America Ferrera si
unisce al cast del film Barbie prodotto da Warner Bros e Mattel, al
fianco di Margot Robbie e Ryan Gosling.
Diretto e co-sceneggiato dalla regista di Lady Bird
Greta Gerwig, il film live-action sarà incentrato sui
giocattoli per bambini Mattel, con Robbie nei panni di Barbie e
Gosling nei panni di Ken. L’adattamento cinematografico
live-action dell’amata bambola è in lavorazione da diversi anni,
con star come Amy Schumer e Anne
Hathaway che sono state considerate brevemente per il
ruolo della protagonista.
Margot Robbie seguirà il film anche come
produttrice, con la sua LuckyChap Entertainment, che è reduce dal
grande successo agli Oscar dello scorso anno per Una donna
promettente. I produttori di Barbie includono anche Tom Ackerley e
Josey McNamara di LuckyChap; Robbie Brenner e Ynon Kreiz di Mattel;
e David Heyman.
I piani per adattare la storia di
Barbie per
il grande schermo hanno subìto alcune battute d’arresto negli
ultimi anni, ma quando Robbie, Gerwig e Baumbach si sono imbarcati
nel progetto rispettivamente nel 2018 e nel 2019, le cose sono
andate a gonfie vele. Secondo quanto riportato da Variety, Barbie
avrebbe dovuto iniziare la produzione all’inizio del 2022 presso i
Leavesden Studios di WB a Londra, con un’uscita nelle sale prevista
per il 2023.
Ed è proprio quello che le è
successo, con un video in cui, con il trucco di Gamora, sfoglia
quello che sembra un piano di lavorazione del film di James
Gunn. Dopo che la Marvel le ha chiesto di rimuoverlo,
ecco di seguito i video “corretto” e la spiegazione nel copy:
Kate Bosworth è
un’attrice che ha contribuito a fare la storia del cinema con la
sua grazie e con il suo talento, riuscendo a conquistare una grande
fetta di pubblico mondiale grazie anche alla sua bellezze eterea.
L’attrice ha sempre lavorato sodo per costruire una carriera solida
e concreta, in grado di saper scegliere ruoli iconici e
indimenticabili e che l’hanno resa famosa agli occhi del mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Kate Bosworth.
Kate Bosworth: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1998,
debuttando sul grande schermo in L’uomo che sussurrava ai
cavalli. In seguito lavora in Il sapore della vittoria –
Uniti di vince (2000), Le regole dell’attrazione
(2002), Beyond the Sea (2004), Superman Returns
(2006), 21 (2008) e The Warrior’s Way (2010). Tra
i suoi ultimi lavoro vi sono Straw Dogs (2011), Comic
Movie (2013), Homefront (2013), Still Alice (2014),
Amnesiac (2014), 90 minuti in Paradiso (2015),
Life on the Line (2015), Somnia (2016),The Domestics (2018), The Devil Has a Name
(2019), La forza della natura (2020), Wild Indian
(2021) e Bring on the Dancing Horses (2022).
2. Ha recitato per la
televisione ed è anche produttrice. Nel corso della sua
carriera, l’attrice ha lavorato alle serie Young Americans
(2000), The Art of More (2015-2016), SS-GB
(2017), The Long Road Home (2017) e The I-Land
(2019). Non è però rimasta ferma alla sola attività della
recitazione. Infatti, ha vestito diverse volte i panni della
produttrice, lavorando ai film Amnesiac, Hot Bot
(2016), Nona e The I-Land (2019).
Kate Bosworth marito
3. È sposata da qualche
anno. L’attrice, dopo qualche anno di frequentazione (più
precisamente dal 2011) con il compagno, il regista Michael
Polish, si è sposata a Philipsburg, nel Montana, il 31
agosto del 2013. Nell’agosto del 2021, tuttavia, hanno annunciato
la loro separazione. La coppia non ha avuto figli.
4. Ha avuto diversi
fidanzati famosi. Prima di frequentare quello che è poi
stato suo marito, l’attrice è stata fidanzata per quattro anni con
il collega Orlando Bloom.
Due anni dopo, invece, si è frequentata con l’attore Alexander
Skarsgård dal 2009 al 2011. Tra i vari flirt che le
sono stati attribuiti, ci sarebbero quelli con Ian
Somerhalder e con Chris
Evans.
Kate Bosworth: i suoi occhi
5. Ha gli occhi di colore
diverso. L’attrice ha una particolarità che riguarda i
suoi occhi, ovvero li ha di colore diverso, uno marrone e l’altro
blu. Questa condizione è dovuta ad una patologia chiamata
Heterochromia Iridum, una caratteristica cromatica che riguarda la
colorazione dell’iride. Nel corso degli anni in molti sono rimasti
stregati da questa particolarità dell’attrice, tra cui tanti suoi
colleghi.
Kate Bosworth in
Superman
6. Ha avuto il ruolo grazie
a Kevin Spacey. Se l’attrice è riuscita ad interpretare
Lois lane in Superman Returns, ciò è dovuto a Kevin Spacey.
Pare, infatti, che l’attore abbia convinto il regista del film,
Bryan Singer, a scriturarla dopo aver recitato
insieme a lei in Beyond the Sea. Dopo averla provinata,
Singer si disse estremamente grato a Spacey per avergli suggerito
la Bosworth, ritenuta perfetta per la parte.
7. Ha battuto diverse
attrici. Prima di essere inserita ufficialmente nel cast
del film, erano però state considerate anche le attrici
Mischa Barton e Keira Knightley
per il ruolo di Lois Lane. Inoltre, per lo stesso ruolo era stata
provinata anche Amy Adams,
attrice che poi ha comunque avuto modo di interpretare Lois Lane
nel nel successivo L’uomo d’acciaio
(2013).
Kate Bosworth in Still
Alice
8. Non ha provato per
interpretare il suo ruolo. Nel costruire il suo
personaggio, l’attrice non ha discusso circa la contrapposizione
del ruolo con quello di Kristen
Stewart. Stando alle sue dichiarazione “Non mi
piace molto provare. Mi piacere quando la macchina da presa va
avanti e vedere cosa succede. A causa dei tempi, è così che abbiamo
fatto per Still Alice. Non c’era molto tempo per le discussioni o
prove”.
Kate Bosworth è su Instagram
9.È
presente sul social network. L’attrice è presente sul
social network Instagram con un profilo verificato seguito da 896
mila persone. Qui, con oltre mille post, la Bosworth è solita
condividere foto o video di suoi momenti di svago, in compagnia di
amici o colleghi, mentre compie particolari attività o visita
luoghi specifici. Non mancano però anche post dedicati alla sua
attività di attrice, con curiosità, dietro le quinte e immagini
promozionali.
Kate Bosworth: età e altezza
10. Kate Bosworth è nata il
2 gennaio del 1983a Los Angeles, in
California. La sua altezza complessiva corrispondente è di
165 centimetri.
Peter Parker è entrato per la prima
volta nel Marvel Cinematic Universe
nel 2016 in Captain America: Civil
War, ma è stato l’anno successivo che l’arrampica-muri
è stato ufficialmente reintrodotto in Spider-Man:
Homecoming. Cercando di trarre vantaggio dalla loro
nuova relazione con i Marvel Studios, la Sony Pictures ha incluso un
sacco di riferimenti al MCU in quel film, inclusi alcuni
grandi cameo.
Chris Evans si è
presentato in un cameo come Capitan America, mentre
Robert Downey Jr. ha interpretato un vero e proprio
ruolo secondario come Iron Man. Tuttavia, la sua armatura ha subito
solo alcune modifiche superficiali piuttosto che subire la normale
riprogettazione tra i film. Ora, sappiamo perché il costume di Tony
Stark è comparso nel film con una nuova combinazione di colori
chiaramente ispirata all’apparizione di Iron Man nei fumetti di The
Ultimates.
“Chi ha un occhio attento capirà
che questo modello è solo una ricolorazione del mio Mk XLVI di
[Captain America: Civil War]”, spiega il concept artist
Phil Saunders nel post di Instagram di seguito.
“Sony non aveva il budget VFX per un costume completamente
nuovo, quindi Kevin Feige ha richiesto un cenno all’Ultimate Iron
Man nel ridipingere l’armatura. E dopo alcune variazioni, è nato il
Mk XLVII.”
È interessante sapere che la Sony
Pictures non aveva spazio nel budget per dare una revisione a Iron
Man, ma senza dubbio era tutt’altro che una priorità per lo studio.
Già solo la presenza dell’Avenger in Spider-Man:
Homecoming ha avuto l’effetto desiderato sugli incassi
al botteghino, e una nuova armatura non avrebbe cambiato questo
effetto (mentre cambiare colore senza dubbio ha fatto vendere molti
più giocattoli alla fine della Disney, però).
La Catwoman di Zoe Kravitz che vedremo in
The
Batman di Matt Reeves ha
ricevuto la sua emoji su Twitter. L’attrice debutterà nei panni di
Selina Kyle, la famigerata gatta/ladra di Gotham, insieme al
Crociato Incappucciato di Robert Pattinson.
Catwoman è uno dei nemici più amati
di Batman. A volte ritratto come un antieroe e altre volte ritratto
come un cattivo in piena regola, Kyle è un’agile ladra che modella
il suo costume e il suo movimento sui felini. Nelle precedenti
iterazioni live-action, il personaggio è stato interpretato da
attrici tra cui Julie Newmar, Eartha
Kitt, Michelle Pfeiffer, Halle
Berry e Anne Hathaway. Ora, Kravitz
proporrà una nuova versione, offrendo potenzialmente la lettura più
radicata del personaggio vista sul grande schermo fino ad oggi.
Ora, con The
Batman in arrivo nelle sale il mese prossimo, la spinta al
marketing per il film è al massimo. In effetti, l’account Twitter
ufficiale di The Batman ha rivelato una nuovissima emoji per
Catwoman di Kravitz. Eccola!
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Come ogni anno, il mese di febbraio
porta con sé le festività di
San Valentino oltre a Carnevale, così come tanti nuovi film
adatti a passare una serata romantica. Tra i generi migliori da
guardare durante la sera di San Valentino spiccano sicuramente le
commedie romantiche: storie romantiche sì, ma con leggerezza, per
strappare qualche risata (ed evitare scene troppo sdolcinate).
Un genere molto seguito qui in
Italia, patria della commedia: nella classifica dei film più visti
nelle sale del bel Paese, ci sono ben quattro commedie tra i primi
cinque titoli (tutte e quattro opere con
Checco Zalone). Anche se ormai, con l’avvento delle piattaforme
streaming, probabilmente il
botteghino per valutare un film non basta più e bisogna
guardare altre metriche, non limitandosi solo alle sale. Di certo,
San Valentino è un ottimo momento per andare in sala o guardarsi un
film a casa.
L’evoluzione della commedia
romantica nel corso del tempo
Il genere della
commedia romantica risale ai tempi di Shakespeare e le sue
opere (mentre la commedia risale ai tempi dell’Antica Grecia,
ovviamente). Durante il medioevo si affermò il genere romantico,
con le più classiche storie di amore tra cavalieri e fanciulle da
salvare. Ma si dovette aspettare l’epoca di Shakespeare per vedere
la nascita di questo nuovo genere, che di fatto ne univa due
diversi fra loro.
Molti secoli dopo, questo genere
sbarcò anche al cinema e oggi ormai abbiamo l’imbarazzo della
scelta quando si tratta di scegliere una commedia romantica da
vedere insieme al proprio partner, come mostra l’infografica per San
Valentino di ExpressVPN dove vengono mostrati molti dei
migliori film di questo genere.
Molti storici riconoscono ai film
“Sherlock Jr.” e “Girl Shy”, due film muti del 1924, l’onore di
aver portato sul grande schermo le prime commedie romantiche al
mondo. Quando poi arrivò il sonoro, dal 1928 in avanti, questo
nuovo genere si ritagliò un suo spazio particolare, le cosiddette
“comedies of manners”, dove di solito una persona ricca si
innamorava di una persona povera.
Per esempio, “Happened One Night”
(1934) rappresenta un film di questa nicchia, che all’epoca vinse
ben 5 Oscar. Successivamente bisogna fare un salto alle Screwball
Comedies, dove nelle commedie romantiche le protagoniste della
storia erano di solito personaggi femminili: tra i due film
principali spiccano Bringing Up Baby (1938) e The Philadelphia
Story (1940).
Prime Video ha svelato oggi il trailer ufficiale
della seconda stagione di Lol: Chi ride è
fuori, il comedy show Amazon Original italiano che,
dopo il successo della prima stagione, vedrà sfidarsi a colpi di
gag: Virginia Raffaele, Corrado Guzzanti, Diana Del Bufalo, Maccio
Capatonda, Maria Di Biase, Mago Forest, Alice Mangione, Gianmarco
Pozzoli, Tess Masazza e Max Angioni. Chi riuscirà a non cedere alla
risata per tutte le sei ore, si aggiudicherà il premio di 100 mila
euro, che sarà devoluto a un ente benefico di sua scelta. Ad
osservare questa esilarante gara comica dalla control room, un
nuovo inedito duo, composto dall’ormai padrone di casa e game
master Fedez, affiancato da Frank Matano. Ma non è tutto. In
questa seconda edizione ci sarà anche Lillo, l’arma letale della
risata: il popolare comico sarà un ospite speciale, un vero asso
nella manica, che potrà essere coinvolto nel gioco per mettere in
difficoltà i concorrenti.
La seconda stagione di LOL:
Chi ride è fuori è prodotta in Italia per Amazon Studios
da Endemol Shine Italy e sarà disponibile dal 24 febbraio in
esclusiva su Prime Video, in più di 240 Paesi e territori nel
mondo. I primi quattro episodi saranno disponibili in streaming da
subito e gli ultimi due dal 3 marzo, con il gran finale.
Gary Oldman è uno
degli attori che ha letteralmente fatto la storia del cinema,
grazie al suo talento e all’abilità dell’essere versatile e sempre
brillante. L’attore ha sempre avuto la capacità di scegliere ruoli
iconici e rimasti nell’immaginario collettivo grazie anche alle sue
eccellenti ed ineccepibili interpretazioni.
Ecco, allora, dieci cose sa
sapere su Gary Oldman.
2. È anche doppiatore,
regista, produttore e sceneggiatore. L’attore non ha
svolto solo questa attività, ma, ad esempio, ha prestato la propria
voce diverse volte per film come La spada magica – Alla ricerca
di Camelot (1998), Planet 51 (2009), Kung Fu Panda 2 (2011)
e Tau (2018), oltre che per alcuni videogiochi come
The Fifth Element (1998), Call of Duty: World at
War (2008) e LEGO Dimensions (2015). Inoltre, ha
vestito i panni del produttore, lavorando ai film Punkett /
Macleane (1999), The Contender (2000), Nobody’s
Baby (2001), oltre dirigere, sceneggiare e produttore
Niente per bocca (1997).
Gary Oldman: chi è sua moglie
3. Si è sposato cinque
volte. L’attore ha avuto una vita sentimentale abbastanza
turbolenza in passato e culminata in ben cinque matrimoni. Oldman
si è sposato la prima volta nel 1987 con Lesley
Manville, per poi divorziare nel 1990 e, nello stesso
anno, sposare una giovane Uma Thurman con cui è
rimasto legato fino al 1992. Cinque anni dopo, si è sposato per la
terza volta con Donya Fiorentino, da cui si è
separato nel 2001. Nel 2008 ha dato vita al suo quarto matrimonio
con Alexandra Edenborough, da cui ha divorziato
nel 2015, per poi sposarsi l’ultima volta con Gisele
Schmidt nel settembre del 2017.
4. È padre di tre
figli. Il primo figlio, Alfie, è nato nel
1988, dall’unione con la sua prima moglie Lesley Manville, mentre
gli ultimi due, Gulliver Flynn (nato il 20 agosto
del 1997) e Charlie John (nato ben febbraio del
1999) sono nati dal matrimonio con Donya Fiorentino. Pur non
essendo più legato alle due donne che lo hanno reso padre, Oldman
ha affermato di cercare comunque di stare vicino ai suoi figli e di
crescerli nel migliore dei modi.
Gary Oldman è Dracula
5. Ha accettato il ruolo
solo per poter pronunciare una nota frase. Sembra che Gary
Oldman non fosse particolarmente interessato al ruolo di Dracula
in Dracula di Bram Stoker. L’attore, però, ha detto
che quando ha letto per la prima volta la sceneggiatura ha deciso
che sarebbe valsa la pena fare il film solo per poter pronunciare
la battuta “ho attraversato gli oceani del tempo per
trovarti“, da lui considerata tra le più belle mai lette in
tutta la sua carriera.
6. Non andava d’accordo con
Winona Ryder. Pare che sul set del film tirasse una brutta
aria, determinata dal cattivo rapporto con la
co-protagonistaWinona Ryder. Il resto del cast era
rimasto sconvolto da questa cosa, anche perché i due erano stati
amichevoli durante le prove, per poi arrivare ad odiarsi a vicenda,
come se tra di loro fosse successo qualcosa di irreparabile.
Gary Oldman in Léon
7. Ha improvvisato molte sue
battute. Nel film del 1994 Léon Oldman interpreta
lo spietato Norman Stansfield. Come raccontato in più occasioni
dallo stesso attore, sul set egli ha avuto grande libertà di
improvvisazione. Alcuni di questi momenti poi finiti nel film sono
quando egli parla del suo apprezzamento per Ludwig van Beethoven al
padre di Mathilda o quando grida l’iconica frase “bring me
everyone!”. Quest’ultima fu da lui ideata semplicemente per
divertire il regista, il quale la apprezzò così tanto da inserirla
nel film.
Gary Oldman in Harry
Potter
8. Ha suggerito
l’hairstyle. Sul set di Harry Potter e il prigioniero
di Azkaban, film in cui Sirius Black compare per la prima
volta, pare che Oldman abbia fornito egli stesso dei suggerimenti
circa l’acconciatura del suo personaggio e i costumi del
personaggio. L’attore, che ha sempre dichiarato di considerare
quello di Sirius uno dei ruoli più belli della sua carriera, vi si
è infatti dedicato con grande cura e dedizione al fine di
costruirlo al meglio.
9. Si è fatto aiutare da
Cuaron. Per costruire il suo personaggio, pare che
l’attore abbia tratto ispirazione da come Alfonso
Cuaron aveva descritto Sirius, ovvero “con tanto
entusiasmo e gioia di vivere”, comparandolo con John Lennon.
Per Oldman, infatti, Black è una sorta di rockstar all’interno
della saga di Harry Potter e voleva che la sua personalità
spiccasse particolarmente.
Gary Oldman: età e altezza
10. Gary Oldman è nato il 21
marzo del 1958a New Cross, a Londra. La
sua altezza complessiva corrisponde a 174 centimetri.
La Lucasfilm ha diffuso il primo poster che
annuncia la data di uscita di Obi-Wan
Kenobi, l’attesissima nuova serie tv
sull’universo di Star
Wars in arrivo su Disney+ con
Ewan McGregor nei panni dell’iconico Maestro Jedi.
La storia inizia 10 anni dopo i
drammatici eventi di Star
Wars: La Vendetta dei Sith, dove Kenobi ha affrontato la
sua più grande sconfitta, la caduta e la corruzione del suo
migliore amico e apprendista Jedi, Anakin Skywalker, diventato il
malvagio Signore dei Sith Darth Vader. Obi-Wan
Kenobi è diretta da Deborah
Chow, già regista di due acclamati episodi della prima stagione
di The Mandalorian. La serie segna anche il
ritorno di Hayden Christensen nel ruolo di Darth
Vader.
Iscriviti a
Disney+ per vedere le più belle storie sull’universo di Star
Wars e molto altro. Dove voi, quando vuoi.
In Obi-Wan
Kenobi protagonisti saranno Ewan McGregor che riprenderà il ruolo di
Obi-Wan Kenobi e Hayden Christensen che
interpreterà
Darth Vader, a più di dieci anni da La Vendetta dei
Sith. Nel cast anche Moses Ingram,
Joel Edgerton, Bonnie Piesse, Kumail Nanjiani, Indira Varma,
Rupert Friend, O’Shea Jackson Jr., Sung Kang, Simone
Kessell e Benny Safdie.
L‘A24
Films ha diffuso il teaser trailer originale di
Men,
l’annunciato nuovo film del regista di Ex-Machina Alex
Garland. La pellicola che dovrebbe debuttare nelle sale
americano il 20 Maggio 2022 vede protagonista con la candidata
all’Oscar Jessie Buckley,Rory
Kinnear e Papa Essiedu.
Men
parla di una giovane donna va in vacanza da sola nella campagna
inglese dopo la morte dell’ex marito.
Curiosità
Il 6 gennaio 2021 è stato annunciato che Alex Garland scriverà e
dirigerà un film per A24 , con Jessie Buckley e Rory Kinnear in
trattative per recitare. Per quanto riguarda il casting
aggiuntivo, il Sunday Times ha riferito che Paapa Essiedu stava
provando con Jessie Buckley e Rory Kinnear. Le riprese principali
sono iniziate il 19 marzo 2021 e si sarebbero dovute concludere il
19 maggio 2021 nel Regno Unito. Il 22 maggio 2021, il direttore
della fotografia Rob Hardy ha annunciato su Instagram che le
riprese erano terminate
Una serie di diritti su film,
merchandising, giochi ed eventi live di Il Signore degli
Anelli, Lo Hobbit e altri titoli dell’autore
J.R.R. Tolkien è stato messo all’asta ora che la
Saul Zaentz Co. ha deciso di vendere le sue partecipazioni.
Zaentz Co. ha assunto la ACF
Investment Bank per gestire il processo di vendita, che si sta
svolgendo questa settimana mentre i banchieri fanno il giro dei
possibili acquirenti a Hollywood. Si prevede che le proprietà di
Tolkien raggiungeranno almeno $ 2 miliardi, cifra stimata sulla
base di recenti valutazioni elevate per IP di alto livello e
produttori di contenuti.
La tempistica del processo di
vendita non è casuale. Amazon presenterà in anteprima la sua tanto
attesa serie TV a mega budget basata sugli antefatti de Il
Signore degli Anelli, Il Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere, il 2 settembre. Lo Studio è quindi in cima
alla lista dei candidati ad accaparrarsi i diritti aggiuntivi ora
detenuti da Zaentz.
Le partecipazioni di Zaentz Co.
comprendono i diritti di sfruttamento delle proprietà di Il
Signore degli Anelli, Lo Hobbit in film, videogiochi,
merchandising, eventi dal vivo e parchi a tema. Include anche
diritti di corrispondenza limitati nel caso in cui la Tolkien
Estate decidesse di realizzare film o altri contenuti basati su due
raccolte di scritti di Tolkien pubblicate dopo la sua morte nel
1973: “The Silmarillion” e “The Unfinished Tales of Numenor and
Middle-Earth”.
La Warner Bros. manterrà alcuni
diritti di sviluppo del film su Il Signore degli
Anelli attraverso la New Line Cinema, di sua
proprietà. New Line ha avuto enormi successi al botteghino mondiale
e ha vinto l’Oscar con la trilogia del regista Peter
Jackson (La compagnia dell’anello, Le due torri e
Il ritorno del re). La Warner Bros. l’anno scorso ha
annunciato i piani per la produzione di un film anime per il cinema
insieme a New Line e Warner Bros. Animation, Il Signore degli Anelli: La Guerra dei
Rohirrim.
Ma resta inteso che i sostanziali
diritti dei film live-action sono tornati alla Zaentz Co. l’anno
scorso, in parte perché la Warner Bros. non aveva sviluppato
attivamente nuovi prodotti legati alle IP. Quello sviluppo, oltre
all’attesa per la nuova serie Amazon, è stato sufficiente per
convincere Zaentz Co. che i tempi erano maturi per una vendita.
Anche i progetti relativi a Tolkien
sono stati oggetto di importanti contenziosi nel corso degli anni.
Zaentz Co. ha citato in giudizio Warner Bros. e New Line per la sua
quota di profitti dalla trilogia di film di Jackson. La proprietà e
l’editore di Tolkien HarperCollins hanno citato in giudizio la
Warner Bros. più volte per i profitti dei film e dei tre
lungometraggi basati su Lo Hobbit.
Lo abbiamo visto tutti
in Spider-Man:
No Way Home, ma prima ancora di quello Tom
Holland aveva dovuto impegnarsi nelle riprese
dell’Uncharted
di Ruben Fleischer, film che oggi finalmente
arriva in sala (dal 17 febbraio, distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia).
Una avventura
emozionante ispirata a una delle serie di videogiochi più vendute e
amate nella quale l’attore venticinquenne veste i panni del
protagonista Nathan Drake nella sua prima avventura
cinematografica. Con lui, in una adrenalinica caccia al “più grande
tesoro mai trovato” che da New York porta alle Filippine, troviamo
il Victor ‘Sully’ Sullivan di Mark Wahlberg, oltre
a Sophia Ali, Tati Gabrielle e Antonio
Banderas.
“Di fatto è stato
molto divertente per me, da attore giovane sono un fan
dell’incredibile carriera cinematografica di Mark Wahlberg ed è
stato emozionante avere la possibilità di lavorare con lui –
ha detto Holland, parlando del suo compagno di set. – Il film
vive del rapporto tra loro due, ed era importante che riuscissimo a
renderlo nella maniera migliore. Non c’è niente di peggio che
sforzarsi di creare una chimica con qualcuno, ma tra noi è stato
tutto molto naturale, il ché ha reso tutto facile, e divertente. Ha
permesso di arricchire il film di una relazione come quella tra
fratello maggiore e minore”.
L’ennesimo elemento
perfettamente inserito in quello che il produttore Charles
Roven definisce un “Cubo di Rubik che ci è voluto un po’
per comporre correttamente. Un incastro che ha trovato nuova linfa
nel 2019 con l’ingresso di Tom Holland nel cast, ma già dal 2009
era arrivato sulla scrivania del producer grazie all’intuizione del
suo collega Alex Gartner, il quale presente all’incontro di
Palazzo Manfredi a Roma conferma: “questo è stato il momento
perfetto”.
“Molte delle
scoperte che fa Nathan erano chiare prima di arrivare sul set, ma
molte sono venute dopo – spiega ancora Holland. – Anche le
scene con Mark sono nate momento per momento, come quando lo prendo
in giro perché usa Tinder”. “L’action e il genere avventuroso sono
sempre stati i miei preferiti – continua – Sono cresciuto
amando questi film. Ed è stato un sogno avere l’opportunità di
raccontare una mia versione di quel che mi piacerebbe che fosse
Indiana Jones”.
Un riferimento
importante, che si unisce a quelli citati dal regista, Ruben
Fleischer, al suo fianco anche in questo momento: “Il
videogioco è stato la base, ma credo che chi ha creato Uncharted si fosse ispirato a Indiana Jones a sua
volta. E’ stato come chiudere un cerchio. Sicuramente ho pensato
anche ai Goonies o Star
Wars, Mission Impossible o James
Bond”.
Oltre che, ovviamente,
ai vari capitoli della saga videoludica iniziata nel 2007. Che
Fleischer ha portato sul grande schermo in maniera anche piuttosto
esplicita: “La sequenza della caduta dall’aereo in volo è presa
direttamente da Uncharted 3: L’inganno di Drake, come anche il
‘Kitty got wet’ che vediamo nella scena del bar, da Uncharted 2: Il
covo dei ladri”.“Ma non volevamo che il fosse una copia
del videogame o sovrapporci a elementi esistenti, volevamo essere
rispettosi dei personaggi, del tono, dell’umorismo, che sono una
caratteristica distintiva della saga, ma anche che fosse qualcosa
di nostro – aggiunge. – Quanto agli altri Easter Eggs, ce
ne sono diversi, abbiamo lavorato a stretto contatto con la Naughty
Dog per realizzarli, ma vogliamo che questa sia una caccia al
tesoro anche per i fan, ora tocca a loro trovarli!”.
Lo stesso Nathan Drake
originale (l’attore Nolan North, doppiatore del
personaggio nel videogame) era stato sul set, dove il giovane Tom
ha potuto conoscerlo. “Avevo giocato a tutti i giochi, e
conoscevo il grande lavoro che aveva fatto, è una vera
leggenda – ha confessato l’interprete britannico. – È
stato importante avere la sua approvazione e il suo sostegno. Sono
orgoglioso di poterlo affermare, e della fantastica mail che mi ha
mandato in cui mi diceva quanto gli fosse piaciuto il film. Da
parte mia c’è stata una grande esplorazione del personaggio, voglio
che i fan possano scoprire un nuovo Drake”.
Una grande preparazione,
anche fisica, per la gioia del regista che lo ha definito “uno
degli attori più divertenti da guardare, ma anche uno stuntman e un
acrobata”, dichiarandosi “fortunato di poter girare un
primo piano di un attore nel pieno di una azione a 4 metri di
altezza” senza dover ricorrere a controfigure o CGI.
Semmai, la
preoccupazione per Tom
Holland è stata un’altra, legata al blockbuster
dei record già citato, Spider-Man:
No Way Home. “La mia versione di Peter Parker è
nota per essere un po’ infantile, ma con Nathan Drake dovevo pormi
in maniera diversa – ha ricordato. – È qualcosa di cui
abbiamo parlato molto con il regista e con Amy Pascal (producer del
Cinecomic di Jon Watts ndr), che quando sono arrivato sul suo set
mi ha rimproverato di esser ‘troppo uomo’. Ci son volute
settimane…”. Per chiudere una chicca, sempre relativa
all’abitudine di Holland a eseguire in prima persona i suoi stunt,
come hanno scoperto Tobey Maguire e Andrew Garfield: “Mi son divertito molto
con loro, quando gli ho raccontato di aver fatto io quelle
acrobazie mi hanno guardato come se fossi matto”.
Nella splendida cornice
dell’Accademia di Francia a Roma, a Villa Medici, è
stato presentato alla stampa romana Les Amous
d’Anaïs, esordio leggero ma acuto della giovane Charline
Bourgeois-Tacquet, già selezionato per la Settimana della
Critica a Cannes e per il Festival di cinema francese di
Firenze France Odeon, che, giunto alla sua tredicesima
edizione, ha deciso di conferire al Maestro Nicola
Piovani il premio per la miglior colonna sonora. Ecco
perchè la serata si apre con un breve saluto ai giornalisti
intervenuti e con la consegna ufficiale a Piovani del
Premio France Odeon – FoglLes Amours d’Anaïsia d’Oro Manetti
Battiloro, che rinsalda la collaborazione tra l’Accademia e il
Festival fiorentino.
Sulla composizione delle
musiche originali e la scelta di brani non originali da abbinare al
film Nicola
Piovani spiega: “Innanzitutto, questo è un film di
Charline. Lei è molto chiara nel suo bagaglio di proposte e per
quel che riguarda le presenze di musica nella sua vita. Io non ho
fatto che scrivere alcune musiche che potessero incastonarsi,
soprattutto che potessero entrare in punta di piedi, senza proporsi
in modo protagonistico. Questo è un film in cui la musica non deve
cantare niente, si limita timidamente a cantare un po’ qualcosa,
quando si accenna all’amore tra le protagoniste” il suo
obiettivo, prosegue, è stato quello di lavorare “cercando di non
rompere la cristalleria. È un lavoro non sempre facile, che però
vale la pena fare”.
Les Amours
d’Anaïs non è solo incentrato su una giovane donna in cerca
di sé, ma vuole essere anche una riflessione sulla possibilità di
trovare un equilibrio tra passione, istinto e razionalità. Sulla
dicotomia tra le due, la regista,Charline
Bourgeoise-Tacquet, afferma che, sebbene la passione sia più
importante della saggezza, preferirebbe apprendere i segreti della
seconda.
La regista
illustra poi così la sua scelta di dare alla
protagonista lo stesso nome, Anaïs, dell’attrice che la interpreta,
Anaïs Demoustier: “La prima ragione è che cercavo un nome
che non fosse legato a nessuna connotazione sociale. Ecco perché ho
scelto Anaïs. Avevo già lavorato con lei in un cortometraggio. Ho
chiesto il suo permesso per intitolare il film col suo nome e lei
ha accettato. Anche perchè il personaggio le rassomiglia
molto”. Prosegue poi precisando che la protagonista racchiude
in sé alcune caratteristiche proprie della personalità, del modo di
essere di Demoustier, e altre più vicine alla regista
stessa.
Sulla scelta di
un’attrice molto amata in Francia come Valeria Bruni Tedeschi, Bourgeois-Tacquet afferma
di aver cercato: “un’attrice bella, sensuale, che fosse
credibile nel ruolo dell’intellettuale”. Valeria Bruni Tedeschi
possedeva tutte queste caratteristiche.
Les Amours
d’Anais sarà nelle sale italiane da aprile, distribuito da
Officine
UBU.
Tinder è la nuova frontiera delle
relazioni amorose, ma non solo. C’è chi cerca l’amore on-line e chi
usa l’app mascherando la propria identità per i più contorti
motivi. È il caso di Simon Leviev, il truffatore
israeliano che per diversi anni è riuscito a vivere sulle spalle di
decine di donne, facendole credere le sue uniche amanti. Il
documentarioNetflixIl truffatore di Tinder esplora, attraverso
gli occhi delle sue vittime, il sistema di frodi architettato da
Simon e mette all’erta sul fenomeno del
catfishing.
Di cosa parla Il truffatore di
Tinder
L’intero
docu-film ruota attorno ad un uomo che maschera la sua identità
per vivere un’esistenza lussuosa a spese degli altri. Israeliano
d’origine, cresciuto umilmente in una famiglia ebrea, Simon
Leviev è un truffatore fin dalla adolescenza.
Allontanatosi dalla sua terra natale, ha cambiato più volte nome e
identità: dal 2016, si finge figlio di un magnate che lavora nel
commercio dei diamanti. Attraverso l’app per incontri Tinder,
Simon ha messo in piedi un sistema di frodi
estremamente efficace: ammalia donne benestanti per poi portarle
sul lastrico.
Riprendendo lo schema di
Charles Ponzi, truffatore italiano risalente agli
anni Venti, Leviev riesce a pagare la sua
costosissima vita – fatta di viaggi, feste e lusso – con i soldi
delle donne che trova su Tinder. Prima le incanta con la sua
apparente ricchezza, che in realtà è pagata da altre vittime
precedentemente infatuate, poi inizia a chiedere loro soldi in
prestito, fino a mandarle in rovina. Lo schema regge fino a quando
una delle sue amanti, Cecilie Fjellhøy, decide di
smascherarlo con un azione combinata di polizia e giornalisti.
La truffa perfetta
Simon Leviev mette
in piedi un sistema che coinvolge decine e decine di vittime e,
purtroppo, funziona perfettamente. Utilizzando costantemente carte
di credito di altri per le operazioni, mettendo le vittime in
rapporto con le banche, riesce a rimanere sempre nell’ombra.
Nonostante la truffa di Leviev sia pari a 10
milioni di dollari, le autorità non possono, dopo averlo arrestato,
trattenere il ladro per più di cinque mesi. Mancano le prove,
Leviev per il mondo della finanza non esiste e no
ha mai fatto nulla.
Per due anni, Simon
è andato in giro per il mondo, passando da un hotel lussuoso
all’altro e da una donna all’altra, il tutto senza sborsare un
centesimo. Ogni nuova spesa è pagata da un creditore – o più spesso
una creditrice – incastrato precedentemente. Se lo schema di
Ponzi poteva funzionare nel 1920, oggi con i
social network e la miriade di informazioni tacciabili sulla rete,
è impossibile essere del tutto invisibili.
Il potere della comunicazione
Cecilie Fjellhøy,
Pernilla Sjoholm e Ayleen
Charlotte sono solo tre delle vittime che
Leviev ha mandato in bancarotta. Sono però anche
coloro che hanno tentato di andare fino in fondo. Non trovando
supporto da parte della polizia, Cecilie ha usato
un’altra arma: il giornalismo. Ha contattato un noto giornale
norvegese e, con il supporto del giornalista israeliano Uri
Blau, ha fatto scrivere un pezzo, chiamato The
Tinder Swindler (Il truffatore di Tinder) che
raccontasse quello che Leviev stava facendo. Nel
2019, il pezzo è stato pubblicato e, grazie alle condivisioni, ha
permesso a tutto il mondo di conoscere la verità.
Il docu-filmNetflix
è un ulteriore passo: per una soggetto simile, che non può essere
condannato in termini legali, la diffamazione è l’arma più potente.
Leviev è ora un uomo libero, gestisce una sua
attività in Israele e ancora nega le azioni compiute, ma, almeno,
ora tutti sanno che cosa è in grado di fare.
Il truffatore di Tinder è un ottimo
docu-film
Avvincente, ricco di contenuti
multimediali e di volti, Il truffatore di Tinder è
un
documentario fatto coi fiocchi. Racconta una storia vera,
mettendo anche in evidenza l’aspetto sentimentale che, in questo
caso, è imprescindibile. Facendo parlare le vittime di
Leviev, non possiamo che calarci nei loro panni e
comprendere meglio quanto hanno vissuto. Le immagini realmente
scattate, i messaggi vocali, i video, danno sostanza al
protagonista del documentario: veniamo a conoscenza di ogni aspetto
del truffatore, dalla voce alle movenze.
In conclusione, Il
truffatore di Tinderè investigativo
al punto giusto, non è troppo tecnico ma permette di comprendere
meglio come funziona il catfishing e come stare allerta rispetto ai
truffatori online.
In un nuovo adattamento del
classico thriller di Stephen King, Firestarter,
dai produttori de L’Uomo Invisibile; una ragazza
con straordinari poteri pirocinetici combatte per proteggere la sua
famiglia e se stessa da forze sinistre che cercano di catturarla e
controllarla.
Per più di dieci anni, i genitori
Andy (Zac
Efron; Ted Bundy – Fascino criminale; The Greatest
Showman) e Vicky (Sydney Lemmon; Fear the
Walking Dead, Succession) sono fuggiti, cercando disperatamente
di nascondere la figlia Charlie (Ryan Kiera
Armstrong; American Horror Story: Double Feature, La
Guerra di Domani) da un’oscura agenzia federale che vuole sfruttare
il suo dono senza precedenti per trasformare il fuoco in un’arma di
distruzione di massa.
Andy ha insegnato a Charlie come
disinnescare il suo potere, che viene innescato dalla rabbia o dal
dolore. Ma quando Charlie compie 11 anni, il fuoco diventa sempre
più difficile da controllare. Dopo che un incidente rivela la
posizione della famiglia, un misterioso agente (Michael
Greyeyes; Wild Indian, Rutherford Falls) viene inviato per
dare la caccia alla famiglia e catturare Charlie una volta per
tutte. Ma Charlie ha altri piani.
Con Kurtwood Smith
(Amityville: Il risveglio, Hitchcock), John
Beasley (Anarchia – La Notte del Giudizio, Al Vertice
della Tensione) e Gloria Reuben (Lincoln, Mr.
Robot). La colonna sonora di Firestarter è
composta dal leggendario John Carpenter
(Halloween, Christine, Fog) e dai compositori del franchise
Halloween Cody Carpenter e Daniel Davies.
Diretto da Keith
Thomas (The Vigil – Non ti lascerà andare), da una
sceneggiatura di Scott Teems (Halloween Kills) basato sul romanzo
di Stephen King, Firestarter
è prodotto da Jason Blum (Halloween, L’Uomo Invisibile) per
Blumhouse e dal premio Oscar Akiva Goldsman (Io
Sono Leggenda, Constantine) per Weed Road Pictures. I produttori
esecutivi sono Ryan Turek, Gregory Lessans, Scott Teems, Martha De
Laurentiis, J.D. Lifshitz e Raphael Margules.
Disponibile su
STARZPLAY dal 6 febbraio, arriva Power Book: IV
Force, il terzo spin-off dell’amata serie Starz prodotta
da 50 Cents. Dopo Ghost e
Rising Kanan, che approfondivano, una nel futuro
(quella di Ghost) e l’altra nel passato (Rising Kanan), la sorte
dei personaggi principali della serie, in questo caso seguiamo
Tommy Egan, che abbandona New York e Ghost per andare a Chicago, in
cerca di una nuova vita. Ritroviamo quindi prxotagon ista assoluto
Joseph Sikora.
La trama di Power Book:
IV Force
Tommy Egan taglia tutti
i legami e mette New York nel suo specchietto retrovisore per
sempre quando arriva a Chicago. Decide di diventare il più grande
spacciatore che la Second City abbia mai visto. Mentre Tommy inizia
a fare scalpore nel giro della droga di Chicago, attira
l’attenzione dei più grandi spacciatori della città e si ritrova a
stringere alleanze redditizie e a incrociare la strada con nemici
mortali. Tommy instaura una relazione difficile con la CBI, una
delle squadre più formidabili di Chicago guidata dall’ex detenuto
Diamond Sampson, ed entra in conflitto con Walter Flynn, capo della
mafia irlandese, e i suoi due figli. Le loro strade convergono
tutte quando una misteriosa nuova droga arriva sulla scena e Tommy
si rende conto che chiunque controlli il circolo di questa droga
controllerà la città. Ma Tommy non è sicuro di chi può fidarsi,
soprattutto quando i fantasmi del suo passato si presentano
inaspettatamente e sconvolgono il suo mondo.
L’epica di Power trapiantata a
Chicago
L’epica di Power viene
trasportata direttamente nelle strade di Chicago, mentre New York,
una città che non è mai solo location, ma sempre anche personaggio,
sparisce davvero. Allo stesso tempo, Tommy si libera della sua
dipendenza da Ghost, e questo fa di lui un uomo nuovo e forse anche
più pericoloso per chi vorrebbe tenerlo a bada. Lo sa bene Walter
Flynn che già nella prima puntata si vede costretto a “sporcarsi le
mani” per fargli capire chi comanda a Chicago.
Tommy Egan è “his own boss”
L’uomo in fuga dal
passato, in cerca di una strada tutta sua, questa volta non ha più
alcun legame che gli impone un rapporto di fedeltà nei confronti di
un altro, e quindi non accetta padroni. “I’m my own boss
now” dirà a chiusura del pilota a un Flynn furioso. E
così, Chicago si stende ai suoi piedi, con tutte le possibilità che
offre. Interessante la scrittura che si mantiene leggera anche se
non manca di momenti profondi e violenti, tutte caratteristiche che
rispecchiano l’indole del nostro protagonista.
In Power Book:
IV Force, Tommy Egan dovrà fare i conti con nuovi
avversari, nuove situazioni, ma sappiamo anche che la vecchia
strada non è perduta e che dal passato potrebbero arrivare fantasmi
che vogliono chiedergli conto delle sue azioni. Come si comporterà
Tommy?
La storia di base su un
X-Man del futuro che arriva nel presente per
impedire che un futuro oscuro sovrasti il mondo, si è dimostrata
avvincente in entrambi i formati. Detto questo, l’adattamento
cinematografico è tristemente noto per essersi preso forse troppe
libertà rispetto al materiale di partenza.
Anche se X-Men: First
Class è uscito solo tre anni prima, ne sono passati undici
nell’universo e in quel periodo sono successe molte cose agli X-Men
appena formatisi. Nel film, sia gli X-Men che la Confraternita sono
stati arrestati o uccisi dopo che Magneto è stato
incastrato per aver ucciso John F. Kennedy, il che ha reso Charles
Xavier piuttosto amareggiato.
Ci sono meno sopravvissuti nel
futuro del fumetto
Nella linea temporale
futura presentata dal film, la maggior parte dei principali
personaggi degli X-Men sono sopravvissuti, con le sole notevoli
eccezioni di Bestia, Nightcrawler
e Angel. Nonostante gli X-Men
finiscano per essere massacrati dalle Sentinelle, è impressionante
che siano sopravvissuti così a lungo.
Gli X-Men nei
fumetti non sono così fortunati, in quanto, nel corso degli anni,
la maggior parte della popolazione mutante ha visto morire diversi
membri nel corso degli anni. Gli ultimi X-Men rimasti sono
Kitty Pryde, Wolverine, Tempesta, Colosso, Rachel Summers,
Franklin Richards e Magneto, che si
uniscono per compiere un’ultima missione per salvare il mondo.
L’impatto sull’Universo Marvel in
senso lato è menzionato nei fumetti
I film degli
X-Men della Fox non potevano presentare molti
altri eroi Marvel al di fuori dei Merry
Mutants, dato che i diritti dei Vendicatori e dell’Uomo Ragno erano
detenuti da altre compagnie e i Fantastici Quattro vivevano in un
purgatorio cinematografico. Così, X-Men: Days Of Future
Past è, come molti si aspetterebbero, un film piuttosto
X-Men-centrico.
Nei fumetti, tuttavia, non solo i
mutanti sono stati lentamente spazzati via quando le Sentinelle
hanno preso il sopravvento, bensì tutti i Vendicatori, i Fantastici
Quattro e altri ancora sono stati uccisi nella raccolta. Se
X-Men: Giorni di un Futuro Passato verrà
mai rifatto nel MCU, è probabile che un destino
oscuro attenda gli eroi più forti della Terra in questo sinistro
futuro.
Le Sentinelle sono più spietate
nel film
X-Men:
Giorni di un Futuro Passato finisce praticamente in un
bagno di sangue per quella che sarà la resistenza del futuro, con
molte morti strazianti che colpiscono gli X-Men. Le Sentinelle, le cui abilità sono
amplificate da un campione del DNA di Mystica, sembrano concentrate
sull’uccisione indiscriminata di mutanti nel film.
Le Sentinelle nei fumetti hanno
invece trasferito i restanti mutanti in campi di internamento,
oltre a minacciare di espandere il loro impero al di là del Nord
America, inaugurando il pericolo di una guerra nucleare. Questo fa
si che le motivazioni degli X-Men riguardino non tanto l’evitare il
futuro, quanto tentare di impedire che l’oscuro avvenire che si
presenti sia portato a peggiorare.
L’X-Man inviato nel passato è
Kitty Pryde nei fumetti
Non è una sorpresa che i
creatori di
X-Men: Giorni di un Futuro Passato abbiano deciso
che fosse Wolverine l’incaricato della missione di
tornare nel passato. E’ indubbio che egli sia il migliore X-Man nel
film e che il coinvolgimento del personaggio si adatti al meglio
all’ambientazione anni ’70 del film, oltre al fatto che il suo nome
è assolutamente di richiamo al botteghino.
Tuttavia, anche se
Wolverine occupa una posizione di rilievo nei
fumetti, nel film il ruolo dell’inviato è affidato a Kitty
Pryde. Kitty, che era stata precedentemente ritratta come
ottimista ma svampita, viene trasformata in una veterana incallita
in un istante, qualcosa che il personaggio è diventato lentamente
nel corso degli anni.
Il destino di Wolverine è più cupo
nei fumetti
X-Men: Days Of
Future Past ci regala una delle migliori interpretazioni
di Hugh Jackman nei panni di
Wolverine, con l’attore completamente calato nel
personaggio; il film termina con uno sguardo ad un futuro più
felice dove Wolverine vive allegramente con il resto degli X-Men.
I frangenti dedicati a Wolverine
nei fumetti non lo vedono uscire vincitore; per far guadagnare
tempo a Kitty, Wolverine viene scagliato contro una Sentinella
attaccante da Colosso, solo per essere prontamente vaporizzato dal
robot, e senza alcuna speranza di un futuro migliore nei fumetti,
il destino di questa versione di Wolverine è piuttosto triste.
Il roster degli X-Men è
diverso
Quando
Wolverine ritorna nel passato, c’è scompiglio tra
gli X-Men. Con parte della squadra morta o in
prigione, solo un avvilito Charles Xavier e un riluttante Bestia
sono lì per aiutare Wolverine a salvare la situazione.
Il roster degli
X-Men dei fumetti è molto più corposo, con
Tempesta a capo della squadra e Wolverine,
Colosso, Angel, Nightcrawler e Kitty Pryde che la
sostengono. Laddove Charles e Hank non riescono a credere a
Wolverine nel film, la squadra è notevolmente più veloce a fidarsi
di Kitty nei fumetti.
L’assassino nei fumetti è la
Fratellanza
Il punto cruciale di
entrambe le versioni di X-Men: Giorni di un Futuro Passato è che gli
X-Men devono impedire a un assassino di
uccidere un bersaglio specifico, evitando così l’infausto futuro.
L’assassino nel film è familiare, nientemeno che il
Magneto di Michael Fassbender,
anche se ci viene presentata una Mystica
combattuta con il suo obiettivo.
Nei fumetti, gli assassini sono la
Confraternita, che si riunisce sotto la guida di Mystica per
compiere l’omicidio. Anche se entrambe le versioni vedono quindi
gli X-Men impegnati a fermare l’assassinio, hanno esiti molto
diversi.
L’obiettivo differisce nelle
versioni
Una morte nel passato ha
conseguenze importanti nel futuro, ma entrambe le versioni della
storia hanno obiettivi diversi. Nel film Magneto
tenta di uccidere Richard Nixon, mentre
Mystica progetta di uccidere il principale cattivo
del film, Bolivar Trask, il creatore delle
Sentinelle, anche se alla fine sceglie di risparmiarlo.
Al contempo, nei fumetti, la
Confraternita tenta di uccidere il senatore Robert Kelly, verso il
quale Mystica non mostra lo stesso ritegno. Mentre gli
X-Men riescono a salvare entrambi gli individui,
il che forse rappresenta la più grande differenza tra le due
versioni della storia.
Le conseguenze degli eventi sono
sostanzialmente diverse
Dopo che le morti di
Richard Nixon e Bolivar Trask
vengono evitate nel film, la minaccia di un futuro oscuro svanisce
definitivamente. Questo porta a una nuova linea temporale in cui la
comunità mutante è più accettata dal grande pubblico, come si vede
in X-Men: Apocalypse e Dark Phoenix.
Il fumetto, d’altra parte, termina
con una saggia citazione di Xavier, mentre il senatore Kelly si
schiera con Trask, lasciando potenzialmente intendere che il futuro
oscuro che la storia presenta è garantito; gli eventi di questa
storia hanno avuto un’eco nella storia degli X-Men, specialmente
nella recente run di Jonathan Hickman.
Non siamo più
vivi è la serie più bingeable attualmente
disponibile su Netflix: con le sue
12 ore di minutaggio totale, ogni episodio è un viaggio
indimenticabile nelle pieghe di un sottogenere ormai rivitalizzato,
non senza un buon quantitativo di emotività risonante. Nel cast
Park Ji-hu, Yoon Chan-young, Cho Yi-hyun, Lomon, Yoo
In-soo, Lee Yoo-mi, Kim Byung-chul, Lee Kyu-hyung, e
Jeon Bae-soo.
Non siamo più vivi: lo slancio che lo zombie-movie
necessitava
Probabilmente l’evento apocalittico
a cui stiamo tutti collettivamente sopravvivendo ha dato la
necessaria iniezione di adrenalina di cui lo zombie-movie aveva
avuto bisogno per oltre un decennio; prima che arrivasse Train to Busan, l’ultima volta che il genere
zombie è stato testimone di una tale revisione è stato quando
Edgar Wright ha suggerito che poteva essere
divertente. Non siamo più vivi (All of Us Are
Dead) non è la serie che porterà il genere al livello
successo, ma costituisce sicuramente un tassello significativo in
termini di grande risonanza conferita a un sottogenere amato ma, a
tratti, dimenticato.
Durante i primi quattro episodi la
serie gioca, in gran parte, secondo le regole tipiche del
sottogenere, o così ci fa pensare, fino al quinto episodio, che
realmente apporta modifiche sostanziali alla narrazione: ecco che
Non siamo più vivi (All of Us Are
Dead) prende la spinta necessaria per fornirci una
rappresentazione spaventosamente credibile della pandemia di
coronavirus, migliorando ulteriormente una materia filmica dalle
grandi premesse. Eravate già investiti, ora allacciate le cinture
che siamo in dirittura d’arrivo, sembra suggerirci lo show.
La serie mostra particolare focus
narrativo sulle disuguaglianze sociali che sono state ulteriormente
esposte dalla pandemia e, allo stesso tempo, offre un forte
commento sulla tossicità dell’esperienza adolescenziale. È, dopo
tutto, ambientato all’interno del più darwiniano di tutti i campi
da gioco, e il più gelido di tutti gli ingranaggi sociali: la
scuola superiore. È, sostanzialmente, uno show costantemente
avvincente e immediatamente bingeable che si attiene al
programma e prosegue poi accumulando punti bonus anche per le
attività extracurricolari.
Non siamo più vivi: un mix perfetto di azione ed emotività
Ciò che distingue veramente Non
siamo più vivi (All of Us Are Dead) da altri prodotti sui
generis sono i protagonisti della serie: l’eterogeneo equipaggio di
sopravvissuti non sono i classici personaggi armati di pistola, che
brandiscono il machete e sono esperti ad uccidere gli zombie, ma
comuni adolescenti che devono letteralmente afferrare l’oggetto più
vicino a loro e ricavarne frettolosamente un’arma. Partendo proprio
dalle scelte di cast, la serie si allontana enormemente dal
percorso tradizionale che prevede di mantenere un’ambientazione da
apocalisse zombie comicamente caotica; al contrario, i registi
Lee JQ e Kim Nam-su non evitano
di affrontare il peso emotivo che la morte e il caos portano con
sé.
Viviamo il dolore paralizzante
della perdita reiterata di amici, compagni di classe e insegnanti,
messo in primo piano dalla scrittura affilata dello sceneggiatore
Chun Sung-Il, che caratterizza attentamente questi
adolescenti, perno di un racconto in cui il body horror ha una
deriva emotiva, intrinsecamente connessa con le trasformazioni che
il passaggio adolescenziale porta con sé. Il miglior esempio di
questo si vede quando entriamo nell’analisi della zombificazione o
“trasformazione” degli umani: un’inquadratura solitamente riservata
a soddisfare la percentuale di orrore è capovolta per giocare con
lo struggimento emotivo; al posto di una trasformazione affrettata
siamo di fronte a un processo prolungato, in cui l’orrore deriva
dallo zombie ormai morto che si riconcilia con la perdita della sua
umanità, spesso proprio di fronte ai suoi compagni di classe.
La narrazione stratificata non va
comunque mai a sovrastare sequenze d’azione ad alto tasso
adrenalinico, jump scares e VFX gore ben eseguiti. Portando a
compimento la promessa fatta allo spettatore già dal titolo, anche
dal punto di vista tecnico viene rimarcata la desolazione che
l’apocalisse zombie porta con sé: quella che inizia come una scuola
illuminata da colori vivaci, alla fine si trasforma in un luogo
nauseante e tedioso, con la saturazione dei colori che va
riducendosi, man mano che il virus si diffonde.
In definitiva, in un genere che
brulica del bisogno imperituro da parte di Hollywood di fornire il
perfetto racconto post-apocalittico su un assassino zombie
tipicamente monolitico, la Corea del Sud ha coraggiosamente
proposto una storia di sopravvivenza. Oscillando tra vivi e non
morti, lo show vive del messaggio che trasmette: la resistenza non
significa sempre forza, a volte nasce da ripetuti atti di
gentilezza.
Elizabeth Banks è
un’attrice che si è dimostrata molto versatile e brillante, in
grado di scegliere ruoli e dirigere film che sono diventati
iconici. L’attrice ha sperimentato diverse attività, diventando una
professionista nel campo della recitazione, della regia e della
produzione, lavorando a progetti destinati a rimanere
nell’immaginario collettivo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Elizabeth Banks.
2. È anche doppiatrice,
regista e produttrice. Nel corso della sua carriera,
l’attrice ha avuto modo di sperimentare diversi ambiti del cinema,
prestando, per esempio, la propria voce per la serie American
Dad! (2007-2008), The LEGO Movie (2014) e
The LEGO Movie 2 – Una nuova
avventura (2019). In quanto regista, ha diretto i corti
AIDS: We Did It! (2010) e Just a Little Heart
Attack (2011), il segmento Middleschool Date di
Comic Movie (2013) e i film Pitch Perfect 2
(2015) e Charlie’s Angels. Come produttrice, invece, ha
lavorato ai film Il mondo dei replicanti (2009), Voices (2012),
Pitch Perfect 2 (2015), La donna più odiata
d’America (2017), Pitch Perfect 3 (2017), The
Trustee (2017) e Project 13 (2018), oltre che delle
serie Resident Advisors (2015) e Shrill
(2019).
Elizabeth Banks: chi è suo
marito
3. È sposata da diversi
anni. L’attrice ha conosciuto il suo compagno, Max
Handelman, il primo giorno in cui ha frequentato
l’Università della Pennsylvania, nel 1992. Dopo undici anni di
fidanzamento, i due sono convolati a nozze nel 2003. I due sono poi
divenuti genitori di Felix nel 2011 e di
Magnus Mitchell nel 2012. Entrambi i bambini sono
nati tramite madre surrogata a causa dell’infertilità
dell’attrice.
Elizabeth Banks in Hunger
Games
4. Il nome del suo
personaggio è stato a lungo un mistero. Per chi ha
guardato il primo film della saga senza aver prima letto il romanzo
da cui è tratto, il nome del personaggio interpretato dalla Banks è
rimasto pressocché un segreto. Pur essendo fondamentale nella
storia, ed essendo divenuto un’immagine iconica nella cultura pop,
il suo nome (Effie Trinket) non viene mai pronunciato in questo
film, ma solo nei sequel.
5. Ha passato molto tempo
nel reparto make-up. La Banks ha ammesso che per sfoggiare
i tratti caratteristici del suo personaggio, è stato necessario
passare circa quarantacinque minuti, ogni giorno, al reparto
make-up per fare la manicure alle dita delle mani. Molto del look
realizzato per il personaggio è stato ideato con il contributo
della stessa Banks, che ha suggerito colori, abiti e accessori.
Elizabeth Banks in Modern Family
6. Ha avuto un ruolo
ricorrente nella sitcom. In Modern Family, tra le
più celebri sitcom degli ultimi anni, l’attrice ha avuto un ruolo
ricorrente, ovvero quello di Sal, una delle amiche più strette di
Cameron e Mitchell. La Banks ha ricoperto tale personaggio per un
totale di sette episodi, apparendo almeno in un episodio di ogni
stagione tranne la seconda, la terza, la settima e la nona. Nel
2015 è stata candidata anche agli Emmy Awards come miglior Guest
Star in una serie comedy.
Elizabeth Banks in
Spiderman
7. Ha fatto un provino per
il ruolo di Mary-Jane. L’attrice ha raccontato di aver
fatto uno screentest per interpretare la fidanzata di Spider-Man
per il primo capitolo ma non essere stata scelta perché ritenuta
troppo vecchia per il ruolo. La cosa che ha lasciato perplessa
l’attrice sul fatto di non essere scelta per l’età era che sia lei
che il protagonista, Tobey Maguire,
avevano entrambi 28 anni all’epoca. Tuttavia, alla fine il ruolo è
andato a Kirsten Dunst,
di dieci anni più giovane.
Elizabeth Banks in
Scrubs
8. È apparsa in diverse
puntate della serie. L’attrice è apparsa negli ultimi due
episodi della quinta stagione delle serie e ha continuato a
lavorarvi fino all’ottava stagione, interpretando l’urologa Kim
Biggs che diventa anche la fidanzata di J.D. I due, poi, avranno
addirittura un figlio insieme, cosa che cambierà profondamente il
protagonista, interpretato da Zach Braff.
Elizabeth Banks è su Instagram
9. È presente sul social
network. L’attrice è presente sul social network Instagram
con un profilo verificato seguito da 3,4 milioni di persone. Qui,
con oltre duemila post, la Banks è solita condividere foto o video
di suoi momenti di svago, in compagnia di amici o colleghi, mentre
compie particolari attività o visita luoghi specifici. Non mancano
però anche post dedicati alla sua attività di attrice, con
curiosità, dietro le quinte e immagini promozionali.
Elizabeth Banks: età e altezza
10. Elizabeth Banks è nata
il 10 febbraio del 1974 a Pittsfield, nel Massachusetts.
La sua altezza complessiva corrisponde a 164 centimetri.
Diretto dalla visionaria regista
Lana Wachowski, Matrix Resurrections disponibile da domani,
giovedì 10 febbraio, in home premiere digitale per Warner Bros.
Home Entertainment. Il tanto atteso nuovo capitolo dell’innovativo
franchise che ha ridefinito un genere riunisce nuovamente le star
Keanu Reevese
Carrie-Anne Moss nei ruoli iconici che hanno reso
famosi Neo e Trinity.
Ecco i primi 10 minuti di Matrix Resurrections
In Matrix Resurrections
ritorna in un mondo in cui esistono due realtà: la vita quotidiana
e ciò che si cela dietro ad essa. Per scoprire se la sua
realtà è vera o solo immaginazione e per conoscere realmente se
stesso, Thomas Anderson dovrà scegliere di seguire ancora una volta
il Bianconiglio. E se Thomas… Neo… ha imparato qualcosa, è che
scegliere, sebbene sia un’illusione, è tuttora l’unica via
d’uscita, o d’entrata, per Matrix. Ovviamente Neo sa già cosa deve
fare, ma cosa ancora non sa è che Matrix è più forte, più sicura e
più pericolosa che mai. Déjà vu.
Keanu Reeves ritorna nel ruolo di Thomas Anderson /
Neo, l’uomo salvato da Matrix per diventare il salvatore
dell’umanità, che dovrà scegliere ancora una volta quale strada
seguire.
Carrie-Anne Moss torna nei panni
dell’iconica guerriera Trinity… o è forse Tiffany? Una moglie di
periferia e madre di tre figli con un debole per le moto
superpotenti.
Yahya Abdul-Mateen
II (Candyman, la franchise di Aquaman) interpreta il saggio e mondano Morpheus
che come sempre funge da guida per Neo mentre raggiunge il suo più
grande obiettivo in un viaggio singolare alla scoperta di se
stesso.
Jessica Henwick (La serie TV Iron Fist,
Star Wars: Il risveglio della
Forza) nel ruolo dell’hacker Bugs, il proverbiale
Bianconiglio alla ricerca dell’eletto che ha sacrificato se stesso
per salvare l’umanità. Bugs è disposta a correre ogni rischio
necessario alla ricerca della leggenda che idolatra.
Jonathan Groff
(Hamilton, la serie TV Mindhunter), interpreta
Smith, il socio in affari di Thomas Anderson: un tipo aziendale
scaltro e sicuro di se con un fascino spensierato, un sorriso
disarmante e un occhio ai profitti, tutto ciò che il Signor
Anderson non è.
Neil Patrick Harris
(Gone Girl), nel ruolo dell’Analista, il terapista di Thomas che
lavora a stretto contatto con il suo paziente per comprendere il
significato dietro i suoi sogni e distinguerli dalla realtà.
Priyanka Chopra
Jonas (La serie TV Quantico) interpreta Sati, una
giovane donna con una saggezza che smentisce la sua età e
un’abilità nel vedere la verità, non importa quanto torbide siano
le acque.
Jada Pinkett Smith
(Attacco al potere 3 – Angel Has Fallen, la serie TV
Gotham) ritorna nel ruolo di Niobe, l’agguerrita Generale
che un tempo lottò per la sopravvivenza di Zion e che ora si occupa
del benessere del suo popolo con un fuoco familiare negli occhi
nonostante nutra un senso di scetticismo e diffidenza verso il
ritorno di Neo.
Lana Wachowski ha
diretto il film da una sceneggiatura di Wachowski & David Mitchell
& Aleksander Hemon, basato sui personaggi creati dalle sorelle
Wachowski. Il film è stato prodotto da James McTeigue, Lana
Wachowski e Grant Hill. I produttori esecutivi sono Garrett Grant,
Terry Needham, Michael Salven,Karin Wachowski, Jesse Ehrman e Bruce
Berman.
Il team creativo scelto da Wachowski
dietro le quinte comprende i collaboratori di “Sense8”: i direttori
della fotografia Daniele Massaccesi e John Toll, gli scenografi
Hugh Bateup e Peter Walpole, il montatore Joseph Jett Sally, la
costumista Lindsay Pugh, il supervisore agli effetti visivi Dan
Glass e i compositori Johnny Klimek e Tom Tykwer.
La Warner Bros. Pictures presenta,
in associazione con Village Roadshow Pictures e Venus Castina
Productions, Matrix Resurrections. Il film è distribuito in
tutto il mondo da Warner Bros. Pictures.
Esce oggi GHOSTS: il corto con la
colonna sonora di RONE e la sceneggiatura di Spike Jonze diretto da
(LA)HORDE. Un museo dalle atmosfere oniriche, corpi che danzano, la
musica che accompagna come un’ombra l’energia cinetica, contenuta e
crescente. Esce oggi “Ghosts”, il cortometraggio in
cui si incontrano una coalizione di artisti all’apice dei
rispettivi ambiti.
La colonna sonora è firmata
infatti dall’acclamato compositore e produttore francese
Rone, fresco della pubblicazione di “Les
Olympiades”, la colonna sonora composta per l’omonimo film di
Jacques Audiard in nomination ai Premi César 2022. La
sceneggiatura è di Spike Jonze, voce vitale e
innovativa della cultura statunitense fin dagli anni ’90, iconico
regista di videoclip e film di culto tra cui “Essere John
Malkovich” e “Lei”, con cui si è aggiudicato l’Oscar per la miglior
sceneggiatura originale. La direzione infine
arriva dal pionieristico collettivo di danza
(LA)HORDE, con la performance dei ballerini del
Balletto Nazionale di Marsiglia.
Ambientata e girata al Museo di Belle
Arti del Palais Lonchamp a Marsiglia, la sceneggiatura di
Jonze segue un’unica protagonista mentre incontra un cast
di personaggi apparentemente invisibili, tutti
intrappolati all’interno del grande edificio deserto.
Muovendosi – dapprima esitante –
nello spazio, la protagonista passa dalla solitudine e dalla
fisicità minacciosa a stati di estasi e intimità. Il film si
conclude quando la guardia notturna esce dal museo all’alba,
indemoniata, svelando all’improvviso la separazione tra fantasia e
realtà.
Forse in modo non convenzionale, la coreografia
di (LA)HORDE non è stata creata per adattarsi a nessuna colonna
sonora, mentre la musica di Rone è stata composta appositamente per
accompagnare il filmato. La colonna sonora sembra essere
emanata direttamente dai corpi dei ballerini, attraverso
un crescendo di energia che si chiude in un picco finale esaltante.
Organici e tattili, i suoni diventano arti invisibili che pettinano
l’aria vuota.
Oltre a una nuova sfida, “Ghosts” ha
offerto a Rone un’opportunità unica per lavorare al fianco di Spike
Jonze, che l’artista definisce “un idolo della mia
adolescenza”.
Con questo progetto prosegue dunque la
collaborazione di (LA)HORDE con Rone, già consolidato in “Room With
A View”, lo spettacolo del 2020 al Théâtre du Châtelet di Parigi, e
vede il collettivo di danza estendere la sua continua esplorazione
artistica di rivolta e ribellione attraverso la lente del
movimento.
RONE
Rone è uno dei principali artisti della scena
elettronica francese e internazionale, protagonista sia come dj e
performer in consolle che come producer e compositore in studio. Al
secolo Erwan Castex, il suo ultimo progetto discografico è
“Les Olympiades”: la colonna sonora composta per l’omonimo
film di Jacques Audiard uscita a gennaio per InFiné. È in
nomination ai Premi César 2022 come “Migliore colonna sonora”,
premio già conquistato l’anno scorso con il film “Night
Ride”. Ha dimostrato da sempre un’eclettica capacità di
coniugare la sua musica con altre forme d’arte come la letteratura,
con Alain Damasio; la fotografia, con Stéphane Couturier; e la
danza contemporanea con il collettivo (La)Horde. Per il
cinema, ha composto le colonne sonore di Vladimir Mavounia-Kouka
per il film d’animazione “La Femme à cordes” (2010), “La Bête”
(2014) e “I Want Pluto to be a planet again” (2016). Nel 2015 è
stato il primo musicista a pubblicare un videoclip in VR per il suo
brano Quitter la ville. Nel 2020 ha composto la colonna sonora di
LA NUIT VENUE (Night Ride) di Frédéric Farrucci.
SPIKE JONZE
Regista e sceneggiatore, Spike Jonze è voce
vitale e innovativa della cultura statunitense fin dagli ’90. Firma
video musicali iconici per artisti quali Beastie Boys e Björk, e
raggiunge il grande pubblico con il film cult “Essere John
Malkovich” (1999) e “Lei”
(2013, titolo orginale “Her”),
con cui si aggiudica il premio Oscar per la miglior sceneggiatura
originale. Da allora Jonze continua a diffondere il suo talento
impegnandosi su vari progetti: teatro, spot pubblicitari, video
musicali.
(LA)HORDE
(LA)HORDE è un collettivo di danza fondato nel
2013 dai tre artisti: Marine Brutti, Jonathan Debrouwer e Arthur
Harel. Insieme mettono in discussione i codici di varie discipline
artistiche, concentrandosi in particolare sull’arte contemporanea
dal vivo e le arti performative. A capo del Balletto Nazionale di
Marsiglia da settembre 2019, hanno creato opere coreografiche,
film, installazioni video e performance che si evolvono sempre
attorno al corpo in movimento. Dall’interazione e dalla
giustapposizione dei diversi media, si sviluppano scenari e azioni
che riprendono temi e interrogativi radicalmente contemporanei.
STARZPLAY, il servizio streaming
premium internazionale di STARZ, ha annunciato il cast aggiuntivo
per la serie-evento speciale in tre parti The
Continental, adattamento del franchise
cinematografico di successo della Lionsgate John
Wick, in arrivo su STARZPLAY in Europa, America
Latina e Giappone e su STARZ negli Stati Uniti e Canada. La
serie-evento è prodotta per STARZ da Lionsgate Television.
Ray McKinnon nei panni di “Jenkins”
Katie McGrath nei panni di “Il Giudice”
Adam Shapiro nel ruolo di ‘Lemmy”
Mark Musashi e Marina
Mazepa nei panni degli assassini “Hansel &
Gretel”
Gli attori si uniscono al cast
precedentemente annunciato: Colin Woodell, nel ruolo del
protagonista “Winsotn Scott”, una versione giovane dell’iconico
personaggio del franchise cinematografico
John Wick, le cui origino sono raccontate attraverso
questa serie-evento; Hubert Point-Du Jour nel ruolo di “Miles”,
Jessica Allain come “Lou”, Mishel Prada come “KD”, Nhung Kate nel
ruolo di “Yen”, Mel Gibson nel ruolo di “Cormac” e Ben Robson come
“Frankie”, Peter Greene nel ruolo di “Zio Charlie,” Ayomide Adegun
cime “Charon” e Jeremy Bobb nei panni di “Mayhew.”
The
Continental esplorera le origini del
Continental – l’hotel per assassini – fulcro del mondo di
John Wick, attraverso lo sguardo e le azioni di un giovane Winston
Scott. Mentre viene trascinato nella New York infernale del 1975,
dove affronta un passato che pensava di essersi lasciato alle
spalle, Winston segue un percorso letale attraverso il misterioso
mondo sotterraneo di New York nel tentativo straziante di
impossessarsi dell’iconico hotel, punto d’incontro dei criminali
più pericolosi del mondo.
The
Continental è un adattamento della saga
cinematografica della Lionsgate scritta da Derek Kolstad,
John Wick. I produttori esecutivi Greg Coolidge
(Wayne, Un poliziotto in prova) e Kirk Ward (The
Turkey Bowl, Wayne) sono autori e showrunner.
Il produttore esecutivo Albert
Hughes (The Good Lord Bird – La storia di John Brown, Codice
Genesi)dirigerà gli episodi “Prima Notte” e “Terza Notte” ed è
produttore esecutivo di tutti e tre; Charlotte Brändström (Il
Signore degli Anelli, The
Witcher) dirigerà l’episodio “Seconda Notte”; Basil Iwanyk
ed Erica Lee, Chad Stahelski, Derek Kolstad, David Leitch, Shawn
Simmons, Paul Wernick, Rhett Reese e Marshall Persinger della
Thunder Road Pictures saranno anche produttori esecutivi.
La saga di
John Wick comprende tre film di successo, che hanno
incassato oltre 600 milioni di dollari al botteghino mondiale, con
ogni capitolo che ha quasi raddoppiato il precedente. John Wick
4 sarà nei cinema nel 2023.
È stata rilasciata una nuova serie
di poster di personaggi internazionali per The
Batman, che offrono uno sguardo nuovo al Cavaliere
Oscuro, Catwoman, L’Enigmista e “Oz”, alias Il Pinguino.
Un personaggio che ancora una volta
non riesce a ricevere i riflettori di in Character Poster è Alfred
Pennyworth di Andy
Serkis. Sia lui che Jim Gordon sono stati messi da
parte nella campagna di marketing del film, con la Warner Bros. che
ha invece deciso di mettere in evidenza i quattro personaggi che
compaiono nei poster di seguito.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
La trilogia di Spider-Man di
Sam Raimi ha visto il Peter Parker di Tobey Maguire combattere Green Goblin,
Doctor Octopus, Venom e Sandman (oltre al secondo Green Goblin che
non è certo piacevole ricordare). L’Avvoltoio e la Gatta Nera
avrebbero dovuto apparire in Spider-Man 4, ma
quando il franchise è stato riavviato con The Amazing Spider-Man,
l’eroe, ora interpretato da Andrew Garfield, si confronta con The
Lizard.
Rhys Ifans ha
interpretato quella versione del cattivo – e ha ripreso il ruolo in
Spider-Man:
No Way Home – ma Dylan Baker era
il Curt Connors originale del grande schermo, previsto per
Spider-Man 2.
Il concept artist
Constantine Sekeris si è recentemente rivolto ad
ArtStation
per condividere alcuni lavori che ha fatto su Spider-Man
2 e, come si può vedere, tra questi c’è anche Lizard.
Progettato nel modo in cui poteva apparire il personaggio sullo
schermo, non siamo sicuri di come gli effetti visivi del 2004
avrebbero reso questa immagine, ma sarebbe stato fantastico vederlo
sullo schermo.
Molti fan speravano che Lizard
sarebbe apparso in una versione revisionata in Spider-Man:
No Way Home, ma non sembrava davvero migliore sullo
schermo rispetto a quello del 2012. Sembra improbabile che i
Marvel Studios riproporranno il
cattivo nella prossima trilogia, anche se c’è sempre la possibilità
che possa apparire altrove poiché la Sony Pictures
ha molti film spin-off in varie fasi di sviluppo.
Di seguito i concept di Lizard, come
sarebbe dovuto apparire nel film del 2004:
Sapevamo già che The
Batman avrebbe portato l’iconico vigilante della DC
Comics lungo una strada piuttosto oscura, ma sembra che il prossimo
film di Matt Reeves sarà ancora più cupo del
previsto.
La MPAA aveva già annunciato
ufficialmente a gennaio che il film sarà classificato PG-13 per
“forte violenza, contenuto inquietante, contenuto di droga,
linguaggio forte e materiale allusivo”, ma il suo equivalente
britannico, la British Board of Film
Classification, ha ora condiviso molto di più nello
specifico di quelle che saranno le scene “inquietanti” presenti nel
film.
Attenzione, seguono leggeri spoiler
di The Batman
The
Batman conterrà: “Persone in stato di terrore e
angoscia dopo essere state poste in elaborate trappole mortali”,
così come “minacce con armi e atti di terrorismo”. Vedremo anche
“sparatorie, scazzottate, elettrocuzioni e sequenze in cui le
persone vengono ripetutamente picchiate. Occasionalmente si vedono
sangue e dettagli di ferite. Sulle scene del crimine vengono
trovati corpi mutilati e si vede un pollice mozzato”.
Ci sarà anche “un linguaggio forte
poco frequente (“fuck”) così come termini più miti tra cui
‘prick’, ‘dick’, ‘fricking’, ‘bastard’, ‘son of a bitch’,
‘shit’, ‘God’, ‘hell’, ‘Jesus’ e
‘Christ’. I riferimenti sessuali moderati, già
citati dalla MPAA, includono “una sequenza in cui un uomo
guarda una donna che si cambia i vestiti attraverso la sua
finestra. Si fa riferimento al suicidio e alla salute mentale. Si
vedono persone che somministrano una droga illegale senza
nome”.
Le precedenti rappresentazioni di
Batman sono state ovviamente piuttosto violente (la versione di
Ben Affleck che marchiava a fuoco i criminali, per
esempio), ma sembra davvero che il film di Reeves spingerà i
confini di quella classificazione PG-13.
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Dopo anni di incertezze e voci
relative al potenziale ritorno di Charlie Cox nei panni di Matt Murdock nel
Marvel Cinematic Universe,
alla star della serie Daredevil è stata data
l’opportunità di riprendere il ruolo per una breve scena in
Spider-Man: No Way Home.
Insieme ai ritorni di Tobey Maguire e Andrew Garfield nei panni di
“Variant” Spider-Men, la parte di Cox nel film è trapelata
in anticipo, ma l’attore è stato comunque costretto a mentire sul
suo coinvolgimento durante le interviste. Ora, Cox ha rivelato
esattamente quando ha ricevuto la chiamata da Kevin
Feige e sembra che abbia dovuto mantenere il suo segreto
per poco meno di un anno intero.
“Ho ricevuto la chiamata a metà
del blocco, nell’estate del 2020, e abbiamo girato Spider-Man nel
marzo del 2021… quindi ho dovuto tenerlo segreto per quasi un anno.
Quindi sì, è stato intenso”, ha detto l’attore a HeyUGuys . “È un sollievo poterne parlare. Sai,
ricevere quella telefonata è stato un momento che mi ha cambiato la
vita, davvero. Il mio coinvolgimento con quel personaggio e
l’MCU era morto e sepolto, non avevo
sentito nulla per un un paio d’anni e così sono andato avanti. È
stato incredibilmente inaspettato e di punto in bianco”.
Prima che il capo dei Marvel Studios si rivolgesse ufficialmente a
Charlie Cox, Kevin Feige è
andato a vederlo in una commedia in cui si stava esibendo con la
star di Loki, Tom Hiddleston, e non ha mai
menzionato la possibilità che l’attore tornasse come
Daredevil.
“Ho fatto uno spettacolo nel
2019 con Tom Hiddleston e Kevin Feige è venuto a vedere il nostro
spettacolo. E, sai, gli ho stretto la mano e gli ho detto ciao e
lui ha detto quanto gli è piaciuto lo spettacolo. Mai menzionato
Daredevil o altro. Quindi ho scoperto che è anche un ottimo
bugiardo (ride).”
Non sappiamo ancora quando rivedremo
Cox nei panni di Murdock/L’Uomo senza paura, ma si dice che
apparirà in diversi show Disney+ in arrivo prima di
ottenere la sua serie o il suo lungometraggio da solista.
Tom Cruise compie
missioni impossibili da molti anni ormai, e anche se l’attore non
mostra segni di rallentamento a 59 anni, tutte le cose belle hanno
una fine. Sembra abbastanza sicuro, infatti, che
Mission: Impossible 7
e 8 saranno gli ultimi due episodi del franchise.
Variety ha pubblicato un pezzo sul
caos che il COVID-19 ha provocato con la produzione di Mission: Impossible 7, e in questo articolo si
afferma che “il piano è che il settimo e l’ottavo film servano
come commiato per il personaggio di Cruise, Ethan Hunt”, e
come “culmine dell’intera serie”.
Il franchise potrebbe continuare
senza Hunt, ovviamente, ma sembra che Paramount Pictures e Skydance
potrebbero benissimo considerare MI8 come l’ultima puntata del
franchise a mega budget.
È anche venuto alla luce che il
prossimo film si concluderà “con un cliffhanger” e Cruise “vuole
assicurarsi che il passaggio tra i due film sia senza soluzione di
continuità”. Questo è uno dei motivi principali per cui entrambi i
film sono stati recentemente posticipati, Mission: Impossible 7 spostato dal 30
settembre 2022 al 14 luglio 2023, Mission: Impossible
8 il 28 giugno 2024 invece del 7 luglio 2023 .
Si dice che Cruise voglia finire le
riprese dell’ottavo film prima dell’uscita del settimo, quindi la
produzione di MI8 dovrebbe iniziare molto presto in Sud
Africa.
Spider-Man: No Way Home ha fatto la storia: è uno dei
fllm più visti di sempre. Il film ha concluso una trilogia
d’estremo successo per la Marvel. Con Jon
Watts che si sta preparando per passare alla
franchigia dei Fantastici Quattro e Tom Holland che ha parlato di voler prendere
una pausa dall’Uomo Ragno, ci si chiede cosa ne sarà dello
SpideyMCU.
È già stato annunciato che ci sarà
un nuovo capitolo, uno Spider-Man 4 che probabilmente sarà
il primo capitolo di una trilogia nuova. Come per ogni novità, si
spera che il film sappia conservare storie e personaggi dei
precedenti capitoli che ci sono piaciuti, ma che abbia anche una
buona dose di cambiamenti: ecco sette modifiche che apporterebbero
ancora più fama all’eroe MCU.
Fare diventare
grande Spider-Man
Far tornare Peter
Parker al liceo è stata una scelta sensata per
l’MCU, ma, dopo tre film, è
ora di fare crescere Spidey. Un passo è già stato fatto:
in No Way Home Peter è finalmente arrivato al college.
Con l’allontanamento di Tom Holland dal personaggio,
Spider-Man 4 potrebbe puntare su un volto più adulto per
l’interpretazione dell’eroe. Con un balzo temporale, potremmo
ritrovarci sullo schermo un Peter Parker più in linea con
la controparte dei fumetti, magari nei panni di un insegnante di
liceo che si incrocia con il giovane Miles Morales…
Gestire meglio il ”Senso di
ragno”
Far From Home
aveva mostrato quanto potesse essere cruciale per l’eroe lo
Spider-Sense o Senso di Ragno, potere
speciale che, se usato correttamente, gli permette di migliorare le
prestazioni in lotta. Non è stato così in Spider-Man:
No Way Home, cosa che ha creato confusione.
È giunto il momento che la
Marvel chiarisca veramente
se il proprio Spidey ha un vero e proprio Senso di
Ragno o se si tratta di una versione ridotta rispetto al
sistema d’allarme che tutti conosciamo dai fumetti.
Esplorare meglio i personaggi
attorno a Spider-Man
Se nei prossimi capitoli la
Marvel rimarrà in linea
con il finale di No Way Home,
servirà un nuovo cast di supporto attorno a Spider-Man.
Come sappiamo, il mondo intero, dagli amici ai compagni di scuola,
ha dimenticato l’identità segreta di Peter Parker.
Tra i personaggi nuovi potrebbero
esserci tutti quelli legati alla polizia di New York, da Jean
DeWolff a Yuri Watanabe e Carlie
Cooper. Questi soggetti sicuramente scuoterebbero lo status
quo di Spidey in modo non indifferente, specialmente
considerando che in No Way Home l’eroe era visto come una minaccia dalla
polizia.
Oltre a esplorare maggiormente i
rapporti tra Spidey e la NYPD, ci piacerebbe
vedere una nuova compagna per l’eroe del prossimo
Spider-Man: sarà il turno di Gwen Stacy o, ancora
meglio, dell’eccitante Black Cat/Felicia Hardy?
Realizzare un Costume Nero degno di
nota
Spider-Man e
Venom non si sono mai incrociati in No Way Home: Eddie Brock di Tom
Hardy è stato confinato in una scena post-credits e
non ha mai condiviso la scena con Tom Holland. Venom ha però
lasciato nel mondo di Spidey un pezzo del suo simbionte,
cosa che permetterebbe a Peter di ottenere il suo costume
nero.
Una scena post-credits del genere
non può che aprire una nuova parentesi. Sarebbe una variazione
rispetto ai fumetti, ma Peter potrebbe, per esempio,
essere esposto alla tuta aliena in un laboratorio in cui si trova a
lavorare. Potremmo vedere Spidey che, una volta ottenuto
il costume e i poteri potenziati, prende un percorso oscuro, prima
di ritornare dai i suoi vecchi amici e ripristinare la sua
vita.
Scoprire la storia alle origini di Spider-Man
Non è sicuramente una
novità per i fan, ma la storia delle origini di
Spider-Man si merita un racconto da parte
dell’MCU. C’è ancora molto da
dire sul rapporto tra Peter e suo zio Ben, ma
anche sul morso del ragno – che, tra l’altro, non si è capito se
fosse radioattivo o geneticamente modificato.
Ci sono tanti dettagli che, anche se
apparentemente irrilevanti ai fini della storia, ci dicono molto su
Peter come persona. Se
nella prossima trilogia dobbiamo incontrare personaggi come
Miles Morales, Ezekiel e Silk, allora
potrebbe essere il momento perfetto per affrontare almeno il
discorso del morso di ragno.
Farci vedere di più del Daily Bugle
In Far From Home, la
MCU finalmente ha
abbracciato il personaggio di The Amazing Spider-ManJ. Jonah Jameson, anche se non nel modo previsto dalla
maggior parte dei fan. Nel film, il caporedattore del Daily
Bugle, giornale fittizio di New York, conserva rancore
nei confronti del supereroe.
Ci aspettiamo che l’ostilità si
intensifichi in Spider-Man 4 e nella prossima
trilogia. Sarebbe divertente
vedere Peter – dimenticato da Jonah – che lavora
al Daily Bugle, e cattura filmati di Spidey per
il giornale.Dover sopportare
Jonah sarebbe un ottimo esempio di quel buon
Peter noto al pubblico.
Preparare la scena per i Sinistri 6
Marvel e Sony
Pictures hanno fatto una scelta azzardata con No Way Home: riunire i tre Spider-Man del
Multiverso ma senza farli scontrare con i Sinistri 6.
Nel film c’erano cinque criminali, ma non erano una squadra.
Possiamo solo supporre che il piano
sia quello di portare i Sinistri 6 nei prossimi capitoli
di Spider-Man. La nuova trilogia potrebbe iniziare
proprio con la squadra dei più grandi nemici di Spidey che
arrivano nel suo mondo per farlo fuori una volta per tutte.
Unire Mysterio, L’Avvoltoio, Scorpione, Kraven il
Cacciatore, Camaleonte, l’Hobgoblin con un mix di nuovi
criminali potrebbe facilmente portare Peter ad affrontare
la sua più grande sfida.
La trilogia cinematografica di
Beverly Hills Cop è una delle più apprezzate di
sempre, in particolare per la sua capacità di mescolare crime e
commedia in modo originale e brillante. Con guadagni elevatissimi
in tutto il mondo, i film della serie si sono affermati come veri e
propri cult, merito soprattutto dell’indomabile protagonista Alex
Foley, interpretato dall’attore Eddie Murphy. Il primo
film, Beverly Hills Cop – Un piedipiatti a Beverly
Hills, uscito nel 1984 e diretto
da Martin Brest, è ancora oggi considerato un
punto di svolta nella carriera dell’interprete, avendo contribuito
in modo decisivo alla sua popolarità mondiale. Nel 2000 è inoltre
stato inserito al 63° posto tra le 100 migliori commedie
statunitensi mai realizzate.
L’idea nacque dal produttore
Don Simpson, della Paramount. Questi desiderava
dar vita al personaggio di un poliziotto che si trovava a dover
indagare su un omicidio nella zona di Beverly Hills. Inizialmente,
il progetto doveva essere intitolato Beverly Drive, ma
dopo diverse riscritture della sceneggiatura assunse il titolo con
cui oggi è divenuto celebre. Con un budget di soli 15 milioni di
dollari, il film si rivelò un successo inaspettato, arrivando ad un
guadagno di circa 316 milioni di dollari. Venne inoltre nominato
all’Oscar per la miglior sceneggiatura originale, e ai Golden Globe
per il miglior film e il miglior attore.
Un simile successo spinse la
produzione a mettere in cantiere altri due sequel. A distanza di
anni ancora si parla della possibilità di dar vita ad un
quarto capitolo della serie. Negli ultimi tempi la volontà dei
produttori sembra essere divenuta più concreta, con anche Murphy
dichiaratosi pronto a riprendere il ruolo. Prima di intraprendere
una visione del primo capitolo, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e ai suoi due
sequel. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
Beverly Hills Cop: la trama del film
Protagonista assoluto è Axel
Foley, poliziotto dalle ottime capacità ma poco incline a
seguire le regole del suo mestiere. Questi è inoltre amico da
sempre con Michael Tandino, un piccolo ladruncolo
con problemi con la giustizia. Durante una serata insieme, i due si
ritrovano improvvisamente aggrediti da due misteriosi killer, i
quali finiscono con l’uccidere Michael. Foley desidera rendere
giustizia all’amico, e chiede che gli venga affidato il caso. Il
suo obiettivo è infatti quello di scoprire perché il suo amico sia
stato ammazzato e cosa si nasconda dietro tale vicenda. Il suo
capo, l’ispettore Todd, decide però di affidare
l’indagine ad un altro poliziotto, convinto che Foley sia troppo
coinvolto a livello personale per essere obiettivo e lucido.
Insoddisfatto, il poliziotto decide
allora di prendersi alcune settimane di vacanza. Con questa scusa,
si reca in California, a Beverly Hills, per indagare in proprio
sulla faccenda. Qui ritrova una vecchia amica d’infanzia,
Jenny, la quale gli rivela che Michael era stato
assunto come custode della galleria d’arte di un certo
Victor Maitland. Foley decide allora di iniziare
ad indagare su costui, ma si ritrova ben presto arrestato con
l’accusa di aggressione. Per evitare che possa cacciarsi nuovamente
nei guai, l’ispettore Todd affianca a Foley l’ingenuo poliziotto
alle prime armi Billy Rosewood e il burbero e
anziano sergente John Taggart. Questo non lo
fermerà però dal voler ricercare la verità, continuando così ad
indagare a costo della propria incolumità.
Beverly Hills Cop: il cast del film
Oggi sarebbe impensabile immaginare
il personaggio del poliziotto Alex Foley con un volto diverso da
quello di Murphy. Eppure, questi non fu la prima scelta per il
ruolo, che anzi era pensato per un attore bianco. I primi attori
contattati furono Mickey Rourke e Sylvester Stallone, i quali rifiutarono
entrambi per diversi motivi. A questo punto entrò in gioco
Eddie Murphy, il quale fino a quel momento aveva
girato solo i film 48 ore e Una poltrona per due.
Venuto a conoscenza della sceneggiatura del film, l’attore espresse
il suo interesse a recitare il ruolo nel protagonista. Dopo un
incontro con i produttori, questi riscrissero il personaggio di
Foley affinché potesse adattarsi meglio alla personalità di Murphy.
A sole due settimane dalle riprese, il film trovò così il suo
protagonista. Durante la lavorazione, l’attore improvvisò molte
delle sue battute.
Accanto a lui, nei panni di Jenny
Summers, vi è l’attrice Lisa Eilbacher, divenuta
nota grazie a questo film e a Ufficiale e gentiluomo.
Michael Tandino, l’amico ucciso di Alex, ha invece il volto di
James Russo. Di particolare rilievo sono gli
agenti Billy Rosewood e John Taggart, interpretati rispettivamente
da Judge Reinhold e John Aston.
Entrambi torneranno poi anche per i successivi film della trilogia.
Steven Berkoff, recentemente visto nella serie
Vikings, ricopre il ruolo del misterioso Victor Maitland,
possessore di una galleria d’arte. È inoltre presente anche
Jonathan Banks, celebre per aver dato vita al
personaggio di Mike Ehrmantraut nelle serie Breaking Bad e
Better Call Saul. Questi ricopre qui il
ruolo di un letale scagnozzo di Victor.
Beverly Hills Cop: i
sequel, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il grande successo del film,
sono poi stati realizzati due sequel, rispettivamente nel 1987
(qui la scheda di
approfondimento) e nel 1994 (qui la scheda di
approfondimento) . Nel primo, Foley è impegnato nella ricerca
dei responsabili del collega Andrew Bogomil, mentre nel secondo si
trova a dover fare i conti con l’assassinio del suo storico capo,
l’ispettore Douglas Todd. Pur non ottenendo l’apprezzamento avuto
dal primo, i successivi capitoli riuscirono ugualmente a dar vita a
buoni incassi, che portarono il guadagno complessivo della trilogia
ad un totale di 735 milioni di dollari, a fronte di un budget
complessivo di 110. Merito di ciò è anche la presenza costante di
Murphy, mattatore imprescindibile della saga.
Prima di vedere tali sequel, è
possibile fruire di Beverly Hills Cop
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Chili Cinema, Amazon Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
martedì 8 febbraio alle ore 23:35
sul canale Nove.
Il giorno di San
Valentino si sta avvicinando, il che significa
appuntamenti tra fidanzati o amici, una cena e possibilmente un
film da gustarsi assieme. Dopo decenni di inesauribili e sdolcinate
commedie romantiche, tuttavia, è piuttosto prevedibile che si
desideri qualcosa di diverso da guardare.
Per tutti i (non) appassionati di
rom-com, ci sono davvero diverse opzioni che non rientrano in
questa categoria, eppure sono ottimi film per San Valentino. Che si
tratti di una trama sensuale, un horror alimentato dall’amore o un
indie fuori dagli schemi, ecco i film perfetti per godersi questo
V-Day!
Into The Dark: My Valentine
(2020)
Qualche anno fa, è uscita
su Hulu una serie di film incentrata ciascuno su
una diversa festività, dal 4 luglio a Capodanno. In occasione di
San Valentino è stato rilasciato My Valentine, una
storia su una cantante pop, truffata dal suo ex fidanzato, che si è
appropriato della sua musica e immagine, con l’intenzione di
trasferirle alla sua nuova pupilla….ma rimarranno tutti e tre
bloccati nella location del concerto il giorno di San
Valentino.
Un film dell’orrore che ruota
attorno a un periodo di vacanza è sempre un’ottima scelta per chi
vuole qualcosa di completamente opposto a una commedia romantica,
ma desidera comunque percepire l’atmosfera festiva. Inoltre, la
suspense e i potenziali jump-scares forniscono la migliore
opportunità per coccolarsi…
Eyes Wide Shut (1999)
In quanto uno dei
thriller erotici con il punteggio più alto su IMDb, Eyes Wide Shut è sicuramente un validissima
alternativa per passare al meglio la serata degli innamorati. A
seguito di una sconvolgente rivelazione da parte di sua moglie, il
dottor William Hartford esce per schiarirsi le idee e accetta
impulsivamente di andare ad una festa dissoluta che farebbe
arrossire il Marchese De Sade.
Il capolavoro di
Kubrick riuscirà sicuramente a rendere più
piccante la nottata, grazie all’atmosfera creata dalla sua
fotografia splendidamente erotica e il suo intreccio narrativo
assolutamente intrigante.
Scott Pilgrim Vs The World
(2010)
Anche se Scott Pilgrim è un film ricordato per una
buona dose di momenti topici che poco hanno a che fare con il
genere rom-com, è anche vero che la cornice del film ha
essenzialmente a che fare con una storia d’amore. Il film di
Edgar Wright vi farà divertire per tutta la
serata, con un mix vincente di ironia e azione vorticosa.
Se non volete vedere qualcosa di
troppo sdolcinato e intensamente romantico, Scott Pilgrim è la
scelta perfetta: evita qualsiasi svolta stucchevole, pur trattando
di amore e relazioni.
They Came Together (2014)
Per chi vuole passare una
serata all’insegna delle risate e allegria, They Came
Together è la scelta ideale; si tratta infatti di un film
progettato per essere una parodia della tradizione formula della
rom-com, il che porta a un effetto esilarante. I protagonisti del
film sono Amy Poehler e Paul
Rudd, due superstar della commedia, nei panni di Molly e
Joel, che raccontano la storia di come si sono incontrati a cena
con le loro coppie di amici.
La loro storia presenta tutti i
cliché di ogni commedia romantica esistente sulla faccia della
terra, e la satira insita alla trama è un ottimo modo per guardare
qualcosa di leggero e piacevole nel giorno di San Valentino.
Mr. & Mrs. Smith (2005)
Ogni coppia che è stata
insieme per un lungo periodo di tempo ha sicuramente immaginato –
ammettiamolo – di avere una battaglia a colpi di mitragliatrice con
il proprio partner, in qualche momento – e quale modo migliore di
veder realizzata questa battaglia se non tra Brad
Pitt e Angelina Jolie in Mr. & Mrs. Smith?
Cosa potrebbe essere più divertente
di due assassini segreti sposati che sono incaricati di uccidersi a
vicenda? Si tratta di un soggetto davvero unico, che tiene gli
spettatori incollati allo schermo, senza mai esagerare con il
romanticismo.
Orgoglio e pregiudizio (2005)
Con l’imminente ritorno di
Bridgerton alla fine di marzo, ci sono
una tonnellata di drammi storici che gli amanti della serie possono
godersi questo San Valentino. In effetti, un rewatch di
Orgoglio e Pregiudizio potrebbe essere l’occasione
perfetta per gli amanti dei film d’epoca per abbracciare una delle
storie d’amore del XIX secolo più amate di sempre e godersi il
fascino dell’inossidabile Mr Darcy.
Zombieland (2009) / Warm Bodies
(2013)
Niente potrebbe essere più
anti-rom-com di un buon vecchio film di zombie; in
Zombieland, il focus è più sugli esseri umani e le
loro relazioni reciproche, e la buona dose di commedia pungente e
grafica appariscente svolge un buon lavoro per allontanarlo dal
romanticismo melenso.
Warm Bodies
rappresenta un diverso sottogenere di film di zombie; la trama
ruota attorno alla storia d’amore zombie/umano e sulle implicazioni
morali dell’intera faccenda. Siamo sicuri che qualche lacrimuccia
vi scenderà durante la visione…
Misery (1990)
A volte l’amore può
assumere sfumature oscure e sfociare nell’ossessione: questo è
esattamente quello che succede quando Annie Wilkes
decide di tenere il suo autore preferito prigioniero nella sua
baita come vendetta per aver ucciso l’eroina nel suo nuovo
libro.
Per chi si dimostra scettico nei
confronti del romanticismo e San Valentino, una fangirl
ossessionata che cura il suo prigioniero per poi punirlo
spietatamente quando lui fa qualcosa di “sbagliato” è la scelta di
film migliore per il V-Day.
L’illusionista (2006)
La magia può essere la
chiave definitiva per impressionare un pubblico – o, più
specificamente, un partner romantico. Questo è esattamente quello
che è successo quando Sophie si è innamorata del mago Eisenheim,
uno dei personaggi più carismatici interpretato da Edward
Norton, in The Illusionist.
The Illusionist mette in scena una
storia di amanti sfortunati che vogliono solo stare assieme, anche
se gli ostacoli della vita continuano a mettersi in mezzo alla loro
relazione; con molti colpi di scena e una narrazione intrigante,
The Illusionist ipnotizzerà fidanzati e coppie di amici.
Operator (2016)
Operator
ci offre una narrazione incredibilmente ben strutturata su un uomo
incaricato di riprogettare il sistema di risposta automatica di
un’azienda per la loro linea di assistenza clienti. Decide di usare
la voce di sua moglie a causa del suo talento e della sua
esperienza nel suo lavoro diurno di receptionist d’albergo;
tuttavia, questo non fa altro che ostacolare la loro relazione,
dato che lui diventa più legato alla sua IA che all’effettiva
moglie.
Questo film si configura come una
versione indipendente di Her, ma con una trama più
complessa e personaggi più colorati. Umanizza la voce dietro l’IA e
analizza come si presenta una relazione idealizzata rispetto a una
reale.