Una teoria del filosofo
norvegese Finn Skårderud sostiene che l’essere umano nasca con un
deficit di 0,5% di alcol nel sangue. Cosa succederebbe dunque se si
provasse a colmare tale mancanza, mantenendo poi costante il nuovo
livello alcolemico? È questa la domanda a cui tenta di rispondere
il regista danese Thomas
Vinterberg (Il sospetto, Kursk) con il
suo nuovo film Un altro giro.
Sviluppando questa premessa egli
arriva così a costruire un film che è tanto un ode all’alcol quanto
una riflessione sulla mezza età e sulla necessità di sentirsi
liberi. Dotato di grande umorismo, ma anche di una forte componente
drammatica, il film si è affermato come uno dei migliori visti
durante la Festa del Cinema di Roma. Qui è stato
accolto dopo il mancato svolgimento del Festival
di Cannes.
La storia è quella di Martin
(Mads
Mikkelsen), annoiato professore di storia consapevole
di vivere una vita ogni giorno più grigia e priva di stimoli. In
seguito ad un crollo emotivo durante il compleanno di un suo
storico amico, egli viene introdotto ad una particolare teoria.
Secondo questa, mantenendo un livello costante di alcol nel sangue
si può aumentare la creatività e ridurre la pressione dei propri
problemi. Questi, insieme ai tre amici, anche loro insegnanti e con
esistenze problematiche, decide di intraprendere tale esperimento.
I primi risultati si rivelano per loro emozionanti e
particolarmente positivi. Ben presto i loro eccessi presenteranno
però anche l’altro lato della medaglia, con cui i quattro dovranno
inevitabilmente fare i conti.
Un altro giro: un brindisi alla
vita
Un film che elogia gli aspetti
positivi dell’alcol sembra una vera e propria follia. Eppure, in
mano a Vinterberg tale premessa è diventata l’occasione per una
riflessione sulla società e le sue problematiche. Tutto nasce dalle
ricerche condotte su grandi personalità della storia, da Churchill
ad Hemingway, i quali hanno dato il meglio di sé grazie
all’influenza degli alcolici. Il regista, pur non nascondendo mai
gli inevitabili effetti negativi, dimostra il potenziale di tali
bevande nell’aiutare gli oppressi a sentirsi più disinibiti.
L’alcol diventa così il pretesto per parlare di personalità
apparentemente giunte al capolinea. Grazie a quella che viene
ritratta come una vera e propria bevanda magica, i quattro
protagonisti riescono invece a riscoprire quel senso di libertà
tanto tipico dei giovani che riempiono le prime immagini del
film.
Ha così per loro inizio una
rinascita che li porta ad essere protagonisti dei momenti migliori
del film, carichi di un umorismo tanto semplice quanto efficace.
Può infatti essere scontato ridere nel guardare quattro uomini
adulti in preda all’ubriachezza. Vinterberg, però, arricchisce tali
sequenze facendo mantenere ai personaggi credibilità e umanità, e
sono proprio tali valori a renderli tanto comprensibili da generare
la risata. Su di loro, quasi come fosse un documentario, il regista
costruisce poi lo svolgersi della teoria, da confermare o sfatare.
Il risultato di questa può forse essere prevedibile, ma le
conclusioni a cui il film giunge sono piuttosto inaspettate.
L’alcol sembra infatti qui servire
ad ognuno dei personaggi per prendere coscienza dei propri limiti.
Ma sfuggire a lungo da questi non è possibile, e ben presto arriva
dunque il momento di fare i conti con la propria vita. È così che
dopo tanto divertimento, con sequenze realmente memorabili, si
entra in un terzo atto ben più introspettivo e cupo. Un cambio di
registro certamente rischioso, ma che permette di esaltare il
racconto di quattro amici e del loro desiderio di sentirsi
nuovamente parte della vita. Poiché, oltre a trattare del ruolo e
del peso dell’alcol nelle passate e presenti generazioni, il cuore
narrativo non ruota che intorno ad una storia di esseri umani
fragili e feriti dalla mezza età. Questi non aspirano ad altro se
non ad una seconda possibilità.
DRUK
Un altro giro: la recensione
Con Un altrogiro
(di bevute, ma anche della giostra della vita) si costruisce così
un discorso più universale di quanto si potrebbe pensare. Tale
capacità è data in primo luogo dal grande intrattenimento fornito,
composto da una sovrabbondanza di colori, musiche, luoghi, ma anche
dalla grande umanità dei personaggi. La stessa sceneggiatura,
scritta da Vinterberg insieme a Tobias Lindholm, è un tripudio di
situazioni che danno vita ad un’epica dell’alcol, risultando
avvincente ed emotivamente toccante su più fronti. Questa non è
però certo priva di pecche. Specialmente nel corso del terzo atto,
qui particolarmente complesso per contenuti, si avverte infatti
un’incertezza nei confronti del finale. Questo sembra più volte sul
punto di arrivare, salvo poi ritardare ancora di qualche scena il
suo arrivo vero e proprio.
Lo spettatore dovrebbe in realtà qui
riabituarsi ad un ritmo più pacato, ben lontano da quello festoso e
comico che ha caratterizzato i primi due terzi del film. Per
contenuti e riflessioni è infatti questo il momento più complicato
dell’opera. Attraverso questo si può però evincere tutta la forza
della storia e della pellicola in sé. La possibile frustrazione
avvertita nell’attesa del vero finale viene però infine ampiamente
ricompensata. Un gigantesco Mads Mikkelsen (ma
anche gli altri tre co-protagonisti non sono da meno) si lancia
infatti in quella che è probabilmente una delle sequenze finali di
maggior impatto viste di recente. Durante questa Un altro
giro riafferma tutta la sua forza, la sua vitalità e il suo
valore più profondo.
L’abbiamo vista in decine di film,
europei e statunitensi, action e drammatici, ma per molti di noi
Franka Potente sarà sempre – e per sempre –
Lola corre. Dal fortunato film di Tom
Tykwer, allora suo compagno di vita, in realtà sono
cambiate molte cose. Negli ultimi ventidue anni, tra alti e bassi,
abbiamo imparato a conoscerli in vesti anche molto diverse da
quelle di allora, eppure non può essere un caso che la prima scena
di Home, il suo tanto atteso esordio alla regia,
ci mostri un ragazzone tatuato, dai capelli colorati di rosso,
sfrecciare su uno skate sulle strade deserte della California meno
celebrata.
Home: accoglienza, rifiuto e
inserimento
Una citazione? Un’esca per vecchi
fan? Una casualità? Un’omaggio alla cultura Underground alla quale
si è sempre mostrata molto legata? Tutto è possibile, ma sono
domande che si dimenticano rapidamente quando si inizia a prestare
attenzione alla storia che si va sviluppando. Quella di Marvin
Hacks, tornato a casa per accudire la madre, gravemente malata,
dopo aver scontato 17 anni di carcere per l’omicidio di una signora
del paese. Ma oggi, a 40 anni, non riconosce quello che era il suo
mondo. A malapena conosce il mondo esterno che lo circonda, dove
non ci sono più CD e chiunque ha uno smartphone. L’unica costante
sembra essere l’odio dei Flintow, nipoti della vittima, ma è
l’intera comunità a rifiutarlo, a non accettare il suo ritorno.
Un tema che vanta mille e più
declinazioni nella storia del cinema e della letteratura, uno dei
topoi più sfruttati e universali che si possa scegliere, ma per la
sua Opera Prima l’attrice e cantante tedesca dai bisnonni siciliani
non poteva non avere qualcosa di più da raccontare. Soprattutto
dopo l’esperienza precedente della regia del cortometraggio
Digging for Belladonna, presentato al Festival di Berlino
del 2006, dai toni decisamente più sentimental-surreal-fantasy.
Grandi interpreti, emozioni
forti
Autrice di una sceneggiatura
asciutta, quasi povera a tratti, la Potente si rivela molto abile
nel gestire le incredibili interpretazioni dei suoi protagonisti
principali, Jake McLaughlin (Marvin) e Kathy Bates (sua madre). Due
figure che emergono gradualmente, senza bisogno di parole o grandi
dialoghi, grazie all’intensità delle espressioni e a una fisicità
che pur massiccia riesce a trasmettere tenerezza e resilienza,
forza e dignità allo stesso tempo.
Nel loro silenzio, nel loro
continuare a vivere il quotidiano con la normalità che gli è
consentita, resistendo al peso delle colpe del passato e dei facili
giudizi altrui, germogliano i semi di una umanità che appariva
impossibile. Nella scoperta reciproca dei due, nella loro sorpresa,
c’è anche quella degli spettatori, che inevitabilmente rischieranno
di ritrovarsi ad asciugarsi gli occhi davanti a un amore tanto puro
e semplice.
Più che espiazione e giustizia a
muovere questi personaggi sono la disperazione, l’isolamento,
l’incapacità di far spaziare lo sguardo e i sentimenti. Di
riconoscere la pietà dentro di sé e la diversità nell’altro, da
quel che ci si aspetta che sia e da quel che era. Il ritorno a casa
del nostro antieroe, in questo dramma esplicitamente e
insistentemente non violento, sembra suggerire altro. Altri viaggi,
esodi, incontri, più comuni e – di nuovo – universali, che siamo
abituati a giudicare come i cittadini di Clovis, nella contea di
Fresno. Per i quali il perdono è solo una conseguenza, lo sforzo
maggiore quello di scoprire di esser in grado di cambiare se stessi
e la vittoria più grande quella di saper vincere la paura di farlo
e delle sue conseguenze.
Il regista ucraino Vadim
Perleman, noto soprattutto per il suo La casa
di sabbia e nebbia, che nel 2003 ricevette diverse
nomination agli Oscar, torna ad affacciarsi al panorama
internazionale con Lezioni di persiano,
un dramma ambientato nel 1942 che mostra l’inferno dei campi di
concentramento nazisti, in particolare di un cosiddetto campo di
transito in Germania.
Sceglie però di farlo da un punto di
vista insolito e in un certo senso privilegiato: il microcosmo di
una relazione che diventa via via più stretta tra un prigioniero
ebreo e un ufficiale delle SS. Una relazione in cui il linguaggio e
la parola la fanno da padroni, restituendo dignità alle vittime e
riequilibrando, sia pure in minima parte, le sorti.
Lezioni di
persiano, la trama
Nel 1942 l’ebreo Gilles,
Nahuel Pérez Biscayart, viene arrestato dalle SS
nella Francia occupata dai nazisti. La maggior parte degli
arrestati con lui vengono brutalmente fucilati poco dopo la
partenza. Per salvarsi Gilles dice di non essere ebreo, ma
persiano. La menzogna gli salva la vita, dal momento che
l’ufficiale Koch, Lars Eidinger, sta cercando
proprio un persiano che gli possa insegnare la lingua farsi, avendo
deciso dopo la guerra di andare in Iran e aprire un ristorante a
Teheran. Gilles scopre presto, però, quanto sia difficile creare
ogni giorno parole in una lingua inventata da insegnare
all’ufficiale, finché non trova un efficace stratagemma. La sua
sopravvivenza è comunque appesa a un filo. Il trattamento
preferenziale riservatogli suscita infatti invidie e gelosie sia
tra i prigionieri che tra le guardie del campo, come Max,
Jonas Nay, ed Elsa, Leonie
Benesch, per nulla convinti che Gilles sia davvero
persiano.
Lezioni di
persiano, un nuovo linguaggio per vivere, far
vivere e ricordare
Basato sul racconto Invenzione
di una lingua di Wolfgang Kohlhaase, e sceneggiato da
Ilya Zofin, Lezioni di persiano
utilizza la chiave del linguaggio come metafora di fronte al dramma
dello sterminio degli ebrei, come veicolo di riscatto e di memoria.
La lingua inventata da Gilles prende vita nella sua mente e poi
nella realtà quando viene insegnata a Koch, proprio grazie ai nomi
dei prigionieri del campo. Attraverso la parola, gli uomini ridotti
a numeri, a massa, disumanizzati e infine uccisi, ritrovano vita e
dignità. I loro nomi restano in questa lingua inventata e
resteranno poi nella memoria del protagonista, laddove invece lo
scritto, i registri dei campi, andranno perduti, bruciati dai
nazisti in fuga. Altro tema fondamentale dunque è l’importanza
della memoria, da mantenere a qualunque costo. I nomi dei
prigionieri, unica cosa che resta di loro in un campo che si
riempie e si svuota di continuo, in un ciclo di morte, sono
anche quelli che consentono a Gilles di salvare la propria
vita.
La relazione tra Gilles e
Koch – cui danno corpo le efficaci interpretazioni di
Nahuel Pérez Biscayart (120 Battiti al
minuto di Robin Campillo,
Ci rivediamo lassù di Albert
Dupontel) e Lars Eidinger
(Sils Maria e Personal
Shopper di Olivier Assayas) – non
sarebbe possibile senza il tramite di questa lingua, i due
resterebbero distanti. Invece grazie ad essa, un legame si crea,
consentendo anche a Koch di esprimersi, paradossalmente a pieno, in
modo sincero. Il suo personaggio ha così un’evoluzione, seppur
parziale.
L’arma più efficace contro
il male: l’ironia
Altro aspetto fondamentale del film
che riesce ad alleggerire, inaspettato, la narrazione è l’ironia,
il sarcasmo che permea la scrittura e restituisce lo sguardo del
regista sui nazisti. Si mostrano anche le piccole invidie e
rivalità nel campo, come quella tra Elsa, una brava Leonie
Benesch (Il nastro bianco di
Michael Haneke) e Jana, Luisa-Céline
Gaffron. Non mancano neppure i pettegolezzi, per quanto
sia strano pensare che ve ne siano in un contesto simile. Ciò può
risultare straniante, ma è anche divertente. Il risultato è a
tratti una vera messa in ridicolo delle figure dei gerarchi nazisti
e dell’intero ambiente in cui si muovono. Si pensi sia a Koch, che
al comandante del campo, interpretato da Alexander
Beyer. Emblema di questo è appunto la figura di Koch nei
panni del discente: qui è lui in posizione subordinata ed è vittima
di una vera e propria presa in giro da parte di Gilles, che
peraltro avrà su Koch conseguenze. Quest’inversione di ruoli fa
sorridere. Attraverso di essa Perelman fa, in un certo qual modo,
giustizia, innescando anche una riflessione.
Il film non aggiunge granché al
genere cui appartiene, ma risulta piacevole, ben recitato e curato
nella ricostruzione realistica, dalle ambientazioni ai costumi di
Alexey Kamyshov, a tutta la messa in scena. Le
scenografie sono affidate a Dmitri Tatarnikov e
Vlad Ogai. La fotografia di Vladislav
Opelyants restituisce lo sguardo del regista sul mondo del
campo, che dà comunque una visione prevalentemente cupa, plumbea e
nebbiosa. Oltre due ore passano senza che ci si annoi, proprio
grazie all’alternanza tra dramma e ironia e alle buone prove degli
attori. Nonostante la vasta produzione cinematografica sul tema
della Shoah, la trattazione non è banale. Questo è già un buon
risultato. Distribuito in Italia da Academy Two e
Lucky Red, Lezioni di
persiano è in sala dal 5 novembre 2020.
Il motivo hitchcockiano dell’uomo
ordinario calato in una situazione straordinaria è un po’ il
piedistallo drammatico di The Courier – L’ombra delle
spie, spy story diretto da Dominic
Cooke (che aveva esordito al cinema con il debole
adattamento di Chesil Beach di Ian McEwan): la storia
raccontata è quella vera di Greville Wynne, uomo d’affari
britannico che durante la Guerra Fredda aiutò la CIA a penetrare
nel programma nucleare sovietico facendosi aiutare dalla sua fonte
russa, Oleg Penkovsky. Pochi sanno che il contributo dei due fornì
le informazioni cruciali che posero fine alla crisi dei missili
cubani, e The Courier li celebra nel segno della classica
formula eroica-biografica.
The Courier, la recensione
Prevedibilmente il film si muove
all’interno della grammatica di genere provocando una serie di déjà
vu cinematografici fin troppo recenti nella memoria collettiva: ci
sono schegge de Il ponte delle spie di Steven Spielberg – riprendendo la
dinamica del rapporto tra due personaggi di schieramenti diversi
che collaborano per un fine comune – e di The Imitation
Game, il biopic su Alan Turing, e non soltanto per la presenza
di Benedict Cumberbatch (che qui interpreta il
protagonista Wynne), ma anche per il tono e l’andamento, la
gestione dei momenti più sentimentali e i ruoli ben definiti dei
personaggi all’interno dell’impianto drammaturgico.
Cooke viene dal teatro e si sente,
perché sembra prediligere l’azione che provocano i dialoghi anziché
insistere sugli spostamenti tra Inghilterra e Russia. A sostenerlo,
più che in Chesil Beach, è proprio la “confezione”
produttiva, dalla suggestiva e plumbea fotografia di Sean Bobbitt
(Hunger, Shame, 12 anni schiavo e
Widows) alle musiche di Abel Korzeniowski (Animali
Notturni, Penny Dreadful), senza contare la fortuna
di avere nel cast attori del calibro di Cumberbatch, Rachel
Brosnahan e Jessie Buckley. E
nell’insieme il film funziona, forse grazie alla spinta
dell’ordinario che diventa straordinario e che ci ricorda come sono
le persone che non ti aspetti a cambiare il corso della storia. Nel
bene e nel male.
Jared Leto sta
tornando alla DC Comics, riprendendo il ruolo di Joker visto in
Suicide Squad del 2016, per apparire
nella nuova versione di Justice League di Zack Snyder, come
riferisce
Variety.
Non è chiaro se Leto avrebbe sempre
dovuto apparire in Justice League prima che Snyder lasciasse il
film all’inizio del 2017 in anticipo, o se Leto sia una nuova
aggiunta data la durata di quattro ore della Justice League
Snyder’s Cut, che sarà presentato in anteprima su HBO Max
nel 2021.
Indipendentemente da ciò, il
coinvolgimento di Leto unisce ulteriormente i due film, Justice
League e Suicide Squad, che vedeva Batman di Ben Affleck in un
cameo mentre cercava di sconfiggere il Joker di Leto e Harley Quinn
di Margot Robbie. Batman v Superman: Dawn of Justice,
anch’esso diretto da Snyder, presenta una ripresa del costume di
Robin in una teca della BatCaverna che riporta la scritta in
vernice gialla “Ha Ha Ha Joke’s on you Batman”, un riferimento alla
trama del fumetto di Batman in cui il Joker uccide Robin.
Potrebbe darsi che il Batman della
Justice League Snyder’s Cut possa avere la possibilità di vendicare
il suo amico, mettendo Joker in manette.
Le riprese aggiuntive
della Snyder
Cut di Justice
League dovrebbero avere luogo questo mese e durare
soltanto per una settimana. Nonostante la breve durata, il budget
sarà comunque elevato: pare infatti che saranno necessari 70
milioni di dollari per girare il nuovo materiale. Le riprese
aggiuntive coinvolgeranno Ben Affleck (Batman), Henry
Cavill (Superman), Gal
Gadot (Wonder Woman) e probabilmente
anche Ray
Fisher (Cyborg). Al momento non sappiamo se
anche Jason
Momoa (Aquaman) e/o Ezra
Miller (Flash) saranno coinvolti nei reshoot.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
La figura di Pablo
Escobar è divenuta particolarmente ricorrente nel cinema e
nella serialità degli ultimi anni. Personalità controversa e
dall’innegabile fascino, egli ha calcato più volte lo schermo
interpretato da diversi celebri interpreti. Ogni opera basata su di
lui ne ha esplorato aspetti e punti di vista diversi. Nel film del
2017 Escobar – Il fascino del male,
diretto da Fernando Léon de Aranoa, il celebre
narcotrafficante è narrato a partire dal suo rapporto con la
giornalista e amante Virginia Vallejo. Tale coppia è qui
interpretata da due attori realmente sposati al di fuori delle
scene: Javier
Bardem e Penélope
Cruz.
La pellicola è infatti basata sul
bestseller della Vallejo Amando Pablo, odiando Escobar,
pubblicato per la prima volta nel 2007. All’interno di questo
l’autrice racconta della sua relazione amorosa con il capo del
Cartello di Medellìn. Nel libro si raccontano una grande serie di
dettagli privati, poi utilizzati nel film per poter dar vita ad un
ritratto inedito del celebre criminale colombiano. Da sempre
desideroso di interpretarlo, Bardem spinse affinché venissero
acquistati i diritti sull’opera, da cui è poi in breve stato
realizzato il film.
Questo venne poi presentato Fuori
Concorso alla Mostra del Cinema di Venezia, dove ricevette una
tiepida accoglienza da parte della critica. Diverse lodi furono
però state riservate ai due protagonisti, poi candidati anche ai
prestigiosi premi Goya. Al momento della sua uscita in sala il film
riuscì ad incassare un totale di più di 17 milioni in diversi
territori, confermando il grande interesse del pubblico nei
confronti del personaggio. Numerose sono poi le curiosità legate al
titolo, in particolare quelle relative al suo cast di attori.
Proseguendo nella lettura sarà possibile scoprire le principali tra
queste come anche le piattaforme dove è possibile ritrovare il film
in streaming.
Escobar – Il fascino del male: la
trama del film
Il film prende le mosse dall’ascesa
criminale di Escobar e arriva fino al 1993, anno della sua morte.
Un percorso che si snoda lungo la vita privata e professionale del
narcotrafficante, ripercorrendo i turbolenti anni Ottanta, il
periodo del narcoterrorismo, la lotta contro la possibile
estradizione negli Stati Uniti e il rapporto con la giornalista
Virginia Vallejo. È proprio grazie al supporto della donna che
Escobar diventa un personaggio pubblico, ottiene il sostegno di
gran parte del popolo colombiano e decide di avviarsi alla carriera
politica: vuole governare e finalmente cambiare le sorti di un
Paese logorato dalla povertà. La storia ha così inizio proprio
quando Escobar è già un affermato uomo d’affari.
La sua gente però comincia a
rendersi conto che dietro alle sue azioni ci sono intenzioni oscure
ed egoistiche, che quei suoi modi bonari celano sete di ricchezza e
potere, senza scrupoli né rimorsi. Escobar deve riconquista la loro
fiducia, e per riuscirvi si affida all’amante Virginia Vallejo.
Questa godeva di un accesso privilegiato alla mente di Escobar,
alle sue idee e alle sue intenzioni più intime. Per questo decide
di sostenerlo nella sua carriera politica, chiudendo un occhio su
quella criminale. Ciò non dura però a lungo, e ben presto la donna
non riuscirà più a reggere il peso delle azioni dell’uomo che
amava. Quando l’agente della DEA, l’agenzia antidroga americana,
Neymar le offrirà una via di fuga, la Vallejo non potrà che
accettarla.
Escobar – Il fascino del male: il
cast del film
Nel ruolo dei due protagonisti vi è
quindi la celebre coppia di attori spagnoli composta da Bardem e la
Cruz. Per poter interpretare il ruolo del celebre narcotrafficante,
l’attore ha dovuto sottoporsi ad una non indifferente
trasformazione fisica. Bardem ha infatti dovuto acquisire diversi
chili, al fine di ottenere una stazza fisica somigliante a quella
di Escobar. Ciò gli ha richiesto una particolare dieta, che gli ha
permesso di raggiungere il peso necessario nel giro di breve tempo.
Inoltre, l’attore si è dedicato a lunghe ricerche, leggendo
numerose testimonianze su Escobar, così da poterlo comprendere al
meglio e risultare realistico nel suo ritratto. Ad oggi la sua è
considerata una delle più affascinanti interpretazioni del
criminale.
Allo stesso modo la Cruz si è
documentata a lungo sulla Vallejo, cercando di immedesimarsi nelle
sue scelte e nelle situazioni da lei dovute affrontare. L’attrice
ha in seguito raccontato che quella per questo film è stata una
delle sfide più difficili della sua carriera. A favorire la buona
riuscita del tutto vi era però il legame che la unisce a Bardem.
Questo ha infatti permesso di conferire una certa credibilità alle
scene che li ritraggono insieme. Nel film è infine presente anche
il noto attore Peter
Sarsgaard, interprete di numerosi film di successo, e
che dà qui vita all’agente DEA Shepard. Questi è poi l’uomo che
riesce ad andare incontro cattura di Escobar. Nel film sono poi
presenti numerosi altri attori di origini sudamericane o spagnole,
come Oscar Jaenada, che recita nel ruolo di
Santoro.
Escobar – Il fascino del male: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Escobar – Il fascino
del male è infatti presente su Rakuten TV, Chili
Cinema, Infinity, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per poter usufruire
del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o
noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile
vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video,
senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in
televisione per mercoledì 21 ottobre alle
ore 21:30 sul canale
TV8.
Dopo il folgorante esordio
cinematografico con District 9,
il regista sudafricano Neill Blomkamp porta sul
grande schermo una nuova storia di fantascienza, ambientata in un
futuro particolarmente distopico. Si tratta di Elysium, avvincente
idea originale scritta dallo stesso Blomkamp al cui interno si
ritrovano tutte le caratteristiche tipiche del regista e già
riscontrabili nel precedente film. Egli torna infatti ad utilizzare
il genere per esplorare tematiche di tipo politico e sociale,
dall’immigrazione alla sovrappopolazione, dalla divisione in classi
sociali alle diritto alla salute.
Il regista raccontò di aver avuto
l’idea per il film nel momento in cui provò ad immaginare un
realistico futuro per la specie umana. Durante la fase di
scrittura, tuttavia, si rese conto che ciò che stava descrivendo
era sempre più simile all’effettivo presente. Decise così di
calcare alcuni aspetti, in modo da rendere il film una vera e
propria distopia non tanto lontana da quella in cui l’umanità già
vive. Per dar vita ai suoi personaggi si è poi avvalso della
partecipazione di alcuni noti attori di Hollywood, i quali insieme
ai grandi effetti speciali sono diventati la vera attrazione del
film.
Al momento della sua uscita in
sala, il film si rivelò nuovamente un buon successo per il regista.
A fronte di un budget di circa 115 milioni di dollari,
Elysium arrivò ad incassarne oltre 286 in tutto il mondo.
Il titolo venne accolto positivamente dalla critica, la quale pur
sottolineando alcune ingenuità narrative riscontrò una grande
capacità di intrattenere e stupire lo spettatore. Ad oggi quella di
Blomkamp è una fantascienza particolarmente affascinante, capace di
unire invenzione cinematografica a tematiche attuali e scottanti.
Numerose sono le curiosità riguardo al film, molte delle quali
legate al suo cast di attori. Di seguito si potranno scoprire le
principali tra queste.
Elysium: la trama del film
La storia è ambientata nel
2154 in un mondo ormai sovrappopolato, dove l’umanità si è spaccata
in due classi nettamente divise. Pochi eletti hanno infatti la
possibilità di vivere all’interno di un’enorme stazione spaziale
chiamata Elysium. Questa orbita attorno alla terra, e
contiene tutti i lussi desiderabili. Al contrario, la parte povera
della popolazione è costretta a vivere sul pianeta Terra, ormai
luogo inquinato e destinato al degrado. Le città sono diventate
veri e propri ammassi di gente, senza un preciso ordine a regolare
la loro esistenza. Molti di questi ultimi, però, tentano
continuamente di introdursi illegalmente all’interno di Elysium, il
quale però ha delle regole particolarmente rigide riguardo
l’immigrazione.
In questo contesto vive Max Da
Costa, giovane operaio con un turbolento passato alle spalle. Egli
lavora nella compagnia produttrice di robot che vengono poi
utilizzati a scopi di vigilanza su Elysium. Max nutre un profondo
fascino nei confronti della stazione spaziale. Cresciuto in un
orfanotrofio, egli da sempre possiede il desiderio di potervisi
recare un giorno, dando una svolta alla propria vita. Le cose per
lui subiscono una piega inaspettata nel momento in cui, a causa di
un incidente in fabbrica, viene sottoposto ad una dose di
radiazioni gamma che gli conferiscono solo pochi giorni di vita.
Per potersi salvare, Max avrà bisogno di recarsi su Elysium, dove
si trovano le cure adatte a lui. Arrivare fin lassù, però, non sarà
affatto facile. Per lui ha così inizio una pericolosa ma necessaria
avventura.
Elysium: il cast del film
Per il suo primo film girato con il
supporto di Hollywood, il regista ha avuto la possibilità di
avvalersi della partecipazione di alcuni grandi nomi della
recitazione. Originariamente, egli aveva offerto il ruolo del
protagonista al rapper e attore Eminem. Questi,
però, chiede di girare il film nella città di Detroit, ma ciò non
era possibile. Blomkamp affidò allora la parte a Matt
Damon, il quale si era dichiarato interessato al
progetto. Per poter dar vita al personaggio, egli si sottopose ad
un lungo allenamento fisico, con il fine di implementare la propria
capacità muscolare. Ciò gli permise di ottenere l’aspetto possente
richiesto per la parte. L’attore decise anche di radersi realmente
la testa, così da avvertire ulteriormente la realisticità della
cosa.
Nel film è poi presente la premio
Oscar Jodie
Foster nel ruolo di Jessica Delacourt, segretario
della difesa di Elysium e principale antagonista del film. Per
l’attrice tale ruolo fu una vera novità, sia per il suo carattere
sia per la sua evoluzione all’interno del film. L’attrice
brasiliana Alice
Braga, nota anche per Io sono
leggenda, recita invece nel ruolo di Frey Santiago, amica
di lunga data di Max. Sharlto Copley torna invece
a lavorare con Blomkamp dopo District 9 nel ruolo dello
spietato agente Kruger. Nel film sono poi presenti anche gli attori
Diego
Luna e Wagner Moura nei ruoli di
Julio e Spider, due rivoluzionari che aiuteranno il protagonista a
dotarsi dell’armatura giusta per poter raggiungere Elysium.
Elysium: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o
per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Elysium è infatti
presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple
iTunes e Amazon Prime Video. Per poter usufruire
del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o
noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile
vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video,
senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in
televisione per martedì 20 ottobre alle
ore 21:30 sul canale
TV8.
Ecco la nostra intervista a
Max Barbakow, regista di Palm
Springs presentato alla Festa del Cinema di Roma 2020
e che arriverà nelle sale italiane il 22 ottobre distribuito da I
WONDER PICTURES.
La commedia è diretta da Max
Barbakow e vede protagonisti Andy Samberg, Cristin Milioti,
J. K. Simmons, Meredith Hagner, Camila Mendes, Tyler Hoechlin e
Peter Gallagher.
Palm
Springs – Vivi come se non ci fosse un domani è
diventato in breve tempo un cult negli USA, forte del successo di
critica e pubblico raccolto in occasione del Sundance Film
Festival, dove la pellicola è stata acquistata per oltre 17 milioni
e mezzo di dollari da Neon e Hulu, segnando il record storico di
vendita per un film al Sundance. La scatenata commedia sarà
presentata alla quindicesima Festa del Cinema di Roma per poi
arrivare sugli schermi italiani dal 22 ottobre grazie ad
I WONDER PICTURES.
Romantica e divertente, Palm
Springs – Vivi come se non ci fosse un domani,
segue le vicende di due sconosciuti, Nyles (Andy Samberg) e Sarah
(Cristin Milioti), che si incontrano casualmente a un matrimonio a
Palm Springs e restano bloccati in un loop temporale tra amore,
disillusione e confusione.
SINOSSI: Mentre è bloccato a un
matrimonio a Palm Springs, Nyles (Andy Samberg – Brooklyn
Nine-Nine, SNL) incontra Sarah (Cristin Milioti – How I Met Your
Mother, Modern Love), damigella d’onore e pecora nera della
famiglia. Dopo essere stata salvata da un brindisi disastroso,
Sarah inizia ad essere attratta da Nyles e dal suo nichilismo
insolito. Ma quando il loro incontro improvvisato è ostacolato da
un’interruzione surreale, anche Sarah deve cominciare ad
abbracciare l’idea che nulla ha davvero importanza e cominciare a…
vivere come se non ci fosse un domani!
Dopo aver lanciato brand del
calibro di House of Cards e
Mindhunter,David Fincher torna a
lavorare con Netflix. Mank,
un progetto dalla lunghissima gestazione per lui, racconta
dell’uomo che ha condiviso con Orson Welles il
premio Oscar per la migliore sceneggiatura originale di Quarto
Potere.
A interpretare lo sceneggiatore,
Herman J. Mankiewicz, ci sarà Gary Oldman, mentre il film è stato scritto da
Howard Fincher il padre defunto di David. Il film
dovrebbe entrare in fase di riprese il prossimo novembre a Los
Angeles, e Fincher girerà in bianco e nero. A produrre il film
invece troviamo Ceán Chaffin, frequente
collaboratrice di Fincher, e Douglas J. Urbanski
che aveva già prodotto L’ora più buia, film per il quale Oldman ha
il premio Oscar come migliore attore protagonista. Mank doveva
essere il progetto a cui David Fincher voleva
dedicarsi dopo The Game del 1997, con Kevin
Spacey accreditato come protagonista, tuttavia la
produzione è stata rallentata a causa della decisione di Fincher di
girare in bianco e nero, proprio come Quarto Potere.
Mankiewicz è stato uno degli
sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood
e ha lavorato con Orson Welles per Quarto
Potere. Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago
Tribune e critico teatrale del New York Times e del New Yorker,
Mankiewicz ha scritto alcuni dei film più importanti del suo
periodo, e sia lui che Welles hanno condiviso l’Oscar per la
migliore sceneggiatura originale per Quarto Potere
nel 1941. Altri film a cui ha lavorato durante la sua carriera
includono Il mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle
otto, L’idolo delle folle e The Pride of St.
Louis. Oldman ha appena recitato per Netflix nel film
diretto da Steven SoderberghThe
Laundromat, il film drammatico che racconta lo scandalo
dei Panama Paper, insieme a un cast che include
Meryl Streep e Antonio Banderas.
Sempre per Netflix, David Fincher
ha prodotto la raccolta di racconti animati Love, Death &
Robots.
Nuvole: il virtual concert”, il
tributo musicale virtuale al Disney+ Original movie e
all’eredità di Zach Sobiech, sarà trasmesso in live streaming su
Facebook.com/DisneyPlus sabato
24 ottobre alle 20.00. Il concerto vedrà la partecipazione di:
OneRepublic, renforshort, Fin Argus, Sabrina Carpenter e Sammy
Brown (il migliore amico e partner musicale di Zach Sobiech), tutti
presenti nella colonna sonora del film. Tra le altre esibizioni e
apparizioni ci saranno Jason Mraz, DCapella, Neve Campbell, Justin
Baldoni, Tom Everett Scott, Madison Iseman, Lil Rel Howery e molti
altri.
Nuvole(titolo originale:
Clouds) è disponibile in streaming su Disney+, mentre è possibile trovare la
colonna sonora del film della Interscope Records su tutte le
piattaforme digitali. Il singolo di Zach Sobiech, “Clouds”, ha
raggiunto il primo posto su iTunes negli Stati Uniti lo scorso fine
settimana, arrivando in cima alla classifica per la seconda volta
dal 2013.
Basato su un’incredibile storia
vera, Nuvole è un inno alla vita del cantautore Zach
Sobiech (Fin Argus). Zach è uno studente diciassettenne che ama
divertirsi e dotato di un naturale talento musicale, che convive
con l’osteosarcoma, un raro cancro alle ossa. All’inizio del suo
ultimo anno scolastico si sente pronto per affrontare il mondo ma,
quando riceve la notizia che la malattia si è diffusa, lui e la sua
migliore amica e coautrice di canzoni Sammy (Sabrina Carpenter)
decidono di trascorrere il tempo limitato che gli rimane inseguendo
i loro sogni. Con l’aiuto del suo mentore e insegnante, il signor
Weaver (Lil Rel Howery), a Zach e Sammy arriva l’occasione della
vita e viene offerto loro un contratto discografico. Con il
sostegno dell’amore della sua vita, Amy (Madison Iseman), e dei
suoi genitori, Rob e Laura (Tom Everett Scott e Neve Campbell),
Zach intraprende un viaggio indimenticabile sull’amicizia, l’amore
e il potere della musica. Nuvole è disponibile su Disney+
Nuvole è diretto da Justin Baldoni e
prodotto da Andrew Lazar, Justin Baldoni e Casey La Scala. La
sceneggiatura è di Kara Holden su una storia di Casey La Scala &
Patrick Kopka e Kara Holden. Il film è prodotto dai Wayfarer
Studios, Warner Bros. Pictures e Mad Chance / La Scala Films.
Guarda il teaser trailer di
Raya e l’Ultimo Drago, diretto da Don
Hall e Carlos López Estrada e prodotto da Osnat
Shurer e Peter Del Vecho, il nuovo lungometraggio
d’animazione Walt Disney Animation Studios Raya e l’Ultimo
Drago arriverà prossimamente nelle sale italiane.
Raya e l’Ultimo Drago, la
trama
Molto tempo fa, nel fantastico
mondo di Kumandra, umani e draghi vivevano insieme in armonia. Ma
quando una forza malvagia ha minacciato la loro terra, i draghi si
sono sacrificati per salvare l’umanità. Ora, 500 anni dopo, quella
stessa forza malvagia è tornata e Raya, una guerriera solitaria,
avrà il compito di trovare l’ultimo leggendario drago per riunire
il suo popolo diviso. Durante il suo viaggio, imparerà che non
basterà un drago per salvare il mondo, ci vorrà anche fiducia e
lavoro di squadra.
Raya
e l’Ultimo Drago è diretto da Don Hall e Carlos López
Estrada, co-diretto da Paul Briggs e John Ripa, e prodotto da Osnat
Shurer e Peter Del Vecho. Nella versione originale del film,
Kelly Marie Tran presta la propria voce a Raya,
mentre Awkwafina interpreta Sisu, l’ultimo drago.
Grande Giove! Nel 1985, il regista
Robert Zemeckis, il produttore esecutivo
Steven Spielberg ed il produttore e
sceneggiatore Bob Gale cominciarono un viaggio in
tre tappe attraverso il tempo che distrusse tutti i record ai
botteghini di tutto il mondo e fece di Ritorno al
futuro una delle più amate trilogie nella storia del
cinema.
Universal Pictures Home
Entertainment Italia celebra il 35° anniversario del primo
entusiasmante film con Back to the future: The Ultimate
Trilogy, disponibile per la prima volta in 4k Ultra HD e
in Blu-Ray e DVD dal 21 ottobre – proprio nel fatidico “Back to the
future day”!
Questa collection è ricca di
materiali inediti esclusivi, tra cui un bonus disc che arriva con
oltre un’ora di contenuti speciali inediti, come i rari video delle
audizioni di Hollywood delle star
Ben Stiller, Kyra Sedgwick, Jon Cryer, Billy Zane, Peter
DeLuise e C. Thomas Howell, un tour dei
gadget e souvenir del film accompagnati da Bob Gale, uno sneak peek
del nuovo show musicale ed un episodio speciale della popolare
serie Youtube “Could You Survive The Movies?”. Unisciti a Marty
McFly (Michael
J. Fox), Doc Brown (Christopher
Lloyd) e alla mitica DeLorean nell’avventura di una
vita, attraverso passato, presente e futuro, che mette in moto una
esplosiva reazione a catena che minaccia il continuum
spazio-tempo!
Back to the future: The
Ultimate Trilogy include tutti e tre i film della trilogia
in formato da collezione digipack, oltre ad un disco bonus che
contiene i contenuti speciali (nelle edizioni Blu-Ray e 4K). Per la
prima volta, il passato, il presente ed il futuro si uniscono per
mostrarsi nella magnifica risoluzione dell’Ultra HD per festeggiare
questo anniversario. I nuovi formati 4k Ultra HD e Blu-ray
rimasterizzato portano con loro una qualità estrema di visione, più
colori che mai, ed un sonoro immersivo e multi-dimensionale. Creato
da Steven Spielberg, Robert Zemeckis e Bob
Tutti e tre i film saranno
disponibili per la prima volta in 4k Ultra HD, ma saranno
disponibili anche in Dvd in una collection standard.
Universal Pictures Home
Entertainment Italia metterà quindi sul piatto una grande quantità
di prodotti imperdibili targati Ritorno al futuro: oltre alla
collection Dvd standard, saranno infatti disponibili le collection
premium Digipack in formato Blu Ray e 4k UHD. Ma non finisce qui:
oltre a queste edizioni, saranno rilasciate ben due Collector’s
Edition imperdibili presso rivenditori selezionati in edizione
limitata:
BACK TO THE FUTURE 35TH ANNIVERSARY TRILOGY LIMITED EDITION
GIFT SET (4K UHD): Include una replica esclusiva e fluttuante
dell’iconico Hoverboard.
BACK TO THE FUTURE 35TH ANNIVERSARY: LIMITED STEELBOOK
COLLECTION (4K UHD): Include tre steelbook con un design nuovo e…
complementare!
Il film sarà disponibile in 4K
Ultra HD in una confezione doppia che include il 4K Ultra HD
Blu-rayTM e il Blu-rayTM. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli
stessi contenuti extra della versione Blu-rayTM, tutti nella
straordinaria risoluzione 4K. 4K Ultra HD è la migliore esperienza
visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la
combinazione della risoluzione 4K di quattro volte superiore al
classico HD, la brillantezza dei colori dell’High Dynamic Range
(HDR) con una resa audio totalmente immersiva per un’esperienza
sonora multidimensionale. Blu-rayTM sfodera il potere della tua TV
HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la
risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e
un sonoro in modalità surroud, come al cinema.
Fast
and Furious 11 sarà l’ultimo film di Toretto and
Family, così come annuncia ufficialmente Universal. A dirigere è
stato chiamato Justin Lin, che ha già diretto il
terzo, quarto, quinto, sesto e nono episodio della saga e che si
occuperà del capitolo 10 e 11.
Questo, naturalmente, significa che
la storia legata al personaggio di Vin Diesel si concluderà, ma
anche che non è certo detto che tutta la saga si interromperà, dal
momento che il franchise ha dimostrato di essere adeguato ad una
serie di spin off che possono essere sfruttati.
Il primo di questi spin off,
Hobbs & Shaw con Dwayne Johnson e
Jason Statham, è uscito nel 2019 e ha incassato oltre 759
milioni di dollari in tutto il mondo. Con soli $ 174 milioni di
quel totale provenivano dai cinema negli Stati Uniti e in Canada,
si sottolinea quanto siano diventati cruciali gli incassi
internazionali per questo franchise. Il film con il maggior incasso
del franchise, il numero 7 del 2015, ha incassato 1,16 miliardi di
dollari solo da incassi esteri e ha guadagnato di più in Cina
(390,9 milioni di dollari) di quanto abbia fatto con incassi
nazionali (353 milioni di dollari).
L’ultimo film della serie
principale, il titolo conciso “F9”, avrebbe dovuto debuttare
all’inizio di quest’anno, ma la Universal ha spinto il progetto al
Memorial Day 2021 sulla scia della pandemia COVID-19.
La regia sarà firmata
da Justin Lin, già regista di numerosi
capitoli del franchise, mentre la release del film è stata spostata
all’aprile 2021(inizialmente il film sarebbe
dovuto arrivare al cinema nel 2020).
È il 2014 quando Fortuna Loffredo,
una bambina di 6 anni, precipita giù dall’ottavo piano di un
edificio a Parco Verde di Caivano, in provincia di Napoli. Per anni
tale vicenda rimane avvolta dal mistero, finché la verità non viene
a galla. Proprio a partire da tale spunto prende forma il film
Fortuna, esordio alla regia di Nicolangelo
Gelormini.
Questo è poi stato presentato in
anteprima alla 15ᵃ edizione della Festa
del Cinema. Egli, insieme allo sceneggiatore
Massimiliano Virgilio, costruisce un racconto di
formazione che non manca di tingersi di sfumature horror e risvolti
surreali, con l’intento di raccontare di un mondo brutale
caratterizzato dall’omertà. Il film diventa così una rilettura di
quell’evento che sfiora il grottesco, ma che nella sua ambizione
formale rischia di distrarre dal vero cuore tematico.
Protagonista è Nancy
(Cristina Magnotti), una bambina timida che vive
con i genitori in un palazzone di una periferia degradata. Chiusa
da qualche tempo in un silenzio che allarma sua madre (Valeria
Golino), viene seguita da Gina (Pina
Turco,Il vizio della
speranza), una psicologa dell’Asl distratta e scostante.
La bambina sembra non riconoscersi nel nome con cui gli adulti la
chiamano e sente di non appartenere a ciò che la circonda. Come in
una favola a cui a volte stenta a credere, pensa di essere una
principessa in attesa di tornare sul suo pianeta nello spazio. Sono
Anna (Denise Aisler) e Nicola (Leonardo
Russo), i suoi amici del cuore, a chiamarla Fortuna. Ed è
solo con loro che condivide un segreto indicibile, che appartiene a
un mondo nero di adulti senz’anima.
Fortuna: in un mondo di piccoli e
giganti
È una creatura strana
Fortunata. Sin dalle sue prime scene lascia intendere
l’esistenza di un problema, il quale viene però taciuto fino a
tempo debito. Si assiste così ad una lunga serie di stranezze,
nevrosi, frenesie e situazioni al limite dell’assurdo. Da queste
emerge in maniera prepotente il contrasto tra la generazione dei
bambini e quella degli adulti. La comunicazione tra loro risulta
difficile se non addirittura negata nella maggior parte delle
situazioni. Il quasi mutismo della protagonista non fa che
sottolineare tale aspetto. Attraverso di lei entriamo dunque in un
contesto che appare caratterizzato tanto dalla fantasia dei piccoli
quanto dalla squallida realtà dei più grandi, i quali
all’occorrenza assumono l’aspetto di spaventosi giganti da cui è
bene fuggire.
Questa dualità, tra bambini e adulti
ma anche tra indifesi e potenti, diventa in modo sempre più
evidente l’elemento caratteristico dell’intero film. Il regista
sottolinea ciò attraverso inquadrature dalla composizione spaccata
a metà, ma ancor di più dalla struttura stessa del film. Questo si
compone di due atti, attraverso i quali possiamo inizialmente
scoprire un lato della protagonista, per poi entrare in contatto
con il suo opposto, ben meno dedito a fantasiose fughe dalla
realtà. Si snoda così un dramma che ha alla base un mondo
dell’infanzia che viene distrutto, insieme ai suoi sogni, da una
società che l’innocenza l’ha ormai persa da tempo. In entrambe le
parti di cui si compone il film si può dunque fare la conoscenza di
personaggi misteriosi e sgradevoli. Essi sono evidenti
rappresentati di orrori indicibili, con cui Fortuna e i suoi amici
sono costretti ad interagire.
Tematiche forti, sempre attuali,
ancora troppo spesso veri e propri tabù del nostro mondo.
Consapevole della loro gravità, Gelormini tenta di comunicarcele
attraverso una cornice che prova a proporle con un approccio quasi
sperimentale, giocando sul montaggio, sul sonoro, sull’immagine e
sulle sue possibilità. Via via che la realtà dei fatti si
intromette nella storia però, anche questi orpelli lasceranno
spazio al vero cuore del film. Nel portarlo a questo, lo spettatore
è però sottoposto ad una narrazione che facilmente genera un certo
distacco emotivo. Non è chiaro se il regista aspirasse in modo
consapevole a tale sensazione, volendo forse trasmettere il senso
di smarrimento della protagonista. L’impenetrabilità del tutto
risulta però in modo eccessivo una pecca del film.
Fortuna: la recensione
Con Fortuna il regista
dimostra il coraggio di portare al cinema una storia difficile. La
volontà di non prenderla di petto ma costruirvi intorno qualcosa di
diverso è poi a suo modo affascinante. Non lo è più, però, nel
momento in cui si viene sottoposti ad un sempre più continuo uso di
simbolismi volti a raccontare quanto a viene. Talvolta questi
risultano troppo espliciti, altre volte troppo fuori da ogni
logica, finendo così con il perdere quel precario equilibrio della
credibilità. Arriva infatti un momento in cui si è bombardati da
una serie di immagini che dovrebbero comunicare stati d’animo, ma
finiscono solo con l’infastidire in modo irrecuperabile. Viene
dunque da chiedersi se non ci fossero modi più coinvolgenti e meno
sensazionalistici nel raccontare tale storia.
Ciò che però in modo ancor più
evidente preoccupa di Fortuna è l’apparente mancanza di un
pubblico di riferimento. Troppo forte per i bambini, forse troppo
sperimentale per gli adulti. Mancando tale individuazione il film
non riesce ad acquisire una propria specificità né un linguaggio
adeguato. La commistione dei generi, che vanno dal grottesco al
drammatico senza disdegnare alcune caratteristiche da horror, non è
qui utilizzata in modo da permettere la comprensione della vera
natura del progetto. Tant’è che giunti al finale si rimane quasi
spiazzati per le rivelazioni fatte, e che risultano un troppo
brusco cambio rispetto a quanto fino a quel momento visto.
Un nuovo link da aggiungere ai
preferiti: www.fareastream.it.
Di che cosa si tratta? Si tratta, appunto, di
Fareastream, la prima piattaforma italiana
completamente dedicata al cinema asiatico e lanciata dal
più grande festival orientale d’Europa, cioè il Far East
Film di Udine!
Dalle 21.00 di mercoledì 21
ottobre tutti gli appassionati e tutti i curiosi potranno
dunque avere a portata di click il meglio del made in
Asia, dai blockbuster che hanno polverizzato i botteghini
ai cult che hanno fatto innamorare i cinefili, e anche il
meglio del FEFF, come l’irresistibile road movie
Survival Family o i due dei
titoli-rivelazione del 2020: lo splendido noir coreano
Beasts Clawing at Straws di Kim
Young-hoon e l’esplosivo, mistico, psichedelico
Labyrinth of Cinema, l’opera d’arte
totale di Obayashi Nobuhiko.
Il 21 ottobre, per
iniziare,saranno subito disponibili30 titoli: chi desidera viaggiare per tutta l’Asia
senza fermarsi mai potrà guardarsi un film al giorno per un mese
intero! Sulla piattaforma verranno poi caricati periodicamente
nuovi contenuti, tra evergreen del
FEFF e capolavori da
riscoprire,grandi
classici e primissime visionicomeThrow DowndiJohnnie To(restaurato dal FEFFconL’Immagine ritrovata di
Bologna) eRamen
Heads, l’incredibile documentario diKoki Shigenosu migliori chef del
Giappone. Gli spettatori potranno muoversi dentro il menu
della library in base al genere e alla provenienza geografica o
potranno scegliere di percorrere uno degli itinerari monografici
già messi a punto: quello dedicato al sommo maestro
Ozu, per esempio, e quello dedicato alla mitica coppia
Ip Man-Donnie Yen.
Fareastream, ricordiamo, ha come partner
tecnicoMymovies.ite
saràattiva solo sul territorio
italiano. I film saranno disponibili
nellaversione doppiata(ove
esistente) e in quellaoriginale(con sottotitoli italiani).
Dopo aver esplorato l’universo
televisivo turco con Brave and
Beautiful e Benim Hala Umudum
Var (I Still Have Hope), torniamo negli
States con una delle serie gangster più amate degli ultimi anni.
Oggi vi parliamo di Animal Kingdom, serie
televisiva ideata da Jonathan Lisco per il network
TNT e basata sull’omonimo film australiano diretto
da David Michôd nel 2010.
Presentata in anteprima nel
2016 al Tribeca Film Festival di
New York, la serie è arrivata alla sua quarta
stagione con un totale a oggi di 49
episodi. Purtroppo, a causa della pandemia da Coronavirus
attualmente in corso, anche il futuro Animal
Kingdom è congelato. La produzione ripartirà, si spera
presto con una nuova entusiasmante stagione.
Animal Kingdom, il cast
Protagonista della storia è Joshua
J Cody (Finn Cole), un diciassettenne che, dopo la
prematura e improvvisa morte della madre, viene affidato alle cure
di sua nonna. Il ragazzo quindi si trasferisce nella California del
sud e va a vivere con i Cody, una famiglia assai disfunzionale e
dalla condotta a dir poco pericolosa.
A capo della famiglia c’è Janine
‘Smurf’ Cody (Ellen Barkin), nonna di J, e i suoi
tre figli nati da padri diversi, Andrew (Shawn
Hatosy), Craig (Ben Robson) e Deran
(Jake Weary). Ben presto il nuovo arrivato, che
non conosce praticamente nulla dei suoi lontani parenti, capisce
che l’intera famiglia è coinvolta in losche attività criminali.
Andrew Cody, detto Pope, è un
pericoloso rapinatore con disturbi mentali e del comportamento e
con tendenze suicide. Dopo aver scontato tre anni nel carcere di
Folsom, torna a casa per ricominciare a occuparsi degli affari di
famiglia. Craig Cody, il figlio di mezzo, è invece uno spacciatore,
amante delle droghe e dal carattere instabile. In ultimo abbiamo
Deran Cody, il più giovane della famiglia, è un ex surfista gay che
ha aperto un bar come attività di copertura per i suoi traffici
illeciti.
Oltre ad Andrew, Craig e Deran
della famiglia Cody fa parte anche Barry Blackwell (Scott
Speedman), detto Baz, figlio adottivo di Janine.
Nonostante il primogenito sia Andrew, è di fatto Baz a essere a
capo delle missioni della famiglia Cody.
E’ lui che si occupa di organizzare
le rapine, di formulare piani, valutare rischi, formare la squadra
e analizzare le vie di fuga. Tutta la logistica è affidata a Baz
che, durante gli anni di galera di Andrew, prende il posto di
figlio maggiore di casa. Nonostante all’apparenza sia il più
affidabile della famiglia Cody, Baz è personaggio assai egocentrico
e soprattutto manipolatore.
Animal Kingdom, la trama
Con l’arrivo di J, gli equilibri
della già disfunzionale famiglia Cody si rompono. Il ragazzo, che
ha sempre vissuto una vita tranquilla insieme alla madre – sorella
gemella di “Pope” -, si ritrova all’improvviso in una famiglia di
criminali. Ma nonostante lo shock iniziale, J sembra deciso a
trovare una sua dimensione, lontana dalle attività illecite dei
Cody. Del resto per il ragazzo non c’è un’alternativa; per J
decidere di lasciare i Cody significherebbe andare a vivere in una
casa famiglia.
Gli affari della famiglia Cody,
supervisionati dalla terribile Janine, procedono dunque senza
intoppi e J comincia ad abituarsi alla sua nuova vita in
California. Ma i problemi per il nuovo arrivato e per la sua nuova
famiglia sono proprio dietro l’angolo.
La polizia da anni tenta di
incastrare l’intero clan dei Cody che, protetto invece da alcuni
persone molto influenti, continua a cavarsela e a evitare il
carcere. Ma la chiave di volta per distruggere l’intera
organizzazione potrebbe essere proprio J.
Durante l’intera prima stagione
della serie, il detective Sandra Yates (Nicki
Micheaux) si mette alle calcagna dei nuovo arrivato, con
la speranza che J possa aiutarla a portare a termine la sua
missione. Così facendo quindi il ragazzo si trova coinvolto, suo
malgrado, nelle attività della famiglia e nella lotta dei Cody
contro la polizia. Inoltre, a complicare ulteriormente la vita di J
ci saranno anche le interminabili lotte tra bande per il controllo
del territorio. Riuscirà J a non farsi coinvolgere attivamente
negli affari di famiglia e a tenere a bada gli ‘attacchi’ della
polizia?
Animal Kingdom 4: trama e
curiosità della quarta stagione
Il film e la serie tv
Animal Kingdom, diretti entrambi da David
Michôd, si ispirano alla vera storia di una famiglia
criminale australiana, che per anni ha mandato avanti i suoi loschi
traffici senza essere fermata dalla polizia. La serie tv trasmessa
dalla TNT, racconta tutta la storia della famiglia Cody, dal punto
di vista del nuovo arrivato, il piccolo J.
Dopo un inizio a dir poco
difficile, anche il diciassettenne trova una sua dimensione in quel
folle nucleo familiare. A seguito della morte della madre per
overdose, J non sa proprio cosa fare. Il ragazzo, infatti, non
conosce l’identità del padre e anche la famiglia di sua madre gli è
completamente estranea. Non vedendo la nonna e gli zii da quando
era bambino, J non ha idea di cosa lo aspetti. Costretto quindi
dagli eventi, quini, il diciassettenne si ritrova a dover
sopravvivere in una famiglia di squali a cui tanti cacciatori di
taglie danno la caccia.
[SPOILER
ALERT]
Nella quarta stagione di Animal
Kingdom i ragazzi della famiglia Cody sono costretti a cominciare a
pensare a come andare avanti dopo la morte di Smurf. All’inizio del
tredicesimo e ultimo episodio della quarta stagione, uno degli
affari illeciti di Janine (Ellen Barkin) con Gia
(Karina Logue) prende una brutta piega. Smurf ha
bisogno di vendere l’oro che la sua famiglia ha rubato ma Gia si
rifiuta di acquistarlo.
Smurf, malata da tempo di un cancro
terminale, è decisa a morire alle sue condizioni e non a farsi
uccidere dalla malattia. La donna quindi elabora un piano insieme
al nipote J e approfitta dell’affare andato male con Gia per
inscenare la sua morte. A ucciderla è in realtà lo stesso J con un
colpo di pistola, esaudendo così gli ultimi desideri della
nonna.
J quindi torna a casa e come da
programma, comunica alla famiglia che Smurf è morta per mano di Gia
e dei suoi scagnozzi. Mentre il ragazzo vorrebbe organizzare un
funerale o un memoriale per Janine, c’è chi sospetta che dietro la
morte della donna ci sia qualcosa di strano. La famiglia appare
unita nel dare il suo ultimo saluto a Janine ma Andrew
(Shawn Hatosy) sembra già intento a cospirare ai
danni di J.
Il maggiore dei fratelli Cody che
ha ormai il controllo di casa, dà a J solo 24 ore per raccogliere
tutte le sue cose e lasciare la famiglia. Pope infatti non si è mai
fidato al cento per cento di J ed ha approfittato della situazione
per liberarsi di lui. J quindi non può far altro che assecondare
Andrew e lasciare casa Cody.
Più tardi, il ragazzo, ormai fuori
dalla famiglia, riceve una visita da parte di Angela (Emily
Deschanel), amica di Janine, che gli rivela qualcosa
di molto importante. Smurf, prima di morire, ha creato dei piccolo
fondi fiduciari per tutti i suoi ragazzi. Nonostante questi piccolo
salvadanai, la maggior parte dei soldi e la casa dei Cody, sembra
essere intestata a una donna misteriosa di nome Pamela Johnson.
Solo alcuni flashback finale sveleranno l’identità della donna e
qual era il suo legame con la defunta Janine. [fonte:
IBTime]
Il finale della
quarta stagione di Animal Kingdom
lascia quindi molte questioni in sospeso, motivo per cui il network
ha deciso di rinnovare la serie. Animal Kingdom 5
sarebbe dovuta andare in onda nel 2020 ma a causa della
pandemia da Coronavirus in corso, la sua uscita è
stata inviata. Al momento non si conoscono dettagli sulla trama di
questa quinta stagione ma speriamo che la serie possa tornare
presto in tv.
Animal Kingdom streaming: dove
vederla
Tutte le stagioni di Animal
Kingdom sono disponibili in abbonamento sulla piattaforma
di streaming di Infinity
TV.
Dal regista di Le
avventure galanti del giovane Molière, Il
piccolo Nicolas e i suoi genitori,
Asterix e Obelix al servizio di sua
Maestà e Il Ritorno
dell’Eroe arriva alla Festa del Cinema di
Roma nella Selezione Ufficiale Le
discours, una commedia tratta dal romanzo del
fumettista Fabrice CaroIl discorso, che
ebbe grande successo in patria nel 2018, edito in Italia nel 2020
dalla casa editrice Nottetempo. In pieno stile francese, il film
ironizza su dinamiche familiari sclerotizzate mentre racconta il
momento più critico di ogni storia d’amore: la pausa di
riflessione.
Quale sarà il discorso
perfetto?
Adrien, Benjamin
Lavernhe, sta vivendo un momento di crisi: Sonia,
Sara Giraudeau, lo ha lasciato, temporaneamente,
per una pausa di riflessione. Man mano che i giorni passano senza
sue notizie, Adrien, per natura ansioso e ipocondriaco, si agita
sempre di più e alla fine le invia un messaggio. Quello che proprio
non ci vuole in questa situazione è quello che succede: Adrien è
invitato a una cena di famiglia. Mentre la madre, Guilaine
Londez, porta in tavola i soliti manicaretti, la sorella
Sophie, Julia Piaton, ascolta ammirata Ludo,
Kian Khojandi, l’uomo che sta per sposare, e il
padre, Francois Morel, inanella per l’ennesima
volta il suo repertorio di aneddoti, Adrien aspetta solo il
messaggio di risposta di Sonia. Al suo posto arriva una proposta di
Ludo che getta il protagonista definitivamente nel panico: tenere
un discorso al matrimonio della coppia. Adrien non ama parlare in
pubblico e la paura di essere inadeguato prende il sopravvento.
Tra Woody Allen, Michel
Gondry e Cédric Klapisch, un adattamento troppo teatrale e
ripetitivo
Laurent Tirard,
regista de Il discorso, afferma di aver
voluto riportare sullo schermo lo stesso andamento caotico e non
lineare che ha trovato nel romanzo. In effetti, anziché far
procedere cronologicamente la trama, Tirard, anche
sceneggiatore della pellicola, si prende la libertà di entrare
nella mente del protagonista e proporre al pubblico diverse
versioni del discorso che questi immagina di fare alle nozze della
sorella, con esiti ovviamente differenti a seconda dei toni
utilizzati. Tutto questo avviene appunto nella mente di Adrien,
mentre attende il messaggio di Sonia e mentre è in corso la cena
coi suoi. Le viarie parti si legano nel montaggio di
Valérie Deseine. Tirard mostra
gli scenari che la mente di Adrien crea, stimolato dall’ansia di
non trovare le parole adatte e di fare una pessima figura. Se però
inizialmente questo espediente può risultare simpatico, più il film
procede, più la riproposizione della stessa situazione, seppure con
delle variazioni di tono, diventa eccessiva e la componente ironica
si affievolisce, lasciando languire il film fino alla
conclusione.
Inoltre, il lavoro non riesce a
staccarsi davvero dalla pagina scritta, mantenendo la verbosità
tipica da un lato di certa cinematografia francese, in cui le cene
familiari si trasformano in trappole, dall’altro, appunto, del
registro scritto più che di quello visivo. Non manca una certa
teatralità nell’impostazione, basti pensare al protagonista che
spesso si rivolge direttamente al pubblico guardando in camera.
Dunque, nonostante le buone
intenzioni e le ottime ispirazioni – tra queste il regista ha
citato per questo film il Woodie Allen di
Io e Annie e Se mi lasci ti
cancello di Michel Gondry , ma anche
Aria di famiglia di Cédric
Klapisch, regista de L’appartamento spagnolo
–Le discours resta una
trattazione scarsamente coinvolgente dei rapporti familiari e delle
comuni traversie di una storia d’amore. L’uscita del film nelle
sale è prevista per il 23 dicembre.
After Love di
Aleem Khan è un film che se tutto fosse andato
come doveva avremmo visto al Festival
di Cannes, dove era stato selezionato nella cinquina di questa
edizione della Semaine de la Critique. Un plauso
ulteriore, dunque, alla Festa di Roma 2020 per aver creato la
possibilità – per tutti, realizzatori e pubblico – di incontrare
alcuni dei titoli che sarebbero rimasti invisibili dopo la
cancellazione della kermesse francese.
Un esordio notevole, tra
Cannes e Roma
Non pochi, per la verità, spigolando
nella Selezione Ufficiale dell’Auditorium e nel programma di Alice
nella Città: Un altro giro (Druk) di
Thomas Vinterberg, Asa ga kuru di
Naomi Kawase, Des hommes di
Lucas Belvaux, Estate ’85 di François Ozon,
El olvido que seremos di Fernando
Trueba, Peninsula di Yeon
Sang-ho, Ammonite di Francis
Lee, 9 jours à Raqqa di Xavier de
Lauzanne, Il discorso perfetto di
Laurent Tirard, Gagarine di
Fanny Liatard e Jérémy Trouilh,
Ibrahim di Samir Guesmi,
Nadia Butterfly di Pascal Plante,
l’incredibile
Soul di Pete Docter e Kemp Powers,
ovviamente, l’opera prima di cui stiamo parlando.
Il trentacinquenne regista inglese,
già noto alla Locarno Filmmakers Academy e ai laboratori del
Sundance Institute, aveva infatti solo tre cortometraggi al suo
attivo prima di questo esordio. Tutti realizzati tra il 2009 e il
2014, affidati ad attori britannici, indiani o pakistani e nei
quali si parla spesso di stranieri e diversità. Come in questo caso
– a conferma di una particolare sensibilità verso certi temi,
contesti e le proprie radici (Khan è di Chatham, nel Kent, ma ha
origini pakistane e ha ammesso di essersi ispirato ai genitori, pur
non essendo un film autobiografico) – visto che la storia è quella
di Mary, inglese convertita all’Islam per amore di suo marito
Ahmed. I due vivono nella città costiera di Dover, almeno fino a
che la scomparsa del coniuge porta alla luce una vita parallela e
segreta che sconvolge completamente il quotidiano della moglie. A
questo punto decisa a scoprire tutta la verità sulla relazione che
suo marito aveva da anni con una donna di Calais, a soli
trentaquattro chilometri di distanza oltre il canale della
Manica.
Un triangolo
inaspettato
Da sempre i filosofi si interrogano
su come sia possibile conoscere se stessi, SE sia possibile.
Altrettanto spesso il cinema ha giocato con il concetto di
identità, ottimisticamente fornendo risposte rassicuranti o
lasciando intendere come sia impossibile sapere con certezza chi
abbiamo accanto. Eppure non accade di frequente che questo tipo di
intrecci sappia prescindere da nuances thriller per venir declinato
in maniera più intima, e insieme universale. Come per il ritratto
di donna che il regista e sceneggiatore dipinge, di quelli che
meriterebbero un posto nella memoria. E questo senza dubbio grazie
all’interpretazione maiuscola di Joanna Scanlan, che vediamo
mettersi a nudo – non solo metaforicamente – e rappresentare le
diverse fasi che un tradimento tanto profondo inevitabilmente
scatena.
Nathalie Richard è
l’altra donna, la sua avversaria, madre di un figlio che lei non
aveva potuto crescere, le si pone davanti come uno specchio nel
quale guardarsi da vicino dopo essersi ignorate da lontano (nemmeno
troppo, considerata la distanza geografica di cui dicevamo). Uno
specchio nel quale interrogarsi sulle proprie mancanze,
vergognandosi di difetti vecchi e nuovi e dello sguardo di un uomo
che doveva averla ritenuta non abbastanza, ma che non aveva mai
pensato di lasciarla davvero, come le rivela propria la sua
‘immagine riflessa’, anche lei sofferente per colpe non sue.
Il gioco di menzogne finisce col
metterle di fronte a realtà totalmente impreviste, e a conoscersi.
Diverse per lingua, religione, cultura, principi, abitudini,
famiglia le due donne si scoprono. Persino simili. Tra un passato
da rileggere e un futuro da riscrivere. Difficile per moglie e
amante accettarsi, meglio forse passare per un ragazzo in
difficoltà, con dei segreti da rivelare a un padre assente, più
pronto ad aprirsi all’altro, che accettare di aver bisogno l’una
dell’altra per completare il puzzle che non pensavano di star
vivendo. Ma il riavvicinarsi potrebbe essere l’unica maniera di
sentire di nuovo vicino l’uomo tanto amato, i ricordi che stavano
sbiadendo, la vita che rimane loro. Insomma, accettare la sua
assenza. Per andare avanti, in fondo, tutti infrangiamo le regole
che ci diamo.
La famiglia e i suoi tabù, le
dinamiche di classe, la protesta e l’impegno sociale. C’è un po’ di
tutto in questa commedia peruviana sulla scia di Pedro
Almodóvar, opera terza del regista Javier
Fuentes-León.
La trama di Las mejores
familias
Alicia, Grapa
Paola, e Carmen, Gracia Olayo,
La ballata dell’odio e dell’amore di
Alex De La Iglesia, sono le padrone di casa in due
famiglie aristocratiche di Lima. Si conoscono da anni e le loro
ville sono una accanto all’altra. Al loro servizio da anni due
sorelle, Luzmila, Tatiana Astengo, e Peta,
GabrielaVelásquez. In occasione
del compleanno di Alicia le due famiglie si ritrovano insieme.
Tutti aspettano con curiosità il ritorno dalla Spagna del figlio di
Alicia, gay, che ora si è innamorato di una donna, Merche,
Jely Reátegui. La presenterà ai suoi perché vuole
sposarla. L’arrivo di Merche sconvolgerà gli equilibri tra le due
famiglie e farà emergere un segreto a lungo taciuto.
Nel solco di Almodóvar con
spunti interessanti
Las mejores
familias si muove sotto l’influenza inevitabile di
Pedro Almodóvar, che d’altronde è un punto di
riferimento fondamentale nel cinema spagnolo e latinoamericano
dagli anni ’80 ad oggi. Si inizia subito con lo stile dei titoli di
testa e il colore rosso a dominare, con i colori accesi e la moda
anni ’60 che sfoggia la protagonista del video pubblicitario in
apertura del film.
Se la commedia procede
nel solco del regista spagnolo, con momenti di climax e
comicità in cui le protagoniste arrivano ad accapigliarsi e
lottare, in altri il regista riesce a non riproporre solo
stilemi noti, mostrando qualcosa di originale, complici
alcune efficaci trovate di sceneggiatura – firmata dallo stesso
Fuentes-León, come il montaggio, assieme a
Javier Becerra – quali la presenza della “casetta”
o la manifestazione di protesta davanti alle ville, che dà luogo a
una parentesi quasi surreale. Grazie a questi guizzi e all’ironia
che si mette nel dipingere le dinamiche familiari e amicali, il
film ha un buon ritmo, nonostante una trama che ha al centro il più
classico degli intrecci: la relazione clandestina tra il ricco
rampollo e la sua domestica.
Sono soprattutto un manipolo di
attrici in un universo rigorosamente matriarcale a dare vita ai
momenti più spassosi. Le telefonate e i commenti delle due amiche
Alicia e Carmen ne sono un esempio. È proprio un gruppo di donne ad
unire le famiglie. Donne forti e decise: Alicia e Carmen, ma anche
la madre di Carmen e quella di Luzmila, che per anni hanno
condiviso un segreto e deciso le sorti delle famiglie attraverso il
loro comportamento. Gli uomini appaiono in linea di massima come
figure secondarie, spesso deboli o indecise. O, come la godibile
caratterizzazione del nonno, una sorta di accessorio che fa
sorridere.
Las mejores
familias evidenzia le ipocrisie, i non detti che
spesso determinano le dinamiche familiari. Fotografa una società
ancora fortemente classista, che conferisce molta importanza alle
apparenze ma che, così spera il regista, riuscirà a modernizzarsi,
trovando la strada verso una convivenza più autentica e serena.
Si stanno svolgendo a pieno ritmo le
riprese di Mission Impossible 7 con Tom
Cruise attualmente impegnato a Venezia in alcune scene
molto impegnative. Il divo naturalmente non si tira indietro. Ecco
alcuni scatti dai canali veneziani.
Nei prossimi due capitoli della saga
di Mission Impossible, Tom
Cruise e Rebecca
Ferguson torneranno nei panni di Ethan Hunt e
Ilsa Faust. I due film vedranno coinvolti anche Shea
Whigham (Kong: Skull Island), Hayley
Atwell (Captain America: Il primo
vendicatore), Pom
Klementieff (Guardiani della Galassia)
e Esai Morales (Ozark). Christopher
McQuarrie scriverà e dirigerà i film, che faranno il loro
debutto nelle sale americane rispettivamente il 19 novembre 2021 e
il 4 novembre 2022.
Il film Wicked,
l’adattamento tanto atteso prodotto da Universal del musical di
successo di Broadway, ha trovato un grosso ostacolo sulla sua
strada. Il regista Stephen Daldry ha lasciato il
film a causa di conflitti di programmazione. Wicked è in
sviluppo da oltre un decennio ed è stato recentemente tolto dal
programma delle uscite della Universal a causa della pandemia. I
membri del cast non sono stati annunciati.
La Universal aveva inizialmente
previsto che il film uscisse durante le vacanze nel 2019, ma alla
fine ha distribuito l’adattamento di Cats di Tom Hooper in quella
data e ha spostato Wicked a dicembre 2021. Dopo che la pandemia di
coronavirus ha colpito e costretto le sale cinematografiche e la
produzione cinematografica a chiudere, lo studio ha dovuto
rimescolare di nuovo il suo programma, spostando ancora Wicked sul
suo tabellone.
L’uscita del regista dal progetto
rende la situazione ancora più grave e il rischio per il film è che
passerà ancora molto tempo prima che possa raggiungere la sala.
Si prospetta un novembre ricco di
novità quello che si appresta ad iniziare per gli abbonati di
Disney+.
Infatti molte sono le novità in arrivo in questo mese a cominciare
dalla commedia natalizia Noelle,
alla serie
Marvel 616 al film Black Beauty. Ecco
di seguito tutti i titoli in arrivo.
Noelle
Nella commedia natalizia
di Disney+Noelle, la
figlia di Kris Kringle è piena di spirito natalizio e divertimento,
ma desidera fare qualcosa di “importante” come il suo amato
fratello Nick, che prenderà il posto del padre questo Natale.
Quando Nick sta per crollare come un biscotto di pan di zenzero per
via di tutta la pressione, Noelle gli suggerisce di prendersi una
pausa e di andarsene… ma quando lui non torna, Noelle deve
ritrovare suo fratello e portarlo indietro in tempo per salvare il
Natale.
L’improvvisa scomparsa del nuovo
Babbo Natale (Bill Hader) porta il caos nelPolo Nord, così la
signora Kringle (Julie Hagerty) deve farsi avanti per tenere a
freno il sostituto hi-tech di Babbo Natale, il cugino Gabe (Billy
Eichner). Nel frattempo, Noelle e l’elfo Polly (Shirley MacLaine),
la tata pungente ma di buon cuore della famiglia, sono al sud in
una missione di ricerca e recupero, durante la quale Noelle
(Anna
Kendrick) si rende conto di avere molto da imparare
dal padre e comincia a capire il vero significato del Natale.
Scritto e diretto da Marc Lawrence, Noelle è interpretato da
Anna Kendrick, Bill Hader, Kingsley Ben-Adir, Billy Eichner,
Julie Hagerty e Shirley MacLaine. Il film è prodotto da
Suzanne Todd con John G. Scotti nel ruolo diproduttore
esecutivo
Marvel 616
Marvel 616, la docuserie
originale che arriverà sulla piattaforma di streaming dal 20
novembre. Questa serie antologica composta da 8 episodi offre agli
spettatori uno sguardo più approfondito nel mondo creativo Marvel.
Titoli degli episodi ed
elenco dei relativi registi:
“Più in alto, più lontano, più veloce” diretto da Gillian
Jacobs
“Oggetti smarriti” diretto da Paul Scheer
“Tutti in costume!” diretto da Andrew Rossi
“Artigiani incredibili” diretto da Clay Jeter
“Il Metodo Marvel” diretto da Bryan Oakes
“Spider-Man giapponese” diretto da David Gelb
“Sotto i riflettori” diretto da Alison Brie
“Fuori dalla scatola” diretto da Sarah Ramos
Marvel 616 esplora come la
ricca eredità Marvel di storie, personaggi e
creatori viva anche nel mondo esterno. Ogni documentario, diretto
da uno straordinario regista, approfondisce gli intrecci tra
narrazione, cultura pop e fandom nell’Universo Marvel. Gli episodi di questa serie
antologica affronteranno argomenti che includono tutti gli artisti
Marvel di fama mondiale e le donne
pioneristiche di Marvel Comics, alla scoperta dei personaggi
Marvel “dimenticati” e molto
altro.
Marvel 616 è prodotta da
Marvel New Media insieme a Supper
Club. I produttori esecutivi della serie sono Joe Quesada, Shane
Rahmani, Sarah Amos, John Cerilli, Harry Go e Stephen Wacker per
Marvel; Jason Sterman, Brian McGinn
e David Gelb per Supper Club
I Cavalieri di Castelcorvo
I Cavalieri di Castelcorvo, la
nuova serie kidstutta italiana prodotta da The Walt Disney Company
Italia in collaborazione con Stand By Me, arriverà
dal 6 novembre in esclusiva su Disney+ con tre episodi a settimana.
Dedicata ai bambini dai 6 ai 12 anni, la serie composta da 15
episodi è un mixtra avventura e fantasy, un’enigmatica storia di
coraggio e amicizia.
Girata tra Roma e alcuni dei più
caratteristici borghi del Lazio, questa nuova produzione nel segno
dell’avventura avrà per protagonisti i due fratelli Riccardo e
Giulia, rispettivamente di 11 e 13 anni che, a causa degli impegni
di lavoro dei genitori, dovranno trasferirsi a Castelcorvo dalla
zia Margherita per frequentare la scuola. Una volta giunti lì, i
ragazzi conosceranno gli altri due protagonisti della serie, Matteo
e Betta, due coetanei del posto ritenuti outsider per via delle
loro stranezze.Insieme, i quattro ragazzi affronteranno una serie
di prove e scopriranno che Castelcorvo non è quello che sembra:
misteriosi enigmi, chiavi magiche e un gioco da tavolo che sembra
vivere di vita propria, streghe e luoghi al di fuori del tempo e
dello spaziodove ogni desiderio infantile viene realizzato in
cambio però di qualcosa di oscuro.Riccardo, Giulia, Betta e Matteo
stringono un patto e fanno un giuramento: saranno i Cavalieri di
Castelcorvoper salvare i bambini rapiti dalla temibile ‘Stria’.
Inizia così un’emozionante impresa,
una caccia che si svolge tra le stradine e le campagne di
Castelcorvo, un paesino dove la tranquillità è solo un’illusione.I
quattro protagonisti si ritroveranno a vivere una straordinaria
avventura e allo stesso tempo a confrontarsi con i problemi tipici
della loro età, a partire dalle incomprensioni con gli adulti fino
ad arrivare ai primi dilemmi amorosi.La serieI Cavalieri di
Castelcorvosegue le altre produzioni nate grazie alla
collaborazione tra Stand By Me e The Walt Disney Company Italia. La
società di produzione televisiva italiana ha infatti già prodotto,
tra le altre, la serie di grande successoSara e Marti
#LaNostraStoriale cui tre stagioni sono disponibili su Disney+ dallo scorso 9 ottobre.I
Cavalieridi Castelcorvoè una serie prodotta da The Walt Disney
Company Italia in collaborazione con Stand By Me.Produttore
creativo: Simona Ercolani. Soggetto di Simona Ercolani e Angelo
Pastore. Scritto da Angelo Pastore, Giulio Antonio Gualtierie
JosellaPortocon la collaborazione di Livia Cruciani. Regia di
Riccardo Antonaroli e Alessandro Celli. Supervisione alla
produzione: Teresa Carducci. Produttore esecutivo: Grazia Assenza.
Organizzazione generale: Davide Pisano
Black Beauty
Black
Beauty, arriverà in anteprima sulla piattaforma di
streaming entro la fine dell’anno. Black Beauty è una cavalla di
razza mustang nata libera nell’America occidentale. Quando viene
catturata e portata via dalla sua famiglia, la sua storia si
intreccia con quella della diciassettenne Jo Green, anche lei in
lutto per la perdita dei genitori. Le due sviluppano lentamente un
legame che si basa sull’amore, il rispetto e la cura reciproca.
La vincitrice dell’Oscar
Kate Winslet (The Reader – A voce alta)
presta la voce a Black Beauty; il film è interpretato da
Mackenzie Foy (Interstellar) nel ruolo di Jo Green; Iain
Glen (Il Trono di
Spade) in quello di John Manly; e Claire Forlani (Vi
presento Joe Black) nel ruolo di Mrs. Winthorp.
Black Beauty è diretto da
Ashley Avis (Adolescence) che ha anche scritto la
sceneggiatura. Jeremy Bolt (Polar, Monster
Hunter) di JB Pictures e Robert Kulzer (Polar) di Constantin
Film sono i produttori, mentre Martin Moszkowicz, Edward Winters e
Jon Brown sono i produttori esecutivi. Dylan Tarason è un
co-produttore e Genevieve Hofmeyr (Mad Max: Fury Road),
presidente della Moonlighting Films, è la produttrice per il Sud
Africa.
La Vera Storia di The Right
Stuff: Uomini veri
La Vera Storia di The Right Stuff: Uomini veri
racconta la straordinaria storia vera dei primi astronauti della
nazione, noti come Original Mercury 7, e trae ispirazione da
centinaia di ore d’archivio di filmati e trasmissioni radiofoniche,
interviste, video amatoriali e altro materiale raro e inedito per
catapultare gli spettatori alla fine degli anni Cinquanta. Il
documentario di National Geographic della durata di due ore fa
seguito alla serie originale Disney+The Right Stuff: Uomini veri, il cui finale
di stagione arriverà sulla piattaforma lo stesso giorno.
Diretto e prodotto dal regista
vincitore dell’Emmy e del Peabody Award, Tom Jennings (Apollo:
Missions to the Moon, Challenger Disaster: Lost
Tapes), La Vera Storia di The Right Stuff: Uomini
veri è un avvincente racconto del programma della NASA,
Project Mercury, che ha rivoluzionato il ruolo dell’America
nell’esplorazione dello spazio da parte dell’uomo, ispirando le
future generazioni di appassionati. Un documentario libero dalle
moderne narrazioni e dalle interviste, dove l’utilizzo dello stile
caratteristico di Jennings regala agli spettatori un accesso senza
precedenti alla corsa allo spazio. Per sottolineare uno dei momenti
più drammatici e tenaci della storia, La Vera Storia di The
Right Stuff: Uomini veri comprende:
Video mai visti prima con nuovi audio
sincronizzati – Vengono mostrati per la prima volta i
momenti di tensione che hanno immediatamente seguito il volo del
Mercury-Redstone 4 pilotato da Virgil “Gus” Grissom.
Prime e rare registrazioni radio e video – Gli
spettatori vivranno, attraverso una vasta gamma di notizie,
l’annuncio storico degli astronauti del Mercury 7, che hanno
combattuto per far parte del primo team spaziale americano e
saranno testimoni di una registrazione interna del governo che
delinea la formazione della NASA ad opera del suo predecessore, il
National Advisory Committee for Aeronautics.
Materiale di ricerca di Tom Wolfe mai visto
prima – Gli spettatori sentiranno Wolfe parlare con Rene
Carpenter, moglie di Scott Carpenter, astronauta del Mercury 7, e
vedranno gli appunti privati, scritti a mano, compilati da Wolfe
per il suo libro principale, “The Right Stuff” (“La stoffa
giusta”).
Nuovi filmati digitalizzati di John Glenn –
Dagli archivi della Ohio State University, i rari momenti personali
della famiglia di John Glenn vengono catturati su pellicola 8mm e
16mm.
Fotografie esclusive inedite e rare – Per la
prima volta vengono mostrate fotografie del dietro le quinte del
famigerato numero di LIFE Magazine, per dare uno sguardo alla vita
domestica degli astronauti del Mercury 7. Vengono rivelate anche le
rare foto dei migliori fotografi di National Geographic che hanno
fatto parte del programma spaziale Mercury.
Composta da James Everingham per Bleeding Fingers Music e
prodotta da Hans Zimmer, vincitore dei premi Oscar®, Golden Globe®,
Tony Award® e GRAMMY® Award, e dal nominato all’Emmy Russell
Emanuel, la colonna sonora orchestrale del film è stata registrata
in remoto, a distanza sociale, da un’orchestra di 44 elementi nel
maggio 2020. Ogni musicista si è auto-registrato da casa e ogni
registrazione è stata poi unita perfettamente alle altre per creare
una partitura mozzafiato in grado di catturare lo zeitgeist
dell’America di metà secolo.
La Vera Storia di The Right Stuff: Uomini veri
è prodotto da 1895 Films per National Geographic. Per la 1895
Films, Tom Jennings è il produttore esecutivo e regista. Il film è
montato e prodotto da David Tillman e prodotto da Chris Morcom. Per
National Geographic, Simon Raikes è il produttore esecutivo.
Il Meraviglioso mondo di Topolino
Topolino e i suoi amici stanno arrivando su Disney+ con la nuova serie di corti
animati Il meraviglioso mondo di Topolino. Dal team dei
creatori di Topolino, la serie di cortometraggi animati
targata Disney Channel vincitrice degli Emmy Awards, arriva la
nuova serie originale Disney+ che debutterà lo stesso giorno
del compleanno di
Topolino, mercoledì 18 novembre. A partire dal 27 novembre,
ogni venerdì, verranno poi rilasciati due nuovi cortometraggi.
Quest’anno debutteranno in anteprima un totale di dieci corti, con
altri 10 previsti per l’estate 2021.
Ne Il meraviglioso mondo di Topolino non c’è altro
che divertimento ed entusiasmo per Topolino e i suoi migliori amici
– Minni, Paperino, Paperina, Pippo e Pluto – che intraprendono le
più grandi avventure vissute finora, destreggiandosi tra gli
imprevisti di un mondo selvaggio e bizzarro in cui la magia Disney
rende possibile l’impossibile. Ogni cortometraggio, della durata di
sette minuti, è pieno di momenti esilaranti, ambientazioni moderne,
storie senza tempo, nuova musica e l’inconfondibile stile artistico
classico dei corti di Topolino. La serie includerà storie
ispirate alle varie aree tematiche dei parchi Disney e cammeo dei
classici personaggi della tradizione Disney.
Contrassegnati da uno stile artistico contemporaneo che rimanda
agli inizi di Topolino nel 1928, la serie di cortometraggi animati
di Topolino è stata presentata in anteprima su Disney
Channel nel 2013, in onda per cinque stagioni per un totale di 96
episodi, e ha vinto sette Primetime Emmy Awards, due Daytime Emmy
Awards e 21 Annie Awards. Questi corti hanno ispirato una linea
mondiale di prodotti su licenza, giocattoli e abbigliamento, nonché
Mickey & Minnie’s Runaway Railway, la prima attrazione nella storia
Disney con Topolino e Minni, ora aperta ai Disney’s Hollywood
Studios di Walt Disney World Resort in Florida. Tutte e cinque le
stagioni di Topolino sono attualmente disponibili in
streaming su Disney+.
Il meraviglioso mondo di Topolino è prodotta da
Disney Television Animation con l’artista e regista vincitore di un
Emmy Award, Paul Rudish, nel ruolo di produttore esecutivo e
supervising director. Christopher Willis, il compositore dei
cortometraggi di Topolinonominato all’Emmy Award, ha
realizzato la musica anche per questa serie.
Ecco i Muppets
Ecco i Muppets è la prima serie
originale di Muppet Studio per Disney+. Nella stagione
composta da sei episodi, Scooter si affretta a rispettare i tempi
di consegna e a caricare in streaming la nuovissima serie targata
Muppets. Gli episodi devono uscire ora e lui avrà bisogno di
superare qualsiasi ostacolo, distrazione e complicazione che gli
altri Muppet gli dovessero causare.
Traboccanti di spontanea follia,
con sorprendenti guest star e con più rane, maiali, orsi (e
quant’altro) di quanto sia consentito dalla legge, i Muppet si
scatenano in Ecco i Muppets con quel tipo di assurdità sorprendente
e di divertimento caotico che li ha resi famosi. Dagli esperimenti
stravaganti con il dottor Bunsen Honeydew e Beaker ai consigli di
vita della favolosa Miss Piggy, ogni episodio è ricco di segmenti
esilaranti, condotte dai Muppet, che mostrano ciò che i Muppet
sanno fare meglio.Prodotta dai Muppets Studio e Soapbox Films, Ecco
i Muppets debutta in esclusiva su Disney+ venerdì 6
novembre.
Ecco l’intervista ad Alice
Filippi, Ludovica Francesconi e Giuseppe
Maggio, rispettivamente regista e protagonisti di
Sul Più bello, al cinema dal 21 ottobre
distribuito da Eagle Pictures e presentato ad Alice Nella
Città, edizione 2020.
Sul
più bello è la storia della giovanissima Marta
(Ludovica Francesconi), tanto simpatica quanto bruttina, che
dalla nascita soffre di una rara malattia genetica. Nonostante
tutto, Marta è la ragazza più solare che abbiate mai conosciuto.
Carattere travolgente ha fretta di fare tutto e subito. A 19 anni
come ogni ragazza della sua età sogna il grande amore ma lei non è
una che si accontenta e prima che la sua malattia degeneri vuole
sentirsi dire “ti amo” da un ragazzo bello… il più bello di tutti.
I suoi amici e coinquilini Jacopo (Jozef Gjura) e Federica
(Gaja Masciale) sono la sua famiglia e ogni volta fanno il
possibile per dissuaderla dal puntare troppo in alto. Finché ad una
festa Marta vede Arturo (Giuseppe Maggio) bello, sicuro di
sé e per lei completamente inarrivabile. In altre parole: la preda
perfetta. Ma mentre i fedeli amici si preparano a gestire
l’ennesima delusione, stavolta le cose andranno in maniera diversa.
Una volta sconfitta la rivale in amore Beatrice (Eleonora
Gaggero) e ottenuto l’amore di Arturo, Marta dovrà affrontare
la sfida più dura: raccontargli che il tempo non è a loro
favore.
Sul più bello il film finisce e incomincia la
vita vera. O almeno è questo quello che si aspetta lo spettatore
romantico alla fine del film di Alice Filippi,
presentato in Alice nella Città 2020 e al cinema dal 21 ottobre.
Una storia che strizza l’occhio a una vastissima cinematografia
dedicata al pubblico giovane, ma che non manca di picchi di
originalità e gradevolezza.
La storia, basata sull’omonimo
romanzo di Eleonora
Gaggero che ha anche una parte nel film, è quella di
Marta, una ragazza che soffre di una malattia molto grave e rara ma
che è intenzionata a vivere ogni esperienza che la sua giovane età
esige. Vive con Federica e Jacopo, amici sin dall’infanzia, l’unica
famiglia che abbia mai conosciuto, visto che è rimasta orfana da
bambina e con loro mette in piedi un piano: conquistare il ragazzo
più bello in circolazione, Arturo. Marta comincia così a pedinarlo,
per studiare le sue abitudini, fino a che Arturo non si accorge di
lei e… la invita a cena! Le conseguenze di quella sera sono
inaspettate, in primis per i due giovani protagonisti, ma la
malattia di lei le chiederà presto il conto, e Marta dovrà imparare
a gestire non solo una vita che le sembra troppo breve, ma anche
dei sentimenti che non si aspettava di provare.
Sul più bello è un felice punto di incontro
tra il “cancer movie”, laddove però la malattia in questione non è
il cancro ma è ugualmente mortale, e il teen love drama, con uno
sguardo al Favoloso mondo di Amelie, un altro ai colori pastello di
Wes Anderson e un impegno certosino nel caratterizzare i personaggi
attraverso la loro apparenza, in particolare attraverso i costumi.
E così Marta indossa sempre vestiti vivaci e in qualche modo
infantili, Jacopo è super stiloso, Federica eccentrica, Arturo
ingessato ed elegantissimo. Il fuori rispecchia il dentro, in
questo film che cerca comunque il lato positivo, nonostante
racconti una situazione drammatica.
Colorato e vivace, come
la sua protagonista
La protagonista e il suo carattere
solare dettano tutto il tono del film, che non si lascia mai andare
a patetismi ridondanti, neanche nelle scene che potrebbero
permetterselo, perché il dictat sembra quello di trovare il sorriso
a tutti i costi, e di non lasciarsi scappare nessuna occasione per
vivere a pieno. Come tenta di fare Marta, come poi farà, aiutata
dalla famiglia bizzarra e dolcissima che si è trovata.
Protagonisti del film sono
Ludovica Francesconi, Giuseppe Maggio, Jozef Gjura, Gaja
Masciale e la stessa Eleonora Gaggero già
citata su. Un cast giovanissimo e relativamente sconosciuto che
però riesce a dare freschezza alla storia anche se qualche volta
fatica a trovare la credibilità necessaria e la naturalezza che
avrebbero dei post adolescenti nelle loro condizioni e
situazioni.
Sul più bello è un film che si muove leggero
sopra tutti i cliché del genere, li tocca, il attraversa e ne esce
indenne, con la sua personalità acerba eppure ben visibile, tenero
eppure deciso, un racconto delicato di autodeterminazione.
Selezionato per Cannes 2020 e
prestato alla 15° Festa di Roma con tanto di bollino a inizio
proiezione,Été 85 è il nuovo
film di Francois Ozon in cui il regista francese
riversa molti dei suoi temi ricorrenti, dopo la sobria eppure
feroce parentesi di Grazie a Dio. La storia è
tratta dal romanzo Danza sulla mia tomba di
Aidan Chambers e ci porta sulle coste della
Normandia, durante l’estate del 1985, appunto.
La trama di Été 85
Il film però è un lungo flashback.
La scena di apertura trova Alexis (Félix Lefebvre) in manette,
pronto ad essere trascinato in un’aula di tribunale, mentre,
sguardo in macchina, dice che “questa è la storia di un cadavere”.
La premessa thriller si dissolve pian piano dentro ad un film che
racconta una storia d’amore estiva tra due ragazzi che finisce
tragicamente. Alexis naufraga con la sua barchetta, e viene tratto
in salvo dall’affascinante David (Benjamin Voisin), di due anni più
grande e molto più esperto sia di navigazione che d’amore. Non ci
metterà molto a fare di Alexis il suo amico e complice e presto il
suo amante.
La storia sembra quindi esaurirsi
così, in un amore estivo che sfuma rapidamente dopo un tradimento
ed un tragico incidente. Eppure Ozon tenta di
nobilitare la storia tra autorialità e gusto pop, infarcendola di
metafore letterarie in cui la storia stessa diventa metafora della
vita e il gesto di scrivere rappresenta la catarsi ultima
attraverso la quale si supera il trauma.
Maldestro nei dialoghi
A nulla servono le belle
interpretazioni dei protagonisti, dal momento che tutto ciò che di
sostanziale ha da dire il film, e cioè che alla fine dei conti
tutti noi creiamo a nostro piacimento la persona della quale ci
innamoriamo, si riduce a poche maldestre battute, messe in bocca ad
un personaggio secondario. Viene alla mente Chiamami col
tuo nome, ma Été 85 ne è la versione
raffazzonata ed annacquata, qui non c’è nessuna formazione
sentimentale o sessuale, nessun legame intimo tra sentimento e
letteratura, solo il tentativo di dare spessore ad una trama esile
raccontata con poca convinzione.
L’aspetto visivo, il decor, i
costumi, le musiche del film puntano tutte alla rappresentazione
gioiosa e vitale dell’estate. Été 85 è
luminosissimo, vitale, vivace e sembra non avere niente a che
vedere con le premesse che accarezzano il noir, è citazionista, sia
nei dialoghi in cui si recita Rimbaud che nelle scene che omaggiano
classici adolescenziali come Il tempo delle mele. Si tratta di un
film che va fuori fuoco, che ha un messaggio ma lo recapita male,
affidandolo a poche sciatte battute, trattamento riservato anche al
valore dell’arte e della scrittura, che si rispecchia poi nella
totale bidimensionalità del personaggio del professore, che
dovrebbe ispirare e guidare il giovane protagonista e invece è
totalmente accessorio.
Capita spesso ai registi molto
prolifici di fare un passo falso, e, pur saturo di suggestioni e
temi a lui molto cari, Été 85 è sicuramente un
passo falso per Ozon.
Popolare trilogia d’azione con
elementi di comicità, Bad Boys è negli
anni diventato un dei titoli più celebri del suo genere, anche per
merito dell’esplosivo regista Michael Bay e del
duo protagonista composto da Will
Smith e Martin
Lawrence. Dopo un primo film di gran successo uscito
nel 1995, questo ebbe un sequel semplicemente intitolato
Bad Boys II, arrivato nei cinema a otto
anni di distanza, nel 2003. Al centro delle vicende di questo vi è
nuovamente un caso che i due detective protagonisti dovranno
risolvere, dimostrando ancora una volta le loro capacità.
Anche questo sequel ottenne un
grande successo al box office, arrivando a guadagnare circa 273
milioni di dollari a fronte di un budget di 130. Altrettanto
positiva non fu l’accoglienza da parte della critica. Questa
infatti mal giudicò il film per via di alcune scene considerate
razziste o misogine, ma indicò gli effetti speciali come fonte di
grande intrattenimento. Furono proprio questi a ricevere
particolari lodi anche dall’industria, con una nomination ai Visual
Effects Society, premio dedicato solo a tale categoria.
Fin dall’uscita in sala di Bad
Boys II, inoltre, e grazie anche al successo del film, si
parlò della possibilità di realizzare un terzo capitolo che andasse
a completare la trilogia. Nel corso degli anni però si sono
susseguiti diversi problemi e ritardi, dovuti prevalentemente ad
altri impegni dei protagonisti e del regista. Diversi copioni
vennero però scritti, finché non si arrivò a quello giudicato
positivamente dalla Sony. Ebbe così inizio la produzione del film,
e Bad Boys for
Life è infine uscito nel gennaio del 2020, affermandosi
come il maggior incasso della trilogia, nonché come un apprezzato
film d’azione.
Bad Boys II: la trama del film
Bad Boys II è ambientato
otto anni dopo gli eventi del primo film. Gli investigatori Mike
Lowrey e Marcus Burnett sono nuovamente in azione, intenti stavolta
ad occuparsi di un caso di ecstasy introdotta a Miami eludendo i
controlli previsti. Ad aver dato vita a questa operazione è stato
il narcotrafficante cubano Johnny Tapia, il quale ha tra i suoi
clienti alcuni membri del KKK. È proprio tra questi che i due
agenti si infiltreranno per scoprire chi è a capo dell’intera
operazione. Inevitabili imprevisti portano però ad una violenta
sparatoria, facendo risolvere la missione in un nulla di fatto.
Durante questa, inoltre, Mike ferisce accidentalmente l’amico, il
quale inizia così a nutrire dubbi sulla volontà di continuare o
meno ad essere suo collega.
Mentre discutono sul loro rapporto,
con Mike che rivela a Marcus anche un inaspettato coinvolgimento
emotivo con sua sorella, la droga continua a diffondersi per le
strade di Miami. Nel momento in cui le vittime di questa aumentano
in modo radicale, i due detective capiranno di dover mettere da
parte i conflitti personali per poter prima risolvere il caso una
volta per tutte. Più passa il tempo, però, più Tapia diventa l’uomo
più forte della città, acquisendo la proprietà di diversi locali
che diventano ora i luoghi di spaccio per eccellenza. Nel disperato
tentativo di fermare questo progressivo potere del criminale, i due
troveranno anche un inaspettato alleato. Si tratta di Sydney, la
sorella di Marcus e agente segreto della DEA.
Bad Boys II: il cast del film
Ad interpretare i due detective
protagonisti vi sono nuovamente gli attori Will
Smith e Martin Lawrence. Il primo è il
detective Mike Lowrey, mentre il secondo il detective Marcus
Burnett. I due vennero scelti già dal primo film per via della loro
crescente popolarità in quegli anni, tanto al cinema quanto in
televisione. Dopo alcuni provini, i due sfoggiarono una grande
chimica di coppia, che portò i produttori a convincersi circa le
loro capacità. Per questo secondo film, inoltre, i due diedero vita
a numerosi momenti improvvisati, che permisero di conferire una
certa comicità al tutto. I due attori dovettero però prepararsi
anche fisicamente per poter riprodurre quanto richiesto dal
copione. Desiderando interpretare personalmente alcune delle
sequenze chiave più dinamiche, i due implementarono la loro
capacità fisica e muscolare al fine di riuscire in ciò.
Nel film è poi presente l’attrice
Gabrielle Union, nel ruolo di Sydney Burnett, la
sorella di Marcus. Poco più che esordiente all’epoca del film,
l’attrice recitò poi in diversi film e serie TV. Attualmente, una
serie spin-off dedicata proprio alla sua Sydney sarebbe in
lavorazione. Jordi Mollà, attore spagnolo
conosciuto per il suo ruolo in Blow, ha invece
interpretato il narcotrafficante Hector Juan Tapia. Per dar vita al
personaggio egli ha lavorato su un accento cubano, poi risultato
particolarmente convincente. Peter Stormae,
conosciuto per il personaggio di John Abruzzi nella serie
Prison Break è invece Alexei. Vi è poi anche un piccolo
personaggio di nome Floyd Poteet che è qui interpretato dall’attore
Michael
Shannon, oggi noto per grandi film come
Revolutionary Road o Animali notturni.
Bad Boys II: il trailer e dove
vedere il film in streaming e in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. Bad Boys II è
infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play,
Apple iTunes, Netflix, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per poter usufruire
del film, sarà necessario sottoscrivere un abbonamento generale o
noleggiare il singolo film. In questo modo sarà poi possibile
vedere il titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video,
senza limiti di tempo. Il film è inoltre in programma in
televisione per martedì 20 ottobre alle
ore 21:10 sul canale Paramount
Channel.
La morte di Chadwick
Boseman ha sicuramente scosso gli animi di chi gli era
vicino e di chi ha lavorato con lui all’oscuro della sua malattia.
In particolare hanno fatto scalpore i commenti e le reazioni di chi
gli è stato vicino, professionalmente e umanamente, negli ultimi
anni e che non era stato messo al corrente della sua condizione di
salute.
Tra questi, ovviamente tutti gli
attori che hanno lavorato con lui a Black
Panther e hanno fatto di lui il loro Re e amico,
hanno condiviso toccanti tributi a lui e alla sua memoria. Tra
questi, Letitia Wright ha dedicato a Boseman uno
degli adii più accorati e sentiti.
Letitia Wright ha
interpretato la sorella minore di T’Challa, Shuri, al fianco di
Boseman in tre dei suoi film MCU. In una nuova intervista con
Net-a-Porter, l’attrice ha accennato brevemente allo stato di
Black
Panther 2 sulla scia della morte di
Boseman. “Stiamo ancora piangendo il Ciad, quindi non è
qualcosa a cui voglio nemmeno pensare”, ha detto
semplicemente. “Il pensiero di farlo senza di lui è un po’
strano. Siamo solo addolorati al momento, quindi stiamo cercando di
trovare la luce in mezzo a tutto ciò.” Al momento, Black
Panther 2 è previsto per maggio 2022.
Al momento la dipartita di
Chadwick Boseman e la pandemia di coronavirus in
corso rendono davvero difficili i programmi e i progetti per il
film, tuttavia siamo sicuri che, qualsiasi sia la decisione dei
Marvel Studios, si troverà il modo di porre il
giusto e dovuto omaggio ad un attore che ha dato così tanto
all’immaginario collettivo e alla cultura comune in così poco
tempo.
Continuano ad arrivare immagini
ufficiali dal set di Avatar
2, e mentre aspettiamo notizie e contenuti sul film,
ecco che ci viene presentato il nuovo personaggio umano del film,
il Generale Ardmore, interpretato da Edie Falco.
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Da molto tempo si parla di un quarto
capitolo per il franchise di Ritorno al futuro. La
trilogia di Robert Zemeckis è una delle poche
opere cinematografiche di successo degli anni ’80 a non aver
ricevuto una nuova lettura negli ultimi dieci anni e sembra che sia
il regista che
il cast siano d’accordo sul fatto che un quarto film non s’ha
da fare.
A parlare di questa eventualità
interviene ora Bob Gale, co-sceneggiatore del film
che in un intervento con Collider spiega perché non si farà mai e
poi mai un altro film su Ritorno al Futuro:
“Abbiamo raccontato una storia
completa con la trilogia. Se tornassimo indietro e ne facessimo
un’altra, avremmo Michael J. Fox, che compirà
sessant’anni l’anno prossimo, e ha il morbo di Parkinson. Vogliamo
vedere Marty McFly all’età? Sessantenni con il morbo di Parkinson?
Volevamo vederlo a cinquant’anni con il morbo di Parkinson? Io
direi proprio di no. E non vuoi vedere Ritorno al futuro senza
Michael J. Fox. La gente dice: “Beh, fallo con
qualcun altro”. Davvero? Chi hai intenzione di prendere? Tutto
quello che farai è chiedere confronti con gli originali, e non
sarai mai all’altezza. E lo abbiamo visto con tantissimi film di
capolavori che sono venuti molto dopo, quante volte abbiamo sentito
parole come ‘Ah, beh, La minaccia fantasma, forse la mia vita
sarebbe stata migliore se non l’avessi visto.’ Ce ne sono molti di
sequel extra come quello. Non volevamo essere quei tipi che fanno
un film solo per i soldi. La Universal ci dice: “Voi ragazzi
guadagnereste un sacco di soldi”, ma noi rispondiamo sempre, “Bene,
abbiamo già guadagnato un sacco di soldi con questi film, e ci
piacciono così come sono. E come genitori orgogliosi, non venderemo
i nostri figli per farli prostituire.”
Abbiamo un accordo con Spielberg
e Amblin sul fatto che non ci sarebbe mai stato un altro Ritorno al
futuro senza la nostra benedizione o il nostro
coinvolgimento”, ha detto Gale. “Quindi, non
succederà”.
Se questo accordo esiste
davvero, il futuro (appunto) della saga è al sicuro da qualsiasi
rilettura. Almeno per adesso.
Un video di Morbius
con nuove riprese rivela l’abilità del personaggio di riuscire a
saltare con grande agilità, in una maniera che lo renderebbe più
simile a Venom che a Spider-Man.
L’uscita di Morbius era originariamente
prevista per giugno 2020, ma a causa della pandemia COVID-19, Sony
ha spostato la data di uscita del film a marzo 2021.
Su Twitter, l’account fan Morbius Updates ha
pubblicato un video che mostra la registrazione della colonna
sonora del film, in cui i monitor in sala di registrazione
riproducono parti del film, presumibilmente le parti per le quali
stanno registrando l’accompagnamento musicale. A circa 40 secondi,
uno degli schermi mostra una scena in cui Morbius salta e oscilla
da un edificio all’altro. Guarda il video completo qui sotto.
Jared
Leto è il protagonista dello spin-off dedicato al
personaggio dello Spider-Verse in produzione alla
Sony, Morbius: il
Vampiro Vivente. Il premio Oscar interpreta il Dr.
Michael Morbius, un biochimico che tenta di curare una fatale
malattia del sangue iniettandosi un siero derivato da pipistrelli.
Diventando Morbius, ha tutte le qualità di un vampiro – incluso il
gusto per il sangue umano.
Tyrese Gibbs, Adria
Arjona e Jared
Harris completano il cast del film, che uscirà
nelle sale il 31 luglio 2020. La Arjona interpreterà Martine
Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista Morbius: nei
fumetti, Martine diventa una potenziale vittima della sua sete di
sangue mentre è alle prese con la trasformazione che lo ha reso una
strana versione da laboratorio dei vampiri soprannaturali della
tradizione.