loki non basterebbe
a contrastare gli Eterni. Come gli Eternals,
Loki è un potente essere alieno con un’ampia varietà di
abilità che lo rendono un avversario altamente
pericoloso, non da
sottovalutare.Le sue qualità
sono comparabili a quelle di Sprite, l’Eterna dalle
sembianza di una ragazzina che può generare illusioni molto
realistiche. Tuttavia, non importa quanto
Loki sia forte, non sarebbe in grado di abbattere l’intera
squadra degli Eterni. Forse Druig, Ajak, Sprite e
Sersi potrebbero non essere in grado di fare molto contro
di lui, ma la potenza di Ikaris e la velocità di
Makkari sarebbero molto difficili da contrastare per
Loki.Alla fine
potrebbe rimanere vittima delle invenzioni di
Phastos.
Thanos sconfiggerebbe gli Eterni
con il suo Guanto dell’Infinito
Le creazioni di Phastos possono essere
potenti, ma non sarebbero in grado di fare molto contro il
Guanto dell’Infinito.Thanos usa la sua arma per far
scomparire metà dell’Universo.Alcuni Vendicatori, come Capitan
Marvel e Scarlet Witch, sono in grado di difendersi
da lui anche quando indossa il Guanto, ma gli
Eternals non sarebbero all’altezza.
In
realtà, anche Thanos è ”uno di loro”: è
figlio di Mentore e Sui-San, i primi
Eternals che hanno colonizzato Titano,
la luna di Saturno. Il personaggio è anche un Deviante
perché affetto da una malattia nota come “Sindrome
Deviante”.In ogni caso, gli
Eterni non potrebbero mai vincere contro il suo guanto in
grado di rendere tutti indifesi.
Nessuna delle versioni del
Mandarino potrebbe annientare gli Eterni
L’apparizione del Mandarino in Iron
Man 3 non ha avuto un ottimo riscontro dal
pubblico, che ha
disprezzato la trasformazione dell’iconico cattivo di Iron
Man nel personaggio fittizio Trevor Slattery.
In Shang-Chi e la
Leggenda dei Dieci Anelli viene introdotto il vero
Mandarino, Xu Wenwu, l’anziano signore che
brandisce i Dieci Anelli.
Alcune teorie suggeriscono che proprio questi
anelli, essendo di origine aliena, potrebbero avere una
connessione con gli Eterni.Che sia vero o no, è chiaro che nessuna delle
due versioni del Mandarino avrebbe una possibilità contro
gli Eternals. Una
sola parola di Druig farebbe arrendere
entrambi.
I poteri cosmici di Ego sovrastano
nettamente quelli degli Eternals
Il finale di Eternals raffigura
Arishemil Giudice che viene a punire le sue
creazioni per le loro azioni.In realtà, l’MCU ha già introdotto
precedentemente un altro Celestiale: Ego, un pianeta con un controllo
totale sulla sua massa fino a livello molecolare.
Anche
se Sersi è riuscito a trasformare Tiamut in
marmo, non sarebbe in grado
di fare la stessa cosa contro Ego. Certo, Phastos potrebbe tentare di
creare qualcosa di simile alla bomba usata per distruggere il
cervello di Ego ne I Guardiani della Galassia 2,
ma avrebbero comunque bisogno
di un altro Celestiale per tenere Ego occupato.
Anche i membri più forti della squadra di Phastos non sono
all’altezza dei suoi poteri cosmici.
I piani di Mysterio sono deboli
contro le arme degli Eterni
Spider-Man:
Far From Home presenta Quentin Beck, un
personaggio che originariamente sostiene di provenire da un altro
universo.In realtà,
Mysterio usa la tecnologia olografica per inscenare
attacchi, con un unico scopo: ottenere il controllo dell’IA di
Tony Stark, E.D.I.T.H.
Gli
Eternals
non avrebbero grossi problemi con Beck, i cui poteri si
fondano sul fumo e sugli specchi. Sprite potrebbe vedere attraverso le
sue illusioni e aiutare gli Eterni a farlo fuori
facilmente.
Creatura interdimensionale,
Dormammu ha una potenza superiore agli Eternals
Il cattivo Dormammu è molto
temibile.L’antagonista di
Doctor Strange è un’entità interdimensionale
primordiale che governa la Dimensione Oscura.Il suo obiettivo è quello di fondere
la Dimensione Oscura con la Terra. La missione è
ostacolata dall’intervento del Doctor Strange che,
usando la Pietra del
Tempo, intrappola Dormammu in un loop
temporale.
La
soluzione fa sì che Dormammu uccida Strange
numerose volte fino a che non ottiene il risultato
desiderato.Gli Eternals,
privi di Pietra dell’Infinito a cui fare appello, non
sarebbero in grado di fronteggiare il nemico.
I poteri di Agatha Harkness non
sono nulla rispetto a quelli cosmici degli Eterni
La principale enemy di Wandavision,
Agatha Harkness cerca di sfruttare la caotica magia di
Wanda Maximoff.Una
strega molto esperta, manipola la protagonista usando il
Darkhold.
L’iconico oggetto magico della
Marvel, il Darkhold non sarebbe in grado
di proteggerla dagli Eterni: sarebbe facilmente disarmata e sconfitta da
Makkari o Ikaris.
L’onniscienza del Conquistatore
rimane imbattibile
L’antagonista a sorpresa di Loki potrebbe non essere stata la migliore aggiunta
alla serie Disney+Loki God of
Mischief, ma a suo modo riesce a far paura.Colui che rimane –
approssimativamente identificato come Kangil
Conquistatore – è un cattivo di natura completamente diversa
dagli Eternals.
La
sua onniscienza lo rende un avversario imbattibile:
sembra improbabile che
qualcuno degli Eterni sia in grado di
fronteggiarlo.
Le abilità di Erik Killmonger non
sarebbero una minaccia
Uno dei cattivi più interessanti della
MCU, è Erik Killmonger. Il personaggio
brilla per la sua motivazione e determinazione. Dopo la sua prima
apparizione in Black Panther, La serie Disney+, What If…?,
rivela il suo vero potenziale come cattivo.Nella serie, Erik fa amicizia con
Tony Stark e ottiene l’accesso alla sua tecnologia,
uccide suo cugino
T’Alla e Tony e inizia una guerra tra il
Wakanda e gli Stati Uniti.
Sebbene astuto, il piano di Killmonger
non lo aiuterebbe contro gli Eterni.Proprio come tutti gli umani, sarebbe
vulnerabile alle abilità di Druig.
Ultron ha già spazzato via
l’Universo, potrebbe rifarlo contro gli Eternals
Ultron
del MCU è una minaccia che gli Eternals
potrebbero maneggiare. What If..? però presenta
una versione diversa del personaggio, che riesce nel suo piano di
fusione con il corpo di Visione.
Quando Thanos appare sulla Terra, rivendica le Pietre
dell’Infinito e diventa praticamente inarrestabile.
Ultron continua a distruggere l’intero
Universo.Niente può
fermarlo, nemmeno i Celestiali come Ego. Gli
Eterni avrebbero dovuto combatterlo prima che diventasse
troppo potente. Ora, cadrebbero tutti di fronte a lui, proprio come
gli altri eroi della MCU.
Il canale americano
Showtime ha diffuso il promo e la trama di
Yellowjackets 1×03, il terzo episodio di Yellowjackets,
l’annunciata nuova serie tv generazionale creata e prodotta da
Ashley Lyle e Bart Nickerson per
Showtime.
In Yellowjackets
1×03 che si intitolerà “Dollhouse” Gli Yellowjackets
discutono dei meriti di probabilmente morire mentre si rimane fermi
o probabilmente morire mentre cercano un riparo. Taissa naviga tra
un annuncio di attacco sporco e l’altra parola con la C. Shauna
vede un ragazzo.
Yellowjackets 1×03
Yellowjackets
racconta la storia di una squadra di calciatrici di talento liceale
che diventano le sopravvissute a un incidente aereo nel deserto
dell’Ontario. La serie racconta la loro discesa da una squadra
complicata ma fiorente a clan in guerra e cannibali, mentre tiene
traccia delle vite che hanno tentato di ricostruire quasi 25 anni
dopo.
Nel cast di Yellowjackets protagonisti
sono Sophie Nélisse nei panni di un’adolescente
Shauna Sheridan –
Melanie Lynskey interpreta una Shauna adulta.
Jasmin Savoy Brownda
adolescente Taissa – Tawny Cypress interpreta una
Taissa adulta Sophie
Thatchercome Natalie adolescente –
Juliette Lewis interpreta una Natalie adulta.
Sammi Hanratty
come Misty adolescente –
Christina Ricci
interpreta una Misty adulta.Ella Purnell
come Jackie, Steven Krueger come Ben Scott,
Amy Okuda come Cat Wheeler e Warren
Kole da adulto Jeff Sadecki.
Dal 18 Novembre è disponibile in
alcune sale italiane La persona peggiore del
mondo, film del regista norvegese Joachim
Trier che, dopo il successo del thriller sovrannaturale
Thelma (2017) torna a farsi ispirare dalla
cornice della nordica Oslo in un coming-of-age 2.0, quello di
Julie: protagonista indiscussa di una storia di
anima e corpo, l’interpretazione fenomenale dell’attrice
Renate Reinsve è stata riconosciuta dal
Prix d’interprétation féminine a Cannes.
La persona peggiore del mondo: un coming of age sospeso tra
anima e corpo
La persona peggiore del
mondo parla in modo inedito, fin dal prologo, a noi
giovani: siamo nati in un mondo che non ci regala nulla, dice
Julie, eppure in qualche modo si aspetta ancora di
più da noi: non molto tempo fa, era la norma per gli adulti tra i
20 e 30 anni avere tutto sotto controllo: un coniuge, una carriera
avviata, dei bambini – almeno una di queste cose e meglio ancora se
tutte e tre. I giovani d’oggi sono intrappolati in questo strano
purgatorio tra l’aggrapparsi all’essere bambino e l’età adulta. Ci
viene concesso più tempo per diventare chi vogliamo essere ma c’è
più pressione che mai per riuscirci.
Entra in scena così
Julie (Renate Reinsve, la gemella
perduta di DakotaJohnson), una
norvegese volubile che pensa di non essersi mai impegnata fino in
nessuna cosa. Un’adolescente ambiziosa, si è dilettata in medicina
prima di scoprire che era più interessata alle questioni dell’anima
che al corpo e passare allo studio della psicologia. Così, si
taglia e si tinge i capelli, lascia il suo attuale fidanzato, prima
di bruciare anche questo percorso accademico, cambiando idea ancora
una volta e diventando fotografa. Non sorprende che anche la
fotografia riesca ad annoiare Julie che, ben
presto, decide di passare al prossimo nuovo taglio di capelli, un
successivo ragazzo e a un’ulteriore professione.
Prima di questo montaggio vorticoso,
tabella di punteggio sulla vita di Julie fino a
quel momento (montato con precisione da Olivier Bugge
Coutté e impreziosito dalla colonna sonora di Ola
Fløttum), La persona peggiore del mondo
spiega cosa sta per succedere: questo sarà un film composto da
dodici capitoli, con tanto di prologo ed epilogo. Forse la storia
che Julie non è ancora riuscita a mettere per
iscritto?
La persona peggiore del
mondo è lo scrapbook frammentato di
Julie, che anela all’autorealizzazione accorpando
forzatamente ritagli di vita, senza rendersi conto che non li sta
realmente sperimentando. Lo scorrere del tempo dei 12 capitoli non
è mai cronometrato in modo coerente, andando a creare una patina
narrativa in cui non sappiamo mai quanto tempo è trascorso, ma
sappiamo che ne è passato: il tempo scivola via
inesorabilmente dalle mani di Julie, burattinaia
dei fili di una vita che la immobilizzano. Ogni capitolo ha
come protagonista una Julie che è leggermente
diversa ma anche la stessa di sempre, con lei che si evolve
lentamente come risultato degli eventi della scena precedente, ma
abbastanza distintamente da permetterci di notare queste
alterazioni e l’inizio della formazione del suo io più
completo.
Quando finalmente raggiungiamo il
suo presente, ha intrapreso una relazione a lungo termine
con un fumettista di 44 anni di successo di nome
Aksel (Anders Danielsen Lie), la
cui prospera carriera le ha dato la stabilità di lavorare di giorno
in una libreria mentre si prende il tempo di decidere su cosa
voglia puntare dopo. Alla fine riesce ad affermarsi come scrittrice
di talento, pubblicando un saggio controverso intitolato
Sesso orale nell’epoca del #MeToo.
La persona peggiore del mondo è un inno alla
multidimensionalità vitale
Come riprendersi in mano una vita
che scorre agli occhi degli altri ma non dentro di sé?
Julie dovrà capire che cambiare ed evolvere
costantemente è essere vivi; siamo fatti per essere malleabili
nello spirito come lo siamo nella carne, ma rimanere in un posto o
liberarsi dell’altro non è indicativo di una vita meno vissuta. Il
nucleo di La persona peggiore del mondo rimane
questo: l’idea che il capire e comprendere è parte integrante
dell’essere, non del diventare.
La sceneggiatura di
Trier – scritta in collaborazione con
Eskil Vogt (Thelma, Oslo,
August 31st) è una sincera lettera d’amore per gli animi
vagabondi, che emana un’immensa empatia per Julie
nonostante le sue battute d’arresto o i suoi difetti e non giudica
mai il suo viaggio, permettendo al pubblico di formare le proprie
opinioni sulle sue scelte in scenari controversi, invece di fornire
una prospettiva fissa attraverso cui valutare le sue decisioni.
Mentre un film minore avrebbe giocato sul “triangolo amoroso” tra
Julie, Askel e
Eivind, Trier e
Vogt presentano semplicemente gli aspetti positivi
e negativi di entrambi i partner, senza che nessuno sia
esplicitamente un “buono” o un “cattivo”, come spesso accade nella
vita; gli esseri umani sono più di queste riduttive
categorizzazioni, e La persona peggiore del mondo
è onesto su questa multidimensionalità, con tutti e tre i
protagonisti pienamente caratterizzati.
Una caratterizzazione così completa
permette anche al film di sovvertire le aspettative, poiché,
nonostante il materiale narrativo abbia una base familiare,
La persona peggiore del mondo si separa da storie
simili allontanandosi dai ruoli stereotipati del genere e dalla
tradizionale struttura in tre atti, svolgendosi come la vita stessa
piuttosto che sentirsi vincolato a certe convenzioni o cliché,
rendendo il viaggio di Julie nel complesso molto
più significativa e memorabile.
La persona peggiore del
mondo è indeciso come la sua eroina infinitamente curiosa,
ma è un ritratto rinvigorente ed estremamente gentile che trasmette
in maniera inedita l’idea che il viaggio è altrettanto – se non più
– cruciale del posto in cui finiamo.
Grazie al franchise di John Wick, la stella di Keanu Reeves è tornata di nuovo a splendere.
Di conseguenza, l’attore si è spesso ritrovato al centro delle
discussioni da parte dei fan in merito ai ruoli che potrebbe
interpretare in futuro, soprattutto rispetto al Marvel Cinematic Universe.
In effetti, è stato lo stesso
Kevin Feige a gettare benzina sul fuoco,
confermando in più di un’occasione di aver incontrato la star di
Matrix per discutere di una serie di ruoli, incontri
che tuttavia non hanno mai portato ad un suo effettivo
coinvolgimento nel franchise di grande successo.
Per molto tempo si è parlato del
fatto che Reeves fosse vicino ad ottenere il ruolo di Yon-Rogg in
Captain
Marvel del 2019 (poi affidato a
Jude Law). Ancora, pare sia stato considerato anche per il
ruolo di Kraven il Cacciatore nell’omonimo spin-off della Sony,
personaggio che invece sarà interpretato da
Aaron Taylor-Johnson.
Ad oggi non sappiamo se Keanu Reeves avrà mai la possibilità di unirsi
al MCU. Quel che è certo è che l’attore sarebbe assolutamente
disposto a recitare in uno dei film dei Marvel Studios, come
rivelato dallo stesso in una recente intervista con
Esquire.
“Sarebbe un onore, per me,
entrare a far parte del MCU”, ha spiegato l’attore. “Ci
sono alcuni registi e visionari davvero straordinari, e stanno
facendo qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. È un franchise
davvero speciale in questo senso, in termini di scala, ambizione,
produzione. Quindi sì, sarebbe davvero bello farne parte.”
Ricordiamo che a breve Keanu Reeves tornerà a recitare in un altro
celebre franchise, quello di
Matrix. L’attore, infatti, interpreterà nuovamente il
personaggio di Neo nell’attesissimo Matrix:
Resurrections, diretto da Lana Wachowski e in arrivo
nelle sale italiane il 1 gennaio 2022.
Dopo il
teaser promo STARZ ha diffuso il poster e la data di uscita di
Outlander 6, l’attesa sesta stagione
dell’acclamata serie Outlander.
Outlander 6 debutterà il 6 marzo negli USA, sul canale americano
STARZ.
Outlander 6
La trama della sesta stagione e i
dettagli non sono stati ancora rivelati. Nella sesta
stagione di Outlander ritorneranno
Claire Elizabeth Randall/Fraser, nata Beauchamp (stagione 1-in
corso), interpretata daCaitriona
Balfe, James “Jamie” Alexander Malcolm MacKenzie
Fraser (stagione 1-in corso), interpretato da Sam
Heughan, Edward “Ned” Gowan (stagioni 1, 3-in corso),
interpretato da Bill Paterson, Frank
Randall/Jonathan “Black Jack” Randall (stagioni 1-3), interpretato
da Tobias Menzies, Janet “Jenny” Fraser
Murray (stagione 1-in corso), interpretata da Laura
Donnelly, Ian Murray (stagione 1-in corso),
interpretato da Steven Cree, Roger
Wakefield (stagione 2-in corso), interpretato
da Richard Rankin, Brianna “Bree”
Randall Fraser MacKenzie (stagione 2-in corso), interpretata
da Sophie Skelton, Lord John William
Grey (stagione 3-in corso), interpretato da David
Berry, Marsali MacKimmie Fraser (stagione 3-in
corso), interpretata da Lauren Lyle,Claudel
“Fergus” Fraser (stagione 3-in corso), interpretato
da César Domboy e Capitano Raines
(stagione 3-in corso), interpretato da Richard
Dillane.
La trilogia sequel di Star Wars non è stata accolta dai fan come
forse Disney e Lucasfilm si aspettavano, e ad oggi i tre episodi
che compongono il trittico finale della Saga degli Skywalker
rimangono i più divisivi di tutti, forse anche più dei film della
trilogia prequel.
La trilogia sequel ha avuto inizio
con Il risveglio della Forza, che ha presentato al
pubblico i personaggi di Rey (Daisy
Ridley), Finn (John
Boyega), Poe Dameron (Oscar
Isaac) e Kylo Ren (Adam
Driver). Il primo capitolo è stato accolto con un certo
entusiasmo da parte dei fan, che tuttavia non è stato ripagato dal
sequel, Gli
Ultimi Jedi, ampiamente criticato per i suoi controversi
colpi di scena e – soprattutto – per la caratterizzazione di Luke
Skywalker. La conclusione della saga, L’ascesa di Skywalker, non ha fatto altro che
alimentare questo sentimento di contrasto nei confronti dell’intera
trilogia e, più in generale, del franchise.
Al momento il futuro della saga di
Star Wars è certo unicamente sul versante
televisivo, ma per quanto riguarda il grande schermo, invece, i
piani sembrano essere parecchio incerti (proprio di recente è stata
confermata la sospensione di
Rogue Squadron, il nuovo film del franchise affidato alla
regista Patty Jenkins). Non sappiamo quali personaggi e quali
storie saranno al centro della saga in futuro, ma sembra che possa
esserci ancora spazio per i personaggi della trilogia sequel.
Intervistata da
Empire, infatti, il presidente di Lucasfilm Kathleen
Kennedy, ha parlato proprio della possibilità di rivedere
Rey, Finn, Poe Dameron e Kylo Ren in altri film. “Certamente.
Sono personaggi di cui non ci siamo dimenticati”, ha spiegato
Kennedy. “Continueranno a vivere. Ne stiamo parlando proprio in
questo momento con il team creativo.”
Il futuro della saga di Star
Wars
Di recente è stato
confermato Rogue
Squadron, primo film ad arrivare nelle sale dopo la
conclusione della Saga degli Skywalker. Il film, diretto
da Patty Jenkins (regista
di Wonder
Woman), verrà distribuito nelle sale a dicembre
2021.
Oltre a Rogue
Squadron, sappiamo che a Rian
Johnson, regista de Gli
Ultimi Jedi, è stata affidata la scrittura di una
nuova trilogia basata su nuove storie e nuovi personaggi, ma su
quel progetto non si hanno aggiornamenti da diverso tempo. In
passato, anche ai creatori di Game of
Thrones,David
Benioff e D.B. Weiss, era
stato affidato lo sviluppo di una trilogia parallela:
sfortunatamente, il duo ha deciso poi di abbandonare il
progetto.
Viggo Mortensen è
uno degli attori più prolifici della storia del cinema. In
trent’anni di carriera e con più di quaranta film alle spalle,
Viggo ha partecipato a tanti diversi lungometraggi che hanno fatto
la storia e che sono rimasti nell’immaginario collettivo: basti
pensare alla saga de Il signore degli anelli.
Uomo calmo e saggio, Mortensen ha
una cultura immensa: ha viaggiato per il mondo quando era bambino,
ha conosciuto tante culture diverse e parla fluentemente ben sei
lingue, oltre quella di origine. Attore versatile e concentrato,
Viggo ha sempre saputo regalare tante sfumature ai personaggi da
lui interpretati sempre con impegno.
Viggo Mortensen: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. L’attore americano ha debuttato nel 1985 in Witness – Il testimone
per la regia di Peter Weir e ha proseguito la sua
carriera prendendo parte a film come Pazzie di gioventù
(1988), Non aprite quella porta – Parte 3 (1990) e
Riflessi sulla pelle (1990). Nel 1991 partecipa al film
Lupo solitario, e in seguito ai film Limite
estremo (1993), Young Americans (1993), Carlito’s Way (1993),
L’ultima profezia (1995), Allarme rosso (1995),
Ritratto di signora (1996), Daylight – Trappola nel
tunnel (1996), Soldato Jane (1997), Delitto
perfetto (1998) e Psycho (1998). Dal 2001 al 2003 si
consacra interpretando Aragorn in Il Signore degli Anelli:
La Compagnia
dell’Anello (2001), Le due torri (2002) e
Il ritorno del re
(2003). La sua carriera prosegue con Il destino di un
guerriero (2006), La promessa
dell’assassino (2007), Appaloosa (2008), The Road(2009),
A Dangerous Method
(2011), I due volti dei gennaio
(2014), Captain Fantastic
(2016) e Green Book (2018).
2. Ha scritto e diretto un
film. Nel 2020 Mortensen debutta alla regia del film
Falling – Storia di un
padre, da lui anche scritto, prodotto e interpretato. In
questo l’attore interpreta John Peterson, un uomo che si trova a
dover gestire l’anzianità del padre, con il quale egli ha da sempre
un acceso conflitto. Mortensen ha raccontato di aver ideato il film
in seguito alla scomparsa della madre, un evento che lo ha portato
a comprendere meglio anche il padre. Originariamente egli non
voleva però recitare nel film, ma si decise a farlo poiché la sua
presenza avrebbe aiutato ad ottenere i fondi necessari.
3. È stato candidato più
volte all’Oscar. Nel corso della sua carriera Mortensen ha
vinto numerosi premi cinematografici e vanta ben tre nomination al
premio Oscar come attore protagonista. La prima di queste arrivò
nel 2008 per il film La promessa dell’assassino, mentre la
seconda l’ha ottenuta nel 2017 grazie al film Captain
Fantatic. Nel 2019 viene nuovamente candidato per la sua
straordinaria interpretazione dell’italoamericano Frank “Tony Lip”
Vallelonga nel film Green Book.
Viggo Mortensen è Aragorn in Il
Signore degli Anelli
4. Ha dedicato tutto sé
stesso al ruolo. Sebbene sia stato scritturato poco tempo
prima dell’inizio delle riprese, l’attore ha imparato in fretta a
maneggiare la spada e a dare al suo personaggio tante diverse
sfaccettature. La sua interpretazione era talmente intensa che in
una fase concitata si ruppe un dente e chiese persino di
incollarglielo seduta stante per poter terminare la sequenza. Noto
è anche il suo calcio dato ad un elmo, gesto che gli procurò la
frattura di alcune dita del piede.
5. Ha ottenuto di poter
parlare elfico. Sembra che per il ruolo di Aragorn,
Mortensen si sia immedesimato davvero a fondo, a volte rimanendo
nei panni del suo personaggio anche finite le riprese, senza
accorgersene. Un aneddoto interessante riguarda una richiesta fatta
da Mortensen stesso a Peter Jackson: nella
fattispecie, Viggo chiese di poter mettere mano ad alcune parti
della sceneggiatura che comprendevano il suo personaggio, per fare
in modo che potesse parlare in elfico in alcune scene dei tre
film.
Viggo Mortensen in Green Book
6. È ingrassato notevolmente
per il ruolo. Per il ruolo del protagonista Frank
Vallelonga in Green Book, Mortensen si è trovato a
dover sostenere una preparazione fisica al ruolo piuttosto intensa.
Gli venne infatti richiesto di acquisire circa 20 chili per poter
ottenere l’aspetto possente del vero Vallelonga. L’attore, inoltre,
per prepararsi al ruolo si ritrovò a partecipare ad un tipico
pranzo italoamericano con la famiglia di Vallelonga, per una durata
complessiva di circa sei ore. Mortensen dichiarò che riuscire a
mangiare tutte le portate fu per lui la più grande sfida richiesta
per il ruolo.
7. Parla realmente in
italiano. Come anticipato, Mortensen è un attore capace di
parlare numerose lingue, tra cui proprio l’italiano. Egli ha in più
occasioni dato prova di ciò e per il ruolo di Tony Lip in Green
Book ciò tornò molto utile. Sono infatti diverse le scene in
cui il personaggio parla in italiano con i propri famigliari e così
Viggo ha potuto nuovamente dar prova di questa sua capacità,
affrontando tali scene senza alcuna preoccupazione.
Viggo Mortensen: chi è sua moglie
8. È stato sposato con
un’attrice. Durante la lavorazione del film Salvation!:
Have You Said Your Prayers Today?, conosce la cantante punk
Exene Cervenka, del gruppo statunitense X. I due
si sposano l’8 luglio 1987 e l’anno seguente, il 28 gennaio 1988
diventa padre del suo unico figlio, Henry Blake
Mortensen. Dopo la nascita di questo, si trasferisce con
la famiglia nell’Idaho. Molto riservati, i due hanno però reso nota
la separazione nel 1991 per poi divorziare il 13 marzo 1998.
Attualmente vive in Spagna con l’attrice spagnola Ariadna
Gil, a cui è legato sentimentalmente dal 2009 e che ha
conosciuto sul set del film Il destino di un guerriero.
Viggo Mortensen: Young
9. Ha girato il
mondo. Mortensen avuto una vita piuttosto movimentata. Sin
da bambino ha girato per il mondo per molti anni, vivendo per la
maggior parte del tempo in Sud America, stabilendosi in Argentina
per qualche periodo di tempo: in questo frangente, impara molto
bene lo spagnolo. Successivamente andrà in Danimarca, per poi
tornare a New York. Da adolescente inizia ad appassionarsi di
fotografia, successivamente si laurea in scienze politiche in
letteratura spagnola e diventa un young translator: infatti ha
lavorato come traduttore per la squadra di hockey svedese durante
le Olimpiadi Invernali del 1980 tenutesi a Lake Placid.
Viggo Mortensen: età e altezza dell’attore
10. Viggo Mortensen è nato
il 20 ottobre del 1958 a Manhattan, New York, Stati Uniti.
L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.
Si è conclusa con
l’assegnazione dei premi la seconda edizione del TERRAVIVA FILM FESTIVAL. Il festival cinematografico e
di cultura – svoltosi sia in presenza a Casalecchio di Reno e a
Bologna che in modalità on-line dal 16 al 20 novembre –
anche quest’anno ha voluto attraverso proiezioni, talk e
masterclass promuovere e approfondire temi sempre più attuali e
urgenti come l’inclusione sociale, l’identità personale,
l’immigrazione, la tutela dell’ambiente e la
condivisione.
Per il concorso
lungometraggi sia il Premio “Raffaele Pisu” che il
Premio Terraviva Studenti sono stati assegnati a Dying to
divorce di Chloe Fairwether, il film che è appena stato
selezionato come candidato britannico per il miglior film straniero
alla prossima edizione degli Oscar. Girato in un arco di 5 anni,
Dying to divorce documenta in parallelo il problema della
violenza sulle donne in Turchia e l’erosione delle libertà
democratiche nel paese attraverso l’esperienza di una coraggiosa
avvocata e dei casi di violenza e femminicidio che tratta.
Durante la cerimonia di
premiazione del 20 novembre, condotta dalla madrina Priscilla
Muscat, sono stati consegnati anche tutti gli altri premi sia dalla
giuria tecnica che da quelle degli studenti con le relative
motivazioni:
dalla giuria tecnica
il Premio “Raffaele Pisu” al miglior
lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether.
Motivazione: “Per la capacità di trattare in maniera avvincente
e coinvolgente un tema attuale e drammatico, così come di
trasmettere un inno alla vita e di speranza, grazie alla forza
della denuncia, a figure coraggiose e alle reti di
sostegno”.
il Premio “Raffaele Pisu” al migliore
cortometraggio Giusto il tempo di una sigaretta di Valentina
Casadei. Motivazione: “Per la capacità di rappresentare
le difficoltà quotidiane e la solidarietà che travalica le
differenze e i legami di sangue. In pochi minuti la regista riesce
a ritrarre appieno la personalità e la ricchezza dei
protagonisti”.
Menzione speciale lungometraggio Terraviva Film
Festival:The Saint of Impossible di Marc Raymond
Wilkins. Motivazione: “Per la freschezza con cui si parla di
integrazione attraverso lo sguardo inedito di due
adolescenti”
Menzione speciale cortometraggio Terraviva Film
Festival:Hailston Dance di Amin Pour Barghi e Ali
Jenaban. Motivazione: “Per l’intensità del racconto, intimo e
disperato, e per l’interpretazione registica mai esplicita, che
suggerisce con immagini forti e suggestive”
dalla giuria degli studenti
il Premio Terraviva Studenti al miglior
lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether.
il Premio Terraviva Studenti al migliore
cortometraggio: ex-aequo a Giusto il tempo di una sigaretta
di Valentina Casadei e Pizza Boy di Gianluca Zonta.
Menzione specialePremio Terraviva
Studenti:The Saint of Impossible di Marc Raymond
Wilkins.
E’ stato anche assegnato il
Premio Speciale Terraviva Film Festival 2021 a Franco
Grillini (protagonista del docufilm di Filippo Vendemmiati
Let’s Kiss che chiude fuori concorso la manifestazione).
Motivazione: “Per l’inesauribile forza con la quale da sempre
lotta per la conquista dei diritti civili, in nome dell’inclusione
e delle pari opportunità”.
TERRAVIVA FILM
FESTIVAL è organizzato da Genoma Films – casa di
produzione fondata da Paolo Rossi Pisu, Antonio Pisu e Marta
Miniucchi – e Associazione Amici di Giana, realizzato in
collaborazione con il Comune di Casalecchio sul Reno (Bo),
il Premio Gianandrea Mutti e CEFA– il seme della
solidarietà Onlus e con il patrocinio del Dipartimento delle
Arti dell’Università di Bologna e il riconoscimento del
Ministero della Cultura.
Il premio alla carriera istituito da
Irene Bignardi nel 1988, in accordo con il
Raymond Chandler Estate, fondazione facente capo
agli eredi di Graham Greene, dopo John
Banville, premiato nel 2020, resta anche quest’anno in
Europa, e va a uno scrittore francese che nonostante la giovane età
è già conosciuto e letto in tutto il mondo con grandissimo
successo.
Secondo un sondaggio della rivista
“Livres Hebdo”, Guillaume Musso, nato nel 1974 ad
Antibes, il bisnonno emigrato dal Piemonte nel sud della Francia
all’inizio del Novecento, è stato l’autore più letto dai francesi
durante il lockdown. Ma ai record lui è abituato: dal 2001 produce
quasi un libro all’anno, iniziando come un provinciale senza
“padrini” totalmente sconosciuto, e arrivando a essere l’autore più
venduto in Francia, tradotto in 42 lingue, con una ventina di
opere da milioni di copie in tutto il mondo.
Skidamarink (2001) è il romanzo
d’esordio, un thriller che parte col furto della Gioconda al Louvre
e raccoglie subito critiche eccellenti. Il successo arriva nel 2004
con Et après…(L’uomo che
credeva di non avere più tempo, Sonzogno 2005), libro
che ha venduto più di un milione di copie ed è stato tradotto in
una ventina di lingue e che, nel 2009, è diventato un film,
Afterwards, diretto da Gilles Bourdos,
con John Malkovich, Romain Duris ed Evangeline Lilly. Il cinema è
stato per lui una delle maggiori fonti di ispirazione, ed è quindi
naturale che anche la costruzione dei suoi libri richiami quella di
certi film. Appartenendo a una generazione che consuma il cinema
soprattutto in video, la sua scrittura è incline alla visualità, si
struttura come un montaggio cinematografico, è percorsa da una
tensione che non molla mai il lettore fino alla fine. Come succede
nelle serie TV angloamericane di cui Musso è un fan: Six Feet
Under, Lost, The Sopranos, MI5,
24, The West Wing, Mad Men, The
Wire.
Tutti o quasi i libri di Musso sono
stati dei best seller, tra i numerosi: Sauve-moi (2005;
La donna che non poteva essere qui, Sonzogno, 2006),
Seras-tu là? (2006; Chi ama torna sempre
indietro, Sonzogno, 2006), Je reviens te chercher
/Ti vengo a cercare (Rizzoli, 2008), La fille de
papier (2011; La ragazza di carta, Sperling & Kupfer,
2012), Central Park(Bompiani, 2014), L’instant
présent (2015; L’istante presente, La nave di Teseo,
2019), Un appartement à Paris /Un appartamento a Parigi
(La nave di Teseo, 2017), La jeune fille et la nuit /
La ragazza e la notte (La nave di Teseo, 2018), La vie
secrète des écrivains / La vita segreta degli
scrittori (La nave di Teseo, 2019), La vie est un
roman / La vita è un romanzo(La nave di Teseo, 2020)
e L’inconnue de la Seine / La sconosciuta della
Senna (La nave di Teseo, 2021).
Il tema principale che sottende
quasi tutta la sua opera è quello della resilienza, la capacità di
resistere alle avversità rinnovandosi e ricostruendosi, del saper
cogliere al volo le occasioni che la vita ci offre, del coraggio
del cambiamento. Ma anche l’indagine sulla creatività, in
particolare sulla scrittura, è al centro di molti dei romanzi di
Musso. La suspense è la vera regina dei suoi libri, insieme alla
sua corte di personaggi, raccontati con maestria ed empatia.
“Amo raccontare storie
originali, voglio che si vibri insieme con i personaggi, che si
rida, che si pianga, voglio che a lettura finita ci si senta più
felici di prima” dice Musso.
Il suo debito letterario con la
tradizione ottocentesca del fantastico francese è evidente:
“mia madre era bibliotecaria – dice Musso – sono
cresciuto fra i libri fin da piccolo. Ho letto tutti i classici
francesi, Nodier, Gautier e Mérimée, cui aggiungerei Maupassant e
perfino Barjavel”. Nel mescolare il sovrannaturale a una
vicenda contemporanea Musso riattualizza questo tipo di letteratura
che ebbe in passato un enorme successo.
Nel contemporaneo, Musso ama la
letteratura che indaga l’inconscio e le emozioni, come quella di
Milan Kundera, Philip Roth, Stephen King, Dennis Lehane, ma è anche
un fan di Jean-Cristophe Grangé e di Tonino Benacquista, mentre
altrove dichiara che il suo maestro è Georges Simenon, di cui
riprende le stesse domande (che sono anche quelle di Modiano e
Manchette): chi sono i vivi e chi i morti, come riconosciamo il
loro valore e come veniamo davvero in contatto con loro?
Che è poi anche il tema dell’ultimo
romanzo, che Musso presenterà a Milano, al Noir in festival, il 12
dicembre, giorno in cui riceverà il Raymond Chandler Award: La
sconosciuta della Senna, edito da La nave di Teseo e ora in
tutte le librerie. Qui ritroviamo, dopo tanti set newyorchesi, una
Parigi nebbiosa poco prima di Natale, e la Senna che restituisce
una ragazza senza memoria, ma la cui identità appartiene a una
morta. È un’indagine per l’ufficio affari non convenzionali
della polizia di Parigi, l’occasione che il capitano Roxane,
osteggiata dai suoi capi, aspettava da tempo. La sua inchiesta si
trova ben presto catapultata in un enigma inquietante: è possibile
essere al tempo stesso vivi e morti?
A ottobre Musso era sul set del film
TV The Reunion, adattamento del suo bestseller La
ragazza e la notte per France 2, con la Rai come partner
esclusivo e nel cast l’italiano Giacomo Fusco.
Il pubblico italiano ha dimostrato
di apprezzare molto la grana letteraria di Musso e insieme la sua
salda presa su trame e personaggi. D’altra parte, a queste
latitudini, spesso e volentieri il polar ha conteso alla produzione
anglosassone l’affetto dei lettori e la palma delle vendite. Il
Noir in festival celebra quindi la peculiarità francese del genere
con un incontro a lui dedicato e premiando il suo rappresentante
più attuale e letto.
Il trailer numero due di
Spider-Man:
No Way Home ha aperto la porta a moltissimi nuovi
spot che stanno imperversando, principalmente nelle tv americane.
Di seguito ve li proponiamo, dal momento che contengono diverse
scene e dettagli in più rispetto al video che abbiamo visto la
scorsa settimana. Eccoli di seguito:
Medusa Film ha
diffuso il trailer ufficiale di Supereroi
l’atteso nuovo film di Paolo Genovese più volte rimandato a causa
della PANDEMIA e con protagonisti
Alessandro Borghi e
Jasmine Trinca, dal 23 dicembre al cinema. Nel cast
anche Greta Scarano,
Vinicio Marchioni, Linda Caridi e con la
partecipazione di Elena Sofia Ricci.
Supereroi: la trama
Servono i superpoteri per amarsi
tutta una vita, Anna e Marco lo sanno bene. Lei è una fumettista
dal carattere impulsivo, nemica delle convenzioni; lui un
professore di fisica convinto che ogni fenomeno abbia la sua
spiegazione. A tenerli insieme è un’incognita che nessuna formula
può svelare.
Un film di PAOLO GENOVESE con
Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Greta Scarano, Vinicio
Marchioni, Linda Caridi e con la partecipazione di Elena Sofia
Ricci una produzione LOTUS PRODUCTION in collaborazione con MEDUSA
FILM prodotto da MARCO BELARDI
Guarda il trailer di Me contro Te Il Film – Persi nel Tempo, il
nuovo film, dopo lo straordinario successo dei primi due film,
li vedrà protagonisti di una nuova entusiasmante avventura inedita
al cinema dal1 Gennaio. Nel terzo film, sempre per
la regia di Gianluca Leuzzi, la magia porterà i Me Contro Te
a viaggiare nel tempo. Con loro l’amico Pongo ma anche i nemici di
sempre, il Signor S e Perfidia, e una nuova
agguerritissima nemica.
Da un soggetto diLuigi
Calagna e
Sofia Scalia, Me Contro Te Il Film – Persi nel
Tempo è scritto da Emanuela Canonico, Andrea
Boin, Luigi Calagna e Sofia Scalia. Il film è diretto da Gianluca
Leuzzi. La fotografia del film è di Vito Trecarichi, il montaggio
di Davide Cerfeda, la scenografia di Mario Torre e i costumi di
Tecla Turiaco. Le musiche originali del film sono di Stefano Della
Casa. Me contro Te Il Film – Persi nel
Tempo è una produzione Warner Bros. Entertainment
Italia, Colorado Film Production e Me Contro Te. Il film sarà
distribuito nelle sale da Warner Bros. Pictures dal 1
Gennaio 2022.
La trama
É un giorno speciale per Luì, che
finalmente sta per ricevere il diploma da scienziato, e come sempre
Sofì è lì al suo fianco a sostenerlo e a dargli coraggio.
All’evento non può poi di certo mancare Pongo, il loro amico di
sempre. Ancora una volta però, il Signor S e la fedele Perfidia,
cercheranno di insidiare i Me Contro Te ma Sofì, con i suoi poteri
di fata, e Luì, con la migliore tecnologia degna di un vero
scienziato, daranno del filo da torcere ai loro nemici. Qualcosa va
storto però e la magia catapulterà tutti in luoghi ed epoche
lontane… persi nel tempo! In questo magico viaggio i Me Contro Te
scopriranno di avere dei nuovi amici e conosceranno una nuova,
agguerritissima nemica. Una fantastica ed emozionante avventura al
cinema per Luì e Sofì, piena di sorprese e con tanto divertimento
per i loro piccoli fan e tutte le famiglie.
Spike Lee è uno dei
registi più influenti e combattenti della epoca moderna e
contemporanea. Non solo egli è regista di lungometraggi e
cortometraggi, ma si è anche distinto come attore di alcuni suoi
film, ha poi diretto documentari, videoclip, film per la
televisione e spot pubblicitari, oltre essere produttore dei suoi
film e non solo.
Ha sempre manifestato una dura
opposizione contro il razzismo, dimostrando in ogni suo lavoro
quanto ancora questa forma di odio sia diffusa non solo in America,
ma in tutto il mondo. I suoi film hanno fatto la storia del cinema,
hanno scosso il pubblico con la capacità del regista di narrare con
gran forza visiva, che è una sua qualità unica. La passione e
l’amore che c’è detro ogni suo film e ogni tematica non ha
confini.
Ecco 10 cose che non sai di Spike Lee.
Spike Lee: i suoi film
1. Ha diretto celebri
lungometraggi. Il primo lungometraggio di Lee è Joe’s
Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads del 1983, che è il suo
saggio finale alla New York University. Successivamente ha
realizzato Lola Darling (1986), Aule turbolente
(1988) e Fa’ la cosa giusta (1989). Gli anni ’90 iniziano
con Mo’ Better Blues (1990), Jungle Fever (1991)
e proseguono con i suoi film più popolari come Malcolm X
(1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995) e
Girl 6 – Sesso in linea (1996). La sua carriera prosegue
poi con Bus in viaggio (1996), S.O.S. Summer of Sam –
Panico a New York
(1999), Bamboozled (2000), La 25ª ora
(2002), Inside Man (2006), Miracolo a Sant’Anna
(2008), Oldboy (2013), Il sangue di Cristo
(2015), Chi-Raq(2015),
BlacKkKlansman (2018) e Da 5 Blood – Come fratelli
(2020).
2. Ha realizzato diversi
videoclip per noti cantanti. Nel corso della sua carriera
Lee si è distinto anche come regista di videoclip, collaborando con
diversi noti artisti del mondo della musica. Tra i primi progetti
di questo tipo da lui realizzati si ritrovano quelli per Tutu
Medley di Miles Davis e Fight the
Power dei Public Enemy. Questo è in
particolare un brano molto utilizzato nel film Fa’ la cosagiusta. Ha poi diretto videoclip di brani come Born to
Fight di TracyChapman,
Do Your Dance, Gotta Have You, Jungle Fever e
Make Sure You’re Sure, di Stevie Wonder,
Money Don’t Matter 2 Night di Prince,
Cose della vita di Eros Ramazzotti e
They Don’t Care About Us e This Is It di
Michael Jackson.
3. Ha vinto un
Oscar. Nel corso della sua carriera Lee è stato candidato
ben ben 5 volte al premio Oscar, il più delle volte in categorie
diverse. La prima nomination è arrivata nel 1990 come miglior
sceneggiatore per Fa’ la cosa giusta, mentre nel 1998 è
stato candidato per il miglior documentario con 4 LittleGirls. Dopo anni di assenza è tornato agli Oscar nel 2019
con il film BlacKkKlansman, venendo nominato come regista,
produttore e sceneggiatore, trionfando poi in quest’ultima
categoria. Nel 2016 a Lee è inoltre stato conferito il premio alla
carriera.
Oldboy di Spike Lee
4. Ha diretto il remake di
un noto film coreano. Nel 2013 venne realizzato il film
Oldboy, diventato uno dei film più famosi del regista
americano. Il film è un remake del film omonimo di Park
Chan-Wook realizzato dieci anni prima e basato sul manga
giapponese Old Boy. Il film racconta la storia di
Joe Doucett, un dirigente pubblicitario che viene
rapito in maniera improvvisa e viene tenuto prigioniero per circa
vent’anni, del tutto isolato dal resto del mondo. Quando finalmente
viene liberato, Joe decide di andare alla ricerca di chi lo ha
tenuto segregato per tutto quel periodo di tempo, scoprendo come la
sua vita sia coinvolta in una serie di tradimenti e sotterfugi.
5. È subentrato all’ultimo
nel progetto. Già nel 2004 cominciarono a circolare voci
circa un remake americano dell’omonimo film coreano, vincitore
nello stesso anno del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes.
Tuttavia, nel corso degli anni, vi furono diversi problemi
produttivi. Se inizialmente era stato fatto il nome di
Justin Lin come regista, in seguito vennero fatti
i nomi di Will Smith come protagonista e di
Steven Spielberg come regista. Dopo
alcuni problemi relativi ai diritti, tutti abbandonarono il
progetto verso il 2010. L’anno successivo venne ripreso e venne
annunciato Spike Lee alla regia del film. In questo remake di
Oldboy ci sono Josh Brolin, nei panni del
protagonista, Elizabeth Olsen, Samuel L.
Jackson, Pom Klementieff e
Rami Malek.
Spike Lee e
BlacKkKlansman
6. È il suo nuovo film di
grande successo.BlacKkKlansman è
l’ultimo film realizzato da Spike Lee. Uscito nella seconda metà
del 2018 in Italia, il film è stato selezionato per il concorso
ufficiale del Festival di Cannes ed è un adattamento del libro
Black Klansman dell’ex poliziotto Ron
Stallworth, il primo afroamericano ad essere un poliziotto
di Colorado Springs, infiltratosi poi in un gruppo del Ku Klux
Klan. Grazie a questo film Lee è tornato alla ribalta dopo alcuni
insuccessi, vincendo numerosi premi in tutto il mondo.
7. Ha nuovamente raccontato
del razzismo. Con questo film, il regista rimarca come un certo
tipo di odio ed il razzismo non siano mai andati via: iniziando da
una breve sequenza di Via col Vento e finendo con la
marcia di Charlottesville, in Virginia, per i diritti civili
dell’agosto 2017 e le dichiarazioni di
Donald Trump. Il film, che vede
la presenza di John David
Washington e Adam Driver,
vuole raccontare la storia e il razzismo nella storia americana,
facendo uso di un linguaggio leggero, ironico e farcito di satira
sociale.
8. Ha posto alcune
condizioni per dirigere il film. Quando il produttore
Jordan Peele (anche noto come regista di Get Out e Noi)
ha proposto per la prima volta tale progetto a Spike Lee, egli
rimase incredulo nei confronti di tale vicenda, la quale sembrava
fin troppo straordinaria per essere vera. Per Lee, la storia era
inoltre troppo scandalosa per essere ignorata. Egli aveva però
alcune condizioni da richiedere prima di accettare di dirigere il
progetto: inclundere elementi comici e tracciare parallelismi con
questioni razziali contemporanee.
Spike Lee presidente di giuria a
Cannes
9. È stato scelto come
presidente di giuria del celebre Festival. Nel 2020 Lee
viene annunciato come presidente di giuria dell’imminente Festival
di Cannes. Tuttavia, a cuasa della pandemia di Covid-19, l’evento
non si è più potuto svolgere, nonostante i tanti tentativi e
rinvii. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux ha però
confermato che l’annullamento non interferiva con la presidenza di
Lee, il quale è poi stato riconfermato per l’edizione del 2021,
svoltasi nel mese di luglio. In tale occasione Lee ha conferito la
Palma d’Oro al film Titane.
Spike Lee: età e altezza del regista
10. Spike Lee è nato il 20
marzo del 1957 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti. Il
regista è alto complessivamente 1.70 metri.
Il Marvel Cinematic Universe
è un universo cinematografico di enorme successo che vanta al
momento ben 26 film, senza considerare le serie targate Disney+ e di tutto il restante
materiale espanso. Per questo motivo, ora come ora tuffarsi alla
scoperta del franchise potrebbe risultare scoraggiante per chi non
ha mai visto o sentito nulla del MCU. Ecco, quindi, 10 suggerimenti
che potrebbero rivelarsi molto utili per i neofiti, per tutti
coloro che hanno deciso di approcciarsi soltanto ora alla visione
della saga.
Le fasi
È importante sapere e
capire che l’Universo Marvel è stato organizzato in fasi separate,
ognuna delle quali porta qualcosa di totalmente unico al pubblico.
Il MCU è attualmente alla sua quarta fase, con la prima fase basata
sostanzialmente sulle origini di questi straordinari
personaggi.
La seconda fase riguardava la
continuazione del loro viaggio, mentre la terza fase era incentrata
sulla conclusione della Saga dell’Infinito, con molti dei
personaggi principali che hanno dovuto affrontare la temibile
minaccia di Thanos. Quest’arco narrativo complessivo (cioè la
minaccia di Thanos), in realtà, ha fatto da sfondo a ciascuna di
queste fasi, con le Gemme dell’Infinito che hanno fatto la loro
apparizione nei vari film. Al momento non è chiaro quando finirà la
quarta fase.
L’ordine di visione
C’è molto dibattito
sull’ordine in cui guardare i film de MCU. Tante opinioni diverse
possono creare confusione. L’ordine della data di uscita segue la
formula delle fasi, in modo che la narrazione si svolga come
inizialmente previsto dai Marvel Studios. Questo è un ottimo modo
per iniziare, ma probabilmente esiste un sistema migliore.
È possibile, infatti, che guardare
queste storie in ordine cronologico possa effettivamente essere più
efficace. Personaggi del calibro di Captain Marvel
verrebbero così introdotti molto prima, quindi il ritorno è un
affare più grande, mentre Captain America può diventare davvero il
Primo Vendicatore, dando il via al MCU. Guardare i film seguendo
l’ordine di ogni franchise può creare un po’ di confusione quando
si verificano poi i crossover.
La questione Sony
I Marvel Studios e i
Walt Disney Studios hanno ora i diritti su quasi tutti i personaggi
principali della Marvel Comics. C’è solo uno studio che ha
ancora voce in capitolo sull’utilizzo di uno specifico personaggio
sul grande schermo, ossia Sony, che continua a possedere Spider-Man
e i personaggi a lui associati.
Questo può creare un po’ di
confusione, poiché Sony, parallelamente, sta creando il proprio
universo Marvel che include famosi antieroi e nemici dell’Uomo
Ragno come Venom e Morbius. Fortunatamente, le cose stanno per
diventare molto meno complicate, in quanto sembra che questi
universi, alla fine, si fonderanno. La cosa più importante da
sapere in questo caso è che, per la prima volta, tutti i personaggi
Marvel sono liberi di giocare nella stessa sandbox e tutti i film
di Sony fanno parte del Multiverso.
Netflix, ABC e le altre serie
Marvel Entertainment ha prodotto più serie con altre
emittenti, tra cui Hulu, ABC e Netflix, ognuna delle quali ha fatto riferimento al
più ampio MCU. Tuttavia, che si tratti di Cloak and Dagger
o Runaways, o Daredevil o Agents Of
S.H.I.E.L.D. il destino di queste serie è attualmente
sconosciuto.
È
opinione comune che gli show di ABC, ossia Agents of
S.H.I.E.L.D. e Agent Carter, sono da considerare
canonici. Per quanto riguarda tutto il resto, potrebbe trattarsi di
storie e personaggi al di fuori della timeline. Tuttavia, dal
momento che circolano diverse voci secondo cui Charlie Cox tornerà
nei panni di Matt Murdock in Spider-Man: No Way Home, la
continuity potrebbe essere scossa ancora una volta. In
definitiva, nessuno vuole vedere questi personaggi Marvel subire un
re-casting, ma vedere queste serie non è necessario ai fine della
comprensione del MCU, per quanto siano divertenti.
Leggere i fumetti
I fumetti sono la fonte ultima di tutto ciò che riguarda
la Marvel e quando ci si lancia nel MCU è sicuramente importante
leggere almeno un po’. I fumetti hanno lo spazio necessario per
entrare in dettagli molto più profondi riguardo a questi personaggi
iconici, anche se molte delle storie sulla carta sono arrivate poi
sullo schermo.
Quello che bisogna tenere a mente però è che la continuity dei
fumetti è completamente diversa da quella del grande schermo. Ci
sono, infatti, alcuni importanti cambiamenti: la formazione degli
Avegers originali ne è un ottimo esempio. Inoltre, questo è un
universo in cui i mutanti stanno fianco a fianco con stregoni,
vampiri e alieni, una combinazione che non è stata ancora stata del
tutto raggiunta nel MCU.
Ritorni inaspettati
Nessun personaggio dovrebbe mai essere escluso dal MCU,
anche se a prima vista sembra insignificante. I fan hanno speculato
a lungo su alcuni dei migliori ruoli secondari di tutto l’universo
cinematografico, e diversi personaggi hanno ampliato i rispettivi
archi narrativi soltanto molto tempo dopo la loro prima
apparizione.
La
morte non è mai la fine e solo perché un personaggio come Darcy
Lewis o Teschio Rosso non compaia da un po’, non significa che non
possa tornare a giocare un ruolo importante ancora una volta. In
definitiva, è importante prestare attenzione a ciascun ruolo,
poiché alcuni personaggi potrebbero fare ritorni inaspettati o
diventare parte integrante del più ampio MCU in
seguito.
Le serie Disney+
Di recente, il MCU si è
ampliato grazie al debutto di Disney+ e a molteplici serie
disponibili sulla piattaforma di streaming, come Loki,
WandaVision e What If…? Queste serie sono in realtà
vitali per comprendere il resto dell’universo e hanno introdotto
alcuni personaggi Marvel preferiti dai fan.
Sfortunatamente, chiunque voglia
iniziare con il MCU dovrà investire in un abbonamento alla
piattaforma (sebbene questo sia il modo più semplice per accedere
anche ai film). Il Multiverso, in particolare, viene ampiamente
spiegato sul piccolo schermo, e sappiamo che avrà ramificazioni nel
canone e nei film destinati al grande schermo.
Marvel Legacy
I Marvel Studios non
sono stati i primi a portare i fumetti al cinema. Studi del calibro
di Sony, Fox e Universal hanno precedentemente tentato di adattare
questi personaggi, nonostante i risultati siano stati parecchio
altalenanti. Tuttavia, ora è Disney a possedere quasi tutti questi
franchise.
In questo momento, i film precedenti
sono classificati come parte della linea Marvel Legacy; non sono,
dunque, in linea con il MCU. Tuttavia, le cose potrebbe cambiare
molto presto. Spider-Man: No Way Home, ad esempio, sta già
portando le precedenti saghe dell’Uomo Ragno (quelle di Sam Raimi e
Marc Webb) nel MCU grazie al Multiverso, mentre
WandaVision ha anticipato che lo stesso potrebbe accadere
con i film degli X-Men realizzati da Fox.
Generi diversi
Il Marvel Cinematic
Universe è spesso associato a una formula e questo potrebbe
scoraggiare i nuovi spettatori. Ma i Marvel Studios hanno
effettivamente creato una vasta gamma di film che attingono a tutti
i tipi di generi. Ce n’è davvero per tutti i gusti nel
franchise.
Che si tratti di un’epopea spaziale
come Guardiani della Galassia, un mix di fantasy e arti
marziali come Shang-Chi, o magari un thriller di
spionaggio come Captain America: The Winter Soldier, è
difficile sostenere che tutti questi progetti siano esattamente gli
stessi. A volte il miglior punto di partenza è all’interno di un
genere solo all’apparenza familiare.
Unirsi alla famiglia
L’Universo Marvel sembra una grande famiglia quando si
tratta del cast di attori. Gran parte dell’essere un fan di questo
franchise coincide con l’essere un fan degli attori dietro i
rispettivi ruoli. Che si tratti di social media o di interviste sul
red carpet e nei vari late show, il cast del MCU si è fatto amare
dai fan e ha effettivamente dato vita a momenti davvero
unici.
Ad
esempio, attori come Sebastian Stan, Anthony Mackie e Benedict
Cumberbatch che prendono in giro Tom Holland è qualcosa di
assolutamente esilarante. Immergersi in tutti questi buoni
contenuti è ormai parte integrante del viaggio nel Marvel Cinematic
Universe.
In occasione della consegna
dell’American Cinematheque Award a Scarlett Johansson lo scorso weekend, il
presidente dei Marvel StudiosKevin
Feige ha rivelato che l’attrice tornerà a lavorare con la
Marvel per un nuovo misterioso progetto in cui figurerà come
produttrice.
Come riportato da
Deadline, il progetto top secret sarà totalmente slegato da
Black
Widow, quindi non avrà nulla a che fare con il
personaggio di Natasha Romanoff. Ricordiamo che Johansson è stata
la prima attrice del MCU ad essere coinvolta in qualità di
produttrice esecutiva in un film dei Marvel Studios (Black
Widow, appunto).
“Scarlett ha prestato il suo
talento e il suo potere da star al Marvel Cinematic Universe per
oltre un decennio. Sono estremamente grato per il fatto che ha
scelto di svolgere un ruolo chiave in esso per così tanti
anni”, ha osservato Feige. “Lavorare con lei è stata
davvero una delle collaborazioni più memorabili e gratificanti
della mia carriera.”
Black
Widow è uscito contemporaneamente nei cinema e su
Disney+, cosa che ha spinto Scarlett Johansson a citare in giudizio la
Disney. La diatriba si è poi risolta con un accordo milionario e
dalle parole di Feige è chiaro che, nell’intera vicenda, il boss ha
avuto un ruolo da mediatore tra le due parti. Speriamo di saperne
di più sul ritorno di Johansson nel MCU il prima possibile.
Sul red carpet dell’American
Cinematheque, l’attrice ha così commentato la faida con la Disney:
“Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi
sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo
tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi
facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno
dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso
che ne sia valsa la pena.”
Il nome di Hailee Steinfeld è sempre stato associato al
ruolo di Kate Bishop, ancor prima
dell’ufficializzazione del cast dell’attrice da parte dei Marvel Studios. Pare infatti che la
star di Bumblebee
fosse sempre stata nel mirino dello studio. Tuttavia, da quelle
voci di corridoio alla conferma definitiva è trascorso un bel po’
di tempo.
Ora, vedremo finalmente l’attrice
candidata all’Oscar per Il
grinta nei panni dell’erede di Occhio di Falco in Hawkeye, l’attesissima nuova serie della
Marvel che debutterà su Disney+ a partire dal prossimo 24
novembre. In occasione della conferenza stampa globale di
presentazione della serie, Kevin Feige ha rivelato
alcuni interessanti dettagli proprio in merito al casting di
Steinfeld.
Come riportato da
ComicBookMovie, infatti, il presidente dei Marvel Studios ha
spiegato che l’attrice non ha sostenuto alcun provino per il ruolo
di Kate Bishop, a conferma che lo studio aveva sempre pensato a lei
per la parte. “Hailee non ha fatto nessuna audizione”, ha
dichiarato Feige. “Siamo stati davvero molto fortunati che
fosse aperta alla possibilità di interpretare il personaggio,
perché abbiamo sempre pensato che fosse una sorta di prototipo di
Kate.”
“Come molto spesso accade,
quando pensiamo ad un attore per un determinato ruolo, alla fine
capita che accetti sempre di interpretarlo”, ha aggiunto il
produttore. “Con Hailee ci sono stati soltanto alcuni incontri
per discutere della cosa e siamo veramente grati che abbia voluto
entrare a far parte del MCU, perché abbiamo sempre saputo che
sarebbe stata grandiosa. Ed infatti lo è.”
Qualcosa ci dice che i Marvel
Studios abbiano dei grandi piani in serbo per l’attrice e per il
personaggio. D’altronde, è quasi certo che Kate assumerà il ruolo
di Occhio di Falco in modo permanente, raccogliendo così l’eredità
di Clint Barton. Tuttavia, non ci resta che guardare Hawkeye per scoprire in che direzione andrà la storia
di Kate.
Arriva da
Deadline la conferma che la produzione di Black
Panther: Wakanda Forever è stata ufficialmente sospesa
e che le riprese del film ripartiranno all’inizio del prossimo
anno, precisamente a gennaio. La ragione è l’infortunio sul set di
Letitia Wright, interprete di Shuri.
Ora, in una lunga lettera inviata da
Kevin Feige, Louis D’Esposito e Nate
Moore al cast e alla troupe del film, sono emersi nuovi
dettagli proprio in merito all’incidente che ha coinvolto
l’attrice, avvenuto lo scorso agosto, sul set allestito a Boston,
mentre stava girando una scena d’azione. Nel frattempo, la
produzione è andata avanti, realizzando tutte le scene in cui non
era coinvolto il personaggio di Shuri. Tuttavia, non essendosi
Wright ripresa in tempo, i Marvel Studios hanno ritenuto
opportuno bloccare temporaneamente i lavori sul film, posticipando
anche la data di uscita da luglio a novembre 2022.
Nella lettera scritta da Feige,
D’Esposito e Moore, è emerso che Letitia Wright ha riportato una frattura alla
spalla e persino una commozione cerebrale: “Quelle che
credevamo fossero ferite minori, in realtà, si sono rivelate più
gravi del previsto, visto che Letitia ha dovuto fare i conti con
una grave fattura alla spalla e una commozione cerebrale che ha
avuto numerosi effetti collaterali. È stato difficile. Ora Letitia
è in via di guarigione, seguita dai medici e aiutata dal sostegno
della sua famiglia.”
I dirigenti dello studio hanno poi
ringraziato l’attrice per aver fatto di tutto per cercare di
tornare il più velocemente possibile sul set: “Sappiamo quanto
Letitia ami il ruolo di Shuri e quando sia difficile per lei stare
lontana dal set. Sta lavorando sodo per riprendersi. Non vediamo
l’ora di rivederla al lavoro. Ci ricongiungeremo tutti più forti di
prima.”
Black
Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8
luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios,
Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio
interpretato al compianto Chadwick
Boseman nel primo film, non verrà interpretato da
un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si
concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri
personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.
Letitia Wright (Shuri), Angela
Bassett (Ramonda), Lupita
Nyong’o (Nakia), Danai
Gurira (Okoye), Winston
Duke (M’Baku) e Martin
Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei
rispettivi personaggi interpretati già nel primo film.
L’attore Tenoch Huerta è in trattative
con i Marvel
Studios per interpretare il villain principale del
sequel.
Il ruolo dell’artista transgender
Lili Elbe in
The
Danish Girl è probabilmente uno dei più conosciuti – e
acclamati – della carriera di Eddie Redmayne. Tuttavia, in una recente
intervista con il
Times di Londra, l’attore britannico ha ammesso che, oggi, non
accetterebbe la parte.
All’epoca dell’uscita in sala del
film di Tom Hooper, che valse a Redmayne una
candidata all’Oscar come miglior attore protagonista (l’ambita
statuetta – lo ricordiamo – l’aveva già vinta per il ruolo di
Stephen Hawking ne La
teoria del tutto), la scelta di far interpretare un
personaggio transessuale ad un uomo cisgender venne accolta da
numerose critiche. A quanto pare, oggi Redmayne sembra essere
d’accordo con quelle contestazioni.
“No, adesso non accetterei
quella parte”, ha confessato l’attore. “All’epoca accettai
perché ero mosso dalle migliori intenzioni, ma penso che sia stato
un errore. La discussione riguardo alle frustrazioni sui casting è
dovuta al fatto che molte persone non hanno voce in capitolo. Deve
esserci un livellamento, altrimenti ci saranno sempre dibattiti di
questo tipo.”
Eddie Redmayne in difesa della comunità transgender
Non è la prima volta che Eddie Redmayne si espone in difesa della
comunità transgender: lo scorso anno, infatti, il protagonista
della saga di Animali Fantastici aveva criticato duramente
le dichiarazioni di J.K. Rowling, la celebre
scrittrice britannica nota per aver dato vita al magico mondo
di Harry
Potter, accusata di transfobia.
All’epoca, aveva dichiarato: “Il
rispetto nei confronti delle persone transgender resta un
imperativo culturale. Negli anni anche io ho cercato costantemente
di educare me stesso. Avendo lavorato sia con J.K. Rowling che con
diversi membri della comunità trans, ci tengo a chiarire con
fermezza la mia posizione. Non sono d’accordo con i commenti di Jo!
Le donne trans sono donne! Gli uomini trans sono uomini! Le
identità non-binarie sono valide! So che i miei amici e colleghi
transgender sono stanchi di questa continua messa in discussione
delle loro identità. Vogliono soltanto vivere le loro vite in pace
ed è arrivato il momento di lasciarglielo fare.”
La santa
piccola è Annaluce, la giovanissima Sofia
Guastaferro che sin dalla prima sequenza si prende di
forza la scena, dopo il titolo e fino alla conclusione del film di
Silvia Brunelli. Una storia minima, esemplare
senza avere la pretesa di esserlo, ma insieme piuttosto diretta e
smaccata nei temi scelti da non poter passare agli annali come
originale o unica. Che questa sia stata o meno una preoccupazione
della esordiente regista, sicuramente poco importa che prima di lei
siano arrivati Matteo Garrone e Alice Rohrwacher a raccontare la
realtà periferica e quotidiana della Napoli di oggi.
Dove e con chi vive la
Santa piccola
Tutto si svolte in – e
intorno a – un rione del capoluogo campano, dove tutti si
conoscono. E dove ogni giorno è uguale, per tutti. Anche per gli
inseparabili Mario e Lino, fratello di Annaluce, costretto a
respingere le incursioni del violento padrone di casa e occuparsi
della sorellina e della madre, affetta da depressione e poco
presente a sé stessa. A ogni costo. Anche approfittando delle
serate di svago con l’amico per raggranellare qualche euro
concedendo le sue grazie a questo o quella vizioso pagante in un
crescendo di incontri sempre più espliciti (e sempre più spogli e
freddi, anche quando la passione si fa narrativa).
Tutto cambia quando
Annaluce rianima una colomba data per morta, facendo gridare al
miracolo. Ma è solo la prima delle prove che la ragazzina dà di una
supposta santità. Cambiando completamente l’atteggiamento del rione
nei confronti della sua famiglia. Una soluzione, una via di fuga o
nulla di tutto ciò?
Dalla Mostra di Venezia
al Roma International Film Festival
Lo scorso giovedì 18
novembre, La santa piccola ha aperto la XX edizione del
RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da
Fabrizio Ferrari, ma il suo viaggio inizia nel
2019. Quando, come recita la biografia della stessa regista, la
sceneggiatura del film ha partecipato alla Biennale College Cinema,
vincendo come unico titolo italiano. E venendo segnalato per il
fondo Eurimages, dalla stessa Biennale, al Consiglio Europeo, che
ha individuato nella Brunelli la regista europea esordiente del
2020.
Ancora prima, la storia
nasce sulla carta. Quella del romanzo omonimo di Vincenzo Restivo
del 2017 però è leggermente diversa. Forse più onesta, più
realistica, di quella che Silvia Brunelli e Francesca Scanu hanno
riadattato nel soggetto e nella sceneggiatura della produzione Rain
Dogs, in collaborazione con Mosaicon Film, TVCO, Minerva Pictures e
Antracine. Eppure…
La Santa piccola, tra
miracoli e delusioni
Probabilmente proprio in
questo tradimento sta molto del fascino del film. Ingenuo e
sregolato, i cui personaggi continuano a confrontarsi immutabili e
a offrirsi al pubblico in maniera molto diretta. Nel loro sogno di
andare via dal rione, nell’illusione che i soldi portino la
felicità, nell’idealizzazione di un amore che è molto più terreno e
senza speranza di quello che ci piacerebbe sperare e in definitiva
nel sottolineare l’assurdità che sia ancora la superstizione a
unire e muovere folle di disperati.
Oppio dei popoli, diceva
uno, tanto tempo fa, e l’effetto sembra essere ancora quello, in
molti casi. Quello che ci raccontiamo è che credere che la bontà
esista, che ci sia un futuro migliore, ci avvicina a quel
traguardo, o ci fa essere migliori in vista di esso, ma il
risultato è solo quello di prendere per buona ogni panzana o di
assecondare i propri bisogni, che siano di evasione, di guadagno o
di risposte che abbiamo paura di ricavare da quello che ci
circonda.
Folklore, dramma e favola
sono in ogni momento. Contrappuntati da una musica dura e rock che
fortunatamente contiene il rischio di confusioni liriche. Come
regia e riprese, a tratti scomposte o fin troppo semplici,
sicuramente per scelta, ma forse non solo. Conferma ne siano certe
monotone linee di dialogo, alternate a scambi tanto distanti dai
soggetti coinvolti da stridere. Più che rappresentare come sia la
vita stessa, con i suoi “schiaffi”, a spingerci verso la nostra via
o ad aprircene di nuove, a emergere da questo scontro di
generazioni e interpretazioni sono i personaggi. Non gli adulti,
vittime dell’ignoranza, non i giovanissimi, ancora troppo piccoli
per sapere quando smettere di ‘giocare’, quanto semmai Lino,
l’unico a vedere la realtà, volente o nolente, e Mario, l’unico a
‘sentire’ davvero, abbandonandosi alle fantasie senza cedere alle
illusioni.
Jeremy Renner ha fatto il suo debutto nel
MCU nei panni di Clint Barton in
Thor
del 2011, grazie ad un breve cameo che ha presentato ufficialmente
il personaggio al pubblico, prima del suo ritorno in
The Avengers.
Nonostante sia uno degli Original
Six e sia apparso in diversi film del MCU (il più recente è stato
Avengers:
Endgame), Occhio di Falco ha sempre operato in qualità di
personaggio di supporto all’interno dell’universo cinematografico.
Tuttavia, le cose sembrano essere destinate a cambiare grazie a
Hawkeye, l’attesissima serie dedicata a Clint
Barton, che arriverà su Disney+ dal 24 novembre e che vedrà il
debutto del personaggio di
Kate Bishop sul grande schermo, interpretato da
Hailee Steinfeld.
In occasione della promozione dello
show, Renner ha parlato con BBC
Radio del suo futuro nel MCU al di là della serie. Durante
l’intervista è stato sottolineato proprio il fatto che Occhio di
Falco sia stato un personaggio poco sfruttato dai Marvel Studios,
cosa che ha spinto il suo interprete a parlare di cosa vorrebbe per
l’arciere in futuro.
“Nei fumetti, Occhio di Falco è
il capo dei Vendicatori della West Coast. Personalmente, mi
piacerebbe vederlo in quel tipo di ruolo da leader, alla Captain
America, anche sul grande schermo”, ha spiegato Jeremy Renner. “Penso che sarebbe riuscito
a prendere certe decisioni e a fare determinati tipi di cose.
Dovrebbe essere un quarterback e non un ricevitore. Sarebbe molto
interessante.”
Il futuro di Occhio di Falco nel MCU dopo Hawkeye
Occhio di Falco ha assunto un ruolo
da leader molte volte nei fumetti, al di là dei Vendicatori della
West Coast. Il MCU potrebbe fare lo stesso se Renner fosse ancora
interessato a interpretare Clint Barton dopo la serie. Introdurre i
Vendicatori della West Coast, ad esempio, sarebbe un altro modo per
la Marvel di espandere il numero di superteam nell’universo
cinematografico. Tuttavia, Occhio di Falco potrebbe anche assumere
il ruolo di leader della squadra principale degli Avengers o anche
quello di capo dei Thunderbolts, squadra che nei fumetti ha guidato
per diverso tempo.
Con L’acqua l’insegna
la sete – Storia di classe, Valerio
Jalongo torna al documentario dopo Il senso della bellezza e riprende il
tema della scuola, affrontato nel 2010 con il film di finzione
La scuola è finita. Il nuovo lavoro è
stato svolto nell’arco di 15 anni, con 5 anni di riprese,
attraverso cui il regista romano, ticinese d’adozione, racconta la
scuola senza falsa retorica, ma con autentica sensibilità ed
emozione.
I protagonisti di L’acqua,
l’insegna la sete – Storia di classe
2020. Il professore in pensione
Gianclaudio Lopez parte da una poesia di Emily
Dickinson per iniziare a parlare dei suoi alunni. Quella 1 E
dell’Istituto Superiore “Roberto Rossellini” di Roma che nel
settembre 2004 cominciò a raccontarsi in una sorta di video-diario.
Scorre i loro temi e poi li riporta agli autori, oggi trentenni,
per parlare con loro di quegli anni, della loro esperienza a
scuola, ma anche delle loro vite di oggi. Si sono realizzati o
stanno ancora cercando la propria strada? Hanno avuto dalla scuola
ciò che pensavano? Cosa hanno dato alla scuola? Così si raccontano
Lorenzo Albrizio, che ha tenacemente creduto nei
suoi sogni e oggi è mago, giocoliere, animatore, con una sua
azienda e venti dipendenti; Jessica Carnovale,
piena di energia e sempre positiva, che lavora in un ospizio per
anziani e cerca in ogni modo di farli sentire amati.
Gianluca Diana, che ama la natura e si prende cura
degli alberi, Corinna Jacobini, che gestisce una
pensione casalinga per cani; ha un carattere timido e chiuso e
ancora non ha trovato la propria strada. Alessio
Schippa, che ha messo da parte il sogno di diventare un
calciatore, fa lavori saltuari e appena può si dedica alla sua
passione: è un pokerista. Yari Venturini, che oggi
è cuoco e animatore di discoteche e si dedica a crescere sua
figlia, dopo essersi lasciato alle spalle un’adolescenza a dir poco
travagliata. Poi c’è il professor Lopez, che anche
in pensione continua a pensare ai suoi ragazzi e vuole dare loro
ancora un’altra possibilità.
L’acqua, l’insegna la sete –
Storia di classe, la scuola tra vitalità e malinconia
Con L’acqua l’insegna
la seteValerio Jalongo, regista, ma
anche autore del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima
insieme a Linda Ferri, dà la sua visione di
scuola come un luogo pieno di vita, ma il film è percorso anche da
una malinconia dolce-amara. Già il titolo porta in sé questa doppia
valenza: l’idea, che emerge dalla poesia di Dickinson, che per
capire veramente qualcosa, bisogna privarsene. Nel caso dei ragazzi
della I E e del professor Lopez, si potrebbe dire che per
apprezzare davvero il valore di quegli anni di scuola, occorra
rivederli da adulti, o da pensionati, quando sono ormai conclusi.
Nel titolo c’è anche l’idea di come i ragazzi, non solo i
protagonisti di questo bel doc, abbiano bisogno, sete di scuola
come luogo di incontro, in cui essere accolti, visti, capiti,
incentivati a sviluppare le loro potenzialità e talenti. Certo,
colpisce e rattrista che molti non abbiano ancora espresso fino in
fondo il loro talento, che siano ancora alla ricerca di sé e della
propria strada. Allora, ci si può domandare: è colpa della scuola?
L’acqua, la insegna la sete è dunque la
fotografia di una scuola in crisi, che ha fallito come istituzione,
se qualcuno rimane indietro, se non si riesce a recuperare tutti,
se qualcuno si perde?
Il film, però, mette in campo anche
altre riflessioni, se è vero che alcuni dei ragazzi hanno finito
gli studi e iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, del
cinema, sui set – l’Istituto Rossellini è dedicato proprio ai
mestieri del cinema e della tv – ma hanno abbandonato quel mondo,
che descrivono come arido e privo di umanità, di attenzione
all’altro. Una concezione peraltro oggi invalsa in moltissimi
rapporti di lavoro, spesso solo orientati al risultato e privi di
empatia e umanità. Così come si solleva anche un’altra grande
questione. Se infatti la scuola dà fiducia, fornisce strumenti per
coltivare i propri talenti e costruirsi un futuro, sta pur sempre
all’individuo credere in sé, non scoraggiarsi di fronte alle
delusioni e continuare a perseverare per realizzare sé stesso.
Il difficile lavoro del professore
e dell’alunno
Il documentario di
Jalongo è tra i pochi lavori – viene in mente
La scuola di Daniele
Luchetti, tratto da due illuminanti libri di
Domenico Starnone – che mostrano cos’è veramente
la scuola, il lavoro del professore, la fatica per coinvolgere i
ragazzi, anche quando, dice Lopez, “vogliono andare al bagno in
massa”, o quando: “sono talmente presi dalla loro noia che
trovano noioso tutto. Dovresti essere un prestigiatore per farli
stupire, per farli restare a bocca aperta e dire: ma veramente a
scuola si può scoprire questo?”. Vedere come Lopez abbia fatto
– e ancora, da pensionato, faccia – il suo lavoro con passione, un
grande lavoro, è davvero coinvolgente ed emozionante. E sebbene non
tutti siano come lui, non tutti riescano a coinvolgere così tanto i
ragazzi, ad ascoltarli, a stabilire con loro un rapporto così
autentico, è pur vero che molti sanno fare bene il loro lavoro. Il
film mostra anche il lato sorprendente dei ragazzi, quei gesti
inaspettati che ripagano di tutta la fatica, come il raccontarsi in
modo spassionato in un tema. Fa toccare con mano allo spettatore,
qualora non lo sappia o non lo ricordi per esperienza personale,
quanto siano importanti per i ragazzi quegli anni. I protagonisti
del lavoro, peraltro spesso con storie non facili alle spalle,
ricordano bene il professor Lopez e le sue lezioni, come lui
ricorda di loro. Ha conservato i loro temi e quando insieme a loro
li rilegge la commozione è autentica, da entrambe le parti.
L’acqua l’insegna la
sete è un racconto sentito ed emozionante. Il regista
fa una scelta oculata in mezzo al mare magnum del materiale girato
in cinque anni, riuscendo in 76 agili minuti a dare uno spaccato
intenso e significativo delle vite dei protagonisti, anche al di là
della scuola. Il film risulta essere un potente inno alla vita,
come la scuola stessa è, con tutto il suo spettro di esperienze ed
emozioni, positive e negative. Emblematica in tal senso
l’inquadratura dei banchi dall’alto, colmi di scritte, vissuti. La
scuola è proprio questo: un concentrato di vita, racchiusa in un
tempo relativamente breve e in poco spazio. Questo film come pochi
sa raccontarla.
Dove vederlo
L’acqua, l’insegna la
sete – Storia di classe è in sala solo il 22, 23 e 24
novembre, distribuito da Desir in 15 città
italiane, in 18 sale. Prodotto da Aura Film,
Rsi,Radiotelevisione Svizzera,
Ameuropa International, con Rai
Cinema, è una coproduzione svizzero-italiana.
Dopo le prime foto
Amazon Studios ha diffuso il poster ufficiale di
The
Tender Bar, il nuovo film da regista di George Clooney che vedrà protagonisti
Ben Affleck, Lily Rabe, Tye Sheridan e
Christopher Lloyd. La pellicola sarà presentata in
anteprima alla Royal Festival Hall del Southbank Centre con la
partecipazione di Clooney al 65mo BFI London Film Festival. Amazon
Studios rilascerà THE TENDER BAR su Prime Video il 7 gennaio 2022
Il film racconta la storia di J.R.
Moehringer (Ben
Affleck), un uomo che non ha mai conosciuto suo padre, un
dj di New York, e che, pur d’instaurare un tacito legame col
genitore, durante l’infanzia ascoltava sempre la radio in attesa
della voce paterna. Quando quella voce così confortante per J.R. ha
smesso definitivamente di parlare, l’uomo ha iniziato a cercare
conforto nei frequentatori del bar del quartiere, alla disperata
ricerca di una surrogata figura paterna.
In occasione della consegna del
premio dell’American Cinematheque, Scarlett
Johansson è stata protagonista di un red carpet
per la prima volta in due anni: l’attrice, infatti, non aveva
partecipato alla premiere di Black Widow.
Sfilando sul tappeto rosso,
Johansson ha avuto modo di parlare per la prima volta della causa
intentata ai danni dei Walt Disney Studios per colpa degli incassi
del cinecomic di Cate Shortland, che alla fine si
è risolta con un accordo milionario tra l’attrice e lo studio.
Parlando con
Variety, Scarlett
Johansson ha parlato in primis dell’esperienza di
realizzare Black Widow: “È stato
uno dei momenti più alti della mia carriera. Amavo andare sul set
ogni giorno e lavorare con la regista dei miei sogni Cate Shortland
e con il nostro incredibile cast. Ogni giorno mi sentivo davvero
fortunata.”
A proposito del rinvio del film a
causa della pandemia di Covid-19, ha aggiunto: “Quando è
esplosa la pandemia e abbiamo dovuto posticipare il film, è stato
un duro colpo per tutti noi. Sono stati momenti veramente
difficili. Tuttavia, ero felice che il film potesse essere visto al
cinema in un momento in cui più persone erano vaccinate e si
sentivano sicure di tornare in sala. Non ho mai voluto che il
pubblico si sentisse come se stesse rischiando la vita o la salute
per andare al cinema.”
Parlando invece della faida con la
Disney, ha spiegato: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato
fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato
terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo
come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho
fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi,
alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”
A proposito, invece, del supporto
che in quell’occasione ha ricevuto da colleghe come Elizabeth Olsen e Jamie Lee Curtis, ha dichiarato: “È stato
davvero importante per me, perché ci si può sentire davvero soli in
una situazione del genere. Sapere che tutte queste donne forti
erano dalla mia parte, mi ha fatto capire che avevo intrapreso la
strada giusta e che ne valeva la pena. È stato molto toccante. Mi
ha dato la forza in un momento davvero molto stressante.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la
sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Tuttavia, la scena a metà dei titoli
di coda del film ha rivelato la presenza di un altro personaggio,
ossia Eros/Starfox, che proprio negli ultimi
giorni è stata “ufficializzata” anche dai Marvel Studios attraverso
i loro profili social,
con tanto di character poster del personaggio in questione.
Starfox è interpretato da
Harry Styles(Dunkirk) e, grazie
ai fumetti, sappiamo che si tratta del fratello di Thanos. È chiaro
che il personaggio avrà un ruolo molto più importante in futuro, ma
sembra che nei piani iniziali doveva essere parte della squadra
principale, quindi essere al centro della storia già nel film di
Zhao.
Parlando con
The Direct, infatti, il co-sceneggiatore Ryan
Firpo ha spiegato perché, alla fine, il debutto di Eros
sia stato confinato alla scena a metà dei titoli di coda.
“Quando abbiamo iniziato a lavorare al pitch, avevamo circa 40
diversi Eterni. Così, abbiamo iniziato a scegliere quelli che ci
piacevamo di più. Eros era uno di questi e all’inizio doveva essere
tra i protagonisti”, ha spiegato Firpo.
“Alla fine, però, abbiamo deciso
di concentrarci sulla storia d’amore tra Sersi e Ikaris, e abbiamo
pensato che, in base alle dinamiche di gruppo, se c’era Ikaris non
poteva esserci anche Eros, perché altrimenti sembrava che questi
due personaggi si stavano pestando i piedi a vicenda”, ha
aggiunto.
“Tuttavia, abbiamo sempre saputo
che si tratta di un grande personaggio e che, potenzialmente,
poteva essere il nostro portale verso una comunità molto più grande
di Eterni che vive nel cosmo. Quindi, alla fine, ci siamo resi
conto che era il personaggio perfetto da introdurre in una scena
post-credit, soprattutto per via di quel legame con Thanos. Anche
se non viene coinvolto nella storia principale, fin dall’inizio
sapevamo che l’avremmo introdotto nei titoli di coda”, ha
concluso il co-sceneggiatore.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Uscito al cinema nel 1998, il film
Lost in Space – Perduti nello spazio è
l’adattamento cinematografico dell’omonima serie televisiva andata
in onda negli anni Sessanta. Questa era a sua volta basata sul
romanzo Il Robinson Svizzero, riadattato per appartenere
al genere fantascientifico. Il titolo è stato un grande classico ed
ha poi trovato con questo lungometraggio ulteriore popolarità anche
tra le generazioni più giovani. Interpretato da un cast di celebri
interpreti, il film è diretto da Stephen Hopkins,
esperto del genere e autore anche di noti film horror.
Lo studios di produzione, la New
Line Cinema, aveva acquisito i diritti sull’opera nella speranza di
dar vita ad un nuovo franchise, composto di sequel per il grande
schermo ma anche di serie televisive e altri prodotti ad esso
legati. Tuttavia, il film non ottenne l’accoglienza sperata. La
critica giudicò male il film, considerato troppo cupo e poco
brillante rispetto alla serie originale. Lo stesso pubblico, sul
momento, non si interessò al titolo. Ciò portò al debole incasso di
soli 136 milioni di dollari, a fronte di un budget di circa 80. Di
conseguenza, lo studios decise di non dar vita ad ulteriori
film.
Con il tempo, tuttavia, Lost in
Space – Perduti nello spazio ha riacquistato un certo
prestigio, affermandosi come un titolo scult degli anni Novanta.
Inoltre, molti fan del genere oggi lo scoprono, o riscoprono,
grazie ai suoi passaggi televisivi. Per la sua atmosfera, i
personaggi e gli effetti speciali, il film svela infatti un certo
fascino, che gli permette ancora oggi di essere un titolo
ricercato. Diverse sono poi le curiosità legate alla trama e al
cast di questo film, e di seguito sarà possibile scoprire le
principali tra queste.
Lost in Space – Perduti nello
spazio: la trama del film
La storia si concentra sulla
missione spaziale dell’astronave Jupiter II. L’anno è il 2058, e la
famiglia Robinson, composta dal professore John,
la moglie Maureen e i figli Judy,
Penny e Will, vengono scelti per
completare la costruzione di un portale per l’iperspazio in orbita
attorno al pianeta Alpha Prime. Questo è l’unica speranza per gli
abitanti della Terra di sopravvivere. Ad opporsi all’operazione vi
è però un gruppo di terroristi noti come La Rivolta Globale. Alcuni
infiltrati di questi, infatti, riescono a manomettere l’astronave
all’insaputa dei Robinson. Una volta partiti, questi rilevano così
dei malfunzionamenti che li stanno portando fuori rotta.
Rapidamente, dovranno evitare di andare a finire nell’orbita del
sole, e pur riuscendoci si troveranno ad dover atterrare su un
pianeta a loro sconosciuto.
Qui si scontrano con terribili
creature del luogo, che danno loro la caccia. Ma le avventure per
loro sono appena iniziate e i pericoli sono molti di più quello che
potrebbero pensare. Sul pianeta sono infatti presenti dei
misteriosi portali, che sembrano poterli mettere in contatto con le
versioni future di loro stessi. Ciò che queste raccontano, però,
potrebbe non essere del tutto vero. Distinguere la realtà dalla
menzogna sarà così fondamentale per i Robinson. La famiglia dovrà
prima di tutto trovare il modo di salvarsi da quel pianeta, e solo
così potranno forse riuscire a completare la loro missione e
salvare il resto dell’umanità.
Lost in Space – Perduti nello
spazio: il cast del film
Come anticipato, a dare volto alla
famiglia protagonista vi son alcuni noti interpreti di Hollywood.
Il volto del professor John Robinson è infatti quello dell’attore
premio Oscar William
Hurt, noto il film Il bacio della donna
ragno. L’attrice Mimi Rogers ha invece
interpretato Maureen Robinson, mentre Heather
Graham il ruolo della figlia Judy. Quest’ultima,
inoltre, intraprese una relazione con il regista proprio durante le
riprese del film. Lacey Chabert ha invece dato
vita all’altra figlia, Penny, mentre JackJohnson, divenuto celebre proprio grazie a questo
film è l’interprete di Will. Il personaggio di Will è inoltre
presente anche in versione adulta, interpretata dal noto Jared
Harris, celebre per le serie Chernobyl e
The Crown.
L’attore Matt
LeBlanc, celebre per il personaggio di Joey nella sit-com
Friends, interpreta nel film il ruolo del pilota Don West.
Per via delle riprese in contemporanea della serie e del film,
l’attore per poter partecipare al lungometraggio dovette compiere
numerosi spostamenti, trovandosi così a vivere un periodo piuttosto
intenso della sua carriera. Curiosamente, il ruolo era stato
offerto anche a Matthew Perry, protagonista in
Friends con il ruolo di Chandler. Altro celebre ruolo
presente nel film è quello del dottor Smith, spia dei terroristi.
Per il ruolo erano stati considerati gli attori Kenneth
Branagh e Tim Robbins, ma venne
infine affidato a Gary
Oldman, dichiaratosi un grande fan della serie
originale.
Nel film compaiono inoltre in alcuni
noti cameo alcuni degli interpreti originali della serie. L’attore
Dick Tufeld, infatti, riprende qui il suo ruolo di
voce di Robot. Mark Goddard, invece, che nella
serie era Don West, compare qui nelle vesti di un generale.
L’attrice June Lockhard, interprete di Maureen, dà
invece qui vita alla preside del giovane Will, mentre le interpreti
delle due figlie dei Robinson, Marta Kristen e
Angela Cartwright, danno vita a delle giornaliste.
Gli unici a non aver voluto partecipare sono stati gli attori
Bill Mumy e Jonathan Harris. Il
primo desiderava interpretare la versione adulta di Will, ma gli
venne negato. Il secondo invece desiderava riprendere il suo ruolo
del dottor Smith, e non accettò diversamente.
Lost in Space – Perduti nello
spazio: la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in
streaming
Particolarmente apprezzata, la
colonna sonora venne inizialmente rilasciata in formato di album
nel marzo del 1998. Questo conteneva i principali brani del film,
composti dal musicista Bruce Broughton. La colonna
sonora in questione non presenta alcun legame con quella della
serie, che era stata realizzata da un giovanissimo John
Williams. Negli anni seguenti, sono state poi rilasciate
diverse versioni di tale album, fino a giungere nel 2016 alla
pubblicazione di un’edizione completa di tutti i brani presenti nel
film e durante i titoli di coda. Tra i più celebri di questi si
annoverano i titoli Thru the Planet, Jupiter Chrashes e
The Robot Attack.
Per gli amanti del film, o per chi
volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla
sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Lost in Space – Perduti nello
spazio è infatti presente nel catalogo di Tim
Vision. Per vederlo basterà noleggiare il singolo film. Si
avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film verrà però anche trasmesso in televisione
sabato 20 novembre alle ore 23:45
sul canale Italia 1.
In principio, il
Creatore forgiò la Ruota del
Tempo, la quale intesse il Disegno delle Ere utilizzando
le vite degli uomini come suoi fili. Sette sono i raggi della
Ruota, ognuno rappresentante un’epoca, e a farla girare vi è
l’Unico Potere, forza motrice dell’Universo. Il Creatore, inoltre,
imprigionò Shai’tan il Tenebroso, una entità
potente e malvagia per tenerlo lontano dalla Ruota. Ma con il
ruotare delle ere, il Tenebroso trovò il modo per interferire con
il mondo e per difendersi da questa minaccia la Ruota provocò la
nascita periodica del cosiddetto Drago, potente campione della
Luce. A lui spetta il compito di imprigionare Shai’tan ancora e
ancora, fino alla fine dei tempi.
Parte da tale premessa la nuova
serie fantasy di Amazon intitolata La Ruota del
Tempo. Questa è basata sull’imponente ciclo
letterario ideato da Robert Jordan,
scritto nel corso di vent’anni e completato da Brandon
Sanderson in seguito alla scomparsa dello scrittore,
avvenuta nel 2007. Composto da 14 romanzi, ognuno non inferiore
alle 800 pagine, è questo uno dei maggiori racconti fantasy degli
ultimi decenni, il quale da tempo aspettava di poter essere
adattato in opera audiovisiva. Grazie allo showrunner Rafe
Judkins ciò è infine divenuto realtà, con una prima
stagione composta da 8 episodi ed una seconda già confermata e in
fase di riprese.
Questa prima stagione, in
particolare, si concentra sulla ricerca da parte di
MoiraineDamordred (RosamundPike), strega appartenente alla potente
organizzazione delle Aes Sedai, della reincarnazione del Drago
Rinato, colui che potrà riportare l’ordine nell’Universo.
Individuandolo in uno tra i giovani Rand al’Thor
(Josha Stradowski), Perrin
(Marcus Rutherford), Mat
(Barney Harris), Egwene
(MadeleineMadden) e
Nynaeve (Zoë Robins), Moiraine
decide di portarli tutti e cinque con sé verso la Torre Bianca,
intraprendendo un viaggio che cambierà per sempre le loro vite e le
sorti del mondo.
La nuova avventura fantasy di Amazon
In un panorama cinematografico e
televisivo sempre più ricco di racconti fantasy, molti dei quali
finiscono per assomigliarsi fin troppo tra loro, La Ruota del
Tempo aspira evidentemente a proporsi come qualcosa di
diverso. Un’ambizione tutt’altro che facile da soddisfare,
considerando quanto titoli come Il Signore degli Anelli e
Il Trono di Spade si siano imposti nell’immaginario
collettivo, ridefinendo canoni e modalità di rappresentazione.
Dalla sua, tuttavia, la serie ideata da Judkins vanta una base
letteraria particolarmente solida, complessa e ricca di concetti a
loro modo originali.
Dai primi tre episodi potuti vedere
in anteprima, questa introduce infatti senza esitazioni nel pieno
dell’azione, in un contesto dove la magia è un qualcosa di molto
raro e accessibile solo ad alcune donne prescelte. Potrebbe questo
sembrare un risvolto frutto dei più recenti movimenti di rivalsa
femminile, se non fossero dinamiche descritte da Jordan più di
vent’anni fa. Già solo questo elemento permette di comprendere
quanto tale serie possa risultare sorprendete nel suo racconto,
composto naturalmente da quelle tappe tipiche del genere ma nelle
quali si possono ritrovare gradite sorprese o eventi tali da
attirare l’attenzione dello spettatore.
Tra ambienti selvaggi e lerce
taverne, tra poteri da scoprire e cruenti nemici da affrontare,
La Ruota del Tempo si misura così con i suoi simili con la
consapevolezza di quali siano i suoi punti di forza e puntando su
tale patrimonio per potersi distinguere. Ciò che più di ogni altra
cosa può aiutare in ciò è la concezione filosofica ed universale
alla base della storia, la quale sembra acquistare di spessore
episodio dopo episodio. All’interno della Ruota, ognuno può
scoprire poteri e origini imprevedibili, rendendo di fatto ogni
personaggio una potenziale continua sorpresa.
La Ruota del Tempo: la recensione
Adattare un racconto tanto ampio e
complesso come quello de La Ruota del Tempo è
un’operazione a dir poco spaventosa. Ciò che dai primi episodi
visti si può rimproverare agli sceneggiatori è l’aver condensato in
poco tempo un ampio numero di eventi, i quali probabilmente
avrebbero meritato un ritmo più disteso, un maggiore
approfondimento e, in alcuni momenti, una messa in scena più
accattivante. Allo stesso tempo, occorrerà scoprire quanto i
personaggi fin qui potranno affermarsi e rendersi memorabili. Nei
primi tre episodi si intuisce il loro potenziale, senza però che
questo si esprima in modo ancora del tutto convincente.
Nonostante ciò, in quanto si vede
si può ritrovare una gradita rielaborazione di determinati
elementi, dalla magia agli elementi più sanguinolenti, i quali
acquistano una valore estetico più adeguato al mezzo qui
utilizzato. Gli scontri con i Trolloc, terribili creature simili a
tori antropomorfi, sono particolarmente violenti e lasciano intuire
come la serie possa passare da momenti più spensierati ad altri ben
più cupi. Nel complesso, inoltre, è bene notare come il racconto
rimanga perfettamente comprensibile anche da chi non ha mai letto i
libri di Jordan.
Se quanto visto nei primi tre
episodi, intitolati Commiato, L’ombra attende e Un
luogo sicuro, dovesse confermarsi anche nei successivi
quattro, questa prima stagione potrebbe davvero affermarsi come una
gradita sorpresa. Visivamente ricca tra imponenti scenografie e con
un’atmosfera che raggiunge anche toni da horror, vi è infatti una
magnificenza di buon livello. In attesa anche di poter vedere la
nuova serie de Il Signore degli
Anelli, prevista per il 22 settembre 2022 sempre su
Amazon Prime Video, La Ruota del Tempo è
dunque un titolo fantasy di particolare fascino per ogni amante del
genere, nonché una buona occasione per riscoprire l’omonima saga
letteraria.
Rami Malek è il
nuovo astro nascente del cinema contemporaneo. Di lui si erano già
notate le capacità in passato, grazie ad alcuni film in cui pur con
ruoli secondari si faceva notare non poco. Californiano ma di
origini egiziane e greche, Malek ha una bella gavetta alle spalle,
che si divide tra cinema e televisione. Ha cercato di dare forma al
sogno della vita, quello di diventare attore, con molti sacrifici e
tanto impegno, anche quando i genitori non erano d’accordo sulla
sua scelta di dedicarsi al mondo dell’arte.
2. È noto per un’acclamata
serie. Parallelamente al cinema, Malek recita anche in
alcuni episodi di serie TV come Una mamma per amica
(2004), The War at Home (2005-2007), Medium
(2005), 24 (2010) e The Pacific (2010). Il grande
successo arriva però grazie al ruolo di Elliot Alderson nella serie
Mr. Robot. Composta da quattro stagioni andate in onda dal
2015 al 2019, questa ha permesso a Malek di affermarsi come uno dei
più interessanti attori della sua generazione e di vincere numerosi
premi.
Rami Malek in
Twilight
3. Ha recitato nella nota
saga fantasy. Non tutti lo sanno, ma Malek ha avuto un
ruolo nella saga cinematografica di Twilight, più
precisamente in Breaking Dawn – Parte 2 (2012) di
Bill Condon. In questo film, l’attore americano
interpreta Benjamin, un vampiro creato da Amun in persona, con il
potere di manipolare i quattro elementi, ovvero terra, aria, fuoco
e acqua. Sia durante che dopo la realizzazione del film, Malek ha
ringrazio molto i fan della saga per il supporto ricevuto. Questo è
stato uno dei primi ruoli cinematografici che hanno permesso
all’attore di affermarsi presso un pubblico più vasto.
Rami Malek è Freddie Mercury
4. Ha interpretato il
celebre cantante. Alla fine di novembre del 2016 venne
annunciato che Rami Malek sarebbe stato Freddie
Mercury nel film sui Queen in uscita nel
2018. Per proporsi per il ruolo egli ha registrato un video in cui
cantava e che la ha mandato proprio ai Queen, per fare in modo che
lo ascoltassero prima di vederlo. In ogni caso, ha dovuto poi
cantare dal vivo davanti a Brian May e
Roger Taylor e sembra che la scelta sia stata
subito unanime. Così inizia la storia dell’interpretazione della
stella della musica rock, anche se entrare in un personaggio così
sfaccettato e complesso non è stato affatto facile.
5. Ha studiato a lungo le
movenze di Mercury. Per prepararsi al ruolo, oltre ad aver
visto tutti i video di Freddie, Malek ha studiato i movimenti di
alcuni cantanti, immaginando come questi possano aver ispirato
Mercury, da Liza Minnelli a David
Bowie e fino Jimi Hendrix. Ha poi passato
ore e ore alle prove costumi, indossato un trucco preciso e dei
denti posticci Inoltre, Malek ha cercato di capire che cosa avesse
ispirato Freddie, cercando di esprimere il suo carattere
meraviglioso e le sue sfumature, di renderlo umano, un umano che fa
errori come tutti gli altri.
Rami Malek in Mr.
Robot
6. È stato il ruolo che lo
ha fatto diventare famoso. Per Malek, il 2015 è stato
l’anno della svolta, cioè da quando ha iniziato ad interpretare il
ruolo da protagonista per la serie Mr. Robot. Malek è
infatti Elliot Alderson, un ragazzo che si occupa
di sicurezza informatica per la Allsafe Cybersecurity. Elliot ha
diversi problemi, tra cui quello di relazionarsi con le persone.
Questo problema lo fa vivere in un costante stato di ansia,
convivendo con deliri dettati dalla paranoia e con allucinazioni.
Eppure, nella vita privata, Elliot è un hacker fenomenale, e usa le
sue abilità per scovare i segreti più intimi delle persone. Per
questo ruolo, l’attore americano è stato nominato ben due volte ai
Golden Globe (nel 2016 e nel 2017) e ha
vinto un Emmy nel 2016 come miglior attore in una serie
drammatica.
Rami Malek in Until Dawn
7. Ha fornito le sembianze
al personaggio di un videogioco. Nel 2015 l’attore decide
di prestare la sua voce per uno dei personaggi del videogioco
Until Dawn. In questo titolo horror, pubblicato dalla Sony
Computer Entertainment esclusivamente per Playstation 4, Malek
presta la propria voce al personaggio di Joshua
Washington, detto Josh, uno dei protagonisti. Until
Dawn è un survival-horror e lo scopo è quello di far
sopravvivere i protagonisti il più a lungo possibile, attraverso
gli 11 capitoli in cui il gioco si divide. I dieci personaggi si
trovano in uno chalet per la solita vacanza invernale e cinque di
essi decidono di fare uno scherzo ad una loro compagna che,
sentendosi umiliata, scappa nel bosco circostante, raggiunta dalla
sorella. Quando le due si accorgono di essere seguite da qualcuno,
inizia l’avventura.
Rami Malek: chi è la sua fidanzata
8. Ha conosciuto l’attuale
compagna sul set di un film. Sul set del film Bohemian
Rapsody Malek ha conosciuto l’attrice Lucy
Boynton, di 13 anni più giovane. Nota anche per i film
Rebel in the Rye e Assassinio sull’Orient
Express, nel film dedicato ai Queen questa interpreta Mary
Austin, la compagna e amica di Mercury. Proprio grazie alla
vicinanza tra i loro personaggi, tra i due attori è nato l’amore e
dal 2018 sono inseparabili. Lei ha anche accompagnato Malek in
occasione dei premi Oscar a cui lui era candidato.
Rami Malek non è su Instagram
9. Malek non ama molto i
social. In più interviste l’attore ha dichiarato di non
fare uso e di non essere molto interessato ai social network. Il
motivo? Estraniano troppo dalla realtà e sono troppo impersonali.
Ai social preferisce passare del tempo con la sua famiglia o con i
suoi amici, oppure andare a fare una passeggiata o isolarsi per un
paio di giorno e staccare la spina. A dimostrazione di quanto
detto, Malek non ha nessun profilo Instagram. Tuttavia, l’attore ha
una pagina Facebook, che non viene però aggiornata dal 2016, e un
profilo Twitter che usa molto di rado. Si possono tuttavia
ritrovare diverse fan page a lui dedicate con foto e notizie.
Rami Malek: età e altezza dell’attore
10. Rami Malek è nato il 12 maggio del 1981 a Los
Angeles, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente
1.71 metri.
Il MCU
è noto per il suo umorismo, in particolare quando si tratta di
battute sagaci e i gli “insulti” tra i personaggi. Sembra che,
anche nei momenti di sofferenza, i personaggi della Marvel
non possano fare a meno di prendersi in giro l’un l’altro.
Rocket Raccoon: ” Sembri un gelato
sciolto”
Rocket
Raccoon è probabilmente il personaggio più sarcastico
di tutti, riuscendo in qualche modo ad essere la bocca più
intelligente di una nave piena di eroi noti per la loro
irriverenza. Il suo umorismo meschino lo porta spesso ad essere in
contrasto con gli altri, che di solito non trovano le sue battute
così divertenti. Nonostante la sua caratteristica maleducazione,
Rocket è ancora tra le migliori spalle animali del
MCU.
Quando Rocket e
Hulk vanno a New Asgard in
Avengers: Endgame, loro, insieme al pubblico,
assistono per la prima volta alla trasformazione fisica di
Thor. Quando si rendono conto che il potente dio
del tuono si è davvero lasciato andare, Rocket non
può fare a meno di commentare che sembra una pozza di gelato
sciolto, un commento che viene completamente ignorato dai suoi
compatrioti.
Loki: “Una formica e uno stivale
hanno dispute?”
Thor
può avere i muscoli, ma il suo fratello adottivo ha certamente
sviluppato l’arguzia da abbinare. Il titolo di Loki come dio della malizia gli serve bene
nelle sue imprese, dato che trascorre molto del suo tempo sullo
schermo nel MCU
tramando trucchi e schemi, il più infame dei quali include il suo
tentativo di conquistare la Terra in The Avengers.
Nick Fury è
diventato la prima linea di difesa della Terra contro le
macchinazioni di Loki, sostenendo che il suo mondo non ha
nessun litigio con gli Asgardiani. Loki osserva seccamente, nel suo modo
speciale, che un tale litigio sarebbe simile a un insetto che si
scontra con lo stivale di qualcuno che sta per schiacciarlo. Questa
battuta fa sì che Fury si renda subito conto di
quanto sia pericolosa questa nuova minaccia.
Natasha: ““Ehi bei fusti, uno di
voi sa dov’è lo Smithsonian? Dovrei recuperare un fossile”
Natasha
Romanov si presenta come una donna d’acciaio, senza
legami, con uno spirito combattivo. Nel profondo, tuttavia, la
Vedova Nera si preoccupa molto intensamente per i
suoi amici, diventando, in più di un modo, l’anima stessa dei
Vendicatori.
Un Vendicatore a cui Natasha è
particolarmente legata è Steve Rogers, al cui fianco trascorre una
notevole quantità di tempo a combattere in The Winter Soldier. Tuttavia, il suo caro
amico non sfugge alla sua ira, diventando il bersaglio di una burla
da “vecchio” nella primissima battuta di Natasha nel film.
Tuttavia, è chiaro che le sue battute derivano da un grande affetto
per l’amico.
Tony: “Vostra madre sa che
indossate le sue vesti?”
Il
coraggio diTony Stark
è pari solo alla sua straordinaria capacità di non rimanere mai
senza parole. L’invincibile
Iron Man
ha un malsano bisogno di avere l’ultima parola in ogni scambio che
ha, rendendo difficile per gli altri
Vendicatori
avvicinarsi alla sua personalità irritabile.
Nonostante sia, a tutti gli effetti,
un uomo ordinario, Tony Stark sembra completamente
e totalmente indifferente all’esistenza di esseri ultraterreni.
Quando incontra due divinità nordiche in una sera,
Tony non mette in discussione i limiti della
realtà come farebbero molti altri, ma decide invece di prendere
apertamente in giro uno di loro nel bel mezzo della battaglia – una
decisione che porta molto rapidamente ad una rissa totale.
Thor: “Siete veramente meschini! E
ridicoli!”
Thor,
principe di Asgard, figlio di
Odino e dio del tuono può spesso sembrare fuori
posto in una stanza piena di terrestri. Questo non è mai stato più
vero che nel primo film degli Avengers, quando il
dio nordico si stava ancora adattando alla cultura e alla
sensibilità umana.
Non è un segreto che la formazione
originale dei Vendicatori non andasse esattamente d’accordo
all’inizio, e mentre Thor di solito non faceva
parte delle discussioni più accese, sembrava divertirsi a fare da
spettatore. Mentre Tony e Steve discutevano dei reciproci meriti come
eroi, Thor commentava compiaciuto i difetti morali
dell’umanità.
Yelena: “Sei decisamente una
poser”
Yelena
Belova è una delle più recenti aggiunte al MCU,
facendo la sua prima apparizione in Black Widow. Ha rapidamente colpito i fan, che
hanno ammirato le sue abilità di combattimento e il suo coraggio.
Nonostante sia una combattente feroce, Yelena è anche estremamente
divertente, il che la rende un candidato perfetto per un nuovo
membro della squadra dei Vendicatori.
Una delle migliori gag della
Vedova Nera è il disappunto di
Yelena per la posa da combattimento di Natasha,
che lei prende in giro definendo la sua sorella adottiva una
“poser”. Alla fine, Yelena non può resistere ma prova lei stessa la
posa, con conseguente immenso disprezzo per se stessa.
Pepper: “Io faccio tutto ciò che il
signor Stark mi richiede, incluso occasionalmente gettare via la
spazzatura”
Pepper
Potts può avere un ruolo di supporto nel MCU,
ma è ancora un personaggio vitale nel vastissimo universo
cinematografico. Il suo paziente sostegno a Tony
Stark durante le sue numerose imprese lo ha tenuto legato
a terra, dandogli qualcosa per cui combattere.
Il momento più selvaggio di
Pepper nel corso delle sue sette apparizioni
cinematografiche arriva nella sua primissima scena, quando saluta
Christine Everhart (Leslie Bibb)
dopo la sua avventura di una notte con Stark.
Quando Everhart è un po’ scortese
nell’incontrarla, Pepper insulta la donna nel modo
più educato ma anche sprezzante possibile, affermando perfettamente
il suo personaggio come qualcuno con cui non bisogna scherzare.
Drax: “Devi solo trovare una donna
che sia patetica, come te”.
Nonostante il suo nome
intimidatorio, Drax il Distruttore è in realtà uno
dei personaggi più divertenti del MCU.
La sua mentalità completamente letterale e il suo vocabolario sono
spesso i punti salienti di qualsiasi scena in cui si trovi,
soprattutto perché gli conferiscono un’impareggiabile propensione
alla brutale onestà.
Quando Drax viene a
sapere dell’interesse romantico di Peter Quill per
Gamora, che al momento sembra non essere
corrisposto, fa del suo meglio per consolare il suo amico
ricordandogli quanto siano diversi i due in realtà. Anche se non
sta cercando di essere cattivo, i commenti di Drax
vengono fuori come meno che confortanti, facendo di più per
insultare Peter che per consolarlo.
Tony: “Può capitare di fare
cilecca. Sai, non è così raro: una volta su cinque…”
Durante uno dei periodi più
cattivi di Loki, i Vendicatori
furono formati per combattere lui e i suoi eserciti fuori dal loro
pianeta. Poco prima della battaglia finale del terzo atto,
Tony viene mandato in cima alla sua stessa torre,
che Loki aveva requisito, per recuperare la sua ultima tuta,
portando a una scena indimenticabile tra i due personaggi
iconici.
Il re delle battute del MCU
ha una delle sue migliori battute durante questa intensa scena,
quando Loki si rende conto per la prima volta che
l’eroe non può cadere sotto l’incantesimo della Pietra
della Mente. Mentre Loki lo guarda confuso, Tony
coglie l’occasione per fare una battuta sull’impotenza, aggiungendo
l’insulto al danno.
Hulk: “Un dio gracile”.
Hulk
potrebbe non essere il membro dei Vendicatori che
si esprime meglio, preferendo parlare con i pugni. Tuttavia, tutti
dovrebbero sapere che è meglio non impegnarsi in uno sparring
verbale con il colosso, perché è più probabile che abbia la meglio
piuttosto che lasciarsi insultare.
In una delle scene più iconiche di
The Avengers, Loki tenta di dichiarare la sua supremazia sui
Vendicatori e sul loro pianeta, solo per Hulk che ” schiaccia” l’asgardiano a terra,
lasciandolo indietro dopo aver lasciato cadere un memorabile
one-liner.