A quattro anni di distanza dal
successo internazionale di Trolls, arriva
il Trolls World Tour, un sequel che è
anche un ampliamento del mondo cinematografico basato sui
pupazzetti creati da Thomas
Dam e divenuti ormai oggetti preziosi per
collezionisti e nostalgici, simbolici di decadi passate (tanto che
James
Gunn ne mette uno anche nella personale collezione da
“umano anni ‘80” di Star Lord, in Guardiani
della Galassia).
Il film gode (o paga il prezzo?) di
una distribuzione casalinga, scelta dettata dall’emergenza di
coronavirus in atto in tutto il mondo in queste settimane. Disponibile per
il noleggio dal 10 Aprile, il film, come accennato,
amplia il mondo della prima avventura, ma lo fa letteralmente,
raccontandoci l’origine del mondo dei Trolls, regalandogli (e
regalandoci) una cartina geografica precisa di quello che è il
mondo dei Trolls.
Trolls World Tour, la trama
Nel primo film abbiamo seguito le
avventure di Poppy che, da futura regina dei Pop Trolls, insegna a
orchi cattivi cos’è la vera felicità. In Trolls World
Tour, invece, Poppy scoprirà che il mondo è molto più
grande di quello che sospetta e soprattutto che esistono altre
tribù di trolls, ognuno dei quali legati a un particolare genere di
musica: Techno, Classica, Funk, Country e Rock. Nella storia,
scopriamo che l’intento della regina del Rock Trolls vuole
eliminare tutti gli altri generi di musica ed unificare tutti i
trolls in un solo popolo, nel nome della musica Rock.
L’avventura di Poppy, in compagnia
di Brunch e di tutti i suoi simpatici amici, comincia così. La
giovane Regina dei Pop Trolls si ritroverà quindi non solo a
fronteggiare una minaccia per il mondo così come lo conosce, ma
anche a capire qual è il vero valore della diversità. Sia lei che
Barb, la regina rock, desiderano eliminare le differenze trai
Trolls, chi con desiderio di armonia e chi con voglia di
supremazia, ma entrambe impareranno che quelle differenze non
ostacolano la convivenza serena e che la natura stessa dell’armonia
risiede nella differenza delle voci che, lavorando insieme, la
creano.
L’aspetto più interessante di
Trolls World Tour è senza dubbio la
caratterizzazione dei gruppi di piccoli animaletti colorati. In
base al loro genere di appartenenza, ogni tribù di Trolls ha le sue
specifiche, tutte derivanti da stereotipi legati al genere di volta
in volta preso in esame. E così ai glitter dei Pop Trolls, passiamo
agli spuntoni metallici dei Rock Trolls e look da cowboy dei
Country Trolls.
Questa ricerca estetica si
arricchisce, come è facile immaginare, di una ricerca musicale che
seleziona brani rappresentativi dei vari stili, andando ad
ironizzare in maniera marcata sull’immaginario di ognuno di essi,
raggiungendo così il duplice scopo di descrivere la tribù e di
metterne in evidenza le caratteristiche sulle quali, comunemente,
si ironizza.
Dreamworks unisce
anche in questo caso l’avventura al messaggio edificante
indirizzato ai più giovani e che certamente, nonostante la sua
semplicità, aggiunge spessore alla storia. Suggestiva è infatti la
scelta narrativa conclusiva, in cui si attribuisce alla musica un
valore intimo e quasi sociale. E in effetti la musica è per
antonomasia un linguaggio universale, che unisce e mette in
armonia, appunto, le diverse voci che costituiscono l’intero.
Trolls World
Tour replica la natura avventurosa del primo film,
rendendo leggermente più complesso il messaggio da recapitare ai
giovani spettatori: dalla capacità scoprire e trovare la felicità,
all’accettazione della diversità come elemento che arricchisce e
non minaccia il mondo.
Powered by 