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La Brea 1×09: promo e trama dall’episodio

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La Brea 1×09: promo e trama dall’episodio

Il network americano NBC ha diffuso il promo e la trama di La Brea 1×09, il nono episodio della nuova serie tv La Brea.

In La Brea 1×09 che si intitolerà  “Father and Son” Quando una rivelazione sbalorditiva mette a rischio la vita di Josh e Izzy, Eve e gli altri sopravvissuti cercano disperatamente il ragazzino chi possiede la chiave per salvarli; Gavin e Izzy devono fare affidamento su uno sconosciuto se c’è qualche speranza di riunire la loro famiglia.

La Brea 1×09

La Brea è la nuova serie tv drammatica americana creata da David Appelbaum per il network americano NBC. Nella serie Quando un’enorme voragine si apre nel mezzo di Los Angeles e attira centinaia di persone ed edifici nelle sue profondità, coloro che vi cadono si ritrovano in una terra primordiale misteriosa e pericolosa, dove non hanno altra scelta che unirsi per sopravvivere. Lo spettacolo segue una famiglia, distrutta dagli eventi, che cerca di tornare insieme.

Protagonisti di La Brea sono Natalie Zea come Eve Harris, Eoin Macken come Gavin Harris, Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki come Izzy Harris e  Jack Martin come Josh Harris. Nel cast anche Natalie Zea come Eve Harris, Eoin Macken come Gavin Harris, Chiké Okonkwo come Ty Coleman, Karina Logue come Marybeth Hill, Zyra Gorecki come Izzy Harris, Jack Martin come Josh Harris, Veronica St. Clair come Riley Velez, Rohan Mirchandaney come Scott, Lily Santiago come Veronica, Chloe De Los Santos come Lily, Jon Seda come Dr. Sam Velez e Angel Parker.

 

Henry Cavill sulla direzione della storia di Superman dopo Justice League

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Henry Cavill è stato scelto come interprete di Superman nel 2010 e ha fatto il suo debutto sul grande schermo nei panni dell’iconico personaggio DC ne L’uomo d’acciaio del 2013. È poi tornato ad interpretare il figlio di Krypton in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016, in Justice League del 2017 e, naturalmente, in Zack Snyder’s Justice League del 2021.

Da quando è stato scelto come interprete di Superman, l’attore ha avuto la possibilità di prendere parte a numerosi progetti di alto profilo, tra cui Mission: Impossible Fallout e la serie Netflix The Witcher. Tuttavia, il suo futuro nei panni dell’eroe DC è ancora molto incerto, nonostante l’attore abbia più volte espresso il desiderio di tornare a vestire i panni del personaggio ancora una volta.

Al momento non sono stati fatti annunci ufficiali in merito ad un eventuale sequel de L’uomo d’acciaio o di un altro ipotetico progetto che potrebbe vedere il ritorno di Cavill. Al contrario, la Warner Bros. si sta concentrando su un nuovo film che sarà prodotto da J.J. Abrams e scritto da Ta-Nehisi Coates, e che avrà come protagonista un Superman nero.

In attesa di scoprire se Cavill avrà ancora un futuro nei panni dell’eroe kryptoniano, in una recente intervista con GQ, l’attore ha raccontato della direzione che vorrebbe prendesse la storia del suo Superman sul grande schermo, dopo gli eventi di Justice League.

“Ero molto ansioso di dare forma alle prime fasi del viaggio di Clark come Superman”, ha spiegato Henry Cavill. “Abbiamo avuto L’uomo d’acciaio, poi siamo diventati un po’ più dark con Batman v Superman. Se dovesse soccombere all’Equazione dell’Anti-vita e diventare un Superman cattivo, allora volevo davvero assicurarmi di aver fatto vedere l’eroe Superman, il vero simbolo della speranza, il faro di luce, prima di percorrere il sentiero dell’oscurità e poi della redenzione. È qualcosa che ho ancora molta voglia di esplorare.”

Il futuro di Henry Cavill nel DCEU

Se Henry Cavill avrà o meno l’opportunità di continuare con il ruolo e approfondire ulteriormente la sua versione di Superman, è un mistero che ancora non sembra trovare soluzione. Le voci sull’uscita effettiva di Cavill dal DCEU circolano ormai dal 2018; parallelamente, si parla anche del fatto che il suo Superman possa diventare un personaggio di supporto in altri film dell’universo cinematografico.

Cavill è sicuramente molto legato al personaggio. Tuttavia, considerando il contratto con Netflix per The Witcher e il coinvolgimento in altri imminenti progetti cinematografici, i suoi impegni potrebbero effettivamente impedirgli di prendere parte ad un eventuale sequel de L’uomo d’acciaio o, comunque, di continuare a indossare i panni del supereroe anche in altri progetti.

Eternals vs 10 malvagi Marvel. Chi sconfigge chi?

Eternals vs 10 malvagi Marvel. Chi sconfigge chi?

Eternalsventiseiesima pellicola del Marvel Cinematic Universe, aggiunge nuovi eroi al già ricchissimo catalogo del franchise. Gli Eterni, creature antropomorfe provenienti dal pianeta Olimpia, nel 5000 a.C. vengono inviati sulla terra con la missione di combattere i Devianti, figure mostruose che vogliono danneggiare la specie umana. Personaggi potenti, gli Eterni nel corso dei secoli si dividono in fazioni: c’è chi vuole integrarsi con gli umani e chi preferisce restare isolato.

Non è semplice definire se gli Eterni sono personaggi buoni o cattivi, anche per la missione moralmente discutibile che è stata loro assegnata. Mettendo a confronto i protagonisti di Eternals con 10 cattivi ben noti della Marvel, viene da chiedersi: gli Eterni sarebbero in grado di sconfiggerli o rimarrebbero annientati?

Gli Eternals avrebbero la meglio su Loki

La magia di Loki non basterebbe a contrastare gli EterniCome gli Eternals, Loki è un potente essere alieno con un’ampia varietà di abilità che lo rendono un avversario altamente pericoloso, non da sottovalutare. Le sue qualità sono comparabili a quelle di Sprite, l’Eterna dalle sembianza di una ragazzina che può generare illusioni molto realistiche.

Tuttavia, non importa quanto Loki sia forte, non sarebbe in grado di abbattere l’intera squadra degli Eterni. Forse Druig, AjakSprite e Sersi potrebbero non essere in grado di fare molto contro di lui, ma la potenza di Ikaris e la velocità di Makkari sarebbero molto difficili da contrastare per Loki. Alla fine potrebbe rimanere vittima delle invenzioni di Phastos.

Thanos sconfiggerebbe gli Eterni con il suo Guanto dell’Infinito

Le creazioni di Phastos possono essere potenti, ma non sarebbero in grado di fare molto contro il Guanto dell’Infinito. Thanos usa la sua arma per far scomparire metà dell’Universo. Alcuni Vendicatori, come Capitan Marvel e Scarlet Witch, sono in grado di difendersi da lui anche quando indossa il Guanto, ma gli Eternals non sarebbero all’altezza.

In realtà, anche Thanos è ”uno di loro”: è figlio di Mentore e Sui-San, i primi Eternals che hanno colonizzato Titano, la luna di Saturno. Il personaggio è anche un Deviante perché affetto da una malattia nota come “Sindrome Deviante”. In ogni caso, gli Eterni non potrebbero mai vincere contro il suo guanto in grado di rendere tutti indifesi.

Nessuna delle versioni del Mandarino potrebbe annientare gli Eterni

L’apparizione del Mandarino in Iron Man 3 non ha avuto un ottimo riscontro dal pubblico, che ha disprezzato la trasformazione dell’iconico cattivo di Iron Man nel personaggio fittizio Trevor Slattery. In Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli viene introdotto il vero Mandarino, Xu Wenwu, l’anziano signore che brandisce i Dieci Anelli.

Alcune teorie suggeriscono che proprio questi anelli, essendo di origine aliena, potrebbero avere una connessione con gli Eterni. Che sia vero o no, è chiaro che nessuna delle due versioni del Mandarino avrebbe una possibilità contro gli Eternals. Una sola parola di Druig farebbe arrendere entrambi.

I poteri cosmici di Ego sovrastano nettamente quelli degli Eternals

Il finale di Eternals raffigura Arishem il Giudice che viene a punire le sue creazioni per le loro azioni. In realtà, l’MCU ha già introdotto precedentemente un altro Celestiale: Ego, un pianeta con un controllo totale sulla sua massa fino a livello molecolare.

Anche se Sersi è riuscito a trasformare Tiamut in marmo, non sarebbe in grado di fare la stessa cosa contro Ego. Certo, Phastos potrebbe tentare di creare qualcosa di simile alla bomba usata per distruggere il cervello di Ego ne I Guardiani della Galassia 2, ma avrebbero comunque bisogno di un altro Celestiale per tenere Ego occupato. Anche i membri più forti della squadra di Phastos non sono all’altezza dei suoi poteri cosmici.

I piani di Mysterio sono deboli contro le arme degli Eterni

Spider-Man: Far From Home presenta Quentin Beck, un personaggio che originariamente sostiene di provenire da un altro universo. In realtà, Mysterio usa la tecnologia olografica per inscenare attacchi, con un unico scopo: ottenere il controllo dell’IA di Tony Stark, E.D.I.T.H.

Gli Eternals non avrebbero grossi problemi con Beck, i cui poteri si fondano sul fumo e sugli specchi. Sprite potrebbe vedere attraverso le sue illusioni e aiutare gli Eterni a farlo fuori facilmente.

Creatura interdimensionale, Dormammu ha una potenza superiore agli Eternals

Il cattivo Dormammu è molto temibile. L’antagonista di Doctor Strange è un’entità interdimensionale primordiale che governa la Dimensione Oscura. Il suo obiettivo è quello di fondere la Dimensione Oscura con la Terra. La missione è ostacolata dall’intervento del Doctor Strange che, usando la Pietra del Tempo, intrappola Dormammu in un loop temporale.

La soluzione fa sì che Dormammu uccida Strange numerose volte fino a che non ottiene il risultato desiderato. Gli Eternals, privi di Pietra dell’Infinito a cui fare appello, non sarebbero in grado di fronteggiare il nemico.

I poteri di Agatha Harkness non sono nulla rispetto a quelli cosmici degli Eterni

La principale enemy di Wandavision, Agatha Harkness cerca di sfruttare la caotica magia di Wanda Maximoff. Una strega molto esperta, manipola la protagonista usando il Darkhold.

L’iconico oggetto magico della Marvel, il Darkhold non sarebbe in grado di proteggerla dagli Eterni: sarebbe facilmente disarmata e sconfitta da Makkari o Ikaris.

L’onniscienza del Conquistatore rimane imbattibile

L’antagonista a sorpresa di Loki potrebbe non essere stata la migliore aggiunta alla serie Disney+ Loki God of Mischief, ma a suo modo riesce a far paura. Colui che rimane – approssimativamente identificato come Kang il Conquistatore – è un cattivo di natura completamente diversa dagli Eternals.

La sua onniscienza lo rende un avversario imbattibile: sembra improbabile che qualcuno degli Eterni sia in grado di fronteggiarlo.

Le abilità di Erik Killmonger non sarebbero una minaccia

Uno dei cattivi più interessanti della MCU, è Erik Killmonger. Il personaggio brilla per la sua motivazione e determinazione. Dopo la sua prima apparizione in Black PantherLa serie Disney+, What If…?, rivela il suo vero potenziale come cattivo. Nella serie, Erik fa amicizia con Tony Stark e ottiene l’accesso alla sua tecnologia, uccide suo cugino T’Alla e Tony e inizia una guerra tra il Wakanda e gli Stati Uniti.

Sebbene astuto, il piano di Killmonger non lo aiuterebbe contro gli Eterni. Proprio come tutti gli umani, sarebbe vulnerabile alle abilità di Druig.

Ultron ha già spazzato via l’Universo, potrebbe rifarlo contro gli Eternals

Ultron del MCU è una minaccia che gli Eternals potrebbero maneggiare. What If..? però presenta una versione diversa del personaggio, che riesce nel suo piano di fusione con il corpo di Visione. Quando Thanos appare sulla Terra, rivendica le Pietre dell’Infinito e diventa praticamente inarrestabile.

Ultron continua a distruggere l’intero Universo. Niente può fermarlo, nemmeno i Celestiali come Ego. Gli Eterni avrebbero dovuto combatterlo prima che diventasse troppo potente. Ora, cadrebbero tutti di fronte a lui, proprio come gli altri eroi della MCU.

Yellowjackets 1×03: promo e trama dall’episodio

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Yellowjackets 1×03: promo e trama dall’episodio

Il canale americano Showtime ha diffuso il promo e la trama  di Yellowjackets 1×03, il terzo episodio di Yellowjackets, l’annunciata nuova serie tv generazionale creata e prodotta da Ashley Lyle e Bart Nickerson per Showtime.

In Yellowjackets 1×03 che si intitolerà  “Dollhouse” Gli Yellowjackets discutono dei meriti di probabilmente morire mentre si rimane fermi o probabilmente morire mentre cercano un riparo. Taissa naviga tra un annuncio di attacco sporco e l’altra parola con la C. Shauna vede un ragazzo.

Yellowjackets 1×03

Yellowjackets racconta la storia di una squadra di calciatrici di talento liceale che diventano le sopravvissute a un incidente aereo nel deserto dell’Ontario. La serie racconta la loro discesa da una squadra complicata ma fiorente a clan in guerra e cannibali, mentre tiene traccia delle vite che hanno tentato di ricostruire quasi 25 anni dopo.

Nel cast di Yellowjackets protagonisti sono Sophie Nélisse nei panni di un’adolescente Shauna Sheridan – Melanie Lynskey interpreta una Shauna adulta. Jasmin Savoy Brown da adolescente Taissa – Tawny Cypress interpreta una Taissa adulta Sophie Thatcher come Natalie adolescente – Juliette Lewis interpreta una Natalie adulta. Sammi Hanratty come Misty adolescente  Christina Ricci interpreta una Misty adulta. Ella Purnell come Jackie, Steven Krueger come Ben Scott,  Amy Okuda come Cat Wheeler e Warren Kole da adulto Jeff Sadecki.

La persona peggiore del mondo, recensione del film di Joachim Trier

Dal 18 Novembre è disponibile in alcune sale italiane La persona peggiore del mondo, film del regista norvegese Joachim Trier che, dopo il successo del thriller sovrannaturale Thelma (2017) torna a farsi ispirare dalla cornice della nordica Oslo in un coming-of-age 2.0, quello di Julie: protagonista indiscussa di una storia di anima e corpo, l’interpretazione fenomenale dell’attrice Renate Reinsve è stata riconosciuta dal Prix d’interprétation féminine a Cannes.

La persona peggiore del mondo: un coming of age sospeso tra anima e corpo

La persona peggiore del mondo parla in modo inedito, fin dal prologo, a noi giovani: siamo nati in un mondo che non ci regala nulla, dice Julie, eppure in qualche modo si aspetta ancora di più da noi: non molto tempo fa, era la norma per gli adulti tra i 20 e 30 anni avere tutto sotto controllo: un coniuge, una carriera avviata, dei bambini – almeno una di queste cose e meglio ancora se tutte e tre. I giovani d’oggi sono intrappolati in questo strano purgatorio tra l’aggrapparsi all’essere bambino e l’età adulta. Ci viene concesso più tempo per diventare chi vogliamo essere ma c’è più pressione che mai per riuscirci.

Entra in scena così Julie (Renate Reinsve, la gemella perduta di Dakota Johnson), una norvegese volubile che pensa di non essersi mai impegnata fino in nessuna cosa. Un’adolescente ambiziosa, si è dilettata in medicina prima di scoprire che era più interessata alle questioni dell’anima che al corpo e passare allo studio della psicologia. Così, si taglia e si tinge i capelli, lascia il suo attuale fidanzato, prima di bruciare anche questo percorso accademico, cambiando idea ancora una volta e diventando fotografa. Non sorprende che anche la fotografia riesca ad annoiare Julie che, ben presto, decide di passare al prossimo nuovo taglio di capelli, un successivo ragazzo e a un’ulteriore professione.

Prima di questo montaggio vorticoso, tabella di punteggio sulla vita di Julie fino a quel momento (montato con precisione da Olivier Bugge Coutté e impreziosito dalla colonna sonora di Ola Fløttum), La persona peggiore del mondo spiega cosa sta per succedere: questo sarà un film composto da dodici capitoli, con tanto di prologo ed epilogo. Forse la storia che Julie non è ancora riuscita a mettere per iscritto?

La persona peggiore del mondo è lo scrapbook frammentato di Julie, che anela all’autorealizzazione accorpando forzatamente ritagli di vita, senza rendersi conto che non li sta realmente sperimentando. Lo scorrere del tempo dei 12 capitoli non è mai cronometrato in modo coerente, andando a creare una patina narrativa in cui non sappiamo mai quanto tempo è trascorso, ma sappiamo che ne è passato: il tempo scivola via inesorabilmente dalle mani di Julie, burattinaia dei fili di una vita che la immobilizzano.  Ogni capitolo ha come protagonista una Julie che è leggermente diversa ma anche la stessa di sempre, con lei che si evolve lentamente come risultato degli eventi della scena precedente, ma abbastanza distintamente da permetterci di notare queste alterazioni e l’inizio della formazione del suo io più completo.

Quando finalmente raggiungiamo il suo presente, ha intrapreso una relazione a lungo termine con un fumettista di 44 anni di successo di nome Aksel (Anders Danielsen Lie), la cui prospera carriera le ha dato la stabilità di lavorare di giorno in una libreria mentre si prende il tempo di decidere su cosa voglia puntare dopo. Alla fine riesce ad affermarsi come scrittrice di talento, pubblicando un saggio controverso intitolato Sesso orale nell’epoca del #MeToo.

la persona peggiore del mondo joachim trier

La persona peggiore del mondo è un inno alla multidimensionalità vitale

Come riprendersi in mano una vita che scorre agli occhi degli altri ma non dentro di sé? Julie dovrà capire che cambiare ed evolvere costantemente è essere vivi; siamo fatti per essere malleabili nello spirito come lo siamo nella carne, ma rimanere in un posto o liberarsi dell’altro non è indicativo di una vita meno vissuta. Il nucleo di La persona peggiore del mondo rimane questo: l’idea che il capire e comprendere è parte integrante dell’essere, non del diventare.

La sceneggiatura di Trier – scritta in collaborazione con Eskil Vogt (Thelma, Oslo, August 31st) è una sincera lettera d’amore per gli animi vagabondi, che emana un’immensa empatia per Julie nonostante le sue battute d’arresto o i suoi difetti e non giudica mai il suo viaggio, permettendo al pubblico di formare le proprie opinioni sulle sue scelte in scenari controversi, invece di fornire una prospettiva fissa attraverso cui valutare le sue decisioni. Mentre un film minore avrebbe giocato sul “triangolo amoroso” tra Julie, Askel e Eivind, Trier e Vogt presentano semplicemente gli aspetti positivi e negativi di entrambi i partner, senza che nessuno sia esplicitamente un “buono” o un “cattivo”, come spesso accade nella vita; gli esseri umani sono più di queste riduttive categorizzazioni, e La persona peggiore del mondo è onesto su questa multidimensionalità, con tutti e tre i protagonisti pienamente caratterizzati.

Una caratterizzazione così completa permette anche al film di sovvertire le aspettative, poiché, nonostante il materiale narrativo abbia una base familiare, La persona peggiore del mondo si separa da storie simili allontanandosi dai ruoli stereotipati del genere e dalla tradizionale struttura in tre atti, svolgendosi come la vita stessa piuttosto che sentirsi vincolato a certe convenzioni o cliché, rendendo il viaggio di Julie nel complesso molto più significativa e memorabile.

La persona peggiore del mondo è indeciso come la sua eroina infinitamente curiosa, ma è un ritratto rinvigorente ed estremamente gentile che trasmette in maniera inedita l’idea che il viaggio è altrettanto – se non più – cruciale del posto in cui finiamo.

Keanu Reeves sarebbe “onorato” di entrare a far parte del MCU

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Keanu Reeves sarebbe “onorato” di entrare a far parte del MCU

Grazie al franchise di John Wick, la stella di Keanu Reeves è tornata di nuovo a splendere. Di conseguenza, l’attore si è spesso ritrovato al centro delle discussioni da parte dei fan in merito ai ruoli che potrebbe interpretare in futuro, soprattutto rispetto al Marvel Cinematic Universe.

In effetti, è stato lo stesso Kevin Feige a gettare benzina sul fuoco, confermando in più di un’occasione di aver incontrato la star di Matrix per discutere di una serie di ruoli, incontri che tuttavia non hanno mai portato ad un suo effettivo coinvolgimento nel franchise di grande successo.

Per molto tempo si è parlato del fatto che Reeves fosse vicino ad ottenere il ruolo di Yon-Rogg in Captain Marvel del 2019 (poi affidato a Jude Law). Ancora, pare sia stato considerato anche per il ruolo di Kraven il Cacciatore nell’omonimo spin-off della Sony, personaggio che invece sarà interpretato da Aaron Taylor-Johnson.

Ad oggi non sappiamo se Keanu Reeves avrà mai la possibilità di unirsi al MCU. Quel che è certo è che l’attore sarebbe assolutamente disposto a recitare in uno dei film dei Marvel Studios, come rivelato dallo stesso in una recente intervista con Esquire.

“Sarebbe un onore, per me, entrare a far parte del MCU”, ha spiegato l’attore. “Ci sono alcuni registi e visionari davvero straordinari, e stanno facendo qualcosa che nessuno ha mai fatto prima. È un franchise davvero speciale in questo senso, in termini di scala, ambizione, produzione. Quindi sì, sarebbe davvero bello farne parte.”

Ricordiamo che a breve Keanu Reeves tornerà a recitare in un altro celebre franchise, quello di Matrix. L’attore, infatti, interpreterà nuovamente il personaggio di Neo nell’attesissimo Matrix: Resurrections, diretto da Lana Wachowski e in arrivo nelle sale italiane il 1 gennaio 2022.

Outlander 6: l’affascinanti poster e la data di uscita

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Outlander 6: l’affascinanti poster e la data di uscita

Dopo il teaser promo STARZ ha diffuso il poster e la data di uscita di Outlander 6, l’attesa sesta stagione dell’acclamata serie Outlander.

Outlander 6 debutterà il 6 marzo negli USA, sul canale americano STARZ.

Outlander 6 poster

Outlander 6

La trama della sesta stagione e i dettagli non sono stati ancora rivelati. Nella sesta stagione di Outlander ritorneranno Claire Elizabeth Randall/Fraser, nata Beauchamp (stagione 1-in corso), interpretata da Caitriona Balfe,  James “Jamie” Alexander Malcolm MacKenzie Fraser (stagione 1-in corso), interpretato da Sam Heughan, Edward “Ned” Gowan (stagioni 1, 3-in corso), interpretato da Bill Paterson, Frank Randall/Jonathan “Black Jack” Randall (stagioni 1-3), interpretato da Tobias Menzies, Janet “Jenny” Fraser Murray (stagione 1-in corso), interpretata da Laura Donnelly, Ian Murray (stagione 1-in corso), interpretato da Steven Cree, Roger Wakefield (stagione 2-in corso), interpretato da Richard Rankin, Brianna “Bree” Randall Fraser MacKenzie (stagione 2-in corso), interpretata da Sophie Skelton, Lord John William Grey (stagione 3-in corso), interpretato da David Berry, Marsali MacKimmie Fraser (stagione 3-in corso), interpretata da Lauren Lyle,Claudel “Fergus” Fraser (stagione 3-in corso), interpretato da César Domboy e Capitano Raines (stagione 3-in corso), interpretato da Richard Dillane.

Star Wars: i personaggi della trilogia sequel potrebbero tornare in futuro

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La trilogia sequel di Star Wars non è stata accolta dai fan come forse Disney e Lucasfilm si aspettavano, e ad oggi i tre episodi che compongono il trittico finale della Saga degli Skywalker rimangono i più divisivi di tutti, forse anche più dei film della trilogia prequel.

La trilogia sequel ha avuto inizio con Il risveglio della Forza, che ha presentato al pubblico i personaggi di Rey (Daisy Ridley), Finn (John Boyega), Poe Dameron (Oscar Isaac) e Kylo Ren (Adam Driver). Il primo capitolo è stato accolto con un certo entusiasmo da parte dei fan, che tuttavia non è stato ripagato dal sequel, Gli Ultimi Jedi, ampiamente criticato per i suoi controversi colpi di scena e – soprattutto – per la caratterizzazione di Luke Skywalker. La conclusione della saga, L’ascesa di Skywalker, non ha fatto altro che alimentare questo sentimento di contrasto nei confronti dell’intera trilogia e, più in generale, del franchise.

Al momento il futuro della saga di Star Wars è certo unicamente sul versante televisivo, ma per quanto riguarda il grande schermo, invece, i piani sembrano essere parecchio incerti (proprio di recente è stata confermata la sospensione di Rogue Squadron, il nuovo film del franchise affidato alla regista Patty Jenkins). Non sappiamo quali personaggi e quali storie saranno al centro della saga in futuro, ma sembra che possa esserci ancora spazio per i personaggi della trilogia sequel.

Intervistata da Empire, infatti, il presidente di Lucasfilm Kathleen Kennedy, ha parlato proprio della possibilità di rivedere Rey, Finn, Poe Dameron e Kylo Ren in altri film. “Certamente. Sono personaggi di cui non ci siamo dimenticati”, ha spiegato Kennedy. “Continueranno a vivere. Ne stiamo parlando proprio in questo momento con il team creativo.”

Il futuro della saga di Star Wars

Di recente è stato confermato Rogue Squadron, primo film ad arrivare nelle sale dopo la conclusione della Saga degli Skywalker. Il film, diretto da Patty Jenkins (regista di Wonder Woman), verrà distribuito nelle sale a dicembre 2021.

Oltre a Rogue Squadron, sappiamo che a Rian Johnson, regista de Gli Ultimi Jedi, è stata affidata la scrittura di una nuova trilogia basata su nuove storie e nuovi personaggi, ma su quel progetto non si hanno aggiornamenti da diverso tempo. In passato, anche ai creatori di Game of Thrones, David Benioff e D.B. Weiss, era stato affidato lo sviluppo di una trilogia parallela: sfortunatamente, il duo ha deciso poi di abbandonare il progetto.

In sviluppo c’è anche un misterioso film che sarà prodotto da Kevin Feige, presidente dei Marvel Studios, e che sarà scritto da Michael Waldron, sceneggiatore di Doctor Strange in the Multiverse of Madness

Viggo Mortensen: 10 cose che non sai sull’attore

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Viggo Mortensen: 10 cose che non sai sull’attore

Viggo Mortensen è uno degli attori più prolifici della storia del cinema. In trent’anni di carriera e con più di quaranta film alle spalle, Viggo ha partecipato a tanti diversi lungometraggi che hanno fatto la storia e che sono rimasti nell’immaginario collettivo: basti pensare alla saga de Il signore degli anelli.

Uomo calmo e saggio, Mortensen ha una cultura immensa: ha viaggiato per il mondo quando era bambino, ha conosciuto tante culture diverse e parla fluentemente ben sei lingue, oltre quella di origine. Attore versatile e concentrato, Viggo ha sempre saputo regalare tante sfumature ai personaggi da lui interpretati sempre con impegno.

Viggo Mortensen: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. L’attore americano ha debuttato nel 1985 in Witness – Il testimone per la regia di Peter Weir e ha proseguito la sua carriera prendendo parte a film come Pazzie di gioventù (1988), Non aprite quella porta – Parte 3 (1990) e Riflessi sulla pelle (1990). Nel 1991 partecipa al film Lupo solitario, e in seguito ai film Limite estremo (1993), Young Americans (1993), Carlito’s Way (1993), L’ultima profezia (1995), Allarme rosso (1995), Ritratto di signora (1996), Daylight – Trappola nel tunnel (1996), Soldato Jane (1997), Delitto perfetto (1998) e Psycho (1998). Dal 2001 al 2003 si consacra interpretando Aragorn in Il Signore degli Anelli: La Compagnia dell’Anello (2001), Le due torri (2002) e Il ritorno del re (2003). La sua carriera prosegue con Il destino di un guerriero (2006), La promessa dell’assassino (2007), Appaloosa (2008), The Road (2009), A Dangerous Method (2011), I due volti dei gennaio (2014), Captain Fantastic (2016) e Green Book (2018).

2. Ha scritto e diretto un film. Nel 2020 Mortensen debutta alla regia del film Falling – Storia di un padre, da lui anche scritto, prodotto e interpretato. In questo l’attore interpreta John Peterson, un uomo che si trova a dover gestire l’anzianità del padre, con il quale egli ha da sempre un acceso conflitto. Mortensen ha raccontato di aver ideato il film in seguito alla scomparsa della madre, un evento che lo ha portato a comprendere meglio anche il padre. Originariamente egli non voleva però recitare nel film, ma si decise a farlo poiché la sua presenza avrebbe aiutato ad ottenere i fondi necessari.

3. È stato candidato più volte all’Oscar. Nel corso della sua carriera Mortensen ha vinto numerosi premi cinematografici e vanta ben tre nomination al premio Oscar come attore protagonista. La prima di queste arrivò nel 2008 per il film La promessa dell’assassino, mentre la seconda l’ha ottenuta nel 2017 grazie al film Captain Fantatic. Nel 2019 viene nuovamente candidato per la sua straordinaria interpretazione dell’italoamericano Frank “Tony Lip” Vallelonga nel film Green Book.

viggo mortensen

Viggo Mortensen è Aragorn in Il Signore degli Anelli

4. Ha dedicato tutto sé stesso al ruolo. Sebbene sia stato scritturato poco tempo prima dell’inizio delle riprese, l’attore ha imparato in fretta a maneggiare la spada e a dare al suo personaggio tante diverse sfaccettature. La sua interpretazione era talmente intensa che in una fase concitata si ruppe un dente e chiese persino di incollarglielo seduta stante per poter terminare la sequenza. Noto è anche il suo calcio dato ad un elmo, gesto che gli procurò la frattura di alcune dita del piede.

5. Ha ottenuto di poter parlare elfico. Sembra che per il ruolo di Aragorn, Mortensen si sia immedesimato davvero a fondo, a volte rimanendo nei panni del suo personaggio anche finite le riprese, senza accorgersene. Un aneddoto interessante riguarda una richiesta fatta da Mortensen stesso a Peter Jackson: nella fattispecie, Viggo chiese di poter mettere mano ad alcune parti della sceneggiatura che comprendevano il suo personaggio, per fare in modo che potesse parlare in elfico in alcune scene dei tre film.

Viggo Mortensen in Green Book

6. È ingrassato notevolmente per il ruolo. Per il ruolo del protagonista Frank Vallelonga in Green Book, Mortensen si è trovato a dover sostenere una preparazione fisica al ruolo piuttosto intensa. Gli venne infatti richiesto di acquisire circa 20 chili per poter ottenere l’aspetto possente del vero Vallelonga. L’attore, inoltre, per prepararsi al ruolo si ritrovò a partecipare ad un tipico pranzo italoamericano con la famiglia di Vallelonga, per una durata complessiva di circa sei ore. Mortensen dichiarò che riuscire a mangiare tutte le portate fu per lui la più grande sfida richiesta per il ruolo.

7. Parla realmente in italiano. Come anticipato, Mortensen è un attore capace di parlare numerose lingue, tra cui proprio l’italiano. Egli ha in più occasioni dato prova di ciò e per il ruolo di Tony Lip in Green Book ciò tornò molto utile. Sono infatti diverse le scene in cui il personaggio parla in italiano con i propri famigliari e così Viggo ha potuto nuovamente dar prova di questa sua capacità, affrontando tali scene senza alcuna preoccupazione.

viggo mortensen

Viggo Mortensen: chi è sua moglie

8. È stato sposato con un’attrice. Durante la lavorazione del film Salvation!: Have You Said Your Prayers Today?, conosce la cantante punk Exene Cervenka, del gruppo statunitense X. I due si sposano l’8 luglio 1987 e l’anno seguente, il 28 gennaio 1988 diventa padre del suo unico figlio, Henry Blake Mortensen. Dopo la nascita di questo, si trasferisce con la famiglia nell’Idaho. Molto riservati, i due hanno però reso nota la separazione nel 1991 per poi divorziare il 13 marzo 1998. Attualmente vive in Spagna con l’attrice spagnola Ariadna Gil, a cui è legato sentimentalmente dal 2009 e che ha conosciuto sul set del film Il destino di un guerriero.

Viggo Mortensen: Young

9. Ha girato il mondo. Mortensen avuto una vita piuttosto movimentata. Sin da bambino ha girato per il mondo per molti anni, vivendo per la maggior parte del tempo in Sud America, stabilendosi in Argentina per qualche periodo di tempo: in questo frangente, impara molto bene lo spagnolo. Successivamente andrà in Danimarca, per poi tornare a New York. Da adolescente inizia ad appassionarsi di fotografia, successivamente si laurea in scienze politiche in letteratura spagnola e diventa un young translator: infatti ha lavorato come traduttore per la squadra di hockey svedese durante le Olimpiadi Invernali del 1980 tenutesi a Lake Placid.

Viggo Mortensen: età e altezza dell’attore

10. Viggo Mortensen è nato il 20 ottobre del 1958 a Manhattan, New York, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.80 metri.

Fonti: IMDb, biography, thefamouspeople

Terraviva Film Festival premia Dying to divorce, candidato britannico agli Oscar 2021

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Si è conclusa con l’assegnazione dei premi la seconda edizione del TERRAVIVA FILM FESTIVAL. Il festival cinematografico e di cultura – svoltosi sia in presenza a Casalecchio di Reno e a Bologna che in modalità on-line dal 16 al 20 novembre – anche quest’anno ha voluto attraverso proiezioni, talk e masterclass promuovere e approfondire temi sempre più attuali e urgenti come l’inclusione sociale, l’identità personale, l’immigrazione, la tutela dell’ambiente e la condivisione. 

Per il concorso lungometraggi sia il Premio “Raffaele Pisu che il Premio Terraviva Studenti sono stati assegnati a Dying to divorce di Chloe Fairwether, il film che è appena stato selezionato come candidato britannico per il miglior film straniero alla prossima edizione degli Oscar. Girato in un arco di 5 anni, Dying to divorce documenta in parallelo il problema della violenza sulle donne in Turchia e l’erosione delle libertà democratiche nel paese attraverso l’esperienza di una coraggiosa avvocata e dei casi di violenza e femminicidio che tratta.

Durante la cerimonia di premiazione del 20 novembre, condotta dalla madrina Priscilla Muscat, sono stati consegnati anche tutti gli altri premi sia dalla giuria tecnica che da quelle degli studenti con le relative motivazioni:

  • dalla giuria tecnica 
    • il Premio “Raffaele Pisu al miglior lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether. Motivazione: “Per la capacità di trattare in maniera avvincente e coinvolgente un tema attuale e drammatico, così come di trasmettere un inno alla vita e di speranza, grazie alla forza della denuncia, a figure coraggiose e alle reti di sostegno”.
    • il Premio “Raffaele Pisu al migliore cortometraggio Giusto il tempo di una sigaretta di Valentina Casadei. Motivazione: “Per la capacità di rappresentare le difficoltà quotidiane e la solidarietà che travalica le differenze e i legami di sangue. In pochi minuti la regista riesce a ritrarre appieno la personalità e la ricchezza dei protagonisti”.
    • Menzione speciale lungometraggio Terraviva Film Festival: The Saint of Impossible di Marc Raymond Wilkins. Motivazione: “Per la freschezza con cui si parla di integrazione attraverso lo sguardo inedito di due adolescenti”
    • Menzione speciale cortometraggio Terraviva Film Festival: Hailston Dance di Amin Pour Barghi e Ali Jenaban. Motivazione: “Per l’intensità del racconto, intimo e disperato, e per l’interpretazione registica mai esplicita, che suggerisce con immagini forti e suggestive”
  • dalla giuria degli studenti 
    • il Premio Terraviva Studenti al miglior lungometraggio Dying to divorce di Chloe Fairwether.
    • il Premio Terraviva Studenti al migliore cortometraggio: ex-aequo a Giusto il tempo di una sigaretta di Valentina Casadei e Pizza Boy di Gianluca Zonta.
    • Menzione speciale Premio Terraviva Studenti: The Saint of Impossible di Marc Raymond Wilkins.

 E’ stato anche assegnato il Premio Speciale Terraviva Film Festival 2021 a Franco Grillini (protagonista del docufilm di Filippo Vendemmiati Let’s Kiss che chiude fuori concorso la manifestazione). Motivazione: “Per l’inesauribile forza con la quale da sempre lotta per la conquista dei diritti civili, in nome dell’inclusione e delle pari opportunità”.

TERRAVIVA FILM FESTIVAL è organizzato da Genoma Films – casa di produzione fondata da Paolo Rossi Pisu, Antonio Pisu e Marta Miniucchi – e Associazione Amici di Giana, realizzato in collaborazione con il Comune di Casalecchio sul Reno (Bo), il Premio Gianandrea Mutti e CEFA – il seme della solidarietà Onlus e con il patrocinio del Dipartimento delle Arti dell’Università di Bologna e il riconoscimento del Ministero della Cultura.

Noir in Fest 2021: a Guillaume Musso il Raymond Chandler Award

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Noir in Fest 2021: a Guillaume Musso il Raymond Chandler Award

Il premio alla carriera istituito da Irene Bignardi nel 1988, in accordo con il Raymond Chandler Estate, fondazione facente capo agli eredi di Graham Greene, dopo John Banville, premiato nel 2020, resta anche quest’anno in Europa, e va a uno scrittore francese che nonostante la giovane età è già conosciuto e letto in tutto il mondo con grandissimo successo.

Secondo un sondaggio della rivista “Livres Hebdo”, Guillaume Musso, nato nel 1974 ad Antibes, il bisnonno emigrato dal Piemonte nel sud della Francia all’inizio del Novecento, è stato l’autore più letto dai francesi durante il lockdown. Ma ai record lui è abituato: dal 2001 produce quasi un libro all’anno, iniziando come un provinciale senza “padrini” totalmente sconosciuto, e arrivando a essere l’autore più venduto in Francia, tradotto in 42 lingue, con una ventina di opere  da milioni di copie in tutto il mondo.

Skidamarink (2001) è il romanzo d’esordio, un thriller che parte col furto della Gioconda al Louvre e raccoglie subito critiche eccellenti. Il successo arriva nel 2004 con Et après…(L’uomo che credeva di non avere più tempo, Sonzogno 2005), libro che ha venduto più di un milione di copie ed è stato tradotto in una ventina di lingue e che, nel 2009, è diventato un film, Afterwards, diretto da Gilles Bourdos, con John Malkovich, Romain Duris ed Evangeline Lilly. Il cinema è stato per lui una delle maggiori fonti di ispirazione, ed è quindi naturale che anche la costruzione dei suoi libri richiami quella di certi film. Appartenendo a una generazione che consuma il cinema soprattutto in video, la sua scrittura è incline alla visualità, si struttura come un montaggio cinematografico, è percorsa da una tensione che non molla mai il lettore fino alla fine. Come succede nelle serie TV angloamericane di cui Musso è un fan: Six Feet Under, Lost, The Sopranos, MI5, 24, The West Wing, Mad Men, The Wire.

Tutti o quasi i libri di Musso sono stati dei best seller, tra i numerosi: Sauve-moi (2005; La donna che non poteva essere qui, Sonzogno, 2006), Seras-tu là? (2006; Chi ama torna sempre indietro, Sonzogno, 2006), Je reviens te chercher /Ti vengo a cercare (Rizzoli, 2008), La fille de papier (2011; La ragazza di carta, Sperling & Kupfer, 2012), Central Park(Bompiani, 2014), L’instant présent (2015; L’istante presente, La nave di Teseo, 2019), Un appartement à Paris /Un appartamento a Parigi (La nave di Teseo, 2017), La jeune fille et la nuit / La ragazza e la notte (La nave di Teseo, 2018), La vie secrète des écrivains / La vita segreta degli scrittori (La nave di Teseo, 2019), La vie est un roman / La vita è un romanzo(La nave di Teseo, 2020) e L’inconnue de la Seine / La sconosciuta della Senna (La nave di Teseo, 2021).

Il tema principale che sottende quasi tutta la sua opera è quello della resilienza, la capacità di resistere alle avversità rinnovandosi e ricostruendosi, del saper cogliere al volo le occasioni che la vita ci offre, del coraggio del cambiamento. Ma anche l’indagine sulla creatività, in particolare sulla scrittura, è al centro di molti dei romanzi di Musso. La suspense è la vera regina dei suoi libri, insieme alla sua corte di personaggi, raccontati con maestria ed empatia.

“Amo raccontare storie originali, voglio che si vibri insieme con i personaggi, che si rida, che si pianga, voglio che a lettura finita ci si senta più felici di prima” dice Musso.

Il suo debito letterario con la tradizione ottocentesca del fantastico francese è evidente: “mia madre era bibliotecaria – dice Musso – sono cresciuto fra i libri fin da piccolo. Ho letto tutti i classici francesi, Nodier, Gautier e Mérimée, cui aggiungerei Maupassant e perfino Barjavel”. Nel mescolare il sovrannaturale a una vicenda contemporanea Musso riattualizza questo tipo di letteratura che ebbe in passato un enorme successo.

Nel contemporaneo, Musso ama la letteratura che indaga l’inconscio e le emozioni, come quella di Milan Kundera, Philip Roth, Stephen King, Dennis Lehane, ma è anche un fan di Jean-Cristophe Grangé e di Tonino Benacquista, mentre altrove dichiara che il suo maestro è Georges Simenon, di cui riprende le stesse domande (che sono anche quelle di Modiano e Manchette): chi sono i vivi e chi i morti, come riconosciamo il loro valore e come veniamo davvero in contatto con loro?

Che è poi anche il tema dell’ultimo romanzo, che Musso presenterà a Milano, al Noir in festival, il 12 dicembre, giorno in cui riceverà il Raymond Chandler Award: La sconosciuta della Senna, edito da La nave di Teseo e ora in tutte le librerie. Qui ritroviamo, dopo tanti set newyorchesi, una Parigi nebbiosa poco prima di Natale, e la Senna che restituisce una ragazza senza memoria, ma la cui identità appartiene a una morta.  È un’indagine per l’ufficio affari non convenzionali della polizia di Parigi, l’occasione che il capitano Roxane, osteggiata dai suoi capi, aspettava da tempo. La sua inchiesta si trova ben presto catapultata in un enigma inquietante: è possibile essere al tempo stesso vivi e morti?

A ottobre Musso era sul set del film TV The Reunion, adattamento del suo bestseller La ragazza e la notte per France 2, con la Rai come partner esclusivo e nel cast l’italiano Giacomo Fusco.

Il pubblico italiano ha dimostrato di apprezzare molto la grana letteraria di Musso e insieme la sua salda presa su trame e personaggi. D’altra parte, a queste latitudini, spesso e volentieri il polar ha conteso alla produzione anglosassone l’affetto dei lettori e la palma delle vendite. Il Noir in festival celebra quindi la peculiarità francese del genere con un incontro a lui dedicato e premiando il suo rappresentante più attuale e letto.

Spider-Man: No Way Home, pioggia di spot e nuove scene dal film

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Spider-Man: No Way Home, pioggia di spot e nuove scene dal film

Il trailer numero due di Spider-Man: No Way Home ha aperto la porta a moltissimi nuovi spot che stanno imperversando, principalmente nelle tv americane. Di seguito ve li proponiamo, dal momento che contengono diverse scene e dettagli in più rispetto al video che abbiamo visto la scorsa settimana. Eccoli di seguito:

https://twitter.com/Spider_Leaks/status/1462461423133601792?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1462461423133601792%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.comicbookmovie.com%2Famp%2Fspider-man%2Fno_way_home%2Fspider-man-no-way-home-tv-spots-reveal-sandman-electro-doc-ock-vs-spidey-and-more-multiverse-madness-a189727

https://twitter.com/Spider_Leaks/status/1462463636748873734?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1462463636748873734%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.comicbookmovie.com%2Famp%2Fspider-man%2Fno_way_home%2Fspider-man-no-way-home-tv-spots-reveal-sandman-electro-doc-ock-vs-spidey-and-more-multiverse-madness-a189727

https://twitter.com/Spider_Leaks/status/1462464290582151171?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1462464290582151171%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es1_&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.comicbookmovie.com%2Famp%2Fspider-man%2Fno_way_home%2Fspider-man-no-way-home-tv-spots-reveal-sandman-electro-doc-ock-vs-spidey-and-more-multiverse-madness-a189727

Le riprese di Spider-Man: No Way Home si sono svolte ad Atlanta. Nel film vedremo Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei tornare nei loro personaggi del francise. Inoltre, il film vedrà, trai suoi interpreti, anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che tornerà a vestire i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, e infine Alfred Molina, che sarà di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Spider-Man: No Way Home è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production. Il film arriverà nelle sale italiane il 15 dicembre 2021.

Spider-Man: No Way Home, tutte le rivelazioni e i segreti del trailer

Supereroi: trailer del film di Paolo Genovese con Alessandro Borghi

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Medusa Film ha diffuso il trailer ufficiale di Supereroi l’atteso nuovo film di Paolo Genovese più volte rimandato a causa della PANDEMIA e con protagonisti Alessandro Borghi e Jasmine Trinca, dal 23 dicembre al cinema. Nel cast anche Greta Scarano, Vinicio Marchioni, Linda Caridi e con la partecipazione di Elena Sofia Ricci.

Supereroi: la trama

Servono i superpoteri per amarsi tutta una vita, Anna e Marco lo sanno bene. Lei è una fumettista dal carattere impulsivo, nemica delle convenzioni; lui un professore di fisica convinto che ogni fenomeno abbia la sua spiegazione. A tenerli insieme è un’incognita che nessuna formula può svelare.

Un film di PAOLO GENOVESE con Alessandro Borghi, Jasmine Trinca, Greta Scarano, Vinicio Marchioni, Linda Caridi e con la partecipazione di Elena Sofia Ricci una produzione LOTUS PRODUCTION in collaborazione con MEDUSA FILM prodotto da MARCO BELARDI

Me contro Te Il Film – Persi nel Tempo: trailer del nuovo film con Luigi Calagna e Sofia Scalia

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Guarda il trailer di Me contro Te Il Film – Persi nel Tempo, il nuovo film, dopo lo straordinario successo dei primi due film, li vedrà protagonisti di una nuova entusiasmante avventura inedita al cinema dal 1 Gennaio. Nel terzo film, sempre per la regia di Gianluca Leuzzi, la magia porterà i Me Contro Te a viaggiare nel tempo. Con loro l’amico Pongo ma anche i nemici di sempre, il Signor S e Perfidia, e una nuova agguerritissima nemica.

Da un soggetto diLuigi Calagna e Sofia Scalia, Me Contro Te Il Film – Persi nel Tempo è scritto da Emanuela Canonico, Andrea Boin, Luigi Calagna e Sofia Scalia. Il film è diretto da Gianluca Leuzzi. La fotografia del film è di Vito Trecarichi, il montaggio di Davide Cerfeda, la scenografia di Mario Torre e i costumi di Tecla Turiaco. Le musiche originali del film sono di Stefano Della Casa. Me contro Te Il Film – Persi nel Tempo è una produzione Warner Bros. Entertainment Italia, Colorado Film Production e Me Contro Te. Il film sarà distribuito nelle sale da Warner Bros. Pictures dal 1 Gennaio 2022.

La trama

É un giorno speciale per Luì, che finalmente sta per ricevere il diploma da scienziato, e come sempre Sofì è lì al suo fianco a sostenerlo e a dargli coraggio. All’evento non può poi di certo mancare Pongo, il loro amico di sempre. Ancora una volta però, il Signor S e la fedele Perfidia, cercheranno di insidiare i Me Contro Te ma Sofì, con i suoi poteri di fata, e Luì, con la migliore tecnologia degna di un vero scienziato, daranno del filo da torcere ai loro nemici. Qualcosa va storto però e la magia catapulterà tutti in luoghi ed epoche lontane… persi nel tempo! In questo magico viaggio i Me Contro Te scopriranno di avere dei nuovi amici e conosceranno una nuova, agguerritissima nemica. Una fantastica ed emozionante avventura al cinema per Luì e Sofì, piena di sorprese e con tanto divertimento per i loro piccoli fan e tutte le famiglie.

Spike Lee: 10 cose che non sai sul regista

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Spike Lee: 10 cose che non sai sul regista

Spike Lee è uno dei registi più influenti e combattenti della epoca moderna e contemporanea. Non solo egli è regista di lungometraggi e cortometraggi, ma si è anche distinto come attore di alcuni suoi film, ha poi diretto documentari, videoclip, film per la televisione e spot pubblicitari, oltre essere produttore dei suoi film e non solo.

Ha sempre manifestato una dura opposizione contro il razzismo, dimostrando in ogni suo lavoro quanto ancora questa forma di odio sia diffusa non solo in America, ma in tutto il mondo. I suoi film hanno fatto la storia del cinema, hanno scosso il pubblico con la capacità del regista di narrare con gran forza visiva, che è una sua qualità unica. La passione e l’amore che c’è detro ogni suo film e ogni tematica non ha confini.

Ecco 10 cose che non sai di Spike Lee.

Spike Lee: i suoi film

1. Ha diretto celebri lungometraggi. Il primo lungometraggio di Lee è Joe’s Bed-Stuy Barbershop: We Cut Heads del 1983, che è il suo saggio finale alla New York University. Successivamente ha realizzato Lola Darling (1986), Aule turbolente (1988) e Fa’ la cosa giusta (1989). Gli anni ’90 iniziano con Mo’ Better Blues (1990), Jungle Fever (1991) e proseguono con i suoi film più popolari come Malcolm X (1992), Crooklyn (1994), Clockers (1995) e Girl 6 – Sesso in linea (1996). La sua carriera prosegue poi con Bus in viaggio (1996), S.O.S. Summer of Sam – Panico a New York (1999), Bamboozled (2000), La 25ª ora (2002), Inside Man (2006), Miracolo a Sant’Anna (2008), Oldboy (2013), Il sangue di Cristo (2015), Chi-Raq (2015), BlacKkKlansman (2018) e Da 5 Blood – Come fratelli (2020).

2. Ha realizzato diversi videoclip per noti cantanti. Nel corso della sua carriera Lee si è distinto anche come regista di videoclip, collaborando con diversi noti artisti del mondo della musica. Tra i primi progetti di questo tipo da lui realizzati si ritrovano quelli per Tutu Medley di Miles Davis e Fight the Power dei Public Enemy. Questo è in particolare un brano molto utilizzato nel film Fa’ la cosa giusta. Ha poi diretto videoclip di brani come Born to Fight di Tracy Chapman, Do Your Dance, Gotta Have You, Jungle Fever e Make Sure You’re Sure, di Stevie Wonder, Money Don’t Matter 2 Night di Prince, Cose della vita di Eros Ramazzotti e They Don’t Care About Us e This Is It di Michael Jackson.

3. Ha vinto un Oscar. Nel corso della sua carriera Lee è stato candidato ben ben 5 volte al premio Oscar, il più delle volte in categorie diverse. La prima nomination è arrivata nel 1990 come miglior sceneggiatore per Fa’ la cosa giusta, mentre nel 1998 è stato candidato per il miglior documentario con 4 Little Girls. Dopo anni di assenza è tornato agli Oscar nel 2019 con il film BlacKkKlansman, venendo nominato come regista, produttore e sceneggiatore, trionfando poi in quest’ultima categoria. Nel 2016 a Lee è inoltre stato conferito il premio alla carriera.

spike lee

 

Oldboy di Spike Lee

4. Ha diretto il remake di un noto film coreano. Nel 2013 venne realizzato il film Oldboy, diventato uno dei film più famosi del regista americano. Il film è un remake del film omonimo di Park Chan-Wook realizzato dieci anni prima e basato sul manga giapponese Old Boy. Il film racconta la storia di Joe Doucett, un dirigente pubblicitario che viene rapito in maniera improvvisa e viene tenuto prigioniero per circa vent’anni, del tutto isolato dal resto del mondo. Quando finalmente viene liberato, Joe decide di andare alla ricerca di chi lo ha tenuto segregato per tutto quel periodo di tempo, scoprendo come la sua vita sia coinvolta in una serie di tradimenti e sotterfugi.

5. È subentrato all’ultimo nel progetto. Già nel 2004 cominciarono a circolare voci circa un remake americano dell’omonimo film coreano, vincitore nello stesso anno del Grand Prix Speciale della Giuria a Cannes. Tuttavia, nel corso degli anni, vi furono diversi problemi produttivi. Se inizialmente era stato fatto il nome di Justin Lin come regista, in seguito vennero fatti i nomi di Will Smith come protagonista e di Steven Spielberg come regista. Dopo alcuni problemi relativi ai diritti, tutti abbandonarono il progetto verso il 2010. L’anno successivo venne ripreso e venne annunciato Spike Lee alla regia del film. In questo remake di Oldboy ci sono Josh Brolin, nei panni del protagonista, Elizabeth Olsen, Samuel L. Jackson, Pom Klementieff e Rami Malek.

Spike Lee e BlacKkKlansman

6. È il suo nuovo film di grande successo. BlacKkKlansman è l’ultimo film realizzato da Spike Lee. Uscito nella seconda metà del 2018 in Italia, il film è stato selezionato per il concorso ufficiale del Festival di Cannes ed è un adattamento del libro Black Klansman dell’ex poliziotto Ron Stallworth, il primo afroamericano ad essere un poliziotto di Colorado Springs, infiltratosi poi in un gruppo del Ku Klux Klan. Grazie a questo film Lee è tornato alla ribalta dopo alcuni insuccessi, vincendo numerosi premi in tutto il mondo.

7. Ha nuovamente raccontato del razzismo. Con questo film, il regista rimarca come un certo tipo di odio ed il razzismo non siano mai andati via: iniziando da una breve sequenza di Via col Vento e finendo con la marcia di Charlottesville, in Virginia, per i diritti civili dell’agosto 2017 e le dichiarazioni di Donald Trump. Il film, che vede la presenza di John David Washington e Adam Driver, vuole raccontare la storia e il razzismo nella storia americana, facendo uso di un linguaggio leggero, ironico e farcito di satira sociale.

spike lee

8. Ha posto alcune condizioni per dirigere il film. Quando il produttore Jordan Peele (anche noto come regista di Get Out e Noi) ha proposto per la prima volta tale progetto a Spike Lee, egli rimase incredulo nei confronti di tale vicenda, la quale sembrava fin troppo straordinaria per essere vera. Per Lee, la storia era inoltre troppo scandalosa per essere ignorata. Egli aveva però alcune condizioni da richiedere prima di accettare di dirigere il progetto: inclundere elementi comici e tracciare parallelismi con questioni razziali contemporanee.

Spike Lee presidente di giuria a Cannes

9. È stato scelto come presidente di giuria del celebre Festival. Nel 2020 Lee viene annunciato come presidente di giuria dell’imminente Festival di Cannes. Tuttavia, a cuasa della pandemia di Covid-19, l’evento non si è più potuto svolgere, nonostante i tanti tentativi e rinvii. Il direttore del Festival, Thierry Fremaux ha però confermato che l’annullamento non interferiva con la presidenza di Lee, il quale è poi stato riconfermato per l’edizione del 2021, svoltasi nel mese di luglio. In tale occasione Lee ha conferito la Palma d’Oro al film Titane.

Spike Lee: età e altezza del regista

10. Spike Lee è nato il 20 marzo del 1957 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti. Il regista è alto complessivamente 1.70 metri.

 

Fonti: IMDb, biography, thefamouspeople

MCU: 10 consigli utili per i neofiti dell’universo cinematografico

Il Marvel Cinematic Universe è un universo cinematografico di enorme successo che vanta al momento ben 26 film, senza considerare le serie targate Disney+ e di tutto il restante materiale espanso. Per questo motivo, ora come ora tuffarsi alla scoperta del franchise potrebbe risultare scoraggiante per chi non ha mai visto o sentito nulla del MCU. Ecco, quindi, 10 suggerimenti che potrebbero rivelarsi molto utili per i neofiti, per tutti coloro che hanno deciso di approcciarsi soltanto ora alla visione della saga.

Le fasi

È importante sapere e capire che l’Universo Marvel è stato organizzato in fasi separate, ognuna delle quali porta qualcosa di totalmente unico al pubblico. Il MCU è attualmente alla sua quarta fase, con la prima fase basata sostanzialmente sulle origini di questi straordinari personaggi.

La seconda fase riguardava la continuazione del loro viaggio, mentre la terza fase era incentrata sulla conclusione della Saga dell’Infinito, con molti dei personaggi principali che hanno dovuto affrontare la temibile minaccia di Thanos. Quest’arco narrativo complessivo (cioè la minaccia di Thanos), in realtà, ha fatto da sfondo a ciascuna di queste fasi, con le Gemme dell’Infinito che hanno fatto la loro apparizione nei vari film. Al momento non è chiaro quando finirà la quarta fase.

L’ordine di visione

C’è molto dibattito sull’ordine in cui guardare i film de MCU. Tante opinioni diverse possono creare confusione. L’ordine della data di uscita segue la formula delle fasi, in modo che la narrazione si svolga come inizialmente previsto dai Marvel Studios. Questo è un ottimo modo per iniziare, ma probabilmente esiste un sistema migliore.

È possibile, infatti, che guardare queste storie in ordine cronologico possa effettivamente essere più efficace. Personaggi del calibro di Captain Marvel verrebbero così introdotti molto prima, quindi il ritorno è un affare più grande, mentre Captain America può diventare davvero il Primo Vendicatore, dando il via al MCU. Guardare i film seguendo l’ordine di ogni franchise può creare un po’ di confusione quando si verificano poi i crossover.

La questione Sony

I Marvel Studios e i Walt Disney Studios hanno ora i diritti su quasi tutti i personaggi principali della Marvel Comics. C’è solo uno studio che ha ancora voce in capitolo sull’utilizzo di uno specifico personaggio sul grande schermo, ossia Sony, che continua a possedere Spider-Man e i personaggi a lui associati.

Questo può creare un po’ di confusione, poiché Sony, parallelamente, sta creando il proprio universo Marvel che include famosi antieroi e nemici dell’Uomo Ragno come Venom e Morbius. Fortunatamente, le cose stanno per diventare molto meno complicate, in quanto sembra che questi universi, alla fine, si fonderanno. La cosa più importante da sapere in questo caso è che, per la prima volta, tutti i personaggi Marvel sono liberi di giocare nella stessa sandbox e tutti i film di Sony fanno parte del Multiverso.

Netflix, ABC e le altre serie

Marvel Entertainment ha prodotto più serie con altre emittenti, tra cui Hulu, ABC e Netflix, ognuna delle quali ha fatto riferimento al più ampio MCU. Tuttavia, che si tratti di Cloak and Dagger o Runaways, o Daredevil o Agents Of S.H.I.E.L.D. il destino di queste serie è attualmente sconosciuto.

È opinione comune che gli show di ABC, ossia Agents of S.H.I.E.L.D. e Agent Carter, sono da considerare canonici. Per quanto riguarda tutto il resto, potrebbe trattarsi di storie e personaggi al di fuori della timeline. Tuttavia, dal momento che circolano diverse voci secondo cui Charlie Cox tornerà nei panni di Matt Murdock in Spider-Man: No Way Home, la continuity potrebbe essere scossa ancora una volta. In definitiva, nessuno vuole vedere questi personaggi Marvel subire un re-casting, ma vedere queste serie non è necessario ai fine della comprensione del MCU, per quanto siano divertenti. 

Leggere i fumetti

I fumetti sono la fonte ultima di tutto ciò che riguarda la Marvel e quando ci si lancia nel MCU è sicuramente importante leggere almeno un po’. I fumetti hanno lo spazio necessario per entrare in dettagli molto più profondi riguardo a questi personaggi iconici, anche se molte delle storie sulla carta sono arrivate poi sullo schermo.

Quello che bisogna tenere a mente però è che la continuity dei fumetti è completamente diversa da quella del grande schermo. Ci sono, infatti, alcuni importanti cambiamenti: la formazione degli Avegers originali ne è un ottimo esempio. Inoltre, questo è un universo in cui i mutanti stanno fianco a fianco con stregoni, vampiri e alieni, una combinazione che non è stata ancora stata del tutto raggiunta nel MCU.

Ritorni inaspettati

Nessun personaggio dovrebbe mai essere escluso dal MCU, anche se a prima vista sembra insignificante. I fan hanno speculato a lungo su alcuni dei migliori ruoli secondari di tutto l’universo cinematografico, e diversi personaggi hanno ampliato i rispettivi archi narrativi soltanto molto tempo dopo la loro prima apparizione. 

La morte non è mai la fine e solo perché un personaggio come Darcy Lewis o Teschio Rosso non compaia da un po’, non significa che non possa tornare a giocare un ruolo importante ancora una volta. In definitiva, è importante prestare attenzione a ciascun ruolo, poiché alcuni personaggi potrebbero fare ritorni inaspettati o diventare parte integrante del più ampio MCU in seguito. 

Le serie Disney+

Di recente, il MCU si è ampliato grazie al debutto di Disney+ e a molteplici serie disponibili sulla piattaforma di streaming, come Loki, WandaVision e What If…? Queste serie sono in realtà vitali per comprendere il resto dell’universo e hanno introdotto alcuni personaggi Marvel preferiti dai fan.

Sfortunatamente, chiunque voglia iniziare con il MCU dovrà investire in un abbonamento alla piattaforma (sebbene questo sia il modo più semplice per accedere anche ai film). Il Multiverso, in particolare, viene ampiamente spiegato sul piccolo schermo, e sappiamo che avrà ramificazioni nel canone e nei film destinati al grande schermo.

Marvel Legacy

I Marvel Studios non sono stati i primi a portare i fumetti al cinema. Studi del calibro di Sony, Fox e Universal hanno precedentemente tentato di adattare questi personaggi, nonostante i risultati siano stati parecchio altalenanti. Tuttavia, ora è Disney a possedere quasi tutti questi franchise.

In questo momento, i film precedenti sono classificati come parte della linea Marvel Legacy; non sono, dunque, in linea con il MCU. Tuttavia, le cose potrebbe cambiare molto presto. Spider-Man: No Way Home, ad esempio, sta già portando le precedenti saghe dell’Uomo Ragno (quelle di Sam Raimi e Marc Webb) nel MCU grazie al Multiverso, mentre WandaVision ha anticipato che lo stesso potrebbe accadere con i film degli X-Men realizzati da Fox.

Generi diversi

Il Marvel Cinematic Universe è spesso associato a una formula e questo potrebbe scoraggiare i nuovi spettatori. Ma i Marvel Studios hanno effettivamente creato una vasta gamma di film che attingono a tutti i tipi di generi. Ce n’è davvero per tutti i gusti nel franchise.

Che si tratti di un’epopea spaziale come Guardiani della Galassia, un mix di fantasy e arti marziali come Shang-Chi, o magari un thriller di spionaggio come Captain America: The Winter Soldier, è difficile sostenere che tutti questi progetti siano esattamente gli stessi. A volte il miglior punto di partenza è all’interno di un genere solo all’apparenza familiare.

Unirsi alla famiglia

L’Universo Marvel sembra una grande famiglia quando si tratta del cast di attori. Gran parte dell’essere un fan di questo franchise coincide con l’essere un fan degli attori dietro i rispettivi ruoli. Che si tratti di social media o di interviste sul red carpet e nei vari late show, il cast del MCU si è fatto amare dai fan e ha effettivamente dato vita a momenti davvero unici. 

Ad esempio, attori come Sebastian Stan, Anthony Mackie e Benedict Cumberbatch che prendono in giro Tom Holland è qualcosa di assolutamente esilarante. Immergersi in tutti questi buoni contenuti è ormai parte integrante del viaggio nel Marvel Cinematic Universe. 

Scarlett Johansson di nuovo con i Marvel Studios per un progetto top secret

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In occasione della consegna dell’American Cinematheque Award a Scarlett Johansson lo scorso weekend, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige ha rivelato che l’attrice tornerà a lavorare con la Marvel per un nuovo misterioso progetto in cui figurerà come produttrice.

Come riportato da Deadline, il progetto top secret sarà totalmente slegato da Black Widow, quindi non avrà nulla a che fare con il personaggio di Natasha Romanoff. Ricordiamo che Johansson è stata la prima attrice del MCU ad essere coinvolta in qualità di produttrice esecutiva in un film dei Marvel Studios (Black Widow, appunto).

“Scarlett ha prestato il suo talento e il suo potere da star al Marvel Cinematic Universe per oltre un decennio. Sono estremamente grato per il fatto che ha scelto di svolgere un ruolo chiave in esso per così tanti anni”, ha osservato Feige. “Lavorare con lei è stata davvero una delle collaborazioni più memorabili e gratificanti della mia carriera.”

Black Widow è uscito contemporaneamente nei cinema e su Disney+, cosa che ha spinto Scarlett Johansson a citare in giudizio la Disney. La diatriba si è poi risolta con un accordo milionario e dalle parole di Feige è chiaro che, nell’intera vicenda, il boss ha avuto un ruolo da mediatore tra le due parti. Speriamo di saperne di più sul ritorno di Johansson nel MCU il prima possibile.

Sul red carpet dell’American Cinematheque, l’attrice ha così commentato la faida con la Disney: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”

Hawkeye: Hailee Steinfeld non ha sostenuto alcun provino per Kate Bishop

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Il nome di Hailee Steinfeld è sempre stato associato al ruolo di Kate Bishop, ancor prima dell’ufficializzazione del cast dell’attrice da parte dei Marvel Studios. Pare infatti che la star di Bumblebee fosse sempre stata nel mirino dello studio. Tuttavia, da quelle voci di corridoio alla conferma definitiva è trascorso un bel po’ di tempo.

Ora, vedremo finalmente l’attrice candidata all’Oscar per Il grinta nei panni dell’erede di Occhio di Falco in Hawkeye, l’attesissima nuova serie della Marvel che debutterà su Disney+ a partire dal prossimo 24 novembre. In occasione della conferenza stampa globale di presentazione della serie, Kevin Feige ha rivelato alcuni interessanti dettagli proprio in merito al casting di Steinfeld.

Come riportato da ComicBookMovie, infatti, il presidente dei Marvel Studios ha spiegato che l’attrice non ha sostenuto alcun provino per il ruolo di Kate Bishop, a conferma che lo studio aveva sempre pensato a lei per la parte. “Hailee non ha fatto nessuna audizione”, ha dichiarato Feige. “Siamo stati davvero molto fortunati che fosse aperta alla possibilità di interpretare il personaggio, perché abbiamo sempre pensato che fosse una sorta di prototipo di Kate.”

“Come molto spesso accade, quando pensiamo ad un attore per un determinato ruolo, alla fine capita che accetti sempre di interpretarlo”, ha aggiunto il produttore. “Con Hailee ci sono stati soltanto alcuni incontri per discutere della cosa e siamo veramente grati che abbia voluto entrare a far parte del MCU, perché abbiamo sempre saputo che sarebbe stata grandiosa. Ed infatti lo è.”

Qualcosa ci dice che i Marvel Studios abbiano dei grandi piani in serbo per l’attrice e per il personaggio. D’altronde, è quasi certo che Kate assumerà il ruolo di Occhio di Falco in modo permanente, raccogliendo così l’eredità di Clint Barton. Tuttavia, non ci resta che guardare Hawkeye per scoprire in che direzione andrà la storia di Kate.

Black Panther 2: i dettagli sull’infortunio di Letitia Wright, si tornerà sul set a gennaio

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Arriva da Deadline la conferma che la produzione di Black Panther: Wakanda Forever è stata ufficialmente sospesa e che le riprese del film ripartiranno all’inizio del prossimo anno, precisamente a gennaio. La ragione è l’infortunio sul set di Letitia Wright, interprete di Shuri.

Ora, in una lunga lettera inviata da Kevin Feige, Louis D’Esposito e Nate Moore al cast e alla troupe del film, sono emersi nuovi dettagli proprio in merito all’incidente che ha coinvolto l’attrice, avvenuto lo scorso agosto, sul set allestito a Boston, mentre stava girando una scena d’azione. Nel frattempo, la produzione è andata avanti, realizzando tutte le scene in cui non era coinvolto il personaggio di Shuri. Tuttavia, non essendosi Wright ripresa in tempo, i Marvel Studios hanno ritenuto opportuno bloccare temporaneamente i lavori sul film, posticipando anche la data di uscita da luglio a novembre 2022.

Nella lettera scritta da Feige, D’Esposito e Moore, è emerso che Letitia Wright ha riportato una frattura alla spalla e persino una commozione cerebrale: “Quelle che credevamo fossero ferite minori, in realtà, si sono rivelate più gravi del previsto, visto che Letitia ha dovuto fare i conti con una grave fattura alla spalla e una commozione cerebrale che ha avuto numerosi effetti collaterali. È stato difficile. Ora Letitia è in via di guarigione, seguita dai medici e aiutata dal sostegno della sua famiglia.”

I dirigenti dello studio hanno poi ringraziato l’attrice per aver fatto di tutto per cercare di tornare il più velocemente possibile sul set: “Sappiamo quanto Letitia ami il ruolo di Shuri e quando sia difficile per lei stare lontana dal set. Sta lavorando sodo per riprendersi. Non vediamo l’ora di rivederla al lavoro. Ci ricongiungeremo tutti più forti di prima.”

Black Panther: Wakanda Forever arriverà nelle sale l’8 luglio 2022. Il presidente dei Marvel Studios, Kevin Feige, ha confermato che T’Challa, il personaggio interpretato al compianto Chadwick Boseman nel primo film, non verrà interpretato da un altro attore, né tantomeno ricreato in CGI. Il sequel si concentrerà sulle parti inesplorate di Wakanda e sugli altri personaggi precedentemente introdotti nei fumetti Marvel.

Letitia Wright (Shuri), Angela Bassett (Ramonda), Lupita Nyong’o (Nakia), Danai Gurira (Okoye), Winston Duke (M’Baku) e Martin Freeman (Everett Ross) torneranno nei panni dei rispettivi personaggi interpretati già nel primo film. L’attore Tenoch Huerta è in trattative con i Marvel Studios per interpretare il villain principale del sequel.

Eddie Redmayne su The Danish Girl: “Oggi non accetterei la parte”

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Il ruolo dell’artista transgender Lili Elbe in The Danish Girl è probabilmente uno dei più conosciuti – e acclamati – della carriera di Eddie Redmayne. Tuttavia, in una recente intervista con il Times di Londra, l’attore britannico ha ammesso che, oggi, non accetterebbe la parte.

All’epoca dell’uscita in sala del film di Tom Hooper, che valse a Redmayne una candidata all’Oscar come miglior attore protagonista (l’ambita statuetta – lo ricordiamo – l’aveva già vinta per il ruolo di Stephen Hawking ne La teoria del tutto), la scelta di far interpretare un personaggio transessuale ad un uomo cisgender venne accolta da numerose critiche. A quanto pare, oggi Redmayne sembra essere d’accordo con quelle contestazioni.

“No, adesso non accetterei quella parte”, ha confessato l’attore. “All’epoca accettai perché ero mosso dalle migliori intenzioni, ma penso che sia stato un errore. La discussione riguardo alle frustrazioni sui casting è dovuta al fatto che molte persone non hanno voce in capitolo. Deve esserci un livellamento, altrimenti ci saranno sempre dibattiti di questo tipo.” 

Eddie Redmayne in difesa della comunità transgender

Non è la prima volta che Eddie Redmayne si espone in difesa della comunità transgender: lo scorso anno, infatti, il protagonista della saga di Animali Fantastici aveva criticato duramente le dichiarazioni di J.K. Rowling, la celebre scrittrice britannica nota per aver dato vita al magico mondo di Harry Potter, accusata di transfobia.

All’epoca, aveva dichiarato: “Il rispetto nei confronti delle persone transgender resta un imperativo culturale. Negli anni anche io ho cercato costantemente di educare me stesso. Avendo lavorato sia con J.K. Rowling che con diversi membri della comunità trans, ci tengo a chiarire con fermezza la mia posizione. Non sono d’accordo con i commenti di Jo! Le donne trans sono donne! Gli uomini trans sono uomini! Le identità non-binarie sono valide! So che i miei amici e colleghi transgender sono stanchi di questa continua messa in discussione delle loro identità. Vogliono soltanto vivere le loro vite in pace ed è arrivato il momento di lasciarglielo fare.”

La Santa Piccola, recensione del film di Silvia Brunelli

La Santa Piccola, recensione del film di Silvia Brunelli

La santa piccola è Annaluce, la giovanissima Sofia Guastaferro che sin dalla prima sequenza si prende di forza la scena, dopo il titolo e fino alla conclusione del film di Silvia Brunelli. Una storia minima, esemplare senza avere la pretesa di esserlo, ma insieme piuttosto diretta e smaccata nei temi scelti da non poter passare agli annali come originale o unica. Che questa sia stata o meno una preoccupazione della esordiente regista, sicuramente poco importa che prima di lei siano arrivati Matteo Garrone e Alice Rohrwacher a raccontare la realtà periferica e quotidiana della Napoli di oggi.

Dove e con chi vive la Santa piccola

Tutto si svolte in – e intorno a – un rione del capoluogo campano, dove tutti si conoscono. E dove ogni giorno è uguale, per tutti. Anche per gli inseparabili Mario e Lino, fratello di Annaluce, costretto a respingere le incursioni del violento padrone di casa e occuparsi della sorellina e della madre, affetta da depressione e poco presente a sé stessa. A ogni costo. Anche approfittando delle serate di svago con l’amico per raggranellare qualche euro concedendo le sue grazie a questo o quella vizioso pagante in un crescendo di incontri sempre più espliciti (e sempre più spogli e freddi, anche quando la passione si fa narrativa).

Tutto cambia quando Annaluce rianima una colomba data per morta, facendo gridare al miracolo. Ma è solo la prima delle prove che la ragazzina dà di una supposta santità. Cambiando completamente l’atteggiamento del rione nei confronti della sua famiglia. Una soluzione, una via di fuga o nulla di tutto ciò?

Dalla Mostra di Venezia al Roma International Film Festival

Lo scorso giovedì 18 novembre, La santa piccola ha aperto la XX edizione del RIFF – Rome Independent Film Festival diretto da Fabrizio Ferrari, ma il suo viaggio inizia nel 2019. Quando, come recita la biografia della stessa regista, la sceneggiatura del film ha partecipato alla Biennale College Cinema, vincendo come unico titolo italiano. E venendo segnalato per il fondo Eurimages, dalla stessa Biennale, al Consiglio Europeo, che ha individuato nella Brunelli la regista europea esordiente del 2020.

Ancora prima, la storia nasce sulla carta. Quella del romanzo omonimo di Vincenzo Restivo del 2017 però è leggermente diversa. Forse più onesta, più realistica, di quella che Silvia Brunelli e Francesca Scanu hanno riadattato nel soggetto e nella sceneggiatura della produzione Rain Dogs, in collaborazione con Mosaicon Film, TVCO, Minerva Pictures e Antracine. Eppure…

La Santa piccola, tra miracoli e delusioni

Probabilmente proprio in questo tradimento sta molto del fascino del film. Ingenuo e sregolato, i cui personaggi continuano a confrontarsi immutabili e a offrirsi al pubblico in maniera molto diretta. Nel loro sogno di andare via dal rione, nell’illusione che i soldi portino la felicità, nell’idealizzazione di un amore che è molto più terreno e senza speranza di quello che ci piacerebbe sperare e in definitiva nel sottolineare l’assurdità che sia ancora la superstizione a unire e muovere folle di disperati.

Oppio dei popoli, diceva uno, tanto tempo fa, e l’effetto sembra essere ancora quello, in molti casi. Quello che ci raccontiamo è che credere che la bontà esista, che ci sia un futuro migliore, ci avvicina a quel traguardo, o ci fa essere migliori in vista di esso, ma il risultato è solo quello di prendere per buona ogni panzana o di assecondare i propri bisogni, che siano di evasione, di guadagno o di risposte che abbiamo paura di ricavare da quello che ci circonda.

Folklore, dramma e favola sono in ogni momento. Contrappuntati da una musica dura e rock che fortunatamente contiene il rischio di confusioni liriche. Come regia e riprese, a tratti scomposte o fin troppo semplici, sicuramente per scelta, ma forse non solo. Conferma ne siano certe monotone linee di dialogo, alternate a scambi tanto distanti dai soggetti coinvolti da stridere. Più che rappresentare come sia la vita stessa, con i suoi “schiaffi”, a spingerci verso la nostra via o ad aprircene di nuove, a emergere da questo scontro di generazioni e interpretazioni sono i personaggi. Non gli adulti, vittime dell’ignoranza, non i giovanissimi, ancora troppo piccoli per sapere quando smettere di ‘giocare’, quanto semmai Lino, l’unico a vedere la realtà, volente o nolente, e Mario, l’unico a ‘sentire’ davvero, abbandonandosi alle fantasie senza cedere alle illusioni. 

Jeremy Renner pensa che Occhio di Falco possa guidare gli Avengers

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Jeremy Renner ha fatto il suo debutto nel MCU nei panni di Clint Barton in Thor del 2011, grazie ad un breve cameo che ha presentato ufficialmente il personaggio al pubblico, prima del suo ritorno in The Avengers

Nonostante sia uno degli Original Six e sia apparso in diversi film del MCU (il più recente è stato Avengers: Endgame), Occhio di Falco ha sempre operato in qualità di personaggio di supporto all’interno dell’universo cinematografico. Tuttavia, le cose sembrano essere destinate a cambiare grazie a Hawkeye, l’attesissima serie dedicata a Clint Barton, che arriverà su Disney+ dal 24 novembre e che vedrà il debutto del personaggio di Kate Bishop sul grande schermo, interpretato da Hailee Steinfeld.

In occasione della promozione dello show, Renner ha parlato con BBC Radio del suo futuro nel MCU al di là della serie. Durante l’intervista è stato sottolineato proprio il fatto che Occhio di Falco sia stato un personaggio poco sfruttato dai Marvel Studios, cosa che ha spinto il suo interprete a parlare di cosa vorrebbe per l’arciere in futuro.

“Nei fumetti, Occhio di Falco è il capo dei Vendicatori della West Coast. Personalmente, mi piacerebbe vederlo in quel tipo di ruolo da leader, alla Captain America, anche sul grande schermo”, ha spiegato Jeremy Renner. “Penso che sarebbe riuscito a prendere certe decisioni e a fare determinati tipi di cose. Dovrebbe essere un quarterback e non un ricevitore. Sarebbe molto interessante.”

Il futuro di Occhio di Falco nel MCU dopo Hawkeye

Occhio di Falco ha assunto un ruolo da leader molte volte nei fumetti, al di là dei Vendicatori della West Coast. Il MCU potrebbe fare lo stesso se Renner fosse ancora interessato a interpretare Clint Barton dopo la serie. Introdurre i Vendicatori della West Coast, ad esempio, sarebbe un altro modo per la Marvel di espandere il numero di superteam nell’universo cinematografico. Tuttavia, Occhio di Falco potrebbe anche assumere il ruolo di leader della squadra principale degli Avengers o anche quello di capo dei Thunderbolts, squadra che nei fumetti ha guidato per diverso tempo.

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe: recensione del film di Valerio Jalongo

Con L’acqua l’insegna la sete – Storia di classe, Valerio Jalongo torna al documentario dopo Il senso della bellezza e riprende il tema della scuola, affrontato nel 2010 con il film di finzione La scuola è finita. Il nuovo lavoro è stato svolto nell’arco di 15 anni, con 5 anni di riprese, attraverso cui il regista romano, ticinese d’adozione, racconta la scuola senza falsa retorica, ma con autentica sensibilità ed emozione.

I protagonisti di L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe

2020. Il professore in pensione Gianclaudio Lopez parte da una poesia di Emily Dickinson per iniziare a parlare dei suoi alunni. Quella 1 E dell’Istituto Superiore “Roberto Rossellini” di Roma che nel settembre 2004 cominciò a raccontarsi in una sorta di video-diario. Scorre i loro temi e poi li riporta agli autori, oggi trentenni, per parlare con loro di quegli anni, della loro esperienza a scuola, ma anche delle loro vite di oggi. Si sono realizzati o stanno ancora cercando la propria strada? Hanno avuto dalla scuola ciò che pensavano? Cosa hanno dato alla scuola? Così si raccontano Lorenzo Albrizio, che ha tenacemente creduto nei suoi sogni e oggi è mago, giocoliere, animatore, con una sua azienda e venti dipendenti; Jessica Carnovale, piena di energia e sempre positiva, che lavora in un ospizio per anziani e cerca in ogni modo di farli sentire amati. Gianluca Diana, che ama la natura e si prende cura degli alberi, Corinna Jacobini, che gestisce una pensione casalinga per cani; ha un carattere timido e chiuso e ancora non ha trovato la propria strada. Alessio Schippa, che ha messo da parte il sogno di diventare un calciatore, fa lavori saltuari e appena può si dedica alla sua passione: è un pokerista. Yari Venturini, che oggi è cuoco e animatore di discoteche e si dedica a crescere sua figlia, dopo essersi lasciato alle spalle un’adolescenza a dir poco travagliata. Poi c’è il professor Lopez, che anche in pensione continua a pensare ai suoi ragazzi e vuole dare loro ancora un’altra possibilità.

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe, la scuola tra vitalità e malinconia

Con L’acqua l’insegna la sete Valerio Jalongo, regista, ma anche autore del soggetto e della sceneggiatura, quest’ultima insieme a Linda Ferri,  dà la sua visione di scuola come un luogo pieno di vita, ma il film è percorso anche da una malinconia dolce-amara. Già il titolo porta in sé questa doppia valenza: l’idea, che emerge dalla poesia di Dickinson, che per capire veramente qualcosa, bisogna privarsene. Nel caso dei ragazzi della I E e del professor Lopez, si potrebbe dire che per apprezzare davvero il valore di quegli anni di scuola, occorra rivederli da adulti, o da pensionati, quando sono ormai conclusi. Nel titolo c’è anche l’idea di come i ragazzi, non solo i protagonisti di questo bel doc, abbiano bisogno, sete di scuola come luogo di incontro, in cui essere accolti, visti, capiti, incentivati a sviluppare le loro potenzialità e talenti. Certo, colpisce e rattrista che molti non abbiano ancora espresso fino in fondo il loro talento, che siano ancora alla ricerca di sé e della propria strada. Allora, ci si può domandare: è colpa della scuola? L’acqua, la insegna la sete è dunque la fotografia di una scuola in crisi, che ha fallito come istituzione, se qualcuno rimane indietro, se non si riesce a recuperare tutti, se qualcuno si perde?

Il film, però, mette in campo anche altre riflessioni, se è vero che alcuni dei ragazzi hanno finito gli studi e iniziato a lavorare nel mondo dello spettacolo, del cinema, sui set – l’Istituto Rossellini è dedicato proprio ai mestieri del cinema e della tv – ma hanno abbandonato quel mondo, che descrivono come arido e privo di umanità, di attenzione all’altro. Una concezione peraltro oggi invalsa in moltissimi rapporti di lavoro, spesso solo orientati al risultato e privi di empatia e umanità. Così come si solleva anche un’altra grande questione. Se infatti la scuola dà fiducia, fornisce strumenti per coltivare i propri talenti e costruirsi un futuro, sta pur sempre all’individuo credere in sé, non scoraggiarsi di fronte alle delusioni e continuare a perseverare per realizzare sé stesso.

Il difficile lavoro del professore e dell’alunno

Il documentario di Jalongo è tra i pochi lavori – viene in mente La scuola di Daniele Luchetti, tratto da due illuminanti libri di Domenico Starnone – che mostrano cos’è veramente la scuola, il lavoro del professore, la fatica per coinvolgere i ragazzi, anche quando, dice Lopez, “vogliono andare al bagno in massa”, o quando: “sono talmente presi dalla loro noia che trovano noioso tutto. Dovresti essere un prestigiatore per farli stupire, per farli restare a bocca aperta e dire: ma veramente a scuola si può scoprire questo?”. Vedere come Lopez abbia fatto – e ancora, da pensionato, faccia – il suo lavoro con passione, un grande lavoro, è davvero coinvolgente ed emozionante. E sebbene non tutti siano come lui, non tutti riescano a coinvolgere così tanto i ragazzi, ad ascoltarli, a stabilire con loro un rapporto così autentico, è pur vero che molti sanno fare bene il loro lavoro. Il film mostra anche il lato sorprendente dei ragazzi, quei gesti inaspettati che ripagano di tutta la fatica, come il raccontarsi in modo spassionato in un tema. Fa toccare con mano allo spettatore, qualora non lo sappia o non lo ricordi per esperienza personale, quanto siano importanti per i ragazzi quegli anni. I protagonisti del lavoro, peraltro spesso con storie non facili alle spalle, ricordano bene il professor Lopez e le sue lezioni, come lui ricorda di loro. Ha conservato i loro temi e quando insieme a loro li rilegge la commozione è autentica, da entrambe le parti.

L’acqua l’insegna la sete è un racconto sentito ed emozionante. Il regista fa una scelta oculata in mezzo al mare magnum del materiale girato in cinque anni, riuscendo in 76 agili minuti a dare uno spaccato intenso e significativo delle vite dei protagonisti, anche al di là della scuola. Il film risulta essere un potente inno alla vita, come la scuola stessa è, con tutto il suo spettro di esperienze ed emozioni, positive e negative. Emblematica in tal senso l’inquadratura dei banchi dall’alto, colmi di scritte, vissuti. La scuola è proprio questo: un concentrato di vita, racchiusa in un tempo relativamente breve e in poco spazio. Questo film come pochi sa raccontarla.

Dove vederlo

L’acqua, l’insegna la sete – Storia di classe è in sala solo il 22, 23 e 24 novembre, distribuito da Desir in 15 città italiane, in 18 sale. Prodotto da Aura Film, Rsi, Radiotelevisione Svizzera, Ameuropa International, con Rai Cinema, è una coproduzione svizzero-italiana.

 

The Tender Bar: il poster del film di George Clooney

The Tender Bar: il poster del film di George Clooney

Dopo le prime foto  Amazon Studios ha diffuso il poster ufficiale di The Tender Bar, il nuovo film da regista di George Clooney  che vedrà protagonisti Ben Affleck, Lily Rabe, Tye Sheridan e Christopher Lloyd. La pellicola sarà presentata in anteprima alla Royal Festival Hall del Southbank Centre con la partecipazione di Clooney al 65mo BFI London Film Festival. Amazon Studios rilascerà THE TENDER BAR su Prime Video il 7 gennaio 2022

Il film racconta la storia di J.R. Moehringer (Ben Affleck), un uomo che non ha mai conosciuto suo padre, un dj di New York, e che, pur d’instaurare un tacito legame col genitore, durante l’infanzia ascoltava sempre la radio in attesa della voce paterna. Quando quella voce così confortante per J.R. ha smesso definitivamente di parlare, l’uomo ha iniziato a cercare conforto nei frequentatori del bar del quartiere, alla disperata ricerca di una surrogata figura paterna.

Scarlett Johansson vs Disney, parla l’attrice: “È stato terrificante”

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In occasione della consegna del premio dell’American Cinematheque, Scarlett Johansson è stata protagonista di un red carpet per la prima volta in due anni: l’attrice, infatti, non aveva partecipato alla premiere di Black Widow.

Sfilando sul tappeto rosso, Johansson ha avuto modo di parlare per la prima volta della causa intentata ai danni dei Walt Disney Studios per colpa degli incassi del cinecomic di Cate Shortland, che alla fine si è risolta con un accordo milionario tra l’attrice e lo studio.

Parlando con Variety, Scarlett Johansson ha parlato in primis dell’esperienza di realizzare Black Widow: “È stato uno dei momenti più alti della mia carriera. Amavo andare sul set ogni giorno e lavorare con la regista dei miei sogni Cate Shortland e con il nostro incredibile cast. Ogni giorno mi sentivo davvero fortunata.”

A proposito del rinvio del film a causa della pandemia di Covid-19, ha aggiunto: “Quando è esplosa la pandemia e abbiamo dovuto posticipare il film, è stato un duro colpo per tutti noi. Sono stati momenti veramente difficili. Tuttavia, ero felice che il film potesse essere visto al cinema in un momento in cui più persone erano vaccinate e si sentivano sicure di tornare in sala. Non ho mai voluto che il pubblico si sentisse come se stesse rischiando la vita o la salute per andare al cinema.”

Parlando invece della faida con la Disney, ha spiegato: “Ho fatto qualcosa che non era mai stato fatto prima. Mi sentivo in un territorio inesplorato. È stato terrificante. Avevo tantissimi dubbi, ma al tempo stesso mi sentivo come se stessi facendo la cosa giusta. Ora, grazie a quello che ho fatto, nessuno dovrà mai più affrontare una cosa simile. Quindi, alla fine, penso che ne sia valsa la pena.”

A proposito, invece, del supporto che in quell’occasione ha ricevuto da colleghe come Elizabeth Olsen e Jamie Lee Curtis, ha dichiarato: “È stato davvero importante per me, perché ci si può sentire davvero soli in una situazione del genere. Sapere che tutte queste donne forti erano dalla mia parte, mi ha fatto capire che avevo intrapreso la strada giusta e che ne valeva la pena. È stato molto toccante. Mi ha dato la forza in un momento davvero molto stressante.”

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Eternals: Starfox doveva essere uno degli eroi principali

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Eternals: Starfox doveva essere uno degli eroi principali

Dopo Black Widow e Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, la Fase 4 del MCU si è nuovamente ampliata grazie all’uscita di Eternals di Chloé Zhao, film che ha introdotto nell’universo cinematografico ben 10 nuovi eroi.

Tuttavia, la scena a metà dei titoli di coda del film ha rivelato la presenza di un altro personaggio, ossia Eros/Starfox, che proprio negli ultimi giorni è stata “ufficializzata” anche dai Marvel Studios attraverso i loro profili social, con tanto di character poster del personaggio in questione.

Starfox è interpretato da Harry Styles (Dunkirk) e, grazie ai fumetti, sappiamo che si tratta del fratello di Thanos. È chiaro che il personaggio avrà un ruolo molto più importante in futuro, ma sembra che nei piani iniziali doveva essere parte della squadra principale, quindi essere al centro della storia già nel film di Zhao.

Parlando con The Direct, infatti, il co-sceneggiatore Ryan Firpo ha spiegato perché, alla fine, il debutto di Eros sia stato confinato alla scena a metà dei titoli di coda. “Quando abbiamo iniziato a lavorare al pitch, avevamo circa 40 diversi Eterni. Così, abbiamo iniziato a scegliere quelli che ci piacevamo di più. Eros era uno di questi e all’inizio doveva essere tra i protagonisti”, ha spiegato Firpo.

“Alla fine, però, abbiamo deciso di concentrarci sulla storia d’amore tra Sersi e Ikaris, e abbiamo pensato che, in base alle dinamiche di gruppo, se c’era Ikaris non poteva esserci anche Eros, perché altrimenti sembrava che questi due personaggi si stavano pestando i piedi a vicenda”, ha aggiunto.

“Tuttavia, abbiamo sempre saputo che si tratta di un grande personaggio e che, potenzialmente, poteva essere il nostro portale verso una comunità molto più grande di Eterni che vive nel cosmo. Quindi, alla fine, ci siamo resi conto che era il personaggio perfetto da introdurre in una scena post-credit, soprattutto per via di quel legame con Thanos. Anche se non viene coinvolto nella storia principale, fin dall’inizio sapevamo che l’avremmo introdotto nei titoli di coda”, ha concluso il co-sceneggiatore.

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la trama e il cast del film di fantascienza

Uscito al cinema nel 1998, il film Lost in Space – Perduti nello spazio è l’adattamento cinematografico dell’omonima serie televisiva andata in onda negli anni Sessanta. Questa era a sua volta basata sul romanzo Il Robinson Svizzero, riadattato per appartenere al genere fantascientifico. Il titolo è stato un grande classico ed ha poi trovato con questo lungometraggio ulteriore popolarità anche tra le generazioni più giovani. Interpretato da un cast di celebri interpreti, il film è diretto da Stephen Hopkins, esperto del genere e autore anche di noti film horror.

Lo studios di produzione, la New Line Cinema, aveva acquisito i diritti sull’opera nella speranza di dar vita ad un nuovo franchise, composto di sequel per il grande schermo ma anche di serie televisive e altri prodotti ad esso legati. Tuttavia, il film non ottenne l’accoglienza sperata. La critica giudicò male il film, considerato troppo cupo e poco brillante rispetto alla serie originale. Lo stesso pubblico, sul momento, non si interessò al titolo. Ciò portò al debole incasso di soli 136 milioni di dollari, a fronte di un budget di circa 80. Di conseguenza, lo studios decise di non dar vita ad ulteriori film.

Con il tempo, tuttavia, Lost in Space – Perduti nello spazio ha riacquistato un certo prestigio, affermandosi come un titolo scult degli anni Novanta. Inoltre, molti fan del genere oggi lo scoprono, o riscoprono, grazie ai suoi passaggi televisivi. Per la sua atmosfera, i personaggi e gli effetti speciali, il film svela infatti un certo fascino, che gli permette ancora oggi di essere un titolo ricercato. Diverse sono poi le curiosità legate alla trama e al cast di questo film, e di seguito sarà possibile scoprire le principali tra queste.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la trama del film

La storia si concentra sulla missione spaziale dell’astronave Jupiter II. L’anno è il 2058, e la famiglia Robinson, composta dal professore John, la moglie Maureen e i figli Judy, Penny e Will, vengono scelti per completare la costruzione di un portale per l’iperspazio in orbita attorno al pianeta Alpha Prime. Questo è l’unica speranza per gli abitanti della Terra di sopravvivere. Ad opporsi all’operazione vi è però un gruppo di terroristi noti come La Rivolta Globale. Alcuni infiltrati di questi, infatti, riescono a manomettere l’astronave all’insaputa dei Robinson. Una volta partiti, questi rilevano così dei malfunzionamenti che li stanno portando fuori rotta. Rapidamente, dovranno evitare di andare a finire nell’orbita del sole, e pur riuscendoci si troveranno ad dover atterrare su un pianeta a loro sconosciuto.

Qui si scontrano con terribili creature del luogo, che danno loro la caccia. Ma le avventure per loro sono appena iniziate e i pericoli sono molti di più quello che potrebbero pensare. Sul pianeta sono infatti presenti dei misteriosi portali, che sembrano poterli mettere in contatto con le versioni future di loro stessi. Ciò che queste raccontano, però, potrebbe non essere del tutto vero. Distinguere la realtà dalla menzogna sarà così fondamentale per i Robinson. La famiglia dovrà prima di tutto trovare il modo di salvarsi da quel pianeta, e solo così potranno forse riuscire a completare la loro missione e salvare il resto dell’umanità.

Lost in Space cast

Lost in Space – Perduti nello spazio: il cast del film

Come anticipato, a dare volto alla famiglia protagonista vi son alcuni noti interpreti di Hollywood. Il volto del professor John Robinson è infatti quello dell’attore premio Oscar William Hurt, noto il film Il bacio della donna ragno. L’attrice Mimi Rogers ha invece interpretato Maureen Robinson, mentre Heather Graham il ruolo della figlia Judy. Quest’ultima, inoltre, intraprese una relazione con il regista proprio durante le riprese del film. Lacey Chabert ha invece dato vita all’altra figlia, Penny, mentre Jack Johnson, divenuto celebre proprio grazie a questo film è l’interprete di Will. Il personaggio di Will è inoltre presente anche in versione adulta, interpretata dal noto Jared Harris, celebre per le serie Chernobyl e The Crown.

L’attore Matt LeBlanc, celebre per il personaggio di Joey nella sit-com Friends, interpreta nel film il ruolo del pilota Don West. Per via delle riprese in contemporanea della serie e del film, l’attore per poter partecipare al lungometraggio dovette compiere numerosi spostamenti, trovandosi così a vivere un periodo piuttosto intenso della sua carriera. Curiosamente, il ruolo era stato offerto anche a Matthew Perry, protagonista in Friends con il ruolo di Chandler. Altro celebre ruolo presente nel film è quello del dottor Smith, spia dei terroristi. Per il ruolo erano stati considerati gli attori Kenneth Branagh e Tim Robbins, ma venne infine affidato a Gary Oldman, dichiaratosi un grande fan della serie originale.

Nel film compaiono inoltre in alcuni noti cameo alcuni degli interpreti originali della serie. L’attore Dick Tufeld, infatti, riprende qui il suo ruolo di voce di Robot. Mark Goddard, invece, che nella serie era Don West, compare qui nelle vesti di un generale. L’attrice June Lockhard, interprete di Maureen, dà invece qui vita alla preside del giovane Will, mentre le interpreti delle due figlie dei Robinson, Marta Kristen e Angela Cartwright, danno vita a delle giornaliste. Gli unici a non aver voluto partecipare sono stati gli attori Bill Mumy e Jonathan Harris. Il primo desiderava interpretare la versione adulta di Will, ma gli venne negato. Il secondo invece desiderava riprendere il suo ruolo del dottor Smith, e non accettò diversamente.

Lost in Space – Perduti nello spazio: la colonna sonora, il trailer e dove vedere il film in streaming

Particolarmente apprezzata, la colonna sonora venne inizialmente rilasciata in formato di album nel marzo del 1998. Questo conteneva i principali brani del film, composti dal musicista Bruce Broughton. La colonna sonora in questione non presenta alcun legame con quella della serie, che era stata realizzata da un giovanissimo John Williams. Negli anni seguenti, sono state poi rilasciate diverse versioni di tale album, fino a giungere nel 2016 alla pubblicazione di un’edizione completa di tutti i brani presenti nel film e durante i titoli di coda. Tra i più celebri di questi si annoverano i titoli Thru the Planet, Jupiter Chrashes e The Robot Attack.

Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su una delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Lost in Space – Perduti nello spazio è infatti presente nel catalogo di Tim Vision. Per vederlo basterà noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà però anche trasmesso in televisione sabato 20 novembre alle ore 23:45 sul canale Italia 1.

Fonte: IMDb

La Ruota del Tempo: la recensione dei primi episodi della serie Amazon

In principio, il Creatore forgiò la Ruota del Tempo, la quale intesse il Disegno delle Ere utilizzando le vite degli uomini come suoi fili. Sette sono i raggi della Ruota, ognuno rappresentante un’epoca, e a farla girare vi è l’Unico Potere, forza motrice dell’Universo. Il Creatore, inoltre, imprigionò Shai’tan il Tenebroso, una entità potente e malvagia per tenerlo lontano dalla Ruota. Ma con il ruotare delle ere, il Tenebroso trovò il modo per interferire con il mondo e per difendersi da questa minaccia la Ruota provocò la nascita periodica del cosiddetto Drago, potente campione della Luce. A lui spetta il compito di imprigionare Shai’tan ancora e ancora, fino alla fine dei tempi.

Parte da tale premessa la nuova serie fantasy di Amazon intitolata La Ruota del Tempo. Questa è basata sull’imponente ciclo letterario ideato da Robert Jordan, scritto nel corso di vent’anni e completato da Brandon Sanderson in seguito alla scomparsa dello scrittore, avvenuta nel 2007. Composto da 14 romanzi, ognuno non inferiore alle 800 pagine, è questo uno dei maggiori racconti fantasy degli ultimi decenni, il quale da tempo aspettava di poter essere adattato in opera audiovisiva. Grazie allo showrunner Rafe Judkins ciò è infine divenuto realtà, con una prima stagione composta da 8 episodi ed una seconda già confermata e in fase di riprese.

Questa prima stagione, in particolare, si concentra sulla ricerca da parte di Moiraine Damordred (Rosamund Pike), strega appartenente alla potente organizzazione delle Aes Sedai, della reincarnazione del Drago Rinato, colui che potrà riportare l’ordine nell’Universo. Individuandolo in uno tra i giovani Rand al’Thor (Josha Stradowski), Perrin (Marcus Rutherford), Mat (Barney Harris), Egwene (Madeleine Madden) e Nynaeve (Zoë Robins), Moiraine decide di portarli tutti e cinque con sé verso la Torre Bianca, intraprendendo un viaggio che cambierà per sempre le loro vite e le sorti del mondo.

La nuova avventura fantasy di Amazon

In un panorama cinematografico e televisivo sempre più ricco di racconti fantasy, molti dei quali finiscono per assomigliarsi fin troppo tra loro, La Ruota del Tempo aspira evidentemente a proporsi come qualcosa di diverso. Un’ambizione tutt’altro che facile da soddisfare, considerando quanto titoli come Il Signore degli Anelli e Il Trono di Spade si siano imposti nell’immaginario collettivo, ridefinendo canoni e modalità di rappresentazione. Dalla sua, tuttavia, la serie ideata da Judkins vanta una base letteraria particolarmente solida, complessa e ricca di concetti a loro modo originali.

Dai primi tre episodi potuti vedere in anteprima, questa introduce infatti senza esitazioni nel pieno dell’azione, in un contesto dove la magia è un qualcosa di molto raro e accessibile solo ad alcune donne prescelte. Potrebbe questo sembrare un risvolto frutto dei più recenti movimenti di rivalsa femminile, se non fossero dinamiche descritte da Jordan più di vent’anni fa. Già solo questo elemento permette di comprendere quanto tale serie possa risultare sorprendete nel suo racconto, composto naturalmente da quelle tappe tipiche del genere ma nelle quali si possono ritrovare gradite sorprese o eventi tali da attirare l’attenzione dello spettatore.

Tra ambienti selvaggi e lerce taverne, tra poteri da scoprire e cruenti nemici da affrontare, La Ruota del Tempo si misura così con i suoi simili con la consapevolezza di quali siano i suoi punti di forza e puntando su tale patrimonio per potersi distinguere. Ciò che più di ogni altra cosa può aiutare in ciò è la concezione filosofica ed universale alla base della storia, la quale sembra acquistare di spessore episodio dopo episodio. All’interno della Ruota, ognuno può scoprire poteri e origini imprevedibili, rendendo di fatto ogni personaggio una potenziale continua sorpresa.

La Ruota del Tempo Amazon

La Ruota del Tempo: la recensione

Adattare un racconto tanto ampio e complesso come quello de La Ruota del Tempo è un’operazione a dir poco spaventosa. Ciò che dai primi episodi visti si può rimproverare agli sceneggiatori è l’aver condensato in poco tempo un ampio numero di eventi, i quali probabilmente avrebbero meritato un ritmo più disteso, un maggiore approfondimento e, in alcuni momenti, una messa in scena più accattivante. Allo stesso tempo, occorrerà scoprire quanto i personaggi fin qui potranno affermarsi e rendersi memorabili. Nei primi tre episodi si intuisce il loro potenziale, senza però che questo si esprima in modo ancora del tutto convincente.

Nonostante ciò, in quanto si vede si può ritrovare una gradita rielaborazione di determinati elementi, dalla magia agli elementi più sanguinolenti, i quali acquistano una valore estetico più adeguato al mezzo qui utilizzato. Gli scontri con i Trolloc, terribili creature simili a tori antropomorfi, sono particolarmente violenti e lasciano intuire come la serie possa passare da momenti più spensierati ad altri ben più cupi. Nel complesso, inoltre, è bene notare come il racconto rimanga perfettamente comprensibile anche da chi non ha mai letto i libri di Jordan.

Se quanto visto nei primi tre episodi, intitolati Commiato, L’ombra attende e Un luogo sicuro, dovesse confermarsi anche nei successivi quattro, questa prima stagione potrebbe davvero affermarsi come una gradita sorpresa. Visivamente ricca tra imponenti scenografie e con un’atmosfera che raggiunge anche toni da horror, vi è infatti una magnificenza di buon livello. In attesa anche di poter vedere la nuova serie de Il Signore degli Anelli, prevista per il 22 settembre 2022 sempre su Amazon Prime Video, La Ruota del Tempo è dunque un titolo fantasy di particolare fascino per ogni amante del genere, nonché una buona occasione per riscoprire l’omonima saga letteraria.

 

Rami Malek: 10 cose che non sai sull’attore

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Rami Malek: 10 cose che non sai sull’attore

Rami Malek è il nuovo astro nascente del cinema contemporaneo. Di lui si erano già notate le capacità in passato, grazie ad alcuni film in cui pur con ruoli secondari si faceva notare non poco. Californiano ma di origini egiziane e greche, Malek ha una bella gavetta alle spalle, che si divide tra cinema e televisione. Ha cercato di dare forma al sogno della vita, quello di diventare attore, con molti sacrifici e tanto impegno, anche quando i genitori non erano d’accordo sulla sua scelta di dedicarsi al mondo dell’arte.

Ecco 10 cose che non sai di Rami Malek.

Rami Malek: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. L’attore ha debuttato al cinema in Una notte al museo (2006), nel ruolo del faraone egiziano Ahkmenrah. Nel 2009 riprende il personaggio in Una notte al museo 2 – La fuga (2009). Successivamente recita in L’amore all’improvviso – Larry Crowne (2011), Battleship (2012),  The Master (2012), The Twilight Saga: Breaking Dawn – Parte 2 (2012), Senza santi in paradiso (2013), Oldboy (2013), Short Term 12 (2013), Need for Speed (2014), Il sangue di Cristo (2014), Notte al museo – Il segreto del faraone (2014), Papillon (2017), Bohemian Rhapsody (2017), Fino all’ultimo indizio (2021) e No Time to Die (2021).

2. È noto per un’acclamata serie. Parallelamente al cinema, Malek recita anche in alcuni episodi di serie TV come Una mamma per amica (2004), The War at Home (2005-2007), Medium (2005), 24 (2010) e The Pacific (2010). Il grande successo arriva però grazie al ruolo di Elliot Alderson nella serie Mr. Robot. Composta da quattro stagioni andate in onda dal 2015 al 2019, questa ha permesso a Malek di affermarsi come uno dei più interessanti attori della sua generazione e di vincere numerosi premi.

Rami Malek in Twilight

3. Ha recitato nella nota saga fantasy. Non tutti lo sanno, ma Malek ha avuto un ruolo nella saga cinematografica di Twilight, più precisamente in Breaking Dawn – Parte 2 (2012) di Bill Condon. In questo film, l’attore americano interpreta Benjamin, un vampiro creato da Amun in persona, con il potere di manipolare i quattro elementi, ovvero terra, aria, fuoco e acqua. Sia durante che dopo la realizzazione del film, Malek ha ringrazio molto i fan della saga per il supporto ricevuto. Questo è stato uno dei primi ruoli cinematografici che hanno permesso all’attore di affermarsi presso un pubblico più vasto.

rami malek

Rami Malek è Freddie Mercury

 

4. Ha interpretato il celebre cantante. Alla fine di novembre del 2016 venne annunciato che Rami Malek sarebbe stato Freddie Mercury nel film sui Queen in uscita nel 2018. Per proporsi per il ruolo egli ha registrato un video in cui cantava e che la ha mandato proprio ai Queen, per fare in modo che lo ascoltassero prima di vederlo. In ogni caso, ha dovuto poi cantare dal vivo davanti a Brian May e Roger Taylor e sembra che la scelta sia stata subito unanime. Così inizia la storia dell’interpretazione della stella della musica rock, anche se entrare in un personaggio così sfaccettato e complesso non è stato affatto facile.

5. Ha studiato a lungo le movenze di Mercury. Per prepararsi al ruolo, oltre ad aver visto tutti i video di Freddie, Malek ha studiato i movimenti di alcuni cantanti, immaginando come questi possano aver ispirato Mercury, da Liza Minnelli a David Bowie e fino Jimi Hendrix. Ha poi passato ore e ore alle prove costumi, indossato un trucco preciso e dei denti posticci Inoltre, Malek ha cercato di capire che cosa avesse ispirato Freddie, cercando di esprimere il suo carattere meraviglioso e le sue sfumature, di renderlo umano, un umano che fa errori come tutti gli altri.

rami malek

Rami Malek in Mr. Robot

6. È stato il ruolo che lo ha fatto diventare famoso. Per Malek, il 2015 è stato l’anno della svolta, cioè da quando ha iniziato ad interpretare il ruolo da protagonista per la serie Mr. Robot. Malek è infatti Elliot Alderson, un ragazzo che si occupa di sicurezza informatica per la Allsafe Cybersecurity. Elliot ha diversi problemi, tra cui quello di relazionarsi con le persone. Questo problema lo fa vivere in un costante stato di ansia, convivendo con deliri dettati dalla paranoia e con allucinazioni. Eppure, nella vita privata, Elliot è un hacker fenomenale, e usa le sue abilità per scovare i segreti più intimi delle persone. Per questo ruolo, l’attore americano è stato nominato ben due volte ai Golden Globe (nel 2016 e nel 2017) e ha vinto un Emmy nel 2016 come miglior attore in una serie drammatica.

Rami Malek in Until Dawn

7. Ha fornito le sembianze al personaggio di un videogioco. Nel 2015 l’attore decide di prestare la sua voce per uno dei personaggi del videogioco Until Dawn. In questo titolo horror, pubblicato dalla Sony Computer Entertainment esclusivamente per Playstation 4, Malek presta la propria voce al personaggio di Joshua Washington, detto Josh, uno dei protagonisti. Until Dawn è un survival-horror e lo scopo è quello di far sopravvivere i protagonisti il più a lungo possibile, attraverso gli 11 capitoli in cui il gioco si divide. I dieci personaggi si trovano in uno chalet per la solita vacanza invernale e cinque di essi decidono di fare uno scherzo ad una loro compagna che, sentendosi umiliata, scappa nel bosco circostante, raggiunta dalla sorella. Quando le due si accorgono di essere seguite da qualcuno, inizia l’avventura.

Rami Malek: chi è la sua fidanzata

8. Ha conosciuto l’attuale compagna sul set di un film. Sul set del film Bohemian Rapsody Malek ha conosciuto l’attrice Lucy Boynton, di 13 anni più giovane. Nota anche per i film Rebel in the Rye e Assassinio sull’Orient Express, nel film dedicato ai Queen questa interpreta Mary Austin, la compagna e amica di Mercury. Proprio grazie alla vicinanza tra i loro personaggi, tra i due attori è nato l’amore e dal 2018 sono inseparabili. Lei ha anche accompagnato Malek in occasione dei premi Oscar a cui lui era candidato.

Rami Malek non è su Instagram

9. Malek non ama molto i social. In più interviste l’attore ha dichiarato di non fare uso e di non essere molto interessato ai social network. Il motivo? Estraniano troppo dalla realtà e sono troppo impersonali. Ai social preferisce passare del tempo con la sua famiglia o con i suoi amici, oppure andare a fare una passeggiata o isolarsi per un paio di giorno e staccare la spina. A dimostrazione di quanto detto, Malek non ha nessun profilo Instagram. Tuttavia, l’attore ha una pagina Facebook, che non viene però aggiornata dal 2016, e un profilo Twitter che usa molto di rado. Si possono tuttavia ritrovare diverse fan page a lui dedicate con foto e notizie.

Rami Malek: età e altezza dell’attore

10. Rami Malek è nato il 12 maggio del 1981 a Los Angeles, Stati Uniti. L’attore è alto complessivamente 1.71 metri.

Fonti: IMDb, biography, thefamousepeople

MCU: gli “insulti” più divertenti tra i personaggi

MCU: gli “insulti” più divertenti tra i personaggi

Il MCU è noto per il suo umorismo, in particolare quando si tratta di battute sagaci e i gli “insulti” tra i personaggi. Sembra che, anche nei momenti di sofferenza, i personaggi della Marvel non possano fare a meno di prendersi in giro l’un l’altro.

Rocket Raccoon: ” Sembri un gelato sciolto”

Rocket Raccoon è probabilmente il personaggio più sarcastico di tutti, riuscendo in qualche modo ad essere la bocca più intelligente di una nave piena di eroi noti per la loro irriverenza. Il suo umorismo meschino lo porta spesso ad essere in contrasto con gli altri, che di solito non trovano le sue battute così divertenti. Nonostante la sua caratteristica maleducazione, Rocket è ancora tra le migliori spalle animali del MCU.

Quando Rocket e Hulk vanno a New Asgard in Avengers: Endgame, loro, insieme al pubblico, assistono per la prima volta alla trasformazione fisica di Thor. Quando si rendono conto che il potente dio del tuono si è davvero lasciato andare, Rocket non può fare a meno di commentare che sembra una pozza di gelato sciolto, un commento che viene completamente ignorato dai suoi compatrioti.

Loki: “Una formica e uno stivale hanno dispute?”

Thor può avere i muscoli, ma il suo fratello adottivo ha certamente sviluppato l’arguzia da abbinare. Il titolo di Loki come dio della malizia gli serve bene nelle sue imprese, dato che trascorre molto del suo tempo sullo schermo nel MCU tramando trucchi e schemi, il più infame dei quali include il suo tentativo di conquistare la Terra in The Avengers.

Nick Fury è diventato la prima linea di difesa della Terra contro le macchinazioni di Loki, sostenendo che il suo mondo non ha nessun litigio con gli Asgardiani. Loki osserva seccamente, nel suo modo speciale, che un tale litigio sarebbe simile a un insetto che si scontra con lo stivale di qualcuno che sta per schiacciarlo. Questa battuta fa sì che Fury si renda subito conto di quanto sia pericolosa questa nuova minaccia.

Natasha: ““Ehi bei fusti, uno di voi sa dov’è lo Smithsonian? Dovrei recuperare un fossile”

black widowNatasha Romanov si presenta come una donna d’acciaio, senza legami, con uno spirito combattivo. Nel profondo, tuttavia, la Vedova Nera si preoccupa molto intensamente per i suoi amici, diventando, in più di un modo, l’anima stessa dei Vendicatori.

Un Vendicatore a cui Natasha è particolarmente legata è Steve Rogers, al cui fianco trascorre una notevole quantità di tempo a combattere in The Winter Soldier. Tuttavia, il suo caro amico non sfugge alla sua ira, diventando il bersaglio di una burla da “vecchio” nella primissima battuta di Natasha nel film. Tuttavia, è chiaro che le sue battute derivano da un grande affetto per l’amico.

Tony: “Vostra madre sa che indossate le sue vesti?”

IRON MAN MCUIl coraggio di Tony Stark è pari solo alla sua straordinaria capacità di non rimanere mai senza parole. L’invincibile Iron Man ha un malsano bisogno di avere l’ultima parola in ogni scambio che ha, rendendo difficile per gli altri Vendicatori avvicinarsi alla sua personalità irritabile.

Nonostante sia, a tutti gli effetti, un uomo ordinario, Tony Stark sembra completamente e totalmente indifferente all’esistenza di esseri ultraterreni. Quando incontra due divinità nordiche in una sera, Tony non mette in discussione i limiti della realtà come farebbero molti altri, ma decide invece di prendere apertamente in giro uno di loro nel bel mezzo della battaglia – una decisione che porta molto rapidamente ad una rissa totale.

Thor: “Siete veramente meschini! E ridicoli!”

THOR MCUThor, principe di Asgard, figlio di Odino e dio del tuono può spesso sembrare fuori posto in una stanza piena di terrestri. Questo non è mai stato più vero che nel primo film degli Avengers, quando il dio nordico si stava ancora adattando alla cultura e alla sensibilità umana.

Non è un segreto che la formazione originale dei Vendicatori non andasse esattamente d’accordo all’inizio, e mentre Thor di solito non faceva parte delle discussioni più accese, sembrava divertirsi a fare da spettatore. Mentre Tony e Steve discutevano dei reciproci meriti come eroi, Thor commentava compiaciuto i difetti morali dell’umanità.

Yelena: “Sei decisamente una poser”

BLACK WIDOW MCUYelena Belova è una delle più recenti aggiunte al MCU, facendo la sua prima apparizione in Black Widow. Ha rapidamente colpito i fan, che hanno ammirato le sue abilità di combattimento e il suo coraggio. Nonostante sia una combattente feroce, Yelena è anche estremamente divertente, il che la rende un candidato perfetto per un nuovo membro della squadra dei Vendicatori.

Una delle migliori gag della Vedova Nera è il disappunto di Yelena per la posa da combattimento di Natasha, che lei prende in giro definendo la sua sorella adottiva una “poser”. Alla fine, Yelena non può resistere ma prova lei stessa la posa, con conseguente immenso disprezzo per se stessa.

Pepper: “Io faccio tutto ciò che il signor Stark mi richiede, incluso occasionalmente gettare via la spazzatura”

Pepper Potts può avere un ruolo di supporto nel MCU, ma è ancora un personaggio vitale nel vastissimo universo cinematografico. Il suo paziente sostegno a Tony Stark durante le sue numerose imprese lo ha tenuto legato a terra, dandogli qualcosa per cui combattere.

Il momento più selvaggio di Pepper nel corso delle sue sette apparizioni cinematografiche arriva nella sua primissima scena, quando saluta Christine Everhart (Leslie Bibb) dopo la sua avventura di una notte con Stark. Quando Everhart è un po’ scortese nell’incontrarla, Pepper insulta la donna nel modo più educato ma anche sprezzante possibile, affermando perfettamente il suo personaggio come qualcuno con cui non bisogna scherzare.

Drax: “Devi solo trovare una donna che sia patetica, come te”.

Nonostante il suo nome intimidatorio, Drax il Distruttore è in realtà uno dei personaggi più divertenti del MCU. La sua mentalità completamente letterale e il suo vocabolario sono spesso i punti salienti di qualsiasi scena in cui si trovi, soprattutto perché gli conferiscono un’impareggiabile propensione alla brutale onestà.

Quando Drax viene a sapere dell’interesse romantico di Peter Quill per Gamora, che al momento sembra non essere corrisposto, fa del suo meglio per consolare il suo amico ricordandogli quanto siano diversi i due in realtà. Anche se non sta cercando di essere cattivo, i commenti di Drax vengono fuori come meno che confortanti, facendo di più per insultare Peter che per consolarlo.

Tony: “Può capitare di fare cilecca. Sai, non è così raro: una volta su cinque…”

Durante uno dei periodi più cattivi di Loki, i Vendicatori furono formati per combattere lui e i suoi eserciti fuori dal loro pianeta. Poco prima della battaglia finale del terzo atto, Tony viene mandato in cima alla sua stessa torre, che Loki aveva requisito, per recuperare la sua ultima tuta, portando a una scena indimenticabile tra i due personaggi iconici.

Il re delle battute del MCU ha una delle sue migliori battute durante questa intensa scena, quando Loki si rende conto per la prima volta che l’eroe non può cadere sotto l’incantesimo della Pietra della Mente. Mentre Loki lo guarda confuso, Tony coglie l’occasione per fare una battuta sull’impotenza, aggiungendo l’insulto al danno.

Hulk: “Un dio gracile”.

Hulk potrebbe non essere il membro dei Vendicatori che si esprime meglio, preferendo parlare con i pugni. Tuttavia, tutti dovrebbero sapere che è meglio non impegnarsi in uno sparring verbale con il colosso, perché è più probabile che abbia la meglio piuttosto che lasciarsi insultare.

In una delle scene più iconiche di The Avengers, Loki tenta di dichiarare la sua supremazia sui Vendicatori e sul loro pianeta, solo per Hulk che ” schiaccia” l’asgardiano a terra, lasciandolo indietro dopo aver lasciato cadere un memorabile one-liner.