La terza stagione di Absentia conclude l’arco narrativo di Emily Byrne (Stana Katic) con un finale teso, malinconico e sorprendentemente intimo, che porta a compimento il viaggio psicologico iniziato nella prima stagione. Dopo essere stata braccata, tradita, manipolata e costretta a vivere tra identità spezzate e verità nascoste, Emily affronta l’ultimo capitolo della sua storia cercando non solo di fermare un’operazione criminale globale, ma anche di reclamare la propria libertà emotiva e personale. Il finale di stagione – e di serie – è costruito per chiudere le linee narrative principali e offrire una riflessione profonda sulla resilienza, il trauma e la possibilità di rinascere.
L’operazione internazionale: cosa rivela davvero la missione di Emily e Cal
Nel finale, Emily e l’agente Cal Isaac si trovano al centro di una missione clandestina destinata a distruggere un’organizzazione criminale che traffica esseri umani, sperimenta su soggetti vulnerabili e manipola dati governativi. Questa volta, però, Emily non è il bersaglio: è parte attiva dell’operazione, e il tema centrale diventa il rapporto tra ciò che è stata costretta a diventare e ciò che sceglie di essere.
Durante la missione viene rivelato che l’organizzazione utilizza tecniche simili a quelle che anni prima hanno plasmato il trauma di Emily. La protagonista comprende che la battaglia non è solo contro i criminali ma contro l’ombra lunga del suo passato, che continua a contaminare nuove vite così come ha segnato la sua. Il finale mostra quindi una Emily più consapevole, capace di anticipare le mosse dei nemici proprio grazie alle ferite che porta dentro.
La quasi morte di Emily: simbolismo e rinascita dopo il sacrificio
Uno dei momenti più intensi del finale arriva durante l’assalto alla struttura della rete criminale, dove Emily rimane ferita gravemente mentre cerca di salvare Cal e i prigionieri. Per diversi minuti lo spettatore viene portato a credere che Emily sia morta, in un montaggio che ricorda volutamente i flashback distorti della prima stagione.
Questa sequenza non è solo un espediente narrativo, ma un passaggio simbolico chiave: Emily “muore” come vittima e rinasce come sopravvissuta libera dal peso della sua identità frammentata. La scelta degli autori è evidente: la sua “morte” metaforica serve a chiudere il cerchio del trauma, permettendo alla protagonista di liberarsi da un passato che non ha mai scelto.
La verità nascosta: perché Emily sceglie di scomparire
Il momento più controverso e discusso del finale arriva quando Emily, sopravvissuta ma profondamente cambiata, decide di non tornare alla sua vecchia vita. Pur avendo finalmente la possibilità di riabbracciare Flynn e ricostruire un rapporto con Nick, Emily sceglie consapevolmente la distanza. Non perché non ami la sua famiglia, ma perché riconosce che il suo ritorno continuo porta con sé pericolo, instabilità e l’ombra delle operazioni clandestine di cui fa ormai parte.
Emily realizza che:
la sua identità non può più essere quella della madre e moglie che era prima del rapimento;
la sua presenza mette costantemente a rischio le persone che ama;
il suo bisogno di fermare gli orrori che ha conosciuto la spinge in un percorso che nessuno vicino a lei potrebbe condividere.
La sua scomparsa è quindi un atto di protezione e di riconquista. Per la prima volta, Emily decide il proprio destino.
L’addio silenzioso: il significato psicologico dell’ultima scena
L’ultima scena – Emily che osserva da lontano Flynn, prima di voltarsi e proseguire da sola – è il cuore emotivo dell’intero finale. Non c’è dialogo, non c’è musica invadente: c’è solo il peso della scelta e la consapevolezza che la vita che Emily desiderava non esiste più.
La scena è costruita per comunicare:
il suo amore profondo ma impossibile da vivere;
la costruzione di una nuova identità, autonoma e libera;
il completamento del suo arco narrativo: da oggetto del trauma a soggetto della propria libertà.
È un finale agrodolce, che evita il sentimentalismo per privilegiare una verità psicologica durissima ma coerente: l’unico modo per proteggere gli altri è proteggere la distanza.
Cosa significa questo finale per la serie: chiusura o nuova vita?
Pur rappresentando la conclusione ufficiale della storia di Emily Byrne, il finale lascia aperti diversi temi:
Emily diventa una figura “nomade”, una vigilante senza patria;
la rete criminale è stata colpita ma non distrutta completamente;
Cal sembra pronto a coprire Emily e a seguirla se necessario;
Flynn non conosce tutta la verità, lasciando aperto un potenziale ricongiungimento futuro.
Gli autori hanno dichiarato che il finale è stato pensato come un addio aperto, capace di chiudere la storia presente senza impedire un eventuale ritorno. Ma il significato profondo rimane uno: Absentianon è mai stata la storia di un caso irrisolto, ma la storia di una donna che lotta per non essere definita dal proprio trauma.
La seconda stagione di Absentia porta la storia di Emily Byrne (Stana Katic) in territori ancora più oscuri e psicologicamente complessi, spingendo la protagonista in un percorso di ricostruzione identitaria che culmina in un finale carico di tensione, ambiguità e rivelazioni. Dopo una stagione segnata da inseguimenti, alleanze inattese e nuove indagini legate al suo passato, il finale riscrive di nuovo le coordinate del suo viaggio, mostrando come il trauma continui a modellare le sue scelte e il suo rapporto con la verità. In questa analisi approfondiamo ciò che accade davvero, cosa significa per Emily e quali implicazioni apre per la stagione successiva.
Il nuovo volto della minaccia: cosa scopre Emily sulla rete di corruzione e manipolazione
La Stagione 2 introduce una minaccia più ampia e strutturata rispetto alla prima, con una rete criminale internazionale coinvolta in esperimenti illegali, traffici e manipolazioni psicologiche. Nel finale, Emily scopre che questa organizzazione non solo aveva legami con il dottor Gibbs, ma continua a monitorarla e a considerarla una risorsa sacrificabile. Il punto chiave è che la protagonista non è mai stata semplicemente un bersaglio: è un tassello di un progetto più grande, nato molto prima del suo rapimento.
La rivelazione più importante riguarda la presenza di complici insospettabili all’interno delle istituzioni, segno che nulla di ciò che Emily vive è frutto del caso. La stagione suggerisce che il controllo della sua vita non è terminato con la morte di Gibbs, ma che nuovi giocatori stanno emergendo dall’ombra, pronti a sfruttare le sue capacità e le sue fragilità.
La scelta impossibile di Emily: salvare la sua famiglia o affrontare la verità sul suo passato
Una delle forze emotive centrali della seconda stagione è il conflitto tra la vita di Emily come madre e la necessità di affrontare i propri demoni. Nel finale, quando la minaccia tocca indirettamente Flynn e Nick, Emily si trova a dover scegliere se proteggere la famiglia o proseguire la sua indagine autonoma per smantellare la rete criminale.
Il finale mette in scena una versione di Emily più lucida ma anche più determinata a non farsi controllare. La protagonista comprende che la sua stessa presenza rappresenta un pericolo per le persone che ama, e che l’unico modo per liberarli dall’incubo è allontanarsi. Questa scelta non è un fallimento, ma un atto di responsabilità: Emily sceglie di non essere più un’arma nelle mani di chi vuole manipolarla, e al tempo stesso impedisce che la sua storia trascini anche gli altri nel dolore.
L’assalto finale: la verità sul misterioso laboratorio e il ruolo di Julianne Gunnarsen
Il confronto conclusivo della stagione si svolge nel laboratorio clandestino in cui la rete criminale conduceva esperimenti su soggetti vulnerabili, un luogo che riflette il passato di Emily e lo amplifica in modo inquietante. Qui la protagonista scopre informazioni cruciali su chi era coinvolto nella sua detenzione, confermando che Gibbs era solo un ingranaggio di un sistema molto più esteso.
Il ruolo dell’agente Julianne Gunnarsen nel finale è altrettanto significativo: inizialmente alleata, poi sospettata e infine figura ambigua, rappresenta il tema ricorrente della fiducia tradita. Nel finale si comprende che le sue azioni non sono dettate dal male, ma da un concetto distorto di giustizia che sconfina nell’ossessione personale. Il confronto tra Julianne ed Emily diventa quindi uno scontro tra due donne plasmate dal trauma, ma capaci di reagire in modi opposti.
Il significato della fuga finale: la rinascita di Emily come figura autonoma e inafferrabile
La scena conclusiva della stagione mostra Emily che si allontana sola, dopo aver salvato la vita di Flynn e dopo aver chiuso provvisoriamente la partita con la rete criminale. Il suo addio alla famiglia non è un abbandono emotivo, ma un atto di autodeterminazione. Emily capisce di non poter tornare a essere la donna che era, né quella che gli altri vorrebbero che fosse. L’unico modo per proteggere davvero chi ama è scomparire, vivere nelle ombre e continuare la sua missione da sola.
Questa scelta apre un nuovo arco narrativo: Emily non è più una vittima né una ricercata, ma una vigilante in cerca di verità. Il suo percorso evolve da quello di una sopravvissuta a quello di una figura autonoma, che sceglie di controllare la propria vita raggiungendo una forma di libertà che ha un prezzo altissimo.
Cosa preannuncia il finale per la Stagione 3: nuove minacce, nuovi alleati e una Emily trasformata
L’ultimo episodio suggerisce chiaramente che la storia non è conclusa. Diversi elementi gettano le basi per una terza stagione:
la rete criminale non è stata smantellata, ma solo scalfita;
nuovi antagonisti sono pronti a emergere;
la distanza emotiva tra Emily e Nick apre nuovi scenari sulla loro relazione;
Flynn inizia a comprendere chi è realmente sua madre, preludio a conflitti futuri;
Emily diventa una figura inafferrabile, difficile da contenere per le istituzioni.
Il finale della seconda stagione non chiude un cerchio: lo espande, portando Absentiaverso un territorio narrativo più politico, più psicologico e più pericoloso.
La prima stagione di Absentia si chiude con un finale intenso, ambiguo e costruito per ridefinire completamente la percezione dello spettatore su Emily Byrne (Stana Katic), sul suo passato e sul ruolo che ricopre all’interno della vicenda. Dopo dieci episodi dominati da frammenti di memoria, manipolazioni psicologiche, fughe disperate e capovolgimenti improvvisi, il finale non offre soltanto risposte: ribalta l’intero quadro narrativo e introduce nuove domande sulla natura del trauma, dell’identità e del controllo mentale. Analizziamo cosa accade, cosa significa e quali implicazioni apre per le stagioni successive.
Il confronto finale: cosa rivela davvero l’identità del “serial killer” di Emily
Il cuore dell’episodio finale ruota intorno alla scoperta della figura del dottor Conrad Harlow, l’uomo apparentemente responsabile del rapimento di Emily e dei sei anni di torture subite in cattività. Tuttavia, il finale rivela che la verità è molto più complessa: Harlow non era l’unico colpevole ma parte di una rete più ampia, orchestrata dal dottor Charles Gibbs, il vero manipolatore psicologico dietro le sparizioni e gli esperimenti di controllo.
Questa rivelazione ribalta la narrazione iniziale. Emily non è soltanto una vittima: è il soggetto di un esperimento programmato, mirato a trasformarla in un’arma, un individuo condizionato attraverso traumi e imprinting neurologici. Il finale restituisce allo spettatore un’immagine della protagonista che trascende il classico tropo della donna scomparsa: Emily diventa la prova vivente di quanto la mente umana possa essere pilotata e frantumata da figure di potere capaci di manipolare memoria e identità.
Le verità sulla memoria di Emily: tra ricordi indotti, traumi e colpa
Uno degli elementi centrali della serie è la memoria frammentata di Emily, costantemente perseguitata da flashback distorti e allucinatori. Nel finale si comprende che molti di quei ricordi non erano semplici traumi repressi, ma suggestioni costruite per orientare il suo comportamento. Il dottor Gibbs aveva metodicamente lavorato per creare in lei una narrazione interna di colpa e violenza, affinché Emily stessa dubitasse della propria innocenza.
Questa dimensione porta a una domanda fondamentale: fino a che punto Emily può fidarsi di ciò che ricorda? Il finale suggerisce che la sua identità è stata riscritta e che il concetto stesso di verità è ambiguo. Non esistono certezze, ma solo frammenti da ricomporre. È per questo che la sua reazione emotiva appare così complessa: Emily non si percepisce come completamente innocente, e sente il peso di un passato che non le appartiene pienamente ma che condiziona ogni sua scelta.
La trasformazione della protagonista: cosa significa la scena finale al bosco
Il momento conclusivo della stagione mostra Emily che affronta Gibbs in un bosco isolato. Dopo un confronto fisico e psicologico estenuante, Emily lo uccide, rompendo simbolicamente l’ultimo legame con l’uomo che aveva orchestrato la distruzione della sua identità. L’omicidio non è soltanto un atto di sopravvivenza: rappresenta la decisione di Emily di non essere più una vittima.
Ma la scena è costruita per suggerire più livelli di lettura. Sul piano narrativo, la morte di Gibbs sembra portare alla fine del ciclo di manipolazioni; sul piano tematico, però, l’ombra del controllo rimane. Emily resta sola, ferita, consapevole che la liberazione non coincide con la guarigione. Il fatto che non si consegni alla polizia, scegliendo invece di scomparire nel bosco, indica che non si sente pronta – o degna – di tornare nella sua vita precedente.
Il finale lascia quindi aperta una domanda essenziale: Emily è libera o è diventata esattamente quello che Gibbs voleva? La serie non offre una risposta definitiva, e proprio questa ambivalenza alimenta la continuità narrativa verso la seconda stagione.
Il significato del finale: colpa, identità e la nascita di una nuova Emily Byrne
Nel complesso, il finale della Stagione 1 di Absentia non chiude solo una vicenda investigativa, ma inaugura un nuovo arco di trasformazione. Emily non è più la donna scomparsa o la vittima traumatizzata: diventa un’entità in ricostruzione, sospesa tra ciò che ricorda e ciò che le è stato imposto. La serie suggerisce che il vero dossier da decifrare non è il caso di omicidio, ma la psiche della protagonista.
Il senso ultimo del finale è proprio questo: la ricerca della verità non sta nei documenti o nei colpevoli, ma nella capacità di Emily di ricostruire se stessa, accettando che la sua identità è un terreno instabile e in continua ridefinizione. La scena conclusiva ci mostra una donna che sceglie la fuga non per paura, ma per autodifesa: Emily non vuole essere di nuovo manipolata da istituzioni, familiari o forze oscure che hanno abitato il suo passato. È questo gesto finale a trasformarla da sopravvissuta a protagonista della propria storia.
Creazione di Matthew Cirulnick e Gaia Violo, Absentia accompagna gli spettatori attraverso una miriade di emozioni con la sua trama psicologicamente intensa che ruota attorno alla complicata vita dell’agente dell’FBI Emily Byrne (Stana Katic), che viene brutalmente picchiata, rapita e gettata in una vasca che continua a riempirsi d’acqua. Emily viene dichiarata morta in absentia, mentre il serial killer che stava perseguendo prima della sua scomparsa, Conrad Harlow, viene condannato all’ergastolo.
Sei anni dopo, il marito di Emily, Nick, riceve una telefonata criptica da un uomo anonimo che gli rivela che Emily è viva. Nick salva Emily, che scopre che Nick si è risposato e che il loro figlio, Flynn, non la vuole più nella sua vita. Emily intraprende così un viaggio alla scoperta di sé stessa e alla ricerca del vero colpevole che l’ha tenuta prigioniera e ha sconvolto la sua vita. Man mano che ci si addentra nella serie, non si può fare a meno di chiedersi: è successo davvero a qualcuno? Beh, non cercate oltre, perché cercheremo di rispondere a questa domanda.
Absentia è basato su una storia vera?
No, “Absentia” non è basato su una storia vera. Tuttavia, gli sceneggiatori e creatori Matthew Cirulnick e Gaia Violo hanno tratto ispirazione da incidenti realmente accaduti per sviluppare la premessa creativa e anche per delineare l’evoluzione dei personaggi. Il motivo per cui questo thriller poliziesco appare così realistico è la potente interpretazione di Stana Katic, famosa per “The Castle”. Ha dato un tocco crudo al personaggio della prigioniera torturata, Emily Bryne, che viene salvata solo per rendersi conto che il tempo ha sradicato la sua vita idilliaca.
Stana, che è anche produttrice esecutiva della serie, interpreta il suo ruolo con tale convinzione che non si può fare a meno di empatizzare con la sua personalità, divisa tra l’essere un’agente dell’FBI, disposta a tutto pur di assicurare il rapitore alla giustizia, e una madre che desidera ardentemente l’amore di suo figlio. L’approccio pragmatico di Stana alle difficoltà di Emily riflette il fatto che ha basato il percorso emotivo del suo personaggio sul commovente libro di memorie di Viktor Frankl, “Alla ricerca di un significato della vita”.
Nel libro, Victor descrive in dettaglio la sua straziante esperienza nei campi di concentramento nazisti durante la seconda guerra mondiale e spiega anche come è riuscito a sopravvivere a quell’inferno trovando uno scopo nella vita, qualcosa a cui aspirare. Allo stesso modo, il personaggio di Stana, Emily, sopravvive perché spinta dal desiderio ardente di ricongiungersi con suo figlio. Per quanto riguarda il tratto antieroico del suo personaggio, Stana ha tratto ispirazione dall’iconica interpretazione di Cillian Murphy del personaggio di Peaky Blinders, Tommy Shelby.
Aggiungendo altro, Stana ha dichiarato a Entertainment Weekly nel 2018: “Ho anche letto di donne sopravvissute alla Seconda Guerra Mondiale e all’Olocausto, e così via, e ho pensato che ci voglia una straordinaria forza d’animo per uscire da qualcosa del genere e riuscire davvero a vivere di nuovo pienamente la vita, ad abbracciarla. E ho pensato che sarebbe stato un mondo interessante da esplorare”.
Black Phone 2, con Ethan Hawke, Mason Thames e Madeleine McGraw, è uscito nelle sale all’inizio di quest’anno, ma tutti si chiedono ancora la stessa cosa sul finale: cosa ha sussurrato Gwen a Finney durante i loro ultimi momenti sullo schermo?
In un’intervista con ScreenRant per Black Phone 2, Mason Thames ha spiegato cosa Finney potrebbe aver sentito durante gli ultimi momenti del film. Nonostante le numerose teorie che potrebbero indicare o segnalare un potenziale terzo capitolo della saga, Thames ha chiarito: “Non c’erano” battute che gli venivano dette. Thames ha dichiarato:
“Ciò che amo è che lascia davvero spazio al pubblico: ‘Cosa ha detto veramente?’. Mi sembra di sapere cosa ha detto, e la mia reazione è più o meno quella che avevo immaginato. Ciò che mi è piaciuto è che non c’erano battute. Quindi potevo immaginare esattamente ciò che Finney aveva bisogno di sentire, e gliel’ho fatto sentire, ed è stato fantastico. È stato un bel momento per lasciare che Finney lo sentisse.”
Black Phone 2 segue il primo capitolo uscito nel 2021, che segue il tredicenne Finney che viene rapito dal sadico assassino mascherato, The Grabber (interpretato da Hawke). Con l’aiuto delle vittime del passato, Finney deve imparare ad adattarsi, sopravvivere e sfuggire alle grinfie di The Grabber.
Il sequel si concentra maggiormente sulla sorella quindicenne di Finney, Gwen (interpretata da Madeleine McGraw), che si sveglia di notte con inquietanti visioni di tre ragazzi perseguitati e assassinati in un desolato accampamento invernale. Con l’aiuto del fratello, si dirige al campo per affrontare il demone che lo infesta, The Grabber.
Durante gli ultimi momenti di Black Phone 2, Gwen e Finney si liberano finalmente The Grabber e Gwen può comunicare con la madre defunta. Mentre Gwen esce dalla cabina telefonica, si precipita da Finn e gli sussurra qualcosa di incomprensibile, lasciando molti interrogativi senza risposta per lo spettatore.
Nel corso del film si scopre che anche la madre di Gwen e Finn era in grado di comunicare con gli spiriti, il che alla fine la condusse The Grabber e alla sua tragica scomparsa. Sebbene non sia chiaro cosa sia stato detto a Finn, potrebbe potenzialmente portare ad altri capitoli della saga. Black Phone è basato sul racconto del figlio di Stephen King, Joe Hill, uscito nel 2007.
Non è del tutto certo se la saga continuerà, ma il successo al botteghino di Black Phone 2 potrebbe essere una motivazione sufficiente, dato che ha incassato oltre 123 milioni di dollari, diventando uno dei film di maggior successo della Blumhouse.
Diretto da Steve Carr, Buon Natale-Ex (A Merry Little Ex-Mas)di Netflix racconta la storia di Kate (Alicia Silverstone) ed Everett Holden (Oliver Hudson), una coppia di mezza età di Winterlight, nel Vermont, sull’orlo del divorzio. Dopo aver cresciuto i loro figli, Gabriel e Sienna, nella loro città, il loro matrimonio è diventato monotono, portandoli a pianificare la separazione. Con l’avvicinarsi del Natale, la coppia separata intende trascorrere un’ultima vacanza insieme come famiglia, mentre cerca di gestire i propri sentimenti complicati e quelli dei figli.
Tuttavia, nonostante le loro intenzioni, potrebbero scoprire che andare avanti è molto più difficile di quanto avessero previsto. La commedia romantica natalizia esplora con attenzione i temi della famiglia, dell’amore e della lealtà. I temi romantici del film, combinati con gli elementi visivi festivi del Natale, aggiungono sapore alla narrazione. Questi film, simili a Buon Natale-Ex, presentano storie commoventi e saranno degni di essere aggiunti alla vostra lista di film da vedere.
Christmas with the Campbells (2022)
“Christmas With the Campbells” di AMC+ segue le avventure di Jesse (Brittany Snow), che si imbatte in una complicazione inaspettata prima di Natale, quando il suo amante Shawn Campbell (Alex Moffat) la lascia. Nonostante la rottura della relazione, i genitori di Shawn, Robert (George Wendt) e Liz Campbell (Julia Duffy), vogliono trascorrere del tempo con Jesse durante le vacanze di Natale. Durante il soggiorno dai Campbell, Jesse incontra David (Justin Long), il cugino di Shawn, e si innamora di lui. Quando Shawn torna a casa, Jesse deve affrontare emozioni complesse nei suoi confronti e decidere se continuare la sua vita con David. Diretto da Clare Niederpruem, questo film commedia romantica celebra lo spirito natalizio e la complessità delle relazioni sentimentali come “A Merry Little Ex-Mas”, pur contenendo elementi visivi simili.
Il tuo Natale o il mio? (Your Christmas or Mine?, 2022)
In “Your Christmas Or Mine?” di Prime Video, gli amanti Hayley (Cora Kirk) e James (Asa Butterfield) si salutano in una stazione ferroviaria di Londra, due giorni prima di Natale, incapaci di sopportare l’idea di stare lontani durante le vacanze. In un momento di spontaneità, entrambi decidono di sorprendersi a vicenda scambiandosi i treni, con l’obiettivo di festeggiare il Natale a casa del proprio partner. Questa decisione simultanea li porta invece ad arrivare alle rispettive residenze familiari. La famiglia di James è benestante, mentre quella di Hayley proviene da un umile background della classe operaia.
Mentre si immergono nella vita familiare dei rispettivi partner, l’esperienza spinge i due amanti ad approfondire questioni più profonde sulla natura della loro relazione. Simile a “A Merry Little Ex-Mas”, la commedia romantica britannica diretta da Jim O’Hanlon esplora i legami familiari e le sfide dell’amore, ambientata durante il periodo natalizio. Entrambe le storie presentano vacanze caotiche e personaggi eccentrici.
Dear Christmas (2020)
“Dear Christmas” di Lifetime, diretto da Emily Moss Wilson, è la storia di Natalie Morgan (Melissa Joan Hart), conduttrice del popolare podcast “Holiday Love”, che racconta storie d’amore natalizie. I suoi ascoltatori e il mondo la considerano un’esperta in materia. Tuttavia, nonostante la sua immagine pubblica, lei stessa non ha mai provato l’amore. Mentre è tornata nella sua città natale per Natale, si ritrova inaspettatamente attratta dal pompiere locale Chris Massey (Jason Priestley), dando vita a un’avventura natalizia all’insegna dell’amore e dell’intesa. Il film drammatico romantico, grazie alla sua rappresentazione di relazioni complesse, al tema del Natale e alle storie d’amore inaspettate, è spiritualmente legato al mondo di “A Merry Little Ex-Mas” e ai suoi personaggi.
Holidate (2020)
Diretto da John Whitesell, “Holidate” di Netflix è la storia di Sloane Benson (Emma Roberts), che incrocia Jackson Piretti (Luke Bracey) in un negozio durante il periodo natalizio. Essendo entrambi single, escogitano un piano insolito, ovvero fingere di essere amanti l’uno dell’altra fino alla fine delle vacanze. Sperando di costruire un’immagine falsa di felicità davanti agli altri, le loro vite si complicano quando iniziano a provare sentimenti l’uno per l’altra. Sulla falsariga di “A Merry Little Ex-Mas”, questa commedia romantica presenta una dinamica complessa tra i due personaggi principali. Nelle storie, i personaggi hanno difficoltà ad attenersi a piani meccanicamente progettati a causa delle complessità dell’amore.
Il diario segreto di Noel (The Noel Diary, 2022)
Basato sull’omonimo libro di Richard Paul Evans, “The Noel Diary” è la storia di un autore di nome Jacob Turner (Justin Hartley). Tornato a casa dopo vent’anni, deve sistemare il patrimonio della madre recentemente scomparsa prima di Natale. Mentre smista due decenni di disordine nella tenuta, scopre un vecchio diario appartenente a una donna di nome Noel Ellis (Essence Atkins), che potrebbe contenere segreti sul suo passato. Proprio mentre entra in possesso del diario, incrocia Rachel Campbell (Barrett Doss), la figlia di Noel. Diretto da Charles Shyer, il film romantico-comico-drammatico natalizio di Netflix tratta di amore, famiglia e segreti. Come “A Merry Little Ex-Mas”, celebra il tema del Natale, ma allo stesso tempo esplora le emozioni e le relazioni familiari attraverso le esperienze dei personaggi principali.
Non ti presento i miei (Happiest Season) (2020)
“Happiest Season” di Hulu, una commedia romantica diretta da Clea DuVall, racconta la storia di due amanti, Abby Holland (Kristen Stewart) e Harper Caldwell (Mackenzie Davis). Il legame tra le due si complica quando Harper invita Abby alla vacanza di Natale della sua famiglia, avendo tenuto segreta la sua identità sessuale. Questo segreto, mantenuto dalla sua amante, porta il caos nella vita di Abby e costringe entrambe le donne ad affrontare problemi di fiducia e altre difficoltà. Come “A Merry Little Ex-Mas”, il film esplora le sfide romantiche impreviste affrontate dai personaggi principali. I concetti di famiglia e lealtà giocano un ruolo fondamentale nelle narrazioni, entrambe ambientate durante il periodo natalizio. Anche le scelte visive dei film li collegano a livello spirituale.
Love Hard (2021)
In “Love Hard” di Netflix, una giornalista di Los Angeles di nome Natalie Bauer (Nina Dobrev) crede che la sua fortuna in amore sia cambiata dopo aver conosciuto un bel ragazzo di nome Tag (Darren Barnet) su un’app di incontri. Impulsivamente, vola a New York per fargli una sorpresa durante le vacanze, solo per scoprire di essere stata ingannata da Josh Lin (Jimmy O. Yang), che ha usato l’identità di Tag online. Questo porta a emozioni complesse, connessioni inaspettate e caos nella vita della protagonista e dei due uomini in questa commedia romantica diretta da Hernán Jiménez. Sulla falsariga di “A Merry Little Ex-Mas”, la storia presenta dinamiche caotiche tra i personaggi e descrizioni stratificate del romanticismo, completate dal sapore del Natale.
Last Christmas (2019)
Diretto da Paul Feig, “Last Christmas” segue Kate Andrich (Emilia Clarke), una giovane donna che lavora come elfo in un negozio natalizio a Londra. Messa alla prova dalla sua tendenza a prendere decisioni sbagliate, Kate sta attraversando una fase caotica, ma spera comunque di raggiungere il successo come musicista. La sua vita cambia inaspettatamente quando incontra Tom Webster (Henry Golding), un uomo affascinante e misterioso che la spinge ad affrontare il suo passato e a riscoprire la gioia. Ispirato alla musica di George Michael e degli Wham!, questo film commedia romantica britannico approfondisce l’intrigante relazione tra Kate e Tom mentre affrontano sfide impreviste. Grazie al suo commento sulle relazioni, all’utilizzo di temi natalizi e ai complessi personaggi principali, il film è collegato al mondo di “A Merry Little Ex-Mas” e ai suoi personaggi.
An Unexpected Christmas (2021)
In “An Unexpected Christmas” della Hallmark, per evitare di turbare la sua famiglia durante il Natale, Jamie (Tyler Hynes) convince la sua ex fidanzata Emily (Bethany Joy Lenz) a fingere che siano ancora una coppia dopo un incontro casuale alla stazione ferroviaria della sua città natale. L’ex coppia trascorre una settimana a casa della sua famiglia, impegnandosi in varie attività festive come parte della loro elaborata bugia. Tuttavia, continuando a partecipare all’inganno, potrebbero scoprire di provare ancora qualcosa l’uno per l’altra. Questo porta a dinamiche caotiche e inaspettate tra i due. Diretto da Michael Robison, questo film drammatico romantico ricorda “A Merry Little Ex-Mas” per la sua rappresentazione delle dinamiche familiari, delle situazioni caotiche, delle storie d’amore inaspettate e per i toni visivi simili.
EXmas (2023)
“EXmas” di Amazon Freevee è la storia di Ali Moyer (Leighton Meester) e Graham Stoop (Robbie Amell), due persone che in passato erano fidanzate. Nonostante la separazione, Ali ha ancora un rapporto sano con la famiglia del suo ex fidanzato. Quando Graham torna a casa per Natale, rimane scioccato nel vedere che Ali è l’ospite d’onore e una parte fondamentale dei festeggiamenti. Questo porta a una situazione difficile per entrambi, poiché devono affrontare contemporaneamente i sentimenti passati e quelli presenti. Mentre Graham spera di convincere Ali ad andarsene in qualche modo, lei intende affermare la sua presenza. Man mano che le festività natalizie diventano caotiche, i personaggi principali affrontano situazioni che potrebbero cambiare i loro sentimenti reciproci.
Il film commedia romantica, diretto da Jonah Feingold, presenta delle somiglianze con “A Merry Little Ex-Mas”, poiché è ambientato in un contesto familiare durante il periodo natalizio. Le due storie sono fortemente collegate, poiché entrambe trattano di una coppia che si è separata. Nelle narrazioni sono comuni i temi dell’amore perduto, delle nuove relazioni e degli elementi caotici della trama.
Deadline ha confermato che è in lavorazione presso la Sony un film basato sulla linea di peluche Labubu. Lo studio di Culver City ha acquisito i diritti cinematografici della bambola cinese. Al momento non ci sono accordi creativi e non è stata presa alcuna decisione se si tratterà di un film d’animazione o live-action. Lo studio non ha rilasciato dichiarazioni.
Le bambole sono state create dal designer Kasing Lung, originario di Hong Kong e residente in Europa, nel 2015. Inizialmente sono state prodotte da How2 Work, prima che il rivenditore cinese Pop Mart rilevasse la linea e iniziasse a venderle nel 2019.
Labubu faceva parte della serie di racconti di Lung, The Monsters, ispirata al folklore nordico. Sebbene Labubu fosse inizialmente popolare nell’Asia orientale e sud-orientale, la mania si è diffusa negli Stati Uniti, dove esiste un mercato nero per le bambole a prezzi a sei cifre. Pop Mart ha incrementato la domanda per il marchio vendendo le bambole in scatole cieche: l’acquirente non sa che tipo di bambola riceverà finché non apre la scatola, rendendole costose sul mercato delle aste e persino al dettaglio. Celebrità come Lisa, membro del gruppo K-pop Blackpink, hanno indossato Labubu come gioiello, aumentandone ulteriormente il valore.
Nel rapporto annuale 2024 di Pop Mart, si è notato che la linea The Monsters genera 430 milioni di dollari, pari al 23,3% del fatturato totale dell’anno. Nella prima metà del 2025 The Monsters ha generato 670 milioni di dollari, rappresentando quasi il 35% del fatturato di Pop Mart per il periodo.
Dopo il finale esplosivo della prima stagione, Last Samurai Standing è rapidamente diventata una delle serie più discusse su Netflix, attirando l’attenzione del pubblico internazionale grazie al suo mix di azione, intrigo politico e dramma storico. La domanda che tutti si pongono è la stessa: ci sarà una Stagione 2? In questa guida analizziamo tutto ciò che è noto sul possibile rinnovo, la data di uscita, il cast previsto e le direzioni narrative che la serie potrebbe intraprendere.
Stato del rinnovo: cosa sappiamo sulla Stagione 2 di Last Samurai Standing e quando potrebbe arrivare
Al momento, Last Samurai Standing – Stagione 2non è stata ancora confermata da Netflix. La piattaforma sta monitorando da vicino i numeri globali del debutto della serie, rilasciata il 13 novembre 2025, per valutarne l’impatto sull’audience e il gradimento del pubblico. Come accade spesso con i titoli ad alto budget e ambientazione storica, i tempi decisionali sono generalmente più lunghi rispetto alle serie di genere contemporaneo.
Il regista e sceneggiatore Michihito Fuji ha però dichiarato in un’intervista che la storia “continua ancora”, lasciando intendere che l’intenzione creativa è di proseguire. La sua dichiarazione resta, ad oggi, l’unico indizio diretto di una possibile seconda stagione. Seguendo i tempi tipici di Netflix, un annuncio ufficiale potrebbe arrivare entro la fine del 2025, una volta consolidati i dati di visione.
Dal punto di vista della produzione, la prima stagione è stata girata a partire dalla metà del 2024 e distribuita alla fine del 2025. In caso di rinnovo nel 2026, è ragionevole ipotizzare una data di uscita tra fine 2027 e inizio 2028.
Perché Netflix non ha ancora confermato Last Samurai Standing – Stagione 2
Sebbene il creatore desideri continuare la storia, il rinnovo non è ancora arrivato per diversi motivi. Innanzitutto, Last Samurai Standing presenta una scala produttiva elevata, dovuta sia all’epoca storica dell’era Meiji sia all’impianto spettacolare delle scene d’azione, che richiedono budget considerevoli.
Il processo decisionale di Netflix dipende inoltre da:
tassi di completamento della serie, decisivi per mostrare reale coinvolgimento del pubblico;
ore di visione globali nelle prime settimane;
risposta critica, finora molto positiva;
costi produttivi compatibili con le strategie editoriali della piattaforma.
Ulteriori aggiornamenti ufficiali potrebbero arrivare tra novembre e dicembre 2025.
Cast di Last Samurai Standing – Stagione 2: chi tornerebbe nei nuovi episodi
Se rinnovata, la Stagione 2 vedrebbe tornare gran parte del cast della prima stagione, soprattutto in base agli eventi conclusivi del finale:
Junichi Okada – Shujiro Saga
Yumia Fujisaka – Futaba Katsuki
Kaya Kiyohara – Iroha Kinugasa
Masahiro Higashide – Kyojin Tsuge
Tra i personaggi secondari che potrebbero riprendere il loro ruolo troviamo:
Shota Sometani – Kocha Kamuy
Taichi Saotome – Shikura Adashino
Yuya Endo – Sansuke Gion
Taiiku Okazaki – Jinroku Keage
Kairi Jo – Shinjiro Sayama
Anche gli antagonisti principali hanno un’alta probabilità di rientrare nella storia:
Gaku Hamada – Toshiyoshi Kawaji
Hiroshi Abe – Gentosai Okabe
La presenza di un cast solido e riconosciuto rappresenta uno dei punti di forza della serie, contribuendo alla sua risonanza internazionale.
Come potrebbe evolversi la trama della Stagione 2: alleanze, vendette e nuove minacce politiche
La seconda stagione, se realizzata, continuerebbe a esplorare l’epoca Meiji, una delle più turbolente e affascinanti della storia giapponese. Il finale della Stagione 1 ha lasciato aperti diversi filoni narrativi.
Shujiro e Futaba, dopo la morte del Ministro degli Interni, si dirigono verso Tokyo, un viaggio che li proietta nel cuore politico del Paese. Il loro futuro resta incerto, e la capitale potrebbe diventare il centro di una rete di cospirazioni molto più ampia della competizione Kodoku.
Parallelamente, Iroha e i suoi fratelli hanno giurato vendetta contro Gentosai, aprendo la porta a una faida sanguinosa destinata a influenzare l’intera narrazione. La Stagione 2 potrebbe anche approfondire:
le alleanze segrete di Kyojin, lasciate in sospeso nel finale;
l’ascesa di Kawaji e la sua crescente influenza nel governo Meiji;
le conseguenze politiche della competizione Kodoku, che potrebbero estendersi ben oltre il campo di battaglia.
In sintesi, il potenziale narrativo è vastissimo e perfettamente in linea con l’ambizione del progetto.
Le origini della serie: dal romanzo Ikusagami al successo su Netflix
Last Samurai Standing è basato sul romanzo Ikusagami di Shogo Imamura, illustrato da Katsumi Tatsuzawa. Il manga è stato pubblicato da Kodansha sulla rivista Morning dal 2022, in quattro volumi. L’adattamento Netflix espande il materiale originale con uno sguardo più cinematografico e un forte taglio drammatico, collocando la storia alla fine del XIX secolo.
Il cuore della serie è la competizione mortale tra 292 samurai, chiamati a raccogliere targhette di legno dai rivali per sopravvivere e vincere un premio enorme: 100 miliardi di yen. La combinazione di tensione, combattimenti coreografati e rigore storico ha contribuito al successo della serie, paragonata da molti spettatori a titoli come Squid Game e Shōgun.
Accoglienza della prima stagione: cast, critica e successo globale
La serie ha ottenuto opinioni molto positive grazie alla sua narrazione serrata, all’attenzione ai dettagli storici e alle sequenze d’azione spettacolari. Il cast è uno dei punti focali della produzione: Junichi Okada, oltre a interpretare Shujiro, ha coreografato le scene d’azione contribuendo allo stile visivo unico della serie.
L’accoglienza favorevole aumenta le probabilità di un rinnovo, ma resta necessario attendere i riscontri ufficiali di Netflix.
Dragon Trainer 2 arriverà nei cinema nel 2027 e il protagonista Mason Thames ha appena rivelato quando inizieranno le riprese, oltre a un importante aggiornamento sul cast. Dopo aver distribuito tre film d’animazione di Dragon Trainer, la Universal ha creato un remake live-action del primo film, che è stato un successo al botteghino. Ora sono in corso i piani per un sequel, la cui uscita è prevista per l’11 giugno 2027.
In un’intervista con ScreenRant per Black Phone 2, Mason Thames ha rivelato che tornerà sull’isola di Berk per girare Dragon Trainer 2“tra una o due settimane”. L’attore è “davvero emozionato” di tornare sul set perché Hiccup è il suo “personaggio preferito” che abbia mai interpretato.
Inizierò tra una o due settimane. Non vedo l’ora di tornare a interpretare Hiccup. È probabilmente il mio personaggio preferito che abbia mai interpretato, quindi sì, sarà fantastico.
Quando gli è stato chiesto del casting dei suoi sogni per il ruolo della madre di Hiccup, introdotta nel film d’animazione Dragon Trainer 2, Mason Thames ha chiesto se fosse in grado di divulgare informazioni, quindi ha risposto che chiunque venga scelto per il ruolo della madre di Hiccup, “o se hanno già trovato qualcuno”, sarà “fantastico”.
“Cosa posso dire? Penso che qualsiasi cosa facciano, chiunque trovino, o se hanno già trovato qualcuno, penso che sarà fantastico.”
Nel film originale Dragon Trainer 2, Hiccup e Astrid vanno alla ricerca del signore della guerra Drago Bludvist. Lungo la strada, incontrano un cavaliere di draghi che si rivela essere nientemeno che la madre di Hiccup, Valka, che tutti credevano morta. Per tutto questo tempo, Valka, doppiata da Cate Blanchett, ha salvato draghi.
Solo un doppiatore dei film d’animazione è tornato per il remake live-action: Gerard Butler, che interpreta il padre di Hiccup, Stoick l’Immenso. Sebbene tutti gli attori tranne uno siano stati riassegnati per il film del 2025, non è escluso che i produttori recuperino qualcuno dal cast originale, il che significa che è possibile che Blanchett possa tornare, oppure che cerchino un altro grande nome per sostituire l’attrice.
Infatti, Dean DeBlois, che ha diretto ogni singolo film di Dragon Trainer, sia d’animazione che live-action, ha dichiarato all’inizio di quest’anno di aver già contattato Cate Blanchett per riprendere il ruolo della madre di Hiccup e della moglie di Stoick, arrivando persino a proiettare il film live-action per lei. All’epoca aveva dichiarato di tenere le dita incrociate per questa anticipata decisione sul casting.
Blanchett è tornata per Dragon Trainer 3, sottotitolato Il mondo nascosto, in cui Valka si stabiliva sull’isola di Berk dopo tutti quegli anni lontani dalla sua famiglia. Quindi, chiunque interpreti questo personaggio, che sia Blanchett o qualcun altro, nel live-action Dragon Trainer 2, probabilmente tornerà per un terzo film.
La risposta di Thames fa pensare che il pubblico sarà entusiasta dell’attrice che sta per arrivare sul set per interpretare Valka. Diverse persone hanno espresso il loro entusiasmo per la possibilità del ritorno di Blanchett. Dato che le riprese inizieranno molto presto, un annuncio del casting di Valka potrebbe essere rivelato nelle prossime settimane.
Un nuovo rapporto rivela che le serie TV di Taylor Sheridan hanno generato almeno nove cifre per la Paramount, mentre il prolifico creatore si prepara a lasciare lo studio. Sheridan si appresta a lasciare la Paramount alla scadenza dei suoi contratti cinematografici e televisivi alla fine del 2028, avendo già firmato un lucroso accordo con la NBCUniversal. Il suo contratto televisivo con loro inizierà nel gennaio 2029.
Ora, un rapporto di TheWrap rivela che, dal 2021, quando ha iniziato a produrre originali Paramount+ per lo studio, le serie di Sheridan hanno fruttato alla Paramount oltre 800 milioni di dollari. Questo dato deriva dai ricavi dello streaming basati sul numero di abbonati e sul coinvolgimento sulla piattaforma. Le sue serie più redditizie sono state Mayor of Kingstown e Tulsa King, che hanno incassato rispettivamente 147,8 milioni e 146,3 milioni di dollari.
Al terzo posto, sorprendentemente, c’è Yellowstone. Anche se il primo show che Sheridan ha prodotto sotto l’egida della Paramount è disponibile solo su Peacock negli Stati Uniti, la sua performance globale lo colloca a 128,4 milioni di dollari di entrate da streaming in tutto il mondo. Il resto delle entrate proviene da Lioness, 1883 e 1923, mentre il report non fornisce dati su Landman.
Taylor Sheridan nella serie tv Yellowstone – Credit Paramount Network
Questi 800 milioni di dollari di entrate sono destinati a crescere. La quarta stagione di Mayor of Kingstowne la terza stagione di Tulsa Kingsono in corso, mentre la seconda stagione di Landman debutterà domenica 16 novembre. Anche la terza stagione di Lioness è stata confermata, con le riprese iniziate il mese scorso. Inoltre, è stata confermata la quarta stagione di Tulsa King, insieme a uno spin-off con Samuel L. Jackson, NOLA King.
Altre nuove serie in streaming includono le imminenti The Madisone The Dutton Ranch, due spin-off di Yellowstone attualmente in fase di sviluppo per Paramount+. Y: Marshals, una serie incentrata su Kayce Dutton, debutterà nella primavera del 2026 sulla CBS, ma gli episodi saranno disponibili in streaming dopo la loro prima visione in TV. Ci sono anche progetti futuri per 1944 e 6666, le cui fasi di sviluppo rimangono ancora poco chiare.
Questa enorme quantità di entrate mette in prospettiva l’accordo di Sheridan con NBCUniversal, che secondo quanto riferito vale circa 1 miliardo di dollari. Il creatore ha trasformato Paramount+ in un potente servizio di streaming grazie ai suoi programmi, in particolare ai suoi due standalone con protagonisti maschili incentrati su organizzazioni criminali. Questo rende anche le sue storie una chiave importante per l’attuale successo dello streaming di Paramount.
Sebbene a Sheridan rimangano ancora tre anni con lo studio, le sue serie rimangono una delle ragioni principali per cui il servizio di streaming della Paramount è riuscito a diventare un tale successo. Senza il suo contributo creativo, non è chiaro se queste serie riuscirebbero a generare lo stesso fatturato, il che fa pensare che la sua partenza sarà un duro colpo finanziario per Paramount+.
La quinta stagione di Stranger Things inizierà alla fine di questo mese con l’uscita del Volume 1, composto da quattro episodi, e i teaser si stanno accumulando, tra cui un nuovo clip di 40 secondi con alcuni dei personaggi principali della serie.
Netflix ha pubblicato un nuovo clip che mostra Undici (interpretata da Millie Bobby Brown) insieme a Jim Hopper (interpretato da David Harbour) e Joyce Byers (interpretata da Winona Ryder) mentre si allenano per quello che potrebbe essere il suo scontro finale con il principale antagonista della serie, Vecna.
Netflix rilascerà la stagione finale di Stranger Things alla fine di questo mese, a quasi un decennio dall’inizio della serie. La serie fantascientifica rende omaggio agli anni ’80 e mostra una città dell’Indiana chiamata Hawkins, dove un ragazzino scompare e una ragazza con poteri telecinetici svela i veri segreti nascosti nella città.
Alcune fonti suggeriscono che Stranger Things abbia portato 2 milioni di nuovi abbonati al sito di streaming e oltre 1 miliardo di dollari di entrate dal 2020.
All’inizio di questo mese, Netflix ha pubblicato un’anteprima di cinque minuti del primo episodio della stagione finale di Stranger Things. Mostra Will Byers (interpretato da Noah Schnapp) nella prima stagione in un flashback mentre è intrappolato nell’Upside Down e viene braccato da Vecna.
Il cast ha anticipato ciò che i fan possono aspettarsi dalla stagione finale, così come il regista e produttore esecutivo Shawn Levy, che ha affermato che l’episodio finale è “il miglior finale televisivo che abbia mai visto”.
I personaggi sono tutti in uno stato di angoscia, in particolare Max Mayfield (interpretata da Sadie Sink), che attualmente è in coma a causa della sua ultima battaglia con Vecna durante la stagione 4. Non è chiaro se il personaggio di Sink, Max, sopravviverà agli eventi della quarta stagione, ed Eleven è chiaramente impegnata a proteggere i suoi amici.
Brown e Harbour si sono riuniti durante l’evento live di premiere della quinta stagione di Stranger Things, ospitato da TUDUM, dopo le voci secondo cui il duo padre-figlia sullo schermo fosse attualmente in conflitto a causa di un’accusa di molestie da parte di Brown nei confronti di Harbour. Tuttavia, i due hanno smentito le voci e hanno dimostrato che tra i due colleghi va tutto bene.
Stranger Things La quinta stagione inizierà il 26 novembre con il Volume 1, proseguirà il 25 dicembre con il Volume 2 e l’episodio finale sarà disponibile su Netflix e in alcuni cinema il 31 dicembre.
Il finale autunnale della stagione 22 di Grey’s Anatomy ha visto Jo Wilson (Camilla Luddington) lottare più del previsto, poiché la gravidanza ha complicato la sua salute e, secondo Luddington, le cose non miglioreranno rapidamente. Durante tutta la Grey’s Anatomy – stagione 22, Jo e Atticus “Link” Lincoln (Chris Caramack) hanno aspettato che succedesse qualcosa. Dopo le ferite mortali riportate nella premiere, hanno giocato una dura partita a chi avrebbe ceduto per primo.
Nel finale autunnale della stagione 22 di Grey’s Anatomy, Jo ha avuto un arresto cardiaco e la sua diagnosi di cardiomiopatia peripartum sembrava un problema complicato ma risolvibile, fino a quando non è finita sul tavolo operatorio. Con le condizioni di uno dei bambini in rapido peggioramento, il dottor Winston Ndugu (Anthony Hill) si è preparato per un taglio cesareo d’emergenza. Luddington, chiacchierando con The Wrap, ha rivelato che “si fa buio” per Jo quando Grey’s tornerà a gennaio.
“Questo è ciò che sappiamo fare meglio, questi finali di metà stagione terrificanti e spaventosi”, ha spiegato Luddington, e mentre si godeva la possibilità di lavorare con Hill, era “molto ‘attenta a ciò che desideri’ [circostanze]”. Luddington ha avvertito gli spettatori che Grey’s Anatomy sarà “brutale” al suo ritorno. “Preparatevi emotivamente perché il prossimo episodio, dopo questo, sarà peggiore, ad essere sinceri”, ha consigliato l’attrice.
Sebbene la performance di Luddington durante l’episodio abbia mostrato un nuovo interessante senso di crescita per Jo, che fa parte di Grey’s Anatomy dalla stagione 9, era chiaro che fosse terrorizzata dal peggioramento dei suoi problemi cardiaci. La speranza senza fiato di Jo che Link rimanesse calmo era un dolce cenno alla crescita del personaggio e alla comprensione reciproca della coppia.
Sebbene sia chiaro che Luddington continuerà a recitare in Grey’s Anatomy per il momento, sembra sempre possibile che la serie di lunga durata prenda di mira e colpisca uno dei propri personaggi, specialmente quelli che sono presenti da più tempo. Anche se perdere Jo sarebbe uno shock, è sempre una possibilità in Grey’s, nonostante non sembri probabile.
Indipendentemente da ciò che accadrà in seguito a Jo, il fatto che Luddington affermi che il prossimo episodio della serie, in programma l’8 gennaio, sarà brutale è qualcosa a cui i fan di Grey’s devono prepararsi. Mentre Grey’s Anatomy attraversa una stagione che è stata difficile all’inizio, sembra che la serie stia finalmente prendendo il volo nella sua seconda metà.
Con una breve serie autunnale di sei episodi, la stagione 22 di Grey’s Anatomy potrà fare molti più danni mentre procede nella seconda metà della sua programmazione con altri 12 episodi da mandare in onda. Per Jo, Link e il resto dei medici del Grey Sloan Memorial Hospital, è possibile che la stagione 22 di Grey’s Anatomy possa cambiare le cose al punto da renderle irriconoscibili entro la primavera.
La star di Avengers: Doomsday, Simu Liu, che interpreta Shang-Chi nell’MCU, si scaglia contro chi ha criticato duramente i cinecomic. L’attore Marvel ha anche offerto qualche spunto di riflessione sul perché così tanti spettatori parlino male dei film sui supereroi.
In un’intervista con Variety, Simu Liu ha rivelato di credere che la gente non dia più una possibilità al genere perché è la cosa più in voga al momento. “Oggi è un po’ di moda odiarli”, ha detto l’attore. L’attore ha riconosciuto che molte delle persone che criticano i cinecomic hanno delle valide ragioni. Tuttavia, molti degli insulti che sono stati loro rivolti non sono stati giusti.
“Penso che ci siano critiche valide sul modo in cui vengono realizzati i film, sul modo in cui vengono gestiti i budget di produzione, penso che ci siano molte cose valide da dire, ma questa idea di infangare i cinecomic come genere, non lo so. Non lo so, perché parlo da persona che da bambino li adorava.”
Liu ha anche spiegato perché i film sui supereroi hanno un posto così speciale nel suo cuore. Come molti, è cresciuto guardando i film basati sui fumetti. Vedere questi eroi iconici, spesso visti come sfavoriti, salvare vite e fare la differenza, è qualcosa che può essere molto edificante per i bambini. Ha aggiunto di credere fermamente nei messaggi che la maggior parte di questi film trasmette.
Sono cresciuto guardando film sui supereroi e volevo credere che gli emarginati, i nerd e i tipi strambi potessero trovare in sé la forza di avere superpoteri e salvare la situazione. È a questo che mi aggrappavo quando avevo 12 anni. Credo ancora, nel bene e nel male, nel potere di ciò che quei film rappresentano oggi.
Sono passati dieci anni da quando il controverso adattamento de I Fantastici Quattro è uscito nelle sale, offrendo una delle interpretazioni peggiori dell’iconico gruppo di supereroi Marvel. Nonostante la Prima Famiglia Marvel sia stata affrontata sul grande schermo numerose volte, l’adattamento di Josh Trank è diventato uno dei film di supereroi più criticati di tutti i tempi.
Durante la sua apparizione su Sirius XM, Miles Teller, che ha interpretato Reed Richards nel film del 2015, ha raccontato le sue impressioni sulla prima visione del film. Teller ha dichiarato apertamente: “Quando ho visto il film per la prima volta, ricordo di aver parlato con uno dei responsabili dello studio e di avergli detto: ‘Penso che siamo nei guai'”.
La star che ha interpretato Mister Fantastic ha spiegato come “da giovane attore a quel tempo, pensavo: ‘Bene, se vuoi essere preso sul serio come protagonista, devi salire su questo treno dei supereroi'”. Per Teller, “Quella era la nostra occasione, e il casting, ho pensato, è stato spettacolare. Adoro tutti quegli attori”.
Tuttavia, alla fine, l’attore ha definito il risultato de I Fantastici Quattro deludente e ha aggiunto: “È un peccato, perché così tante persone hanno lavorato così duramente a quel film. E onestamente, forse c’è stata una persona davvero importante che ha in qualche modo rovinato tutto”.
L’adattamento del 2015 ha incassato 167 milioni di dollari al botteghino mondiale, con il mercato interno che ne ha raccolti solo 56,1 milioni, mentre i restanti 111,7 milioni provenivano dai mercati internazionali. Il film ha dei punteggi bassissimi su qualsiasi aggregatore on line.
Il cast de I Fantastici Quattro comprendeva Michael B. Jordan nei panni di Johnny Storm/Torcia Umana, Kate Mara in quelli di Sue Storm/Donna Invisibile e Jamie Bell in quelli di Ben Grimm/La Cosa, poiché la storia del 2015 era ispirata ai fumetti Ultimate che ritraevano gli eroi molto più giovani. Toby Kebbell interpretava Victor von Doom, alias Dottor Destino, nei panni dell’antagonista principale.
La timeline del Marvel Cinematic Universe ha recentemente riavviato la proprietà, con I Fantastici Quattro: Gli Inizi che ha riportato gli iconici eroi sul grande schermo, ambientato su una Terra diversa. Diretto da Matt Shakman, il film ha incassato 521,9 milioni di dollari al botteghino mondiale.
The Running Man di Stephen King è stato adattato per la seconda volta al cinema, questa volta senza Arnold Schwarzenegger e con un finale nettamente diverso dal libro originale del 1982.
King ha espresso disapprovazione per il modo in cui i suoi libri sono stati adattati al cinema in passato, ma questa volta gli piace ciò che vede. In una recente intervista, l’iconico autore horror (che ha scritto il libro originale con lo pseudonimo di Richard Bachman) ha dato il suo benestare alla rielaborazione del climax esplosivo della sua storia da parte del regista di Running Man Edgar Wright (tramite EW):
Mi piace molto il finale della versione di Edgar di The Running Man. Non posso dire troppo, per non rovinare la sorpresa, ma penso che i lettori del romanzo saranno soddisfatti perché avranno entrambe le cose. Se capite cosa intendo, e scommetto che è così.
Il libro termina con il protagonista della storia, Ben Richards, che dirotta un aereo e, dopo aver ucciso l’equipaggio, lo fa schiantare contro l’edificio che ospita il malvagio genio della storia, Killian. Questo finale nichilista segue la rivelazione di Killian a Richards che la sua famiglia è stata uccisa.
La morte di Richards nel libro sembra inequivocabile, considerando non solo il violento incidente aereo, ma anche il fatto che stava già morendo per una grave ferita da arma da fuoco. L’adattamento cinematografico di Wright alleggerisce un po’ le cose permettendo a Richards (Glen Powell) di sopravvivere al dirottamento dell’aereo e di ricongiungersi con la sua famiglia ancora in vita.
La versione di Wright del finale di The Running Manassicura comunque che il malvagio Killian (Josh Brolin) riceva la sua meritata punizione, quando Richards gli spara durante una rivolta nello studio di Running Man.
Parlando recentemente con ScreenRant, Wright ha discusso della pressione che ha sentito nel realizzare un adattamento di Running Man che soddisfacesse King, il quale doveva approvare la sceneggiatura prima che il film potesse andare avanti:
È stato un momento snervante per me e [il co-sceneggiatore] Michael Bacall consegnare il nostro lavoro e vedere cosa ne pensasse Stephen King del nostro adattamento della sua opera, ma lui l’ha adorato. Ma questo è sia una benedizione che una maledizione, perché hai già la pressione di cercare di visualizzare il film che hai in mente. E dato che gli piace la sceneggiatura, ora devo anche essere all’altezza del film che ha in mente lui.
I sentimenti incoraggianti di King sono stati ripresi dalla star del film originale Running Man, Arnold Schwarzenegger, che ha condiviso i suoi pensieri positivi con la star del remake Glen Powell. “Gli è piaciuto tantissimo, era entusiasta, eccitatissimo”, ha raccontato Powell in una recente intervista con ScreenRant.
I critici sono stati piuttosto divisi sul nuovo Running Man senza Schwarzenegger, come riflette il punteggio appena sufficiente del 64% su Rotten Tomatoes.
Resta da vedere quanto il pubblico apprezzerà Running Man del 2025, ma Variety riporta che le proiezioni prevedono un incasso iniziale compreso tra i 20 e i 25 milioni di dollari sul mercato interno.
È stata rivelata una possibile tempistica per Zombieland 3. I due precedenti film horror-comici, entrambi diretti da Ruben Fleischer, vedevano Jesse Eisenberg, Woody Harrelson,Emma Stone e Abigail Breslin nei panni dei sopravvissuti all’apocalisse zombie. Sebbene i film abbiano incassato complessivamente più di 225 milioni di dollari in tutto il mondo, il possibile Zombieland 3 non è ancora stato annunciato.
Fleischer ha però recentemente parlato con Deadline mentre promuoveva il suo nuovo film, Now You See Me Now You Don’t. Parlando della sua carriera nel complesso, Fleischer ha dichiarato: “Spero che nel 2029 realizzeremo Zombieland 3”. Sebbene il progetto non sia ancora stato ufficialmente confermato, il fatto che il primo Zombieland sia uscito nel 2009 e il suo sequel nel 2019 significa che Fleischer vuole continuare con lo schema di pubblicare un nuovo capitolo ogni 10 anni.
“Spero che nel 2029 realizzeremo Zombieland 3. Stiamo iniziando a parlarne perché il primo è uscito nel 2009, poi abbiamo fatto il secondo nel 2019 e abbiamo lasciato tutti con un “Ci vediamo tra 10 anni”. Quel momento sta arrivando, quindi stiamo iniziando a pensarci e spero che si concretizzi. Poi ho alcune cose che non vedo l’ora di fare, quindi vedremo quale verrà prima”.
Sebbene non sia affatto garantito che Zombieland 3 vedrà la luce, Fleischer è solo uno dei numerosi membri del cast e della troupe che hanno espresso interesse a realizzare un altro sequel della commedia sugli zombie del 2009. Tra questi ci sono Emma Stone (secondo un precedente commento di Fleischer) e Zoey Deutch (che si è unita al franchise in Doppio colpo). Tuttavia, come menziona Fleischer, ha un programma fitto di impegni per i prossimi anni.
Ad esempio, è stato ingaggiato per dirigere il prossimo Now You See Me 4, che è stato rivelato essere in lavorazione in un annuncio fatto prima dell’uscita del nuovo capitolo. Come produttore, è anche impegnato in due film commedia attualmente in fase di pre-produzione, ovvero The 47 Night Stand con Mila Kunis e Little Brother con John Cena. Anche il suo cast principale, composto da attori tutti nominati o vincitori di Oscar, ha un’agenda altrettanto fitta, per cui bisognerà attendere di vedere come evolveranno le cose.
Mentre la Paramount si prepara a rilanciare la serie cinematografica Star Trek, lo studio ha ora trovato il duo che scriverà, dirigerà e produrrà il prossimo film. Dopo che J.J. Abrams ha riportato in auge la serieStar Trek con Chris Pine in tre film dal 2009 al 2016, c’era la speranza che il cast si riunisse per un quarto film. Tuttavia, dopo essere rimasto bloccato per anni in una fase di sviluppo, la Paramount ha deciso di rilanciare nuovamente la serie cinematografica.
Deadline riporta che Jonathan Goldstein e John Francis Daley, il duo dietro Dungeons & Dragons, sono pronti a dare nuova vita a Star Trek come registi, produttori e sceneggiatori di un film completamente nuovo.
La prossima produzione non vedrà la partecipazione degli stessi attori dei precedenti film di J.J. Abrams, in cui Chris Pine interpretava il capitano Kirk insieme a Zachary Quinto nei panni di Spock, Zoe Saldaña in quelli di Uhura e altri ancora. Il rapporto indica anche che il nuovo film di Star Trek presenterà nuovi personaggi invece di essere legato a nessuna delle serie o dei film precedenti.
Goldstein e Daley hanno già lavorato insieme su franchise esistenti. Hanno scritto la sceneggiatura diSpider-Man: Homecoming, il primo film di Spider-Man nell’MCU, con Tom Holland nel ruolo del supereroe dopo la sua introduzione in Captain America: Civil War.
Sei anni dopo, il duo ha scritto e diretto Dungeons & Dragons: Honor Among Thieves, che ha rilanciato il popolare gioco di ruolo sul grande schermo dopo la trilogia originale. Il film ha ottenuto il 91% su Rotten Tomatoes.
Prima di Star Trek, il loro prossimo progetto è Mayday, un film d’azione con Ryan Reynolds, Kenneth Branagh e Maria Bakalova, che secondo quanto riferito ha ricevuto grandi elogi dalle proiezioni di prova. La data di uscita su Apple TV non è stata ancora rivelata.
Il film reboot di Star Trek è ancora nelle prime fasi di sviluppo, quindi i dettagli della trama e del cast sono sconosciuti. Tuttavia, il prossimo reboot potrebbe affrontare alcune sfide se intraprenderà una nuova direzione e presenterà personaggi sconosciuti.
L’era dello streaming del franchise ha introdotto diversi nuovi personaggi, come Michael Burnham di Discovery, ma ha anche puntato sulla nostalgia con il ritorno di Patrick Stewart in Picard. Strange New Worlds ha importanti collegamenti con The Original Series e ha persino scritturato Ethan Peck nel ruolo dell’iconico Spock, per metà vulcaniano.
Discovery e Lower Decks hanno dimostrato che il franchise di Star Trek è ancora in grado di creare contenuti di alta qualità per il piccolo schermo. Tuttavia, il grande schermo è ancora inesplorato in questo senso, poiché ogni singolo film di Star Trek per il grande schermo nel corso degli anni si è concentrato sui personaggi della serie originale e di The Next Generation.
Tuttavia, ciò che il prossimo reboot di Star Trek ha a suo favore è l’aggiunta di Goldstein e Daley come registi, produttori e sceneggiatori. La loro presentazione alla Paramount deve essere stata molto impressionante per convincere lo studio ad assumerli.
La loro storia insieme in diversi ruoli dietro la telecamera ha dimostrato che hanno ciò che serve per infondere nuova energia alle grandi proprietà, quindi anche se la loro versione di Star Trek presenterà nuovi personaggi, se c’è qualcuno che può riuscirci, quelli sono Goldstein e Daley.
Dopo 30 anni, gli Screen Actors Guild Awards cambiano nome. La cerimonia di premiazione ha debuttato sulla NBC nel 1995, con George Burns che ha ricevuto il Lifetime Achievement Award e attori come Tom Hanks, Jodie Foster, Dianne Wiest e Helen Hunt che sono stati proclamati vincitori.
I SAG Awards sono presentati dalla Screen Actors Guild, che nel 2012 si è fusa con l’American Federation of Television and Radio Artists (AFTRA). A settembre, la SAG-AFTRA ha eletto Sean Astincome presidente. Tredici anni dopo la fusione tra SAG e AFTRA, il sindacato ha deciso di ridimensionare il ruolo della SAG nel nome della cerimonia di premiazione, rinominando la trasmissione televisiva The Actor Awardspresented by SAG-AFTRA (o The Actor Awards, in breve), secondo quanto riportato da Deadline.
Il motivo di questo cambiamento è che il nome non solo riflette l’attuale posizione dell’organizzazione, ma è anche in linea con la statuetta stessa, che si chiama The Actor. In una dichiarazione, il produttore esecutivo di The Actor Awards Jon Brockett ha affermato che questo importante cambiamento è semplicemente un riflesso dell’“evoluzione” dello show, pur mantenendo l’attenzione “interamente sugli attori”.
“Fin dall’inizio, la nostra statuetta si è chiamata “The Actor” e il nostro show è interamente dedicato agli attori, quindi questo nuovo nome è il passo successivo perfetto nell’evoluzione dello show. The Actor Awards presentato da SAG-AFTRA offre agli spettatori di oltre 190 paesi una comprensione immediata di chi siamo e di cosa facciamo”.
L’attrice JoBeth Williams, che ha ricoperto il ruolo di presidente della SAG Foundation e del Comitato dei SAG Awards, ha aggiunto che l’organizzazione voleva rendere “chiarissimo al pubblico” che gli Actor Awards sono uno spettacolo “incentrato sugli attori”, non solo per i vincitori stessi, ma anche per il fatto che i membri votanti sono anch’essi attori.
“In qualità di attrice, membro di lunga data della SAG-AFTRA e presidente del Comitato dei Premi, ho sempre apprezzato il fatto che il nostro show sia incentrato sugli attori – attori che votano per attori – perché comprendiamo innatamente il lavoro che sta dietro a una performance. Gli Actor Awards lo rendono chiarissimo al pubblico di tutto il mondo: quando si sintonizzano, sanno che vedranno i loro attori preferiti celebrati da coloro che conoscono veramente il mestiere”.
Williams, in qualità di membro del Comitato Premi, ha collaborato con SAG-AFTRA dall’inizio alla fine. Hanno approvato il nuovo nome e poi hanno garantito un lancio senza intoppi. Questo annuncio arriva circa un mese prima dell’inizio delle votazioni per le nomination, il 15 dicembre, che verranno poi svelate il 7 gennaio. A causa di questo breve lasso di tempo, SAG-AFTRA ha deciso che le campagne degli studi possono ancora utilizzare il nome SAG Awards per promuovere i propri programmi e le proprie star, ma solo per l’attuale stagione dei premi.
L’hype per l’adattamento di Nolan dell’Odissea di Omero ha raggiunto nuovi livelli per il regista, dato che Cinemark sta aggiungendo altri cinema IMAX in vista dell’uscita del film il prossimo anno. I biglietti per il film del 2026 sono stati messi in vendita con un anno di anticipo, a dimostrazione dell’impatto della popolarità di Nolan nell’attuale panorama hollywoodiano.
La scorsa estate, il teaser trailer di Odissea è stato proiettato in esclusiva prima di Jurassic World Rebirth. L’anteprima mostrava il personaggio di Tom Holland che parlava con il misterioso personaggio interpretato da Jon Bernthal, mentre discutevano di suo padre Ulisse. Il teaser trailer è stato presentato in anteprima, ma non è disponibile online.
Anche Charlize Theron è entrata a far parte del cast del film di Nolan, poiché secondo quanto riferito è stata scelta per interpretare la famosa Circe, anche se non ha ancora confermato il suo ruolo. La maggior parte dei personaggi è tenuta segreta, ma si prevede che diversi dei greci appariranno in The Odyssey.
Nolan ha anche ingaggiato John Leguizamo, Himesh Patel, Samantha Morton, Bill Irwin, Rafi Gavron, Nick E. Tarabay, Iddo Goldberg, Josh Stewart, Logan Marshall-Green e Jovan Adepo. Secondo The Hollywood Reporter, il colossale film della Universal Pictures ha un budget stimato di 250 milioni di dollari.
The Odyssey di Christopher Nolan uscirà nelle sale il 17 luglio 2026.
Zootopia 2 vanta un cast stellare che interpreta gli animali residenti nelle località che danno il titolo al film, tra cui Michael J. Fox di Ritorno al futuro, il cui personaggio è stato ora rivelato. Seguito del film vincitore dell’Oscar nel 2016 Zootopia, il sequel segue nuovamente Judy Hopps (Ginnifer Goodwin) e Nick Wilde (Jason Bateman), rispettivamente una coniglietta e una volpe.
Mentre Judy e Nick, ora entrambi membri delle forze di polizia di Zootopia, indagano su un nuovo caso e cercano di appianare le difficoltà nella loro dinamica lavorativa, incontreranno una miriade di nuovi personaggi. Questi ruoli sono doppiati da Ke Huy Quan, Fortune Feimster, Andy Samberg, Macaulay Culkin, Stephanie Beatriz, Yvette Nicole Brown e molti altri.
Tramite Instagram, Disney Animation ha condiviso nuove immagini dei personaggi di Zootopia 2, tra cui una volpe apparentemente incarcerata chiamata “Michael J. the Fox”, doppiata da Michael J. Fox. Nick era un truffatore, quindi lui e questo personaggio potrebbero essersi già incontrati in passato e si ritrovano inaspettatamente nel nuovo film. Guarda l’immagine di Michael the Fox qui sotto:
I migliori film di Michael J. Fox includono ovviamente Ritorno al futuro, ma tra i suoi crediti più famosi figurano anche Mars Attacks!, The Frighteners, Family Ties, Spin City e The Good Wife. Le sue precedenti interpretazioni come doppiatore comprendono Stuart Little, Atlantis – L’impero perdutoe Phineas e Ferb, che lo hanno preparato per questo ruolo, anche se potrebbe essere piccolo.
Zootopia 2 dovrebbe incassare fino a 125 milioni di dollari nel suo primo weekend, dopo che Zootopia ha incassato 75 milioni di dollari nove anni fa. Zootopia 2 condividerà il box office con Wicked: For Good, in uscita una settimana prima, anche se i due film hanno il potenziale per rafforzarsi a vicenda attirando più famiglie al cinema in generale.
Zootopia ha grandi aspettative da soddisfare, dato che il suo predecessore ha incassato 1 miliardo di dollari in tutto il mondo e detiene ancora il 98% su Rotten Tomatoes. Ma il nuovo film ha il vantaggio di essere il seguito di un IP popolare, oltre a rivolgersi a un pubblico più ampio, compresi gli spettatori più giovani. Per finire, il gran numero di star in ruoli ironici potenzierà il divertimento degli adulti.
Zootopia 2 uscirà nelle sale il 26 novembre, riportando Judy e Nick al cinema e introducendo una nuova serie di personaggi divertenti e potenzialmente amati.
In Your Dreams è una dolce storia sulla famiglia, con un finale incentrato sulle conseguenze dello scontro della famiglia con Sandman. In Your Dreams segue Stevie ed Elliot mentre intraprendono un’avventura nel mondo dei sogni nella speranza di ottenere un desiderio dal presunto onnipotente Sandman.
Lungo il percorso, i due riescono a superare i propri problemi e finalmente raggiungono la forza mistica. Tuttavia, la verità sui suoi poteri crea il vero conflitto e il climax del film, mettendo in evidenza i temi del film sull’importanza della famiglia di fronte a un mondo imperfetto.
Il Sandman è l’antagonista di In Your Dreams
Nonostante sia presentato come una figura buona nella prima metà di In Your Dreams, il Sandman è l’antagonista finale del film e la forza che Stevie, Elliot e la loro famiglia devono superare. Per gran parte del film, Stevie ed Elliot sono alla ricerca del Sandman.
Convinti che lui abbia il potere di impedire alla loro famiglia di andare in pezzi, i due riescono alla fine a sfuggire alle varie sfide di Nightmara e ad arrivare al castello del Sandman. Tuttavia, una volta lì, scoprono che il Sandman può solo regalare loro un sogno in cui ciò si avvera.
Mentre Elliot riesce a resistere alla tentazione, Stevie viene attirata in questa fantasia. Questo la lascia in coma nel mondo reale, e l’unico modo per salvarla è un disperato tentativo di salvataggio da parte della sua famiglia. La svolta malvagia del Sandman non è nata dalla malizia o dall’intento malvagio.
Come Nightmara spiega a Elliot quando si incontrano, Sandman lavorava al suo fianco per garantire che le persone trovassero conforto e coraggio sia nei loro sogni belli che in quelli brutti. Tuttavia, Sandman ha iniziato a vedere solo il valore dei sogni felici, anche se erano quelli da cui le persone non potevano sfuggire.
Sandman soffre dello stesso difetto interiore di Stevie, con una riluttanza ad accettare le verità più dure e le possibilità più tristi che la vita comporta. La sua decisione iniziale di cedere a lui nasce dal desiderio di non lasciare mai che la sua vita felice cambi, cosa che lui incoraggia e sostiene che lei dovrebbe accettare.
Tuttavia, questo comporta una fantasia in cui suo fratello non esiste. Rendersi conto che i conflitti e le sfide comportano anche nuove esperienze e nuovi amori è ciò che scuote Stevie dall’illusione che Sandman avesse ragione, portandola a cercare di sfuggirgli.
In Your Dreams adotta un approccio intelligente al conflitto centrale della narrazione, rivelando che il desiderio di Sandman e Stevie di chiudersi in un luogo felice non è altro che un modo per nascondersi dal mondo. Invece, affrontando Sandman e accettando che il cambiamento è inevitabile, Stevie non solo si libera, ma aiuta anche la sua famiglia a ricompattarsi.
Cosa succede alla famiglia di Stevie ed Elliot
Gran parte del dramma in In Your Dreams deriva dalla paura di Stevie che i conflitti coniugali dei suoi genitori portino alla separazione. Mentre il padre vuole rimanere nella loro casa di famiglia e portare avanti i suoi sogni di musicista, la madre ha accettato una nuova strada per sé stessa e vuole che si trasferiscano per un potenziale nuovo lavoro di insegnante.
Alla fine del film, il pericolo che incombe su Stevie riunisce i genitori e li vede lavorare insieme per aiutare a salvare la loro figlia. In seguito, diventa chiaro che il percorso personale di Stevie ha aiutato entrambi a riconoscere l’importanza della loro famiglia e come questa sia migliore di qualsiasi singolo sogno.
Una delle correnti emotive sottese a In Your Dreams è la rivelazione che papà e mamma facevano parte di una band insieme e in origine avevano grandi aspirazioni di successo musicale. Tuttavia, mentre la mamma ha modificato le sue aspettative una volta che hanno avuto una famiglia, il papà ha continuato a sperare che potessero realizzare quel sogno.
In questo senso, il papà è intrappolato dai sogni proprio come Stevie, mettendo da parte la loro vera famiglia nella speranza di un’aspirazionale versione ideale del mondo. Alla fine, entrambi devono rinunciare al sogno (metaforicamente per il papà, letteralmente per Stevie) in modo da potersi riunire nel mondo reale.
Questo non significa che le loro speranze siano svanite, però. Il film si conclude con Stevie soddisfatta del rinnovato legame tra i membri della sua famiglia, anche se riconosce che la vita a volte può essere complicata. Al contrario, papà fa notare che formerà una nuova band nella loro nuova città, mantenendo vive le sue speranze anche mentre si adatta alle esigenze della sua famiglia.
Il vero significato di In Your Dreams
In Your Dreams è un film che parla della famiglia e di come essa sia più preziosa di qualsiasi aspirazione o gioia superficiale. Il grande arco narrativo di Stevie nel film è quello di riconoscere che ama suo fratello e tutto il caos che lui porta nella sua vita. La sua vita apparentemente idealizzata non lo avrebbe accettato, e lei si rende presto conto che le manca qualcosa.
Mamma e papà passano gran parte del film a discutere delle loro prospettive lavorative e del loro futuro insieme, ma si riuniscono per difendere i loro figli e alla fine imparano a scendere a compromessi sui desideri personali per il bene della famiglia nel suo insieme. Insieme, la famiglia può superare le sue sfide.
In Your Dreams è una dolce storia sull’importanza della famiglia, che sottolinea come le sfide difficili possano spaventare, ma rendano le persone più forti per averle superate. Nonostante inizialmente venga presentata come un mostro, Nightmara alla fine aiuta Elliot e spiega persino che gli incubi non sono solo spaventosi, ma servono ad aiutare le persone a scoprire la loro determinazione.
I sogni più felici del mondo a volte non sono la chiave per la vera felicità. Invece, l’amore è la chiave, che si tratti dell’amore dei genitori, di una coppia sposata, dei legami tra fratelli o della consapevolezza di sé. In Your Dreams parla proprio di questi legami e di ciò che li rende più preziosi di qualsiasi versione idealizzata del mondo.
Avatar: Fuoco e Cenere sta per complicare davvero la trama per il cattivo che ritorna nel film, con James Cameron che anticipa una nuova alleanza sorprendente. Dopo il successo di Avatar: La via dell’acqua del 2022, il terzo capitolo della saga di Avatar riporta sullo schermo una serie di volti noti, tra cui Jake Sully (Sam Worthington) e Miles Quaritch (Stephen Lang).
In un’intervista con Empire, Cameron ha parlato di ciò che accadrà a Quaritch nel nuovo film, promettendo un viaggio tematico complicato per l’antagonista resuscitato, alle prese con la sua vera identità. Il personaggio di Lang inizia a porsi delle domande su se stesso, e il figlio Spider (Jack Champion) è al centro di questa riflessione.
“Quaritch sta attraversando una crisi d’identità. Il suo interesse per il figlio biologico della sua forma precursore biologica è tutto incentrato sul tentativo di definire: ‘Sono una persona completamente nuova? Sono vincolato dalle regole e dai comportamenti della persona di cui ho impresso i ricordi e la personalità?’. È un vero dilemma esistenziale per lui in senso filosofico”. Questa riflessione su se stesso potrebbe portare a una svolta interessante, suggerisce Cameron.
“A che punto supererà quella linea e si renderà conto di essere più Na’vi che umano?”, chiede il regista. Una parte importante del viaggio di Quaritch potrebbe riguardare una crescente connessione con Eywa, la coscienza di Pandora, dice Cameron. “Potrebbe connettersi, potrebbe collegarsi – Jake vuole che lo faccia”, anticipa il regista. “Non voglio dirvi come andrà a finire, ma vedremo come si svolgerà tutto questo, perché Jake preferirebbe avere questo tizio dalla sua parte”.
Un’alleanza instabile tra Jake e Quaritch, quindi, non sembra essere fuori discussione in Avatar: Fuoco e Cenere, dato che i due personaggi si rendono conto di avere obiettivi comuni. “È molto poco interessante avere solo due persone che cercano di uccidersi a vicenda per tre film, quindi la trama diventa molto più intricata”, dice Cameron. “L’anima di Quaritch è molto presente nel terzo film”.
Le ultime anticipazioni di Cameron a Empire sulla trama di Avatar: Fuoco e Cenere sono accompagnate da due nuove immagini del film (le si può vedere qui). Una mostra Jake, tutto insanguinato, che cerca drammaticamente di raggiungere qualcosa (o qualcuno), mentre l’altra mostra Quaritch in un momento di tranquillità.
Quaritch, lo ricordiamo, è morto durante lo scontro finale con Jake nel primo Avatar, ma è tornato nel sequel come “ricombinante”, un corpo Na’vi su cui sono stati impressi i ricordi di Quaritch. Il personaggio di Lang rimane un cattivo chiave nel sequel, ma il finale di Avatar: La via dell’acqua suggerisce che provi un amore sincero per Spider, il figlio biologico dell’umano Quaritch.
Avatar: La via dell’acqua mostra anche Quaritch che affronta un rito di passaggio Na’vi sotto forma di addestramento del proprio Ikran, e Spider gli insegna persino alcune parole della lingua Na’vi. I trailer di Avatar: Fuoco e Cenere hanno anticipato un’alleanza tra Quaritch e gli antagonisti del Popolo della Cenere, ma i commenti di Cameron suggeriscono che il percorso di Quaritch nel film completo potrebbe riservare molte altre sorprese.
L’evoluzione di Quaritch ha importanti implicazioni per il futuro del franchise. Avatar 4 e Avatar 5 sono stati scritti e sono pronti per essere girati, e Cameron ha suggerito che la loro realizzazione dipenderà dal successo di Avatar: Fuoco e Cenere. Supponendo che ci sia ancora richiesta da parte del pubblico per il franchise di fantascienza di successo, il quarto e il quinto film potrebbero presentare un Quaritch molto diverso.
Avatar: Fuoco e Cenere è il prossimo capitolo della saga di James Cameron
Con Avatar: Fuoco e Cenere, James Cameron riporta il pubblico su Pandora in una nuova avventura coinvolgente con Jake Sully (Sam Worthington), marine diventato leader dei Na’vi, la guerriera Na’vi Neytiri (Zoe Saldaña) e la famiglia Sully. Il film, con sceneggiatura di Cameron, Rick Jaffa e Amanda Silver e soggetto di Cameron, Jaffa, Silver, Josh Friedman e Shane Salerno, vede anche la partecipazione di Sigourney Weaver, Stephen Lang, Oona Chaplin, Cliff Curtis, Britain Dalton, Trinity Bliss, Jack Champion, Bailey Bass e Kate Winslet.
Si dice che il film rappresenterà un’evoluzione importante della storia avviata con Avatar (2009) e proseguita con Avatar – La via dell’acqua(2022), espandendo ulteriormente l’universo narrativo di Pandora e introducendo nuove aree geografiche e culture Na’vi, con toni più cupi rispetto ai precedenti capitoli. Cameron ha dichiarato inoltre che questo terzo episodio segnerà un punto di svolta tematico per l’intera saga. Uno degli aspetti più attesi riguarda l’introduzione del Popolo della Cenere, una tribù Na’vi legata all’elemento del fuoco.
A differenza delle popolazioni Na’vi viste finora, questi sono caratterizzati da una visione più aggressiva e conflittuale del mondo, portando per la prima volta un punto di vista Na’vi antagonistico. Questo consentirà alla saga di esplorare dinamiche interne al mondo indigeno di Pandora, complicando la tradizionale dicotomia tra Na’vi pacifici e umani colonizzatori. Leader di questo popolo è la temuta Varang, interpretata da Oona Chaplin e di cui negli scorsi giorni era state diffuse alcune immagini ufficiali.
Cameron ha anche anticipato che Avatar: Fuoco e Cenere conterrà un importante sviluppo narrativo che ricollegherà alcuni eventi ai futuri capitoli già in lavorazione. La tecnologia continuerà a giocare un ruolo centrale: Cameron ha promesso nuove innovazioni visive, in particolare nella resa degli ambienti vulcanici e nelle sequenze incentrate sul fuoco. Questo terzo film si preannuncia dunque come un capitolo chiave per l’espansione tematica, politica e visiva dell’universo di Avatar.
Avatar: Fuoco e Cenere sarà al cinema il 17 dicembre 2025.
In arrivo nelle sale italiane dal 19 novembre, 40 secondi è il nuovo film del regista Vincenzo Alfieri, prodotto e distribuito dalla Eagle Pictures. Sulla scia di Il ragazzo dai Pantaloni Rosa, Roberto Proia porta al cinema un altro tragico fatto di cronaca con protagonisti dei ragazzi giovanissimi che hanno smarrito la strada, forse non l’hanno mai trovata, e una tragedia irreparabile: la morte di un innocente.
La pellicola ripercorre la storia realmente accaduta di Willy Monteiro Duarte, vittima di omicidio e medaglia d’oro al valore civile alla memoria. Venne ucciso durante un pestaggio il 6 settembre 2020 a Colleferro nel tentativo di difendere un amico in difficoltà. Il titolo dell’opera vuole rappresentare il breve periodo di tempo in cui gli eventi sono accaduti.
Ma chi sono i volti a cui è affidata questa storia? Ecco una guida al cast e ai personaggi di 40 secondi:
Cortesia di Eagle Pictures
Francesco Gheghi è Maurizio: il giovane interprete, trai più bravi della sua generazione, interpreta Maurizio. Nel film, il ragazzo è una delle vittime del degrado della periferia romana, che vuole entrare a tutti i costi nelle grazie dei “gemelli”, veri e proprio boss di quartiere, che alimentano il mito della violenza e dello spaccio come status a cui ambire. Il ragazzo si troverà coinvolto sul malgrado nella rissa, rappresentando perfettamente quanto il male possa essere banale e inconsapevole.
Francesco Di Leva è Ludovico: il premiato e amato attore napoletano interpreta il commissario a cui viene affidata l’indagine a seguito della rissa e della morte di Willy. Il suo personaggio viene presentato come un membro della comunità che resiste al degrado e che prova a fare la differenza.
Sergio Rubini è il Prof: in un ruolo secondario, quello del Prof, Rubini rappresenta in qualche modo la società sana che consapevolmente convive accanto al marcio rappresentato dai “gemelli”. Rossella (Chiara Celotto), figlia del suo personaggio, è la compagna di Lorenzo che aspetta il suo bambino ed è emotivamente schiava di questo giovane uomo, già così perso.
Justin De Vivo è Willy: a lui è stato affidato il ruolo del protagonista, quel giovane di belle speranze e di grandi sogni che, per porre fine a una lite, è finito in mezzo a una rissa che gli è costata la vita. Il suo ruolo è chiaramente quello dell’eroe tragico, tuttavia il film non si risparmia dal raccontarlo come un ragazzo normale, con le sue asperità e i suoi difetti, pur proponendo il suo approccio alla vita come una sana alternativa alla strada facile e violenta dei “gemelli”.
Enrico Borello è Cosimo: tirapiedi sfigato dei “gemelli”, Cosimo è il punto di unione tra Maurizio e i due veri villain della storia. Borello, che abbiamo visto di recente in La Città Proibita di Gabriele Mainetti, ritrae un giovane sbandato e senza qualità, che si lascia trascinare dalla corrente e della banalità del male che lo circonda.
Beatrice Puccilli è Michelle: a suon di piccoli ruoli in produzioni importanti, Puccilli sta costruendo per sé una solida carriera che si impreziosisce con la parte di Michelle, una ragazza di periferia che ha l’ambizione e l’apertura mentale di desiderare altro rispetto a quello che la circonda. Michelle è una ragazza che sogna di uscire dalla bolla provinciale di Colleferro e si scontra con l’oscurantismo di chi invece non vede altro che il suo piccolo giardino. Suo malgrado, sarà la scintilla che darà inizio all’incendio che esplode nella tragica conclusione della vicenda.
Giordano Giansanti e Luca Petrini sono Federico e Lorenzo: entrambi esordienti, Giansanti e Petrini hanno l’arduo compito di portare sul grande schermo i fratelli Bianchi, che, dal momento che i due sono protagonisti di vicende giudiziarie non ancora concluse, non hanno questo nome nella ricostruzione cinematografica di Alfieri. Vittime di una cultura del machismo e della violenza, Federico e Lorenzo governano a suon di sprangate Colleferro, sono riveriti e temuti, molto invidiati e quasi adorati da chi vorrebbe entrare nelle loro grazie, come gli stessi Cosimo e Maurizio, burattini sciocchi nelle loro mani.
Scritto da Vincenzo Alfieri con Giuseppe G. Stasi, 40 secondi è tratto dal libro 40 secondi. Willy Monteiro Duarte. La luce del coraggio e il buio della violenza di Federica Angeli (Baldini+Castoldi). Prodotto e distribuito da Eagle Pictures — la stessa casa di produzione e di distribuzione de Il ragazzo dai pantaloni rosa — 40 secondi arriverà nelle sale italiane il 19 novembre 2025.
Il 17 novembre 2025 alle ore 9.30 si terrà l’anteprima nazionale dedicata alle scuole, un evento speciale realizzato in collaborazione con Eagle Pictures e Circuito Cinema Scuole. L’iniziativa sarà arricchita da una live streaming in diretta con il regista e il cast, offrendo agli studenti l’opportunità di confrontarsi sui temi al centro del film.
Il film Challengers (qui la recensione) – diretto da Luca Guadagnino e scritto da Justin Kuritzkes – ha lasciato molti fan a chiedersi se la trama del film fosse ispirata a fatti realmente accaduti. In esso si racconta la storia di Tashi Duncan (Zendaya), una campionessa di tennis che diventa allenatrice dopo un infortunio che le ha fatto terminare la carriera. Mentre aiuta il marito Art Donaldson (Mike Faist) a uscire dalla sua serie di sconfitte, la coppia si trova ad affrontare un volto del passato, quello dell’ex amante di Tashi e dell’ex migliore amico di Art, Patrick Zweig (Josh O’Connor), che riscalda la loro imminente partita e riaccende vecchi sentimenti. Ma cosa c’è di vero in questa vicenda?
Challengers non è basato su una storia vera o su un personaggio reale
Sebbene molti fan abbiano ipotizzato che il film Challengers con Zendaya sia basato su una storia vera, il film è in realtà un’idea originale che si è solo ispirata a eventi reali. Kuritzkes ne ha parlato durante la sua intervista a RadioTimes, affermando che i personaggi sono completamente inventati. Tuttavia, ha anche dichiarato di essersi ispirato a molti personaggi e eventi reali del mondo del tennis, nonché a molte fonti che trattano di questo mondo, tra cui il libro Open di Andre Agassi. Inoltre, Zendaya ha cercato di aggiungere ulteriore realismo al film, allenandosi per tre mesi con un ex tennista professionista.
La sceneggiatura di Challengers è stata ispirata da una partita di tennis reale
Sebbene la storia di Challengers non sia basata su un gruppo specifico di persone o eventi, Kuritzkes ha però affermato di essersi ispirato a una partita di tennis realmente avvenuta, aggiungendo un tocco di realtà alla storia di fantasia. Kuritzkes stava infatti guardando la finale degli US Open 2018 tra Naomi Osaka e Serena Williams. Durante la partita, la Williams è stata penalizzata per aver ricevuto consigli dal bordo campo, una regola che Kuritzkes non conosceva bene. Nonostante le proteste della Williams, la penalità è stata confermata e Kuritzkes è rimasto colpito dal potenziale cinematografico della situazione.
Kuritzkes ha approfondito la ricerca, esaminando storie e fonti come Open e concentrando la narrazione del film sull’idea di essere un professionista in uno sport che non si ama più. Questo punto di vista aggiunge molto di più a Challengers rispetto ad altri film sul tennis o sullo sport in generale, che non sempre considerano come sia affrontare una devastante perdita di scopo dopo aver lavorato per anni per raggiungere la fama. Challengers non solo esamina questa questione, ma analizza anche fino a che punto una persona sarebbe disposta ad arrivare per mantenere il potere che le è rimasto dentro e fuori dal campo.
L’ispirazione specifica per il personaggio di Zendaya, Tashi Duncan, è però arrivata quasi un anno dopo, mentre Kuritzkes guardava la finale di Wimbledon 2019 tra Novak Djokovic e Roger Federer. Lì ha notato la moglie di Roger, Mirka Federer, che assisteva alla partita. “Sembrava così stressata, ad ogni punto”, ha detto Kuritzkes a GQ. “La guardavo e pensavo: ‘Perché sei così stressata? Avete tutti i soldi del mondo. Hai vinto 20 tornei del Grande Slam. Cosa ti stressa così tanto? Deve esserci qualcos’altro’”. Ha così approfondito la storia di Mirka e ha scoperto che era una tennista prima che un infortunio interrompesse la sua carriera.
“È diventata una specie di manager di Federer e ha gestito la sua vita”, spiega Kuritzkes. “Lui le attribuisce gran parte del merito del suo successo”. Questo è assolutamente simile alla Tashi di Zendaya, la cui carriera tennistica nel film si interrompe per via di un infortunio al ginocchio. Da quel momento lei dedica tutte le sue energie ad allenare suo marito, Art, e a gestire la sua carriera. Mirka “continua a svolgere un ruolo importante e ha un grande contributo e impatto”, ha detto uno degli allenatori di Federer al New York Times nel 2012.
Nel frattempo, Zendaya ha parlato di come Serena e Venus Williams abbiano ispirato la sua performance. “Sono delle icone e le ammiro entrambe moltissimo, non solo per ciò che hanno realizzato nello sport, ma anche per qualcosa che va oltre: il loro impatto e la loro importanza per tantissime persone, in particolare per le donne di colore”, ha affermato l’attrice. Come sempre succede, dunque, sebbene Challengers non sia direttamente ispirato ad una storia vera, è debitore di alcuni eventi o personaggi che sono stati spunto per la scrittura della storia.
Quando si parla di film intensi e adrenalinici, John Woo è un regista d’azione leggendario. Si è fatto un nome in Asia prima di approdare a Hollywood. Man mano che si evolveva in Nord America, ha contribuito a definire gli anni ’90 con capolavori del genere come Broken Arrow, Mission: Impossible 2e Face/Off – Due facce di un assassino. Nel 2023, Woo è poi tornato sulla scena nordamericana, 20 anni dopo il suo ultimo film in lingua inglese, per realizzare Silent Night – Il silenzio della vendetta (qui la recensione)
In Silent Night – Il silenzio della vendetta racconta una tragica storia di vendetta, con un padre distrutto (interpretato da Joel Kinnaman) che cerca di vendicare il figlio rimasto vittima del fuoco incrociato di una guerra tra bande. Quello che ne deriva è una storia straziante di ossessione, vendetta e una conclusione che afferma quanto la rabbia possa avvelenare e consumare l’anima di una persona.
Silent Night – Il silenzio della vendetta regala a Brian un partner a sorpresa
Joel Kinnaman interpreta Brian in Silent Night – Il silenzio della vendetta, un padre che diventa un esercito di un solo uomo dopo che due bande si sparano a vicenda, uccidendo accidentalmente suo figlio. Le forze dell’ordine non assicurano i membri della banda alla giustizia, quindi Brian passa un anno a complottare, allenarsi e monitorare i teppisti. Il suo piano è quello di assicurarsi che siano morti entro Natale. Brian diventa un giustiziere come Frank Castle della Marvel, eliminando anche criminali a caso.
Col tempo, questo Punisher natalizio ucciderà la maggior parte delle bande, prima di infiltrarsi nel covo del boss finale. Quest’uomo, Playa, sottovaluta Brian, ma con buone ragioni. Nell’atto finale Brian viene pugnalato e colpito da un proiettile a causa di settimane di guerra. Fortunatamente, l’unico detective valido che si occupa del caso, Vassel, arriva per aiutarlo a eliminare i teppisti rimasti. Purtroppo, entrambi gli uomini rimangono gravemente feriti quando uccidono la ragazza di Playa, armata di mitragliatrice.
Playa pensa di avere il sopravvento e punta una pistola per uccidere Brian. Ma Vassel si avvicina di soppiatto e spara, colpendo il capo della banda. Brian si avventa rapidamente su Playa e lo strangola a morte. Sfortunatamente, sia lui che Vassel sono in fin di vita. Vassel non se ne pente, tuttavia, poiché sa che il suo dipartimento era troppo pigro, spaventato o corrotto per aiutare a vendicare il ragazzo e assicurare questi criminali alla giustizia.
Silent Night – Il silenzio della vendetta offre pace a un membro della famiglia
Nella scena finale, Brian guarda gli addobbi natalizi appesi. Comincia ad avere allucinazioni sul passato e sul futuro che la sua famiglia avrebbe avuto se il bambino fosse sopravvissuto. Woo concilia questo con un altro elemento chiave della vita di Brian. Nel corso del film, Brian ha allontanato sua moglie, Saya. Lei lo ha supplicato di lasciar andare il suo odio, ma lui ha continuato a guardare video e ad allenarsi nel combattimento.
Saya se ne andò, sapendo che quella non era la vita che loro figlio avrebbe voluto per la famiglia dopo la sua morte. Brian le lascia una lettera in cui le confessa quanto sia dispiaciuto per averla abbandonata emotivamente. Tuttavia, non si pentiva di aver dato la caccia alle bande. Ma, qualunque cosa accada, vuole che lei sappia che è in pace con se stesso. Era già distrutto mentalmente e fisicamente molto prima di questa guerra, prima di essere colpito alla gola e prima di diventare un muta vendicativo quando ha cercato di inseguire Playa il giorno dell’incidente.
Ora, questa morte è una vera e propria misericordia, una morte che non vuole che Saya pianga. Saya legge la lettera sulla tomba del ragazzo e trova anche un regalo lasciato dal padre. Si tratta di un trenino, che le ricorda quanto Brian e il ragazzo amassero giocare con i giocattoli. Saya accetta con altruismo il destino del marito, trovando il coraggio di lasciarlo andare. È piuttosto commovente, ma è la chiusura di cui ha bisogno. Saya è finalmente libera, liberata dal senso di colpa di aver lasciato la sua casa, ma anche soddisfatta che i criminali siano stati tutti puniti.
Vassel è l’eroe non celebrato
L’eroismo di Vassel deve essere riconosciuto per la profondità a cui è arrivato. Certo, ha aiutato a uccidere molti criminali nella base di Playa, in un momento in cui avrebbe dovuto cercare di convincere Brian ad abbandonare la missione. Ma Vassel era segretamente d’accordo con la direttiva fin dall’inizio. In precedenza, Brian aveva lasciato a casa di Vassel un teppista che aveva rapito e torturato. Brian aveva anche lasciato informazioni su consegne di droga, traffici di armi, intelligence finanziaria, ecc. Vassel aveva ottenuto tutto ciò di cui aveva bisogno per perseguire i cartelli e condannare i criminali.
Vassel avrebbe potuto facilmente denunciare Brian ai suoi superiori, ma ha protetto la missione di Brian. Brian non ha nascosto di aver oltrepassato i limiti e di aver risolto il problema a modo suo in queste note al detective. Ma invece di fare la spia o tradire l’uomo, Vassel decide di aiutarlo. In parte è dovuto al senso di colpa, ma soprattutto è frustrato dal modo in cui questi gangster continuano a vagare per la città, causando il caos. Ciò che rende Vassel ancora più altruista è che lo fa da solo. Non ha fiducia in nessun collega poliziotto, quindi non ha nessuno a cui chiedere aiuto.
Nel corso degli eventi, Vassel diventa un coraggioso catalizzatore che contribuisce a spianare la strada sanguinosa verso Playa. È giusto che sia lui a sparare il colpo che rende Playa vulnerabile. Anche prima di allora, aveva distratto la ragazza di Playa, consentendo a Brian di spararle alla testa. Senza l’intervento di Vassel, Brian non avrebbe avuto la possibilità di portare a termine l’operazione. Anche se scambiano poche parole, Vassel capisce che Brian gli è grato solo dal loro contatto visivo. È per questo che il detective può morire in pace, sapendo di aver svolto un ruolo importante nel ripulire le strade da questo parassita.
Silent Night – Il silenzio della vendetta rende Brian un “Punisher” ancora più straziante
Alla fine del film, è difficile trovare qualcuno che non lo definisca un film invernale su Punisher. Tuttavia, Brian ha più sfumature rispetto al Frank Castle della Marvel. Innanzitutto, il fatto che sia un dilettante gioca a favore del film. Molti di questi film dipingono gli eroi in una luce idealistica, che sopraffanno i loro avversari. Lo si è visto non solo con il Punisher, che usa ogni tipo di arma ed esplosivo della sua carriera militare, ma anche con John Wick di Keanu Reeves o Io sono nessuno di Bob Odenkirk. Il fatto che Brian sia un operaio edile che segue dei tutorial per diventare un guerriero tende a suscitare molta più empatia.
Questo crea un protagonista imperfetto che inciampa nei combattimenti. Woo rende Silent Night – Il silenzio della vendetta più imprevedibile in questo modo, spogliando la trama di ogni finzione tra tutte queste uccisioni brutali. Dato che Brian cerca di aiutare i poliziotti che ne valgono la pena e gli innocenti sul campo, questo aggiunge qualcosa al suo percorso come persona che spera, impara ed è davvero motivata a trasformarsi nel killer definitivo. In questo modo, si crea un legame emotivo più profondo con un vigilante così concreto e pratico, al contrario di un Punisher intimidatorio che ha già un vantaggio sulla maggior parte dei suoi rivali.
Infine, ma non meno importante, ciò che rende Brian un Punisher più straziante è il modo in cui abbandona Saya: una scelta crudele, ma che si adatta a questi film realizzati sulla scia di Il giustiziere della notte. La Marvel ha recentemente riportato in vita la moglie di Frank, Maria, sotto forma di zombie grazie alla Mano. Lei ha così iniziato a influenzare la leadership di Frank nella setta ninja, facendogli riconsiderare la sua visione di uccidere i terroristi. Ciò suggeriva che Punisher potesse essere guarito dall’amore.
In Silent Night – Il silenzio della vendetta, Brian non può essere disturbato dall’amore di Saya. Lei lo supplica di tornare alla luce, ma lui continua ad abbracciare l’oscurità. Alla fine, la rabbia è il suo carburante, con il metodo di recitazione di Kinnaman che modella Brian come un Frank più disperato. In questo caso, ha rinunciato e accettato la morte come via d’uscita misericordiosa. Nel processo, Brian diventa robotico, freddo e privo del cuore, dell’anima e dell’umanità che sua moglie cerca di fargli vedere per redimerlo. A quel punto, mentre Punisher aveva ancora qualche speranza, Brian si rassegna a non averne alcuna.
Dopo anni di problemi di sviluppo e ritardi, The Flash (qui la recensione) è infine arrivato al cinema, con un finale esplosivo. Barry Allen, interpretato da Ezra Miller, ha fatto il suo debutto tecnico in Suicide Squadattraverso un breve filmato della telecamera di sicurezza che riprendeva la cattura di Captain Boomerang, ed è apparso di nuovo brevemente in Batman v Superman, ma The Flash ha fatto la sua prima vera apparizione quando Batman lo ha reclutato in Justice League. Prima che l’universo DC intraprendendesse una nuova visione creativa grazie ai co-amministratori delegati della DC Studios James Gunn e Peter Safran, Flash ha infine avuto il suo film. E, come prevedibile, ha diversi cameo DC lungo il percorso.
I punti più discussi di The Flash non hanno nulla a che vedere con il suo finale in senso tradizionale. Il cameo finale oscura i tratti più generali, anche se conferma un reset del DCU, ma la scena post-credits confonde ulteriormente le cose. Il lavoro di effetti speciali è “instabile”, i cameo DC spaziano da quelli che suscitano nostalgia a quelli che attirano accuse di mancanza di rispetto. E mentre la storia di The Flash è forte, è anche molto complessa. Con più linee temporali, diverse versioni di personaggi diversi e trame di film precedenti dell’universo DC che si scontrano, può essere un po’ confuso consolidare la posizione di The Flash e dell’universo DC nel suo complesso quando scorrono i titoli di coda.
Cosa succede alla fine di The Flash
Flash adatta molto liberamente la storia della DC Comics Flashpoint e vede Barry Allen viaggiare indietro nel tempo per salvare sua madre, che è stata uccisa quando Barry era bambino. Anche se ci riesce, questo cambiamento provoca un effetto a catena nel tempo che crea una nuova linea temporale insostenibile. Dopo che Barry, il Barry del passato, Batman e Supergirl attaccano le forze di Zod, vengono alla fine sopraffatti dalla potenza dell’esercito kryptoniano. Batman e Supergirl muoiono entrambi, il che spinge i Barry a tornare indietro di qualche minuto e agire in modo diverso.
Anche se il destino originale dei loro alleati viene evitato, muoiono ancora una volta, in modo diverso, e diventa chiaro al Barry principale che la distruzione di questa Terra è un momento inevitabile nella linea temporale. L’inutilità di non riuscire a vincere costringe il Barry principale ad accettare che non può cambiare il passato e che deve lasciar andare sua madre. Il giovane Barry ha difficoltà ad accettarlo e continua a tornare indietro nel tempo. I due Barry discutono nella bolla della Speed Force sui pericoli e l’inutilità di correggere il passato quando appare il misterioso Dark Flash, che in precedenza aveva buttato Barry fuori dalla Speed Force.
L’identità del cattivo viene rivelata: si tratta di una versione più anziana e dai capelli grigi del giovane Barry, che ha trascorso tutta la vita cercando di correggere una linea temporale che mantenga in vita sua madre. Dark Flash cerca di pugnalare il Barry principale per impedirgli di salvare sua madre, ma il giovane Barry si mette davanti alla pugnalata, morendo. Poiché sono la stessa persona, questo significa che anche il vecchio Barry muore. Barry torna al passato per annullare i cambiamenti che hanno salvato la vita di sua madre.
Le aveva dato una lattina di pomodori che lei aveva dimenticato e aveva mandato il padre di Barry a comprare, lasciandola sola e destinata a morire. Con i pomodori rimossi, la madre di Flash è destinata a morire e Barry torna al suo presente. Lì, durante l’ultimo processo a suo padre, viene rivelato che Barry ha spostato i pomodori su uno scaffale più alto nel passato, facendo sì che suo padre guardasse verso una telecamera e fornendogli un alibi. Suo padre viene assolto dal reato.
Fuori, Barry chiama Bruce. Quando arriva in tribunale, è una persona completamente diversa dal Bruce che Barry conosce. Nonostante abbia ripristinato la morte di sua madre, spostare i pomodori per provare l’alibi di suo padre ha comunque alterato la linea temporale. Il film termina con Barry in uno stato di confusione riguardo alla linea temporale in cui si trova e a ciò che potrebbe accadere in seguito.
Un altro Batman
Quando Barry chiama Bruce alla fine del film, il Bruce Wayne che si presenta è la versione del personaggio interpretata da George Clooney nel famigerato Batman & Robin. È chiaro che Clooney è in realtà Bruce, poiché si arrabbia visibilmente quando Barry esclama comicamente che lui non è Batman. Le implicazioni di questo finale a sorpresa non sono ancora chiare, ma il co-CEO della DC Studios James Gunn ha confermato che Clooney non sarà Batman inThe Brave And The Bold, per cui si può affermare che quello in cui si trova Barry non è l’universo del DCU.
Cosa è successo al Batman di Ben Affleck?
Il Bruce Wayne di Ben Affleckè presente all’inizio di The Flash e dà a Barry alcuni consigli difficili ma necessari sull’importanza di accettare il dolore e non rimanere bloccati nel passato. Tuttavia, una volta che Barry viaggia nel tempo, il Batman di Affleck non si vede più. Non viene mai confermato direttamente cosa gli succede, ma dato il finale del film, sembra che Bruce di Affleck sia probabilmente ancora nella sua linea temporale originale, mentre Barry è finito in un altro mondo alternativo.
Il multiverso DC è salvo
L’atto culminante di The Flash mostra diverse continuità/universi che si scontrano tra loro e subiscono danni significativi mentre Dark Flash cerca di impedire a Barry di resettare la linea temporale. Diversi universi, tra cui cameo di popolari franchise cinematografici DC come quelli con Superman di Christopher Reeve e Batman di Adam West, vengono mostrati con lacerazioni multiversali. Fortunatamente, ogni universo viene salvato e sembra tornare al suo stato precedente alla fine del film.
La spiegazione del colpo di scena di Dark Flash
All’inizio di The Flash, una figura misteriosa attacca Barry nella Speed Force e lo mette fuori combattimento nel momento sbagliato. Nel momento culminante del film, quella figura si rivela essere una versione futura dell’alternativo Barry del passato. Questo Barry più anziano ha trascorso tutta la sua vita cercando in ogni modo possibile di salvare la linea temporale in cui sua madre è viva, ma ha fallito per quelli che sembrano essere decenni. Ha riportato ferite significative sotto forma di schegge conficcate nel suo corpo a causa dei ripetuti combattimenti contro le forze di Zod, che gli hanno conferito una silhouette scura e appuntita.
Per impedire al Barry principale di annullare i suoi cambiamenti alla linea temporale e ripristinare la versione originale della storia, compresa la morte di sua madre, il malvagio Dark Flash cerca di uccidere Barry all’interno della Speed Force. Il Barry del passato si mette in mezzo ai due e viene pugnalato a morte. Poiché è la stessa persona di Dark Flash, solo più giovane, entrambi muoiono insieme e il Barry principale annulla i suoi cambiamenti alla linea temporale.
Cosa è successo agli altri multiversi DC?
Mentre il Barry principale, il giovane Barry e il Barry futuro (Dark Flash) si scontrano nella Speed Force, il multiverso inizia a lacerarsi e universi diversi entrano in collisione tra loro. Ogni universo è visualizzato come una sfera composta dal passato, dal presente e dal futuro di ogni realtà. Tuttavia, quando i due Barry della linea temporale alternativa muoiono, Flash riavvolge ancora una volta il tempo e ogni universo viene visto guarire e tornare alla sua posizione originale. Sembra che gli altri universi DC nel multiverso siano separati in modo sicuro dalla continuity dell’attuale DC Universe e rimangano intatti.
Cosa significa Flash per il nuovo universo DC
Sebbene Flash sia in fase di sviluppo da diversi anni, la sua uscita coincide con l’arrivo di James Gunn e Peter Safran come co-amministratori delegati della DC Studios. Data questa circostanza, non era chiaro in che misura Flash avrebbe contribuito a portare avanti la nuova visione della coppia per l’universo DC. Tuttavia, il film lascia molte domande senza risposta.
Non è infatti chiaro fino a che punto The Flash resetti l’universo DC. La fine del film dedicato a Barry Allen lo vede in un’altra nuova linea temporale, ma non sembra che sarà l’universo DC principale che vedremo d’ora in avanti, data la presenza di Bruce Wayne interpretato da George Clooney. L’interferenza di Barry nella linea temporale probabilmente avrà però un ruolo nel determinare perché presto ci saranno un nuovo Batman, Superman e altri, ma The Flash non risponde direttamente al come.
The Flash lascia inoltre le cose abbastanza ambigue da non chiarire se Ezra Miller sarà The Flash anche nei futuri progetti dell’universo DC. L’eroe è chiaramente ancora vivo, in buona salute e attivo, ma resta da vedere se la realtà in cui finisce il film sarà la stessa in cui saranno ambientati i film futuri. Non sembra che lo sia, anche se Barry potrebbe saltare di nuovo da un universo all’altro per unirsi al nuovo Superman, Batman e altri eroi DC.
Cosa significa davvero il finale di The Flash
Sebbene il finale di The Flash mostri che l’interferenza finale di Barry Allen con la linea temporale originale – spostare una telecamera in modo che suo padre possa essere dimostrato innocente del crimine per cui all’inizio del film si trova in prigione – funzioni, viene anche mostrato che ha comunque influenzato l’universo nel suo complesso. Questo dimostra che Bruce Wayne, interpretato da Ben Affleck, ha ragione nel suo discorso all’inizio del film, in cui dice di non voler cambiare nemmeno gli eventi tragici della sua vita, perché sono parte integrante di ciò che è sia come persona che come eroe.
L’ultima apparizione di Batman, interpretato da George Clooney al posto di Affleck, rafforza l’idea che anche piccoli cambiamenti nella linea temporale DC possono avere effetti drastici, rafforzando il punto cruciale del film. Il finale di The Flash assicura anche che qualsiasi futuro scherzo multiversale nella DCU possa avere una solida giustificazione per evitare di usare i poteri di Flash semplicemente per tornare indietro e sistemare le cose, poiché anche se il riavvio imminente cambia totalmente il supereroe, il film spiega comunque i problemi fondamentali di questo approccio, evitando che sembri un buco nella trama.
La programmazione televisiva di questa sera offre una selezione estremamente ricca e diversificata, capace di soddisfare gli appassionati di cinema d’autore, blockbuster, azione, thriller, classici intramontabili e grandi commedie italiane. Dai canali Rai alle reti Mediaset, fino alle proposte tematiche come Rai Movie, Iris, Sky e Cine34, il panorama è particolarmente ampio e permette di passare da opere cult a recenti successi internazionali. Ecco la nostra panoramica completa sui film in TV stasera, con una selezione dei titoli più rilevanti e consigliati.
Dramma e tensione contemporanea: tra tennis, vendetta e storie d’amore distorte
Su Rai 2, alle 21:20 arriva Challengers, il film di Luca Guadagnino che intreccia sport, sensualità e rivalità sentimentali in un triangolo emotivo guidato da Zendaya, Mike Faist e Josh O’Connor. Una storia in cui il tennis diventa allegoria del desiderio, della competizione e della fragilità personale.
Spostandoci su Rai 4 (21:20), Silent Night – Il silenzio della vendetta propone un revenge movie puro, diretto da John Woo, che racconta una spirale di dolore e ritorsione senza dialoghi, tutta costruita sulla fisicità dell’azione e sulla forza visiva dell’immagine. A seguire, alle 23:05, Lady Bloodfight offre un’avventura marziale con combattimenti serrati e un’impronta fortemente action.
Su Cielo, alle 21:15, torna uno dei film più discussi degli ultimi anni: The Lobster di Yorgos Lanthimos, una distopia surreale e provocatoria in cui l’amore diventa una questione di sopravvivenza. Perfetto per chi cerca un cinema più autoriale e disturbante.
Azione e franchise iconici: Ethan Hunt, Dracula e Captain Phillips
Gli amanti dell’azione classica troveranno diverse proposte interessanti. Su Canale 20 si parte alle 21:10 con Mission: Impossible 2, secondo capitolo della saga con Tom Cruise: adrenalina anni Duemila, stile di John Woo e un’iconografia divenuta cult. Alle 23:45, sempre su Canale 20, arriva Dracula Untold, reinterpretazione dark della leggenda di Vlad l’Impalatore con Luke Evans.
Su La7 Cinema (21:15), Captain Phillips – Attacco in mare aperto racconta la vera storia del sequestro della nave Maersk Alabama, con un Tom Hanks magistrale. Segue alle 23:45 Allarme rosso, thriller militare con Gene Hackman e Denzel Washington che mette in scena conflitti di potere e tensioni nucleari.
Classici, cinema d’autore e Western cult
Su Iris, alle 21:15, va in onda Il texano dagli occhi di ghiaccio, uno dei grandi western interpretati e diretti da Clint Eastwood, un viaggio nell’America segnata dalla guerra civile e dalla vendetta.
Rai Movie propone un doppio appuntamento vintage: I ponti di Toko Ri (21:10), dramma bellico ambientato durante la Guerra di Corea, seguito da Quelli della San Pablo (23:00), imponente ricostruzione storica ambientata nella Cina di inizio Novecento.
Su Tv2000 (21:10) arriva Fratello dove sei?, la commedia musicale dei fratelli Coen ispirata all’Odissea, con un irresistibile George Clooney.
Cinema fantastico e cult assoluti: da La Bussola d’Oro ai Blues Brothers
La serata offre anche diversi titoli iconici del cinema fantastico e della commedia cult. Su Twenty Seven troviamo alle 21:15 La bussola d’oro, adattamento del romanzo di Philip Pullman, seguito alle 23:10 da The Blues Brothers, una delle commedie musicali più amate della storia.
Su Sky Cinema Family, dalle 21:00, doppietta imperdibile con Ritorno al futuro – pietra miliare della fantascienza avventurosa – e La famiglia Addams (23:00), cult gotico e ironico che continua a conquistare generazioni.
Horror e tensione psicologica: The Witch, Devil e Gravity
Il lato più oscuro della programmazione arriva su Italia 2 con The Witch (21:15), capolavoro horror di Robert Eggers che reinventa il mito della stregoneria nel New England del Seicento. A seguire, alle 23:15, Devil, thriller soprannaturale ambientato in un ascensore, scritto e prodotto da M. Night Shyamalan.
Chi cerca un cinema spettacolare e claustrofobico può sintonizzarsi su Sky Cinema Cult, con Anora alle 21:15 e il capolavoro spaziale Gravity alle 23:35, premio Oscar per la regia di Alfonso Cuarón.
Biografie, epica e cinema italiano: Sergio Leone, Il traditore e Fantozzi
Gli appassionati di cinema italiano e biografico non resteranno delusi. Su Sky Arte (21:15) va in onda Sergio Leone – L’italiano che inventò l’America, documentario prezioso che ripercorre la carriera del maestro del western all’italiana con testimonianze di Spielberg, Scorsese e Tarantino.
Su Sky Cinema Collection la serata scorre tra Gangster Squad (21:15) e Il traditore (23:15), il film di Marco Bellocchio su Tommaso Buscetta con uno straordinario Pierfrancesco Favino.
Su Cine34, doppio appuntamento con la commedia italiana: Il secondo tragico Fantozzi (21:00) e Sogni mostruosamente proibiti (23:10), due titoli cult che rappresentano una parte fondamentale dell’immaginario comico nazionale.
Per gli amanti del romanticismo e della danza
Infine, su Sky Cinema Romance, Ti va di ballare? (21:00) con Antonio Banderas racconta l’incontro tra danza e riscatto sociale, mentre Chocolat (23:00) offre una storia raffinata e sensuale ambientata in una cittadina francese che scopre il gusto della libertà.
Una serata ricchissima per tutti i gusti
Dalle commedie ai drammi, dall’horror al grande cinema d’autore, passando per kolossal, musical e classici senza tempo: la programmazione di stasera permette di viaggiare attraverso decenni e generi. Che tu abbia voglia di un cult intramontabile, di un thriller adrenalinico o di una storia d’amore fuori dagli schemi, la serata televisiva offre almeno un titolo imperdibile.
Mia Goth è oggi una delle interpreti più originali e magnetiche della sua generazione. Dopo un esordio autoriale con Nymphomaniac di Lars von Trier, l’attrice britannico-brasiliana ha costruito una carriera ricca di scelte radicali, diventando un volto imprescindibile dell’horror contemporaneo. Con ruoli intensi e trasformativi in film come Suspiria, X, Pearl e MaXXXine, Goth ha unito sensibilità drammatica, fisicità e una presenza scenica inconfondibile, spingendosi spesso in territori narrativi estremi. Oggi è considerata una delle personalità più interessanti del cinema internazionale, protagonista anche di progetti ad alto profilo come Infinity Pool di Brandon Cronenberg e il nuovo Frankenstein di Guillermo del Toro.
Ecco 10 cose che forse non sai su Mia Goth.
Mia Goth: i suoi film e le serie TV
1. Ha recitato in celebri film e costruito una filmografia ricca e sorprendentemente matura. Mia Goth debutta sul grande schermo nel 2013 con Nymphomaniac – Vol. II, di Lars von Trier, entrando subito nel circuito del cinema d’autore europeo. Negli anni successivi consolida la propria presenza con titoli come The Survivalist (2015), Everest (2015), La cura del benessere (2016) e Marrowbone (2017), fino a ottenere una visibilità più ampia grazie a Suspiria (2018) di Luca Guadagnino, dove interpreta uno dei ruoli più significativi del film. Prosegue poi con High Life (2018), il period drama Emma. (2020) al fianco di Anya Taylor-Joy, e Mayday (2021).
Mia Goth in Pearl
La svolta arriva nel 2022 con X – A Sexy Horror Story, in cui interpreta due personaggi radicalmente diversi, dimostrando una versatilità rara. Nello stesso anno torna nel ruolo dell’enigmatica Pearl nel prequel Pearl, scritto insieme al regista Ti West. Da lì prosegue con Infinity Pool (2023) di Brandon Cronenberg e con MaXXXine (2024), ultimo capitolo della trilogia. Attualmente è tra i nomi di punta del nuovo Frankenstein di Guillermo del Toro (2025), ulteriore conferma della crescita e dell’interesse internazionale attorno alla sua carriera.
2. Ha scritto una sceneggiatura. Insieme al regista Ti West, che l’ha diretta in X – A Sexy Horror Story, l’attrice ha poi scritto la sceneggiatura del film Pearl, che la vede protagonista nei panni della Pearl del titolo, una giovane con l’ambizione di diventare una stella del cinema, il cui sogno si trasformerà però ben presto in un incubo. Per la Goth si è trattata della prima esperienza come sceneggiatrice, a conferma del fatto che tiene molto a questo progetto e alla storia del suo personaggio.
3. È una moderna scream queen. Il termine “scream queen” identifica le attrici che hanno costruito la propria fama attraverso ruoli nel cinema horror, contribuendo a definire l’immaginario del genere. Tra i nomi storici figurano Jamie Lee Curtis, Neve Campbell e Sarah Michelle Gellar; negli ultimi anni Mia Goth si è affermata come la loro erede naturale. Con interpretazioni intense e profondamente fisiche in titoli come Marrowbone, La cura del benessere, Suspiria, X – A Sexy Horror Story e Pearl, l’attrice ha dimostrato una straordinaria capacità di dare corpo a personaggi inquieti, complessi e spesso disturbanti.
La sua immagine di scream queen si è ulteriormente consolidata grazie a ruoli estremi e radicali in Infinity Pool (2023) e MaXXXine (2024), film che hanno confermato la sua predisposizione a esplorare territori visivi e psicologici estremi. Oggi Mia Goth è considerata una delle interpreti più rilevanti dell’horror moderno, capace di portare nel genere una profondità emotiva rara e un’intensità scenica che la distinguono nettamente dalle sue colleghe.
4. Suspiria è stato un ruolo chiave che ha aperto la strada ai suoi progetti più ambiziosi, incluso Frankenstein. Nel 2018 Mia Goth interpreta Sara Simms nel Suspiria di Luca Guadagnino, remake visionario e disturbante del classico di Dario Argento. Nel ruolo di una ballerina della Markos Dance Company, Sara è uno dei personaggi più sensibili e intuitivi dell’accademia, nonché una figura centrale nell’evoluzione della protagonista Susie Bannion. La performance di Goth – intensa, fragile e inquieta – le permette di distinguersi in un cast corale e di dimostrare una maturità interpretativa rara per la sua età. La critica nota la sua capacità di reggere scene ad alta tensione emotiva e di adattarsi all’estetica straniante del film, segnando un punto di svolta nella sua carriera.
Il successo di Suspiria contribuisce a consolidare la reputazione di Goth come interprete adatta a ruoli estremi e profondamente psicologici, qualità che ritroviamo amplificate nei suoi progetti successivi – da X e Pearl fino al disturbante Infinity Pool. Questo percorso creativo ha portato naturalmente alla sua partecipazione in Frankenstein di Guillermo del Toro (2025), uno dei titoli più attesi del cinema contemporaneo: un risultato che conferma come l’intensità e la complessità espresse in Suspiria abbiano avuto un ruolo decisivo nell’evoluzione della sua carriera.
Mia Goth in X – A Sexy Horror Story, Pearl e MaXXXine
5. n X – A Sexy Horror Story ha interpretato due personaggi e dato vita a una delle trilogie horror più acclamate degli ultimi anni. Nel 2022 Mia Goth ottiene uno dei ruoli più significativi della sua carriera grazie a X – A Sexy Horror Story, lo slasher di Ti West che la vede interpretare sia la protagonista che l’antagonista. Da un lato c’è Maxine Minx, giovane donna decisa a costruirsi una carriera nel cinema per adulti; dall’altro la misteriosa e inquietante Pearl, un’anziana dal passato tormentato. Per dar vita a Pearl l’attrice ha dovuto sottoporsi a circa dieci ore di trucco prostetico per ogni giorno di riprese, un processo estenuante che però le ha permesso di trasformarsi completamente e di creare una delle figure più iconiche del nuovo horror americano.
Il successo di X porta alla realizzazione di Pearl (2022), prequel scritto da Goth insieme a Ti West durante il periodo della pandemia: il film esplora la giovinezza del personaggio, mostrando come l’ambizione, l’isolamento e il desiderio di essere vista abbiano plasmato la donna inquietante incontrata nel primo capitolo. La trilogia si chiude con MaXXXine (2024), in cui Goth riprende il ruolo di Maxine in un racconto ambientato negli anni ’80, diventato rapidamente un cult per estetica, atmosfera e intensità interpretativa. Con questi tre film, l’attrice ha definito uno dei personaggi più complessi e affascinanti dell’horror contemporaneo, confermando la sua straordinaria capacità di trasformazione.
Mia Goth in Emma: il ruolo di Harriet Smith e la rivelazione nel period drama
6. In Emma. interpreta Harriet Smith, un ruolo che evidenzia la sua versatilità oltre l’horror. Nel 2020 Mia Goth sorprende pubblico e critica con la sua interpretazione in Emma., elegante adattamento del romanzo di Jane Austen diretto da Autumn de Wilde. Nel film, al fianco di Anya Taylor-Joy, veste i panni di Harriet Smith, giovane ingenua e affettuosa che diventa l’oggetto delle attenzioni e delle manipolazioni della protagonista, Emma Woodhouse. La performance di Goth si distingue per sensibilità, misura e un registro completamente diverso rispetto ai ruoli più estremi che l’hanno resa famosa: qui costruisce un personaggio dolce, vulnerabile, capace di oscillare tra comicità e malinconia senza mai perdere autenticità.
La critica internazionale ha apprezzato la sua capacità di emergere in un cast corale e di restituire un’Harriet complessa, più stratificata rispetto alla versione tradizionale del personaggio. Per Goth, Emma. ha rappresentato la conferma definitiva della sua versatilità e la dimostrazione che il suo talento non appartiene soltanto al cinema di genere, ma può adattarsi con naturalezza anche a period drama raffinati e a set dallo stile completamente diverso.
Mia Goth e la figlia con Shia LaBeouf
7. Ha una figlia con l’attore Shia LaBeouf. Mia Goth ha conosciuto Shia LaBeouf sul set di Nymphomaniac – Vol. II, dove entrambi erano impegnati nelle riprese del film di Lars von Trier. La loro relazione, spesso seguita dai media, ha attraversato diverse fasi: nell’ottobre 2016 i due hanno celebrato una cerimonia a Las Vegas, inizialmente presentata come matrimonio ma poi definita dalle autorità locali come una cerimonia simbolica di impegno. Nel 2018 la coppia si separa e presenta richiesta di divorzio, salvo poi riavvicinarsi alcuni anni dopo.
Nel febbraio 2022 LaBeouf conferma pubblicamente che lui e Goth sono tornati insieme e che stanno aspettando una figlia, nata nel marzo dello stesso anno. Il nome della bambina non è stato divulgato ufficialmente dalla coppia, che ha scelto di mantenere la propria vita familiare lontana dai riflettori. La gestione riservata della maternità da parte di Goth è in linea con la sua scelta di non esporsi sui social e di proteggere la propria privacy.
Mia Goth non è su Instagram
8. Non ha un profilo Instagram e preferisce mantenere la propria vita privata lontana dai social. A differenza di molte celebrità contemporanee, Mia Goth ha scelto di non possedere un profilo Instagram né altri account social ufficiali. In diverse interviste ha spiegato di non essere interessata a questo tipo di piattaforme, ritenendo più importante preservare la propria privacy e la propria dimensione personale. Questa decisione contribuisce a mantenere un’aura di riservatezza attorno alla sua figura, in netto contrasto con il panorama attuale, spesso dominato dalla sovraesposizione.
I fan possono comunque trovare online alcune pagine non ufficiali dedicate alla sua carriera, ma l’attrice non gestisce né approva alcun profilo personale. La sua assenza dai social è diventata parte integrante della sua identità pubblica, coerente con un percorso artistico che privilegia il lavoro sul set e l’impegno creativo rispetto alla presenza mediatica.
Le sopracciglia di Mia Goth: un tratto estetico diventato iconico
9. Le sue sopracciglia quasi invisibili sono diventate una delle caratteristiche più riconoscibili della sua immagine. Tra le curiosità più discusse su Mia Goth c’è senza dubbio il suo aspetto etereo, segnato da sopracciglia particolarmente sottili e chiarissime, quasi impercettibili. Questa caratteristica non è frutto di scelte di trucco o di esigenze di scena: l’attrice ha spiegato più volte di averle sempre avute così e di aver faticato, agli inizi, ad accettare questa parte del suo volto. Con il tempo, però, ciò che percepiva come un tratto “atipico” è diventato uno dei suoi punti di forza, contribuendo a definire un’immagine unica e immediatamente riconoscibile.
Nel mondo del cinema, la sua fisionomia è spesso considerata un valore aggiunto: le sue sopracciglia quasi invisibili amplificano l’espressività degli occhi e le consentono di attraversare con facilità ruoli perturbanti, enigmatici o visivamente fuori dagli schemi. Il tema è diventato talmente centrale nell’immaginario dell’attrice che, negli ultimi anni, molte riviste e beauty creator hanno discusso del “Mia Goth look”, trasformando un dettaglio personale in un vero e proprio elemento iconico.
Mia Goth: età, origini e altezza dell’attrice
10.Mia Goth è nata il 30 novembre 1993 a Southwark, nel centro di Londra, da madre brasiliana e padre canadese con radici britanniche. Questa combinazione culturale ha influenzato sia il suo fascino estetico sia la sua sensibilità artistica, rendendola una presenza unica nel panorama cinematografico contemporaneo. L’attrice è alta 1,77 metri, un fisico slanciato che le conferisce grande presenza scenica, soprattutto nei ruoli più intensi e trasformativi che caratterizzano la sua carriera.
In nessun altro punto le intenzioni di Last Samurai Standing – la fusione di Netflix tra Squid Gamee Shogun – sono più chiare che nel finale, che abbandona completamente l’idea di una conclusione narrativa a favore di un susseguirsi quasi continuo di azione e di un’anticipazione della seconda stagione, dove tutto potrebbe risolversi. Normalmente, questo sarebbe fastidioso. Ma in una serie che vanta un’azione samurai impeccabile prima di tutto, è bello che il finale si impegni in questa idea più di qualsiasi altro episodio precedente.
E poi, ci sono ancora molti colpi di scena. Certo, la maggior parte sono al servizio di quella sfuggente seconda stagione, pensati per complicare le dinamiche nel lungo periodo piuttosto che fare molta differenza nel breve termine, ma almeno ci sono. Questo è uno show che non solo merita un sequel, ma che potrebbe davvero trarne beneficio, soprattutto sulla base degli eventi dell’episodio 6, intitolato appropriatamente “Mortal Combat”.
I tempi stanno cambiando
Last Samurai Standing è ambientato alla fine del XIX secolo, durante l’era Meiji, un periodo caratterizzato dal cambiamento. La classe dei samurai, un tempo nobile, è caduta in disgrazia, privata dei suoi precedenti ranghi e privilegi dal governo imperiale, e il modo tradizionale di fare le cose – compresa la guerra – che rappresentava viene progressivamente sostituito dalla marcia dell’industrializzazione e della militarizzazione.
In prima linea in questo cambiamento c’è il sovrintendente generale della polizia giapponese, Kawaji, organizzatore di Kodoku, il torneo battle royale al centro della serie. Il nostro protagonista, Shujiro, è uno degli ultimi residui di un’epoca passata di stoico tradizionalismo legato all’onore. Lui e quelli rimasti come lui sono una minaccia significativa per il nuovo ordine mondiale di Kawaji, perché sono per definizione resistenti al cambiamento e abbastanza letali da rendere questa resistenza un vero problema.
Da qui nasce Kodoku, che promette un premio in denaro esorbitante al sopravvissuto che riuscirà ad arrivare fino a Tokyo. Poiché i samurai erano già stati privati dei loro diritti politici e sociali, era ovvio che sarebbero stati attirati dalla promessa di ricchezza, o semplicemente dalla scusa per usare ancora una volta le loro abilità e le loro armi affilate. Kawaji ha usato il gioco per mettere 292 samurai l’uno contro l’altro, placando al contempo i suoi ricchi benefattori consentendo loro di scommettere sul risultato. In altre parole, l’intera faccenda è un modo per Kawaji di consolidare il proprio potere ed eliminare qualsiasi potenziale minaccia a tale potere.
Shujiro contro Bukotsu
Ci sono molteplici parallelismi tra la scena iniziale di Last Samurai Standing, una battaglia campale a cui partecipa Shujiro, e il suo finale. In quella battaglia, Shujiro e i suoi uomini furono bersagliati da cannoni e fucili, un chiaro avvertimento del futuro tecnicamente più avanzato che Kawaji sta cercando di inaugurare. Nella stessa battaglia, duellò anche con il suo collega samurai psicotico Bukotsu e lo sconfisse, lasciandolo però in vita.
In seguito, Bukotsu viene imprigionato e diventa sempre più folle a causa del suo desiderio di vendetta, fino a quando non viene liberato da uno degli scagnozzi di Kawaji. Trascorre l’intera stagione 1 cercando di dare la caccia a Shujiro e, nel finale, riesce finalmente a raggiungerlo.
Il duello tra Shujiro e Bukotsu, in una piccola capanna piena di fuochi d’artificio che vengono accesi in sequenza durante il combattimento, è una delle migliori sequenze d’azione dell’intera serie. Dopo che la capanna esplode, incendiando entrambi gli uomini, questi corrono verso un lago vicino per spegnersi le fiamme e Shujiro finalmente uccide Bukotsu.
Gentosai contro Iroha (e altri)
Gentosai, un anziano samurai dall’aspetto stranamente simile a un personaggio horror, è intimamente legato al passato di Shujiro. Quando era giovane, lui e i suoi “fratelli” adottivi, tra cui Iroha, facevano tutti parte di una scuola di arti marziali segreta, il cui maestro era associato a Gentosai. Quando quella dinamica è diventata sinistra e gli studenti hanno dovuto eliminarsi a vicenda sotto la minaccia di Gentosai che li avrebbe dati la caccia, Shujiro ha facilitato la loro fuga, ma Gentosai ha continuato la sua missione.
Gentosai raggiunge Iroha e gli altri nel finale di Last Samurai Standing, ma non riesce a fare ciò che vuole con loro. Nonostante sia ferito, sopravvive, ma i fratelli riescono a sfuggirgli ancora una volta. Tuttavia, tutti sanno che non saranno mai liberi da lui finché sarà vivo.
L’aspetto più emozionante di tutto questo è che il finale rivela che Gentosai sta lavorando con Kyojin, che apparentemente gli ha fornito la posizione dei fratelli e lo deride per aver fallito ancora una volta nel portare a termine il compito di ucciderli. Kyojin si è presentato come un alleato degli altri durante tutta la stagione 1, quindi questo colpo di scena ridefinisce chi può essere considerato affidabile mentre Kodoku continua e i “giocatori” rimasti si avvicinano a Tokyo.
Come il finale di Last Samurai Standing prepara la seconda stagione
Il Kodoku in corso è, naturalmente, la cornice più ovvia per una seconda stagione, dato che i giochi sono ancora in pieno svolgimento e c’è la promessa che diventeranno ancora più drammatici man mano che i sopravvissuti si avvicinano alla loro destinazione, Tokyo. Dopo aver compiuto un colpo di mano nel governo, Kawaji avrà più potere da esercitare, anche se Shujiro, grazie ai suoi contatti, è in parte consapevole di ciò che sta accadendo dietro le quinte.
Oltre a questo, ora dobbiamo anche chiederci quali siano le reali motivazioni di Kyojin. È chiaro che non è l’alleato che inizialmente si era presentato. Ma non è chiaro se abbia un legame specifico con Gentosai o se il vecchio sia solo una delle tante pedine, il che implica che Kyojin abbia molti più legami di quanto lasci intendere. Questo avrebbe senso, dato che durante tutta la stagione sapeva cose che non avrebbe potuto sapere senza alcune informazioni privilegiate.
La maggior parte dei personaggi è ancora viva, ovviamente, con Shujiro e Futaba ancora in viaggio verso Tokyo, e Iroha e gli altri fratelli che si stanno riorganizzando dopo l’incontro con Gentosai. Con tutti questi pezzi al loro posto, c’è ampio spazio per il ritorno di Last Samurai Standing con una seconda stagione più grande e ambiziosa, soprattutto se si rivelerà popolare come Netflix vorrebbe.
Un nuovo universo cinematografico condiviso è alle porte, con l’ascesa del franchise Predator che ora incrocia ufficialmente la timeline dei film Alien. Ma proprio come Predator: Badlands unisce i due colossi della fantascienza sul grande schermo, il prequel del film ha scatenato qualcosa di ancora più emozionante: una nuova civiltà aliena altamente intelligente e dedita ai viaggi spaziali. E il loro arsenale fa impallidire sia gli Yautja che gli Xenomorfi.
Vi presentiamo i K’shorrik, una nuova civiltà aliena nell’universo di Predator/Alien
La nuova specie aliena viene introdotta nel nuovo canone di Predator con l’uscita di Predator: Badlands #1, un prequel one-shot della Marvel Comics, ambientato prima degli eventi del nuovo film. Oltre ad aggiungere ulteriori retroscena per sottolineare quanto sia segretamente tragico il viaggio di Dek in Badlands, il numero mette anche Dek e suo fratello Kwei di fronte a un nuovo avversario: i K’shorrik.
I lettori vengono introdotti direttamente ai K’shorrik attraverso i video registrati da un gruppo di questa specie in viaggio nello spazio (fino a quando un evento critico li mette in stasi, in attesa di aiuto per la loro nave precipitata). E a prima vista, rappresentano immediatamente una nuova svolta nel canone del film. Bipedi, con quattro braccia, dediti all’allevamento dei figli, ma pronti al combattimento, i K’shorrik sembrano attrezzati per sopravvivere tra le stelle.
Ma soprattutto, la scena introduttiva presenta i K’shorrik come più simili agli umani rispetto agli Yautja o agli Xenomorfi. Esprimono emozioni come gli umani, ma nel conversare con l’intelligenza artificiale della nave, nel giocare con i propri figli durante il viaggio, i K’shorrik dipingono un’immagine molto diversa degli “alieni” nel brutale e cupo universo di Predator.
I K’Shhorrik erano in grado di combattere i Predator già 10.000 anni fa
Grazie a una tecnologia all’avanguardia, l’intelligenza artificiale dei K’shorrik può dare filo da torcere agli Yautja
Sapendo che il regista Dan Trachtenberg è stato strettamente coinvolto in questo nuovo capitolo della crescente serie Predator, è difficile non approfondire troppo le ramificazioni dei K’shorrik. Soprattutto quando la storia inizia con un salto di 10.000 anni nel futuro, mentre Dek si infiltra nella loro astronave precipitata. Mentre l’IA che sorveglia la nave conosce gli Yautja, Dek non sa nulla dei K’shorrik.
Il che significa anche che Dek è completamente impreparato al tipo di combattimento di cui è capace l’IA. Dimenticate spade, lance o persino le armi laser degli Yautja. L’intelligenza dei K’shorrik usa i feromoni per mettere la fauna locale contro Dek, prima di costruire e caricare la sua coscienza in un robot “Yautja Killer” completo. E lo fa in pochi minuti, al massimo.
Come nella maggior parte dei combattimenti di Predator contro un avversario superiore, fattori esterni influenzano il risultato, permettendo a Dek di sconfiggere il costrutto K’shorrik che si arrende. Ma le domande rimangono. I K’shorrik possedevano una tecnologia ben superiore a quella degli Yautja oltre 10.000 anni fa. Se quella civiltà è stata in grado di evolversi e svilupparsi in quel lasso di tempo, potrebbe giocare un ruolo importante nel futuro del franchise.
Tuttavia, è possibile che l’ignoranza di Dek possa essere interpretata come un segno che la razza si è isolata o, peggio ancora, si è estinta. Ma se così fosse, i fan hanno visto di cosa è capace la tecnologia K’shorrik quando rimane inattiva per 10.000 anni. Se gli umani, gli Yautja o persino gli Xenomorfi dovessero incrociare il cammino dei K’shorrik… nessuno può immaginare quali avventure potrebbero verificarsi.