Il network americano ABC ha diffuso il trailer di The Good Doctor 4, l’attesissima quarta stagione di The Good Doctor.
The Good Doctor 4
The Good Doctor 4 è la quarta stagione della serie tv The Good Doctor creata da David Shore per il network americano della ABC. In The Good Doctor 4 Il dottor Shaun Murphy, un giovane chirurgo con autismo e sindrome del savant, continua a usare i suoi straordinari doni medici presso l’unità chirurgica del St. Bonaventure Hospital. Man mano che le sue amicizie si approfondiscono, Shaun continua ad affrontare il mondo degli appuntamenti e delle relazioni romantiche e lavora più duramente di quanto abbia mai fatto prima, navigando nel suo ambiente per dimostrare ai suoi colleghi che il suo talento di chirurgo salverà vite. La serie vede nel cast Freddie Highmore nei panni del dottor Shaun Murphy, Antonia Thomas nei panni della dottoressa Claire Browne, Hill Harper nei panni del dottor Marcus Andrews, Richard Schiff nei panni del dottor Aaron Glassman, Christina Chang nei pann
In The Good Doctor protagonisti Freddie Highmore come Dr. Shaun Murphy, Antonia Thomas come Dr. Claire Browne, Nicholas Gonzalez come Dr. Neil Melendez, Hill Harper come Dr. Marcus Andrews, Richard Schiff come Dr. Aaron Glassman, Christina Chang come Dr. Audrey Lim, Fiona Gubelmann nel ruolo del Dr. Morgan Reznick, Will Yun Lee nel ruolo del Dr. Alex Park, Paige Spara nel ruolo di Lea Dilallo e Jasika Nicole nel ruolo del Dr. Carly Lever.
È stata finalmente confermata la storia canonica dei Sith, i principali cattivi dell’intera saga di Star Wars. Darth Vader è stato presentato come il “Signore Oscuro dei Sith” nel primo film del franchise; in seguito l’Imperatore Palpatine si è rivelato essere il suo Maestro. Naturalmente, il vecchio Universo Espanso ha sempre provato un grande piacere nell’esplorare la storia dei Sith.
Quando George Lucas è tornato al timone della trilogia prequel, le cose sono diventate molto più complicate. La visione di Lucas dei Sith era molto diversa rispetto a quanto visto nell’Universo Espanso, e di conseguenza gli sceneggiatori e i montatori hanno dovuto fare di tutto per chiarire i problemi di continuity. Quando la Disney ha acquisito Lucasfilm nel 2012, ha deciso abbastanza rapidamente che la soluzione più semplice era spazzare via tutto il vecchio universo espanso e ricominciare da zero. Da allora hanno gradualmente ri-canonizzato gli elementi dell’Universo Espanso, con riferimenti “usa e getta” a concetti come “L’oscurità dei cento anni”. Il risultato? Tutto ciò che dovrebbe essere considerato canonico è diventato sempre meno chiaro.
Per chiarire alcune cose, Lucasfilm ha di recente pubblicato “The Star Wars Book“, con il contributo di Pablo Hidalgo, Dan Zehr e Cole Horton. Una sezione dell’opera, intitolata “Unlimited Power”, presenta una storia notevolmente breve dei Sith, confermando tutto ciò che pensavamo di sapere, ma anche semplificando sostanzialmente le cose. Come leggiamo grazie a Screen Rant:
“I Sith sono un ordine fondato da un gruppo frammentato di Jedi che scoprono il potere grezzo che può essere raggiunto dalla devozione al lato oscuro… A causa della loro origine come un ramo dei Jedi, i Sith somigliano superficialmente ai Cavalieri Jedi. Le loro vesti e i loro cappucci mostrano forti influenze Jedi e la loro arma preferita è la spada laser. I Sith riversano il loro odio e la loro rabbia nei cristalli kyber che costituiscono il nucleo delle loro armi. Questo atto crea una lama rossa, un colore che non si trova tra i Jedi.
Nonostante il loro numero, i Sith non riescono a mantenere un ordine ben strutturato simile ai Jedi. La filosofia guida dei Sith è l’ascensione ad ogni costo. Qualsiasi struttura rigida crollerebbe inevitabilmente quando gli ambiziosi Signori dei Sith si contendono il controllo. Colpi di stato e intrighi sono comuni nei loro ranghi.
Questo segna il destino del tentativo originale dei Sith di governare la galassia millenni prima dell’era moderna. Anche se riescono quasi a conquistare la Repubblica, i combattimenti accelerano la fine dei Sith, venendo sconfitti dall’Ordine Jedi.”
La storia dei Sith all’interno del canone di Star Wars
È un racconto ampio, ma si adatta perfettamente alla tradizione consolidata. I Sith sono immaginati come una fazione di Jedi che cedette al lato oscuro e che fu espulsa dall’Ordine fuggendo nell’ombra. Devono essersi stabiliti sul pianeta Moraband (a volte chiamato Korriban), una potente vergenza nella Forza immersa nel lato oscuro. Lì, padroneggiarono i loro poteri e iniziarono a costruire un numero sufficiente per tornare a vendicarsi e stabilire il primo impero Sith. Sfortunatamente, il lato oscuro è competitivo piuttosto che cooperativo, e alla fine si sono rivoltati l’uno contro l’altro. Questo spiega chiaramente perché Darth Bane ha stabilito la “Regola dei Due”, al fine di limitare e controllare il potenziale di tali combattimenti.
Chiunque abbia familiarità con l’Universo Espanso noterà che un elemento principale è stato rimosso dal canone. Fino a Star Wars: Episode I – La minaccia fantasma, gli autori dell’UE pensavano che i Sith fossero in realtà una razza aliena. Ecco perché hanno creato Korriban, letteralmente immaginato come il pianeta natale dei Sith. Ciò ha portato ad alcuni retcon decisamente goffi, ma l’intera questione è stata ora accuratamente cancellata. Per quanto riguarda il nuovo canone, non c’è mai stata una razza Sith di per sé, e la storia dei più grandi cattivi di Star Wars è molto più semplice.
In una recente intervista con il Wall Street Journal, Cary Fukunaga ha parlato di No Time to Die, l’attesissimo 25esimo capitolo della saga di James Bond che, da Aprile 2020, è stato prima posticipato a Novembre 2020 e poi ad Aprile 2021. Il film è attesissimo, non solo per la presenza nel cast di attori qualiRami Malek e Ana de Armas, ma anche perché sarà l’ultimo film della saga in cui Daniel Craig vestirà i panni dell’iconico agente segreto.
In passato anche Craig aveva sostenuto il fatto che il film, considerata l’attuale situazione mondiale, fosse stato posticipato, e lo stesso ha fatto adesso anche Fukunaga. Come spiegato dal regista: “All’inizio c’è stato il panico. Non volevo credere che stesse accadendo davvero. Poi, abbastanza velocemente, sono andato avanti con la mente e ho iniziato ad accettare l’idea. Purtroppo ci sono cose molto più grandi e importanti che sfuggono al nostro controllo. Ho amici che stanno perdendo il lavoro e altri che hanno perso i loro cari. Il film uscirà quando sarà il momento giusto.”
Sempre nel corso della medesima intervista, Cary Fukunaga ha rivelato che amerebbe girare un altro capitolo della saga, mentre sull’accoglienza che il suo film riceverà ha dichiarato: “Non sono mai stato capace di prevedere come sarebbe andato un mio lavoro. Potrebbe avere successo o fallire miseramente. Ma questo non cambierà cosa penso io del film. Il viaggio di No Time to Die non sarà compiuto fino a quando non arriverà al cinema. Fino ad allora, è un segreto. Non l’ho mai visto con il pubblico. Mi piacerebbe vederlo con gli spettatori non appena sarà possibile. E quella sarà probabilmente la prima e l’ultima volta che lo guarderò.”
In No Time to Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa tecnologia.
Un nuovo report di Screen Rant prova a fare luce sul perché Black Adam non abbia più una data di uscita a seguito dell’aggiornamento del nuovo calendario della Warner Bros. che ha visto – ad esempio – The Batman slittare al 2022. Il DC Fan-Dome dello scorso Agosto ha creato molto clamore attorno al cinecomic che avrà come protagonista Dwayne Johnson, ma il Covid-19 continua ad ostacolare la produzione di tantissimi blockbuster hollywoodiani (e non solo). Il film, che sarà diretto da Jaume Collet-Serra, sarebbe dovuto arrivare nelle sale il 22 Dicembre 2021. Perché, se ogni altro titolo del DCEU è stato opportunamente riprogrammato, a Black Adam non è toccata la medesima sorte?
Black Adam è un progetto in sviluppo ormai da anni. Nel 2014, The Rock è stato ufficialmente scelto per interpretare il personaggio del titolo, che nei fumetti DC è il nemico di un altro celebre supereroe, Shazam. Per anni si è parlato della possibilità di un debutto per Johnson nel DCEU proprio nel cinecomic con protagonista Zachary Levi, voce poi smentita dallo stesso Johnson nel 2017. Verso la fine del 2019, The Rock ha anticipato che le riprese di Black Adam sarebbero partite a Luglio 2020; tuttavia, la pandemia di Coronavirsu ha ritardato la produzione fino al 2021.
Nel frattempo, Noah Centineo è stato ufficialmente scelto come interprete di Atom Smasher nell’agosto 2020, mentre Aldis Hodge si è unito al cast nei panni di Hawkman nel settembre 2020. Dopo tutti questi nuovi entusiasmanti sviluppi, la Warner Bros. ha lanciato una nuiova bomba nell’ottobre 2020, posticipando l’uscita dell’attesissimo adattamento di Dune ad opera di Denis Villeneuve da Dicembre 2020 a Ottobre 2021. Di conseguenza, lo studio ha stravolto tutte le date di uscita dei titoli del DCEU.
Nell’Ottobre 2020, Black Adam ha ufficialmente “perso” la sua data di uscita inizialmente fissata per Dicembre 2021, mentre la Warner Bros. ha riprogrammato The Batman per il 4 Marzo 2022 e The Flash per il 4 Novembre 2022. Wonder Woman 1984 (almeno per ora) ha mantenuto lo slot relativo a Dicembre 2020, mentre Shazam! Fury of the Gods è stato spostato addirittura al 2 Giugno 2023. Per quanto riguardaBlack Adam, il film è stato apparentemente messe in stand-by: ad oggi, infatti, non ha più una data di uscita ed è stato rimosso dal calendario WB.
È probabile che le riprese del cinecomic inizieranno comunque all’inizio del 2021 e che la Warner Bros. comunicherà la nuova data di uscita soltanto quando la produzione sarà ufficialmente partita. In questo momento, ci sono due slot DC ancora “liberi”: entrambi per il 2022, rispettivamente il 3 Giugno e il 5 Agosto. Dato che Black Adam aveva già una data di uscita stabilita, è probabile che una riprogrammazione ufficiale sarà annunciata nella prima metà del 2021, supponendo che le riprese procedano effettivamente senza intoppi.
In tal caso, entrambi gli slot “liberi” sono opzioni auspicabili. In passato, sia L’Uomo d’Acciaiosia Wonder Woman sono stati entrambi presentati in anteprima a Giugno, mentre Suicide Squad è uscito proprio ad Agosto. Considerate le premesse, Black Adam sembra prestarsi molto bene ad un’eventuale uscita estiva, quindi è del tutto probabile che verrà riprogramma per il 5 Agosto 2022. Aspettiamo notizie ufficiali in merito.
Tutto quello che sappiamo su Black Adam
Black Adam, affidato alla regia di Jaume Collet-Serra(Orphan, Paradise Beach – Dentro l’incubo), arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021. Il progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua nemesi, Black Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla sua origin story. E come annunciato nei mesi scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone con Dwayne Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi anni duemila.
“Questo progetto ha comportato dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato a Black Adam“, aveva raccontato l’attore in un video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
Mentre cresce l’attesa per il ritorno in onda di Virgin River 2, l’annunciata seconda stagione della serie originale NetflixVirgin River, oggi sono stati rivelati i titoli degli episodi che trovate di seguito.
Episode 2.01 – New Beginnings
Episode 2.02 – Taken by Surprise
Episode 2.03 – The Morning After
Episode 2.04 – Rumer Has It
Episode 2.05 – Can’t Let Go
Episode 2.06 – Out of the Past
Episode 2.07 – Breaking Point
Episode 2.08 – Blindspots
Episode 2.09 – Hazards Ahead
Episode 2.10 – Blown Away
Virgin River 2
In Virgin River 2 ritorneranno i protagonisti Alexandra Breckenridge nel ruolo di Melinda “Mel” Monroe, un’infermiera praticante che si è recentemente trasferita a Virgin River; Martin Henderson nei panni di Jack Sheridan, proprietario di un bar di un ristorante locale ed ex Marine degli Stati Uniti che soffre di PTSD; Colin Lawrence nei panni di John “Preacher” Middleton, un caro amico americano di Jack che lavora come chef al Jack’s Bar; Jenny Cooper nel ruolo di Joey Barnes, la sorella maggiore di Melinda; Lauren Hammersley nel ruolo di Charmaine Roberts, amica di Jack con benefici; Annette O’Toole nel ruolo di Hope McCrea, il sindaco di Virgin River e Tim Matheson nel ruolo di Vernon “Doc” Mullins, MD, il medico locale.
Nei ruoli ricorrenti ritroveremo Daniel Gillies nel ruolo di Mark Monroe, il marito defunto di Mel. Benjamin Hollingsworth nei panni di Dan Brady, un collega veterano più giovane che ha prestato servizio nei Marines statunitensi con Jack e sta lottando per riadattarsi alla vita civile. Grayson Gurnsey nei panni di Ricky, un giovane che lavora al Jack’s Bar e che vuole unirsi ai Marines statunitensi. David Cubitt è Calvin, l’uomo che gestisce la fattoria illegale dall’altra parte del Virgin River. Lexa Doig nel ruolo di Paige Lassiter / Michelle Logan, proprietaria di un camion da forno chiamato “Paige’s Bakeaway” e Ian Tracey è Jimmy, il braccio destro di Calvin.
Il regista di Spider-Man: Un Nuovo Universo, Peter Ramsey, sostiene che lo Spider-Man del MCU non abbia bisogno di Doctor Strange come nuovo mentore. Secondo quanto riferito di recente, questo mese dovrebbero partire ufficialmente le riprese di Spider-Man 3 in vista del debutto al cinema della pellicola previsto per Dicembre 2021. I dettagli sulla trama sono ancora scarsi, ma è probabile che la storia riprenderà dal cliffhanger di Spider-Man: Far From Home, dove l’identità di Peter è stata rivelata al mondo e dove il giovane veniva incastrato per l’omicidio di Mysterio (Jake Gyllenhaal). Il regista Jon Watts tornerà dietro la macchina da presa, così come alcuni volti noti già apparsi nei primi due episodi.
Proprio la scorsa settimana è arrivata la notizia che lo Stephen Strange di Benedict Cumberbatch avrà un ruolo nello Spider-Man 3 collegato al MCU. Ciò si allinea in qualche modo alla tradizione degli standalone dell’Uomo Ragno in cui è sempre apparso un personaggio del MCU di un certo rilievo. In Spider-Man: Homecoming c’era Tony Stark (Robert Downey Jr.), mentre inSpider-Man: Far From Home abbiamo visto Nick Fury (Samuel L. Jackson). Sia Tony che Fury sono diventati mentori del giovane Peter: proprio per questo, sembra che Doctor Strange sia pronto a diventare l’ennesima figura guida per il simpatico arrampicamuri.
Mentre alcuni potrebbero divertirsi nel veder portare avanti questa sorta di “tendenza” del mentore, altri ritengono che non sia affatto necessario. Peter Ramsey, uno dei co-registi dell’acclamato Spider-Man: Un Nuovo Universo, ha condiviso i suoi pensieri sul ruolo di Doctor Strange in Spider-Man 3 attraverso il suo profilo Twitter. “Spero che sia solo una guest star speciale”, ha scritto Ramsey. Il regista ha poi aggiunto che non sa perché Peter abbia sempre bisogno di un mentore, sottolineando che “una delle cose che mi sono sempre piaciute nei vecchi fumetti era che era un solitario, alle prese con le sue cose da solo, non amato o accettato come i Vendicatori o la FF.”
Cosa sappiamo di Spider-Man 3?
Di Spider-Man 3 – che arriverà al cinema il 17 Dicembre 2021 – si sa ancora molto poco, sebbene la teoria più accredita è quella secondo cui il simpatico arrampicamuri sarà costretto alla fuga dopo essere stato incastrato per l’omicidio di Mysterio (e con il personaggio di Kraven il Cacciatore che sarebbe sulle sue tracce). Naturalmente, soltanto il tempo sarà in grado di fornirci maggiori dettagli sulla trama, ma a quanto pare il terzo film dovrebbe catapultare il nostro Spidey in un’avventura molto diversa dalle precedenti…
Tom Holland si è unito al MCU nei panni di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due standalone: Spider-Man: Homecoming e Spider-Man: Far From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato tra Marvel e Sony ha permesso al personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per ancora un altro film a lui dedicato – l’annunciato Spider-Man 3 – e per un altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi del MCU.
Continuano le riprese dell’attesissimo The Batman e oggi arrivano le foto scattate dal set di Liverpool, in Inghilterra e pubblicate da JustJared. Sul set presente quasi tutto il cast della pellicola e oltre ad ancora un irriconoscibile Colin Farrell, ci sono anche Robert Pattinson, Zoe Kravitz e per la prima volta John Turturro come Carmine Falcone.
Da quello che sembra è stata una giornata impegnativa sul set per gli attori! Anche Robert Pattinson è stato fotografato sul set quel giorno. Anche John Turturro, che interpreta Carmine Falcone, era sul set, e dagli scatti sembra che sia legato al personaggio di Zoe Kravitz nei panni di Catwoman/Selina Kyle. Come molti di voi sapranno Batman arriverà al cinema il 4 marzo 2022 dopo essere stato rinviato a causa della pandemia COVID-19.
“The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.
Sedicicorto Forlì International Film Festival 2020, si chiude la diciassettesima edizione del festival del cortometraggio romagnolo. Un appuntamento che nel corso degli anni si è ritagliato un posto importante nel panorama di settore internazionale, come dimostra la selezione, ogni anno sempre più ricca numericamente e qualitativamente. Quest’anno il festival diretto da Gianluca Castellini può essere preso come “case history” per tutti gli eventi che dovranno confrontarsi con il mondo nell’era del Covid.
Alcuni numeri di questa edizione: 4.758 Film iscritti da 128 Paesi, di cui 469 italiani ( 9,9%), 214 film selezionati da 48 Paesi, di cui 40 italiani, con una rappresentanza di genere pari al 64,7% di autori uomini e il 36,3% di autrici donne.
Pensato come festival ibrido già da aprile, Sedicicorto, come la Mostra Internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha confermato che la sala cinematografica è un posto sicuro, come dimostrato dal sold out registrato per tutte le proiezioni e gli eventi live.
Gli oltre 300 abbonamenti digitali acquistati su MyMovies.it, piattaforma all’avanguardia e con margini di crescita enormi, hanno confermato che l’interazione tra il mondo reale e quello virtuale offre l’opportunità di rivoluzionare il concetto stesso di festival, abbattendo confini fisici, sociali e culturali attraverso l’utilizzo delle moderne tecnologie di comunicazione che il lockdown ha portato in tutte le case.
Ancora numeri: Oltre 10.000 ore di visione, 30.000 utenti unici, un festival che ha superato i confini territoriali, con il 21% degli spettatori localizzati a Milano, a trecento chilometri dalla Sala San Luigi di Forlì, dove da venerdì 2 a giovedì 8 ottobre un pubblico in carne e ossa ha assistito alle proiezioni dei programmi speciali, della terza edizione di IranFest, rispettando le distanze di sicurezza, con la mascherina sul viso, in una sala sanificata dopo ogni proiezione. Sala San Luigi che ha riaperto il 15 giugno e che continua la sua programmazione, a dispetto di chi afferma che il cinema sul grande schermo ha fatto il suo tempo.
Non è così. Lo ha dimostrato Venezia, lo ha ribadito Sedicicorto, lo confermeranno tutti quei festival che nelle prossime settimane proietteranno i loro programmi in una sala.
L’appuntamento con Sedicicorto è per l’edizione 2021, la diciottesima, festeggiando la maggiore età di un piccolo grande festival riabbracciando una sala piena in ogni ordine di posti, ma anche continuando a portare i suoi film in giro per il mondo grazie alle proiezioni on line.
Come per tutti i festival, ci sono anche i premi. Di seguito la lista di tutti i riconoscimenti, anche se mai come quest’anno a Sedicicorto hanno vinto davvero tutti.
IL PALMARES DI SEDICICORTO 2020
ANIMARE Sezione dedicata ai film di animazione per bambini e ragazzi
Vince il premio LUMINOR 028 di Caussé, Collin, Grardel, Marchand, Merle, Meyran (France, 2019)
NO+D2 Sezione internazionale dedicata ai film brevissimi con durata non oltre i 2 minuti
Giuria composta da: 500 studenti tra i 13 e i 18 anni delle scuole medie e superiori del territorio di Forlì
Vince il premio LUMINOR Électrique, di François Le Guen (France, 2020)
CORTOINLOCO Sezione dedicata ai film di autori della regione E.R.
Giuria composta da: la scuola di Cinema di Cesena diretta da Giampaolo Mai
Vince il premio LUMINOR: Vomag di Riccardo Salvetti (Italy, 2020)
Vince il premio Womaninset: Gas Station di Olga Torrico (Italy, 2020)
EXPERIA Sezione internazionale dedicata ai film sperimentali. La giuria era composta da: I componenti dell’Associazione sedicicorto di Forlì.
Vince il premio LUMINOR: How to Disappear di Robin Klengel, Leonhard Mullner, Michael Stumpf (Austria, 2020).
IRANFEST Sezione dedicata da autori di origine Iraniana.
Sarà disponibile da 16 ottobre su Disney+ il nuovo film originale Disney, dal titolo Nuvole. Il film è diretto da Justin Baldoni e scritto da Kara Holden che ha basato la sua sceneggiatura su un soggetto che condivide con Casey La Scala e Patrick Kopka. L’idea è liberamente ispirata a Fly a Little Higher, un libro scritto da Laura Sobiech, madre di Zach Sobiech che, suo malgrado, è diventato famoso per la sua incredibile e commovente storia.
La trama di Nuvole
Zach Sobiech (Fin Argus) è uno studente diciassettenne che ama divertirsi e dotato di un naturale talento musicale. La sua vita però non è come quella di un normale adolescente, perché Zach convive con l’osteosarcoma, un raro cancro alle ossa. All’inizio del suo ultimo anno scolastico si sente pronto per affrontare il mondo ma, quando riceve la notizia che la malattia si è diffusa, lui e la sua migliore amica e coautrice di canzoni Sammy (Sabrina Carpenter) decidono di trascorrere il tempo limitato che gli rimane inseguendo i loro sogni. Con l’aiuto del suo mentore e insegnante, il signor Weaver (Lil Rel Howery), a Zach e Sammy arriva l’occasione della vita e viene offerto loro un contratto discografico. Con il sostegno dell’amore della sua vita, Amy (Madison Iseman), e dei suoi genitori, Rob e Laura (Tom Everett Scott e Neve Campbell), Zach intraprende un viaggio indimenticabile che gli permetterà di vivere a pieno il tempo che gli resta, un viaggio emozionante tra amicizia, amore e il grande potere della musica che purtroppo non guarisce ma aiuta a sognare e a sostenere le difficoltà.
Il titolo del film, Nuvole, viene dal singolo che Zach postò su Youtube nel 2012, Clouds, e che con tre milioni di visualizzazioni gli permise di riuscire a realizzare il suo sogno, incidere l’album, Fix Me Up, che sulla scia delle visualizzazioni su Youtube arrivò trai primi in classifica per vendite in Canada, Stati Uniti e Regno Unito. Naturalmente, in una storia come quella di Zach e come quella del film, il lieto fine è difficile da trovare, perché è crudele che un ragazzo appena diciottenne debba lasciare questa vita per una malattia così grave e aggressiva, tuttavia la morale della storia sembra voler trasmettere più ottimismo di quanto la situazione conceda.
La storia di Zach
La storia di Zach, raccontata in Nuvole, è una storia d’ispirazione e ottimismo, nonostante tutto, e così anche regia e scrittura si aggrappano a questo messaggio, comunicando leggerezza e allegria, ottimismo, nonostante tutto. I traumi dell’adolescenza sono totalizzanti, sono traumi dai quali sembra non ci risolleveremo mai, e soprattutto sono formativi, insegnano a vivere a pieno, ad avere una marcia in più, a scollarsi di dosso l’apatia, ma soprattutto responsabilizzano a coltivare la propria vita al meglio, senza lasciarsi andare alle difficoltà, cercando il buono sempre e comunque, combattendo per esso.
Con Nuvole, Disney+ dimostra di voler dare spazio non solo ad un pubblico giovanissimo, ma anche a quel pubblico di giovani adulti indirizzando loro prodotti dai toni accoglienti ed educati anche se per niente rassicuranti. Quella di Zach è una storia terribile e drammatica, che tuttavia ha un lato positivo, cerca di strappare un sorriso, ed è quello di cui tutti abbiamo bisogno, a qualsiasi età.
Disney+ ha rilasciato il secondo commovente trailer di Nuvole. Ispirato a un’incredibile storia vera, Nuvole offre uno sguardo profondo e toccante sulla dualità della vita. Zach Sobiech (Fin Argus) è uno studente diciassettenne che ama divertirsi, dotato di un naturale talento musicale, che convive con l’osteosarcoma, un raro cancro alle ossa.
All’inizio del suo ultimo anno scolastico si sente pronto per affrontare il mondo ma, quando riceve la notizia che la malattia si è diffusa, lui e la sua migliore amica e coautrice di canzoni Sammy (Sabrina Carpenter) decidono di trascorrere il tempo limitato che gli rimane inseguendo i loro sogni. Con l’aiuto del suo mentore e insegnante, il signor Weaver (Lil Rel Howery), a Zach e Sammy arriva l’occasione della vita e viene offerto loro un contratto discografico. Con il sostegno dell’amore della sua vita, Amy (Madison Iseman), e dei suoi genitori, Rob e Laura (Tom Everett Scott e Neve Campbell), Zach intraprende un viaggio indimenticabile sull’amicizia, l’amore e il potere della musica.
Nuvole è diretto da Justin Baldoni e prodotto da Andrew Lazar, Justin Baldoni e Casey La Scala. La sceneggiatura è di Kara Holden su una storia di Casey La Scala & Patrick Kopka e Kara Holden. Il film è prodotto dai Wayfarer Studios, Warner Bros. Pictures e Mad Chance / La Scala Films.
Continua il sodalizio tra Disney e National Geographic per la piattaforma Disney+ con la nuova serie, disponibile dal 16 ottobre, dal titolo Vita da scimpanzé. La serie documentaristica con un approccio divertente ed accattivante conduce gli spettatori in una delle riserve naturali più grandi e uniche al mondo, il cosiddetto Chimp Haven, il Paradiso delle scimmie, un rifugio di oltre 80 ettari nascosto nel cuore della foresta della Louisiana, che ospita oltre 300 scimpanzé.
Nella versione originale, la serie è narrata da Jane Lynch, attrice vincitrice dell’Emmy che senza dubbio riesce a regalare allo show energia e dolcezza allo stesso tempo. Vita da scimpanzé è composta da sei episodi e, come ogni prodotto targato National Geographic, è anche un documento, per quanto patinato e rassicurante, di quella che è la realtà a rischio del nostro Pianeta, in questo frangente con un focus particolare proprio su questi meravigliosi animali.
Vita da scimpanzé, la nuova serie Disney+ e National Geographic
La serie tiene traccia, racconta e spiega le esistenze di questo straordinario gruppo di scimpanzé, la cui vita viene restituita alla speranza grazie ad uno staff di esperti, tra veterinari e volontari, la cui dedizione, compassione e impegno non conoscono limiti. Le caratteristiche tecniche di Vita da scimpanzé sono tutte quelle tipiche del documentario di osservazione che si avvale delle immagini pulite e maestose tipiche dei prodotti a marchio National Geographic e che in una miscela perfetta tra storia naturale e occhio osservatore con metodo scientifico, racconta in primo piano proprio questi animali, gli unici veri e incredibili protagonisti della serie, le vere e proprie stelle.
Quello che Vita da scimpanzé riesce a fare è restituire un quadro vivido e naturalmente realistico della vita di queste comunità di creature, che non sono poi troppo diverse da quelle umane. Il range emotivo dentro cui si muove la serie è vasto, ricco e sfaccettato e si insinua in ogni piccolo racconto che ha per teatro Chimp Haven. Tra dispute per il cibo, amicizie, amori, litigi, gli scimpanzè non lasciano nessuna emozione esclusa dalla loro vita, che sia la gioia o il dispiacere, e persino i capricci amorosi.
I WONDER PICTURES e Unipol Biografilm Collection annunciano che a partire dal 12 novembre distribuiranno sugli schermi italiani la commedia La Padrina – Parigi ha una nuova regina con Isabelle Huppert, Hippolyte Girardot, Farida Ouchani, Liliane Rovere, Iris Bry, Nadja Nguyen, Rebecca Marder, Rachid Guellaz, Mourad Boudaoud, Abbes Zahmani, Yann Sundberg, Youcef Sahraoui.
Tratto dal romanzo “La Daronne” di Hannelore Cayre ed edito in Italia da Edizioni leAssassine, La Padrina – Parigi ha una nuova regina vede protagonista la splendida Isabelle Huppert nei panni di Patience Portefeux, interprete franco-araba (per il ruolo ha dovuto imparare la fonetica araba), specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra narcotici, che casualmente si ritrova a dirigere un vasto traffico di droga. L’occasione fa l’uomo ladro e Pacience decide di cogliere l’occasione che potrebbe cambiargli la vita: entra in un enorme giro di droga, divenendone indiscussa protagonista sotto lo pseudonimo “La Padrina”.
Un ruolo inedito per la splendida Isabelle Huppert che I Wonder Pictures e Unipol Biografilm Collection portano neicinema italiani a partire dal 12 novembre.
Patience (Isabelle Huppert), traduttrice specializzata in intercettazioni telefoniche per la squadra antidroga, frustrata e annoiata da un lavoro duro e mal pagato, durante un’intercettazione viene a conoscenza dei traffici poco raccomandabili del figlio di una donna a lei cara. Decide così di dare una svolta alla sua vita e intrufolarsi nella rete dei trafficanti, per proteggere il giovane. Quando si trova tra le mani un grosso carico di droga, non si fa sfuggire l’occasione e diventa La Padrina, una “trafficante all’ingrosso”. Fa esperienza sul campo e poi… riporta tutte le informazioni in ufficio al servizio della sua squadra!
Oggi Disney+ ha rilasciato i nuovi poster dei protagonisti di The Mandalorian 2, l’attesissima seconda stagione della serie Lucasfilm acclamata dalla critica, The Mandalorian.
Il Mandaloriano e il Bambino continuano il loro viaggio, affrontando nemici e radunando alleati mentre si fanno strada attraverso una galassia pericolosa nell’era tumultuosa dopo il crollo dell’Impero Galattico. The Mandalorian è interpretata da Pedro Pascal, insieme alle guest star Gina Carano, Carl Weathers e Giancarlo Esposito. I registi della nuova stagione sono Jon Favreau, Dave Filoni, Bryce Dallas Howard, Rick Famuyiwa, Carl Weathers, Peyton Reed e Robert Rodriguez.
Lo showrunner Jon Favreau è il produttore esecutivo insieme a Dave Filoni, Kathleen Kennedy e Colin Wilson, con Karen Gilchrist nel ruolo di co-produttore esecutivo. La nuova stagione parte venerdì 30 ottobre in streaming solo su Disney+.
The Mandalorian 2 è la seconda stagione della serie tv The Mandalorian live action basata sull’universo di Star Wars prodotta dalla LucasFilm per la piattaforma streaming Disney+.
Ambientata nell’universo di Guerre stellari dopo le vicende de Il ritorno dello Jedi e prima di Star Wars: Il risveglio della Forza, racconta le avventure di un pistolero mandaloriano oltre i confini della Nuova Repubblica. Dopo la caduta dell’Impero, nella galassia si è diffusa l’illegalità. Un guerriero solitario vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. Ambientata dopo la caduta dell’Impero e prima della comparsa del Primo Ordine, The Mandalorian racconta le difficoltà di un pistolero solitario che opera nell’orlo esterno della galassia, lontano dall’autorità della Nuova Repubblica. La serie ha come protagonista Pedro Pascal nei panni del Mandaloriano.
La serie è prodotta e scritta da Jon Favreau (già produttore de Il Re Leone e delle saghe di Avengers e Iron Man). Nel cast anche Gina Carano (Deadpool, Fast and Furious); Carl Weathers (Apollo Creed nella saga di Rocky), Nick Nolte (Cape Fear, Il Principe delle maree), Emily Swallow (Supernatural, Le regole del delitto perfetto), Taika Waititi (premio Oscar 2019 per JoJo Rabbit), Giancarlo Esposito (Fa’ la cosa giusta, Breaking Bad) e Omid Abtahi (24, Homeland, Star Wars: The Clone Wars).
The Mandalorian, prodotta in esclusiva per Disney+ da Lucasfilm, è la prima serie live-action di Star Wars e, nei suoi 8 episodi, racconta vicende ambientate dopo la caduta dell’Impero, quando nella galassia si è diffusa l’illegalità. Protagonista è un guerriero solitario che vaga per i lontani confini dello spazio, guadagnandosi da vivere come cacciatore di taglie. A interpretarlo Pedro Pascal (Game of Thrones, Narcos).
Caterina D’Aragona torna ad essere la protagonista della scena in The Spanish Princess 2, seconda parte della miniserie sequel di The White Queen e The White Princess e basata sui romanzi di Philippa Gregory. La serie è disponibile su Starzplay, da domenica 11 ottobre, con un episodio nuovo a settimana e visibile, in Italia, su Apple TV e Rakuten TV. A dare il volto alla regista spagnola c’è sempre Charlotte Hope, al fianco di Ruairi O’Connor, nei panni di un giovane Enrico VIII.
La trama di The Spanish Princess 2
Avevamo lasciato la giovane Caterina in procinto di sposarsi con il re d’Inghilterra, quell’Enrico che tanto l’aveva indispettita al suo arrivo oltre la Manica. Adesso, alla luce della morte di Arturo, il secondogenito maschio ed erede al trono (che scavalca la più grande Meg Tudor) è il partito più appetibile e, al netto della passione che Caterina sembra davvero provare per il giovane Enrico, è senza dubbio il prossimo obbiettivo da raggiungere. Caterina convola a nozze con un terribile segreto. L’inizio della seconda stagione la vede felice e innamorata, ma con delle terribili minacce all’orizzonte.
Caterina deve fare i conti con la difficoltà di mettere al mondo un erede, principale ed enorme preoccupazione che, come sappiamo, metterà a rischio e poi determinerà la fine del suo matrimonio con Enrico VIII. Ma la giovane regina deve anche affrontare la politica del padre, Re di Spagna, completamente ostile all’Inghilterra e alla sua stessa figlia.La donna si conferma un’ottima diplomatica, una combattente persino sul campo di battaglia, una regina degna, che onora il marito e sovrano e ispira il popolo, ma sappiamo che la Storia la vedrà vittima di quello stesso Re che lei ama e per il quale combatte.
Un donna moderna alla corte d’Inghilterra
La storia di Caterina è sempre stata raccontata dal punto di vista di Enrico VIII. Abbiamo sempre incontrato il personaggio nelle vesti di una regina anziana e non più fertile, incapace quindi di dare un erede maschio al re e messa da parte per una donna più giovane e potenzialmente capace di assolvere al compito che Caterina non aveva portato a termine. La serie Starzplay invece ci offre la possibilità non solo di ribaltare la prospettiva, ma anche di assaporare la giovinezza, la risolutezza e la ferocia di una donna che lotta con tutta se stessa, assumendosi il peso di tradimento e menzogna, pur di raggiungere il suo scopo.
The Spanish Princess 2 ci mette di fronte ad un personaggio femminile che porta avanti le sue battaglia dentro e fuori dai confini della sua casa, ma anche dentro e fuori i confini di se stessa, dimostrandosi estremamente moderna nonostante sia una regina vissuta molto tempo fa, alla corte del re passato alla storia come un tipo che non aveva poi in grande considerazione le sue mogli (Caterina è solo la prima di sei). Caterina ha tutto ciò che serve a regnare, molto più del marito, ma per lei i tempi non sono maturi, e lo diventeranno, paradossalmente, solo pochi anni più tardi, quando la figlia della sua “rivale” salirà al trono come prima Regina regnante d’Inghilterra.
Tra temi attuali e dinamiche invece legate al contesto storico, The Spanish Princess 2 trascina lo spettatore dentro agli intrighi di palazzo e alle brutali battaglie con un piglio per forza di cose romanzato, arricchendo la Storia in favore della storia e regalando un ritratto di donna tragico, ricco e magnifico. Costumi, set, stile e gusto fanno il resto.
Dal 13 ottobre, l’iconica collana “Warner Bros. Horror Maniacs” si arricchisce di 5 nuovi terrificanti titoli capaci di spaziare tra le mille sfaccettature del genere, da “IT Capitolo Due” e “La Llorona – Le lacrime del male”, passando per “Nightmare – Dal Profondo della notte” e “Poltergeist – Demoniache presenze”, fino ad “Annabelle 3”. Tutti questi nuovi titoli saranno disponibili in DVD e Blu-Ray con speciali grafiche inedite ispirate ai grandi classici del cinema dell’orrore.
Sempre il 13 ottobre, per celebrare la Collana, uscirà, in esclusiva per Amazon, il prezioso Cofanetto Horror Maniacs Collection in edizione limitata numerata (in sole 550 copie), che include 8 film in formato blu-ray: IT (2017), IT capitolo 2, The Conjuring – L’Evocazione, Nightmare – Dal Profondo della Notte (1984), Poltergeist – Demoniache Presenze, Shining – Extended Edition, Venerdì 13, L’Esorcista – Versione cinematografica originale e Versione integrale (2 dischi). All’interno anche 9 Art Card che riproducono le bellissime grafiche illustrate dei film e che possono essere assemblate per creare un poster di misure 40×50.
A partire dal 19 ottobre, sarà inoltre disponibile l’esclusivo “IT – 2 Film Collection”, il cofanetto in metallo in edizione speciale limitata con i due capitoli diretti da Andy Muschietti – “IT” e “IT: Capitolo Due” – in 4K UHD, versione Steelbook, original Fan Art e 2 Poster dedicati. L’edizione include 5 Dischi, i film in formato Blu-ray e 4K e un secondo disco Blu-ray di contenuti speciali relativi a “IT: Capitolo Due”.
Non è finita qui, dal 13 ottobre in arrivo anche l’atteso super cofanetto “DC 8 Film Collection Box Set”, in edizione limitata e numerata (per un totale di 550 copie). Faranno parte del cofanetto 8 film in edizione Blu-Ray: “Batman v Superman”, “Wonder Woman”, “Aquaman”, “Shazam!”, “Suicide Squad”, “Justice League”, “L’Uomo d’Acciaio”, “Birds of Prey (e la fantasmagorica rinascita di Harley Quinn)”. Ad impreziosire questa edizione limitata, anche 9 Art Card che celebrano i personaggi DC nelle più belle città italiane, realizzate in collaborazione con Panini Comics dai più grandi comic authors italiani (tra cui spiccano Wonder Woman a Verona, firmata da Milo Manara e Harley Quinn a Venezia di Giorgio Cavazzano).
Le 9 Art Card, che possono essere assemblate per creare un poster di misure 40×50, ritraggono:
Wonder Woman – Artista: Milo Manara (Verona)
Aquaman – Artista: Emanuela Lupacchino (Polignano a Mare)
Secondo quanto emerso in precedenza, il titolo di lavorazione del film sarà Amsterdam e la trama, nonostante sia ancora sotto chiave, ruoterà attorno alla storia di un improbabile accordo tra un dottore e un avvocato. Matthew Budman, produttore di numerosi film per la Annapurna Pictures, si occuperà della produzione del film per la New Regency. Le riprese dovrebbe partire a Los Angeles il prossimo Gennaio.
Gli ingredienti per un film horror che si rispetti includono, generalmente, un mostro, un assassino o una “final girl”. Alcuni dei migliori film horror mai realizzati, però, presentano un elemento chiave ai fini della trama: la figura della madre. Le mamme dei film horror possono essere davvero spaventose, come in Psycho, oppure essere confortanti e parecchio potenti, come in Poltergeist o A Quiet Place. Dalle madri che salvano alle madri che uccidono, siano esse umane o mostri, Screen Rant ha raccolto le 10 migliori mamme dei film horror:
Mother Firefly (La casa dei 1000 corpi)
Ne La Casa dei 1000 Corpi, vera e propria lettera d’amore di Rob Zombie al genere horror, Karen Black interpreta la matriarca di una delle famiglie più sanguinose nella storia del cinema dell’orrore. Mother Firefly ha mantenuto il dominio sulla casa degli orrori e sugli omicidi della sua famiglia. Black ha interpretato il personaggio servendosi di un sorriso fiducioso ma al tempo stesso malvagio, permettendo alle vittime di sentirsi al sicuro nella sua casa della morte.
Il personaggio di Black è estremamente popolare tra i fan dell’horror. Purtroppo, mentre il personaggio sarebbe dovuto apparire anche nel sequel, La casa del diavolo, Karen Black ha rifiutato a causa di alcuni problemi legati alla retribuzione ed è stata sostituita da Leslie Easterbrook, che ha reso suo il personaggio pur rispettando la performance di Black.
Grace (The Others)
Nella storia di fantasmi del 2001, The Others,Nicole Kidman interpreta la madre di due bambini piccoli la quale crede che la sua antica casa di famiglia sia infestata dagli spiriti. A mano a mano che gli spettri diventano presenze sempre più reali, Grace fa quello che serve, mettendo da parte le sue paure per proteggere i suoi figli.
Kidman ha ricevuto una nomination ai Golden Globe per il ritratto di Grace, una madre in difficoltà che è disposta a combattere pur di mantenere i suoi figli al sicuro. Mentre il film gioco molto con le atmosfere e si tiene alla larga da sangue e jumpscare, il mondo di Grace diventa sempre più spaventoso. La performance di Kidman è considerata una delle grandi interpretazioni di un’attrice in un film horror.
Chris MacNeil (L’esorcista)
Una delle migliori madri nei film dell’orrore che, purtroppo, non è stata in grado di aiutare sua figlia da sola. Ellen Burstyn è stata candidata all’Oscar per il ruolo di Chris MacNeil, la madre della giovane Regan che viene posseduta da un demone nel rivoluzionario film horror del regista Willaim Friedkin, L’esorcista.
Chris è una madre tanto fisica quanto emotiva, poiché è incapace di salvare l’anima e il corpo di sua figlia dal Diavolo e dai suoi demoni. Alla fine, consultando un prete, MacNeil si rifiuta di rinunciare a sua figlia e non mancherà di salvarla, a qualunque costo.
Donna Trenton (Cujo)
Nell’adattamento di successo Cujo di Stephen King, Dee Wallace Stone interpreta una madre che, insieme al suo giovane figlio, è intrappolata in una macchina durante una calda giornata estiva mentre il cane rabbioso del titolo li insegue dall’esterno. Anche se la morte aleggia in ogni momento, Donna Trenton cerca disperatamente di assicurarsi che lei e suo figlio sopravvivano.
La performance di Dee Wallace Stone è una delle più acclamate nei film horror degli anni ’80 , on molti critici che la citano addirittura come la sua prova migliore. L’attrice interpreta Donna sia come una vittima sia, alla fine, come una feroce mamma guerriera che prende il destino nelle sue mani per combattere contro un mostro e salvare suo figlio. La performance di Stone e l’abile adattamento hanno aiutato il film ad essere uno dei titoli che parlano di “animali killer” più popolari e rispettati di tutti i tempi.
La Regina (Aliens – Scontro finale)
Non tutte le madri sono umane, ma tutte le madri esistono per proteggere la loro prole. Nel classico Aliens di James Cameron, la Ripley di Sigourney Weaver affronta il suo più grande avversario, la Regina. Il mostro è un cattivo ma, come farebbero tutte le madri, vuole “solo” proteggere le sue uova dagli invasori umani.
L’ampio utilizzo di burattinai ha migliorato la “performance” della Regina e l’ha resa ultra realistica, rendendo le battaglie tra la Regina e Ripley davvero terrificanti. Il suo assalto continuo agli umani non è un semplice istinto omicida, ma il desiderio di tenere al sicuro le sue uova e i futuri Xenomorfi.
Norma Bates (Psycho)
Poiché non tutte le madri dei film dell’orrore sono umane, è anche naturale che non tutte siano “vive”. Nel classico del genere horror/thriller Psycho, Alfred Hitchcock ha creato una delle rivelazioni più terrificanti della storia del cinema dell’orrore quando, verso il finale del film, si scopre che la madre di Norman Bates è morta da diverso tempo.
Norman è ossessionato da sua madre e dalla sua figura, con la donna che lo “abita” quando l’uomo si eccita sessualmente. L’influenza edipica che Norma ha avuto su suo figlio ha generato non solo un mostro assassino e sessualmente traumatizzato, ma anche una delle madri più terrificanti di tutta la storia dell’horror.
Annie (Hereditary – Le radici del male)
Il regista Ari Aster è diventato un nome di punta dell’horror moderno grazie al suo lungometraggio d’esordio nel 2018, Hereditary – Le radici del male. Toni Collette interpreta Annie, una madre che vede la sua famiglia autodistruggersi a causa di alcuni malvagi e tragici fantasmi manovrati da una forza invisibile. Annie è un personaggio interessante, poiché è una madre che sembra prendersi cura della sua famiglia ma, a mano a mano che vengono rivelati i segreti della storia, diventa più ambigua nelle sue azioni.
Di scena in scena il pubblico si chiede se Annie sia una salvatrice o semplicemente una cattiva. La performance di Collette è stata elogiata dalla critica, con molti che hanno addirittura chiesto una nomination all’Oscar non solo per l’attrice ma anche per il film stesso. Il fatto che gli spettatori non possano fidarsi di Annie rende il suo personaggio una parte essenziale del terrore al limite che circonda il film.
Margaret White (Carrie – Lo sguardo di Satana)
Piper Laurie ha acquisito un posto d’onore nella storia dei film horror grazie al suo ritratto della madre di Carrie White, Magaret, nell’adattamento di Brian De Palma del romanzo Carrie di Stephen King. La mamma di Carrie è una fanatica religiosa contraria a qualsiasi forma di sessualità che terrorizza sua figlia adolescente, interpretata da Sissy Spacek. Margaret crede che i poteri di Carrie siano empi e cerca di purificare l’anima di sua figlia attraverso un’estrema tortura mentale.
Laurie ha affrontato il ruolo con grande abilità ed è diventata il simbolo terrificante di una madre folle era decisamente pazza. Margaret e Carrie sono figure tragiche e danno tristezza al racconto dell’orrore di King e De Palma. Sia Laurie che Spacek sono state nominate all’Oscar per le loro interpretazioni.
Wendy Torrance (Shining)
Un’altra grande madre dell’universo di Stephen King. Wendy Torrance è, forse, la più terrorizzata di tutte le madri dei film horror. Il suo tormento è inesorabile per tutto il film. Nell’adattamento di Stanley Kubrick di Shining di Stephen King, Wendy è terrorizzata dai fantasmi dell’Overlook Hotel e alla fine dal suo stesso marito, che cerca di ucciderla insieme al loro giovane figlio Danny dopo essere stato manipolato dal mondo degli spiriti dell’hotel. Wendy piange, urla, sembra impotente, ma alla fine trova il coraggio di combattere e sopravvivere per salvare suo figlio.
Il romanzo di Shining è uno dei più popolari di King e l’autore ha spesso elogiato la performance di Shelley Duvall. Anche i critici e i fan dell’horror considerano la performance dell’attrice una delle più belle del cinema horror eppure, per qualche strana ragione, è stata nominata (insieme allo stesso Kubrick) per i Razzie Awards.
Diane Freeling (Poltergeist)
Poltergeist di Tobe Hooper e Steven Spielberg è uno dei film horror più popolari di tutti i tempi e una delle storie di fantasmi più venerate al cinema. La famiglia Freeling è infestata da diversi fantasmi che finiscono per rubare la loro figlia e portarla negli inferi. I Freelings assumono un sensitivo e un team di ricercatori sul paranormale per trovare la loro figlia, ma è la madre, Diane, che è implacabile nel suo tentativo di volerla salvare in prima persona.
Combattendo fantasmi, mostri demoniaci e cadaveri nella sua piscina, Diane è la madre dell’orrore per eccellenza, mentre combatte tantissimi e diversissimi elementi spettrali fino a quando finalmente entra lei stessa nell’altra dimensione per salvare sua figlia. Il film è stato un enorme successo e la performance di Jobeth Williams ed è stata elogiata dalla critica. Willams ha vinto un premio Saturn per la sua interpretazione.
Un nuovo report di Screen Rant fa luce sul perchéDoctor Strange in the Multiverse of Madness potrebbe essere il film degli Avengers della Fase 4 del MCU. Quando i Marvel Studios hanno annunciato la lista dei film della Fase 4 del loro universo condiviso, non c’era alcuna traccia di Avengers 5. La cosa era comprensibile fino a un certo punto: il MCU ha appena realizzato i due più grandi film dedicati agli Avengers e ha bisogno di concedere una pausa prima del prossimo team-up, nonostante le trame interconnesse della Fase 4 siano inevitabili. I film si collegheranno ad altri film o alle attesissima serie tv Disney+ (e viceversa), ed è evidente che il Multiverso giocherà un ruolo importante in questa nuova linea narrativa.
La presenza del Multiverso nella Fase 4 del MCU è diventata palese quando è stato rivelato il titolo del sequel di Doctor Strange, ossia Doctor Strange in the Multiverse of Madness. I fan sono stati subito entusiasti in merito alla possibilità di esplorare il Multiverso in Doctor Strange 2, ma ora sappiamo che anche altre proprietà della Fase 4 se ne occuperanno in maniera alquanto specifica. È confermato che WandaVision spianerà la strada al sequel, mentre in Spider-Man 3 ci sarà Doctor Strange e in Loki farà il suo debutto la Time Variance Authority.
Queste molteplici storie potrebbero culminare con proprio l’arrivo di Doctor Strange 2, dando al sequel, nella Fase 4, una posizione simile a quella che in passato hanno avuto i film dedicati agli Avengers. Ci sono diverse caratteristiche che definiscono un film dedicato ai Vendicatori. Oltre a ricollegare più storie che sono state create in precedenza nelle diverse Fasi, presentano sempre importanti team-up tra gli eroi del MCU e un’enorme minaccia che potrebbe cambiare il futuro dell’universo come lo conosciamo. Questo è anche il motivo per cui Captain America: Civil War viene spesso definito un film degli Avengers ed ecco perché anche Doctor Strange in the Multiverse of Madness potrebbe “ambire” a questo titolo.
Il sequel sarà un film solista di Doctor Strange: presenterà il ritorno di diversi personaggi del primo film, ma ci saranno anche altri personaggi Marvel. È stato confermato che Scarlet Witch apparirà nel sequel dopo gli eventi di WandaVision, e ci sono molte speculazioni sul fatto che Loki, Spider-Man e persino versioni precedenti dei personaggi Marvel potrebbero apparire nel sequel di Doctor Strange. Inoltre, diversi personaggi di alto profilo (come Fratello Voodoo, Clea e America Chavez) dovrebbero fare il loro debutto proprio nel film, rendendo così chiaro l’aspetto relativo al “gioco di squadra” di Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
In Doctor Strange 2 una minaccia ancora più grande di quella affrontata in Infinity War e Endgame?
La Marvel non ha confermato chi o quale sarà la minaccia che Doctor Strange e compagni dovrà affrontare, ma è altamente probabile che ci sarà una minaccia di altissimo livello proveniente proprio dal Multiverso, andando così ad alzare ancora di più la posta in gioco rispetto a quanto affrontato in Avengers: Infinity War o Avengers: Endgame. I fan hanno teorizzato che Scarlet Witch potrebbe essere il villain del film, soprattutto in considerazione di una teoria che vorrebbe che l’intera Fase 4 come adattamento della serie a fumetti “House of M”. Nel frattempo, c’è anche la possibilità che Kang il Conquistatore, Dormammu o un nuovo essere magico creino tra gli eroi.
L’aspetto legato al Multiverso di Doctor Strange 2 consentirà inoltre al film di continuare o completare le trame impostate in diversi progetti della Fase 4. WandaVision potrebbe vedere Scarlet Witch aprire il multiverso; Spider-Man 3 potrebbe portare l’Electro di Jamie Foxx da un’altra dimensione; Loki, dal canto suo, è già ambientato in un universo alternativo. Doctor Strange in the Multiverse of Madness potrebbe seguire tutte queste storie grazie all’attuale Fase 4. Potremmo davvero vedere un multi-progetto narrativo in cui la follia del Multiverso inizia in WandaVision, porta minacce nella vita di Peter Parker e forse trova anche una versione alternativa di Loki che riappare nella timeline principale del MCU: il tutto, prima che Doctor Strange 2 risolva presumibilmente cosa è andato storto con il Multiverso. Quindi, se c’è un film di livello “Avengers” nella Fase 4, tutte le prove e le teorie suggeriscono che sarà proprio Doctor Strange in the Multiverse of Madness.
Kevin Bacon e il cult Footloose sono stati citati in diverse occasioni nell’Universo Cinematografico Marvel, lasciando così i fan con una domanda fondamentale: quando Star-Lord si troverà finalmente faccia a faccia con il suo idolo?
Secondo il regista James Gunn, Peter Quill odia la Terra, e si dice che probabilmente l’eroe abbia trascorso il minor tempo possibile sul pianeta dopo che Thanos fu sconfitto e gli “Asgardiani della Galassia” lanciati nello spazio. Per questo motivo, è improbabile che Star-Lord abbia imparato molto su quello che era diventato Bacon dopo uno dei suoi ruoli più memorabili.
Parlando di recente con Yahoo, Bacon ha detto di essere disponibile a interpretare se stesso nel MCU. “Prima di lasciarti andare, volevo chiederti qualcosa a proposito dei supereroi. Ha fatto parte di un film degli X-Men e sei anche presente nel MCU, dove vieni spesso indicato come uno dei più grandi eroi della Terra. C’è una possibilità che Kevin Bacon sia Kevin Bacon in uno di quei film?”, ha chiesto il giornalista all’attore statunitense. “Dillo alla Marvel, amico. Sono pronto a farlo. Finora non ne ho sentito parlare, ma mi piacerebbe.”, ha dichiarato l’attore.
È altamente improbabile che i Marvel Studios chiedano davvero a Kevin Bacon di interpretare se stesso nel MCU, ma un piccolo cameo nell’attesissimo Guardiani della Galassia Vol. 3 potrebbe davvero essere molto divertente.
Non c’è persona più o meno appassionata di sport a cui non sia familiare la storia di Marco Pantani, il “pirata” del ciclismo che cavalcava le curve tortuose dei circuiti (e della sua difficile vita privata) come un vero filibustiere. Specialista nella scalata – un bisogno fisico, dirà nella storica intervista con Gianni Mura, che poteva abbreviare la sua agonia interiore – Pantani guidò le prime pagine della cronaca sportiva italiana negli anni Novanta vincendo di tutto, affrontando gravi infortuni e riuscendo a compiere un’impresa condivisa con solo altri sette eletti: centrare la doppietta Giro d’Italia-Tour de France nel 1998.
Ma alla luce corrisponde sempre l’ombra, e nel rispetto delle migliori tradizioni archetipiche del viaggio dell’eroe, anche il pirata dovette affrontare l’ostacolo più difficile al culmine del successo: l’accusa di doping nel 1999, dalla quale scaturiranno l’incapacità di tornare ai livelli di una volta, il peso dell’opinione mediatica, le verità scomode, la depressione, l’abuso di droghe e, infine, la tragica morte nel 2004.
Il Caso Pantani – L’omicidio di un campione, un titolo sistematico
Il titolo del film di Domenico Ciolfi (che arriva dopo la riduzione televisiva di Claudio Bonivento con Rolando Ravello nei panni del protagonista) è sistematico e mette subito in chiaro l’intenzione di leggere la scomparsa del ciclista come un assassinio impunito, e per farlo si serve delle prove scritte e delle testimonianze raccolte nel processo giudiziario come linee guida del racconto. Il Caso Pantani – L’omicidio di un campione inizia infatti dallo sguardo di un avvocato (Francesco Pannofino) rivolto a pile di procure e materiale d’archivio e si allarga nel tempo a quello del Pantani uno e trino interpretato da tre diversi attori per tre momenti specifici della sua esistenza: Brenno Placido nei giorni precedenti allo scandalo; Marco Palvetti a Cesenatico, luogo metafisico di incontro con il vecchio e il nuovo sé; Fabrizio Rongione nelle ultime ore nella camera d’hotel a Rimini.
Nel mezzo ci sono i volti più o meno a fuoco che hanno avuto un ruolo determinante o marginale nella discesa verso l’abisso, sullo schermo restituita con costante disagio e toni noir, proprio per appurare la tesi di un mistero mai realmente risolto, di un mito a cui mancano pagine fondamentali e di un’icona che abbiamo imparato a conoscere grazie al punto di vista di abili, e spesso disonesti, sciacalli scribacchini. Come nello splendido I, Tonyadi Craig Gillespie, anche qui è facile avvertire il fascino che certi personaggi sportivi esercitano nell’immaginario pubblico, specie se negativi o contrari al significato più universale del termine “eroe”; i media e il ciclismo avevano bisogno di Pantani, Pantani aveva bisogno di un palcoscenico su cui esistere e competere. Un rapporto di reciproca necessità, insomma. Ma cosa succede quando una delle due parti si ribella alla tossicità della relazione?
Un Marco difficile, impossibile da raggiungere
Tuttavia in Il Caso Pantani – L’omicidio di un campione prevale la volontà di mettere ordine alla logica degli eventi, e in questa ricerca maniacale del dettaglio (scandita da didascalie con giorno e ora) ci si dimentica a volte del fattore umano e dell’imprevedibilità che rende fallibile anche il più vincente dei campioni. Si ha quindi la sensazione che i tre Pantani del film siano simulacri di una storia piuttosto che persone reali, e i documenti d’archivio inseriti da Ciolfi non fanno che ricordarci quanto fosse già cinematografico, eterno e terribilmente umano il Marco delle interviste, delle scalate e delle ricadute. Forse davvero impossibile da raggiungere, allora come adesso.
Un nuovo libro di Star Wars ha finalmente risolto il mistero legato alle origini del Leader Supremo Snoke. Introdotto per la prima volta ne Il Risveglio della Forza, Snoke è stato oggetto di molte speculazioni nei giorni che seguirono l’uscita del film in sala. Data la ben nota inclinazione di J.J. Abrams nei confronti delle storie particolarmente intricate, all’epoca ci furono molte teorie misteriose su chi potesse essere in realtà Snoke. Tuttavia, Il Risveglio della Forza non ha fatto molta luce sulla sua storia passata. Inoltre, il personaggio è stato ucciso ne Gli Ultimi Jedi, lasciando così una serie di misteri irrisolti.
Quando Abrams è tornato alla regia de L’Ascesa di Skywalker, ha tentato di sistemare tutto ciò che era stato lasciato in sospeso all’inizio del film, rivelando che Snoke era in realtà una creazione dell’Imperatore Palpatine. Quando Kylo Ren trova l’Imperatore su Exegol, cammina accanto a più corpi deceduti di Snoke, il che implica che Palpatine ha creato numerosi cloni nel corso degli anni. Sebbene questo abbia chiarito alcune cose, c’erano ancora alcune domande molto importanti che il film non ha avuto il tempo di sviscerare. Ora, un nuovo libro sembra avere le risposte.
Un utente Twitter, tale Old Man Blinks, ha condiviso alcune pagine dello Star Wars Book che svelano alcuni dettagli fondamentali sulla vita di Snoke. Un passaggio degno di nota menziona che si tratta di un “costrutto genetico artificiale inventato dal risorto Darth Sidious per essere il suo delegato al potere. Snoke è dotato di libero arbitrio, ma le sue azioni e i suoi obiettivi sono sempre orchestrati da Sidious”.
Snoke e l’esempio dell’immenso potere di Palpatine nella saga di Star Wars
È interessante notare che Snoke sia dotato di “libero arbitrio”. Ciò significa che è un’entità separata da Palpatine, nonostante l’Imperatore usasse ancora quest’essere artificiale come un burattino mentre cercava di riprendere il controllo della galassia. Con il corpo del clone di Palpatine che si deteriorava su Exegol, Snoke era molto più utilizzabile per fungere da sostituto mentre Sidious complottava nell’ombra. È stato solo quando Kylo Ren ha ucciso Snoke che Palpatine si è finalmente rivelato e ha annunciato il suo ritorno. Snoke è un altro esempio dell’immenso potere dell’Imperatore, poiché era in grado di controllarlo e manipolarlo da lontano, facendogli eseguire i suoi ordini mentre il Primo Ordine si concretizzava.
Durante il panel di Hunger Games in occasione del Comic-Con di New York, la produttrice Nina Jacobson ha parlato di cosa dovranno aspettarsi i fan dall’adattamento cinematografico del romanzo prequel della saga, The Ballad of Songbirds and Snakes, uscito lo scorso Maggio.
Nonostante il romano sia ambientato diversi anni prima dei fatti narrati nella serie principale, Jacobson ha spiegato come il “tessuto connettivo” tra le due storie migliorerà ulteriormente i film originali. Dopotutto, The Ballad of Songbirds and Snakes racconta la storia delle prime esperienze di Snow con il Distretto 12 prima ancora che venisse eletto presidente di Panem, il che sicuramente influenzerà le sue azioni successive.
Jacobson ha spiegato: “Adoro, per i fan, che ci sarà un tessuto connettivo tra Lucy e il Distretto 12 che si unirà a quello tra Katniss e i film di Hunger Games. Ho adorato il fatto che Suzanne abbia creato quel tessuto connettivo e che la storia di Snow con il Distretto si ricollegherà poi a quanto avvenuto con Katniss. Penso che i primi film verranno ancora più ricchi arricchiti dal mondo che si racconterà in questo prequel.”
Il personaggio di Lucy menzionato da Jacobson è quello di Lucy Gray Baird, co-protagonista della storia e membro del Distretto 12 a cui Snow farà da mentore. Al momento non ci sono molti altri dettagli sul progetto: sappiamo però che Francis Lawrence, già regista di quasi tutti i film della saga cinematografica originale (ad eccezione del primo), tornerà dietro la macchina da presa.
Nina Jacobson ha anche parlato delle differenze che ci saranno tra il film prequel e gli episodi del franchise originale, dichiarando: “Si svolgono in tempo molto diversi. Nel prequel racconteremo della decima edizione degli Hunger Games. All’epoca erano qualcosa di molto meno sfarzoso rispetto a ciò che abbiamo visto, ad esempio, ne La Ragazza di Fuoco. Sarà molto divertente vedere come erano e come sono diventati. Penso che narrare la storia dal punto di vista di un personaggio di Capitol sia qualcosa che non abbiamo mai fatto veramente. Abbiamo avuto tanti grandi personaggi di Capitol, ma non li sempre visti attraverso gli occhio del protagonista di quel Distretto. Non abbiamo mai visto il mondo attraverso gli occhi di un personaggio di Capitol. Sicuramente, non abbiamo mai visto il mondo attraverso gli occhi di Snow.”
Un nuovo report di Screen Rant fa luce sul perché Nick Fury (Samuel L. Jackson) abbia impiegato così tanto tempo prima di assemblare gli Avengers del MCU dopo gli eventi di Captain Marvel. Quando l’Universo Cinematografico Marvel ha debuttato per la prima volta nel 2008, era già palese che l’intento della Casa delle Idee fosse quello di realizzare una serie di film che potessero essere in qualche modo interconnessi tra di loro (esattamente come avviene nei fumetti): già nel primo Iron Man, infatti, abbiamo visto un cameo dell’allora direttore dello SHIELD. Da quel momento, Fury è diventato uno dei personaggi chiave quando si è trattato di riunire gli eroi più potenti della Terra per il primo grande crossover del MCU, ossia The Avengers. Tuttavia, è assai curioso il motivo per cui abbia aspettato così tanto prima di farlo: a quanto pare, Fury aveva redatto il programma “Avengers Initiative” già nel 1995.
Captain Marvel, il film di Anna Boden e Ryan Fleck, ha ufficialmente introdotto il personaggio di Carol Danvers (interpretato da Brie Larson) nel MCU. Ambientato a metà degli anni ’90, il film precede gli eventi di Iron Man, il che significa che l’eroina era già in azione da molto prima del rapimento di Tony Stark (Robert Downey Jr.) in Afghanistan. L’incontro di Carol con un Fury ancora giovane (e soprattutto con ancora due occhi), avvenuto perché gli umani erano stati coinvolti nel conflitto Kree/Skrull, aveva dato a Fury l’idea di riunire un gruppo di supereroi che avrebbero potuto aiutare a proteggere la Terra nel caso in cui un’altra minaccia extraterrestre fosse diventata imminente.
Fu solo dopo quando Tony rivelò al mondo intero di essere Iron Man che Fury – almeno apparentemente – decise di lavorare attivamente alla realizzazione dell’iniziativa Avengers. Al di fuori di ciò che è accaduto sul grande schermo, la spiegazione potrebbe apparire ovvia: la storia di Captain Marvel non è stata decisa fino allo sviluppo della Fase 3 del MCU. Realizzare quel film ha permesso ai Marvel Studios di riempire alcuni buchi nella sua storia, ma al tempo stesso ha portato ad una nuova serie di domande sulla continuity del franchise. Sebbene non sia mai stata fornita una ragione esplicita in merito, alcuni eventi passati potrebbero fornire una risposta al motivo per cui Fury ha posticipato per anni “l’Avengers Initiative”.
Avengers Initiative nel MCU: un progetto difficile da far decollare per Nick Fury
In The Avengers è stato rivelato che Fury stava sperimentando il Tesseract con l’intento di sviluppare armi attraverso il suo potere. Come ha spiegato a Iron Man e Captain America (Chris Evans) sulla scia della presunta morte di Phil Coulson (Clark Gregg), quello era il suo modo di proteggere la Terra nel caso in cui si verificasse un altro attacco di portata mondiale. Fury menzionò anche l’idea “dell’Avengers Initiative”, ma ammise che si trattava di uno stratagemma più rischioso, considerando che avrebbe dovuto spingere un gruppo di eroi straordinari a lavorare insieme per combattere battaglie che da soli non avrebbero mai potuto affrontare.
In una scena eliminata dello stesso film, vediamo Fury mentre parla con il Consiglio di sicurezza mondiale, un’organizzazione internazionale che ha il compito di supervisionare le azioni dello SHIELD, e spiegava cosa sta succedendo con l’attuale debacle di Loki (Tom Hiddleston) in corso. Fury viene interrogato sul coinvolgimento dei Vendicatori da un personaggio femminile, quando un suo collega interviene dicendo che “la Avengers Initiative è stata chiusa”. Anche se non è mai stato rivelato il motivo per cui hanno deciso di “staccare la spina”, era chiaro che non tutti erano convinti dell’idea (descritto nel migliore dei casi come un’operazione fin troppo generica). Ciò offre un’idea di come deve essere stato difficile per Fury far decollare il progetto. Ammesso che abbia pensato davvero all’idea nel 1995, è probabile che sia stata più volte respinta dai suoi ufficiali, ma in qualità di maestro stratega e convinto sostenitore della causa, Fury ha continuato a lavorarci lentamente fino a raggiungere una certa posizione nello SHIELD che gli ha permesso di poter perseguire completamente l’idea.
Dati gli eventi accaduti durante la Battaglia di New York, è stato un miracolo che Fury sia stato impegnato nell’iniziativa Avengers, al di là degli ostacoli che ha dovuto affrontare per trasformare il suo progetto in realtà. Sebbene non sia chiaro cosa riserverà il futuro del MCU dopo la fine della Saga dellInfinito, Fury resterà certamente coinvolto nell’assicurarsi che la Terra continui ad essere sicura, o per lo meno pronta nel caso in cui si presenti un altro attacco alieno. Questo è il motivo per cui ha reindirizzato i suoi sforzi nella creazione dello SWORD, una nuova organizzazione che monitora le minacce aliene.
Secondo una delle teorie più accreditate, una delle due scene post-credits di Justice League – quella in cui appare Lex Luthor insieme a Deathstroke – avrebbe dovuto prepare il terreno per The Batman, quando il progetto – ovviamente – era ancora nelle mani di Ben Affleck. È probabile che Luthor avesse reclutato il mercenario Slade Wilson per eliminare il Cavaliere Oscuro e vendicarsi così della sua prigionia all’Arkham Asylum.
Adesso Joe Manganiello, che interpretato proprio Deathstroke in quella scena post-credits, ha parlato con Collider della possibilità che il suo personaggio appaia nell’attesissima Snyder Cut di Justice League, in arrivo il prossimo anno su HBO Max. Sfortunatamente, Manganiello non ha né confermato né smentito il suo coinvolgimento: “Se ne facessi parte, non sarebbe compito mio annunciarlo”, ha dichiarato l’attore. “Quello sarebbe compito di Zack Snyder. Sia che io ne faccia parte sia che non ne faccia parte. Una risposta del genere è al di sotto del livello del mio accordo di non divulgazione.”
L’attore ha poi parlato della scena post-credits della versione cinematografica di Justice League, rivelando: “Sui miei profili social ho parlato del fatto che in origine quella scena era molto diversa e che è stata modificata in vista della versione cinematografica. Una volta che il film di Affleck è stato cancellato, hanno modificato quella scena. Le cose sono andate così, ma ne ho parlato anche sui social media. Spero che prima o poi quella scena venga ripristina e mostrata com’era in origine.”
Il budget per le riprese aggiuntive della Snyder Cut di Justice League
Le riprese aggiuntive della Snyder Cut di Justice League dovrebbero avere luogo questo mese e durare soltanto per una settimana. Nonostante la breve durata, il budget sarà comunque elevato: pare infatti che saranno necessari 70 milioni di dollari per girare il nuovo materiale. Le riprese aggiuntive coinvolgeranno Ben Affleck (Batman), Henry Cavill (Superman), Gal Gadot (Wonder Woman) e probabilmente anche Ray Fisher (Cyborg). Al momento non sappiamo se anche Jason Momoa (Aquaman) e/o Ezra Miller (Flash) saranno coinvolti nei reshoot.
Vi ricordiamo che la Snyder Cut di Justice League uscirà nel 2021 sulla piattaforma streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori notizie.
In attesa di vederle all’opera per Wonder Woman 1984, dove, rispettivamente, recitano e dirigono, Gal Gadot e Patty Jenkins torneranno a far squadra in un gigantesco blockbuster dedicato alla regina Cleopatra, figura storica di grande fascino. La sceneggiatura del film è scritta da Laeta Kalogridis, mentre la produzione è affidata a Paramount che ha battuto in corsa Warner Bros e Netflix.
Nella storia del cinema, Cleopatra è stata interpretata da Liz Taylor nella sua rappresentazione cinematografica più celebre, ma anche da Monica Bellucci, da Lyndsay Marshal, da Vivien Leigh e da moltissime altre attrici che hanno dato volto e corpo alla regina d’Egitto e ad una delle figure storiche più affascinanti di sempre.
Il film sulla vita di Cleopatra era in cantiere da tanto tempo con Angelina Joliee Lady Gaga che sono state corteggiate per il ruolo e con registi del calibro di James Cameron, Denis Villeneuve e David Fincher avvicinatisi al progetto. La coppia Gal Gadot – Patty Jenkins è più che collaudata e promettente, aspettiamo aggiornamenti in merito al progetto.
Vincitore dell’Orso D’Argento al settantesimo Festival di Berlino, esce il 15 ottobreImprevisti Digitali, una commedia non convenzionale di Benoît Delépine e Gustave Kervern. I registi francesi rinnovano il sodalizio che li ha portati alla fama con Mammuth (2010), in cui Gerard Depardieu interpretava un pensionato in disarmo che riassapora la vita alla ricerca di un po’ di giustizia sociale. Proprio le tematiche sociali trattate in chiave satirica e politicamente scorretta sono anche al centro di Imprevisti digitali, prodotto da Delépine e Kervern assieme a Sylvie Pialat e Benoît Quainon.
Periferia francese. Marie, Bertrand e Christine sono vicini di casa. Si trovano improvvisamente nei guai quando Marie, Blanche Gardin, scopre di essere protagonista di un video hard finito su internet dopo una notte di bagordi con un giovane, Vincent Lacoste, che ora la ricatta. La donna non vuole che il figlio veda il video, terrorizzata da ciò che il ragazzo potrebbe pensare di lei. Bertrand, Denis Podalydès, si invaghisce della voce di una centralinista e intanto vuole sbarazzarsi di un video apparso su internet in cui la figlia adolescente viene bullizzata a scuola. Infine, Christine, Corinne Masiero, è un’autista privata e il suo gradimento da parte dei clienti viene misurato in base al numero di stelle che riceve sul sito dell’azienda, regolarmente fermo a una. Demotivata e avvilita, fa di tutto per far migliorare la sua valutazione. I tre intraprendono così una crociata contro i colossi di internet, che ritengono colpevoli di aver stravolto le loro vite.
Il film è dissacrante e divertente, con un buon ritmo. Le interpretazioni riescono a unire verità e grottesco senza essere ridicole, e non è facile. Blanche Gardin è bravissima nel trasformarsi in una sorta di Janis Joplin pasticciona e madre di famiglia, che spesso perde il controllo e non è responsabile di sé. Corinne Masiero dà corpo molto bene alla frustrata Christine, alienata e dipendente dalle serie tv. A causa di questa dipendenza ha perso il marito e il precedente lavoro. Mentre Denis Podalydès è un goffo vedovo solo, alle prese con una figlia adolescente. L’uomo si invaghisce di una voce al telefono, per poi rendersi conto di aver preso un grosso abbaglio. Personaggi un po’ fantozziani , un po’ “scapigliati”, un misto di goffaggine, frustrazione e rabbia in cui ci si può facilmente rivedere. L’approccio comico dei registi, trasposto nella sceneggiatura di Cécile Rodolakis è più affidato a brevi battute, a situazioni comiche e all’uso del corpo, che non a lunghi dialoghi e dissertazioni, come spesso accade nella commedia francese. Una sceneggiatura che offre finalmente due figure femminili non subordinate a protagonisti maschili, ma che anzi emergono con forza, ognuna con la sua specificità, nelle interpretazioni di Gardin e Masiero.
Imprevisti digitali e satira sociale
A giudicare dal titolo, Imprevisti Digitali(Effacer l’historique è il titolo originale), si potrebbe pensare che si tratti di un film leggero e superficiale, che si limiti a far ridere con delle gag su tre protagonisti imbranati, ma non è così. Il film non si limita a descrivere tre persone di mezza età che hanno a che fare con la tecnologia e sono in seria difficoltà perché non ne conoscono i meccanismi. Se così fosse, risulterebbe poco interessante e ormai ampiamente superato da una realtà in cui i quarantenni e i cinquantenni hanno imparato a destreggiarsi fin tropo bene con la tecnologia. Si tratta invece di un lavoro che non rinuncia alla passione dei registi: quella per le tematiche sociali e le dinamiche collettive.
Ecco dunque che assume un ruolo centrale la satira sociale, che mostra in modo efficace, anche con alcune esasperazioni un po’ grottesche, quanto la vita di ciascuno sia ormai dominata dalla tecnologia, ma non solo. Anche questo tema infatti è stato già più volte trattato. Qui si pone l’attenzione anche sui risvolti più spesso sottaciuti e a volte semplicemente assurdi, che però sembrano qualcosa di ineluttabile e vengono sovente acriticamente accettati. Si pensi ai dati, alle informazioni personali e riservate che sono oggi in mano alle grandi multinazionali dell’informatica e che peraltro siamo noi stessi a fornire, più o meno consapevolmente.
Nel film si parla anche dello sfruttamento cui sono sottoposti i lavoratori delle multinazionali dell’e-commerce. Più in generale si fotografa una società in cui tutto è monetizzato e disumanizzare, mentre i rapporti umani si sgretolano. I registi sono capaci di unire l’alto e il basso, stimolando una riflessione su questo, utilizzando abilmente mezzi farseschi, come un rocambolesco viaggio dei protagonisti, chi in Irlanda e chi a Palo Alto, in California – sede di molte aziende leader mondiali dell’IT – per andare a recuperare “alla fonte” i video incriminati, persi nel “cloud”. Oppure la figura quasi mitica e al tempo stesso ridicola di un Dio/haker, interpretato da Bouli Lanners, a cui i protagonisti si rivolgono per risolvere i loro problemi.
Vi è dunque anche una riflessione sul raffreddamento dei rapporti umani, ormai troppo mediati dal virtuale, e sul conseguente senso di alienazione che, suggeriscono i registi, si può superare solo tornando al caro, vecchio, reale contatto umano. Esemplari in questo senso la vicenda di Bertrand con la centralinista, ma anche quella di Christine, che riceve valutazioni negative sul suo lavoro, senza che però nessun cliente si lamenti mai direttamente con lei per ciò che non va nei suoi servizi.
Lo sguardo disincantato sui movimenti
Parzialmente ispirato al Movimento dei Gilet Gialli, Imprevisti Digitali offre in realtà uno sguardo disincantato sui movimenti. Ciò che si percepisce è una voglia di portare i temi trattati in una dimensione collettiva. Marie, Bertrand e Christine sono stati militanti dei Gilet Gialli e, sebbene disillusi, tornano qui a sentirsi paladini di una causa collettiva. Tuttavia la loro lotta appare troppo improvvisata per portare a dei risultati, si mantiene in un orizzonte privato, nonostante le intenzioni. I registi sembrano guardare dunque con occhio smagato alla protesta sociale, ancora lontana dall’essere davvero collettiva, soprattutto su questi temi. I protagonisti però, a loro modo, ci provano. In maniera goffa, improvvisata, pasticciona, ma provano a non subire, a reagire, e già solo per questo si sentono un po’ meglio, ritrovano il sorriso.
Delépine e Kervern continuano dunque a trattare il sociale in maniera scanzonata, acuta e molto realistica. È probabilmente per questo che la commedia si è aggiudicata l’Orso d’Argento a Berlino: per la sua eccentricità e il suo non essere commedia pura, ma anche satira sociale a tratti feroce, che fa riflettere. A qualcuno potrà non piacere perché è molto esplicita e politicamente scorretta, ma è efficace. Un po’ sgualcita, come l’immagine sgranata scelta nella fotografia di Hugues Poulain, ma perciò più vera, sconclusionata forse, come i suoi protagonisti, ma permeata da una grande voglia di rivincita.
Ispirato a fatti realmente accaduti, il film Twentieth Century Studios, New Regency e Film4 Tutti Parlano di Jamie, tratto dal musical di successo inglese, arriverà prossimamente nelle sale italiane distribuito da The Walt Disney Company Italia. Oggi, in occasione del Coming Out Day, sono disponibili il primo trailer e il primo poster del film. Tutti Parlano di Jamie è interpretato dall’esordiente Max Harwood, Sarah Lancashire, Lauren Patel, Shobna Gulati, Ralph Ineson, Adeel Akhtar, Samuel Bottomley, con Sharon Horgan e Richard E. Grant.
Il regista della produzione teatrale, Jonathan Butterell, fa il suo esordio alla regia di un lungometraggio, con la sceneggiatura e i testi firmati da Tom MacRae, le canzoni di Dan Gillespie Sells e una colonna sonora composta da Sells e Anne Dudley.
Il film è prodotto da Mark Herbert, p.g.a., Peter Carlton, p.g.a., e Arnon Milchan, mentre Yariv Milchan, Michael Schaefer, Natalie Lehmann, Daniel Battsek, Ollie Madden, Peter Balm, Niall Shamma e Jes Wilkins sono i produttori esecutivi.
Tutti Parlano di Jamie, la trama
Jamie New ha sedici anni e non si sente come gli altri: invece di dedicarsi a una “vera” carriera, sogna di diventare una drag queen. Incerto sul suo futuro, Jamie è sicuro di una cosa: sarà sensazionale. Supportato dalla sua amorevole madre e dai suoi fantastici amici, Jamie supererà i pregiudizi, sconfiggerà i bulli e uscirà dall’oscurità… sotto i riflettori.
Considerato un vero e proprio sex symbol – tanto da concorrere contro Jamie Dornan per il ruolo di Christian Grey nella saga di Cinquanta sfumature – Alex Pettyfer è molto più del semplice belloccio di turno. Oltre ad alcuni progetti considerati un po’ più commerciali, nella sua carriera l’attore ha anche l’occasione di recitare al fianco di grandi attori e registi come Matthew McConaughey, Steven Soderbergh, Kevin spacey, Forest Whitaker, Robin Williams e molti altri ancora.
Scopriamo quindi insieme tutto quello che c’è da sapere su Alex Pettyfer, sulla sua incredibile carriera di attore (e regista) diviso tra cinema e televisione.
Alex Pettyfer film
10. Nato il 10 aprile 1990 a Stevenage, nell’Hertfordshire, Regno Unito, Alex Pettyfer è figlio di Lee Ireland, una famosa decoratrice d’interni e dell’attore Richard Pettyfer. Spronato fin da bambino a partecipare a provini per spot pubblicitari, Alex inizia a sette anni la sua carriera come modello. Fondamentale per lui è l’incontro con Ralph Lauren in un negozio di giocattoli a New York, incontro che gli frutta un lavoro come modello per Gap.
9. In quegli anni, oltre ai suoi lavori come modello d’abbigliamento e in alcuni spot pubblicitari, il piccolo Alex partecipa anche a molte rappresentazione teatrali per bambino. Uno dei suoi ruoli più famosi è quello di Willy Wonka nella produzione de La Fabbrica di Cioccolato.
La sua istruzione continua nelle migliori e più prestigiose scuole private del paese fino al conseguimento del diploma superiore. Con la fine del liceo. Pettyfer si trasferisce a Londra per entrare nella scuola privata Sylvia Young Theatre School, dove studia teatro e recitazione.
8. La sua carriera come attore comincia nel 2006 quando Alex viene scelto come protagonista del film per ragazzi dal titolo Stormbreaker.
Diretto da Geoffrey Sax, il film racconta la storia di Alex Rider (Alex Pettyfer), nipote di un famoso agente dell’IM6, i servizi segreti britannici. Dopo essere rimasto orfano di entrambi i genitori, Alex viene affidato allo zio Ian Rider (Ewan McGregor) che lo addestra come un fututo agente. Fin da bambino, infatti, Alex studia le lingue straniere e impara a combattere utilizzando le arti marziali più disparate.
Quando suo zio Ian viene ucciso dal pericoloso mercenario Yassen Gregorovich (Damian Lewis) durante una missione, i servizi segreti britannici arruolano Alex e gli affidano un importante missione. Il ragazzo dovrà portare a compimento il lavoro iniziato da suo zio e nel frattempo ottenere giustizia per la sua morte.
Alex Pettyfer ed Emma Roberts
7. A due anni di distanza da Stormbreaker, Alex Pettyfer continua la sua scalata nel mondo del cinema e partecipa al film, sempre per ragazzi, Wild Child.
Diretto da Nick Moore, il film ha come protagonista Poppy Moore (Emma Roberts), una sedicenne californiana viziata e ribelle, orfana di padre e allergica alle regole. Vivendo una vita fin troppo agiata, Poppy è abituata da sempre ad avere ciò che desidera su di un piatto d’argento. Quando però il padre decide che è il momento giusto per risposarsi, Poppy non riesce ad accettare l’idea di avere una matrigna.
Decisa a rendere la vita nella nuova arriva una vero inferno, Poppy oltrepassa ogni limite, tanto una festa gigantesca e distruggendo quasi tutta la casa. Questa per suo padre è l’ultima goccia. La ragazza viene infatti spedita nel collegio inglese Abbey Mount School, lontana da suo padre, dai suoi amici e soprattutto dalle sue comodità.
Incredibilmente snob e fuori dal mondo, Poppy fa fatica a integrarsi perché tratta le sue compagne come esseri inferiori e perché non rispetta le regole della scuola. Decisa a tornare a casa in un modo e nell’altro, la ragazza escogita un piano per farsi espellere, ovvero sedurre Freddie (Alex Pettyfer), figlio della direttrice.
6. Grazie a questo film, Alex Pettyfer ed Emma Roberts hanno cominciato a frequentarsi e la loro storia d’amore è riuscita a infiammare i cuori di milioni di adolescenti. Nonostante avessero molte cose in come, prima fra tutti la passione per il cinema e la recitazione, Alex ed Emma sono rimasti insieme per poco tempo. La loro storia è durata infatti circa un anno.
4. Nel 2012 arriva per Alex Pettyfer la vera svolta; l’attore viene infatti scelto per partecipare al fil evento dell’anno Magic Mike.
Diretto dal grande Steven Soderbergh, il film racconta la storia di Mike (Channing Tatum), un ragazzo di trentanni con un sacco di sogni nel cassetto e che tira avanti facendo diversi lavori. Oltre a lavorare in un lavaggio auto e in un’impresa edile, Mike lavora anche come ballerino e spogliarellista nel night club Xquisite, che rappresenta la maggior parte delle sue entrare. Il club è gestito da Dallas (Matthew McConaughey), deciso a espandere il suo impero anche a costo di rovinare la sua amicizia con Mike e con gli altri della squadra.
Un giorno Mike al cantiere incontra Adam (Alex Pettyfer) un diciannovenne dal passato difficile, scansafatiche e fin troppo attaccabrighe. Dopo essere stato licenziato il primo giorno di lavoro, Adam segue il consiglio di Mike e comincia a lavorare al club insieme a lui e al resto del team formato da Ken (Matt Bomer), Tarzan (Kevin Nash), Tito (Adam Rodriguez) e “Birillone” Richie (Joe Manganiello).
Nonostante la sua diffidenza iniziale, Adam comincia a lavorare stabilmente al club e ben presto viene risucchiato dalla vita notturna dello Xquisite fatta di musica a tutto volume, donne sempre disponibili, alcol e droghe.
3. Negli anni successivi la carriera di Alex Pettyfer continua con film come The Butler(2013), Un Amore Senza Fine (2014), Elvis & Nixon (2016), The Strange Ones (2017), Back Roads (2018) – di cui è anche il regista – e The Last Witness (2018).
Alex Pettyfer serie tv
2. A differenza di molti altri suoi colleghi attori, Alex Pettyfer non sembra molto interessato a espandere la sua carriera anche in tv. Dal 2005 a oggi, infatti, l’attore ha preso parte a solo due progetti per il piccolo schermo.
Il primo è un dramma in costume dal titolo Tom Brown’s Schooldays (2005), diretto da Dave Moore, ambientato nell’Inghilterra vittoriana. Il film racconta della vita di alcuni ragazzi alla Rugby School, costretti a subire le angherie di un preside fin troppo severo e ad accettare passivamente episodi di bullismo.
Nel 2019, a distanza quindi di quasi quindici anni, Alex partecipa alla miniserie The I-Land, creata da Neil LaBute per Netflix. La serie racconta la storia di un gruppo di dieci persone che si risvegliano su di un’isola deserta senza alcun ricordo delle loro vite passate né di come siano giunti lì. Per cercare di tornare a casa dovranno affrontare sfide estreme sia fisiche che psicologiche per abbandonare l’isola e scoprire cosa c’è dietro quello strano mondo.
The I-Land, rilasciata il 12 settembre 2019, è disponibile in streaming sulla piattaforma a pagamento di Netflix.
Alex Pettyfer 2020
2. A causa della pandemia da Coronavirus ancora in corso, purtroppo molte delle produzioni internazionali si sono bloccate. Come tantissimi attori anche Alex Pettyfer ha diversi progetti in sospeso che saranno rilasciati tra la fine del 2020 e presumibilmente l’inizio del 2021.
Il primo fra questo è Echo Boomer, un film action crime con Alex Pettyfer e Michael Shannon, diretto da Seth Savoy. Tratto da una storia veria, il film racconta di cinque ragazzi appena usciti dal college che, per sopravvivere all’economia altalenante del paese e vivere le vite che hanno sempre sognato, cominciano a rubare alle famiglie più ricche di Chicago.
Il film Echo Boomer, a differenza degli altri, dovrebbe arrivare in sala negli States il prossimo 13 novembre.
A non avere ancora una data d’uscita è purtroppo il film Warning, uno sci-fi thriller, diretto da Agata Alexander e con Annabellle Wallis, Alice Eve e Rupert Everett. Del film, ancora avvolto nel mistero, si sa solo che è ambientato in un futuro prossimo e che le vite e i destini dei suoi protagonisti sono irrimediabilmente intrecciati.
A far compagnia a Warning c’è anche Collection, un altro thriller che stavolta vede Alex Pettyfer nel ruolo del protagonista. Diretto da Marianna Palka, il film racconta la storia di un padre alle prese con un grave lutto personale, impantanato nello squallido mondo della riscossione debiti. Anche questo film, fermo in post-produzione, non ha ancora una data d’uscita.
Lo stesso destino tocca anche a Hunters in the Dark, annunciato nel 2019 ma la cui produzione è ancora ferma. Si tratta anche in questo caso di un thriller, diretto da Simon Evans, che racconta la storia di un insegnante d’inglese trasferitosi grazie a una borsa di studio in Cambogia. Qui dovrà lottare contro una serie di loschi individui per sopravvivere.
Alex Pettyfer Instagram
1. Nel corso degli anni, Alex è stato sempre considerato un playboy anche a causa della sua lunga lista di fidanzate. Tra queste ricordiamo – oltre che Emma Roberts, sua fiamma momentanea nonché collega sul set di Wild Child – sicuramente l’attrice Dianna Agron, una della protagoniste della serie Glee e collega di Pettyfer nel film Sono Il Numero Quattro (2011).
Dopo Dianna Agron, con cui è stato per quasi un anno, è stata la volta di Riley Keough, nipote del celebre Elvis Presley, conosciuta sul set di Magic Mike. Purtroppo anche questa relazione è naufragata dopo soli sei mesi. Due anni più tardi a far girare la testa di Alex è stata la modella di Sport IllustratedMarloes Horst. I due si sono frequentati per bene tre anni ma purtroppo nel 2017 la loro relazione si è interrotta bruscamente.
Oggi però l’attore pare abbia finalmente trovato la sua anima gemella. Dal 2019 infatti frequenta la modella Toni Garrn con la quale è convolato a giuste nozze proprio qualche giorno fa. Il matrimonio è stato celebrato in gran segreto ed entrambi hanno condiviso la bella notizia attraverso una foto via social.
Per essere sempre aggiornati sulla vita privata e professionale dell’affascinante attore britannico, vi consigliamo di seguire l’account ufficiale Alex Pettyfer Instagram.
Ricordato come uno dei più celebri e affascinanti artisti del Novecento, Amedeo Modigliani era consapevole del potere indiscusso degli occhi. Nei suoi ritratti, infatti, questi sono ricolmi di colore. Un particolare capace di turbare, ma che sembra permettere di scrutare l’anima dei suoi personaggi, proprio come vorrebbe il celebre aforisma. Allo stesso modo, con il documentario Maledetto Modigliani, diretto da Valeria Parisi, ci si addentra nella travagliata vita del celebre pittore, scoprendone passioni, affanni e desideri. In sala soltanto dal 12 al 14 ottobre, il film arriva in occasione del centenario della morte di Modigliani, avvenuta nel 1920 per le su precarie condizioni di salute.
La sua vita e le sue opere sono qui narrate con quello stesso impeto che caratterizzava il pittore. A raccontarle è l’inedito punto di vista di Jeanne Hébuterne, l’ultima amante di Modigliani, a cui lui giurò amore eterno. È proprio a partire dalla figura di lei, qui ricostruita anche grazie alla presenza di un’attrice, che prendono forma i principali eventi accaduti all’artista nel corso della sua breve esistenza. Modigliani arriva infatti a Parigi nel 1906, a 22 anni, iniziando a dar sfogo alla propria creatività. Nel giro di breve si guadagnerà il soprannome di “maledetto”, per poi trovare la morte nel 1920 a soli 35 anni, all’apice del successo. La Hébuterne, straziata dal dolore, lo seguirà suicidandosi due giorni dopo, all’età di 21 anni e con il loro figlio in grembo.
Modigliani, tra la vita e l’eccesso
Tentare di mettere ordine riguardo a quanto si sa della vita di Modigliani non è compito facile. Pur avendo avuto una breve esistenza, all’artista sono attribuiti eventi, curiosità ed opere spesso poi smentiti nel tempo. Consapevole di tale difficoltà, la Parisi si affida alla testimonianza dell’amante di lui, certa che tramite i suoi diari sarà possibile comprendere nuove sfumature della vita del pittore. Si scopre così un uomo tutt’altro che “maledetto”, perfettamente conscio della bellezza della vita e desideroso di viverla fino all’ultimo respiro. Per giungere a tale consapevolezza è sì necessario seguire un ordine cronologico, dalla tubercolosi contratta durante la giovane età fino al viaggio verso Parigi; dall’esordio artistico fino al successo postumo. Ma a parlare più di questi fatti, come spesso accade, sono proprio le opere del pittore.
Attraverso l’analisi dei suoi ritratti più conturbanti si può infatti riscoprire l’animo dell’artista. Figure semplici, quasi elementari, caratterizzate dal lungo collo e dagli occhi vacui. In esse sembra racchiudersi l’anima di Modigliani, qui riscoperta pezzo dopo pezzo. A guidare in questo percorso di scoperta vi sono ovviamente preziose immagini e video di repertorio, come anche l’intervento di alcuni dei maggiori esperti d’arte a livello mondiale. Si annovera anche la partecipazione del regista Paolo Virzì, che condivide con Modigliani la città di nascita, Livorno. L’autore di film come Il capitale umano e La pazza gioiasvela la sua profonda passione per il pittore, che arriva a definire “artista arcaico e ultra moderno”.
Una modernità tutta racchiusa nella semplicità delle sue forme e nella potenza dell’invisibile. Ed è proprio il discorso sulla semplicità del suo tratto che apre uno dei capitoli più affascinanti del documentario, quello relativo alle copie. Risulta infatti che Modigliani sia uno degli artisti più copiati della storia. Numerosi falsi sono nei decenni stati spacciati per veri, dando vita a numerosi dibattiti circa gli strumenti per riconoscere gli uni dagli altri. Tale curiosità permette una volta di più di comprendere l’influenza nella storia dell’arte di questo autore. Ancora oggi molto di lui rimane un mistero, molte delle sue opere un vero e proprio arcano. Grazie a questo documentario, e ai contributi in esso presenti, un po’ più di luce è certamente stata fatta su Modigliani.
Maledetto Modigliani: la recensione
Maledetto Modigliani è così un documentario che gioca con le forme, intrecciando storie e ricercando la loro origine in modo originale. Ciò che ne emerge è un ritratto appassionato, proprio come fosse realizzato dall’artista in questione. La sua vita viene spogliata delle leggende per far spazio all’uomo che dipinse e amò fino alla fine, e che seppe trarre da queste attività risultati ancora oggi insuperati. Il tono si accende dunque di epica, di quell’energia che solo le grandi storie hanno la capacità di possedere. Il documentario della Parisi dà dimostrazione concreta della possibilità di raccontare vicende e vite conosciute in modo originale e sempre nuovo. La regista riesce infatti ad andare oltre la maschera di Modigliani, proprio come egli cercava di andare oltre la maschera dei personaggi ritratti.
Maledetto Modigliani è una vera e propria lettera d’amore. La Parisi ridà vita e voce alla Hébuterne affinché questa possa parlare direttamente al suo amato. A colui che ha promesso di ritrovare anche oltre la morte. Basando il racconto del film su questo amore fortissimo, si costruisce un documentario che ha la capacità non solo di educare e far scoprire elementi nuovi, ma anche di emozionare sinceramente. Si rimane avvolti dalla meraviglia che una vita tanto breve ha saputo muovere, e si rimane quasi delusi nel momento in cui il racconto termina. Ma dove termina il film può iniziare una nuova scoperta. Merito del film è infatti quello di non lasciare indifferenti, ma anzi di suscitare un genuino interesse nei confronti di un artista tanto chiacchierato quanto in realtà misterioso.
Il film Il destino di un cavaliere è stato uno dei primi titoli a far conoscere al mondo il talento dell’attore Heath Ledger. Questi si sarebbe infatti affermato di lì a poco come uno dei migliori interpreti della sua generazione, fino a vincere l’Oscar postumo per la sua interpretazione del Joker in Il cavaliere oscuro. Nel film scritto e diretto da Brian Helgeland, egli è invece William Thatcher, scudiero dalle grandi aspirazioni. Realizzato nel 2001, questo è uno dei primi grandi film dell’attore, che ha qui potuto sfoggiare doti comiche e una buona presenza scenica, richiesta per le epiche scene presenti nella storia.
Il film è ambientato nella seconda metà del 1300, ma si avvale di una narrazione anacronistica. Il regista scelse infatti di utilizzare un linguaggio molto moderno, avvalendosi anche di una colonna sonora comprendente celebri brani rock degli anni Settanta. Tali elementi contribuirono al successo del film, che si affermò negli anni come un vero e proprio cult. Al momento della sua uscita, infatti, Il destino di un cavaliere guadagno un totale di oltre 117 milioni a fronte di un budget complessivo di circa 65. Tale risultato permise al film di diventare un dei titoli più forti del suo anno.
Il titolo scelto da Helgeland, inoltre, si riferisce ad uno dei racconti contenuti in Canterbury Tales, la raccolta di scritti di Geoffrey Chaucer, composta sul finire del 1300. La trama non ha però nulla a che fare con tale racconto, seguendo piuttosto una propria storia originale. Diverse sono le curiosità legate a questa, dall’ambientazione fino al ricco cast di attori. Di seguito sarà possibile scoprire le principali di queste, come anche le piattaforme dove è possibile ritrovare in streaming il film.
Il destino di un cavaliere: la trama del film
Ambientato sul finire del 1300, il film ha per protagonista il giovane William Thatcher, giovane scudiero che sogna per sé grandi avventure. L’occasione di dimostrare il proprio valore arriva nel momento in cui il suo padrone muore improvvisamente nel bel mezzo di una giostra medievale. Il ragazzo si trova così a cogliere l’opportunità decidendo di indossare l’armatura del defunto e terminare per lui il torneo a cui stava partecipando. Vincere questo comporterebbe infatti ottenere un ricco premio, con cui il giovane potrebbe concretamente dare una svolta alla propria vita. Aiutato dagli amici Wat e Roland, egli riesce infine ad ottenere quanto sperato. Tale evento lo carica di emozioni e adrenalina, e lo porta a voler partecipare ad altri tornei per poter diventare un vero e proprio cavaliere.
C’è solo un problema che può frenare le sue aspirazioni: le sue origini non sono nobili. Sulla strada verso una nuova sfida, egli si imbatte casualmente nel poeta Geoffrey Chaucer. Questi, in cambio di farsi mantenere come araldo, promette al giovane di fornirgli una falsa patente di nobiltà. Egli acquisisce così il nome di Sir Ulrich Von Lichtenstein. Giunto in Inghilterra per partecipare ad un nuovo importante torneo, l’aspirante cavaliere incontra la bella damigella Jocelyn, di cui si innamora subito. Prima di ottenere quanto desidera, però, dovrà sfidarsi con il conte Adhemar, il quale sembra essere a conoscenza del suo segreto.
Il destino di un cavaliere: il cast del film
All’epoca delle riprese del film, il giovane Heath Ledger era pressocché sconosciuto presso il grande pubblico. L’attore aveva infatti da poco iniziato a recitare e si stava formando una reputazione solo in quello stesso periodo. Il regista, infatti, rimase colpito dalla forza della sua interpretazione in Il patriota, del 2000, e decise di offrirgli il ruolo del protagonista nel suo film. Affascinato dal personaggio, Ledger iniziò a studiare il ruolo del cavaliere di quel periodo, al fine di poter essere più realistico nella sua rappresentazione. Egli imparò inoltre ad eseguire una serie di complesse acrobazie, come anche ad eseguire quanto richiesto dai giochi dei tornei. Fu proprio durante una simulazione di questi che Ledger finì con il colpire con una finta lancia il regista, rompendogli un dente.
Accanto all’attore sono poi presenti una serie di altri celebri interpreti statunitensi ed europei. Paul Bettany, oggi noto per il ruolo di Visione nel Marvel Cinematic Universe, ricopre il ruolo del poeta Geoffrey Chaucer. Questo venne scritto appositamente pensando a Bettany, e il regista dichiarò che non avrebbe girato il film se questi non avesse acconsentito a partecipare. Per interpretare il personaggio, però, l’attore finì con il contrarre una forte laringite, dovuta alle numerose scene in cui era richiesto che urlasse. L’attrice Shannyn Sossamon interpreta invece il ruolo della damigella Jocely, che conquista il cuore del protagonista. Rufus Sewell, invece, noto per la serie The Man in the High Castle, dà vita al perfido conte Adhemar. Infine, si ritrovano anche Alan Tudyk nei panni di Roland e Bérénice Bejo in quelli di Christiana.
Il destino di un cavaliere: la colonna sonora, il trailer, e dove vedere il film in streaming e in TV
Come anticipato, all’interno del film sono presenti diversi brani di genere rock, il più dei quali appartenenti agli anni Settanta del Novecento. Tra questi si annoverano Golden Years di David Bowie, You Shook Me All Night Long degli AC/DC e Crazy on You degli Heart. È inoltre presente una cover di We are the Champions realizzata dal cantante Robbie Williams. Celebre è invece il brano We Will Rock you dei Queen, udibile durante il primo torneo del protagonista. Il regista dichiarò che la decisione di usare tali brani invece di musiche ispirate all’epoca in cui è ambientato il film è dovuta al desiderio di far trasparire in modo più chiaro le emozioni provate dai personaggi.
Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. Il destino di un cavaliere è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Netflix e Amazon Prime Video. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione per sabato 10 ottobre alle ore 21:15 sul canale La7.