L’attesissimo Eternals si
preannuncia come una vera e propria sfida per il MCU, dal momento che il film non
solo introdurrà tutta una serie di personaggi con i quali il
pubblico generalista potrebbe non avere alcuna familiarità, ma
anche perché l’approccio della regista Chloé Zhao
sembra essere stato molto più radicato ed empatico rispetto ai
precedenti film dei Marvel Studios.
Inoltre, il film vanta un cast
davvero impressionante, che annovera tra gli altri anche
Angelina Jolie,
Richard Madden,
Gemma Chan,
Kumail Nanjiani,
Salma Hayek e
Kit Harington. Proprio quest’ultimo, durante una
recente intervista con
Total Film, ha rivelato di non sapere quale sarà il futuro di
Dane Whitman/Black Knight, il personaggio che interpreterà nel
cinecomic. Tuttavia, pare che la star di Game of
Thrones sia realmente interessata ad avere un futuro nel
MCU.
“Non ho idea se il mio
personaggio avrà un futuro oppure no. Avevo letto qualcosa a
proposito di chi potrebbe diventare. Quindi, c’è sicuramente la
possibilità per una traiettoria più lunga”, ha spiegato
Harington. “Io lo spero. Penso che Eternals sia solo la punta dell’iceberg per il mio
personaggio. Ma davvero, non so cosa accadrà. Sono all’oscuro,
esattamente come tutti gli altri. Cerco di non pensare troppo al
futuro, e questo riguarda qualsiasi progetto che mi vede coinvolto.
Anche quando facevo Game of Thrones, ad esempio, e stavamo girando
la sesta stagione, non ho mai pensato che la settima poteva
realmente accadere!”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Uscito al cinema nel 1999,
American Pie è rapidamente diventato un
cult epocale, nonché un grandissimo successo al box office. Il
film, scritto da Adam Herz e diretto da
Paul e ChrisWeitz, combina in sé una serie di stereotipi
sull’adolescenza statunitense, arricchiti però da situazioni
comiche entrare ormai a far parte dell’immaginario comune. Da lì si
è poi sviluppata una saga che conta ad oggi quattro capitoli
principali e cinque lungometraggi spin-off. Dopo che anche
American Pie 2 si affermò come un grande successo, nel
2003 è arrivato quello che rappresenta la conclusione di una
trilogia, ovvero American Pie – Il
matrimonio, diretto da Jesse Dylan
(figlio del celebre Bob).
In questo terzo film vengono a
mancare alcuni dei personaggi principali dei precedenti due, come
Oz, Sherman, Jessica e Heather, queste ultime due rispettivamente
interpretate da Natasha Lyonne e Mena
Suvari. Nonostante ciò, però, il film rimane fedele ai
canoni della saga, presentando una serie di situazioni assurde e al
limite del volgare condite tuttavia da buoni sentimenti di fondo.
Il gruppo di amici protagonisti conosciuti grazie ai primi due film
è ora cresciuto e si trova a vivere nuove esperienze, senza però
perdere la goliardia che li ha sempre caratterizzati. Anche
American Pie – Ilmatrimonio si affermò come un
grande successo, con un incasso di oltre 230 milioni.
Il nome della saga è ormai
memorabile e vanta numerosi fan in tutto il mondo. Impossibile non
vedere dunque anche questo memorabile terzo capitolo, il quale nove
anni dopo ha avuto un ulteriore sequel intitolato American Pie: Ancora
insieme, vera e propria reunion del cast originale. Prima
di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
American Pie – Il matrimonio: la trama del film
Conclusi gli studi al college,
Jim è ancora innamoratissimo della stravagante
Michelle, con la quale si appresta ora a convolare
a nozze. Mentre i due tentano di organizzare qualcosa di sobrio e
privo di eccessi, aiutati dagli amici Kevin,
Finch e Cadence, la sorella di
Michelle, Steven Stifler ha invece altri piani.
Non potendo credere, né accettare, che il tempo sia passato
portando lui e i suoi amici dall’essere lupi da festa a uomini
pronti al matrimonio, egli intende dar vita almeno ad un’ultima
folle avventura. Proprio per via della sua tendenza agli eccessi,
però, Jim decide di non invitarlo al matrimonio.
Stifler, tuttavia, riesce ad
autoinvitarsi con la promessa di comportarsi bene. Il patto,
ovviamente, non dura a lungo, e ben presto Stifler svela le sue
vere intenzioni dando vita ad un addio al celibato particolarmente
pericoloso per il matrimonio di Jim. Quando la situazione sembrerà
prendere brutti risvolti, Stifler e gli altri dovranno a quel punto
rimediare agli errori, cercando di salvare la relazione di Jim. Con
un susseguirsi di situazioni esilaranti e disastrose, il gruppo di
amici capirà anche di non aver perso la propria voglia di fare
festa e stare sempre insieme.
American Pie – Il matrimonio: il cast del film
Come anticipato, diversi degli
interpreti principali dei primi due film non hanno qui ripreso il
loro ruolo. Jason Biggs, però, torna ad
interpretare l’immancabile Jim Levenstein, mentre Alyson
Hannigan riprende per la terza volta il ruolo di Michelle
Flaherty. Oltre alla saga di American Pie, l’attrice è
particolarmente nota per aver interpretato Willow in Buffy
l’ammazzavampiri e Lily in How I Met Your Mother.
Eddie Kaye Thomas, invece, torna ad interpretare
un altro dei personaggi iconici della saga, ovvero Paul Finch.
Thomas Ian Nicholas, infine, è Kevin Myers, il
ragazzo più ordinato e organizzato del gruppo. In questo terzo
film, tuttavia, il personaggio ha avuto meno rilevanza rispetto
agli altri della saga.
Seann William
Scott, divenuto celebre per il ruolo di Steve Stifler e
visto in quell’anno anche in Il tesoro
dell’Amazzonia, si era detto non certo di riprendere il
personaggio per un terzo film. Quando gli fu proposta la
sceneggiatura, dove Stifler ha un ruolo molto maggiore rispetto
agli altri capitoli, egli decise però di accettare. Ad interpretare
Cadence, la sorella di Michelle, vi è l’attrice January Jones,
divenuta poi celebre per il ruolo di Betty Draper in Mad
Men. L’immancabile Eugene Levy torna ad
interpretare Noah Levenstein, il padre di Jim. Ad oggi, egli è
l’unico attore ad aver recitato in tutti i film della saga.
Jennifer Coolidge, divenuta un’icona con il ruolo
della mamma di Stifler, riprende il personaggio anche in questa
occasione.
America Pie – Il matrimonio: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. American Pie – Il
matrimonio è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Chili, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 13
settembre alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Vi ricordiamo che Hawkeye
fa parte della prima ondata di serie tv prodotte dai Marvel Studios che avrebbero dovuto uscire
su Disney+ a
partire dall’autunno 2020. Il primo spettacolo doveva essere
stato The Falcon and The
Winter Soldier, ma la serie è stata ritardata a causa
della pandemia di coronavirus che ha colpito la produzione. Altre
serie tv includono WandaVision (sempre
nel 2020?), Loki (primavera
2021) oltre a Hawkeye. Tutti
vedranno i thespian del grande schermo che completano la serie.
Ariaferma
è uno dei lungometraggi presentato fuori concorso alla 78esima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il regista
Leonardo Di Costanzo era già stato nel 2012 al
Lido di Venezia per la sezione Orizzonti con l’opera
L’intervallo che gli fece
aggiudicare il David di Donatello come miglior regista
esordiente.
Di formazione
documentaristica, Di Costanzo nel corso dei suoi lavori si è sempre
focalizzato sulla situazione campana ferita dalla Camorra, senza
però raccontarne necessariamente la violenza e la brutalità, quanto
il sottofondo del mondo che vi abita accanto, e questo in
particolar modo nel momento in cui si è avvicinato al cinema di
finzione.
Ariaferma, la trama
Ariaferma
ha un’ambientazione e un contesto leggermente differenti rispetto
alle scelte che il regista ha fatto fino ad oggi. La storia si
svolge all’interno di un carcere non realmente esistente, in un
luogo non meglio identificato, ma che parrebbe essere la Sardegna.
Appena svuotato per essere poi definitivamente chiuso, vi viene
effettuato il trasferimento di tutti i detenuti tranne dodici (tra
questi Silvio Orlando, Salvatore Striano e Pietro Giuliano), che
non possono essere immediatamente spostati perché la loro
destinazione è in un posto sovraffollato.
La vecchia direttrice
(Francesca Ventriglia) convoca allora alcuni della
polizia penitenziaria che prima erano impiegati lì
(Toni
Servillo, Fabrizio Ferracane e
Leonardo Capuano), felici perché se ne sarebbero
andati a breve, comunicandogli invece la notizia del loro
temporaneo trattenimento, che accolgono chiaramente con sorpresa e
riluttanza.
Da quel momento inizia il
nuovo assestamento che comporterà la riorganizzazione di equilibri
interni ed esterni, tra carcerati e secondini. Ed è
interessantissimo il modo in cui viene tradotto attraverso gli
screzi tra i poliziotti che increduli a volte rintuzzano le
iniziative del capoposto (Servillo), perché spontaneamente le
distanze si allentano e a momenti capita di rendersi conto di
essere comunque tutti esseri umani.
Toni Servillo è sempre gigantesco nel rendere
qualunque personaggio, ed è evidente che tanta della forza del film
si regga sulla sua interpretazione. Il canto e controcanto
principali del film son quelli tra lui e Silvio Orlando, che fa la parte del detenuto
malavitoso Carmine Lagioia, e da una necessità parte una convivenza
forzata da cui crescono piccoli spiragli di un’umanità in più. È
vero che i ruoli non si possono abbattere, così come è vero che la
ragione per cui gli uni e gli altri si trovano lì, ovviamente non è
la stessa, e non è un facile e tediante romanticismo che vuol tirar
fuori Leonardo Di Costanzo.
Ma la tenerezza di
determinati episodi che si verificano, che coinvolgono per lo più
il detenuto Fantaccini (Pietro Giuliano) in
contrasto con un altro ottimo interprete come Fabrizio Ferracane –
che fa il poliziotto cattivo Franco Coletti – sono una scusa ideale
per il regista di provare a fare il quadro di un micro mondo in cui
si aprono gli occhi e, anche se né il passato né il futuro si
possono gestire, nel presente basta davvero un minimo gesto di
conforto a far la differenza tra il sollievo e la disperazione.
Servillo e Orlando sono il centro del racconto
Una cosa certa è che la
struttura del film è interamente avvolta attorno agli attori
Servillo e Orlando, il primo conferisce personalità
a tutto ciò che fa, come una sorta di Re Mida, tanto che persino il
boss Carmine Lagioia ne subisce il carisma attoriale, e non sempre
questo risulta coerente con il ruolo che gli è stato affidato.
Nell’essere una piacevole
fiaba color ruggine e cemento, a tratti fa affacciare sull’amarezza
del mondo che racconta. Ma non in maniera continuativa, tant’è che
capita a volte di dirsi che sì, sarebbe bello.
Ma, se la credibilità a
volte tentenna, è sempre adorabile assistere alla creazione di una
storia anche solo grazie al modo in cui viene resa dal cast. L’idea
di Di Costanzo è fondamentalmente buona, ma risulta
complessivamente debole nella sua realizzazione finale.
A cinquant’anni
dall’uscita di Morte a Venezia di Luchino
Visconti, Il ragazzo più bello del mondo esplora
la dimensione privata di Björn Andrésen, che fu Tadzio nel
film. In sala dal 13 settembre, distribuito da Wanted
Cinema, con Films Boutique, Juno Films,
Mantaray Film, il documentario diretto da Kristina
Lindström e Kristian Petri ha partecipato al Sundance
Film Festival 2021.
La storia di
Björn Andrésen
Il ragazzo più bello
del mondo è la storia di un quindicenne svedese che incontra
improvvisamente il successo sulla sua strada, un giorno del 1970,
quando Visconti arriva a Stoccolma per cercare l’interprete
di Tadzio nel suo prossimo film, Morte a Venezia. Cerca un
ragazzo biondo dallo sguardo enigmatico e quando Bjorn appare di
fronte a lui, capisce di aver trovato la persona giusta. Da allora
la vita del giovane Björn Andrésen cambia
completamente. È destinato a diventare un idolo dell’occidente e
non solo. Ma chi era Björn prima del successo? Un ragazzo
introverso e amante della musica, voleva suonare. Dopo la morte
della madre, frequenta il collegio. Poi, cresce con la nonna, che
vuole farne una celebrità ad ogni costo. L’incontro con Visconti e
il successo precoce travolgono un ragazzino ancora adolescente.
L’industria del cinema lo sfrutta finché può e lui diventa quasi un
oggetto in mani altrui. Gira il mondo: Parigi, Londra e perfino il
Giappone. È una vera star e la sua bellezza diventa iconica.
Infine, l’oggi. Dopo un matrimonio, una figlia, Robine, e
un’altra tragica perdita, Björn vive in un piccolo appartamento in
affitto a Stoccolma e alterna periodi di buio a periodi più sereni.
Ha una compagna, Jessica, che lo sostiene, e ha recuperato
il rapporto con Robine. Questo viaggio a ritroso nei luoghi della
sua giovinezza, lo aiuterà forse a riconciliarsi con sé stesso e
con quel turbolento periodo della sua vita.
Il ragazzo più bello
del mondoillumina ciò che è sconosciuto
Alzi la mano chi non si è
chiesto almeno una volta nella vita: come mai i protagonisti dei
manga giapponesi anni ’70 sono spesso biondi, con gli occhi
azzurri? Cioè, hanno lineamenti marcatamente occidentali, anziché
nipponici? Il ragazzo più bello del mondo ha la
risposta. Il volto angelico e diafano di Björn Andrésen, che
ebbe un successo clamoroso in Giappone, ha ispirato un’intera
generazione di disegnatori di manga. Parola di Riyoko Ikeda,
creatrice di Lady Oscar. Vedere per credere. Questa chicca è
solo un esempio dell’approccio adottato ne Il ragazzo più
bello del mondo. Se un documentario può dirsi pienamente
riuscito è proprio perché fa luce su qualcosa di misconosciuto.
Adotta una prospettiva nuova. È ciò che fa il lavoro di
Lindström e Petri: si muove dalla superficie
all’essenza, lascia il personaggio per raccontare l’uomo Björn
Andrésen. È un’operazione di restituzione quella che i registi
fanno nei confronti di Bjorn. Dal documentario emerge infatti come
il ragazzo sia stato trattato alla stregua di un oggetto da
sfruttare, spremuto dall’industria cinematografica e dai manager di
mezzo mondo, che hanno visto in lui, giovane, bello e inquieto, la
gallina dalle uova d’oro.
Un uso sapiente delle
fonti visive e dei mezzi espressivi
Dal punto di vista
stilistico, il lavoro è un interessante mix di fonti e formati: le
riprese di oggi, i filmati in super 8 con la cinepresa della nonna
sul set di Morte a Venezia, i filmati ufficiali dal
set, le interviste a Visconti, la
premiere del film a Londra, a marzo 1971, in cui il regista
dichiara per la prima volta che Björn è “il ragazzo più bello
delmondo”, definizione che lo avrebbe accompagnato per
sempre. Due mesi dopo, Cannes. Accanto a questo, la dimensione più
intima: le poesie della madre e vecchi audio di Björn e
della sorella Annike bambini, con la madre. Quest’alternanza
vivacizza la narrazione, la rende varia e compone un mosaico che
restituisce un quadro per la prima volta completo dell’uomo. La
fotografia di Erik Vallsten contribuisce in modo
determinante a delineare l’atmosfera del racconto e attraverso il
contrasto tra luce e ombra si fa metafora dell’interiorità del
protagonista. Anche le musiche di Anna Von Hausswolff e
Filip Leyman accompagnano bene questo viaggio intimo. Il
film mostra lo stesso Björn, che è musicista oltre che
attore, suonare e cantare.
Un viaggio concreto e
intimo assieme al protagonista
Il ragazzo più
bello del mondo è un viaggio nel senso letterale del
termine, perché Björn torna nei luoghi della sua giovinezza, ma è
anche metaforico, interiore, estremamente sentito, dal valore forse
catartico. Andrésen torna ad incontrare chi fu con lui protagonista
di quel periodo, vecchi conoscenti e amici, ma finalmente ha spazio
per raccontare alla telecamera come si sentiva, cosa ha vissuto
realmente, al di là delle apparenze. Frasi come “Ero
dannatamente solo”, oppure, in riferimento al periodo che seguì
la presentazione del film a Cannes: “Lì tutta la baraonda ha
avuto il sopravvento. Il circo ha avuto inizio”. “Era come se
avessi uno stormo di pipistrelli attorno a me tutto il tempo. Un
incubo!” non possono non restare impresse e far
riflettere.
Traumi e lutti non
elaborati
Ciò che colpisce, poi, è
scoprire una famiglia i cui componenti tendono a nascondere sé
stessi agli altri, soprattutto il loro malessere. Dove i problemi
non vengono affrontati, ma taciuti e gli eventi traumatici restano
tali perché mai elaborati. Nella vita di Björn il primo grande
trauma è la scomparsa e la morte della madre, che lui definisce:
“una cercatrice, una bohemien con un’anima artistica”.
Fotografa, poetessa, pittrice, giornalista, con una galleria
d’arte, modella per Dior. Il suo allontanamento e la sua morte
restano misteriosi. E in famiglia, come lui steso afferma, non se
ne parlò mai. Stessa scelta era stata fatta riguardo al padre di
Björn, e ancora oggi lui non conosce la sua identità. Una famiglia,
insomma piena di segreti e di non detti, dove nascondere e
rimuovere sembra essere un’abitudine. Lo spettatore può solo
immaginare quanta sofferenza questo abbia provocato al giovane
protagonista. A ciò si aggiunge, in età adulta, il dolore per la
morte del secondo figlio, Elvin, che lo ha portato alla depressione
e all’alcolismo.
Il ragazzo più
bello del mondo, però, non punta al facile pietismo, ma è
avvincente e spontaneo, proprio come il suo protagonista, che oggi
di sé semplicemente dice: “Non mi sono mai considerato un
attore. È andata così e basta”.
Non una celebrazione
di Visconti
Quel che nel film non si
trova, e chi se lo aspetta resterà deluso, è una celebrazione di
LuchinoVisconti a 50 anni dall’uscita di Morte a
Venezia, che viene sì descritto come una figura
carismatica: “Forte, severo, austero, spietato”, ma è
lasciato sullo sfondo, per lasciare spazio alla figura di Andrésen.
I due registi svedesi propongono un viaggio nel dietro le quinte di
Morte a Venezia, nella vita del giovane protagonista,
restituendo a Björn uno spazio d’espressione libera e alla sua
storia un po’ di verità.
Johnny Depp sarà ospite nella XIX edizione di
Alice nella Città, la sezione autonoma e parallela della
Festa del Cinema di Roma, dedicata agli esordi, al talento e
alle nuove generazioni diretta da Fabia Bettini e
Gianluca Giannelli, in programma dal 14 al 24 ottobre
2021 in due location d’eccezione: l’Auditorium Parco della
Musica e, da quest’anno per tutta la durata della
manifestazione, anche l’Auditorium della Conciliazione, che
già nel 2019 aveva ospitato la première europea di Maleficent – Signora del Male alla presenza di Angelina Jolie e Michelle Pfeiffer.
Johnny Depp arriverà nella Capitale
per presentare “Puffins”, la web-serie animata
prodotta da Iervolino & Lady Bacardi Entertainment e
spin-off del film d’animazione “Arctic – Un’avventura
glaciale”. Unica nel suo genere, la serie è formata da 250
episodi realizzati in formato mobile-short content, della durata di
cinque minuti ciascuno, alla quale l’attore ha partecipato
prestando la propria voce e i propri tratti somatici alla
pulcinella di mare protagonista: Johnny Puff.
Johnny Depp a Roma ospite di Alice nella Città
La serie è incentrata sulle
avventure vissute da Johnny e dal suo gruppo di simpatici amici,
Tic e Tac, Didi e Pie, che vivono con la loro tribù di Puffin nella
grande e tecnologica Tana di Otto, tricheco, abile ingegnere
e collezionista. Tante missioni ma anche vicende legate alla vita
quotidiana, all’interno delle quali si avrà modo di parlare ai
bambini di alcuni temi importanti come l’inquinamento e
la salvaguardia ambientale. La divulgazione e la
sensibilizzazione saranno quindi il doppio scopo della serie che
saprà intrattenere il giovanissimo pubblico divertendolo grazie a
una successione di esilaranti gag.
Amatissimo dal pubblico di Alice
nella Città, che da anni chiede di incontrarlo, Johnny Depp sarà a
Roma anche per un omaggio legato ai personaggi che ha interpretato
e che sono riusciti a entrare nell’immaginario di diverse
generazioni, rendendolo uno degli attori più amati di sempre da
“Edward mani di forbice” a “La fabbrica di
cioccolato”, passando per la serie cinematografica “I Pirati
dei Caraibi” e ancora “Alice in Wonderland”, “Alice
attraverso lo specchio” e “Neverland – Un sogno per la
vita”.
Come spiega il produttore Andrea
Iervolino, presidente di ILBE, “si tratta della prima
partecipazione dell’attore a un prodotto short-content, un progetto
nuovo e avanguardista. Siamo orgogliosi che una figura del calibro
di Johnny Depp abbia creduto nel nostro progetto e ne faccia parte
attivamente, condividendo con la produzione idee e spunti creativi
che daranno sicuramente un valore aggiunto ai Puffins”.
I Direttori di Alice nella Città,
Fabia Bettini e Gianluca Giannelli, commentano:
“Ci sono attori che risultano inscindibilmente legati ad alcuni
dei personaggi che hanno interpretato nella loro carriera e
viceversa: Edward mani di forbice, Jack Sparrow, Willy Wonka,
hanno vissuto avventure così epiche grazie anche al carisma di
Johnny Depp. Attori come lui hanno dato anima e corpo a personaggi
entrati nell’immaginario del pubblico di diverse generazioni e per
questo, nonostante il tempo che passa, rimangono tra i più amati e
iconici di tutti i tempi.”
Il quinto episodio della serie
What If… ? ci ha mostrato un mondo in cui la
Terra e i suoi eroi più potenti sono rimasti vittime di un virus
zombi. L’arco narrativo “Marvel Zombi” è stato uno dei più
amati dai fan fin dalla sua uscita nel 2005/2006, ed è stato
divertente vedere quella miniserie a fumetti prendere vita sul
piccolo schermo. Naturalmente, anche quest’episodio –
così come quello su Doctor Strange – pone alcune grandi domande
sull’intero MCU. Scopriamo grazie a Screen
Rant quali sono le principali…
Quanto sono potenti gli zombi Marvel?
Come nei fumetti, gli zombi
Avengers di
What If… ? conservano tutti i poteri che gli eroi
possedevano prima di essere infettati. Zombie Captain America, ad
esempio, è ancora incredibilmente abile con lo scudo, Zombie
Scarlet Witch può ancora incanalare tutti i suoi temibili poteri
magici, Zombie Hawkeye è ancora un maestro nel tiro con l’arco e
così via.
Ma sono ancora tutti forti come lo
erano prima di trasformarsi? Questo non è chiaro. Ovviamente, le
loro funzioni cognitive sono in qualche modo diminuite, poiché
sembrano tutti ossessionati dal consumare i vivi. Tuttavia, i loro
istinti di combattimento sembrano essere in gran parte immutati,
come dimostrato dall’ingegnoso uso dei portali di Wong mentre cerca
di mangiare Banner. L’episodio non entra nei dettagli sulle
effettive capacità degli zombi, ma si potrebbe tranquillamente
affermare che non sono così potenti come lo erano prima
dell’esplosione del virus.
Bucky potrebbe davvero battere Captain America?
Forse la prova più ovvia
che gli zombi della Marvel non sono forti quanto le
loro controparti non infette è la facilità con cui, in
What If… ?, Bucky riesce a sconfiggere lo zombi Steve
Roger. La lotta va avanti e indietro per un po’, ma non passa molto
tempo prima che Bucky prenda il sopravvento e finisca rapidamente
il Cap infetto. Sembra ovvio che Bucky vinca, perché Zombie Captain
America è significativamente più debole. Ma è davvero l’unico
motivo?
Quando hanno luogo gli eventi di
Avengers:
Infinity War, Bucky ha molto più controllo di se stesso di
quanto visto in
Captain America: The Winter Soldier. È stato programmato
per essere l’arma definitiva dall’Hydra, ma ciò non significa che
fosse più forte mentre era sotto il loro controllo. In effetti, si
potrebbe sostenere che Bucky è diventato molto più potente dopo il
periodo trascorso a Wakanda. La domanda sorge, quindi, spontanea:
Bucky avrebbe potuto comunque battere Steve in quel punto della
timeline, anche se nessuno dei due fosse stato uno zombie?
Cosa è successo a zio Ben nel MCU?
Nel quinto episodio di
What If… ? viene menzionato lo zio Ben di Peter
Parker, un personaggio estremamente importante che è stato
completamente assente dal MCU fino a questo punto. Data
l’importanza dello zio Ben nella storia di Spider-Man, alcuni fan
non hanno mai accettato il fatto che il franchise non abbia reso
alcun vero tributo al personaggio. Nel quinto episodi, Peter
menziona lo zio Ben mentre parla di tutte le persone che ha perso
nella sua vita. È un momento toccante, ma apre anche a molte
domande sulla versione del personaggio del MCU. Nei fumetti, lo zio Ben è
stato ucciso da un ladro, dando a Peter la motivazione di cui aveva
bisogno per diventare davvero Spider-Man.
Chiaramente, è successo qualcosa di
altrettanto tragico nell’universo impostato dall’episodio di
What If… ?, ma non si sa esattamente cosa. Nei film con
Tom Holland, non è mai stato menzionato. Il MCU ha in parte stravolto la storia
delle origini di Spider-Man a causa dei due franchise
cinematografici che l’hanno preceduto, il che è stata una buona
decisione all’epoca. Ma ora che è stato confermato che lo zio Ben
esiste ed è morto nel MCU, è giunto il momento per i
Marvel Studios di fare un po’ più di chiarezza
in merito al suo vero destino.
Ant-Man è davvero un Avenger?
Durante uno dei momenti più
divertenti dell’episodio, Spider-Man fa un commento sulla scomparsa
di tutti i Vendicatori, provocando una risposta da parte di
Ant-Man, che invece è ancora in giro. La battuta si riferisce,
ovviamente, alla discutibile appartenenza di Ant-Man alla
prestigiosa squadra di supereroi.
Tecnicamente, Scott Lang è stato
trasformato in Vendicatore in Captain
America: Civil War quando è stato reclutato per combattere
al fianco di Steve Rogers. Era anche una parte fondamentale della
squadra di Avengers:
Endgame che ha guarito l’universo dopo lo schiocco di
Thanos. Ma Ant-Man è mai stato veramente un Vendicatore, o solo un
“appaltatore indipendente” che si è unito al team per un paio di
missioni? Il MCU non ha mai emesso un giudizio
definitivo sulla questione.
Hulk è invincibile?
Alla fine dell’episodio,
Bruce Banner si trasforma in Hulk per tenere a bada l’orda di zombi
mentre il resto della squadra fugge a Wakanda. In precedenza, è
stato dimostrato che il morso di uno zombi non può penetrare la
pelle dura di Hulk, e anche dopo essersi imbattuto in una
gigantesca massa di mostri, Hulk non viene mostrato sconfitto o
infetto.
What If… ? ha precedentemente dimostrato che Hulk può
davvero essere ucciso tramite un attacco interno ai suoi organi, ma
è davvero invincibile dall’esterno? L’episodio termina prima di
rivelare il suo destino, ma ci sono buone probabilità che Hulk sia
effettivamente sopravvissuto all’attacco.
Perché Scarlet Witch è così forte?
Scarlet Witch è sempre
stata ritratta come uno degli esseri più potenti dell’intero
universo Marvel, e ora
What If… ? l’ha anche resa l’unico personaggio conosciuto
in grado di resistere alla cura degli zombi. Presumibilmente,
questo è dovuto ai suoi poteri magici, che potrebbero essere in
grado di tenere a bada l’influenza della Gemma della Mente.
Un’altra risposta potrebbe essere la
seguente: poiché è stata essenzialmente creata dalla Gemma della
Mente, è già alla stessa frequenza; di conseguenza, la Gemma non ha
alcun effetto su di lei. Se Zombie Scarlet Witch può davvero
resistere al potere di una Gemma dell’Infinito, potrebbe davvero
essere il personaggio più potente dell’intero franchise. Il suo
ruolo in Doctor Strange
in the Multiverse of Madness potrebbe confermare questa
teoria
In Black Widow, Natasha si reca
a Budapest dopo aver ricevuto un messaggio dalla sorella Yelena,
con la quale ha condiviso l’esperienza della Stanza Rossa. In
seguito, si riuniscono alle loro figure genitoriali surrogate,
ossia Melina Vostokoff e Guardiano Rosso. Insieme, i quattro
distruggono la Stanza Rossa e cancellano un po’ di note rosse dai
loro rispettivi registri prima di dire addio a Natasha.
Nella scena post-credits, che si
svolge dopo gli eventi di Avengers:
Endgame, vediamo
Florence Pugh che si prepara a riprendere il ruolo di
Yelena nell’attesa serie Hawkeye in arrivo a novembre su Disney+. Ora, in una recente intervista
con
Firstpost, a Pugh è stato chiesto se ci sono dei personaggi
dell’universo Marvel a cui vorrebbe che Yelena si
unisse. La risposta dell’attrice riguarda i due personaggi forse
più cruciali dell’intera Fase 4 del MCU.
“Sono sempre stato incuriosito
da Scarlet Witch”, ha spiegato. “Mi piace che sia un altro
personaggio altrettanto bizzarro. Penso che se Yelena dovesse
imbattersi in qualcuno del MCU che è altrettanto supponente e
innamorato dell’idea di prendere a culi ognuno di loro, allora
penso che probabilmente troverebbe anche Loki molto interessante,
perché in un certo senso è quello che fa anche lui.”
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Fino ad oggi, a seguito soprattutto
degli eventi di WandaVision, ci sono state molte teorie
contrastanti sul ruolo che Scarlet Witch avrà nel film, se sarà
un’antagonista oppure uno degli alleati di Strange. Ora, la fonte
rivela che saranno trascorsi due anni dall’ultima volta che abbiamo
visto Wanda Maximoff nella serie Disney+, e sembra che il tempo che
l’Avenger ha trascorso a studiare il Darkhold abbia avuto un
impatto significato sulla sua prospettiva del mondo.
A quanto pare, il sequel di Doctor
Strange vedrà lo Stregone Supremo costretto a prendere una
decisione molto difficile: rispettare il giuramento di Ippocrate
che ha fatto in qualità di medico, ossia quello di non fare del
male, oppure uccidere “qualcuno” che sta mettendo a rischio la
realtà stessa. Quel qualcuno potrebbe essere proprio Scarlet Witch,
poiché sembra che “le azioni di Wanda costringeranno Stephen e
gli stregoni di Kamar-Taj (tra gli altri) a intervenire nel
tentativo di sottomettere Wanda”.
Il sito aggiunge che, finalmente, la
profezia di Agatha Harkness sul rischio che rappresenta Wanda si
avvererà nel sequel. Tuttavia, con l’aumentare dei poteri di
Scarlet Witch, la minaccia che rappresenta “sarà troppo grande
da gestire per qualsiasi persona”. Alla fine, Strange dovrà
scegliere tra tentare di salvare la vita di Wanda o farla finita,
“con il Multiverso che pagherà le conseguenze della sua
decisione”.
Sarà davvero così? Non
dimentichiamoci che alla fine di
WandaVision, abbiamo sentito Billy e Tommy, i figli di
Wanda, cercare la loro madre, quindi è probabile che saranno
proprio loro il motivo per cui Wanda viaggerà attraverso il
Multiverso, cosa che potrebbe mettere la realtà a serio rischio di essere
distrutta.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Il network americano
ABC ha diffuso il promo di The Good Doctor
5, l’attesa la prossima
quinta stagione della serie medica della ABC The
Good Doctor.
The Good Doctor 5
The Good Doctor 5
è la quinta stagione della serie tv The
Good Doctor creata da David Shore per il network
americano della ABC. La trama di The
Good Doctor 5 non è stata ancora resa nota.
In The Good Doctor
5 protagonisti Freddie Highmore come Dr. Shaun Murphy,
Antonia Thomas come Dr. Claire Browne,
Nicholas Gonzalez come Dr. Neil Melendez,
Hill Harper come Dr. Marcus Andrews,
Richard Schiff come Dr. Aaron Glassman,
Christina Chang come Dr. Audrey Lim, Fiona
Gubelmann nel ruolo del Dr. Morgan Reznick, Will
Yun Lee nel ruolo del Dr. Alex Park, Paige
Spara nel ruolo di Lea Dilallo e Jasika
Nicole nel ruolo del Dr. Carly Lever. La serie è di Sony
Pictures Television e ABC Studios. David Shore è il produttore
esecutivo e showrunner. Anche Daniel Dae Kim, Erin Gunn, David Kim
e Sebastian Lee sono produttori esecutivi. Gli ABC Studios fanno
parte dei Disney Television Studios, una collezione di studi
composta da 20th Century Fox Television, ABC Studios e Fox 21
Television Studios.
Il network americano della
ABC ha diffuso il promo di The
Rookie 4, la quarta attesa stagione di
The
Rookie.
The Rookie
4
The Rookie 4 è la
quarta stagione della serie tv
The Rookie creata da Alexi Hawley. The Rookie è basata
su fatti realmente accaduti, e segue John Nolan, un uomo di
quarant’anni, che diventa il debuttante più anziano del
dipartimento di polizia di Los Angeles. La serie segue John Nolan,
un uomo di quarant’anni, che si sposta dalla sua confortevole vita
in città a Los Angeles per perseguire il suo sogno di diventare un
agente del dipartimento di polizia di Los Angeles. Deve, però,
navigare nel pericoloso, umoristico e imprevedibile mondo di un
poliziotto “giovane”.
In The Rookie
4 protagonisti sono Nathan Fillion come John Nolan, Afton
Williamson come Talia Bishop, Eric Winter come Tim Bradford,
Melissa O’Neil come Lucy Chen, Richard T. Jones come Wade
Grey, Titus Makin come Jackson West, Alyssa Diaz come Angela
Lopez e Mercedes Mason come Zoe Andersen.
Il network americano CBS ha diffuso il trailer
“Haunting” di Ghosts,
la nuova serie tv con protagonisti con Rose McIver e Utkarsh
Ambudkar.
Ghosts, la serie tv
Ghosts
è la nuova serie tv americana creata da Joe Port e Joe Wiseman e
basata sul format UK della BBC.
La serie è una commedia a
telecamera singola sull’allegra giornalista freelance Samantha
(Rose McIver) e lo chef emergente Jay (Utkarsh Ambudkar), che
gettano al vento cautela e denaro quando decidono di convertire
un’enorme tenuta di campagna fatiscente che hanno ereditato in un
bed & breakfast, solo per scoprire che è abitato dai molti spiriti
dei residenti deceduti che ora lo chiamano casa.
Le anime dei defunti sono un gruppo
affiatato ed eclettico che include un impertinente cantante lounge
dell’era del proibizionismo, un pomposo miliziano del 1700, un
hippie degli anni ’60 appassionato di allucinogeni, un leader delle
truppe scout degli anni ’80 eccessivamente ottimista, un
esploratore vichingo ossessionato dal merluzzo 1009, un brillante
fratello finanziario degli anni ’90, un nativo sarcastico e
spiritoso del 1500, e una donna di società e moglie di un barone
rapinatore del 1800 che è l’antenato di Samantha, solo per citarne
alcuni. Ad aumentare l’ansia degli spiriti per i cambiamenti in
arrivo nella loro casa c’è la consapevolezza che Samantha è la
prima persona dal vivo che può vederli e ascoltarli.
Jesse Eisenberg ha interpretato il
celebre villain Lex Luthor in Batman
v Superman: Dawn of Justice del 2016, per poi apparire
nella seconda delle due scene post-credits di Justice
League: nella scena in questione si scopre che Lex
Luthor è riuscito ad evadere da Arkham e che ha assoldato il
mercenario Slade Wilson, alias Deathstroke, per mettere
insieme un proprio gruppo di supercriminali.
Adesso, in una recente intervista
con
ComicBookMovie, Jesse Eisenberg ha ricordato i tempi trascorsi
nei panni di Luthor e discusso in merito alla possibilità di
tornare, un giorno, ad interpretare il cattivo in uno dei prossimi
progetti del DCEU. Eisenberg ha ammesso che gli sarebbe piaciuto
interpretare di nuovo il personaggio, ma quando gli è stato chiesto
se si fosse lasciato l’antagonista alle spalle definitivamente, ha
risposto che non ha idea di quale potrebbe essere il suo futuro al
cinema.
“Probabilmente, sono l’ultima
persona a conoscere la risposta a questa domanda, perché non so
come prendano queste decisioni”, ha spiegato l’attore in
merito ad un eventuale ritorno del suo Luthor. “Sai, io
provengo dal teatro, dove reciti un ruolo anche 200 volte di
seguito e dove solo tu sai come ha funzionato davvero la tua
performance. Cosa posso dire… Mi piacerebbe interpretare di nuovo
il personaggio, ma non dipenda da me. Molto spesso capita che un
attore abbia voglia di interpretare di nuovo un personaggio, ma in
questo caso specifico è qualcosa che sfugge totalmente al mio
controllo.”
Di recente abbiamo visto Jesse Eisenberg di nuovo nei panni di Lex
Luthor in
Zack Snyder’s Justice League, la versione originale
del cinecomic ad opera di Zack Snyder, disponibile in Italia su Sky e
NOW. Nell’epilogo della
Snyder Cut è possibile vedere la scena girata in origine
con i personaggi di Luthor e Deathstroke (modifica in seguito per
la versione cinematografica), in cui il ricco e potente magnate
rivela a Slade Wilson la vera identità di Batman.
“Big Sky” riserva sorprese per la
seconda stagione
Big Sky 2
Big Sky 2 è la
seconda stagione della serie tv Big
Sky creata da David E. Kelley
per il network americano ABC. David E. Kelley sarà lo showrunner
della prima stagione. Basato sulla serie di libri di CJ Box, “Big
Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross Fineman, Matthew
Gross, Paul McGuigan, CJ Box e Gwyneth
Horder-Payton, ed è prodotto da 20th Television. 20th
Television fa parte dei Disney Television Studios, insieme a ABC
Signature e Touchstone Television. Big Sky in
streaming è disponibile su Star, il nuovo
canale per adulti di Disney+.
Quando i detective privati Cassie Dewell e Jenny Hoyt si
riuniscono per indagare su un incidente d’auto fuori Helena, nel
Montana, scoprono presto che il caso potrebbe non essere così
semplice come sembra. Mentre svelano il mistero dell’incidente, i
loro mondi si scontreranno con una banda di adolescenti ignari, un
volto civettuolo del passato di Jenny e un feroce outsider deciso a
trovare risposte. Basato sulla serie di libri di CJ Box e
interpretato da Kylie Bunbury e Katheryn Winnick, “Big Sky” va in
onda il GIOVEDI (10:01-11:00 EDT) su ABC.
La serie racconta
degli investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt
uniscono le forze con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny
Hoyt, per cercare due sorelle che sono state rapite da un
camionista su una remota autostrada nel Montana. Ma quando scoprono
che queste non sono le uniche ragazze scomparse nella zona, devono
correre contro il tempo per fermare l’assassino prima che un’altra
donna venga rapita. Big Sky vede protagonisti
Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
La regista Chloé
Zhao ha rivelato un aneddoto decisamente interessante in
merito alla genesi di Eternals,
il nuovo attesissimo film dei Marvel Studios che arriverà nelle sale a
novembre.
Come riportato da
Slash Film, di recente Chloé Zhao ha parlato
con Denis Villeneuve, regista dell’attesissimo
Dune, per il
noto magazine Harper’s Bazaar. Durante la conversazione tra i due
cineasti, Zhao ha confidato a Villeneuve che le piacerebbe lavorare
come assistente ad uno dei suo film e che, quando ha presentato ai
Marvel Studios la sua idea per
Eternals,
ha usato dei fotogrammi dei suoi film come riferimento. Zhao ha
giustificato la cosa dicendo di essere molto attratta dai regista
che hanno un legame molto forte con la costruzione di nuovi
mondi.
“Vorrei fare domanda per lavorare
come tua assistente su uno dei tuoi set”, ha dichiarato
Chloé Zhao rivolgendosi a Denis
Villeneuve. “Quando sono andato alla Marvel per presentare Eternals, ho usato dei fotogrammi dei tuoi film come
riferimento. Sono attratta dai registi che sono così riconoscibili
quando si tratta della costruzione di un mondo. Quando guardo i
tuoi film, anche se appartengono a generi diversi, da Prisoners a
Sicario, ad Arrival e Blade Runner 2049, sento davvero che sei
riuscito a costruire dei mondi talmente viscerali che mi sembra di
percepirli, quasi come se potessi toccarli.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, arriverà il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Dai creatori Ryan Murphy e Brad
Falchuk (il franchise di “American Horror Story”, “Nip/Tuck”), il
nuovo dramma procedurale 9-1-1
esplora le esperienze ad alta pressione di agenti di polizia,
paramedici e vigili del fuoco che sono spinti nei più situazioni
spaventose, scioccanti e al cardiopalma. Questi soccorritori devono
cercare di bilanciare il salvataggio di coloro che sono più
vulnerabili con la risoluzione dei problemi della propria vita. La
serie provocatoria vede la partecipazione della candidata all’Oscar
e all’Emmy Award Angela Bassett (“American Horror Story”, “Che
c’entra l’amore”) e l’attore candidato all’Emmy Award e al Golden
Globe Peter Krause (“The Catch”, “Six Feet Under “).
9-1-1 5
9-1-1 5 è la
quinta stagione della serie
9-1-1
creata da Ryan Murphy e Tim Minear per
il network americano FOX. Dai creatori Ryan Murphy e Brad
Falchuk (il franchise di “American Horror Story”, “Nip /
Tuck”), il nuovo dramma procedurale 9-1-1 esplora
le esperienze ad alta pressione di agenti di polizia, paramedici e
vigili del fuoco che sono spinti nel più situazioni spaventose,
scioccanti e strazianti. Questi soccorritori devono cercare di
bilanciare il salvataggio di coloro che sono più vulnerabili nel
risolvere i problemi della propria vita.
In 9-1-1 5
protagonisti sono Athena Carter Nash, (stagione 1-in
corso), interpretata da Angela
Bassett, Robert “Bobby”
Nash (stagione 1-in corso), interpretato
da Peter Krause, Evan “Buck”
Buckley (stagione 1-in corso), interpretato
da Oliver Stark, Henrietta “Hen”
Wilson (stagione 1-in corso), interpretata
da Aisha Hinds, Howard
“Howie”/”Chimney” Han (stagione 1-in corso), interpretato
da Kenneth Choi, Michael
Grant (stagione 1-in corso), interpretato
da Rockmond Dunbar, Abigail “Abby”
Clark (stagione 1, guest star stagione 3), interpretata
da Connie Britton, Madeline “Maddie”
Buckley Kendall (stagione 2-in corso), interpretata
da Jennifer
Love Hewitt, Edmundo “Eddie”
Diaz (stagione 2-in corso), interpretato da Ryan
Guzman, May Grant (ricorrente
stagione 1, stagioni 2-in corso), interpretata
da Corinne Massiah, Harry
Grant (ricorrente stagione 1, stagioni 2-in corso),
interpretato da Marcanthonee Jon Reis.
Prima che la Warner Bros.
ufficializzasse il progetto The Suicide
Squad ad opera di James Gunn, il ritorno sul grande schermo
della Task Force X è stato in una sorta di limbo per diverso tempo.
Inizialmente, la major aveva intenzione di realizzare un sequel
diretto del film di David Ayer uscito nel 2016, che tuttavia non
avrebbe visto il ritorno del regista dietro la macchina da
presa.
Per quel sequel, infatti, la Warner
aveva ingaggiato Gavin O’Connor, regista di
Warrior
e The
Accountant. Su quel progetto non abbiamo mai saputo molto,
in realtà, ma ora è stato proprio il regista a parlarne durante una
recente intervista con The
Playlist, spiegando i motivi che hanno poi spinto lo studio ad
annullare tutto. Come spiegato dallo stesso O’Connor, all’inizio la
WB voleva un film molto più dark, dai toni più seri.
“Cosa è successo con quel
sequel? Avevo firmato un contratto per scrivere una sceneggiatura.
Loro sapevano cosa stavo scrivendo, perché quando si lavori a certi
livelli, con un certo tipo di budget, nessuno si limita a scrivere
qualcosa senza spiegare ai piani alti di cosa si tratta”, ha
spiegato Gavin O’Connor. “Era piaciuto a
tutti. Poi, durante l’ultima fase di scrittura, c’è stato un cambio
totale all’interno della DC, e quando è successo, volevano che il
sequel fosse più vicino ai toni della commedia. I nuovi capi
volevano un film divertente, diverso da quello che stavo
scrivendo.”
Le info su Suicide Squad
Suicide
Squad è un film del 2016 diretto da David
Ayer con Will
Smith, Margot
Robbie, Jared
Leto, Joel
Kinnaman, Jai Courtney, Cara
Delevingne, Viola
Davis, Scott Eastwood, Raymond Olubawale, Jay Hernandez, Ike
Barinholtz, Ted Whittall, Robin Atkin
Downes e David
Harbour. Nel film i più temuti supercriminali del
mondo vengono reclutati in gran segreto da Amanda Waller per
costituire la Task Force X, una squadra di antieroi che in seguito
alla morte di Superman avrà il compito di difendere l’umanità da
ogni genere di minaccia.
Da un’idea di Kerry Ehrin, che è
anche showrunner e produttore esecutivo, “The Morning Show” è
prodotto da Michael Ellenberg con Media Res, insieme a
Jennifer Aniston e Kristin Hahn, per conto di Echo
Films, Reese Witherspoon e Lauren Neustadter, con Hello
Sunshine, e Mimi Leder, che dirige anche diversi episodi.
È da tempo ormai che si vocifera che
Indiana
Jones 5, l’atteso quinto capitolo della celebre saga
che sarà diretto da James Mangold, servirà come
ultima apparizione di Harrison Ford nei panni dell’iconico e
amato avventuriero. La domanda sorge, dunque, spontanea: cosa
accadrà dopo?
È difficile immaginare che il
franchise venga nuovamente accantonato a tempo indeterminato,
soprattutto ora che la saga è di proprietà della Disney (in seguito
all’acquisizione di Lucasfilm nel 2012). A tal proposito, nelle
ultime ore ha iniziato a prendere sempre più piedi un interessante
rumor che riguarda proprio il futuro del franchise, ovviamente non
ancora confermato in via ufficiale.
Come riportato dal
Daily Mail, infatti, pare che Indiana
Jones 5 – che non ha ancora un titolo ufficiale –
rappresenterà un vero e proprio passaggio di consegne. Secondo la
fonte, il personaggio di Phoebe Waller-Bridge, che verrà ufficialmente
introdotto nel nuovo film, prenderà il posto di Ford come nuovo
volto di Indiana Jones. Sempre secondo la fonte, la star di
Fleabag interpreterà l’assistente di Indy nel quinto
attesissimo capitolo, per diventare poi la prima protagonista
femminile del franchise nei film che verranno.
La fonte scrive: “Alcuni
insiders affermano che Kathleen Kennedy, la produttrice del
franchise, è desiderosa di apportare modifiche ‘grandi e audaci’
alla saga, e queste includono anche il rendere il personaggio
principale una donna”. Si tratta di una prospettiva
alquanto interessante, che tuttavia potrebbe dare vita alle solite
ingiustificate polemiche. Dopotutto, un riavvio totale del
franchise è l’unica vera opzione per poter riuscire a far vivere la
saga ancora a lungo. Restiamo in attesa di un’eventuale smentita o
conferma.
Cosa sappiamo di Indiana Jones
5
James
Mangold(Logan –
The Wolverine) sarà il regista di Indiana
Jones 5 al posto di Steven
Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri
capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna
invece John Williams, già compositore
dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40
anni. Nel cast, oltre a Harrison
Ford, ci sarà anche Phoebe
Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in
primavera.
Prima dell’ingaggio di Mangold, la
sceneggiatura era stata affidata a David
Koepp, he ha poi lasciato il progetto
insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan
Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I
predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le
mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata
posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio
2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9
Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.
Il canale americano
FX ha diffuso il promo e la trama di What
We Do In The Shadows 3×04, il quarto episodio della terza
stagione di What We
Do In The Shadows.
In What We Do in the
Shadows 3×04 che si intitolerà “The Casino” I vampiri si
imbarcano in un viaggio da cui potrebbero non tornare mai più.
Scritto da Sarah Naftalis;
What We Do In The Shadows 3×04
What We Do In The Shadows
3 è l’annunciata terza stagione della serie comica
What We
Do In The Shadows creata da Jemaine Clement per
il canale FX e basata sull’omonimo film del 2014 scritto da Clement
e Taika Waititi. What We Do in the Shadows è ambientato a Staten
Island e segue quattro vampiri che sono stati coinquilini per
centinaia di anni.
Nella terza stagione di
What We
Do In The Shadowsritorneranno i
protagonisti Kayvan Novak nel ruolo di Nandor the
Relentless, un vampiro che ha 757 anni e che una volta era un
soldato dell’Impero ottomano. Matt Berry nei panni
di Laszlo Cravensworth, un vampiro nobile inglese trasformato da
Nadja e ora sposato con lei. Natasia Demetriou nel
ruolo di Nadja, una vampira romana, sposata con Laszlo.
Harvey Guillén nel ruolo di Guillermo, familiare
“paziente” di Nandor. Mark Proksch nel ruolo di
Colin Robinson, un vampiro energetico che vive con il trio.
Nei ruoli ricorrenti troviamo
Doug Jones nel ruolo del barone Afanas, un antico
vampiro del Vecchio Paese che crede che i vampiri dovrebbero
governare il mondo. Beanie Feldstein nei panni di
Jenna, una LARPer e vergine che Guillermo ha attirato per i
banchetti dei vampiri. Jake McDorman nel ruolo di
Jeff Suckler, una reincarnazionedell’ex amante umano di Nadja,
Gregor, un cavaliere che è stato ucciso dalla decapitazione in
ciascuna delle sue vite.
A quanto pare, la decisione di
riportare in vita i due iconici personaggi è direttamente collegata
alla vita privata della regista, che all’epoca della stesura dello
script di Resurrections era alla ricerca di un modo per
riuscire a superare alcuni grandi dolori personali. “Mio padre
era morto, e poi erano morti anche un mio carissimo amico e mia
madre. Non sapevo davvero come fare per elaborare quel tipo di
dolore”, ha spiegato Lana.
“Non avevo mai sperimentato la
morte così da vicino. Sapevo che le loro vite stavano per finire,
eppure è stato lo stesso molto difficile. Il mio cervello è sempre
stato alimentato dalla mia immaginazione e una notte, mentre
piangevo e non riuscivo a dormire, all’improvviso è letteralmente
esplosa nella mia mente questa storia. Non potevo più avere mio
padre e mia padre con me, ma all’improvviso mi sono resa conto che
potevo riavere Neo e Trinity, che sono probabilmente i due
personaggi più importanti di tutta la mia vita.”
“È stato incredibilmente
confortante avere di nuovo a che fare con quei personaggi, ed è
stato in realtà anche molto semplice”, ha aggiunto la regista.
“Molti potrebbero pensare che riportare in vita due personaggi
morti potrebbe non funzionare. E invece io l’ho fatto! È stato un
processo davvero semplice. Dopotutto, è questo che l’arte e le
storie devono fare: darci conforto.”
Matrix
Resurrections vedrà nel cast il ritorno
di Keanu
Reeves, Carrie-Ann
Moss e Jada
Pinkett-Smith al fianco delle new
entry Yahya Abdul-Mateen II, Neil
Patrick Harris, Jonathan Groff, Jessica
Henwick, Toby
Onwumere e Christina Ricci.
L’uscita nelle sale è fissata per il 22 dicembre 2021. Il nuovo
capitolo del franchise sarà diretto da Lana
Wachowski. La sceneggiatura del film è stata firmata a sei
mani con Aleksandar Hemon e David Mitchell.
Giulia, che è
costantemente divisa tra il bisogno di sentirsi a casa, amata e una
selvaggia e sacrosanta voglia di libertà, si ritrova letteralmente
in mezzo ad una strada e inizia, in maniera tutta sua, a cercare un
rifugio e un posto nel mondo. Tra un illusorio desiderio di
maternità e qualche espediente per sbarcare il lunario, passa i
giorni più caldi di una torrida estate romana con dei personaggi
dall’esistenza vuota, inafferrabili puri e meravigliosi come lei.
In una sospensione fatta di niente (e di tutto) Giulia comprende
che sta a lei decidere come vivere, o non vivere, la vita.
GiULiA, la recensione
La forza di GiULiA si
situa nel fotografare in maniera così efficace e allo stesso tempo
sospesa una situazione comune condivisa a seguito di un periodo
tanto surreale quanto difficile per ognuno. Tuttavia De Caro non
manca di sottolineare che la difficoltà è un aspetto della vita che
tutti vivono in maniera differente: quello che per Giulia è
complicato da affrontare, per il suo ex e per la sua famiglia non è
altro che una nuova avventura. Ma questo perché ognuno reagisce
alla vita con i propri strumenti.
L’immersione nella
contemporaneità del film è un elemento prezioso e raro, nel cinema
contemporaneo che ha deciso di fare finta che la pandemia non ci
sia mai stata, e questo fa di GiULiA anche un
documento importante della contemporaneità.
Il film si posa
naturalmente tutto sulle spalle di Rosa
Palasciano, inafferrabile, eterea, che sembra sfuggire
allo stesso occhio dell macchina da presa e che crea comunque con
lo spettatore un legame magnetico inedito, affascinante e
respingente allo stesso tempo. Con lei, come compagni di viaggio
insoliti, Fabrizio Ciavoni e Valerio Di Benedetto
formano un trio equilibrato, perfettamente intonato con il mood del
film e una specie di gruppetto di teneri freak, ognuno alla ricerca
di un posto in quel mondo (questo) che sta impazzendo.
Non tutti riusciamo
sempre a fare ciò che è bene per noi, non tutti abbiamo la forza di
affrontare con lucidità le nostre difficoltà, ma
GiULiA ci insegna che non dobbiamo farlo per
forza, che la vita può essere anche lasciata scorrere via, senza
cura per nessuno e niente, e che in questo può esserci una forma di
pace, come sembra suggerirci l’ultima inquadratura del
film.
Definito sul red carpet
il King of Venice vista la massiccia presenza di
suoi lavori al festival (oltre al film in concorso anche Dune e la serie HBO
Scenes from a Marriage) Oscar Isaac ha cominciato questa sua
avventura al Lido come protagonista del film The Card
Counter di Paul Schrader,
distribuito in Italia in 232 sale cinematografiche a partire dal 3
settembre con il titolo più ridondante de Il
Collezionista di Carte. Il film prodotto da
Martin Scorsese, conserva il carattere duro e
deciso dei precedenti film di Schrader e si concentra su pochi
personaggi mostrandocene le varie sfaccettature. Il passato e i
fantasmi che in esso si tentano di seppellire, un po’ i Leitmotive
di questa mostra, sono centrali anche nella sceneggiatura di
The Card Counter.
Il collezionista di carte,
la trama
William “Tell”
Tillich, Oscar Isaac per l’appunto, è un ex detenuto
che mantenendo un basso profilo e “accontentandosi” di vincere
piccole somme passa le sue giornate in solitaria spostandosi da un
casinò all’altro giocando a Black Jack e contando le carte.
Vive nelle camere dei
motel che, di volta in volta cambia, come un fantasma senza
lasciare traccia. Nonostante i suoi tentativi di passare
inosservato, viene però notato da La Linda (Tiffany
Haddish) una donna che si occupa di mettere in contatto
giocatori di poker promettenti con possibili investitori ma declina
l’offerta.
Un giorno in uno dei
tanti casinò dove sta giocando Tell si imbatte in un seminario
sulla sicurezza tenuto dal maggiore John Gordo (Willem
Dafoe), sua vecchia conoscenza, e le cose cambieranno.
A quel punto il giocatore sarà costretto a richiamare La Linda e ad
accettare la sua proposta per provare a chiudere i conti con il suo
vissuto aiutando un ragazzo (Tye Sheridan) che
condivide con lui, anche se indirettamente, un’esperienza
traumatica.
05856_FP_CARDCOUNTER
Oscar Isaac stars as William Tell in THE CARD COUNTER, a Focus
Features release.
Credit: Courtesy of Focus Features
Solida regia e ottimo ritmo
La regia di Paul
Schrader è solida e ritmata, il film coinvolge e
intrattiene ma allo stesso tempo prende una chiara posizione
politica e mette in luce un vergognoso fatto della storia recente
troppo presto ripiombato nell’ombra.
Il passato del
protagonista ci viene svelato tramite l’uso del flashback che
attraverso le orchestrazioni messe in atto dalla regia di Schrader
trascineranno visivamente anche lo spettatore nel vortice dei
ricordi favorendo maggiormente la comprensione dei motivi che
spingono il personaggio ad agire e i sensi di colpa che lo
tormentano.
Chi correrà al cinema
aspettandosi un film sul gioco della carte sul modello di
21 di Robert Luketic rimarrà
sicuramente deluso, non è quella l’intenzione di Schrader che
sfrutta un’ambientazione accattivante per raccontare la sua storia,
ciò risulta ancora più chiaro nelle fasi finali del film in cui la
partita più importante da giocare sarà quella lontana dal tavolo.
Isaac regala un’interpretazione credibile e suadente, di concerto
con il resto del cast ben amalgamato.
La commedia action è un genere per
tutte le stagioni, ma in particolare per quel periodo dell’anno che
ci costringe tutti a lasciare spiagge o montagne, posti di vacanza,
insomma, per riportarci ad uffici e scrivanie, insomma l’autunno.
Quale stagione migliore per alleggerire lo spirito con delle
commedie action che possano farci rilassare e divertire. Il
catalogo di NOW in
streaming offre una vastissima scelta di titoli di questo genere,
spaziando tra titoli d’autore a titoli più semplici. Ecco le
commedie action da vedere su NOW.
Tutti le Commedie action sono disponibile
suNOWe anche on demand su Sky.Iscriviti a soli
3 europer il primo mese e guarda
il film e molto altro.
Prova a Prendermi
Diretto dal premio Oscar
Steven SpielbergProva a Prendermi è un gioiello di film. Nella
pellicola Un agente dell’FBI è
sulle tracce di un giovane artista del travestimento, che è
riuscito ad estorcere più di sei milioni di dollari in varie frodi,
impersonando di volta in volta un personaggio diverso. Protagonisti
un cast d’eccezione composto da
Leonardo DiCaprio,
Tom Hanks,
Amy Adams e Christopher Walken.
The Snatch – Lo strappo
Diretto dall’acclamato regista
Guy RitchieThe Snatch – Lo strappo è il
film del 2000 di successo che vede protagonisti Jason
Statham,
Brad Pitt, Vinnie Jones e Benicio Del
Toro. Nella pellicola britannica Una banda di rapinatori
decide di tentare il colpo della vita: rapinare un grossista di
diamanti ed impossessarsi di un pezzo da collezionisti. Fatto il
colpo rimane il problema di sistemare la merce che scotta.
Benvenuti a Zombieland
Benvenuti a Zombieland è la commedia horror del 2009 diretta da
Ruben Fleischer che vede protagonisti un cast esilarante composto
da
Woody Harrelson ed i giovani
Jesse Eisenberg,
Emma Stone e
Abigail Breslin. Nel filmIn un mondo dove gli zombie
imperversano in ogni strada, quattro sopravvissuti cercano un luogo
dove poter ricominciare a vivere, tra incomprensioni reciproche,
inganni e emozioni continue.
RED
Red è la commedia d’azione del 2010
diretta dal regista Robert Schwentke che vede protagonisti leggende
del cinema d’azione come
Bruce Willis e
Morgan Freeman e attori del calibro di
Helen Mirren e
John Malkovich. Nel film Frank Moses, ex agente della CIA, vive
una vita tranquilla fino al giorno in cui un assassino hi-tech si
presenta alla sua porta con l’intento di ucciderlo.
Bad Boys
Bad Boys è il film di
successo del 1995, un vero cult del genere diretto da Michael Bay e
interpretato da Martin Lawrence e Will Smith. Il film racconta di
due poliziotti devono recuperare 100 milioni di dollari di eroina
prima della chiusura del dipartimento. Con le ore contate seguono
un capobanda nei bassifondi di Miami, schivando proiettili e
malviventi. Una testimone può identificare il sospettato.
Recentemente è uscito il terzo capitolo Bad Boys for Life.
Scott Pilgrim vs. the World
Scott Pilgrim vs. the World è il film del 2010
di Edgar Wright che vede protagonisti Michael Cera e
Mary Elizabeth Winstead. Il film è una commedia romantica e
d’azione che ha ottenuto un successo sia di pubblico che di
critica. Nel film Scott Pilgrim è un chitarrista disoccupato che
incontra la ragazza dei suoi sogni, Ramona Flowers. Per conquistare
totalmente il cuore della giovane Scott deve però affrontare i suoi
diabolici sette ex fidanzati, decisi a ucciderlo.
Kick-Ass 2
Kick-Ass 2 è il sequel del 2013 del film Kick-Ass e vede il
ritorno dei due protagonisti Aaron Taylor-Johnson,
Chloë Grace Moretz in azione contro un nuovo cattivo. Il film è
stato meno fortunato del primo capitolo e decisamente meno bello.
Nel film Dave, insieme a Mindy, crea la prima squadra di supereroi
a livello mondiale. Sfortunatamente, però, Hit Girl viene
smascherata ed è costretta a ritirarsi.
Art of the Steal – L’arte del furto
Art of the Steal – L’arte
del furto è la commedia del 2013 di Jonathan Sobol con protagonisti
Kurt Russell e Matt Dillon. Nel film un motociclista temerario
decide di mettere insieme la propria vecchia squadra per aiutare il
fratello a rubare un libro prezioso. Tuttavia non può sapere che
questi ha altri progetti in mente.
Starsky & Hutch
Starsky & Hutch è
l’adattamento cinematografico della famosissima serie tv Starsky &
Hutch. Il film è diretto dal candidato all’oscar
Todd Phillips ed è interpretato da due leggende della commedia
americano contemporanea Ben Stiller e
Owen Wilson. Nel cast anche
Vince Vaughn, Snoop Dogg e
Juliette Lewis.
Nel film Bay City, anni Settanta.
Dave Starsky, un detective ossessionato dal proprio lavoro, e il
collega Ken Hutch hanno il compito di indagare per smascherare un
pericoloso trafficante di droga.
Fuga in tacchi a spillo
Fuga in tacchi a spillo è
la commedi d’azione del 2015 diretta da Anne Fletcher, con
protagoniste un’insolita coppia:
Reese Witherspoon e
Sofía Vergara. Nel film La poliziotta Cooper è emozionata
all’idea di dover accompagnare Daniella Riva, una bellissima e
sarcastica ragazza, da San Antonio fino a Dallas così che possa,
assieme al marito, testimoniare contro un trafficante di droga. I
piani non vanno però come previsto ed il trio viene bloccato da una
banda di criminali assetati di vendetta.
Giacomo Agostini,
il leggendario pilota campione del mondo, ha partecipato alla
presentazione di Benelli su Benelli, un
originale docufilm ispirato alla vita del pilota Tonino
Benelli in cui, grazie al lavoro di un team al femminile
della regista Marta Miniucchi e della sceneggiatrice
Annapaola Fabbri, si ricostruisce la breve vita umana e
sportiva del più piccolo dei sei fratelli Benelli, fondatori ai
primi del Novecento della famosa casa motociclistica di Pesaro, un
marchio divenuto leggendario.
Abbiamo raggiunto Agostini per una
breve intervista in cui ha raccontato come è stato coinvolto nel
progetto, ha parlato dello sport ad alta velocità ieri e oggi e ha
condiviso dei progetti cinematografici per il futuro.
“Sono stato
contattato dalla regista che mi ha detto che stava facendo questo
documentario e avrebbe voluto che dicessi qualcosa in merito.
Naturalmente io non ho mai conosciuto Tonino Benelli, non l’ho
visto correre né ho corso con lui, ero troppo piccolo. Però Benelli
è un grande marchio che ha fatto la storia della velocità. Il mio
intervento è stato più un’intervista.” Esordisce
Giacomo Agostini, per poi continuare: “È
giusto che la storia venga ricordata, questa in particolare di una
famiglia che ha trasformato una grande passione in un vero e
proprio lavoro e in un marchio famoso in tutto il mondo, Dobbiamo
essere grati a questa realtà.”
Il film parte con
un elogio alla madre dei Benelli, Teresa Boni. Quanto è importante
per un sognatore, che sia inventore, sportivo, una persona con un
sogno, avere genitori o figure di riferimento che lo
aiutino?
“È senz’altro un
grande aiuto. Hanno creduto a questa grande passione e ai loro
figli, che sono riusciti a fondare una grande azienda. Il mio caso
è stato contrario perché mio padre non voleva assolutamente che
corressi, aveva paura, e io non sono stato sostenuto, ma alla fine
ce l’ho fatta lo stesso, anche da solo. Ma effettivamente ai miei
tempi, e prima ancora peggio, era pericolosissimo. Mentre la mamma
dei Benelli è stata brava, ha avuto fiducia e i ragazzi hanno fatto
quello che hanno fatto.”
Lei parla proprio
di passione e coraggio di fronte ad uno stadio di evoluzione
tecnica di uno sport che era solo per pazzi, date le condizioni di
non sicurezza in cui si gareggiava all’epoca.
“Sì, le piste non
erano quelle di oggi, i caschi non erano quelli di oggi, le tute
proprio non erano quelle di oggi. Era uno sport pericolosissimo,
oggi invece con la tecnologia e i sistemi di sicurezza correre è
diventato molto più sicuro.“
Però i campioni
si sono distinti anche in situazioni meno sicure.
“Certo, io
personalmente ci ho messo tanto del mio, sono stato sempre
scrupoloso e preparato e avevo il pensiero costante che non potevo
cadere, perché altrimenti sarei morto. Oggi possono anche cadere,
fortunatamente si alzano, c’è tanta protezione.”
Quindi forse voi
eravate più bravi?
“Più bravi, non so.
Il pilota era più impegnato, oggi c’è tanto aiuto ed elettronica.
Il lavoro nostro era più artigianale e più fisico. Ma per andar
forte bisogna essere sempre al 100%, per cui era difficile ai miei
tempi, ma è difficile anche oggi.”
Non è nuovo al
mondo del cinema. Negli anni ’70 ha ricevuto una proposta da Pietro
Germi, che ha rifiutato perché interferiva con le
corse.
“Ho rifiutato perché
il mio grande amore era correre in moto. Sono nato pensando di
correre in moto non di fare l’attore, per cui quando mi hanno detto
che le riprese del film cominciavano quando cominciavano le gare,
ho rifiutato. Pietro Germi è anche rimasto male, ma ha capito qual
era la mia passione.”
E ora che il
mondo del cinema si è riaffacciato nella sua vita, le piacerebbe
partecipare a qualche produzione?
“Io avevo già fatto
tre piccoli film, e ora sto considerando l’ipotesi di fare un film
sulla mia vita. Sarebbe bello raccontare la mia vita, ne sto
parlando con diverse persone e se si riesce a mettere insieme un
bel progetto, lo faccio, altrimenti no.”
Dopo
la premiere a Venezia, Benelli su Benelli verrà mostrato
in anteprimaregionale a Pesaro e arriverà
prossimamente al cinema distribuito da Genoma Films. Approderà
quindi sia sui canali Sky che successivamente sui
Rai, raggiungendo in questo modo anche tutto il pubblico
televisivo.
L’evento è un
libro scritto nel 2000 da Annie Ernaux. L’autrice francese molto
prolifica, vincitrice anche del Premio Strega nel 2016, compone le
proprie opere traendo spunto dalla sua storia personale, traumi
compresi, anzi, partendo soprattutto da quelli.
La regista
Audrey Diwan lo traspone su pellicola
(L’Événement) fino a farlo arrivare in concorso alla 78esima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Per
lei è il suo secondo lungometraggio, il primo era stato Mais
vous êtes fous nel 2019, che affrontava il tema della
dipendenza dalla droga. E anche questa volta l’argomento non è meno
leggero né meno importante.
L’Événement, la trama
Annie Ernaux, rispetto
alla propria vita, ha spesso raccontato quanto sia stata devastante
l’esperienza dell’aborto nell’anno 1963, quando praticarlo era
illegale e si rischiava la galera, e lei di anni ne aveva
ventitré.
Perché è esattamente di
questo che parla il suo romanzo, che è più un flusso di coscienza,
ed è quanto viene messo in scena da Audrey Diwan
con Anamaria Vartolomei che ne interpreta la
protagonista.
La giovane e incantevole
Anne, brillante studentessa di lettere che sta preparandosi per la
maturità, spiccando in acume e applicazione agli studi, scopre di
essere incinta. Ma il problema è che l’evento – infatti – creerebbe
una battuta d’arresto ai suoi progetti futuri e, probabilmente, non
si tratterebbe solo di questo.
C’è da dire che Anne non
ha un rapporto rappacificato con le origini umili dei suoi
genitori, e questo aspetto torna spesso nei libri della Ernaux,
quindi la forte spinta a volersi garantire una ricca formazione
cela insieme a un desiderio di forte riscatto anche il rifiuto
delle proprie radici. Ma, di nuovo, non è comunque solo questo il
punto.
Il racconto del dolore
lacerante che la ragazza prova dentro, fuori, nel corpo e
nell’anima, nei rapporti e in ogni parte di sé, parla di un
abbandono che è prima di tutto relazionale, da cui solo in seguito
accade a cascata tutto il resto.
Ci sono certi problemi
che vengono affrontati solo dopo che tante grida sono state
lanciate. Sembra retorica, ma è un fatto. E spesso la risoluzione
che viene trovata nell’immediato finisce col generare nuovi
problemi. Ed è ciò che accade quando l’intervento non si fa sul
cuore della ferita che per prima ha iniziato a sanguinare, ma sul
tamponare un danno che ormai ha già ridotto quasi tutto a
brandelli.
L’Événement mostra la vita di Anne che,
anche all’inizio, nella sua spensieratezza, ha amiche che
fondamentalmente sono delle egoiste, un amico che sembra che la
corteggi, ma quando lei gli chiede di aiutarla, acconsente ma tenta
di approfittarsene. E così in progressione, sequenza dopo sequenza,
la spina dorsale della protagonista deve trovare sempre di più un
proprio modo per riuscire a sostenersi, senza crollare.
E la regista preme
fortissimo nel concentrarsi su di lei, che viene resa in modo
pazzesco dall’attrice franco-rumena, capace di combinare ogni
piccola sfumatura della crescita e decrescita degli stati emotivi
del personaggio. Il corpo della giovane diviene dunque il
linguaggio del film, il canale attraverso cui esprimere ciò che sta
accadendo, e lo splendido volto di lei ne è la continua
didascalia.
La più grande sofferenza
che Anne subisce, prima di ogni altra, è la solitudine come
risultato dell’indifferenza di tutti quelli che le ruotano attorno,
tutti quanti. Al di là del ruolo, dell’età e della posizione
sociale.
E alla fine, l’aborto
che lei vorrebbe compiere è verso ciò che ha gettato la luce sulle
relazioni instaurate fino a quel momento, sul mondo che aveva
costruito e quello che aveva ricevuto, e su tutto quanto non riesce
più a capire. L’evento scatenante non è affatto diverso da
tutto quello che normalmente ci capita ma che mai avremmo voluto
che succedesse. Come sempre, il vero ostacolo non è l’ostacolo in
sé, ma tutto quello che genera non appena si manifesta. E nel
trovarsi a vivere tutta questa montagna di roba, Anne non può che
cavarsela da sola, usando quell’angoscia come calce per
cementificare e saldare le sue ferite: fisiche e psichiche.
L’Événement non è solo la spiegazione
di un fallimento di un ordine socio-culturale, ma la descrizione di
quanto accade quando veniamo dimenticati.
Si è tenuta nella sera la cerimonia
di chiusura con la consegna dei premi di Venezia
78, assegnati dalle quattro giurie internazionali. La
Giuria di VENEZIA 78, presieduta da Bong
Joon Ho e composta da Saverio
Costanzo, Virginie
Efira, Cynthia Erivo, Sarah
Gadon, Alexander
Nanau e Chloé Zhao, dopo aver
visionato i 21 film in competizione. Ecco le foto di tutti i
vincitori.
Sono stati assegnati i premi di
Venezia 78. La giuria presieduta da Bong
Joon-ho ha proclamato i suoi vincitori in una serata
condotta con allegria e spontaneità dalla madrina, Serena
Rossi. Ecco di seguito tutti i vincitori di Venezia
78:
I Wonder Pictures è
orgogliosa di distribuire nei cinema italiani due titoli che hanno
trionfato nella sezione Orizzonti della 78esima edizione della
Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia: Full
Timecon ilPremio Orizzonti per la miglior
interpretazione femminile a Laure Calamy e il Premio Orizzonti per
la migliore regia a Eric Gravel, e Il cieco che non
voleva vedere Titanic con il Premio degli Spettatori – Armany
Beauty in Orizzonti Extra.
Full Time
(titolo originale: À plein temps), è diretto da Eric Gravel
e vede protagonista Laure Calamy, nel ruolo di una madre
single in costante movimento e alle prese con un capitolo piuttosto
caotico della sua vita. Arriverà nei cinema
prossimamente con I Wonder Pictures.
Il cieco che non
voleva vedere Titanic è diretto dal pluripremiato regista
finlandese Teemu Nikki e con il bravissimo Petri
Poikolainen nel ruolo di protagonista: il film racconta la
storia e il bisogno di amare e di essere amato di Jaakko, un uomo
costretto sulla sedia a rotelle, che decide, nonostante la sua
paralisi e la sua cecità, di intraprendere un viaggio che lo
porterà dalla sua amata. Un viaggio difficile, in cui perderà e
riacquisterà la fede e la fiducia nell’umanità…
Il film sarà
contemporaneamente su IWONDERFULL.IT e al cinema da martedì 14
settembre grazie ad I Wonder Pictures e Unipol Biografilm
Collection.
Commenta Andrea
Romeo, fondatore e direttore editoriale di I Wonder Pictures:
“Al di là dei premi che fanno sempre piacere, Il cieco che non
voleva vedere Titanic e Full time sono stati per noi due vere
scoperte in cui abbiamo creduto, per le storie necessarie che
raccontano, per l’originale punto di vista con cui le mettono in
scena, e per i personaggi che ci presentano e che non possiamo fare
a meno di amare. Sono molto contento che il pubblico, gli
accreditati e la stampa ne abbiano fatto due veri e propri casi di
entusiasmo e passaparola come non vedevo da anni qui alla Mostra
del cinema. Penso che il pubblico oggi abbiamo bisogno di film come
questi”.
Sinossi Full
TimeJulie fa di tutto per crescere i
suoi due figli in campagna e mantenere il suo lavoro in un hotel di
lusso parigino. Quando finalmente ottiene un colloquio di lavoro
per una posizione in cui sperava da tempo, scoppia uno sciopero
nazionale che paralizza il sistema dei trasporti pubblici. Il
fragile equilibrio che Julie ha creato è messo in pericolo. Così
decide di lanciarsi in una frenetica corsa contro il tempo, con il
rischio di inciampare.
Sinossi Il cieco
che non voleva vedere Titanic: Tutti
hanno bisogno di amore, anche Jaakko, costretto sulla sua sedia a
rotelle. Jaakko è innamorato di Sirpa. Non si sono mai incontrati
nella vita reale, ma si telefonano tutti i giorni. Sirpa riceve
notizie terribili sulla sua salute e Jaakko decide di andare subito
da lei. Solo che Jaakko è cieco e paralizzato. “Ho capito tutto. Ho
bisogno di aiuto solo in cinque posti. Da casa mia al taxi, dal
taxi alla stazione, dalla stazione al treno, dal treno al taxi e
infine, dal taxi a te. Dovrò fare affidamento su cinque
sconosciuti.”
Competencia
Oficial segna il gradito ritorno alla Mostra del
cinema di Venezia dei registi argentini Mariano
Cohn e Gastón Duprat. I due tornano, a
distanza di cinque anni, dopo il successo della pellicola Il Cittadino illustre che valse al suo
protagonista Oscar Martínez una meritata Coppa
Volpi per la migliore interpretazione maschile. Lo stesso Martínez,
affiancato da due attori del calibro di
Antonio Banderase
Penélope Cruz, è uno dei tre protagonisti.
Competencia oficial, la
trama
Il film, in
concorso nella selezione ufficiale, è una commedia ironica e
dissacrante sul mondo del cinema. Il pretesto che innesca la storia
riguarda un miliardario che è deciso a lasciare un buon ricordo di
sé nel mondo, per questo è intenzionato a dare vita ad un progetto
che porterà alto il suo nome. Tra le possibilità può scegliere se
costruire un nuovo ponte o finanziare un grande film di successo,
suo malgrado opterà proprio per la seconda opzione dando il via ad
una narrazione metacinematografica. Il soggetto del film nel film è
tratto da un bestseller di un famoso premio Nobel proprio a voler
strizzare l’occhio a quel cittadino illustre del film precedente e
ha per protagonisti due fratelli. Il film è affidato dall’anziano
committente ad una regista eccentrica Lola Cuevas (Penélope
Cruz) che ha già ottenuto diversi riconoscimenti in
ambito internazionale, a sua volta Lola sceglie come protagonisti
della pellicola due attori agli antipodi: Ivàn (Martínez) attore di
forte tradizione teatrale considerato un grande maestro e Félix
(Antonio
Banderas) star affermata in patria e a Hollywood. Il
contrasto tra le due forti personalità è la forza motrice e
ispiratrice della pellicola che si accingono a realizzare ma anche
di quella a cui stiamo assistendo. I registi ci mostrano le fasi
della preparazione al film regalando momenti di pura ilarità senza
tralasciare stoccate pungenti per gli addetti ai
lavori.
Una commedia esilarante
Le risate del pubblico
che hanno accompagnato le visioni della brillante commedia in quel
di Venezia si fanno però via via sempre più amare e ragionate. Il
film è sicuramente un vero e proprio elogio all’arte dell’attore,
la perfetta capacità dei tre protagonisti di condividere lo schermo
è sublime. Quello che ci viene mostrato è un emisfero popolato da
prime donne in cui anche il personaggio più positivo finisce per
restare vittima del proprio ego.
La maggior parte del film
è ambientato in una villa, allo stesso tempo maestosa e asettica,
ideale per mostrarci gli scontri e i dispetti tra i due attori ma
anche tra loro e la regista come su un ring allargato e
amplificato. Il film entra nel profondo del mestiere dell’attore,
si esplorano le tecniche, le metodologie e allo stesso tempo le
storie personali e le prove d’attore che ingannano persino i più
scettici. Come nei film precedenti non manca la morale che
giustifica anche un dialogo diretto con lo spettatore.
Mariano
Cohn e Gastón Duprat si confermano due
voci originali della commedia “intelligente” senza risultare
leziosi.