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Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto: recensione del film

Arriva al cinema, e per ora esclusivamente al cinema, Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, seguito della fortunatissima commedia che ha infiammato le sale italiane all’inizio a cavallo tra il 2017 e il 2018. Il film, in cantiere da molto e pronto per la distribuzione, è “rimasto fermo ai box” per molto tempo, in attesa di ricevere una distribuzione adeguata alle ambizioni al box office del film di Riccardo Milani. La pandemia ha infatti ritardato i piani di distribuzione, e adesso sembra finalmente arrivato il momento giusto per far arrivare in sala il film. Appuntamento quindi in anteprima nazionale a Ferragosto, e poi dal 26 in tutti i cinema. 

Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto, la trama

In Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto tre anni dopo, mentre Alessio e Agnese si rincontrano in un pub di Londra, a Roma Monica finisce in carcere per colpa delle gemelle che nascondevano merce rubata nei fusti dell’olio di “Pizza e Samosa”, e chiama Giovanni (Antonio Albanese) in cerca di aiuto. Il nostro “pensatore”, ora legato alla giovane e rampante Camilla (Sarah Felberbaum), è impegnato in un progetto di recupero di uno spazio in periferia. Per far uscire Monica di prigione, Giovanni riesce a far commutare la detenzione con un lavoro nella parrocchia di San Basilio guidata da Don Davide (Luca Argentero), tanto bello quanto pio. È così che le vite di Monica e Giovanni si intrecciano nuovamente ma questa volta, pur con le solite differenze del caso e i mille guai in cui si cacceranno, tra i due sembra nascere una vera storia d’amore. Intenzionati a rivelare al mondo la loro relazione, organizzano un pranzo a Coccia di Morto con tutta la famiglia, compresi Sergio (Claudio Amendola), Luce (Sonia Bergamasco) e ovviamente i due ragazzi. Ma è proprio qui che succede l’impensabile…

Il regista Riccardo Milani si è lasciato ispirare dall’accoglienza e dalla semplicità di una piccola parrocchia, per creare il giusto contesto che raccontasse la necessità di avvicinarsi umanamente l’un l’altro, con buona pace del distanziamento.

Come un gatto in tangenziale 2

Un ritorno a casa

Come per il primo film, anche Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto si costruisce tutto intorno alla splendida alchimia tra Paola Cortellesi e Antonio Albanese, che si fanno centro di un gruppo colorato e vivacissimo, arricchito da una serie di nuovi personaggi che non mancano di regalare sorprese e sorrisi. Un film che si colloca perfettamente dentro ad un filone cinematografico nostrano rassicurante e pacioccone, come un’anziana zia di paese. Chiaramente Milani lo sa, ed è precisamente quel tipo di prodotto che vuole offrire agli italiani, anche perché gli riesce perfettamente, con garbo e stile.

Con quella giusta quantità di risate, dovuta ovviamente all’indubbia bravura di due ottimi protagonisti, Come un gatto in tangenziale – Ritorno a Coccia di Morto non impegna nessun tipo di riflessione o di coinvolgimento emotivo. Resta però la sensazione di essere affezionati a Monica e Giovanni, alle loro differenze e alle loro affinità (poche), come a due vicini di casa chiassosi ma simpatici.

Hawkeye: 10 domande a cui la serie deve necessariamente rispondere

Hawkeye, la nuova serie dei Marvel Studios destinata a regalare a Clint Barton il suo momento di gloria in qualità di protagonista assoluto, debutterà il prossimo novembre su Disney+. Nonostante affronti una nuova storia, in cui Occhio di Falco addestrerà la new entry Kate Bishop a seguire le sue orme, ci sono ancora molte cose legate al passato del personaggio che devono essere risolte (anche in base a ciò che è stato impostato dalla scena post-credits di Black Widow). Screen Rant ha raccolto le 10 domande a cui la serie con Jeremy Renner deve necessariamente fornire una risposta:

Quando è diventata un’assassina Yelena?

La scena post-credits di Black Widow ha impostato il futuro di Yelena Belova nel MCU, poiché ha rivelato che l’ex spia è ancora attiva dopo la morte di Natasha. Tuttavia, quella scena lascia anche intendere che Yelena, nei cinque anni successivi agli eventi del film, è diventata una pericolosa assassina, anche se il motivo non è stato rivelato.

Ciò permette a Hawkeye di essere il progetto ideale in cui colmare questo divario nella linea temporale del personaggio. Non solo è lo scenario più plausibile, ma senza dubbio i fan saranno infastiditi se la serie Disney+ scegliesse deliberatamente di trascurare una spiegazione su tale questione, poiché Yelena era finalmente riuscita a liberarsi dall’essere un’assassina proprio in Black Widow.

Quali organizzazioni ha eliminato Ronin durante i suoi anni da vigilante?

Dopo aver assunto l’identità di Ronin, Clint Barton ha iniziato a prendere di mira le organizzazioni criminali come forma di estremo vigilantismo dopo lo Snap di Thanos. Prima che Vedova Nera lo rintracciasse, Ronin aveva da poco spazzato via il cartello messicano e lo stesso aveva fatto con la Yakuza.

Eppure, ciò era solo quello che era accaduto nel 2023, il che significa che il film ha lasciato senza una spiegazione i precedenti cinque anni di attività di Ronin. Era implicito che fosse stato in altri posti in giro per il mondo, lasciando alla serie Hawkeye il compito di spiegare nel dettaglio quali sono state le altre vittime di Ronin, dal momento che Clint si considerava irredimibile all’epoca in cui voleva sacrificarsi su Vormir.

Perché Occhio di Falco non ha raggiunto gli Avengers durante il Blip?

Le conseguenze immediate dello Snap per Occhio di Falco sono state mostrate in Avengers: Endgame, ma non è mai stato spiegato come è arrivato a scoprire chi era Thanos e cosa ha fatto dopo aver realizzato che metà del mondo era stato disintegrato.

Inoltre, il film non spiega perché il primo impulso di Occhio di Falco non fosse quello di entrare in contatto con gli Vendicatori, visto che erano i suoi unici alleati. La serie Disney+ avrà bisogno di un flashback relativo allo stato psicologico in cui si trovava Clint subito dopo lo Snap, insieme alle sue ragioni per cui non si è incontrato con gli altri Avengers.

Quando si è sposato Occhio di Falco?

La rivelazione dell’esistenza di una famiglia per Occhio di Falco in Avengers: Age of Ultron è stata molto significativa, in quanto ha dimostrato che anche Clint aveva una vita normale al di là degli Avengers e dello S.H.I.E.L.D. Tuttavia, i film non hanno mai parlato di come ha incontrato Laura, dal momento che Occhio di Falco era un assassino internazionale la cui identità doveva rimanere segreta.

Oltre a ciò, la serie tv dovrebbe fare riferimento alle circostanze riguarda il matrimonio di Clint, poiché questo colmerà il grande vuoto circa il suo passato prima dell’incontro con i Vendicatori. Inoltre, fornirebbe una cronologia per le sue attività dopo l’incontro con Natasha e la sua prima apparizione nel MCU.

Qual è stato il contributo di Occhio di Falco nella missione di Budapest?

Queste sono informazioni che nemmeno i fan dei fumetti conoscono su Occhio di Falco, poiché è stato il MCU ad adattare la storia dell’attacco di Natasha a Dreykov. Black Widow ha mostrato che questo è stato il suo più grande rimpianto da quando ha usato la figlia di Dreykov, Antonia, per far saltare in aria la sua residenza (sebbene il ruolo di Occhio di Falco nel processo fosse ambiguo).

Sappiamo che l’ha accompagnata durante questa missione e che alla fine sono riusciti a fuggire, ma il suo ruolo nell’attaccare l’innocente Antonia suona come qualcosa di molto lontano dal personaggio. Ora che il punto di vista di Natasha nell’evento è noto, è ora che la serie Disney+ spieghi finalmente quale sia stato il ruolo di Occhio di Falco in questa missione.

Come ha affrontato Occhio di Falco le conseguenze del controllo mentale di Loki?

Il più grande fardello di Occhio di Falco è stato il suo ruolo nell’aiutare Loki in The Avengers, quando quest’ultimo ha usato il suo controllo mentale su Clint per uccidere le persone. Questo senso di colpa è stato il suo fattore trainante nella battaglia di New York, sebbene non fosse ancora in grado di superare quella “nota rossa sul registro”, anche dopo aver sconfitto Loki.

La sua successiva apparizione, in Avengers: Age of Ultron, è avvenuta tre anni dopo, il che significa che il film non ha esplorato il suo trauma, con lo stesso Occhio di Falco che vi ha fatto solo un piccolo riferimento. Poiché la serie tv è destinata a mostrare la sua caratterizzazione in modo più dettagliato, dovrebbe essere esplorata anche la sua psicologica in seguito al controllo mentale di Loki.

Come ha fatto Occhio di Falco ad accettare gli arresti domiciliari dopo essere evaso dal Raft?

Occhio di Falco era scomparso nel conflitto contro Thanos a causa degli arresti domiciliari. Tuttavia, il finale di Captain America: Civil War e Black Widow hanno chiarito che era evaso, il che significa che probabilmente ha incontrato Thaddeus Ross per contrattare in merito all’accordo. È difficile capire perché Ross non abbia semplicemente rispedito in prigione Occhio di Falco o non lo abbia interrogato su dove fosse la fazione rimanente di Capitan America.

La serie tv dovrebbe chiarire su questo, soprattutto perché Ross era sulle tracce di Natasha in Black Widow. Non sembrava avere alcuna intenzione di toccare l’argomento, cosa che senza dubbio aveva fatto, invece, con Occhio di Falco.

Perché Valentina vuole eliminare Occhio di Falco?

La prima apparizione di Valentina in The Falcon and the Winter Soldier l’ha vista avvicinarsi a John Walker con l’intenzione di usarlo come supereroe. Tuttavia, questo è entrato in conflitto con il suo ruolo in Black Widow, dove ha dato a Yelena il compito di uccidere Occhio di Falco.

Non è chiaro quali siano le intenzioni di Valentina, poiché in precedenza era stata definita come un antieroe che sarebbe poi diventata un villain. Deve esserci, in lei, una ragione più profonda per volere che Occhio di Falco venga eliminato, dal momento che la Contessa non aveva alcun collegamento con Natasha e Clint dovrebbe essere comunque in pensione.

Cosa ci faceva Occhio di Falco all’Avengers Facility nel primo Thor?

Associando principalmente la sua caratterizzazione a quella di Natasha, questo è uno degli errori che il MCU ha commesso con Occhio di Falco, poiché le sue relazioni con altri Vendicatori non sono molto conosciute. In Thor, ad esempio, Occhio di Falco ha fatto la sua prima apparizione (un cameo non accreditato), quando ha preso di mira l’eroe del titolo durante i suoi tentativi di sollevare il Mjolnir.

Occhio di Falco non è stato mostrato prima o dopo questa scena, rendendo poco chiaro quale fosse il suo ruolo nel complesso, soprattutto perché era l’agente più abile presente in scena. La serie tv deve confermare come Occhio di Falco è venuto a conoscenza dell’iniziativa dei Vendicatori e quale era il suo ruolo nel periodo in cui tutti i membri del team hanno iniziato ad emergere.

Quando si è unito allo S.H.I.E.L.D. Occhio di Falco?

I fatti riguardanti lo S.H.I.E.L.D., di solito, sono domande relative a Nick Fury, ma anche il passato di Occhio di Falco con l’organizzazione è ancora un mistero. A differenza di Natasha, il cui reclutamento è stato rivelato, non si sa come Occhio di Falco sia arrivato nei ranghi di un agente.

C’è un punto interrogativo più grande sulla questione di quanto non fosse quello di Natasha, visto che Occhio di Falco stava già lavorando per lo S.H.I.E.L.D. quando i due sono diventati amici. Dal momento che la serie Hawkeye esplorerà il passato del personaggio, ha senso che lo show risponda anche a come Clint sia entrato in contatto con Nick Fury.

Time Is Up: il trailer del nuovo film di Elisa Amoruso

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Time Is Up: il trailer del nuovo film di Elisa Amoruso

Ecco il trailer di Time Is Up, il nuovo film di di Elisa Amoruso che torna alla fiction dopo Maledetta Primavera, lei che da anni ci ha regalato interessantissimi documentari (Strane Straniere, Bellissime). Il film uscirà in sala il 25, 26 e 27 ottobre.

Il film, scritto da Amoruso stessa con Lorenzo Ura e Patrizia Fiorellini, è una produzione Lotus Production una società di Leone Film Group con Rai Cinema e sarà distribuito da01 Distribution. Nel cast Bella Thorne e Benjamin Mascolo.

La trama di Time Is Up

Vivien (Bella Thorne) e Roy (Benjamin Mascolo) sono due adolescenti dalle personalità apparentemente opposte. Vivien è una studentessa talentuosa con la passione per la fisica e il desiderio di entrare in una prestigiosa università americana. Vive la sua vita come una formula matematica che la spinge a rimandare al futuro la propria felicità. Roy invece è un ragazzo problematico, tormentato da un trauma vissuto da bambino, che sembra rincorrerlo inesorabilmente e mandare continuamente in fumo tutti i suoi sogni. Ma anche le scienze esatte hanno le loro variabili e, come sempre accade, la vita riesce a intrecciare i suoi eventi in modi sorprendenti e inaspettati.

Nel cast insieme a Bella Thorne (Il sole di mezzanotte – Midnight Sun, Sei ancora qui – I Still See You, The babysitter, Famous in love) e Benjamin Mascolo, al suo debutto come attore, Sebastiano Pigazzi (We are who we are) Bonnie Baddoo (Ruthless, Doctors), Giampiero Judica (The App, Uno di famiglia, Succede, All the Money in the World), Roberto Davide (Dr. Who, Rome), Nikolay Moss (vincitore di un Emmy Award per il suo ruolo da protagonista nella serie TV The Cobblestone Corridor) e Giulio Brizzi (Curon).

Mondocane, il trailer ufficiale del film in uscita il 3 settembre

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Ecco il trailer ufficiale di Mondocane, il film diretto da Alessandro Celli, che sarà presentato in concorso alla Settimana della Critica 36 in occasione della Mostra Internazionale del Cinema di Venezia 2021, che si svolgerà al Lido dall’1 all’11 settembre.

MONDOCANE è una produzione Groenlandia e Minerva Pictures con Rai Cinema, prodotto da Matteo Rovere, coprodotto da Santo Versace – Gianluca Curti.

Nel cast Dennis Protopapa, Giuliano Soprano, Alessandro Borghi, Barbara Ronchi, Ludovica Nasti, Federica TorchettiJosafat Vagni, Francesco Simon.

Il film uscirà nelle sale il 3 settembre distribuito da 01 Distribution.

Mondocane, il poster ufficiale

mondocane poster

Loki: il creatore di Queer as Folk e It’s a Sin commenta la bisessualità del Dio dell’Inganno

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Nel terzo episodio di Loki, intitolato “Lamentis”, viene finalmente chiarito che il Dio dell’Inganno è bisessuale. Nonostante si tratti di un breve momento, è comunque qualcosa che ha significato molto per tanti fan del MCU e per la comunità LGBTQ+.

Tuttavia, le critiche non sono mancate, dal momento che molti hanno sottolineato che, in realtà, la scelta non ha apportato chissà quale cambiamento in termini di rappresentanza all’interno del MCU, soprattutto perché, in seguito, il personaggio di Loki si sarebbe poi “innamorato” di una donna, ossia Sylvie, una delle sue varianti.

Tra colo che non hanno apprezzato la questione della bisessualità del Dio dell’Inganno c’è anche Russell T. Davies, ex showrunner di Doctor Who e creatore di serie a tematica gay come Queer as Folk e It’s a Sin. Parlando della posizione che occupano le storie LGBTQ+ nel mondo dello streaming, Davies ha preso di mira la serie dei Marvel Studios, dichiarando:  “Penso che ultimamente stiano risuonando degli enormi campanelli d’allarme, specialmente per quanto riguarda i giganti dello streaming come Netflix e Disney+. Penso che sia un motivo di grande preoccupazione. Loki fa un riferimento all’essere bisessuale una volta, e tutti esclamano: ‘Oh mio dio, è una serie pansessuale.'”

È solo una parola”, ha aggiunto Davies. “Allora per aver sentito dire la parola principe, dovremmo tutti dire: ‘Grazie Disney, sei meravigliosa?’. È un gesto debole e ridicolo sia nei confronti della politica sui diritti umani che delle storie che dovrebbe essere raccontate”. Davies ha anche dichiarato che quel momento è stato un tentativo “patetico” di rappresentazione queer, quindi è chiaro che la scena in questione non lo ha minimamente convinto.

La Disney sta facendo piccoli grandi passi in merito ad una maggiore presenza di personaggi e storie LGBTQ+ nei suoi film; nel MCU, ad esempio, Eternals dovrebbe presentare una coppia gay, mentre Thor: Love and Thunder promette di esplorare la ricerca, da parte di Valchiria, della sua regina. È abbastanza? La discussione è ovviamente aperta!

Tuttavia, la bisessualità di Loki significa molto per tantissimi fan del MCU e la speranza è non solo che questa venga maggiormente approfondita in futuro, ma anche che tematiche e argomenti legati alla sfera LGBTQ+ vengano affrontati con maggiore frequenza all’interno non solo dell’universo condiviso, ma anche di tutti i progetti targati Disney.

Scarlett Johansson vs Disney: il CEO dello studio difende la distribuzione congiunta

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Scarlett Johansson ha intentato una causa contro la Disney nel tentativo di recuperare i soldi che – secondo lei – avrebbe perso in seguito all’uscita di Black Widow in contemporanea nelle sale e su Disney+ con Accesso Vip. Dal canto suo, lo studio sostiene di aver gestito i profitti in modo da non arrecare alcun danno economico all’attrice. Tuttavia, le cose sono diventate sempre più aspre tra le due parti nelle ultime settimane.

Sappiamo che l’ex CEO della Disney Bob Iger e il presidente dei Marvel Studios Kevin Feige non sono contenti del modo in cui la questione è stata gestita e ora, in una riunione con gli investitori (via CBM), è stato Bob Chapek, attualmente CEO della multinazionale, a giustificare la strategia distributiva. “L’anno scorso, alla luce della natura prolungata e imprevedibile della pandemia, avevamo bisogno di trovare modi alternativi per portare i nostri film al pubblico mentre i cinema erano chiusi”, ha spiegato.

“Una volta che hanno iniziato a riaprire, c’era ancora una diffusa riluttanza a tornare in sala. Pertanto, abbiamo adottato una strategia su tre fronti per la distribuzione dei nostri film che prevedeva un’uscita al cinema, una su Disney+ e una ibrida, ossia in sala e sulla piattaforma di streaming. Lo abbiamo fatto con Crudelia, Jungle Cruise e anche con Black Widow, il film con il maggiore incasso al box office nazionale da quando è scoppiata la pandemia.”

L’amministratore delegato ha poi deciso di porre fine alle speculazioni che lui e Iger si sarebbero scontrati nelle ultime settimane proprio in merito all’affaire Black Widow. A tal proposito, ha aggiunto: “Bob Iger ed io, insieme ai leader dei nostri team creativi e di distribuzione, abbiamo deciso che questa fosse la strategia giusta perché ci avrebbe consentito di raggiungere il più ampio pubblico possibile.”

Chapek ha poi chiarito in merito alle distribuzioni dei titoli della multinazionale: “Giusto per essere chiari: le decisioni in merito alla distribuzione vengono prese film per film, in base alle condizioni del mercato globale e al comportamento dei consumatori”, ha aggiunto. “Continueremo, in futuro, a utilizzare tutte le opzioni disponibili. Impariamo dagli insight relativi ad ogni nuova uscita. Ci regoliamo di conseguenza, cercando di fare sempre ciò che crediamo sia meglio per il film e per il nostro pubblico.”

La battaglia legale in merito a Black Widow non è ancora finita: in base a come andranno le cose, potrebbe avere un impatto importante sul modo in cui gli studi decideranno di gestire i loro talent quando si tratterà di distribuzione nell’era dello streaming.

Aquaman 2: Yahya Abdul-Mateen II anticipa un ruolo più grande per Black Manta

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Dopo il successo riscosso grazie all’acclamata serie Watchmen, Yahya Abdul-Mateen II sarà il protagonista dell’horror Candyman, ma prossimamente tornerà anche a vestire i panni di Black Manta nell’attesissimo Aquaman and the Lost Kingdom.

Nel primo film del 2018, Black Manta aveva un ruolo relativamente minore all’interno della storia, anche se la scena post-credits aveva comunque anticipato che lo stesso sarebbe diventato molto più grande in futuro. Ora, in una recente intervista con The Hollywood Reporter, è stato proprio Abdul-Mateen II a parlare di cosa dovranno aspettarsi i fan dal nuovo film, non solo in relazione a Black Manta ma anche al suo alter ego, David Kane.

“Penso che la sceneggiatura sia migliore di quella del primo film. Dà agli attori molti bei momenti di storytelling”, ha anticipato l’attore. “In Aquaman abbiamo avuto soltanto un breve assaggio di Black Manta e di alcune delle sue motivazioni. Nel sequel, esploreremo ancora di più il mio personaggio.”

Tuttavia, il sequel di Aquaman non è l’unico grande ruolo all’orizzonte per Abdul-Mateen II. L’attore, infatti, farà anche parte del cast dell’attesissimo Matrix 4 in un ruolo non ancora svelato (secondo i più, dovrebbe interpretare un giovane Morpheus). Nella stessa intervista l’attore ha parlato della sua esperienza sul set, circondato dalle star più iconiche del franchise.

“Ricordo Keanu e la sua prima battuta. Ho alzato lo sguardo e ho detto, ‘Oh m***a, sono davvero in Matrix'”, ha ricordato l’attore. “Per non parlare della tecnologia impiegata da Lana e della realizzazione del film in generale, per il quale sono state usate attrezzature che non avevo mai visto prima. È davvero ambizioso. È stato davvero interessante girarlo in un momento in cui il mondo deve fare i conti con una realtà così distorta.”

Tutto quello che c’è da sapere su Aquaman 2

Jason Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe in Aquaman and the Lost Kingdom, sequel del film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo cinematografico DC. Nel sequel, diretto ancora una volta da James Wan (Insidious, The Conjuring), torneranno anche Patrick Wilson nei panni di Ocean Master, Amber Heard, che tornerà nei panni di Mera, Dolph Lundgren che sarà ancora una volta Re Nereus, il padre di Mera, e ancora Yahya Abdul-Mateen II nei panni di Black Manta, che abbiamo visto riapparire nella scena post-credit del primo film.

David Leslie Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente di Wanscriverà la sceneggiatura del film, mentre il regista e Peter Safran saranno co-produttori. Aquaman and the Lost Kingdom uscirà nelle sale americane il 16 dicembre 2022.

Lanterna Verde, il regista ammette: “Non avrei mai dovuto dirigerlo”

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All’epoca della sua uscita in sala, Lanterna Verde si rivelò un disastro su tutta la linea, stroncato della critica e quasi del tutto ignorato dal pubblico, arrivando ad incassare solo 219,8 milioni di dollari a fronte di un budget di 200 milioni. Sulla scia di tale clamoroso insuccesso, nel corso degli anni il film è diventato uno degli adattamenti tratti dai fumetti più famigerati della storia, al punto che lo stesso Ryan Reynolds ha più e più volte ironizzato sul suo ruolo e sul progetto in generale.

Ora, in una recente intervista con Screen Rant, è stato il regista Martin Campbell a parlare del film, rivelando che non avrebbe mai dovuto dirigere un film di supereroi. “No, non sono interessato alla distribuzione di una mio taglio del film”, ha detto Campbell. “Diciamo che l’ho già avuto. Il punto è questo: proprio all’inizio del film, c’era un’intera sequenza in cui Hal è un bambino di 11 anni. È così che suo padre muore nell’incidente aereo… quella era una sequenza davvero buona. Ma il capo della produzione, all’epoca, decise che voleva che la morte del padre si interrompesse con Hal che si tuffava dall’aereo, e con tutti quei flashback. Era una cosa che non mi piaceva molto.”

“Ma sai una cosa? Il film non ha funzionato. Questo è il punto, e ne sono in parte responsabile. Non avrei dovuto farlo”, ha ammesso Campbell. “Perché con Bond, ad esempio, avevo guardato tutti i film della saga prima di dirigerlo. Amo i film di James Bond. I film di supereroi non fanno per me, e per questo motivo, non avrei dovuto farlo. Ma i registi devono sempre portare il peso del fallimento. Come è che dicono? Il successo ha molti padri, il fallimento ne ha uno. E in questo caso sono io.”

In una sessione AMA su Reddit, invece, Martin Campbell ha ribadito di non essere più interessato a dirigere un film di supereroi. Quando gli è stato chiesto se gli piacerebbe dirigere un cinecomic Marvel, il regista di GoldenEye e Casino Royale ha dichiarato: Marvel? Lascia perdere! Ho un fatto un casino una volta, mai più.”

Il cast di Lanterna Verde

Ricordiamo che in Lanterna Verde recitarono, oltre a Reynolds, anche Mark Strong, Peter Sarsgaard, Temuera Morrison, Jon Tenney, Taika Waititi, Tim Robbins, Angela Bassett e Blake Lively. Quest’ultima, in particolare, aveva il ruolo di Carol Ferris ed è proprio sul set del film che ha conosciuto Reynolds: i due si sono sposati nel 2012 e oggi hanno tre figlie, nate rispettivamente nel 2014, nel 2016 e nel 2018.

The Marvels: Samuel L. Jackson ha anticipato il ritorno di Nick Fury?

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Nella giornata di ieri, Samuel L. Jackson aveva condiviso un post su Instagram che sembrava aver anticipato il suo ritorno nel MCU nei panni, ovviamente, di Nick Fury. Inizialmente, i fan credevano che quel post fosse un riferimento alla serie Secret Invasion, ma dal momento che quella produzione non è ancora iniziata, subito hanno cominciato a circolare teorie secondo cui, in realtà, quel post poteva riferirsi a The Marvels.

Ora, la cosa sembra essere stata confermata dallo stesso attore, che ha condiviso un nuovo post in cui, tra gli hashtag che hanno accompagnato l’immagine (che non è direttamente collegata né al MCU né al film), è presente anche quello relativo al titolo dell’atteso sequel di Captain Marvel.

Ricordiamo che Samuel L. Jackson non è stato annunciato ufficialmente come membro del cast, ma dopo aver interpretato una parte fondamentale nel primo film, un suo ritorno nella nuova misteriosa avventura dedicata a Carol Danvers (Brie Larson) ha perfettamente senso.

Clicca qui per vedere il post originale

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.

Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di CandymanNel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità.

Nessun dettaglio sulla trama del sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri. Naturalmente, Brie Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il sequel di Captain Marvel arriverà l’11 novembre 2022.

Thor: The Dark World, il regista parla della sua versione originale

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Ad oggi, Thor: The Dark World è considerato uno dei titoli meno riusciti e apprezzati dell’intero MCU. Il regista Alan Taylor ha sempre dichiarato, nel corso degli anni, di non aver mai considerato il risultato finale soddisfacente.

Ora, in una recente intervista con The Hollywood Reporter, ha spiegato perché venne assunto dai Marvel Studios e cosa, secondo lui, è andato storto con il secondo capitolo delle avventure dedicate al Dio del Tuono interpretato da Chris Hemsworth.

“Kevin Feige è sempre stato intelligente e ha sempre osservato ciò che aveva funzionato e ciò che non aveva funzionato nell’ultima iterazione, cercando sempre di riorganizzare il tutto”, ha detto. “Diciamo che mi hanno ingaggiato nella speranza per portassi al franchise un po’ di Game of Thrones”.

“La versione da cui ero partito aveva un senso di meraviglia molto più infantile; c’era questa immaginazione dei bambini, che aveva dato il via a tutto. C’era una qualità leggermente più magica. C’erano cose strane che accadevano sulla Terra a causa della convergenza che aveva permesso alcune di queste cose tipiche del realismo magico”, ha continuato Taylor. “E c’erano importanti differenze di trama che sono state invertite in sala di montaggio e con le riprese aggiuntive: personaggi come Loki che erano morti, in realtà non erano morti, i personaggi che si erano lasciati, alla fine si ritrovavano. Penso che mi piacerebbe, un giorno, vedere la mia versione.”

Il regista ha poi ammesso di ammirare registi come James Gunn e Taika Waititi che sono stati in grado di portare la loro “visione molto personale… riuscendo a combinarla con le grandi richieste dello studio”, ma ha anche osservato che “le mie competenze potrebbero essere diverse.”

Taylor ha anche parlato del flop di Terminator: Genisys, film ancora più odiato di Thor: The Dark World. “Avevo perso la voglia di fare film”, ha spiegato in merito a quell’esperienza. “Per un lungo tempo ho perso la voglia di lavorare come regista. Non sto incolpando nessuno per questo, ovviamente. Semplicemente, le cose non sono andate bene nel mio caso. Così, per un certo periodo, mi sono dovuto allontanare per riscoprire la gioia di fare film”.

Alan Taylor è tornato di recente dietro la macchina da presa per occuparsi della regia de I molti santi del New Jersey, il tanto atteso prequel della pluripremiata serie HBO I Soprano, che arriverà prossimamente nelle sale italiane, distribuito da Warner Bros. Pictures.

What If…? Episodio 1: i migliori momenti

What If…? Episodio 1: i migliori momenti

ATTENZIONE – L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL PRIMO EPISODIO DI WHAT IF…?

Nella giornata di ieri è finalmente arrivato su Disney+ il primo episodio di What If…?, che contiene non solo alcuni momenti che hanno cambiato il MCU così come lo conosciamo, ma anche altri che potrebbero aver stuzzicato il futuro del Multiverso. ComicBookMovie ha raccolto i sei migliori momenti presenti nell’episodio “E se… Captain Carter fosse stata il Primo Vendicatore?“.

La fatidica decisione di Peggy Carter

Il primo episodio di What If…? chiarisce fin da subito che anche la più piccola decisione può cambiare tutto, e questo viene chiarito quando Peggy decide di tenere d’occhio la trasformazione di Steve. Di conseguenza, la bomba era un po’ più vicina, e sia Steve che il colonnello Phillips hanno rischiato di essere uccisi prima che il primo potesse essere trasformato in Captain America.

Fortunatamente, Rogers è sopravvissuto, ma è stata Peggy a prendere il siero del Supersoldato al suo posto e a diventare l’eroe noto come Captain Carter. Da questo momento, è chiaro che What If…? rivelerà cosa succede quando viene apportata anche solo una piccola modifica alla storia. Tuttavia, non possiamo fare a meno di chiederci cosa succede quando si tratta di qualcosa di molto più importante!

Bucky Barnes non diventa il Soldato d’Inverno

Con il Tesseract che cade leggermente prima nelle mani degli Alleati, il treno su cui Captain Carter guida l’attacco ha uno scopo diverso: è una bomba in movimento destinata a uccidere lei e Steve Rogers. Tuttavia, poiché l’HYDRA Stomper subisce l’urto di quell’esplosione, mentre Peggy e il resto degli Howling Commandos sopravvivono. Tra questi c’è anche Bucky, che non cede mai alla sua morte apparente, e di certo non finisce nelle mani di HYDRA per essere sottoposto al lavaggio del cervello e trasformato nel loro Soldato d’Inverno.

Non sappiamo se Arnim Zola abbia comunque eseguito alcuni di quei suoi primi esperimenti su Bucky, ma sembra che questo sia un mondo che non avrà mai un Soldato d’Inverno. Ciò potrebbe indebolire notevolmente l’infiltrazione dell’HYDRA nello S.H.I.E.L.D. e nel governo degli Stati Uniti e potrebbe anche significare che Bucky ha semplicemente avuto modo di vivere una vita normale.

L’originale Iron Man

Con il Tesseract in suo possesso, Howard Stark escogita un modo per dare a Steve l’opportunità di essere ancora un eroe. Costruendo un’armatura alimentata dalla Gemma dell’Infinito, il padre di Tony Stark crea “Iron Man” decenni prima della nascita di suo figlio. Supponiamo che Steve abbia continuato ad entrare in azione come il quasi indistruttibile HYDRA Stomper negli anni che seguirono l’apparente scomparsa di Peggy… che tipo di impatto avrebbe avuto questo su Tony? Forse non sarebbe mai stato rapito dai Dieci Anelli in questa linea temporale e probabilmente ci sarebbero state diverse conseguenze concatenate rispetto alla creazione di Howard che, di fatto, avrebbe annullato l’esistenza del “vero” Iron Man.

Dato quanto fosse cruciale ai giorni nostri, sembra che il mondo di Captain Carter possa subire le conseguenze dell’esistenza dell’HYDRA Stomper. Questo potrebbe spiegare perché, nei vari trailer, l’abbiamo vista proteggere una desolata New York City insieme a un gruppo sconosciuto di Vendicatori.

La morte di Teschio Rosso

Con un piano molto diverso dalla sua controparte del MCU, questo Teschio Rosso sceglie invece di usare il Tesseract per portare una misteriosa creatura sulla Terra, riferendosi a lei come al “campione” dell’HYDRA. Sfortunatamente per il cattivo, il suo piano fallisce e viene prontamente ucciso. Non c’è possibilità di ritorno, ed è chiaro che questo Teschio Rosso non è mai stato inviato a Vormir per diventare il riluttante guardiano della Gemma dell’Anima.

I Marvel Studios non hanno mai spiegato le circostanze dietro a ciò, o se qualcuno ha ricoperto quel ruolo prima di Teschio Rosso, ma ciò potrebbe rivelarsi significativo per questo mondo. La Gemma dell’Infinito potrebbe ora non essere protetta e senza un custode che faccia rispettare la regola di “un’anima per un’anima”… beh, questo potrebbe significare tantissime cose diverse. In ogni caso, questo Teschio Rosso non è destinato a lasciare un impatto duraturo, mentre la creatura che evoca molto probabilmente lo avrà.

Shuma Gorath?

Shuma Gorath è una creatura demoniaca che in molti ritengono sarà l’antagonista principale di Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Apparentemente, Gorath ha messo gli occhi su America Chavez perché vuole usare i suoi poteri per avere il controllo completo sul Multiverso del MCU. Chavez ha il potere di viaggiare liberamente tra le realtà, e per una creatura onnipotente come questa, essere in grado di piegare la realtà stessa alla sua volontà viaggiando da un mondo all’altro lo renderebbe ovviamente una forza inarrestabile che, forse, nemmeno lo Stregone Supremo e Scarlet Witch potrebbero fermare.

Quello che ci chiediamo, però, è se il “campione” del Teschio Rosso sia davvero Shuma Gorath! Le somiglianze sono impossibili da ignorare e il leader dell’HYDRA potrebbe aver inconsapevolmente portato il mostro sulla sua Terra ora che le pareti tra le dimensioni sono state indebolite dalla rinascita del Multiverso. Questo potrebbe anche essere ciò che ha alterato il demone nell’esistenza di altri mondi!

Un nuovo Primo Vendicatore

Decenni dopo, Nick Fury e Occhio di Falco usano il Tesseract non per portare Loki sulla Terra, ma per recuperare Captain Carter da ovunque sia stata per tutto questo tempo. Non è invecchiata di un giorno e sembra non sapere che sono passati decenni, ma è possibile che la sua lotta con quel mostro sia continuata per almeno alcuni istanti prima di essere “congelata”. Cosa avrebbe potuto vedere in quel periodo?

Non saremmo sorpresi se Carter avesse avuto il tempo di incrociare il cammino di Doctor Strange e Scarlet Witch, cosa che spiegherebbe i rumor circa un presunto cameo live-action nel sequel. Essendo il nuovo Primo Vendicatore di questo MCU, chiaramente Captain Carter tornerà ancora in futuro. Nei trailer della serie è stata mostrata interagire con altri eroi, quindi la lotta di questo soldato non è ancora finita. Oltre a ciò, ricordiamo che è stato confermato che nella seconda stagione sarà un’alleata inaspettata dell’Osservatore.

Free Guy – Eroe per Gioco: intervista a Joe Keery

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Free Guy – Eroe per Gioco: intervista a Joe Keery

Arrivato al successo grazie a Stranger Things, Joe Keery fa parte del cast principale di Free Guy – Eroe per Gioco, dall’11 agosto al cinema. Ecco la nostra intervista.

Free Guy – Eroe per gioco, la recensione del film con Ryan Reynolds

Diretta da Shawn Levy e interpretata da Ryan Reynolds, la nuova entusiasmante commedia d’azione 20th Century Studios Free Guy – Eroe per Gioco arriverà prossimamente nelle sale italiane, distribuita da The Walt Disney Company Italia.

In Free Guy – Eroe per Gioco, un impiegato di banca che scopre di essere un personaggio all’interno di un videogioco open world decide di diventare l’eroe della propria storia e di riscrivere il suo personaggio. In un mondo senza limiti, il protagonista è determinato a diventare colui che salverà il suo mondo a modo proprio…prima che sia troppo tardi.

Interpretato da Ryan Reynolds, Jodie Comer, Joe Keery, Lil Rel Howery, Utkarsh Ambudkar e Taika Waititi, Free Guy – Eroe per Gioco è diretto da Shawn Levy da un soggetto di Matt Lieberman e una sceneggiatura di Lieberman e Zak Penn.

Free Guy, l’incontro con il cast del film

GDA 2021: Premio SIAE al talento creativo a Elisa Fuksas e Francesco Lettieri

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In occasione della diciottesima edizione delle Giornate degli Autori, SIAE raddoppia gli omaggi al cinema del presente che, come da tradizione, conferisce ad autori capaci di superare i confini della creatività. Sono due i premi a giovani talenti che, attraverso il cinema, dialogano con le altre arti, questa volta soprattutto la musica.

Per il 2021, SIAE ha individuato ben due giovani autori presenti nel programma delle Giornate degli Autori da sostenere con il Premio al Talento Creativo. “In un anno complesso come quello che stiamo vivendo”, dicono Giorgio Gosetti e Gaia Furrer, Delegato Generale e Direttrice Artistica delle Giornate, “la scelta della SIAE è certamente indice di una promessa di ripartenza per l’autorialità italiana. Questo premio va a due personalità molto diverse tra loro, ma che sono unite nel segno della musica.”

Elisa Fuksas – di formazione architetto, per vocazione scrittrice e regista – torna per il secondo anno alle Giornate: dopo il personalissimo flusso di coscienza autobiografico di iSola del 2020, arriva con Senza fine, un ritratto intimo ma universale di una icona della canzone italiana come Ornella Vanoni.

Quella di Francesco Lettieri è decisamente un’altra musica più simile alle nuove sonorità indipendenti degli ultimi anni che hanno le voci di Calcutta, Liberato, Motta e Carl Brave. Dopo numerosissimi video clip  musicali, veri e propri film scritti e diretti per tanti musicisti italiani, il regista napoletano presenta alle Giornate Lovely Boy, suo secondo lungometraggio che racconta la rapida caduta di una promessa musicale e che SIAE ha scelto di mettere in evidenza con questo speciale riconoscimento.

Elisa Fuksas e Francesco Lettieri raccolgono il testimone di autori originali e trasversali che, tra teatro, fotografia, spettacolo e antropologia, hanno portato al cinema visioni contemporanee del cinema italiano aperto al mondo, tra cui: Elisabetta Sgarbi per Extraliscio – Punk da balera(2020), Gianfranco Pannone e Ambrogio Sparagna per Scherza con i fanti (2019), Francesco Zizola per As If We Were Tuna, (2018), Claudio Santamaria per The Millionairs (2017) e Pippo Delbono per Vangelo (2016). Una “walk of talent” che dimostra l’impegno di SIAE, in collaborazione con le Giornate degli Autori, per la promozione del cinema che dialoga con le altre espressioni, si evolve e riesce a essere vincente nelle sale di Venezia ed oltre.

La consegna del riconoscimento a Elisa Fuksas e Francesco Lettieri avverrà il 10 settembre alle ore 19.00 nel corso della Cerimonia di premiazione delle Giornate presso la Casa degli Autori (via Pietro Buratti 1, Lido).

Le Giornate degli Autori, promosse da ANAC 100autori, sono una sezione indipendente della 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia.

Black Widow: Nat torna a casa nell’emozionante finale alternativo

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Il finale alternativo di Black Widow, che sarà presente tra i contenuti extra dell’edizione home video del film di Cate Shortland, è arrivato online in versione leaked, e secondo alcuni è molto più efficace della conclusione della storia di Nat che abbiamo visto sul grande schermo.

Il finale alternativo in questione inizia con un gruppo di bambini che si divertono a giocare ai Vendicatori mentre Natasha Romanoff (Scarlett Johansson) arriva in sella alla sua moto per dare un’ultima occhiata alla casa in Ohio in cui ha trascorso del tempo con la sua “famiglia” come agente russo “dormiente”. La bambina che finge di essere Vedova Nera la riconosce e le due si scambiano un ultimo commovente saluto.

Questa scena avrebbe rappresentato un addio finale al Vendicatore caduto e alla sua eredità come eroe decisamente più emozionante, ma, per qualche oscuro motivo, i Marvel Studios hanno deciso era più importante scoprire come Nat avesse fatto a procurarsi il Quinjet che abbiamo poi visto in Avengers: Infinity War.

La regia di Black Widow è stata affidata a Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico Marvel, mentre la sceneggiatura è stata riscritta nei mesi scorsi da Ned Benson (The Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme a Scarlett Johansson ci saranno anche David HarbourFlorence Pugh e Rachel Weisz. Il film arriverà nelle sale il 7 luglio e su Disney+ con Accesso Vip il 9 luglio.

In Black Widow, quando sorgerà una pericolosa cospirazione collegata al suo passato, Natasha Romanoff dovrà fare i conti con il lato più oscuro delle sue origini. Inseguita da una forza che non si fermerà davanti a nulla pur di sconfiggerla, Natasha dovrà affrontare la sua storia in qualità di spia e le relazioni interrotte lasciate in sospeso anni prima che diventasse un membro degli Avengers.

Halle Berry non si pente di Catwoman: “Una delle paghe più alte della mia vita”

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Uscito nel 2004 e diretto da Pitof, Catwoman con Halle Berry era incentrato sulle avventure di Patience Phillips e si distaccava completamente dalla storia originale del personaggio dei fumetti DC. Il film è stato universalmente stroncato dalla critica, ha ottenuto sette nomination ai Razzie Awards e per anni si è portato dietro la fama di essere uno dei peggiori film mai realizzati (attualmente detiene una valutazione del 9% su Rotten Tomatoes).

Ora, in una recente intervista con EW, Halle Berry è tornata a riflettere sul suo coinvolgimento in Catwoman. L’attrice non si pente affatto di aver preso parte alla famigerata produzione, affermando che è stato uno lavori meglio pagati di tutta la sua carriera. “Per quanto mi riguarda, è stato uno dei compensi più alti di tutta la mia vita. Voglio dire… non c’è niente di sbagliato in questo. Non voglio pensare: ‘Oh, posso solo fare cose che meritano di essere premiate’. Dopotutto… che cos’è una performance degna di un premio?”

Catwoman venne ampiamente criticato soprattutto per la trama e per le scelte dietro alcuni personaggi. Nonostante i produttori avessero a disposizione una vasta gamma di materiali tra cui poter scegliere, soprattutto considerando la lunga storia di Selina Kyle nei fumetti DC e il suo complicato rapporto con i malviventi dell’universo di Batman, il film ha invece il personaggio di Patience scontrarsi e affrontare la minaccia dietro un’azienda di cosmetici. Lo stesso regista ha ammesso di non aver mai considerato i fumetti originali durante la lavorazione del film, dal momento che il suo intento era quello di dare vita ad un’iterazione della celebre ladra totalmente nuova.

Ricordiamo che il personaggio di Catwoman tornerà sul grande schermo, interpretato da Zoe Kravitz, nell’attesissimo The Batman di Matt Reeves, che arriverà al cinema il prossimo anno. Oltre a Kravitz e Berry, le altre attrici che hanno avuto la fortuna di interpretare l’iconico personaggio sono state il premio Oscar Anne Hathaway ne Il cavaliere oscuro – Il ritorno di Christopher Nolan, Michelle Pfeiffer in Batman – Il ritorno di Tim Burton (probabilmente la più iconica e amata rappresentazione di Selina Kyle al cinema) e Lee Mariwether nel film Batman del 1966.

Hugh Jackman chiarisce sulle foto di Wolverine e Kevin Feige condivise su IG

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All’inizio dello scorso mese, alcune storie di Hugh Jackman su Instagram avevano letteralmente mandato in confusione i fan. Il motivo? Secondo alcuni, l’attore stava anticipando, in maniera velata, un possibile ritorno di Wolverine nel MCU.

Da quando l’attore ha salutato ufficialmente l’iconico personaggio con l’uscita di Logan – The Wolverine di James Mangold, sono tantissimi i fan che vorrebbero vederlo ancora una volta nei panni del mutante con gli artigli di adamantio, soprattutto ora che gli X-Men – grazie all’acquisizione della Fox da parte della Disney – si preparano a fare il loro attesissimo debutto ufficiale nell’Universo Cinematografico Marvel.

Purtroppo, quelle storie non si riferivano in alcun modo ad un ritorno del celebre attore nei panni del personaggio che gli ha regalato la fama internazionale. In una recente intervista con ComicBook in occasione della promozione di Reminiscence, Hugh Jackman ha spiegato che non era sua intenzione mandare in agitazione i fan postando quelle immagini (aveva condiviso prima un fan art di Wolveine realizzata dal celebre Boss Logic e poi una foto che lo ritraeva al fianco di Kevin Feige), rivelando il vero motivo dietro quelle condivisioni.

“Per quanto riguarda quella fan art, si trattava di un repost ed è una cosa che mi piace fare. E, ovviamente, amo i fan. Poi sono uscito a fare non ricordo cosa, e quando sono tornato e ho controllato, mi sono reso conto di aver sganciato una vera e propria bomba, ma non era assolutamente mia intenzione. Ho pensato che nessuno mi avrebbe creduto. È andata proprio così. È chiaro che i fan guardino sempre oltre. Ma li adoro anche per questo.”

In un’altra intervista con Jake’s Takes, invece, Jackman ha ribadito perché non tornerà nei panni dell’iconico mutante: “Al di là di tutto i rumor, nessuna possibilità è stata seriamente presa in considerazione, anche perché non ho ricevuto nessuna chiamata da Kevin Feige. Sapevo che Logan sarebbe stato il mio addio al personaggio e questo mi ha permesso di trarre il meglio da quell’esperienza. È un personaggio a cui voglio ancora molto bene, ma so che ho chiuso con Wolverine. Potete dirlo a tutti. Anzi, fatemi un favore: ditelo anche a Ryan Reynolds perché crede che io stia semplicemente scherzando.”

Il futuro di Wolverine al cinema, oltre Hugh Jackman

Dopo l’uscita di Logan – The Wolverine del 2017, Hugh Jackman ha ufficialmente detto addio al personaggio. Al momento non sappiamo ancora chi raccoglierà l’eredità dell’attore australiano sul grande schermo, dal momento che il mutante con gli artigli di adamantio debutterà prossimamente nel MCU. Chiunque si ritroverà ad interpretare il ​​personaggio di Wolverine avrà ovviamente l’arduo compito di doversi confrontare con un ritratto che ancora oggi è uno dei più popolari e dei più amati per quanto riguarda i film di supereroi.

Michael Keaton sul ritorno nei panni di Batman: “È come andare in bicicletta”

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Michael Keaton ha interpretato la prima incarnazione sul grande schermo del Cavaliere Oscuro in Batman del 1989 diretto da Tim Burton, e presto l’attore indosserà di nuovo il mantello e il cappuccio dell’iconico eroe DC per il cinecomic The Flash attualmente in fase di riprese nel Regno Unito.

Nonostante nel film di Andy Muschietti sia prevista anche un’apparizione della versione di Ben Affleck del Crociato Incappucciato, la versione di Keaton dovrebbe avere un ruolo più importante: secondo alcune voci, infatti, potrebbe addirittura tornare come Batman per almeno qualche altro film del DCEU.

In occasione della promozione del suo ultimo film, The Protégé, a Keaton è stato chiesto come è stato tornare nei panni del leggendario eroe della DC Comics. Sebbene l’attore si sia astenuto dall’entrare nei dettagli in merito al film, sembra certamente entusiasta di riproporre la sua interpretazione di Batman a una nuova generazione di fan.

“È come andare in bicicletta”, ha detto l’attore quando il giornalista Kevin McCarthy gli ha chiesto come fosse stato indossare di nuovo l’iconico costume. “Ovviamente, è stato strano. Tantissimi ricordi sono tornati alla mente, proprio come dei flash, scusa il gioco di parole! Mi sono reso davvero conto di tutti i rischi che hanno corso, all’epoca, Tim e tutti gli altri coinvolti nel film del 1989.”

Parlando, invece, con Collider, Keaton ha spiegato che tornare nei panni di Batman è stato strano ma al tempo stesso facile, e soprattutto molto emozionante. “È stato facile, in un modo strano e assai ironico. Anche un po’ emozionante”, ha spiegato. “È stata un’ondata di ricordi. Senza rivelare nulla, cosa che non posso fare… in pratica la prima scena, non l’intero film, ma diciamo l’introduzione di Batman, è veramente incredibile. Ricordo di aver pensato: ‘WOW, è davvero grandioso!’. Non tanto per me, ma per l’intero immaginario. Per certi aspetti ricorda ciò che ha fatto Tim Burton.”

Ancora, in un’altra intervista con Jakes Takes, all’attore è stato chiesto se nel film pronuncerà l’iconica battuta: “Sono Batman”, ma lo stesso ha preferito non rispondere.

Tutto quello che c’è da sapere su The Flash

Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il 4 novembre 2022. Il film sarà diretto da Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due. Ezra Miller tornerà a vestire i panni del Velocista Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of Justice e in Justice League.

Confermata anche la presenza di Michael Keaton e Ben Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di Batman. Kiersey Clemons tornerà nei panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack Snyder’s Justice League (il personaggio era stato tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha Calle (Febbre d’amore) che interpreterà Supergirl.

Non ci sarà invece Billy Crudup, che aveva interpretato Henry Allen (il padre di Barry) in Justice League: l’attore verrà sostituito nella parte da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.

Taika Waititi su Star Wars, Akira e l’innovativa tecnologia impiegata in Love and Thunder

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In breve tempo, Taika Waititi è diventato uno dei registi più richiesti di Hollywood, soprattutto dopo il successo di Thor: Ragnarok. Attualmente, Waititi si sta destreggiando tra numerosi progetti molto diversi tra loro, tra cui un nuovo misteriosissimo film della saga di Star Wars per conto di Disney e Lucasfilm.

Durante un’intervista con Wired, Waititi ha fornito un aggiornamento sul progetto, che pare stia facendo progressi. “È ancora nella fase ‘EST. SPAZIO'”, ha ironizzato il regista. “Ma abbiamo una storia. Ne sono davvero entusiasta perché è una storia che sa molto di me. Tendo a seguire un percorso fondato sulla sincerità nei miei film. Mi piace ingannare lo spettatore facendogli pensare: ‘Ah, sarà così’, e poi esclamare: “Dannazione, mi hai fatto provare qualcosa!”

Non abbiamo assolutamente idea di cosa aspettarci da questo particolare viaggio nella galassia lontana, lontana ad opera di Waititi, ma con il regista dell’atteso Thor: Love and Thunder al timone, è chiaro che sarà sicuramente qualcosa di un po’ strano e abbastanza particolare.

Nel corso della medesima intervista, Taika Waititi ha anche anche aggiornato sul suo remake di Akira di lunga gestazione, e pare che ci sia ancora una possibilità che la Warner Bros. decida di andare avanti con il film e di concedere finalmente al progetto il via libera. “Sto ancora cercando di farlo accadere”, ha ammesso. “Non ci voglio rinunciare”. Sarebbe un vero peccato se Waititi non avesse la possibilità concreta di vedere questo progetto realizzarsi, dal momento che è un grande fan del manga originale di Katsuhiro Otomo.

E a proposito di Love and Thunder, Waititi si è detto entusiasta dell’innovativa tecnologia che è stata impiegata per l’attesissimo quarto capitolo della avventure del Dio del Tuono interpretato da Chris Hemsworth, che arriverà al cinema nel 2022.

Sviluppata dallo studio creativo Satellite Lab, la tecnologia si chiama PlateLight e utilizza una combinazione di illuminazione ad alta velocità e riprese al rallentatore per catturare più tipi di impostazioni di luminosità all’interno di una singola ripresa. “Quando suddividi quel filmato in incrementi di 24 fotogrammi al secondo, hai ogni singolo tipo di illuminazione, tutte catturate individualmente. Così, in seguito, puoi scegliere la tua luminosità in post-produzione.”

What If…? Episodio 1: c’è un collegamento con il sequel di Doctor Strange?

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ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL PRIMO EPISODIO DELLA SERIE ANIMATA WHAT IF…? 

what ifLa natura autonoma del primo episodio di What If…?, la nuova serie dei Marvel Studios che ha debuttato ieri 11 agosto su Disney+, è abbastanza palese. Tuttavia, è difficile credere che i Marvel Studios non stiano usando la prima serie animata collegata al MCU per preparare il terreno per alcune delle loro storie future.

Una di queste potrebbe essere proprio quella al centro di Doctor Strange in the Multiverse of Madness, soprattutto perché quel film esplorerà realtà alternative proprio come quelle che vedremo in What If…? ogni settimana. Dunque, secondo l’ipotesi avanzata da CBM, il primo episodio ha posto in un certo senso le basi per quello che vedremo nell’attesissimo sequel di Sam Raimi? Forse… ma vediamo in che modo.

Verso la fine dell’episodio in questione, Teschio Rosso usa il Tesseract per accogliere il “campione” dell’Hydra nel suo mondo, ma alla fine viene ucciso. Non riusciamo mai a vedere la forma completa dell’enorme creatura, ma fondamentalmente si tratta di un’enorme creatura verde simile a un calamaro che assomiglia molto a Shuma Gorath.

Si dice che questo cattivo – che secondo quanto riferito vuole usare America Chavez per viaggiare da un mondo all’altro e conquistare il Multiverso – sarà il grande villain del sequel di Doctor Strange. Sulla base di ciò, ha perfettamente senso che il primo episodio di What If…?abbia anticipato il suo debutto nel MCU, soprattutto se lo scontro con Captain Carter è ciò che, alla fine, lo porterà ad incrociare la sua strada con quella dello Stregone Supremo.

Abbiamo anche sentito che, alla fine, Peggy collaborerà con l’Osservatore nella serie, mentre numerose speculazioni online parlando del fatto che rivedremo il personaggio – in live action – proprio in Doctor Strange in the Multiverse of Madness. Se fosse davvero così, è possibile che Peggy aiuterà Stephen e il suo team a sconfiggere Shuma Gorath una volta per tutte. Per ora non c’è nulla di ufficiale, ma è altamente probabile che questa creatura tornerà a giocare un ruolo chiave nel futuro del MCU.

Venom: Tom Hardy sul terzo film e su un possibile crossover con Spider-Man

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In Venom: La furia di Carnage, assisteremo all’epico scontro tra Eddie Brock e Cletus Kasady, già anticipato nella scena post-credits del primo film con protagonista Tom Hardy. Tuttavia, i fan dell’universo di Spider-Man sperano ancora di vedere, prima o poi, il simpatico arrampicamuri scontrarsi con il temibile simbionte.

Le probabilità che ciò accada, ad oggi, sono ancora poco chiare, considerata soprattutto la netta separazione (almeno all’apparenza) tra il MCU e il SPUMC. Tuttavia, diversi segnali indicano che il Peter Parker di Tom Holland potrebbe presto debuttare anche nell’universo condiviso immaginato da Sony Pictures. In attesa di saperne di più, in un recente intervista con Esquire è stato proprio Hardy a discutere del ruolo di Venom e del futuro del franchise, rivelando che lo studio ha già discusso di un ipotetico terzo film.

“Sto già pensando ad un terzo film, ma non vedrà la luce a meno che il secondo non abbia successo. Tuttavia, lo studio è rimasto davvero, davvero soddisfatto dal secondo”, ha dichiarato l’attore. Inevitabilmente, il discorso si è poi spostato su un possibile incontro sul grande schermo tra Spider-Man e Venom. “Sarei negligente se non stessi cercando di gestire alcun tipo di connettività”, ha ironizzato Hardy. “Non farei il mio lavoro se non fossi sveglio e aperto a qualsiasi opportunità o evenienza o ne fossi eccitato. Ovviamente, è come saltare dal Grand Canyon, qualcosa che non potrebbe mai essere realizzato da una sola persona. Ci vorrebbe un livello molto più alto di diplomazia e intelligenza. Per affrontare un discorso come quello bisognerebbe prima sedersi e parlarne.”

“Se entrambe le parti fossero disposte a realizzarlo, e fosse vantaggioso per entrambe, non vedo perché non potrebbe accadere”, ha aggiunto Hardy. “Dal canto mio, lo spero. Farei qualsiasi cosa per far sì che accada. Voglio dire… sarebbe come riuscire a correre i 100 metri e non partecipare ai giochi olimpici.”

Quello che sappiamo su Venom: La furia di Carnage

Tom Hardy ritorna sul grande schermo nel ruolo del “protettore letale” Venom, uno dei personaggi Marvel più enigmatici e complessi. In Venom: La furia di Carnage assisteremo allo scontro tra il simbionte e Cletus Kasady, aka Carnage, uno degli antagonisti più celebri dei fumetti su Spider-Man, interpretato da Woody Harrelson.

Nel cast del sequel anche Michelle Williams (Fosse/Verdon) nei panni di Anne Weying, Naomie Harris (No Time to Die) nei panni di Shriek e l’attore inglese Stephen Graham. Il film uscirà in autunno al cinema.

What If…? Episodio 1: dove si colloca nella timeline del MCU?

What If…? Episodio 1: dove si colloca nella timeline del MCU?

ATTENZIONE – L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SUL PRIO EPISODIO DI WHAT IF…?

what if

Abbiamo già spiegato in un’altra sede che What If…? la nuova serie Marvel disponibile da oggi con il primo episodio su Disney+ ripercorrerà alcuni eventi del MCU raccontando come si sono svolti in universi paralleli a quello che abbiamo conosciuto fino a questo momento.  L’episodio non solo stabilisce come funzionerà la serie, raccontando ciò che accade alla linea temporale sulla scia di ciò che abbiamo visto nel finale di Loki e dell’apertura del multiverso, ma introduce anche le prime versioni alternative della linea temporale di personaggi familiari che abbiamo già visto nel MCU. In questo primo episodio, in particolare, Peggy Carter di Hayley Atwell.

L’evento Nexus

Attraverso una serie di eventi innescati dall’evento Nexus di Peggy che decide di rimanere nella stanza mentre si svolge l’esperimento del super-soldato del dottor Erskine, l’ex agente Carter è diventata Captain Carter al posto di Steve Roger. Curiosamente, nonostante tutte le differenze in questa versione della timeline del MCU, diverse verità sono rimaste universali: lo scudo sarebbe sempre andato a qualcuno degno e altruista, Steve Rogers si sarebbe sempre dimostrato un brav’uomo e Bucky Barnes sarebbe sempre stato un eroe, con tanto di esito “tragico” per il super soldato.

L’evento del Nexus che sposta la cronologia di What If…? dall’assassinio del Dr. Erskine e rende Peggy Captain Carter si svolge nel giugno del 1943, lo stesso giorno in cui Steve Rogers è diventato Capitan America. Secondo l’adattamento a fumetti di First Avenger, la data esatta è il 22 giugno. Gli eventi dell’episodio rispecchiano quindi la linea temporale di Captain America: Il Primo Vendicatore, con l’evasione di Bucky Barnes dall’impianto di armi dell’Hydra in Austria il 3 novembre 1943. Da lì, gli eventi sono leggermente diversi: non c’è una conferma concreta di quanto dura il montaggio di Carter e Rogers che lavorano insieme, ma l’aggiornamento dato a Teschio Rosso suggerisce che è relativamente breve.

L’esito

Ciò suggerisce che la morte di Teschio Rosso avviene prima della sua “morte” ne Il Primo Vendicatore nel 1945. Decenni dopo, il Capitano Carter riappare dall’altra parte del portale del Tesseract dopo aver sconfitto Shuma-Gorath, per incontrare Nick Fury / Samuel L Jackson e Occhio di Falco / Jeremy Renner ai nostri giorni. Dato che Nick Fury afferma che la guerra è finita “quasi 70 anni fa”, ci viene suggerito che l’epoca è la stessa di The Avengers, quindi 2012.

Le conseguenze a lungo termine

È interessante notare che questa realtà alternativa non cambia molto in termini di eventi chiave della timeline, a parte chi interpreta ogni parte. Sì, Steve Rogers diventa l’Hydra Stomper piuttosto che Capitan America, e Peggy diventa Capitan Carter, ma la loro storia d’amore è ancora interrotta nello stesso periodo e il portatore dello scudo viene di nuovo creduto morto e proiettato nel futuro. È probabilmente dopo la scomparsa di Captain Carter che si verificano i più grandi cambiamenti alla linea temporale, poiché la creazione dell’armatura Hydra Stomper da parte di Howard Stark rende in gran parte impossibili gli eventi di Iron Man. Inoltre, la sopravvivenza di Erskine significa che non è possibile che Isaiah Bradley sia diventato un super soldato, e grazie al fatto che Bucky non sia diventato The Winter Soldier, i genitori di Tony Stark non sono mai stati assassinati.

Quello che ci riserva la serie

Anche gli altri episodi di What If…? sono disseminati lungo la linea temporale principale del Marvel Cinematic Universe, offrendo ai fan dei film originali uno sguardo alternativo a ciò che sarebbe potuto accadere… La serie è quindi effettivamente una lettera d’amore a coloro che hanno passato l’ultimo decennio a seguire le storie del MCU.

The Suicide Squad: uno sguardo ravvicinato al cameo che forse non avete notato

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The Suicide Squad di James Gunn attinge abbondantemente ai personaggi dei fumetti, sfruttandone molti e dando visibilità ad alcuni che sulla carta sono davvero bizzarri. Tra King Shark e Polka Dot Man, c’è l’imbarazzo della scelta, e Gunn è riuscito a dare dignità ad ognuno di loro. Inoltre, il regista e sceneggiatore ha anche inserito nel background del film numerose facce note ai lettori, che hanno fatto la loro apparizione sullo schermo per pochissimi minuti.

Tra questi c’è Kaleidoscope. Di recente, l’attrice Natalia Safran ha pubblicato su Instagram alcuni nuovi scatti dal dietro le quinte del suo cameo nel film nei panni del colorato personaggio. Uno dei suoi post offre uno sguardo più ravvicinato e dettagliato al suo trucco e costume, mentre le altre immagini la mostrano in posa con Gunn e i suoi co-protagonisti di The Suicide Squad. L’apparizione di Natalia come Kaleidoscope nel film è stata decisamente breve, ma la rappresentazione è stata straordinariamente fedele alla controparte dei fumetti e ha sicuramente divertito i fan e spettatori a caccia di Easter Eggs:

The Suicide Squad, leggi la recensione del film

Il cast ufficiale di The Suicide Squad comprende i veterani Margot Robbie (Harley Quinn), Viola Davis (Amanda Waller), Joel Kinnaman (Rick Flag) e Jai Courtney (Captain Boomerang), insieme alle new entry Idris ElbaMichael RookerNathan FillionTaika WaititiJohn CenaPeter Capaldi, Sean Gunn, David Dastmalchian Storm Reid. Nel film reciteranno anche Pete Davidson, Juan Diego Botto, Joaquin Cosio, Flula Borg, Tinashe Kajese, Jennifer Holland, Julio Ruiz, Alice Braga, Steve Agee e Daniela Melchior.

“Benvenuti all’inferno, ossia a Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un compagno di squadra o della stessa Waller).”

The Marvels: Brie Larson anticipa segreti succulenti

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The Marvels: Brie Larson anticipa segreti succulenti

Allo stato attuale, dopo l’annuncio del titolo ufficiale di Captain Marvel 2 che sarà appunto The Marvels, non si sa molto sul film che vedrà Brie Larson tornare nei panni di Carol Danvers. Ma l’attrice premio Oscar ha avuto la possibilità di commentare il progetto durante la sua partecipazione al podcast di Jess Cagle.

Larson si è lasciata sfuggire, anche se in maniera criptica e controllata, che ci sono diverse succose novità in pentola, riguardo al progetto: “Perbacco. Ci sono così tante cose che bollono in pentola. Stanno accadendo un sacco di cose davvero succose di cui non posso dire una parola. Ma, ragazzi, quanto è bello! E ne sarai davvero entusiasta.”

The Marvel, l’annuncio ufficiale

Sappiamo che nel film Brie Larson sarà accompagnata da Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità.

Nia DaCosta dirigerà il film. Nessun dettaglio sulla trama del sequel è stato rivelato, ma l’ambientazione del film dovrebbe spostarsi dagli anni ’90 ai giorni nostri. Naturalmente, Brie Larson tornerà nei panni di Carol Danvers. Il sequel di Captain Marvel arriverà l’11 novembre 2022.

Avatar 2: Stephen Lang ha terminato le sue riprese

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Avatar 2: Stephen Lang ha terminato le sue riprese

Mentre le riprese di Avatar 2 sono state completate nel settembre del 2020, James Cameron è ancora impegnato sui set del film in Nuova Zelanda, per ultimare le sequenze di tutti i sequel del suo progetto di una vita.

Mentre bisognerà aspettare ancora un po’ per vedere il capitolo 2 e i successivi sequel del film campione di incassi, c’è almeno una persona che può dire di aver archiviato il suo lavoro al franchise. Si tratta di Stephen Lang, che ha dichiarato di aver terminato la sua parte di riprese:

“Il mio lavoro su Avatar 2 e 3 è completo. Potrei dover tornare indietro e fare una battuta o due, ma ho davvero finito. Odio chiamare post-produzione quello che sta succedendo ora, perché è davvero la realizzazione del film. È solo un universo meravigliosamente immaginato che Cameron ha concepito qui. I partner che abbiamo, le persone che lavorano al suo fianco, sono impegnate nella sua visione e contribuiscono in maniera decisiva, dagli attori ai ristoratori e tutti gli altri. Non vedo l’ora. È stata una lavorazione così lunga, una parte della mia vita così lunga”. 

Lang tornerà ad interpretare Miles Quaritch cui aveva già dato vita nel film del 2009.

Avatar 2 debutterà il 16 dicembre 2022, seguito dal terzo capitolo il 20 dicembre 2024. Per il quarto e quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche anno: 18 dicembre 2026 22 dicembre 2028.

Il cast della serie di film è formato da Kate WinsletEdie FalcoMichelle YeohVin Diesel, insieme ad un gruppo di attori che interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno anche i protagonisti del primo film, ossia Sam WorthingtonZoe SaldanaStephen LangSigourney WeaverJoel David MooreDileep Rao e Matt Gerald.

Il gioco del destino e della fantasia, il trailer del film dal 26 agosto al cinema

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«Divertitevi ad essere sorpresi dall’imprevedibilità del mondo!». Certe volte bastano solo otto parole (e un punto esclamativo) per condensare una filosofia artistica. O, almeno, bastano ad Hamaguchi Ryusuke, nome forte del nuovo cinema giapponese. Una filosofia, una visione, che gli ha fatto vincere a distanza ravvicinata l’Orso d’Argento a Berlino con Il gioco del destino e della fantasia (Wheel of Fortune and Fantasy) e il premio per la miglior sceneggiatura a Cannes con Drive My Car.

Sarà la Tucker Film, reduce dal successo della monografia su Wong Kar Wai, a portare nei cinema italiani entrambi i capolavori di Hamaguchi, cominciando da Il gioco del destino e della fantasia: l’uscita è fissata per giovedì 26 agosto, mentre l’uscita di Drive My Car è programmata per la fine di settembre.

Cosa succede quando il caso comincia a muovere le sue pedine? Quanto può influire sulla nostra vita un semplice imprevisto? Il gioco del destino e della fantasia indaga sulla rotta di collisione tra cuore e sorte. Un tema per cui Hamaguchi elabora tre variazioni narrative, dettando il ritmo attraverso i dialoghi (Hamaguchi firma anche lo script) e disegnando quattro intensi personaggi femminili alle prese con i propri sentimenti, con la propria immaginazione e con l’imprevedibile geometria delle coincidenze e delle casualità. Questo il filo rosso che mette in connessione i tre capitoli (Magia, Porta spalancata, Ancora una volta) e le anime delle quattro donne (Meiko, Nao, Natsuko, Nana), questo il motore di un grande film dove Tokyo, pur mantenendo la propria essenza giapponese, diventa teatro di emozioni universali…

Nato nel 1978 a Kanagawa, Hamaguchi Ryusuke si è laureato all’Università di Tokyo e ha studiato regia alla Tokyo University of the Arts. Il film con cui si è laureato, Passion, è stato selezionato per il Tokyo Filmex del 2008, ma la vera svolta è avvenuta con Happy Hour (2015), della durata di oltre cinque ore, che ha fatto incetta di premi. Il suo primo film commerciale, Asako I & II, è stato selezionato in concorso al Festival di Cannes nel 2018. Due anni più tardi, Hamaguchi ha firmato la sceneggiatura di Wife of a Spy di Kurosawa Kiyoshi (Leone d’Argento).

What If…? La nuova serie Marvel è in canone?

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What If…? La nuova serie Marvel è in canone?

Da oggi è disponibile su Disney+ la prima puntata di What If…? la serie animata Marvel Studios che racconta degli universi alternativi e paralleli del MCU. ATTENZIONE L’ARTICOLO POTREBBE CONTENERE SPOILER SULLA SERIE.

what if

La domanda che tutti i fan Marvel si stanno ponendo è se le cose che accadono nella serie in questione saranno canoniche per il Marvel Cinematic Universe. La serie antologica si basa sui “se fosse”, dimostrando come piccoli cambiamenti nel corso degli eventi che conosciamo possano portare a eventi molto differenti.

Samuel L. Jackson (Nick Fury), Hayley Atwell (Peggy Carter), Sebastian Stan (Winter Soldier), Michael B. Jordan (Erik Killmonger), Mark Ruffalo (Hulk), Chris Hemsworth (Thor) e Tom Hiddleston (Loki) sono trai membri del cast che prestano la voce ai personaggi animati.

In Loki, la Marvel ha finalmente ufficializzato il multiverso, spiegando che Colui che Rimane (Jonathan Majors), ovvero una variante di Kang il Conquistatore, ha segretamente controllato la Time Variance Authority e la Sacra Timeline. Secondo lui, se la TVA non stesse monitorando la linea temporale, il Multiverso si sarebbe scatenato e un numero infinito di varianti di Kang avrebbe dato inizio a una Guerra Multiversale. Nella serie, Lady Loki (Sophia Di Martino) non crede a questa storia, preferisce vendicarsi, quindi lo uccide, e questo provoca la “liberazione” del Multiverso sull’MCU.

What If…? leggi la recensione del primo episodio

Tornando a What If…?, il fatto che la serie abbia uno stile molto differente rispetto agli altri prodotti Marvel, potrebbe far porre la domanda relativa alla sua appartenenza al canone. Con l’apertura del Multiverso in Loki, qualsiasi storia è possibile e A.C. Bradley, executive della serie, ha già confermato in un’intervista (tramite IGN) che gli eventi di What If…? sono una parte canonica dell’universo Marvel.

Questa dichiarazione apre moltissime strade al MCU. Per ora, la serie propone un divertente miscuglio di personaggi e storie, ma alcune di questa potrebbero trovare spazio altrove. Per adesso assistiamo a delle versioni alternative del personaggi che conosciamo, come Captain Carter al posto di Captain America, che intanto diventa uno zombie. Con personaggi alternativi che forse giocano un ruolo in progetti lungo la strada, l’MCU apre la possibilità al ritorno di attori tra cui Chris Evans e Robert Downey Jr., forse dando una svolta ai loro ruoli precedenti.

Resta da vedere come reagiranno i fan a What If…? e quale impatto la serie avrà sul MCU. Dal momento che alcuni attori non tornano a doppiare i loro personaggi, si crea una automatica disconnessione per il pubblico, e inoltre, ribadiamolo, anche la scelta di realizzare la serie in animazione crea un divario. Il tempo ci dirà quale è la strategia Marvel, per adesso confidiamo nel fatto che What If…? sarà una serie molto molto divertente!

Modern Love – stagione 2: recensione della serie Amazon Prime Video

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Era l’ottobre 2019 quando il mondo faceva la sua conoscenza con Modern Love, la serie originale Amazon Prime Video basata sull’omonimo podcast e a sua volta basato sulla rubrica del New York Times che va avanti da oltre 15 anni, e che racconta storie d’amore e di vita, ognuna con un cuore e una unicità, come le persone stesse che la raccontano.

Modern Love – stagione 2, stesso format ma visione ampliata

Numerose sono le differenze di questa seconda stagione rispetto alla prima. Pur mantenendo lo stesso format, otto episodi da 30 minuti circa autoconclusivi, la seconda stagione di Modern Love sembra aver imparato dagli errori della prima, de-borghesizzandosi e abbracciando uno spettro sociale più ampio, ma andando a raccontare anche storie che non sono confinate nel perimetro, seppure variopinto e versatile, di New York. Ancora una volta, le storie d’amore raccontate non rispondono a parametri rigidi a fasce d’età, di orientamento sessuale o di colore. Il cast multietnico fa a meno delle star di prim’ordine che aveva sfoggiato nella prima stagione e si concentra su volti meno noti, con poche eccezioni, volti intensi, limpidi, che raccontano storie che si possono condividere con facilità, perché raccontate con immediatezza e vivacità, siano esse dolorose, come quella con protagonista Minnie Driver, o con un finale aperto, come l’ultimo episodio che ha come protagonista Kit Harington e che si concede lo sfizio di lasciar fare ai suoi protagonisti delle battute su Game of Thrones, o ancora giovanili. 

Modern Love – stagione 2 fa uno sforzo in più rispetto al primo ciclo, concedendosi delle invenzioni narrative ardite, che impreziosiscono il più banale dei racconti: ad esempio, quanto è diverso il ricordo di una serata trascorsa insieme da due punti di vista differenti? Oppure, come cambia la percezione di sé e dell’altro nel corso del tempo? O ancora come affronta un’imprevisto di coppia un uomo abituato a pianificare ogni singolo momento della sua vita?

Il tocco delicato di John Carney

Il tocco fresco e delicato che John Carney aveva proposto al cinema, con Begin Again e Sing Street, si replica in questa idea semplicissima eppure che offre tanti e tanti modo per raccontare l’amore, perché in fondo è una cosa che accomuna tutti gli esseri umani, che si incontra e si scontra di continuo con la quotidianità, con l’imprevisto, con quello che accade mentre siamo presi da altro. 

modern love stagione 2Trai migliori protagonisti della seconda stagione di Modern Love, oltre ai citati Driver e Harington, citiamo il redivivo Garrett Hedlund, che in concerto con Anna Paquin si esibisce in uno degli episodi più sofferenti e tormentati, con le idee visive migliori, la carismatica Dominique Fishback, che con orgoglio e dignità dà vita alla regina di tutte le friend-zone, Zhoe Chao e la rappresentazione della sua insolita e complicata malattia.

L’amore in tutte le sue forme è una parte fondamentale dell’esistenza umana, questa serie, nella sua immediatezza, ce lo ricorda offrendocene ad ogni episodio un aspetto diverso, e poco importa se la storia raccontata entra in contatto con la singola realtà di ognuno, l’immediatezza con cui la si racconta, l’emozione che lascia scorrere, la precisione con cui ne tratteggia gli esiti appartiene al genere umano, indistintamente. 

Vivo: intervista al doppiatore Stash (The Kolors)

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Vivo: intervista al doppiatore Stash (The Kolors)

Stash, chitarra e voce dei The Kolors, è stato scelto da Netflix per doppiare Vivo, il protagonista peloso dell’omonimo film d’animazione disponibile sulla piattaforma di streaming dal 6 agosto. Ecco la nostra intervista.

VIVO, la recensione del film d’animazione Sony – Netflix

Tutto quello che sappiamo su VIVO

Netflix e Sony Pictures Animation presentano Vivo, un’emozionante avventura musicale animata in arrivo il 6 agosto su Netflix con canzoni inedite di Lin-Manuel Miranda, vincitore di Tony, Grammy e Pulitzer, nonché ideatore di Hamilton e In the Heights. Il 31 luglio Vivo sarà presentato in anteprima italiana al Giffoni Film Festival nella sala Alberto Sordi e nella sala Lumière, davanti al pubblico dei giurati della sezione Elements +6.

La versione italiana del film sarà arricchita dalle voci di Stash, frontaman della band multiplatino The Kolors (voce e chitarra), cantautore e produttore, interprete di tutte le canzoni dell’originale protagonista Vivo, e di Massimo Lopez, attore, doppiatore, show man, conduttore televisivo e componente del noto trio “Lopez, Marchesini, Solenghi”, che doppia il personaggio di Andrès nelle canzoni e nei dialoghi.

Venezia 78: Giuseppe Tornatore presenta, Ennio, ritratto di Ennio Morricone

La Biennale di Venezia ha il piacere di annunciare che alla 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica 2021 entra nel programma, Fuori Concorso, Ennio di Giuseppe Tornatore, ritratto a tutto tondo di Ennio Morricone, musicista conosciuto e amato in tutto il mondo, tra i più influenti e prolifici del Novecento, due volte Premio Oscar®, autore di oltre 500 colonne sonore indimenticabili.

Il documentario lo racconta attraverso una lunga intervista di Giuseppe Tornatore al Maestro, testimonianze di artisti e registi – come Bertolucci, Montaldo, Bellocchio, Argento, i Taviani, Verdone, Barry Levinson, Roland Joffè, Oliver Stone, Quentin Tarantino, Bruce Springsteen, Nicola Piovani, Hans Zimmer e Pat Metheny – musiche e immagini d’archivio. Ennio è anche un’indagine volta a svelare ciò che di Morricone si conosce poco.  Come la sua passione per gli scacchi, che forse ha misteriosi legami con la sua musica. Ma anche l’origine realistica di certe sue intuizioni musicali come accade per l’urlo del coyote che gli suggerisce il tema de Il buono il brutto, il cattivo, o il battere ritmato delle mani su alcuni bidoni di latta da parte degli scioperanti in testa ad un corteo di protesta per le vie di Roma che gli ispira il bellissimo tema di Sostiene Pereira. Un’attitudine all’invenzione che trova conferma nel suo costante amore per la musica assoluta, e la sua vocazione a una persistente sperimentazione.

Leggi tutto il programma di Venezia 78

“Ho lavorato trent’anni con Ennio Morricone – dichiara Giuseppe TornatoreHo fatto con lui quasi tutti i miei film, per non contare i documentari, gli spot pubblicitari e i progetti che abbiamo cercato di mettere in piedi senza riuscirci. Durante tutto questo tempo il nostro rapporto di amicizia si è consolidato sempre di più. Così, film dopo film, man mano che la mia conoscenza del suo carattere di uomo e di artista si faceva più profonda, mi sono sempre chiesto che tipo di documentario avrei potuto fare su di lui. E oggi si è avverato il sogno. Ho voluto realizzare Ennio per far conoscere la storia di Morricone al pubblico di tutto il mondo che ama le sue musiche. Non si è trattato solo di farmi raccontare da lui stesso la sua vita e il suo magico rapporto con la musica, ma anche di cercare negli archivi di mezzo mondo interviste di repertorio e altre immagini relative alle innumerevoli collaborazioni svolte in passato da Morricone con i cineasti più importanti della sua carriera. Ho strutturato Ennio come un romanzo audiovisivo che attraverso i brani dei film da lui musicati, le immagini di repertorio, i concerti, possa fare entrare lo spettatore nella formidabile parabola esistenziale ed artistica di uno dei musicisti più amati del ‘900.”

Ennio

Soggetto, sceneggiatura, regia di Giuseppe Tornatore, musiche di Ennio Morricone, fotografia Fabio Zamarion, Giancarlo Leggeri, montaggio Massimo Quaglia e Annalisa Schillaci, suono Gilberto Martinelli, Fabio Venturi. Una coproduzione Italia-Belgio-Cina-Giappone, prodotto da Gianni Russo e Gabriele Costa per piano B Produzioni Srl. Distribuzione internazionale Block 2 Distribution. Distribuzione italiana Lucky Red.

La 78. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia si terrà al Lido dall’1 all’11 settembre 2021, diretta da Alberto Barbera.

What If… ?, la recensione del primo episodio della nuova serie Marvel/Disney+

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Continua l’avventura del Marvel Cinematic Universe su piccolo schermo e questa volta l’appuntamento è per mercoledì 11 agosto, quando verrà diffuso su Disney+ il primo episodio di What If…?, nuova serie antologica dell’universo narrativo progettato da Kevin Feige e soci, che risponde alla domanda che trovate nel titolo: che cosa sarebbe accaduto se…?

Una sola domanda all’inizio di ogni episodio: What If…?

Ogni episodio di What If…? risponde ad uno scenario ipotetico, un universo alternativo, un mondo parallelo in cui le cose sono andate diversamente rispetto a ciò che abbiamo visto fino ad ora sul grande schermo nel Marvel Cinematic Universe. Di fronte a questa premessa possiamo sono fregarci le mani e farci travolgere dalle possibilità.

Il primo episodio di What If…? ci porta indietro nel tempo, a quel giorno, nel pieno della Seconda Guerra Mondiale, in cui la gracile ma volenterosa recluta di Brooklyn si offre come cavia per l’Operazione Rinascita del brillante biochimico Abraham Erskine. Sappiamo tutti com’è andata… Ma cosa sarebbe accaduto se al posto di Steve, un’altra persona con un cuore buono e coraggio da vendere avesse preso il suo posto? Margaret “Peggy” Carter è la protagonista di questo primo “come se”, che mette in scena quello che sarebbe accaduto se invece di un aitante Captain America, avessi avuto una indistruttibile Captain Carter.

L’Osservatore come narratore onnisciente

Ogni puntata di What If…? racconta dunque uno scenario alternativo rispetto a quello che abbiamo visto al cinema nel corso degli ultimi dodici anni, e ogni puntata è introdotta dalla Voice over dell’Osservatore (doppiato in originale da Jeffrey Wright), che spiega in che modo basti una sola scelta differente e l’universo cambia il suo corso, mentre lui si limita, appunto, ad osservare e sorvegliare gli eventi di quello stesso universo (alternativo).

Trattandosi di episodi auto-conclusivi che difficilmente, salvo qualche eccezione, avranno una ripercussione nel MCU, What If…? sembra espletare principalmente la funzione di allenare gli spettatori alle possibilità che offre il multiverso. È come se i leader dei Marvel Studios volessero dire agli spettatori che tutto ciò che hanno visto fino a questo momento non è scolpito nella pietra e che ci sono milioni di altre possibilità e combinazioni possibili per cui le vicende degli eroi che hanno imparato ad amare potrebbero essere andate diversamente in altri piani della realtà. Naturalmente tutta questa premura non è necessaria nei confronti dei lettori che invece sanno ben orientarsi nei multiversi costruiti per anni nelle storie a fumetti!

I mondi alternativi: educazione al multiverso

Il principale pregio di What If…? è la sua narrazione molto veloce: raccontando vicende nuove di personaggi che già conosciamo, la serie ha un ritmo rapido così come la sua successione di eventi e non impiega tempo a presentare o tratteggiare in maniera particolare il tale personaggio piuttosto che un altro. Questo permette di ottimizzare i circa 40 minuti di ogni episodio, così da garantire azione e divertimento agli spettatori che comunque vengono sottoposti a micro shock di fronte al sovvertimento o al cambiamento di alcune dinamiche alle quali ormai sono affezionati. Ad esempio, la premessa del secondo episodio è: cosa sarebbe successo se, arrivati sulla Terra negli anni ’80, i Ravages avessero rapito il giovane principe T’Challa invece di Peter Quill?

Cel-shading, rotoscopio e animazione mista

L’elemento che ha maggiormente destato l’attenzione e la curiosità in merito a What If…? è stato senza dubbio la scelta di realizzare la serie in animazione. Le motivazioni sono molte e tutte valide, dall’ammortizzare i costi per il coinvolgimento di così tanti attori (solo il primo episodio prevede la presenza di Chris Evans, Stanley Tucci, Hayley Atwell, Sebastian Stan, Hugo Weaving, Dominic Cooper e Tommy Lee Jones), alla libertà espressiva che consente l’animazione, passando anche per la sperimentazione di nuovi linguaggi che si sposano bene con il genere action-supereroistico che qui si tratta. La prima parte delle animazioni della serie è stata affidata alla società d’animazione canadese, la Squeeze, con Stephan Franck a capo dell’animazione. Qui il lavoro è stato portato avanti sotto l’attenta direzione di Ryan Meinerding, responsabile dello sviluppo visivo dei Marvel Studios, che ha contribuito a definire lo stile di animazione in cel-shading. Questo vuol dire che, pur trattandosi di animazione computerizzata in 3D, l’effetto è quello dell’animazione classica in 2D, con commistioni di otoscopio e motion Capture. L’effetto è da una parte rassicurante e tradizionale, dall’altra spettacolare, mentre gli attori in carne e ossa sono comunque intervenuti a doppiare la loro controparte animata per dare continuità al progetto.

What If…? è un giocattolo divertente

What If…? è un gioco di narrazione davvero divertente, che metterà alla prova le certezze dello spettatore e che gli insegnerà a pensare in termini di multiverso, un elemento che sarà sicuramente fondamentale per il futuro dell’Universo Condiviso della Marvel. Un esperimento narrativo che forse non convincerà tutti ma che sottolinea quanto possa essere divertente giocare a fare Dio e a costruire storie e mondi senza per questo rinunciare a “quello che sarebbe potuto succedere se…”.

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