Competencia
Oficial segna il gradito ritorno alla Mostra del
cinema di Venezia dei registi argentini Mariano
Cohn e Gastón Duprat. I due tornano, a
distanza di cinque anni, dopo il successo della pellicola Il Cittadino illustre che valse al suo
protagonista Oscar Martínez una meritata Coppa
Volpi per la migliore interpretazione maschile. Lo stesso Martínez,
affiancato da due attori del calibro di
Antonio Banderase
Penélope Cruz, è uno dei tre protagonisti.
Competencia oficial, la
trama
Il film, in
concorso nella selezione ufficiale, è una commedia ironica e
dissacrante sul mondo del cinema. Il pretesto che innesca la storia
riguarda un miliardario che è deciso a lasciare un buon ricordo di
sé nel mondo, per questo è intenzionato a dare vita ad un progetto
che porterà alto il suo nome. Tra le possibilità può scegliere se
costruire un nuovo ponte o finanziare un grande film di successo,
suo malgrado opterà proprio per la seconda opzione dando il via ad
una narrazione metacinematografica. Il soggetto del film nel film è
tratto da un bestseller di un famoso premio Nobel proprio a voler
strizzare l’occhio a quel cittadino illustre del film precedente e
ha per protagonisti due fratelli. Il film è affidato dall’anziano
committente ad una regista eccentrica Lola Cuevas (Penélope
Cruz) che ha già ottenuto diversi riconoscimenti in
ambito internazionale, a sua volta Lola sceglie come protagonisti
della pellicola due attori agli antipodi: Ivàn (Martínez) attore di
forte tradizione teatrale considerato un grande maestro e Félix
(Antonio
Banderas) star affermata in patria e a Hollywood. Il
contrasto tra le due forti personalità è la forza motrice e
ispiratrice della pellicola che si accingono a realizzare ma anche
di quella a cui stiamo assistendo. I registi ci mostrano le fasi
della preparazione al film regalando momenti di pura ilarità senza
tralasciare stoccate pungenti per gli addetti ai
lavori.
Una commedia esilarante
Le risate del pubblico
che hanno accompagnato le visioni della brillante commedia in quel
di Venezia si fanno però via via sempre più amare e ragionate. Il
film è sicuramente un vero e proprio elogio all’arte dell’attore,
la perfetta capacità dei tre protagonisti di condividere lo schermo
è sublime. Quello che ci viene mostrato è un emisfero popolato da
prime donne in cui anche il personaggio più positivo finisce per
restare vittima del proprio ego.
La maggior parte del film
è ambientato in una villa, allo stesso tempo maestosa e asettica,
ideale per mostrarci gli scontri e i dispetti tra i due attori ma
anche tra loro e la regista come su un ring allargato e
amplificato. Il film entra nel profondo del mestiere dell’attore,
si esplorano le tecniche, le metodologie e allo stesso tempo le
storie personali e le prove d’attore che ingannano persino i più
scettici. Come nei film precedenti non manca la morale che
giustifica anche un dialogo diretto con lo spettatore.
Mariano
Cohn e Gastón Duprat si confermano due
voci originali della commedia “intelligente” senza risultare
leziosi.
Ecco la nostra intervista a
Jamie Lee Curtis che torna a interpretare Laurie
Strode in Halloween
Kills, presentato Fuori Concorso a Venezia 78. Con lei
anche il regista del film, David Gordon Green.
Scritto da David Gordon
Green, Danny McBride e Scott Teems, basato sui personaggi
creati da John Carpenter e Debra Hill, il film sarà diretto da
David Gordon Green e prodotto da Malek Akkad, Jason Blum e
Bill Block. John Carpenter, Jamie Lee Curtis, Jeanette
Volturno, Couper Samuelson, Danny McBride, David Gordon Green e
Ryan Freimann sono i produttori esecutivi. Ryan Turek sta
supervisionando il progetto per Blumhouse.
Ridley
Scott ormai è una rassicurante certezza. Giunto alla
nobile età di ottantatré anni, appena nel 2017 ci consegnava il suo
ultimo film, anzi, i suoi due, per esser precisi: Tutti i soldi del mondo e Alien: Covenant. Arriva dunque alla
78esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia presentando fuori
concorso la sua nuova pellicola The Last
Duel, dal sapore non troppo dissimile dai suoi vecchi
titoli in costume, dall’atmosfera epica, trionfante e piovosa.
The Last Duel, tratto da
una storia vera
I macro temi affrontati
girano sempre attorno all’eterna lotta tra oppressori e oppressi
che, a dispetto del lontano contesto storico, sono talmente attuali
da risultare quasi manipolati. Invece, soprattutto in questo caso,
è tutto vero. The Last
Duel infatti copre gli ultimi anni del 1300 ed è
la trasposizione cinematografica di un saggio storico scritto nel
2004 da Eric Jager, dove si tratta di un fatto realmente accaduto
in Francia che vide lo svolgersi dell’ultimo duello – appunto –
legalmente approvato, dopo il quale la pratica iniziò
progressivamente a cadere in disuso, anche per la crescente
opposizione della Chiesa riguardo a un tale genere di risoluzione
giudiziaria. La specificità del combattimento consisteva nel fatto
che, in mancanza di prove, l’esito della contesa – dunque chi dei
due sarebbe morto – sarebbe stata decisione di Dio.
La storia perciò narra
precisamente di un tragico caso del genere, che coinvolse una
moglie (Jodie
Comer) che venne violentata da un vecchio amico del
marito (Adam Driver l’uno e Jodie Comer l’altro), e decise di
denunciare l’episodio, con tutta la valanga di conseguenze del
caso, tra cui, naturalmente, l’incredulità dell’intero Paese. Per
tamponare il pubblico ludibrio e salvare il proprio orgoglio, il
marito, quindi, sfida l’uomo al duello del titolo. Il vincitore
sarà il portatore della verità, che significherà la condanna a
morte della donna, qualora fosse il marito a morire.
Scritto a sei mani
Scritto proprio da
Jodie Comer,
Ben Affleck (che si cala anche nei panni del
conte Pierre) e Nicole Holofcener, il film è
strutturato in tre parti che raccontano, in sequenza, i tre punti
di vista sull’andamento dei fatti. L’inizio è quello del cavaliere
Jean de Carrouges (Damon), il successivo è dell’amico Jacques Le
Gris (Driver) e l’ultimo di Marguerite de Carrouges (Comer).
Il modo in cui ogni
attore incarna la propria versione dei fatti attraverso le
sfumature recitative, è nettamente un elemento degno di nota,
perché gran parte dell’intero corpo del film è splendidamente
sostenuto dalle tre figure dei protagonisti. Su tutti spicca la
personalità di Adam Driver, che però non oscura minimamente i due
colleghi, al contrario. Ciascuno si avvale dell’altro per costruire
la sua singola ondulazione narrativa, e così creare il quadro
perfetto di una storia, in fondo, veramente triste.
Una storia, tre punti di
vista
La scelta di portare
alla luce un episodio più unico che raro – figuriamoci per quei
tempi – è naturalmente di un’attualità che è quasi scontato
sottolineare. Fa chiaramente riflettere molto, specialmente per
questo. Ad ogni modo, Ridley Scott sa dirigere i
tre episodi, e di conseguenza tutto l’impianto, con una perfetta
armonia. E ogni contrasto creato dai differenti punti di vista,
viene montato con chiarezza e crescente ritmo, che giunge all’apice
con lo sguardo di Marguerite de Carrouges, per poi culminare con la
battaglia finale tra i due contendenti visivamente spettacolare e
che condensa, forse, più di ogni altro momento l’impronta del
regista.
Il penoso evento
raccontato, è reso ancor più doloroso dal progressivo dischiudersi
di come stiano le cose in realtà, poiché, in un modo o nell’altro,
la protagonista femminile è sostanzialmente sola e usata in ogni
caso e la sua non è una condizione eccezionale ma, anzi, è un
aspetto culturale di cui sono intrisi millenni di storia. Ciò che,
però, è mostrato in maniera evidente e delicata, è la forza dolce e
ostinata con cui Marguerite de Carrouges porta avanti la sua
decisione di difendersi, il suo personale duello, che non avviene
affatto con un suo pari, com’è invece nel caso dei due uomini. La
sua è una lotta impari, tra lei e un sistema intero.
Ma quello che alcune
donne lasciano indelebile nel tempo, non è solo un esempio da
seguire, ma la consapevolezza che le cose si possano cambiare
operando delle scelte concrete. Accettando, in certi momenti, di
combattere da sole, con una forza la cui potenza si propaga nel
tempo.
Si è tenuta ieri sera la
presentazione attesissima di The Last
Duel, ultimo film del regista Ridley Scott,
Fuori concorso a Venezia 78. Attesissimi erano la
coppia del momento Ben Affleck e Jennifer Lopez.
Con loro il resto del cast
Matt Damon,Jodie
Comer e il regista.
Avvincente
storia di tradimento e vendetta, ambientata nel clima brutale della
Francia del XIV secolo, The Last
Duel è un film epico storico, un dramma provocatorio
che esplora l’onnipresente potere dell’uomo, la fragilità della
giustizia e la forza e il coraggio di una donna pronta a mettersi
da sola al servizio della verità. Basato su fatti realmente
accaduti, il film fa luce sulle ipotesi a lungo tenute per vere
riguardo all’ultimo duello legalmente autorizzato in Francia,
disputato tra Jean de Carrouges e Jacques Le Gris, due amici
diventati acerrimi rivali. La moglie di Carrouges, Marguerite,
viene brutalmente aggredita da Le Gris, ma questi respinge
l’accusa. Tuttavia la donna rifiuta di stare zitta e si fa avanti
per accusare il suo aggressore: un atto di coraggio e di sfida che
mette a repentaglio la sua vita. Ne segue un estenuante duello a
morte che mette il destino dei tre nelle mani di Dio.
COMMENTO DEL REGISTA
La prima volta
che ho sentito parlare dell’ultimo duello legalmente autorizzato
disputato nella Francia medievale, ho capito subito che se ne
sarebbe potuto ricavare un film potente. E quando ho saputo che
Matt Damon, Ben Affleck, e Nicole Holofcener stavano scrivendo la
sceneggiatura, non ho avuto dubbi sul fatto che sarei stato io a
dirigerlo. Il film mi ha dato l’occasione di riprendere il tipo di
storia epica che amo, ma arricchita dai temi del coraggio,
dell’inganno e della difesa di una causa che fanno presa sul
pubblico di oggi. Il film è la storia di un’amicizia e di un’unione
coniugale distrutti a causa di un atto particolarmente crudele e
disonorevole, ma è anche la storia del coraggio di una donna che fa
sentire la propria voce. È un’opera che fa riflettere, e ne sono
particolarmente orgoglioso.
Ecco la nostra intervista a
Andrea
Carpenzano, Francesco Lettieri e
Ludovica Martino, protagonisti e regista di Lovely
Boy, il film scelto come evento speciale di
chiusura, fuori concorso, delle Giornate degli Autori
2021 a Venezia 78.
Leggi la recensione di Lovely Boy
Lovely
Boy, il film Sky Original di
Francesco Lettieri presentato oggi fuori Fuori Concorso alle
Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia. Lovely
Boy – Un film Sky Original, prodotto da Indigo Film in
coproduzione con Vision Distribution con il sostegno di IDM Film
Fund & Commission dell’Alto Adige, sarà trasmesso in prima assoluta
su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, disponibile anche on demand e
in streaming su NOW.
Nic, in arte Lovely Boy, è
l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia,
talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente
proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere
risucchiato in una spirale di autodistruzione.
Scritto da Peppe Fiore e Francesco
Lettieri, Lovely Boy ha tra i
protagonisti Andrea
Carpenzano(La terra dell’abbastanza, Il
Campione), Ludovica
Martino(Il Campione, Skam Italia, Sotto il
sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico
Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale
della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della
scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e
del montaggio di Mauro Rodella.
Ben Affleck ha dichiarato di sperare che il
suo ultimo film, The Last
Duel, presentato Fuori Concorso a Venezia
78, generi “molta catarsi ed empatia” tra il pubblico
dell’epopea storica diretta da Ridley Scott, che
sarà il film protagonista della penultima serata della Mostra.
Affleck ha detto che la storia è
“quella che speravo avrebbe sviluppato nello spettatore un
senso di compassione e l’idea che potremmo guardarci l’un l’altro
in un modo diverso, e con più empatia, e con il senso di chiedersi
se la nostra prospettiva personale possa non prendere in
considerazione completamente la realtà, la storia, la cultura e
l’educazione dell’altro”.
Basato su eventi reali, The
Last Duel è una storia di tradimento e vendetta ambientata
nella brutale Francia del XIV secolo. La storia è incentrata su
Marguerite de Carrouges (Jodie
Comer), la moglie di Jean de Carrouges (Matt
Damon), che accusa Jacques Le Gris (Adam
Driver) di averla aggredita sessualmente. Il destino di
tutti e tre deve essere deciso in un duello all’ultimo sangue.
La sceneggiatura, scritta da
Nicole Holofcener, Affleck e
Damon, ha una struttura in tre parti, con le prime
due raccontate dal punto di vista degli uomini e la terza
raccontata dal punto di vista di Marguerite. Comer ha detto che
quando ha preso la parte al progetto aveva voluto “assicurarsi
che questa donna fosse completamente incarnata e che avesse questa
esperienza, ma non ne fosse definita”. Ha aggiunto che,
nonostante le diverse prospettive ritratte, “alla fine del film
c’è solo una verità”.
Ben Affleck, Matt Damon e Jodie
Comer presentano The Last
Duel a Venezia 78
Alla domanda se il movimento #MeToo
avesse influenzato la sua performance, Comer ha detto: “Penso
che per me, accettando questo ruolo, il senso del dovere di
diligenza sia sempre stato molto presente – penso che ci saranno
così tante donne che guardando questo film entreranno in relazione
con la storia”.
Holofcener, che ha lavorato
principalmente per fornire la prospettiva di Marguerite nel film,
ha aggiunto: “Certo, eravamo tutti consapevoli del movimento
#MeToo e di come questa esperienza – quello che ha attraversato –
stia ancora andando avanti, ma non scrivo davvero in quel modo.
Volevo che la storia si raccontasse in tutta la sua rilevanza,
perché penso che la gente la capirà, senza bisogno di scriverlo. Ho
lavorato su di lei come essere umano e su quello che ha passato. E
abbiamo fatto molta attenzione per assicurarci che la sua storia
fosse la vera storia”.
Matt Damon, che
pure scrive, produce e recita nel film, ha spiegato che per lui
“era importante e interessante raccontare una storia che non
fosse solo un atto d’accusa contro una persona cattiva, ma che
indicasse l’antecedente culturale che l’Europa e i paesi
colonizzati dai paesi europei condividono, ovvero il fatto di non
vedere le donne per molti, molti secoli come esseri umani, e di
fatto ancora adesso rimangono molti aspetti residui di quella
prospettiva nella nostra società”.
Diretto da Ridley Scott, The
Last Duel è un’appassionante storia di tradimento
e vendetta che racconta la brutalità e l’oppressione femminile
nella Francia del XIV secolo e uscirà in Italia il 14 ottobre.
Targato 20th Century Studios, il film storico vede protagonisti il
vincitore dell’Oscar Matt Damon e il due volte candidato
all’Academy Award Adam Driver nei panni di due uomini,
entrambi nobili di nascita, che devono affrontarsi in un duello
all’ultimo sangue per risolvere i propri rancori. The Last
Duel vede nel cast anche la vincitrice dell’Emmy
Jodie Comer e il vincitore di due Premi Oscar
Ben Affleck.
Ecco la nostra intervista ai
protagonisti di America Latina, quinto film italiano in
Concorso a Venezia 78. Ai microfoni i registi e sceneggiatori
Fabio e Damiano D’Innocenzo e il protagonista
Elio Germano, alla sua seconda collaborazione con
il duo romano.
America
Latina arriverà in sala a novembre 2021, è scritto e
diretto da Fabio D’Innocenzo e Damiano
D’Innocenzo e prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli),
Vision Distribution, Le Pacte. Nel cast Elio Germano, Astrid Casali, Sara
Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo
Dini, Massimo Wertmüller.
Si è tenuta venerdì
10 settembre alle
ore 17.30 presso la Sala degli Stucchi
dell’Hotel Excelsior la cerimonia di premiazione del Leoncino d’Oro
istituito da AGISCUOLA, alla presenza
di Francesca Puglisi, Capo della
Segreteria Tecnica del Ministro
dell’Istruzione, Roberto
Cicutto, Presidente La Biennale, Alberto
Barbera, Direttore della Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica, Andrea Del Mercato,
Direttore Generale La Biennale, Luigi
Lonigro, Presidente Nazionale Distributori Anica,
Giuseppe Pierro, Dirigente Ufficio VI Direzione
generale per il personale scolastico del Ministero dell’Istruzione.
A fare gli onori di casa erano presenti Piera
Detassis, Presidente Accademia del Cinema Italiano – Premi
David di Donatello, Mario Lorini, Vice
Presidente AGIS e Presidente ANEC, Carmela
Pace, Presidente Unicef Italia, Simone
Gialdini, Direttore Generale Anec.
Il Ministro dell’Istruzione
Patrizio Bianchi, a testimonianza della sua
vicinanza, ha inviato un videomessaggio agli studenti della giuria
del Leoncino d’Oro e ha dichiarato:
“Il Leoncino d’oro è un Premio
importante perché testimonia la vicinanza e la sintonia che c’è tra
scuola e cinema. Come Ministero abbiamo appena firmato un
Protocollo per dare alle nostre ragazze e ai nostri ragazzi più
strumenti per esprimere la loro creatività e la loro capacità di
interpretare questo mondo così complesso. Il cinema è uno strumento
fondamentale in una nuova scuola, una scuola aperta, diffusa,
sconfinata perché è lo strumento con cui il nostro occhio si
espande e noi riusciamo a cogliere anche quella parte dell’intimità
delle persone che usualmente, nella superficialità del giorno, non
riusciremmo a cogliere. Complimenti a tutte le ragazze e ai ragazzi
e a tutte le persone che lavorano nel cinema italiano e che sono
l’emblema stesso della voglia di rinascita del nostro
Paese”.
Giunto alla 33° edizione, il
Leoncino è divenuto nel tempo uno dei premi collaterali più
importanti e significativi della Mostra del Cinema di Venezia.
Anche quest’anno il gruppo di giovani giurati provenienti da
tutta Italia ha assegnato – in seguito ad un accordo siglato con il
Comitato Italiano per l’UNICEF – il prestigioso
premio Segnalazione Cinema For UNICEF,
riconoscimento istituito dal Comitato Italiano per l’UNICEF presso
la Mostra sin dal 1980.
Nel corso della cerimonia di
premiazione, è stato assegnato il Premio Leoncino
d’Oro della 78. Mostra d’arte cinematografica di
Venezia al film FREAKS
OUT di GabrieleMainetti alla presenza del regista, con la
seguente motivazione:
“Un’imprevedibile atmosfera
conquista lo spettatore proiettandolo in un mondo tanto
spettacolare quanto catastrofico. Tra tendoni da circo e campi
da guerra, quattro protagonisti, nella loro diversità, esprimono la
necessità di essere umani. Un’opera innovativa e coraggiosa,
che racchiude in una grande avventura fra sogno e realtà, tutto
l’amore per il cinema. Per queste ragioni il Leoncino d’Oro
della 78esima Mostra internazionale d’arte cinematografica di
Venezia va a Freaks Out di Gabriele Mainetti.”
La giuria ha assegnato
la Segnalazione Cinema For UNICEF al
film LA
CAJA di Lorenzo
Vigas, presente alla premiazione, con la seguente
motivazione:
“ Povertà, sfruttamento e
abbandono sono le ferite di un Paese orfano di certezze. Il
paesaggio desertico diventa metafora della vita di tutti i ragazzi
privati di una famiglia e dei loro diritti. Attraverso gli
occhi di un bambino, il film ci proietta nel profondo di una
tragica realtà nella quale il protagonista ci mostra che affermare
la propria identità è sempre possibile. Per queste ragioni la
Segnalazione Cinema for Unicef della 78esima Mostra internazionale
d’arte cinematografica di Venezia va a “La Caja” di Lorenzo
Vigas.”
Il premio – la goccia di vetro di
Murano realizzata dal maestro Simone Cenedese – in occasione della
sua decima edizione è stato consegnato da Lino Banfi, stamattina
all’Hotel Excelsior nella Sala della Fondazione dello Spettacolo,
alle produttrici Piera Boccacciaro e Chiara
Cerretini di Doppio Nodo Double Bind.
Alla cerimonia di premiazione,
condotta dal giornalista Marco Gisotti, sono intervenuti gli attori
Ronn Moss e Mayra Pietracola, protagonisti con Lino Banfi del film
“Viaggio a sorpresa”, in anteprima alla Mostra, Bepi Vigna,
presidente della Giuria del Green Drop Award, Elio
Pacilio, presidente di Green Cross Italia, Nevina Satta,
CEO della Sardegna Film Commission e General Secretary EUFCN, la pr
del cinema italiano Paola Comin e lo scrittore americano di best
seller green John Woods.
Il Green Drop Award, che ad ogni
edizione contiene la terra proveniente da un luogo di particolare
significato, quest’anno ha al proprio interno la terra di Glasgow,
la città scozzese dove a novembre si svolgerà la Conferenza
mondiale delle parti sul Clima (COP 26). L’origine della terra è
stata certificata dal prof. Rodolfo Coccioni paleontologo e
geologo, professore Onorario dell’Università di Urbino.
“Il buco” è ambientato durante il
boom economico degli anni Sessanta e racconta il viaggio di
un gruppo di giovani speleologi che esplorano la grotta più
profonda d’Europa nel cuore del Parco del Pollino. È stato premiato
con il Green Drop per “il rigore con cui descrive la
grandiosa bellezza della natura – si legge nella motivazione della
Giuria -, conducendo la rappresentazione su un piano quasi mistico,
che riesce a coniugare il viaggio nelle viscere della Terra al
percorso della vita; e per la capacità di rendere poeticamente il
senso del tempo, conferendo significato allegorico all’esplorazione
di un abisso nel Sud italiano e l’edificazione, nel Nord, del
grattacielo simbolo di una nuova era”.
“Ringraziamo per questo premio,
siamo molto emozionati ed onorati. Per Doppio nodo double bind è
molto importante la questione ambientale e cercare di fare un
cinema che possa sensibilizzare sulle tematiche ambientali e di
sostenibilità. Nella lavorazione de Il Buco ci siamo impegnati come
produzione a rispettare il protocollo green ottenendo il patrocinio
dell’Ente Parco Nazionale del Pollino.” hanno dichiarato
Piera Boccacciaro e Chiara
Cerretini, produttrici del film, ritirando il premio.
Nel corso della cerimonia, Green
Cross Italia ha voluto rendere omaggio per l’impegno sociale e per
il lavoro di sensibilizzazione verso le nuove generazioni a
Lino Banfi e Ronn Moss con
un’edizione speciale della goccia, di colore blu, come quelle
assegnate nelle passate edizioni a Francesco Rosi e Terry
Gilliam.
A Simone Cenedese, Maestro vetraio
di Murano è stata consegnata una targa speciale per la
realizzazione delle sue preziose gocce d’artista che nel corso
delle dieci edizioni del Green Drop Award sono diventate il simbolo
di un cinema ecosostenibile.
La Settimana Internazionale della Critica (SIC),
sezione autonoma e parallela organizzata dal Sindacato
Nazionale Critici Cinematografici Italiani (SNCCI) nell’ambito
della 78.Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica della Biennale di Venezia(1 – 11 settembre 2021), ha assegnato oggi, venerdì 10
settembre, i premi della 36esimaedizione.
La giuria
internazionale composta da Claudio Cupellini,
Vanja Kaludjercic e Sandrine
Marques ha assegnato il Gran Premio Settimana
Internazionale della Critica a ZALAVA di
Arsalan Amiri. Questa la motivazione: “La giuria è rimasta colpita dall’abile maestria del regista
nella realizzazione del suo film d’esordio. È un lavoro maturo che
naviga con competenza attraverso diversi stati d’animo nel film,
consegnando un potente messaggio di superstizione e ignoranza, così
rilevante per questi tempi difficili. Il regista rappresenta una
voce fresca che, attraverso un linguaggio cinematografico giocoso,
trasmette un messaggio universale. Il Gran Premio Settimana
Internazionale della Critica di Venezia va a ZALAVA di
Arsalan Amiri”.
A ZALAVA anche il Premio Internazionale
Fipresci assegnato dalla Fédération Internationale
de la Presse Cinématographique.
La giuria composta da
Greta Calaciura, Sofia Mantovani, Cristiano Devigili, Riccardo
Chiaramondia e Guglielmo Scialpi hanno deciso di assegnare Il
Premio Circolo del Cinema di Verona al film più
innovativo, ELTÖRÖLNI FRANKOT / ERASING FRANK di
Gàbor Fabricius, “L’opera che abbiamo
deciso di premiare declina, attraverso un viaggio sonoro in un
universo orwelliano, il topos della lotta contro l’oppressione.
Questo conflitto si esprime attraverso una violenza sonora e
chiaroscurale che logora i corpi dei protagonisti fino ad
annientarli. L’omologazione finale del protagonista e il
soffocamento della sua voce, in antitesi alla potenza iniziale,
segnano la dolorosa e inevitabile sconfitta della libertà
individuale. Per la capacità di esprimere con intensità un tema
delicato e universale, il Premio del Circolo del Cinema va a
Eltörölni Frankot, di Gábor Fabricius”.
Il Premio Mario Serandrei –
Hotel Saturnia per il Miglior Contributo
Tecnico, assegnato da un’apposita
commissione di esperti composta Massimo
Causo,Adriano De
Grandise Silvana
Silvestri, è andato al film ELES TRANSPORTAN A
MORTE – THEY CARRY DEATH dei registi Helena
Girón e Samuel M. Delgado. La motivazione:
Per la capacità di elaborare una dimensione sonora
immersiva, in cui la tensione tra figure e ambienti si amplifica e
dialoga profondamente con la ricerca visiva degli autori. Una
partitura di suoni, rumori e immagini, che alimenta una storia di
misteri, vita e morte, dalla dimensione del mito fino alla deriva
esistenziale dei personaggi.
Nell’ambito della
sesta edizione di SIC@SIC (Short Italian Cinema @
Settimana Internazionale della Critica) la giuria composta da tre
professionisti dell’industria cinematografica
– Jacopo Chessa, Silvia Luzi e Nadia
Trevisan – ha selezionato i seguenti vincitori tra i sette
cortometraggi in concorso:
Premio Miglior CortometraggioINCHEIdi
Federico Demattè con la motivazione “La naturalezza del gesto filmico e lo sguardo
privo di giudizio ne fanno un film che racchiude un mondo pieno di
sfaccettature e che crea aspettative verso le future opere
dell’autore.”
Premio
Migliore RegiaINCHEIdi Federico
Demattè con la motivazione“La capacità di entrare in
intimità con i personaggi e gli ambienti si coniuga perfettamente
ad una narrazione libera da ogni sovrastruttura che permette ai
protagonisti di essere completamente credibili.”
Premio
Miglior Contributo TecnicoL’INCANTOdi Chiara
Caterina con la motivazione “Per la capacità di far
dialogare diversi formati e materiali, riuscendo a costruire una
narrazione evocativa in grado di raccontare l’inconscio, la
violenza, la morte.”
“Si
conclude un’edizione dallo sguardo plurale, curioso e onnivoro,
orientato a rappresentare la vasta complessità del presente
attraverso temi universali e forme originali. Abbiamo lavorato
cercando di offrire uno spettro ampio di possibilità del fare
cinema oggi e i vincitori sono la concreta testimonianza di questa
varietà: cinema di genere e d’autore, dal Medio Oriente all’Europa
dell’Est e del Mediterraneo. Sono il segno di un cinema che
nonostante le avversità che viviamo è sempre più vitale, inquieto e
globale”. Commenta così questa edizione
il Delegato Generale Beatrice
Fiorentino.
“I
dibattiti, i confronti e le discussioni attorno ai film sono sempre
segno di vitalità e interesse. E quest’anno con i titoli proposti
nel cartellone della 36. Settimana Internazionale della Critica è
accaduto regolarmente, a dimostrazione di una selezione quanto mai
varia per generi, modalità produttive e soprattutto tematiche. La
Settimana Internazionale della Critica, infatti, pur essendo da
sempre concentrata su nuovi autori, nuovi linguaggi, proposte
inusuali e inconsuete, non intende promuovere un unico ed esclusivo
modello cinematografico, ma portare alla luce tutto ciò che per i
più svariati motivi, giudica meritevole di interesse e l’edizione
2021 della SIC ne è stata l’ennesima” conferma dichiaraFranco Montini, Presidente del Sindacato
Nazionale Critici Cinematografici Italiani
(SNCCI).
Alla Settimana della
Critica, oltre al Premio Internazionale FIPRESCI dellaFédération Internationale de la Presse
Cinématographique,va il Premio
QueerLion per il film LA DERNIÈRE
SÉANCE di Gianluca Matarrese con la seguente
motivazione: “Per la sua capacità di tracciare un
ritratto che da intimo si fa universale, usando la forma
documentaria con notevole efficacia narrativa per dare voce alla
memoria cruciale di un capitolo di storia, quello dell’Aids,
tutt’altro che chiuso, e disinnescando al contempo con intelligenza
il tabù intorno alle pratiche BDSM.”
Il Premio “Autrici under 40” dedicato a Valentina
Pedicini va invece a Ekaterina Selenkina per il film DETOURS.Domani. sabato 11 settembre,
ore 14, in Sala Perla si terranno,per tutti
gli accreditati, le proiezioni del cortometraggio e del
lungometraggio vincitori del Gran Premio Settimana Internazionale
della Critica.
Si è tenuto oggi
il Premio Collaterale de “La
Pellicola D’oro” pressola
Sala – Spazio Italian Pavillon all’interno dell’Hotel
Excelsior nell’ambito della 78° Mostra Internazionale
d’Arte Cinematografica di Venezia. “La Pellicola
D’oro”,promossa ed organizzata
dall’AssociazioneCulturale “Articolo
9 Cultura & Spettacolo” e dalla “Sas Cinema” di cui è
Presidente lo scenografo e regista Enzo De
Camillis (ideatore dell’evento), è il primo
premio in Europa a riconoscere i mestieri e l’artigianato del
cinema. Erano presenti all’evento: Enrico Bufalini
(Responsabile archivio storico di Cinecittá) Nicola
Maccanico (amministratore di
Cinecittá), Antonio Falduto (regista) e la
Direttrice Laura Nobili che ha ritirato il premio
per la Sartoria Tirelli. Si ringrazia per questa occasione, La
Biennale di Venezia.
Si premia per la V Edizione le
maestranze e l’artigianato dei seguenti film in concorso:a
“FREAKS
OUT” di Gabriele Mainetti
Miglior Tecnico di Effetti
Speciali: Maurizio Corridori
“FREAKS OUT” di
Gabriele Mainetti
Miglior Capo
Elettricista: Loris Felici
“IL BUCO” di
Michelangelo Frammartino
Miglior Operatore di
Macchina: Luca Massa
“QUI RIDO IO” di
Mario Martone
Miglior Sartoria
Cineteatrale Tirelli
La giuria è composta da:
1) Presidente – Francesco
Martino De Carles (Produttore esecutivo)
01 Distribution ha diffuso oggi il
trailer ufficiale de Il
bambino nascosto, il nuovo film del regista
Roberto Andò con
Silvio Orlando e Giuseppe Pirozzi,
dal 4 novembre al cinema. Nel cast anche Roberto Herlitzka,
Lino Musella, Francesco Di Leva, Enzo Casertano
Ne Il bambino
nascosto Gabriele Santoro vive in un quartiere popolare di
Napoli ed è titolare della cattedra di pianoforte al Conservatorio
San Pietro a Majella. Una mattina, mentre sta radendosi la barba,
il postino suona al citofono per avvertirlo che c’è un pacco, lui
apre la porta e, prima di accoglierlo, corre a lavarsi la faccia.
In quel breve lasso di tempo, un bambino di dieci anni si insinua
nel suo appartamento e vi si nasconde. “Il maestro”– così lo
chiamano nel quartiere – se ne accorgerà solo a tarda sera. Quando
accade, riconoscerà nell’intruso, Ciro, un bambino che abita con i
genitori e con i fratelli nell’attico del suo stesso palazzo.
Interrogato sul perché della sua fuga Ciro non parla. Nonostante
questo, il maestro, d’istinto, decide di nasconderlo in casa,
ingaggiando una singolare, e tenace, sfida ai nemici di Ciro.
Scoprirà presto che il bambino è figlio di un camorrista e che,
come accade a chi ha dovuto negare presto la propria infanzia, Ciro
ignora l’alfabeto dei sentimenti. Silenzioso, colto,
solitario, il maestro di pianoforte è uomo di passioni nascoste,
segrete. Toccherà a lui lo svezzamento affettivo di questo bambino
che si è sottratto a un destino già scritto. Una partita rischiosa
in cui, dopo una iniziale esitazione, Gabriele Santoro si getta
senza freni.
SKY ha diffuso il trailer di
Lovely
Boy, il film Sky Original di
Francesco Lettieri presentato oggi fuori Fuori Concorso alle
Giornate degli Autori della 78ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia. Lovely
Boy – Un film Sky Original, prodotto da Indigo Film in
coproduzione con Vision Distribution con il sostegno di IDM Film
Fund & Commission dell’Alto Adige, sarà trasmesso in prima assoluta
su Sky Cinema Uno lunedì 4 ottobre, disponibile anche on demand e
in streaming su NOW.
Nic, in arte Lovely Boy, è
l’astro nascente della scena trap romana. Tatuaggi in faccia,
talento puro, completa strafottenza per il mondo. Inizialmente
proiettato verso una folgorante ascesa musicale, rischia di essere
risucchiato in una spirale di autodistruzione.
Scritto da Peppe Fiore e Francesco
Lettieri, Lovely Boy ha tra i
protagonisti Andrea
Carpenzano(La terra dell’abbastanza, Il
Campione), Ludovica
Martino(Il Campione, Skam Italia, Sotto il
sole di Riccione, Carosello Carosone) ed Enrico
Borello (Il filo invisibile, Settembre), e si avvale
della direzione della fotografia di Gianluca Palma, della
scenografia di Marcella Mosca, dei costumi di Antonella Mignogna e
del montaggio di Mauro Rodella.
In onore del 20° anniversario
“9/11: Inside The President’s War Room” sarà
disponibile per la visione gratuita l’11 settembre su
Apple
TV+. Questo speciale documentario Apple Original,
narrato dal vincitore dell’Emmy Award Jeff Daniels
(“The Looming Tower”, “Sfida al presidente – The Comey Rule”),
esplora gli eventi dell’11 settembre 2001 attraverso gli occhi del
presidente Bush e dei suoi più stretti collaboratori, ricostruendo
– grazie alle testimonianze inedite degli uomini-chiave che hanno
preso decisioni importanti e delicate per le sorti del paese – le
ore cruciali di quel giorno storico.
Apple TV+ è disponibile sull’app
Apple TV in oltre 100 paesi, su oltre 1 miliardo di schermi,
inclusi iPhone, iPad, Apple TV, iPod touch, Mac, specifiche smart
TV Samsung, LG, Sony e VIZIO, Amazon Fire TV e dispositivi Roku,
console PlayStation e Xbox e su tv.apple.com, per € 4,99 al mese
con una prova gratuita di sette giorni. Per un periodo di tempo
limitato, i clienti che acquistano un nuovo iPhone, iPad,
Apple TV, Mac o iPod touch possono usufruire gratuitamente di un
anno di Apple TV+. Questa offerta speciale è valida per tre mesi
dopo la prima attivazione del dispositivo. Skydance Animation
è una divisione di Skydance Media di David Ellison, gestita da John
Lasseter (Head of Animation) e Holly Edwards (President of Skydance
Animation)
Dopo un anno dalla presentazione
alla
77esima Mostra Internazionale D’Arte Cinematografica di
Venezia, approda nelle sale italiane Figli del sole, nuovo film di Majid
Majidi, già regista de I ragazzi del
paradiso (1997), che gli valse da candidatura di primo
film iraniano candidato agli Oscar, pellicola che si serve degli
stilemi della trama d’avventura per affrontare il tema
dell’infanzia negata.
I figli del sole: un racconto realista dai toni
avventureschi
La trama de I figli del
sole è intrinsecamente legata al fenomeno disumano dello
sfruttamento minorile, e il regista lo mette in chiaro fin da
subito: il film, difatti, si apre con una dedica ai 152 milioni di
bambini costretti al lavoro forzato e soggiogati da ambienti loschi
e malsani per poter sostenere le proprie famiglie. Il film di Majid
muove quindi le fila dal tema dell’infanzia negata e profanata, che
ha come cornice il sottobosco criminale di Teheran e le
vicissitudini di un gruppo di amici: Ali,
Mamad, Reda e
Abofazl. I quattro amici sono infatti costretti ad
interfacciarsi col lavoro coatto e il mondo criminale, ma scovano
una scintilla inaspettata nel conseguimento di un obiettivo comune:
trovare un tesoro nascosto che potrebbe cambiare per sempre il
corso delle loro vite. Per farlo, dovranno però recarsi in un’area
unicamente accessibile attraverso la Scuola del
sole, un’associazione di beneficienza che cerca di educare
i bambini che vivono per strada.
Le radici narrative di Figli
del sole sono profondamente radicate nel contesto
socio-politico d’ambientazione, ricreato in maniera piuttosto
realistica e senza troppi filtri soggettivi da parte del regista.
La metafora dello scavare per arrivare al tesoro e,
figurativamente, di dirigersi verso un’emancipazione atta a
sottolineare la funzione innovatrice degli animi giovanili, è
preponderante. L’istituzione scolastica è, infatti, qui vista come
unico punto di luce in un sistema deformato in cui la comunità nel
complesso è sorda di fronte all’anelito di libertà dei ragazzi.
Sfortunatamente la sceneggiatura di Figli del
sole pecca nel non riuscire effettivamente a sondare le
profondità psicologiche dei giovani protagonisti, alzando una
barriera protettiva nei confronti di un realismo registico
pervasivo, che sfocia in un imperativo narrativo fuorviante, debole
per quanto riguarda l’acquisizione di un legame ragguardevole tra
personaggi e spettatori, che caratterizza invece il cinema di
un’altra regista mediorientale, Nadine Labaki.
I figli del sole: un realismo magico mancato
Di notevole interesse è il lavoro
svolto per quanto riguarda il casting, che ha occupato oltre
quattro mesi e coinvolto quattromila giovani da tutto il paese; il
regista, infatti, era fermamente risoluto nel voler assoldare
attori non professionisti, per poter conferire maggiore
verosimiglianza e valore alla vicenda narrata. Nelle interviste ha
dichiarato più volte lo sforzo produttivo effettuato, col fine di
scovare talenti genuini, senza tuttavia mai esimersi dal ribadire
che il dover escludere i tanti partecipanti al casting è stata
fonte di grande sofferenza, proprio per la consapevolezza che la
partecipazione al film sarebbe potuta essere una svolta assoluta
per tante famiglie iraniane in grande difficoltà.
Colonna portante del film è poi
l’antinomia tra realismo e fiaba, due dimensioni narrative
apparentemente differenti che ne I figli del sole
emergono in maniera preponderante, conferendo all’intera vicenda
narrata quelle sfumature di realismo magico che, cercando di
convergere con una dimensione storica, hanno dato risultati
strabilianti in altre pellicole, come ne Il labirinto del Fauno di Guillermo
del Toro. Certamente i guizzi narrativi de I
figli del sole non raggiungono l’organicità filmica del
grande regista messicano, tuttavia avrebbero potuto rappresentare
premesse interessanti dalle quali far emergere l’elemento di
denuncia sociale; ciò che, purtroppo, manca al soggetto è proprio
la fluidità, il dinamismo e la ritmicità tali da riuscire a
qualificare ancora di più il grande lavoro attoriale, soprattutto
del protagonista Roohollah Zamani, premiato come
miglior giovane attore al Festival di Venezia.
Il nobile intento di Majidi non
riesce purtroppo ad essere supportato da una sceneggiatura chiara e
ben architettata, pertanto i Figli del sole si rivela nel complesso
pressochè innocuo, discostandosi senza soluzione di continuità
dalla cornice apparentemente impegnata e da cinéma vérité
degli eventi. Non vi è un’estetica ben definita a supportarne il
discorso politico, né una regia ferma e incisiva a dare adito alle
voci inascoltate di chi tenta disperatamente di esprimersi, per
sancire una propria impronta. Resta dunque in mano allo spettatore
la difficoltà dell’interpretare integralmente una visione poetica
incerta, che vuole portare avanti un discorso socio-politico netto
e chiaro, eppure senza realmente porre interrogativi di spessore
allo spettatore.
Doctor Strange ha dimostrato di essere in
grado di espandere notevolmente i suoi poteri e le sue abilità nel
quarto episodio della serie What If… ?. La versione a fumetti dello
Stregone Supremo ha, però, una vasta gamma di poteri che non si
limitano solo alla magia. Con il suo intelletto, le sue abilità nel
combattimento e il suo talento mistico, Doctor Strange è di fatto uno dei più potenti
supereroi Marvel.
Il suo ego
Potrebbe essere strano
pensare che l’ego di una persona sia una risorsa, ma per Stephen
Strange, la sua sicurezza si è spesso rivelata preziosa. La sua
fiducia in se stesso e nelle sue capacità lo ha spinto, in primo
luogo, a cercare un rimedio magico per le sue mani danneggiate e lo
ha guidato attraverso il suo rigoroso addestramento sia nella magia
che nelle arti marziali.
Senza il suo ego, Doctor Strange si
sarebbe probabilmente arreso più e più volte, e il mondo sarebbe
stato senza uno dei suoi più potenti guardiani. Tuttavia, a volte
lo ha messo anche nei guai, come è successo quando ha affrontato
Wanda Maximoff e il suo dolore durante la trama di “House of M”,
portandola a indurirsi contro qualsiasi influenza esterna.
L’intelligenza
Chirurgo affermato e
praticamente studente da tutta una vita, Doctor Strange è una delle
persone più intelligenti nell’insieme dei supereroi Marvel. La sua intelligenza è uno
dei suoi poteri più forti, con la sua fame di conoscenza che lo
aiuta nell’apprendimento dell’arte della magia.
La
sua memoria è fondamentale per impiegare i centinai di incantesimi
complessi che usa abitualmente nel corso della sua lotta contro il
male, oltre ad essere vitale nella scelta della migliore strategia
durante le battaglie contro i suoi principali avversari. Inoltre,
sa anche quando mettersi da parte, come successo nel conflitto tra
i supereroi nel crossover a fumetti Civil
War.
Le arti marziali
La maggior parte dei fan
pensa a Doctor Strange come a un mago di prim’ordine, ma in realtà
è anche uno dei migliori artisti marziali della Marvel Comics. Mentre studiava magia a
Kamar-Taj, ha anche studiato una varietà di diversi stili di arti
marziali, tra cui il kung fu e il judo.
È anche un esperto nell’uso di una
varietà di armi, come le spade, anche se le usa molto raramente.
Sebbene Doctor Strange basi principalmente la sua magia sulla
difesa, ha anche dimostrato la sua abilità come combattente corpo a
corpo durante i periodi in cui era senza i suoi poteri, come nel
caso della fine degli anni ’80.
La capacità di volare
Doctor Strange ha la
capacità di volare, anche se non è necessariamente un prodotto
della sua abilità magica. Grazie al Mantello della Levitazione, un
artefatto mistico che indossa come Stregone Supremo, è in grado di
volare e levitare. Il mantello è una delle sue risorse mistiche più
potenti e gli permette di volare alla fascia alta delle velocità
subsoniche.
Il
Mantello della Levitazione può funzionare indipendentemente dal
dottore e volare da solo, anche se ha bisogno di un pizzico di
energia magica per “mettersi in circolo”. Senza di essa, il
Mantello non è in grado di funzionare e Strange non potrebbe
volare, a meno che non utilizzi un potente
incantesimo.
Le esplosioni di energia
Una delle capacità più
potenti di Doctor Strange è l’uso delle esplosioni di energia. Può
generare magici lampi di energia dalla resa indeterminata contro
nemici sia piccoli che grandi. Li ha usati contro gli Undying Ones,
il suo noto avversario Dormammu, ma anche contro minacce
megalitiche come Shuma-Gorath.
In
alcuni casi, come visto in “Doctor Strange #386”, è in grado di
distruggere interi pianeti grazie alle esplosioni. Sebbene queste
siano spesso il suo punto di riferimento in battaglia, deve sempre
maneggiarle con cura, considerando la potenza di fuoco che sono in
grado di sprigionare.
Le capacità metafisiche
In numerose occasioni, nei
fumetti Marvel Comics, Doctor Strange ha dimostrato di
essere intangibile, con la capacità di attraversare muri, strade e
altri oggetti solidi. Ha anche usato questo potere per estrarre
parassiti demoniaci dal proprio corpo e da altri.
Questo suo potere è probabilmente
alla pari con quello di alcune delle varianti più potenti di Kitty
Pryde, poiché entrambi i personaggi, in alcune forme, possono
spostarsi attraverso le realtà. Collegato alla sua capacità di
passare attraverso la materia è anche il suo potere di diventare
completamente invisibile.
La proiezione astrale
Doctor Strange è uno dei
più potenti maghi della Marvel Comics e lo ha dimostrato più volte
grazie alla sua capacità di proiezione astrale. Strange può
astrarre la sua anima dal suo corpo fisico, e viaggiare quindi
virtualmente ovunque voglia. Anche la sua forma astrale è
invisibile e intangibile, senza limitazioni o vulnerabilità
fisiche.
Mentre usa la sua forma astrale, Doctor Strange può viaggiare
nello spazio ed è estremamente veloce, fino quasi alla velocità del
pensiero, come si è visto in “Defenders #29” quando la squadra ha
affrontato l’alieno Badoon insieme agli originali Guardiani della
Galassia.
La manipolazione del tempo
Nel MCU, Doctor Strange si affida
all’Occhio di Agamotto e alla sua Gemma del Tempo nascosta per
controllare il tempo. Nei fumetti, usa la sua complessa magia per
manipolarlo. Doctor Strange è in grado di rallentare o addirittura
fermare il tempo in alcuni casi. È anche in grado di viaggiare nel
tempo.
Strange ha bisogno di molto potere e
concentrazione per influenzare il tempo, quindi usa questo potere
raramente. Uno dei vantaggi di aver sconfitto la Morte in battaglia
è stato quello di acquisire una maggiore durata della vita, che gli
ha concesso un’influenza ancora maggiore sul tempo.
Il viaggio dimensionale
Uno dei più grandi poteri
di Doctor Strange è la capacità di viaggiare tra le dimensioni.
Quest’abilità lo rende particolarmente adatto al fiorente
Multiverso del MCU, ed è stata fondamentale per
espandere l’orizzonte dell’Universo Marvel nei fumetti.
Strange è stato in grado di
viaggiare grazie alla magia fino alla Dimensione Oscura, la casa di
Dormammu e di sua sorella Umar, così come è riuscito ad arrivare
fino alla dimensione infernale di Mefisto. Può anche esplorare
piani dell’esistenza a malapena comprensibili, come quando ha
scoperto per la prima volta alcuni degli esseri cosmici più potenti
della Marvel, come Eternità.
La consapevolezza cosmica
Insieme alla sua capacità
di viaggiare tra diverse dimensioni, Doctor Strange ha raggiunto la
consapevolezza cosmica, o universale. Ciò gli consente di percepire
eventi in altri regni e realtà, nonché di anticipare minacce o
invasioni dei principali supercriminali, come Dormammu o
Shuma-Gorath.
Ciò viene potenziato notevolmente
dall’Occhio di Agamotto, un antico manufatto di immenso potere.
Strange ottenne l’Occhio e il suo potere da Eternità, quando
l’entità cosmica lo ritenne degno del suo potere.
Ennesimo tassello della
nota saga sorta nell’anno 1978 e all’epoca diretta dal gran
John Carpenter, Halloween
Kills viene presentato fuori concorso alla 78esima
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica a Venezia. La storia
non tiene per nulla conto di tutti i sequel che sono usciti dal ’78
in poi, ma solo di quello del 2018, che ne era immediata
continuazione e dal quale prosegue senza soluzione di
continuità.
Ancora con la regia di
David Gordon Green, tre anni fa avevamo lasciato
il nostro noto tagliagole Michael Myers intrappolato nel
seminterrato di Laurie (Jamie
Lee Curtis), che pareva essere spacciato, ma il cui
respiro affannato lasciava dedurre che le cose non fossero proprio
così semplici. E infatti avevamo ragione.
Halloween Kills, la trama
Il racconto inizia con la
spiacevole sorpresa di un’intensa e serrata ripresa dei giochi,
dove troviamo Laurie insieme alla figlia Karen (Judy
Greer) e alla nipote Allyson (Andi
Matichak) che stanno compiendo una sfrenata corsa a bordo
di un pick-up verso l’ospedale per ricucire l’addome della
protagonista che il killer ha tentato più volte di perforare
fatalmente. Ma la faccenda si mette ovviamente male: Michael Myers
affetta tutti, scappa e ricomincia tutto daccapo.
Il sottogenere
slasher, facente parte della categoria horror, è stato
praticamente inaugurato da John Carpenter proprio
con questo lungometraggio. In realtà la principale derivazione
dello stile sarebbe Psyco di sir Alfred
Hitchcock ma, ad ogni modo, le principali delineazioni che
ne sono conseguite si son sviluppate tutte dagli anni 80 in poi, e
hanno generato tutti quei film in cui il cattivo trucida più gente
che può ed è tendenzialmente mascherato o dal volto sfigurato. Ma
l’aspetto che per certi versi sfiora il tragicomico, è tutto quello
per cui è necessario applicare la sospensione dell’incredulità.
Perché ce ne sarebbe da vendere, d’incredulità.
Il ritorno (di nuovo) di Michael Myers
Michael
Myers, così come tutti quei tremendi Uomini Neri che
braccano e massacrano senza pietà, è la personificazione di quel
che si definisce l’archetipo dell’ombra, o, in altri termini, tutto
quel che dentro e fuori di noi è rappresentazione dei nostri
peggiori incubi, in qualunque forma si possano manifestare.
È chiaro che Halloween
Kills sia sostanzialmente un sollazzo da serate
goliardiche a base di grida, risate casalinghe, pop-corn, e cuscini
per ripararsi gli occhi. Ma è altrettanto vero che c’è un motivo
molto più profondo di quel che sembra se, nonostante ci terrorizzi,
sia così magnetico.
David Gordon
Green gestisce e organizza in maniera molto organica il
lento peregrinare del killer. Lo fa con una maggiore scorrevolezza
rispetto al precedente: sia rispetto ai singoli agguati con
corrispondenti efferati omicidi, che per quanto concerne la
narrazione, con il montaggio parallelo dell’ospedale in cui Laurie
è ricoverata e fa parzialmente da controcampo, spiegando le
dinamiche della psicologia di Michael.
Ma il punto
fondamentalmente resta sempre lo stesso, per quanto possa essere
motivato e pianificato da trame più o meno originali: Michael Myers
è invincibile perché in caso contrario verrebbe meno il senso
rappresentativo di questo genere di film.
Se è vero che ad un certo
punto diventa snervante pensare di aver davanti un personaggio che,
stando al patto stabilito col pubblico, è un essere umano ma che
comunque seguita a rialzarsi dopo qualunque tipo di mazzata,
d’altra parte è altrettanto vero che, invece, venga da pensare che
possa andare esattamente così.
Paure universali
In fondo, è proprio
quella la realizzazione delle nostre paure più grandi: il fatto che
mai saranno dissipate, che mai ci sarà la luce e che, presto o
tardi, ci staneranno e sarà la fine. Halloween
Kills è un prodotto che funziona perché fa da specchio
a qualcosa che si teme universalmente, ad ogni latitudine.
E un punto sul quale
David Gordon Green mette l’accento è che il capro
espiatorio si pensa sempre che sia la soluzione ai mali del mondo,
ma non è affatto così, al contrario. È la solidarietà che fa la
forza, soprattutto quando per diventare dei mostri terribili è
sufficiente voler uccidere qualcuno, anche se si tratta del
cattivo. Perché non c’è nessuno che sia veramente cattivo. O forse
sì.
All’inizio di quest’anno, quando la
Disney ha annunciato che avrebbe distribuito Black Widow sia nei
cinema che su Disney+ tramite Accesso Vip, nessuno
avrebbe mai potuto immaginare che tale scelta avrebbe avuto delle
conseguenze imprevedibili.
Quando il film diretto da
Cate Shortland ha debuttato lo scorso luglio, è
diventato il più grande weekend d’apertura in epoca pandemica
grazie ai suoi 80 milioni di dollari raccolti al botteghino, ai
quali si sono poi aggiunti i 30 milioni derivati da Disney+. Sebbene in molti abbiamo
discusso sul fatto che l’uscita in streaming abbia impedito a
Black Widow di
incassare ancora di più al box office, alla fine la polemica
sembrava fosse destinata a spegnersi molto rapidamente.
Poi, all’improvviso, Scarlett
Johansson ha letteralmente sorpreso Hollywood e i
fan del MCU quando ha deciso di fare causa
alla Disney per una presunta violazione del contratto. L’attrice,
che è anche produttrice di Black Widow, ha affermato che le
era stato promesso che il film sarebbe uscito solo al cinema e che,
attraverso l’uscita in streaming, la Disney le avrebbe in qualche
modo negato i bonus legati agli incassi. Da allora le dinamiche
della battaglia legale sono diventate assai caotiche, con Disney
che ha insinuato che Johansson avesse assunto un atteggiamento
insensibile di fronte all’attuale situazione legata alla pandemia e
con Johansson che, dal canto suo, ha visto una risposta misogina
nelle parole della multinazionale.
La Disney sta attualmente cercando
di risolvere la causa legata a Black Widow in via
stragiudiziale, ma pare che prima di arrivare alla decisione di
intentare una causa, Johansson abbia cercato di chiarire la
situazione usando un’altra strada. Secondo un nuovo report del
Wall Street Journal (via
IGN), infatti, l’attrice avrebbe cercato di negoziare con la
Disney con l’obiettivo di ricevere una somma pari a 100 milioni di
dollari. Questo totale sarebbe stato calcolato “in base a ciò
che la star avrebbe ricevuto da un ipotetico incasso globale al
botteghino, pari a 1,2 miliardi”, calcolato sulla base dei
totali raggiunti dai precedenti film del MCU.
Questa cifra si sarebbe dovuta
aggiungere al compenso originale ricevuto dall’attrice, che
ammonterebbe a 20 milioni di dollari. Il report specifica che i 100
milioni di dollari erano soltanto un numero di partenza, e che la
Disney non ha mai provato a fare una controfferta.
Quanto ha incassato ad oggi Black Widow?
La Disney avrebbe cercato di
insistere sul fatto che l’uscita in streaming di Black Widowsignificava che
Johansson avrebbe avuto comunque diritto ad una retribuzione
significativa. Tuttavia, quando ci si è resi conto che l’attrice
stava pianificando di arrivare ad un fatturato globale di oltre un
miliardo, l’approccio da parte della multinazionale sarebbe in
qualche modo cambiato. Attualmente, Black Widow ha incassato 372,3
milioni di dollari in tutto il mondo. Considerando le entrate di
Disney+, il film ha raggiunto un totale
di 500 milioni, cifra che non può essere in alcun modo paragonata
ai precedenti, esorbitanti, numeri al botteghino raggiunti dai film
del MCU.
La regia di Black Widow è stata
affidata a Cate Shortland, seconda donna
(dopo Anna Boden di Captain
Marvel) a dirigere un titolo dell’universo
cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è
stata riscritta nei mesi scorsi da Ned
Benson(The Disappearance of Eleanor
Rigby). Insieme a Scarlett
Johansson ci saranno anche David
Harbour, Florence
Pugh e Rachel
Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e
su Disney+ con
Accesso Vip il 9 luglio.
In Black Widow, quando sorgerà
una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha
Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue
origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla
pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in
qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni
prima che diventasse un membro degli Avengers.
Quinto e ultimo film italiano in
Concorso a Venezia 78, America
Latina è il terzo film dei Fratelli Fabio e
Damiano D’Innocenzo. Dopo aver conquistato il Festival di
Berlino e il circuito di festival minori con i loro primo due
lavori, La terra dell’abbastanza e Favolacce, i due gemelli romani si preparano a
conquistare anche il Lido con un film che promette di dividere,
almeno stando alle prime reazioni della stampa.
Nella frase che accompagna la
locandina del film si legge “È amore“. “Ogni volta che
ci approcciamo all’amore parliamo di sentimenti – esordisce
Fabio – quali il ricongiungersi con fantasmi e ossessioni, con
una grandissima suspence e con l’incertezza sull’avvenire. Quindi
col thriller, con tutte le sue variabili impazzite.”
Per Damiano
D’Innocenzo, “America Latina non è un thriller”
pur avendone degli aspetti, ma “un film misterioso e
volutamente ambiguo“. “Se vogliamo usare la parola
thriller possiamo usare la definizione thriller psicologico –
prosegue – Amiamo i generi perché il genere ha delle regole
precise ed è bello conoscerle tutte, approfittarsi di una regola
che può far decollare in maniera rapida una storia ma anche
aggirarne tante altre. America Latina contiene la voglia di non
ripetere quanto abbiamo già fatto, io e mi fratello vogliamo
rimanere scomodi. Innanzitutto a noi stessi.”
Il film sembra essere in connessione
con Favolacce, il loro film precedente, che al
Festival di Berlino ha vinto il riconoscimento alla migliore
sceneggiatura, e Fabio D’Innocenzo commenta:
“L’abbiamo scritto a Berlino durante la presentazione
di Favolacce, anche per scordarci della competizione e se
avevamo vinto un premio oppure no, per non pensare a come sarebbe
stato recepito. Abbiamo iniziato a pensare al successivo andando,
per anticorpi, verso un film meno episodico e frammentario, con un
personaggio che vive la storia e ce la fa vivere in modo molto
dritto. Noi siamo lui, siamo il suo sguardo, viviamo questo
racconto in prima persona. Non è un viaggio al termine della notte
ma al termine di un uomo, come ha detto oggi mio fratello Damiano,
è una frase bellissima che gli rubo. Non è stata però un fatto
scientifico, non ci siamo detti di fare il contrappunto di Favolacce, anche perché noi lavoriamo bene in
una condizione di incertezza. Per cui ci siamo detti: ripartiamo da
zero, facciamo un nuovo esordio.”
America
Latina arriverà in sala a novembre 2021, è scritto e
diretto da Fabio D’Innocenzo e Damiano
D’Innocenzo e prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli),
Vision Distribution, Le Pacte. Nel cast Elio Germano, Astrid Casali, Sara
Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo
Dini, Massimo Wertmüller.
Ecco le foto dal red carpet di
Venezia 78 dove hanno sfilato cast e crew
dell’ultimo film italiano in concorso, America
Latina, dei Fratelli D’Innocenzo, che
hanno partecipato alla premiere del film insieme al loro cast.
Protagonista del film è Elio Germano.
America
Latina di Fabio D’Innocenzo, Damiano D’Innocenzo
prodotto da The Apartment (Lorenzo Mieli), Vision Distribution, Le
Pacte. Nel cast
Elio Germano, Astrid Casali, Sara Ciocca, Maurizio Lastrico,
Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini, Massimo
Wertmüller
SINOSSI
Latina: paludi,
bonifiche, centrali nucleari dismesse, umidità. Massimo Sisti è il
titolare di uno studio dentistico che porta il suo nome.
Professionale, gentile, pacato, ha conquistato tutto ciò che poteva
desiderare: una villa immersa nella quiete e una famiglia che ama e
che lo accompagna nello scorrere dei giorni, dei mesi, degli anni.
La moglie Alessandra e le figlie Laura e Ilenia (la prima
adolescente, la seconda non ancora) sono la sua ragione di vita, la
sua felicità, la ricompensa a un’esistenza improntata
all’abnegazione e alla correttezza. È in questa primavera
imperturbabile e calma che irrompe l’imprevedibile: un giorno come
un altro Massimo scende in cantina e l’assurdo si impossessa della
sua vita.
COMMENTO DEI REGISTI
Abbiamo scelto di
raccontare questa storia perché, semplicemente, era quella che ci
metteva più in crisi. In crisi come esseri umani, come narratori,
come spettatori. Una storia che sollevava in noi domande alle quali
non avevamo (e non abbiamo, nemmeno a film ultimato) risposte che
non si contraddicessero l’una con l’altra. Interrogarci su noi
stessi è la missione più preziosa che il cinema ci permette e
America
Latina prende alla lettera questa possibilità,
raccontando un uomo costretto a rimettere in discussione la propria
identità. Essendo gemelli, anche i nostri due film precedenti
raccontavano storie di famiglie, di senso di appartenenza, di
sangue, ma non ci eravamo mai addentrati così a fondo nel tema e
abbiamo scelto la via per noi più rischiosa: la dolcezza. La
dolcezza e tutte le sue estreme conseguenze. America
Latina è un film sulla luce e abbiamo scelto il punto di
vista privilegiato dell’oscurità per osservarla.
Da quando il Marvel Cinematic Universe ha
iniziato ad aprirsi anche ad altre dimensioni con film quali
Doctor
Strange e Ant-Man,
l’universo è letteralmente esploso con nuovi contenuti. Da allora
queste piccole increspature si sono “evolute” in un vasto
Multiverso in continua espansione che, ad oggi, è ancora in fase di
esplorazione. Tuttavia, dal momento che film come Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli hanno
contribuito a rendere ancora più ricche le varie realtà e i vari
regni del MCU, è fondamentale a questo punto
comprendere la differenze tra dimensioni e universi.
In
Shang-Chi, l’eroe eponimo e i suoi compagni di viaggio
devono recarsi nel regno mistico di Ta Lo. Tuttavia, raggiungere la
destinazione non è un’impresa facile, poiché tale regno si trova in
un’altra dimensione. Per accedervi, i viaggiatori devono
attraversare un pericoloso labirinto fatto di foreste di bambù che
si muove a suo piacimento. Una volta oltrepassato il labirinto,
devono avventurarsi in un tunnel e attraversare un portale d’acqua
simile ai portali a forma di anello che usano gli stregoni. Una
volta superato, si ritroveranno finalmente nel regno di Ta Lo.
La terra è composta da creature
mitiche al centro delle cultura folkloristica cinese, inclusi i
draghi, e fa parte di una rete di villaggi simili all’interno di Ta
Lo. Sebbene l’accesso alla terra sia difficile per una persona
normale, non è niente in confronto all’accesso alle moltitudini di
universi derivanti dalla Sacra Linea Temporale.
Nel MCU, le dimensioni sono terre che
contengono spazio, materia ed energie simili ma separate da
differenze tra gli elementi. Oltre a Ta Lo, queste dimensioni
includono la Dimensione Oscura (la casa del temuto Dormammu) e il
Regno Quantico. Per accedere alla Dimensione Oscura, la maggior
parte degli stregoni deve accedere alla propria forma astrale, a
meno che non si apra un buco nella realtà, rendendo possibile
l’ingresso nello spazio malvagio. Ci si può avventurare nel Regno
Quantico, invece, restringendosi tra le molecole di uno spazio,
praticamente sfondando una barriera teorica in un altro mondo.
Anche i Nove Regni, come Asgard, contano come dimensioni e possono
essere raggiunti tramite i wormhole o il Bifrost.
Dall’altra parte, gli universi sono
un concetto molto più complesso che si estende oltre la logica dei
regni, in qualcosa che tuttavia è ancora compreso nel MCU. Quando Sylvie ha ucciso Colui
che rimane nella serie Loki, ha provocato la nascita del Multiverso.
Ciò significa che le linee temporali hanno cominciato a diramarsi
rispetto all’unica Sacra Linea Temporale e a creare infinite realtà
e possibilità all’interno del canone. Di conseguenza, queste linee
temporali hanno continuato a ramificarsi nelle loro realtà (o
universi). Pertanto, anche le realtà che contengono caratteristiche
quasi identiche alla realtà primaria contano come un universo
separato. Quell’universo, a sua volta, potrebbe anche contenere le
sue stesse dimensioni, completamente separate da quanto visto in
precedenza.
Perché nel MCU è importante
conoscere la differenza tra universi e dimensioni?
Dal momento che il concetto è ancora
in fase di esplorazione e comprensione nel MCU, la struttura utilizzata per
classificarlo nei fumetti non è stata implementata. Nei libri, a
ogni nuovo universo è stato assegnato un numero per aiutare i
lettori a distinguerlo dagli altri universi. Ad esempio, l’universo
dei fumetti Marvel principale è Terra-616,
mentre l’universo dei fumetti Ultimate è Terra-1610 e quello del
MCU è Terra-199999. Tuttavia, si
applica ancora la stessa logica per le dimensioni e gli universi
designati.
Il canone del MCU è rinato con il Multiverso. Di
conseguenza, possono nascere nuovi universi e nuove storie in
qualsiasi momento, come mostrato nella nuova serie What If… ?. Con eroi come Doctor Strange e Ant-Man che sono in grado di
esplorare entrambe le arene, conoscerne le differenze è più
importante che mai. Tuttavia, è parecchio esaltante vedere nuove
realtà e dimensioni esplorate in tempo reale.
Benedict Cumberbatch, il Doctor Strange del MCU, ha rivelato che una delle
battute più iconiche di Avengers:
Infinity War è stata totalmente improvvisata. Parlando
con
The Hollywood Reporter, l’attore ha rivelato che quando Stephen
Strange reagisce alle parole offensive di Tony Stark, in realtà c’è
una parola da lui pronunciata che non era presente in
sceneggiatura.
Quando Tony dice a Stephen:
“Qual è esattamente il tuo lavoro, oltre a creare animali con
palloncini?”, lo Stregone Supremo gli risponde: “Proteggi
la tua realtà, cogli**e”. Quest’ultima parole, in italiano, è
stata tradotto con “imbecille”, ma ora sappiamo che è stata
completamente frutto dell’improvvisazione di Cumberbatch.
L’attore britannico ha poi
riflettuto su come quella battuta è stata percepita sul set,
raccontando: “Ricordo che sul set, quando l’ho chiamato
cogli**e, c’è stato una sorta di effetto domino. Tutti che
ripetevano: ‘Oh mio dio. Hai appena dato del cogli**ne ad Iron
Man?’. Alla fine hanno deciso di tenere quel momento. Buon per
loro.”
“E anche il pubblico al cinema
ha reagito allo stesso modo”, ha aggiunto. “Mi ero stufato
di essere paragonato a Liberace o a qualsiasi altro nominato da
quel tizio con il pizzetto uguale al mio. Quindi ho provato a
rispondergli a tono. È stato divertente. Alla fine vuoi solo
trovare il tuo spazio. Più lo fai, più diventa tutto
familiare.”
Nel corso degli ultimi mesi,
Dave
Bautista ha ribadito più volte che Guardiani
della Galassia Vol. 3 potrebbe segnare la fine
dell’arco narrativo del personaggio di Drax e, di conseguenza, la
fine dei suoi giorni come interprete dell’ormai iconico
personaggio.
Non solo. Baustia, oltre ad aver
sottolineato di essere ormai troppo “anziano” per poter continuare
ad interpretare il Distruttore, aveva anche espresso la sua
delusione per il modo in cui il personaggio è stato trattato sul
grande schermo.
Ora, in occasione della promozione
di Dune, il
nuovo attesissimo film di Denis Villeneuve, l’ex wrestler è tornato
a parlare di GOTG
Vol. 3 con
ComicBook, insistendo che sarà la sua ultima apparizione nel
MCU. Chiaramente, l’attore non ha
potuto rivelare alcun dettaglio in merito alla storia, limitandosi
a dire che lavorare al film, dopo aver trascorso quasi un decennio
con James Gunn e con il resto del cast, è stata
un’esperienza decisamente “agrodolce”.
“È il nostro terzo film.
Concluderemo il nostro viaggio. Ed è stato un gran bel viaggio,
anche se ci sono stati alcuni intoppi”, ha dichiarato
Bautista. “Non vedo l’ora che arrivi al cinema. James
Gunn e il cast rappresentano una vera famiglia per me. Il mio
viaggio da attore è iniziato proprio con loro. Sarà come chiudere
un cerchio e non vedo l’ora di portare tutto a compimento. Sarà un
addio ‘agrodolce’. Voglio dire… faccio Guardiani dal 2013. E quando
il terzo uscirà sarà il 2023. Saranno passati esattamente 10
anni.”
Erano anni che i fan aspettavano il
debutto del vero Mandarino nel MCU dopo la “trappola” di Iron Man
3, e ora, finalmente, abbiamo visto il personaggio
interpretato dal leggendario attore hongkonghese Tony
Leung in
Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, attualmente
nelle sale.
In una recente intervista con
The Hollywood Reporter, lo sceneggiatore del film Dave
Callaham (noto per aver curato anche lo script di Wonder
Woman 1984) ha parlato proprio delle difficoltà incontrate
durante la scrittura del personaggio di Wenwu, pensato per essere
sia una figura tragica che un antagonista in piena regola. Secondo
Callaham la vera sfida è stato trovare il giusto “equilibrio”.
“Il Mandarino è stato un
personaggio davvero difficile da costruire”, ha spiegato
Callaham. “Non a causa di Tony, ovviamente. Più che altro per
le cose in cui crede e per le motivazioni che poi lo spingono a
mettere in atto le sue idee più malvagie. Un passo in più in
entrambe le direzioni e risultava non abbastanza spaventoso o
totalmente inaffidabile, una specie di cattivo senza
senso.”
“Volevamo che questo personaggio
fosse tridimensionale”, ha aggiunto. “In definitiva, è un
personaggio motivato dall’amore. È un distrutto che ha fatto un po’
di casino nella sua lunghissima vita e ora vuole solo credere
disperatamente di poter rimettere insieme le cose. Questo lo rende
molto umano, qualcuno in cui è facile identificarsi. Al tempo
stesso, però, avevamo anche bisogno che fosse la figura di spicco
di una gigantesca organizzazione terroristica e tutte queste altre
cose. Trovare quell’equilibrio è stato parecchio
complicato.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino,
e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un
“leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà
il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che
si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la
sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è
l’ipnosi.
Durante una recente intervista con
IndieWire, l’attore Jeffrey Wright ha avuto la possibilità di
parlare di The
Batman, rivelando che la Gotham City che vedremo
nel film di Matt Reeves sarà molto diversa da tutte le altre
rappresentazione dell’immaginaria città che abbiamo visto in
precedenza al cinema.
“Matt voleva portare i temi
della corruzione e delle tensioni di classe in questo mondo, che
per lui ha sempre avuto una certa rilevanza”, ha spiegato
l’interprete di Jim Gordon. “È come se stesse mescolando
fiction e non-fiction, in modo equilibrato e davvero interessante.
La città di Gotham, in questo film, sarà molto diversa dalla Gotham
che siamo stati abituati a vedere. Era una Gotham che potevamo
quasi toccare. Dal modo in cui mi è stata descritta la Batmobile,
ho capito che l’estetica che Matt stava cercando di rincorrere era
qualcosa di veramente palpabile. Se butti un occhio in qualche
vicolo di New York, potresti vederla apparire.”
Durante l’intervista, l’attore ha
anche avuto modo di parlare dell’esperienza di girare
The
Batman al culmine della pandemia di Covid-19 lo scorso
anno: “Stavo parlando con il produttore Dylan Wright e ricordo
di averli chiesto: ‘Cosa accadrà secondo te?’. All’epoca non
c’erano ancora restrizioni in merito agli spostamenti, ma i contagi
erano già in forte aumento. Ricordo che chiamai il mio agente e gli
dissi: ‘Dobbiamo andarcene da qui. Potremmo rimanere bloccati. Non
esiste che continuiamo a girare. Sta per succedere il
caos.'”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Christopher Nolan è sempre stato un grande
sostenitore dell’esperienza in sala, al punto da arrivare a
schierarsi pubblicamente contro la Warner Bros. –
la studio con il quale collabora ormai da anni – in merito alla
decisione di far uscire non solo il suo
Tenet, ma anche tutti i titoli del 2021, in contemporanea
sia al cinema che su HBO Max.
Ora, un nuovo report di
Deadline anticipa i primissimi dettagli sul prossimo progetto
cinematografico dell’acclamato regista, che potrebbe ufficialmente
sancire la fine del suo sodalizio con la Warner Bros. Secondo la
fonte, infatti, Nolan avrebbe deciso di dirigere un film sulla
creazione della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale e
pare che il regista l’abbia già presentato a diversi studi di
Hollywood.
Come spiega la fonte, pare che
diverse importanti major stiano già leggendo la sceneggiatura di
Nolan e contattando i suoi rappresentati per vedere se è possibile
raggiungere un accordo. Al momento non sappiamo se la Warner sia
stata comunque presa in considerazione, ma pare che il divorzio tra
il regista e lo studio sia ormai cosa certa.
Sempre secondo la fonte, il film ci
focalizzerà sul coinvolgimento del fisico statunitense J. Robert
Oppenheimer nella creazione della bomba atomica
durante la Seconda Guerra Mondiale e secondo le prime indiscrezioni
pare che Cillian Murphy, attore feticcio di Nolan che
il regista ha diretto in diversi suoi film (tra cui la trilogia de
Il cavaliere oscuro e Inception), sarebbe già in
trattative per un ruolo nel film.
Il trailer di Matrix Resurrections ha riportato
tutti indietro… nel futuro! L’emozione di rivedere
Keanu Reevese
Carrie-Anne Moss nei panni di Neo e
Trinity è stata condivisa come un’ondata di calore in
tutto il mondo dai fan che dal 1999 sono stregati da questa storia
e da questa visione del mondo. Ma il
film rimane ancora un mistero, salvo per quelle informazioni e
quei riferimenti che si possono carpire dal trailer stesso. Ecco di
seguito tutte le rivelazioni nel trailer di Matrix
Resurrections.
Gli indizi da scrivania dello
psichiatra – gatti neri e pillole blu
Siamo dentro all’ufficio di
uno psichiatra. Ad attirare immediatamente l’attenzione c’è un
vasetto di vetro con delle pillole blu, che erano il simbolo della
conformità e dell’accettazione nel Matrix originale. Curiosamente,
un gatto nero sta camminando sulla scrivania. I fan potrebbero
ricordare un gatto nero come uno dei primi “difetti” che Neo ha
notato dopo aver incontrato Morpheus, la scena del deja-vu.
Guardando il collare, l’animale domestico dello psichiatra in The
Matrix Resurrections potrebbe effettivamente essere lo stesso
animale del 1999, dimostrando che siamo davvero tornati al punto in
cui tutto è iniziato.
Dietro alla scrivania si possono
distinguere alcuni libri, il più significativo dei quali è Blank
Slate di Steven Pinker, o per dare il titolo completo, Blank Slate:
The Modern Denial of Human Nature. È un altro indizio che ci dice
che Neo sta negando il suo vero sé.
Neo è di nuovo Thomas Anderson
Il terapeuta (ne parleremo
più avanti) si riferisce al personaggio di Keanu Reeves come
“Thomas”, quasi a confermare che Neo è tornato al nome che aveva in
Matrix, Thomas Anderson (la voce dell’agente Smith che dice “Mr.
Anderson” riecheggia ancora nelle nostre orecchie). Diventa subito
ovvio che Neo di Matrix Resurrections ha dimenticato cosa è
successo durante i 3 film passati e ora accetta l’errore del mondo
simulato che lo circonda. Resta da vedere se si tratta di una
versione precedente del programmatore di Reeves del Matrix
originale o semplicemente di un avatar nuovo di zecca.
Il personaggio del terapista
interpretato da Neil Patrick Harris
Naturalmente, lo stesso
psichiatra è incredibilmente importante. Neil Patrick Harris sembra
essere un programma in Matrix Resurrections, incaricato di
reprimere i ricordi di Neo e mantenere il Prescelto un cittadino
compiacente. Il suo allineamento con Matrix è suggerito dagli
occhiali colorati di blu (lo stesso colore delle pillole) e il tono
condiscendente suggerisce che non è stato pagato per aiutare
“Thomas Anderson”. Il dottore dice al suo paziente che “pazzo” non
è una parola che usano, seguendo quelle che tradizionalmente sono
le banali e stereotipate frasi da strizzacervelli.
Keanu Reeves fa dei sogni
Thomas descrive la
sofferenza di sogni ricorrenti mentre il trailer di Matrix
Resurrections mostra Keanu Reeves che cammina per una strada che si
trasforma rapidamente con dei glitch in una familiare tonalità di
verde digitale. La scena conferma più o meno che il vero sé di Neo
rimane sepolto all’interno di Thomas Anderson: tutti i ricordi, i
poteri e i tratti che conosciamo e amiamo sono ancora lì, cercano
una via d’uscita. Resta da vedere come Neo abbia perso la memoria.
È solo un sintomo della sua “resurrezione”? O sta succedendo
qualcosa di più sinistro?
Il ritorno di Bullet Time
Nell’inquadratura
successiva (velocissima), Neo sta cercando di catturare il
proiettile di un assassino con gli occhi “verdi”. Questa ripresa
conferma 2 ritorni principali per Matrix Resurrections. È il primo
indizio (e certamente non l’ultimo) che Neo recupererà i suoi
vecchi poteri. Ancora più importante, è il ritorno del bullet time
nel trailer, la tecnica del ralenty messa a punto per il film del
1999. Ovviamente l’effetto è molto più fluido nel 2021, ma è un bel
ritorno, anche quello, che indica una riproposizione, aggiornata,
di quello stesso universo visivo.
Le macchine sono tornate (e
resuscitano Neo?)
Tra i sogni di Neo ci sono
anche immagini di umani collegati a batterie, proprio come durante
la trilogia originale di Matrix. Insetti metallici strisciano su
lunghe zampe, a ricreare l’estetica alla H.R. Giger dei furono
Wachowski. L’immagine seppellisce ogni persistente sospetto che la
vittoria di Neo abbia avuto un qualche impatto sul regno delle
macchine: queste sono tornate e gli umani sono di nuovo la loro
fonte di energia. Sembra come se qualcuno avesse premuto un grande
pulsante blu di ripristino. Più interessante è il modo in cui
queste particolari Macchine sembrano ricostruire Neo, confermando
potenzialmente che i cattivi sono responsabili del ritorno del
Prescelto.
Yahya Abdul-Mateen è Morpheus?
Oltre a Neo e Trinity, il
video contiene anche le prime immagini del personaggio di Yahya
Abdul-Mateen II (Aquaman). Tutte le speculazioni puntano sull’attore
che interpreta una versione più giovane di Morpheus
(precedentemente interpretato da Laurence Fishburne), e i suoi
piccoli occhiali da sole rotondi supportano solo questa teoria.
Trinity
In un montaggio veloce
vediamo una scena di due mani che si uniscono e cominciano a
brillare, come se sprigionassero un potere. Poi, le immagini
velocissime mostrano anche un primo sguardo a Carrie-Anne Moss che
torna nei panni di Trinity, anche se è solo di spalle. Con i suoi
vestiti di pelle e i capelli pettinati all’indietro, questa è
chiaramente Trinity come la conoscono i fan di Matrix. Si nota
anche che Trinity è seduta vicino a un telefono, il punto di
ingresso/uscita per gli umani liberati per viaggiare tra Matrix e
il mondo reale. Se la sensazione è di déjà vu, è perché la scena è
molto simile a quella in cui gli agenti sorprendono Trinity in una
stanza al buio, nella trilogia originale.
Neo che si sveglia da Matrix
In un’altra inquadratura
strappata direttamente da Matrix del 1999, il trailer mostra un
Keanu Reeves calvo e fradicio che si sveglia nel suo baccello nel
mondo reale. L’illuminazione rossa è l’unica grande differenza
rispetto a prima, ma un’angolazione più ampia mostra la capsula di
Neo posizionata direttamente di fronte a un’altra. Potrebbe essere
che le Macchine custodiscono i corpi di Neo e Trinity fianco a
fianco nel mondo reale, con il primo che entra volontariamente
nella simulazione per trovare il suo unico vero amore? In ogni
caso, è strano che Matrix Resurrections stia riproponendo così
tante inquadrature del primo film. Neo sta mettendo insieme la sua
memoria o la storia si sta ripetendo?
La riunione di Neo e Trinity
La scena più commovente del
trailer di Matrix Resurrections mostra Trinity e Neo di nuovo
insieme… ma i due sembrano non conoscersi. Dalla sessione di
terapia, la maggior parte avrebbe ipotizzato che Neo non ricordasse
la sua ragazza, ma questa scena, che sembra svolgersi all’interno
di una caffetteria simulata, rivela che Trinity soffre della stessa
afflizione della memoria. Entrambi i personaggi che si dimenticano
a vicenda supportano l’idea che la resurrezione li abbia
“ripristinati”. Il trailer pone anche un’attenzione particolare
sulla loro stretta di mano che, vedremo, diventerà importante in
seguito.
Neo prende le pillole blu (ma poi
smette)
Dopo aver visto Neil
Patrick Harris e il suo barattolo di pillole blu, vediamo Neo che
le sta ingoiando a manciate, probabilmente prescritte dal suo
terapeuta. Forse sono necessarie grandi quantità di pillole blu per
mantenere sedati i poteri del Prescelto in Matrix? Non lo sappiamo,
ma vediamo chiaramente che Neo ad un certo punto se ne libera,
gettandole dentro a un lavandino. Questo potrebbe portare il
Prescelto ad aprire di nuovo la sua mente.
Through The Looking Glass è un
riferimento al film originale
Neo entra in un bar e trova
una donna che legge Alice nel paese delle meraviglie di Lewis
Carroll. Il classico letterario ha fortemente influenzato il Matrix
originale, con paralleli che si possono trovare in diversi punti,
come il seguire conigli bianchi, lo specchio, la tana del
bianconiglio e l’assunzione di pillole. Neo è essenzialmente Alice,
diretta verso l’ignoto, e la ricomparsa del libro in Matrix
Resurrections ricorda a Neo quando è stato liberato la prima
volta.
Chi è il personaggio di Priyanka
Chopra?
Il proprietario del libro
non è altri che Priyanka Chopra, che interpreta un personaggio
attualmente senza nome in Matrix Resurrections. Mentre il terapista
di Neil Patrick Harris indossa occhiali blu, gli occhiali di questa
donna sono colorati di rosso, il che suggerisce che può aiutare Neo
a scoprire la verità, e il suo libro ne è un’ulteriore prova. Se
Chopra sta aiutando Keanu Reeves, questo supporta le teorie secondo
cui interpreterà una versione precedente di Sati, la giovane che ha
riavviato Matrix alla fine di Matrix Revolutions, e il nuovo
Oracolo. E se Chopra sta interpretando Sati, questo suggerirebbe
che è lei il nuovissimo Oracolo.
Neo è un vecchio
La sequenza successiva di
rapide inquadrature nel trailer di Matrix Resurrections, totalmente
ambigui ma visivamente sbalorditivi, è Neo in piedi di fronte a uno
specchio, che riflette una figura molto diversa. Questa immagine
potrebbe dimostrare che Keanu Reeves non sta realmente
interpretando Neo, ma un costrutto di Matrix che imita i tratti del
Prescelto. Questo spiegherebbe il libro “Blank Slate” nell’ufficio
del terapeuta, spiegherebbe il ritorno di Neo dalla morte e anche
la sua memoria “persa”.
È ora di prendere la pillola
rossa
La prima vera inquadratura
di Yahya Abdul-Mateen II come probabile Morpheus vede l’attore che
era stato interpretato da Laurence Fishburne offrire a Neo la
pillola rossa, mentre gli dice “è ora di volare”. Così come il
personaggio di Priyanka Chopra, anche Abdul-Mateen indossa una
maglietta rossa, suggerendo che ha a che fare con la realtà e non
con la matrice.
Il personaggio di Jessica Henwick
in Matrix 4
Il prossimo volto nuovo nel
trailer di Matrix Resurrections è quello di Jessica Henwick.
Sebbene non conosciamo ancora il nome del suo personaggio, Henwick
funge da guida, informazione indicata dal suo tatuaggio del
coniglio bianco. A Neo è stato detto di “seguire il coniglio
bianco” in Matrix, e ha trovato un tatuaggio che alla fine lo ha
attirato verso Trinity. Henwick offre a Neo la “verità” e lo
conduce attraverso una porta dietro la quale c’è una luce intensa,
ma allo stesso tempo i suoi capelli blu potrebbero indicare la sua
appartenenza ai “cattivi”. Il personaggio di Henwick è una
doppiogiochista? Diventerà la risposta del 2021 a Cypher, che ha
tradito Morpheus nel film originale?
Neo attraversa lo specchio
Gli specchi sono ovviamente
molto importanti in Matrix Resurrections, anche se è troppo presto
per dedurre il loro pieno significato tematico. A livello pratico,
tuttavia, il riflesso dello specchio funge da portale tra le
diverse aree di Matrix. Henwick porta Neo attraverso una porta sul
tetto in un ristorante di lusso, e la scena successiva mostra uno
specchio che collega un teatro a una carrozza di un treno. Il
riflesso increspato è un’altra immagine riciclata del 1999. Dopo
aver preso la sua prima pillola rossa, Neo ha toccato uno specchio
liquido e il suo avatar digitale è stato consumato dal liquido.
Trinity è il motivo per cui Neo è
ancora vivo?
Yahya Abdul-Mateen dice a
Neo “l’unica cosa che conta per te è ancora qui” e questa è
probabilmente la battuta più rivelatrice del trailer. Implica che
Trinity rimane parte di Matrix dopo la sua morte in Matrix
Revolutions, e Neo in qualche modo è tornato alla simulazione in
cerca di lei. Questo spiegherebbe perché Neo può svegliarsi nel
mondo reale ma apparentemente sceglie di tornare, e anche perché il
prescelto è tornato ad essere Thomas Anderson – perché altrimenti
come potrebbe vedere Trinity nel mondo reale?
Neo e Trinity si ricordano a
vicenda
Dopo aver guardato il
bancone del caffè, Neo e Trinity sembrano finalmente ricordarsi
l’un l’altro in questo romantico scambio. I teneri tocchi di Neo
dimostrano che i suoi ricordi dell’amorevole Trinity sono tornati.
Ma mentre la camera ingrandisce sui loro volti, possiamo vedere
Trinity che suda (?) Codice matrice verde. Una possibile
spiegazione è che Neo stia toccando una proiezione, ma gli 1 e gli
0 che trapelano potrebbero anche dimostrare che la Trinity di
Matrix Resurrections è un costrutto di Matrix, non resuscitato come
suggerisce il titolo del film.
Neo e Morpheus tornano al dojo
Ancora un’altra scena
ricreata da Matrix, Keanu Reeves e Yahya Abdul-Mateen si affrontano
in un dojo di addestramento, probabilmente con l’intenzione di
risvegliare i poteri di Neo. Mentre duellano, Abdul-Mateen accenna
alla familiarità con Neo, aggiungendo elementi che sostengono il
fatto che sia davvero lui un “giovane Morpheus”. Neo finisce per
distruggere l’arena, dimostrando così che le sue piene abilità di
Prescelto sono tornate.
La città delle Macchine è viva e
vegeta
Se le batterie umane viste
in precedenza non fossero una conferma sufficiente, Matrix
Resurrection mostra Machine City, altrimenti nota come 01, che
prospera con le sue gigantesche fonti di energia in piena attività.
La vista è un’ulteriore prova che le Macchine hanno o rinnegato il
loro accordo con Neo, o trovato qualche scappatoia per soggiogare
l’umanità senza rompere la tregua.
Neo vs. Jonathan Groff?
In una breve scena,
assistiamo a una pistola puntata alla testa di Neo da un nemico
fuori fuoco. L’aggressore non identificato assomiglia
sospettosamente al personaggio di Matrix Resurrections interpretato
da Jonathan Groff, a cui diamo un’occhiata più da vicino a fine
trailer. Chiunque sia il cecchino, mettere in ginocchio Neo non è
un’impresa da poco, quindi siamo sicuri che l’antagonista del film
sarà molto molto potente.
Lo specchio liquido di Morpheus suggerisce la sua storia
passata
Continuando con il tema
dello specchio di Matrix Resurrections, il
personaggio di Yahya Abdul-Mateen tocca una lastra di vetro liquido
in un bagno, apparendo sorpreso quando questo si increspa. Data la
sua sorpresa, questa scena potrebbe rappresentare la storia delle
origini di Morpheus, il momento in cui è stato strappato da Matrix
e portato nella realtà. Non solo questo spiegherebbe la
sostituzione di Laurence Fishburne, ma Matrix Resurrections
potrebbe anche raccontare un ciclo temporale in cui Neo libera
Morpheus, che
libera Neo, che libera Morpheus, che libera Neo…
Il vero potere di Neo e
Trinity
Quando Neo e Trinity si
stringono la mano (dopo aver ricordato chi sono, presumibilmente),
una potente luce che si sprigiona da quel contatto fa volare una
folla di nemici per aria. Invece di calci e pugni e abilità
sovrumane, sembra che il loro vero potere derivi dal loro contatto
in Matrix Resurrections. Interessante è anche il
modo in cui la luce di Neo sostituisce le sue solite abilità. Usa
questo bagliore per fermare i proiettili, sia qui che in precedenza
nel trailer, ma perché i poteri di Neo sono cambiati, rimane un
mistero per ora.
Il cattivo di Jonathan Groff: chi
è?
Il trailer Matrix
Resurrections si conclude con un’introduzione, presumibilmente, del
cattivo principale del film. Interpretato da Jonathan Groff, l’uomo
fa direttamente riferimento a Matrix e dice a Neo che è tornato
“dove tutto è iniziato”. Le voci suggerivano che Groff avrebbe
potuto interpretare un nuovo agente Smith (con Hugo Weaving che
affermava di non essere coinvolto), ma il suo senso della moda e il
suo modo di parlare si avvicinano maggiormente a quelli
dell’architetto, idea avvalorata dall’eleganza dell’ambiente in cui
si trova e dalla sua conoscenza della differenza tra Matrix e la
realtà. Da notare anche come i capelli tinti di blu di Groff
proseguano il tema del colore mostrato in Matrix Resurrections.
Sebbene il cattivo faccia riferimento al ritorno di Neo in Matrix
come Thomas Anderson, la linea di Groff funziona anche a un meta
livello. Dopo tutti questi anni,
Keanu Reeves (e Lana Wachowski, ma anche tutti noi) sono
tornati al punto in cui tutto è iniziato: Matrix.
Universal Pictures
ha diffuso il nuovo trailer italiano ufficiale di Ultima
notte a Soho, l’atteso nuovo film del regista
Edgar Wright. Il nuovo misterioso thriller con
Anya Taylor-Joy, Thomasin Harcourt McKenzie
e Terence Stamp. Scritto da Edgar Wright e
Krysty Wilson-Cairns.
Il thriller psicologico Ultima
notte a Soho realizzato da Edgar Wright segue le
vicende di una giovane ragazza, appassionata di moda, che
misteriosamente scopre il modo di trovarsi negli anni ’60, dove si
imbatte nel proprio idolo, un’affascinante cantante che spera di
sfondare. Ma Londra negli anni ’60 non è sempre come appare e le
cose sembrano andare a rotoli con preoccupanti conseguenze…
Black Widow, il film Marvel Studios che esplora il passato di
Natasha Romanov (Scarlet
Johansson) prima degli eventi di Avengers: Infinity War, sarà disponibile dal 14
settembre in Blu-Ray, DVD e 4K UHD. Oltre alle spettacolari
sequenze del film, i formati Blu-Ray e 4K UHD includono anche 9
scene eliminate, gli errori sul set e gli esclusivi approfondimenti
con i filmmaker.
In Black Widow, quando viene alla luce un pericoloso
complotto, Natasha Romanoff alias Black Widow (Vedova Nera) si trova ad affrontare
il lato più oscuro del suo passato. Inseguita da una forza che non
si fermerà di fronte a nulla per distruggerla, Natasha dovrà fare i
conti con il suo passato da spia e con le relazioni che ha lasciato
dietro di sé molto prima di diventare un Avenger.
Scarlett Johansson torna a interpretare Natasha/Black Widow,
Florence Pugh interpreta Yelena, David Harbour è Alexei/The Red
Guardian e Rachel Weisz è Melina. Diretto da Cate Shortland e
prodotto da Kevin Feige, Black Widowè il primo film della
Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel.
CONTENUTI
EXTRA:
Le Sorelle Risolveranno Tutto –
Questa featurette mostra Scarlett e Florence mentre si allenano,
combattono e costruiscono quel legame che le renderà sorelle in
Black Widow. Cast e filmmaker analizzano i personaggi, i
rigorosi allenamenti e le dinamiche che hanno portato alla
costruzione del coraggioso duo;
Vai Alla Grande Se Vai a Casa –
Approfondimento che mostra la dimensione e la portata del film
dedicato alla Vedova Nera. Girato in location sparse in tutto il
mondo, il film tiene insieme temi legati alla famiglia e al genere
drama attraverso sequenze cariche d’azione. Cast e filmmaker
ripercorrono le difficoltà incontrate dagli stuntman durante le
scene mozzafiato del film;
Papere – Alcuni dei più
divertenti incidenti sul set del film;
Scene Eliminate:
Supermarket – Natasha entra in un
supermarket per prepararsi al suo viaggio in Norvegia. Dopo un
lungo tragitto in macchina, arriva a destinazione: una misteriosa
roulotte sperduta nel nulla;
Inseguimento in bici – Inseguite
dai nemici, Natasha e Yelena sfrecciano nella città cercando di far
perdere le loro tracce;
Lotta nel gulag – Alexei combatte
contro numerosi nemici e sta per avere la peggio. Ma quando tutto
sembra finito, Natasha arriva in suo soccorso;
Smile – Quando in un momento di
alta tensione viene attivato il protocollo Taskmaster, un iconico
casco fa la sua comparsa;
Seguitemi – Il Segretario Ross e
Mason scoprono un importante messaggio lasciato da Natasha;
Cammina e parla – Alexei e Melina
hanno uno scambio molto acceso. Arriva Taskmaster che si batte con
Alexei;
L’allenamento delle Vedove Nere –
Yelena e Alexei si svegliano in trappola. Melina è alle prese con
le fiale di Taskmaster e le Vedove Nere si allenano;
Il bacio – Alexei e Melina si
riuniscono dopo l’azione. Nel terribile epilogo della scena,
Natasha si dispera per una perdita prematura;
Ohio – Natasha rivive la vita
spensierata nella provincia dell’Ohio attraverso i bambini del
quartiere.
Amazon Prime Video ha diffuso il teaser
trailer di Encounter in uscita su Prime Video il
10 dicembre 2021.
Diretto da Michael
Pearce scritto da Joe Barton e Michael
Pearce con protagonisti Riz Ahmed,
Octavia Spencer, Rory Cochrane, Lucian-River Chauhan e
Aditya Geddada.
Encounter, la trama
Un Marine decorato parte in una
missione per salvare i suoi due figli da una misteriosa minaccia.
Man mano che il loro viaggio li conduce in situazioni sempre più
pericolose, i ragazzi dovranno lasciarsi l’infanzia alle
spalle.