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Letitia Wright sul film dedicato alla A-Force: “È solo questione di tempo”

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Letitia Wright, interprete di Shuri nel MCU, crede che prima o poi i Marvel Studios realizzeranno un film dedicato agli Avengers tutto al femminile. Durante i primi anni, una delle critiche più comuni che venivano mosse all’universo condiviso era proprio la mancanza di supereroi femminili. Nonostante l’importanza del personaggio di Vedova Nera all’interno del franchise, il primo film in solitaria con protagonista una donna è arrivato soltanto nel 2019, con l’uscita di Captain Marvel.

Diversi supereroi femminili sono stati introdotti durante la Saga dell’Infinito, e alla fine tutte si sono riunite nella memorabile battaglia finale di Avengers: Endgame. Proprio quel momento ha riacceso le discussioni su un ipotetico film sugli Avengers al femminile. Attrici come Scarlett Johansson e Brie Larson hanno già espresso la loro circa tale possibilità, ma ad oggi i Marvel Studios non hanno ancora annunciato nulla di ufficiale al riguardo. Con così tanto interesse nei confronti del potenziale film, anche un’altra star del MCU è piuttosto fiduciosa che il film verrà realizzato prima o poi.

Letitia Wright ha fatto il suo debutto nel MCU nel 2018 nei panni di Shuri in Black Panther ed stata protagonista anche dell’ormai celebre scena tutta al femminile vista nell’atto finale di Avengers: Endgame. In una nuova intervista con Yahoo, a Wright è stato chiesto della possibilità che la Marvel realizzi in futuro il tanto agognato film dedicato alla A-Force. Stando alle parole della Wright, sembra che la Casa delle Idee sia intenzionata a rendere il progetto una realtà; si tratta solo di una questione di tempo…

“Non credo che sia qualcosa per la quale dobbiamo più lottare”, ha spiegato Letitia Wright. “Victoria Alonso crede fortemente nel progetto, così come Kevin Feige. È solo questione di tempo prima che lo facciano.”

Il team A-Force “perfetto” secondo Letitia Wright

Sulla base della risposta di Wright, sembra che Victoria Alonso, produttrice di Avengers: Endgame ed vice-presidente esecutivo della produzione dei Marvel Studios, sia particolarmente concentrata nel realizzare un film sugli Avengers tutto al femminile. Inoltre, il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige è sempre stato un grande sostenitore delle eroine sul grande schermo e della possibilità di dare loro un maggior spazio, che si tratti di film in solitaria o di gruppo. Quando a Wright è stato chiesto chi avrebbe voluto vedere al suo fianco nell’ipotetico film, l’attrice ha menzionato personaggi del calibro di Valkyria, Captain Marvel, Okoye e Nakia.

The Midnight Sky: trailer del film diretto e con George Clooney

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The Midnight Sky: trailer del film diretto e con George Clooney

Netflix dopo le foto ufficiali ha diffuso il trailer di The Midnight Sky, l’atteso nuovo film diretto e interpretato da George Clooney in arrivo sulla piattaforma streaming.

Basato sul libro di Lily Brooks-Dalton, adattato per il cinema da Mark L. Smith The Midnight Sky debutterà in streaming su Netflix nel dicembre del 2020.  La pellicola racconta uno scegnario post-apocalittico e segue Augustine (George Clooney), uno scienziato solitario nell’Artide che cerca di impedire a Sully (Felicity Jones) e ai suoi colleghi astronauti di rientrare sulla Terra, colpita da una misteriosa catastrofe globale. Clooney dirige l’adattamento dell’acclamato romanzo di Lily Brooks-Dalton La distanza tra le stelle, e lo interpreta a fianco di David Oyelowo, Kyle Chandler, Demián Bichir e Tiffany Boone.

Alberto Barbera rinnovato l’incarico di direttore artistico della Mostra di Venezia

La Mostra Internazionale del Cinema di Venezia ha rinnovato il contratto dell’attuale direttore artistico Alberto Barbera. La Biennale di Venezia ha annunciato oggi che il Consiglio di Amministrazione ha rinnovato Barbera, il cui titolo ufficiale è Direttore della Sezione Cinema.

La Biennale ha annunciato oggi i nuovi direttori di ogni sua sezione e, mentre sono stati sostituiti i direttori di musica, danza e teatro, Barbera tornerà per un terzo mandato consecutivo e un quarto mandato assoluto alla direzione del festival. Il suo primo mandato risale al triennio 1999-2001, tornando al Lido nel 2011.

Il festival del prossimo anno si svolgerà dall’1 all’11 settembre.

Barbera ha fatto molto per rafforzare la posizione del festival cinematografico più antico del mondo negli ultimi anni, attirando al Lido i grandi studi cinematografici e artisti di fama mondiale. Proprio quest’anno, Barbera e la sua organizzazione hanno permesso lo svolgimento in presenza del festival, l’unico di caratura internazionale che si è svolto da febbraio ad oggi. La manifestazione si è svolta con successo e senza intoppi.

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Cosa sarà: recensione del film di Francesco Bruni #RFF15

Cosa sarà: recensione del film di Francesco Bruni #RFF15

Così si chiude la Festa del Cinema di Roma 2020, con la presentazione del quarto lavoro da regista di Francesco Bruni, Cosa sarà. Sceneggiatore tra gli altri di Paolo Virzì, cui lo lega un lungo sodalizio artistico e umano, Bruni firma in proprio commedie francamente divertenti, ma anche acute e non prive di un certo disincanto, in cui l’elemento fondante attorno a cui ruota tutto sono i rapporti umani, in special modo quelli familiari, tra mariti e mogli e ancor più tra genitori e figli. Non per niente, le sue commedie realistiche, un po’ strampalate e fresche hanno spesso lanciato giovani talenti. È stato così con il suo esordio Scialla!, che lanciò Filippo Scicchitano, come con Tutto quello che vuoi, che fece emergere Andrea Carpenzano. Oggi è la volta di Fotinì Peluso, che interpreta ottimamente Adele, la figlia del protagonista. La sfida è difficile, poiché si tratta di far ridere o sorridere del dramma di un uomo ancora giovane gravemente malato e della sua paura di non farcela.

La trama di Cosa sarà

Bruno Salvati, Kim Rossi Stuart, è un regista di commedie quasi sconosciuto. Si è separato dalla moglie Anna, Lorenza Indovina. Facendo dei controlli dopo un banale incidente, scopre di avere la leucemia. L’unica speranza di guarigione è un trapianto di cellule staminali. Inizia così il suo percorso da paziente, guidato da una competente e pragmatica ematologa, Raffaella Lebboroni,  alla ricerca di un donatore compatibile. Inizia però, anche un viaggio che lo porterà, ancor prima che tra le corsie dell’ospedale, alla scoperta di un segreto di famiglia e alla ricerca, assieme ai figli Adele, Fotinì Peluso, e Tito, Tancredi Galli e al padre Umberto, Giuseppe Pambieri, di una persona che può essere la sua unica speranza. Questo percorso lo porterà anche a ripensare sé stesso e i suoi rapporti familiari.

Finché c’è vita c’è speranza, e ironia

E’ lo stesso Francesco Bruni a spiegare come in questo film – era già accaduto nei precedenti – vi sia un contenuto autobiografico, opportunamente arricchito e rivisitato. Soggetto e sceneggiatura sono del regista, la seconda in collaborazione con Kim Rossi Stuart. Dunque si tratta di una storia molto personale, dolorosa e delicata. Si percepiva che lo fosse. Ecco forse perché Bruni ha sentito il bisogno di tornare nella Livorno in cui è cresciuto per raccontarne almeno una parte. Per molti versi, dunque, è lui il Bruno Salvati della storia, che parla della malattia che lo ha colpito e dalla quale è guarito – si è salvato, appunto, nomen omen – e di come questa si possa rivelare un’opportunità per ricominciare, per cambiare.

Il film rispetta in pieno lo stile di Bruni riuscendo ad essere al tempo stesso divertente e amaro, poetico e drammatico, doloroso, realistico, ma anche movimentato e perfino buffo. Del tutto assente la retorica, come da sana abitudine del regista. Non si scade mai nel melodramma, ma si stempera, si alleggerisce con la situazione comica. Kim Rossi Stuart è convincente nei diversi registri richiesti dal film, bravissimo nel drammatico, ma non meno efficace nella commedia.

Cosa Sarà film 2020
Foto di Paolo Ciriello

Bruni fa di Salvati un personaggio che, come altri nei suoi film, non è il padre che vorrebbe essere, un uomo anche fragile, che non nasconde la paura, ma che attraverso quest’esperienza trova il coraggio e il modo di cambiare, di scrollarsi di dosso un’immagine di sé che forse non gli corrisponde più e comincia a dare maggiore ascolto a chi gli sta intorno. Il sottofinale è emblematico di questo cambiamento. Il cast ha anche una presenza femminile importante: brave Lorenza Indovina, Barbara Ronchi nel ruolo di Fiorella, Raffaella Lebboroni e la già citata Fotinì Peluso. Scelte perfette sono due brani della colonna sonora: Perfect day, che crea un ossimoro emozionante in uno dei momenti forse più dolorosi del film, e I will survive.

Cosa sarà è anche un sentito omaggio a Mattia Torre, regista e autore di Boris e La linea verticale, prematuramente scomparso. In alcune scene del film, come quella del dibattito mancato, si ritrova proprio un po’ della sua impronta, quell’umorismo graffiante e dissacrante, quel voler far ridere a tutti i costi anche della morte, quel trattare con umorismo qualsiasi cosa succeda nella vita perché comunque, finché si è vivi e lo si può raccontare, se ne può sorridere. In Cosa sarà l’ironia, il riso amaro non esita a trasformarsi in franca risata. Così come il regista non rinuncia a punteggiare il film di una pungente ironia sul mondo del cinema, complice anche un cameo di Ninni Bruschetta (Boris e La linea verticale),  nel ruolo del produttore cinematografico.

Il quarto lavoro da regista di Francesco Bruni è dunque una sorta di lungo flirt con la morte, al termine del quale non si esce incupiti o avviliti o tristi, ma col sorriso sulle labbra di chi dice: è andata bene! Il funambolo che cammina sulla ringhiera del balcone è Salvati, ma è anche il regista, che pur non cadendo per fortuna, né in questa vicenda umana, né registicamente, riuscendo a tenere il film in equilibrio tra commedia e dramma, ha ben presente però che c’è chi cade. Restituisce però anche la consapevolezza che il funambolo può essere ciascuno di noi, in qualsiasi momento, e che non sempre va tutto bene.

Cosa sarà avrebbe dovuto iniziare il suo percorso in sala dal 24 ottobre. La nuova chiusura imposta dall’ultimo Dpcm costringe ora a trovare altre strade di fruizione, che si spera non penalizzino troppo un lavoro che merita la visione.

Ostia Criminale, la recensione del film di Daniele Autieri e Stefano Pistolini #RFF15

Da Romanzo criminale a Suburra, dopo un particolare fiorire di libri inchiesta e di cronache giudiziarie, sembrava che il tema del sottobosco malavitoso della Capitale fosse stato sufficientemente sviscerato. Purtroppo l’attualità degli ultimi anni ha confermato ancora una volta – e nel modo peggiore – come la fantasia sia in grado di superare la realtà. Che evidentemente molti lati oscuri da svelare. Come tenta di fare il documentario Ostia Criminale – La mafia a Roma di Daniele Autieri e Stefano Pistolini, presentato tra gli Eventi Speciali della Festa di Roma 2020 (dal 26 ottobre su Dplay Plus e successivamente in tv nel ciclo Nove Racconta).

Il Romanzo criminale di Ostia

La tesi di fondo è quella – come si legge nelle note di regia – secondo la quale Mafia e il suo canone hanno risalito la penisola fino a Ostia, il mare di Roma, e qui hanno messo radici, servendosi di potenti famiglie criminali e dei collaudati meccanismi di usura, spaccio e sottomissione della città “normale”. Negli anni grandi operazioni delle forze dell’ordine si sono impegnate per contrastare il fenomeno, ma la guerra ancora non è vinta. Ammesso che questa guerra si possa vincere, tanto più in un momento nel quale le difficoltà economiche promettono di favorire ulteriormente gli affari della criminalità organizzata.

Ma nello sviluppo del film non c’è una vera e propria dialettica, visto che le testimonianze che vediamo alternarsi sullo schermo non rivelano nulla di particolarmente nuovo, puntando semplicemente a raccogliere il materiale utile a confermare l’ipotesi di partenza. Non poco, purtroppo, stando a quel che si sente raccontare dai tanti intervistati, scelti tra forze dell’ordine, professionisti, mondo giuridico, informazione e società civile, oltre ovviamente a cittadini del Lido in questione, nel X Municipio di Roma, definito “la più grande realtà territoriale mai sciolta per Mafia del nostro paese”.

Dalla Banda della Magliana ai clan

Abbiamo ancora tutti negli occhi la testata di Roberto Spada al giornalista che gli chiedeva dell’appoggio dei post fascisti di CasaPound alla famiglia che controlla Ostia, a ogni livello, ma le radici del Male da quelle parti sono ben più profonde. Risalgono agli anni della tristemente nota Banda della Magliana e successivi, agli omicidi dei boss locali del 2011 e all’arrivo degli Spada, ultimi eredi di quelli che avevano deciso di “prendersi Roma”, come romanzato con successo sul grande e piccolo schermo.

ostia criminaleLa narrazione procede per capitoli tematici, portandoci avanti e indietro negli ultimi dieci anni attraverso le parole del Capo della Squadra Mobile di Roma e dei vertici dei Carabinieri di Ostia che ci descrivono i sopralluoghi nella centrale dello spaccio di Piazza Gasparri, nelle Case Popolari di Ostia Ponente dove vivono gli Spada, all’Idroscalo e fino ai Garage di Ostia Nuova. La ‘Nuova Alba’ del 2013, la ‘Apogeo’, con il sequestro di beni per 19 milioni, e la ‘Eclissi’, con gli arresti di personaggi chiave della famiglia, nel 2018 fino alla ‘Ultima spiaggia’ del 2019 sono le operazioni chiave in questa cronologia… speriamo non le ultime.

Il ricordo di quei momenti si affianca alle analisi del giornalista Paolo Mondani e le voci contrapposte del magistrato ed ex Delegato del Sindaco Alfonso Sabella e di Mario Giraldi, legale delle famiglie Fasciani e Spada, sostenitore della loro “autorevolezza” e della differenza tra “Pentitismo” e “Infamità”… Ma soprattutto alle storie vere di proprietari di bar, tabaccai, edicolanti vessati e costretti ad abbandonare le attività, un necessario tuffo nella realtà, faticosamente riconoscibile ai meno informati in tanta (e tanto) fredda cronaca.

Mafia e corruzione, un male antico

L’illegalità come regola, un sistema mafioso a tutti gli effetti che coinvolge ogni livello della comunità rendendo tutti pedine e insieme complici, anche solo per paura. Un potere assoluto al quale non sembra possibile porre rimedio, solo assistere al suo perpetrarsi con nuovi protagonisti. Almeno a sentire le conclusioni del lavoro dei due registi e dei rappresentanti delle istituzioni. L’impotenza di fronte alla ‘Malavita del Mare’ ha molti responsabili, ma – per usare le parole di uno dei cittadini interpellati – “La Mafia di Ostia ci sarà sempre”. Come dimostra la guerra ancora in corso, combattuta a colpi di pistola nelle strade, e che loschi intermediari (come il ‘Diabolik’ Piscitelli ucciso nell’agosto del 2019 al Parco degli Acquedotti, su una panchina dove ancora qualcuno porta fiori) stanno cercando di risolvere a favore di ‘Ndrangheta e Camorra.

Eppure di questa “Università della Mafia” non si fa che raccontare quanto già letto sui giornali, una operazione utile alla memoria e interessante per chi avesse perso le tappe più importanti, ma che non rende l’operazione né unica né imprescindibile. In compenso – e forse per reazione – quasi ci si sorprende a incantarsi nelle pause più cinematografiche per lo scorrere delle immagini di palazzi e strade vuote alternate a splendide spiagge deserte, panorami ripresi dall’alto che mostrano il biancheggiare di un mare sommerso di luce, ma inesorabilmente e simbolicamente muto.

Il processo ai Chicago 7: svelato un collegamento con Forrest Gump

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Gli amanti di Forrest Gump di Robert Zemeckis potrebbero aver riconosciuto ne Il processo ai Chicago 7, l’ultimo film di Aaron Sorkin disponibile su Netflix, un volto noto, ossia quello di Abbie Hoffman. Il personaggio in questione appare in entrambi i film, al centro di proteste in entrambi i casi, dal momento che il film di Zemeckis del 1994 offre a grandi linee un sguardo abbastanza esteso sul gran parte della storia americana.

Interpretato nel film Netflix di Sorkin da Sacha Baron Cohen, Hoffman è stato uno degli imputati nel processo alla fine degli anni ’60 contro un gruppo di leader protestanti verso la guerra del Vietnam, che furono perseguiti dopo che una manifestazione avvenuta al di fuori della Convenzione Nazionale Democratica del 1968 si trasformò in un sommossa. Ne Il processo ai Chicago 7, Baron Cohen riesce a catturare quel difficile equilibrio tra sincerità ed umorismo tipico della personalità di Hoffman. Dato il suo lavoro in film del calibro di Borat, non sorprende che Baron Cohen riesca a fare sue le buffonate comiche che Hoffman ha portato al processo, e al tempo stesso di brillare durante i momenti più seri del film, come quando Hoffman viene chiamato a testimoniare durante il processo.

In Forrest Gump, Abbie Hoffman è interpretato da Richard D’Alessandro e incontra il personaggio del titolo interpretato da Tom Hanks durante una manifestazione per la pace tenutasi davanti al Lincoln Memorial a Washington DC. Mentre Hoffman incita la folla, invita Gump sul palco a fare un discorso, ma proprio mentre cerca di parlare, il suo microfono viene staccato da un sabotatore. Sulla base della cronologia del film e della vita reale, si può stimare che questo incontro tra Forrest Gump e Abbie Hoffman sia avvenuto alla fine del 1968, dopo le proteste alla Convenzione Nazionale Democratica, ma prima che Hoffman venisse incriminato e sottoposto al conseguente processo.

Justice League Snyder Cut, teoria: quale sarà il ruolo del Joker?

Jared Leto tornerà nel DCEU nei panni del malvagio Joker in occasione della Snyder Cut di Justice League. L’attore sarà coinvolto nelle riprese aggiuntive, ma attorno al suo ruolo nel progetto vige ancora il più fitto mistero. L’attore non compare nell’universo cinematografico DC della Warner Bros. dal 2016, quando ha debuttato per la prima volta con la sua versione dell’acerrimo nemico di Batman in Suicide Squad. Nel film diretto da David Ayer, i fan hanno seguito Joker e la sua relazione con Harley Quinn. Dopo la sua prima apparizione, sembrava che la versione di Leto del Clown Principe del Crimine sarebbe continuata su larga scala. La Warner Bros. stava inizialmente sviluppando non solo un film per lui e Harley, ma anche un film in solitaria.

Mentre il DCEU ha cambiato rotta dopo il flop di Justice League del 2017, così hanno fatto i piani per il Joker di Jared Leto. Nel frattempo, è stato realizzato lo standalone con Joaquin Phoenix, che gli è valso perfino un Oscar come miglior attore, mentre Margot Robbie ha ripreso il ruolo di Harley in Birds of Prey, con la sua relazione con il Joker che è stata interrotta dopo che lui ha rotto con lei (qualcosa che nel film è stato soltanto accennato). Sembrava che Leto avesse chiuso con il DCEU, soprattutto dopo il casting nell’attore nei panni di Michael Morbius in Morbius della Sony Pictures, ma a quanto pare Zack Snyder ha dei piani per la sua iterazione dell’iconico villain nel suo montaggio di 4 ore che arriverà su HBO Max il prossimo anno.

Secondo quanto riferito, Leto prenderà parte alle riprese aggiuntive della Snyder Cut di Justice League. Oltre a non sapere quanto grande o piccola sarà la sua parte, quale sarà davvero il ruolo di Joker nel taglio originale del cinecomic? La Snyder Cut, che durerà ben 4 ore e che dovrebbe essere rilasciata su HBO Max sotto forma di miniserie, arriverà ad un certo punto nel 2021; una data precisa non è stata ancora ufficializzata. Fino a quando il prossimo trailer non uscirà o fino a quando Snyder non deciderà di stuzzicare i fan in merito al ruolo di Joker attraverso i social media, ci vorrà un po’ prima che si capisca cosa farà davvero Leto nel film. Tuttavia, sulla base dell’easter egg del Joker presente nel trailer della Snyder Cut, ci sono alcuni potenziali ruoli che potrebbe assumere nel nuovo taglio, come evidenziato da un nuovo report di Screen Rant.

Joker sta lavorando con Batman

Batman v Superman: Dawn of Justice ci ha permesso di dare uno sguardo all’ormai celebre sequenza dell’incubo in cui, nel futuro, Bruce Wayne guida una sorta di resistenza contro il regime di Superman. Al momento non è noto cosa sia successo agli altri personaggi DC che sono apparsi nel DCEU in questo futuro. Tuttavia, un indizio importante viene suggerito dalla presenza, in quella scena, di una delle carte del Joker. Data la loro lunga storia come rivali storici, ci sarebbero davvero pochissimi casi in cui Batman, consapevolmente, avrebbe sfoggiato un’arma che ha qualcosa a che fare con il Joker. Ma in questo futuro apocalittico, non sarebbe escluso per il Cavaliere Oscuro lavorare insieme al ridente supercriminale. 

È possibile che a un certo punto di questa timeline, eroi e cattivi abbiano dovuto mettere da parte le loro divergenze per unirsi contro una minaccia comune. Se qualcuno come Superman si schiera contro il mondo, avrebbe senso per Batman dover fare affidamento su personaggi come Joker. Anche se considerato quanto imprevedibile un personaggio come il Clown Principe del Crimine, non sarebbe scioccante se la loro relazione fosse particolarmente complicata. Probabilmente, uo psicotico come Joker si renderebbe conto che non può causare il caos nel mondo se non c’è un mondo in cui vivere. Ecco perché è possibile che Justice League possa vedere Batman e Joker dalla stessa parte per una volta.

Harley Quinn è morta nella timeline dell’incubo

Birds of PreyAl momento, la Harley Quinn di Margot Robbie non è stata annunciata come parte della Snyder Cut di Justice League. Con l’ultima aggiunta del Joker di Leto, forse verrà rivelato in seguito che ci sarà anche la Mattacchiona. E se ci fosse una ragione specifica, e soprattutto emotiva, dietro la presenza del Joker nel taglio di Snyder? Analogamente a come Clark ha perso Lois (e ha come tale evento ha condizionato la sua trasformazione futura), è del tutto plausibile che il Joker sia rimasto gravemente colpito da una potenziale perdita di Harley. Anche se al momento di Birds of Prey erano separati, Harley e Joker sono noti per essere costantemente presenti nella mitologia.

Nonostante la storia d’amore tra Joker e Harley sia tossica, in particolare nel modo in cui Joker tratta la sua ex psicologa, non si può negare che il villain abbia il suo modo contorto di amarla, o più precisamente di “possederla”. Non importa quanto indipendente pensi di essere, Joker ha sempre avuto bisogno di Harley nella sua vita e nella sua carriera da criminal. Se la Terra dovesse essere conquistata da forze aliene e lui dovesse perdere la donna che ama per colpa di altri, allora Joker avrebbe sicuramente qualcosa per cui cercare vendetta.

Apokolips ha il Joker sotto il suo controllo

È possibile che il clown maniacale stia effettivamente lavorando per il regime di Superman e/o per le forze di Apokolips. Comunque venga raffigurato nella Snyder Cut, sarà interessante vedere dove si trovano tutti i giocatori DCEU in questa sequenza temporale e da che parte stanno. Nel caso del Joker, non sarebbe assurdo se avesse effettivamente servito Superman o Apokolips, in cambio di continuare a provocare il caos nel mondo. Proprio a causa della sua natura da psicotica, Joker potrebbe aver preso in considerazione l’idea di lavorare per i governanti della Terra come piccolo prezzo da pagare.

Ancora, potrebbe essere che in realtà il Joker di Leto è sotto il loro controllo, e che quindi non li stia servendo volontariamente. Con cattivi come DeSaad e Darkseid coinvolti in Justice League, il lavaggio del cervello e la corruzione della mente di uno specifico personaggio diventano una reale conseguenza poiché fa parte dei loro metodi su Apokolips. Sarebbe interessante vedere il Joker lavorare per una delle forze più potenti dell’intero universo DC, mentre lui e Batman cercano ancora di farsi la guerra. Sarebbe anche una svolta scioccante se Joker cadesse sotto il loro controllo mentre cerca di difendere la Terra come parte della resistenza di Bruce.

Il Joker muore per salvare Batman

Al momento non è chiaro quante nuove riprese Zack Snyder aggiungerà per l’iterazione in uscita nel 2021 del suo Justice League. Ma il ritorno del Joker di Leto per un enorme progetto DC come questo significa che probabilmente l’attore avrà più di un semplice cameo. Con il ritorno di altri cattivi DC come il Deathstroke di Joe Manganiello, è possibile che altri personaggi del DCEU si stiano imbarcando nel progetto. Dato che è molto probabile che Joker e Batman esistano contemporaneamente nella timeline dell’incubo, non è da escludere che il più grande nemico di Bruce sia disposto a prendere una pallottola per lui.

Sarebbe già una svolta in sé il fatto che lavorano insieme, ma sarebbe uno shock ancora più grande se Joker morisse per il bene di Batman. Non solo sarebbe qualcosa che non è mai stato visto nella dinamica tra Batman e Joker al cinema, ma dimostrerebbe quanto siano diventate folli le cose. In nessun modo questo redimerebbe Joker dopo le vite che ha preso ed eliminato, ma sarebbe un’aggiunta inedita alla sua storia cinematografica. Inoltre, questo potrebbe spiegare anche l’easter egg visto nel primo trailer della Snyder Cut. Solo il tempo ci dirà quanto del Joker di Leto ci sarà nella Snyder Cut di Justice League, ma si spera che alcuni indizi verranno prima o poi forniti nei prossimi mesi.

MCU: quando Iron Man ha scoperto l’esistenza delle Gemme dell’Infinito

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Un nuovo report di Screen Rant spiega quando Tony Stark ha scoperto dell’esistenza delle Gemme dell’Infinito nel MCU. I Marvel Studios avevano anticipato l’esistenza dei cristalli elementali sin dalla Fase 1 con le Gemme della Mente e dello Spazio in The Avengers. Ma è stato solo più tardi, quando siamo entrati nel vivo della Saga dell’Infinito, che gli eroi hanno realizzato il loro reale impatto collettivo.

Ci sono state diverse scene espositive nel MCU che spiegavano cosa sono le Gemma dell’Infinito e perché possono essere pericolose se finiscono nelle mani sbagliate. Tuttavia, è stato soltanto in Avengers: Infinity War e, ancora di più, in Avengers: Endgame, che le Gemme sono diventate l’obiettivo principale. Nonostante i cristalli elementali non esistano più nell’universo principale della Saga dell’Infinito, continuano ad essere rivelate nuove informazioni su di esse, come ad esempio quando Iron Man ne è venuto a conoscenza per la prima volta.

Il libro di recente pubblicazione The Wakanda Files contiene un estratto dal diario personale di Tony che descrive nel dettaglio la sua reazione dopo aver appreso delle Gemme dell’Infinito. In esso, ha menzionato Thor che parlava delle Gemme, inclusa la Gemma della Mente sulla fronte di Visione, molto probabilmente riferendosi alla loro ultima conversazione alla fine di Avengers: Age of Ultron.

“Aspetta. Sto davvero seppellendo il comando qui. Thor ha menzionato sei Gemme dell’Infinito al centro di un vortice che causò la distruzione della Terra. E una di loro sta apparentemente abbagliando la fronte di Visione. Possiamo parlarne per un secondo? Gemme dell’Infinito?”

Iron Man e l’esperienza diretta della potenza delle Gemme dell’Infinito

Sfortunatamente, The Wakanda Files non rivela cosa ha fatto Tony con quelle informazioni, anche se data la sua natura curiosa, è probabile che abbia cercato di esaminare di più le gemme elementali. Il problema è che, probabilmente, c’è una letteratura molto limitata su di esse, considerando che sono essenzialmente oggetti mistici. In Infinity War, Wong ha avuto bisogno di spiegare le loro origini e le loro funzioni sia a Tony che a Bruce Banner mentre si preparavano per l’arrivo di Thanos. È lecito presumere, quindi, che Tony non sia mai andato troppo lontano con i suoi possibili sforzi per conoscere meglio le Gemme dell’Infinito. Vale anche la pena sottolineare che negli anni precedenti l’arrivo del Titano Pazzo, si era occupato anche di questioni personali e professionali. 

Dopo gli eventi di Infinity War, tuttavia, in cui ha avuto un’esperienza diretta di quanto siano potenti le gemme, Tony potrebbe aver continuato a esplorare la composizione delle Gemme dell’Infinito che alla fine lo hanno aiutato a creare il Guanto dell’Infinito secondario in Endgame. Detto questo, molto probabilmente sapeva di avere pochissime possibilità di sopravvivere mettendo in atto lo schiocco. Sebbene le sei Gemme dell’Infinito non esistano più nella realtà principale, c’è sempre la possibilità per loro di giocare un ruolo chiave nelle trame delle successive Fasi del MCU, mentre i Marvel Studios si preparano ad affrontare il Multiverso.

L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose: trailer del film Netflix di Sydney Sibilia

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Netflix ha diffuso il trailer ufficiale di L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose, il nuovo film originale Netflix diretto da Sydney Sibilia con protagonista Elio Germano. Nel cast anche Matilda De Angelis, Fabrizio Bentivoglio, Luca Zingaretti, François Cluzet, Tom Wlaschiha, Leonardo Lidi, Alberto Astorri, Violetta Zironi, Leonardo Santini.

Scritto da Sydney Sibilia, Francesca Manieri L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose è prodotto da Matteo Rovere per la sua Groenlandia il film debutterà su Netflix il 9 dicembre.

L’incredibile storia dell’Isola Delle Rose, la trama

La storia dello stato indipendente denominato “L’Isola delle Rose”. Lo stato fu costituito dall’ingegnere Giorgio Rosa nel 1968 al largo della costa riminese, costruito su una piattaforma fuori dalle acque territoriali, con l’esperanto come lingua ufficiale. Le autorità italiane non la presero bene perché la micronazione fu vista come un espediente per non pagare le tasse sui ricavi ottenuti grazie all’arrivo di numerosi turisti e curiosi. Fu disposto una sorta di blocco navale intorno all’Isola delle Rose e dopo varie controversie lo stato italiano ordinò alle forze di polizia di far saltare in aria la piattaforma nel febbraio del 1969. La Repubblica Esperantista dell’Isola delle Rose non fu mai riconosciuta da alcuno stato del mondo nel suo breve periodo di vita. La valuta scelta era il Mill ma non vennero mai prodotte banconote e monete ma solamente alcune emissioni di francobolli, uno di questi mostrava la cartina dell’Italia con in evidenza la posizione in cui si trovava la piattaforma.

Titans 3: le prime foto di Red Hood

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Titans 3: le prime foto di Red Hood

Cresce l’attesa per il debutto di Titans 3, l’annunciata terza stagione della serie Titans, ed oggi la DC ha diffuso le prime due foto ufficiali di Red Hood:

  Titans, ed oggi la DC ha diffuso le prime due foto ufficiali di Red Hood:

Titans 3 Titans 3

Titans 3

Titans 3 sarà la terza stagione della serie Titans prodotta dalla DC Entertainmet e  creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg Berlanti. Titans vede come produttori esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e Sarah Schechter. 

In Titans 3 protagonisti sonon Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick” Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r / Starfire, Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan / Beast Boy.  Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua Orpin nei panni di Superboy e Esai Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.

Nella serie tv Dick Grayson emerge dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di fumetti di sempre. La prima stagione Titans ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC Universe, gestito da Warner Bros. Digital Networks.

Thor: Love and Thunder, ci sarà spazio anche per Surtur?

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Thor: Love and Thunder, ci sarà spazio anche per Surtur?

L’attore Clancy Brown ha ammesso che sarebbe disposto a tornare nei panni di Surtur, il nemico del Dio del Tuono visto in Thor: Ragnarok del 2017. Il film di Taika Waititi, che ha dato nuova linfa vitale alla storia dell’eroe interpretato da Chris Hemsworth, seguiva Thor mentre cercava di fuggirare dal pianeta Sakaar per salvare Asgard dalla sorella maggiore, la perfida e temibile Hela, interpretata dal premio Oscar Cate Blanchett.

Thor affronta molte minacce durante il film, incluso il demone ardente Surtur, il sovrano di Muspelheim, il regno del fuoco. Anche se Thor viene imprigionato da Surtur all’inizio del film, l’eroe è in grado di liberarsi e sconfiggere la creatura. Tuttavia, Surtur viene successivamente resuscitato da Loki (Tom Hiddleston) per sconfiggere Hela. Mentre Surtur finisce per avviare Ragnarok e distruggere Asgard, gli alleati di Thor riescono in anticipo ad evacuare in sicurezza la popolazione.

In un’intervista con ComicBook, Clancy Brown ha rivelato che sarebbe interessato a tornare ad interpretare Surtur. Brown ha spiegato che il suo ruolo era per lo più limitato ad una voce fuori campo e che ha firmato soltanto per apparire in Thor: Ragnarok. Proprio per questo, ha affermato che sarebbe pronto a tornare se la Marvel lo contattasse, anche se non considera la questione “un grosso problema”… 

“Era praticamente un personaggio che ho solo doppiato”, ha spiegato Brown. “Quindi, voglio dire, lo rifarei volentieri, perché sarebbe stato un mo-cap, una voce, e sarebbe stato divertente, ma non mi hanno fatto formare un accordo per più film o cose del genere. Se mi chiamano e possiamo raggiungere un accordo, lo farei. Se mi chiamano e non vogliono pagarmi, non lo farò! Voglio dire, non è un grosso problema. Comunque Surtur non è un vero personaggio per me.”

C’è la possibilità che Surtur possa fare un’apparizione in Thor: Love and Thunder?

Sebbene non ci siano state conferme ufficiali da parte della Marvel, c’è la possibilità che Surtur possa fare un’apparizione in Thor: Love and Thunder. Il prossimo film dedicato al Dio del Tuono dovrebbe uscire a febbraio 2022 e vedrà il ritorno di molti volti noti, tra cui la Jane Foster di Natalie Portman. Sebbene non si sappia molto sulla trama del film, è plausibile che possa esserci un’opportunità per Surtur di tornare, soprattutto considerando l’importante ruolo del demone nella mitologia asgardiana.

Se Surtur ha davvero un ruolo in Thor: Love and Thunder, sarà interessante vedere come il film rappresenterà il personaggio basato sul gigante della mitologia norrena, che è stato profetizzato per porre fine all’intero cosmo. Considerato ciò, sarebbe bello vederlo assumere il ruolo di antagonista centrale nel prossimo film di Taika Waititi. Tutto sommato, Thor: Ragnarok è stato un clamoroso successo che ha mostrato un lato diverso e molto più divertente di Thor. Forse, anche le potenziali versioni future di Surtur mostreranno un cattivo dalle infinite sfumature…

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 11 febbraio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Avatar 2: ecco Kate Winslet sott’acqua con la tuta del mocap

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Avatar 2: ecco Kate Winslet sott’acqua con la tuta del mocap

Una nuova foto dal backstage di Avatar 2 ci mostra Kate Winslet impegnata a realizzare una sequenza sott’acqua. Il tanto atteso sequel del blockbuster di fantascienza di James Cameron è stato rimandato numerose volte nel corso degli anni: ad oggi l’uscita in sala è fissata per dicembre 2022. Ciò significa che, tra due anni, saranno passati 13 anni esatti tra il primo Avatar e il primo sequel; resta quindi da vedere se questo lungo divario avrà un impatto sulle prestazioni del franchise al box office.

Indipendentemente da ciò, c’è comunque un palese interesse nel modo in cui Cameron continuerà la storia di Jake Scully (Sam Worthington), Neytiri (Zoe Saldana) e gli altri abitanti di Pandora. I dettagli sulla trama di Avatar 2 non sono ancora stati svelati, ma sappiamo che Jake e Neytiri avranno una famiglia che dovranno proteggere. Proprio per questo, la coppia viaggerà verso gli oceani di Pandora e incontrerà il clan marino chiamato Metkayina, guidato dalla new entry del franchise Cliff Curtis, nei panni di Tonowari. È lì che troveranno anche Ronal, il Na’vi interpretato da Winslet. Non sono stati rivelati ancora molti dettagli sul personaggio dell’attrice premio Oscar, ma i fan hanno già avuto modo di vederla sul set in alcune foto rilasciate in precedenza.

E proprio Kate Winslet è la protagonista dell’ultima immagine dal dietro le quinte del film, diffusa attraveros l’account Twitter ufficiale della saga di Avatar. Nello scatto, Winslet è completamente sommersa dall’acqua e indossa l’ormai celebre tuta per il motion capture. La cosa più interessante è che sembra che il suo personaggio abbia le ali o, almeno, indossi una specie di mantello.

Nella didascalia che ha accompagnato l’immagine, è stato riportata una dichiarazione di Winslet fatta a THR: “Ho dovuto imparare ad immergermi in apnea per interpretare quel ruolo in Avatar, ed è stato semplicemente incredibile. Il mio respiro più lungo è stato di sette minuti e 14 secondi, come una cosa da pazzi”. Potete ammirare la foto di seguito:

Avatar 2 debutterà il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 19 dicembre 2025 17 dicembre 2027.

Il cast della serie di film è formato da Kate WinsletEdie FalcoMichelle YeohVin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam WorthingtonZoe SaldanaStephen LangSigourney WeaverJoel David MooreDileep Rao e Matt Gerald.

Chicago Fire 9×01: anticipazioni dall’episodio

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Chicago Fire 9×01: anticipazioni dall’episodio

Il network americano NBC ha diffuso le anticipazioni di Chicago Fire 9×01, il primo episodio dell’attesa nona stagione di Chicago Fire.

In Chicago Fire 9×01 che si intitolerà “Rattle Second City” Nella premiere della stagione 9, Firehouse 51 accoglie un nuovo membro nel team, la cui presenza potrebbe fornire alcune complicazioni. La leadership di Brett brilla durante una chiamata spaventosa. Boden vede un grande potenziale in Kidd e propone un’idea che potrebbe avere ripercussioni durature.

Chicago Fire 9×01

Chicago Fire 9 è la nona stagione di Chicago Fire, la serie creata da Michael Brandt e Derek Haas e prodotta da Dick Wolf per la NBC.

Nel cast di Chicago Fire 9 ritorneranno i personaggi Matthew Casey (stagione 1-in corso), interpretato da Jesse Spencer, Tenente del Camion 81. Quando non è di turno, lavora nel suo business di costruzione. Nella prima stagione è fidanzato con la tirocinante di medicina Hallie Thomas ma successivamente la ragazza lo lascia. Torna alla fine della stagione nel quale i due riprendono la relazione, fino a quando Hallie non rimane uccisa nell’incendio della clinica in cui lavorava. Nella seconda stagione si fidanza ufficialmente con Gabriela Dawson. Diventerà consigliere del quartiere, sotto incoraggiamento di Dawson.

Kelly Severide (stagione 1-in corso), interpretato da Taylor Kinney, tenente della Squadra di Soccorso 3. Ha vissuto insieme a Leslie Shay, sua migliore amica. È un “don Giovanni”. Nella prima stagione soffre di dolori alla spalla, che terrà sotto controllo prendendo antidolorifici senza prescrizioni. Soltanto alla fine della stagione si deciderà ad affrontare il problema e a farsi operare. Nella terza stagione si sposa a Las Vegas, ma dopo pochi mesi di relazione i due si lasciano; nonostante questo, la donna, aiuta Kelly a superare il trauma pe la morte di Shay. Nella quinta stagione, Kelly si metterà in testa di aiutare una donna malata di leucemia, facendo di tutto per donare il suo midollo osseo. Gabriela Dawson (stagione 1-in corso), interpretata da Monica Raymund, paramedico nell’Ambulanza 61 e amica di Leslie Shay. Successivamente seguirà il corso per diventare vigile del fuoco. Ha una relazione con Peter Mills nella prima stagione. Nella seconda stagione si fidanza con Matthew Casey di cui successivamente rimarrà incinta, ma nella quarta stagione perde il bambino. Successivamente prenderà in affido un bambino salvato da un incendio, Louie.

Comandante Wallace Boden (stagione 1-in corso), interpretato da Eamonn Walker, è il Comandante della Caserma 51. È molto autorevole e ha la mano ferma, ma è sempre in prima linea quando si tratta di difendere i suoi uomini. È divorziato e ha un figliastro che non vede da anni. Nella seconda stagione si sposa con Donna Robins da cui poi avrà un figlio, Terrence. Ha avuto una relazione con la madre di Peter Mills.Christopher Herrmann (stagione 1-in corso), interpretato da David Eigenberg, Vigile del fuoco del Camion 81. È sposato e ha 5 figli. Insieme a Dawson e Otis ha un locale, il Molly’s. Brian “Otis” Zvonecek (stagione 1-in corso), interpretato da Yuri Sardarov Vigile del fuoco del Camion 81. Ha avuto una relazione con la sorellastra di Kelly Severide. Ha abitato con Leslie Shay e Kelly Severide. Joe Cruz (stagione 1-in corso), interpretato da Joe Minoso, Vigile del fuoco del Camion 81. Ha avuto una relazione con Zoya, la cugina di Otis, arrivando anche a chiederle di sposarlo ma lei lo lascia tornando in Russia. È coinquilino di Otis e ha avuto una relazione con Sylvie Brett. Randy “Mouch” McHolland (stagione 1-in corso), interpretato da Christian Stolte, Vigile del fuoco del Camion 81. Si sposerà con il sergente Trudy Platt di Chicago P.D..

Chicago PD 8×01: anticipazioni dall’episodio

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Chicago PD 8×01: anticipazioni dall’episodio

Il network americano della NBC ha diffuso le anticipazioni di Chicago PD 8×01, il primo episodio dell’annunciata ottava stagione di Chicago PD.

In Chicago PD 8×01 che si intitolerà  “Fighting Ghosts” La squadra risponde alla sparatoria di una bambina di 5 anni e deve lavorare sul caso affrontando nuovi ostacoli che derivano dalla maggiore attenzione alla riforma della polizia. Atwater è preso di mira da un gruppo di agenti che vogliono ferirlo per essersi fermato contro il muro blu. Voight si domanda se è tagliato per una nuova forma di polizia mentre gestisce la supervisione del vice sovrintendente del CPD.

Chicago PD 8×01

Chicago PD 8 è l’ottava stagione della serie tv Chicago PD creata da Dick Wolf e che fa parte del franchise televisivo basato su Chicago trasmesso dal network americano NBC.

In Chicago PD 8 ritorneranno i personaggi Henry “Hank” Voight (stagioni 1-in corso), interpretato da Jason Beghe è il capo dell’Unità Intelligence del Dipartimento di Polizia di Chicago. Voight è un poliziotto tosto che finisce sempre quello che comincia, anche se significa non rispettare le regole. La sua squadra lo rispetta, anche se è sospettato di essere corrotto. Il suo defunto padre era un agente di polizia, proprio come lui. È rimasto vedovo di sua moglie, Camille. Jay Halstead (stagioni 1-in corso), interpretato da Jesse Lee Soffer, è un membro dell’Intelligence, e partner del Detective Erin Lindsay, che in seguito diventerà la sua fidanzata. È stato un Ranger dell’Us Army. È uno dei pochi che occasionalmente si oppone a Voight, trovando i suoi metodi troppo discutibili, ma nonostante tutto tra i due vige un forte rispetto reciproco. Adam Ruzek (stagioni 1-in corso), interpretata da Patrick John Flueger, è il partner del Detective Alvin Olinsky. Voight chiese ad Alvin di assumere un agente dall’accademia, e lui scelse Adam vedendo in lui un grande potenziale.

Kevin Atwater (stagioni 1-in corso), interpretato da LaRoyce Hawkins, è l’ex partner dell’agente Kim Burgess, promosso all’Intelligence. Nonostante sia cresciuto in un brutto quartiere, è un ragazzo onesto con un forte senso del dovere. Kimberly “Kim” Burgess (stagioni 1-in corso), interpretata da Marina Squerciati, è l’ex partner dell’agente Kevin Atwater ed è fidanzata con l’Agente Adam Ruzek. Prima di diventare un agente di polizia, era un’assistente di volo. Sergente Trudy Platt (stagioni 1-in corso), interpretata da Amy Morton, Sean Roman (stagioni 2-3, guest 7), interpretato da Brian Geraghty, Hailey Upton (ricorrente stagione 4, stagioni 5-in corso), interpretata da Tracy Spiridakos, Detective dell’unità rapine-omicidi, quando lavorerà insieme all’Intelligence in un caso di rapine in banca si unirà temporaneamente alla squadra sostituendo Kim la quale si era presa una pausa dal lavoro, per poi diventare un membro ufficiale del team in seguito alla partenza di Erin. Vanessa Rojas (stagione 7), interpretata da Lisseth Chavez, agente sotto copertura, è afro-latina, si unisce nell’Intelligence al posto del dimissionario Antonio Dawson. Quando era giovane ha vissuto in diverse case-famiglia, inoltre, prima di diventare un poliziotto, si metteva nei guai con la legge. È intelligente, ma anche impulsiva.

Fantastici Quattro: Doug Jones tornerebbe nei panni di Silver Surfer

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I Fantastici 4 e Silver Surfer, uscito nel 2007, è stato l’ennesimo passo falso della Fox con le proprietà dei Marvel Studios, nonostante la maggior parte dei fan abbia risposto bene alla versione di Silver Surfer ad opera di Doug Jones e Laurence Fishburne: quest’ultimo ha infatti doppiato il personaggio nella versione originale, mentre il primo ha fornito i movimenti di Norrin Radd.

Considerato il modo in cui la motion capture si è evoluta nel corso degli anni, è improbabile che saranno ancora necessari due attori distinti quando Silver Surfer farà finalmente il suo debutto nell’Universo Cinematografico Marvel. Per quel che può valere, Jones sarebbe interessato a tornare nei panni del brillante araldo di Galactus ed universi al MCU, come rivelato dallo stesso attore di Hellboy in una recente intervista.

“Se volessero riportare Silver Surfer al cinema, se me lo offrissero, coglierei l’occasione al volo”, ha dichiarato Doug Jones a ComicBook. “Mi piaceva interpretarlo. Era così eroico e angelico… quasi simile ad un Dio. È il tipo di supereroe che voglio essere nella mia vita reale. È bellissimo. Aveva il miglior sedere che abbia mai avuto in un film. Quindi se potessi interpretarlo di nuovo, coglierei al volo l’occasione, certo!”

I piani della Marvel con Silver Surfer

Nonostante sia bello sentire queste parole da Jones, è improbabile che la cosa diventi realtà. I Marvel Studios probabilmente assumeranno una star di serie A per interpretare Silver Surfer, anche se al momento non sappiamo nemmeno se il personaggio farà mai il suo debutto nell’universo condiviso.

I piani della Casa delle Idee sulla prima grande famiglia di supereroi della Marvel sono ancora avvolti nel mistero, quindi fare ipotesi al momento è soltanto pretenzioso. Lo scorso anno si era parlato di un possibile film interamente dedicato al villain, ma da allora non ci sono stati più aggiornamenti.

Iron Man 3: il vero motivo dietro la creazione della Iron Legion

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Iron Man 3: il vero motivo dietro la creazione della Iron Legion

Un nuovo report di Screen Rant chiarisce finalmente la vera ragione per cui Tony Stark (Robert Downey Jr.) ha deciso di creare la Iron Legion in Iron Man 3. Dopo il successo di The Avengers, i Marvel Studios hanno dato il via alla Fase 2 del MCU proprio con il film di Shane Black. Nel terzo e ultimo film in solitaria dell’eroe inaugurale dell’universo condiviso, Iron Man ha affrontato un disturbo post-traumatico da stress dopo la sua esperienza di pre-morte durante la battaglia di New York.

Iron Man 3 è uno dei pochi film del MCU incentrato esclusivamente sul personaggio principale, senza che la storia si impantanasse con gli sforzi di costruzione di un universo più ampio. Nel film vediamo Tony Stark contro Aldrich Killian (Guy Pearce), che ha usato il falso Mandarino (Ben Kingsley) per alimentare la paura. Oltre a combattere contro un tradizionale cattivo dei fumetti, il genio miliardiario ha anche lottato personalmente con uno stress post-traumatico. Come conseguenza, iniziò ad essere ossessionato dal tentativo di proteggere le persone a lui più care. L’ipotesi generale è che questo sia stato il motivo che lo abbia spinto a creare la Iron Legion, ma oggi scopriamo che non è andata proprio così…

Nel libro The Wakanda Files viene rivelata la vera motivazione per cui Tony ha deciso di creare dozzine di armature Iron Man controllate a distanza. Mentre l’eroe inaugurale del MCU rifletteva sugli eventi della Battaglia di New York e sulla devastazione che aveva lasciato sulla città, ha avuto l’idea che potesse aiutare a ridurre al minimo le vittime civili nel caso in cui in futuro si verificasse un’altra battaglia ambientata nella città metropolitana. Questo lo portò ad “attivare e assegnare una Legione di Ferro alla causa dei Vendicatori”; con l’uso dell’automazione, Tony ha predetto di essere in grado di inventare una dozzina di costumi in almeno una settimana, e all’epoca dei fatti narrati in Iron Man 3, aveva 35 armature volanti. Tony ha anche incaricato JARVIS (Paul Bettany) di “controllare a distanza alcune unità individualmente, secondo necessità”, il che spiega perché l’I.A. aveva accesso a diverse unità come si vede nel film.

Tony Stark e l’ossessione per la creazione della Iron Legion in Iron Man 3

Tony voleva anche utilizzare la Iron Legion come supporto se i Vendicatori avessero mai  dovuto affrontare un enorme esercito come hanno fatto in The Avengers. Mentre i Chitauri erano abbastanza facili da abbattere, gli eroi facevano fatica a contenerli perché erano ridicolmente sopraffatti e inferiori a livello numerico. Riconoscendo questo come un margine di miglioramento, Iron Man pensava che una serie di armature specializzate potesse aiutarli. Oltre ad essere un’estensione fisica per i Vendicatori, Tony pensava che la Iron Legion potesse aiutare con la diffusione delle informazioni, utilizzando le tute “per comunicare in modo efficace, in modo che non ci fosse alcuna disinformazione”.

Vale la pena notare che questo non era l’unico progetto di Tony dopo la Battaglia di New York; come rivelato in Spider-Man: Homecoming, ha anche collaborato con il governo degli Stati Uniti per creare il Department of Damage Control (D.O.D.C.), che ha assunto la direzione della pulizia della città.

Questa nuova informazione proveniente da The Wakanda Files evidenzia quanto fosse stato proattivo Iron Man quando si occupava di potenziali minacce sulla Terra. Anche dopo che la squadra di supereroi si è sciolta in Captain America: Civil War, ha continuato a lavorare da solo, rimanendo impegnato nella loro causa in qualità di difensori della Terra. Tutto ciò sembra anche contraddire direttamente ciò che è stato precedentemente rivelato, ossia la ragione principale alla base della creazione della Iron Legion. Tony ha detto esplicitamente a Rhodey/War Machine (Don Cheadle) in Iron Man 3 che pensava che non fossero sufficienti “per quello che sta arrivando”, un riferimento alla sua premonizione di un altro attacco extraterrestre che alla fine è avvenuto in Avengers: Infinity War.

James Gunn difende Suicide Squad di David Ayer

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James Gunn difende Suicide Squad di David Ayer

James Gunn, regista dell’attesissimo The Suicide Squad, ha finalmente parlato del film di David Ayer uscito nel 2016, difendendolo a spada tratta. Il cinecomic di Ayer, lo sappiamo, ha dovuto affrontare una serie di problematiche fin dalla fase di riprese, con la Warner Bros. che ha costretto il regista ad apportare una serie di modifiche sostanziali alla versione originale del film.

Il tagli effettuati durante il montaggio hanno restituito un film dalla trama confusa e poco attento alla psicologia dei personaggi; insomma, un prodotto profondamente diverso da quello che Ayer aveva inizialmente concepito. Tuttavia, nonostante l’accoglienza negativa da parte della critica e di alcuni fan, il film ha comunque incassato 746 milioni di dollari al box office mondiale. Diversi mesi dopo, sulla scia di quanto accaduto con la Snyder Cut di Justice League, David Ayer ha confermato di essere intenzionato a rilasciare il taglio originale del suo Suicide Squad, anche se al momento non sappiamo quali siano le intenzione della Warner in merito.

Prima ancora dell’uscita di Suicide Squad nelle sale, un sequel era già stato messo in cantiere, con Ayer che sarebbe dovuto tornare dietro la macchina da presa, ma che ha poi deciso di abbandonare la regia per dedicarsi a Gotham City Sirens (progetto DC finito, ad oggi, nel dimenticatoio). Con gli anni, soprattutto sulla scia dell’insuccesso del primo film, il sequel è diventato una sorta di riavvio, con James Gunn che è stato incaricato dalla WB di occuparsi della regia.

James Gunn su David Ayer: “Ha scelto attori fantastici con cui lavorare”

The Suicide Squad di James Gunn promette un approccio totalmente diverso alla Task Force X, ma ciò non ha impedito al “papà” del franchise di Guardiani della Galassia di prendere le difese del primo Suicide Squad ad opera di David Ayer. In un’intervista con Empire, infatti, Gunn ha lodato la scelta del cast e ha riconosciuto che il prodotto finale non era quello che Ayer aveva in mente.

“David Ayer ha avuto dei problemi con quel film”, ha spiegato Gunn. “So che non è venuto fuori come David voleva che uscisse. Ma ha fatto una cosa davvero, davvero grandiosa: ha scelto attori fantastici con cui lavorare. Ha affiancato questi attori nella costruzione dei loro personaggi in un modo davvero profondo, senza paura. È qualcosa per cui David merita sicuramente di essere lodato, ed è sicuramente qualcosa che traspare nel film.”

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

Spider-Man 3: Tom Holland ha ricevuto la sceneggiatura!

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Dopo essere apparso nei panni di Nathan Drake nella prima foto di Uncharted, Tom Holland torna sui suoi social per annunciare di essere finalmente in possesso della sceneggiatura di Spider-Man 3.

Nelle sue stories di Instagram, l’attore ha informato che in questo momento si trova a casa sua ad Atlanta e lì ha ricevuto un pacco, dentro a quel pacco c’era un iPad, e su quell’iPad una sceneggiatura, proprio quella di Spider-Man 3. L’attore ha detto che non avrebbe rivelato niente perché “ho imparato la lezione”, ma ha detto che non vede l’ora di scoprire cosa succederà al suo eroe nella sua terza avventura.

Cosa sappiamo di Spider-Man 3?

Di Spider-Man 3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce). Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle precedenti…

Tom Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone: Spider-Man: Homecoming e Spider-Man: Far From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi del MCU.

The Butler: la vera storia dietro al film con Forest Whitaker

The Butler: la vera storia dietro al film con Forest Whitaker

Sono tanti i film statunitensi che negli anni si sono concentrati sul raccontare la vita dei più noti presidenti del paese. Per una volta, invece, ad essere stata portata sul grande schermo è la storia di una figura apparentemente marginale, ma in grado di raccontare nuovi aspetti dell’America. Si tratta di Eugene Allen, maggiordomo di colore della Casa Bianca per più di trent’anni. La sua storia è raccontata nel film del 2013 The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca, diretto da Lee Daniels, e ispirato dall’articolo del Washington Post intitolato A Butler Well Served by This Election.

A seguito della scomparsa di Allen, avvenuta nel 2010, la Columbia Pictures acquisì infatti i diritti per realizzare un film su di lui, avvalendosi di un numeroso cast di grandi interpreti. Il film copre infatti un arco temporale particolarmente ampio, e numerosi sono i ruoli presenti nel film. Tale grandezza ha generato molte aspettative nei confronti del film, che venne poi accolto favorevolmente tanto dalla critica quanto dal pubblico. Al momento della sua uscita in sala, infatti, The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca incassò un totale di circa 176 milioni di dollari, a fronte di un budget di soli 30.

Il film fu considerato anche uno dei maggiori contendenti al premio Oscar, ritrovandosi poi però privo di nomination. Ciò non ha ovviamente inficiato sul valore del film, apprezzato in ogni dove per l’aver raccontato una storia tanto dimenticata quanto importante. Lo stesso presidente degli Stati Uniti di allora, Barack Obama, si dichiarò un grande fan del film, affermando di essere rimasto commosso nel vedere ritratto il valore della vita di Allen, simbolo per intere generazioni di oppressi ancora oggi.

The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca: la trama del film

Protagonista del film è Cecil Gaines, il quale negli anni Venti cresce nella piantagione di cotone dove la sua famiglia lavora. Sottoposto a torture e traumi, egli riesce infine a fuggire dalla tirannia conosciuta nel Sud, desideroso di costruirsi una vita migliore altrove. Egli inizia così a formarsi, acquisendo competenze che lo portano a lavorare come maggiordomo all’interno della Casa Bianca. Qui egli rimane dal 1957 al 1986, prestando servizio sotto ben sette presidenti, da Eisenhower a Kennedy, da Nixon a Reagan. Lavorando a stretto contatto con tali figure, egli diventa testimone di alcuni dei momenti più importanti della storia degli Stati Uniti, in particolare quelli legati al movimento per i diritti civili. Tali eventi si ripercuotono ovviamente su Cecil sia come padre di famiglia che come maggiordomo.

The Butler cast

The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca: il cast del film

Il film presenta un ricchissimo cast di celebri attori, tra cui molti premi Oscar. Questi ricoprono ruoli che, seppur talvolta brevi, si affermano tutti a loro modo come memorabili. Il primo della lista è Forest Whitaker, che dà volto al protagonista Cecil Gaines. Per potersi calare meglio nella parte, questi studiò a lungo la vita del vero maggiordomo su cui il film è basato, cercando di comprenderne gli sviluppi emotivi e di pensiero. Nel ruolo di Gloria Gaines, sua moglie, vi è Oprah Winfrey, mentre David Oyelowo è il figlio Louis Gaines. Vi sono poi Cuba Gooding Jr. nei panni di Carter Wilson e Lenny Kravitz in quelli di James Holloway, entrambi dipendenti presso la Casa Bianca. Terrence Howard recita nel ruolo di Howard, vicino dei Gaines, mentre Vanessa Redgrave è Annabeth Westfall, proprietaria della piantagione dove lavora Cecil da bambino.

Per i ruoli dei presidenti degli Stati Uniti, come anche di altre personalità ad essi legati, sono stato poi chiamati a recitare noti attori come Robin Williams nei panni di Dwight D. Eisenhower e James Marsden in quelli di John F. Kennedy, con Minka Kelly ad interpretare la celebre Jackie Kennedy. Liev Schreiber ha interpretato Lyndon B. Johnson, mentre John Cusack è stato Richard Nixon. Infine, Alan Rickman interpreta Ronald Reagan, l’ultimo presidente servito da Cecil. Jane Fonda è invece presente nei panni della first lady Nancy Reagan. Vi sono poi anche diverse figure storiche di rilievo, come Martin Luther King interpretato da Nelsan Ellis, e l’attivista James Lawson, che ha qui il volto di Jesse Williams.

The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca: la vera storia dietro al film

Il film presenta alcune sostanziali differenze rispetto alla vera vita di Allen, il cui nome viene nel film cambiato in Cecil Gaines. Ciò ha permesso agli autori di raccontare alcuni storici eventi del paese visti attraverso gli occhi di un uomo solo parzialmente ispirato al vero maggiordomo. Le differenze iniziano sin dallo stabilire la provenienza di questi. Il vero Allen è infatti nato in una piantagione di cotone in Virginia, e non vi sono molte notizie circa i suoi primi anni di vita. Nel 1952, questi viene poi assunto a lavorare alla Casa Bianca dopo che una sua conoscenza gli suggerì la posizione aperta di maggiordomo. Qui egli inizia a lavorare come garzone di cucina, divenendo poi valletto e infine maggiordomo personale del presidente.

Egli inizia così una gloriosa carriera durata trentaquattro anni, durante la quale si è guadagnato la fiducia, la stima e l’affetto dei presidenti per i quali ha lavorato. In particolare, egli è stato invitato a prendere parte ad alcuni dei momenti più importanti della vita politica, come il funerale di Kennedy. Allen rifiutò però di partecipare, affermando che avrebbe reso più omaggio al presidente rimanendo nella Casa Bianca ad organizzare il servizio seguente la cerimonia. La sua storia si conclude poi sotto il presidente Reagan, con il quale possedeva a sua volta un buon rapporto, non minacciato dai conflitti sull’apartheid vigenti all’epoca. Nel 2008, Allen viene convocato nuovamente nel luogo dove ha lavorato per la maggior parte della sua vita. Qui incontra il neoeletto Barack Obama, il quale lo ringrazia per il suo servizio e il suo valore.

The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. The Butler – Un maggiordomo alla Casa Bianca è infatti presente su Rakuten TV, Google Play e Apple iTunes. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 26 ottobre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, HistoryvsHollywood

The Words: trama, cast e finale del film con Bradley Cooper

The Words: trama, cast e finale del film con Bradley Cooper

Affascinante dramma sul mondo della scrittura, a cui non mancano anche toni da thriller, The Words è arrivato nei cinema nel 2012, segnando il debutto alla regia di Brian Klugman e Lee Sternthal. Nel film da loro ideato nel lontano 1999, si racconta l’atto della creazione artistica e del suo concepimento da parte di un autore, concentrandosi in particolare proprio sulla figura dell’uomo dietro l’opera. I due registi, qui anche sceneggiatori, decidono però di raccontare tale tematica attraverso una storia non propriamente lineare, e che riserva numerosi colpi di scena allo spettatore.

Presentato in anteprima al Sundance Film Festival, The Words non ricevette particolari lodi da parte della critica, la quale sottolineava la mancata appartenenza ad un genere ben preciso. Con il tempo, tuttavia, in molti si sono ricreduti sul film, affermando che esso necessita un’approfondita analisi per poter essere realmente compreso e apprezzato. Al momento dell’uscita in sala, invece, il film venne accolto da un buon successo di pubblico, il quale si dimostrò attratto dalla storia e dagli attori coinvolti. The Words arrivò infatti a guadagnare circa 16 milioni di dollari a livello globale, a fronte di un budget di soli 6.

La popolarità del film venne involontariamente favorita anche da un’inattesa accusa di plagio. Vennero infatti evidenziate diverse somiglianze tra la trama del film e quelle del romanzo Lila Lila, dell’autore svizzero Martin Suter. I due registi, tuttavia, affermarono di non essere a conoscenza di tale libro, e di aver comunque ideato il loro film ben prima della pubblicazione di questo. Un’accusa che ha ricordato molto quella che viene svolta anche all’interno dello stesso The Words, generando così un certo interesse per la vicenda e il film in sé.

The Words: la trama del film

Il film si apre con il noto scrittore Clayton Hammond, il quale è intento in una lettura pubblica di alcuni passi del suo ultimo romanzo di successo, intitolato The Words. Questo ha per protagonista Rory Jansen, giovane aspirante scrittore che tenta in tutti i modi di vendere ad un editore il suo primo romanzo, vedendosi però rifiutato da ogni parte. Per poter mantenere sé stesso e la propria compagna, egli decide allora di accettare un lavoro in un’agenzia letteraria, senza abbandonare però le proprie aspirazioni da scrittore. La sua vita cambia per sempre nel momento in cui, durante il viaggio di nozze a Parigi, Rory si imbatte in una valigetta contenente un vecchio manoscritto, privo di autore.

Spinto dalla bellezza della storia in esso raccontata, Rory decide di pubblicarlo a suo nome, appropriandosi così dell’idea altrui. Il libro si rivela da subito un grandissimo successo, e porta Rory ad ottenere una fama che va oltre le sue aspettative. Tale popolarità non può che portare però anche diversi guai. Ben presto, infatti, un anziano si presenta a Rory come il vero autore del romanzo. Da qui ha inizio un rapporto insolito tra i due, con il giovane scrittore che dovrà scoprire le reali intenzioni del vecchio. In gioco c’è la sua carriera, la sua bella vita e l’amore della sua compagna, convinta che egli sia il vero ed unico autore del romanzo. Per Rory, dunque, è questo un caso in cui la vera verità può soltanto far male.

The Words cast

The Words: il cast del film

Tra i principali motivi del successo del film vi è il suo grande cast di attori, il più dei quali particolarmente noti a livello mondiale. Il primo di questi è Bradley Cooper (Una notte da leoni, A Star is Born), che ricopre il ruolo di Rory Jansen. Questi è amico d’infanzia dei i due registi, per i quali era l’unica scelta per il personaggio. I due raccontarono a Cooper l’idea per il film già nel 1999, e lui accettò di interpretare il protagonista. Passarono poi più di dieci anni prima della realizzazione di The Words, ma l’attore mantenne la sua parola. Nel ruolo di Dora Jansen, invece, vi è l’attrice Zoe Saldana (Avatar, Guardiani della Galassia). Sul set l’attrice intrecciò una vera relazione sentimentale con Cooper, poi durata fino al 2013.

Nel ruolo de Il Vecchio, il vero autore del manoscritto, vi è invece il premio Oscar Jeremy Irons (La corrispondenza, Batman v Superman), mentre il personaggio di Clay Hammond è interpretato da Dennis Quaid (Midway, Qua la zampa!). Altri ruoli importanti sono ricoperti da Oliva Wilde (Her, Richard Jewell), nei panni di Daniella, giovane studentessa che intervista Hammond, e J. K. Simmons (Spider-Man, Whiplash), che dà invece vita a mr. Jansen, padre di Rory. Gli attori Ben Barnes (Dorian Gray, Le cronache di Narnia – Il principe Caspian) e Nora Arnezeder (Maniac, Zoo) sono invece Uomo Giovane e Celia, personaggi che troveranno spiegazione nel corso della storia.

The Words: la spiegazione del finale del film

Nel corso del film si intrecciano tre storie parallele apparentemente legate soltanto dal comune tema della scrittura. La prima, quella con cui si apre il film, è quella di Clay Hammond, apprezzato scrittore intento a leggere alcuni passi del suo nuovo libro. La storia di questo è quella fittizia di Rory Jansen e del manoscritto anonimo trovato e pubblicato a suo nome. La terza, invece, è un racconto nel racconto, ed è quella che vede Il Vecchio, il vero autore del romanzo, raccontare a Rory come abbia avuto l’ispirazione per quella scrittura. Le tre storie si svolgono lasciando presagire un intreccio più ardito di quanto si penserebbe, ma che viene svelato soltanto nel finale.

Si avvisa per tanto che seguiranno spoiler su questo, e si sconsiglia la lettura qualora non si sia ancora visto il film.

Come detto, nel finale le tre storie si svelano per essere in realtà una sola. Con il suo libro The Words, che sembrava essere un racconto di finzione, Hammond sta invece svelando la propria autobiografia. Rory non è altro che Clay da giovane. Egli si è realmente imbattuto in un manoscritto, con il quale ha ottenuto la fama, ma ha anche dovuto confrontarsi con il vero autore e con la storia di questi. Assalito dal senso di colpa, egli ammette così con il nuovo romanzo il suo plagio. Tale liberazione non è però sufficiente per lui, il quale a causa di quello scandalo taciuto perse l’amore di sua moglie Dora. È a lei che Hammond chiede perdono con questo smascheramento, sperando di poterla riabbracciare nuovamente.

The Words: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. The Words è infatti presente su Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, e Netflix. Per poter usufruire del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video, senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 26 ottobre alle ore 21:20 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

Wendy, recensione del film di Benh Zeitlin #RFF15

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Wendy, recensione del film di Benh Zeitlin #RFF15

A oltre otto anni di distanza dal suo esordio, Re della Terra Selvaggia, Benh Zeitlin torna a dirigere per il cinema, reinventando una storia che ha accompagnato la sua infanzia, quella di Peter Pan e dei bambini sperduti. Il film si intitola Wendy e, nel lavoro di riscrittura che il regista ha fatto insieme alla sorella Eliza, è il risultato di una trasposizione prima di tutto geografica e poi emotiva dell’avventura del bambino che non voleva crescere.

Come accaduto al nostro Matteo Garrone, che sin da piccolo voleva raccontare per immagini la storia di Pinocchio, Benh ed Eliza sono cresciuti nella magia di un altro grande classico per ragazzi, quello di J.M. Barrie, che racconta di bimbi, pirati, coccodrilli, sirene e magia. In questa storia, invece, seguiamo una ragazzina, Wendy, che vive con la madre e due fratelli gemelli su un diner, gestito dalla donna, e che da piccola è testimone della sparizione di un bimbo. Qualche anno dopo, di notte, lei e i suoi fratelli saltano su un treno in corsa e sui vagoni che sfrecciano nella natura selvaggia, incontrano un ragazzino afroamericano che li porterà su un’isola sperduta e incolta, dove altri bambini come lui comunicano con la Madre Terra, e non crescono mai.

Wendy è la protagonista della nuova lettura di Peter Pan

Il primo elemento di originalità nel racconto di Zeitlin è che si sceglie di spostare l’inizio della storia dalla Londra dell’inizio Novecento al caldo e brullo Southern americano, un paesaggio che ricorda più Mark Twain che Barrie. Lì, Wendy cresce in mezzo a persone amiche, uomini e donne che popolano il diner gestito dalla madre, che ha abbandonato i suoi sogni per portare avanti quell’attività e avere dei figli, diventando grande, donna e madre. La seconda operazione che compie il regista, a quattro mani con la sorella sceneggiatrice, è quello di eliminare la magia in senso stretto e pervadere la storia di una spiritualità legata alla natura, alla Madre Terra, appunto, con cui i bambini parlano, giocano e interagiscono in diversi momenti della storia, decisamente i più suggestivi.

L’isola selvaggia e senza nome in cui si ambienta gran parte dell’avventura di Wendy, con i suoi fratelli e con Peter è un territorio rigoglioso, misterioso, che offre loro infinite possibilità di gioco in una continua sensazione di sogno ad occhi aperti, un non-luogo (l’isola che non c’è, appunto) che è anche un non-tempo, o meglio in cui il tempo scorre in base alla volontà di chi abita lì.

Zeitlin fugge dalla concettualizzazione con una regia libera

Zeitlin è bravissimo a svicolare ogni possibile concettualizzazione della storia, ogni gabbia didattica che possa in qualche modo imbrigliare il selvaggio spirito che anima non solo i piccoli protagonisti, ma il film stesso. Lo fa con una regia libera, leggera, appassionata, accompagnando le immagini con una colonna sonora da lui composta che ricorda molto da vicino le partiture realizzate per Re della Terra Selvaggia e che restituiscono allo stesso modo sensazioni di libertà e giovinezza.

Wendy è la lente attraverso cui guardiamo tutto ciò che accade, è lei che guida i nostri passi e anche quelli degli altri protagonisti. È lei che decide quando l’avventura deve cominciare, ma anche quando la storia che ognuno di loro racconta deve diventare una storia che scende a patti con il tempo, con la realtà, lontano da quei luoghi mistici.

Un’avventura viscerale e scalmanata

Le idee, sia visive che narrative, di Benh Zeitlin sono fresche e affascinanti, come la rappresentazione dello spirito della Madre, o come la genesi di Capitan Uncino che non sveliamo per non rovinare la visione. Con un primo film arrivato direttamente agli Oscar, Zeitlin si è preso il suo tempo, rifiutando offerte allettanti, e impiegando otto anni a realizzare il suo secondo film, sicuramente più difficile del primo, ma con il quale condivide lo spirito selvaggio di un narratore che ama la storia che racconta.

Wendy è un’avventura viscerale, scalmanata e allo stesso tempo intima, in un luogo dell’infanzia dove si conosce il valore, potente e puro, delle storie, un luogo che si finisce per dimenticare, da grandi. E Benh Zeitlin, per fortuna, non lo ha dimenticato.

Oscar Isaac in trattative per Moon Knight per Disney+

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Oscar Isaac in trattative per Moon Knight per Disney+

Oscar Isaac è in trattative per interpretare il protagonista della serie Disney+ Moon Knight, basata sull’omonimo personaggio del fumetti Marvel. Moon Knight racconta la storia di Marc Spector, un soldato d’elite e mercenario che decide di combattere il crimine e decide di diventare il rappresentante umano di Khonshy, il dio egizio della luna.

Il ruolo segnerebbe il ritorno di Oscar Isaac ai personaggi Marvel. Ha infatti interpretato il villain Apocalisse in X-Men: Apocalypse, per la Fox. Inoltre, Isaac ha già lavorato con la Disney nel franchise di Star Wars, in cui ha interpretato, nella trilogia sequel, Poe Dameron. Pur avendo partecipato a prodotti blockbuster, Oscar Isaac è molto amato anche dal cinema e dalla tv d’autore e ha avuto il suo grande ruolo nel 2014 con il film dei Fratelli Coen A proposito di Davis, che gli è valso una candidatura ai Golden Globes. La Marvel invece non ha commentato la notizia, per il momento.

Fonte: Variety

Maledetta Primavera, recensione del film di Elisa Amoruso #RFF15

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Maledetta Primavera, recensione del film di Elisa Amoruso #RFF15

Documentarista dagli esiti altalenanti, che non vede corrispondenza tra qualità e successo del suo lavoro, Elisa Amoruso esordisce al lungometraggio di finzione con Maledetta Primavera, un evento speciale della Festa del Cinema di Roma 2020, in collaborazione tra la Selezione Ufficiale di Antonio Monda e la sezione autonoma e parallela Alice nella Città.

Dopo il bellissimo e acuto Strane Straniere, passato in sordina, e Chiara Ferragni Unposted, uno spot pubblicitario sulla fashion blogger e imprenditrice milanese che ha fatto il giro del mondo, avevamo visto Amoruso tornare a progetti più piccoli e interessanti con Bellissime, il film documentario presentato l’anno scorso sempre alla Festa di Roma, che in quest’anno strano ha deciso di ospitare l’opera prima di fiction della regista romana.

La trama di Maledetta Primavera

Maledetta primavera e un teen movie ambientato negli anni ’80 (1989) che racconta di tre donne. Nina (Emma Fasano) adolescente che si trapianta con la famiglia in un nuovo quartiere e in una nuova scuola, non conosce nessuno, non riesce a fare amicizia con nessuno se non con la bellissima vicina, dalla quale è irrimediabilmente attratta. Sirley (Manon Bresch), quella vicina consapevolmente conturbante, diversa, inquieta, troppo consapevole per la sua età, per la sua scuola, per chi la circonda, strana, diversa, che addirittura parla un’altra lingua e la parlerà soltanto con Nina, unica che sembra capirla. Laura (Micaela Ramazzotti), giovane moglie e madre che non riesce a capire la figlia adolescente, ma che per prima non riesce a comprendere se stessa, vivendo in un costante stato di agitazione e insoddisfazione. La storia racconta un pezzetto delle loro vite, dei loro desideri semplici eppure irrealizzabili.

Maledetta Primavera recensioneUn teen movie raccontato a distanza

Elisa Amoruso riesce con grazie a raccontare l’adolescenza, lo fa con attenzione, sia da un punto di vista della messa in scena, con oggetti e costumi, sia per quanto riguarda il tratteggiare caratteri e personaggi, in maniera precisa, realistica. Riesce un po’ meno a dare tridimensionalità agli adulti, ad un padre scapestrato e assente interpretato da Giampaolo Morelli, a Laura, che offre a Ramazzotti un ruolo che replica alla perfezione quanto portato al cinema dall’attrice fino a questo momento.

Tuttavia questo racconto delicato dell’adolescenza e dei suoi drammi insormontabili, proprio perché vissuti in quegli anni, Amoruso non riesce a cancellare il distacco che esiste tra macchina da presa e soggetto. Il suo incedere trai personaggi è quello di un occhio estraneo, indagatore, quasi giudicante, superiore su personaggi che invece hanno solo bisogno di essere mostrati ed accolti.

Truth Seekers, la recensione della serie di e con Nick Frost e Simon Pegg

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Scalda sempre il cuore vedere accostati i nomi di Nick Frost e Simon Pegg. Succede sia quando entrambi recitano insieme in film che sono quasi sempre dei gioielli preziosi (vedi la Trilogia del Cornetto di Edgar Wright), sia quando oltre a metterci la faccia, ci mettono anche le loro penne affilate. Così accade in Truth Seekers, la nuova serie originale Amazon Prime che i due firmano da autori e in cui recitano.

Protagonista della serie, in verità, è il personaggio di Frost, Gus Roberts, che insieme allo strambo Elton John (Samson Kayo), forma una specie di duo che investiga su fenomeni paranormali e che registra poi le proprie imprese per un canale youtube, dal quale prende il nome la serie: Truth Seekers, Cercatori di verità. La serie segue le sgangherate avventure dei due e si fregia, oltre che della presenza di Simon Pegg nel ruolo di Dave, anche di Malcom McDowell (Richard, il burbero papà di Gus) e della meno famosa ma bravissima Emma D’Arcy, che interpreta l’inquieta Astrid.

La trama di Truth Seekers

Mentre sorvegliano chiese infestate da fantasmi, bunker sotterranei e ospedali abbandonati con la loro gamma di aggeggi casalinghi che rilevano i fantasmi, le esperienze soprannaturali dei Truth Seekers diventano sempre più frequenti, più terrificanti e persino mortali, iniziando a scoprire una cospirazione che potrebbe causare l’Armageddon per l’intera razza umana.

Truth SeekersNaturalmente non sorprenderà scoprire che la serie, che è firmata, tra gli altri, da Frost e Pegg, mescola i toni dell’horror soprannaturale a quelli della comedy inglese, con risate garantite, per quanto composte. E infatti il prodotto si pone come un miscuglio di toni e situazioni, che fa incrociare Ghostbusters con Scooby Doo e X-Files.

E proprio in questa mescolanza di toni che risiede, dal punto di vista dell’invenzione in fase di scrittura, l’elemento interessante di Truth Seekers: la mescolanza di generi, l’accostamento tra horror, qualche volta anche gore, commedia dall’umorismo decisamente inglese e fantascienza, che irrompe soprattutto quando i protagonisti mettono in campo le loro conoscenze in fatto di tecnologia e mettono a punto la loro apparecchiatura fatta in casa.

Un punto d’incontro tra horror, commedia e sci-fi

Se c’è un difetto in Truth Seekers è che, pur mirando ad una orizzontalità che si prefigge di tenere lo spettatore con il fiato sospeso, la serie funziona meglio sulla verticalità degli episodi, con la trama orizzontale che lascia a desiderare mentre più brillanti sono le idee che si esauriscono nella circostanza del singolo episodio.

Truth Seeker è una serie per gli appassionati di cinema horror/sci-fi ma soprattutto per i fan della coppia comica Frost-Pegg, che comunque si conferma un duo vincente.

Punta Sacra, recensione del documentario di Francesca Mazzoleni #RFF15

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Si chiama Punta Sacra il documentario diretto da Francesca Mazzoleni che è stato presentato nella selezione ufficiale della diciottesima edizione di Alice nella Città. Racconta di un mondo quasi dimenticato, di un luogo che diventa sacro perché quasi mitico, eppure reale e vivo, pulsante di malinconia e di vita, teso verso il futuro.

Mazzoleni porta il suo occhio all’idroscalo di Ostia, quel lembo di terra tra fiume e mare, dove 10 anni fa sono state abbattute le abitazioni abusive e dove la foce del Tevere confonde le sue acque con il sale del Tirreno. La regista segue da vicino coloro che sono rimasti ad abitare lì, desiderosi di stare dove stanno, piantati, seppure precariamente, in un luogo che sentono profondamente loro, spazzato da vento, triste eppure vitale.

Punta Sacra si addentra nelle pieghe di questa piccola comunità matriarcale, dove i conflitti generazionali sono gli stessi che in qualsiasi altro posto, ma dove il senso di appartenenza, la vitalità, la propensione al futuro sembrano una ricerca affamata di felicità. Francesca Mazzoleni riesce a raccontare tutto con occhio imparziale, ma senza il distacco del documentario scientifico, piuttosto immedesimandosi senza giudicare ogni suo protagonista.

Punta Sacra, il racconto di chi spera nel futuro

Punta Sacra racconta storie di vita, di memoria, di ambizioni, di identità che si sentono appartenenti ad un luogo, definite dallo stesso, considerato lontano da ogni altro luogo, mentalmente più che geograficamente, dove ancora si racconta di Pasolini, del suo omicidio, del fatto che non fu ucciso all’idroscalo, ma che ci venne portato, della sua capacità di generare ancora lotte ideologiche.

Ma questa è solo una storia, perché il film ne mostra e ne racconta tante, tutte con la stessa attenzione e cura, tutte con protagonisti persone, individui che non possono fare a meno di sentirsi legati a quella comunità che li assiste e li nutre, che dà loro una identità di luogo.

Punta Sacra è un documentario insolito, che trova il perfetto equilibrio tra la narrazione intima del protagonisti e l’occhio scientifico di chi li inquadra. Ci pensano loro a raccontarsi, a mostrarsi, quello che Mazzoleni si concede, è solo qualche sguardo romantico al mare, al posto, eternamente ostile eppure visceralmente amato da tutti quelli che sono intenzionati continuare a costruire lì il loro futuro.

They Were Ten: la nuova serie sul capolavoro di Agatha Christie

They Were Ten: la nuova serie sul capolavoro di Agatha Christie

They Were Ten arriva su Fox (112, Sky) in anteprima mondiale ogni martedì alle 21 a partire dal 27 ottobre. La serie è un adattamento contemporaneo del capolavoro di Agatha Christie, il romanzo poliziesco più venduto di tutti i tempi. Un nuovo thriller psicologico diretto dall’acclamato regista francese Pascal Laugier, noto per i suoi thriller di successo tra i quali The Secret – Le verità nascoste con Jessica Biel.

They Were Ten: quando esce e dove vederlo in streaming

They Were Ten debutta su Fox (sky, 112) martedì 27 ottobre alle 21 ed è composta da 6 episodi da 60 minuti.

They Were Ten: la trama e il cast

Nel cast Matilda Lutz, attrice e modella italiana già nota al pubblico italiano per aver recitato nel film di Gabriele Muccino L’Estate Addosso, nella serie I Medici e nei film pulp Revenge e horror The Ring 3. Oltre all’attrice italiana nel cast anche gli attori francesi Samuel Le Bihan, Guillaume de Tonquedec, Marianne Denicourt, Romane Bohringer, Patrick Mille, Samy Seghir, Nassim Si Ahmed, Manon Azem, Isabelle Candelier.

Dieci persone, cinque donne e cinque uomini, sono invitate in un hotel di lusso su un’isola tropicale deserta. Ben presto si renderanno conto che sono completamente isolati, tagliati fuori dal mondo e da tutti i mezzi di comunicazione e l’isola diventerà rapidamente il loro peggior incubo. Perché sono stati attirati in questa trappola morbosa? La risposta è nascosta nel loro passato che ognuno ha cercato di seppellire e che oggi, sotto il sole caldo dell’isola, stanno incominciando a pagare. Uno dopo l’altro saranno uccisi ponendo l’ultima domanda: chi è l’assassino?

 

MCU: le 10 migliori scene post-credits

MCU: le 10 migliori scene post-credits

Il 2020 è stato il primo anno senza un film dei Marvel Studios. Sperando che per il 2021 la situazione mondiale tornerà alla normalità e i cinema potranno nuovamente godere del prestigio che meritano, ComicBookMovie ha deciso di viaggiare a ritroso nella memoria del MCU, stilando una classifica delle 10 migliori scene post-credits dell’universo condiviso che hanno anticipato l’incredibile futuro dell’Universo Cinematografico Marvel.

Il martello di Thor (Iron Man 2, 2010)

Una delle prime scene post-credits. Sapevamo tutti che Thor sarebbe arrivato quando Iron Man 2 è stato rilasciato al cinema, ma quest’anticipazione ci ha permesso di dare un primo sguardo al Mjolnir dopo che si era schiantato sulla Terra. Anche se ci ha lasciato con molte domande, era impossibile non sentirsi esaltati dopo aver assistito a quest’anticipazione sull’arrivo del Dio del tuono, sapendo che sarebbe stato un punto di svolta per il MCU, mentre ci muovevamo dalle avventure radicate di Iron Man alle sale aliene di Asgard.

A molti questa scena potrebbe apparire oggi 6come un sorta di smorto teaser trailer in relazione agli standard odierni, ma la verità è che nel 2010 si è trattato di qualcosa di davvero epico!

Adam (Guardiani della Galassia Vol. 2, 2017)

L’acclamato sequel di Guardiani della Galassia di James Gunn presenta più scene post-credits di qualsiasi altro film Marvel, ma questo è stato un momento clou innegabile. Per anni dilagavano speculazioni circa la possibilità che Adam Warlock arrivasse nel MCU, e il regista ha finalmente gettato le basi per ciò con questa sequenza davvero intrigante.

Il sequel vantava una serie memorabile di scene post-credits, ma questa si distingue davvero come qualcosa di speciale, anche se molti fan sono rimasti delusi dal fatto che non abbia dato i suoi frutti in Avengers: Infinity War. I non avvezzi ai fumetti sarebbero rimasti senza dubbio sconcertati dalla menzione di un certo Adam, ma sapevamo tutti cosa significava. Speriamo che Guardiani della Galassia Vol. 3 possa finalmente regalare ai fan ciò che aspettano ormai da tempo.

L’arrivo di Captain Marvel (Avengers: Infinity War, 2018)

I Marvel Studios hanno fatto un ottimo lavoro nel tenere nascoste le più grandi sorprese di Avengers: Infinity War e questo significava che non avevamo idea di cosa aspettarci dalla scena post-credits dell’enorme film dedicato al gruppo di supereroi.

Iniziando con l’indagine di Nick Fury e Maria Hill sull’attacco di Thanos a Wakanda, siamo rimasti sconvolti quando entrambi si sono ridotti in polvere e il misterioso dispositivo che il primo ha lasciato cadere a terra ha mostrato un logo che particolarmente familiare ai fan dei fumetti. Captain Marvel era finalmente arrivata (più o meno), e questo ha decisamente aumentato l’eccitazione per la sua avventura da solista.

Il ballo di Groot (Guardiani della Galassia, 2014)

Per alcuni potrebbe essere stata solo una scena post-credits “divertente”, ma i Marvel Studios non avrebbero mai potuto rendersi conto che tipo di impatto avrebbe avuto. Questa breve e tenerissima – anche se ridicola in modo ingenuo – sequenza con Baby Groot che balla, ha portato a un’enorme richiesta di merchandising che la Disney non aveva neanhce lontanamente pensato di produrre.

È servita anche come introduzione alla versione baby di Groot di cui ci saremmo tutti innamorati (più di quanto non lo eravamo già) pochi anni dopo con Guardiani della Galassia Vol. 2. Un curiosità che potreste non sapere: è stato James Gunn a fornire il motion capture per il ballo di Groot!

Scarlet Witch e Quicksilver (Captain America: The Winter Soldier, 2014)

In molti modi, il MCU era ancora agli inizi nel 2014 e quindi l’introduzione di personaggi come Quicksilver e Scarlet Witch è stato un affare considerevolmente più grande di quanto non lo sia ora. Servendo come anticipazione di ciò che sarebbe accaduto in Avengers: Age of Ultron, abbiamo intravisto i gemelli in azione, e anche se all’epoca non eravamo del tutto sicuri se sarebbero stati eroi o cattivi (o anche mutanti), questa anticipazione è stata una vera sorpresa che si è collegata direttamente agli eventi del film a cui era allegata, menzionando l’apparente rovina dell’HYDRA.

All’epoca, la prospettiva che personaggi come Quicksilver e Scarlet Witch arrivassero nell’universo condiviso era difficile da prevedere, quindi anche solo un breve assaggio dei due in azione sarebbe risultato eccitante.

Stan Lee e gli Osservatori (Guardiani della Galassia Vol. 2, 2017)

Come si fa a non amare questa scena? Il compianto Stan “The Man” Lee ha realizzato una serie di cameo memorabili nel MCU, ma l’apparente rivelazione di essere stato mandato sulla Terra dagli Osservatori per tenere d’occhio le cose – qualcosa che i fan stavano teorizzando da anni – ha cambiato le regole del gioco.

Certo, l’avevamo visto già prima nel film, ma il fatto che si allontanassero dal creatore mentre i suoi racconti continuavano è stato esilarante. Anche solo vedere Gli Osservatori in live-action è stato fantastico, e ora che i diritti dei Fantastici Quattro sono tornati alla Marvel, speriamo che finalmente vedremo Uatu apparire nei momenti chiave.

L’iniziativa Avengers (Iron Man, 2008)

È qui che è iniziato tutto. Anche se i dettagli erano trapelati online in anticipo, i social media erano agli inizi nel 2008. Di conseguenza, la manciata di fan che hanno deciso di aspettare fino alla fine dei titoli di coda hanno assistito all’introduzione di Samuel L. Jackson/Nick Fury e hanno sentito parlare dell’iniziativa Avengers per la prima volta.

Era chiaro che, in quel caso, i Marvel Studios stavano usando “The Ultimates” come ispirazione, ed è stato eccitante per molte ragioni. Tuttavia, l’idea di riunire al cinema tutti i Vendicatori, all’epoca, era difficile da credere e la maggior parte del pubblico non poteva avere idea di quello che Kevin Feige e soci stavano concependo nell’ombra…

L’arrivo di Thanos (The Avengers, 2002)

Mentre i fan aspettavano pazientemente una scena post-credits alla fine di The Avengers, sono stati spiazzati dal debutto sul grande schermo del Titano Pazzo e hanno appreso che era stato lui a tirare le fila di Loki dall’inizio. Realizzato con effetti pratici piuttosto che in CGI, all’epoca non aveva un bell’aspetto, ma era più che sufficiente per far perdere la testa ai fan.

È assurdo pensare quanto tempo ci sia voluto perché tutto questo fosse ripagato, ma ne è valsa la pena aspettare e questo ha dimostrato che i Marvel Studios avevano grandi progetti in merito alla loro epica squadra.

I Vendicatori (Captain America: Il Primo Vendicatore, 2011)

Captain America: Il primo vendicatore è arrivato nelle sale nel luglio 2011 e il primo trailer di The Avengers non è arrivato fino ad ottobre. Tuttavia, anche alla fine di quel film ci sono stati dei chiari segnali che il film di Joss Whedon stava per arrivare.

L’eccitazione che la scena finale de Il primo vendicatore ha creato all’epoca è probabilmente difficile da immaginare per i fan più giovani abituati a pubblicazioni su larga scala come Avengers: Endgame! Ripensandoci adesso, è piuttosto divertente vedere quanto di quel filmato fosse chiaramente incompiuto.

Il ritorno di J. Jonah Jameson  (Spider-Man: Far From Home, 2019)

Per fortuna, Spider-Man tornerà nel Marvel Cinematic Universe il prossimo anno, ma se Far From Home avesse segnato la sua apparizione finale, sarebbe comunque uscito di scena con stile! In questa scena a metà dei titoli di coda, l’attenzione dell’arrampicamuri viene catturata da un servizio giornalistico nella Grande Mela che non solo è stato caratterizzato dallo shock per il ritorno di J.K. Simmons nei panni di J. Jonah Jameson, ma anche dal fatto che la vera identità di Peter è stata rivelata al mondo!

Entrambi quei momenti sono stati davvero sbalorditivi e hanno preparato bene il terreno per questa versione di Spidey per essere etichettata come una “minaccia” dopo che è stato incastrato per l’omicidio di Mysterio. Questa è stata l’anticipazione più eccitante di sempre, e se vogliamo credere a quelle voci su Spider-Man 3, Peter Parker entrerà nello “Spider-Verse” per rendere di nuovo segreta la sua identità.

Ant-Man 3: la Marvel ha già anticipato i nuovi superpoteri di Wasp

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Ant-Man and the Wasp ha cercato di spiegare, senza però approfondire la questione, da dove provenissero i poteri del personaggio di Janes Van Dyne. Il Regno Quantico è diventato cruciale per la narrativa generale della Fase 3 del MCU dopo essere stato introdotto per la prima volta in Ant-Man del 2015. Hank Pym ha descritto il Regno Quantico come “una realtà in cui tutti i concetti di tempo e spazio diventano irrilevanti mentre ti rimpicciolisci per l’eternità.”

Decenni prima, Hank aveva perso la sua amata moglie Janet Van Dyne nel Regno Quantico. Credeva che fosse impossibile salvarla, ma venne smentito quando Scott Lang riuscì a fuggire dal Regno con successo. Ciò ha direttamente impostato la trama di Ant-Man and the Wasp, in cui Hank ha inventato con successo un Quantum Pod per entrare e uscire in sicurezza dal Regno Quantico. Si è trattato di un risultato straordinario, che in qualche modo ha suggerito che Hank Pym è in realtà il più grande genio del MCU.

La Marvel ha recentemente pubblicato un libro di riferimento per l’universo chiamato The Wakanda Files, in cui Shuri esprime un certo stupore per i progetti di Pym. Per la gioia di Hank, però, quei progetti hanno avuto successo e hanno salvato Janet. La stessa, però, è tornata leggermente cambiata e, proprio secondo The Wakanda Files, si tratta di un cambiamento permanente. Il libro include una nota scritta a mano di Janet che discute dei suoi nuovi poteri (via Screen Rant): 

“Ho un bel po’ di tempo da recuperare. Il mondo è un posto diverso. E lo sono anch’io. Parte è l’adattamento, parte è l’evoluzione. Sono improvvisamente capace di ciò che prima non potevo fare. Sono stata colpita da una forma di Entanglement Quantistico, come se ogni molecola del mio corpo continuasse a trovarsi in più posti contemporaneamente. Credo che sia così che sono stato in grado di sentire il dolore di Ghost. Non sono del tutto sicura del come, ma sono stata in grado per farla rientrare in modo completo nella nostra realtà. Forse ci sono qualità curative per le particelle nel Regno Quantico? Mi sembra di essere stata lì per tutta la vita, ma sembra che mi siamo ancora parecchi momenti degni di domande.”

Janet Van Dyne potrebbe essere un personaggio chiave nella fasi 4 e 5 del MCU

Il tempo non funziona normalmente nel Regno Quantico, quindi in realtà è impossibile stimare quanto tempo Janet sia effettivamente rimasta lì. Inoltre, è possibile che anche la più breve esposizione al Regno Quantico abbia il potenziale per garantire queste abilità: Scott Lang è stato in grado di evadere dal Regno Quantico perché ha percepito che sua figlia Cassie lo reclamava, e ciò sembra molto simile all’esperienza di Entanglement Quantistico descritta da Janet. Tuttavia, le abilità di Janet sono durate anche dopo che ha lasciato il Regno Quantico, mantenendo chiaramente anche altri poteri.

La dichiarazione più interessante è che Janet Van Dyne si sente come se “ogni molecola nel suo corpo continuasse a trovarsi in più posti contemporaneamente”. Questo potrebbe suggerire che, come Ghost, lei non sia veramente in contatto con questa dimensione, e che le sue molecole si stiano spostando tra questo piano dell’esistenza ed altre realtà. In tal caso, Janet Van Dyne potrebbe essere un personaggio chiave delle Fase 4 e 5 del MCU, che essenzialmente dovrebbero basarsi sul concetto di Multiverso. I primi due film di Ant-Man sono stati cruciali per stabilire la narrativa generale del MCU: lo stesso potrebbe essere vero anche per Ant-Man 3.

Punta Sacra: intervista alla regista Francesca Mazzoleni

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Punta Sacra: intervista alla regista Francesca Mazzoleni

Ecco la nostra intervista a Francesca Mazzoleni, regista di Punta Sacra, film presentato alla diciassettesima edizione di Alice nella città.

Punta sacra, Il film-documentario di Francesca Mazzoleni, si è aggiudicato due premi nell’ambito di Alice nella Città: il Premio Speciale della Giuria assegnato dalle due giurie di Alice – quella dei ragazzi e quella degli esperti composta da Eva Cools, Agostino Ferrente, Caterina Guzzanti, Claudio Noce e Roberta Torre – e la Menzione speciale alla colonna sonora nell’ambito del Premio Rolling Stone alla Miglior Colonna Sonora, assegnato da una giuria composta da Morgan (presidente), Alessandro Giberti (Direttore Rolling Stone), Louis Siciliano (musicista e compositore), Pino Farinotti (critico cinematografico) e Gianni Santoro (La Repubblica).

Romulus: recensione dei primi due episodi della serie Sky RFF#15

Romulus: recensione dei primi due episodi della serie Sky RFF#15

La sua presentazione – attesissima dopo il successo lo scorso anno del film Il primo re, diretto da Matteo Rovere, da cui è stata tratta – fa parte degli Eventi Speciali della Festa del Cinema di Roma.

La serie tv Romulus promette di raccontare la fondazione di Roma e soprattutto il mondo dei primi romani dell’VIII secolo a. C. come non era stato mai fatto. La dimensione della serialità consente di soffermarsi di più e meglio sui molteplici aspetti della vita del tempo, di ricreare con dovizia di particolari quel mondo intriso di violenza, paura, riti e credenze arcaiche, divenuto oggetto di miti e leggende. Un approfondimento che non poteva trovare spazio nel film. Si prevede anche una trilogia di romanzi scritti da Luca Azzolini e pubblicata da Harper Collins, i primi due dei quali usciranno in contemporanea con la serie.

Inevitabile chiedersi se Romulus, diretto da Matteo Rovere, Michele Alhaique e Enrico Maria Artale riuscirà a mantenere gli alti livelli non solo visivi del film, ma anche di scrittura e interpretativi, riuscendo a non svilirsi nel compromesso con i meccanismi della serialità televisiva e dell’indirizzo a un pubblico di massa. Della scrittura si sono occupati lo stesso Matteo Rovere, Filippo Gravino (Veloce come il vento, Alaska, Il Primo Re) e Guido Iuculano (Una vita tranquilla, Tutto può succedere, Questione di cuore, Alaska) con un lavoro meticoloso di documentazione e studio delle fonti storiche, durato quattro anni. La serie, come il film, è interamente girata in protolatino.

Romulus, la trama

Lazio, VIII secolo a. C.. Trenta popoli formano la Lega Latina. Ognuno ha il suo re, ma tutti vivono sotto la guida del re di Alba, Numitor. La preoccupazione cresce nella Lega a causa di una prolungata siccità. Si consulta l’aruspice e il verdetto è implacabile: per far tornare la pioggia, gli dei chiedono l’esilio di Numitor. Il trono dovrà passare ai nipoti Enitos, Giovanni Buselli, e Yemos, Andrea Arcangeli, figli di sua figlia Silvia, Vanessa Scalera. I due fratelli sono inseparabili, ma Enitos ama segretamente Ilia, Marianna Fontana, vestale figlia di Amulius, Sergio Romano, fratello di Numitor.  Ilia è rinchiusa nel tempio di  Vesta, dove veglia giorno e notte sul fuoco sacro affinché non si spenga. Nonostante Ilia profetizzi a Enitos che sarà ucciso da suo fratello e gli consigli di allontanarsi da Alba per fuggire il destino, Enitos decide di restare accanto al fratello e regnare insieme. Nel frattempo, a Velia, un gruppo di giovani, i Luperci, viene scelto per un rito di iniziazione: dovrà restare nel bosco per mesi e sopravvivere alla minaccia della dea Rumia, che abita la foresta. Tra questi c’è Wiros, Francesco Di Napoli.  Ad Alba Amulius, convinto dalla moglie Gala, Ivana Lotito, e dal re di Velia, Spurius, Massimo Rossi, prende il potere con la forza. Yemos dovrà fuggire verso il bosco, dove si unirà ai Luperci avvicinandosi a Wiros. Ilia perderà il suo amore e farà un gesto gravissimo, di cui pagherà le conseguenze. Tutto però può cambiare in un attimo in un mondo primitivo, dominato da violenza, paura e mistero.

Romulus mantiene le promesse nonostante qualche compromesso inevitabile

Torniamo dunque alla domanda dell’inizio. Romulus mantiene gli alti livelli del film da cui è tratto, nonostante la diluizione nella serialità? Stando ai primi due episodi, sembra di si. Il progetto è molto curato e riesce a sfruttare al meglio la possibilità di inventare un mondo che ancora non c’è, che non si era mai visto prima, partendo da una minuziosa ricostruzione storica. Il lavoro di scrittura in questo senso è notevole. D’altro canto, si inseriscono elementi che nel film erano assenti, come la sessualità, quindi la nudità, con scene anche molto esplicite, elemento che ne Il primo re mancava. Lo si fa per uniformare il prodotto a dei canoni e attrarre un pubblico di massa. Al posto di una visione problematica e complessa dei rapporti sembra farsi strada una visione semplificata in cui è più netta la distinzione tra bene e male. Questo almeno a giudicare dai primi due episodi. Si introducono figure da tragedia shakespeariana, su tutte Gala, moglie di Amulius, una Lady Macbeth ante litteram, e lo stesso Amulius, un po’ Macbeth un po’ il Claudius dell’Amleto. Non tutti i personaggi però sono curati allo stesso modo, anche se ciò si potrà valutare più compiutamente nello sviluppo della serie. Si pensi ad esempio proprio a Gala, che nei primi due episodi interviene sempre con lo stesso comportamento e la stessa finalità, con una certa prevedibilità. Ciò stona un po’ con l’estrema accuratezza di cui abbiamo parlato sopra.

La regia riesce a restituire sia la vastità di spazi allora sconosciuti e quindi spaventosi, la durezza delle condizioni materiali di vita, sia lo stato di perenne paura, di estrema precarietà in cui vivono i protagonisti. C’è molta attenzione alle emozioni. Lo sguardo del regista si posa sui volti e i corpi dei personaggi, che indaga da vicino per scorgerne gli stati d’animo e i cambiamenti. Si riesce così a creare – con l’aiuto della buona fotografia di Vladan Radovic, sebbene sia difficile raggiungere i livelli di Daniele Ciprì ne Il primo re, delle musiche dei Mokadelic, basate ancora una volta sui ritmi percussivi, adatti al contesto arcaico e creatori di atmosfere piene di attesa e suspense – un’esperienza coinvolgente e un universo credibile, che viaggia tra ricostruzione maniacalmente realistica e fantasia. Il tutto è introdotto dalla sigla di testa, spettacolare sia visivamente che musicalmente, con una bella cover di Shout dei Tears for Fears cantata da Elisa. C’è da augurarsi che i tre registi siano riusciti a trovare un equilibrio di stili e che il livello si mantenga alto durante tutta la serie come in questi primi due episodi diretti da Matteo Rovere.

Un cast di giovani attori da vita a Romulus

Il cast di Romulus punta soprattutto sui giovani. I tre personaggi principali su cui si concentra l’attenzione sono Yemos, interpretato da Andrea Arcangeli (Trust, The Startup), Wiros, Francesco Di Napoli (La paranza dei bambini) e Ilia, Marianna Fontana (Indivisibili, Capri – Revolution). Quest’ultima si distingue nel ruolo della giovane vestale. La sequenza dell’interramento che la vede protagonista è senza dubbio visivamente impressionante e difficile da dimenticare, ma l’attrice dimostra di sapersi esprimere al meglio in più momenti. Si capisce già dai primi episodi come la sua figura sia quella di una ribelle destinata a diventare un’eroina che riscatta il ruolo delle donne in una società fortemente maschile. Da questo si evince, poi, come la serie reinventi il passato per parlare al presente.

Accanto a loro Giovanni Buselli (Gomorra – La serie), Silvia Calderoni (Riccardo va all’inferno), Demetra Avincola (Fortunata, Loro 2), Ivana Lotito (Gomorra – La serie), Gabriel Montesi (Favolacce, Il primo re) sono solo alcuni dei componenti del nutrito cast della serie. Prodotto da Sky, Cattleya e Groenlandia, Romulus arriva su Sky dal 6 novembre.

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