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Captain Marvel 2: il film potrebbe introdurre un nuovo supereroe gay

captain marvel

Negli ultimi anni la Marvel si sta impegnando per includere all’interno del Marvel Cinematic Universe nuovi personaggi appartenenti alla comunità LGBT. Dopo il breve cameo di Joe Russo nel film Avengers: Endgame, il quale interpretava un personaggio gay, in Thor: Love and Thunder dovrebbe venir infatti chiarita la sessualità di Valkyria, interpretata da Tessa Thompson.

Stando ad alcune indiscrezioni, un nuovo supereroe gay potrebbe comparire già in Captain Marvel 2. Questi potrebbe essere Hulkling, che nulla ha a che fare con Bruce Banner, ma si tratta invece di un’eroina adolescente appartenente alla razza degli Skrull.

Tale personaggio, che potrebbe dunque essere già introdotto nel film con Brie Larson, potrebbe trovare in futuro maggior spazio all’interno dell’MCU, prendendo magari parte al gruppo denominato Young Avengers.

Questa nuova inclusione potrebbe rendere ulteriormente variegato il Marvel Cinematic Universe, anche considerate le numerose richieste di nuovi supereroi. Oltre al primo supereroe cinese nel film Shang-Chi, sempre più confermata sarebbe anche l’arrivo del primo supereroe gay.

Vi ricordiamo che Captain Marvel è ambientato negli anni ’90. Il film segue le vicende di Carol Danvers, nel suo diventare uno degli eroi più potenti dell’universo. Quando una guerra galattica tra due razze aliene raggiunge la Terra, Danvers sarà coinvolta nel conflitto insieme ad un piccolo gruppo di alleati.

Il film è interpretato da Brie Larson, Samuel L. Jackson, Be Mendelsohn, Djimo Hounsou, Lee Pace, Gemma Chan, Clark Gregg e Jude Law. Uscito a marzo nei cinema, il film è attualmente disponibile in home-video.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Harry Potter: una scuola cattolica bandisce i libri per i suoi incantesimi e maledizioni

film per tutti

Una scuola cattolica nel Tennessee ha bandito l’intera serie di libri di Harry Potter, nonché i relativi film, poiché colpevoli di contenere “incantesimi e maledizioni reali”, che porterebbero ad invocare spiriti maligni all’interno della scuola. Gli studenti per tanto non potranno più avervi accesso.

Il reverendo Dan Reehill ha infatti dichiarato che “questi libri presentano della magia buona e cattiva, e le maledizioni e gli incantesimi sono reali. Se letti da un essere umano rischiano di evocare spiriti maligni in colui che legge.”

Stando a quanto riportato, la scuola chiede inoltre ai genitori di vigilare sui propri figli, affinché comprendano la pericolosità di questa materia.

L’autrice J. K. Rowling non ha ancora commentato il fatto, ma molti hanno portato all’attenzione che per affermare simili cose il reverendo deve aver letto i libri della saga, evocando dunque gli spiriti da lui nominati.

Per quanto assurda, la notizia non è nuova e si sono infatti già avuti diversi casi in cui i libri di Harry Potter venivano banditi per un motivo o per un altro. Ciò dimostra ancora una volta quanto sia importante proteggere la libertà all’informazione, soprattutto considerando che questi libri in particolare raccontano in fin dei conti una storia di formazione e d’amicizia, dove il bene alla fine sconfigge il male.

I romanzi della saga sono stati adattati in otto film per il cinema, distribuiti tra il 2001 e il 2011. Protagonisti dei film sono stati Daniel Redcliffe, nel ruolo di Harry Potter, Emma Watson, nel ruolo di Hermione Granger, e Rupert Grint nel ruolo di Ron Weasley.

Fonte: ScreenRant

 
 

Star Wars IX: J. J. Abrams sa di non poter soddisfare tutti

Con Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker la saga dedicata alla famiglia Skywalker giungerà alla sua conclusione. Dare una fine a questa storia significa risolvere numerosi nodi narrativi fino ad ora rimasti in sospeso.

Il regista J.J. Abrams si è dichiarato consapevole di non poter accontentare tutti, e che molti potrebbero rimanere scontenti dal finale scelto. “Sono felice che i fan tengano tanto a Star Wars. – ha affermato il regista a MarvelousTV – Non vorrei lavorare a qualcosa che non importa a nessuno. Comprendo bene che tutti loro hanno la propria opinione e che questa va considerata.”

“Ma non potrai mai accontentare tutti, devi solo impegnarti per fare del tuo meglio.” ha concluso Abrams, che ha dichiarato, da fan, di sentirsi soddisfatto del finale del film, e di essere impaziente che tutti lo vedano.

I fan di Star Wars sono noti per essere piuttosto agguerriti, tanto da indire più volte petizioni online per costringere gli studios a cambiare ciò che nella loro opinione non era in linea con l’idea della saga. Ciò è avvenuto in particolare con il film Gli Ultimi Jedi di Rian Johnson, aspramente criticato dai fan.

Per sapere se e quanto anche Star Wars IX genererà delle polemiche, bisognerà aspettare l’uscita in sala fissata al 19 dicembre.

Alla regia di Star Wars IX – L’Ascesa di Skywalker ci sarà J.J. Abrams, già regista dell’episodio VII, mentre faranno parte del cast gli attori Daisy Ridley, John Boyega, Adam Driver, Oscar Isaac, Domhnall Gleeson, Mark Hamill, Richard E. Grant, Anthony Daniels, Billy Dee Williams, Carrie Fischer e Ian McDiarmid.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Spawn: Todd McFarlane non è nervoso per il suo debutto alla regia

spawn

Debuttare alla regia è cosa che metterebbe sotto pressione chiunque, ma a quanto pare non Todd McFarlane, che esordirà proprio dirigendo l’adattamento cinematografico di Spawn, di cui è l’autore del fumetto.

Durante una conferenza al Fan Expo Canada, a McFarlane è infatti stato chiesto se è preoccupato dalla sua prima esperienza come regista.

Il futuro regista ha risposto molto semplicemente con un “No. Sarà facile”, aggiungendo poi “Non sono nervoso all’idea di debuttare alla regia. Dovrei esserlo come essere umano, ma non lo sono. Ho diretto questo film migliaia di volte nella mia testa.”

McFarlane ha poi proseguito portando un esempio. “Avete visto il film A Star Is Born diretto da Bradley Cooper? Anche lui debuttava alla regia, eppure non sembrava affatto fosse solo il suo primo film, perché è stato abbastanza intelligente da circondarsi da persone preparate. Sarà così anche per me. Io sarà la persona con meno esperienza sul set, ma le persone intorno a me mi faranno sentire adeguato ogni giorno.”

Il film Spawn sembra infatti essersi già assicurato dei buoni nomi, da Jamie Foxx nel ruolo dell’antieroe del titolo, a Jeremy Renner nel ruolo di Twitch Williams, mentre Greg Nicotero, truccatore di The Walking Dead si occuperà del trucco e degli effetti speciali. Infine, il film sarà prodotto da Jason Blum e dalla sua Blumhouse Productions.

Il film tuttavia non è ancora entrato in fase di produzione, per via di alcuni problemi legati alla mancanza di supporto da parte della major. Attualmente non vi è infatti una data di distribuzione, ma stando alle parole di McFarlane tutto sembra pronto per iniziare.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Venezia 76, red carpet: Luca Marinelli principe della serata

di Luigi De Pompeis

Protagonista di Martin Eden, secondo film italiano in Concorso a Venezia 76, Luca Marinelli ha sfilato sul red carpet con il regista Pietro Marcello. Ecco tutte le foto della serata:

 
 

Joker: il film non contraddice la storia a fumetti del personaggio

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Nel clima generale di grande attesa per il film Joker, ci sono numerosi fan preoccupati che quanto narrato nella pellicola andrà in aperta contraddizione con quella che è la storia del personaggio nei fumetti. Per rispondere a queste preoccupazioni è sceso in campo Jim Lee, executive della DC, che tramite il suo account Instagram ha lanciato un messaggio rassicurando i fan.

“Il film di Todd Phillips è intenso e crudo. La sua versione del Joker non contraddice le radici del personaggio secondo i fumetti ad esso dedicati. Non c’è assolutamente nulla di incongruo nel film riguardo chi sia il Joker. Joaquin Phoenix ha dato vita ad un nuovo look del nostro villain preferito, non entrando in competizione con quanto costruito fino ad ora per il personaggio, ma fornendo una nuova evoluzione della sua mitologia. Questo è ciò che le storie forti e coinvolgenti fanno.”

Queste parole arrivano dopo la diffusa paura che il  film non si curi affatto delle origini del villain, che chi lavora al film non abbia rispetto per il personaggio e lo alteri a proprio piacimento. Ma è sempre Jim Lee a rassicurare a riguardo, garantendo che nessuno più di Phillips e Phoenix ha mostrato devozione al Joker, curandolo sotto ogni aspetto e mantenendo fede a quanto scritto fino ad oggi sul personaggio.

Le paure dei fan sono in fondo comprensibili, poiché ogni versione cinematografica del Joker è sempre stata differente e unica, più o meno fedele alle origini del personaggio. Lo stesso Phillips ha dichiarato di sapere perfettamente che non sarà possibile accontentare tutti, poiché ognuno ha la propria idea del personaggio.

Joker sarà un film scollegato dal DC Extended Universe, e avrà per protagonista Arthur Fleck, un aspirante cabarettista il cui scarso successo lo costringe a lavorare come pagliaccio. Alienato ed emarginato dalla società, nel tentativo di ribellarsi finirà con il trasformarsi in una delle peggiori menti criminali mai viste a Gotham.

Vi ricordiamo che il film Joker è stato presentato alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per poi arrivare nei cinema dal 4 ottobre. Il film è diretto da Todd Phillips e ha nel suo cast attori quali Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Bill Camp, Frances Conroy e Brett Cullen.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Venezia 76, red carpet: Timothée Chalamet e Lily Rose Depp

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di Luigi De Pompeis

Timothée Chalamet e Lily Rose Depp sono stati i protagonisti del tappeto rosso della serata del 2 settembre a Venezia 76. I due giovani attori presentano The King nella selezione ufficiale Fuori Concorso. Con loro anche il regista, David Michôd, e gli interpreti Ben Mendelsohn e Joel Edgerton, che firma anche la sceneggiatura.

 
 

The Laundromat, recensione del film di Steven Soderergh #Venezia76

The Laundromat venezia 76

“Pensate a questa storia come se fosse una favola realmente accaduta”. Sono le parole di Jurgen Mossack, interpretato da Gary Oldman, a introdurre questo viaggio nello scandalo dei Panama Papers che Steven Soderbergh mette in scena con ironia, acume e durezza. Presentato in concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia, The Laundromat, con una struttura narrativa a episodi e l’ausilio dei due novelli Cicerone Mossack e Fonseca (Antonio Banderas), titolari dell’omonimo studio legale da cui tutto è partito, racconta nei minimi dettagli il modello dell’elusione fiscale e delle scatole cinesi delle società offshore. Mossack e Fonseca, parlando direttamente allo spettatore, dopo un excursus sul baratto, sul denaro e sul credito, si addentrano nell’universo della finanza occulta e lasciano spazio agli eventi.

La prima a fare le spese di questo sistema fallato è Ellen Martin (Meryl Streep), divenuta vedova del suo ultimo marito in un drammatico incidente durante una crociera su Lake George. In attesa di un risarcimento assicurativo che non arriverà mai, Ellen inizia un’indagine che la conduce a scoprire un mosaico inimmaginabile tessera dopo tessera. È lei il trait d’union tra i singoli momenti del film (in alcuni momenti slegato) ed è anche il simbolo delle vittime innocenti della vicenda.

The Laundromat è infatti popolato da molti personaggi al confine fra Bene e Male (“Male è una parola da un significato così grande a dispetto della sua dimensione”) che rimangono intrappolate fra gli ingranaggi di qualcosa di molto più grande di loro.

La grande abilità di Soderbergh è quella di saper bilanciare la satira e l’ironia con la drammaticità dei fatti. Il regista è allo stesso tempo capace di spiegare la complessità di ciò che si cela dietro i Panama Papers senza essere didascalico. Il suo infatti non è giornalismo investigativo, né tanto meno docu-fiction, bensì intrattenimento per fare riflettere. Sul modello de La Grande Scommessa si addentra nei meandri della finanza, la scompone, e ci gioca.

The Laundromat non è un film perfetto, e in alcuni momenti appare confuso (anche per la sua struttura non lineare), ma raggiunge l’obiettivo grazie a una scrittura sagace e alla bravura degli interpreti. Oldman e Banderas sono sopra le righe quando devono esserlo per dare forza alla satira e Meryl Streep, in apparenza una fragile e anziana signora, imbraccerebbe volentieri un fucile a canne mozze per fare giustizia della morte del marito. Da oggi i Panama Papers hanno qualche segreto in meno, e solo per questo Steven Soderbergh merita un plauso.

 
 

Birds of Prey: riprese aggiuntive in vista per il film DC

Birds of Prey

Il film Birds of Prey, incentrato in particolare sul personaggio di Harley Quinn interpretato da Margot Robbie si è da poco mostrato attraverso alcuni test screening, dove il pubblico ha in particolare lodato la performance di Ewan McGregor nel ruolo di Black Mask, così come l’atmosfera cupa e violenta dell’intero film.

Ma sembrerebbe che non tutti siano contenti del risultato della pellicola. Stando a quanto riportano le fonti, i produttori della Warner Bros. non sembrano essere soddisfatti dell’attuale taglio del film, e avrebbero ordinato alcune riprese aggiuntive.

Inizialmente sembrava che queste servissero per ampliare alcune scene di combattimento, ma stando ad alcune indiscrezioni si tratterebbero di riprese atte a fornire il film di un grosso restyling. Tutto ciò non farà che preoccupare i fan, con il rischio di ritrovarsi nuovamente dinanzi a pasticci come quelli di Suicide Squad o Justice League.

In attesa di aggiornamenti, l’arrivo nelle sale del film sembra ad ogni modo essere confermato al febbraio 2020, dove a quel punto sarà possibile vedere se e quanto le nuove riprese hanno influito sulla riuscita generale del film.

Ricordiamo che Birds of Prey è diretto da Cathy Yan e scritto da Christina Hodson. Fanno parte del cast Margot Robbie, Mary Elizabeth Winstead, Jurnee Smollet-Bell, Rosie Perez, Chris Messina e Ewan McGregor.

Fonte: We Got This Covered

 
 

New Mutants – Il film potrebbe far parte del Marvel Cinematic Universe

The New Mutants

Sono ancora incerte le sorti del film New Mutants, film attualmente bloccato da tempo in post-produzione, per via di alcune riprese aggiuntive che dovrebbero conferirgli un tono più horror. Situazione di stallo che sembra protrarsi anche a causa dell’acquisto della Fox da parte della Disney. Quest’ultima starebbe infatti valutando in quale forma distribuire il film, e stando ad alcune indiscrezioni dal film sarebbero stati tagliati tutti i riferimenti ai film dedicati agli X-Men.

Questo renderebbe possibile l’ingresso del film nel Marvel Cinematic Universe, rendendolo così il film di debutto dei mutanti accanto agli altri numerosi supereroi della casa produttrice. Dal film sarebbero infatti state tagliate tutte quelle battute che si riferiscono al termine “mutante” come ad un termine di uso comune, e ancora tutte quelle situazioni che ripropongono quanto già accaduto nei precedenti film del franchise.

Non è ancora certo se Kevin Feige si intenzionato ad inserire il film così da poter poi portare i principali personaggi del gruppo, da Wolverine a Magneto, nella fase 5 dell’MCU. Attualmente New Mutants è previsto nelle sale per l’aprile 2020, ma è una data che secondo alcuni potrebbe non trovare conferma nei fatti.

Nell’attesa di maggiori informazioni, vi ricordiamo che il film è diretto da Josh Boone, e ha nel cast Anya Taylor-Joy, Maisie Williams, Charlie Heaton, Alice Braga, Henry Zaga, Blu Hunt e Jon Hamm.

La trama verterà intorno ad un gruppo di cinque giovani mutanti, i quali scoperte le loro incredibili capacità mentre si trovano confinati in una struttura segreta contro la loro volontà, cercheranno di combattere per sfuggire al luogo e alle colpe del loro passato, salvando sé stessi.

Fonte: ScreenRant

 
 

Venezia 76: presentato The King, di David Michôd

the king
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

Joel Edgerton ha firmato la sceneggiatura insieme al regista David Michôd e nel film interpreta John Falstaff. Chiarisce il rapporto con l’opera shakespeariana da cui è tratto The King, ovvero l’Enrico V. I due hanno creato qualcosa di nuovo e insolito, mescolando elementi del mondo reale a quelli della drammaturgia elisabettiana, attualizzando il periodo e proponendone una loro personalissima rivisitazione.

Per Timothée Hal Chalamet interpretare Enrico V è stata una vera e propria sfida, che è riuscito a sostenere grazie al supporto di Edgerton e Michôd e alla presenza di un cast di alto livello. Questa esperienza è stata formativa, come lui stesso l’ha definita e lo ha aiutato ad apprendere e a migliorarsi, anche inconsapevolmente, cosa che ha arricchito la sua interpretazione. Il concetto di potere è l’aspetto che viene maggiormente esplorato. In passato era naturale per molti giovani ereditarlo grazie alla linea di successione. Nelle opere di Shakespeare era impensabile attribuire un’autorità simile a personaggi così giovani, ma in The King diventa una chiave di lettura primaria e il motore narrativo.

Tom Glynn-Carney che veste i panni di Henry Percy, racconta, a proposito del concetto di potere, come il suo personaggio sia guidato da una miscela esplosiva di rabbia e ribellione. Sentimenti che la sua inesperienza non gli permette di incanalare e domare.

Lily Rose Depp interpreta il ruolo di Caterina di Valois. Nel suo caso il potere è basato sulla parola e sulla fermezza. In un’epoca in cui le donne non potevano decidere della propria vita, il suo personaggio trova il modo per imporre la propria opinione e far aprire gli occhi a Enrico V.

Il Delfino di Francia (interpretato da Robert Pattinson che non è presente al Lido) è il risultato di uno dei tanti “ritocchi” apportati alla storia e alla fisicità dei suoi protagonisti. David Michôd ha raccontato di come il versatile Pattinson abbia caratterizzato il Delfino con atteggiamenti impacciati e un accento ridicolo.

Una delle scene più impegnative è stata quella della battaglia, girata in meno di tre settimane nel nord dell’Ungheria con un caldo soffocante, indossando armature molto pesanti, gestendo una settantina di cavalli e numerose comparse in una palude di fango. La coreografia della battaglia prevedeva scene di massa, ma anche immagini molto dettagliate. Joel la definisce un’esperienza faticosa ed estremamente positiva, ricordandosi di quando era giovane e sognava di far parte di un progetto cinematografico.

 
 

Venezia 76: Timothée Chalamet presente The King

Timothée Chalamet Barbie
di Luigi De Pompeis

Presentato Fuori Concorso a Venezia 76, The King (Il Re, Netflix) è il nuovo film di David Michôd che ripropone lo shakespeariano Enrico V. Ad interpretare il giovane sovrano d’Inghilterra è stato chiamato Timothée Chalamet, reso una star internazionale da Luca Guadagnino con Chiamami col tuo nome, che ha partecipato all’incontro con la stampa in compagnia dei suoi co-protagonisti: Joel Edgerton e Lily Rose Depp.

Secondo il giovane attore, il film, come il testo originale, è una rappresentazione del potere, ma anche dell’umanità. “Il mio Enrico non è un combattente come potrebbero esserlo Il gladiatore o un personaggio di Troy. È un personaggio credibile, un guerriero realistico, e penso che sia positivo proporre una figura simile, anche fragile, in un’epoca in cui vediamo il machismo esposto come riferimento anche per i leader del mondo, con una mascolinità tossica.”

Proprio in merito a questi aspetti così sfaccettati e delicati del personaggio, l’attore ha dichiarato: “Penso che la sua umanità (lo renda simile a me). Io recito, ma mi rendo conto che è una posizione molto umana quella del re. Non esiste una “miseria regale”, la miseria è umana, è una condizione in cui ci troviamo tutti. È un giovane con così tanto potere e che non sa cosa sta facendo… oggi ci sono persone che fanno questo lavoro e non hanno per forza le virtù per farlo.”

Proprio questo potere dei re, dei nobili, può essere in qualche modo traslato sui personaggi famosi, le rockstar di oggi. Chalamet replica: “La parabola del mio successo è stata particolare: ho iniziato con film indipendenti che non vedeva nessuno, poi ne ho fatto uno, Chiamami col tuo nome, che è diventato popolarissimo. Noto di avere una grande cassa di risonanza per dire qualcosa di importante: posso dare visibilità a cause importanti.”

Il film, ovviamente, pone il re sul campo di battaglia, e quindi in The King ci sono molte scene di guerra: “David (Michôd, il regista, ndr) era ossessionato, sin da prima dell’inizio delle riprese, dal fatto che le battaglie o i duelli risultassero già visti o troppo spettacolari. Pensate che abbiamo lavorato per oltre un mese con i coreografi, salvo poi sentirci dire da David che sembravamo “troppo coreografati”. C’è una scena in cui Joel (Edgerton) rimane immischiato in una folla di soldati: si dice che in quella battaglia siano morte più persone affogando nel fango che per altro.”

Per quanto riguarda i riferimenti artistici di Chalamet, sia per questo Enrico V che per la sua carriera d’attore, il giovane attore ha spiegato di non aver visto prima delle riprese i lavori cinematografici di Branagh o di Olivier, per non farsi influenzare, mentre in riferimento ai suoi modelli: “I miei attori di riferimento sono Joaquin Phoenix e Heath Ledger… ho visto The Master tantissime volte: c’è una scena pazzesca in cui Philip Seymour Hoffman e Phoenix sono seduti uno di fronte all’altro e nessun dei due batte le palpebre, per me è una vera masterclass di recitazione. Ho incontrato Joaquin qui a Venezia e gli ho detto “ciao”, è stato incredibile. Non vedo l’ora di vedere Joker…”

 
 

Venezia 76: Julie Andrews ritira il Leone d’Oro alla Carriera

Julie Andrews ha ritirato il Leone d’Oro alla Carriera a Venezia 76. L’attrice ha dichiarato: “Ancora mi meraviglio, sono stata una ragazza fortunata che ha potuto recitare ruoli bellissimi”.

Una standing ovation di 10 minuti ha accompagnato l’attrice sul palco della sala Grande per ricevere il premio dalle mani del presidente Paolo Baratta, dopo un’appassionata lode rivoltale da Luca Guadagnino.

Sempre elegante, l’attrice indossava un tailleur pantalone celeste e ha rievocati alcuni ricordi d’infanzia, tra cui la sua abitudine di cantare arie d’opera in italiano, delle quali, però, non conosceva il significato.

Omaggiando lei stessa il Festival di Venezia come “il primo Festival del mondo”, Julie Andrew ha dedicato il premio ai giovani attori: “Chiedo loro di rimanere fedeli ai loro sogni e alla loro visione”.

 
 

No.7 Cherry Lane, recensione del film di Di Yonfan #Venezia76

No.7 Cherry Lane

Un film di animazione si affaccia timidamente nel concorso della 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, rappresentando un evento veramente raro. Si tratta di No.7 Cherry Lane (Ji yuan tai qi hao) di Yofan, un’opera dal forte impatto visivo, che narra una storia personale realmente vissuta, seppure raccontata con visionarietà.

Siamo a Hong Kong negli anni sessanta, dove il giovane e aitante Ziming è uno studente universitario, colto, appassionato di letteratura e sportivo. In quegli anni c’è un gran fermento sociale e culturale che influisce sullo stile di vita e porterà alle rivolte politiche e agli accadimenti turbolenti del 1967. Il ragazzo intraprende una relazione con la signora Yu, una donna trasferitasi da Taiwan durante i difficili anni del Terrore Bianco e che ora vive a Hong Kong come esule. Ma Ziming è attratto anche dalla giovane e bellissima Meiling, la figlia di Yu. Sarà l’inizio di un mènage à trois, tra film, libri, sogni e focosi incontri.

Il regista di No.7 Cherry Lane ha realizzato un film complesso ed elegante che racconta sé stesso in maniera molto intima e lo fa in maniera inconsueta, scegliendo come mezzo espressivo l’animazione. Dice: “Si tratta della storia di un amore disperato, farcito di ingredienti contraddittori: dentro e fuori, alti e bassi, vizio e virtù, guerra e pace, la bella e la bestia, est e ovest, eterodosso e classico, spirituale e fisico… il tutto mescolato a migliaia di immagini realizzate a mano che costellano l’intera pellicola.”

Yofan dichiara che questo film sia il suo primo tentativo nell’ambito dell’animazione, ma si fa fatica a credergli, visto il risultato finale di rara bellezza, di un’eleganza visiva e narrativa difficilmente raggiungibile senza una maturità poetica e tecnica. I colori sono splendidi, le texture e i tratti di pastello restituiscono moltiplicate le emozioni di trovarsi a Hong Kong in quegli anni, con aerei mastodontici che passano a pochi metri sopra i palazzi oscurando il sole, il cotone che fluttua sulla città come tiepida neve, la folta vegetazione che sembra voler inghiottire le architetture affastellate e avvinghiate con cavi e antenne. E poi le scene sono disseminate di presenze, animaletti, bimbi, piccoli elementi che contribuiscono a orchestrare una sinfonia vivace e ipnotizzante. Yofan aggiunge, a proposito della scelta dell’animazione “È solo attraverso questa forma d’arte che posso trasmettere il mio sentimento di ‘desolazione nello splendore’. È la mia lettera d’amore dedicata a Hong Kong e al cinema. Una storia che parla di ieri, oggi e domani. E soprattutto, è un film che parla di liberazione.”

No.7 Cherry Lane è un delicato libro illustrato che si sfoglia davanti agli occhi dello spettatore, cullandolo con musica e suoni che lo trasportano in un sogno ad occhi spalancati. Il ritmo è lentissimo, quasi esasperante, ma il punto di partenza è Alla ricerca del tempo perduto di Proust. Questo lo legittima e impone di abbandonarsi.

 
 

The King: recensione del film con Timothée Chalamet

The King

The King è una libera rilettura di una delle tante opere di William Shakespeare, l’Enrico V. È un film con un cast di attori giovanissimi, tra i quali spicca per bravura e intensità Timothée Chalamet.

In The King la storia è quella inventata dal Bardo elisabettiano, che come un arcaico Tarantino si dilettava nel comporre poesia cruenta, fatta di girandole d’intrighi, lotte di potere, inganni, violenza e sangue. Il protagonista è Hal, principe d’Inghilterra ed Erede al trono, ma ribelle per sua natura e contrario al modo di governare dell’ingiusto padre. I dissidi con il genitore lo hanno portato lontano dalla corte, a vivere nel borgo insieme alla povera gente. Quando il padre muore, Hal viene incoronato Re d’Inghilterra, prendendo il posto del fratello ucciso in battaglia. Il suo nome da sovrano è Enrico V. Inizia per lui una dura lotta per difendersi da tranelli e tradimenti che lo trascineranno a entrare in guerra con la Francia. Unico fidato amico è un burbero cavaliere di nome Falstaff.

The King, il film

Il cinema ci ha abituato ormai a continue riletture dei drammi shakespeariani, con risultati originali e magnificamente riusciti, come il Macbeth di Roman Polanski, The Tempest di Derek Jarman, o Romeo+Giulietta di Baz Luhrmann, o ancora Titus di Julie Taymor, ma non mancano progetti discutibili, che certamente non meritano di essere ricordati. The King si pone tra le trasposizioni oneste e ben condotte, senza abbondare con l’originalità o le invenzioni, rimanendo saldamente ancorato a una messinscena storicamente credibile e ai limiti della ricostruzione storica, se non per qualche modernizzazione di costume e taglio di capelli. La trovata originale e vincente consiste nell’abbassare l’età ai protagonisti della sanguinosa vicenda, rendendo filologicamente giusta la durata della vita a quei tempi e attualizzando il gioco di potere tra ragazzi poco più che adolescenti.

Nonostante la grandezza dei mezzi produttivi, molte sequenze di battaglia risultano contenute, così come appaiono poco credibili alcune decisioni strategiche. Ma probabilmente si tratta di soluzioni adatte al palcoscenico teatrale, presenti nel canovaccio originale barocco, che una volta trasportate in un contesto cinematografico stentano a mantenere una giusta coerenza.

I personaggi sono ben dipinti, dai protagonisti fino alle tante comparse. Timothée Chalamet è perfetto nel ruolo di un giovanissimo Enrico V, con il suo piglio orgoglioso, il suo sguardo sincero e la sua energica foga di combattere, nonostante la sua stazza gracile e inadatta al pugnare. Non basta una cotta di maglia e un’armatura a renderlo un feroce cavaliere pronto a uccidere, ma è proprio questa la forza dirompente del suo personaggio. Anche Joel Edgerton, tra l’altro sceneggiatore del film, è a suo completo agio con spade e asce, facendo da robusto e maturo contraltare al piccolo Re. Lily-Rose Depp ha un ruolo piccolo ma determinante nello svolgimento finale della storia. Con poche inquadrature e battute fondamentali riesce a imporre la sua bravura e a rimanere impressa nella memoria.

Nel ripercorrere liberamente i versi di Shakespeare, con The King, David Michôd costruisce The King, un film che regala una riflessione profonda sulla brama di potere e sulla guerra, magnificamente interpretato da un manipolo di attori giovanissimi e godibile anche da chi non andrebbe mai a teatro per assistere a un sanguigno dramma elisabettiano.

 
 

Venezia 76: intervista a Pietro Marcello e Luca Marinelli su Martin Eden

Il regista Pietro Marcello e l’attore Luca Marinelli hanno parlato d Martin Eden, il film adattamento dall’omonimo romanzo di Jack London, presentato in Concorso a Venezia 76.

 
 

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo, intervista ai protagonisti di Ema

Gael Garcia Bernal e Mariana Di Girolamo sono i protagonisti di Ema, il nuovo film di Pablo Larrain in concorso a Venezia 76. Ecco la nostra intervista agli attori:

 
 

Venezia 76: Roy Andersson torna al lido con OM DET OÄNDLIGA

OM DET OÄNDLIGA

Torna al lido in concorso il Leone d’oro Roy Andersson con il nuovo film OM DET OÄNDLIGA che sarà presentato in sala grande alle 19:15.

Prodotto da Roy Andersson Film Produktion (Pernilla Sandström, Johan Carlsson), Essential Films (Philippe Bober), 4 1⁄2 Fiksjon (Håkon Øverås), nel cast protagonisti Jan-Eje Ferling, Martin Serner, Bengt Bergius, Tatiana Delaunay, Anders Hellström, Thore Flygel.

OM DET OÄNDLIGA SINOSSI

Una riflessione sulla vita umana in tutta la sua bellezza e crudeltà, splendore e banalità. Trasportati in un sogno, siamo guidati dalla gentile voce narrante di una Sherazad. Momenti irrilevanti assumono lo stesso significato degli eventi storici: una coppia fluttua su una Colonia devastata dalla guerra; mentre accompagna la figlia a una festa di compleanno, un padre si ferma per allacciarle le scarpe sotto una pioggia battente; ragazze adolescenti ballano all’esterno di un caffè; un esercito sconfitto marcia verso un campo di prigionia. Ode e lamento al tempo stesso, Om det oändliga è un caleidoscopio di tutto ciò che è eternamente umano, una storia infinita sulla vulnerabilità dell’esistenza.

Commento del regista

La cornucopia è il mitico corno di una capra, ed è ricolma di simboli di ricchezza e abbondanza. Di solito è rappresentata traboccante di prodotti e di frutta di ogni genere: un’abbondanza generosa che, secondo il mito, non diminuisce mai, perché vera e propria rappresentazione dell’inesauribilità infinita. È stato il mito greco a ispirarmi a unire tutte queste scene, tutti questi temi in uno stesso film. Io voglio sottolineare la bellezza di essere vivi e umani, ma per dimostrarlo ci vuole un contrasto, bisogna rivelare anche il lato peggiore. Questo film è sull’infinità dei segni dell’esistenza.

 
 

Venezia 76: Monica Bellucci sul nuovo montaggio di Irreversible, di Gaspar Noé

Monica Bellucci è stata la protagonista di un incontro a Venezia 76 in occasione della riedizione di Irreversible, film di Gaspar Noé del 2002 che ha girato insieme all’allora marito Vincent Cassell. Alla Mostra il film viene presentato in un nuovo montaggio, che ricostruisce in senso cronologico le vicende della versione originale della pellicola che fece scandalo diciassette anni fa.

“Questo nuovo montaggio mette più in evidenza il contrasto tra la bellezza e la violenza, è chiaro che sono temi polemici ma credo che ora questi temi vadano affrontati – ha dichiarato la Bellucci – Io ho fatto questo film 17 anni fa e la differenza è che oggi, con dei figli, vedo le loro generazioni che sono diverse, c’è più apertura sono più preparati rispetto a noi. Bisogna quindi trovare un terreno di comunicazione per tutti perché anche la brutalità dell’abuso può toccare chiunque e secondo me e credo secondo tutti non si tratta di fare una guerra ma trovare argomenti che possano far evolvere il rapporto uomo-donna”.

Ha poi proseguito, in merito alla famosa scena di violenza nel tunnel: “All’epoca, nel girare sotto quel tunnel, mi sentivo tutelata dalla presenza di mio marito Vincent Cassel, protagonista del film. Ma le attrici dentro il loro cuore hanno tante fate: dentro ne avevo una adatta per quella scena. Ma prima della scena, per un giorno, non volli vedere nessuno. Ora quando mi chiedono di fare un film penso molto a come possono reagire le mie figlie, loro e i compagni di scuola, quindi pensi che se fai una cosa un po’ scabrosa o scottante poi chissà che impatto avrà, forse quindi ci rifletterei due volte prima di accettare una cosa così potente e forse ne parlerei prima con loro”.

Sono passati degli anni e ora che il dibattito sulla violenza sulle donne è così vivo a livello internazionale, Monica Bellucci spiega che molte donne non riescono a guardarlo, oggi: “Sono passati tanti anni e tante lotte per la condizione della donna, forse per questo qui a Venezia dopo la proiezione e dopo quella scena di 9 minuti di massacro alcune donne mi guardavano perplesse e mi hanno chiesto: perché ho fatto quel film…” Ma l’attrice è convinta, a ragione, che quella violenza finta, sullo schermo, possa aiutare ancora a tenere alto l’interesse sull’argomento.

 
 

Box Office ITA: Il Re Leone regna al botteghino

Il Re Leone

Il Re Leone domina al box office italiano, seguito da Attacco al Potere 3 e Fast & Furious – Hobbs & Shaw. Seconda settimana strepitosa per Il Re Leone, che domina la classifica degli incassi con cifre da capogiro. Il live action diretto da Jon Favreau incassa 6,3 milioni di euro in circa mille sale a disposizione e giunge alla bellezza di 26 milioni di euro in undici giorni di programmazione.

Il resto della classifica ha ben altri numeri, a partire da Attacco al Potere 3 che apre in seconda posizione con 942.000 euro in 415 copie, registrando una media per sala di 2200 euro. Fast & Furious – Hobbs & Shaw scende al terzo posto con altri 314.000 euro arrivando a quota 5,8 milioni. Flop per 5 è il numero perfetto, che debutta con soli 228.000 euro incassati in ben 337 sale disponibili. Il Signor Diavolo perde due posizioni rispetto all’esordio raccogliendo altri 209.000 euro con cui totalizza 816.000 euro.

Seguono le new entry Genitori quasi perfetti (156.000 euro) e Blinded by the light – Travolto dalla musica (114.000 euro). Teen Spirit esordisce con appena 66.000 euro in 220 sale a disposizione, mentre Crawl – Intrappolati precipita al nono posto con altri 56.000 euro con cui arriva a 783.000 complessivi. Chiude la top10 L’amour flou – Come separarsi e restare amici, che debutta con con 49.000 euro in una quarantina di copie.

 
 

I Goonies: secondo gli attori del film il sequel si farà

I Goonies

Uno dei film più iconici degli anni ottanta è senza dubbio I Goonies, film d’avventura diretto da Richard Donner e prodotto da Steven Spielberg. Il film ha per protagonisti un gruppo di ragazzi i quali, rinvenuta una mappa del tesoro, si incamminano alla ricerca di questo. Durante il loro percorso, i sette piccoli Goonies affronteranno paure e prove terribili, incontrando pipistrelli e trabocchetti.

Per anni si è parlato di realizzare un possibile sequel al film del 1985, ma le tante idee proposte non si sono mai concretizzate. Durante una piccola reunion del cast originale al FAN EXPO in Canada, tuttavia, le speranze dei fan sono state riaccese da alcune dichiarazioni degli attori presenti.

“Il pubblico lo desidera, – ha dichiarato Sean Austin, interprete di Mikey Walsh – e lo realizzeranno. E’ snervante che ci stia volendo così tanto tempo. Mi dispiace anche per conto di Steven Spielberg.”

“Lo faremo domani, lo giuro.” ha invece affermato Corey Feldman, che ricopriva il ruolo di Clark Devereaux. “Un giorno. Un giorno accadrà”, profetizza invece con tono più serio Jonathan Ke Quan, che nel film interpretava Richard Wang.

Se quanto dichiarato è vero, prima o poi verrà realizzato davvero un sequel diretto del film I Goonies, ma non è ancora possibile stabilire con certezza quando ciò avverrà. Certamente l’attuale nuova ondata di nostalgia verso gli anni ’80 potrebbe contribuire ad accelerare i tempi di realizzazione.

Fonte: ComicBook.com

 
 

Hercules: la Disney vorrebbe Tom Hiddleston o Benedict Cumberbatch per il ruolo di Ade

hercules-ade-live-action

Dopo Dumbo, Aladdin e Il Re Leone, tra i prossimi adattamenti in live action dei classici Disney ci sarà anche Hercules, film animato del 1997 di grande successo.

Tra i primi nomi proposti per interpretare il celebre semidio ci sarebbero Alexander Skarsgard e Trevor Donovan. Novità arrivano invece per quanto riguarda la ricerca dell’interprete di Ade, il celebre villain del film, il quale aspira a spodestare Zeus e ottenere il dominio dell’Olimpo.

Nella versione animata era James Woods a dare voce al personaggio, ma stando ad alcune indiscrezioni la Disney sarebbe alla ricerca di un differente tipo d’attore per il remake. Nella speranza di conferire ad Ade una nuova personalità, i produttori starebbero pensando ad un attore britannico, che abbia classe e carisma.

I nomi proposti su quella che si direbbe ancora essere soltanto una “whishlist” sono Benedict Cumberbatch e Tom Hiddleston.

Quest’ultimo ha già dato vita ad un villain all’interno del mondo Disney e Marvel, ovvero il celebre Loki. Cumberbatch dal canto suo ha già prestato la voce, e le movenze, per il temibile Smaug della trilogia dedicata a Lo Hobbit, dimostrando dunque grande versatilità. Bisogna inoltre considerare che entrambi hanno più volte rivelato grandi doti comiche, e nel caso uno di loro venisse davvero selezionato, anche quest’aspetto del personaggio di Ade non andrebbe perso.

Si tratta tuttavia ancora soltanto di voci, e non sembrano esserci ancora state delle prime trattative tra la Disney e i due attori. Per avere novità riguardo il live action di Hercules bisognerà dunque aspettare i prossimi mesi, quando probabilmente la produzione del film entrerà nel vivo.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Spider-Man: la Sony avanza nuove richieste per il futuro del personaggio

Spider-Man: Far From Home

Dopo settimane di tensione tra la Disney e la Sony, nuove proposte sono state avanzate da quest’ultima circa il futuro del personaggio. Spider-Man potrebbe tornare nell’MCU ad una condizione, ovvero la libertà di apparire nei futuri film Sony legati all’universo fumettistico del personaggio, sequel di Venom in primis.

La Marvel potrebbe in tal modo gestire il personaggio all’interno del Marvel Cinematic Universe, mentre la Sony lo gestirebbe all’interno di un altro proprio universo cinematografico, senza che i due si intersechino tra loro.

Questa clausola dovrebbe estendersi anche a qualsiasi altra opera in cui è potenzialmente prevista la presenza di Peter Parker, come i film attualmente in lavorazione dedicati a Kraven e Morbius.

Come recentemente riportato, lo Spider-Man di Tom Holland appariva in un cameo all’interno del film Venom, ma al montaggio questo fu fatto tagliare dalla Disney. Qualora vi fosse stata la presenza di Spider-Man nel film, questo avrebbe di conseguenza incluso anche Venom all’interno dell’MCU, cosa che invece Kevin Feige e i Marvel Studios non sembravano disposti ad accettare.

Si attende ora una risposta dalla parte opposta, e in caso l’accordo riesca ad essere nuovamente stretto, ci sarebbe la possibilità di vedere il supereroe interpretato da Holland all’interno di due distinti universi narrativi, salvo una futura unione.

Vi ricordiamo che Spider-Man: Far From Home è uscito il 10 luglio in sala, ed è ancora oggi presente al cinema. Nel film, ambientato pochi mesi dopo gli eventi di Avengers: Endgame, Spider-Man si ritroverà a dover fronteggiare gli Elementali, esseri composti dai quattro elementi fondamentali che minacciano di distruggere il pianeta. Al suo fianco ci sarà però Quentin Beck, rinominato Mysterio, eroe dall’enigmatico passato.

 Il film è diretto da Jon Watts con Tom Holland, Jake Gyllenhaal, Zendaya, Samuel L. Jackson, Cobie Smulders, Jon Favreau, JB Smoove, Jacob Batalon e Marisa Tomei.

Fonte: We Got This Covered

 
 

Joker: Joaquin Phoenix non si è ispirato a nessuna delle precedenti versioni

joker

Per il suo ruolo nel film Joker, l’attore Joaquin Phoenix ha dichiarato di non essersi ispirato a nessuna delle molteplici versioni del personaggio.

Con il debutto avvenuto nel 1940, Joker doveva essere un nemico come un altro per il guardiano di Gotham City, ma il suo successo spinse gli editori a portarne avanti la storia, facendolo ben presto diventare la nemesi per eccellenza di Batman.

Nel corso degli anni il personaggio è stato adattato numerose volte, dalla versione animata doppiata da Mark Hamill a quella cinematografica di Jack Nicholson per il film Batman di Tim Burton. Più di recente il personaggio è stato portato al cinema in una riuscitissima versione da Heath Ledger in Il Cavaliere Oscuro e in una meno fortunata da Jared Leto in Suicide Squad.

Parlando con Variety al Festival di Venezia, dove il film è stato presentato in anteprima, Joaquin Phoenix ha dichiarato di aver avuto grande liberta da parte dei produttori sulla costruzione del personaggio. “Non è ispirato a nessuna delle precedenti versioni. – ha dichiarato l’attore – E’ come un qualcosa di nostra creazione.”

“Quello che mi attraeva di più del personaggio, – continua Phoenix – è che è davvero difficile da definire. In realtà non vuoi davvero definirlo. Ogni giorno ci sembrava di scoprire nuovi aspetti del personaggio, ed è stato così fino all’ultimo giorno.”

Stando a quanto dichiarato dall’attore, la vera fonte d’ispirazione del personaggio viene dalla lettura di alcuni libri basati su celebri assassini di politici. “Volevo la libertà di creare qualcosa che non fosse identificabile. Questo è un personaggio inventato, non volevo che uno psichiatra potesse realmente identificare che tipo di persona fosse.”

Joker sarà un film scollegato dal DC Extended Universe, e avrà per protagonista Arthur Fleck, un aspirante cabarettista il cui scarso successo lo costringe a lavorare come pagliaccio. Alienato ed emarginato dalla società, nel tentativo di ribellarsi finirà con il trasformarsi in una delle peggiori menti criminali mai viste a Gotham.

Vi ricordiamo che il film Joker è stato presentato alla 76° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, per poi arrivare nei cinema dal 4 ottobre. Il film è diretto da Todd Phillips e ha nel suo cast attori quali Joaquin Phoenix, Robert De Niro, Zazie Beetz, Bill Camp, Frances Conroy e Brett Cullen.

Fonte: ScreenRant

 
 

Avengers: Endgame, ecco perché Robert Downey Jr. e Chris Evans hanno lasciato l’MCU

Avengers 4

Avengers: Endgame ha segnato la fine di un era per il Marvel Cinematic Universe, completando la prima saga del franchise. Il film segna anche la dipartita di Robert Downey Jr. e Chris Evans, rispettivamente dai ruoli di Iron Man e Captain America.

Durante un intervista con il magazine Disney Twenty-Three, Downey Jr. riflette sulla loro uscita dall’MCU, affermando che secondo loro era il momento giusto per farlo.

“Dovevamo lasciare. L’abbiamo deciso noi, e sapevo sarebbe stato parte del lavoro il scendere dal bus mentre questo si dirige verso altre destinazioni. – ha spiegato l’attore – E’ molto triste, ma io e Chris saremo sempre pronti ad accogliere coloro che lasceranno dopo di noi.”

Robert Downey Jr. ha ricoperto il ruolo di Tony Stark/Iron Man sin dal primo film, realizzato nel 2008 e dedicato proprio al celebre supereroe. Chris Evans ha invece interpretato il ruolo di Steve Rogers/Captain America dal 2011. I due sono parte del gruppo originale degli Avengers, nel film del 2012. Da quel momento i due sono apparsi in numerosi altri film dell’MCU, tramite cameo o ruoli secondari.

Avengers: Endgame ha concluso l’arco narrativo dei due supereroi, con il sacrificio estremo di Tony Stark per l’umanità e la possibilità di Captain America di tornare nel passato e vivere la sua vita accanto all’amata Peggy Carter.

Ricordiamo che Avengers: Endgame è di prossima uscita in home-video. Il film, diretto da Joe e Anthony Russo, si ritrovano Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Jeremy Renner, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Antony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson e Samuel L. Jackson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Avengers: Endgame, gli sceneggiatori parlano del viaggio nel passato di Captain America

chris evans

Gli sceneggiatori di Avengers: Endgame, Christopher Markus e Stephen McFeely si sono dichiarati in disaccordo con i registi Joe e Anthony Russo riguardo a come il ritorno nel passato di Captain America per vivere insieme a Peggy Carter influenzi la timeline dell’MCU.  

Contrariamente a quanto affermato dai due registi, secondo i quali una nuova timeline si genera dal ritorno nel passato del personaggio, stando ai due sceneggiatori nulla viene alterato, e Steve Rogers semplicemente rimane sullo sfondo degli eventi.

Uno dei principali punti di discussione avviene riguardo la possibilità per Steve Rogers, in una timeline alternativa, di influenzare gli eventi della storia, impedendo così alcuni dei più scioccanti e tragici momenti accaduti dalla metà del Novecento in poi.

Tuttavia, durante un panel al Comic-Con International a San Diego, Christopher Markus ha spiegato come mai secondo lui Steve Rogers non abbia cambiato la storia: “Io e Stephen siamo stati attratti fin da subito dall’idea che il ritorno nel passato di Steve comportasse la sua silenziosa presenza sullo sfondo di tutti gli eventi poi accaduti.”

“Certo, avrebbe potuto evitare tante cose che sapeva sarebbero accadute, – ha continuato Markus – ad esempio salvare Bucky o Kennedy, ma questo non è il motivo per cui l’abbiamo rimandato indietro. L’abbiamo fatto tornare indietro così che potesse tornare dalla guerra, vivere la sua vita, e onorare l’appuntamento con Peggy.”

Ricomparso ormai invecchiato alla fine di Avengers: Endgame, Captain America dona il suo famoso scudo a Sam Wilson, alias Falcon, il quale prende così il suo posto, e comparirà in tale ruolo nella serie Disney+ intitolata The Falcon and the Winter Soldier.

Ricordiamo che Avengers: Endgame è di prossima uscita in home-video. Il film, diretto da Joe e Anthony Russo, si ritrovano Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Jeremy Renner, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Antony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson e Samuel L. Jackson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Iron Man: in Italia eretto un monumento dedicato al supereroe

Nell’anno del grande sacrificio cinematografico di Iron Man, avvenuto in Avengers: Endgame, un monumento in onore del celebre supereroe è stato eretto in Italia, a Forte dei Marmi. Le foto sono state diffuse su Reddit all’indirizzo r/MarvelStudios.

La statua, realizzata in acciaio lucido e ottone, ritrae Iron Man nella sua più iconica posa. Alta circa quattro metri, è stata disegnata e realizzata dallo scultore Daniele Basso per la sua esposizione d’arte intitolata “Oltre Verso” e presente alla galleria Lorenese a Forte dei Marmi. L’omaggio a Tony Stark si trova all’esterno della galleria, precisamente nel mezzo di via Carducci.

Alla base della statua vi è una targa che recita: “Il primo monumento dedicato a Iron Man nell’anno della sua morte cinematografica. Celebriamo Toni Stark come l’uomo che ha dedicato la sua vita a combattere per gli ideali in cui credeva, ricordandoci che siamo tutti protagonisti del nostro futuro, che il futuro dell’umanità dipende dalle nostre decisioni… e che tutti noi dobbiamo essere eroi.”

Il tributo rende così onore al volto di questi primi dieci anni di Marvel Cinematic Universe, iniziati proprio con il film Iron Man nel 2008. Nell’arco di 23 film, Robert Downey Jr. è apparso ben 10 volte nel ruolo del genio, miliardario, playboy e filantropo.

Avengers: Endgame è di prossima uscita in home-video. Il film, diretto da Joe e Anthony Russo, si ritrovano Robert Downey Jr., Chris Hemsworth, Mark Ruffalo, Chris Evans, Scarlett Johansson, Benedict Cumberbatch, Jeremy Renner, Don Cheadle, Tom Holland, Chadwick Boseman, Paul Bettany, Elizabeth Olsen, Antony Mackie, Sebastian Stan, Letitia Wright, Dave Bautista, Zoe Saldana, Josh Brolin, Chris Pratt, Evangeline Lilly, Jon Favreau, Paul Rudd, Brie Larson e Samuel L. Jackson.

Dopo gli eventi devastanti di Avengers: Infinity War (2018), l’universo è in rovina a causa degli sforzi del Titano Pazzo, Thanos. Con l’aiuto degli alleati rimasti in vita dopo lo schiocco, i Vendicatori dovranno riunirsi ancora una volta per annullare le azioni del villain e ripristinare l’ordine nell’universo una volta per tutte, indipendentemente dalle conseguenze che potrebbero esserci.

Fonte: ComicBookResource

 
 

Venezia 76, red carpet: Penelope Cruz, Meryl Streep, Lina Wertmuller e tanti altri

Steven Soderbergh, Meryl Streep e Gary Oldman
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

È stato un red carpet affollato e pieni di star quello che ha impreziosito la serata di domenica 1 settembre, alla Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia 76. Hanno sfilato i protagonisti di Wasp Network, il film di Olivier Assayas, Penelope Cruz, Edgar Ramirez e Gael Garcia Bernal, ma anche i due premi Oscar Meryl Streep e Gary Oldman, protagonisti di The Laundromat, film di Steven Soderberg, pure in concorso.

Ecco tutti gli ospiti negli scatti di Luigi De Pompeis:

 

 
 

Venezia 76: oggi Timothée Chalamet presenta The King

The King

E’ il grande giorno del nominato all’Oscar Timothée Chalamet che arriva al lido per presentare The King, il film originale Netflix fuori concorso al Venezia 76. The King è prodotto da Plan B (Brad Pitt, Dede Gardner), Porchlight Films (Liz Watts), Yoki (David Michôd), Blue-Tongue Films (Joel Edgerton) e Netflix. Alla regia il regista di Animal Kingdom David Michôd. Nel cast anche Joel Edgerton, Sean Harris, Tom Glynn-Carney, Lily-Rose Depp, Thomasin McKenzie, Robert Pattinson, Ben Mendelsohn.

The King, il film

Principe ribelle e riluttante erede al trono d’Inghilterra, Hal ha voltato le spalle alla vita di corte e vive tra il popolo. Ma quando il tirannico padre muore, Hal è incoronato re con il nome di Enrico V e si trova costretto ad abbracciare la vita alla quale aveva cercato di sfuggire fino ad allora. Il giovane re si trova ora a destreggiarsi tra la politica di palazzo, il caos, le guerre che il padre si è lasciato alle spalle, e le vicende emotive della sua vita passata, incluso il rapporto con l’intimo amico e mentore, l’anziano cavaliere alcolista John Falstaff.

COMMENTO DEL REGISTA

Prima che io e Joel Edgerton decidessimo di ripercorrere la storia di Enrico V, non avevo mai pensato che un giorno mi sarei ritrovato a girare un film ambientato nel Medioevo. Non mi sono mai sentito molto vicino a spade e cavalli. Ma più ne parlavamo e approfondivo le ricerche, più mi entusiasmavo all’idea di ritrarre il Medioevo – con le sue ombre, la sua brutalità, la precarietà tra la vita e la morte, il suo misticismo – in modo crudo e umano allo stesso tempo. Volevo realizzare il tipo di film medievale che avevo in mente, ossia privo della retorica nazionalista normalmente associata alla storia di Enrico V. Un film che potesse fare luce su come la guerra può emergere dalle paludi del potere e della paranoia, dell’avidità e dell’arroganza, della paura e della famiglia.

 
 

Seberg, recensione del film con Kristen Stewart #Venezia76

Seberg - Nel mirino

Tutti la ricordano per quel taglio così corto e quel pollice delicatamente passato sopra alle labbra, alla fine di Fino all’Ultimo Respiro, ma l’attrice Jean Seberg è stata protagonista di una delle più interessanti, misteriose e tormentate biografie. Questa biografia viene riproposta in Seberg, di Benedict Andrews, presentato Fuori Concorso a Venezia 76.

La storia ruota intorno alla periodo in cui l’attrice, divenuta il simbolo della Nouvelle Vague, decise di proseguire la sua carriera a Hollywood, della sua relazione clandestina con un attivista per i diritti dei neri, del suo finanziamento alle Pantere Nere e della sua intensa attività sociale. L’attrice diventa così d’interesse del FBI che la spia secondo il protocollo illegale voluto da Hoover, il COINTELPRO. Questo processo porterà l’attrice a un tracollo personale che la spingerà addirittura a tentare il suicidio.

Andrews sceglie Kristen Stewart per interpretare l’avvincente biografia della Seberg, peccato che non faccia lo stesso con il tono e l’angolazione del racconto. Il fuoco del racconto, infatti, si sposta di continuo dall’attrice al privato di uno degli agenti del FBI incaricati di spiarla, passando anche per la vita privata dell’attivista per i diritti dei neri che ebbe una storia d’amore con Jean.

Questa mancanza di direzione rende il film un compendio biografico che informa di una storia, romanzando dove possibile, senza aggiungere un valore cinematografico al progetto che pure vede coinvolta la Stewart che è una delle giovani attrici più richieste e amate del cinema d’autore. Lei, dal canto suo, offre un’ottima performance, giocando alla diva degli anni ’60, scivolando in abitini, costumi da bagno e vestiti di scena con grande agilità e restituendo parte della forza e della determinazione, ma anche della fragilità di questa donna così affascinante e misteriosa.

Il film vuole essere principalmente un omaggio alla figura della Seberg, un ricordo, nemmeno troppo commosso, di una storia dimenticata.