È innegabile che Bohemian
Rhapsody sia diventato uno dei biopic di maggior
successo della storia del cinema. Non solo il film è riuscito ad
incassare cifre esorbitanti al box office mondiale, ma è anche
riuscito ad ottenere ben cinque nomination ai premi Oscar 2019,
portando a casa quattro statuette (inclusa quella al miglior attore
protagonista, Rami Malek, premiato per la sua
interpretazione di Freddie Mercury).
Al di là dell’effettivo valore del
prodotto finale (aspetto sul quale si è già dibattuto ampiamente,
anche a causa del responso misto che la critica ha riservato al
film), il successo di Bohemian
Rhapsody è ormai un fatto e – come spesso accade in
questi casi – non dovrebbe sorprendere che le persone coinvolte
nella sua realizzazione abbiano iniziato a pensare ad un eventuale
sequel.
In una recente live su Instagram
(via
NME), Brian May, lo storico chitarrista dei
Queen (coinvolto attivamente nella realizzazione
del primo film), ha confermato che l’idea di un sequel è stata
ufficialmente presa in considerazione. “Ci stiamo pensando.
Abbiamo provato a cercare alcune idee. Sarà comunque difficile,
perché nessuno di noi avrebbe potuto prevedere il successo che ha
avuto il primo. Ci abbiamo messo tanto cuore e tanta anima nel
realizzarlo e nessuno avrebbe potuto prevedere il suo
successo”, ha spiegato May. “Ma sì, stiamo pensando a cosa
potrebbe accadere in un nuovo film, ma la sceneggiatura dovrebbe
essere davvero grandiosa. Ci vorrà un po’ per capire se ne varrà la
pena.
Bohemian
Rhapsody è uscito nelle sale italiane il 29 novembre
2018. Il film è il racconto realistico, elettrizzante e
coinvolgente degli anni precedenti alla leggendaria apparizione dei
Queen al concerto Live Aid nel luglio del 1985, la performance che
consacrò la band alla storia. Il film è diretto da Bryan
Singer, che nonostante il licenziamento da parte della
20th Century Fox nel bel mezzo delle riprese (venne temporaneamente
sostituito da Dexter Fletcher, che si occupò di terminare
le riprese e seguire la post-produzione), alla fine è stato l’unico
ad essere accreditato alla regia.
Sapevamo fin dall’inizio che
The
Suicide Squad sarebbe stato classificato come R,
ma forse è giusto affermare che nessuno si aspettava i livelli di
splatter che il regista è riuscito a raggiungere con la sua
iterazione della Task Force X, un chiaro riferimento ai suoi inizi
con Troma Entertainment.
Durante un’intervista con
Variety, a James Gunn è stato chiesto di una particolare
sequenza presente nel film, ossia quella in cui la Task Force X
abbatte un gruppo di combattenti ribelli di Sol Soria nella
giungla: Peacemaker e Bloodsport eliminano i ribelli in una
varietà di modi sempre più brutali, solo per scoprire, alla fine,
che hanno fatto fuori i loro alleati.
Ebbene, il regista e sceneggiatore
ha rivelato che la Warner Bros. aveva alcune perplessità in merito
alla scena, spiegando perché alla fine la stessa non è stata
minimamente modificata. “C’erano molto riserve su quella scena
con Bloodsport e Peacemaker. Ho adorato quella sequenza. È
divertente e va dritta al cuore di ciò di cui parla il film, per
me, in relazioni al viaggio di Bloodsport di iniziare a imparare
che’essere un uomo ed essere un leader non è sinonimo di tossicità,
e che la strada verso la vera virilità passa attraverso la
vulnerabilità. Quella sequenza è un parte importante di questo
percorso.”
“Alcuni dirigenti della Warner
Bros. erano perplessi. Mi hanno detto: ‘Non ci siamo spinti troppo
oltre?’. E allora io ho spiegato che il personaggio di Amanda
Waller dice loro esplicitamente di entrare in campo e uccidere
tutti”, ha aggiunto Gunn. “Quindi stanno semplicemente
eseguendo i suoi ordini. In un certo senso, è lei l’antagonista del
film. Comunque sì, avevano delle riserve in merito a quella
scena.”
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2, Savant,
King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita di
tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
La campagna promozionale di Morbius
è stata ufficialmente messa in pausa da quando il film è stato
posticipato al 2022 a causa della pandemia di Covid-19. Tuttavia,
le immagini del primo trailer ufficiale (distribuito ormai un anno
e mezzo fa) sono ancora vivide nella memoria dei fan, soprattutto a
causa del cameo – nel finale – di Adrian Toomes/Avvoltoio, il
villain interpretato da Michael Keaton in Spider-Man:
Homecoming.
Ciò significa che il film dovrebbe
essere ambientato nel MCU, o comunque in un universo
molto simile, anche se il murales raffigurante lo Spider-Man di
Tobey Maguire è servito solo a confondere ulteriormente le
idee. Tuttavia, una cosa di cui possiamo essere abbastanza certi è
che Morbius
si svolgerà molto probabilmente nello stesso mondo di Venom.
Ora, in una recente intervista con
MovieZine (via
CBM), il regista del film, Daniel Espinosa, ha
parlato della sua prima esperienza con un film basato su un
personaggio dei fumetti Marvel, lanciando – forse
involontariamente – una vera e propria bomba. “Prima che la
giornata di riprese inizi, ti senti strano. Guardi l’ordine del
giorno e ti trovi sul set da solo”, ha spiegato. “Quando
sei sul set, le riprese sono a tutti gli effetti come una
produzione svedese, ma poi guardi l’ordine del giorno e leggi i
nomi di Michael Keaton, Jared Leto, Tom Hardy… e tutto diventa
molto più emozionante.”
Le parole di Daniel
Espinosa sembrano confermare che Tom Hardy apparirà in Morbius
nei panni di Eddie Brock, anche se bisogna tenere a mente che il
regista e l’attore avevano già lavorato insieme per il film
Child 44 – Il bambino n. 44, quindi è anche probabile che
Espinosa stesse facendo riferimento a quell’esperienza quando ha
nominato Hardy. Tuttavia, la presenza di Venom nel cinecomic
potrebbe confermare la volontà, da parte della Sony, di voler
collegare il più possibile tra loro le pellicole del proprio
universo.
Tutto quello che sappiamo su
Morbius
Jared Leto è il protagonista dello
spin-off dedicato al personaggio dello Spider-Verse in produzione
alla Sony, Morbius.
Il premio Oscar interpreta il Dr. Michael Morbius, un biochimico
che tenta di curare una fatale malattia del sangue iniettandosi un
siero derivato da pipistrelli. Diventando Morbius, ha tutte le
qualità di un vampiro – incluso il gusto per il sangue umano.
Matt Smith, Tyrese
Gibson, Adria Arjona e Jared
Harris completano il cast del film, che uscirà
nelle sale americane il 28 gennaio 2022. La Arjona interpreterà
Martine Bancroft, l’interesse amoroso del protagonista Morbius: nei
fumetti, Martine diventa una potenziale vittima della sua sete di
sangue mentre è alle prese con la trasformazione che lo ha reso una
strana versione da laboratorio dei vampiri soprannaturali della
tradizione.
L’intero cast principale
di
Free Guy – Eroe per gioco ha presentato il film in
compagnia di Shawn Levy, regista che ha portato al
cinema questa idea originale un po’ folle e tanto divertente, che
arriverà sul grande schermo l’11 agosto, dopo un’attesa fin troppo
lunga dovuta alla pandemia.
“È stata una corsa,
ed è stata sicuramente un’attesa più lunga di quanto ci
aspettassimo – ha raccontato il regista, Shawn
Levy – Realizzare questo film è stato un vero piacere,
e la girarlo e montarlo è stata piuttosto gioioso e divertente.
Siamo davvero entusiasti di poterlo finalmente condividere,
sperando che restituisca al pubblico lo stesso calore che abbiamo
provato noi nel farlo.”
Il film ruota intorno
alla vita ordinaria di Guy, interpretato da Ryan Reynolds. “Per interpretarlo mi sono
ispirato a Oltre il giardino, con Peter Sellers. C’è qualcosa di
veramente appagante nell’interpretare questo personaggio in questo
mondo. È un po’ ingenuo e innocente, e gli piace molto, è come se
fosse un adulto di quattro anni! E questo ti permette di mettere in
scena una commedia priva di cinismo.”
Al suo fianco la
strepitosa Jodie Comer, che nel film interpreta il doppio
ruolo di Millie-Molotov Girl: “C’erano un paio di elementi che
mi hanno convinta a partecipare, ma prima di tutto è stata la
sceneggiatura. Ad esempio, ricordo di averlo letto e di aver
pensato, oh mio Dio, come si tradurrà sullo schermo. Nel film il
videogioco si mescola con la realtà. Ma in realtà nella storia c’è
così tanto cuore! Per cui sì, la sceneggiatura mi ha
convinta.”
Il grande antagonista
della storia è interpretato da Taika Waititi, regista di Thor: Ragnarok e premio Oscar per la
migliore sceneggiatura di Jojo Rabbit, ma anche
attore versatile che riesce sempre a dare ai suoi personaggi un
tocco personale. “Non sapevo cosa stessi facendo – ha però
confessato Waititi – forse ho portato a casa la missione solo
perché Shawn ha una fiducia infinita nelle persone. E io mi sono
fidato di questo, di lui, quando lui mi ha chiamato e mi ha detto
che pensava potessi farcela.”
Dopo tanta attesa,
Free Guy – Eroe per gioco arriverà al cinema l’11
agosto, in tempo per deliziare il pubblico e farlo emozionare con i
suoi personaggi insoliti e la sua storia originale.
Arriverà il 9 settembre al cinema
Qui rido
io, il nuovo film di Mario Martone
che sarà presentato a Venezia 78. Nel cast del film
Toni Servillo, Maria Nazionale, Cristiana Dell’Anna, Antonia
Truppo, Eduardo Scarpetta, Roberto De Francesco, Lino Musella,
Paolo Pierobon, con Gianfelice Imparato e
con Iaia Forte. Il film è distribuito da 01
Distribution.
La trama di Qui rido io
Agli inizi del ‘900, nella Napoli
della Belle Époque, splendono i teatri e il cinematografo. Il
grande attore comico Eduardo Scarpetta è il re del
botteghino. Il successo lo ha reso un uomo ricchissimo: di
umili origini si è affermato grazie alle sue commedie e alla
maschera di Felice Sciosciammocca che nel cuore del
pubblico
napoletano ha soppiantato Pulcinella. Il teatro
è la sua vita e attorno al teatro
gravita anche tutto il suo complesso nucleo
familiare, composto da mogli, compagne, amanti, figli
legittimi e illegittimi tra cui Titina,
Eduardo e Peppino De Filippo. Al culmine
del successo Scarpetta si concede quello che si
rivelerà un pericoloso azzardo. Decide di realizzare
la parodia de La figlia di Iorio, tragedia del più grande
poeta italiano del tempo, Gabriele D’Annunzio. La sera del
debutto in teatro si scatena un putiferio: la commedia viene
interrotta tra urla, fischi e improperi sollevati dai poeti e
drammaturghi della nuova generazione che gridano allo
scandalo e Scarpetta finisce con
l’essere denunciato per plagio dallo stesso
D’Annunzio. Inizia, così, la prima storica causa sul
diritto d’autore in Italia. Gli anni del processo saranno
logoranti per lui e per tutta la famiglia tanto che il
delicato equilibrio che la teneva insieme pare sul punto
di dissolversi. Tutto nella vita di Scarpetta sembra
andare in frantumi, ma con un numero da grande
attore saprà sfidare il destino che lo voleva perduto e
vincerà la sua ultima partita.
Madres
paralelas, diretto da Pedro
Almodóvar e interpretato Penélope Cruz, Milena
Smit, Israel Elejalde, Aitana Sánchez-Gijón, con la
partecipazione di Julieta Serrano e Rossy
De Palma sarà il film di apertura,
in Concorso, della 78. Mostra Internazionale d’Arte
Cinematografica dellaBiennale di
Venezia.
MADRES PARALELAS, la
trama
Due donne, Janis e Ana, condividono
la stanza di ospedale nella quale stanno per partorire. Sono due
donne single, entrambe in una gravidanza non attesa. Janis, di
mezza età, non ha rimpianti e nelle ore che precedono il parto
esulta di gioia. Ana invece è un’adolescente spaventata, contrita e
traumatizzata. Janis tenta di rincuorarla mentre passeggiano tra le
corsie dell’ospedale come delle sonnambule.
Le poche parole che scambiano in
queste ore creeranno un vincolo molto forte tra le due ed il fato,
nel fare il suo corso, complicherà in maniera clamorosa le vite di
entrambe.
La Biennale di Venezia e Cartier
annunciano che è stato attribuito al grande regista britannico
Ridley Scott (Il gladiatore, Blade Runner,
Alien) il premio Cartier Glory to the Filmmaker della 78.
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica (1 – 11 settembre
2021), dedicato a una personalità che abbia segnato in modo
particolarmente originale il cinema contemporaneo.
La consegna del premio Cartier Glory
to the Filmmaker a Ridley Scott avrà luogo venerdì 10 settembre in
Sala Grande (Palazzo del Cinema) alle ore 21.15, prima della
proiezione Fuori Concorso del suo nuovo film, The
Last Duel (Usa, Uk, 142′) con
Matt Damon,
Adam Driver,
Jodie Comer,
Ben Affleck. The Last Duel è un racconto di tradimento
e vendetta che mostra la brutalità del 14° secolo in Francia,
prodotto da 20th Century Studios.
A proposito di questo
riconoscimento, il Direttore della Mostra Alberto Barbera ha
dichiarato: “L’approccio personale al cinema di genere, in grado di
conciliare esigenze dello spettacolo, aspettative del grande
pubblico e pretese dei critici, costituisce l’elemento che
maggiormente caratterizza il cinema di Ridley Scott. Se anche
avesse diretto un solo film, il regista inglese – che aveva
esordito nel cinema a 40 anni con I duellanti, per poi imporsi
all’attenzione generale con il successo planetario di Alien –
sarebbe comunque entrato di diritto nell’olimpo dei grandi cineasti
del cinema contemporaneo grazie a Blade Runner, il film che ha
maggiormente influenzato la fantascienza moderna facendo scuola nei
decenni a venire. In una carriera strepitosa e prolifica, che conta
poco meno di trenta titoli realizzati con una frequenza
impressionate, Scott ha dimostrato di poter attraversare con
naturalezza i generi più disparati, innestando nuova linfa vitale
in ciascuno di essi.
Con Thelma & Louise è sembrato
anticipare di molti anni il dibattito odierno sulla condizione
femminile e l’ansia di affermazione che la contraddistingue. Con Il
Gladiatore ha riportato in vita un genere, il peplum, abbandonato
per esaurimento alla fine degli anni ’60, mentre con Black Hawk
Down ha imposto un nuovo, impressionante standard nel
realismo partecipativo dei film di guerra. Con The Martian, poi, ha
saputo contaminare con toni da commedia leggera il racconto di una
situazione tipicamente distopica. Tra i suoi meriti indiscutibili,
lo straordinario talento visivo e il gusto pittorico di cui ha dato
prova, al servizio della creazione di sontuose immagini barocche e
graficamente maestose, accompagnate da una rara e preziosa abilità
nel dirigere gli attori”.
”Per la prima edizione del premio
Cartier Glory to the Filmmaker, Cartier è orgogliosa di unirsi alla
Biennale di Venezia nell’onorare Ridley Scott per il suo
straordinario lavoro, per il talento e per l’eccezionale contributo
al cinema contemporaneo”, ha dichiarato Arnaud Carrez, Chief
Marketing Officer di Cartier. “Ridley Scott dagli anni ’70
arricchisce con le sue opere il mondo del cinema e rappresenta un
vero pilastro della creatività artistica dei nostri tempi”.
L’attesissima serie What
If…? aiuterà ad espandere il concetto di
Multiverso all’interno del MCU portando sullo
schermo la classica serie a fumetti della Marvel Comics, che ha esplorato una nuova linea
temporale in cui le cose sono andate diversamente rispetto a quanto
accaduto nell’universo Marvel. In attesa del debutto dello
show il prossimo 11 agosto su Disney+, ecco 10 trame della serie a
fumetti originale da conoscere:
Se la Fenice non fosse morta?
Una delle storyline più
famose della Marvel Comics è la Saga di Fenice Nera, che ha
visto gli Shi’ar arrivare sulla Terra per processare Jean Gray per
genocidio. Alla fine, Jean ha sacrificato la propria vita per
salvare gli X-Men e fermare Fenice Nera. “What
If…? #27″ immagina cosa sarebbe successo se Fenica non
fosse morta.
In questa storia, Jean Gray ha
salvato il pianeta natale degli Shi’ar da Galactus e si è
guadagnata il loro rispetto. Non sono venuti per lei e, alla fine,
Jean è sopravvissuta. Tuttavia, si è comunque persa a causa di
Fenica Nera e ha finito per uccidere gli X-Men, dal momento che
nessuno era abbastanza potente da abbatterla.
E se Wolverine avesse ucciso Hulk?
In What
If…? #34″, la prima apparizione di Wolverine ha avuto
luogo sulla scia di una differenza sostanziale: Hulk si è recato in
Canada e Wolverine è stato inviato per occuparsi di lui e
impedirgli di raggiungere le città popolate. Si sono scontrati, ma
poi si sono uniti per combattere Wendigo.
Tuttavia, quel team-up non è mai avvenuto
nella timeline impostata da What
If…?, perché Wolverine ha ucciso Hulk quando ha
combattuto contro di lui. Uccidendo Hulk, Logan si è montato la
testa e ha continuato a uccidere, finendo per diventare un
ricercato. Si unì alla Confraternita dei Mutanti Malvagia di
Magneto e finì per diventare un nemico degli X-Men.
E se Elektra fosse sopravvissuta?
In “What
If…? #35″ di Frank Miller viene esaminato cosa sarebbe
successo se Bullseye non avesse ucciso Elektra. Quella trama, in
realtà, ha portato avanti quanto impostato in “Daredevil #182”, con
Daredevil in lutto sulla tomba di Elektra, con l’Osservatore che si
è presentato per mostrargli cosa sarebbe successo se Elektra fosse
sopravvissuta.
Se non fosse morta, Elektra avrebbe
risparmiato la vita di Foggy Nelson e lei e Daredevil avrebbe
finito per restare insieme, magari arrivando anche a sposarsi. Ciò
l’ha messa nel mirino di Kingpin e, alla fine, la coppia ha dovuto
prendere una decisione importante.
E se The Punisher diventasse Venom?
In “What
If…? #44″ viene impostato un enorme cambiamento per
l’universo Marvel. Quando Spider-Man si liberò
del simbionte alieno, si unì a Eddie Brock e nacque Venom.
Tuttavia, cosa sarebbe successo se avesse scelto di legare, invece,
con The Punisher?
Ciò ha reso il potente simbionte
uno spietato assassino di cattivi e Frank Castle, di conseguenza,
più pericoloso che mai. Alla fine, The Punisher ha dovuto prendere
una decisione su come affrontare il simbionte.
E se Cable avesse distrutto gli X-Men?
In “What
If…? #46” di Kurt Busiek e Tod Smith viene raccontato cosa
sarebbe successo se Cable e il Professor X si fossero scontrati.
Nella serie, il Professor X è tornato sulla Terra e ha affrontato
Cable su quanto fossero diventate violente le squadre.
Cable entrò in guerra con il
Professor X e i suoi mutanti e finì per uccidere Xavier, Ciclope e
Jean Gray. Con i tre leader degli X-Men morti, la squadra andò in
pezzi. Alla fine, altri mutanti morirono, con Wolverine che guidò i
mutanti sopravvissuti contro Cable e i suoi alleati.
E se Wolverine avesse combattuto Conan?
In “What If…? Vol. 2 #16”, Wolverine finì
per recarsi su Terra-90816, che era la Terra in cui viveva Conan il
Barbaro. Mentre Conan finì per arrivare su Terra-616 e diventare
partner di Wolverine nei Savage Avengers anni dopo, questa era la
prima volta che si incontravano.
Ciò che ne risultò fu che Wolverine
incontrò Red Sonja, mentre Conan finì accidentalmente per viaggiare
verso Terra-616 senza Wolverine, dove le sue azioni portarono alla
fine del mondo.
E se Spider-Man rimanesse una celebrità?
Nella prima apparizione di Spider-Man, Peter Parker ha
guadagnato i suoi poteri dopo che un ragno radioattivo lo ha morso.
Invece di diventare un supereroe, Spider-Man ha cercato di fare
soldi come celebrità, girando di talk show in talk show. Tuttavia,
ha rinunciato al successo quando è morto suo zio Ben.
In
“What If…? #19”, Spider-Man ha fermato il ladro responsabili della
morte dello zio, pensando che ciò lo avrebbe reso una star ancora
più grande, quindi Ben non è mai morto. Di conseguenza, Spider-Man
è diventato una celebrità piuttosto che un supereroe e ha iniziato
a prendere decisioni molto discutibili, che alla fine hanno
rovinato la vita degli altri e quasi distrutto la sua.
E se Captain America fosse stato
trovato due decenni dopo?
Captain America sarà coinvolto nella serie What If…?
in arrivo su Disney+: vedremo, infatti, cosa
accadrebbe se il vero amore della sua vita, Peggy Carter,
diventasse il super-soldato al posto di Steve Rogers. Nel 1983, la
Marvel pubblicò un libro la cui
storia si interrogava su cosa sarebbe successo se Captain America
non fosse stato rianimato fino a quell’anno.
Questo è stato due decenni dopo che venne introdotto nella
Marvel Comics, il che significava che i
Vendicatori sono andati avanti senza di lui per anni prima del suo
ritorno. Quello che trovò fu un uomo che aveva assunto la sua
identità ed era diventato mortale, aiutando a trasformare gli Stati
Uniti in uno stato carcerario che Steve Rogers ha dovuto
salvare.
E se Korvac avesse battuto i Vendicatori?
In “What If…? #32”, la Marvel ha raccontata cosa sarebbe
successo se Korvac avesse sconfitto i Vendicatori e avesse deciso
di non riportarli indietro, andandosene. Nella storia originale,
Korvac ha battuto i Vendicatori, ma si è reso conto che ciò in cui
credeva era una bugia e ha resuscitato tutti i Vendicatori e
riportato le cose alla normalità.
In questa storyline, invece, non torna
indietro sui suoi passi e riporta in vita i Vendicatori come pedine
da usare per i suoi piani. Blocca la Terra da qualsiasi altro regno
dimensionale che possa essere raggiunto e finisce per guidare
l’intero universo verso la sua distruzione.
What If…? Civil War
Nel 2008, la Marvel ha rilasciato il one-shot
“What If…? Civil War”, in cui Iron Man e i suoi supereroi
pro-registrazione erano schierati contro Capitan America e i suoi
combattenti pro-libertà. Mentre Capitan America e Iron Man
pensavano entrambi di avere ragione, tutto è finito quando Cap si è
accorto del danno fatto e si è arreso.
In
questa storia sono avvenuti due importanti cambiamenti che hanno
cambiato il modo in cui sono andate le cose. In uno, Iron Man è
morto in “Extremis” e Capitan America guidò tutti gli eroi contro
il governo, perdendo gravemente. Nel secondo, Iron Man chiese aiuto
a Cap invece di minacciarlo, finendo per lavorare insieme e, alla
fine, accettando di lavorare sulla registrazione, ma con modifiche
che consentono agli eroi di proteggere le loro identità,
rivelandole solo a Cap.
Quando Justice
League è stato distribuito nel 2017 venne stroncato
ampiamente dalla critica, ma riuscì comunque ad incassare 657,9
milioni di dollari al box office mondiale. È stato un risultato
discreto, ma comunque inferiore alle aspettative della Warner
Bros., considerati soprattutto i personaggi coinvolti e l’enorme
quantità di denaro investita dallo studio per realizzarlo.
Uno dei problemi più grandi che la
produzione ha dovuto affrontare è stato quando Henry Cavill è dovuto tornare sul set per le
riprese aggiuntive affidate a Joss Whedon. All’epoca l’attore era impegnato
anche con la produzione di Mission: Impossible – Fallout, che gli
vietò categoricamente di rimuovere i baffi per tornare
temporaneamente nei panni di Superman. Per questo motivo, il team
creativo di Justice
League si vide costretto a rimuoverli in digitale. Il
risultato finale è stato oggetto di numerosissimi meme e GIF che
hanno catalizzato l’attenzione del web per moltissimo tempo.
Parlando con
The Hollywood Reporter, il produttore Charles
Roven ha commentato quella scelta da parte della
produzione, facendo ammenda per la rimozione in digitale dei baffi.
“Speravamo che Henry si radesse la barba. Eravamo molto
preoccupati che non saremmo stati in grado di rimuoverli senza che
il pubblico se ne accorgesse. E in effetti avevamo ragione ad
essere preoccupati”, ha ammesso Roven. “Aprire un film con
Superman e far sembrare il suo volto così buffo… direi che non è
stata una delle migliori decisioni che sono state prese. È stata
una decisione presa per tantissime altre ragioni, ma non abbiamo
pensato a proteggere il film.”
“È stata una decisione presa per
proteggere una data di uscita, tutti i partner promozionali che
erano legati a quella data di uscita, tutti i cinema che avevano
organizzato cose intorno a quella data di uscita”, ha aggiunto
Roven. “Il fatto che IMAX fosse legato a quella data, che fosse
Natale, avrebbe significato un sacco di entrate per la Warner Bros.
in quel particolare momento. Non avevano un altro grande successo
natalizio con cui sostituire l’uscita di Justice League.”
Non è un segreto che i dirigente
della Warner Bros. hanno spinto per l’uscita di Justice
League a novembre perché stavano cercando di
proteggere i loro interessi. Tuttavia, col senno di poi, anche se
la produzione non avesse optato per la rimozione dei baffi in
digitale, il film sarebbe stato comunque massacrato per tantissime
altre ragioni. Tuttavia, forse avrebbe potuto salvare i rapporti
tra Henry Cavill e lo studio, poiché l’imbarazzo
dell’intera situazione potrebbe in qualche modo aver influito sul
futuro dell’attore nei panni dell’Uomo d’Acciaio.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Secondo quanto riportato da
Deadline, il premio Oscar Jennifer Lawrence (Il
lato positivo) sarebbe in trattative per recitare nei
panni dell’agente cinematografico Sue Mengers in
un nuovo biopic che sarà diretto dal premio Oscar Paolo
Sorrentino (La
grande bellezza).
Mengers è stata uno dei talent scout
della Nuova Hollywood più in voga tra gli anni ’60 e gli inizi
degli anni ’80. Tra i numerosi attori e registi che vennero da lei
rappresentati figurano anche Cher,Barbra
Streisand, Brian De Palma, Mike Nichols, Faye Dunaway, Gene
Hackman, Michael Caine, Nick Nolte e Burt
Reynolds. È morta nel 2011, ma grazie ai traguardi
raggiunti nel corso della sua brillante carriera, la donna
contribuì a rivoluzionare un ambiente fortemente maschile (era nota
per la sua devozione ai clienti e per gli alti stipendi che
riusciva a far ottenere loro).
La sceneggiatura del biopic, che non
ha ancora un titolo ufficiale, sarà scritta da Lauren
Schuker Blum, Rebecca Angelo e John
Logan. Secondo la fonte, il film potrebbe essere
acquistato o da Apple o da Netflix. Ricordiamo che questo dovrebbe essere il
secondo progetto che vedrà Lawrence diretta da Sorrentino: nel
2019, infatti, venne annunciato che la star di Hunger Games sarebbe stata protagonista per il celebre
regista dell’adattamento del romanzo premio Pulitzer
Mob Girl, ma ad oggi non sappiamo se questo progetto
sia ancora in cantiere oppure no.
Tutti conosciamo ormai la storia di
Suicide
Squad. Per quei pochi che ancora non sanno di cosa
stiamo parlando, è necessario sapere che il regista David Ayer sostiene che la sua versione del
film non è quella che abbiamo visto sul grande schermo a causa
delle numerose intromissioni della Warner Bros. durante la
produzione.
Di recente Ayer è tornato sulla
questione attraverso
una lunga lettera di sfogo in merito al suo taglio del
cinecomic, mentre Charles Rover, storico
produttore della DC Films, ha ora parlato di cosa è successo
all’epoca delle riprese in una recente intervista con
The Hollywood Reporter. “Quando lo studio sperava di
sostituire John Gilroy, il montatore originale, abbiamo suggerito
Lee Smith. Avevo lavorato con Lee alla trilogia del Cavaliere
Oscuro di Christopher Nolan. È uno dei migliori montatori in
circolazione. Volevamo ingaggiarlo per dare un tono diverso al
film, senza però snaturarlo”, ha spiegato Rover.
Chiaramente, anche in base a quello che sta dicendo David,
quella era la versione che gli piaceva di più. C’era un’enorme
quantità di sentimenti diversi tra ciò che lo studio voleva e ciò
che invece voleva David in quel momento. Di sicuro, è stata una
negoziazione in merito a quale sarebbe stato il taglio
definitivo.”
“La cosa interessante è stata
quando abbiamo testato la versione di Ayer – ad essere onesti, non
posso ora ricordare come siamo arrivati a quel montaggio, o chi
se ne era occupato, ma di sicuro non era Lee. Era qualcun altro
arrivato dopo. Anche la versione dello studio era stata
rimaneggiata da diversi montatori. Abbiamo testato entrambe le
versioni”, ha aggiunto Roven. “David e lo studio e noi
stessi, cioè Rich, io e i capi della DC a quel tempo – Jon Berg e
Geoff Johns -, ci siamo seduti tutti in una stanza e abbiamo
cercato di trovare quale sarebbe stato il meglio di entrambe le
versioni. Ovviamente, al film è stato apportato un bel cambiamento.
Al pubblico è piaciuto abbastanza da farci pensare ad un sequel. Di
sicuro non era la visione pensata da David, e sicuramente non era
la visione pensata dallo studio.”
In base alle parole di Rover, sembra
che alla fine lo studio abbia deciso di distribuire nelle sale una
sorta di versione “ibrida” di Suicide
Squad, che in qualche modo ha unito “pezzi” di
entrambe le versioni del film, quella della Warner Bros. e quella
di David Ayer. Sarebbe comunque interessante vedere cosa aveva pianificato
esclusivamente Ayer, ma le possibilità che la Warner Bros. decida
di distribuire il suo taglio sono estremamente scarse, per non dire
nulle.
Alan Cumming ha
rivelato di aver mandato a quel paese i produttori del franchise di
Harry Potter dopo che gli avevano offerto il
ruolo di Gilderoy Allock, il professore di Difesa
contro le Arti Oscure che appare ne
La camera dei segreti, interpretato da Kenneth Branagh.
Intervistato dal
Telegraph, Cumming ha rivelato i dettagli in merito al provino
sostenuto per il personaggio, descrivendo la sua disillusione per
l’intera esperienza. “Non ho rifiutato la parte. Ho proprio
detto loro di andare a farsi fottere!”, ha dichiarato l’attore
statunitense. “Volevano che io e Rupert Everett facessimo un
provino, ma dissero che non potevano pagarmi più di una certa
somma, perché non avevano più budget. Avevo lo stesso agente di
Rupert, al quale ovviamente offrirono più soldi. Hanno mentito
spudoratamente, e anche stupidamente direi.”
“Voglio dire… se devi mentire,
fatti furbo, no?”, ha aggiunto Cumming. “A quel punto
dissi al mio agente: ‘Dì loro di andare a farsi fottere!’. E pensai
che almeno sarebbe stato Rupert a ottenere la parte. Gli fecero
fare un provino, ricordo anche che portò la sua parrucca. Poi, alla
fine, diedero la parte a Kenneth Branagh. Così, dal
nulla.”
Alan Cumming è
attualmente uno dei protagonisti di Schmigadoon!, la serie comedy musicale
disponibile su Apple
TV+, creata da Cinco
Paul e Ken Daurio e
vagamente ispirata al musicale del
1947 Brigadoon.
Il futuro del franchise di Harry
Potter
Quest’anno il franchise di
Harry Potter compirà 20 anni, ma al momento non
sappiamo se la Warner Bros. abbia in cantiere dei festeggiamenti
speciali. Tuttavia, i piani in merito alla saga non si sono di
certo esauriti. Nel 2022, infatti, in occasione del 25°
anniversario dell’uscita dei romanzi originali, verrà allestita una
mostra virtuale dedicata, e sempre il prossimo anno dovrebbe
tornare in scena lo spettacolo teatrale Harry Potter and the
Cursed Child, ambientato diciannove anni dopo l’ultimo
romanzo della saga.
Inoltre, per il 2022 è prevista
anche l’uscita nelle sale di Animali
Fantastici 3, terzo capitolo della saga
cinematografica spin-off, che vedrà l’ingresso nel cast
di Mads
Mikkelsen, ingaggiato per sostituire Johnny
Depp nel ruolo di Gellert Grindelwald.
The Suicide
Squad è uscito finalmente nei cinema e, in America,
anche su HBO Max. Come spesso accade quando si tratta di grande
blockbuster, anche il film di James Gunn, a quanto pare, doveva avere un
finale molto diverso da quello che abbiamo visto sul grande
schermo.
Il sito tedesco Filmstarts
ha avuto modo di intervistare proprio il regista e sceneggiatore
per discutere del processo di creazione di questa nuova storia
legata alla Task Force X, rivelando anche di aver avuto un’idea
alternativa per il finale del film. Anche se il progetto era ancora
una fase di scrittura iniziale, Gunn ha spiegato di aver
effettivamente preso in considerazione l’idea di mettere la squadra
di cattivi contro Superman.
“Quando ho iniziato a scrivere
The Suicide Squad, una delle idee era che questi
personaggi avrebbero combattuto contro Superman”, ha
confermato il regista, intendendo presumibilmente l’iterazione di
Henry Cavill. “La Squadra Suicida doveva
catturare Superman per qualche motivo. Questo è quanto… era solo
una vaga idea. Magari era fuori controllo, o forse era controllato
da qualcuno. Ecco perché questo gruppo di schifosi supercriminali
doveva affrontare l’eroe più potente del mondo. Mi piace ancora
quest’idea. Se la DC realizzerà un sequel, allora per favore…
non fatelo senza di me.”
In passato Gunn aveva rivelato di
aver discusso di un progetto dedicato a Superman con la Warner
Bros., quindi supponiamo che sia stato proprio questo. Una versione
di The
Suicide Squad che mettesse la Task Force X contro
l’Uomo d’Acciaio avrebbe di certo segnato un
epico ritorno nel DCEU per Cavill. È un vero peccato che non sia
accaduto…
“Benvenuti all’inferno, ossia a
Belle Reve, la prigione con il più alto tasso di mortalità negli
Stati Uniti d’America. Qui sono confinati i peggiori
supercriminali, disposti a tutto pur di evadere, anche unirsi
all’oscura e super segreta missione della Task Force X. L’incarico
del giorno? Metti insieme una serie di truffatori (tra cui
Bloodsport, Peacemaker, Captain Boomerang, Ratcatcher 2,
Savant, King Shark, Blackguard, Javelin e la psicopatica preferita
di tutti, Harley Quinn). Armali pesantemente e abbandonali sulla
remota isola di Corto Maltese infusa dal nemico. Mettili alla prova
grazie ad una giungla brulicante di avversari militanti e forze di
guerriglia ad ogni angolo. La squadra è impegnata in una ‘search
and destroy’ guidata dal colonnello Rick Flag, mentre i tecnici del
governo di Amanda Waller seguono ogni loro movimento grazie a dei
sistemi impiantati nelle loro orecchie. Come sempre… una sola mossa
falsa e chiunque può morire (per mano degli avversari, di un
compagno di squadra o della stessa Waller).”
Zack
Snyder’s Justice League è stato distribuito su HBO Max
all’inizio di quest’anno a seguito di una grande fanfara. Tuttavia,
nonostante le recensioni siano state estremamente positive, ad oggi
non sappiamo quanto l’operazione sia stata effettivamente
vantaggioso per il servizio di streaming in termini di nuovi
iscritti.
I fan di Zack Snyder sono certamente felici ora,
nonostante sia ormai chiaro che la Warner Bros. stia cercando di
andare oltre lo SnyderVerse. La domanda è: come andrà
avanti la Justice League nel DCEU? La versione
cinematografica del 2017 è stata un totale disastro, ma se The Suicide
Squad di James Gunn ha dimostrato qualcosa, è proprio
il fatto che un franchise può essere salvato grazie al regista
giusto.
Durante una recente intervista con
The Hollywood Reporter, allo storico produttore della DC Films
Charles Roven è stato chiesto del suo
coinvolgimento futuro in merito allo sviluppo di questi film, con
lo stesso che ha lasciato intendere che potrebbe esserci ancora
qualcosa in serbo per la Justice League sul grande schermo. “Se
ci fossero almeno un altro paio di film di Superman con Henry
Cavill, sarei coinvolto. Lo stesso varrebbe per eventuali sequel di
Batman v Superman o Justice League”,
ha spiegato Roven. “Sarei coinvolto anche in eventuali sequel
di Suicide Squad, fino ad un certo numero. Ma non
sono realmente affiliato con Aquaman e non ho nulla a che fare con Shazam!”
“Ma ho ancora un’affiliazione
per altri Suicide Squad, di cui sono entusiasta. Spero che James,
quando avrà un po’ di tempo, tornerà e vedrà se ha intenzione di
farne un altro, perché ha fatto un lavoro fantastico”, ha
aggiunto Roven. “Farei sicuramente parte di tutto questo.
Probabilmente ci sarà anche un’altro Justice League, anche se penso
che accadrà soltanto fra un paio di anni.”
Che la Warner Bros. abbia in
programma qualcosa per la Justice League sembra essere indubbio, e
forse è anche giusto che lo studio – sulla scia di quanto accaduto
con la produzione del primo film – voglia lasciare passare un bel
po’ di anni prima di annunciare qualcosa di nuovo.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
La star di Black Widow, Scarlett Johansson, ha recentemente intentato
una causa contro la Disney dopo aver perso i bonus che l’attrice si
aspettava di ricevere se il film dei Marvel Studios avesse raggiunto cifre al
botteghino. La scelta dello studio di distribuire Black Widow in contemporanea nelle sale e su Disney+ potrebbe anche aver influito
sulla sua capacità di guadagno, tuttavia la multinazionale ha
sempre sostenuto che l’attrice sia stata pagata quanto dovuto.
Da quando sono stati rivelati i
dettagli della causa, la maggior parte del popolo del web ha preso
le difese di Johansson, tirando in ballo a sostegno delle loro
argomentazioni anche la disparità di genere (da sempre al centro di
importanti dibattiti all’interno dell’industria hollywoodiana).
Anche il team legale dell’attrice si è concentrato sulla questione,
ma ora a parlare è stato l’avvocato della Disney, Daniel
Petrocelli, che una recente intervista con
Variety ha dichiarato quanto segue: “È ovvio che si tratta
di una campagna pubblicitaria orchestrata con precisione per
ottenere qualcosa che non si potrebbe ottenere attraverso la
singola causa legale. Tuttavia, nessun carico di pressione pubblica
potrà cambiare o nascondere i chiari impegni contrattuali. Il
contratto scritto è chiaro come il sole.”
L’accordo di Johansson prevedeva
l’uscita di Black Widow su un minimo di 1500 cinema, cosa che la
Disney ha rispettato dal momento che il film è uscito su 9000
cinema negli Stati Uniti e 30.000 nel resto del mondo. Petrocelli
sostiene che il Covid ha influenzato pesantemente la scelta di
debuttare in contemporanea anche su Disney+ con Accesso Vip e che il costo
per la visione del film, ossia $ 29,99, è stato vantaggioso per
Johansson perché, alla fine, quelle entrate sono state prese in
considerazione in tutto ciò che alla fine ha ricevuto
l’attrice.
“Abbiamo trattato gli incassi di
Disney Premier Access come un vero e proprio botteghino, proprio
per soddisfare i requisiti presenti nel contratto. Ciò ha soltanto
giovato, da un punto di vista economico, a Ms. Johansson”, ha
aggiunto Petrocelli.
Chiaramente, la questione potrebbe
non risolversi tanto facilmente, dal momento che nessuna delle due
parti sembra disposta a tirarsi indietro. Tuttavia, è probabile che
Scarlett Johansson non lavorerà mai più per la
Disney una volta che la questione verrà risolta. La Disney dovrebbe
semplicemente pagarle ciò che le è “dovuto” e sistemare la
situazione? Sembra che Kevin Feige e Bob
Iger la pensino così, ma il nuovo CEO dello studio,
Bob Chapek, non sembra essere d’accordo…
Quello della frontiera è un tema
estremamente radicato nella cultura statunitense, che sul desiderio
di espandersi continuamente in terre tutte da esplorare ha
costruito un ricchissimo immaginario. Tra i primi a trattare
l’argomento furono i film western, dove si narrano le vicende di
pionieri ed esploratori pronti a spingersi sempre al di là del
consentito. Il cinema ha poi continuamente rielaborato tali
tematiche, ancora oggi presenti in storie che affrontano le
contemporanee derive dei confini, in particolare quello tra Stati
Uniti e Messico. Un recente e sottovalutato western a concentrarsi
su di ciò è Frontera, uscito nel 2014 per
la regia di Michael Berry.
Scritto dallo stesso Berry in
collaborazione con Luis Moulinet III, il film
affronta una serie di dinamiche già in atto da tempo negli Stati
Uniti, ma anticipa anche determinati punti di vista che sarebbero
poi diventati centrali durante la presidenza di Donald Trump.
Ancora una volta dunque attraverso un dramma di genere si può
riflettere su ciò che accade in questi luoghi al limite, dove la
legge fatica ad essere radicata quanto dovrebbe. Pur trattando
dunque tematiche molto importanti, al momento della sua uscita
Frontera finì con il passare in sordina, mancando di
ottenere il riscontro sperato.
Ancora oggi è un film poco noto,
certamente imperfetto e non all’altezza di altri titoli simili, ma
anche in questo si possono ritrovare elementi che per chi ha a
cuore l’argomento vantano un certo fascino.
Riscoprire Frontera può dunque rivelarsi un
bella sorpresa, consentendo di avere un ulteriore punto di vista
sull’argomento. Prima di intraprendere una visione del film, però,
sarà certamente utile approfondire alcune delle principali
curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà
infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Frontera: la trama del film
Ambientato nella tumultuosa zona
della città di confine tra Arizona e Messico, Frontera ha
per protagonista Roy McNary, ex sferiffo locale
che vede sua moglie Olivia morire inaspettatamente
a seguito di una caduta da cavallo. Indagando sullo strano caso,
egli arriva ad individuare come colpevole il messicano
Miguel Ramirez. L’uomo, infatti, si è introdotto
illegalmente negli Stati Uniti ed ha avuto contatti proprio con
Olivia poco prima dell’incidente. Insieme all’attuale sceriffo
Randall Hunt, Roy intraprende dunque una caccia
all’uomo, alla ricerca di risposte su quanto realmente accaduto.
Più si avvicina al suo obiettivo, però, si scontra con una serie di
rivelazioni che porteranno alla luce una vicenda più complicata,
proprio come i rapporti tra Stati Uniti e Messico.
Frontera: il cast e il finale del film
Ad interpretare il ruolo
dell’anziano ex sceriffo Roy McNary vi è l’attore candidato
all’Oscar Ed Harris.
Questi non è nuovo al genere western, avendone diretto uno,
Appaloosa, nel 2008. Accanto a lui, nei panni della moglie
Olivia vi è l’attrice Amy Madigan, che nella
realtà è realmente la sposa di Harris. I due avevano già avuto modo
di collaborare in diverse occasioni, in particolare per il film
Pollock. Nei panni di Miguel Ramirez, il messicano
ricercato da Roy, vi è l’attore Michael Peña,
noto per i film
Ant-Man, Crash – Contatto fisico e Sopravvisuto – The
Martian. L’attrice Eva Longoria,
nota per la serie Desperate
Housewives, interpreta invece Paulina Ramirez, la moglie
di Miguel. Aden Young, infine, è lo sceriffo
Randall Hunt.
Tutti questi personaggi arrivano
infine a confrontarsi sul finale, quando Roy finalmente incontra
Miguel e ottiene la versione dei fatti di quest’ultimo. Commosso da
quanto raccontatogli, l’anziano comprende di come egli non abbia
colpe nella morte della moglie. Decide dunque di aiutarlo ad uscire
di prigione e a ritrovare la sua compagna Paulina, che intanto era
entrata negli Stati Uniti per cercarlo. Roy decide infine di
offrire un lavoro al messicano, prendendolo sotto la sua protezione
e facendogli riparare la recinzione che divide la sua terra dal
Messico. Sul finale, dunque, pur se il confine viene ripristinato,
ciò avviene in seguito alla pace ottenuta dalle rispettive parti,
lanciando così un messaggio di unione.
Frontera: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Frontera
è infatti disponibile nei cataloghi di Infinity e Mediaset
Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. È bene notare che in caso
di noleggio si avrà soltanto un dato limite temporale entro cui
guardare il titolo. Il film è inoltre presente nel palinsesto
televisivo di sabato 7 agosto alle ore
21:00 sul canale Iris.
L’attrice Melanie
Lynskey recita sin da quando era un’adolescente e negli
anni si è distinta attraverso generi differenti, passando con
naturalezza dal cinema alla televisione. Sono molti i progetti che
la vedono in ruoli di rilievo, attraverso i quali ha potuto
confermarsi come un’interprete estremamente devota ai propri
personaggi e capace di dar vita a performance particolarmente
intense e convincenti. In attesa di rivederla in nuovi progetti,
affiancata da altre grandi star di Hollywood, ecco 10 cose
che non sai di Melanie Lynskey.
Melanie Lynskey: i suoi film e le serie TV
1. È nota per alcuni
celebri film. L’attrice esordisce al cinema all’età di 15
nel film Creature dal cielo (1994) di Peter
Jackson. Torna a recitare per lui anche in Sospesi nel
tempo. Successivamente ottiene popolarità grazie a film quali
Il giardino dei ciliegi (1999), Le ragazze del Coyote
Ugly (2000), Flags of Our Fathers (2006), di Clint Eastwood,
e American Life (2009), con John Krasinski.
Nel 2009 è anche in Tra le nuvole, con
George Clooney e in
The Informant!, con Matt Damon.
Negli anni successivi recita in Cercasi amore per la fine del
mondo (2012), Noi siamo infinito (2012), I Don’t
Feel at Home in This World Anymore (2017) e A un miglio da
te (2017). Nel 2021 recita nel film NetflixDon’t Look Up, con Leonardo
DiCaprio e Jennifer
Lawrence.
2. Ha recitato in diverse
serie di successo. L’attrice debutta sul piccolo schermo
nel 2002 con la miniserie Rose Red. Successivamente
ottiene un ruolo di rilievo nella sitcom Due uomini e
mezzo, che le permette di guadagnare grande popolarità. Da
quel momento compare anche in alcuni episodi di The Shield
(2003), The L World (2008), C’è sempre il sole a
Philadelphia (2009) e Dr. House – Medical Division
(2012). Nel 2014 è Beatrice in Over the Garden Wall,
mentre dal 2015 al 2016 recita in Togetherness nel ruolo
di Michelle Pierson. Tra le serie più note a cui ha preso parte si
annoverano invece Sunshine (2017), Castle Rock
(2018), Mrs. America (2020), Young Sheldon (2021)
e Yellowjackets (2021).
Melanie Lynskey in Due uomini e mezzo
3. Ha interpretato uno dei
personaggi principali della serie. Nella celebre sitcom
andata in onda dal 2003 al 2015 Due uomini e mezzo, con
protagonista CharlieSheen, La
Lynskey ha interpretato il ruolo di Rose, la stalker che perseguita
il personaggio interpretato da Sheen. Dopo che Rose finisce a letto
con Charlie, infatti, ne diventa ossessionata e cerca in tutti i
modi di riavvicinarsi a lui. Grazie a questo ruolo la Lynskey ha
ottenuto grandissima popolarità e quello di Rose è ancora oggi il
suo personaggi più noto.
4. Ha rischiato di perdere
il ruolo. Nonostante la popolarità di Rose, il personaggio
stava per essere fatto uscire di scena al termine della quarta
stagione. Motivo di ciò era l’impossibilità della Lynskey a tornare
nella serie avendo ottenuto un ruolo da protagonista in un nuovo
progetto intitolato Drive. Quando però quest’ultimo venne
cancellato prima del previsto, l’attrice fu in grado di tornare a
rivestire i panni di Rose, che rimase così stabile all’interno
della serie.
Melanie Lynskey in Young Sheldon
5. Ha recitato nella nota
serie TV. Il personaggio di Sheldon Cooper presente in
The Big Bang Theory è divenuto talmente tanto popolare da
meritarsi una serie spin-off che ne racconta l’infanzia e la
formazione. Questa è Young Sheldon, arrivata oggi alla
quinta stagione. Nella quarta, precisamente negli episodi 7 ed 8,
fa la sua comparsa anche la Lynskey nel ruolo della professoressa
Ericson, insegnante di filosofia di Sheldon al college.
Melanie Lynskey in Le ragazze del Coyote Ugly
6. È stata la migliore
amica della protagonista nel film. Uno dei primi film che
hanno conferito buona popolarità all’attrice è Le ragazze del
Coyote Ugly, uscito nel 2000. In questo, la Lynskey ricopre il
ruolo di Gloria, la migliore amica della protagonista Violet
Sanford, interpretata da Piper Perabo.
Per assumere il ruolo, l’attrice ha dovuto convincere i produttori
di poter sfoggiare un credibile accento del New Jersey. Essendo lei
neozelandese, la cosa non è stata affatto semplice, ma dopo un
periodo di perfezionamento è riuscita ad ottenere quanto
richiesto.
Melanie Lynskey in Castle
Rock
7. Ha recitato nella serie
basata sui racconti di Stephen King. Tra il 2018 e il 2019
è andata in onda la serie Cattle Rock, ideata da
Sam Shaw è basata sulle storie del celebre
scrittore Stephen King. In questa si intrecciano
personaggi e temi dell’immaginaria cittadina di Castle Rock,
protagonista di diverse opere di King. La Lynskey viene scelta per
interpretare nella prima stagione il personaggio di Molly Strand.
Per l’attrice si è tratta della seconda incursione nell’immaginario
di King, avendo già recitato nel 2002 nella miniserie Rose
Red.
Melanie Lynskey e Jason Ritter
8. Ha una relazione con
l’attore. Dal 2013 l’attrice è sentimentalmente legata
all’attore Jason Ritter, noto in particolare per
le serie Parenthood e The Event. I due, di solito
molto riservati circa la loro vita privata, hanno fatto sapere nel
2017 di essersi infine sposati mentre nel dicembre del 2018 è nata
la loro prima figlia. Prima di essere legata a Ritter, l’attrice è
stata sposata con Jimmi Simpson dal 2007 al 2012,
anno in cui si separano in attesa di divorziare ufficialmente nel
2014.
Melanie Lynskey è su Instagram
9. Ha un profilo sul social
network. L’attrice è presente su Instagram con un proprio
account verificato. All’interno di questo la Lynskey vanta oltre 20
mila follower, ed è solita pubblicare post di vario genere. Questi
ad oggi sono circa 22 e spaziano da momenti di svago in compagna di
amici o della sua famiglia sino alla promozione dei suoi progetti
cinematografici e televisivi. Seguendo il suo profilo, dunque, si
potrà essere sempre aggiornati sulle sue attività.
Melanie Lynskey: età e altezza dell’attrice
10. Melanie Lynskey è nata
a New Plymouth, in Nuova Zelanda, il 16 maggio del 1977.
L’attrice è alta complessivamente 1,7 metri.
Arriva in prima visione
suSky Cinema Uno il 9 agosto alle 21.15
in streaming su NOW e disponibile on
demand, Breaking News A Yuba County, un film diretto da
Tate Taylor e scritto da Amanda
Idoko, con Allison Janney,
Mila Kunis, Awkwafina e con la partecipazione di
Matthew Modine e Ellen Barkin. Il premio Oscar
Allison Janney, è la protagonista di questa
black-comedy costruita con arguzia sull’equilibrio precario
tra verità, apparenza e credibilità che racconta come l’attenzione,
la fama e i misfatti possano essere una vera propria combinazione
micidiale. In un mix di satira, impertinenza, simpatia e mistero,
una galleria di personaggi memorabili cerca di scoprire cosa sia
successo a Karl Buttons.
Chi è il colpevole e perché?
E chi lo sa la farà franca – o avrà un primo piano in TV? Quando
suo marito Karl (MATTHEW MODINE) scompare, Sue Buttons (ALLISON
JANNEY), una sottovalutata moglie di periferia, si ritrova ad
essere una celebrità locale quando si imbarca in una ricerca, nella
piccola contea di Yuba County, per trovarlo. Nel tentativo di
prolungare la sua nuova fama, Sue si imbatte in situazioni
esilaranti mentre il suo mondo si capovolge. Avrà a che fare con
un’aspirante criminale (AWKWAFINA), un’implacabile poliziotta
locale (REGINA HALL) e dovrà fare i conti con la sua sorellastra
(Mila
Kunis) – una giornalista locale alla disperata ricerca
di una storia – e con il fratello fannullone di suo marito (JIMMI
SIMPSON) e la sua aiutante (WANDA SYKES), tutti uniti nella ricerca
della verità dietro la scomparsa di Karl Buttons.
BREAKING NEWS A YUBA COUNTY
in prima visione lunedì 9 agostoalle
21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand. E grazie a extra, il programma fedeltà di Sky,
i clienti Sky da più di 3 anni e con Sky Cinema lo vedranno prima
di tutti on demand nella sezione extra.
Sin dal suo debutto cinematografico
avvenuto sul finire degli anni Settanta, la regista polacca
Agnieszka Holland ha rielaborato
attraverso i suoi film il trauma della Seconda guerra mondiale,
dell’Olocausto e di quanto è seguito a tali orrori. Tra i suoi film
più famosi sull’argomento si citano Raccolto amaro, Europa
Europa e In Darkness. Assidua
frequentatrice del Festival di Berlino, è qui che nel 2020 ha
presentato il suo nuovo film, anch’esso ambientato in tale
difficile contesto. Si tratta di Charlatan – Il potere
dell’erborista, liberamente ispirato alla figura di
Jan Mikolášek, il ciarlatano del titolo.
L’uomo, vissuto tra il 1889 e il
1973, è stato noto per le sue miracolose cure a base di erbe. Egli
vantava inoltre la capacità di stabilire la malattia dei suoi
pazienti semplicemente analizzandone le urine. Raccontare di lui, e
riesumarlo da un dimenticatoio in cui era stato fatto cadere, è
però anche un modo per affrontare un periodo storico che copre
quasi 50 anni delle Repubblica Ceca. In particolare, la regista si
concentra sul clima politico e sulle forti tensioni ideologiche
consolidatesi al termine della guerra. Così facendo, rielabora
dinamiche e vicissitudini del passato ancora oggi traumatiche.
Lo scontro tra Uomo e Potere come metafora di un secolo
Protagonista del film, dunque, è
Jan Mikolášek (Ivan Trojan), il
quale dopo essere sopravvissuto alla Prima guerra mondiale,
sviluppa un forte interesse per l’erboristeria. Egli si convince
che per guarire il corpo nulla sia meglio delle erbe disponibili in
natura. Grazie agli insegnamenti di un’anziana, Jan apprende dunque
quanto c’è da sapere a riguardo. In breve tempo la sua fama si
espande a dismisura, portandolo ad essere continuamente circondato
da pazienti desiderosi di ricevere le sue cure miracolose. Insieme
al fedele Frantisek Palko (Juraj
Loj), suo assistente e amante segreto, Jan vede crollare
la propria reputazione nel momento in cui le autorità lo accusano
di omicidio.
Affidandosi ad un personaggio di
questo tipo, calato in questo contesto, la regista si trova a
gestire una serie di questioni tutt’altro che scontate. Mikolášek
era davvero un ciarlatano? Il punto di vista offerto sembra
contrario a tale tesi e già questo pone una serie di riflessioni
ancora oggi valide sullo scontro tra farmaci e rimedi naturali.
Mikolášek era un traditore? Come raccontato nel film, egli non
faceva alcuna distinzione tra i suoi pazienti, curando tanto la
povera gente quanto gli affiliati al nazismo. Proprio questo suo
aiutare i nemici della patria lo ha portato a scontrarsi con le
autorità comuniste, con un ritratto di queste è tutt’altro che
lusinghiero.
Ma uno dei temi più importanti è
certamente quello sul Bene e Male che possono coesistere nello
stesso animo. Mikolášek non si risparmia nell’aiutare il prossimo,
ma è anche capace di gesti orribili, che la regista non cerca di
nascondere. Ci si confronta dunque con un protagonista
particolarmente complesso e contraddittorio, sulla cui pelle si può
rivedere la metafora di un secolo profondamente dilaniato tra
questi due poli opposti. Affrontando tali questioni, Charlatan
– Il potere dell’erborista diventa dunque occasione per
riflettere su un complesso e taciuto periodo storico, sullo scontro
tra l’essere umano e lo Stato, tra il vero desiderio di aiutare le
persone e la mera propaganda.
Charlatan – Il potere
dell’erborista: la recensione del film
Alla luce di ciò, il nuovo film
della Holland si configura dunque ben più che come una semplice
biografia. La volontà di ricostruire un’epoca e la sua atmosfera è
riscontrabile nell’opprimente modo in cui i personaggi vengono
inquadrati, nei colori spenti e nell’austerità della messa in
scena. Tutto tende a suggerire l’idea di contesto cupo, dove ognuno
è in costante pericolo. Per contrasto, i ricordi di giovinezza di
Mikolášek sono ricchi di colore, di luce, di bellezza. Sono scene
che sanno di aria fresca, uno stacco necessario prima di rigettarsi
negli abissi della tensione degli anni Cinquanta.
Se da un punto di vista
dell’immagine Charlatan è dunque particolarmente curato,
non lo stesso si può però dire di determinate scelte narrative. Nel
ritrarre gerarchi nazisti e funzionari comunisti si avvertono delle
semplificazioni eccessive, che non permettono di dar vita ad un
significativo cambio di prospettiva a riguardo. L’impressione
dunque è che, alle prese con questioni particolarmente importanti e
da riscoprire, la regista confezioni un film esteticamente
attraente e con un protagonista estremamente interessante, senza
avere però qualcosa di nuovo da dire.
Scrittore e poeta, Edgar
Allan Poe è noto a livello mondiale come uno dei più
influenti autori letterari di sempre, dalla cui penna sono si sono
sviluppati generi come il racconto poliziesco, il giallo
psicologico e, soprattutto, l’horror. Quest’ultimo è quello per cui
Poe è più famoso e le sue storie a riguardo sono state
continuamente fonte di studio e adattamenti. Anche il cinema se ne
è appropriato in diverse occasioni, portando sul grande schermo
opere come Il pozzo e il pendolo e Tre passi nel
delirio. Il lungometraggio del 2012 The
Raven (qui la recensione), invece, non
fa riferimento ad un racconto preciso, bensì alla figura stessa di
Poe.
Il titolo, che riprende quello della
famosissima poesia Il corvo, non deve infatti far pensare
ad un adattamento di questa. Il film scritto da Ben
Livingston e Hannah Shakespeare si ispira
ad alcuni episodi reali della vita del poeta, inserendo però anche
elementi tratti dai suoi romanzi. Si costruisce così un racconto
che non è una biografia ma un ibrido in cuil le storie di Poe
sembrano prendere vita per tormentarlo, in un susseguirsi di eventi
sempre più spaventosi e complessi. A metà tra giallo investigativo
e film dell’orrore, The Raven è così un affascinante
esperimento diretto da James McTeigue, già regista
di V per Vendetta.
Un film dunque simile a quello che
poi sarà anche Victor – La storia segreta del dott.
Frankenstein, dove autore e sue opere si incontrano in modi
inaspettati e affascinanti. Per gli amanti di questo genere di film
cupi, che mescolano la fantasia all’orrore, The
Raven è un titolo da riscoprire assolutamente. Prima di
intraprendere una visione di questo, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Raven: la trama del film
La vicenda si svolge nel 1849, con
la città di Baltimora scossa da una serie di brutali omicidi.
Queste morti, però, agli occhi del Detective Emmett
Fields non sono casuali, ma seguono una logica e una
metodologia ben precisa: il killer uccide seguendo meticolosamente
i passi che descrivono gli assassinii più cruenti dei racconti di
Edgar Allan Poe. Lo scrittore, ormai ridotto allo
sbando, diviso tra alcol e droghe, viene dunque chiamato in prima
persona per aiutare la polizia nelle sue indagini. Sono però molti
i dubbi sulle capacità di Poe e gli unici a credere in lui sono la
sua fidanzata Emily Hamilton e il tipografo
Ivan Reynolds.
Prima di rendersene conto, però,
quella che doveva essere una vicenda collegata soltanto ai suoi
racconti, si trasforma in un incubo reale quando l’assassino
rapisce proprio Emily. Allan Poe, quindi, si troverà a dover
sfruttare il suo potenziale immaginativo e le sue doti deduttive
non per scrivere un nuovo racconto, ma per poter salvare la donna
che ama da morte certa. Allo stesso tempo, dovrà combattere contro
i sospetti di quanti vedono in lui l’artefice degli omicidi. Mentre
la vicenda si stringe intorno ai protagonisti, verità spaventose
verranno alla luce, dimostrando quanto gli incubi possano essere
reali.
The Raven: il cast del film
Per dar vita al personaggio di Edgar
Alla Poe erano stati inizialmente contattati gli attori
Joaquin Phoenix e
Ewan McGregor, i quali
hanno però rifiutato di partecipare al progetto. Al loro posto è
così subentrato John Cusack, noto per
film come Essere John Malkovich e
Alta fedeltà. Attore particolarmente metodico, egli si è
preparato al ruolo studiando e approfondendo il celebre poeta. Si è
così documentato tanto sulle sue opere quanto sulla sua vita piena
di eccessi e misteri e da quanto appreso ha costruito la psicologia
del suo personaggio. Cusack ha inoltre perso diverso peso, al fine
di risultare più realistico nei panni di un uomo dedito all’alcol e
alle droghe.
Accanto a lui, nel ruolo di Emily
Hamilton vi è l’attrice Alice Eve, nota per i film
Lei è troppo per me e Before We Go.
Originariamente, tuttavia, la parte era stata offerta all’attrice
Noomi Rapace, celebre per la trilogia di
Uomini che odiano le donne. Il colonnello Charles
Hamilton, padre di Emily, è invece interpretato da Brendan
Gleeson. L’editore Henry Maddux ha il
volto di Kevin McNally, mentre il tipografo Ivan Reynolds è
Sam Hazeldine. Nel ruolo del detective Fields vi è
invece Luke Evans, attore
celebre per il ruolo di Bard l’Arciere nella trilogia di Lo
Hobbit. Per questo ruolo era inizialmente stato contattato
l’attore Jeremy Renner, che ha però rinunciato per
recitare in Mission: Impossible – Protocollo
fantasma.
The Raven: il trailer e dove vedere
il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. The
Raven è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili, Google Play, Apple iTunes e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di venerdì 6
agosto alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
Affidarsi alla razionalità è, tra i
tanti, anche un modo di poter controllare in modo logico quanto ci
circonda. Se tutto può essere spiegato, allora tutto può essere
riportato sotto la propria autorità. Eppure, il mondo e la realtà
non smettono di ricordardi che ci sono eventi che sfuggono alle
leggi della razionalità. Si entra in quel caso in un vortice dove
non si ha più alcun controllo e tutto è possibile. Da sempre il
cinema cerca di indagare tale confine, con storie che ritraggono
l’eterno conflitto tra queste due forze. Un titolo particolarmente
interessante a riguardo è 1921 – Il mistero di
Rookford(qui la recensione).
Uscito nel 2011, questo è scritto e
diretto da Nick Murphy, autore di diverse serie TV
e qui al suo primo lungometraggio. Muovendosi tra thriller e film
dell’orrore, questo porta lo spettatore a confrontarsi con
personaggi che vedono ciò che hanno bisogno di vedere. Un bisogno,
questo, che li porta ad oltrepassare in più occasioni il confine
tra razionalità e irrazionalità, mettendo in discussione tuttò ciò
che credono di sapere. 1921 – Il mistero di Rookford
destabilizza dunque lo spettatore portandolo a confrontarsi eventi
che hanno bisogno di più punti di vista per essere compresi.
Nonostante tali elementi e un cast
di richiamo, il film non si è però affermato come un particolare
successo, passando dunque quasi inosservato. A distanza di un
decennio dalla sua uscita è però un titolo da riscoprire,
specialmente per quanti sono appassionati di thriller
soprannaturali che giocano con la mente dello spettatore. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama e al
cast di attori. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
1921 – Il mistero di Rookford: la
trama del film
La vicenda del film è ambientata nel
1921, ed ha per protagonista Florence Cathcart,
strenua sostenitrice del razionale. Grazie ai suoi metodi
inconfutabili, la donna si impegna a smascherare gli impostori che
approfittano della suggestione e della superstizione del popolo
della Gran Bretagna per i propri loschi affari. Un nuovo caso le si
presenta quando un ragazzo muore improvvisamente nel collegio di
Rookford. La governante Maud incarica dunque
Florence di indagare sul caso, al fine di sfatare le voci che
vogliono il luogo come infestato da fantasmi. Grazie ai suoi metodi
scientifici all’avanguardia, la donna arriva effettivamente a
scoprire che il ragazzo sembra essere morto per cause naturali.
Dal momento che il caso sembra
risolto, Florence può dunque lasciare l’istituto. Prima che possa
farlo, però, una serie di fenomeni inspiegabili la persuadono a
continuare le sue ricerche. A Rookford, infatti, sembra celarsi un
segreto riguardante il passato di Florence, da tempo rimosso dalla
sua memoria poiché troppo drammatico e traumatico. L’oscura
presenza che abita il collegio decide di palesarsi per spingere la
donna a compiere un doloroso tuffo nel passato. Guidata dal
fantasma Tom, Florence si trova a dover
abbandonare tutta la sua razionalità ed aprirsi all’ignoto e al
sovrannaturale. Qualcosa di spaventoso è avvenuto tempo addietro in
quel luogo e sembra essere pronto a verificarsi di nuovo.
1921 – Il mistero di Rookford: il cast del film
Nel ruolo della protagonista
Florence Cathcart vi è l’attrice Rebecca Hall, nota in
particolare per film come The Prestige, The Town e
Vicky Cristina Barcelona.
Affascinata dal racconto e dalle tematiche in esso presenti, la
Hall si è da subito dichiarata disponibile a recitare in questo.
Per prepararsi al ruolo, ha approfondito il mondo del paranormale e
le ricerche condotte a riguardo. L’attrice ha inoltre affermato di
aver visto diversi film simili per calarsi meglio nell’atmosfera.
Per la sua intensa interpretazione, ha poi ricevuto una nomination
come miglior attrice ai British Independent Film Awards. Accanto a
lei, nel ruolo del fantasma Tom vi è invece l’attore Isaac
Hempstead-Wright.
La direttrice del collegio, Maud
Hillm, è interpretata dalla celebre Imelda
Staunton, tra le più acclamate attrici britanniche e nota
ai più per il personaggio di Dolores Umbridge nella saga di
Harry Potter. Dominic West,
celebre per essere stato Jimmy McNulty nella serie The
Wire, è qui presente nel ruolo di Robert Mallory, l’insegnante
che si rivolge a Florencer per risolvere il caso del collegio.
Joseph Mawle, interprete di Benjen Stark in
Il Trono di
Spade, è invece il misterioso giardiniere Edward Judd. Nel
fil sono poi presenti Shaun Dooley nel ruolo di
Malcolm McNair, Diana Kent in quello di Harriet
Cathcart e Richard Durden nei panni di Alexander
Carthcart.
1921 – Il mistero di Rookford: la
spiegazione del finale
Volgendo verso la conclusione, il
film rivela i segreti fino a quel momento nascosti alla
protagonista. Il fantasma del bambino che Florence sola sembra
poter vedere le racconta infatti un episodio del loro passato che
li lega e che la donna aveva rimosso. I due, infatti, sono
fratelli, in quanto il bambino era il figlio illegittimo del padre
di Florence. Quando la madre della ragazza scoprì la cosa, l’uomo
impazzì uccidendo il piccolo, la donna e poi sé stesso. L’anziana
Maud era dunque la balia di Florence, che l’ha cresciuta fino a
quando non è stata adottata. Maud, ora, desidera riunirsi al
piccolo Tom bevendo del veleno, che offre anche a Florence.
Fortunatamente, il bambino impedisce che la protagonista possa
assumerlo, salvandole così la vita.
Il finale si presenta però come
piuttosto ambiguo. Per certi aspetti, Florence sembra non essersi
salvata ed essere invece morta per l’ingerimento del veleno. Il
regista e la Hall, tuttavia, hanno scartato questa versione
preferendo inserire una serie di indizi che lasciano intendere di
come Florence sia invece sopravvissuta e possa continuare la
propria vita avendo elaborato il trauma che si portava dietro da
tempo. Per il regista, infatti, il sopravvivere della protagonista
è la prova di come spesso vedere ciò che si desidera vedere possa
essere una forza che spinge anche a superare i momenti più
complessi e dolorosi.
1921 – Il mistero di Rookford: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. 1921 – Il mistero di
Rookford è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili e Mediaset Play. Per vederlo, una volta
scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo
film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. È
bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un dato limite
temporale entro cui guardare il titolo. Il film è inoltre presente
nel palinsesto televisivo di venerdì 6 agosto alle
ore 21:00 sul canale Iris.
Clint Eastwood torna alla regia e
davanti alla macchina da presa con Cry Macho, il
suo film che, a giudicare dal trailer, appare come un western
on the road.
La pellicola è basato sull’omonimo
libro scritto da N. Richard Nash, che ha curato
anche l’adattamento cinematografico insieme a Nick
Schenk (in origine Nash aveva scritto una sceneggiatura –
risalente ai primi anni ’70 – che venne poi adattata in romanzo).
Al Ruddy e Jessica Meier figureranno come produttori, insieme a Tim
Moore e allo stesso
Clint Eastwood grazie a Malpaso. Al momento non sappiamo quando
partiranno le riprese, ma pare che Eastwood sia già alla ricerca di
location per il film. È probabile, comunque, che la pellicola
riesca ad arrivare nelle sale già a partire dal prossimo
inverno.
La trama di Cry Macho
In Cry Macho,
Clint Eastwood interpreta un’ex allevatore di
cavalli – nonché ex rodeo star – che, nel 1978, accetta da un suo
ex capo di riportare in Texas il giovane figlio dell’uomo, che si
trova in Messico preda di una madre alcolizzata. Il New York
Times ha descritto il romanzo come il racconto morale di due
personaggi che si aiutano a vicenda durante una viaggio in balia di
ricordi dolorosi.
Uscirà al cinema il 25, 26 e 27
ottobre Time Is Up, il nuovo film di Elisa
Amoruso che torna alla fiction dopo Maledetta Primavera, lei che da anni ci ha
regalato interessantissimi documentari (Strane
Straniere, Bellissime).
Il film, scritto da Amoruso stessa
con Lorenzo Ura e Patrizia Fiorellini, è una produzione
Lotus Production una società di Leone Film
Group con Rai Cinema e sarà distribuito
da01 Distribution. Nel cast
Bella Thorne e Benjamin Mascolo.
La trama di Time Is Up
Vivien (Bella Thorne) e Roy
(Benjamin Mascolo) sono due adolescenti dalle personalità
apparentemente opposte. Vivien è una studentessa talentuosa con la
passione per la fisica e il desiderio di entrare in una prestigiosa
università americana. Vive la sua vita come una formula matematica
che la spinge a rimandare al futuro la propria felicità. Roy invece
è un ragazzo problematico, tormentato da un trauma vissuto da
bambino, che sembra rincorrerlo inesorabilmente e mandare
continuamente in fumo tutti i suoi sogni. Ma anche le
scienze esatte hanno le loro variabili e, come sempre accade,
la vita riesce a intrecciare i suoi eventi in modi
sorprendenti e inaspettati.
Nel cast insieme a Bella
Thorne (Il sole di mezzanotte – Midnight Sun, Sei ancora qui – I
Still See You, The babysitter, Famous in love) e Benjamin Mascolo,
al suo debutto come attore, Sebastiano Pigazzi (We are who we are)
Bonnie Baddoo (Ruthless, Doctors), Giampiero Judica (The App, Uno
di famiglia, Succede, All the Money in the World), Roberto Davide
(Dr. Who, Rome), Nikolay Moss (vincitore di un Emmy Award per il
suo ruolo da protagonista nella serie TV The Cobblestone Corridor)
e Giulio Brizzi (Curon).
Ecco il sguardo ufficiale a
Stranger Things 4, la quarta
stagione di Stranger
Things, la serie rivelazione Netflix dei fratelli Duffer. Nel cast della serie
tornano tutti i protagonisti dello show, insieme ad una folta ed
interessante schiera di
new entry.
Ambientata nella cittadina di Hawkins in Indiana, Stranger
Thingsè
una dichiarazione d’amore per i classici degli anni ’80 che hanno
entusiasmato un’intera generazione. La serie racconta la storia di
un ragazzino che scompare nel nulla. I suoi amici, la famiglia e la
polizia locale si mettono alla ricerca di indizi, ma vengono presto
coinvolti in una trama misteriosa, con esperimenti governativi top
secret, terrificanti poteri soprannaturali, una ragazzina molto
particolare e una pericolosa porta che collega il nostro mondo a un
regno potente ma sinistro. Le amicizie dei protagonisti saranno
messe alla prova e le loro vite cambieranno mentre ciò che
scopriranno trasformerà Hawkins e forse il mondo, per
sempre.
Dalla sua uscita nel 2016, il
fenomeno globale Stranger
Things ha ottenuto oltre 65
premi e 175 nomination alle più importanti
manifestazioni e festival, tra cui gli Emmy Awards, Golden Globes,
Grammy Awards, SAG Awards, DGA Awards, PGA Awards, WGA Awards,
BAFTA, Peabody Award, AFI Awards, People’s Choice Awards, MTV Movie
& TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. La serie candidata
tre volte agli Emmy Awards come miglior serie tv drammatica è uno
dei titoli Netflix più visti. La sola stagione 3 è
stata vista nei primi quattro giorni dal debutto in 40,7
milioni di case, più di qualsiasi altro film o serie
Netflix in quel periodo, e in 64 milioni
nelle prime quattro settimane.
Stranger
Things è creata dai fratelli Duffer e prodotta da
Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I fratelli
Duffer sono anche i produttori televisivi della serie, insieme a
Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e a Iain
Paterson.
Free Guy – Eroe per gioco ha ricevuto molte
recensioni positive da parte critica (attualmente è all’87% su
Rotten Tomatoes), quindi è chiaro che la Disney vorrà continuare a
lavorare con il regista Shawn Levy.
Il regista non ha mai lavorato a un
film di supereroi, ma la sua filmografia include titoli come
Una notte al museo, Real Steel e l’amatissima
serieStranger
Things. Di conseguenza, il suo nome viene spesso suggerito
per vari progetti da moltissimi fan dei fumetti, incluso il tanto
agognato Deadpool 3, che segnerà finalmente il debutto
del Mercenario Chiacchierone nel MCU.
Parlando con
Inverse, il regista ha dato una risposta alquanto intrigante
sulla possibilità di dirigere Deadpool 3. “Ho intenzione di evitare di
rispondere a questa domanda, e lo so che già questo potrebbe
risultare come una risposta”, ha detto. “Risponderò
all’ultima parte, ossia: sono un fan! Sono un fan di Deadpool, un
grande fan. E, ovviamente, sono un fan dell’Universo Marvel e del modo in cui sempre più
registi di rilievo ormai possono creare la propria visione ed
esprimere la propria voce attraverso quell’enorme franchise, che
sia ciò che Taika Waititi ha fatto con Thor: Ragnarok, o quello che ha fatto James
Gunn con Guardiani della Galassia o quello
che rappresenterà Eternals.”
“Questi sono veri film e sono
anche film Marvel”, ha continuato Levy.
“Quindi, se si presentasse il titolo giusto lo farei, perché mi
propongo solo per cose in cui so di potermela cavare, e ce ne sono
alcune in cui sento di sapere cosa poter fare. Quindi
vedremo”.
Wendy Molyneux e
Lizzie Molyneux-Loeglin stanno attualmente
scrivendo la sceneggiatura di Deadpool 3 insieme a Ryan Reynolds, ed è difficile credere che i
Marvel Studios non abbiano già qualcuno in
mente a cui affidare la regia del film. Shawn Levy
sarebbe probabilmente una buona scelta, e considerata la mole di
easter egg e cameo presenti in
Free Guy… chissà, forse potrebbe essere proprio lui la
persona giusta per portare Wade Wilson nel MCU.
Il futuro di Deadpool al
cinema
Dopo l’uscita di Deadpool
2 e l’acquisizione di Fox da parte di Disney, il
futuro di Deadpool è
stato per lungo tempo appeso al filo dell’incertezza. Tuttavia, lo
scorso gennaio è stato confermato che Deadpool
3 si farà e che sarà ufficialmente collegato
al MCU. Al momento le
uniche informazioni sul film riguardano gli sceneggiatori: la
Marvel, infatti, ha affidato
a Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Logelin (che andranno a sostituire i
veterani Rhett Reese e Paul Wernick) il compito di scrivere il
nuovo film.
L’uscita di The Suicide
Squad di James Gunn è stata accompagnata da
un’accoglienza estremamente positiva: il nuovo film dedicato alla
Task Force X, infatti, ha conquistato la critica di tutto il
mondo. Suicide
Squad di David Ayer, invece, ha avuto una risposta
ampiamente negativa all’epoca dell’uscita in sala, ma sappiamo che
l’intromissione della Warner Bros. durante la produzione ha portato
ad una versione diversa da quella pensata in origine dal
regista.
Tutto sommato, l’originale Suicide
Squad non è poi così male, e di certo la qualità del film
sembrerà molto più elevata agli occhi degli spettatori che lo
guardano oggi per la prima volta. Ciò è dovuto a una serie di
fattori, come ha provato a spiegare Screen
Rant:
La dinamica familiare
La squadra potrebbe anche essere stata messa insieme per una
missione ben precisa, ma il film ha dimostrato che, alla fine, si
sono sempre considerati come membri di una grande famiglia. El
Diablo ha menzionato proprio questo come motivo del suo sacrificio,
poiché i personaggi assomigliano a una famiglia disfunzionale che
unisce le forze quando è necessario.
Con
il successo di altri franchise come Fast & Furious e
Deadpool che portano avanti questo concetto, Suicide
Squad regge bene l’adattamento dei personaggi da
questo punto di vista. Guardare il film attraverso questa lente, in
realtà, mostra quanto fossero simili tra loro i rispettivi membri
del team.
L’umorismo involontario
Nonostante i toni tipici della
commedia siano risultati essenzialmente piatti, il film si è
comunque avventurato in una sorta di territorio satirico. Può
essere divertente, infatti, ridere di cose come il Joker che urla
“Hunka-Hunka!” senza motivo, o magari per la morte di
Slipknot pochi istanti dopo la sua introduzione, poiché gli
spettatori non si aspetteranno niente di particolare da questi
momenti.
Alla fine, servono a dare al film
una buona rigiocabilità, anche perché sono tipologie di scene che
compiano più e più volte, conferendo al film un aspetto gigionesco
che potrebbe comunque fare leva sugli spettatori.
Il debutto di Margot Robbie nei panni di Harley Quinn
Margot Robbie è emersa come
la punta di diamante all’interno del cast di Suicide
Squad, anche se la sua Harley Quinn non è sempre
stata fedele ai fumetti. Dal momento che il suo debutto è stato in
questo film, lo stesso sarà sempre collegato alla sua performance,
in quanto è servito proprio da trampolino di lancio per la
Mattacchiona.
Coloro che vogliono seguire lo
sviluppo del personaggio di Harley devono per forza dare
un’occhiata alla sua prima apparizione, concedendo a Suicide
Squad una prima, doverosa, possibilità. Si distingue anche
meglio ora di quanto non abbia fatto in passato, a causa di quanto
sia lampante che Harley sia il personaggio di spicco del film.
Il primo titolo vantaggioso per il DCEU
Sebbene il risultato finale lasciasse più a desiderare che
altro, Suicide
Squad sarà sempre il film che ha cambiato le sorti
del DCEU. Sia L’uomo d’acciaio che Batman v Superman erano abbastanza
stereotipati in termini di rappresentazione, mentre questo film
aveva comunque un suo stile nel raccontare di questi personaggi,
antieroi con decisioni moralmente discutibili da
prendere.
La
dark comedy è anche invecchiata bene grazie a film simili come
Deadpool, mentre la riuscita rappresentazione del
materiale più affilato e ironico in The Suicide
Squad ha comunque aiutato l’originale con il senno di
poi.
Impostare un modello per il sequel
The Suicide
Squad ha introdotto molti nuovi personaggi come Peacemaker e Bloodsport, ma il modello per la
struttura del film è stato fissato dall’originale. Aspetti come il
ruolo di Amanda Waller nella preparazione e nel tradimento della
Task Force X, il tema dei personaggi che formano legami familiari e
l’impostazione generale di una squadra di criminali vengono tutti
portati avanti nel film di James
Gunn.
Dal
momento che il sequel è stato accolto così bene, il primo film
verrà ora visto in maniera diversa dai fan, poiché si presenterà
come una materia decisamente familiare. Inoltre, il film dovrebbe
essere apprezzato anche solo per aver posto le basi per un seguito
così degno.
Evitare di ripetere gli stessi
errori
Riguardare Suicide
Squad significa anche rivedere tutti quei difetti che il
DCEU, da allora, ha provato a correggere. Ciò include cose come
incorporare nella storia un cattivo come Incantatrice, concentrarsi
troppo sulle presentazioni dei personaggi e inserire Joker quando
non era necessario.
Con
il DCEU che ora sta facendo un grande sforzo per non ripetere
questi errori, Suicide
Squad può essere visto come il film che ha incassato il
colpo al fine di capire come migliorare il franchise. Ora che la
frustrazione dei fan per i difetti del DCEU è quasi del tutto
svanita, il film non sembra poi così pieno di difetti e tutti quei
punti deboli possono essere tranquillamente perdonati.
I ritratti di Deadshot e El Diablo
Poiché i difetti del film
sono stati messi ampiamente in risalto negli ultimi cinque anni, è
giusto concentrarsi anche sui punti di forza. El Diablo e Deadshot
sono stati elogiati anche all’epoca per avere portato nella storia
una genuina caratterizzazione del senso di colpa, con entrambi che
cercavano di redimersi per aver fatto del male alle loro
famiglie.
I fan hanno sempre sottolineato
quanto sia accurato rispetto ai fumetti il Deadshot di Will Smith,
mentre il comportamento tranquillo ma mortale di El Diablo è sempre
stato visto come estremamente coinvolgente. Guardare il primo film
è l’unico modo per godere di questi due personaggi nel DCEU, e vale
sicuramente la pena dare un’occhiata al film per godere di questi
due ruoli.
La violenza esagerata
Il numero di morti raccapriccianti, come la testa di Slipknot
che viene fatta esplodere e Killer Croc che mastica le persone, è
stato visto come un tentativo estremo di essere violenti all’epoca,
ma oggi è un qualcosa in realtà all’ordine del giorno. Film come
Logan e The Suicide
Squad sono pieni di momenti violenti esagerati che si
legano bene all’estetica generale del film.
Per
questo motivo, gli spettatori ora sono ben disposti a considerare
allo stesso modo la violenza di Suicide
Squad, poiché hanno avuto il tempo di capire che
può davvero funzionare nei film di supereroi.
La colonna sonora
A causa dell’accoglienza
negativa che ha circondato il film, la decisione di incorporare
alcuni brani come “Sucker for Pain” e “Gangsta”, è stata criticata
per aver favorito la rappresentazione dei personaggi piuttosto che
la qualità della storia. Tuttavia, rimuovere il peso delle
aspettative consente alla colonna sonora di brillare, poiché si
lega – appunto – ai tratti distintivi di ogni personaggio.
La colonna sonora che accompagna la
squadra emana quel senso di terrore e minaccia che ognuno sembra
portare con sé e crea la giusta atmosfera per tutte le loro
buffonate dispettose. La qualità della colonna sonora non è ancora
così enfatizzata nel genere supereroistico, rendendo Suicide
Squad una degna eccezione per coloro che preferiscono
che la musica vada di pari passo con il gusto per l’immagine.
I cameo di altri eroi del DCEU
Il DCEU si è allontanato
dallo stile tipico dell’universo condiviso che aveva fino
all’uscita di Justice League. Ora, i film presentano
molto raramente crossover tra supereroi, cosa che rende Suicide
Squad l’ultimo grande esempio in tal senso, dal momento
che contiene molto materiale che evidenzia il fatto che più eroi
sono presenti all’interno di un universo più ampio.
I cameo di Batman e Flash
funzionano, soprattutto perché gli eroi non si sono fatti vedere
molto negli anni a venire. Aiuta anche ad avere una buona chimica
con i cattivi nelle loro scene, dando a queste apparizioni speciali
una qualità sempre valida. Queste scene servono come promemoria,
per i fan del DCEU di oggi, del potenziale per tutti questi
personaggi di incrociarsi ancora in futuro.
Ryan Reynolds è attualmente impegnato con la
promozione di Free Guy – Ero per gioco, ma ovviamente i
giornalisti sfruttano l’occasione per chiedere all’attore
aggiornamenti in merito a Deadpool 3. Ad ottenere il più grosso
aggiornamento in merito al film è stato
Collider, al quale l’attore ha confermato che, nonostante il
film non abbia ancora un regista, è molto probabile che le riprese
inizieranno già il prossimo anno.
Alla domanda sulla possibilità che
la produzione inizi nel 2022, Reynolds ha risposto: “La
percentuale di possibilità? Non lo so. Non potrei assegnare una
percentuale a una cosa del genere. Direi 50/50, forse? Siamo
coinvolti in maniera attiva nello sviluppo del film. Stiamo
cercando di dargli la migliore forma possibile. In che mese siamo?
Agosto? Allora, l’anno prossimo? Direi che ci sono circa il 70% di
possibilità che entri in produzione il prossimo anno.”
L’attore ha continuato parlando
della sua collaborazione con Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Loeglin alla sceneggiatura (probabilmente Reynolds
figurerà nei crediti in qualità di autore del soggetto). “È una
sorta di processo quotidiano”, ha aggiunto, “Scrivere è un
così: devi dedicargli tempo, andartene e poi rimetterti al lavoro.
Sto collaborando con i Molyneux alla sceneggiatura ed è fantastico.
Sono incredibilmente talentuosi e molto intelligenti. Comprendono
alla grande quest’universo. Sanno come fare una cosa quando tutti
si aspettano l’esatto contrario. Quindi è un processo molto, molto
divertente.”
Il futuro di Deadpool al
cinema
Dopo l’uscita di Deadpool
2 e l’acquisizione di Fox da parte di Disney, il
futuro di Deadpool è
stato per lungo tempo appeso al filo dell’incertezza. Tuttavia, lo
scorso gennaio è stato confermato che Deadpool
3 si farà e che sarà ufficialmente collegato
al MCU. Al momento le
uniche informazioni sul film riguardano gli sceneggiatori: la
Marvel, infatti, ha affidato
a Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Logelin (che andranno a sostituire i
veterani Rhett Reese e Paul Wernick) il compito di scrivere il
nuovo film.
L’assenza di un trailer ufficiale di
Spider-Man: No Way Home, che continua a latitare, sta
costringendo i fan e le principali testate che si occupano di
cinema a continuare a speculare su ciò che verrà raccontato
nell’attesissimo threequel dedicato alle avventure di Peter
Parker.
Tuttavia, sappiamo già che il nuovo
film esplorerà il famigerato Multiverso, con l’Uomo Ragno che unirà
le forze con Doctor Strange e un paio di altri volti noti
del MCU per combattere – probabilmente
– una versione interdimensionale dei Sinistri Sei (ma quest’ultima,
purtroppo, è soltanto l’ennesima voce senza alcuna conferma
ufficiale).
Michael Waldron, head writer di Loki che ha anche riscritto la sceneggiatura
di Doctor
Strange in the Multiverse of Madness dopo il
coinvolgimento di Sam Raimi, ha recentemente parlato con
The
Playlist (via
CBM) di quanto la lavorazione dei due progetti sia stata, in
realtà, estremamente interconnessa. Anche se non ha menzionato
specificamente il Multiverso, Waldron ha spiegato di essere stato
sempre in contatto con il team del film mentre lavorava alla serie
con Tom Hiddleston. Ma a quale scopo?
“Il nostro team di produzione
comunicava costantemente con il team di produzione del film per
assicurarsi che non ci stessimo rovinando le cose a vicenda”,
ha spiegato Waldron. “Sono stato avvantaggiato su Spider-Man:
No Way Home, perché l’hanno scritto Chris McKenna ed Erik Sommers,
e sono stato l’assistente del loro sceneggiatore durante la quinta
stagione di Community, quindi ho potuto chiamare McKenna e farmi
non solo bullizzare da lui quando volevo, ma anche dirgli: ‘Ehi,
che diavolo state facendo? Fammi essere sicuro di non rovinare
nulla’.”
“Quindi c’è stata questa sorta
di comunicazione ininterrotta che ha permesso ai team creativi, ai
registi, agli sceneggiatori, a chiunque, di comprendere meglio ciò
a cui ognuno stava lavorando”, ha aggiunto Waldron.
“Sicuramente è un modo di lavorare che avvantaggia i
progetti.”
Questo livello di collaborazione tra
le parti è sicuramente interessante, e sappiamo che Waldron ha
avuto rapporti lavorativi anche con Jeff Loveness, sceneggiatore di
Ant-Man and The Wasp: Quantumania. È chiaro
che questi film avranno tutti a che fare con la versione del
Multiverso del MCU, ma sarà di certo Spider-Man:
No Way Home ad offrire il primo assaggio di ciò che
significherà per il futuro di Spidey nell’universo condiviso.
Wade Wilson farà il suo debutto
ufficiale nell’Universo Cinematografico Marvel soltanto con l’arrivo di
Deadpool 3, ma di recente è stato diffuso
online
un breve video promozionale di Free Guy – Ero per gioco, parecchio divertente, in cui
il Mercenario Chiacchierone è apparso insieme a Korg, l’amico di
Thor.
Ora, Ryan Reynolds ha rivelato di aver inizialmente
proposto alla Disney un crossover decisamente più oscuro!
“Volevo realizzare un cortometraggio di Deadpool in cui il mio
personaggio interrogava il cacciatore che ha ucciso la mamma di
Bambi”, ha spiegato l’attore a IGN.
“Deadpool era un suo grande fan, ma non lo avrebbe realmente
interrogato… voleva solo sapere da lui come fare per diventare il
personaggio Disney più odiato nella storia della Disney.
Ovviamente, lo studio non era assolutamente d’accordo.”
Le cose sono andate diversamente,
invece, per l’idea di uno sketch con Deadpool e Korg in occasione
della promozione di Free Guy (film che arriverà nelle sale italiane
dall’11 agosto). Reynolds ha così subito contattato Taika Waititi (che interpreta l’alieno di
roccia nel MCU e che ha anche un ruolo nel
film di Shawn Levy distribuito dai Watl Disney Studios) per
ottenere il via libera.
“Allora siamo tornati da loro
con questo pezzo su Deadpool e Korg. Lo abbiamo inviato e hanno
subito detto sì”, ha spiegato Reynolds. “Quindi ho
chiamata Taika e ha subito accettato. È un vero genio ed ero
entusiasta all’idea di collaborare con lui nelle vesti di quel
personaggio.”
Il futuro di Deadpool al
cinema
Dopo l’uscita di Deadpool
2 e l’acquisizione di Fox da parte di Disney, il
futuro di Deadpool è
stato per lungo tempo appeso al filo dell’incertezza. Tuttavia, lo
scorso gennaio è stato confermato che Deadpool
3 si farà e che sarà ufficialmente collegato
al MCU. Al momento le
uniche informazioni sul film riguardano gli sceneggiatori: la
Marvel, infatti, ha affidato
a Wendy Molyneux e Lizzie
Molyneux-Logelin (che andranno a sostituire i
veterani Rhett Reese e Paul Wernick) il compito di scrivere il
nuovo film.
Il franchise cinematografico
di Hunger
Games, basato sulla saga letteraria di Suzanne
Collins, è uno dei più amati dell’ultimo decennio. Adesso,
per la gioia di tutti i fan delle avventure di Katniss Everdeen e
dell’universo di Panem, la saga si prepara a tornare nuovamente sul
grande schermo, con l’annuncio che la Lionsgate porterà al cinema
il romanzo prequel, The
Ballad of Songbirds and Snakes, uscito a maggio del
2020.
Ora,
Deadline riporta che la produzione del film partirà
ufficialmente nella prima metà del 2022. A confermare la notizia è
stato Joe Drake, chairman di Lionsgate, che ha
anche confermato che l’obiettivo dello studio è quello di
distribuire il film entro la fine del 2023, o al massimo all’inizio
del 2024. Francis Lawrence, che ha diretto
tre dei film che compongono la saga principale, tornerà a
Panem per occuparsi anche dell’adattamento di The Ballad of Songbirds and
Snakes.
Nina Jacobson tornerà a produrre
con Brad Simpson, suo partner di Color Force, mentre
Michael Arndt (Hunger
Games: La ragazza di fuoco) adatterà la sceneggiatura da
un trattamento scritto dalla stessa Collins, la quale fungerà anche
da produttore esecutivo. Ambientato circa 64 anni prima dei fatti
raccontati nella trilogia originale, il romanzo prequel
segue un diciottenne Coriolanus Snow (il personaggio interpretato
da
Donald Sutherland nella tetralogia
cinematografica), che alla fine si erge a diventare il sovrano
autoritario della nazione distopica di Panem.
Il grande successo della saga di Hunger Games
Nella saga cinematografica di
Hunger Games (che ha portato al cinema i
romanzi di Collins in quattro film di successo dal 2012-2015,
incassando $ 2,97 miliardi in tutto il mondo), i protagonisti erano
interpretati dal premio Oscar Jennifer Lawrence, affiancata da Josh
Hutcherson, Liam Hemsworth, Sam Claflin, Jena Malone, Woody
Harrelson e Elizabeth Banks.