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The Apprentice: Sebastian Stan sarà un giovane Donald Trump nel film

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Come riportato da Deadline, Sebastian Stan avrebbe appena firmato per il ruolo probabilmente più insolito della sua carriera. L’attore, infatti, interpreterà un giovane Donald Trump nel prossimo film del regista Ali Abbasi, intitolato The Apprentice. Deadline riporta inoltre che nel cast del film, oltre a lui, ci sono anche Jeremy Strong nel ruolo del famigerato avvocato Roy Cohn e Maria Bakalova nel ruolo della prima moglie di Trump, Ivana Trump. Il film è descritto come una “esplorazione del potere e dell’ambizione” e la produzione è già cominciata all’inizio di questa settimana.

Il film prende il titolo dal noto reality show andato in onda sulla NBC tra il 2004 e il 2017, che Trump ha condotto per quattordici stagioni, The Apprentice. Ambientato nella New York degli anni ’70 e ’80, il film vedrà dunque gli sforzi di Trump per costruire la sua attività immobiliare e approfondirà anche il suo rapporto con il famigerato avvocato Cohn, che avrà dunque un ruolo da mentore-protettore. La sceneggiatura è di Gabriel Sherman, già autore di The Loudest Voice in the Room e dei relativi articoli del New York Magazine che hanno ispirato la serie limitata The Loudest Voice, con Russell Crowe nel ruolo del fondatore di Fox News Roger Ailes.

Abbasi è invece reduce dalla regia di due episodi di The Last of Us della HBO, ma anche dal successo del suo recente lungometraggio, Holy Spider, un thriller con serial killer presentato in anteprima al Festival di Cannes 2022, che ha fatto vincere alla protagonista Zar Amir Ebrahimi il premio per la migliore interpretazione femminile. Tra gli altri suoi lavori figurano il film fantasy Border, candidato all’Oscar, e l’horror berlinese Shelley. The Apprentice sarà dunque per lui l’occasione di farsi notare ulteriormente nel contesto statunitense, come sarà anche per Stan l’opportunità di misurarsi con un ruolo diverso da quelli fino ad oggi interpretati.

Non ci resta che il crimine – La serie: recensione della prima puntata della serie su Sky

Con la trilogia fantastico-comica Non ci resta che il crimine, diretta da Massimiliano Bruno dal 2019, abbiamo conosciuto meglio la Roma degli anni Ottanta, addentrandoci nei luoghi simbolo in cui al tempo operava la banda della Magliana; poi quella degli anni Quaranta, in piena Seconda Guerra Mondiale, con tutti gli eventi che portarono alla caduta del regime fascista. Ora, le tre pellicole con al centro Moreno, Sebastiano (che non ci sarà) e Giuseppe, a cui si è aggiunto Claudio nell’ultimo C’era una volta il crimine, assumono una nuova veste e si presentano sotto forma di serie televisiva. Non ci resta che il crimine – La serie, si re-impossessa del titolo d’esordio – omaggio al Non ci resta che piangere di Troisi e Benigni – che ha dato il via alla bene accolta trilogia in cui, a troneggiare, sono i tanto amati viaggi nel tempo alla Ritorno al futuro. In arrivo in esclusiva su Sky e in streaming NOW dal 1 dicembre, per un totale di 6 episodi, la serie vede il come back di Marco Giallini, Gian Marco Tognazzi e Giampaolo Morelli, e una new entry di tutto rispetto quale Maurizio Lastrico. Non ci resta che il crimine – La serie è prodotta da Sky Studios e Lucisano per Italian International Film.

Non ci resta che il crimine – la serie, la trama

La serie inizia dopo gli eventi di C’era una volta il crimine. Giuseppe, dopo aver appurato che i suoi genitori vogliono vendere la casa in cui lui è cresciuto, trova in un cofanetto una foto misteriosa: due ragazze hanno in braccio un bambino piccolo, ossia lui. Rovistando meglio, capisce di essere stato adottato, e che per tutta la vita quelli che credeva essere sua madre e suo padre gli hanno mentito spudoratamente. Per fortuna, sullo sfondo dell’immagine, c’è una data: 17 giugno 1970. Giuseppe decide così di rintracciarle per conoscere la verità, passando attraverso l’oramai famoso wormhole e finendo nella Roma in cui la sinistra giovanile e la destra eversiva hanno preso il potere. Nel presente, però, qualcosa è andato storto con i conti bancari di Moreno e Claudio, i quali si ritrovano con i fondi bloccati. Con l’aiuto di Gianfranco, i due raggiungeranno Giuseppe per aiutarlo a sistemare la faccenda, poiché i problemi finanziari dipendono proprio da lui. Ma una volta arrivati lì si ritroveranno invischiati in una situazione più grande di loro: intanto, l’amico, è intenzionato a conoscere la madre biologica, spingendosi un po’ troppo oltre.

Non ci resta che il crimine - La serie

La Roma degli anni Settanta

Il primo episodio di Non ci resta che il crimine – La serie – l’unico visionato in anteprima – comincia facendo capire al suo pubblico di aver conservato tutte quelle peculiarità che hanno reso appetibile la trilogia. È una puntata che prepara il terreno per quel che sarà il discorso narrativo principale della serie, la quale è pronta a far vivere ai suoi spettatori un’esperienza più lunga – come il format richiede – e sopratutto più ricca di dettagli. Se nei film la storia in termini di contenuto era meno incisiva e subalterna, per lasciare spazio a un racconto più votato all’intrattenimento puro, duro e sincero, con il formato seriale questa sembra farsi più presente, e dalla prima puntata capiamo che avrà una struttura più solida. Rimanendo ancorati ai salti temporali – oramai vero e proprio must delle pellicole fantasy – la colorita banda ci teletrasporta nella Roma degli anni Settanta.

Siamo in pieno fermento sociale e politico, con la rivoluzione culturale che si fa spazio fra i giovani. Si diffondono movimenti quali l’hippie e il punk e si cerca di imporre ancor di più la propria voce e la propria libertà individuale. Sono anche gli anni in cui la politica si fa ancora più presente nelle università, come la Sapienza e la Facoltà di Lettere e Filosofia, luogo in cui si svolge il primo episodio, con i ragazzi sempre più orientati verso il PCI. La data in cui però si ritrovano Moreno, Claudio e Giuseppe è storicamente importante nell’era calcistica: 17 giugno 1970, giornata in cui gli Azzurri batterono la Germania per 4-3. Una partita significativa, così come la sequenza contenuta nell’episodio, che diventa chiara reference di Non ci resta che il crimine, quando nel’82, altra data da ricordare, Giuseppe svela a Renatino che l’Italia vincerà i Mondiali contro la Germania. Non ci resta che il crimine – La serie ci delinea perciò il contesto entro il quale i nostri sui generis protagonisti si muoveranno, e sappiamo che negli episodi seguenti sarà preso in esame un evento storico in particolare: il fallito Golpe Borghese.

Un primo episodio che funziona

Sin dal primo episodio di Non ci resta che il crimine – La serie si ride. La comicità, rintracciata sia nel linguaggio verbale che espressivo dei tre amici, continua a essere la colonna portante. Per non farci dimenticare che, pur essendo un prodotto contaminato da diversi generi quali gangster e fantasy, i capisaldi restano quelli della commedia dissacrante. Le situazioni rocambolesche, che ritroviamo già nel primo episodio (che vuole partire con il botto), sono l’elemento caratterizzante che siamo sicuri permeerà in tutta la serie, e sono supportate da un cast il quale attraverso la propria romanicità (ma anche napoletaneità) riesce a dare quella giusta verve, e delle più che azzeccate gag, tali da coinvolgere e divertire.

Moreno, Claudio e Giuseppe ci trascinano perciò in questa nuova pazza avventura con tutto il loro spirito brioso, seppur debbano ricordarsi di gestire loro stessi con molta prudenza: come sempre, esistono i paradossi temporali, una spada di Damocle da non sottovalutare. Dovranno stare attenti a non cambiare il passato, seppur questa volta Giuseppe sembri ancor più incline a farlo, altrimenti gli effetti si vedranno nel presente. Il primo episodio di Non ci resta che il crimine – La serie setta dunque il tono dell’intero show, promettendoci che, andando avanti, avremo un crescendo di esperienze assurde, folli e divertenti. E chissà, magari l’aver dato alla trilogia l’opportunità di essere una serie, ci permetterà anche di legarci meglio ai suoi irresistibili protagonisti.

Sonic 3: svelata la data di uscita del film e una prima immagine di Shadow

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Nella scena post-credits di Sonic 2 – Il film, l’agente Stone – il fidato collaboratore del Dr. Robotnik, ascolta il comandante Walters venire informato del ritrovamento di un file vecchio di cinquant’anni durante la cancellazione dei dati di Robotnik dai sistemi G.U.N., contenente le coordinate di un centro di ricerca segreto. Walters realizza terrorizzato che si tratta della struttura ospitante il “Progetto Shadow”, e contemporaneamente, in tale luogo, una capsula criogenica si attiva risvegliando al suo interno un misterioso riccio nero a strisce rosse. La scena, dunque, anticipava la realizzazione di Sonic 3 e l’arrivo di Shadow the Hedgehog.

Ora, Paramount Pictures ha confermato (via GameFragger.com) che Sonic 3 uscirà come previsto il 20 dicembre 2024. C’erano stati alcuni timori su possibili ritardi causati dallo sciopero della WGA e della SAG-AFTRA, ma a quanto pare questi non si verificheranno. Insieme con questa notizia arriva anche una prima immagine che mostra Shadow pronto a entrare in azione. È difficile non notare gli iconici stivali del personaggio e, a un’analisi più attenta, sembra che si tratti di una foto della controfigura che verrà utilizzata sul set per dare agli attori qualcosa di concreto con cui relazionarsi.

Una cosa che questo sneak peek non rivela è però chi presterà la voce a Shadow. Keanu Reeves rimane una delle proposte preferite dai fan e, dopo che Idris Elba è stato arruolato per interpretare Knuckles sia in Sonic 2 che nell’annunciata serie televisiva spin-off, ci si può aspettare che sia un personaggio di spicco a ricoprire tale nuovo ruolo. Sappiamo però che Jeff Fowler tornerà alla regia, mentre Ben Schwartz (Sonic the Hedgehog), Colleen O’Shaughnessey (Miles “Tails” Prower), Idris Elba (Knuckles the Echidna), James Marsden (Tom Wachowski) e Tika Sumpter (Maddie Wachowski) riprenderanno i rispettivi ruoli dei primi due film.

Il futuro di Jim Carrey nei panni del Dr. Robotnik non è al momento chiaro, poiché il primo sequel ha lasciato il suo destino piuttosto ambiguo, presumibilmente nel caso in cui l’attore non avesse intenzione di riprendere il ruolo per una terza volta. Quello che sappiamo è che non è previsto un recasting per il cattivo, una notizia che è stata accolta con favore dai fan e che lascia dunque aperta la porta alla possibilità che l’imprevedibile Dr. Robotnik faccia il suo ritorno, facendo squadra con il temibile nonno per cercare catturare una volta per tutte Sonic.

https://twitter.com/SonicMovie/status/1729878742775001179?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1729878742775001179%7Ctwgr%5Eaf07485c86ee52caaf5cc08966d67fc58b235ae5%7Ctwcon%5Es1_c10&ref_url=https%3A%2F%2Fcomicbookmovie.com%2Fvideo-games%2Fsonic-the-hedgehog%2Fsonic-the-hedgehog-3-2024-release-date-confirmed-as-new-photo-confirms-plans-for-shadows-long-awaited-debut-a208078

The Marvels: il CEO della Disney Bob Iger spiega lo scarso risultato del film

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The Marvels è nelle sale da tre settimane ormai e nel corso di esse il blockbuster dei Marvel Studios è stato oggetto di molte discussioni. Il film è balzato agli onori della cronaca per aver registrato il più grande calo di incassi nella storia del Marvel Cinematic Universe e molti hanno provato ad ipotizzare gli elementi che hanno portato a questa performance di molto al di sotto delle aspettative, dallo sciopero degli attori della SAG-AFTRA, recentemente conclusosi, ai passi falsi compiuti con la promozione del film. Bob Iger, CEO della Disney, si unisce ora alla conversazione, suggerendo quelli che ritiene essere i motivi di tale infelice risultato.

The Marvels è stato girato durante il COVID e non c’è stata abbastanza supervisione sul set da parte dei dirigenti“. ha affermato Iger durante il NYT DealBook Summit 2023. Dunque una molteplicità di fattori, dalla pandemia alla mancanza di controllo riguardo lo sviluppo e le riprese del film. Naturalmente anche la campagna marketing limitata dagli scioperi ha però avuto la sua parte in questo triste risulato. Costato poco più di 200 milioni di dollari, The Marvels ne ha ad oggi incassati appena 187 in tutto il mondo, affermandosi dunque come il peggior incasso dell’MCU.

The Marvels, leggi la nostra recensione

The Marvels, il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, è sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non sono tornati dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, è diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci sono anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreta il villain principale. Il film è in sala dall’ 8 novembre 2023.

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Watchmen: Christopher Nolan elogia il film di Zack Snyder definendolo “in anticipo sui tempi”

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Watchmen, diretto nel 2009 da Zack Snyder, è stato non solo un fedele adattamento dei fumetti di Alan Moore e Dave Gibbons, ma anche un film sui supereroi che ha contribuito alla decostruzione di tali figure divine, che in quegli anni stavano inizialmente prendendo d’assalto i cinema di tutto il mondo. Sfortunatamente, il film non ha ricevuto un’accoglienza particolarmente calorosa e ha incassato solo 185 milioni di dollari a fronte di un budget, allora considerevole, di 120 milioni. Watchmen non è poi ancora riuscito a raggiungere lo status di cult, ma possiede indubbiamente una solida fanbase che non manca di ricordarlo ed elogiarlo pubblicamente.

A far parte di questo gruppo vi è anche il regista Christopher Nolan. I un profilo dedicato a Snyder dal The Hollywood Reporter, si riporta infatti la seguente affermazione del regista di Oppenheimer: “Ho sempre creduto che Watchmen fosse in anticipo sui tempi. L’idea di una squadra di supereroi, che sovverte così brillantemente, non era ancora una cosa da film. Sarebbe stato affascinante vederlo uscire dopo gli Avengers“. Il film si concentra infatti sui lati più oscuri di coloro che dovrebbero essere i vigilanti di quanto avviene sulla terra, con Snyder che ha brillantemente riproposto quanto espresso da Moore e Gibbons nei loro fumetti.

Nel 2019 come noto è poi stata realizzata anche una serie televisiva prodotta dalla HBO e sviluppata da Damon Lindelof come sequel del racconto a fumetti. Attualmente la Warner Bros. è invece al lavoro su un adattamento animato di Watchmen, nel quale però Snyder non è coinvolto in questo e di cui al momento non ci sono notizie sul team creativo o sul cast. Il film del 2009 rimane però un punto fermo, che ben prima che gli Avengers o la Justice League arrivassero sul grande schermo ha proposto un team di eroi e mostrato i difficili rapporti tra di essi, dove ognuno si svela essere l’incarnazione di un determinato aspetto degli Stati Uniti d’America.

Furiosa: dal CCXP23 arriva una prima immagine di Anya Taylor-Joy

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Furiosa: dal CCXP23 arriva una prima immagine di Anya Taylor-Joy

C’è grande attesa per Furiosa, il prequel spin-off di Mad Max: Fury Road previsto nei cinema per il 24 maggio 2024. In attesa di immagini ufficiali e di un trailer, il film, che racconta le origini dell’Imperatrice Furiosa, si presenta ora con una prima foto mostrata alla convention CCXP23, la quale mostra la protagonista interpretata da Anya Taylor-Joy in tutto il suo splendore. Si tratta di una promo art, ricondivisa su Instagram da Collider, in cui l’attrice appare ricoperta d’oro e con un braccio meccanico che rimedia al suo arto mancante. Di seguito, ecco il post contenente la foto.

Furiosa, quello che sappiamo sul film

In Furiosa Anya Taylor-Joy assume il ruolo che è stato di Charlize Theron in Mad Max: Fury Road. Sebbene andrà a raccontare le origini di tale personaggio, la trama vera e propria del film è attualmente ancora sconosciuta. L’attrice ha però recentemente rivelato che Furiosa è molto diverso da Fury Road. Mentre quest’ultimo era un “road movie” che si svolge in pochi giorni, questo nuovo film è invece descritto come un racconto più “epico, che si svolge su un più lungo periodo di tempo, e in un certo senso impari a conoscere Furiosa meglio in questo modo“.

Atteso da molti anni e a lungo bloccato da una disputa legale tra Miller e la Warner Bros. il film è ora in fase di post-produzione. Furiosa è scritto, diretto e prodotto da George Miller insieme al suo partner di produzione di lunga data Doug Mitchell. Sarà prodotto dal marchio australiano Kennedy Miller Mitchell di Miller, insieme al partner di Fury Road, la Warner Bros. Pictures. Oltre a Taylor-Joy, nel film ci sarà anche Chris Hemsworth nel ruolo del villain. Furiosa debutterà nelle sale il 24 maggio 2024.

Corda tesa: trama, cast e curiosità sul film con Clint Eastwood

Corda tesa: trama, cast e curiosità sul film con Clint Eastwood

Negli anni Settanta e Ottanta il regista e attore Clint Eastwood ha interpretato per il grande schermo ad alcuni dei più noti film di genere poliziesco, tra cui la serie dedicata all’ispettore Callaghan, con i titoli Una 44 Magnum per l’ispettore Callaghan e Cielo di piombo. Nel 1984 ha però vestito i panni del detective Wes Block in Corda tesa, scritto e diretto da Richard Tuggle, già sceneggiatore del celebre Fuga da Alcatraz. All’interno di questo non si ritrova però solo un caso da risolvere, ma anche un vero e proprio giallo psicologico, che porta lo spettatore a scontrarsi con personaggi molto più complessi di quello che sembrano.

La storia al centro di questo nasce da un’idea originale di Tuggle, il quale però durante la lavorazione si scontrò con la forte personalità di Eastwood. L’attore, infatti, era qui anche produttore del film. Giudicando troppo lento il modo di lavorare di Tuggle, egli diresse molte delle scene principali, così da ridurre i tempi e i costi. Eastwood è infatti noto per la sua celerità nel realizzare film, cosa che cerca di ottenere anche quando non è direttamente a capo delle riprese. Al momento della sua uscita in sala, Corda tesa arrivò ad ottenere un buon risultato economico, guadagnando un totale di 48 milioni di dollari.

Il film venne poi lodato per le sue ambizioni narrative e visive, dettagli che contribuiscono a renderlo un titolo particolarmente intrigante. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Corda tesa: la trama del film

La storia ha inizio a New Orleans, dove una giovane donna viene seguita e uccisa da un misterioso uomo con indosso scarpe da ginnastica con stringhe gialle. Ad investigare sul caso è il detective Wes Block. Divorziato e con due figlie a carico, questi inizia a ricercare una serie di detagli che possano condurlo rapidamente all’individuazione dell’assassino. Questo risulta essere un maniaco strangolatore che uccide giovani donne, meglio se prostitute. Block inizia così a frequentare ogni angolo della città, passando da locali equivoci a bordelli, senza però riuscire a trovare traccia dell’assassino.

Per poter fare qualche progresso, egli sarà allora costretto a rivolgersi a Beryl Thibodeaux, attivista che è solita organizzare corsi di autodifesa per le donne. I due hanno però da subito un rapporto particolarmente conflittuale, e non sarà facile collaborare in vista di un obiettivo comune. Quando nuove vittime si presenteranno, stringere il cerchio quanto prima si rivelerà indispensabile. Sarà allora che Block capirà che l’assassino sta intraprendendo un perverso gioco proprio con lui, sfidandolo e provocandolo sempre di più.

Corda tesa cast

Corda tesa: il cast del film

Quello di Wes Block è un personaggio scritto appositamente per Clint Eastwood, che in quegli anni aveva già dato prova di essere un convincente poliziotto sul grande schermo. La sua interpretazione qui fu giudicata talmente tanto buona che egli era dato come certo candidato al miglior attore al premio Oscar. Tale nomination, tuttavia, non si concretizzò. Corda tesa è inoltre il primo dopo sei film consecutivi in cui Eastwood non recita accanto alla sua compagna dell’epoca, l’attrice Sondra Locke. I produttori volevano infatti interrompere quella collaborazione, giudicata non più capace di intrattenere. Al posto della Locke, per il ruolo di Beryl Thibodeaux venne allora scelta l’attrice canadese Geneviève Bujold, canddiata all’Oscar per il film Anna dai mille giorni.

Nel film sarebbe dovuta essere presente una scena di sesso tra lei e Eastwood, ma a causa della contrarietà della Bujold, l’attore decise di rimuoverla. L’attrice Dan Hedaya è invece presente nei panni della detective Molinari, mentre Marco St. John dà vita a Leander Rolfe, un ruolo controverso per il quale egli si preparò a lungo. Importante era infatti la caratterizzazione di questo, affinché il personaggio rimanesse particolarmente impresso nello spettatore. Nel film è inoltre presente Alison Eastwood. Figlia dell’attore, questa aveva 12 anni all’epoca delle riprese ed interpreta nel film Amanda, una delle figlie del protagonista. L’attrice aveva già collaborato brevemente con il padre in altri film precedenti, e tornerà ad interpretare sua figlia anche nel recente Il corriere – The Mule.

Corda tesa: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile vedere o rivedere il film grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Corda tesa è infatti disponibile nel catalogo di Rakuten TV, Google Play, Apple iTunes e Prime Video. Per vederlo, in base alla piattaforma scelta, basterà iscriversi o noleggiare il singolo film. Si avrà così modo di poter fruire di questo per una comoda visione casalinga. È bene notare che in caso di solo noleggio, il titolo sarà a disposizione per un determinato limite temporale, entro cui bisognerà effettuare la visione. Il film sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno mercoledì 29 novembre alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb

John Lennon: Murder Without A Trial, il trailer della docu-serie Apple Tv+

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Apple TV+ ha svelato il trailer di “John Lennon: Murder Without A Trial“, la nuova docuserie in tre parti narrata dal vincitore dell’Emmy Kiefer Sutherland (“24”, “The Caine Mutiny Court Martial”), in arrivo il 6 dicembre. Attraverso interviste esclusive a testimoni oculari e foto inedite della scena del crimine, il documentario getta una nuova luce sulla vita e sull’omicidio dell’icona della musica e della cultura John Lennon, nonché sulle indagini e sulla condanna di Mark David Chapman, il suo assassino reo confesso.

“John Lennon: Murder Without A Trial” offre un esame più approfondito dell’omicidio di John Lennon che nel 1980 ha scioccato e rattristato il mondo. In virtù del Freedom of Information Act, la produzione ha ottenuto libero accesso alle informazioni detenute dal Dipartimento di Polizia di New York, dalla Commissione per la libertà vigilata e dall’ufficio del Procuratore Distrettuale. La docuserie include interviste esclusive a testimoni oculari mai rilasciate prima, tra cui: Richard Peterson, un tassista che fu testimone della sparatoria; Jay Hastings, un portiere del The Dakota che sentì le ultime parole di Lennon; David Suggs, l’avvocato difensore di Mark David Chapman; Elliot Mintz, un confidente di Lennon e Yoko Ono; la dottoressa Naomi Goldstein, la psichiatra che per prima valutò Chapman.

La serie è prodotta per Apple TV+ dal team di 72 Films, vincitore di un BAFTA e di un Emmy, diretto da Nick Holt (“The Murder Trial”, “Responsible Child”) e Rob Coldstream (“Jade: The Reality Star Who Changed Britain”) con i produttori esecutivi David Glover (9/11: One Day in America”), Mark Raphael (“Crime and Punishment”) e Rob Coldstream, oltre ai produttori Simon Bunney e Louis Lee Ray.

Fallout: le prime immagini della nuova serie Prime Video

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Fallout: le prime immagini della nuova serie Prime Video

Prime Video ha svelato le prime immagini dall’attesissima nuova serie Fallout, che sarà disponibile in esclusiva dal 12 aprile 2024, in oltre 240 Paesi e territori nel mondo.

Basata su una delle più grandi serie di videogiochi di tutti i tempi, Fallout è la storia di chi ha e chi non ha in un mondo in cui non c’è quasi più nulla da avere. 200 anni dopo l’apocalisse, i gentili abitanti dei lussuosi rifugi antiatomici sono costretti a tornare nell’infernale paesaggio irradiato che i loro antenati si sono lasciati alle spalle e sono scioccati nello scoprire un universo incredibilmente complesso, allegramente bizzarro e incredibilmente violento che li aspetta.

Jonathan Nolan e Lisa Joy sono executive producer per Kilter Films sotto il loro overall deal con Amazon. Nolan ha diretto i primi tre episodi di questa serie epica. Geneva Robertson-Dworet e Graham Wagner sono executive producer, autori e co-showrunner. Il cast della serie include Ella Purnell (Yellowjackets), Walton Goggins (The Hateful Eight), Aaron Moten (Emancipation – Oltre la libertà). Athena Wickham di Kilter Films è anche executive producer insieme a Todd Howard per Bethesda Game Studios e James Altman per Bethesda Softworks. Amazon e Kilter Films producono in associazione con Bethesda Game Studios e Bethesda Softworks. Il cast include anche Moisés Arias (Il re di Staten Island), Kyle MacLachlan (Twin Peaks), Sarita Choudhury (Homeland), Michael Emerson (Person of Interest), Leslie Uggams (Deadpool), Frances Turner (The Boys), Dave Register (Heightened), Zach Cherry (Scissione), Johnny Pemberton (Ant-Man), Rodrigo Luzzi (Dead Ringers – Inseparabili), Annabel O’Hagan (Law & Order: Unità Vittime Speciali) e Xelia Mendes-Jones (La Ruota del Tempo). Sarà disponibile in streaming in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori in tutto il mondo.

I personaggi

  • Ella Purnell nel ruolo di “Lucy”. Lucy è un’abitante del Vault ottimista con uno spirito tutto americano. La sua natura pacifica e idealista viene messa alla prova quando le persone fanno del male ai suoi cari.
  • Aaron Moten nel ruolo di “Maximus”. Un giovane soldato nasconde il suo tragico passato mentre presta servizio in una fazione militarista chiamata Confraternita d’Acciaio. Crede nella nobiltà della missione della Confraternita di portare la legge e l’ordine nella Zona Contaminata, e farà di tutto per promuovere i suoi obiettivi.
  • Walton Goggins nel ruolo di “Il Ghoul”. Il Ghoul sopravvive nella Zona Contaminata come cacciatore di taglie. È pragmatico, spietato e nasconde un passato misterioso.
  • Kyle MacLaughlin nel ruolo di “Soprintendente Hank”. Hank è il soprintendente del Vault 33 e padre di Lucy. È desideroso di cambiare il mondo in meglio.

Kilter Films

Kilter Films è una premiata società di produzione con sede a Los Angeles, fondata e gestita da Lisa Joy e Jonathan Nolan con la loro partner produttrice Athena Wickham. Nolan è uno scrittore, regista e produttore acclamato dalla critica e nominato agli Academy Award® e agli Emmy Award®, noto per il suo lavoro su Il cavaliere oscuro, Interstellar e Memento. Joy è uno scrittore, regista e produttore nominato agli Emmy Award®. Kilter Films ha prodotto la serie di successo della HBO Westworld, che ha ottenuto 54 nomination agli Emmy® nel corso delle sue quattro stagioni, oltre a nomination ai DGA, WGA, PGA e SAG, e rimane la prima stagione dello show con il più alto indice di ascolto nella storia della HBO. Grazie all’accordo con Amazon, Kilter Films ha prodotto l’adattamento in serie del romanzo thriller fantascientifico del 2014 di William Gibson, Inverso – The Peripheral, con Chloe Grace Moretz, Gary Carr e Jack Reynor. Ha inoltre collaborato con Bethesda Game Studios per sviluppare Fallout, una serie televisiva per Amazon basata sul franchise di videogiochi più venduto al mondo, con Ella Purnell, Walton Goggins e Aaron Moten, e con Nolan regista dei primi tre episodi. Kilter Films ha anche prodotto la serie poliziesca Person of Interest, nominata agli Emmy® e creata da Nolan, che è andata in onda per cinque stagioni e oltre 100 episodi sulla CBS. Nel cinema, Joy ha debuttato alla regia con Reminiscence per la Warner Bros. Con Hugh Jackman, Rebecca Ferguson e Thandiwe Newton, Joy ha scritto la sceneggiatura, che è entrata nella Black List, ed è stata prodotta con Nolan e Wickham. Kilter Films produce anche marketing interattivo e transmediale, tra cui uno spot per il Super Bowl di Westworld diretto da Nolan.

Noi siamo leggenda: l’8 dicembre presentato il libro-fanbook omonimo

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Dopo il debutto su Rai 2 e RaiPlay della serie tv “Noi siamo leggenda”, cresce l’attesa per la presentazione del libro-fanbook “Noi siamo leggenda”, edito da Rai Libri, che sarà presentato in anteprima assoluta venerdì 8 dicembre alle 18.15 sul palco Rai della manifestazione “Più libri, più liberi” (alla Nuvola dell’Eur a Roma) alla presenza del regista Carmine Elia, di alcuni membri del cast e del direttore di Rai Libri Roberto Genovesi. L’uscita ufficiale sarà il 12 dicembre. All’interno si potranno trovare foto esclusive del backstage, gli scatti di scena più belli e una selezione di quiz e giochi enigmistici a tema.

La serie è diretta da Carmine Elia (“Mare Fuori”, “Sopravvissuti”), ideata da Valerio D’Annunzio e Michelangelo La Neve, prodotta da Nicola e Marco De Angelis ed è una coproduzione Rai Fiction e Fabula Pictures in collaborazione con Prime Video. Federation International si occuperà della distribuzione internazionale.

Nel cast principale, tra gli altri, Emanuele Di Stefano, Claudia Pandolfi, Antonia Liskova, Nicolas Maupas, Giacomo Giorgio, Beatrice Vendramin, Giulio Pranno, Valentina Romani, Milo Roussel, Sofya Gershevich, Margherita Aresti, Giulia Lin e Lino Guanciale.

La storia della serie è quella di cinque ragazzi – e del loro mondo – con cinque poteri straordinari che affondano le radici nelle loro paure e nei loro desideri più profondi, capaci di stravolgere le loro vite. Un coming of age che unisce dramma, azione e ironia in una narrazione originale, capace di rinnovare e riscrivere i canoni del racconto young adult di supereroi. Niente missioni iperboliche, nessun universo da salvare o supercattivi da combattere. Un racconto di formazione in cui i superpoteri si fanno metafora delle difficoltà che gli adolescenti sono chiamati ad affrontare. Un affresco commovente, forte, divertente e spiazzante di una società – la nostra – e di una parentesi della vita – l’adolescenza – in cui tutti, almeno una volta, hanno sognato di avere i superpoteri. Per combattere le ingiustizie che li circondano. Vincere la propria insicurezza. Accettarsi. Fare la cosa giusta. Senza immaginare che qualcuno, nell’ombra, è consapevole della vera origine degli improvvisi poteri.

The Crown, Stagione 6, Parte Due: le prime foto del cast

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The Crown, Stagione 6, Parte Due: le prime foto del cast

Netflix svela le prime foto della seconda parte della sesta e ultima stagione di The Crown, che sarà disponibile su Netflix il 14 dicembre 2023.

Nella seconda parte, composta da sei episodi, ad assumere i ruoli del Principe William e del Principe Harry saranno Ed McVey e Luther Ford. Insieme a loro ci sarà Meg Bellamy nei panni di Kate Middleton. Si tratta dei ruoli di debutto per i tre attori.

Il principe William cerca di reintegrarsi nella vita all’Eton College dopo la morte di sua madre mentre la monarchia deve cavalcare l’onda dell’opinione pubblica. Con l’avvicinarsi del suo Giubileo d’Oro, la Regina riflette sul futuro della monarchia, che vedrà il matrimonio di Carlo e Camilla e l’inizio di una nuova favola reale tra William e Kate.

Da quando è arrivata su Netflix nel 2016, la serie The Crown ha vinto e ha ricevuto nomination per numerosi premi, tra cui 15 nomination ai BAFTA, 10 nomination ai Golden Globe (di cui 4 vittorie), 69 nomination agli Emmy in 5 stagioni (con 21 vittorie in 4 stagioni) e altri ancora.

The Crown Stagione 6 Prima Parte: recensione della serie Netflix

Giornate Professionali di Cinema di Sorrento, ecco il listino Lucky Red

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Direttamente dalle Giornate Professionali di Cinema di Sorrento, arriva il listino Lucky Red, che ha presentato le sue uscite per i prossimi sei mesi di cinema in sala. Ecco di seguito i titoli:

lucky red

6 dicembre  

COUP DE CHANCE

Regia: WOODY ALLEN

Cast: Lou de Laage, Valerie Lemercier, Melvil Poupaud, Niels Schneider

   
21 dicembre FOGLIE AL VENTO (FALLEN LEAVES)

Regia: AKI KAURISMÄKI

Cast: Alma Pöysti, Jussi Vatanen

   
1 gennaio IL RAGAZZO E L’AIRONE

Regia: HAYAO MIYAZAKI

   
4 gennaio PERFECT DAYS

Regia: WIM WENDERS

Cast: Koji Yakusho, Tokio Emoto, Arisa Nakano, Aoi Yamada, Yumi Aso, Sayuri Ishikawa

   
22-24 gennaio

evento

IL CACCIATORE 4K

Regia: MICHAEL CIMINO

Cast: Robert De Niro, Christopher Walken, John Cazale, Meryl Streep

   
14 febbraio PAST LIVES

Regia: CELINE SONG

Cast: Greta Lee, Teo Yoo, John Magaro

   
Marzo

Evento

ANSELM

Regia: WIM WENDERS

Documentario

   
Marzo THE TEACHER’S LOUNGE

Regia: ILKER ÇATAK

Cast: Leonie Benesch, Michael Klammer, Rafael Stachowiak, Eva Löbau

   
Marzo LA PASSIONE DI DODIN BOUFFANT

Regia: TRÀN ANH HÙNG

Cast: Juliette Binoche, Benoît Magimel

   
Aprile E LA FESTA CONTINUA

Regia: ROBERT GUÉDIGUIAN

Cast: Ariane Ascaride, Jean-Pierre Darroussin, Lola Naymark, Robinson Stévenin

   
Aprile MAY DECEMBER

Regia: TODD HAYNES

Cast: Natalie Portman, Julianne Moore, Charles Melton

   
Aprile MILLER’S GIRL

Regia: Jade Halley Bartlett

Cast: Martin Freeman, Jenna Ortega, Dagmara Dominczyk, Gideon Adlon, Bashir Salahuddin

   
Maggio THE GREAT ESCAPER

Regia: OLIVER PARKER

Cast: Michael Caine, Glenda Jackson, Wolf Kahler, John Standing

   
Maggio EILEEN

Regia: WILLIAM OLDROYD

Cast: Anne Hathaway, Thomasin McKenzie, Shea Whigham, Marin Ireland, Owen Teague

   
Giugno DAAAAAALÌ!

Regia: QUENTIN DUPIEUX

Cast: Anaïs Demoustier, Gilles Lellouche, Edouard Baer, Jonathan Cohen, Pio Marmaï, Didier Flamand, Romain Duris

   
Giugno DALL’ALTO DI UNA FREDDA TORRE

Regia: FRANCESCO FRANGIPANE

Cast: Edoardo Pesce, Vanessa Scalera, Anna Bonaiuto, Giorgio Colangeli, Elena Radonicich, Massimiliano Benvenuto

Il cielo brucia, recensione del film di Christian Petzold

Il cielo brucia, recensione del film di Christian Petzold

Devo lavorare“: questo è il mantra di Leon (Thomas Schubert), protagonista del nuovo film di Christian Petzold, Il cielo brucia. Frase che risuona come una vera e propria dichiarazione di intenti ma che svela, in realtà, lo capiremo prestissimo, un piccolo io insicuro non può ammettere che sta procrastinando e si sta isolando da tutto pur di non lavorare. Al centro del nuovo progetto del regista tedesco, dal 30 novembre nelle sale italiane, c’è questa personalità apparentemente insondabile, un giovane scrittore che ha pubblicato il suo primo libro, apparentemente con buone recensioni. Ora sta lavorando al secondo, una stesura alquanto difficile, lottando contro il processo lavorativo, la sua fiducia in se stesso e la sua visione del mondo.

Il cielo brucia, la trama

Leon (Thomas Schubert), giovane scrittore che sta lavorando al suo secondo romanzo, si reca con l’amico Felix (Langston Uibel) nella casa di vacanze della mamma di quest’ultimo, per trascorrere qualche giorno di meritato riposo al mare. Non fosse che una serie di imprevisti iniziano a palesarsi, scombinando il loro piano: prima, la loro macchina si rompe e Leon, brontolone per antonomasia, accetta riluttante di attraversare il bosco. Finalmente trovano la casa ma, proprio come in una favola, questa non è vuota: scarpe, reggiseni e persino lasagne… c’è una giovane donna sconosciuta che la sta occupando. Il fatto che Leon sia già affascinato dalla sconosciuta ancor prima di conoscerne il nome – “Nadja“, le dice Felix dopo la telefonata con la madre, è la nipote di un collega di lavoro – non è tanto dovuto al suo evidente fascino quanto alla suggestiva architettura dell’intera atmosfera estiva elaborata da Petzold.

Attorno a Leon, dunque, Petzold imbastisce un intero parterre di personaggi enigmatici: Felix, suo amico e compagno di “vacanza”, un fotografo che vuole creare un portfolio per la sua domanda di ammissione all’Università delle Arti; Helmut (Matthias Brandt), che viaggia come editore di Leon per esaminare con lui il manoscritto. C’è poi Devid (Enno Trebs), il bagnino della spiaggia, che irrita Leon con la flessibilità del suo orientamento sessuale. Naturalmente, il collante di tutti questi rapporti è Nadia (Paula Beer), dapprima coinquilina non accolta benissimo, e centro erotico del film poi.

Il cielo brucia, una scena del film

Rossore emotivo

Il giugno sul Mar Baltico, il fruscio delle foglie, il mite azzurro del cielo, il silenzio della foresta, la piacevole sensazione di isolamento: a soli cinque minuti dal film, la descrizione atmosferica di Petzold è incredibilmente densa e coinvolgente. Proprio per questo colpisce il malessere di Leon, non come ribelle anticonformismo, ma come pigra incapacità di lasciarsi andare un po’ alla deriva, di assecondare la corrente, l’estate e i suoi umori. Sono queste parole chiave dell’estate, dell’umore e del disappunto a farci venire in mente subito Eric Rohmer, che ha saputo magistralmente prendere l’eccezionalità delle vacanze come sfondo per raccontare storie complesse sui sentimenti ambivalenti e su come questi plasmano le nostre vite.

Leon, per quanto il suo narcisismo lo renda per molti versi schietto, è anche incredibilmente sensibile e ricettivo. Non si rende conto di cosa veramente esalti il suo amico Felix o di cosa stia succedendo al suo editore, ma l’incantesimo che Nadja lancia sui suoi immediati dintorni lo colpisce quasi dolorosamente al cuore. Questa ambivalenza rende il film un grande ritratto non solo di un autore in difficoltà creativa, ma dello stesso Zeitgeist. Questa sorta di cielo rosso fantastico – creato dagli incendi boschivi nelle vicinanze – ne è un segnale fin dall’inizio. Felix e Leon lo sperimentano dal tetto della loro casa di vacanza la prima notte, come uno spettacolo impressionante ma di suggestione puramente estetica.

I due si rassicurano a vicenda sul fatto che gli incendi non li riguardano perché speciali venti marini proteggono il loro angolo. Si potrebbe decodificare questo discorso come un’allusione del tutto velata all’atteggiamento di tutti noi nei confronti dell’imminente catastrofe climatica: affascinati dallo spettacolo del pericolo, lo lasciamo accadere mentre ci immaginiamo avvolti da un falso senso di sicurezza. In realtà, è bene precisarlo, Il cielo brucia non si sofferma solo sull’apparente cecità di Leon nei confronti del movimento della vita, ma anche sulla sua sensibilità. Il fatto che non segua la corrente in questi giorni d’estate, che qualcosa lo disturbi sempre e lo colga impreparato, si rivela alla fine il suo dono speciale.

Paula Beer in Afire - Il cielo brucia

L’estate del dispiacere

Thomas Schubert, protagonista de Il cielo brucia, esprime brillantemente il disagio di Leon. Non solo nelle sue espressioni facciali, che sembrano sempre dire: “Ci sto provando!“, ma nell’intero linguaggio del corpo, nel modo in cui abita il paesaggio e si pone nei confronti di esso, sempre un po’ ingobbito, con i vestiti stropicciati che gli pendono addosso. Schubert dosa la sua rappresentazione della scontrosità in modo così preciso che non diventa mai una barzelletta: si ride un po’ del suo personaggio e del suo cattivo umore, ma mai in maniera burlesca. Allo stesso tempo, lo si capisce quasi troppo bene. Tutti intorno a lui si godono l’estate, vanno in piscina, fanno amicizia, non si preoccupano di tutti gli inconvenienti, che siano zanzare, coinquilini inattesi o rumori notturni incredibilmente fastidiosi. Come si fa a non sentirsi emarginati?

E poi c’è questa donna. Indossa un vestito rosso a fantasia, ha i capelli rossi lunghi fino alle spalle, prepara il caffè e stende il bucato, con Leon che scruta ogni sua mossa. Si chiama Nadja e quando invita Leon ad andare al mare con lei, lui rifiuta, anche se in realtà vorrebbe andarci: così, alimenta la sua frustrazione. Ma il vestito di Nadja non è l’unico rosso di questo film. Più a ovest, sentiamo che le foreste stanno bruciando, l’autostrada e diverse strade sono già chiuse e le prenotazioni negli hotel sulla spiaggia sono state cancellate. Felix afferma con convinzione che l’incendio è ancora a trenta chilometri di distanza e che il vento soffia nell’entroterra, quindi non c’è pericolo. Ma il vento cambia il suo giro e una notte i nostri protagonisti possono vedere dal tetto cosa sta arrivando. L’orizzonte si illumina come un tramonto: ma è un bagliore tremolante, il riflesso di una pira. Il cielo è in fiamme.

Non c’è bisogno di chiedersi dove Christian Petzold abbia avuto l’idea per questa storia: era nell’aria, così come quella di Undine, forse, veniva direttamente dal canto delle sirene. La domanda è, piuttosto, come Petzold riesca a inserire la componente catastrofica, insita nel titolo stesso, in modo così disinvolto nella narrazione, tanto da renderci conto di questa minaccia solo quando ha già quasi raggiunto i personaggi. Il Cielo brucia è il tipo di film in cui non succede nulla ma, in questo nulla, Petzold riesce a raccontare quasi tutto.

Inside Out 2: il regista fornisce maggiori dettagli sulla storia

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Inside Out 2: il regista fornisce maggiori dettagli sulla storia

Il regista di Inside Out 2, Kelsey Mann, ha rivelato nuovi dettagli sulla trama dell’atteso sequel Pixar di cui è stato da poco rilasciato un teaser trailer. La narrazione di Riley e delle sue emozioni personificate in Inside Out è come noto stata un enorme successo di critica e pubblico nel 2015, portando a speculazioni e infine alla conferma che la storia sarebbe proseguita con un sequel. Gioia, Tristezza, Paura, Rabbia e Disgusto tornano dunque in Inside Out 2, ma con Riley che sta entrando nell’adolescenza le sue esperienze di vita cambieranno e introdurranno molte nuove emozioni, tra cui la già anticipata Ansia.

The Direct riporta ora le parole di Mann sul film, che riprenderà da dove si era interrotto il lungometraggio precedente, in particolare esplorando gli effetti “Pubertà”. “Alla fine del primo film, si vedevano tutti questi bellissimi vortici di memoria, dove c’erano Gioia e Tristezza nello stesso ricordo, o Rabbia e Disgusto. Volevo che questo film si aprisse con loro in sintonia e con la sensazione di essere una grande squadra. Finché non arriva la pubertà“, spiega Mann. “Il mio pensiero iniziale era di proporre tre idee… Voglio vedere quella cosa, il pulsante della pubertà, che si spegne. Ho esplorato altre idee, ma continuavo a tornare a quella.

Alla fine l’ho proposta a Pete Docter. È una miniera d’oro per tutto ciò che amiamo alla Pixar… Ha cuore. C’è emozione. C’è umorismo. La pubertà è divertente, ma è anche un momento difficile della nostra vita. Voglio dire qualcosa di significativo su noi stessi come esseri umani, ma raccontato in modo fantasioso“. Le parole del regista confermano dunque che Inside Out 2 vedrà Riley e le sue emozioni alle prese con la pubertà, con Gioia e gli altri che presumibilmente dovranno aiutare la ragazza a superare questo difficile periodo della vita ritrovando un equilibrio personale.

I film Pixar in genere fanno un lavoro eccezionale nel rivolgersi a spettatori di tutte le età e nel rendere accessibili a tutti argomenti talvolta difficili. Inside Out 2 sembra proprio portare avanti questa tradizione, concentrandosi sull’esperienza universale della pubertà in un modo che potrà essere comprensibile per i bambini e affascinante anche per un pubblico più adulto. Concentrandosi non solo su Riley, ma anche sulle sue emozioni mutevoli, Inside Out 2 può infatti andare oltre i soliti tropi delle storie che esplorano la pubertà ed essere invece più creativo con le varie situazioni che si creano tra le varie emozioni durante la pubertà.

Una famiglia quasi normale: spiegazione del finale e fonti d’ispirazione

Una famiglia quasi normale – disponibile dal 24 novembre su Netflix – è la nuova serie noir scandinava diretta da Per Hanefjord (Hamilton, The Hidden Child), scritta da Anna Platt (The Congregation, La verità verrà fuori) e Hans Jörnlind (Top Dog) ed è basata sull’omonimo romanzo best-seller del 2019 dell’autore svedese Mattias Edvardsson. “Fin dal primo incontro con questa storia, ho apprezzato il fatto che abbia davvero a cuore un’importante riflessione“. Ha affermato Per Hanefjord a Netflix. “Solleva questioni complesse, offre profondità di carattere e lo fa allo stesso tempo con una suspense avvincente”. Alla luce delle parole del regista, analiziamo allora il finale di Una famiglia quasi normale e la storia vera dietro il racconto.

Di cosa parla Una famiglia quasi normale

Una famiglia quasi normale Alexandra Tyrefors Björn Bengtsson
Una famiglia quasi normale (A Nearly Normal Family) – (Da sinistra a destra) Alexandra Tyrefors nel ruolo di Stella e Björn Bengtsson nel ruolo del padre Adam. Courtesy of Netflix © 2023

Ulrika (Lo Kauppi) e Adam (Björn Bengtsson) Sandell conducono, insieme alla giovane e tanto amata figlia Stella (Alexandra Karlsson Tyrefors), una vita apparentemente perfetta in un elegante quartiere residenziale nella periferia di Lund. Ulrika è un’intelligente e qualificata avvocata e il marito Adam è uno stimabile pastore della Chiesa di Svezia. La diciannovenne Stella, invece, dopo un traumatico episodio di violenza accaduto alcuni anni prima, ha scelto di abbandonare gli studi e lavorare in una piccola pasticceria in città, mentre sogna di poter viaggiare e scoprire il mondo. I Sandell sono, quindi, una famiglia ordinaria come tante altre, finché però una notte il 30enne Christoffer Olsen (Christian Fandango Sundgren) muore a causa di un brutale accoltellamento e Stella è considerata dalla polizia la principale indiziata.

Spiegazione del finale di Una famiglia quasi normale

Una famiglia quasi normale - Melisa Ferhatovic e Lo Kauppi
Una famiglia quasi normale (A Nearly Normal Family) – (Da sinistra a destra) Alexandra Tyrefors nel ruolo di Stella e Melisa Ferhatovic nel ruolo di Amina. Courtesy of Netflix © 2023

“Sembra che tu abbia una relazione complicata con i tuoi genitori, Stella. È sempre stato così? Come pensi sarebbe andata se avessero reagito diversamente?”. È con queste domande fatte a Stella dalla psicologa penitenziaria che inizia in medias res il primo episodio di Una famiglia quasi normale. Dopo questa breve scena che anticipa indirettamente allo spettatore il doloroso evento che farà da fulcro dell’intera storia, parte un’analessi che trasporta il pubblico a quattro anni prima: durante un ritiro sportivo, all’età di soli quindici anni, Stella è aggredita sessualmente dall’assistente del coach. Nonostante Stella racconti tutto fin da subito ai suoi genitori, non ha prove dell’abuso. Dunque, Ulrika, credendo di proteggere la figlia da un eventuale processo ancor più traumatico e vano, decide di non sporgere denuncia alla polizia. In fondo, chi crederebbe a una ragazzina? Questa scelta, come si evince episodio dopo episodio, influenzerà profondamente e con grande sofferenza e insicurezza il rapporto di Stella con i suoi genitori, con gli uomini e con sé stessa.

Il racconto ritorna poi a quattro anni dopo, precisamente al giorno del diciannovesimo compleanno di Stella. Quel giorno, dopo aver festeggiato con i suoi genitori, Stella va a ballare con la migliore amica Amina Besic (Melisa Ferhatovic) in un affollato locale in città dove incontra l’affascinante e carismatico trentenne Christoffer Olsen. I due iniziano una relazione romantica che di lì a poco diventerà un’ossessione. Sei settimane dopo, una notte, Chris viene assassinato e Stella, che pare essere stata vista sulla scena del crimine, viene presa in custodia dalla polizia. Ulrika e Adam, sconvolti e ignari di ciò che è realmente accaduto, iniziano a indagare sull’omicidio per poter proteggere la figlia a ogni costo, anche tradendo la propria morale e la fiducia di chi li circonda.

Una famiglia quasi normale si conclude con la sentenza del lungo processo che ha travolto i Sandell. Per riuscire a salvare Stella, Ulrika e Adam mentono, nascondono e intralciano le indagini della polizia fino al punto da inquinare le prove. Per esempio, Ulrika si sbarazza del cellulare di Stella, dei vestiti insanguinati e, addirittura, dell’arma del delitto. Mentre Adam utilizza la sua posizione di pastore per poter ingannare la polizia e mentire sull’ora in cui la giovane è tornata a casa la notte dell’omicidio. Senza parlare l’uno con l’altra né tanto meno accordandosi in alcun modo, i genitori di Stella giocano carte false pur di provare la sua “innocenza”. E tutto questo mentre il loro matrimonio vive una grave crisi di cui è complice l’infedeltà coniugale di Ulrika.

Ma il vero grande punto di svolta si ha quando, nell’ultima puntata, Ulrika convince Amina a testimoniare al processo raccontando ciò che accadde quella notte, omettendo però un dettaglio importante e spostando completamente l’attenzione del giudice su una nuova violenza. Amina lascia i pubblici ministeri senza parole quando spiega come Chris l’aveva drogata e violentata. Aggiungendo poi di essere fuggita appena ha potuto dal suo appartamento e che solo la mattina dopo è venuta a conoscenza della sua morte. La testimonianza della giovane amica acquisisce ancor più valore quando afferma di aver mentito fino a quel momento perché pensava che nessuno l’avrebbe creduta. Così come è successo a Stella alcuni anni prima e anche all’ex fidanzata di Chris, Linda (Emilia Roosmann), che aveva già precedentemente tentato di denunciarlo per abusi. Il processo si conclude come aveva pianificato Ulrika: con la terribile rivelazione di Amina, è introdotto nel caso un sospettato alternativo che distoglie l’attenzione dalla colpevolezza di Stella. E così la giovane Sandell viene liberata.

Ma quella di Amina è una “mezza verità” e, nel corso del finale della serie, ci sono dei flashback che dimostrano ciò che accadde realmente la notte dell’omicidio. Amina è stata drogata e violentata da Chris, ma è riuscita a fuggire solo grazie a Stella che, dopo essersi indispettita dell’assenza dell’amica quella sera, si è diretta verso casa di Chris per poi irrompere e salvare Amina. Le due ragazze sono fuggite via e Chris le ha inseguite fino a quando Stella è riuscita a reagire e lo ha pugnalato a morte.

La storia vera dietro la serie

Una famiglia quasi normale
Una famiglia quasi normale (A Nearly Normal Family) – (Da sinistra a destra) Alexandra Tyrefors nei panni di Stella e Christian Fandango nei panni di Chris. Courtesy of Netflix © 2023

Una famiglia quasi normale è un brillante thriller psicologico e poliziesco che racconta e affronta le complesse emozioni umane dell’intenso e intricato dramma familiare dei Sandell. Sebbene il romanzo di Edvardsson – da cui trae ispirazione la serie – possa sembrare tratta da una storia vera, durante un’intervista l’autore svedese ha spiegato che tutto è nato durante una notte solitaria. Edvardsson ha raccontato che iniziò per caso a riflettere sul suo ruolo di padre e su come reagirebbe innanzi alle avversità che travolgono i giovanissimi, soprattutto gli adolescenti.

“Ho due figlie, di tre e sei anni, e ho iniziato a pensare a cosa potrebbe accadere tra circa 10 anni, quando le mie figlie saranno, per esempio, fuori in centro con gli amici. Penso che ogni genitore possa identificarsi con quella paura di non sapere quando tuo figlio tornerà a casa. Quella notte ho poi immaginato cosa farei se, per caso un giorno, la mia futura figlia adolescente tornasse a casa dopo mezzanotte nascondendomi qualcosa di grave”, ha affermato lo scrittore. E cosa farei se mia figlia venisse portata via dalla polizia la mattina dopo, accusata di aver ucciso un uomo? Come reagirei? Fino a che punto mi spingerei a distorcere la verità per proteggerla?, ha inoltre aggiunto.

Infine, Edvardsson ha raccontato di come la sua esperienza di insegnante liceale gli è stata senz’altro d’aiuto per rendere i personaggi, e in particolare quello di Stella, autentici. Ha detto: “Non credo che avrei mai potuto scrivere questo libro se non fosse stato per il fatto che sono stato un insegnante di scuola superiore per 15 anni. So come interagiscono le diciottenni: conosco il loro mondo e so anche che genitori e adolescenti non sempre condividono tutto l’uno con l’altro. In alcuni casi estremi, sembra persino che non si conoscano bene. Questa è, infatti, una riflessione che volevo approfondire nel mio romanzo: quanto conosciamo davvero i nostri adolescenti?

Dunque, anche se Una famiglia quasi normale non nasce direttamente da fatti reali, il racconto di Edvardsson è senza alcun dubbio frutto di dure e difficili dinamiche familiari che accomunano tanti genitori e figli. L’inganno, l’omertà, il sentirsi soli e incompresi sono purtroppo gli elementi che più permettono al pubblico di empatizzare con i personaggi, proprio perché sentimenti sentiti così personali e vicini. Il risultato, tanto del romanzo quanto della serie Netflix, è un thriller che rapisce lo spettatore in una vorticosa indagine alla ricerca della verità, in cui la giustizia viene meno per lasciar spazio alla riflessione su quanto in là possa spingersi un genitore per amore dei propri figli.

The Killer: 10 dettagli che saltano all’occhio a una seconda visione

L’ultimo film di David Fincher, The Killer, ha ricevuto il plauso della critica per il suo stile narrativo a lento rilascio ma incredibilmente metodico, che ha nascosto alcuni dettagli in maniera molto intelligente, i quali si fanno notare solo ad una seconda visione. Con lo stile caratteristico del regista e l’eccellente interpretazione di Michael Fassbender nel ruolo del protagonista, questo film Netflix racconta di un meticoloso sicario impegnato in una caccia all’uomo internazionale che giura non essere personale. Un’azzeccata metafora del modus operandi di Fincher, i cui film sono progettati al millimetro e includono un’incredibile attenzione ai dettagli strutturali e narrativi, proprio come dimostrano questi dettagli nascosti in The Killer che abbiamo selezionato per voi.

Il primo appostamento

L’assassino pianifica meticolosamente l’assassinio del suo primo bersaglio dalla sua postazione in un ufficio WeWork abbandonato e fatiscente, di fronte alla camera d’albergo parigina in cui alloggia la sua vittima, in compagnia di una dominatrice. Questo abbinamento tra l’ufficio di un capitalista in bancarotta e lo squallido mondo criminale abitato dal protagonista è un classico dello stile di David Fincher. L’accostamento tra il suo imminente tentativo di assassinio e l’azienda in cui si trova mette in evidenza le connessioni tra questo killer freddo e insensibile e il mondo degli affari: l’ambiente in cui l’assassino fallisce è una metafora del suo imminente fallimento.

I riferimenti ai film classici

Come in tutti i film di Fincher, emerge fin da subito la sua incredibile attenzioni ai dettagli, curati perfettamente anche nella fotografia. Come spettatori, seguiamo il punto di vista dell’assassino mentre osserva il mirino cercando l’angolazione perfetta per passare all’azione, segmento che viene ripreso con non pochi rimandi all’iconico thriller di Alfred Hitchcock del 1954, La finestra sul cortile. Questo omaggio al cinema classico è solo il primo di una serie nei confronti di pellicole che sono state d’ispirazione per The Killer, tra cui il classico della Nouvelle Vague francese Frank Costello faccia d’angelo, La conversazione di Francis Ford Coppola e, naturalmente, il leggendario film di Hitchcock.

La frequenza cardiaca del killer

La narrazione di The Killer ci dà un’idea delle prospettive del nostro protagonista sena nome e della sua filosofia. Tuttavia, a differenza della maggior parte dei sicari solitari del cinema, egli abbraccia la tecnologia e utilizza persino uno smartwatch per servirsi di maggiore precisione. Mentre si prepara a mirare al bersagio, l’assassino dice al pubblico che la sua frequenza cardiaca deve essere inferiore a 60 bpm per poter colpire il bersaglio, mentre attende lentamente il momento perfetto prima di decidere di procedere con l’uccisione. Tuttavia, l’ultima inquadratura dell’orologio dell’assassino mostra una frequenza cardiaca di 65 bpm, il che dà al pubblico il primo indizio del fatto che le cose potrebbero non andare secondo i piani.

La mancanza di dialoghi

The Killer presenta raramente dialoghi e, per la maggior parte, è guidato dalla narrazione del personaggio principale. Si tratta di una componente principale del film, ma alla prima visione potrebbe non essere evidente quanto poco parli il personaggio di Michael Fassbender. Grazie a una forte colonna sonora, a un ritmo eccellente e a un’emozionante struttura a episodi, il fatto che questo film sia essenzialmente The Killer che si muove con calma e attenzione da un luogo all’altro con pochissima interazione umana non risulta noioso. Quando si immerge nel mondo di questo racconto, il pubblico potrebbe essere perdonato per non aver notato la scarsità dei dialoghi.

L’empatia dell’assassino aumenta con l’avanzare del film

La prospettiva priva di emozioni dell’assassino trova eco nel mantra che ripete a se stesso: “Vietato provare empatia. L’empatia è debolezza. La debolezza è vulnerabilità“. Questa filosofia nichilista richiama alla mente pensatori come Friedrich Nietzsche e l’occultista Aleister Crowley anche se, con l’avanzare del film, notiamo che queste restrizioni autoimposte dal killer iniziano a crollare. Quando l’assassino ottiene l’identità di altri assassini dall’amministratrice dell’ufficio, Dolores, questa gli chiede di procurarle una morte rapida e non sospetta, in modo che la sua famiglia abbia diritto a un’assicurazione sulla vita. La sua volontà di esaudire questo ultimo desiderio spingendola giù da una rampa di scale indica che è difficile per il killer rifuggire sempre questa regola contro l’empatia.

Gli pseudonimi dell’assassino sono personaggi classici delle sitcom

The Killer Michael Fassbender
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

The Killer fa continui riferimenti al settore del branding aziendale, ai film e ai videogiochi e presenta una serie di Easter egg e dettagli nascosti che gli spettatori più attenti potranno scoprire a una seconda visione. Una pratica interessante di The Killer è il come decide i suoi diversi alias visti nel corso del film: tra questi, vi sono una serie di nomi in codice di serie televisive classiche, tra cui La strana coppia, Happy Days e Cin cin. Questi diversi pseudonimi possono essere visti sui documenti d’identità falsi, sui passaporti e sulla documentazione dell’assassino nel corso del film per imbarcarsi sui voli, noleggiare auto e farsi strada nel mondo.

Tra gli pseudonimi utilizzati dall’assassino ci sono: Felix Unger (La strana coppia), Archibald Bunker (Tutto in famiglia), Oscar Madison (La strana coppia), Howard Cunningham (Happy Days), Reuben Kincaid (La famiglia Partridge), Lou Grant (Mary Tyler Moore Show / Lou Grant), Sam Malone (Cin cin), George Jefferson (I Jefferson) e Robert Hartley (Bob Newhart Show).

Michael Fassbender non ha mai sbattuto le palpebre

Un dettaglio incredibile in The Killer che dimostra l’incrollabile impegno di Michael Fassbender per questo ruolo è il fatto che non abbia mai sbattuto le palpebre davanti alla telecamera durante l’intera produzione. Il direttore della fotografia Erik Messerschmidt, vincitore di un Oscar, ha confermato che l’attore non ha sbattuto le palpebre nemmeno una volta durante le riprese. Fassbender è noto per il suo approccio metodico alla recitazione e per dedicarsi anima e corpo a ogni ruolo che accetta. In passato, ha dichiarato che ripassa le battute centinaia di volte e che per lui è importante riuscire a entrare nella mente del personaggio che sta interpretando.

La musica degli Smiths allude all’umanità sepolta dell’assassino

The Killer David Fincher
Michael Fassbender in una scena di The Killer. Cr. Netflix ©2023.

Quando non ascolta la colonna sonora di Trent Reznor e Atticus Rose, il killer opta per una playlist composta quasi interamente dalle canzoni degli Smiths. A primo impatto, potrebbe sembrare una scelta strana come band preferita di un killer freddo e menefreghista, ma in realtà ha perfettamente senso. I testi cantati dal frontman degli Smiths, Morrissey, sono quelli di un’anima tormentata che cerca di non provare empatia, ma che non riesce a fare a meno di preoccuparsi. Canzoni come “How Soon Is Now?” contengono versi come “I am human and I need to be loved” (sono umano e ho bisogno di essere amato), che fanno pensare che il killer stia cercando di riappacificarsi al suo senso di compassione sepolto lungo la strada del suo cammino omicida nella vita.

L’uccisione finale è metaforica

The Killer è diviso in sei capitoli, ognuno dei quali si concentra su una particolare uccisione nel corso della sua vendetta. Il primo è il suo sfortunato colpo mancanto, che risulta nell’omicidio della dominatrice a Parigi. Il secondo è il tassista nella Repubblica Dominicana. Il terzo vede l’assassino prendere di mira un avvocato a New Orleans. Il quarto è una violenta rapina in Florida. Nel quinto, fa fuori l’esperta assassina di Tilda Swinton a New York. Tuttavia, l’ultimo capitolo non contiene alcuna uccisione fisica, poiché l’assassino lascia vivere il Cliente che stava cercando. Si tratta invece di un’uccisione spirituale, in cui il Killer si lascia alle spalle la sua vita di assassino.

Il tic finale del killer allude alla sua rinnovata umanità

Il finale di The Killer vede il nostro protagonista fare ritorno in Repubblica Dominicana e riunirsi con la fidanzata Magdala, pronto a godersi la pensione. L’arco caratteriale di The Killer lo posiziona come una persona che crede di poter controllare la propria vita, che sia attraverso il modo in cui mangia, si sente o agisce. Vuole differenziarsi dalla massa e rifiutare lo stile di vita ordinario. Tuttavia, nell’inquadratura finale di The Killer gli spettatori possono vedere che le cose potrebbero essere cambiate, come racconta lui stesso: “Forse sei proprio come me. Uno dei tanti“. A questo segue un sottile battito di ciglia che allude a un riavvicinamento alla sua parte più umana e empatica.

Il gladiatore 2: Ridley Scott rivela come avrebbe riportato in scena Massimo Decimo Meridio

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Nel finale di Il gladiatore, il Massimo Decimo Meridio di Russell Crowe subisce ferite mortali nel tentativo di sconfiggere il Commodo di Joaquin Phoenix, morendo dunque nelle scene conclusive. Nonostante quest’uscita di scena, il regista Ridley Scott ha recentemente confermato che lui e Crowe avevano contattato il musicista Nick Cave per scrivere un sequel in cui Massimo avrebbe trovato il modo di tornare dall’aldilà per continuare la sua ricerca di vendetta. Pur confermando la veridicità di queste notizie, Scott ha poi deciso di scartare quelle idee per concentrarsi su un racconto inedito per il sequel Il gladiatore 2, attualmente in fase di riprese.

Nick Cave ha scritto la sceneggiatura, ma io avevo l’idea. Sapevo come riportarlo attraverso un portale, nel mondo reale“, ha spiegato Scott al podcast ReelBlend. “Non vi dirò qual è, perché qualcuno potrebbe rubarmi l’idea… ma ho parlato con Nick ogni due giorni per circa un mese mentre lo scriveva. E così ho detto: ‘Possiamo riportarlo indietro in questo modo’. E quello che voglio fare è iniziare il film lungo il fiume Stige, e vedere questo guerriero che vaga con l’armatura, ed è Massimo, che cerca la sua prossima meta. Questa è la prima scena“.

Scott ha poi continuato rivelando un’altra idea avuta, secondo la quale Massimo “ha ucciso troppe persone per andare in Paradiso, ma è un uomo troppo buono per essere gettato all’Inferno. Così incontriamo Massimo in una sorta campo profughi al confine con la Somalia. Quando lo incontriamo ci rendiamo conto che è nel Limbo, è bloccato tra i mondi. L’idea che avevamo, per riportarlo sulla Terra, era quella di palle di fuoco e era forte e avremmo potuto farlo, ma queste cose richiedono che un sacco di persone sulla stessa lunghezza d’onda. Ero molto, molto impegnato e quindi non ho dedicato a questo progetto il tempo che avrei dovuto“.

Cosa sappiamo de Il gladiatore 2?

Come ormai noto, un sequel di Il gladiatore (attualmente noto solo come Il gladiatore 2) è a tutti gli effetti in lavorazione, con Ridley Scott che torna alla regia del film che vedrà protagonista Paul Mescal nei panni di Lucius, ma anche il ritorno di Connie Nielsen nei panni di Lucilla e Djimon Hounsou in quelli di Juba. Vi sono però anche gli ingressi del premio Oscar Denzel Washington, la star di The Mandalorian Pedro Pascal e l’attore di Stranger Things Joseph Quinn. Fred Hechinger ricopre invece il ruolo dell’imperatore Gela, ottenuto dopo che Barry Keoghan ha dovuto rinunciarvi per via di altri impegni. Fanno poi parte del cast anche la star di Moon Knight, May Calamawy e Derek Jacobi, che riprenderà il ruolo di Gracchus dal primo film.

Al momento non sono noti dettagli sulla trama, ma è possibile immaginare che tra Lucius, il figlio dell’amante di Massimo, Lucilla, e Geta possa generarsi uno scontro al pari di quello tra Massimo e Commodo visto nel primo film. Non resta dunque che attendere che le riprese di Il gladiatore 2 abbiano inizio, così da poter ricevere maggiori dettagli a riguardo come anche le prime foto in costume dei protagonisti. Ricordiamo che Russell Crowe non è coinvolto in alcun modo nel progetto, specialmente alla luce del fatto che il suo Massimo muore, appunto, al termine del primo film. Ad ora, questo sequel è atteso in sala per il 2024.

Wonka: le prime reazioni lo definiscono un “istantaneo classico delle vacanze”.

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Wonka, il film prequel di Willy Wonka e la fabbrica di cioccolato, è pronto per arrivare nelle sale cinematografiche (in Italia a partire dal 14 dicembre) e grazie ad una vincente campagna di marketing si prevedono grandi risultati per questo titolo, diretto da Paul King e con protagonista Timothée Chalamet. In attesa di poterlo vedere sul grande schermo, nelle ore successive alla prima mondiale avvenuta lunedì, sono emerse online le prime reazioni, con i critici presenti alla premiere che hanno espresso il loro parere sul film, elogiandone la regia e l’interpretazione di Chalamet.

“#wonka è un istantaneo classico delle vacanze e un momento davvero magico al cinema. Lo stile stravagante di Paul King funziona bene qui come in Paddington, ogni numero musicale incanta e l’intero ensemble si alterna per rubare la scena, guidato da un timothée chalamet dal fascino infinito”, scrive Zoë Rose Bryant. Perri Nemiroff di Collider afferma invece che “Wonka è davvero una delizia, specialmente grazie alla perfetta performance di Timothée. Ci sono alcuni parti della trama che sono un po’ deboli, ma ciò non impedisce al film di essere incredibilmente dolce e di scaldare il cuore“.

Courtney Howard, di Variety, descrive invece il film come “un “cioccolatino” vincente, ricco di di fascino, fantasia e intensità e alimentato da numeri musicali davvero flessuosi e brillanti. Timothée Chalamet è carismatico come non mai mentre Hugh Grant è eccezionale nella sua recitazione scanzonata”. Jake Hamilton riporta invece che “se devo essere sincera, non mi aspettavo molto quando sono entrata a #Wonka. Ma mi sono innamorata di un musical affascinante, sentito e piuttosto spettacolare, che è un tributo affettuoso a tutto ciò che amiamo dell’originale del ’71. Chalamet è incredibilmente divertente e carismatico nel ruolo di Wonka“.

Voci leggermente fuori dal coro sono invece quella di Germain Lussier del portale Gizmodo: “Wonka è divertente. La storia però è un po’ confusa ma è pieno di gioia e le canzoni sono tutte magnifiche. Ma se c’è un motivo per vedere il film quello è Chalamet: È affascinante e bellissimo da guardare“; e quella di Simon Thompson, che afferma che “Sebbene #Wonka di Paul King non raggiunga le vette affascinanti e ammalianti dei film di Paddington, è comunque un film deliziosamente dolce. Il dandy del titolo, interpretato da Timothée Chalamet, è accattivante e divertente, mentre l’Umpa-Loompa di Hugh Grant ruba ogni scena in cui si trova”.

Wonka, tutto quello che sappiamo sul film

Wonka è diretto dal regista di “PaddingtonPaul King e vede come co-protagonisti Keegan-Michael Key, Rowan Atkinson, Sally Hawkins e Olivia Colman. Timothée Chalamet ha dichiarato alla stampa al CinemaCon di aprile che la sua versione del personaggio non sarebbe stata “cinica” come le precedenti iterazioni interpretate da Gene Wilder o Johnny Depp. “Questo è un Willy pieno di gioia, speranza e desiderio di diventare il più grande cioccolatiere“, ha detto Chalamet, che ha anche rivelato di aver nuotato nel vero cioccolato fuso durante le riprese delle scene del film.

Wonka è basato sui personaggi di Roald Dahl, ispirato in particolare da uno dei personaggi più amati di Dahl e si svolge prima degli eventi di Charlie e la fabbrica di cioccolato, si legge nella sinossi. Nel cast anche Matthew Baynton, Jim Carter, Tom Davis, Simon Farnaby, Rich Fulcher, Kobna Holdbrook-Smith, Paterson Joseph, Calah Lane, Matt Lucas, Colin O’ Brien, Natasha Rothwell, Rakhee Thakrar e Ellie White.

Willy Wonka è stato creato dal famoso autore Roald Dahl. Il personaggio ha debuttato nel romanzo del 1964, Charlie e la fabbrica di cioccolato. Il libro è stato adattato due volte per lo schermo, nel 1971 e nel 2005, quando Tim Burton ha scelto Johnny Depp per il ruolo in questione. Paul King, il regista dietro la serie di Paddington, firma la regia di Wonka, che uscirà al cinema il 14 dicembre 2023.

Dampyr e il successo negli USA: parlano gli autori. È arrivato il momento per Dampyr 2?

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Dopo il già straordinario sesto posto nella Top 10 di Netflix USA durante il fine settimana del Ringraziamento, Dampyr di Riccardo Chemello è guadagnato la vetta della classifica raggiungendo il terzo posto e occupandolo stabilmente, dietro soltanto a due film Netflix Original (Leo e Best. Christmas. Ever!), superando The Killer della coppia Fincher/Fassbender, Spider-Man: Accross the Spider-Verse, I Minions e Lone Survivor, action con Mark Wahlberg.

Un risultato davvero incredibile per un film tutto italiano, che non gode certo di una fan-base negli States, e che è non solo l’opera prima del regista Chemello, ma anche il primo tassello del Bonelli Universe, prima produzione per il cinema di Bonelli Entertainment che proprio con Dampyr ha esordito sul grande schermo.

Abbiamo raggiunto telefonicamente i protagonisti di questo grande e insperato successo, gli autori del film che dal 2018 al 2022 hanno lavorato, affrontando difficoltà, pregiudizio e, per non farsi mancare nulla, anche una pandemia, affinché il film arrivasse al cinema e che ora, a un anno dall’uscita nelle sale italiane del film, si godono un successo che non era arrivato a suo tempo. E magari vedono farsi più concreta un’idea, un’ipotesi caldeggiata dai fan della prima ora: Dampyr 2 si farà?

Andrea Sgaravatti, di Brandon Box, co-produttore del film, ha dichiarato entusiasta: “Facciamo ancora fatica a riprenderci, dopo quest’anno passato in attesa. L’uscita theatrical è arrivata in un momento in cui si faceva fatica a prevedere il box office, ma abbiamo deciso che era giusto che il film uscisse, visto che era pronto da tanto tempo. Vedere ora come sta reagendo il pubblico statunitense è uno shock, positivo certo, ma che comunque ci lascia senza parole.”

Commentando invece la concorrenza in piattaforma, Sgaravatti sottolinea: “Tutti i film che Dampyr ha superato hanno avuto una campagna marketing pazzesca, ad esempio Fincher è stato lanciato a Venezia 80, per non parlare della campagna promozionale di Spider-Verse. Netflix USA ha promosso anche l’uscita di Dampyr, ma si tratta di potenze di fuoco che non si possono paragonare. È un fenomeno che ci lascia in estasi e basiti.”

La stessa incredulità la esprime Michele Masiero, Direttore Editoriale di Sergio Bonelli Editore: “È un esito inaspettato. Chiaramente il fatto che SONY, già l’anno scorso, avesse acquistato il film per distribuirlo worldwide per noi era stato un riconoscimento della bontà del nostro lavoro. Quello che sta succedendo adesso è stato un evento favoloso e sorprendente. Non ci aspettavamo di entrare in Top 10, né di salire in terza posizione, in compagnia di film che sono dei giganti da un punto di vista produttivo. Siamo lì in bella compagnia.”

Parlando del futuro e del programma del Bonelli Universe, Masiero prosegue: “Il film è stato lanciato sulla piattaforma nel fine settimana del Ringraziamento, e vederlo arrivare in Top10 solo attraverso il passaparola è stata per noi una gioia infinita. Cosa significa questo per i piani di Bonelli Entertainment, resta da vedere. Noi abbiamo continuato e continuiamo a lavorare ai progetti che abbiamo. Avremmo voluto che alcuni di essi vedessero la luce prima, ma sono progetti in movimento, ci lavoriamo costantemente e arriveranno presto. Tra questi c’è ovviamente la famosa serie di Dylan Dog (a cui Bonelli sta lavorando con la Atomic Monster James Wan, ndr), le serie animate che stiamo già realizzando (Dragonero stagione due e Martin Mystère, ndr) e altri progetti a cui stiamo lavorando sotto traccia. Sul fronte Dampyr, questo risultato ci rincuora, perché quel film era un progetto nato con ambizioni di proseguire il lavoro, e questo successo Oltreoceano è sicuramente una spinta che ci conferma che la strada che avevamo intrapreso è quella giusta.”

“Questo risultato è anche una soddisfazione per il cinema italiano – continua Michele Masieroe allo stesso tempo un piccolo dispiacere, perché sembra che il riconoscimento per un lavoro ben svolto debba arrivare sempre dall’estero. Dampyr ha un elemento di vantaggio rispetto all’estero per il fatto che è girato in inglese e ha attori anglofoni. Ma il regista è italiano, è alla sua opera prima, le maestranze sono italiane, la produzione è italiana, e italiana è la tradizione del grande cinema di genere a cui il film si riferisce. È stato il primo tassello del Bonelli Universe e ora ci godiamo questo successo un anno dopo la sua uscita ufficiale. Mi piace pensare che l’intera industria cinematografica italiana può sentirsi soddisfatta.”

Per commentare questa seconda primavera che Dampyr sta vivendo negli Stati Uniti, e in parte anche nel nostro Paese, grazie alla sua uscita su Sky e NOW e in Home Video, abbiamo parlato anche col regista Riccardo Chemello e gli sceneggiatori  Giovanni Masi, Alberto Ostini e Mauro Uzzeo.

Giovanni Masi: “La lavorazione di questo film è stata un’esperienza professionale importante e di crescita. Avere in mano un personaggio che si è sviluppato per 30 anni, con storie di altissimo livello e una continuity così amata dagli appassionati e così curata da Mauro Boselli, non è stato per niente semplice. Dovevamo sì prendere i primi due albi, ma dovevamo già cominciare a pensare a quali elementi inserire dalla serie a fumetti per valorizzare il più possibile la storia che stavamo raccontando. In più, traducendo il materiale di partenza dal linguaggio fumetto a quello cinematografico. Un’enorme mole di lavoro e di una tale portata che mi sento fortunato ad aver potuto lavorare con Mauro Boselli, Alberto Ostini e Mauro Uzzeo. Ognuno di loro ha portato la propria esperienza e la propria voce unica al servizio di un affresco narrativo incredibile. E, personalmente, le riunioni con loro sono state anche una bellissima esperienza al di là del lavoro. Un divertimento e un’emozione.”

Alberto Ostini: “Una battuta famosa di Gracie Allen, attrice degli anni Trenta, fa così: “Quando sono nata ero così sorpresa che non ho parlato per un anno e mezzo.” Più o meno è stato così anche per me con Dampyr. Sia quando mi hanno chiesto di partecipare al progetto, quando ho visto i personaggi sulla carta diventare corpi reali, sia quando ho visto il film la prima volta al cinema. E naturalmente oggi con il successo negli Stati Uniti. Ora che ci penso, può darsi che gli altri abbiano pensato “perché abbiamo preso un muto nella squadra?” Ma in realtà i miei erano silenzi dettati dalla meraviglia di quello che stavo vivendo È stato tutto un riprovare lo stupore, quello bello, quello dei bambini che rimangono senza parole. Che per uno sceneggiatore è un divertente paradosso…”

Mauro Uzzeo: “In veste di sceneggiatori del film abbiamo avuto la possibilità di partecipare all’esperienza sul set. Sono stati giorni freddissimi, riscaldati dalla professionalità di tutta la crew e dal lavoro straordinario fatto da attori e maestranze, ma soprattutto dal grande calore umano che si è generato all’interno della produzione.
 Ricordo ancora la commozione sul volto di tutti nel momento dell’ultimo ciak che è coinciso con la rivelazione di una serie di sorprese che erano state silenziosamente preparate nel tempo e mostrate solo in quel momento. Tra tutte, quella che più mi è rimasta nel cuore è quella che ci ha fatto Stuart Martin, che ha raccolto ogni singolo proiettile sparato durante le riprese interpretando il ruolo del “soldatino” Kurjak e ne ha fatto tanti piccoli portachiavi brandizzati “Dampyr” che ha personalmente regalato a tutta la crew. 
Quello stesso calore lo sto rivivendo proprio in questi giorni, perché l’incredibile successo internazionale che sta avendo il film, raggiungendo il podio dei film più visti di Netflix USA, sta spingendo gli attori a pubblicare sui loro social le immagini girate nel backstage in quei giorni. 
Ed è ogni volta come tornare lì, senza la nostalgia di chi si volta indietro, ma con lo sguardo proiettato in avanti verso tutto quello che ancora possiamo fare insieme.

Chemello, che sul set di Dampyr non aveva ancora 30 anni, aggiunge: “Questo successo rappresenta la chiusura di un cerchio, secondo me, perché all’uscita Dampyr non aveva avuto il successo che meritava. Credo sia importante ricordare che il film è stato il frutto di un rischio, una vera e propria impresa, un investimento economico di produttori privati, che di tasca loro hanno scommesso su un regista di 29 anni all’opera prima, credo che questa impresa sia una bella storia che forse non è mai stata raccontata. Ora, grazie a questo successo, c’è la possibilità di farla conoscere. Questo film rappresenta anche la volontà da parte dei produttori di dare spazio e voce a me, nonostante la mia età e la mia inesperienza.”

“Vedere un film che non è Netflix Originals che entra in classifica è davvero incredibile: Dampyr non ha la fanbase di Spider-Man, io non sono Fincher, il film non era spinto e promosso dalla piattaforma, eppure è saldo lì, in terza posizione, per ora.” aggiunge Chemello.

Parlando del cinema italiano di oggi, Riccardo Chemello spiega: “Stiamo assistendo a un’altra grande impresa, oggi nel nostro cinema, con un’altra opera prima sta avendo un successo di sala insperato, il film è di Paola Cortellesi (C’è ancora domani), un attore importante nella storia del cinema italiano contemporaneo. Noi non avevamo quella componente di fama, il nostro mercato non poteva essere quello che oggi è il suo – prosegue – Personalmente ero molto interessato a vedere come il film sarebbe stato accolto in Nord America, era quello il nostro banco di prova, secondo me. Netflix USA non è soltanto la piattaforma di una nazione, è anche un indice del mercato di riferimento, perché ancora oggi il mercato internazionale è definito e influenzato da quello statunitense.” 

Quando gli chiediamo della possibilità di un Dampyr 2, ora che il primo film sta avendo questo riscontro internazionale (è pronto a esordire sui mercati di tutto il mondo e all’inizio del 2024 arriverà in Giappone, ndr), Chemello ci dice: “Dal mio punto di vista, una delle cose più importanti, è portare avanti il progetto Bonelli. Questo film era un pioniere, non poteva piacere certo a tutti, ma ha un grande valore e un grande compito all’interno dell’azienda Bonelli, di Eagle Pictues e di Brandon Box. A questo punto, credo che sarebbe un peccato non sfruttare l’esperienza fatta con questo set, con questa produzione. Vorrei continuare a portare avanti questo know-how, voglio fare Dampyr 2, anche per mettere in pratica quello che ci siamo detti e che abbiamo imparato in questi anni. Ma che ci sia io o altri alla regia, l’importante è che questa conoscenza venga messa in pratica e che il progetto Bonelli continui.”

Dampyr è disponibile in Italia su Sky e NOW e in Home Video.

The Boys: Mexico, in lavorazione lo spin-off della serie di Prime Video

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Lo spin-off di The Boys ambientato all’università, Gen V, ha da poco concluso la sua prima stagione, e in attesa della sua seconda stagione (e della quarta della serie madre) si apprende ora la notizia che un altro spin-off si trova nelle sue prime fasi di sviluppo presso Prime Video. Secondo Deadline, infatti, The Boys: Mexico sarebbe ufficialmente in lavorazione con lo sceneggiatore di Blue Beetle Gareth Dunnet-Alcocer. Diego Luna (Andor) e Gael García Bernal (Werewolf By Night) si occuperanno della produzione esecutiva, ma si dice che stiano valutando la possibilità di assumere dei ruoli di supporto nella serie.

I dettagli sulla storia sono stati tenuti nascosti, mentre sembra essere in corso la ricerca di un co-showrunner che affianchi il creatore, lo scrittore e il produttore esecutivo Dunnet-Alcocer. Lo spin-off, naturalmente, sarà girato in Messico e il casting dovrebbe iniziare a breve. Il team dietro la serie originale, la Point Grey Pictures di Eric Kripke, Seth Rogen ed Evan Goldberg, la Original Film di Neil H. Moritz, la Sony Pictures Television e gli Amazon MGM Studios, supervisioneranno The Boys: Mexico. Idealmente, ci si può aspettare che questa serie racconterà di un gruppo di supereroi messicani, i quali potrebbero poi svelare inaspettati legami con quelli protagonisti della serie princiaple.

The Boys: quello che sappiamo sulla quarta stagione

I dettagli della trama della quarta stagione di The Boys sono un mistero per ora, ma sappiamo che l’ex attore di The Walking Dead, Jeffrey Dean Morgan si unirà alla mischia in un ruolo sconosciuto. Abbiamo anche appreso che Cameron Crovetti (Ryan) è stato nominato regular della serie, il che non sorprende dopo il sinistro scatto finale della terza stagione. Durante un’intervista con Collider, Kripke ha infatti confermato che Ryan sarà il punto focale della quarta stagione. “Andando avanti, Ryan è una parte davvero importante. Sia Butcher che Homelander hanno ottime ragioni per litigare per Ryan perché la posta in gioco non potrebbe essere più alta”.

“Se Ryan segue la strada di Homelander e poi ci sono due Homelander nel mondo, allora è tutto un incubo per il pianeta. Se Butcher riesce a portare Ryan alla luce, allora questa è probabilmente l’arma migliore che hanno contro Homelander. È sempre stato uno show sulla famiglia, e gran parte della terza stagione riguardava i padri, quindi la stagione 4 parlerà di figli”. Inoltre, un peso sugli eventi della quarta stagione lo avrà anche quanto accaduto nel finale di Gen V.Per Butcher, quando stavano preparando il finale, eravamo già abbastanza avanti nella realizzazione della Stagione 4“, ha detto Kripke a riguardo.

Sapevamo che volevamo che quel virus fosse una parte piuttosto importante della Stagione 4, e sapevamo che volevamo che Butcher ne fosse consapevole. Sarebbe assurdo se non ne fosse a conoscenza. È diventato un po’ complicato, perché come facciamo a mostrare che ne è a conoscenza senza che sia solo un dialogo? Così è nata l’idea che probabilmente non doveva nemmeno accadere in The Boys, ma in Gen V“. Sebbene non sia ancora stata fissata una data precisa per l’uscita della serie, è comunque stato recentemente confermato che The Boys 4 arriverà su Prime Video nel 2024.

DCU: Dave Bautista è pronto ad unirsi al franchise di James Gunn?

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Dopo aver interpretato Drax nei tre film di successo di Guardiani della Galassia per i Marvel Studios, Dave Bautista potrebbe ora trasferirsi nel DCU, seguendo dunque il suo regista e amico James Gunn. Da tempo circolano voci secondo cui, data l’amicizia tra i due, Bautista possa entrare a far parte del franchise con un ruolo tutto per lui (il più gettonato dai fan è quello di Bane). Tali voci vengono ora alimentate da una foto che l’attore ha caricato sul proprio profilo Instagram, dove rivela di trovarsi agli studi della Warner Bros., più precisamente seduto sul parcheggio auto di Gunn.

Gunn ha poi anche risposto alla foto quasi immediatamente dopo che Bautista l’ha postata, portando molti fan della DC a credere che i due stessero avendo un incontro per parlare di un possibile ruolo dell’attore nel DCU. In precedenza, Bautista ha dichiarato di ritenere che il suo tempo come Drax sia finito nel MCU, in quanto sentiva che stava diventando troppo vecchio e che non vedeva l’ora di affrontare nuove sfide. La conclusione data al suo personaggio da Guardiani della Galassia Vol. 3 sembra confermare questa cosa.

Durante un’apparizione al Tonight Show, Dave Bautista aveva infatti dichiarato che “con Drax, sono riuscito a concludere nel modo perfetto. E non mi inserirei mai in un altro lavoro come Drax solo per avere uno stipendio. Rovinerei quel finale perfetto, e non lo farò“. In quell’occasione Bautista aveva parlato anche delle voci che lo vorrebbero come Bane, affermando di essere interessato al personaggio, ma di sentirsi troppo vecchio per esso. Non resta dunque che attendere per scoprire se davvero lui e Gunn stanno avendo dei colloqui e a cosa potrebbero eventualmente portare. Di certo, i due si stanno divertendo ad alimentare le teorie sull’ingresso di Baustista nel DCU.

Avatar 3: James Cameron conferma l’uscita in sala a dicembre 2025

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Reduce dal successo di Avatar: La via dell’acqua, James Cameron è ora al lavoro su Avatar 3, per il quale ha dichiarato che passerà più tempo sulla sua post produzione di quanto la maggior parte dei registi ne dedichi normalmente a un intero film, ovvero dal suo sviluppo all’uscita in sala. Parlando con l’emittente pubblica TV New Zealand, il premio Oscar ha infatti detto del sequel che “siamo in due anni di post-produzione molto frenetici, quindi sì, sarà per il Natale del ’25“. Alla fine del 2022, Cameron aveva dichiarato a Entertainment Weekly di aver già girato molte scene di Avatar 3 e Avatar 4 in contemporanea con il primo sequel, che ha incassato oltre 2 miliardi di dollari.

Lo ha fatto per evitare che i membri più giovani del cast invecchiassero, citando Stranger Things come esempio del problema del tempo che avanza. La cosa si è poi rivelata anche una scelta prudente, visto lo sciopero della SAG-AFTRA di quest’anno, che avrebbe altrimenti rischiato di ritardare ulteriormente l’uscita dei prossimi film. Con le riprese di Avatar 3 completate nel dicembre del 2020 e il secondo capitolo ormai consegnato ai fan, al regista non resta dunque che contrarsi a pieno sulla post produzione del nuovo film, con l’intento di regalare senza dubbio alcuno una nuova esperienza cinematografica senza precedenti.

Avatar 3, quello che sappiamo sul prossimo film della saga

Con l’uscita in sala di Avatar – La via dell’acqua, lo scorso dicembre, la saga cinematografica ideata da James Cameron e ambientata sul pianeta Pandora ha ripreso il via, con anche altri tre capitoli annunciati e in arrivo nei prossimi anni. Il primo di questi sarà Avatar 3, ancora senza titolo ufficiale, che come noto introdurrà importanti novità, a partire dal primo popolo Na’Vi caratterizzato come “cattivo”, ovvero il Popolo della Cenere. Sappiamo ancora pochissimo di questo e dei personaggi che lo comporranno, ma sembra che non si tratterà dell’unica nuova cultura che il film introdurrà nella saga.

Oltre al Popolo della Cenere ci sarà infatti almeno anche un altro popolo introdotto in Avatar 3, anche se al momento quest’ultimo rimane del tutto sconosciuto. Come sappiamo, il terzo film della saga è già stato in buona parte girato, dunque potrebbe essere solo questione di tempo prima di scoprire qualche dettaglio in più a riguardo e soprattutto sapere se i popoli saranno effettivamente solo due o anche di più e se staranno dalla parte dei buoni o dei cattivi. Protagonisti saranno però naturalmente gli attori Sam WorthingtonZoe Saldana, Kate Winslet, Sigourney Weaver, Edie Falco, Stephen Lang, Joel David Moore, Jemaine Clement, Matt Gerald e CCH Pounder.

Nosferatu: il film uscirà a nel giorno di Natale del 2024

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Nosferatu: il film uscirà a nel giorno di Natale del 2024

Il remake di Nosferatu di Robert Eggers, da lungo tempo in lavorazione, arriverà al cinema il prossimo Natale. Focus Features ha programmato l’uscita del film per il 25 dicembre 2024. Nel momento in cui scriviamo, Nosferatu arriverà sul grande schermo pochi giorni dopo il prequel de Il Re Leone della Disney, Mufasab, e di Sonic the Hedgehog 3 della Paramount, entrambi in uscita il 20 dicembre.

Eggers ha dichiarato a Empire: “Sì, è un film spaventoso. È un film horror. È un film horror gotico, e penso che da tempo non ci sia un film gotico vecchia scuola che sia davvero spaventoso. E penso che la maggior parte del pubblico troverà che questo sia il caso.”

“Dirò che Bill [Skarsgård] si è completamente trasformato, temo che potrebbe non ottenere il credito che merita perché è semplicemente… non è lì”, ha aggiunto Eggers riguardo alla performance di Skarsgård. “Penso che la cosa principale sia che è un vampiro popolare. Secondo me assomiglia a un nobile morto della Transilvania, e in un modo che non abbiamo mai visto come sarebbe e come sarebbe vestito un vero nobile morto della Transilvania.”

Eggers ha anche specificato che il ruolo più importante del film sarà quello assegnato alla Ellen di Lily Rose-Depp: “È ancora più fedele alla storia di Ellen rispetto alle versioni precedenti. E Lily-Rose è assolutamente fenomenale”, ha detto.

Oltre al suddetto trio, Nosferatu avrà un cast corale composto da Aaron Taylor-Johnson, Emma Corrin, Willem Dafoe e Ralph Inseon, che interpreteranno tutti personaggi reinventati del film del 1922. Eggers ha diretto Nosferatu da una sua sceneggiatura. Il film della Focus Features proviene da Regency Enterprises, Studio 8 e Maiden Voyage Pictures ed è prodotto da Eggers, Jeff Robinov e John Graham per Studio 8 e Chris Columbus ed Eleanor Columbus per Maiden Voyage. L’uscita di Nosferatu è prevista per il 2024.

Security: trama e cast del film con Antonio Banderas

Security: trama e cast del film con Antonio Banderas

Prima di recitare nell’acclamato Dolor y Gloria, il film di Pedro Almodovar che gli ha fatto guadagnare la sua prima nomination all’Oscar, Antonio Banderas ha preso parte, tra i tanti, al film Security, action thriller diretto da Alain DesRochers e scritto dagli sceneggiatori Tony Mosher e John Sullivan. All’interno di questo, uscito nel 2017, l’attore spagnolo interpreta un’inarrestabile guardia del corpo pronto a tutto pur di difendere un’innocente bambina. Nello stesso anno in cui recita in Vendetta finale, Banderas dimostra ulteriormente la sua predisposizione a tale genere, risultando minaccioso e agguerrito quanto occorre alla storia. Un ruolo non inedito, ma che gli permette di mettersi alla prova anche con prove più fisiche.

Girato in Bulgaria con un budget di 15 milioni di dollari, il film presenta tutte le principali caratteristiche che il genere richiede, con sequenze action di grande impatto ma anche tanta emotività. Al pari di titoli simili come Man on Fire o The Equalizer, anche qui si costruisce infatti una relazione tra un duro e una giovane da proteggere, insegnandosi molto a vicenda. Nonostante il cast di celebri attori presenti, però, Security è passato grossomodo inosservato, arrivando direttamente in streaming per molti paesi. Ciò ha dunque impedito al film di conoscere una maggior popolarità.

Per quanti sono curiosi di vedere Banderas in un ruolo diverso da suoi soliti, questo è però il titolo giusto. Allo stesso tempo, per gli amanti di questo genere si tratta di un buon prodotto in grado di regalare intrattenimento a volontà nella sua durata di appena un’ora e mezzo. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Security: la trama del film

Protagonista del film è Eduardo “Eddie” Deacon, veterano delle forze speciali estremamente preparato ad ogni tipo di combattimento, sia con armi che a mani nude. Nonostante la sua gloriosa attività, da quando egli ha lasciato la Delta Company dei Marine non è più riuscito a trovare un’occupazione decente. Questo ha ovviamente avuto pesanti ripercussioni sulla sua vita, a partire da quella famigliare. La sua frustrazione si ripercuote infatti sui rapporti con la moglie e la figlia. Alla disperata ricerca di un nuovo impiego che gli permetta di ottenere un sostentamento minimo, Eddie finisce con l’accettare l’incarico di addetto alla sicurezza in centro commerciale.

Questo si trova però in una zona particolarmente malfamata della città, dove rapine e scontri con armi da fuoco sono pressocché all’ordine del giorno. Già alla sua prima notte di servizio, infatti, egli si ritrova coinvolto in un brutto affare. Una giova bambina di nome Jamie bussa infatti alle porte del centro, alla ricerca di un rifugio sicuro. Eddie apprenderà di come sia riuscita a scappare da un gruppo di assassini, i quali la vogliono morta in quanto testimone di un delicato processo. Prima che Eddie possa rendersene conto, il boss criminale Charlie e i suoi uomini circonderanno il centro commerciale, dando vita ad un assalto da cui sarà difficile uscire vivi.

Security cast

Security: il cast del film

Come anticipato, nel ruolo del protagonista Eddie Deacon vi è l’attore Antonio Banderas. Entusiasta dalla possibilità di interpretare un ruolo tanto basato sulla fisicità, egli accettò da subito l’offerta, iniziando a prepararsi con grande dedizione. In particolare, Banderas si sottopose ad un rigido addestramento che gli ha permesso di interpretare quante più scene possibile, senza ricorrere troppo a controfigure. Allo stesso tempo, si è esercitato nell’utilizzo di varie armi, così da avere una maggiore padronanza di queste al momento delle riprese. Accanto a lui, nei panni della giovani Jamie, vi è l’attrice Katherine de la Rocha. Per lei si è trattato dell’esordio cinematografico in un ruolo di rilievo, ed è stata scelta tra numerosissime candidate.

Nei panni dello spietato criminale Charlie, invece, si ritrova l’attore premio Oscar Ben Kingsley. Noto per i suoi ruoli di vario genere, questi ha negli ultimi anni interpretato diversi villain, cercando però di distinguere ognuno di questi tra loro. Per questo nuovo personaggio, infatti, ha ricercato la freddezza necessaria per ordinare di far uccidere una bambina. Nel film si ritrova poi l’attore Liam McIntyre, celebre per essere stato il protagonista della serie Spartacus, nei panni di Vance. Cung Le, ex lottatore di arti marziali miste, interpreta Dead Eyes, mentre l’attore taiwanese Jiro Wang è Johnny Wei, qui nel suo primo film statunitense. Infine, Chad Lindberg recita nel ruolo di Mason.

Security: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Security è attualmente presente su Netflix, una delle piattaforme streaming più famose disponibili sul Web. Per poterlo vedere, basterà sottoscrivere un abbonamento generale, cosa che permetterà l’accesso anche a tutti gli altri titoli presenti nel catalogo. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 28 novembre alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset. Potrà dunque essere visto in quest’occasione da quanti ne sono incuriositi.

Fonte: IMDb

Bushwick: la trama e il cast del film con Dave Bautista

Bushwick: la trama e il cast del film con Dave Bautista

La sempre più lunga e apprezzabile carriera cinematografica dell’ex wrestler Dave Bautista presenta anche alcuni titoli da protagonista assoluto. Uno di questi è l’action thriller Bushwick, diretto nel 2017 da Jonathan Milott e Cary Murnion. Al centro di questo vi è un ex militare e una giovane studentessa, insolita coppia che si trova a dover unire le proprie forze nel momento in cui la loro città viene invasa da una misteriosa forza militare. Ricco di scene d’azioni dal grande impatto, colpi di scena e risvolti imprevisti, il film si rivela essere un accattivante esempio del suo genere di riferimento, capace di soddisfare gli amanti di questo.

Come suggerisce il titolo, il film è ambientato nel Bushwick, un quartiere operaio situato nella parte settentrionale di Brooklyn, a New York. Ricco di culture e tradizioni diverse, questi è uno dei luoghi più caratteristici della città, prestandosi particolarmente bene ad essere ambientazione cinematografica. Proprio l’utilizzo di tale quartiere ha permesso al film di acquisire un certo sottotesto sociopolitico, avente per protagonisti personaggi ai margini. Distribuito prevalentemente per il mercato home video, Bushwick non ha goduto di grande popolarità, meritando però di essere riscoperto.

Di buon intrattenimento, e con idee narrative non scontate, si tratta infatti di un film capace di regalare buon intrattenimento e adrenalina a quanti vi dedicano attenzione. Prima di intraprendere una visione di tale titolo, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama e al cast di attori. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Bushwick: la trama del film

La vicenda del film si apre in un contesto dove lo stato del Texas richiede a gran voce l’indipendenza dagli Stati Uniti, dichiarando una vera e propria guerra. In quello che sembrava esser un giorno come un altro, la città di New York viene dunque invasa da un gran numero di militari vestiti di nero, i quali si dimostrano pronti ad uccidere a sangue freddo chiunque si ponga sul loro cammino. Tra questi vi sono Lucy e Jose, giovane coppia di fidanzati. Nel momento in cui lui rimane vittima dell’attacco, la ragazza in preda al panico corre a rifugiarsi in un seminterrato.

Qui farà la conoscenza di Stupe, un muscoloso e ostile ex marine. Questi si ritrova suo malgrado ad accettare di aiutare la ragazza, scortandola attraverso il quartiere Bushwick fino ad una zona considerata sicura. Per arrivarci, però, dovranno attraversare un vero e proprio campo di battaglia, con pericoli ad ogni angolo. Sono 5 gli isolati che li separano dalla salvezza, resi ancor più ostili dalla presenza dei militari e di criminali di ogni tipo. Per Stupe, questa sarà decisamente l’occasione per rispolverare il suo mai realmente sopito spirito di guerra.

Bushwick cast

Bushwick: il cast del film

Per un film ricco di cotanta azione, era necessario che nei ruoli principali vi fossero attori non nuovi a questa. Per il personaggio di Stupe è stato così scelto l’attore Dave Bautista. Questi si era già distinto negli anni precedenti per il suo saper padroneggiare il genere, fornendo anche convincenti prove attoriali. Per la parte, Bautista si è sottoposto ad un lungo allenamento, con il quale ha ulteriormente rafforzato la propria forma fisica. Così facendo, ha avuto modo di prendere personalmente parte a molte delle più spericolate acrobazie richieste dal copione.

Ad interpretare la giovane Lucy vi è invece l’attrice Brittany Snow, celebre per aver dato vita al personaggio di Chloe Beale nella trilogia Pitch Perfect. Per Lucy, tuttavia, era originariamente stata scelta l’attrice Jane Levy, vista in La casa e Man in the dark. A causa di altri impegni, questa dovette però farsi sostituire dalla Snow. Il personaggio di Jose, fidanzato di Lucy, è invece interpretato da Arturo Castro, attore noto per aver dato vita a David Rodriguez nella serie Narcos. Sono inoltre presenti gli attori Jeff Lima nei panni di Gregory, e Christian Navarro in quelli di Eduardo. Quest’ultimo è in particolare ricordato per aver interpretato Tony Padilla nella serie Netflix Tredici.

Bushwick: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Bushwick grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 28 novembre alle ore 21:20 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

Unfaithful – L’amore infedele: trama, cast e curiosità sul film

Unfaithful – L’amore infedele: trama, cast e curiosità sul film

Autore di alcuni tra i maggiori cult degli anni Ottanta e Novanta come 9 settimane e ½, Attrazione fatale e Lolita, il regista Adrian Lyne è recentemente tornato nel mondo del cinema con Acque profonde, un thriller erotico con protagonisti Ben Affleck e Ana de Armas. Prima di questo titolo, l’ultimo lungometraggio di Lyne risale a ben vent’anni fa, ed è Unfaithful – L’amore infedele. Anche questo è oggi ricordato come un altro suo grande classico, che porta avanti tematiche come la sessualità e la morbosità che ne può derivare, presenti lungo tutta la filmografia del regista.

Unfaithful, uscito nel 2002, è il remake del celebre film francese Stéphane, una moglie infedele, regia di Claude Chabrol. A partire dalla storia di una coppia felice ma che va incontro all’infedeltà di uno dei due coniugi, il regista ha così avuto modo di ritornare sull’analisi dei rapporti matrimoniali e sessuali, nei quali, secondo la sua poetica, traspare la vera natura dell’essere umano. Anche per via delle prolungate ed esplicite scene di sesso, di cui si parlava già prima dell’uscita del film, Unfaithful ha destato l’interesse di molti arrivando ad un incasso di circa 120 milioni di dollari in tutto il mondo.

Arricchito da ottime interpretazioni di grandi attori e da una regia attenta a sottolineare il trasformarsi del rapporto tra i protagonisti, il film è ancora oggi particolarmente apprezzato e indicato come uno dei migliori thriller erotici di sempre. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo finale. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

Unfaithful – L’amore infedele: la trama del film

Il film ha per protagonisti i coniugi Edward e Connie Sumner, i quali hanno tutto ciò che serve per potersi definire felici: una buona posizione economica, un amorevole figlio di nome Charlie, un’accogliente casa a New York e, soprattutto, l’amore e il rispetto reciproco. I due sembrano infatti ancora sinceramente innamorati dopo 11 anni di matrimonio, ma l’inaspettato è sempre dietro l’angolo. Un giorno, infatti, a causa di una raffica di vento Connie si scontra con un affascinante sconosciuto, cadendo e ferendosi. L’uomo, di nome Paul Martel, la invita nel suo appartamento per offrirle una medicazione. Da quell’incontro apparentemente banale, nascerà però un’attrazione difficile da reprimere.

Ben preesto, Paul entrerà sempre di più nella vita di Connie, la quale cederà inaspettatamente ad una passione travolgente, da consumare in modo clandestino. Con il passare del tempo, però, Edward inizierà a notare strani comportamenti nella moglie e deciderà di indagare. Ciò che scoprirà, sarà naturalmente una sorpresa per lui, che credeva nella felicità del suo matrimonio. Più la passione diventa ossessione, più i tre si ritroveranno loro malgrado coinvolti in un intreccio da cui non sembra esserci via di fuga. In una situazione simile, solo un gesto estremo può portare ad un vero cambiamento e qualcuno sarà chiamato a prendersi le proprie responsabilità.

Unfaithful – L’amore infedele: il cast del film

Ad interpretare Edward Sumner vi è l’attore Richard Gere, il quale si era dichiarato da subito particolarmente affascinato dalla storia e dal suo personaggio. Egli ebbe anche modo di dare il suo contributo sulla sceneggiatura, spingendo affinché la relazione dei due coniugi, inizialmente descritta come disfunzionale, venisse cambiata in un matrimonio perfettamente felice. Ciò, secondo l’attore, avrebbe dato all’infedeltà di Connie una natura totalmente più arbitraria, evidenziando l’imprevedibilità delle passioni. Ad interpretare Connie, invece, vi è Diane Lane, scelta dopo che il regista la vide in A Walk on the Moon. Secondo il regista, l’attrice trasmetteva una forte sessualità, adatta al personaggio.

Nei panni di Paul vi è invece l’attore francese Olivier Martinez, il cui ingresso nel cast ha portato il suo personaggio ad essere riscritto proprio come francese. L’attore, inoltre, ha contribuito a modificare alcune delle sue battute e scene. Le lunghe scene di sesso che lo vedono protagonista insieme alla Lane hanno naturalmente avuto bisogno di grande preparazione e i due attori hanno evitato di conoscersi troppo prima delle riprese proprio per mantenere una certa estraneità. Per prepararsi a queste scene, il regista chiese ai due di guardare film come Attrazione fatale e Ultimo tango a Parigi. Completano poi il cast attori come Erik Per Sullivan nei panni del figlio Charlie e Dominc Chianese in quelli di Frank Wilson.

Unfaithful - L'amore infedele finale

Unfaithful – L’amore infedele: il finale del film

Non tutti sanno che Lyne girò ben cinque finali diversi del film, memore della sua esperienza con Attrazione fatale. La conclusione originale di questo, infatti, era stata rifiutata dal pubblico di prova e costrinse in regista a tornare sul set per girare un nuovo epilogo. Naturalmente, tra i finali di Unfaithful ve ne era uno più classico, dove ogni colpa veniva punita. Questa era la conclusione che la Fox, lo studio di produzione dietro al film, voleva inserire nel montaggio finale. Sia Lyne che gli attori, però si opposero fermamente alla cosa e anche il pubblico di prova rigettò questo finale più conciliante. La Fox, dunque fu costretta a rinunciare a tale conclusione.

A quel punto, per la versione definitiva, fu ripristinato il finale ideato da Lyne e dallo sceneggiatore Alvin Sargent. Questo, come noterà chi vedrà il film, è particolarmente più cupo e ambiguo, capace pertanto di suscitare più emozioni forti e discussioni senza imboccare nulla allo spettatore. Gli stessi attori si sono definiti entusiasti della conclusione scelta, poiché rimane coerente con l’imprevedibilità generale della storia. Come non era prevedebile che Connie, pur con un matrimonio felice, cascasse nel tradimento, così non sono prevedibili le scelte che i due coniugi compiono alla fine del film. È stato probabilmente anche questo finale a garantire al film il suo successo, considerando che ancora oggi è particolarmente discusso.

Unfaithful – L’amore infedele: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di Unfaithful – L’amore infedele grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì 28 novembre alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

Box office: C’è ancora domani vince su tutto!

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Box office: C’è ancora domani vince su tutto!

C’è ancora domani continua a mantenere l’attenzione del grande pubblico, conquistando anche per questo week end il primo posto al box office: posizione che ormai detiene da un mese! C’è ancora domani incassa €1.176.092 nel solo fine settimana e quasi 24 milioni di euro dall’uscita nelle sale il 26 ottobre.

A seguire troviamo una nuova uscita della settimana: si tratta di Napoleon, pellicola storica diretta dal noto regista Ridley Scott e con Joaquin Phoenix, nei cinema dal 23 novembre. Il dramma storico incassa al suo primo week end €887.283 a fronte di un totale che sfiora i 3 milioni di euro.

Terzo classificato è Hunger games- la ballata dell’usignolo e del serpente: il film, prequel della serie cinematografica Hunger games, raggiunge un incasso di €300.655 su un totale di 4 milioni di euro dal suo arrivo nelle sale il 15 novembre.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo rispettivamente Cento domeniche, commedia italiana diretta ed interpretata da Antonio Albanese, e Trolls 3- tutti insieme, terzo capitolo della serie di cartoni animati. Cento domeniche incassa €216.527, mentre Trolls 3 raggiunge un incasso di €123.068 a fronte di un totale di poco più di 2 milioni di euro. Al sesto posto si stabilisce The Marvels, nuova pellicola del MCU con Brie Larson; questa incassa €75.148 nel fine settimana e poco più di 3 milioni di euro dal suo arrivo nei cinema l’8 novembre.

Settimo ed ottavo classificato sono The Old Oak, diretto da Ken Loach, e Comandante, pellicola con Pierfrancesco Favino, presentato in apertura al Festival del cinema di Venezia. The Old Oak incassa €71.051, mentre Comandante raggiunge un guadagno di €45.780 a fronte di un totale di 3 milioni e mezzo di euro dalla sua uscita il 31 ottobre.

Ultimi due classificati sono Mary e lo spirito di mezzanotte, dramma d’animazione, e Thanksgiving, slasher diretto da Eli Roth (Bastardi senza gloria). Mary e lo  spirito di mezzanotte incassa €43.954 mentre Thanksgiving raggiunge un guadagno di €36.518.

Berlino: il trailer dello spin-off Netflix de La casa di carta

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Berlino: il trailer dello spin-off Netflix de La casa di carta

Berlino, lo spin-off de La casa di carta, debutterà il 29 dicembre su Netflix in tutti i Paesi in cui il servizio è attivo e seguirà la storia dell’iconico personaggio interpretato da Pedro Alonso durante una delle sue rapine più incredibili. In attesa di quel momento, Netflix ha ora rilasciato il trailer ufficiale della serie, offrendo dunque uno sguardo più completo a quello che ci si può attendere dalla serie. Gli otto episodi sono stati ideati da Álex Pina (La casa di carta, Sky Rojo) ed Esther Martínez Lobato (La casa di carta, Sky Rojo), scritti da Álex Pina, Esther Martínez Lobato, David Barrocal, David Oliva e Lorena G. Maldonado. La serie è invece diretta da Albert Pintó (Sky Rojo, Malasaña 32), David Barrocal (Sky Rojo) e Geoffrey Cowper (Day Release).

Accanto a Alonso, di nuovo nei panni del furbo e libertino Berlino, c’è una nuova banda. Questa è composta da Michelle Jenner (Isabel), interprete di Keila, genio dell’ingegneria elettronica; Tristán Ulloa (Fariña – Cocaine Coast) interprete di Damián, professore filantropo e il consigliere di Berlino; Begoña Vargas (Benvenuti a Eden) nel ruolo di Cameron, kamikaze che vive sempre al limite; Julio Peña Fernández (Dalla mia finestra) è invece Roi, il fedele seguace di Berlino; mentre Joel Sánchez interpreta Bruce, l’instancabile uomo d’azione della banda. Itziar Ituño (La casa di carta) e Najwa Nimri (La casa di carta) riprendono i ruoli delle poliziotte Raquel Murillo e Alicia SierraSamantha Siqueiros (Señora Acero), Julien Paschal (Un anno, una notte), Masi Rodríguez e Rachel Lascar (Dalla mia finestra: Al di là del mare) completano il cast di Berlino.

La trama della serie tv Netflix Berlino

La sinossi ufficiale della serie recita: “Ci sono solo due cose in grado di trasformare una brutta giornata in una giornata fantastica: l’amore e un giorno di lavoro che frutta milioni. Questo è ciò che porta Berlino a rivivere i suoi anni d’oro, un periodo in cui non sapeva ancora di essere malato e non era rimasto intrappolato all’interno della zecca spagnola. Qui è dove inizia a preparare una delle sue rapine più straordinarie: far sparire gioielli per un valore di 44 milioni grazie a una specie di trucco magico. Per farlo, chiederà aiuto a una delle tre bande con cui ha rubato in passato“.

Martin Scorsese: i 10 segni più riconoscibili del suo cinema

Martin Scorsese: i 10 segni più riconoscibili del suo cinema

Nel corso di una carriera pluri decennale e con un curriculum di ben 27 lungometraggi, Martin Scorsese è senza dubbio uno di quei registi il cui cinema è riconoscibile e le cui cifre stilistiche si notano al primo sguardo. Il regista di Killers of the Flower Moon, ora in sala, rientra in quella cerchia ristretta di “autori” che hanno uno stile ben definito, ed ecco di seguito i tratti caratteristici che ne distinguono il linguaggio.

Ecco i 10 marchi più riconoscibili nei film di Martin Scorsese

Carrellata

Ray Liotta Quei bravi ragazzi

È evidente che Scorsese ama riprendere avanti e indietro con una carrellata piacevole e ben eseguita, ripresa su binari che usa in molti dei suoi film. In termini semplici, il primo dei 10 marchi, è la tecnica della carrellata che prevede lo spostamento della macchina da presa in modo da seguire un soggetto o esplorare un determinato spazio.

Sebbene l’uso più famoso di questa tecnica sia l’iconica scena di Copacabana di Quei bravi ragazzi, ha usato questa mossa con grande effetto molte volte nella sua filmografia, a volte in modi che comunicano con il suo lavoro precedente. In The Irishman del 2019 , ad esempio, il brivido e l’eccesso della carrellata di Copacabana si rispecchiano invece in un tour lento e meditativo attraverso una casa di cura. Un esempio meno discusso, ma eccezionale, è in Gangs of New York , durante una ripresa singola che segue un gruppo di giovani uomini mentre si preparano a partire verso quella che sarà probabilmente una fine tragica e sanguinosa.

Miglior esempio: Quei bravi ragazzi

Fermo immagine

anni Ottanta Martin Scorsese

Se fatto male, è uno degli abbellimenti più sdolcinati che si possano aggiungere a un film, ma se fatto con attenzione, può produrre momenti indimenticabili e davvero di grande impatto. Fortunatamente, Scorsese ha trasformato il fermo immagine in una scienza e lo ha utilizzato nelle scene come si farebbe con la punteggiatura in una frase.

Nell’apertura di Re per una notte viene utilizzata la tecnica per frenare un momento sovrastimolante, invece in Toro scatenato permette al pubblico di vedere lampi di momenti riconoscibili nella storia. È un effetto che a volte sembra che i suoi film si stiano prendendo un momento per espirare o altre volte sembra che stiano trattenendo il respiro.

Miglior esempio: Toro scatenato

Robert De Niro

Robert De Niro in Re per una notte

Il rapporto tra regista e attore è essenziale per qualsiasi film, ma non tutti gli accoppiamenti sono in grado di raggiungere la stessa chimica pura che è stata forgiata tra Martin Scorsese e Robert De Niro. Il loro legame cinquantennale va oltre lo schermo. Sulla scia delle critiche negative rivolte al suo dramma musicale del 1977, New York, New York, Scorsese toccò momentaneamente il fondo nella sua iniziale carriera e nella sua vita personale. De Niro, in parte, ha sfidato il regista a tornare alle sue ambizioni e ad andare avanti realizzando Toro Scatenato, diventato poi una pietra miliare della cinematografica della coppia.

L’attore Robert De Niro ha regalato a Scorsese alcune delle migliori interpretazioni della sua carriera, che a loro volta hanno contribuito a definire alcuni dei migliori film della carriera di Martin. Da Taxi Driver negli anni Settanta, a Toro Scatenato negli anni Ottanta fino al recentissimo Killers of The Flower Moon, questo duo rimane quanto più dinamico possibile. Con tutti i film di Scorsese in cui si trova, tuttavia, fa strano non vedere De Niro apparire in qualsiasi momento durante The Departed o Gangs of New York, infatti il leggendario attore ha rifiutato entrambe le potenziali collaborazioni.

Miglior esempio: Robert De Niro apparso in 10 lungometraggi e un cortometraggio

Violenza

The Departed Leonardo DiCaprio

Uno degli temi più evidenti nei film del regista italoamericano è non fuggire dalla violenza sullo schermo. Spesso riflettente del suo passato personale, degli incidenti e i casi di violenza a cui ha assistito crescendo nel quartiere di Little Italy. Martin Scorsese in genere mette in mostra la brutalità non per glorificarla, ma per illustrare le dure verità nelle storie che racconta.

Anche nei suoi primi lavori, come nel suo cortometraggio The Big Shave, le scene scioccanti di sangue servivano a commentare il lato oscuro del comportamento umano. In The Departed – il bene e il male, ad esempio, usa la violenza per ritrarre le conseguenze cicliche dei peccati dei suoi personaggi, mentre in Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno fa luce sulla realtà della mafia di basso livello. È interessante notare che la creazione di quest’ultimo citato è stata aiutato dal leggendario Francis Ford Coppola, che ha contribuito a finanziare il film.

Miglior esempio: Mean Streets – Domenica in chiesa, lunedì all’inferno 

Temi religiosi

Andrew Garfield Silence

Il regista provenendo da un ambiente cristiano cattolico dedica una gran parte della sua rappresentazione del soggetto sotto forma d’immagini e temi incentrati su Cristo. Il regista ha confermato quest’anno, durante una conferenza stampa, che continuerà in questa esplorazione, affermando ” ho risposto all’appello agli artisti del Papa nell’unico modo che conosco: immaginando e scrivendo la sceneggiatura di un film su Gesù”.

In Silence del 2016, questi temi vengono portati alla luce attraverso la storia di due missionari cristiani la cui fede scelta minaccia le loro vite. Nel controverso L’ultima tentazione di Cristo, il tema della religione è il veicolo attraverso il quale Scorsese contempla l’idea stessa dell’umanità. Sebbene il film sia stato accolto positivamente dalla critica, il suo contenuto (che si prende molte libertà con il testo su cui è basato) ha fatto frusciare le piume tra il pubblico cristiano per non dire altro, facendolo condannare da molte figure influenti, inclusa la stessa Madre Teresa.

Miglior esempio: Silence 

Protagonisti moralmente corrotti

The Departed cast

Anche se molti spettatori sembrano dimenticarlo, il protagonista di una storia non deve assolutamente essere rappresentato come un eroe o addirittura come una brava persona, cosa che Martin Scorsese sa fin troppo bene. Osservando i personaggi principali della sua filmografia, sarebbe difficile trovare molti tipici eroi di Hollywood nella sua lista di protagonisti.

Da uno stalker egocentrico e assassino Travis Bickle, allo spregiudicato broker newyorkese Jordan Belfort, i protagonisti di Scorsese non sono proprio persone con cui vorresti essere amico in realtà. Per non parlare dei protagonisti dei suoi film sulla mafia, che sono nobili proprio come ci si aspetterebbe. Ciò che spesso distingue questi personaggi, tuttavia, è la loro complessità. Che si tratti del loro ingegno, del loro fascino, di uno stile di vita apparentemente invidiabile o semplicemente di un fattore “interessante”, spesso c’è qualcosa in queste figure che almeno le rende interessanti da guardare mentre fanno cose, ovviamente, terribili.

Miglior esempio: The Departed

Turpiloquio

The Wolf of Wall Street film

Scorsese ha utilizzato efficacemente un linguaggio volgare e turpiloquio per intensificare alcuni dei momenti più intensi dei suoi film, così come alcuni dei più divertenti. Il migliore esempio della sua lunga filmografia è The Wolf of Wall Street, ad un certo punto deteneva il record mondiale per il maggior numero di “fanculo” in un singolo film, con l’incredibile cifra di 569 nel corso dei suoi 180 minuti di durata. Un articolo di Vulture divide addirittura ulteriormente la volgarità di The Wolf of Wolf Street, dal numero totale di parolacce presenti nel film che sono ben 687 al personaggio più profano cioè Jordan con 332 bestemmie.

Miglior esempio: The Wolf of Wall Street 

Storie vere

Killers of the Flower Moon recensione film

Sebbene abbia crediti di scrittura su alcuni dei suoi lavori migliori, anche lo stesso Scorsese ha parlato di come non si considera uno scrittore. Piuttosto, discute apertamente di come tende ad essere attratto dalle storie degli altri, come evidenziato dal fatto che molti dei suoi film sono basati su fatti reali.

Molti dei suoi film polizieschi sono ispirati da persone e luoghi in cui è cresciuto, il che aiuta le sue storie a raggiungere un livello di autenticità che non è facile da falsificare. Al di fuori delle sue esperienze personali, attinge anche da storie vere trovate nei libri, come ha fatto con Killers of the Flower Moon, L’età dell’innocenza, Shutter Island e Silence.

Miglior esempio: Killers of the Flower Moon

Narrazione e voce fuori campo

Taxi Driver Cannes

Un altro espediente cinematografico che può funzionare per rendere un film più ricco dal punto di vista narrativo o sorprendentemente banale è l’uso della narrazione. Nelle mani di un regista come Scorsese, però, è praticamente sempre la prima cosa. L’uso di gran lunga più famoso della narrazione nei suoi film è in Quei bravi ragazzi , che si rivela una scelta efficace fin dalla scena iniziale.

Come altri aspetti del film, lo rispecchia anche in The Irishman con la voce fuori campo di Frank Sheeran. In Taxi Driver, la tecnica aiuta a mettere gli spettatori nella mente di un uomo che si è illuso fino alla follia. In The Wolf of Wall Street , la voce fuori campo è usata per mostrare il narratore del tutto inaffidabile della storia, facendo sì che il pubblico si chieda se loro stessi non si siano lasciati ingannare dall’uomo d’affari.

Miglior esempio: Taxi Driver 

Umorismo nero

Rosanna Arquette in Fuori orario

Il primo posto di questa classifica dei 10 marchi nel cinema di Martin Scorsese è quello per l’umorismo nero. Sebbene abbia realizzato film su alcuni degli aspetti più oscuri e riprovevoli delle persone e della società in cui vivono, in qualche modo Martin riesce a incorporare alcuni momenti stranamente divertenti in molti di essi. Questo è probabilmente il momento migliore per far luce su Fuori orario, la divertente commedia dark di Scorsese della metà degli anni Ottanta. Anche se quasi nulla di ciò che accade al protagonista, di questa folle avventura in una notte, sarebbe divertente se accadesse a qualcuno nella vita reale, è così divertente guardarlo come finzione.

Questo è il caso di altri titoli di Scorsese come l’assurdamente satirico The Wolf of Wall Street e anche The Departed. Se mai ci fosse qualche dubbio sul fatto che Martin a volte non tenga a mente l’umorismo mentre realizza anche le scene più violente, la rivisitazione di Spike Lee di una risata che hanno condiviso, durante la realizzazione di un momento particolarmente raccapricciante, è la prova che sa esattamente cosa sta facendo.

Miglior esempio: Fuori orario

Silent Night – Il silenzio della vendetta, la recensione del nuovo John Woo

Salutiamo con entusiasmo il ritorno in sala di un maestro come John Woo, regista che negli anni ha regalato al pubblico emozioni e divertimento e che oggi torna con un film dei suoi. Al cinema dal 30 novembre – distribuito da Plaion Pictures – il suo ultimo Silent Night – Il silenzio della vendetta mette ben in chiaro, sin dal titolo, cosa aspettarsi, anche se non del tutto. Ché con il folle artigiano dell’action di A Better Tomorrow e The Killer, Face/Off, Broken Arrow e Mission: Impossible II c’è poco da fidarsi. E infatti, anche in questo caso, il revenge Movie dominato da un Joel Kinnaman ammutolito supera la tradizione i canoni del genere per andare all’essenziale in una operazione coraggiosa e interessante, anche se non del tutto riuscita, che i fan apprezzeranno sicuramente.

La trama di Silent Night – Il silenzio della vendetta

Al centro della vicenda, come in molti film del genere, un padre di famiglia, che durante una sparatoria tra bande vede ucciso davanti ai suoi occhi il piccolo figlio. Un colpo insostenibile, che lo fa impazzire e che lo spinge all’inseguimento dei responsabili. Pur ferito mortalmente alla gola e costretto al silenzio, l’uomo si riprende e, deciso a vendicarsi, inizia un duro addestramento per prepararsi per un confronto finale che possa rendergli giustizia dopo un anno di sofferenza… la sera della vigilia di Natale.

Natale di sangue

La prima reazione alla visione di questo Silent Night potrebbe esser simile al morettiano “Vago per la città cercando di ricordarmi chi aveva parlato bene di questo film“, ma sono molte le domande che il film di John Woo lascia nello spettatore, anche il meglio disposto nei suoi confronti, anche il più conquistato da un inizio davvero intrigante e spettacolare. Nel quale è difficile non restare ipnotizzati dal primo piano della renna (sonaglio incluso) sul maglione insanguinato indossato dal protagonista e trattenere il respiro per la sua folle corsa, prima ancora di scoprirne le ragioni.

Curiosità rapidamente soddisfatte, almeno queste, prima di essere gettati in un’esperienza senz’altro unica, per quanto prevedibile. Dopo tanti revenge movie, facile intuire l’origine del male e la destinazione che attende noi e l’innominato vendicatore (del quale scopriremo solo il cognome, su una lapide), meno il percorso. Nel quale racconto ed equilibrio sembrano esser stati sacrificati sull’altare della partecipazione, emotiva o meno, sicuramente obbligata.

silent night filmJoel, giustiziere silenzioso

Woo sceglie di non infarcire l’azione di inutili chiacchiere, anzi, di eliminarle del tutto, affidando all’ex Robocop un ruolo per prepararsi al quale l’attore ha cercato – invano – di non parlare per due mesi di riprese. Una scelta coraggiosa, quella di abbandonare ogni dialogo (o quasi), fedele alla tendenza del regista di ridurre all’essenziale le dinamiche messe in scena, che si rivela la trovata più interessante del film, nel quale la scansione del tempo e delle emozioni è affidata ai suoni, con il battito del cuore e le reazioni del protagonista a costruire una storia parallela a quella che vediamo svilupparsi sullo schermo, a farci vivere il suo dramma dall’interno.

Peccato, semmai, che la soluzione trovata – insistita oltre il prevedibile, con pro e contro immaginabili – non porti con sé una altrettanto netta semplificazione di esclamazioni al limite del ridicolo (forse figlie del doppiaggio?), retorica e didascalismi (dal braccio martoriato dalla droga della povera ragazza della gang agli stralci degli articoli di cronaca che lo riguardano o lo smielato finale). Elementi non inediti per Woo, che un certo gusto per certa ‘chiarezza’ a tutti i costi l’ha sempre avuto, ma che qui diventano superflui e fiaccano uno svolgimento già in difficoltà per la mancanza strutturale di narrativa nel quale a scene notevoli e ammiccamenti tanto cari ai produttori (gli stessi di John Wick) si alternano twist insensati e inutili ridondanze.

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