Il regista di Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del
serpente Francis Lawrence rivela un easter egg di
Katniss Everdeen presente nel prequel. Lawrence è stato il regista
principale del franchise di Hunger Games sin da
quando ha diretto The Hunger Games: La Ragazza di
Fuoco nel 2013. Il suo film prequel, che segue la storia
delle origini di Coriolanus Snow prima che diventi il tirannico
presidente, è stato ben recensito e ha ottenuto ottime prestazioni
al botteghino.
Parlando con BuzzFeed, Lawrence rivela un
“piccolo cenno” che ha fatto a Katniss in Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del
serpente. Come racconta Lawrence, questo momento si
svolge nell’arena dei decimi Hunger Games. Il riferimento implica
“un arco spezzato con una faretra con delle frecce”, che
non viene utilizzato da uno dei tributi ma è inteso come un
richiamo a uno degli “elementi iconici” dei film originali di
Hunger Games. “Ho inserito un piccolo cenno,
c’è una parte in cui Snow è effettivamente nell’arena e vediamo un
arco rotto con una faretra di frecce – e nessuno usa arco e frecce
in quella scena. Non era nella sceneggiatura, è stato qualcosa che
abbiamo aggiunto. Ogni volta che potevamo inserire piccoli accenni
agli elementi iconici delle storie originali, abbiamo provato a
farlo.”
I protagonisti sono
l’attore emergente inglese Tom Blyth,
Rachel Zegler di West Side Story e
Hunter Schafer della serie Euphoria. Nei ruoli comprimari l’attrice
Premio Oscar e vincitrice di un Golden Globe, di un Emmy Award e di
ben due Tony Award
Viola Davis, la star de Il trono di
spade e vincitore di un Golden Globe
Peter Dinklage e Jason
Schwartzman.
Mentre continuano le speculazioni
sul possibile ritorno di Tony Stark nel MCU, un fan trailer di Iron Man 4 si è preso la libertà di riportarlo
in vita così da dargli la possibilità di ri-scrivere il proprio
destino. La morte di Tony Stark è stata un punto
di svolta per il MCU e per tutti i personaggi in
esso contenuti, dal momento che le conseguenze del sacrificio di
Tony si ripercuotono ancora adesso nel Multiverso, fino agli eventi
di The
Marvels.
La dipartita del personaggio ha
lasciato un notevole “vuoto di potere”, visto il carisma e il ruolo
centrale che Tony ricopriva nel franchise. Ora, il fan trailer di
seguito, suggerisce ai fan che questo vuoto potrebbe essere colmato
da Morgan, la figlia che Tony ha lasciato e che ha avuto con
Pepper.
Il trailer realizzato dai fan per un
possibile Iron Man 4 esplora la possibilità del
ritorno di Iron Man nella saga del Multiverso
dell’MCU. È interessante notare che,
nonostante tutte le possibilità che offre una realtà con più
versioni della stessa, l’espediente che viene usato nel trailer è
semplicemente quello di realizzare un Tony “sintetico” nel quale si
carica la coscienza dello stesso che lui aveva salvato su un
chip. Questa resurrezione incentrata sulla tecnologia sembra
certamente più adatta all’eredità di Tony Stark rispetto agli
imbrogli multiversali.
Li avevamo lasciati innamoratissimi
e finalmente insieme alla fine della stagione 2, e adesso Anthony e
Kate tornano anche in
Bridgerton 3, che sarà incentrato sulla storia,
ampiamente seminata, tra Penelope Featherington
(Nicola Coughlan) e Colin Bridgerton (Luke Newton). Di
seguito, ecco nuovi scatti dalla terza stagione della serie di
Netflix e Shondaland.
Penelope Featherington
(Nicola Coughlan) ha finalmente rinunciato alla
sua cotta di lunga data per Colin Bridgerton (Luke
Newton) dopo aver sentito i suoi commenti denigratori su
di lei nella scorsa stagione. Tuttavia, ha deciso che è ora di
trovare un marito, preferibilmente qualcuno che le dia abbastanza
indipendenza per continuare la sua doppia vita come Lady
Whistledown, lontano da sua madre e dalle sue sorelle. Ma, a causa
della sua mancanza di fiducia in se stessa, i tentativi di Penelope
di trovare un marito falliscono clamorosamente.
Nel frattempo, Colin è
tornato dai suoi viaggi estivi con un nuovo look e una sfacciata
spavalderia. Ma è scoraggiato nel rendersi conto che Penelope,
l’unica persona che lo ha sempre apprezzato così com’era, lo tratta
con freddezza. Desideroso di riconquistare la sua amicizia, in
questa stagione Colin si offre di fare da mentore a Penelope per
aiutarla a trovare un marito. Ma quando le sue lezioni iniziano a
funzionare un po’ troppo bene, Colin deve capire se i suoi
sentimenti per Penelope sono davvero soltanto di amicizia. A
complicare le cose per Penelope si aggiunge il suo allontanamento
da Eloise (Claudia Jessie), che ha trovato una nuova amicizia in un
posto molto improbabile, mentre la sempre più assidua presenza di
Penelope nell’alta società londinese rende ancora più difficile
mantenere segreto il suo alter ego di Lady Whistledown.
Produttori esecutivi: Shonda Rhimes, Betsy Beers, Tom
Verica, Chris Van Dusen
Cast: Nicola Coughlan
(Penelope Featherington), Luke Newton (Colin Bridgerton), Claudia
Jesse (Eloise Bridgerton), Luke Thompson (Benedict Bridgerton),
Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury), Ruth
Gemmell (Violet Bridgerton), Lorraine Ashbourne (Mrs. Varley),
Simone Ashley (Kate Sharma), Jonathan Bailey (Anthony Bridgerton),
Harriet Cains (Philipa Featherington), Bessie Carter (Prudence
Featherington), Florence Hunt (Hyacinth Bridgerton), Martins
Imhangbe (Will Mondrich), Calam Lynch (Theo Sharpe), Will
Tilston(Gregory Bridgerton), Polly Walker (Portia Featherington),
Rupert Young (Jack), Julie Andrews (Lady Whistledown), Hugh Sachs
(Brimsley), Emma Naomi (Alice Mondrich), Kathryn Drysdale
(Genevieve Delacroix), Sam Phillips (Lord Debling)
Oltre alle due stagioni precedenti,
il franchise di Bridgerton ha visto di recente l’uscita di
La regina Carlotta: una storia di Bridgerton che ha
raccontato la giovinezza della regina che torna anche nella terza
stagione.
Willy Wonka è molto più di uno stravagante
cioccolataio. È un mago, le cui creazioni hanno una doppia
funzione: rendere felici chi le mangia e aiutarli ad affrontare la
vita con leggerezza, positività e allegria. Ricordando sempre
l’importanza della condivisione con gli altri. Wonka(qui
la recensione), basato sul celebre personaggio di Roald Dalh, è dunque
un film di cuore, sorrisi e magia spettacolare, ingredienti che si
riversano nei peculiari dolciumi del protagonista,
prodotti in cui ci viene mostrata tutta la sua ingegnosità e
immaginazione. Ogni cioccolatino ideato da Willy Wonka, oltre ad
essere speciale e gustoso, è pensato per uno scopo specifico, che
sia volare, diventare una star o trovare il coraggio perduto.
Scopriamo perciò tutti i prodotti dolciari presenti nel
film Wonka,
e le loro più particolari caratteristiche.
I Volachocs (e gli Hoverchocs)
I primi cioccolatini che Willy Wonka
presenta al suo pubblico, quello sullo schermo e fuori dallo
schermo, sono i Volachocs. Sono gli stessi
dolciumi che assaggiano i suoi rivali del Cartello del Cioccolato
quando fanno la conoscenza del cioccolataio, mentendo sulla loro
bontà poiché consapevoli delle straordinarie capacità di Wonka.
Per chi desidera volare, i Volachocs sono il
cioccolatino adatto perché permettono a chi li assaggia di poter
levitare almeno per 20 minuti. Inoltre, il loro sapore cambia in
base a chi li mangia per soddisfare le sue preferenze personali.
Alla fine del film, Willy Wonka ne crea una versione ritardante,
chiamata Hoverchocs, che fa galleggiare i leader
del Cartello del Cioccolato, impedendo loro di fuggire dopo che i
loro crimini sono stati rivelati.
Una delle scene più suggestive di
Wonka
risiede nel secondo atto, quando Willy e Noodle devono preparare
alcuni cioccolatini speciali il cui ingrediente è il latte di
giraffa. Per procurarselo si recano allo zoo della città, ma per
potervi accedere devono raggirare la guardia. Wonka perciò gli fa
dono di un cioccolato particolarissimo, chiamato Big Night
Outs, ossia “Seratona”, che ha una serie di effetti da
sballo sulla persona che lo inghiotte. Per il cioccolataio quello è
un cioccolato che imita alla perfezione una serata di
divertimenti in città, e infatti chi lo mangia attraversa
diverse fasi di desgutazione, come se bevesse diversi alcolici fra
cui champagne, vino bianco, vino rosso e whisky. Il risultato
finale è, dopo l’euforia, il sonno. Questo permetterà ai due soci
di arrivare ad Abigail (l’animale) e poi fuggire sui tetti delle
città con i palloncini.
Chi ama cantare e ballare ha un solo
sogno nel cassetto: Broadway. Per viverne la magia, però, non è
necessario solcare i suoi grandi palchi. Per Willy Wonka basta
mangiare i suoi cioccolatini Broadway show, i
quali hanno un compito ben preciso: far diventare qualsiasi cosa
uno spettacolo di Broadway. Ogni mossa, passo o parola sembra
coereografata, e danno a chi li mangia non solo il talento ma anche
ritmo ed energia sufficienti per esibirsi ovunque dando il meglio
di sé, che sia su un palco o per strada, e rendere il momento una
performance indimenticabile e, per l’appunto, spettacolare.
Hair Repair Éclairs
Un altro prodotto dolciario di cui
scopriamo le peculiarità è l‘Hair Repair Éclairs,
il quale racchiude decine di prodotti per trattamento dei capelli
disponibili in commercio, in una pallina sola. Wonka offre il
cioccolatino a un signore dal barbiere senza capelli, che glieli fa
subito crescere, così come allo Sphynx, una razza di gatto che non
ha peli, e il suo ingrediente principale è la vaniglia macinata.
C’è solo un’avvertenza: non bisogna mangiarne troppi, altrimenti si
corre il rischio di avere un aumento eccessivo di peli tanto da
assomigliare a un gorilla. A parte questo, il dolce è, oltre che
ottimo, funzionale ed efficace per chi ha problemi di caduta di
capelli e vuole avere un aspetto migliore.
Giraffe Milk Macarons
Una delle invenzioni migliori di
Willy Wonka sono i Giraffe Milk Macarons,
cioccolatini per cui il cioccolataio si intrufola nello zoo poiché
bisognoso di latte di giraffa. Questi macarons hanno uno degli
effetti più belli fra i prodotti da lui creati e offerti, poiché
il loro scopo è far acquisire a chi li mangia fiducia in se
stessi. Come accade a Colin, un uomo che ne è privo, ed ha
anche poco coraggio, e per questo si è visto rifiutato dalla donna
che ama, Barbara, in seguito alla sua debole proposta di
matrimonio.
Dopo aver provato un macaron al
latte di giraffa, Colin balla su un tavolo, repentinamente cambiato
e molto più spavaldo, tornando dalla sua amata per baciarla. Questa
sequenza, musicata, ci fa capire quale sia lo scopo del biscotto:
far raggiungere a chi lo mangia gli obiettivi della vita,
spronandoli. E al contempo facendogli capire quanto sia importante
avere fiducia in se stessi. Questo lo rende anche uno dei
cioccolatini più pratici e funzionali, poiché può essere utile nei
momenti più importanti di una persona, aiutandola a sconfiggere
sentimenti e sensazioni negative come inferiorità, paura e
insicurezza.
Silver Linings
Concludiamo con i Silver
Linings, dei cioccolatini a forma di nuvola con sopra un
fulmine. Willy Wonka ne fa dono a Noodle quando viene incastrato
dalla malvagia signora Scrubitt. Dopo aver aperto la sua fabbrica
da viaggio, una valigetta contenente mini-macchinari per la
lavorazione del cacao, inizia a produrre un dolciume dagli
ingredienti particolari, che comprendono fulmini e luce solare
liquida.
Ciò che lo rende speciale è il suo
riuscire a dare a chi lo mangia soluzioni per risolvere i problemi,
come accade a Noodle, alla quale arriva un’idea geniale per
permettere a Wonka di entrare e uscire di nascosto dalla pensione
della signora Scrubitt, e fargli pubblicizzare le sue invenzioni. I
Silver Linings stimolano anche la positività, aiutando
l’assaggiatore ad affrontare situazioni difficili e complesse, o
comunque momenti di sconforto nei quali si è sopraffatti dalla
negatività.
Per augurare buone feste a tutti i
fan e annunciare l’uscita di Joker:
Folie à Deux per ottobre 2024, Todd Phillips pubblica su Instagram due nuove immagini dal film
che ritraggono i protagonisti, Joaquin Phoenix e Lady Gaga, che interpreteranno il protagonista
del titolo e Harley Quinn.
Il sequel di Joker non si svolgerà nel DCU principale, ma sarà conosciuto come un
progetto “Elseworlds”, insieme ai film The
Batman di Matt Reeves, al film di
Superman di J.J. Abrams e
Constantine 2 (se il progetto dovesse andare
avanti).
Joker: Folie à Deux, il film
Joker:
Folie à Deux presenterà il ritorno di Joaquin Phoenix mentre riprende il suo ruolo
vincitore dell’Oscar come il cattivo DC JOKER. Il sequel presenterà
anche il ritorno di Sophie di
Zazie Beetz insieme ai nuovi arrivati
Brendan
Gleeson,
Catherine Keener, Jacob Lofland e Harry Lawtey. Nel
cast c’è Lady Gaga che darà vita a Harley Quinn. I
dettagli della trama sono ancora per lo più nascosti, ma sappiamo
che la maggior parte del film si svolgerà ad Arkham
Asylum e conterrà significativi “elementi musicali”.
Rumors recenti inoltre hanno anche suggerito che la
versione di Gaga su Harley Quinn avrà un ruolo più importante di
quanto originariamente riportato, con la storia che si svolge
interamente dal suo punto di vista.
Il film di Todd Phillips del 2019 è stato un successo sia
di critica che commerciale con un incasso mondiale di oltre 1
miliardo di dollari al botteghino, rendendolo il film con il
maggior incasso di tutti i tempi. Ha ricevuto riconoscimenti da
numerosi importanti enti premiati, tra cui due Oscar e due Golden
Globe, sia per il miglior attore che per il miglior suono
originale.
I personaggi di Harry
Potter sono tra i più amati e rispettati di qualsiasi
franchise. L’attenzione ai dettagli e al background dei personaggi,
film complementari come Animali fantastici e dove trovarli, opere
teatrali come The Cursed Child, e un intero
database Pottermore, hanno permesso ai fan della
serie di conoscere la vera portata del potere del loro personaggio
preferito.
Nel corso dei film e
dell’attenzione mediatica al franchise, alcuni personaggi si sono
rivelati particolarmente talentuosi con la magia, superando i
ranghi di altre streghe e maghi della storia e dimostrando di
essere alcuni dei più potenti nell’universo di Harry
Potter.
Neville Paciock
Neville iniziò come un
ignaro e pecoreccio studente a Hogwarts, ma il suo
intelletto e la sua vasta conoscenza dell’erbologia furono cruciali
per Harry molte volte. Ben presto divenne un mago davvero potente e
coraggioso, che avrebbe continuato a lottare duramente contro
Voldemort.
Neville fu il membro più coraggioso
dell’esercito di Silente e lo guidò anche quando Harry
Potter se ne andò. Combatté con Harry numerose volte,
respinse Voldemort e fu colui che distrusse il
settimo Horcrux di Voldemort, Nagini,
cosa non da poco. Dopo la battaglia, divenne un
Auror come Harry prima di
insegnare a Hogwarts.
Theseus Scamander
Il fratello maggiore di
Newt, Theseus, ha un’illustre e
celebrata carriera da mago. A Hogwarts, era un
Tassorosso accademicamente e magicamente dotato e
finì al primo posto della sua classe.
Dopo gli studi,
Teseo andò a combattere nella prima guerra
mondiale ed è considerato un eroe per il suo coinvolgimento e le
molte vite che ha salvato. Fu persino promosso capo
Auror per il Ministero e fu una delle poche
persone di cui il Ministero si fidava per rintracciare Grindelwald.
James Potter
Anche se la vita di James è
stata tragicamente interrotta per mano di Voldemort, ha realizzato molte cose ai suoi
tempi ed è stato venerato come un mago molto forte e coraggioso.
Eccelleva a scuola, essendo in grado di produrre un
Patronus corporeo di un cervo, e in seguito fu un
membro dell‘Ordine
della Fenice originale.
James era così rispettato come
potente mago, che Voldemort cercò di reclutare
James e Lily in tre diverse
occasioni prima di ucciderli per arrivare a Harry
Potter. Se il Signore Oscuro era interessato ad avere
James nella sua squadra, questo la dice lunga
sulla sua abilità di mago.
Malocchio Moody
Malocchio
Moody, o Alastor Moody, era un altro
Auror. Purtroppo è morto nell’ultimo film del
franchise, ma nel fiore degli anni era un mago davvero potente. A
Harry Potter viene detto che metà delle celle di
Azkaban sono piene grazie a Moody, perché era un
acchiappa maghi oscuro molto talentuoso e senza paura.
Naturalmente, era piuttosto vecchio
quando Harry l’ha incontrato nella serie, ed è
stato colto alla sprovvista più di una volta, il che alla fine ha
portato alla sua morte. Ma i fan possono solo immaginare come
sarebbe stato affrontarlo dieci anni prima dell’inizio della
serie.
Bartemius Crouch Sr.
Barty Crouch
Sr. si trovava molto in alto nel Ministero ed era stato
anche in discussione per diventare il prossimo Ministro
della Magia. Parlava anche più di cento lingue, il che la
dice lunga sul suo possente intelletto. Ha lottato per rendere
legale per gli Auror l’uso di maledizioni
imperdonabili contro i maghi oscuri che stavano cercando di
catturare.
Era spietato in molti modi, ma era
un mago molto potente e con molta influenza sugli altri. Proprio
come Moody, non era più nel fiore degli anni
quando Harry Potter si è imbattuto in lui, e la
sua morte è stata causata dall’essere stato colto alla
sprovvista.
Newt Scamander
Newt
non è un mago convenzionale. Anche se ha molte abilità brillanti e
può sorprendere con qualche incantesimo in più della maggior parte
dei casi, i suoi talenti risiedono davvero nel reparto delle
creature magiche. Sembra avere un modo di trattare con gli animali
diverso da qualsiasi altra personalità, rendendolo un alleato
incredibilmente utile da avere.
Sebbene abbia già dimostrato di
essere in grado di tenere testa a personaggi del calibro di
Grindelwald, ci sono pochissimi maghi che
hanno avuto un impatto pari al suo quando si è trattato di fare
scoperte sulle incredibili creature che Newt porta
con sé.
Sirius Black
I fan raramente arrivano a
vedere Sirius usare la sua magia da quando è stato
bloccato ad Azkaban per la maggior parte della storyline
fino alla sua morte, ma si dice che sia stato estremamente
intelligente a scuola ed è un Animagus. Questo
significa che può trasformarsi in un cane che si dice abbia le
dimensioni di un orso, ed è un processo estremamente difficile da
affrontare.
Sappiamo anche che è stato uno dei
più forti membri originali dell’Ordine della Fenice durante la
prima guerra, anche se aveva appena finito la scuola, quindi questo
è un altro segno che Sirius è un mago di serio talento, che tiene
testa ai maghi oscuri.
Kingsley Shacklebolt
Kingsley
era un Auror, che è il primo indizio di quanto sia
potente quest’uomo, poiché essere un Auror è una delle migliori
carriere che una strega o un mago possa perseguire dopo
Hogwarts. Dall’interno del Ministero della Magia,
Kingsley è stato in grado di ingannare con
successo gli altri maghi del Ministero e deviare i loro sforzi per
catturare Sirius Black.
Kingsley era molto
capace e combatté anche nella guerra contro
Voldemort e sopravvisse. Inoltre, divenne Ministro
della Magia per un periodo di tempo, lavorando a fianco dei
personaggi principali per cambiare le politiche magiche per essere
più inclusive ed efficaci.
Remus Lupin
Lupin era potente sia nella
sua vita personale che nel mondo dei maghi. Affrontava regolarmente
gli effetti terrificanti dell’essere un lupo mannaro e cercava di
avere una vita funzionale, e non è un’impresa facile. Un’opinione
impopolare su Reddit è che sia il
personaggio di Harry Potter più coraggioso.
Oltre ad essere un individuo forte,
Lupin è stato anche un fantastico insegnante e ha
insegnato a Harry come produrre un Patronus. Ha combattuto in entrambe le guerre
dei maghi e ha regolarmente rischiato la sua vita per
Harry e per gli sforzi per fermare
Voldemort. Alla fine, ha anche compiuto il più
grande sacrificio, morendo in battaglia.
Harry Potter
Harry
Potter mostra il suo potere in tutta la serie in più di un
modo. Non solo è un mago dotato, che lavora duramente per
raggiungere il successo accademico e magico, diventando persino un
Auror e combattendo per la giustizia, ma è anche
sopravvissuto a due incantesimi mortali per mano di Voldemort e ha vissuto grazie a un amore
potente.
Harry si è fatto carico di un
incredibile fardello fin dalla giovane età: è stato un bersaglio
per gran parte della sua giovinezza, ha orchestrato la formazione
dell’esercito di Silente e ha ucciso Lord Voldemort, ponendo fine alla guerra.
Potrebbe non essere vecchio come alcuni degli altri maghi
dell’universo, ma ha ottenuto molto nel suo tempo.
Aberforth Silente
Anche se non godeva della
stessa notorietà di suo fratello, Aberforth era un
potente mago a tutti gli effetti. Era un abile duellante ed era
noto per sfidare chiunque nella scuola. Ha persino tenuto testa in
un duello a tre con Albus e Grindelwald, che sarebbero diventati alcuni
dei maghi più famosi e potenti della storia.
Aberforth fu parte
integrante della vittoria di Harry Potter contro
Silente, venendo in aiuto di
Harry, aiutando gli studenti di
Hogwarts come passaggio per la Stanza delle
Necessità, e combattendo nella Battaglia di Hogwarts.
Severus Piton
Severus
Piton è un personaggio molto controverso per molti.
Anche se J.K. Rowling sembra difenderlo ed è
convinta che fosse un eroe nel profondo, molti non riescono a
guardare oltre gli abusi che ha fatto subire ai suoi studenti per
anni e anni – anche se ha fatto la cosa giusta in guerra.
Ma quello che nessuno può negare è
che era molto potente. Aveva un grande talento per le pozioni ed
era un mago così talentuoso da inventare nuovi incantesimi come
Sectumsempra e Levicorpus.
Piton era anche un Occlumens
molto potente; tanto da ingannare Voldemort
facendogli credere di essere dalla parte del Signore
Oscuro, dimostrando a se stesso di essere un eroico
Serpeverde. Ci vogliono un’abilità e un potere
immensi per ottenere questo risultato.
Credence Barebone
Credence
è stato originariamente presentato al pubblico come un
Nomag che ha lottato per venire a patti con il
fatto che non poteva eseguire incantesimi magici. Gli spettatori
non sapevano che un grande destino attendeva Barebone e che la
magia di Creedence sarebbe diventata addirittura
schiacciante per lui.
Non solo ha una potente magia
innata dentro di sé, ma fa anche parte della famiglia
Silente. È stato dotato di abilità che hanno
appena iniziato a mostrarsi, ma è chiaro che è una forza da tenere
in considerazione rispetto alla maggior parte dei maghi di questa
lista, e che il suo vero potere continuerà ad essere esplorato nei
film.
Godric Grifondoro
Spesso si dimentica che i
fondatori di Hogwarts sono alcuni dei maghi più
potenti della storia, tanto da avere intere case accademiche che
portano il loro nome. Hanno lavorato insieme per progettare la
scuola di magia in modo che la loro immensa eredità vivesse per
molte generazioni a venire.
Godric
rappresentava la forza, il coraggio e la compassione. Era
incredibilmente ben equipaggiato con incantesimi e magie e sembra
che la sua casa continui a replicare quella forza e quel potere
negli anni a venire.
Salazar Serpeverde
Salazar
Serpeverde è forse più potente di Godric
perché non aveva paura di utilizzare alcune delle magie più oscure
a sua disposizione. Aveva molte abilità che sono ancora oggi poco
comuni tra i maghi.
Parlava il serpentese e provava
grande piacere nella sua capacità di parlare con i serpenti. Era
abbastanza potente da creare la camera dei segreti, intrappolare un
basilisco e nascondere le prove agli altri fondatori. La sua è
un’eredità di oscurità e forza.
Nicolas Flamel
Nicolas
Flamel è uno dei maghi leggendari quasi immortali
dell’universo di Harry
Potter. Era un mago notoriamente potente e un
alchimista dotato, oltre ad essere il responsabile della creazione
della Pietra Filosofale, uno degli oggetti più
magici del mondo dei maghi.
I veri fan sanno che
Flamel è uno dei più vecchi maghi della storia
che, grazie al suo Elisir di Vita della Pietra, ha avuto quasi 700
anni per affinare le sue abilità magiche. Anche alla sua età
avanzata, Flamel è stato fondamentale per
contrastare l’incantesimo di Grindelwald al raduno
e ha istruito tutti i presenti, salvando con successo la città dal
disastro.
Merlino
I documenti del mondo dei
maghi suggeriscono che Merlino fu uno dei maghi
più potenti della storia dell’umanità. Merlino era
un Serpeverde a Hogwarts e dimostrò un’incredibile
comprensione delle arti magiche.
Alcuni sostengono che sia il mago
più potente di tutti i tempi. Ha avuto un enorme impatto sul mondo
babbano, assistendo Re Artù e i Cavalieri
della Tavola Rotonda, oltre a fondare molte organizzazioni
che sono esistite molto tempo dopo la sua morte.
Gellert Grindelwald
Grindelwald
ha preceduto Voldemort come un mago scontento che
desiderava la superiorità e il potere, ma era un po’ più politico
nel suo modo di agire. Anche se il suo regno del terrore non è mai
stato così oscuro come quello di Voldemort, le sue
forze si sono diffuse in tutta Europa ed era abbastanza potente da
essere un degno compagno di duello per
Silente.
Sebbene il regno di
Voldemort e il suo ritorno dalla morte superino
l’impatto di Grindelwald, egli era comunque un mago potente
che era più che capace di convincere altri ad unirsi a lui e di
eccellere in battaglia. Ha posto le basi per la figura di
Voldemort in futuro.
Lord Voldemort
Lord
Voldemort era il più potente mago oscuro del mondo,
precedentemente conosciuto come Tom Marvolo
Riddle. L’abilità magica di Voldemort era
quasi impareggiabile e nessuno era alla sua altezza finché non si
trovò di fronte Harry Potter.
La forza dei suoi incantesimi e
delle sue abilità era esponenziale e riuscì ad accumulare un grande
gruppo di seguaci che avrebbero fatto qualsiasi cosa per lui.
Riuscì anche a dividere la sua anima in sette Horcrux nel tentativo di rendersi
immortale. Sembrava un compito impossibile sconfiggerlo ad un certo
punto, e ci sono volute le forze combinate di molte persone per
farlo, così come alcune inspiegabili prove di forza di
Harry.
Albus Silente
L’unico uomo che avrebbe
potuto duellare con Voldemort e vincere, e l’unico
mago che il Signore Oscuro abbia mai temuto era Albus Percival Wulfric Brian Silente. Quando
Harry lo incontrò per la prima volta, Silente sembrava essere un
vecchio gentile e il preside di Hogwarts che
voleva solo il meglio per tutti.
Con il proseguire della serie, il
vero potere di Silente e la sua abilità magica che superava persino
quella di Voldemort sono stati rivelati. Era
venerato e rispettato per la sua magia e la sua energia di comando,
oltre che per la sua forza personale. Fu veramente grazie alla
pianificazione di Silente che Voldemort morì,
anche se fu Harry Potter a dare il colpo di
grazia, perché Silente è il mago più potente di tutta la serie.
Mostri, tenebre, sangue e dolore. Ma
anche coraggio, attesa, speranza e tanto, tanto amore.
La Creatura di Gyeongseong (titolo
originale Gyeongseong Creature) è probabilmente il
k-drama più atteso di quest’anno. Creato da Kang
Eun-kyung e Chung Dong-yoon, la serie
trasporta il pubblico netflixiano in un sofferto e buio
spaccato di storia sudcoreana, aggiungendoci un buono e
avvincente mix di dark fantasy, mystery thriller, dramma di
formazione e romance. La prima stagione è composta da 10
episodi di circa un’ora: i primi 7 episodi sono
disponibili dal 22 dicembre su Netflix, mentre
i restanti tre usciranno il 5 gennaio 2024.
La Creatura di Gyeongseong Trama
Nella triste primavera del
1945, durante il secondo conflitto mondiale, la città di
Gyeongseong (ribattezzata poi “Seoul” dopo la liberazione) vive nel
buio, sotto il dominio e l’occupazione coloniale del Giappone. Qui,
mentre l’esercito incute timore e angoscia per le vie del paese,
nel misterioso ospedale Ongseong un gruppo di scienziati giapponesi
sono impegnati in folli, crudeli e segreti esperimenti
biologici su soggetti umani, con il fine di creare nuove
armi belliche: feroci e indomabili mostri assetati di sangue.
A scoprire questo orribile progetto
sono l’egoista e astuto imprenditore Jang Tae-sang
(Park Seo-jun), invidiato proprietario della Casa del Tesoro d’Oro,
il più importante banco dei pegni della città, e la
coraggiosa e forte detective Yoon Chae-ok (Han
So-hee) che, mentre cerca persone su commissione assieme al padre,
è determinata a trovare a ogni costo la madre, scomparsa
improvvisamente 10 anni prima. Quando Tae-sang è costretto a
cercare una giovane donna scomparsa per non perdere il proprio
patrimonio finanziario, decide di chiedere aiuto a Chae-ok. Le
ricerche li porteranno presto nell’orribile ospedale Ongseong, dove
affronteranno la malvagia avidità dei più potenti,
lottando tra la vita e la morte per poter salvare sé stessi e gli
ultimi sopravvissuti.
Al di là dell’affascinante e cupa
storia, ciò che inizialmente ha più entusiasmato e interessato il
pubblico al progetto è senz’altro il cast di eccellenze della
serialità sudcoreana coinvolte in esso. Primo fra tutti,
l’amato e acclamato attore Park Seo-jun
(protagonista su Netflix anche di Dream e Itaewon
Class), il cui carisma e talento hanno conquistato persino i
Marvel Studios che, non molto tempo fa, lo
hanno scelto per interpretare il bizzarro Principe Yan nell’ultimo
film MCU
The Marvels. Al suo fianco brilla l’attrice Han
So-hee, approdata in sordina su Netflix nel 2019 con il
thriller fantasy Abyss e recentemente apprezzata ancor di
più nelle serie My Name e Nevertheless. A loro si
aggiungono anche Wi Ha-joon (ricordato al pubblico
italiano soprattutto per il suo ruolo in Squid
Game), Claudia Kim, Jo Han-chul, Park Ji-hwan e la
grandiosa Kim Hae-sook (incontrata in questi
giorni anche nel nuovo k-drama fantasy My Demon).
La mostruosità della guerra
La Creatura di Gyeongseong
affonda le radici in una ferita ancora aperta della storia
della Corea: gli anni della colonizzazione, della
violenza, della perdita d’identità, della rinuncia al proprio
paese. Ciò che per il pubblico mondiale è semplicemente un contesto
storico ben delineato, dunque, per il popolo coreano sono ricordi
indelebili le cui sofferenze riecheggiano nell’aria ancor oggi. Ma
il period horror con il duo
Seo-jun&So-hee non si limita semplicemente a
raccontare e romanzare il passato, come per esempio fa la serie
Pachinko di Apple TV. La Creatura, invece, è
un’esperienza metaforica tra gli orrori della
guerra. Proprio come accade in Sweet Home,
infatti, il messaggio che è più volte manifestato allo stesso
spettatore è che crudeltà, distruzione e morte non
sono prerogative di creature dalle sembianze spaventose e dai mille
tentacoli assassini. Sono gli stessi esseri umani che – annebbiati
dal potere, dalla guerra e dalla vendetta – finiscono per
annientarsi l’un l’altro, dimenticando pietà e umanità.
Un cliffhanger in arrivo?
Questa prima parte de La
Creatura di Gyeongseong ammalia, coinvolge e
intrattiene, suscitando nel pubblico le forti e struggenti
emozioni di una storia bellica in cui l’elemento fantasy
non è altro che materializzazione dei mali creati dall’uomo.
Sebbene gli ultimi episodi giungeranno sulla piattaforma la prima
settimana dal nuovo anno, la seconda stagione del
drama con Seo-jun è già confermata.
La Creatura di Gyeongseong
ha tutte le potenzialità per potersi inserire tra i migliori
prodotti televisivi del 2024. Non resta che attendere i prossimi
episodi per scoprirlo.
L’episodio 2×03 di What
If…? è a tema natalizio e rende omaggio al film
Die Hard, facendo di Happy Hogan (Jon
Favreau) l’eroe di turno. Si tratta di un episodio che
può facilmente essere indicato come uno dei più divertenti della
serie, adattandosi perfettamente allo spirito della stagione. C’è
umorismo, emozioni e un nuovo tipo di Hulk per la linea temporale
Marvel: tutto ciò che si può
desiderare per Natale! Ma cosa significa tutto questo? E quanto
funziona questa parodia/omaggio di Die Hard? Queste e
altre domande trovano risposta nella spiegazione completa di “E
se Happy Hogan salvasse il Natale?“.
What If…? 2×03 è un
omaggio al film Die Hard – Trappola di cristallo
L’episodio “E se Happy Hogan
salvasse il Natale?” è essenzialmente un omaggio a Die Hard – Trappola di cristallo, il film del 1988 con
protagonista Bruce Willis. Al posto dell’Hans Gruber di
Alan Rickman, vi è Justin Hammer ad
interpretare il cattivo invasore e la Avengers Tower sostituisce il
Nakatomi Plaza. Happy, ovviamente, è John McClane e Darcy Lewis
(Kat
Dennings) è il suo Al Powell (Reginald VelJohnson), come si
chiarisce in un momento particolarmente metaforico.
Tutti i momenti più importanti di
quel film vengono qui citati, da Happy che striscia attraverso i
condotti di aerazione, all’inserimento di un cattivo nell’ascensore
(anche se questa volta si tratta di un manichino), fino all’iconica
morte di Gruber (anche se viene sovvertita da Happy che salva
Hammer dalla morte). Ci sono ovviamente delle differenze: John
McClane non usava il sangue di Bruce Banner per trasformarsi in
Hulk e salvare la situazione, come fa Happy, ma si tratta di un
pastiche affettuoso e perfettamente azzeccato.
L’elemento “e se…?” si
ritrova anche nel cosa succederebbe se Justin Hammer si vendicasse
di Iron Man infiltrandosi nella torre dei Vendicatori, prendendo il
controllo dei sistemi di difesa, compresa la Legione di Ferro.
Naturalmente, si dà il caso che gli Avengers siano fuori per
un’azione promozionale e che JARVIS sia fermo per riparazioni. Alla
fine, Happy riesce a sconfiggere Hammer stesso dopo essere stato
accidentalmente trasformato in Hulk quando il piano originale di
riavviare le difese della torre con un’intelligenza artificiale di
riserva fallisce.
La spiegazione della cura di Tony Stark per Hulk
Mentre Happy si nasconde da Hammer e
dai droni dell’Iron Legion, che stanno cercando di rubare una fiala
di sangue di Bruce Banner per trasformare Hammer in Hulk, si scopre
che Stark stava proprio sviluppando una cura per il gigante verde.
È interessante notare che sembra che gli esperimenti di Iron Man
abbiano cercato di permette la capacità di Banner di trasformarsi
in Hulk, ma senza i relativi problemi di rabbia.
Sebbene possa sembrare strano che
Stark non cerchi di curare Banner in modo definitivo, ciò è in
realtà in linea con quanto stabilito in altre parti del MCU. In She-Hulk,
si scopre che Iron Man ha costruito il laboratorio di Hulk in
Messico per aiutarlo a trasformarsi in Professor Hulk. È possibile
che i precedenti esperimenti di Stark abbiano portato all’epifania
che Hulk non avrebbe mai potuto essere “curato”, portando Banner e
Stark a ipotizzare che l’equilibrio fosse l’unica cura. E c’è chi
suggerisce che Stark tenesse troppo a Hulk per perdere la sua
presenza come uno dei più forti difensori della Terra.
Perché Happy Hogan in versione Hulk e viola e parla?
Le principali differenze tra la
mutazione di Happy Hogan e quella di Banner sono il colore e il
fatto che possa parlare. Happy Hulk è viola (e
calvo come l’Abominio, nonostante Hulk e She-Hulk abbiano entrambi i capelli). Forse le
versioni modificate del sangue puro di Hulk creano mutazioni più
mostruose? Nei fumetti, l’Hulk viola più importante era
Norman Osborn, che usava i poteri presi dal
Super-Adaptoide per rubare i poteri di Hulk Rosso e trasformarsi.
La sua colorazione viola non è però mai stata chiarita. Ma l’altro
Hulk viola dei fumetti suggerisce che il colore è legato a
un’incredibile malvagità.
In Incredible Hulk #371,
Hulk viene posseduto da Shangar, lo Stregone Supremo della
Dimensione Oscura (che nell’adattamento animato diventa Entità
Oscura). Posseduto, Banner diventa Hulk Oscuro e diventa viola
(almeno nella serie animata L’Incredible Hulk del 1996,
dove il colore viene spiegato). L’Hulk viola di Happy rompe però la
tendenza dei supercriminali a rendere Hulk viola, anche se deve
chiaramente combattere con l’influenza di Hulk sulla propria
personalità. Forse il viola è anche sinonimo di malvagità e il vero
superpotere di Happy è stato quello di essere forte a tal punto da
controbilanciarlo.
Ciò che è chiaro è che qualsiasi
cosa Tony Stark abbia fatto al sangue di Bruce Banner, ha creato
una prima versione del Professor Hulk visto in Avengers:Endgame, perché Happy è ancora in grado di parlare
quando diventa Hulk viola. Sia l’Hulk originale che Abominio erano
limitati nella loro capacità di parlare, perché nessuno dei due era
in grado di controllare la propria rabbia. She-Hulk è invece
un’eccezione, perché la sua esperienza di donna l’ha addestrata a
controllare la rabbia e quindi non ha mai perso del tutto il
controllo. Happy menziona poi esplicitamente che Stark che sta
lavorando a un mezzo per controllare i problemi di rabbia di Hulk,
suggerendo che la chiave della comunicazione è semplicemente non
essere troppo arrabbiati.
Cosa What If…? ci dice
dell’essere un Avengers
Cercare un significato più profondo
in un episodio animato che fa la parodia di Die Hard e che ha come protagonista un Hulk alla John
McClane che si fa strada in una missione per salvare i suoi amici
supereroi potrebbe sembrare inutile, ma c’è un messaggio di fondo
molto importante. L’episodio 2×03 di What
If…? esplora sottilmente cosa significhi davvero essere un
Avengers: non si tratta solo di usare i propri superpoteri, ma di
fare il proprio dovere di fronte a gravi
avversità.
Inoltre, l’errore iniziale di Happy
Hogan, che ha lasciato che Hammer prendesse il controllo della
Torre dei Vendicatori così facilmente, riecheggia l’esperienza di
quasi tutti i Vendicatori originali. Ognuno di loro ha commesso un
errore, per riprendere la frase più famosa di Vedova Nera, e solo
espiando questi errori sono diventati gli Eroi più potenti della
Terra. Happy si guadagna dunque il grado di Avengers grazie al suo
rimediare agli errori e non solo grazie ai suoi nuovi poteri.
A circa un mese di distanza dalla
notizia per cui le attrici Melissa Barrera e
Jenna Ortega non
riprenderanno i loro ruoli di Sam e Tara Carpenter in Scream
VII, dopo essere state protagoniste di Scream (2022) e Scream VI (2023), arriva
ora la notizia che anche il regista Christopher
Landon ha abbandonato il progetto. Tramite il proprio profilo su X (ex
Twitter), Landon ha infatti annunciato che “credo che questo
sia il momento giusto per annunciare che ho formalmente abbandonato
Scream VII settimane fa. Questo deluderà alcuni e delizierà altri.
Era un lavoro da sogno che si è trasformato in un incubo. E il mio
cuore si è spezzato per tutte le persone coinvolte. Tutte. Ma è
tempo di andare avanti”.
Il regista ha poi aggiunto che
“Non ho altro da aggiungere alla conversazione se non che spero
che l’eredità di Wes prosperi e si elevi al di sopra del frastuono
di un mondo diviso. Quello che lui e Kevin hanno creato è qualcosa
di incredibile e sono stato onorato di avere anche solo un breve
momento per crogiolarmi nel loro splendore“. Regista dei film
Auguri per la tua morte, Freaky e Un fantasma in
casa, ma anche per aver scritto diversi capitoli della saga di
Paranormal Activity, Landon era stato visto dai fan della
saga di Scream come un ottima scelta per dirigere il
settimo capitolo. Con il suo abbandono, però, si getta un’ulteriore
ombra su Scream
VII, già segnato dal licenziamento di Barrera e dal
mancato ritorno di Ortega.
Ora, il futuro di Scream
VII è dunque nelle mani di James
Vanderbilt, lo sceneggiatore-produttore che ha
co-sceneggiato i film del reboot e che sta scrivendo l’attuale
storia del nuovo capitolo. Secondo le fonti, lo sceneggiatore, già
alle prese con la perdita di Ortega, aveva incentrato la storia sul
personaggio di Barrera. Quando però anche quest’ultima è stata
lasciata andare, ha avuto almeno un partner creativo in Landon per
sostenere la storia. Ora il franchise è tornato al punto zero e
dovrà essere ricostruito da capo. Non resta dunque che attendere
maggiori notizia riguardo questo settimo lungometraggio, che ad ora
rimane confermato.
Sulla scia di Mamma ho perso
l’aereo, anche Peter Quill si è perso a New York ma in
What
If…? 2×02, secondo episodio della seconda stagione
dal 22 dicembre disponibile su Disney+, il personaggio è
diverso da come lo conosciamo. Questo Peter è giovane, spaventato e
attacca gli eroi più potenti della Terra. Gli episodi della seconda
stagione di What
If…? seguono dunque la premessa stabilita nella prima
stagione, ovvero l’esplorazione di vari personaggi del MCU come varianti di
vite rese possibili dal multiverso. Alcune di queste storie sono la
continuazione degli episodi della prima stagione, il che significa
che il cast di personaggi di What If…? stagione 2 ha alcuni volti
familiari.
Cosa succede in What If…?
2×02?
L’episodio si apre con un caccia
all’inseguimento di un misterioso oggetto luminoso, che
Peggy Carter (Hayley
Atwell) vuole eliminare con scarsi risultati perché lo
stesso oggetto precipita verso la Terra, in particolare verso New
York, dove scopriamo di non essere nel presente, ma nel 1988.
L’oggetto attraversa le strade e si ferma davanti alla Grand
Central Station. L’oggetto, si scopre, è una piccola capsula
spaziale, con un Peter Quill adolescente dentro,
con occhi che brillano e il potere di far levitare ed esplodere
un’intera strada di automobili con un solo gesto della mano.
Questo, ci dice l’Osservatore (Jeffrey
Wright), è un Peter Quill il cui dolore e la cui
perdita minacciano di distruggere l’umanità. Ma cosa è successo
esattamente?
Secondo l’Osservatore, questo è
l’universo in cui sei mesi fa Yondu (Michael
Rooker) non ha esitato a consegnare Peter a suo padre,
Ego (Kurt
Russell). Ego confisca immediatamente il walkman di Peter, e
introduce invece Peter all’idea dell'”espansione”. Il suo piano per
trasformare interi pianeti in estensioni di se stesso, lo stesso
piano che Ego ha cercato di attuare in Guardiani della Galassia Vol. 2. Al quartier generale
dello SHIELD, Peggy osserva che ogni sistema solare che Peter ha
già visitato ha ceduto alle radiazioni cosmiche nel giro di 24 ore.
Propone di mettere insieme una squadra per fermarlo, composta dal
meglio che la Terra possa offrire. Howard Stark
(John Slattery) è scettico, ma non avendo alternative, accetta di
fare un tentativo. Chi comporrà la squadra degli “Eroi più potenti
della Terra”, quando gli Avengers che conosciamo e amiamo sono
ancora alle scuole medie? I loro genitori.
Un nuovo gruppo di Avengers
Peggy e Howard chiamano Hank
Pym (Michael
Douglas), che al momento è a casa a prendersi cura
della figlia preadolescente Hope (Madeline McGraw). L’amareggiato Hank non è
interessato a rispondere alle telefonate di Howard, che continua a
dare la colpa allo SHIELD per la morte della moglie
Janet, ma un’occhiata al telegiornale, che mostra
opportunamente la distruzione causata da Peter, lo convince a
cambiare idea. Prende Hope e si dirige verso la sede del Progetto
Pegasus dello SHIELD, dove gestisce il progetto: Pegasus, dove si
imbatte in un giovane Bill Foster (Laurence
Fishburne), anch’egli chiamato a occuparsi del problema di
Peter. A partire da loro, si forma una squadra che comprende anche
Mar-Vell, Soldato d’Inverno, il
Black Panther di Re T’Chaka e
Thor.
La squadra dei Vendicatori del 1988
affronta dunque il giovane Peter Quill a Coney Island, scoprendo
che i poteri celestiali di Ego lo rendono estremamente potente.
Solo grazie all’ingresso a sorpresa di Thor e a
un’esplosione di fulmini, la squadra appena riunita riusce a
contenere Peter. Grazie al guerriero asgardiano, i Vendicatori
vengono a conoscenza dell’obiettivo di Ego di trasformare l’intero
universo in estensioni di se stesso (con l’aiuto di Peter).
Tuttavia, Hope, la figlia di Hank
Pym, stringe amicizia con Peter e viene a sapere che il ragazzo
vuole solo tornare a casa sua, nel Missouri. Questo spinge gli
Avengers del 1988 a cercare di aiutare Peter, sperando di poterlo
convincere ad aiutarli a sua volta nello sconfiggere suo padre
prima che l’Espansione possa iniziare sulla Terra. Di conseguenza,
Hank Pym entra in contatto con Peter offrendogli una via d’uscita
dal dolore e dalla solitudine e una nuova famiglia. Allo stesso
tempo, Howard Stark riusce a comunicare con il Soldato
d’Inverno, convincendolo a ignorare gli ordini di uccidere
Peter che provenivano dal suo responsabile sovietico Vasily
Karpov.
Peter Quill salva la situazione
Utilizzando una delle piantine di
Ego, Peter Quil usa il proprio potere per distruggere suo padre,
ottenendo l’energia sufficiente per decimare Ego e porre fine
all’Espansione. Questo è anche il momento decisivo che lo ha reso
ufficialmente Star-Lord in questa nuova realtà alternativa, facendo
riferimento al nome con cui sua madre lo ha sempre chiamato. È
inoltre degno di nota il fatto che Peter Quill abbia affermato di
avere sempre con sé un pezzo del potere di Ego attraverso la
piantina che ha assorbito. Di conseguenza, l’implicazione è che il
Peter Quill di questa realtà ha ancora il suo potere e le sue
abilità celestiali, a differenza dello Star-Lord del MCU principale che ha perso il suo
potere e la sua immortalità nella battaglia in cui ha sconfitto suo
padre.
In questa realtà alternativa del
MCU, dunque, Peter Quill non è mai
cresciuto tra le stelle per diventare un leggendario fuorilegge,
dove alla fine ha formato i Guardiani della Galassia come nuova
squadra di eroi spaziali (nonché sua nuova famiglia). Tuttavia,
Peter è comunque diventato Star-Lord in questo nuovo episodio di
What
If…? e ha trovato una famiglia negli Avengers del 1988.
Per questo motivo, il finale per Quill in questo universo
alternativo è davvero commovente e soddisfacente, anche se
all’inizio era stato consegnato a Ego, venendo dunque
apparentemente destinato ad un futuro diverso.
Cosa ne è degli Avengers del 1988?
All’indomani della battaglia con
Ego, viene confermata la scomparsa del Soldato d’Inverno,
presumibilmente a causa di un pezzo del suo passato venuto a galla
grazie a Howard Stark, che ha invocato il nome di Steve Rogers
mentre cercava di comunicare con Bucky durante la battaglia. Visto
che Bucky Barnes non indossa più la maschera o la pittura scura sul
volto, sembra che abbia iniziato il suo processo di liberazione dal
lavaggio del cervello dell’HYDRA, con un paio di decenni di
anticipo rispetto al MCU principale.
Il resto della squadra, invece, ha
deciso di rimanere insieme e di aiutare Thor a vendicare coloro che
sono andati perduti nell’Espansione. Allo stesso modo, è anche
implicito che Peter Quill abbia iniziato a vivere con Hank e Hope,
insieme al gatto di Mar-Vell, Goose, che viene dato ai ragazzi
nelle scene finali dell’episodio. Tuttavia, il momento finale di
questo particolare racconto di What If…? vede il roster
degli Avengers del 1988 nella sua interezza, una collezione
piuttosto impressionante di Eroi più potenti della Terra che si
sono riuniti di fronte a una crisi significativa come quella
affrontata dai Vendicatori del 2012 nella linea temporale
principale del MCU.
Uno dei personaggi immaginari più
celebri di sempre è il Grinch, la burbera creatura
verde ideata dallo scrittore Theodore SeussGeisel, meglio noto come Dr.
Seuss, che ne ha fatto il protagonista del libro
illustrato per bambini dal titolo How the Grinch Stole
Christmas!. Nel tempo, tale personaggio è divenuto
sempre più iconico, caratterizzandosi sempre più a livello estetico
e assumendo forme e significati sempre nuovi. Specialmente grazie
ad alcune celebri trasposizioni cinematografiche, animate o in
live-action, il Grinch è infine diventato un vero e proprio
immancabile simbolo delle festività natalizie.
Al pari di opere come A
Christmas Carol e il suo Ebenezer Scrooge, Nightmare Before Christmas o la commedia Mamma ho perso l’aereo, i film dedicati al Grinch non
mancano mai di essere tra i più visti in questo speciale periodo
dell’anno. La storia del personaggio è in realtà più articolata e
profonda del previsto e risale ad ormai quasi settant’anni fa. Nel
corso di questo periodo, diverse sono le opere realizzate con
protagonista il Grinch, una figura ormai parte del patrimonio
culturale mondiale, che oltre a divertire e spaventare ci ricorda
continuamente i veri valori del Natale.
Il Grinch: la vera storia del
personaggio
Come anticipato, il personaggio del
Grinch nasce da un’idea dello scritto Dr. Seuss, che ne fa il
protagonista del suo libro per l’infanzia del 1957. È questa la
prima apparizione del Grinch. Il nome del personaggio era però già
comparso nel libro del 1953 Scambled Egg
Super!, dello stesso Seuss. In tale libro, il Grinch
è però un uccello esotico sempre intento a cinguettare,
condividendo dunque con la creatura verde la passione per il canto.
Successivamente, dato il successo del personaggio nella forma che
conosciamo ancora oggi, è statoo realizzato uno special televisivo
animata nel 1966 da titolo Il Grinch e la favola
diNatale!, riproposto poi puntualmente
negli anni durante il periodo natalizio.
Ciò ha contribuito, specialmente nei
paesi di cultura angolosassone, a far diventare il Grinch una
figura tradizionale del Natale. Si fa dunque oggi riferimento ad
esso nel caso in cui il periodo festivo venga rovinato da atti
vandalici o furti, o anche semplicemente da quanti affermano di non
sopportare il Natale e di volerlo boicottare. Successivamente,
altre apparizioni note del personaggio si ritrovano nello speciale
di Halloween dal titolo Halloween Is Grinch
Night, scritto da Seuss per rispondere alle sempre
maggiori richieste dei fan, e nella serie animata The
Grinch Grinches the Cat in the Hat.
Il Grinch: chi, dove vive è e qual
è il suo significato
Come ormai noto, il Grinch è una
buffa creatura verde pelosa e dalla pancia prorompente, che gli fa
assumere una forma a pera. I suoi occhi hanno pupille rosse e bulbi
oculari gialli, mentre il viso ricorda quello di un gatto. Le sue
mani sono lunghe e affusolate e particolarmente sorprendente è la
sua straordinaria forza. Caratteristica fondamentale del Grinch è
però quella di avere un cuore di due taglie più piccolo, che lo
rende dunque immune alle più comuni forme d’amore. Oltre al suo
aspetto molto particolare, però, il Grinch si distingue anche per
il suo carattere. Nei racconti che lo vedono protagonista, egli si
distingue come una personalità misantropa, scontrosa, solitaria e
facilmente irascibile.
Egli vive in isolamento in una grotta in cima al
Briciolaio, situato sopra il paese di Chinonso,
facendo attenzione a non incontrare mai nessun altro essere
vivente. Tutto ciò lo rende un soggetto perfetto per odiare una
festività allegra, luminosa e calorosa come il Natale. Il Grinch
infatti non sopporta i suoni, i colori, le decorazioni, gli
schiamazzi e i regali tipici di questo periodo e tenta dunque di
impedire che tutto ciò abbia luogo. Andando al di là di tutto ciò,
i racconti legati al Grinch si concentrano dunque sul criticare la
commecializzazione del Natale, suggerendo invece di tornare ad una
dimensione più intima e sinceramente sentita, che non ha bisogno di
regali o di sfarzo per poter essere celebrata.
A quale animale è ispirato il Grinch?
Le caratteristiche fisiche del
Grinch possono ricordare quelle di un animale, o per meglio dire,
di più animali. Il personaggio, infatti, sembra essere stato
concepito come una fusione tra più creature, a partire dal bradipo.
La pelliccia del Grinch ricorda infatti quella di questo simpatico
animale, la cui specie contiene sul proprio corpo una vera e
propria piantagione di alghe che rende il colore della loro
pelliccia verdastro. Al di là della pelliccia, però, per il resto
il Grinch assomiglia ad un grosso primate, in quanto presenta sì
caratteristiche antropomorfe ma la sua fisionomia e la struttura
corporea ricorda maggiormente quelle di un gorilla. Resta comunque
il fatto che il Grinch è una creatura di fantasia e che proprio
questo è l’ingrediente che lo rende unico, al di là delle
somiglianze con altri animali.
Il Grinch: le trasposizioni
cinematografiche, da Jim Carrey al cartone animato
Oltre alle serie animate poc’anzi
citate, il Grinch è comparso anche in due lungometraggi per il
cinema. Il primo di questi è Il
Grinch, diretto nel 2000 da Ron
Howard, dove ad interpretare l’amata creatura verde vi è
il mitico Jim Carrey. Si
tratta della prima opera in live-action dedicata al personaggio e
al suo mondo, affermatasi come un grandissimo successo di pubblico.
In particolare, oltre che per l’interpretazione di Carrey, il film
è ricordato per i meravigliosi costumi e le affascinanti
scenografie, oltre ovviamente al trucco, premiato poi con un Oscar.
Il costume del Grinch è infatti particolarmente elaborato, composto
da una tuta in tessuto spandex ricoperta di peli di yak tinti di
verde.
In seguito, nel 2018, il personaggio
è stato invece protagonista di un film d’animazione, anch’esso dal
titolo Il
Grinch, ove si ripropone grossomodo la medesima
storia, con poche variazioni. A dar voce al personaggio, in lingua
originale, si ritrova l’attore Benedict
Cumberbatch, mentre in italiano il Grinch ha la voce
inconfondibile di Alessandro
Gassmann. Con un incasso di oltre 511 milioni di
dollari in tutto il mondo, questo è diventato il film di Natale con
il maggior incasso di tutti i tempi. Nel 2022, invece, è stato
realizzato un film parodia di genere horror dal titolo
The Mean One, dove il personaggio è
raffigurato come un mostro sanguinario che terrorizza la città
vicina alla sua grotta.
Al via la prima edizione dei
POP Awards (Premi
Online del Pubblico) un gioco nato su iniziativa di un
gruppo di siti di cinema che per questo Natale ha messo da parte la
concorrenza reciproca e ha unito le forze per coinvolgere il
pubblico nel giocare insieme con la passione per i film e le serie
tv.
La fine dell’anno è proprio quel momento in cui arrivano le
classifiche con “il meglio di” proposto da critici, redazioni,
esperti.
Ma cosa ne pensa il pubblico?
Quali sono i film che hanno segnato l’immaginario collettivo e
resteranno nelle memorie esperienziali di questo2023?
Lo scopriremo grazie alle votazioni aperte a tutti suwww.popawards.it.
Il network
promotore dei POP Awards – formato da siti di
cinema CiakClub, Cinefilos, Cinemadvisor, CinemaSerieTV, Il
Cineocchio, longtake e ScreenWorld – ha ideato 20 categorie, dalle più
classiche come miglior film, migliore
serie, miglior interpretazione, alle più
POP come miglior tormentone, miglior
scena strappalacrime, miglior boomer e miglior
serie da guardare per farti compagnia “mentre fai altro”,
prendendo in considerazione titoli usciti tra il 1gennaio e
il 21 dicembre 2023.
PREMI CLASSICI
Film dell’anno
Serie dell’anno
Film italiano dell’anno
Serie italiana dell’anno
Miglior interpretazione serie
Miglior interpretazione film
Film animato dell’anno
Serie animata dell’anno
PREMI POP
Scena Strappa Lacrime
Scena cult dell’anno
Miglior Serie “mentre fai altro”
Film invisibile
Serie invisibile
Miglior episodio
Miglior trailer
Miglior poster
Miglior tormentone 2023 (musica)
Miglior Boomer
Miglior villain
Miglior personaggio
In totale sono
ben 151 nomination suddivise tra 72 al
cinema, 56 al mondo seriale e 23
al fandome. Tra gli 83 titoli nominati, 48 sono film e 35
serie, 65% uomini e 35% donne, 22 italiani e 16 tra europei e
asiatici. A guidare la classifica dei più titoli nominati non
poteva che esserci il fenomeno Barbie (9 candidature), seguito a breve
distanza da C’è ancora domani e
Opphenheimer (6) e quindi
Spider-Man Across the Spider-verse (5),
Killers of the Flower
Moon e la quarta stagione di Succession (4), The
Whale, La fantastica signora
Maisel, The Last of Us e Ted
Lasso (3) per un totale di 22 nomination a
Netflix, 17 a Sky/NowTV,14
a Warner Bros., 11 a 01
Distribution e 10 a Disney+.
Distributori:
Warner Bros. 14
01 Distribution 11
Universal Pictures 9
Vision Distribution 9
Eagle Pictures 8
I Wonder Pictures 5
Walt Disney Studios 5
Lucky Red
4
Plaion Pictures 4
Teodora Film 4
Nexo Digital 2
Academy Two 1
BIM Distribuzione 1
Movies Inspired 1
Ora non resta che giocare con i
POP Awards divertendosi nel votare i propri
preferiti. Chiunque può votare sul sito
www.popawards.it fino al 7 gennaio 2024 sapendo
che così potrà unire i flussi delle proprie passioni e
consegnare a nominati e vincitori un importante premio che ne
riconosce il forte impatto sul nostro immaginario collettivo.
I vincitori dei POP Awards
saranno annunciati il 15 gennaio 2024 sul sitowww.popawards.ite sui canali social
ufficiali.
Fresco di otto nomination
ai
Critics Choice Awards e quattro ai
Golden Globes, Maestro
di Bradley Cooper è sbarcato su Netflix. Il
biopic dedicato al leggendario compositore/maestro d’orchestra
Leonard Bernstein e a sua moglie Felicia
Montealegre rappresenta la seconda regia di
Cooper dopo il grande successo di A Star
Is Born. Ecco che cosa ci ha raccontato di maestro il
suo protagonista e regista.
Partiamo dal principio; come nasce il progetto di
realizzare Maestro?
Da bambino ero
ossessionato dal condurre un’orchestra, mi esercitavo per ore. Non
ero a conoscenza del progetto legato a Leonard Bernstein quando ha
iniziato a circolare, nel quando ne sono venuto a conoscenza ho chiesto
immediatamente a Steven Spielberg chi ne deteneva i diritti.
Josh Singer è salito a bordo e abbiamo iniziato a fare ricerche,
volevo capire che tipo di storia raccontare. È stato lui a
suggerire di esplorare il rapporto tra Leonard e Felicia, e ho
subito capito che la loro relazione era il cuore della storia che
volevo raccontare, un rapporto così complesso, non convenzionale,
intimo. Abbiamo iniziato a incontrare persone che li conoscevano e
una cosa mi ha colpito nel profondo: nessuno ha mai parlato di
Leonard Bernstein e sua moglie, erano sempre Lenny e Felicia. Era
chiaro che entrambi lasciavano la loro impronta personale sulle
persone.
È stato un processo complicato quello di
“diventare” Leonard Bernstein?
All’inizio ero
terrorizzato, poi col passare del tempo è diventato più semplice,
ma solo appena più semplice, e molto lentamente. La mia
preoccupazione maggiore era riprodurre quella voce suadente, capace
di metterti a tuo agio in qualsiasi situazione. Ho lavorato su di
essa fin dall’inizio, sei anni fa, un lungo periodo di tempo da cui
ho tratto enormi benefici. In pratica ci lavoro da prima che A Star
Is Born arrivasse al cinema. Per fortuna ai tempi di American
Sniper ho cominciato a collaborare con questo incredibile dialect
coach, Tim Monich, con cui ho lavorato anche grazie a A Star Is
Born e La fiera delle illusioni. Tim si è praticamente trasferito a
casa mia a New York, abbiamo lavorato insieme cinque giorni a
settimana per quattro anni e mezzo. Per quanto riguarda il lato
estetico mi sono affidato completamente a Kazu Hero che ha fatto un
lavoro straordinario sul trucco, anche con lui abbiamo lavorato per
anni facendo test filmati molto prima che iniziassimo a girare il
film.
C’è stato un momento durante la lavorazione in cui
si è sentito sotto pressione?
Il primo giorno di
riprese, quello in cui il vecchio Leonard insegna a condurre a
William. Era la prima volta che mi presentavo di fronte ad altre
persone come Leonard Bernstein, ero davvero nervoso. E in più
ovviamente dovevo anche dirigere gli altri attori. Ho chiesto ad
alcuni tra i miei amici più cari di venire sul set, tra di essi
c’era anche Gabe Fazio, che conosco da una vita. Soltanto sapere
che era lì mi ha tranquillizzato. Un’altra scena che mi ha messo
sotto pressione è stata quella del concerto nella cattedrale dal
momento che dovevo condurre l’orchestra di Londra, una delle
migliori tre al mondo. Mi ero allenato con Gustavo Dudamel per
molto tempo, studiando anche un video di Bernstein condurre in quel
luogo negli anni ‘70. Eppure condurre mi riuscì impossibile,
continuavo a rimanere indietro nei tempi. Il giorno dopo sono
arrivato molto tempo, la cattedrale era ancora vuota. Pensando a
come sistemare la scena ho capito che in realtà il cuore era
Felicia, venuta a veder condurre Leonard senza provare alcun odio
per lui. L’abbiamo girata ancora una volta e quel pianosequenza è
quello che vedete nel film. È stato magnifico.
E come regista che tipo di lavoro ha svolto per
Maestro?
Non faccio mai
storyboard delle scene che giro, tento sempre di vedere il film
nella mia testa, ogni inquadratura che riesco a immaginare. Finché
arriva il giorno in cui riesco a vedere il film dalla prima
all’ultima inquadratura. Quello è il momento in cui mi sento
tranquillo, allora posso andare sul set e sentirmi libero:
all’improvviso hai tutte queste persone intorno, ti trovi sulla
location e magari hai una luce diversa da quella che ti aspettavi.
Le idee iniziano a fioccare, magari decidi di cambiare qualcosa e
vedere come influenzerà le scelte successive. Quando inizio a
girare lascio che il film esca dalla mia testa e si confronti con
la realtà del set. Questo è in sostanza il mio processo.
Quanto di quello che
imparato facendo A Star Is Born l’ha aiutata con Maestro?
Ho imparato molto
facendo quel film, ma anche lavorando con Guillermo del Toro a La
fiera delle illusioni e con Paul Thomas Anderson a Licorice Pizza.
Per esempio ho passato tre settimane con Guillermo semplicemente a
osservare delle lenti, facendo test e cercando di carpire qualsiasi
cosa potessi da lui. In ogni progetto in cui sono stato coinvolto
ho cercato di imparare qualcosa, e senza dubbio continuerò a farlo.
Spero che questo continui a farmi evolvere come regista. La cosa
migliore che ho tratto facendo A Star
Is Born è stato trovare un mio centro come
artista.
Yu Yu Hakusho
(qui
la recensione) di Netflix
attua delle differenze rispetto all’anime di riferimento, ma in
diverse cose vi è molto fedele. Basato sulla serie manga di
Yoshihiro
Togashi, l’anime ha debuttato nel 1992 e si è protratto fino al
1994. Anche se non è diventato un franchise di massa con molteplici
sequel come Dragon Ball o Naruto, Yu Yu
Hakusho è stato comunque uno dei manga/anime più influenti
della sua epoca. Dagli amati personaggi alle scene di
combattimento, c’erano molte cose che l’adattamento di
Netflix
doveva riproporre fedelmente se voleva evitare gli errori commessi
dai precedenti anime live-action.
Non è chiaro se il finale di
Yu Yu Hakusho sia destinato a dar vita ad una
stagione 2, dato che l’episodio 5 ha in un certo senso coperto
quello che avrebbe dovuto essere il Torneo Oscuro. L’uccisione
immediata del giovane Toguro e il salto del torneo sono di gran
lunga i cambiamenti più significativi che il live-action di
Netflix ha apportato all’anime, il che può
dare l’impressione che l’intera serie abbia perso il senso della
storia originale. Tuttavia, pur avendo alcune carenze da questo
punto di vista, la serie ha centrato diversi aspetti chiave della
storia originale.
Le scene di combattimento
A prescindere da quanto siano
avvincenti i personaggi o quanto sia coinvolgente la storia, un
adattamento anime deve avere grandi scene d’azione. Questo è ancora
più importante quando si adatta uno shonen d’azione come Yu
Yu Hakusho, che, oltre ai suoi personaggi memorabili, si è
fatto un nome grazie a combattimenti indimenticabili. C’è però un
problema: il manga e l’anime hanno ciascuno il proprio linguaggio
visivo. Una serie live-action non può replicare ciò che è stato
fatto nell’anime o nel manga quando si tratta di scene di
combattimento, ma non può nemmeno avere combattimenti che sembrino
meno speciali di quelli del materiale di partenza.
Trovare questo equilibrio è molto
complicato e persino alcuni dei migliori adattamenti di anime
live-action di tutti i tempi, come
One Piece di Netflix, hanno avuto difficoltà in questo
senso. Fortunatamente, Yu Yu Hakusho è in grado di
risolvere il problema delle scene di combattimento. Non sono
necessariamente simili a quelle dell’anime, ma catturano l’essenza
della storia originale. I combattimenti in live action comprendono
sia combattimenti corpo a corpo che ricordano alcuni dei migliori
film di arti marziali, sia sequenze in computer grafica che
combinano i superpoteri dei personaggi con uno stile di
combattimento più concreto. I momenti salienti sono Yusuke contro
Gouki e Kurama contro Karasu.
I costumi dei personaggi di Yu
Yu Hakusho
Yu Yu Hakusho ha
uno stile visivo molto caratteristico, compresi i costumi dei
personaggi principali. Un cliché comune negli anime è che il
personaggio principale si distingua sempre tra la folla grazie ai
suoi abiti unici, e il live-action di Yu Yu
Hakusho lo fa bene. Yusuke, Kuwabara, Kurama e Hiei sono
alcuni dei personaggi più eleganti degli anime degli anni ’90,
ognuno dei quali ha un colore associato alla propria personalità.
La serie Netflix avrebbe potuto scegliere la strada più semplice,
ovvero quella di reinventare i loro abiti con un approccio più
concreto, ma fortunatamente non l’ha fatto. Invece, tutti i
personaggi indossano i loro abiti caratteristici, compresi Botan,
Genkai e Koenma.
Le acconciature dei personaggi di
Yu Yu Hakusho
Un’altra parte dell’identità visiva
di Yu Yu Hakusho è rappresentata dalle
acconciature dei personaggi principali. La maggior parte dei
personaggi degli anime ha un’acconciatura piuttosto singolare,
molte delle quali sono molto difficili da tradurre in live-action.
Alcuni adattamenti di anime, come il terribile Dragonball
Evolution, non hanno nemmeno cercato di far corrispondere i
capelli dei protagonisti a quelli della versione originale. Yu Yu
Hakusho cerca invece di essere il più fedele possibile al manga e
all’anime in questo senso, riuscenvodi in pieno. Piccoli dettagli,
come il modo in cui i capelli di Kuwabara sono tagliati dietro la
testa, esemplificano il rispetto per il materiale di partenza.
Le personalità di ogni
personaggio
Yu Yu Hakusho aveva
solo cinque episodi, il che significa che avrebbe potuto non avere
abbastanza tempo per sviluppare adeguatamente ciascuno dei
personaggi principali. Tuttavia, la serie è riuscita a valorizzare
le personalità di Yusuke, Kurama, Kuwabara, Hiei e altri, il che ha
permesso di compensare il fatto che molti di loro non hanno avuto
molto tempo sullo schermo. La serie Netflix si concentra
principalmente su Yusuke, mentre tutti gli altri personaggi servono
solo come nomi di supporto nella sua storia. Tuttavia, ogni volta
che gli altri personaggi appaiono sullo schermo, assomigliano alle
loro controparti dell’anime. Questo vale anche per i personaggi che
non partecipano all’azione, come Botan e Koenma, e per i
cattivi.
L’amicizia tra Kuwabara e
Yusuke
Un altro aspetto che la serie live
action Yu Yu Hakusho non trascura è la dinamica
tra Kuwabara e Yusuke, che ha portato a molti momenti piacevoli
nella serie originale. L’adattamento di Netflix adatta bene la loro
amicizia e Kuwabara è scritto esattamente come nel manga. La scena
in cui Kuwabara si arrabbia con Yusuke per essere morto prima di
dargli la rivincita è emozionante come quella dell’anime, e ogni
loro interazione dopo il ritorno di Urameshi è più divertente della
precedente. La storia di Kuwabara non è complessa o contorta come
quella di Kurama e Hiei, ma il live-action ha comunque trovato il
modo di renderlo interessante.
Gli effetti speciali di Yu Yu
Hakusho
Anche se le coreografie dei
combattimenti di Yu Yu Hakusho fossero state
incredibili, degli effetti visivi non all’altezza avrebbero potuto
rovinare le scene d’azione. Inoltre, per quanto i combattimenti
corpo a corpo fossero fantastici, la serie doveva offrire più di un
tipo di azione. La narrazione si svolge in un mondo fantastico in
cui i personaggi possono usare l’energia dello spirito per evocare
tecniche speciali, dalle spade energetiche alle piante carnivore
giganti. Sebbene alcune riprese in VFX di Yu Yu
Hakusho siano migliori di altre, la serie ha nel complesso
dei validi effetti visivi, soprattutto per le tecniche speciali. La
Pistola dello Spirito di Yusuke, la Spada dello Spirito di Kuwabara
e la manipolazione delle piante demoniache di Kurama sono tra le
più apprezzate.
Il ritmo veloce di Yu Yu
Hakusho
Uno degli aspetti che distingue
Yu Yu Hakusho dagli altri anime usciti negli anni
’90 è la mancanza di riempitivi: ha un ritmo molto veloce ed
efficace, coprendo la totalità del manga in soli 112 episodi. Ogni
episodio ha la sua importanza e viene immediatamente seguito da
un’altra serie di eventi importanti. Va notato che la cronologia di
questi nel live-action è molto diversa da quella dell’anime, al
punto che è difficile elencare gli episodi della serie originale
che copre. Ad esempio, gli insetti demoniaci compaiono
nell’episodio 1, mentre la morte di Toguro avviene nell’episodio
5.
Cambiare la linea temporale
dell’anime è stata una decisione rischiosa, soprattutto perché il
Torneo Oscuro avrebbe potuto costituire un’intera stagione
live-action. Detto questo, come serie televisiva indipendente,
Yu Yu Hakusho di Netflix ha un ottimo ritmo. Per
coloro che non hanno familiarità con il materiale di partenza, non
ci sarà molto da lamentarsi riguardo al ritmo della serie. La
sceneggiatura è molto incentrata su Yusuke, i personaggi secondari
hanno ciascuno un ruolo chiaro da svolgere e tutte le trame si
uniscono nel quarto episodio. Il live-action funziona bene anche
per coloro che non hanno mai visto un adattamento anime, così come
lo show originale è stato il primo anime per molte persone.
Arrivato da poco su Netflix, il film
Crawlspace sta riscuotendo un buon
successo tra gli abbonati alla piattaforma. Il merito è del suo
essere un thriller ad alta tensione e particolarmente
claustrofobico, giocato tutto su una situazione di difficoltà del
protagonista e del modo in cui egli può rigirare a proprio
vantaggio la cosa. Diretto nel 2022 da L. Gustavo Cooper,
regista anche di titoli come June e la serie
V/H/S, il film in questione è infatti ascrivibile a quel
genere di opere che pone i propri personaggi in un ambiente chiuso,
che limita i movimenti, costringendoli a difendersi con quello che
hanno a disposizione.
Da alcuni definito un “Mamma ho perso l’aereo per
adulti”,Crawlspace prevede infatti una sorta di
caccia al topo con il protagonista costretto a trascorrere il
proprio tempo in un ambiente quantomai stretto, dove per spostarsi
è possibile solo strisciare – da qui il titolo, letteralmente
traducibile come intercapedine, ma con il verbo crawl che fa
riferimento al gattonare o allo strisciare. C’è dunque molta
tensione in questo thriller che come protagonista vanta un ormai
adulto Henry Thomas, meglio noto per essere stato
il protagonista del film del 1982 E. T. – L’extraterrestre, Elliott.
Per gli amanti del genere, si tratta
dunque di un film da non perdere, che oltre a quanto fin qui
riportato presenta anche un finale piuttosto ambiguo, che lascia
più di qualche domanda e riflessione da fare allo spettatore. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla spiegazione del
finale. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di Crawlspace
Protagonista del film è
Robert Mitchell, il quale non immagina minimamente
che lasciare moglie e figlio per occuparsi del suo lavoro di
idraulico gli potrebbe costare la vita. Quando però un giorno si
reca nella casa con intercapedini del ricco Tim
Witner, con il compito di aggiustare le tubature, si
ritroverà ad essere testimone di un omicidio. Due malintenzionati,
i quali sembrano però mossi da un qualche motivo preciso, si
introducono in casa di Witner e lo giustiziano senza troppi
complimenti. Robert si trova allora a doversi nascondere in una
intercapedine mentre gli assassini setacciano la proprietà alla
ricerca di una fortuna nascosta. Con il rischio che possano
trovarlo e ucciderlo, Robert dovrà quantoprima escogitare un piano
d’attacco.
Ad interpretare il protagonista,
Robert Mitchell, vi è l’attore HenryThomas, come già riportato noto per essere stato
il bambino protagonista del film del 1982 E. T. – L’extraterrestre, Elliott. L’attore
BradleyStryker, visto anche
in Disquiet,
Il diavolo in Ohio e Un
uomo tranquillo, interpreta invece il criminale Sterling,
mentre C. Ernst Harth è il suo complice Dooley.
L’attrice Jennifer Robertson interpreta la
poliziotta Jordan Pacer, mentre Joe Costa è lo
sceriffo Higgon. Fanno poi parte del cast Colin
Decker nel ruolo di Tim Witner, Andrei
Kovski in quelli di Vladimir Popov e Charles
Jarman nel ruolo di Jeff. L’attrice Olivia Taylor
Dudley, infine, interpreta Carrie Mitchell, la figlia di
Robert.
La spiegazione del finale di Crawlspace
Nel corso del film scopriamo che i
due criminali, Sterling e Dooley,
sono alla ricerca di una borsa di denaro che Tim aveva nascosto
nell’intercapedine. Sterling intuisce dove Tim avrebbe potuto
nascondere i soldi e quando lui e il suo partner si dirigono verso
il punto di ingresso dell’intercapedine. È in quel momento però che
si accorgono di Robert che cerca di scappare. Dovendo far fuori
quel testimone, i due cercano di catturarlo dopo averlo ferito ma
l’idraulico, grazie alla sua borsa piena di strumenti, riesce a
difendersi ferendo a sua volta i due criminali. Questa sua abilità
nel pianificare con tanta velocità un contrattacco fa emergere il
sospetto che egli possa essere ben più che un semplice idraulico
padre di famiglia.
Nel corso del film, dunque, si
suggerisce in più occasioni che Robert potrebbe avere un passato da
militare. Ciò sarebbe confermato dalla freddezza mentale con cui
riesce a calcolare le prossime mosse dei suoi rivali e anticiparli.
L’insolita abitudine di Robert nel prestare denaro, come è emerso
quando ha litigato con Olivia, potrebbe inoltre
essere una copertura per mantenere l’immagine di persona veramente
gentile, anche a scapito del sostentamento della propria famiglia.
In questo modo, nessuno sospetterebbe mai di lui. Qualunque sia la
verità, Robert si dimostra il tipo di uomo pronto ad affrontare
ogni tipo di pericolo.
Mentre cerca dunque di difendersi,
emergono prove sui possibili affari illeciti di Tim
Witner. Andando a fondo nella questione, si scopre allora
che Sterling lavora agli ordini di Pacer, una
poliziotta che si rivela dunque corrotta e parte delle operazioni
illegali di Tim. Nel finale, dunque, Pacer si reca presso
l’abitazione di Tim portando con sé la moglie di Robert nel
tentativo di usarla come esca per far uscire allo scoperto l’uomo.
Un litigio tra Sterling e Pacer porta però all’abbattimento di
quest’ultimo ed è in quel momento che, riuscendo a far uscire
Robert dal suo nascondiglio, Sterling viene ferito al collo proprio
dall’idraulico grazie ad uno strumento da lui fabbricato
nell’intercapedine.
Robert può così tornare dalla sua
famiglia e rivedere il suo bambino, ricevendo inoltre un’ingente
somma di denaro in un pacco lasciato nella sua posta dallo stesso
sceriffo Higgon. Ciò potrebbe significare che egli
voleva aiutare Robert a rimettersi in piedi, rimediando a tutti i
soldi che aveva prestato. Ma la cosa potrebbe anche significare che
questo denaro è una sorta di debito che viene ripagato. Robert
aveva già dimostrato di non essere un tipo normale e Higgon
potrebbe essere a conoscenza del suo passato. Forse un tempo non
poteva aiutarlo finanziariamente, ma ora ha il denaro per farlo. Il
film lascia dunque lo spettatore con un finale ambiguo, senza
chiarire effettivamente la reale natura di Robert.
Il trailer di Crawlspace e
dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Crawlspace unicamente grazie alla
sua presenza nel catalogo di Netflix. Per vederlo, basterà dunque
sottoscrivere un abbonamento generale alla piattaforma scegliendo
tra le opzioni possibili. Si avrà così modo di accedere al catalogo
e di guardare il titolo in totale comodità e al meglio della
qualità video, avendo poi anche accesso a tutti gli altri prodotti
presenti nella piattaforma.
La seconda stagione di
What
If…? è ufficialmente iniziata e con l’uscita del
primo episodio su Disney+, i Marvel Studios hanno svelato molte delle
guest star che riprenderanno i loro ruoli dalla prima
stagione.
In particolare,
Jeffrey Wright tornerà a vestire i panni
dell’Osservatore, l’entità cosmica apparsa anche nella prima
stagione della serie. In una dichiarazione sulla nuova stagione, il
regista Bryan Andrews ha anche rivelato che le star
Cate Blanchett,
Jon Favreau e altre ancora appariranno nella
seconda stagione.
“Sono stati tutti
fantastici“, ha detto Andrews. “Cate Blanchett ha davvero
affondato i denti nella versione di Hela che abbiamo. E,
naturalmente, Hayley Atwell nel ruolo del nostro Capitano Carter –
vedere il personaggio passare attraverso quello che passa e
continuare ad andare avanti – è incredibile quello che Hayley porta
in tavola. E abbiamo avuto Jon Favreau che è venuto a fare un paio
di versioni di Happy Hogan ed è stato uno spasso. È fantastico e si
è dato da fare. Gli avevo chiesto un po’ di cose stravaganti nel
nostro episodio ispirato al 1602 e lui le ha mantenute alla grande…
è stato molto divertente“.
Tra le altre star che torneranno e
riprenderanno vari ruoli della prima stagione ci sono
Clancy Brown, Josh Brolin, Benedict Cumberbatch, Kat
Dennings, Michael Douglas, Idris Elba, Karen Gillan, Seth Green,
Frank Grillo, Jeff Goldblum, Laurence Fishburne, Chris Hemsworth,
Tom Hiddleston, Rachel House, Samuel L. Jackson, Jude Law,
Elizabeth Olsen, Jeremy Renner, Sam Rockwell, Paul Rudd, Mark
Ruffalo, Michael Rooker, Kurt Russell, Peter Serafinowicz, John
Slattery, Cobie Smulders, Sebastian Stan, Tessa Thompson, Stanley
Tucci, Taika Waititi e Rachel Weisz.
What
If…? è stata ideata dallo sceneggiatore AC Bradley e
dal regista Bryan Andrew, entrambi produttori esecutivi. Mentre la
prima stagione ha coperto gli eventi della
Saga dell’Infinito, la seconda dovrebbe adattare storie e
personaggi della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe.
La serie è guidata da
Jeffrey Wright come voce dell’Osservatore. La seconda
stagione avrà anche le voci delle star del MCU che ritornano, tra cui
Hayley Atwell,
Cate Blanchett,
Jon Favreau,
Elizabeth Olsen,
Josh Brolin, Benedict Cumberbatch, Kat Dennings, Michael
Douglas, Idris Elba, Karen Gillan, Seth Green, Frank Grillo, Jeff
Goldblum, Laurence Fishburne, Chris Hemsworth, Tom
Hiddleston e altri ancora.
Captain America: Brave New World metterà il
Sam Wilson di Anthony Mackie al centro dell’attenzione come
nuovo Vendicatore a stelle e strisce del MCU. A differenza del suo
predecessore, Steve Rogers, Sam non ha superpoteri e
abbiamo visto quanto John Walker abbia faticato prima di
assumere il siero del Super Soldato.
Con il Leader e la Società dei
Serpenti pronti a prendere di mira Cap, Sam potrebbe trovarsi in
guai seri, soprattutto se le voci sulla trasformazione del Generale
(e futuro Presidente) “Thunderbolt”
Ross in RED Hulk fossero corrette.
Anche se non è ancora stato
confermato ufficialmente, abbiamo sentito parlare di questi piani
da fonti abbastanza affidabili da credere che il colosso dalla
pelle rossa farà il suo debutto nel MCU tra un paio d’anni;
naturalmente, il fatto che Harrison Ford sia stato avvistato sul set con
i pantaloni strappati dà un certo peso alle voci di un’apparizione
di Red Hulk!
Oggi, lo scooper @CanWeGetToast
sostiene di aver appreso nuovi dettagli sui piani di RED Hulk dei
Marvel Studios, tra cui una versione accurata
dei fumetti del cattivo che la maggior parte di noi non si
aspettava di vedere sullo schermo. Si dice che la rabbia di Ross
nei panni di Red Hulk lo vedrà esplodere in fiamme, proprio come il
personaggio faceva sulla pagina durante le sue prime
apparizioni.
In effetti, il calore che sprigiona
sarà così intenso da fondere le ali di vibranio di Cap! È chiaro
che il Presidente ha dei seri problemi di rabbia. Non sappiamo
ancora come questo Capitan America possa affrontare Hulk, ma è
probabile che il piano preveda che Sam acquisisca dei superpoteri
nel corso di Brave New World. L’anno prossimo si
svolgeranno delle riprese relativamente estese che si
concentreranno sull’azione, quindi è bene ricordare che i piani
potrebbero cambiare.
Quello che sappiamo sul film
Captain America: Brave New World
Captain America: Brave New World riprenderà da
dove si è conclusa la serie Disney+The Falcon and the
Winter Soldier, seguendo l’ex Falcon Sam Wilson
(Anthony Mackie)
dopo aver formalmente assunto il ruolo di Capitan America. Il
regista Julius Onah (Luce, The Cloverfield
Paradox) ha descritto il film come un “thriller
paranoico” e ha confermato che vedrà il ritorno del Leader
(Tim Blake Nelson), che ha iniziato la sua
trasformazione radioattiva alla fine de L’incredibile Hulk
del 2008.
Secondo quanto riferito, la star di
Alita: Angelo della BattagliaRosa
Salazar interpreta la cattiva
Diamondback. Nonostante dunque avrà degli elementi
al di fuori della natura umana, il film riporterà il Marvel Cinematic
Universe su una dimensione più terrestre e realista, come già
fatto anche dai precedenti film dedicati a Captain America. Ad ora,
Captain America: Brave New World è indicato come uno
dei titoli più importanti della Fase 5.
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del cinema, ISCRIVITI alla nostra
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Il primo trailer di Rebel
Moon – Parte 2: La Sfregiatrice è stato proiettato ieri
sera dopo il debutto su Netflix di
Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco, e ora è stato diffuso
online insieme a un paio di foto promozionali.
“Tu sei tutto ciò che si
frappone tra noi e l’annientamento“. Dopo il debutto di
Rebel Moon – Parte 1: Figlia del fuoco ha debuttato ieri sera
su Netflix (qui potete leggere il finale in versione spoiler), lo
streamer ha pubblicato il primo trailer della seconda parte
dell’epopea sci-fi ispirata a Star
Wars di Zack Snyder, The Scargiver.
Il teaser mostra Kora e
gli altri sopravvissuti alla battaglia del primo film contro le
forze dell’Ammiraglio Noble che preparano gli abitanti del Veldt
all’imminente arrivo di tutta la potenza del Mondo Madre. Si
intravedono anche dei flashback dei giorni in cui il Generale Titus
era un soldato nemico prima che, come Kora, voltasse le spalle
all’Imperium.
Da Zack Snyder, il cineasta
di 300, L’uomo d’acciaio e Army
of the Dead arriva REBEL
MOON, un evento epico tra scienza e fantasy la cui
realizzazione ha richiesto decenni di lavoro. Gli eserciti del
tirannico Regent Balisarius minacciano un tranquillo insediamento
su una luna ai confini dell’universo. Qui la misteriosa straniera
Kora (Sofia
Boutella) diventa l’unica speranza di
sopravvivenza e riceve l’incarico di scovare abili combattenti per
affrontare con lei il compito impossibile di battersi contro un
avversario così potente. Kora raduna una manciata di guerrieri in
una piccola banda composta da reietti, ribelli, contadini e orfani
di guerra provenienti da numerosi pianeti e accomunati da tanta
voglia di redimersi e vendicarsi. Mentre l’ombra oscura di tutto un
impero incombe sulla luna che meno se l’aspetta, un nuovo esercito
di eroi prende forma.
Di cosa parla Rebel Moon
– Parte 1: Figlia del Fuoco
La sinossi di Rebel Moon – Parte
1: Figlia del Fuoco recita: dopo essersi
schiantata su una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia
Boutella), una misteriosa straniera dal passato
enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di
agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di
salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra
Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble
(Ed
Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo hanno
venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra
Coleman e Ray Fisher), leader
di un agguerrito gruppo di ribelli. Assieme
A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa sia una
guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti pronti a
rischiare la propria vita per la gente di Vedt.
FX dopo
aver annunciato la data di uscita ha diffuso il teaser trailer
di Feud:
Capote vs. The Swans per il secondo capitolo
della serie drammatica antologica creata Ryan
Murphy. La miniserie di 8 episodi farà il suo debutto il
31 gennaio con i primi due episodi su FX. Tutti gli episodi,
incluso Director’s Cut, saranno disponibili negli USA per lo
streaming il giorno successivo su Hulu. In Italia Feud:
Capote vs. The Swans dovrebbe debuttare
su STAR, canale per adulti di Disney+
Ambientato negli anni ’70,
Feud:
Capote vs. The Swans è basato sul libro bestseller di
Laurence Leamer Capote’s Women: A True Story of Love,
Betrayal, and a Swan Song for an Era. Ruota attorno al
litigio tra Capote e le sei donne mondane che
originariamente lo consideravano un amico. Nel cast
Tom Hollander nel ruolo di Truman Capote, Naomi Watts nel ruolo di Barbara “Babe” Paley,
Diane Lane nel ruolo di Slim Keith, Chloë Sevigny nel ruolo di CZ Guest,
Calista Flockhart nel ruolo di Lee Radziwill,
Demi Moore nel ruolo di Ann “Bang-Bang”
Woodward, Molly Ringwald nel ruolo di Joanne
Carson, Treat Williams nel ruolo di Bill Paley,
Joe Mantello nel ruolo di Jack Dunphy e
Russell Tovey nel ruolo di John O’Shea.
“L’acclamato scrittore Truman
Capote si circondò di un gruppo di donne d’élite della società –
donne ricche e glamour che definirono un’epoca passata dell’alta
società di New York – che soprannominò ‘i cigni.'” si legge
nella sinossi. “Bello e distinto, il gruppo comprendeva la
grande dame Barbara “Babe” Paley, Slim Keith, CZ Guest e Lee
Radziwill. Incantato e affascinato da questi decani, Capote si
ingraziò nelle loro vite, facendo amicizia con loro e diventando il
loro confidente, solo per tradirli alla fine scrivendo un libro di
fiction basato sulle loro vite, esponendo i loro segreti più intimi
al grande pubblico. Quando un estratto del libro Answered Prayers,
l’opera magnum progettata da Capote, fu pubblicato su Esquire,
distrusse di fatto il suo rapporto con i suoi cigni, che finirono
per bandirlo dall’alta società che tanto amava e lo mandò in una
spirale di autodistruzione da cui alla fine non si sarebbe mai più
ripreso.
Dopo il successo di critica di
Feud: Bette e Joan del 2017, il dramma antologico
ritorna finalmente con il suo secondo capitolo, ancora una volta
ispirato a un altro famoso dramma della vita reale. La serie è
prodotta da Watts, Ryan Murphy, Alexis Martin Woodall,
Baitz, Gus Van Sant, Dede Gardner, Jeremy Kleiner, Eric Kovtun e
Scott Robertson, con la regia di Van Sant, Max Winkler e Jennifer
Lynch.
Un giorno dopo la presentazione di
una denuncia contro di lui, l’attore Vin Diesel ha risposto alle accuse di aver
aggredito sessualmente un’ex assistente, negando le affermazioni.
Bryan Freedman, avvocato di Vin Diesel, ha rilasciato una dichiarazione
giovedì pomeriggio (via Variety), negando le accuse in termini
diretti.
“Voglio essere molto chiaro:
Vin Diesel nega categoricamente questa affermazione nella sua
interezza“, ha detto Freedman. “È la prima volta che sente
parlare di questa affermazione di oltre 13 anni fa, fatta da un
presunto dipendente di 9 giorni. Ci sono prove evidenti che
smentiscono completamente queste affermazioni
stravaganti“.
Di cosa è stato accusato Vin
Diesel?
Giovedì scorso, Asta
Jonasson, una donna che dice di aver lavorato per Vin Diesel per un breve periodo come sua
assistente più di 10 anni fa, ha affermato che l’attore l’ha
aggredita sessualmente in una stanza d’albergo dopo una notte di
festeggiamenti.
La causa sostiene che, una volta
entrata nella stanza di Vin Diesel , la Jonasson è stata afferrata da
Diesel e tirata sul suo letto. Vin Diesel avrebbe poi “intrappolato la
signora Jonasson in un abbraccio da orso mentre lei cercava
immediatamente di sfuggire alla sua presa e di scendere dal
letto“. Dopo essersi alzato, Vin Diesel l’ha seguita e le ha detto di non
lasciare la stanza, e poi ancora una volta “l’ha abbracciata
con la forza“.
“Vin
Diesel ha continuato a palpare il corpo della signora
Jonasson, compresi i suoi seni, e ha baciato con la forza la
signora Jonasson, che lo ha continuamente implorato di
fermarsi”, secondo la causa. “Vin Diesel ha ignorato le
sue suppliche e ha iniziato a baciare il petto e la clavicola della
signora Jonasson“.
Jonasson sostiene inoltre che, dopo
aver resistito alle avances di Diesel, la sua società di produzione
One Race Productions l’ha licenziata il giorno successivo.
La causa della Jonasson accusa
Vin Diesel anche di aggressione sessuale
e di inflizione intenzionale di stress emotivo. Per quanto riguarda
il motivo per cui si è fatta avanti ora, la causa rileva che il
movimento “#MeToo” e la legge californiana AB2777, che
consente di presentare denunce per cattiva condotta sessuale
indipendentemente dai termini di prescrizione, sono stati fattori
determinanti.
What If…?
2×01 apre il racconto con la storia di Nebula che si unisce ai Nova
Corps in un altro universo del MCU, concludendo
l’episodio con un’adeguata quantità di colpi di scena e camei del
MCU. Gli episodi della
seconda stagione di What
If…? seguono la premessa stabilita nella prima stagione,
ovvero l’esplorazione di vari personaggi del MCU come varianti di vite rese
possibili dal multiverso. Alcune di queste storie sono la
continuazione degli episodi della prima stagione, il che significa
che il cast di personaggi di What If…? stagione 2 ha alcuni volti
familiari.
Cosa succede nel finale di What
If…? 2×01
What
If…? 2×01 stabilisce rapidamente le motivazioni che
spingono Nebula a unirsi ai Nova Corps. Dopo essere
stata messa da parte da Ronan e Gamora, che hanno
cospirato per sconfiggere Thanos, Nebula viene accolta
da Nova Prime, interpretata da Glenn Close in
Guardiani della Galassia del
MCU. Nebula e Nova Prime instaurano
rapidamente un rapporto molto intimo madre-figlia, con la costante
lealtà di Nebula ai Nova Corps che deriva dalla fiducia
di Nova Prime nei suoi confronti. L’inizio dell’episodio stabilisce
che Nova Prime ha creato una barriera di scudi intorno a Xandar per
proteggerla dall’invasione di Ronan che non può essere disattivata
per 50 anni, causando la devoluzione di Xandar in una società senza
legge. Alla fine di What If…?
2×01 Nebula scopre che in realtà era Nova
Prime a voler ottenere questi piani, poiché la sua
decisione di chiudere il pianeta ha portato alla sua rovina. Nebula
recupera i piani con l’aiuto di Korg,
Groot, Miek e Howard il
Papero che gestiscono un bar e un casinò su
Xandar.
Chi ha ucciso Yondu?
Una domanda sul finale di
What
If…? 2×01 non trova mai una risposta esplicita: chi ha
ucciso Yondu? Anche se è facile dedurre cosa sia
successo all’ex membro dei Guardiani della Galassia. L’intero piano per
recuperare i codici dello scudo è stato messo a punto da Nova
Prime, che aveva bisogno di Nebula per ottenerli.
Di conseguenza, si può ipotizzare che Nova Prime abbia condotto
Yondu ai codici, lo abbia ucciso e abbia poi assegnato il caso a
Nebula, in modo che quest’ultima potesse ottenere i codici dello
scudo. Anche se non è stata direttamente Nova Prime a uccidere
Yondu, chiunque abbia compiuto l’omicidio ha
probabilmente seguito i suoi ordini.
Il tradimento di Nova Prime
Uno degli aspetti più forti del
MCU negli ultimi anni è
stata la rappresentazione di cattivi che compiono scelte malvagie
per un presunto bene superiore. Dalla decisione di Thanos di
sradicare metà di tutte le forme di vita per fermare la distruzione
ambientale dei pianeti alla formazione della TVA
da parte di Colui che Rimane per evitare le varianti di Kang il Conquistatore, il MCU ha approfondito le scelte
difficili dei suoi cattivi. La decisione di Nova Prime di tradire
Nebula e arrendersi a Ronan è incentrata sul desiderio di vedere
Xandar rifiorire. La sua precedente decisione di rinchiudere il
pianeta dietro uno scudo ha portato alla devoluzione della sua
società, e Prime sceglie di arrendersi a Ronan come mezzo per
vedere il suo pianeta tornare integro.
Il significato del giuramento dei
Nova Corps
È interessante notare che
What
If…? 2×01 fornisce maggiori informazioni sui Nova Corps
rispetto a qualsiasi altro progetto del MCU.
Il modo principale per raggiungere questo obiettivo è quello di
descrivere nel dettaglio il giuramento dei Nova Corps: “Cerca
la luce, sii la luce, non allontanarti mai dal suo cammino“.
Questo giuramento significa essenzialmente che i Nova Corps non
possono aggirare le regole per combattere per il bene. Soprattutto,
i Nova Corps devono incarnare la luce dell’universo, senza mai
allontanarsi da essa impiegando mezzi oscuri per raggiungere un
fine specifico.
Nebula è davvero immortale?
L’ultima domanda che emerge dal
finale di What If…?
2×01 è se Nebula sia immortale. I vari progetti del MCU
hanno dimostrato che Nebula è incredibilmente resistente,
sopravvivendo alla perdita degli arti e alle torture di
Thanos, oltre che a combattimenti e scontri
infiniti. What
If…? continua a esplorare la resistenza di Nebula in modo
ancora più approfondito, dimostrando potenzialmente che i
miglioramenti apportati da Thanos a
Nebula le hanno permesso di vivere particolarmente
a lungo.
Dopo la conferma che la terza stagione di Bridgerton
sarà incentrata sulla storia d’amore tra Colin Bridgerton e Penelope Featherington,
molti fan della serie originale sono rimasti delusi dal perché il
drama di Netflix ha deciso di discostarsi dalla cronologia
ufficiale dei libri di Julia Quinn.
Nella serie di libri, la terza
puntata, intitolata An Offer from a Gentlemen, ruotava
originariamente intorno alla storia d’amore del secondo fratello
maggiore dei Bridgerton,
Benedict. Tuttavia, nella terza stagione di Bridgerton,
il team creativo ha deciso di saltare il terzo libro a favore del
quarto volume, intitolata Romancing Mister Bridgerton.
Nel corso di una recente intervista
con EW, la showrunner Jess
Brownell ha finalmente spiegato il motivo del cambiamento
del libro, rivelando di aver spostato l’attenzione sulla storia di
Colin e Penelope a causa del tempo trascorso a costruirla.
“Abbiamo passato due stagioni a
conoscere Pen e Colin. Abbiamo osservato la cotta di Pen e abbiamo
visto quanto Colin sia ignaro della cosa“, ha detto la
showrunner. “È una dinamica che si può mettere in scena solo
per un certo periodo di tempo prima che qualcosa debba cambiare. Mi
è sembrato il momento giusto per approfondire quello che si è
creato tra loro. Per quanto riguarda Benedict, è un personaggio
così divertente e così amato dai fan che non vediamo l’ora di
giocare con lui ancora un po’ e di farlo divertire di più prima che
si stabilizzi“.
La trama di Bridgerton
3,
Penelope Featherington
(Nicola Coughlan) ha finalmente rinunciato alla
sua cotta di lunga data per Colin Bridgerton (Luke
Newton) dopo aver sentito i suoi commenti denigratori su
di lei nella scorsa stagione. Tuttavia, ha deciso che è ora di
trovare un marito, preferibilmente qualcuno che le dia abbastanza
indipendenza per continuare la sua doppia vita come Lady
Whistledown, lontano da sua madre e dalle sue sorelle. Ma, a causa
della sua mancanza di fiducia in se stessa, i tentativi di Penelope
di trovare un marito falliscono clamorosamente. Nel frattempo,
Colin è tornato dai suoi viaggi estivi con un nuovo look e una
sfacciata spavalderia. Ma è scoraggiato nel rendersi conto che
Penelope, l’unica persona che lo ha sempre apprezzato così com’era,
lo tratta con freddezza. Desideroso di riconquistare la sua
amicizia, in questa stagione Colin si offre di fare da mentore a
Penelope per aiutarla a trovare un marito. Ma quando le sue lezioni
iniziano a funzionare un po’ troppo bene, Colin deve capire se i
suoi sentimenti per Penelope sono davvero soltanto di amicizia. A
complicare le cose per Penelope si aggiunge il suo allontanamento
da Eloise (Claudia Jessie), che ha trovato una nuova amicizia in un
posto molto improbabile, mentre la sempre più assidua presenza di
Penelope nell’alta società londinese rende ancora più difficile
mantenere segreto il suo alter ego di Lady Whistledown.
Informazioni su Bridgerton 3:
Numero episodi: 8
Location delle riprese: Londra, UK
Showrunner / Produttore esecutivo: Jess Brownell
Produttori esecutivi: Shonda Rhimes, Betsy Beers, Tom
Verica, Chris Van Dusen
Cast: Nicola Coughlan
(Penelope Featherington), Luke Newton (Colin Bridgerton), Claudia
Jesse (Eloise Bridgerton), Luke Thompson (Benedict Bridgerton),
Golda Rosheuvel (Regina Carlotta), Adjoa Andoh (Lady Danbury), Ruth
Gemmell (Violet Bridgerton), Lorraine Ashbourne (Mrs. Varley),
Simone Ashley (Kate Sharma), Jonathan Bailey (Anthony Bridgerton),
Harriet Cains (Philipa Featherington), Bessie Carter (Prudence
Featherington), Florence Hunt (Hyacinth Bridgerton), Martins
Imhangbe (Will Mondrich), Calam Lynch (Theo Sharpe), Will
Tilston(Gregory Bridgerton), Polly Walker (Portia Featherington),
Rupert Young (Jack), Julie Andrews (Lady Whistledown), Hugh Sachs
(Brimsley), Emma Naomi (Alice Mondrich), Kathryn Drysdale
(Genevieve Delacroix), Sam Phillips (Lord Debling)
Oltre alle due stagioni precedenti,
il franchise di Bridgerton ha visto di recente l’uscita di
La regina Carlotta: una storia di Bridgerton che ha
raccontato la giovinezza della regina che torna anche nella terza
stagione.
Il regista di Rebel
MoonZack Snyder ha spiegato la metafora
che sta dietro al bastone d’osso smussato dell’antagonista Atticus
Noble nel film space opera.
Parlando con ComingSoon,
Zack Snyder è stato interrogato sulla creazione
del bastone d’osso e sul suo funzionamento nelle scene di
combattimento. Il regista ha parlato di come il bastone d’osso
rappresenti l’Imperium e di come abbia elementi mitologici.
“Mi piace molto l’idea. Voglio
dire, non per dire che sia una metafora troppo pesante, ma che
l’Imperium è un corpo contundente“, ha spiegato Zack
Snyder. “Non sono chirurgici. Sono molto pesanti. Ho
pensato che questa mazza fosse un’arma divertente per Noble. Poi,
naturalmente, si basa su questa reliquia mitologica: molto tempo
fa, il piccolo Issa fu trasportato attraverso il deserto da questa
creatura che aveva un femore lunghissimo. Ecco cos’è quell’osso. È
quasi una storia in stile Giuseppe e Maria“.
“Ma ci siamo spinti in una
sorta di narrazione profonda, tanto che le armi erano basate su
elementi mitologici che non si conoscono nemmeno nel film, ma è
stato davvero divertente. Adoro quel bastone d’osso“.
Di cosa parla Rebel Moon – Parte 1: Figlia del
Fuoco
La sinossi di Rebel Moon – Parte
1: Figlia del Fuoco recita: dopo essersi schiantata su
una luna ai confini dell’universo, Kora (Sofia
Boutella), una misteriosa straniera dal passato
enigmatico, inizia una nuova vita in un insediamento pacifico di
agricoltori. Presto però diventerà la loro unica speranza di
salvezza quando il tirannico Reggente Balisarius (Fra
Fee) e il suo crudele emissario l’Ammiraglio Noble
(Ed Skrein) scoprono che i contadini senza volerlo
hanno venduto il loro raccolto ai Bloodaxe (Cleopatra
Coleman e Ray Fisher), leader di un
agguerrito gruppo di ribelli.
Assieme A Gunnar, un coltivatore dal cuore tenero e ignaro di cosa
sia una guerra, Kora riceve l’incarico di scovare i combattenti
pronti a rischiare la propria vita per la gente di Vedt.
Così i due raggiungono diversi mondi in cerca dei Bloodaxe e
riuniscono una piccola banda di guerrieri accomunati da tanta
voglia di redimersi: il pilota e killer mercenario Kai (Charlie
Hunnam), il leggendario Generale Titus (Djimon
Hounsou), l’esperta spadaccina Nemesis (Doona
Bae), il prigioniero dalle nobili origini Tarak
(Staz Nair) e Milius (E. Duffy),
una combattente della resistenza. Intanto a Veldt l’androide
protettore Jimmy (con la voce nell’originale di Anthony
Hopkins) si risveglia di nascosto con un nuovo
obiettivo. I rivoluzionari di questa nuova formazione devono però
imparare a fidarsi gli uni degli altri e unire le forze prime che
le truppe nemiche arrivino ad annientarli.
James Gunn ha rivelato ufficialmente la data
di inizio della produzione di Superman:
Legacy, confermando che le riprese
dell’attesissimo film inizieranno il prossimo anno.
In un recente messaggio sulla
piattaforma di social media Instagram Threads, James Gunn ha risposto a una notizia
sulla data di produzione e sul titolo del film. Sebbene
James Gunn abbia affermato che il logline non
era accurato, ha confermato che la produzione inizierà nel marzo
2024 e ha elogiato il team che sta dietro al film per averlo reso
possibile.
“Ma sì, giriamo a marzo“,
ha detto Legacy. “Sono grato che ogni giorno il nostro team di
produzione si sia fatto il culo per portare avanti le cose durante
gli scioperi. Le forze ci hanno spinto a fermarci molte volte – e
se lo avessimo fatto non saremmo mai arrivati a luglio
2025“.
Superman: Legacy, tutto quello che sappiamo sul
film
Superman:
Legacy, scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi. Il casting, come già detto,
ha portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane.
María Gabriela De Faría sarà il villain “The
Engineer”. Superman sarà supportato da Lanterna Verde
(Nathan
Fillion), Hawkgirl (Isabela Merced),
Mister Terrific (Edi Gathegi) e Metamorpho
(Anthony Carrigan). Nicholas Hoult
sarà invece Lex Luthor.
Il film è stato anche descritto
come una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori e ciò ha
permesso al film di non subire particolari ritardi. Ad oggi,
infatti, è confermato che Superman:
Legacyrispetterà la data di uscita
prevista, arrivando in sala l’11 luglio 2025.
Secondo Toonado.com, Devery
Jacobs, star della serie tv
Reservation Dogs, è stato scelta far parte del cast
vocale di What If…?
stagione 2 di Disney+. every
Jacobs darà ufficialmente voce al ruolo di
Kahhori, una giovane donna nativa americana che sarà il
primo supereroe originale dei Marvel Studios creato per il Marvel Cinematic Universe.
Come Jacobs, anche Kahhori fa parte del popolo Mohawk.
Prima del casting di
Jacobs in What
If…? stagione 2, era già stato
confermato che la Jacobs era entrata a far parte della prossima
serie spinoff di Hawkeye,
Echo,
in cui interpreterà il ruolo dell’amica d’infanzia di Maya
Lopez, Bonnie. Al momento non è chiaro se
Kahhori e Bonnie siano gli stessi personaggi o se
la Jacobs sia destinata a interpretare due diversi personaggi del
MCU.
Kahhori sarà ufficialmente
introdotto in uno dei nove episodi di What If…?
Stagione 2, intitolato “E se… Kahhori rimodellasse il
mondo?“, scritto da Ryan Little. La storia si svolgerà in una
storia alternativa, in cui il Tesseract è stato scoperto dai membri
della tribù della Confederazione Haudenosaunee del XVII secolo
invece che dagli europei.
“Cosa accadrebbe se il
Tesseract cadesse sulla Terra e atterrasse nella sovrana
Confederazione Haudenosaunee prima della colonizzazione
dell’America?“, si legge nella logline dell’episodio
incentrato su Kahhori. “Il Tesseract assume una nuova vita e
una nuova mitologia, trasformando un lago in una porta verso le
stelle e portando Kahhori, una giovane donna Mohawk, a scoprire il
suo potere“.
What
If…? è stata ideata dallo sceneggiatore AC Bradley e
dal regista Bryan Andrew, entrambi produttori esecutivi. Mentre la
prima stagione ha coperto gli eventi della
Saga dell’Infinito, la seconda dovrebbe adattare storie e
personaggi della Fase 4 del Marvel Cinematic Universe.
La serie è guidata da
Jeffrey Wright come voce dell’Osservatore. La seconda
stagione avrà anche le voci delle star del MCU che ritornano, tra cui
Hayley Atwell,
Cate Blanchett,
Jon Favreau,
Elizabeth Olsen,
Josh Brolin, Benedict Cumberbatch, Kat Dennings, Michael
Douglas, Idris Elba, Karen Gillan, Seth Green, Frank Grillo, Jeff
Goldblum, Laurence Fishburne, Chris Hemsworth, Tom
Hiddleston e altri ancora.
Rebel
Moon – Parte 1: Figlia del fuoco (qui
la nostra recensione) è appena sbarcato su Netflix,
introducendo al pubblico, e a tutti i sostenitori del cinema di
Zack Snyder, un nuovo universo
fantascientifico dal cui terreno fertile sbocciano numerose storie,
seppur molto derivative. Il filmsi è concluso con un cliffhanger, il quale farà da
ponte alla sua seconda parte che si preannuncia scoppiettante, in
arrivo sulla piattaforma streaming il 19 aprile
2024 con il titolo di
Rebel Moon – Parte 2: La sfregiatrice. Al centro
del racconto Kora, interpretata da
Sofia Boutella, un’eroina in cerca di guerrieri che
possano aiutarla a difendere la sua nuova casa dalla tirannia
dell’Ammiraglio Atticus Noble e dal
Reggente Balisarius. In attesa di scoprire cosa il
regista ha in serbo per lei e la sua squadra nel secondo film,
analizziamo e spieghiamo il finale di questa prima parte, che
prepara alla grande battaglia che si svolgerà nel sequel.
Nel film il pubblico si imbatte in qualcosa di
inaspettato a livello di svolta del racconto: Kai, un killer
mercenario che aveva aiutato Kora all’inizio, tradisce la sua
squadra, vendendo questa all’ammiraglio Noble e all’Imperium. A
scontare il prezzo sono molti combattenti ribelli che in seguito
muoiono, anche se grazie al coraggio di Gunnar, molti membri della
squadra riescono a scappare. Ma perché avviene tutto questo?
Avrebbe avuto più senso per Kai non schierarsi, se proprio, e
lasciarli combattere da soli, piuttosto che fargli un torto del
genere, considerato che i ribelli, così come il popolo di Kai e lo
stesso pianeta, sono stati devastati dall’Imperium.
Ma ogni personaggio ha un rapporto diverso e
complesso con la vendetta, che in fondo è tematica centrale del
film. Facendo un passo indietro, ricordiamo le parole di Kai a
Kora, quando questi dice all’eroina che è stato proprio l’Imperium
a devastare il suo pianeta, quindi lui ha motivi sia per vendicarsi
che per stare dalla parte della giustizia, ma che poi il suo trauma
personale lo ha reso invece un nichilista. Dopo che l’Imperium ha
distrutto il suo mondo, Kai ne ha tratto un insegnamento, che può
essere la spiegazione al suo comportamento, ossia quello di “non
mettere mai piede dalla parte sbagliata della storia”.
In Rebel
Moon – Parte 1: figlia del fuoco facciamo la
conoscenza di Jimmy, l’ultimo membro di una razza di cavalieri
meccanici che ha servito sotto il re caduto, e che viene reclutato
da Kora. Dopo che quest’ultima combatte contro i soldati
dell’Imperium sul Veldt poco prima di andare a cercare gli altri
guerrieri, vediamo Jimmy rimanere indietro e non apparire più fino
alla fine del film, quando poi viene mostrato in un campo di grano
con un mantello e un elaborato copricapo di corna, senza alcuna
spiegazione.
Il richiamo alle corna di Jimmy è un’importante
preparazione per la seconda parte di Rebel Moon, in cui
egli avrà un arco narrativo più ampio, seppur alcuni
approfondimenti sul personaggio potranno già vedersi nella versione
estesa e vietata ai minori che dovrebbe arrivare più avanti.
Intanto, per quello che si è potuto vedere con il prodotto ora
disponibile su Netflix, la scena alla fine del film è solo
un’anticipazione di ciò che accadrà nella seconda parte.
Dopo che Kai tradisce la squadra e la vende
all’ammiraglio Noble e all’Imperium, Kora riesce comunque a
sconfiggerlo, facendolo cadere dalla piattaforma. Nonostante si
deduca che sia morto, Noble viene riportato a bordo della
dreadnought dell’Imperium, The King’s Gaze, dove viene collegato a
una macchina che alla fine lo riporta in vita. Ciò che realmente
accade non è chiaro, ma potrebbe essere che il dispositivo a cui
lui è collegato, oltre ad avere una tecnologia straordinariamente
avanzata, abbia anche qualche proprietà eterea o magari persino
extradimensionale.
Se infatti torniamo all’inizio di Rebel
Moon – Parte 1: figlia del fuoco, vediamo una
dreadnought dell’Imperium essere mostrata mentre attraversa un
portale di energia blu che assomiglia all’energia usata dalla
macchina per rianimare Noble. Dato che la stessa macchina trasporta
anche la mente di Nobel in una specie di altra dimensione dove
parla con Balisarius, potrebbe essere che le due tecnologie siano
in qualche modo collegate.
Con chi parla Noble sul lago ghiacciato?
Poc’anzi abbiamo ricordato la morte di Noble per
mano di Kora. Arrivati a questo punto, poco prima che questi venga
riportato in vita dalla super-macchina, viene trasportato su un
lago ghiacciato dove parla con il Reggente Balisarius. Il luogo
preciso dove questa conversazione avviene rimane sconosciuto, ma
non sembra essere una vera location, in quanto vediamo il corpo di
Noble privo di ferite e completamente vestito. Potrebbe dunque
essere qualsiasi cosa, anche una dimensione alternativa, ma ovunque
si trovi, Balisarius ha un certo livello di controllo su di esso,
soprattutto perché poi riesce anche a rimandare indietro Noble.
Il piano di ghiaccio potrebbe quindi avere molte
implicazioni, ma a livello funzionale potrebbe essere solo un mezzo
che l’Imperium usa per comunicare su lunghe distanze. L’apertura di
Rebel
Moon – Parte 1: figlia del fuoco mostra la
dreadnought attraversare un portale con un’energia simile, quindi è
probabile che ci sia una qualche relazione.
Preparazione alla seconda parte
Rebel
Moon – Parte 1: figlia del fuoco si conclude con
un cliffhanger, il quale arriva poco dopo il tradimento di Kai. Il
flashback sulle origini di Kora rivela che era una figura
importante nell’esercito dell’Imperium e scopriamo in ultimo che
per lei, Balisarius, era come un padre. A questo punto della
storia, nelle battute finali, quando l’identità di Kora viene
rivelata, Balisarius ordina a Noble di andare a recuperarla, ma
viva. La posta in gioco, da qui in poi, diventa ancora più alta,
poiché la conquista di Noble contro il villaggio agricolo di Veldt
è ora personale.
I combattenti superstiti reclutati da Kora, tra
cui figurano Gunnar, Nemesis, il generale Titus, Tarak e Milius,
tornano tutti a Veldt, dove anche Jimmy – che come dicevamo compare
poi alla conclusione del film – si unirà a loro. Considerato che la
narrazione di Rebel Moon è fortemente ispirata a I sette
samurai e Star
Wars, è (quasi) chiaro che gli abitanti del villaggio verranno
addestrati a difendersi da un contrattacco di Noble e dell’Imperium
nella sua
seconda parte in arrivo ad aprile 2024.
Il regista Steven Quale potrà non
essere noto ai più, ma vanta una carriera di tutto rispetto durante
la quale ha collaborato in più occasioni con il premio Oscar
James Cameron.
Per lui, infatti, è stato assistente di produzione e coordinatore
di film come The Abyss, Terminator e True Lies, assumendo
poi il ruolo di regista di seconda unità per i kolossal
Titanic e Avatar. Quale ha poi avuto
modo di debuttare anche la regia di suoi lungometraggi, tra cui si
ricordano Final Destination 5 e
Into the Storm. Ad oggi, il
suo ultimo lungometraggio diretto è Renegades – Commando
d’assalto, del 2017.
Si tratta di un solido thriller
d’azione scritto da Richard Wenk (sceneggiatore
anche di The Equalizer e
Kraven il cacciatore) e
Luc Besson (regista di Nikita e Dogman). I due, a loro
volta maestri di tale genere, hanno dunque concepito un racconto
poi portato in scena da Qaule che si ispira al film di guerra del
1970, I guerrieri con Clint Eastwood
e Donald
Sutherland, ma che ricorda molto anche la trama di
Three Kings, il film
del 1999 con George Clooney.
Ci si ritrova dunque al cospetto di un gruppo di soldati chiamati a
compiere una missione fuori dall’ordinario, andando contro le
regole per cercare di fare del bene a chi ne ha necessità.
Il merito di Quale sta nell’aver
dato volto a questo racconto, con un film ricco di tensione e colpi
di scena, che sa sfruttare al meglio il proprio cast di attori come
anche le location e gli effetti speciali richiesti. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
La trama di Renegades – Commando
d’assalto
Nel 1995, durante la guerra in
Bosnia, una squadra di Navy Seals guidati da Matt
Barsen viene inviata in una missione di pace a Sarajevo
per alcuni compiti speciali, tra i quali individuare e catturare i
generali nemici responsabili di crimini di guerra. Un giorno uno di
loro viene a sapere da una cameriera del posto di un tesoro di
lingotti nascosto da molti anni sul fondo di un lago locale,
rinchiuso nella banca di una cittadina ormai sommersa. I partigiani
del dittatore Tito infatti avevano inondato il paese per impedire
che i nazisti riuscissero ad impadronirsi dell’oro proveniente
dalla Francia.
L’indisciplinato gruppo decide
allora di contravvenire agli ordini partendo per una spedizione non
autorizzata e votata al recupero del bottino. L’intenzione è
quantomai nobile: consegnare l’oro agli abitanti colpiti dalla
guerra. Le azioni sconsiderate ed eclatanti dei soldati porteranno
però non poco scompiglio tra le altre forze dell’ordine americane
presenti sul luogo e finiranno per attirare troppo l’attenzione.
Con la Marina alle calcagna e l’obiettivo di raggiungere il cuore
del territorio nemico, dove si trova il tesoro, il gruppo avrà
dunque a disposizione una sola notte e nessun errore per portare a
termine l’operazione.
Il cast di Renegades – Commando
d’assalto
Ad interpretare il protagonista,
Matt Barnes, vi è l’attore Sullivan
Stapleton, noto per aver interpretato il sergent
Damien Scott nella serie televisiva Strike Back, ma anche
per il ruolo di Temistocle nel film 300 – L’alba di un impero,
sequel di 300. Accanto a lui, si
ritrovano Charlie Bewley, noto per aver
interpretato il vampiro Demetri nella saga di Twilight,
nei panni di Stanton Baker, e Sylvia Hoeks, vista
nei film Blade Runner 2049 e
Millennium – Quello che non
uccide, qui nel ruolo di Lara Simic. L’attore
Joshua Henry interpreta invece Ben Moran.
Fanno poi parte del cast anche
Diarmaid Murtagh nel ruolo di Kurt Duffy e
Dimitri Leonidas in quelli di Jackson Porter. I
due sono accomunati dall’aver recitato entrambi nel film The Monuments Men, il
primo nel ruolo del capitano Harpen e il secondo nel ruolo del
soldato Sam Epstein. Recitano poi in
Renegades – Commando d’assalto anche gli attori
Clemens Schick nel ruolo di Dragoljub
Petrovic, Ewen Bremner in quello di Jim
Rainey e Slavko Sobin con il ruolo del leader
partigiano. Infine, fa parte del film anche il premio Oscar
J. K. Simmons,
con il ruolo dell’ammiraglio Jacob Levin.
Il trailer di Renegades –
Commando d’assalto e dove vedere il film in streaming e in
TV
È possibile fruire di Renegades – Commando d’assalto grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV,
Infinity+ e Prime Video. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 22 dicembre alle ore
21:20 sul canale Italia 1.
Dopo aver esordito con la commedia
poliziesca Affaire de famille (2008), il regista Claus Drexel ha con le
proprie opere successive raccontato il mondo visto da precisi
margini. Nel 2013 ha dunque realizzato quello che è ancora oggi il
suo film più apprezzato, il documentario Au Bord Du
Monde, dove si confronta con tre clochard seguendoli
nella loro vita di tutti i giorni. Nel 2018 ha poi realizzato un
documentario dal titolo America, dove incontra gli
abitanti di piccole cittadine dell’entroterra e li intervista
riguardo le elezioni presidenziali del 2016. Drexel continua però a
tornare con il pensiero ai protagonisti del suo primo documentario
ed è così che nasce Sotto le stelle di
Parigi.
Per questo suo nuovo film di
fiction, il regista si è infatti ispirato alle esperienze
raccontategli dai tre senza tetto incontrati per Au Bord Du
Monde, costruendo così un’ennesima storia che porti gli
spettatori a confrontarsi con il punto di vista di chi vive ai
margini, che sia per scelta propria o della società. Attraverso lo
sguardo della clochard protagonista di questo suo film, dunque,
Drexel ritrae una Parigi diversa da quella che siamo abituati a
vedere, a tratti più spaventosa e brutale, ma in altri anche più
poetica e romantica di ciò che spesso si riesce a cogliere.
Uscito in piena pandemia da
Covid-19, il film non ha trovato molte attenzioni ed ha finito con
il passare in sordina. Ecco allora che il suo passaggio televisivo
diventa l’occasione per riscoprirlo, specialmente in un periodo
dell’anno in cui si dovrebbe essere più propensi a fare del bene
verso i più bisognosi. Prima di intraprendere una visione del film,
però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative ad esso. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
La trama di Sotto le stelle di Parigi
Protagonista del film è
Christine, una donna che ormai da diversi anni
conduce un’esistenza lontana da amici e familiari, tra i vicoli e i
ponti parigini. Christine è infatti una clochard che ha deciso di
porre una barriera tra lei e il mondo, così come tra lei e la sua
famiglia. Ora vive sotto un ponte, rintanata nel suo piccolo
rifugio, dove è circondata solo dai ricordi della sua vita
precedente. Una notte, però, qualcuno si presenta di fronte al suo
giaciglio, è un bambino di nome Suli di circa 8
anni. Non sa neanche una parola di francese, si è perso e non trova
più sua madre. Di lei conserva solo una foto, accompagnata da un
certificato di espulsione dalla Francia.
Christine, inizialmente, non ha idea
di come poter aiutare il bambino e cerca pertanto di liberarsene,
ma lui continua a seguirla, esprimendo la sua richiesta di aiuto
per ritrovare sua madre. Christine si troverà dunque costretta a
cedere e ad aiutare il piccolo prima che sia troppo tardi. Mentre
iniziano allora a cercare la donna, i due, vagando nella notte, tra
le strade e sotto le stelle di Parigi, avranno modo di conoscersi
meglio e sarà proprio Suli a dimostrare alla sua burbera aiutante
che c’è ancora un briciolo di umanità nel mondo e ancora qualcosa
in cui sperare.
Il cast di Sotto le stelle di Parigi
Ad interpretare Christine vi è
l’attrice Catherine Frot, celebre per la sua
partecipazione a commedie che, in modo dissacrante, criticano la
borghesia, tra cui La cena dei cretini (1998) e Una
relazione al femminile – La Nouvelle Ève (1999). Più di
recente ha invece recitato in film come La cuoca del presidente
(2012), Marguerite (2015),
Quello che so di lei
(2017) e La signora delle rose (2021).
Accanto a lei, in Sotto le stelle di Parigi, si ritrovano
l’esordiente Mahamadou Yaffa nel ruolo di Suli e
Dominique Frot in quelli della prostituta,
mentre Jean-Henri Compere è Patrick. Ad
interpretare la mamma di Suli vi è Richna Louvet,
mentre Farida Rahouadj è la dottoressa.
Il trailer di Sotto le stelle
di Parigi e dove vedere il trailer in streaming e in TV
È possibile fruire di
Sotto le stelle diParigi grazie alla sua presenza su alcune
delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete.
Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV,
Chili Cinema, Google Play, Apple TV e
PrimeVideo. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 22 dicembre alle ore
21:20 sul canale Rai 3.
Con il concludersi del 2023 e
l’uscita in sala di Aquaman e il RegnoPerduto, che porta a conclusione il
DC
Extended Universe, è ora stata confermata anche la
cancellazione di un altro film DC, a riprova che ogni progetto
inizialmente previsto per questo universo cinematografico non
avverrà più, così da lasciare il posto al nuovo DC
Universe di James Gunn e
Peter Safran. Il progetto in questione è
Zatanna e a confermare la sua
cancellazione è la regista Emerald Fennell, che
era stata assunta per scriverlo.
Durante una recente apparizione al podcast Happy Sad Confused, la Fennell ha infatti
dichiarato che “no, no, non si farà. Era qualcosa a cui stavo
lavorando prima di Una donna promettente”.
“Era il periodo in cui J.J. Abrams era appena arrivato
alla Warner Bros. e stava per riavviare il Dark Universe, e
volevano creare questa sorta di universo di cattivi oscuri o una
specie di universo di eroi e cattivi. Ho pensato che Abrams fosse
la persona giusta e che il suo team alla Bad Robot fosse molto
interessante e, dato che amo i generi di ogni tipo, ero decisamente
interessata. Pensavo: “Non conosco molto bene il genere dei
supereroi; non è un genere verso il quale gravito naturalmente,
quindi mi piacerebbe sapere come si fa a fare un film di supereroi,
per una come me che non ne sa molto e che non comprerebbe
necessariamente un biglietto per la prima volta”.
“Era una situazione di questo
tipo, e Zatanna era un personaggio davvero, davvero forte“, ha
dichiarato la regista. Come noto, dall’accordo tra Abrams e la
Warner Bros., che prevedeva innanzitutto la realizzazione di un
Justice LeagueDark, non è poi nato nulla. Zatanna è rimasto
in fase di sviluppo per anni, con Fennell che nel frattempo ha
realizzato il suo film di debutto, Una donna promettente,
vincendo grazie ad esso l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale, per poi passare al suo secondo lungometraggio,
Saltburn (qui la recensione), ora
disponibile su Prime Video. Non sappiamo ancora quale sarà il
prossimo progetto della Fennell, ma a questo punto non sarà di
certo Zatanna.
Saltburn è un sogno, una parentesi dorata nella
vita grigia e triste di Oliver. O almeno è questo quello che ci
immaginiamo, vedendo questo timido ma brillante studente gravitare
intorno alla luminosa stella di Felix, il ragazzo fortunato e
facoltoso che per misteriose ragioni prende Oliver sotto la sua
protezione e lo porta con sé nella tenuta di famiglia.
Per la sua seconda
regia, Emerald Fennell sceglie un racconto di potere
e ambizione, che nel mettere a nudo i desideri e le debolezze delle
persone, ai livelli più viscerali e oscuri concepibili dall’animo
umano, ha diversi punti di contatto con quel Promising
Young Woman (Una
donna promettente, da noi) che tre anni fa la
catapultò al centro dell’attenzione di Hollywood, non più soltanto
come raffinata interprete (è stata Camilla Parker Bowles di
The
Crown) ma anche come sceneggiatrice e filmmaker con le
idee molto chiare.
Saltburn, la trama
Con
Saltburn, Fennell si addentra nel mondo
universitario dei campus per ricchi e dotati giovani. Oliver Quick
(Barry
Keoghan) è un ragazzo di estrazione sociale umile, che
frequenta l’Università di Oxford soltanto grazie alla sua borsa di
studio per meriti accademici, fatica a trovare il suo posto
all’interno di un campus frequentato per lo più da ereditieri e
giovani privilegiati. Oliver è naturalmente affascinato dal mondo
aristocratico che lo circonda a scuola e comincia a sviluppare
un’amicizia molto intima con Felix Catton
(Jacob
Elordi), rampollo di una famiglia facoltosa e
suo compagno di corso. Questo rapporto diventa così stretto che il
ricco giovane decide di invitare Oliver a casa sua per l’estate,
nella tenuta di Saltburn. Un invito troppo
lusinghiero per essere rifiutato. Ma, una volta giunto nella
tenuta, il ragazzo si ritrova circondato da saloni sontuosi,
giardini con labirinti, nobili ed eccentrici familiari del suo
amico, un ambiente che costringerà Oliver a farsi delle domande su
chi è veramente e cosa vuole dalla vita.
Un parallelo tra Saltburn e Una donna promettente
È impossibile parlare di
Saltburn senza farne una lettura comparativa
rispetto a Una donna promettente. Nella sua prima regia,
Emerald Fennell aveva deciso di colpire
forte il suo spettatore, raccontando una storia cruda, nascosta
sotto strati di musica pop e colori pastello, una storia amara che
però aveva una forte spinta etica, un’aspirazione alta che rendeva
in qualche modo il racconto necessario, urgente. In
Saltburn, la regista e sceneggiatrice Premio Oscar
sceglie ancora la strada della violenza, non solo fisica, ma anche
emotiva e visiva, con grande e lucida cattiveria, senza risparmiare
momenti dal tocco gore, che mancano però di quella
tensione etica che aveva fatto di Una donna promettente un grande film.
Saltburn chiede dunque allo spettatore di
assistere al racconto di una discesa agli inferi, la genesi di un
supervillain, senza però ricevere in cambio uno spunto per una
riflessione costruttiva.
La luce (o la sua assenza) racconta
Anche l’aspetto estetico
del film
risente di questa scelta narrativa. Le inquadrature sono sempre
costruite in maniera ricercata, a caccia di una simmetria perfetta
o di una asimmetria disturbante, in cui la luce, o
l’assenza di essa in molte scene di interni, racconta più di quanto
non si veda a schermo. I volti spesso poco illuminati, le
stanze opprimenti, la luce che filtra attraverso le finestre, la
polvere che danza, ogni momento è buono per ricordare allo
spettatore che la storia che sta guardando ha una componente
oscura, malvagia, preponderante, e che bisogna aspettarsi solo il
peggio dalla prossima sequenza, dalla scena successiva. Questa
ricerca estetica raffinatissima è accompagnata da una scelta
musicale estremamente pop, e da un punto di vista della macchina da
presa che, pur rimanendo prevalentemente classico, non perde
l’occasione, quando possibile, di posizionarsi in punti inconsueti,
per sottolineare un momento, un incontro, uno sguardo, per
dettare ancora meglio il ritmo del racconto.
Due protagonisti
mozzafiato
Ma
tutti questi accorgimenti tecnici e registici sarebbero stati vani
se davanti all’obbiettivo non ci fossero stati proprio quei due
attori lì.
Jacob Elordi si conferma senza dubbio una star in
ascesa; dopo averlo apprezzato in Euphoria
e in attesa di vederlo nei panni di Elvis in Priscilla
di
Sofia Coppola, l’idolo delle adolescenti si prende,
letteralmente, tutto lo spazio del grande schermo, con la sua
presenza svettante e energica, naturalmente
affascinante. Gli fa da contraltare un Barry Keoghan straordinario; balzato
all’attenzione del pubblico nella scorsa stagione grazie a
Gli Spiriti dell’Isola, film per il quale ha
collezionato diversi riconoscimenti e una nomination agli Oscar,
l’interprete irlandese fa sfoggio di un carisma rimarchevole. Molto
più basso e tozzo rispetto a Felix/Elordi, il suo Oliver è uno
scrigno di sorprese, di toni, di inflessioni, un pozzo senza fondo
di pensieri insondabili che a poco a poco vengono portati in
superficie, fino alla scena finale in cui Keoghan splende
in tutta la sua bravura.
Consapevole del
linguaggio e del mezzo, Emerald Fennell dimostra di avere un’idea di
racconto precisa e coesa e di essere una voce importante nel
panorama cinematografico contemporaneo. Dopo un esordio folgorante,
con Saltburn dimostra che il cinema, anche quello
di grande impatto, non è per forza sempre “necessario” o
“edificante”, può essere anche gratuitamente cattivo e fine a se
stesso. Resta il dubbio, in questo senso, che questa forma di
racconto sia solo un’esercizio di stile, un divertissement
sadico, una richiesta di disimpegno da parte di filmmaker e
pubblico. Tuttavia l’arte non deve essere per forza etica o
educativa, qualche volta può anche soltanto scuotere e turbare lo
spettatore, come uno splendido pacco regalo pieno di orrori.