Ancora non sappiamo se l’attrice
Zazie Beetz tornerà o meno nei panni di Domino in
Deadpool 3, ma oggi sembra che
l’attrice molto di Bullet
Train sia destinata a riprendere il altro ruolo
in un film basato dai fumetti, ovvero: Joker:
Folie à Deux. Infatti è Deadline a
riporta la notizia che Beetz è ora in trattative per tornare nei
panni di Sophie Dumond nel sequeldi Joker
diTodd
Phillips, Folie à
Deux, le cui riprese dovrebbero iniziare a
dicembre.
La star di
Atlanta ha avuto solo un ruolo marginale
nel primo film come madre single che viveva nell’appartamento
accanto a quello di Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix) e presto divenne l’oggetto del suo desiderio. Con il
progredire della trama, i due si avvicinano, ma alla fine scopriamo
che era solo il frutto della sua fervida immaginazione.
Il destino di Sophie è rimasto
alquanto ambiguo nell’atto finale del primo film, anche perch
abbiamo visto il personaggio ritrovarsi Arthur seduto nel suo
appartamento. Resta da vedere come influirà questa scena nel
sequel, ma secondo quanto riferito la maggior parte della storia
del nuovo film si svolgerà ad Arkham Asylum, quindi forse il
personaggio farà visita al suo vecchio vicino?
“Folie à Deux” si traduce vagamente
in “follia per due”, una condizione generalmente definita come un
disturbo mentale identico o simile che colpisce due o più
individui, di solito i membri di una famiglia ristretta. La
rivelazione del titolo ha portato a ipotizzare che Harley Quinn
potesse essere coinvolta e, in effetti, in seguito
abbiamo appreso che nientemeno che Lady Gaga è
stata scelta per il ruolo.
I dettagli sono pochi e rari, ma l’
attrice di A Star Is Born ovviamente non
interpreterà la stessa versione di Harley interpretata da
Margot Robbie interpretata in Birds of
Prey e The Suicide Squad. Il film è stato
sviluppato come musical, ma ancora una volta non abbiamo ancora
molti dettagli. Joker: Folie à deux uscirà
al cinema il 4 ottobre 2024.
Dopo voci poco attendibili di fughe
armate, arriva un aggiornamento ufficiale, via
Variety, in merito alla situazione legale di Ezra Miller, che a quanto pare deve far fronte
a nuove accuse. Ezra Miller è stato ora accusato di furto
con scasso a Stamford, in Virginia, secondo un rapporto della
polizia di stato del Vermont.
Secondo il rapporto, la polizia di
stato del Vermont è stata informata di una denuncia per furto con
scasso da una residenza a Stamford alle 17:55 del 1° maggio. La
polizia ha scoperto che diverse bottiglie di alcol erano state
prelevate dalla residenza mentre i proprietari della casa non erano
presenti. Dopo aver raccolto dichiarazioni e guardato i video di
sorveglianza, la polizia ha trovato una probabile prova per
accusare Miller di furto con scasso in un’abitazione non
occupata.
La polizia ha localizzato Ezra Miller il 7 agosto alle 23:23 e ha emesso
al suo indirizzo una citazione a comparire davanti alla Corte
Superiore del Vermont il 26 settembre per la citazione in
giudizio.
Stando a quanto si legge su
un’indagine del Rolling Stone di giugno, Miller
ha ospitato una madre di 25 anni e i suoi tre figli, di età
compresa tra uno e cinque anni, nel suo ranch a Stamford, in
Virginia. Nel rapporto della polizia si legge che nella proprietà
ci sono piantagioni di cannabis senza licenza e diverse armi da
fuoco. Una fonte che ha parlato con Rolling Stone ha affermato che
il bambino di un anno è stato trovato con una pallottola in bocca.
Non è chiaro se le proprietà di Stamford appartengano alla stessa
persona.
Questa è l’ultima controversia in
merito a Ezra Miller, che è stato al centro di scandali
per la maggior parte di quest’anno. L’attore è stato arrestato due
volte alle Hawaii questa primavera, una per condotta disordinata e
molestie e un’altra per aggressione di secondo grado. Miller sta
affrontando diverse accuse di abusi da parte di diverse donne in
tutto il mondo, tra queste, è stato anche accusato di aver
soffocato una donna in un bar islandese e molestata un’altra donna
nella sua casa di Berlino.
Durante gli arresti e le
controversie legate a Ezra Miller,
la questione legata a una possibile cancellazione del film di
The
Flash si infiamma. La scorsa settimana, tuttavia, il CEO di
Warner Bros. Discovery, David
Zaslav, ha ribadito che The
Flash è ancora in programma, dicendo:
“Abbiamo visto “The Flash”, “Black Adam” e “Shazam 2″.
Siamo molto entusiasti di loro. Li abbiamo visti. Pensiamo che
siano fantastici e pensiamo di poterli rendere ancora
migliori”. Dopo diversi ritardi, The
Flash uscirà nei cinema il 23 giugno 2023.
Alla notizia della scomparsa della
sua collega Olivia Newton-John, John
Travolta ha raggiunto il suo account Instagram per porgere
i suoi omaggi alla sua compagna di set di Grease, film del 1978 diventato culto, in cui
i due interpretavano Danny e Sandy.
Ecco le parole di John
Travolta: “Mia carissima Olivia, hai reso tutte le
nostre vite molto migliori. Il tuo impatto è stato incredibile. Ti
amo tanto. Ci vedremo lungo la strada e saremo di nuovo tutti
insieme. Tuo dal primo momento che ti ho visto e per
sempre! Il tuo Danny, il tuo John!”
Olivia Newton-John, la cantante pop più
importante degli anni ’70 che ha recitato in film tra cui
Grease e Xanadu, è morta lunedì.
Aveva 73 anni. Suo marito John Easterling ha
postato la notizia sulla sua pagina Facebook ufficiale,
scrivendo:
“La signora Olivia Newton-John
(73) è morta pacificamente questa mattina nel suo ranch nel sud
della California, circondata da familiari e amici. Chiediamo a
tutti di rispettare la privacy della famiglia in questo momento
molto difficile”.
Non è stata fornita una causa di
morte, ma a Newton-John è stato diagnosticato un cancro al seno che
è emerso per la terza volta nel 2017. “Olivia è stata un
simbolo di trionfi e speranza per oltre 30 anni condividendo il suo
viaggio con il cancro al seno. La sua ispirazione curativa e
l’esperienza pionieristica con la medicina delle piante continuano
con il Fondo della Fondazione Olivia Newton-John, dedicato alla
ricerca sulla medicina delle piante e sul cancro”, ha scritto
suo marito.
Lo storico Joel
Whitburn ha classificato la cantante australiana dalla
voce calda come la solista numero 1 degli anni ’70. I suoi nove
singoli pop nella top 10 del decennio includevano tre 45 giri in
cima alle classifiche; il più grande di loro, “You’re the One
That I Want”, un duetto con John Travolta tratto dalla colonna sonora del
1978 del musical Grease, ha trascorso quasi sei
mesi nelle liste degli Stati Uniti.
Il
franchise di Predator è finalmente ritornato al successo con
Prey. Dopo due sequel deludenti e la deludente
performance di Alien VS Predator – Requiem, erano
quasi 20 anni che il Predator non compariva in un
film che piacesse davvero (e questo se consideriamo il primo AVP
come un successo… altrimenti, sono più di 30 anni che non si vede
un film di Predator che funzioni).
Ma la critica e il pubblico sono
d’accordo nell’elogiare Prey. I precedenti film non sapevano neppure
cosa fossero: sapevano soltanto di non essere horror, nonostante
l’originale Predator avesse tonnellate di elementi
horror. Da lì, sono rimasti bloccati in uno strano loop di
tentativi di essere un sequel sospeso tra fantascienza, azione e
blockbuster estivo. C’erano tante idee sulla carta, ma nessuna
funzionava davvero: quello di cui avevano bisogno era un richiamo
all’originale e Prey ha intercettato subito la
sfida.
Ha creato la sua storia
Prey
funziona dove i sequel hanno fallito: rappresenta una storia e un
film a sé stanti. Anche se tecnicamente è un “prequel”, gli eventi
si svolgono letteralmente centinaia di anni prima dell’originale,
quindi non si ricollega in alcun modo alla storia… e questo
elemento è perfetto.
I sequel si sono impantanati nel
tentativo di “spiegare” il franchise, aggiungere lore e “espandere
l’universo cinematografico”. Quello che non hanno fatto, però, è
stato raccontare una buona storia. Prey è invece incentrato su una ragazza
solitaria determinata a proteggere la sua tribù e a dimostrare di
poter essere una cacciatrice: una storia tutta sua, che ha dato
vita a un film convincente.
Mescola horror e suspense con
l’action
Uno degli aspetti che hanno
reso il Predator originale così unico è che
nessuno è riuscito a descriverne il genere. I fan dell’azione lo
rivendicano come proprio… ma anche i fan dell’horror. Il film
fondeva perfettamente i due generi, creando un’esperienza unica,
coinvolgente, spaventosa e adeguatamente ricca di azione.
Gli altri film più recenti di
Predator si appoggiavano pesantemente al genere
action/sci-fi e in qualche modo riuscivano a non far sembrare il
Predator affatto spaventoso (anche la pessima CGI
non aiutava). Prey reintroduce gli elementi stealth del
primo film, creando un thriller avvincente.
Bloccati nella natura
selvaggia
Prey
ha contribuito a ripristinare la suspense tipica del primo film
ambientando la sua narrazione nella natura selvaggia. In origine,
il Predator stava inseguendo un’operazione
militare nelle giungle dell’America Centrale, mentre in
Prey è a caccia nelle pianure del Nord nel 1700,
prima della colonizzazione europea.
Pur essendo diverse, entrambe le
ambientazioni sono simili: grandi spazi selvaggi e incontaminati
enfatizzano la sensazione di essere soli senza nessuno che possa
aiutare e un’ampia quantità di nascondigli in cui il
Predator potrebbe nascondersi.
La creazione dell’eroina
Un’altra modifica apportata
dai nuovi film alla formula originale è stata l’aggiunta di un
vasto nucleo di guerrieri che tenta di uccidere il
Predator. Nel film del 2018, ad esempio, si
trattava dell’intero esercito e di un team di scienziati.
L’aggiunta di un cast così numeroso, di armi tecnologiche, di
veicoli corazzati, di creature ibride… ha solo smorzato l’essenza
di Predator e ha reso difficile per il pubblico
entrare in contatto con qualsiasi personaggio, perché ce n’erano
semplicemente troppi.
In Prey, Amber Midthunder si cala in modo massiccio
nella parte di ArnoldSchwarzenegger, dando
finalmente al franchise un altro eroe – in questo caso, per la
prima volta, un’eroina – per cui tifare.
Un’eroina a cui ci
affezioniamo
Oltre a essere l’eroe
principale, Naru (Amber
Midthunder) è un personaggio a tutto tondo a cui il
pubblico tiene davvero. Nell’originale, il viaggio per la
sopravvivenza ha fatto sì che il pubblico facesse il tifo per
Schwarzenegger e volesse davvero vederlo
vincere.
In
Prey, proviamo lo stesso coinvolgimento emotivo nei
confronti di Naru, che parte per dare la caccia
alla misteriosa creatura che nessuno crede esista. Si trova in una
situazione che nessun essere umano potrebbe mai pianificare ed è
costretta a lottare per la sopravvivenza. Per la prima volta dopo
decenni, la serie di Predator ha finalmente avuto
un’attrice protagonista con cui il pubblico ha legato e per cui ha
fatto il tifo.
“Se sanguina…possiamo
ucciderlo”
Uno dei richiami più
diretti al film originale è la famosa battuta “Se sanguina…
possiamo ucciderlo“. I fan ricorderanno probabilmente che
queste sono le stesse parole pronunciate da Schwarzenegger nel film originale del
1987.
Questo non solo è un grandissimo
Easter Egg per i fan, ma è anche un chiaro messaggio:
Naru è la vostra nuova eroina action. Questa frase
crea l’atmosfera giusta per il film, quasi come se i registi
volessero far capire agli spettatori che Prey è il vero successore spirituale del primo
film.
Un solo Predator
Una delle mosse più
intelligenti di Prey è stata quella di tornare a un solo
Predator. Nei sequel, sembravano spuntare sempre
più Predator ovunque, così come creature ibride.
Tutto è diventato molto contorto e sono successe troppe cose
raccontate da prospettive differenti, senza che riuscissero
effettivamente ad avere rilevanza nella trama.
Prey si è accorto del fallimento dei sequel ed
è tornato alla formula originale, rendendosi conto che un solo
Predator crea molto più terrore, trasformandolo in
una minaccia terrificante quasi simile a Michael
Myers o Jason Voorhees. Questa semplice
decisione ha contribuito a dare un tono all’intero film.
La trappola
Come sappiamo, Schwarzenegger organizza delle trappole
elaborate per il Predator. In Prey, il finale è molto simile:
Naru capisce che può ingannare il
Predator facendolo impantanare nelle sabbie
mobili.
Questo è stato un altro momento in
Prey in cui i registi hanno chiaramente fatto
un cenno al primo film, dando allo stesso tempo ancora più
carattere a Naru. Il momento culminante mostra
allo spettatore che Naru è diventata davvero la cacciatrice che
voleva essere e che il predatore è ora diventato la preda.
Il visore termico
Nel primo film, Schwarzenegger si rende conto che il
Predator non può vederlo quando è coperto di
fango. In Prey, Naru scopre la stessa
cosa grazie a una pianta medicinale che la sua tribù usa per
rallentare il flusso sanguigno. Sebbene questo espediente sia stato
accennato nei sequel, fino a Prey non è mai stato un punto fermo della
trama.
È anche uno strumento importante,
poiché il Predator è praticamente inarrestabile e il suo visore
termico è una delle debolezze che gli umani possono usare a loro
vantaggio.
ATTENZIONE: Il seguente
articolo contiene spoiler della serie NetflixThe
Sandman
Su Netflixc’è una
nuova serie che sta conquistano il pubblico di tutto il mondo.
The
Sandman è nella top ten delle classifiche di molti
paesi e il successo dello show dipende soprattutto da quello già
consolidato del materiale sorgente. The
Sandman è un adattamento dell’omonimo fumetto di Neil
Gainman, serie animata pluripremiata. L’accuratezza
con cui vengono riprese le trame e i personaggi è notevole,
tuttavia ci sono alcune differenze fondamentali tra
l’originale e la versione live-action.
Dalle motivazioni di John
Dee nella scena della tavola calda al ruolo più ampio
di Corinthian, ci sono alcune deviazioni importanti
rispetto alle linee narrative dei fumetti. Questi cambiamenti non
sono necessariamente negativi: la maggior parte di essi è utile a
visualizzare le storie sullo schermo e rende le vicende attraenti
anche per coloro che non hanno mai letto i fumetti.
La storia di John Dee
L’arco di John Dee nei
fumetti legati a Sandman è una delle storie
più inquietanti ma anche una delle più coinvolgenti. La
motivazione di John nella serie è molto diversa
rispetto al materiale sorgente. Nel quinto episodio (24
ore) egli sostiene di agire solo per ottenere un mondo più
onesto, dal momento che ha ricevuto menzogne per tutta la sua
esistenza. Nei fumetti invece, John vuole solo il caos, a
un certo punto afferma addirittura di voler “smembrare il mondo
per poi ballare tra i rottami”.
Nella serie
TV, Roderick Burgess (Charles
Dance) riesce a catturare Sogno e prova –
senza successo – a negoziare con lui. Roderick chiede al
membro degli Eterni di restituirgli il figlio
defunto in cambio della libertà. Burgess ha anche un
altro figlio, Alex, a cui ribadisce costantemente di non
essere abbastanza. La diatriba tra i due si conclude con un
ultimo scontro in cui Roderick muore dopo aver
accidentalmente sbattuto la testa contro la prigione di vetro di
Sogno.
https://www.youtube.com/watch?v=beAOQcVMS5s
Diversamente, nei fumetti di
The Sandman, Roderick ha solo un
figlio, Alex, e contratta con Sogno affinché
Alex ottenga l’immortalità. Un’altra differenza è che
sulla carta Roderick muore per cause naturali in età
avanzata, senza alcun drammatico conflitto con il figlio come si
vede nello show.
Il sogno di Jed Walker
La dimensione onirica
di Jed è una parte importante della serie The
Sandman, in quanto è ciò che Rose (Sienna
Miller) e Sogno usano per localizzare
il personaggio. Jed vuole sfidare il Re dei Sogni
per non perdere Gault, una mutaforme che usa le sue
abilità per eludere Morpheus (Tom
Sturridge) e distrarre Jed dalla sua
difficile vita con i suoi genitori adottivi. Questo aspetto
della trama è molto diverso dai fumetti: in
live-action Gault sembra essere una combinazione
dei due incubi Brute e Glob.
https://www.youtube.com/watch?v=DcR-rqWNzcE
The Cereal Convention
Collezionisti è
una delle migliori storyline del fumetto e la serie riesce a dare
vita alla “Cereal Convention” in modo ugualmente divertente e
angosciante. La differenza principale tra i fumetti e The
Sandman di Netflix
è che nel primo caso sono Rose e sua madre
Miranda (che è viva sulla carta) ad andare in hotel, non
Rose e Lyta.
L’arco narrativo di Johanna
Constantine
Una grossa differenza è
riscontrabile nella storia di Johanna. A parte il fatto
che la scena in cui Johanna Constantine esorcizza il
fidanzato di una principessa non è presente nei fumetti, ricordiamo
che la donna non è nemmeno l’aiutante principale
di Sogno nel materiale originale.
https://www.youtube.com/watch?v=asYIpqki8tY
Nella versione sulla carta di
The Sandman è John
Constantine ad aiutare Morpheus nella sua
ricerca. È bello vedere lo
show di Netflixusare il personaggio di
Johanna come una figura parallela a Lady Johanna
del XVIII secolo. La scena live-action si svolge in modo molto
simile a quella dei fumetti in cui Lady Johanna rivela di
aver scoperto gli incontri tra Sogno e Hob
Gadling.
La morte di Gregory
In The Sandman, dopo che Morfeo fugge
dai suoi carcerieri, trova la strada per tornare al suo regno e
viene trovato da Lucienne sulla spiaggia. Essendo debole,
Morfeo ha bisogno di disfare qualcosa che ha creato
per riguadagnare un po’ del suo potere. Purtroppo a sacrificarsi è
una creatura adorabile di nome Gregory. Al
sacrificio assistono Caino e Abele,
entrambi pieni di disapprovazione per il gesto.
https://www.youtube.com/watch?v=lrXX6P9IFRI&t=4s
Nei fumetti, il Re
dei Sogni non ha bisogno di uccidere Gregory: si
risveglia nella casa di Caino e Abele, che lo
nutrono per farlo tornare in salute.
Il gioco più antico
Quando Sogno
visita l’Inferno per cercare il demone Choronzon, finisce
per giocare “il gioco più vecchio” con Lucifer. Lo scontro
avviene perché nella serie The Sandman il
demone Choronzon sceglie Lucifer per
rappresentarlo nel gioco. Questa cosa non succede invece nei
fumetti.
Nella versione originale è
Choronzon in persona ad andare contro il Re dei
Sogni e ad usare le sue abilità per sconfiggerlo.
Considerando questo cambiamento e il modo in cui finisce lo
spettacolo, sembra che ci sia una nuova rivalità tra
Lucifer e Sogno che non era mai stata
accettata nei fumetti.
Gli occhi di Sogno
L’aspetto di Sogno nei
fumetti riflette il potere del membro degli
Eterni. Una delle caratteristiche distintive del
personaggio di The Sandman sono i suoi occhi,
due palle nere e pure che si dice possano contenere le stelle o il
cosmo intero.
Quello appena descritto non è
decisamente il modo in cui appaiono gli occhi di
Sogno nello show. Tuttavia, gli occhi azzurri ed
estremamente espressivi del protagonista hanno contribuito a
rendere la performance più credibile. Altri cambiamenti
nell’aspetto riguardano i capelli, notevolmente più corti, e la
pelle, molto più umana.
Una diversa ambientazione
temporale
Dal momento che i fumetti
sono usciti tra il 1989 e il 1996, essi sono stati il riflesso
della tecnologia e della cultura di quel periodo. Oggi però ha
senso che la serie sia ambientata nel presente invece che negli
anni ’80 o ’90. Ovviamente, ciò comporta nuovi gadget
tecnologici.
Non mancano in
Sandman alcuni piccoli riferimenti alla
tecnologia obsoleta che rimandano ai fumetti. Inoltre, grazie
all’arco di Hob Gadling, il protagonista passa dal
1400 ai giorni nostri: questo è un ottimo modo per mostrare i
diversi periodi di tempo che Sogno ha vissuto.
Il ruolo di Corinthian
La più grande variazione della
serie Netflix rispetto al materiale
sorgente è il ruolo di
Corinthianin The
Sandman. Nei fumetti, il personaggio è solo uno dei molti
che Morpheus incontra e sicuramente
Corinthian non affronta così tanti personaggi
principali come fa nello show.
The Sandman
di Netflix ha
tratto dai fumetti un altro arco narrativ, quello in cui
Sogno decidere che non è ancora il momento di ricreare
Corinthian. Se tuttavia la serie procede seguendo la carta
stampata, i fan potrebbero rivedereil
personaggio in un futuro non così lontano.
Accolto in modo straordinario al
Sundance Film Festival dove è stato presentato in
anteprima mondiale, Watcherè un
thriller/horror psicologico d’autore e al femminile,
capace di giocare con gli stilemi del genere mentre sviluppa con
attenzione tematiche sociali d’attualità (gaslighting, stalking,
alienazione per citarne alcuni).
Il film approderà nelle sale
italiane mercoledì 7 settembre, distribuito da Lucky Red e
Universal Pictures International Italy.
A firmare la sceneggiatura (con Zack
Ford) e la regia è la talentuosa Chloe Okuno, che
debutta al cinema dopo una serie di cortometraggi e dopo essersi
fatta apprezzare per aver diretto “Storm Drain”, considerato tra i
migliori segmenti dell’antologia horror
V/H/S/94.
Protagonista assoluta Maika
Monroe, che torna al genere che l’ha resa celebre con
l’iconico e acclamato It Follows di David Robert Mitchell.
La sua performance in Watcher è stata molto applaudita dal
pubblico del Sundance e salutata con recensioni entusiastiche.
Watcher, la
trama
Julia, una giovane donna, si trasferisce a Bucarest per seguire il
marito nel suo nuovo lavoro. Mentre cerca di integrarsi nella nuova
realtà, la città viene sconvolta dagli omicidi di un serial killer.
Isolata e senza riuscire a comunicare, Julia si lascia
suggestionare dagli avvenimenti fino ad accorgersi di essere
costantemente osservata da un uomo dal palazzo di fronte. Tra
realtà e paranoia, Julia sprofonda in un vero e proprio incubo ad
occhi aperti a cui nessuno sembra credere. Nemmeno il
marito.
Arriverà il 19
agosto su Apple
TV+ la nuova serie di genere dark comedy dal titolo
Bad
Sisters, dove si seguono le vicende delle affiatate
sorelle
Eva, Grace, Ursula, Bibi e Becka,
sempre pronte a prendersi cura l’una dell’altra. Quando però il
loro cognato Jean Paul, marito di Grace, finisce
morto, i suoi assicuratori sulla vita avviano un’indagine per
smascherare il vero motivo del decesso, nutrendo naturalmente
sospetti proprio sulle sorelle, che avevano tutte ampie ragioni per
ucciderlo. Ideata da Sharon Horgan,
anche interprete di Eva, Bad
Sistersè liberamente ispirata alla serie
fiamminga Clan, ed è composta da dieci scoppiettanti
episodi.
Nell’attesa che questa diventi
disponibile per la visione, gli attori protagonisti hanno avuto
modo di raccontare qualcosa di più sulla lavorazione degli episodi
e su come si sono relazionati con i rispettivi personaggi.
Incontrando la stampa internazionale, la Horgan ha aperto la
conferenza stampa affermando che “volevo dar vita ad una dark
comedy perché era una cosa che non avevo mai fatto prima.
Le relazioni tra sorelle è un qualcosa che è già stato
esplorato molto bene in altri show, ma qui il numero di sorelle e
le connessioni tra loro è ciò che mi ha colpito davvero.”. “Per
quanto riguarda il mio personaggio, – continua poi –
l’aspetto più complesso da interpretare è certamente stato
quello di dover dar vita ad una sorella che è però anche una
madre”.
“Le protagoniste della serie,
– afferma l’attrice e produttrice – sono orfane, ed è
quindi stata Eve, la maggiore ad occuparsi di loro. Per
interpretarla ho dovuto allora ricercare una via di mezzo tra
sorellanza e affetto materno”. “Per quanto mi riguarda
– racconta invece Sarah Greene, interprete di
Bibi – la maggior difficoltà è invece stata quella di dar vita
ad una donna estremamente competitiva, organizzata, che presentasse
però anche forti momenti di irrazionalità e un passato
turbolento”.
Claes Bang e Anne-Marie Duff in “Bad Sisters”
Alla domanda su quale si stato
l’aspetto più complesso con cui relazionarsi del proprio
personaggio rispondono anche Claes Bang e
Anne-Marie Duff, interpreti rispettivamente di
Jean Paul e Grace. “Jean Paul era fin dalla sceneggiatura un
personaggio estremamente negativo, – racconta Bang – non
ho dovuto far nulla per renderlo una personalità tossica,
spiacevole, perché lo era già. Al contrario, l’impegno maggiore è
stato quello di smussare alcuni angoli della sua personalità,
renderlo meno fastidioso e più umano. Era necessario sia per me per
potermi calare nei suoi panni, sia per lo spettatore, che
altrimenti si sarebbe trovato dinanzi ad un personaggio
estremo”.
“Per quanto riguarda
Grace, – racconta invece la Duff (celebre anche per aver
interpretato la madre di Maeve nella serie Sex Education) –
l’aspetto più difficile da interpretare di lei è stata il suo
carattere così fragile e insicuro. Dovevo capire perché fosse così,
cosa la tenesse attaccata al marito nonostante lui sia un’influenza
negativa. Con Claes abbiamo lavorato per cercare di rendere il loro
un rapporto disfunzionale ma non troppo, altrimenti non si
spiegherebbe perché non si sono già lasciati”.
“La serieè ricca di
momenti molto toccanti, divertenti e anche un po’ spaventosi.
– afferma poi la Horgan – Tutto quello che si può ritrovare
nella serie è frutto di un grande lavoro di scrittura ma il
risultato raggiunto non sarebbe stato possibile senza una buona
chimica tra i protagonisti. Noi attori abbiamo speso molto tempo
insieme, cercando di capire i rapporti tra i nostri personaggi e di
solidificare quelli tra di noi. Attualmente non so se ci sarà una
seconda stagione, ma ci sono tanti aspetti che mi interesserebbe
ancora affrontare e quindi non è escluso che le sorelle Garvey
avranno un futuro!“.
Sono ormai tantissime le voci che
circolano intorno a Guardiani
della Galassia Vol. 3 dal momento che non si
hanno ancora elementi chiari e ufficiali della trama del film di
James
Gunn. Una di queste voci vorrebbe la Gamora di Zoe
Saldana impegnata in una relazione romantica con Adam
Warlock, l’attesissimo nuovo personaggio del film che avrà il volto
di
Will Poulter.
Ora, lo stesso Poulter affronta le
voci sul coinvolgimento di Adam con Gamora. In un’intervista con
The Movie
Dweeb, a
Will Poulter è stato chiesto di rispondere alla teoria
sul suo personaggio. La teoria in questione prevede che Adam
Warlock abbia una relazione con Gamora in Guardiani
della Galassia Vol. 3. Poulter ha risposto
in maniera decisamente confusa, e ha continuato dicendo che non si
era nemmeno reso conto che questa era una teoria prima
dell’intervista. “Non sapevo nemmeno di questa [teoria].
Questa è una notizia dell’ultima ora per me. Questa è l’aspettativa
per il volume 3, vero?”
Ovviamente questa risposta non
conferma e non smentisce il rumor, com’è giusto che sia a questo
punto, anche perché manca ancora qualche mese all’uscita del film
in sala.
Scritto e diretto da James
Gunn, Guardiani
della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale
nel 2023, anche se una data di uscita ufficiale non è stata ancora
comunicata. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente
entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris
Pratt, Zoe
Saldana, Dave
Bautista, Pom
Klementieff,Karen
Gillan, insieme a Vin
Diesel e Bradley
Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel
film è atteso anche Chris
Hemsworth nei panni di Thor. Insieme a loro ci sono i
nuovi arrivati del MCUDaniela Melchior,
Will Poulter, Maria Bakalova e
Chukwudi Iwuji, con Poulter che ha confermato di
interpretare il ruolo di Adam Warlock. Chukwudi
Iwuji è invece il nuovo interprete che sarà il cattivo,
l’Alto Evoluzionario.
Arriva anche ai piedi del Colosseo
il franchise guidato da Vin
Diesel che per Fast
and Furious 10 si è fermato proprio ai piedi
dello storico e simbolico monumento italiano. Sull’account
Instagram dell’attore sono infatti spuntate le immagini che lo
vedono impegnato nell’iconica località romana.
Durante la partecipazione al
TJH Superhero Car Show & Comic Con a San Antonio,
Giancarlo Esposito ha condiviso alcune notizie
legate a un suo incontro con i vertici Marvel per una sua eventuale
partecipazione al MCU.
L’attore ha detto ai partecipanti di
aver
incontrato la Marvel per discutere di potenziali ruoli nei
prossimi progetti MCU. Sebbene non abbia confermato
il suo coinvolgimento, Esposito ha menzionato vari personaggi che
sono stati discussi, inclusi Magneto e Doctor Doom. Tuttavia,
l’attore ha gli occhi puntati sul ruolo del Professor X.
“Non ho ancora lavorato per la
Marvel. Sono stato in una stanza
con loro e ho parlato con loro… Si è parlato di Magneto, si è
parlato del Dr. Freeze… Oh, [Dottore] Doom… . E c’è il Professor X…
mi piacerebbe cercare qualcosa di un po’ diverso. Farò in modo che
sia il Professor X.”
In occasione del San Diego Comic
Con, nonostante i tanti annunci che ha sfornato Kevin Feige, non
c’è stata traccia di annunci di casting, ed è normale che adesso
l’attenzione di tutti i fan sia concentrata su chi sarà destinato a
ricoprire i ruoli di X-Men e Fantastici
Quattro. La scelta di Giancarlo Esposito
in un potenziale ruolo del genere, potrebbe essere interessante
anche se, per ovvi motivi etnici, qualcuno potrebbe storcere il
naso, anche di fronte a un talento raffinatissimo come quello
dell’attore di Breaking Bad e The
Boys.
Dopo la cancellazione di Batgirl
da parte di Warner Bros Discovery, anche Ivory
Aquino, che faceva parte del cast del film, ha condiviso
sui social alcune immagini dal set.
Il casting di
Aquino aveva fatto notizia, a gennaio di
quest’anno, perché era stata scelta per calarsi nei panni di Alysia
Yeoh, il primo personaggio trans in un film DC Comics dal vivo.
Aquino, un’attrice filippina-americana, è conosciuta per il ruolo
di Cecilia Chung, un’attivista transgender, nella miniserie della
ABC del 2017, When We Rise.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”. Il film è stato diretto da Adil El
Arbi e Bilall Fallah.
In arrivo nelle sale italiane il 25
agosto, Giorni d’estate (Summerland) è un film
della regista Jessica Swale, con Gemma Arterton, Gugu
Mbatha-Raw e Lucas Bond protagonisti. La
giovane Jessica Swale si era già fatta un nome nel
teatro inglese, vincendo l’ambito Laurence Olivier
Award per la sua commedia Nell Gwynn,
alla quale ha lavorato sempre con Mbatha-Raw e
Arterton, che sta tra l’altro per essere
trasformata in un lungometraggio. Con Giorni
d’estate, suo primo lungometraggio che ha scritto e
diretto, ha invece ricevuto il BAFTA JJ Writers’
Fellowship nel 2012, convertendosi rapidamente in un nome
di spicco tra i registi esordienti.
Giorni d’estate, la trama: una
“gravidanza” inaspettata
In Inghilterra, durante la Seconda
Guerra Mondiale, molti bambini vengono evacuati dalle città e
inviati in piccoli villaggi presso famiglie locali che si prendono
temporaneamente cura di loro. Quando Frank
(Lucas Bond), uno di questi bambini, arriva a casa
di Alice (Gemma Arterton), una
scrittrice solitaria perseguitata da una passata storia d’amore,
lei è riluttante ad accettarlo. A poco a poco, però, man mano che
si conoscono, l’innocenza e la curiosità di Frank aprono il cuore
di Alice, permettendole di svelare ricordi e sentimenti che pensava
di aver dimenticato. La nostra protagonista di renderà presto conto
che le ferite possono guarire e che la speranza e le seconde
possibilità esistono. Insieme scopriranno di avere in comune molto
più di quanto immaginassero e che, a volte, lasciar correre la
fantasia può condurci in luoghi che non avremmo mai pensato
potessero esistere.
Il racconto di Giorni
d’estate è immerso in un’estetica che nuota tra il
fantastico e il realistico. Di conseguenza, la direzione artistica
ha sì sviluppato una messa in scena che ricrea il momento storico
in cui il film è ambientato, ma concentrandosi sugli universi
narrativi che ne vengono proposti all’interno e su quell’ingenuità
fuori e dentro dallo schermo che trasporta il pubblico in quegli
specifici ideali. La fotografia sfrutta al meglio gli esterni, che
danno vera vita al film, evocando i miti e le leggende citati, una
parentesi “artistica” che si contrappone efficacemente alla cornice
della Londra in guerra.
Un cast diretto splendidamente
La sceneggiatura di Giorni
d’estate si avventura anche nella rivendicazione
dell’omosessualità femminile, evidenziando le difficoltà che il XX
secolo poneva nei confronti di tutto ciò che non era socialmente
non accettato. Se a questo aggiungiamo il cuore di un bambino
bisognoso di affetto, troviamo gli elementi giusti per realizzare
un dramma con un chiaro aspetto ideologico e che punta direttamente
alle corde dello spettatore.
Giorni d’estate
supera quelle che potrebbero porsi come formule convenzionali di
sceneggiatura grazie a una produzione meticolosa, attenta ai
dettagli e all’atmosfera, alla personalità di ogni inquadratura e
sequenza e, soprattutto, a un lavoro efficace con un cast
impeccabile. Il film di Swale è un incantevole
gioco di equilibrio tra passato, presente e futuro, narrato dal
presente di Alice, con occasionali salti soprattutto in un passato
che vuole dimenticare. Ogni filo gioca su diversi tropi familiari
di altri film d’epoca queer, armonizzandoli per raccontare un tipo
diverso di narrazione.
Non c’è quindi da stupirsi che
Gemma Arterton, se da un lato ha dentro di sé
l’ironia e l’amarezza tipica dello humor inglese, dall’altro
contrappone questa inclinazione a un’umanità e a una sensibilità
che estrapola al suo personaggio attraverso l’espressività. Essendo
la colonna portante della storia, mantiene questa intensità scenica
per tutto il film, umanizzando il suo ruolo in misura notevole. In
questo modo, riesce a entrare in contatto sia con il pubblico che
con il resto dei suoi compagni. L’altro protagonista principale è
Lucas Bond, che interpreta Frank. Nonostante la
giovane età, ha già realizzato diversi progetti, ma con questo film
emana un’energia speciale, che si fonde perfettamente con quella
della Arterton. Gugu Mbatha-Raw, invece, appare in
alcuni frangenti ricorrenti nel corso del film, ma in ogni scena
lascia trasparire un’eleganza e un romanticismo naturali che la
rendono eccezionale.
Il “Summerland” di Alice
Basandosi sul termine
Summerland, un luogo immaginario della mitologia wiccan,
la regista e sceneggiatrice Jessica Swale articola in
Giorni d’estate un manifesto personale e per nulla
pretenzioso che, riafferma la singolare alleanza tra la causa
LGTBIQ+ e la filosofia New Age. E’ interessante notare che
Summerland è originariamente stato distribuito nelle sale
statunitensi nel 2020, anno che aveva già accolto un altro film
d’epoca queer di successo, Ritratto della Giovane in
Fiamme di Céline Sciamma, premiato a
Cannes e ambientato nella Bretagna del 1770.
Swale dà vita a una storia
drammatica ambientata geograficamente e mentalmente in un luogo
assolutamente idilliaco – le zone costiere di Dover, che non
conoscono guerra e il Summerland, rifugio spazio-temporale dalle
interperie storiografiche che vogliono minare non solo l’infanzia
di tanti bambini, ma anche la crescita della bambina più grande di
tutte, Alice, per cui l’isolamento a Dover diventa
opportunità di apprendimento, di incontro con chi non pensava
sarebbe mai stata in grado di instaurare un rapporto. E,
soprattutto, di incontro con un pubblico che si innamorerà del suo
personaggio, trasportandolo alto nella vastità narrativa del
Summerland.
Parlare di celebrità oggigiorno è
decisamente complesso: bisogna tenere in considerazione tanti tipi
di notorietà. La prima che ci viene in mente è quella così a
portata di mano racchiusa nei social dentro al nostro smartphone.
Quinn Shephard (Il sole a mezzanotte),
attrice statunitense ventisettenne, debutta alla regia con
Not Okay, un film che prova ad affrontare il
tema della fama sui social in chiave satirica e pungente. Scopriamo
i dettagli del lungometraggio, dal 29 luglio disponibile su
Disney+.
Not Okay: di cosa parla il
film
Danni Sanders (Zoey
Deutch) è una ragazza che lavora come editor di foto per
una rivista online ma sogna in grande: vuole diventare una
scrittrice ed essere amata da un grande pubblico. Danni ha
infatti davvero pochi amici. Nel tentativo di farsi notare da
Colin (Dylan O’Brien), un influencer che
sostiene campagne a favore della legalizzazione della cannabis,
finge di dover andare a Parigi per un convegno di scrittori.
Sfruttando le sue abilità di editor, posta sui social foto e
video-montaggi di lei nei luoghi parigini. Inaspettatamente,
durante il periodo di finto soggiorno di Danni, a Parigi
scoppia un attentato.
Notando le attenzioni ricevute,
Danni decide di continuare con la sua farsa e,
spacciandosi per una sopravvissuta all’attacco, diventa sempre più
famosa. L’equilibrio tra notorietà e menzogne non è affatto facile
e l’invidia degli haters contribuisce a complicare i piani di
Danni…
Una satira fin troppo sottile
Not Okay è un
calderone pieno di tanti, troppi elementi. La trama è davvero densa
per poco più di un’ora e mezza di film: si parla di social, fake
news, attentati, armi, depressione, comunità LGTQ+,… Cercando di
includere tutto, non si riesce a dare a nulla abbastanza peso. I
temi sono affrontati con superficialità e i momenti più profondi
devono per forza di cose essere rapidi e concisi. Guardando il film
sembra proprio di navigare sui social: da un contenuto all’altro,
da una storia alla successiva.
Un dramma ben mascherato
Man mano che si procede con la
visione del film, se ne possono apprezzare i tratti drammatici.
Nonostante tutto, gli spunti di riflessione proposti da
Shephard sono decisamente tanti e tutti attuali:
si parla di ansia sociale, di solitudine, di notorietà, di
adolescenza, di terrorismo. Va detto però che ogni argomento
meriterebbe più spazio.
In effetti, non è facile attribuire un genere a Not
Okay. È satirico? O è drammatico? È una commedia
dalle tinte amare? È un teen movie? Ci sono alcune scene veramente
ridicole, ai limiti del trash e non mancano le parodie sul tema
della cannabis, degli influencer, dei gruppi di ascolto. Questi
momenti sono intervallati da alcune parentesi toccanti che però
risultano decontestualizzate. Sommando tutti gli elementi, non si
capisce esattamente quale sia il messaggio di fondo e il tono della
storia.
Un cast giovane e fresco
Gli interpreti di Not
Okay sono giovani ma tutti abili nei propri ruoli. La
protagonista Zoey Deutch è credibile e si
muove bene nei panni della ragazza complicata, a tratti psicopatica
ed egocentrica.
Dylan O’Brien (Teen
Wolf) è l’influnecer sfatto (e fatto) emblema di tanti
soggetti che tutti noi abbiamo in mente. Entrambi gli attori
interpretano alla perfezione gli stereotipi delle persone
superficiali che, tra social e vestiti colorati, oggi sono ben
identificabili.
Le ambientazioni colorate sono una
nota aggiuntiva interessante di Not Okay:
tutto appare finto e perfettamente allegro, proprio come i social
vogliono farci credere. Anche in questo aspetto, Not
Okay ricorda un altro film satirico e variopinto, così
eccentrico da sembrare reale: Don’t Look
Up (Adam
MCKay). Lungometraggi come questi non possono che
farci riflettere – e farci storcere il naso – sulle assurdità della
realtà odierna.
Dopo aver inaugurato la propria
stagione europea con Match Point,
il regista premio Oscar Woody Allen ha continuato
a girare film in varie località del vecchio continente come
To Rome with
Love a Roma e Midnight in
Paris a Parigi. Prima di questi, però, nel 2008 è arrivato
sul grande schermo Vicky Cristina
Barcelona, ambientato nella celebre città spagnola.
Qui si svolgono infatti le vicende di due amiche innamoratesi dello
stesso uomo, ignare che questi intrattiene ancora una turbolenta
relazione con la sua ex moglie. In un crescendo di passioni e
situazioni comiche, il film si svela essere uno dei migliori
realizzati dal regista negli ultimi anni.
Scritta anni prima e pensata per
essere ambientata a San Francisco, la storia venne poi riadattata
da Allen al contesto spagnolo in seguito ad un accordo con la casa
di produzione MediaPro, situata a Barcellona. Il film venne poi
presentato fuori concorso al 61° Festival
di Cannes, dove è stato accolto in modo particolarmente
positivo dalla critica. Arrivato infine in sala, questo si rivelò
uno dei titoli più proficui della filmografia di Allen. A fronte di
un budget di circa 16 milioni di dollari, Vicky Cristina
Barcelona è infatti arrivato a guadagnare globalmente oltre
96. Ulteriore successo è poi arrivato grazie alla stagione dei
premi, dove il film si è affermato come uno dei principali
protagonisti.
Prima di cimentarsi in una visione
di Vicky Cristina Barcelona, però, è certamente
consigliabile approfondire ulteriori dettagli circa la sua trama e
il cast di attori che lo compone. Proseguendo qui nella lettura
sarà inoltre possibile ritrovare alcune delle frasi più note e
belle del film, grazie alle quali si potrà avere un primo contatto
con quella che è l’atmosfera del film e il carattere dei suoi
personaggi. Infine, si elencheranno le principali piattaforme dove
sarà possibile ritrovare il film per una comoda visione in
streaming.
Vicky Cristina Barcelona:
la trama del film
Protagoniste del film sono
Vicky e Cristina, amiche da
sempre e impegnate ora in una vacanza estiva a Barcellona in vista
del matrimonio della prima delle due. Le due, pur particolarmente
legate l’una all’altra, sono distinte da una totalmente differente
visione dell’amore. Vicky è infatti un amante della sicurezza,
ricercando questa in uomini che possano offrirle una certa
stabilità. Cristina, invece, preferisce il pericolo e le passioni
travolgenti, abbandonandosi del tutto ad esse. Nonostante tale
differenza, le due verranno entrambe rapite dal fascino del pittore
Juan Antonio, carismatico e ricco di interessi.
Questi propone alle due di passare con lui il fine settimana,
mangiando, visitando luoghi e facendo l’amore.
Cristina accetta da subito con
grande entusiasmo, finendo con il convincere infine anche la
riluttante amica. Il pittore le introdurrà così ad un vero e
proprio viaggio sensoriale, tra odori e sapori della sua terra. Se
Cristina è da subito persa nell’amore per l’uomo, Vicky al
contrario impiegherà più tempo nel lasciarsi vincere dal fascino di
lui. Ciò che le due ancora non sanno, però, è che questi ha in
passato avuto una turbolenta relazione con quella che è ora la sua
ex moglie, Maria Elena, donna di grande bellezza e
altrettanto talentuosa pittrice. Il ritorno improvviso di questa
nella vita di Juan Antonio getterà particolare scompiglio in una
situazione già di suo affollata e complessa.
Vicky Cristina Barcelona:
il cast del film
Come sempre accade per i film di
Allen, i ruoli dei protagonisti sono interpretati da alcuni tra i
più celebri interpreti del cinema mondiale. In particolare, il
ruolo di Cristina è stato sin da subito scritto pensando
all’attrice Scarlett
Johansson, musa del regista e qui alla terza
collaborazione con Allen. L’attrice si è da subito dichiarata
particolarmente entusiasta del progetto, ritrovando diverse
somiglianze con il personaggio già interpretato in Match
Point. Questo le ha permesso di dar vita a nuove sfumature di
una personalità già affrontata. Nel ruolo della sua amica, Vicky,
vi è invece l’attrice Rebecca
Hall. Le due avevano già recitato insieme per il film
The Prestige, e poterono così affidarsi in modo
particolare sul legame che già le univa da tempo per dar vita alle
due amiche del titolo.
Ad interpretare il tenebroso Juan
Antonio, indicato come il vero antagonista del film, è invece il
premio Oscar Javier Bardem. L’attore è stato sin
dall’inizio la prima scelta di Allen per tale ruolo. Qui egli si
trova a recitare anche con sua moglie Penélope
Cruz, la quale ricopre il ruolo di Maria Elena.
Realmente sposati, i due attori si sono qui trovati nella strana
situazione di dover dare vita ad una coppia divorziata. Per le
scene che li vedono recitare in spagnolo, i due attori sono stati
incoraggiati ad improvvisare quanto più possibile. La Cruz ha in
seguito vinto il premio Oscar come miglior attrice non protagonista
per la sua interpretazione. L’attrice Patricia
Clarkson interpreta invece la zia di Vicky, che ospita le
due amiche per il loro soggiorno. Infine, Chris
Messina è presente nei panni di Doug, futuro sposo di
Vicky.
Vicky Cristina Barcelona:
le frasi, il trailer e dove vedere il film in streaming
È possibile vedere o rivedere tale
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Vicky
Cristina Barcelona è infatti disponibile nel catalogo
di Rakuten TV, Chili Cinema, Infinity, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno sabato 6
agosto alle ore 21:10 sul canale
TwentySeven.
Un film come Vicky Cristina
Barcelona, infine, possiede della frasi davvero
indimenticabili che aiutano a riflettere sulle tante sfumature
dell’amore. Ecco, dunque, qualche esempio:
María Eléna diceva sempre che solo l’amore inappagato è
davvero romantico. (Juan Antonio)
Il trucco è di godersi la vita, accettando che non abbia
alcun significato, nessuno! (Juan Antonio)
Siamo fatti l’uno per l’altra e non siamo fatti l’uno per
l’altra: è una contraddizione. (Juan Antonio)
Io ci vengo in camera tua. Ma tu dovrai sedurmi…
(Cristina)
Cristina a livello mentale è un’adolescente e, essendo
romantica, tende all’autodistruzione, quindi per un breve momento
di passione è capace di perdere completamente ogni senso della
misura. (Vicky)
L’ultimo episodio di Becoming Elizabeth è
disponibile su STARZPLAY dal
7 agosto e la conclusione di questo racconto intimo e privato degli
anni giovanili della Regina Elisabetta I promette senza dubbio
l’apertura a un rinnovo, che però non è ancora ufficiale.
Una storia non ancora conclusa
Chiaramente, questa
prima stagione non si conclude con l’incoronazione della nostra
protagonista, perché la scelta degli showrunner è quella di
concentrarsi molto di più sul percorso che ha portato la Regina
Vergine sul trono d’Inghilterra. E così non sorprende che nella
seconda parte della serie, fino al culmine dell’episodio
conclusivo, emerge molto di più la figura di Edoardo VI, questo
ragazzino un po’ bizzoso che si trova a governare un regno per
interposta persona, anche lui nutrito di paura per i tradimenti
delle sorelle, Maria e Elisabetta, entrambe aspiranti al trono. La
figura, che era rimasta in ombra all’inizio della serie, emerge con
prepotenza anche perché rappresenta il primo e più grosso ostacolo
al regno di Elisabetta, anche se lei sembra in fondo non crederci
troppo e non sperare davvero di riuscire ad arrivare più in alto di
tutti.
Vale la pena raccontare, anche se si conosce l’esito
La domande che spesso ci
si fa, approcciandosi a questi racconti storico-romanzati è: vale
la pena di seguire una storia di cui si conosce già il finale? La
risposta, senza esitazione, è sì. Anya Reiss, la
creatrice dello show, ha pensato a tutto, riportando ogni elemento
della storia, anche quello più esterno e accessorio, a costituire
un mattone su cui Elisabetta costruisce la sua consapevolezza, la
sua forza, man mano che si delinea dentro di lei la volontà di
salire sul trono.
E questo attraverso un
percorso che non le risparmia dolori, come il rapporto con lo zio
di suo fratello, Thomas Seymour, condannato a morte per tradimento
e dal quale lei deve pubblicamente discostarsi per sopravvivere, ma
che dentro di lei crea una ferita profonda, forse la prima che la
giovane donna porterà sempre con sé. Ma anche in questo caso si
tratta di un mattonino che contribuisce a costruire la fortezza
sulla quale si ergerà una volta raggiunto il suo obbiettivo.
Fratelli, sorelle e
eredità difficili
Interessante è il
rapporto con la sorella maggiore, Maria (Romola
Garai), che oltre a vantare anche lei la pretesa al trono,
vanta anche un diritto di precedenza in quanto maggiore, ma
soprattutto in quanto cattolica. La rivolta in seno al Regno Unito
che vede contrapporsi protestanti e cattolici, altra redita che
Enrico VIII ha lasciato ai suoi figli, rimane sullo sfondo e
sicuramente sarà un attore principale nella scalata al trono di
Elisabetta. Ma, mentre sono tanti gli elementi che contrappongono
la protagonista a Maria, un solo punto fortissimo le tiene unite:
sono entrambe donne, in un mondo che non sa che farsene di una
donna libera e di potere. Questo aspetto le tiene vicine, le
mantiene sorelle, in una maniera molto insolita, e tiene aperto un
canale di comunicazione tra le due che rimane vivo fino alla
fine.
Becoming Elizabeth è ancora una serie
femminista
Becoming
Elizabeth si conferma una rilettura in chiave femminista
della giovinezza di una donna che è stata ed è ancora oggi un
unicum nel panorama mondiale, una donna che è riuscita a superare
ogni ostacolo, di ogni sorta, per raggiungere il suo obbiettivo. La
serie restituisce forse solo una piccola parte delle terribili
situazioni che la giovane ha dovuto affrontare, ma senza dubbio è
un affresco storico ricco e sontuoso, raccontato con un pizzico di
modernità e tanta grazia, che si deve totalmente alla sua splendida
protagonista: Alicia von Rittberg.
Cosa succede se il bodyguard
migliore al mondo si trova a dover proteggere l’assassino più
letale di sempre? Se gli attori che interpretano questi due
personaggi sono Ryan Reynolds e Samuel
L.Jackson, non può che prendere vita una
folle commedia d’azione, dove l’adrenalina si unisce all’umorismo
più sfrenato, dando vita a situazioni tanto insolite quanto già
iconiche. Questo è Come ti ammazzo il
bodyguard, titolo italiano di The Hitman’s
Bodyguard, film del 2017 scritto da Tom
O’Connor e diretto da Patrick Hughes, già
regista di Red Hill e I mercenari 3.
Inserita nella Black List delle
migliori sceneggiature ancora non realizzate, questa prevedeva
originariamente una storia del tutto drammatica, con i toni di un
classico thriller. Dopo averla acquistata, i produttori chiesero
che venisse però riscritta introducendo forti dinamiche comiche,
portando così all’introduzione dei due attori protagonisti, le cui
capacità nei confronti di quest’ultimo genere sono ben note. È così
nato uno dei film più divertenti e di successo del suo anno. A
fronte di un budget di circa 30 milioni di dollari, Come ti
ammazzo il bodyguard è infatti arrivato a guadagnarne ben
oltre 170 in tutto il mondo.
Un successo che ha permesso a
Reynold e Jackson di affermarsi come una coppia comica
irresistibile, a tal punto di portarli a riprendere i rispettivi
ruoli anche per un sequel. Prima di intraprendere una visione del
film e del suo sequel, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Come ti ammazzo il bodyguard: la trama del film
Protagonista del film è la guardia
del corpo Michael Bryce, il quale è rinomato per
essere il migliore al mondo nel suo mestiere. Egli vede però
stravolta la sua vita e la sua carriera in seguito ad un incidente,
nel quale rimane ucciso l’uomo che doveva proteggere. In seguito a
ciò, Michael si ritrova in rovina, costretto a guadagnarsi da
vivere tramite il servizio di dirigenti aziendali
tossicodipendenti. Ciò che non sa, è che un’inaspettata seconda
opportunità sta per presentarsi. Un giorno egli riceve infatti la
chiamata di una sua ex fidanzata e agente dell’Interpol
Amelie Roussel, la quale gli chiede di aiutarla a
portare a termine un caso molto delicato.
Bryce viene dunque chiamato a fare
da guardia del corpo a Darius Kincaid, uno
spietato assassino dal carattere quantomai indisponente, con cui
Bryce aveva già avuto diversi problemi in passato. Il killer deve
testimoniare in un processo contro il dittatore Vladislav
Dukhovich, in cambio di vedere sua moglie Sonia
Kincaid liberata di prigione. La forzata alleanza di
Micheal e Darius li costringe così a confrontarsi con una
innumerevole serie di pericoli, nel tentativo di far arrivare
l’assassino incolume al processo. Oltre a difendere quest’ultimo da
attacchi esterni, Michael dovrà però difendersi anche dallo stesso
Darius, che non perderà occasione per provare la sua
superiorità.
Come ti ammazzo il
bodyguard: il cast del film
Ad interpretare il ruolo di Michael
Bryce, l’esperta guardia del corpo, vi è l’attore Ryan Reynolds. Attratto
dal ruolo, egli collaborò molto alla costruzione del personaggio,
ideando molti dei suoi aspetti più caratteristici. Allo stesso
tempo, Reynolds si sottopose ad un allenamento intensivo, al fine
di poter eseguire personalmente le numerose scene di combattimento
o di acrobazie presenti. Notoriamente, egli preferisce non
ricorrere a controfigure per questo genere di scene. Fu proprio
l’ingresso nel cast di Reynolds a spingere Samuel L. Jackson ad
accettare il ruolo di Darius Kincair. L’attore si è dichiarato un
grande ammiratore dell’interprete di Deadpool, ed era
convinto che la loro collaborazione avrebbe dato vita a grandi
cose.
Nei panni di Amelia Roussel,
l’agente dell’Interpol ex fidanzata di Michael, vi è invece
l’attrice Élodie Young, nota per aver interpretato
Elektra nella serie Daredevil. L’attrice messicana
Salma Hayek è invece
Sonia Kincaid, la pericolosa moglie di Darius. Per questo film,
anche lei si è trovata a dover dar vita a complesse scene di
combattimento, dichiarandosi entusiasta per tale possibilità. Allo
stesso modo, tra i motivi che l’hanno spinta ad accettare vi era la
possibilità di lavorare con Jackson, da lei ritenuto una leggenda.
Nel ruolo di Vladislav Dukhovich, invece, si ritrova il premio
Oscar Gary Oldman. Per
l’occasione, l’attore si è trovato a dover imparare a parlare in
modo fluente la lingua russa, cosa che gli ha richiesto molto
tempo.
Come ti ammazzo il
bodyguard: il sequel, il trailer e dove vedere il film in
streaming e in TV
Come anticipato, dato il grande
successo del primo film, nel 2021 è stato distribuito un sequel
intitolato Hitman’s Wife’s Bodyguard. Diretto nuovamente
da Hughes e con Reynolds e Jackson nuovamente protagonisti, questo
secondo film si concentra in particolare sul personaggio di Sonia
Kincaid, interpretata anche in questo caso dalla Hayek. È infatti
lei la persona che Michael e Darius sono ora chiamati a proteggere
e salvare da alcuni pericoli. A loro nel cast si aggiungono anche
Frank Grillo, Antonio Banderas e
Morgan Freeman, quest’ultimo nei panni del padre
adottivo di Michael.
È possibile vedere o rivedere il
film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari
piattaforme streaming presenti oggi in rete. Come ti
ammazzo il bodyguard è infatti disponibile nel
catalogo di Chili, Google Play, Apple iTunes, Now e
Amazon Prime Video. Per vederlo, in base
alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo
film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda
visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il
titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale,
entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre
trasmesso in televisione il giorno venerdì 5
agosto alle ore 21:20 sul canale
Rai 4.
Sogno,
Morfeo, Uomo della sabbia, Sandman. Comunque lo si voglia chiamare,
il personaggio creato da Neil Gaiman per la DC
Comics ha assunto nel tempo uno status di leggenda e mistero. Vuoi
per la raffinatezza e la bellezza dei libri, pubblicati negli USA
tra il 1988 e
il 1996, vuoi per la difficoltà che
nel corso degli ultimi anni di trasformare Sandman
in film o serie, il
personaggio è sempre stato visto come un’entità sfuggente e
affascinante, fino a che Netflix
non è riuscita a “catturarlo”.
Disponibile sulla
piattaforma dal 5 agosto, The
Sandman è la nuova serie
originale del servizio di streaming, prodotta insieme a Warner
Bros e realizzata con il coinvolgimento dello stesso
Gaiman e con David S. GoyereAllan Heinberg.
Un’impresa titanica più per i pregiudizi e la diffidenza che la
circondava, che per la reale fattibilità. Ebbene, pur con qualche
accorgimento per rendere il prodotto originale più fruibile al
grande pubblico, The Sandman è un buon
adattamento. La storia è approssimativamente quella dei primi due
volumi della serie di Gaiman.
The Sandman, la trama
della serie
Durante un rituale per
imprigionare la Morte, Roderick Burgess, un nobile aspirante
stregone, imprigiona per sbaglio Sogno. Derubandolo della sua
sabbia, del suo elmo e del suo rubino, lo tiene prigioniero per 105
anni, fino a che, per circostanze fortuite, l’Eterno non riesce a
liberarsi. Privo della sua energia e dei suoi Strumenti, torna nel
suo Regno, che in tanti anni di abbandono si è sfaldato,
distruggendosi e comunque così la sua impresa: recuperare gli
oggetti in cui aveva infuso il suo potere, per ripristinare le sue
Terre e riprendere a svolgere il suo compito di Sovrano del Regno
dei Sogni.
Qualcosa di diverso e qualcosa di
fedele
Il prologo della prima
puntata di The Sandman ci introduce in un mondo il
cui immaginario visivo ricorda moltissimo l’estetica di Harry Potter, in
altre parole siamo in un contesto rassicurante, in cui la magia
esiste, con creature magiche e posti incantevoli. Un mondo che può
essere facilmente fruito dal pubblico generalista di Netflix.
I puristi dell’opera di
Gaiman che staranno già storcendo il naso, scettici, si
tranquillizzino, il prezzo da pagare è tutto sommato basso se si
considera che una volta scesi a patti con questa impostazione di
atmosfera, la storia, i personaggi, i luoghi e le dinamiche si
rivelano estremamente efficaci, forse perché guidati da Tom
Sturridge, perfetto interprete del personaggio
protagonista. Dal look alle movenze fino all’incredibile voce
profonda e roca, Sturridge incarna Sandman con una grazia che va al
di là di ogni sogno selvaggio di qualsiasi lettore di Gaiman e
questo al netto dei cambiamenti che sono stati apportati al
personaggio stesso, perché ce ne sono eccome.
Il Sandman della serie
Netflix sembra una specie di divinità greca, più che un Eterno
inattaccabile. Se sulla carta l’Uomo della Sabbia è sempre freddo e
distaccato, anche nella sua condizione di massima vulnerabilità, a
schermo Sturridge ci racconta un essere molto più umano, con cui si
entra in empatia molto più facilmente, che non teme a mostrarsi
debole e che addirittura si annoia, quando la sua “quest” giunge a
compimento. Un essere volubile ma buono, un protagonista per cui il
pubblico può fare il tifo. Nonostante questo tradimento, Sandman
non perde il suo fascino, la sua ricchezza emotiva, e forse per
questo la serie è promossa.
Accanto a Tom
Sturridge, si srotola un cast particolarmente indovinato,
al netto di qualche piccolo cambiamento che ha già sconvolto i
puristi: perfetta Gwendoline Christie, la Brienne de Il
Trono di Spade, nei panni di Lucifero; infido e cool
il Corinzio di Boyd
Holbrook (visto in Logan); anche la Costantine donna di
Jenna Coleman porta a casa
un risultato vincente; per non parlare poi della dolcezza e della
poesia di Kirby
Howell-Baptiste, sorella Morte e della quieta,
inquietante, cattiva disperazione che alberga nel cuore del John
Dee di David Thewlis.
Dal punto di vista formale,
The Sandman si pone su un gradino molto alto di
estetica televisiva, rivelando grande cura nell’aspetto formale e
nella messa in scena, sia quando si tratta di ambienti fantastici e
mondi che non esistono, sia quando lo spettatore viene trasportato
indietro nel tempo, sia quando la location dell’azione è un parco
in una giornata assolata o un vicolo in una notte di pioggia.
Pur senza la patina di
grottesco e sgradevolezza che in più di una occasione ricopre le
pagine del fumetto, The Sandman è ricca di
suggestione, di emozione, ma anche di miseria, di bruttezza del
mondo. E man mano che si procede con gli episodi la sensazione di
scendere più in profondità nell’Inferno che è la Terra si fa sempre
intensa e concreta.
Sembrava un’impresa
impossibile e invece Netflix ci è riuscita, ha tradotto in serie il
capolavoro di Neil Gaiman, adattando e
ammorbidendo alcuni elementi troppo respingenti per il pubblico
generalista ed esaltandone i tratti più pop. Il risultato è un
viaggio affascinante nelle avventure del Sogno.
Trailer del film Anche io
di Maria Schrader – vincitrice di un Emmy per la
serie Unorthodox – che porta sul grande schermo #metoo, il
movimento femminista che ha rotto il silenzio sugli abusi sessuali.
La sceneggiatura, scritta dal premio
Oscar Rebecca Lenkiewicz (Ida), racconta la
storia delle due reporter del New York Times, Megan Twohey e Jodi
Kantor, che hanno dato voce insieme ad una delle storie più
importanti di questa generazione, cambiando per sempre la cultura
americana.
A interpretarle, Carey Mulligan (candidata all’Oscar per Una
Donna Promettente ed An Education) e Zoe Kazan (serie Il Complotto contro
l’America, The Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore
no). Il film, prodotto dai premi Oscar Brad Pitt, Dede
Gardner e Jeremy Kleiner (12 anni Schiavo) per Plan B
Entertainment, è tratto dal bestseller del New York Times She Said:
Breaking the Sexual Harassment Story That Helped Ignite a Movement.
Produttori esecutivi, i candidati all’Oscar Megan
Ellison e Sue Naegle per Annapurna
Pictures.
Come apprendiamo da Cinefilos.it
arriva in prima tv su Sky Cry Macho – Il ritorno a casa, lunedì 8
agosto alle 21.15 su Sky Cinema Uno e Sky Cinema 4K (Alle 21.45
anche su Sky Cinema Collection –
Clint Eastwood Mania). Il film sarà anche in streaming su NOW e
disponibile on demand, anche in qualità 4K.
In questa intensa pellicola
Clint Eastwood dirige e interpreta un film
dalle ambientazioni western, tratto dall’omonimo romanzo di
N. Richard Nash. Con lui nel cast anche
Eduardo Minett, al suo debutto cinematografico,
Natalia Traven, Dwight Yoakam,
Fernanda Urrejola e Horacio
Garcia-Rojas. La sceneggiatura è di Nick
Schenk e N. Richard Nash.
In
Sky Cry Macho – Il ritorno a casa Mike Milo (Clint Eastwood) è una ex gloria del rodeo e un
allevatore di cavalli in rovina che, nel 1979, accetta un lavoro da
un ex capo per portare a casa il giovane figlio dell’uomo dal
Messico. Costretti a percorrere strade secondarie verso il Texas,
l’improbabile coppia affronta un viaggio inaspettatamente
impegnativo, durante il quale il cowboy stanco del mondo trova
connessioni inaspettate e il proprio senso di redenzione.
E in occasione di questa grande
prima tv, da sabato 6 a venerdì 12 agostoSky Cinema Collection proporrà una programmazione
dedicata alla ricca filmografia dell’attore e regista statunitense,
con Sky Cinema Collection – Clint Eastwood Mania.
Tra gli oltre 20
titoli in programmazione, sono da non perdere il
capolavoro da 4 Oscar® MILLION DOLLAR BABY con gli
strepitosi Hilary Swank e Morgan Freeman; l’intenso biopic
CHANGELING con Angelina Jolie nei panni di una
donna che afferma che il bambino che le hanno riportato dopo un
rapimento non è suo figlio, ma nessuno le crede; il road movie
UN MONDO PERFETTO con Kevin Costner, chiamato a
interpretare un detenuto evaso di prigione che si dà alla fuga
insieme a un bambino come ostaggio, mentre viene braccato dallo
sceriffo Eastwood; la pellicola ambientata durante la Seconda
guerra mondiale, FLAGS OF OUR FATHERS in cui
Eastwood che racconta i retroscena della battaglia di Iwo Jima e
della foto-simbolo dei soldati americani che issano la bandiera sul
monte Suribachi. E ancora GUNNY, in cui un
sottufficiale pluridecorato deve addestrare un gruppo di lavativi
per trasformarli in veri uomini e invincibili marines; il vincitore
di 1 Oscar AMERICAN SNIPER, adattamento
dell’omonima autobiografia del soldato delle forze speciali dei
Navy Seal Chris Kyle, interpretato da Bradley Cooper; il
leggendario IL TEXANO DAGLI OCCHI DI GHIACCIO in
cui un contadino sudista e la sua famiglia diventano bersaglio dei
nordisti durante la Guerra di Secessione. Infine sarà proposta la
saga completa dedicata all’ispettore Harry Callaghan della polizia
di San Francisco, interpretato da Eastwood nei 5 film che la
compongono, ossia ISPETTORE CALLAGHAN: IL CASO SKORPIO È
TUO!, UNA 44 MAGNUM PER L’ISPETTORE
CALLAGHAN, CIELO DI PIOMBO,
ISPETTORE CALLAGHAN, CORAGGIO… FATTI AMMAZZARE e
SCOMMESSA CON LA MORTE.
I Fratelli Manetti
presentano il teaser trailer di Diabolik – Ginko
all’Attacco, il seguito di Diabolik, che vede
l’avvicendamento nei panni del protagonista di Giacomo
Giannotti al posto di Luca Marinelli. Confermati invece Miriam Leone nei panni di Eva Kant e Valerio Mastandrea nei panni di Ginko.
Diabolik – Ginko all’Attacco arriverà in sala
il 17 novembre 2022.
Il CEO di Warner Bros. Discovery, David Zaslav, ha
finalmente annunciato l’esistenza di un piano decennale per i
personaggi a fumetti portati al cinema dallo studio, e ha difeso la
scelta di cancellare Batgirl.
“La nostra ambizione è riportare
indietro la Warner e produrre film fantastici e di alta
qualità”, ha affermato. “Possiamo costruire un’attività di
crescita sostenibile a lungo termine da DC. Non distribuiremo un
film prima che sia pronto”. “L’obiettivo è rendere questi film
il più belli possibile”, ha aggiunto.
“Abbiamo visto The
Flash, Black Adam e Shazam
2”, ha detto Zaslav, “Siamo molto entusiasti di loro.
Li abbiamo visti. Pensiamo che siano fantastici e pensiamo di
poterli rendere ancora migliori (…) Guardi Batman, Superman,
Wonder Woman, Aquaman: questi sono marchi conosciuti in tutto il
mondo”, ha aggiunto Zaslav. “Abbiamo fatto un reset.
Abbiamo ristrutturato il business su cui ci concentreremo, dove ci
sarà un team con un piano decennale incentrato solo su DC. Crediamo
di poter costruire un business molto più sostenibile.
È molto simile alla struttura che Alan Horn, Bob Iger e Kevin
Feige hanno messo insieme in modo molto efficace alla Disney.
Pensiamo di poter costruire un’attività di crescita molto più forte
e sostenibile da DC”.
Il film di Batgirl,
quindi, intralciava questo progetto e così
è stato accantonato. Chissà se però un giorno riusciremo a
vederlo per altre vie.
C’è un sacco di mistero che circonda
il riavvio di Teenage Mutant Ninja Turtles di
Seth Rogen, ma oggi è stato rivelato il logo
titolo del film. Il titolo ufficiale del prossimo film animato al
computer delle Tartarughe Ninja sarà Tartarughe Ninja: Caos
Mutante.
L’annuncio è stato fatto
sull’account Twitter di Rogen, dove ha anche condiviso alcune
opere d’arte davvero interessanti, oltre alla data di uscita: 4
agosto 2023. Si tratta di una data precedente di una settimana
rispetto a quella già annunciata, con il film ambientato
esattamente a un anno da oggi. Come conferma l’immagine, il film
uscirà esclusivamente nelle sale.
Alla vigilia della diciassettesima
edizione, che si svolgerà dal 13 al 23 ottobre 2022, la Festa
del Cinema di Roma presenta il restyling del suo logo.
La rinnovata identità visiva, firmata da The B. Agency, esalta i
valori della manifestazione e il suo legame con la Città Eterna: i
segni tondeggianti del marchio che ha caratterizzato la Festa del
Cinema a partire dal 2007 si trasformano nel più noto ed evocativo
simbolo di Roma nel mondo, la Lupa Capitolina.
Un rinnovamento che rappresenta la
volontà di coinvolgere l’intera città e le sue numerose tipologie
di pubblico anche grazie ai cambiamenti alla struttura della Festa
2022: da quest’anno, infatti, la manifestazione ospiterà un
concorso internazionale, i cui film saranno giudicati da una giuria
composta da professionisti del mondo del cinema, della cultura e
delle arti, e sezioni non competitive, specchio della ricchezza del
cinema contemporaneo.
L’immagine della Lupa Capitolina
caratterizzerà anche tutti i Premi che la Festa assegnerà
quest’anno, tre dei quali saranno intitolati a grandi interpreti
del cinema italiano: per la Miglior attrice a Monica Vitti,
per il Miglior attore a Vittorio Gassman, per la Miglior commedia a
Ugo Tognazzi.
Secondo quanto riferito, la Warner
Bros. ha un piano decennale per i suoi film DC, simile a quello che
il MCU ha in programma alla
Disney. A seguito della scioccante notizia che la
Warner Bros. Discovery ha eliminato
completamente Batgirl anche se il film era stato quasi
completato, lo studio e il futuro del marchio DCEU sono stati al
centro di numerose domande e titoli di giornali di settore, negli
ultimi giorni. La cancellazione di Batgirl è stata
una mossa senza precedenti e ha segnato un importante cambiamento
nella strategia per la Warner Bros. Discovery. e per il suo marchio
DC.
Sono iniziate a circolare voci sul
fatto che sia film come quello su Supergirl, con
Sasha Calle che vedremo (forse) in The
Flash, sia persino film della caratura di Shazam! Fury
of the Gods e Aquaman e il
regno perduto, possano essere ritirati dal
mercato.
Come tentativo di gestire questa
ondata di malcontento, la Warner Bros. Discovery ha annunciando una
data di uscita per Joker: Folie à Deux; inoltre, Lady Gaga ha confermato di essersi unita al
progetto. Tuttavia, con la cancellazione di
Batgirl, sembra che ogni piccolo progetto DC, da
Zatanna a Static Shock, rischi di
essere scartato se non soddisfa la visione del nuovo regime di come
dovrebbero apparire o sentirsi i film DC.
Durante la Warner Bros.
Discovery Quarterly 2 Investor Call (tramite Variety), il
CEO David Zaslav afferma che la DC è una priorità
assoluta per lo studio e afferma il suo piano di formare una
squadra con un “piano decennale incentrato solo sulla DC”. Questo
non è diverso dall’approccio che la Disney ha adottato con il
MCU, che è stato realizzato da
Kevin Feige, Bob Iger e Alan
Horn. La Warner Bros. vuole concentrarsi sulla qualità e
non rilascerà i film DC prima che siano pronti. Nonostante abbia
affermato di avere un piano decennale, Zaslav non ha fatto menzione
di chi guiderà questa squadra.
Sono terminate nei giorni scorsi le
riprese di Quando, il nuovo film di Walter
Veltroni con
Neri Marcorè,
Valeria Solarino, Gianmarco Tognazzi, Olivia Corsini, Dharma
Mangia Woods e Fabrizio Ciavoni.
Quando è una
produzione LUMIÈRE & CO., prodotto da LIONELLO CERRI e
CRISTIANA MAINARDI distribuzione VISION DISTRIBUTION. Il
film è scritto da DORIANA LEONDEFF, SIMONE LENZI, WALTER
VELTRONI
La trama
La giovane vita di Giovanni va in
pausa nell’estate del 1984 a San Giovanni, durante il dolore
collettivo per la morte di Enrico Berlinguer, per colpa dell’asta
di una bandiera finita tragicamente sulla sua testa. Dopo 31 anni
si risveglia dal coma, ed è come una nuova rinascita, da adulto.
Tutto è cambiato, il mondo che aveva lasciato non c’è più: la sua
famiglia, la ragazza, il partito tanto amato, tutto in questa nuova
epoca è stravolto. Giovanni è come un bambino cinquantenne, deve
imparare a muoversi in questa nuova dimensione, accettando anche la
perdita dei vecchi legami e la scoperta di nuovi. Ad aiutarlo ci
sono Giulia, una giovane e tormentata suora che si è presa cura di
lui negli ultimi anni della sua degenza, e Leo, un ragazzo
problematico affetto da mutismo selettivo. Grazie a loro Giovanni,
oltre che a riprendere le normali funzioni vitali, troverà il modo
di riuscire a comprendere la sua nuova esistenza e ad affrontare il
passato, che ritornerà nelle sembianze di Francesca, la figlia
avuta nella sua precedente vita.
Prey è
l’ennesimo
episodio nato dal franchise di Predator, film culto del 1987
in cui Arnold Schwarzenegger si scontrava con il
temibile cacciatore alieno divenuto icona del cinema di genere. Il
suo verso, il suo laser di puntamento rosso, il suo “sorriso”
ruggente hanno contribuito a scrivere la storia del cinema e
adesso, grazie a Dan Trachtenberg (10
Cloverfield Lane), trovano un nuovo spazio e un nuovo
modo di raccontarsi, riuscendo, a sorpresa, ad approfondire il
franchise.
Prey, la trama
È il 1719 in terra
Comanche, una giovane donna (Amber
Midthunder) della tribù desidera essere messa alla
prova come cacciatrice, rifuggendo a tutti i costi da quello che
dovrebbe essere il suo ruolo di donna all’interno della tribù.
L’arrivo, nelle terre del suo popolo, di una bestia sconosciuta, la
mette inavvertitamente in condizione di assumere finalmente quel
ruolo di cacciatrice a cui tanto ambisce, ma non ha idea di qual è
la bestia che sarà la sua preda…
Il capovolgimento della prospettiva
La passione di
Dan Trachtenberg per il personaggio e per il
franchise trasuda da ogni scelta messa in campo per
Prey. Innanzitutto, dopo 35 anni, un semplice
cambio di prospettiva e di titolo riesce a dare un quadro
completamente nuovo delle dinamiche tra protagonisti in carne e
ossa e creatura aliena: siamo di fronte a una giovane cacciatrice
Comanche che si fronteggia con una preda, l’iconico alieno che è
sempre stato considerato IL predatore per eccellenza. Un
cambio di prospettiva, il predatore che diventa preda e che in
nessun momento, nella percezione della protagonista, viene
considerato imbattibile. “Se può sanguinare, può essere
ucciso”.
Il riposizionamento storico di Prey
Al capovolgimento della
dinamica tra preda e predatore, Trachtenberg aggiunge un
riposizionamento storico del mito di Predator, ambientando il film
in un contesto, storico e geografico, tribale, che consente anche
di affacciarsi nella cultura dei nativi americani, grazie
principalmente al contributo alla produzione di Jhane Myers, da sempre impegnata nella
diffusione e nella rappresentazione storica accurata della cultura
e della lingua Comanche. Certo, Prey è girato in
inglese per ragioni commerciali, ma presenta un cast interamente
composto da attori di origini nativo americane e si ritaglia
sporadicamente lo spazio per alcuni dialoghi in lingua Comanche.
Uno spaccato all’interno di una cultura quasi perduta che
conferisce al film un valore ulteriore.
Il linguaggio e l’azione,
prima di tutto
Certo, non sono molte le
occasioni in cui i nostri personaggi hanno la possibilità di
parlare, soprattutto perché Prey è principalmente
un film
d’azione, che mette in scena una battuta di caccia
particolarmente dura e cruda e che fa leva su un elemento nuovo,
rispetto al franchise, ovvero l’intelligenza della cacciatrice che
riuscirà a sopravvivere proprio grazie ad essa, più che alla forza
bruta che invece sembra caratterizzare il modus operandi degli
altri personaggi umani della storia. L’azione è l’unico drive della
storia che sa dosare momenti di sosta a momenti concitati, emozioni
forti e momenti di calma, il tutto in uno scenario naturale
selvaggio e primordiale, spesso ostile e sempre realistico.
Lo svelamento della creatura
Impeccabile è anche tutto
ciò che riguarda la scelta di messa in scena della creatura aliena,
del predatore che diventa preda. Il linguaggio è molto simile a
quello che Spielberg ha canonizzato ne Lo Squalo.
Il terrore, la minaccia si fa sentire prima di fasti vedere, e
Trachtenberg riesce a dosare con grande sapienza lo svelamento vero
e proprio dell’alieno, sfruttando benissimo la nota tecnica di
invisibilità/mimetizzazione di cui sono dotati i
Predator.
Prey si
basa su un assunto esilissimo e lo sfrutta a pieno, rivelandosi
forse il migliori film del franchise dopo l’originale e espandendo
la narrativa di Predator più che raccontarne le origini, che
rimangono affascinanti e misteriose.
Uno dei maggiori timori per un padre
è quello di conoscere il fidanzato della propria figlia. Su tale
preoccupante incontro si sono nel tempo costruite storie ricche di
stereotipi o esagerazioni, ma anche tante commedie estremamente
divertenti. Dal classico Indovina chi viene a cena? fino
ai più recenti Proprio lui? o Non sposate le mie figlie!.
Del 2018 è invece l’apprezzato Giù le mani dalle nostre
figlie, il cui titolo originale è però
Blockers, in riferimento al termine
“cockblocking”, ovvero l’atto di impedire che un rapporto
sessuale si compia. Nel film, naturalmente, a compiere cockblocking
sono dei genitori con figlie femmine.
Il film è l’opera di debutto della
regista Kay Cannon, celebre per essere stata la
sceneggiatrice della trilogia di Pitch Perfect e poi per
aver diretto Cenerentola, che si è qui cimentata con un
racconto apparentemente molto banale, affrontato però con brillante
umorismo e impreziosito da interpretazioni degne di nota.
Apprezzato da critica e pubblico, Giù le mani dalle nostre
figlie è dunque un’esilarante commedia che ha incassato quasi
100 milioni di dollari in tutto il mondo, a conferma del fascino
esercitato su spettatori di ogni tipo. In particolare, spicca qui
il wrestler e attore John Cena, che dà prova di
grandi capacità comiche.
Per chi è in cerca di una commedia
intelligente e ricca di cuore, questo è dunque il titolo giusto, un
film tutto da scoprire che offre uno sguardo nuovo sulla
genitorialità e la difficoltà di tale ruolo. Prima di intraprendere
una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire
alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo
qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori
dettagli relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Giù le mani dalle nostre figlie: la trama del
film
Protagoniste del film sono
Julie Decker, Kayla Mannes e
Sam Lockwood, amiche fin dai tempi dell’infanzia
che stanno ora per affrontare il fatidico ultimo anno di liceo,
prima di partire per il college e cambiare per sempre le loro vite.
Prima che la scuola finisca, però, le tre ragazze decidono di
stringere un patto segreto, promettendosi di perdere la propria
verginità durante il ballo di fine anno. Come loro sono
insaparabili, però, altrettanto lo sono i loro rispettivi genitori.
Lisa Decker, Mitchell Mannes e
Hunter Lockwood sono infatti stati influenzati dal
rapporto tra le loro figlie, divenendo a loro volta un gruppo molto
affiatato.
Quando proprio questi ultimi
scopriranno per caso i messaggi segreti che le tre ragazze si sono
scambiate, faranno di tutto per impedire che le tre vadano fino in
fondo ai loro piani. Per preservare le tre amate figlie, i tre
genitori si lanceranno allora in una serie imprevedibile di
avventure e guai, rimettendo in discussione i rapporti tra di loro
e andando alla ricerca di cosa davvero voglia dire essere un buon
genitore. Più il ballo di fine anno si avvicina, più la situazione
si farà tesa, necessitando rapidi chiarimenti.
Giù le mani dalle nostre figlie: il cast del film
Ad interpretare le tre ragazze
protagoniste Julie, Kayla e Sam vi sono le attrici Kathryn
Newton, Geraldine Viswanathan e
GideonAdlon. La prima è nota per
la serie Big Little Lies, mentre la Viswanathan e la Adlon
erano qui al suo primo ruolo in un film. Come anticipato, uno dei
genitori, Mitchell, è interpretato dal wrestler e attore John Cena,
recentemente visto anche in The Suicide Squad e
Fast & Furious 9.
L’attore ha in seguito dichiarato di aver accettato il ruolo con
grande entusiasmo, desideroso di potersi cimentare con una nuova
commedia.
Nei panni del genitori Hunter vi è
invece l’attore Ike Barinholtz, noto per commedie
come Disaster Movie, Cattivi vicini e
Fottute!. Originariamente, accanto a questi due padri
avrebbe dovuto essercene un terzo. Il personaggio è però stato poi
cambiato in una madre, così da rendere più variegato il gruppo e
poter affidare il ruolo all’attrice Leslie Mann,
interessatasi al progetto. Completano il cast gli attori
Sarayu Blue nei panni di Marcie Mannes,
moglie di Mitchell, Miles Robbins in quelli di
Connor, Graham Phillips in quelli di Austin e
Ramona Young per la parte di Angelica.
Giù le mani dalle nostre
figlie: il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di
Giù le mani dalle nostre figlie grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes, Amazon Prime Video e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di giovedì 4 agosto alle ore
21:20 sul canale Canale 5.
Affermatosi come uno dei più grandi
attori americani dagli anni Novanta ad oggi, Russell Crowe ha infine
compiuto il suo passaggio dietro la macchina da presa per il film
The Water Diviner (qui la recensione), da lui
diretto nel 2014. Per l’occasione si è cimentato nell’adattamento
dell’omonimo romanzo scritto da Andrew Anastasios
e Meghan Wilson-Anastatios, i quali hanno poi
curato anche la sceneggiatura del film. Questo, che vede in Crowe
anche il suo protagonista, è un potente dramma ambientato durante
la Prima guerra mondiale, con un uomo alla ricerca degli affetti
famigliari smarriti.
La storia è nata da una singola riga
in una lettera scritta dal tenente colonnello Cyril
Hughes, che era un lavoratore nell’unità Imperial War
Graves. La nota a piè di pagina diceva semplicemente: “Un
vecchio tipo è riuscito ad arrivare qui dall’Australia, in cerca
della tomba di suo figlio“. Dopo un anno di ricerche gli
scrittori non sono però stati in grado di identificare l’uomo o suo
figlio e ciò ha dato loro la libertà di immaginare la storia che
sarebbe diventata poi oggetto della prima regia di Crowe. Con le
riprese svoltesi nella sua Australia, The Water Diviner ha
potuto vantare un budget di 12 milioni di dollari.
Ben accolto dalla critica, il film
si è affermato come un discreto successo, arrivando poi anche a
vincere importanti riconoscimenti agli AACTA Awards, gli Oscar
australiani, tra cui quello per il miglior film. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Water Diviner: la trama del film
La storia raccontata in The
Water Diviner è ambientata quattro anni dopo la devastante
battaglia di Gallipoli in Turchia, durante la prima Guerra
Mondiale. Il conflitto è ormai terminato, ma i figli
dell’agricoltore australiano Joshua Connor non
sono mai tornati a casa. L’uomo decide pertanto di recarsi a
Istanbul per scoprire la verità su quanto loro accaduto. Egli ha
infatti promesso alla moglie, ora scomparsa anche lei, che avrebbe
trovato i suoi ragazzi e li avrebbe riportati a casa, anche nel
caso di dover dar loro degna sepoltura. Giunto nei luoghi della
battaglia, però, egli si rende conto di quanto complessa sia la
questione e di quanto sia difficile ritrovare i figli.
Dalla sua parte in quella terra
straniera vi sono però il piccolo Orhan e sua
madre Ayshe, una bellissima donna turca,
proprietaria dell’albergo in cui alloggia. Mentre intraprende una
relazione con questa, Joshua continua a ricercare notizie dei suoi
figli, fino ad imbattersi in un ufficiale dell’esercito turco che
gli restituisce la speranza: il più grande dei suoi figli potrebbe
essere ancora vivo. Comincia così per Joshua un viaggio nel cuore
dell’Anatolia, alla ricerca del figlio perduto. Nel corso del suo
tragitto sperimenterà paura e coraggio, amore e graditudine.
The Water Diviner: il cast del film
Quando a Crowe fu sottoposto il
progetto, affinché ricoprisse il ruolo del protagonista Joshua
Connor, egli fu talmente commosso dalla storia da voler anche
assumere il ruolo di regista. Il suo obiettivo fu in particolare
quello di dar vita alle grandi emozioni della storia sia tramite la
sua interpretazione sia tramite la regia. Allo stesso modo, egli ha
puntato sull’esaltare gli aspetti del racconto che esaltano il
coraggio dei soldati ma condannando allo stesso tempo la guerra in
sé. Per il ruolo dei tre figli Arthur, Henry ed Edward sono invece
stati scegli gli attori Ryan Corr, Ben O’Toole e
James Fraser. Jacqueline
McKenzie, invece, è Eliza Connor, moglie di Joshua.
L’attrice ucraina Olga Kurylenko
interpreta qui il ruolo di Ayshe, la proprietaria dell’albergo. Per
assumere i panni di tale personaggio, l’interprete si è trovata a
dover imparare quanto più possibile la lingua turca. Il piccolo
Dylan Georgiades è invece l’interprete di Orhan.
L’attore turco Yilmaz Erdogan, qui presente nel
ruolo del maggiore Hassan, riuscì ad ottenere il ruolo convincendo
Crowe che non si sarebbe pentito della sua scelta. Per la sua
interpretazione, l’attore ha poi vinto il premio come non
protagonista ai premi AACTA. Per la parte del sergente Jemal vi è
invece Cem Yilmaz, attore turco fortemente voluto
da Crowe. Jay Courtney, attore
noto per il ruolo di Capitan Boomerang in Suicide Squad, è infine presente nei panni
del tenente Cecil Hilton.
The Water Diviner: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The Water
Diviner è infatti disponibile nel catalogo di
Chili, Google Play, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
noleggiare il singolo film, avendo così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di giovedì 4 agosto alle ore
21:00 sul canale Iris.
Joker:
Folie à Deux sarà diretto dal regista Todd Phillips e si baserà su una
sceneggiatura originale scritta sempre dal regista e basata sui
personaggi creati da Bill Finger e Bob Kane per DC Comics. Al
momento la trama non è stata resa nota ma il film sarà un sequel
diretto del film Joker del 2019. Nel
cast sono confermati Joaquin Phoenix eLady
Gaga. L’ambientazione principale del film dovrebbe
essere l’Arkham Asylum. Il film arriverà nei cinema il 4 ottobre
2024.