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Napoleon: Ridley Scott ha già una versione di 4 ore e mezza che vuole proiettare

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L’epopea di Napoleon del regista Ridley Scott ha già una director’s cut di ben 4,5 ore che un giorno gli piacerebbe proiettare. Parlando con Empire Magazine, secondo World of Reel, Scott ha rivelato di avere un taglio “fantastico” di Napoleon che dura circa 270 minuti e dà al personaggio di Vanessa Kirby più tempo sullo schermo. Secondo Empire Magazine, Scott spera che Apple Studios alla fine proietterà il montaggio di 4,5 ore. Tuttavia, è anche entusiasta che il mondo veda la versione di 157 minuti uscire nei cinema nel novembre 2023.

È una storia sorprendente“, ha detto Joaquin Phoenix , che interpreta Napoleone Bonaparte. “Speriamo di aver catturato alcuni dei momenti più interessanti.” Joaquin Phoenix è il protagonista di Napoleone di Ridley Scott

Napoleon: il cast del film con Joaquin Phoenix

Accanto a Phoenix, Napoleon vede Vanessa Kirby nei panni dell’imperatrice Joséphine, Tahar Rahim nei panni di Paul Barras, Ben Miles nei panni di Caulaincourt, Ludivine Sagnier nei panni di Theresa Cabarrus, Matthew Needham nei panni di Lucien Bonaparte, Youssef Kerkour nei panni del maresciallo Davout, Phil Cornwell nei panni di Sanson ‘The Bourreau, Edouard Philipponnat nei panni dello zar Alessandro, Paul Rhys nei panni di Talleyrand, John Hollingworth nei panni del maresciallo Ney, Gavin Spokes nei panni di Moulins e Mark Bonnar nei panni di Jean-Andoche Junot.

Ridley Scott dirige da una sceneggiatura di David Scarpa. Il film è una produzione congiunta tra la produzione di Apple Studios e Scott Free Productions. Ridley Scott e Joaquin Phoenix producono insieme a Kevin Walsh e Mark Huffam mentre Michael Pruss e Aidan Elliott sono i produttori esecutivi. Napoleon racconta l’epica ascesa e caduta dell’imperatore francese Napoleone Bonaparte, interpretato dal premio Oscar Joaquin Phoenix e diretto dal leggendario regista Ridley Scott. Il film ripercorre l’inarrestabile scalata al potere di Bonaparte attraverso la burrascosa relazione con il suo unico vero amore, Giuseppina, mostrando le visionarie strategie politiche e militari del grande condottiero in alcune delle scene di battaglia più realistiche e spettacolari mai realizzate.

Zombie Town: svelato il poster dell’horror di RL Stine con Dan Aykroyd

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L’horror per famiglie Zombie Town che debutterà questa settimana negli USA dell’autore di Goosebumps e Fear Street, RL Stine, che è un adattamento dell’omonimo libro dell’autore del 2012 ha ricevuto un nuovo poster ufficiale disegnato da Matthew Therrien.

Therrien ha pubblicato il poster su Facebook e ha scritto: “Come fan di Stine da sempre, non posso nemmeno iniziare a esprimere quale progetto da sogno sia stato far parte di questo!” Di seguito il bel poster del film! 

zombie town posterIl film Zombie Town

Zombie Town, diretto da Peter Lepeniotis (The Nut Job), presenta due importanti volti degli anni ’80: Dan Aykroyd e Chevy Chase. Entrambi si adattano bene a questa commedia horror, ma Akroyd ovviamente ha molto peso nel genere come acchiappafantasmi.

La storia del film vede Amy (Madi Monroe) e Mike (Marlon Kazadi) scoprire un segreto vecchio di secoli quando decidono di guardare un film esclusivo. Prima che se ne rendano conto, la loro città è stata trasformata in una culla di non morti davanti ai loro occhi. Il duo deve rintracciare un famigerato regista (Dan Akroyd) e attraversare una città di zombi affamati per spezzare la maledizione prima che sia troppo tardi. Zombie Town uscirà esclusivamente nelle sale USA questa settimana il 1 settembre 2023.

The Equalizer 3 – Senza tregua: intervista a Eugenio Mastrandrea

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The Equalizer 3 – Senza tregua: intervista a Eugenio Mastrandrea

In occasione dell’uscita in Italia di The Equalizer 3 – Senza Tregua, il 30 agosto distribuito da Eagle Pictures, abbiamo intervistato Eugenio Mastrandrea, che fa parte del nutrito cast italiano del film con protagonista Denzel Washington e diretto da Antoine Fuqua.

The Equalizer 3 – Senza tregua, la recensione

The Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua con Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno, The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York, vede tra i protagonisti anche Dakota Fanning e David Denman. The Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures, distribuito da Eagle Pictures.

Da quando ha abbandonato la sua vita di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.

DCEU: 10 momenti dei film del franchise che non avverrebbero mai nel MCU

Da quando il DCEU è stato creato, la concorrenza con il MCU è sempre stata motivo di accese e importanti discussioni. Il franchise ha cercato continuamente di raggiungere gli stessi livelli del suo “avversario”, con scarsi risultati. Intanto, possiamo dire che il DCEU non è mai riuscito a farsi una vera e propria strada nel mondo della cinematografia dei fumetti, anche a causa delle varie turbolenze interne che lo hanno caratterizzato fino alla sua conclusione. Inoltre, tutti i registi che ne hanno fatto parte, hanno contribuito a renderlo nettamente diverso dal MCU, primo fra questi Zack Snyder.

Attenzione, ciò non significa che il Marvel Cinematic Universe abbia sempre presentato film degni di lode, ma in linea generale sono stati molto piacevoli e capaci di fidelizzare il pubblico. Lo stesso merito non ce l’ha invece il DCEU, il quale è stato spesso al centro di polemiche, derivanti soprattutto dall’aver preso nel tempo decisioni rischiose e portato alcuni dei suoi personaggi in direzioni controverse. Scopriamo perciò quali sono i principali momenti del DCEU che non sarebbero mai accaduti all’interno del MCU.

L’uccisione del Generale Zod

L'Uomo d'Acciaio

Quando nel 2013 uscì L’uomo d’acciaio sotto la regia di Zack Snyder, con Henry Cavill nei panni di Superman, i fan della DC poterono avere una storia un po’ più approfondita sulle origini del supereroe kryptoniano. Il focus era capire come l’umanità avrebbe reagito alla presenza di qualcuno con i superpoteri, settando in questo modo il tono del film, che si rivelò essere molto serio. Nessun momento della pellicola però si può equiparare alla scena riguardante la morte del Generale Zod, etichettata come la più controversa.

Ad un certo punto della narrazione, Superman si trova dinanzi ad una scelta: lasciare che Zod uccida una famiglia umana oppure ucciderlo. La decisione finale che prendere l’eroe è di uccidere lo zio, seppur questa mossa gli faccia infrangere la sua regola suprema: non uccidere nessuno. Passando al MCU, i superereoi Marvel non sono (ovviamente) estranei alle uccisioni dei loro nemici, ma avere un’assassinio riluttante e vederli andare contro una delle componenti più importanti della loro caratterizzazione è forse troppo oscuro per il MCU.

L’introduzione di Batman

batman v superman

Prima che il DCEU prendesse forma, abbiamo conosciuto Batman diversi, fra cui quello Michael Keaton tornato nei panni dell’eroe pipistrello in The Flash. Per quanto riguarda invece il Batman di questo filone, il compito di portarlo in scena è stato affidato a Ben Affleck, e di lui facciamo la conoscenza con il film Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016. Pur essendo un supereroe ben accolto, tutto questo non lo ha comunque escluso da alcune controversie. Intanto diciamo subito che il Batman di Affleck è molto fedele ai fumetti della DC, ed è anche una delle incarnazioni più violente del supereroe pipistrello in live-action.

La sua introduzione nelle vesti di Batman ne è un esempio. La sua prima apparizione è abbastanza inquietante: lo vediamo infatti alle spalle di un agente di polizia alle prime armi dopo aver brutalmente picchiato e marchiato a fuoco un trafficante di esseri umani. La scena è molto intensa e, anche se potrebbe essere adatta per un film horror, non la troveremmo in un film del MCU.

Batman e la regole del… non uccidere

Ben Affleck the flash

Lo abbiamo visto prima con Superman, ma anche Batman, proprio come lui, è mosso dalla stessa sua regola: non uccidere. Il supereroe però la infrange numerose volte all’interno di Batman v Superman: Dawn of Justice, e lo fa per dimostrare che è pericolosamente vicino a trasformarsi in un villain anche se, alla fine del film, torna ad essere l’eroe nobile di sempre. Per quanto riguarda i supereroi del MCU, la maggior parte di loro ha una grande inclinazione ad uccidere e raramente ha un effetto sulla loro caratterizzazione.

La riconciliazione di Batman e Superman

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Il MCU e il DCEU condividono fra loro un film molto simile a livello di dinamiche: parliamo (ancora) di Batman v Superman: Dawn of Justice e Captain America: Civil War. Entrambi vedono ad un certo punto della storia i loro supereroi principali scontrarsi. Da una parte Batman contro Superman, dall’altra Capitan America contro Iron Man. Nel film del DCEU c’è però una scena abbastanza controversa: c’è un momento in cui Superman, visivamente indebolito, dice a Batman di “salvare Martha”, riferendosi a sua madre.

Inizialmente, Batman è confuso dalle sue parole, poiché anche sua madre, morta tempo addietro, aveva quel nome. È poi Lois Lane a risolvere la questione, dicendogli che Superman sta cercando di proteggere la propria madre. In quell’occasione, con quella rivelazione, Batman capisce che il supereroe non è un aspirante tiranno come pensava. Il MCU, però, ha gestito la rivalità dei suoi eroi e l’eventuale riaccendersi della loro amicizia in modo molto diverso.

La morte di Superman

Batman v Superman: Dawn of Justice

Continuiamo a parlare di Batman v Superman: Dawn of Justice poiché il film si porta sulle spalle un altro momento molto tragico: il sacrificio di Superman per sconfiggere Doomsday. Questa scelta farà poi sì che Wonder Woman e Batman formino la famosa Justice League, oltre a portare Steppenwolf a invadere la Terra pensando che non sia più protetta.

Anche nel MCU, precisamente in Avengers: Endgame, assistiamo all’orribile morte di due Avengers amatissimi, Iron Man e Black Widow, ma le loro morti sono gestite, anche in questo caso, in maniera differente. La dipartita di Superman aveva lo scopo di dare il via alla Justice League e all’invasione apokoliptiana, con l’inevitabile resurrezione di Superman. Al contrario, le morti di Iron Man e Black Widow sono permanenti e irreversibili, e rappresentano la tragica conclusione delle loro storie nel franchise e la fine della Saga dell’Infinito.

La disperazione di Cyborg

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Fra i personaggi del DCEU meglio sviluppati abbiamo Cyborg, interpretato da Ray Fisher, e la sua evoluzione è stata quella più percepita all’interno di Justice League di Zack Snyder, pur avendolo portato in luoghi che nessun eroe del MCU avrebbe mai raggiunto. Victor Stone è un ragazzo che subisce una serie di atroci traumi, fino a quando non lo dichiarano legalmente morto.

Da lì, però, il personaggio subisce una sostanziale trasformazione, venendo ricostruito con la tecnologia apokoliptiana. Dopo essersi isolato dal resto dell’umanità, Cyborg respinge anche l’invito di Wonder Woman che lo chiama per unirsi a loro e salvare il mondo. Alla fine, Stone si unisce alla Justice Legue ed è rappresentato come uno degli eroi più altruisti, che fa di tutto per salvare gli altri. Ma, il suo picco di disperazione, lo porta in un luogo molto più oscuro degli eroi del MCU.

La morte della Justice League

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Un altro evento che accomuna il DCEU e il MCU è il viaggio nel tempo degli eroi, con l’obiettivo di salvare i propri compagni. Lo vediamo in Justice League per quanto riguarda il franchise della DC: all’inizio, la squadra non riesce a sconfiggere Steppenwolf e l’Unità li spazza via quasi all’istante. Flash, però, che può tornare indietro nel tempo, riesce ad annullare l’avvenimento, riportando in vita tutti i membri della Justice League che, alla fine, sconfiggono Steppenwolf.

Una cosa simile avviene in Avengers: Endgame, solo che in quel caso il MCU fa prima compiere il disastro a Thanos e, solo dopo, dividendo addirittura le dinamiche in due film, fa in modo che gli Avengers saltino nel passato per salvare coloro che sono stati annientati dallo suo schiocco di dita, invertendo così la catastrofe. In questo senso, il MCU fa sì che i supereroi sopravvivano al Titano, mentre nel caso della Justice League la loro sconfitta risulta ben peggiore, salvo poi essere annullata immediatamente.

Il cameo di Superman… senza testa

Shazam!

Passiamo ad un altro film del DCEU che, nel franchise, è quello dal tono più comico e leggero. Parliamo di Shazam!, uscito nel 2019 sotto la regia di David F. Sandberg. Il film si conclude con l’arrivo di Superman, il quale va a trovare Shazam e Freddy nel liceo, dimostrando ai bulletti della scuola che lui è davvero amico dei supereroi. La sua apparizione non è però completa: l’inquadratura, infatti, non mostra il volto del kryptoniano.

Le ragioni sono due: la prima è l’indisponibilità di Cavill, la seconda riguarda i problemi legati al suo ritorno nel DCEU. Anche il finale della prima stagione di Peacemaker e la trama di The Flash hanno dovuto affrontare la stessa situazione. Il MCU, al contrario, non ha mai dovuto confrontarsi con questo tipo di scomodità e non avrebbe avuto difficoltà con un cameo del genere.

Superman torna in Black Adam

Black Adam trailer

Dopo la versione di Zack Snyder del film Justice League, Henry Cavill ha rivestito i panni del supereroe kryptoniano in Black Adam, precisamente in una scena post-credits. Il suo ritorno era, in quel momento, estremamente importante, in quanto avrebbe determinato il futuro del DCEU.

Black Adam non è stato accolto nel migliore dei modi, con dei risultati al box office non proprio entusiasmanti, e alla fine invece di essere una ripresa per Cavill come Superman, con la promessa da parte del DCEU di rivederlo in futuro, la scena è diventata la sua ultima apparizione. La promessa non mantenuta non si sarebbe mai verificata all’interno del MCU, poiché il franchise evita di prendere un impegno così grosso se non sa di poterlo portare a termine.

Flash non può salvare Flashpoint

The Flash

L’ultimo film della DC, uscito all’inizio dell’estate, è stato The Flash. Nella pellicola stand-alone del supereroe scarlatto, Barry Allen si ritrova, ad un certo punto della storia, a creare l’universo di Flashpoint, nel quale il pubblico incontra nuovamente il tanto amato Batman di Michael Keaton. Il villain principale di The Flash è di nuovo il Generale Zod e verso la fine, per tentare di sconfiggerlo, Allen forma una Justice League improvvisata composta da lui, il suo doppelgänger di Flashpoint, il Batman di Michael Keaton e Supergirl.

In quella battaglia, Batman e Supergirl muoiono, e così Flash torna ripetutamente indietro nel tempo per impedire che questo avvenga. Alla fine, Barry si accorge che tornare nel passato, anche solo di pochi minuti, non funziona, ed è costretto ad assistere alla loro morte definitiva, rimuovendo in seguito l’ universo di Flashpoint. Sebbene il MCU non sia estraneo a narrazioni cupe, la battaglia non vinta è troppo oscura per il franchise della Marvel: questo dimostra, in conclusione, quanto il DCEU sia stato e sarà sempre diverso rispetto al MCU.

Ahsoka: Disney rivela i numeri della premiere

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Ahsoka: Disney rivela i numeri della premiere

Dopo il debutto di Ahsoka (recensione) lo scorso 22 agosto, Disney+ ha annunciato che la nuova serie Star Wars di Lucasfilm è diventata ufficialmente il titolo più visto sullo streamer la scorsa settimana. Il primo episodio, “Master and Apprentice”, ha già ricevuto 14 milioni di visualizzazioni. In una dichiarazione, la presidente della Lucasfilm Kathleen Kennedy ha condiviso la sua reazione al raggiungimento del pubblico di Ahsoka ringraziando tutti i fan che hanno supportato lo spettacolo.

Ahsoka è diventata una delle preferite dai fan tra persone di tutte le età ed è meraviglioso vederla continuare a risuonare tra gli spettatori nella sua serie da protagonista“, ha detto Kennedy. “Voglio riconoscere il fantastico lavoro svolto dal nostro team creativo, guidato da Dave Filoni e Jon Favreau, dall’incredibile cast guidato da Rosario Dawson e dalla nostra talentuosa troupe – e a nome del team e di tutta Lucasfilm, ringraziamo. a tutti i fan che sono stati con Ahsoka in ogni fase del suo viaggio e a tutti coloro che stanno imparando a conoscerla proprio adesso in Ahsoka su Disney+”.

Chi è il cast di Ahsoka?

Ahsoka è interpretata da Rosario Dawson, Natasha Liu Bordizzo, Mary Elizabeth Winstead, Ray Stevenson, Ivanna Sakhno, Diana Lee Inosanto, David Tennant, Lars Mikkelsen ed Eman Esfandi. Gli episodi sono diretti da Dave Filoni, Steph Green, Peter Ramsey, Jennifer Getzinger, Geeta Vasant Patel and Rick Famuyiwa. Dave Filoni è il capo sceneggiatore e produttore esecutivo insieme a Jon Favreau, Kathleen Kennedy, Colin Wilson e Carrie Beck. Karen Gilchrist è la co-produttrice esecutiva. Ambientata dopo la caduta dell’Impero, Star Wars: Ahsoka segue l’ex cavaliere Jedi Ahsoka Tano mentre indaga su una minaccia nascente in una galassia ormai vulnerabile.

Inoltre, secondo quanto riferito, anche Temuera Morrison si è unita alla serie per interpretare la versione live-action del Capitano Rex. Si prevede che anche Hayden Christensen ritorni nei panni di Anakin Skywalker, il maestro Jedi di Ahsoka Tano nella serie The Clone Wars.

Ahsoka è scritto e prodotto da Dave Filoni, meglio conosciuto per il suo lavoro sugli spettacoli animati di Star Wars preferiti dai fan, The Clone Wars e Rebels. Ambientata nella stessa sequenza temporale di The Mandalorian, la serie ruota attorno alla ricerca Jedi attraverso la galassia mentre indaga su una minaccia emergente in seguito alla caduta dell’Impero.

Resurrection: il sequel de La Passione di Cristo ha una data di inizio della produzione

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Secondo World of Reel, la produzione del sequel di La Passione di Cristo di Mel Gibson,, intitolato Resurrection, a lungo in sviluppo, dovrebbe iniziare il prossimo anno la lavorazione. Secondo il sito precisamente a gennaio e avverrà  dopo quasi due decenni dall’uscita nelle sale del primo capitolo.

Resurrection sarà ancora una volta diretto da Mel Gibson. Si prevede che il sequel vedrà Jim Caviezel riprendere il ruolo di Gesù, la cui miracolosa resurrezione sarà al centro del prossimo capitolo. Il regista premio Oscar Mel Gibson ha recentemente parlato del progetto, scherzando sul fatto di aver co-scritto due diverse sceneggiature. Ha descritto una di queste sceneggiature come “un viaggio acido” che porterà il pubblico in “altri regni”. Al momento non è chiaro quale delle due sceneggiature Gibson sceglierà.

La Passione di Cristo raffigurava gli ultimi giorni della vita di Gesù Cristo e la sua crocifissione. Oltre a Caviezel, ha interpretato Maia Morgenstern nel ruolo di Maria, Monica Bellucci nel ruolo di Maria Maddalena, Francesco De Vito nel ruolo di Pietro, Luca Lionello nel ruolo di Giuda e altri ancora. Il film ha incassato 612 milioni di dollari con un budget di 30 milioni di dollari, diventando un enorme successo finanziario. L’accoglienza della critica è stata mista, con i critici divisi sulla brutale rappresentazione della crocifissione e alcuni che hanno accusato il film di essere antisemita.

Nina dei lupi gratis al cinema con Cinefilos.it dal 31 agosto al 3 settembre

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Cinefilos.it offre la possibilità di vedere al cinema, gratis, NINA DEI LUPI, presentato alle Giornate degli Autori 2023 e diretto da Antonio Pisu, con Sergio Rubini, Sara Ciocca, Sandra Ceccarelli, Cesare Bocci, Davide Silvestri, in uscita il 31 agosto distribuito in Italia da Genoma Films.

Ecco le città in cui sarà possibile partecipare alle anteprime:

ROMA 
 
CINEMA GIULIO CESARE
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
 
CINEMA EURCINE
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
 
FIRENZE
 
CINEMA FLORA
giovedì 31 agosto – 10 biglietti
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti
 
BOLOGNA
 
CINEMA ROMA
venerdì 1 settembre – 10 biglietti
sabato 2 settembre – 10 biglietti
domenica 3 settembre 10 biglietti

I biglietti saranno validi per qualsiasi spettacolo dal 31 agosto al 3 settembre e potranno essere richiesti, fino ad esaurimento, inviando una email a [email protected]in cui andranno specificati il giorno in cui si intende utilizzare i biglietti e un secondo giorno alternativo nel caso per il giorno prescelto non ci sia più disponibilità di posto.

I biglietti dovranno essere richiesti improrogabilmente entro e non oltre il 31 agosto e non saranno prese in considerazioni eventuali richieste formulate successivamente alla suddetta data. L’oggetto della e-mail deve contenere il titolo del film.

NB: riceveranno risposta solo gli assegnatari dei biglietti.

Gli orari delle proiezioni andranno consultati direttamente sui siti dei cinema.

È di fondamentale importanza che nell’email venga evidenziato che si sta chiedendo l’invito via CINEFILOS.

I biglietti potranno essere ritirati direttamente alla cassa dei cinema presentando la email di conferma ricevuta unitamente ad un documento di identità.

Guarda il trailer di Nina dei Lupi

The Equalizer 3 – Senza Tregua, da oggi al cinema

The Equalizer 3 – Senza Tregua, da oggi al cinema

Arriva oggi in sala The Equalizer 3 – Senza Tregua, il terzo e ultimo capitolo della trilogia di Robert McCall, interpretato da Denzel Washington e diretto ancora una volta da Antoine Fuqua.

La trama

Da quando ha abbandonato la sua vita di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.

Leggi la recensione di The Equalizer 3 – Senza Tregua

Venezia 80: arrivano le prime star al lido

Venezia 80: arrivano le prime star al lido

Manca ormai poco all’inizio della 80esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, e al lido arrivano i primi divi, tutti italiani dato che il film d’apertura sarà Il Comandante. E ad arrivare sono proprio gli interpreti del film Edoardo De Angelis, Pierfrancesco Favino, Massimiliano Rossi e Silvia D’Amico.

La 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si terrà al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023. La Mostra è riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici). La Mostra si propone di favorire la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, spettacolo e industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Una sezione è dedicata alla valorizzazione di operazioni di restauro di film classici per contribuire a una migliore conoscenza della storia del cinema.

Il film è una produzione Indigo Film con Rai Cinema, O’Groove, Tramp LTD, VGroove e Wise. Prodotto da Pierpaolo Verga, Nicola Giuliano, Attilio De Razza, Edoardo De Angelis in collaborazione con Marina Militare, Cinecittà e Fincantieri in coproduzione con Beside Productions Film realizzato con il supporto del Programma Europa Creativa – MEDIA dell’Unione Europea e della Direzione Generale Cinema e audiovisivo del Ministero della Cultura con il contributo allo sviluppo della Regione Campania Agenzia Turistica Regionale Puglia Promozione con la collaborazione dell’Apulia Film Commission Distribuito da 01 Distribution.

La trama di Il comandante

Durante la Seconda Guerra Mondiale Salvatore Todaro comanda il sommergibile Cappellini della Regia Marina alla sua maniera: prua rinforzata in acciaio per improbabili speronamenti, colpi di cannone sparati in emersione per affrontare faccia a faccia il nemico e un equipaggio armato di pugnale per impossibili corpo a corpo. Nell’ottobre del 1940, mentre naviga in Atlantico, nel buio della notte si profila la sagoma di un mercantile che viaggia a luci spente, il Kabalo, che in seguito si scoprirà di nazionalità belga e che apre improvvisamente il fuoco contro il sommergibile e l’equipaggio italiano. Scoppia una una breve ma violenta battaglia nella quale il Comandante Todaro affonda il mercantile a colpi di cannone.

Ed è a questo punto che il Comandante prende una decisione destinata a fare la storia: salvare i 26 naufraghi belgi condannati ad affogare in mezzo all’oceano per sbarcarli nel porto sicuro più vicino, come previsto dalla legge del mare. Per accoglierli a bordo sarà costretto a navigare in emersione per tre giorni, rendendosi visibile alle forze nemiche e mettendo a repentaglio la sua vita e quella dei suoi uomini. Quando il capitano del Kabalo, sbarcando nella baia di Santa Maria delle Azzorre, gli chiede perché si sia esposto a un tale rischio contravvenendo alle direttive del suo stesso comando, il Comandante Todaro risponde con le parole che lo hanno reso una leggenda: “Perché noi siamo italiani”.

Festival di Venezia 2023: le foto della madrina Caterina Murino

Festival di Venezia 2023: le foto della madrina Caterina Murino

Pre-apertura dell’80esima Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia e come ogni pre-apertura i primi arrivi sono quelli del Direttore della mostra, Alberto Barbera e della madrina di questa edizione, l’attrice italiana Caterina Murino.

La 80. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica è organizzata dalla Biennale di Venezia e diretta da Alberto Barbera; si terrà al Lido di Venezia dal 30 agosto al 9 settembre 2023. La Mostra è riconosciuta ufficialmente dalla FIAPF (Federazione Internazionale delle Associazioni di Produttori Cinematografici).

La Mostra si propone di favorire la diffusione del cinema internazionale in tutte le sue forme di arte, spettacolo e industria, in uno spirito di libertà e di dialogo. Una sezione è dedicata alla valorizzazione di operazioni di restauro di film classici per contribuire a una migliore conoscenza della storia del cinema.

Joika – A un passo dal sogno: trailer del film con Diane Kruger

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Joika – A un passo dal sogno: trailer del film con Diane Kruger

Eagle Pictures ha diffuso il trailer di Joika – A un passo dal sogno, il film scritto e diretto da James Napier Robertson, con Diane Kruger e Talia Ryder al cinema dal 20 ottobre.

La trama di Joika – A un passo dal sogno

Dopo essere stata ammessa nell’Accademia di Balletto del Bolshoi, la quindicenne Joy Womack, una promettente e talentuosa ballerina si trasferisce dal Texas a Mosca con l’ambizioso obiettivo diventare la prima ballerina della prestigiosa Compagnia del Bolshoi.
Joy si allena sotto la guida della leggendaria insegnante Tatiyana Volkova in un contesto dove la competizione è estrema e feroce e la stessa Volkova esige un impegno immenso dai suoi studenti.

Joy compie sacrifici sempre più estremi per non arrendersi: una radicale perdita di peso, una routine di allenamento ossessiva e un matrimonio di convenienza con un uomo russo  per ottenere il visto di ammissione al Bolshoi. Dopo essere stata ripudiata dalla sua famiglia americana, Joy riesce a diplomarsi all’Accademia del Bolshoi, Ma per  raggiungere il suo sogno e diventare prima ballerina, dovrà sacrificare molto di più di quanto possa immaginare.

Tartarughe Ninja: Caos mutante, recensione del film d’animazione

Tartarughe Ninja: Caos mutante, recensione del film d’animazione

Il 30 agosto esce al cinema un nuovo capitolo sulle quattro tartarughe sempre pronte sempre all’erta”, come recitava la sigla cantata alla fine degli anni ’80 da Gian Paolo Daldello.

Tartarughe Ninja: Caos mutante, con la regia di Jeff Rowe e Kyler Spears, è prodotto da Nickelodeon, com’era stato per le ultime due pellicole uscite nel 2014 e 2016, ma questa volta non si tratta più di un live action con l’uso di tute per la motion capture della riproduzione degli anfibi più umanoidi che si siano conosciuti, bensì di un film di animazione vero e proprio.

I primi lungometraggi sulle ninja turtles erano usciti poco dopo la nascita dei fumetti originali, che erano stati pensati, creati e disegnati dagli statunitensi Kevin Eastman e Peter Laird. Nel 1984 i due avevano autofinanziato e fatto sorgere dal nulla una casa editrice propria, la Mirage Studios, per portare su carta il progetto di quattro supereroi molto poco convenzionali e che, anzi, irridevano noti personaggi più o meno volanti e mantellati, che in quegli anni avevano conosciuto una nuova ondata di fama e distribuzione.

Così nel 1990 esce in sala Tartarughe Ninja alla riscossa diretto da Steve Barron, con lo stesso titolo della serie animata andata in onda tre anni prima, e a questo fanno seguito due ulteriori capitoli che arrivano in sala nel giro di altri tre anni: il secondo diretto da Michael Pressman e il terzo da Stuart Gillard. L’accoglienza è tra le più entusiaste di quell’anno e il primo film incassa grandi numeri. Allora la fattura delle tartarughe era stata fatta – si fa per dire – in carne ed ossa: tutta la fisicità dei corpi era infatti stata materialmente modellata in lattice di gomma, con quel tipico effetto nostalgico delle creature fantastiche dei prodotti di quell’epoca.

Tartarughe Ninja: Caos mutante, un nuovo punto di vista

Tartarughe Ninja: Caos mutanteTartarughe Ninja: Caos mutante è lontano da tutto questo. Lontano dalla April O’Neill della prima decade degli anni 2000 vestita dagli esplosivi panni di Megan Fox, lontana dalle atmosfere un po’ cupe e umide dei mostri degli anni ’80. I mutanti stavolta sono disegnati dal team artistico che ha lavorato a Spider-Man: Across the Spider-Verse e hanno una grafica dai colori squillanti e le linee imprecise, nelle quali c’è il richiamo e l’evocazione di schizzi di matita, e la dinamicità dei movimenti ricollega immediatamente al fumetto su carta, facendo calare subito lo spettatore tra le pagine di un’avventura per preadolescenti. Come dichiarato da uno dei due registi, Jeff Rowe, l’ispirazione per il contesto è stata una via di mezzo tra Stand by me di Rob Reiner del ’89 e Lady Bird del 2017 di Greta Gerwig e, da quel punto di vista, c’è ancora una certa tonalità degli anni ’80: ma quella più trasognata da camerette al secondo piano e amici con cui condividere le sfighe, che tanto è stata ripresa e riproposta da tutto il mondo dell’audiovisivo dell’ultimo periodo.

Leonardo, Raffaello, Donatello e Michelangelo vorrebbero solo essere dei ragazzi normali, andare al liceo. Così come April O’Neill che è un’adolescente bullizzata per una reazione emotiva incontrollata avuta mentre cercava di coronare il suo sogno, aspira a farsi rispettare dai suoi compagni. E anche i cattivi, in ultima analisi, soffrono perché non sono accettati da nessuno e, anche loro, desidererebbero solo essere amati.

Non c’è un solo personaggio di Tartarughe Ninja: Caos mutante che sia esente dall’esposizione del proprio mondo emotivo, persino il vecchio Splinter che cerca al meglio di fare il padre adottivo. In tutto ciò, però, è ben presente la scrittura di Seth Rogen con quella buona e adorabile dose di spasso surreale che non manca mai e che arricchisce le battute dei protagonisti di citazioni a non finire. È dunque molto piacevole, questo nuovo capitolo delle ninja turtles. Riesce a regalare qualcosa di nuovo in maniera intelligente. E tenera.

The Killer: trailer del film di David Fincher con Michael Fassbender

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Ecco il teaser trailer di The Killer, il nuovo film di David Fincher con protagonista Michael Fassbender e che sarà presentato in Concorso alla prossima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia 80. Scritto da Andrew Kevin Walker e diretto da Fincher, il film è basato sulla graphic novel  “The Killer” scritta da Alexis Nolent (a.k.a Matz) e illustrata da Luc Jacamon, originariamente pubblicata in francese da Editions Casterman e vede protagonisti Michael Fassbender, Charles Parnell, Arliss Howard, Sophie Charlotte e Tilda Swinton.

Dopo un tragico incarico quasi fallito un assassino affronta i suoi mandanti e se stesso in una caccia all’uomo internazionale che crede non sia affatto personale. The Killer sarà a ottobre nei cinema italiani e dal 10 novembre su Netflix.

The Equalizer 3 – Senza tregua: recensione del film con Denzel Washington

Quando si parla di popolari giustizieri e assassini del cinema, il primo nome che viene oggi in mente è probabile sia quello di John Wick, interpretato da Keanu Reeves. C’è però un altro personaggio che da nove anni a questa parte si è guadagnato una certa reputazione a riguardo, ovvero il Robert McCall interpretato da Denzel Washington nella trilogia di The Equalizer. Dopo i primi due sorprendenti film diretti da Antoine Fuqua (anche regista di Southpaw, I magnifici 7 ed Emancipation), arriva ora in sala il capitolo conclusivo, dal titolo The Equalizer 3 – Senza tregua.

Ed è proprio una tregua quella che invece McCall va ricercando, dopo anni di sofferenze e violenza inaudita. Ritroviamo infatti il personaggio in trasferta in Italia, in Sicilia, dove è impegnato in una nuova missione che, chissà, potrebbe essere anche l’ultima. Il letale protagonista sembra infatti stanco della vita condotta fino a quel momento, stanco di piangere i suoi cari e soprattutto stanco della violenza che puntualmente si ripresenta davanti ai suoi occhi. Il Sud Italia si rivela dunque un buon posto dove sparire, ritirarsi nell’anonimato e vivere in pace. Naturalmente, sarà una vita che dovrà conquistarsi con sangue e fatica.

The Equalizer 3 – Senza tregua, un capitolo sommesso

Come confermato da Washington e Fuqua, The Equalizer 3 – Senza tregua è il film conclusivo sulle vicende di McCall (anche se si parla già di prequel e spin-off) e in effetti l’intero lungometraggio ha un tono decisamente quieto, sommesso, quasi crepuscolare. Nei vicoli di Atrani, in provincia di Salerno, il protagonista va dunque riscoprendo i piaceri della vita, da una buona tazza di tè presa in un bar che affaccia sulla piazza principale sino alle passeggiate al porto, dalle visite ai monumenti storici fino alle chiacchiere con i suoi nuovi amici italiani.

Fuqua e lo sceneggiatore Richard Wenk seguono dunque McCall in queste sue pacifiche escursioni, adeguando il ritmo del film a quello del passo inizialmente zoppicante del personaggio, rimasto ferito nel corso della sua ultima missione. Si assiste dunque ad un diradarsi di eventi “d’impatto”, quelli che nei precedenti film permettevano di costruire intrecci narrativi particolarmente densi e complessi. Con The Equalizer 3 – Senza tregua ci si scontra invece con una semplificazione delle vicende di McCall, proprio in quanto è lui a ricercare una vita più semplice.

Ciò che fa di questo nuovo film un’opera d’azione atipica, dove le esplosioni di violenza ci sono ma sono meno frequenti e meno d’impatto, dove l’attesa di tali momenti è di gran lunga più sottoposta alle attenzioni del regista rispetto all’azione vera e propria. Se si riesce ad entrare in questo mood, The Equalizer 3 – Senza tregua risulta ad ogni modo un film particolarmente godibile, pur al netto dei soliti stereotipi con cui gli statunitensi immaginano gli italiani (non che ci sia qualcosa di particolarmente falso in essi). Di certo, però, il film potrebbe facilmente scontentare i fan dei ritmi forsennati.

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Un film che non riesce ad essere incisivo

Il problema di The Equalizer 3 – Senza tregua non è però questo suo ritmo più pacato né l’assenza di numerose scene d’azione, bensì il non proporre una messa in scena votata all’intrattenimento visivo. Nei primi due film della serie, Fuqua è riuscito a rendere epici anche i momenti apparentemente più banali o complessi da far risultare tali. Così, anche se non vi sono combattimenti in scena, si rimane comunque attratti da ciò che si vede, provando un crescente senso di trasporto verso poi gli epici scontri finali.

E le sequenze conclusive dei precedenti lungometraggi, ambientate rispettivamente in un grande magazzino e in una cittadina evacuata per via di un incombente uragano, erano davvero spettacolari. Si traeva in quei casi il meglio che quelle ambientazioni avevano da offrire, dando vita ad gioco del gatto e del topo davvero coinvolgente. Una conclusione di questo tipo è invece ciò che manca a questo terzo film, che si risolve in modo piuttosto semplice e sbrigativo. Un peccato, considerando le opportunità che in tal senso poteva dare il paesino dove si svolge il tutto.

Complice di ciò è anche l’assenza di un antagonista temibile quanto lo sono stati quelli dei precedenti film. Nel tirare in ballo la camorra, regista e sceneggiatore non riescono a renderla una presenza davvero minacciosa, che avrebbe dovuto porre McCall ancor più in difficoltà delle precedenti volte. Non si ha invece quasi mai questa situazione di pericolo, ed è questo un altro dei punti deboli del film. Certo, non mancano momenti degni della saga e McCall si afferma nuovamente come un personaggio ricco di fascino, ma la sensazione ultima è che questa “conclusione” sia più sotto tono del dovuto.

Harry Potter: Bonnie Wright è delusa di come è stata mostrata Ginny nei film

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Bonnie Wright, interprete di Ginny Weasley nella saga di Harry Potter, ha commentato le lamentele nei confronti della saga che ha interpretato per 10 anni e dei suoi sentimenti di delusione per il modo in cui è stato trattato il personaggio. Basato sugli amati romanzi di J.K. Rowling, il primo film di Harry Potter è uscito nel 2001, generando sei sequel. Wright è stata presentata come Ginny, la sorella di Ron, nel primo film.

Ora, in una recente intervista con Michael Rosenbaum sul suo podcast Inside of You, Wright parla di cosa prova per Ginny in Harry Potter, ormai più di un decennio dopo l’uscita dell’ultimo film. Generalmente, si ritiene che Ginny sia stata sottovalutata nei film e Wright rivela di condividere alcuni di questi stessi sentimenti:

“Sento decisamente che ci fosse ansia nell’esibirsi e nel fare la cosa migliore, per come il mio personaggio era costruito, per esempio. Del tipo: “Oh cavolo, renderò giustizia a questo personaggio che la gente ama?” Quindi è sempre stato difficile da fare, soprattutto quando, inevitabilmente, molte scene di ogni personaggio venivano tagliate dal libro al film. Quindi non avevi molto da mostrare.

“A volte è stato un po’ deludente perché c’erano parti del personaggio che semplicemente non riuscivano ad emergere perché non c’erano le scene per farlo. Questo mi ha fatto sentire un po’ ansiosa o semplicemente frustrata, immagino.

“Non c’era spazio per grandi cambiamenti in quelle sceneggiature. C’erano un milione di dirigenti che le esaminavano tutte. Penso che quello che forse ho preso, cosa che non mi sta più a cuore adesso, è che ho sentito che forse la mia ansia riguardava il fatto che poteva sembrare che la responsabilità di una brutta rappresentazione del personaggio fosse mia, piuttosto che di quei tagli, in seguito mi sono resa conto che non mi era stata data davvero l’opportunità di farlo. Quindi non è stata proprio colpa mia, esattamente.

“E quando i fan condividono quella delusione e lo fanno in un modo del tipo: ‘Sappiamo che non sei stato tu. Volevamo solo vedere di più da te’. E questo vale allo stesso per ogni personaggio. Se solo i film potessero durare 5 ore”.

Per fortuna di tutti i personaggi della Saga di Harry Potter, con le prossime serie tv in produzione alla Warner Bros, ci sarà effettivamente spazio per tutti i personaggi, e allora in bocca al lupo alla nuova interprete di Ginny Weasley.

I Marvel Studios promettono di spiegare finalmente ogni dettaglio della timeline del MCU dopo 15 anni

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La cronologia del Marvel Cinematic Universe sarà finalmente delineata in tutti i dettagli, 15 anni dopo l’inizio del franchise con Iron Man (2008). Data la natura di ampia portata dell’MCU, la sequenza temporale è uno degli elementi più contorti nei moderni franchise di Hollywood. Probabilmente solo Star Wars rivaleggia con l’MCU per quanto riguarda una linea temporale espansiva, sebbene per il franchise “cugino” dei Marvel Studios sotto l’ombrello Disney sia già stato stilato un romanzo che esplora ampiamente in che modo ogni fatto si incastra e quando si svolge ogni singola storia, evento e momento.

Ora, i Marvel Studios promettono lo stesso con l’uscita di Marvel Studios The Marvel Cinematic Universe: An Official Timeline, come pubblicizzato sull’account Twitter di Marvel Entertainment (qui). Il post è stato pubblicato annunciando che il libro è disponibile per il preordine con una data di uscita ufficiale fissata al 24 ottobre 2023 per l’uscita. Per fortuna il romanzo esplorerà ogni singolo elemento della sequenza temporale del franchise e stabilirà l’ordine delle storie Marvel, tutti e 32 film, insieme alle varie presentazioni speciali dei Marvel Studios e alle nove serie TV Disney+ uscite finora, escludendo Io sono Groot.

Per quanto riguarda il motivo per cui l’MCU ha bisogno di una sequenza temporale definitiva ufficialmente vergata, la risposta arriva dalle dimensioni tentacolari dell’universo e dai vari salti temporali di diversi film. Prima di Avengers: Endgame, era abbastanza semplice stabilire quando fosse ambientato ogni film del MCU, con la regola pratica comune che l’anno di uscita dei rispettivi film era spesso quello in cui ognuno di essi si svolgeva nell’universo. Tuttavia, Avengers: Endgame prevedeva un salto temporale di cinque anni nel futuro, mettendo in crisi quel parametro abbastanza facile per orientarsi nel mondo MCU.

Inoltre, l’espansione dell’MCU nel mondo della TV ha aggiunto ulteriori complessità alla sequenza temporale del franchise. Le fasi 4 e 5 sono state molto meno interconnesse rispetto ai progetti dell’Infinity Saga, lasciando molti a chiedersi quando ciascun progetto si svolge. Pertanto, le aggiunte Disney+ hanno interrotto la sequenza temporale dell’MCU espandendo il franchise in modo significativo con poca o nessuna conferma da parte dei Marvel Studios sul posizionamento di ciascuna storia. Con Marvel Studios The Marvel Cinematic Universe: An Official Timeline, questo importante problema post-Endgame sarà finalmente risolto con una timeline MCU definitiva e arricchita che allevierà la confusione dell’universo Marvel in continua espansione.

Gli artisti dei VFX Disney hanno votato per la sindacalizzazione

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Gli artisti dei VFX Disney hanno votato per la sindacalizzazione

A seguito delle accuse di maltrattamenti e superlavoro diffuse in tutto il settore, i lavoratori ai VFX della Disney hanno votato per la sindacalizzazione. I lavoratori degli effetti visivi dei Marvel Studios, filiale dei Walt Disney Studios, hanno votato a favore della sindacalizzazione all’inizio di questo mese.

Lo studio, che produce film e programmi TV del Marvel Cinematic Universe, è stato accusato dai suoi dipendenti di maltrattamenti. Si prevedeva che il loro passaggio alla sindacalizzazione avrebbe creato un precedente in grado di cambiare il settore, e gli effetti a catena si stanno già vedendo.

Poche settimane dopo che i Marvel VFX Workers hanno votato per la sindacalizzazione, le troupe degli effetti visivi della Walt Disney hanno seguito l’esempio. Secondo Variety, i lavoratori della Disney VFX hanno compiuto un passo significativo verso la sindacalizzazione richiedendo un’elezione attraverso il National Labor Relations Board (NLRB). Oltre l’80% dei 18 membri della squadra VFX impiegati direttamente dalla Walt Disney Pictures hanno presentato i documenti di autorizzazione indicanti la loro intenzione di formare un sindacato. Mark Patch, organizzatore IATSE VFX, e Matthew D. Loeb, presidente internazionale dello IATSE, hanno rilasciato le seguenti dichiarazioni:

Patch: Oggi, i coraggiosi lavoratori degli effetti visivi della Walt Disney Pictures hanno superato la paura e il silenzio che hanno impedito alla nostra comunità di avere voce in capitolo per decenni. Con una stragrande maggioranza di queste troupe che chiedono la fine del “modo in cui gli effetti visivi sono sempre stati”, questo è un chiaro segno che la nostra campagna non riguarda uno studio o una società. Riguarda i lavoratori VFX di tutto il settore che utilizzano gli strumenti a nostra disposizione per elevarci e creare un percorso migliore da seguire.

Loeb: La determinazione di questi lavoratori degli effetti visivi non è solo encomiabile, è rivoluzionaria. La loro azione collettiva contro lo status quo rappresenta un cambiamento epocale in questo momento critico per il nostro settore. Il coro di voci che chiedono un cambiamento non ha precedenti e dimostra che il nostro movimento unito non riguarda una sola azienda, ma crea un precedente di dignità, rispetto ed equità per tutti.

Da quando gli effetti visivi sono stati introdotti dai film di Star Wars negli anni ’70 e ’80, il settore non è mai stato unificato sotto un sindacato. Questo fino a quando i lavoratori della Marvel VFX hanno votato per la sindacalizzazione all’inizio di questo mese, segnando una prima volta a Hollywood che avrebbe dovuto creare un precedente rivoluzionario per il settore. Lo studio di proprietà della Disney è stato criticato da molti lavoratori VFX che hanno parlato delle pessime condizioni di lavoro della Marvel, inclusi compensi ingiusti e il carico di lavoro eccessivo, allo scopo di rispettare scadenze impossibili.

La Disney non ha la stessa reputazione di maltrattare i lavoratori degli effetti visivi, sebbene abbiano contribuito a creare film da miliardi di dollari – come La bella e la bestia, Aladin e Il re leone – da cui lo studio ha tratto enormi profitti. Come parte dei loro sforzi per sindacalizzare, i lavoratori della Disney VFX stanno avanzando richieste ragionevoli, che includono un equo compenso per tutte le ore lavorate, un’adeguata assistenza sanitaria e benefici pensionistici. Queste richieste fanno eco alle crescenti richieste di miglioramenti nel settore degli effetti visivi.

Il voto dei lavoratori della Disney VFX per la sindacalizzazione arriva anche mentre i sindacati degli sceneggiatori e degli attori, WGA e SAG-AFTRA, continuano a scioperare lottando per una retribuzione giusta e migliori condizioni di lavoro.

Zendaya: ecco che ruolo vorrebbe interpretare

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Zendaya: ecco che ruolo vorrebbe interpretare

Sebbene Zendaya sia principalmente conosciuta per aver interpretato figure positive anche se a volte turbolente, l’attrice ha raccontato che sarebbe interessata a interpretare un villain.

Diventata famosa per la prima volta nel 2010 grazie al ruolo di Rocky Blue in Shake It Up su Disney Channel, Zendaya è ora una delle figure più importanti di Hollywood, e ha all’attivo già la conquista di due Emmy Awards e un Golden Globe per la sua interpretazione in Euphoria.

In un’intervista con Elle (tramite Variety) condotta prima dello sciopero SAG-AFTRA in vista della promozione, poi saltata, di Challengers, Zendaya ha risposto a una serie di domande relative alla sua carriera. Quando le è stato chiesto di descrivere un ruolo che le piacerebbe interpretare, ha risposto: “Mi piacerebbe interpretare una sorta di cattivo. Attingere alle vibrazioni malvagie e da super cattivo. Qualunque cosa che si manifesti come tale, non penso necessariamente a un personaggio da film di supereroi, intendo solo in senso emotivo. Sento che di solito interpreto la brava ragazza, quindi mi piacerebbe interpretare il cattivo.”

Challengers, la trama

Dal visionario regista Luca Guadagnino arriva Challengers, con protagonista Zendaya nel ruolo di Tashi Duncan, un’ex prodigio del tennis diventata allenatrice: una forza della natura che non ammette errori, sia dentro che fuori dal campo. Sposata con un fuoriclasse reduce da una serie di sconfitte (Mike Faist – West Side Story), la strategia di Tashi per la redenzione del marito prende una piega sorprendente quando quest’ultimo deve affrontare sul campo l’oramai rovinato Patrick (Josh O’ConnorThe Crown), un tempo suo migliore amico ed ex fidanzato di Tashi. Mentre il loro passato e il loro presente si scontrano e la tensione sale, Tashi dovrà chiedersi quale è il prezzo della vittoria.

The Idol: HBO cancella la serie dopo una sola stagione

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The Idol: HBO cancella la serie dopo una sola stagione

The Idol di Sam Levinson non tornerà per la seconda stagione su HBO. Andato in onda per cinque domeniche a partire da giugno, The Idol aveva come protagonisti Lily-Rose Depp e The Weeknd, e seguiva una pop star tormentata mentre si preparava per un tour mondiale e si imbatteva nel misterioso leader di una setta. Anche prima della sua presentazione in anteprima a Cannes, The Idol è stato oggetto di numerose critiche e controversie riguardanti sia la sua creazione che la storia che raccontava.

Ora, secondo The Hollywood Reporter, la stagione 2 di The Idol non avrà luogo perché la HBO ha cancellato il progetto. Le fonti affermano che il destino della serie era in discussione fino a poco tempo fa e che, sebbene non esistessero piani definitivi per continuare la storia, Levinson aveva delle opzioni. HBO ha dichiarato in un comunicato:

“The Idol è stato uno dei programmi originali più provocatori della HBO e siamo soddisfatti della forte risposta del pubblico. Dopo molte riflessioni e considerazioni, la HBO, così come i creatori e i produttori, hanno deciso di non andare avanti con una seconda stagione. Siamo grati ai creatori, al cast e alla troupe per il loro incredibile lavoro”.

Il grande carro: recensione del film con Louis Garrel

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Il grande carro: recensione del film con Louis Garrel

Nato dal lavoro di collaborazione del regista Philippe Garrel con i figli Louis (The dreamers, piccole donne), Esther (Chiamami col tuo nome) e Lena, Il grande carro è una pellicola drammatica franco svizzera. Il film è stato proiettato per la prima volta alla settantatreesima edizione del Festival internazionale del cinema di Berlino, dove partecipò per l’Orso d’Oro. Nel cast si ritrovano anche Aurélien Recoing nel ruolo del padre, Francine Bergé nei panni della nonna e Damien Mongin come Pieter.

Il grande carro: un dramma familiare

Louis, Martha e Lena gestiscono insieme al padre un teatro di burattini fin dalla tenera età. Nonostante la morte della madre, la famiglia si mantiene unita grazie alla passione comune che li porta ad esibirsi insieme; altro elemento di legame è sicuramente la nonna, a cui specialmente Martha è molto legata. Al quadro familiare si aggiunge Pieter, artista squattrinato che decide di abbandonare momentaneamente la pittura per entrare a far parte della compagnia di burattinai. Questa situazione di apparente perfetto equilibrio viene rotta dalla improvvisa morte del padre: da questo momento in poi nulla potrà essere come prima, il filo invisibile che li teneva insieme sembra essersi rotto.

All’inizio, Louis cerca di mantenere unita la compagnia, dando inizio ad una nuova tournee, ma si insinua dentro di lui un sentimento di insoddisfazione verso gli spettacoli di burattini e la propria vita così com’era. Contemporaneamente, Pieter lascia Helene, con cui nel frattempo ha avuto un figlio, per stare con Laura e riscoprire la sua passione per la pittura, mentre Louis vuole dare una svolta alla sua vita con il teatro. Il destino del teatro di burattini di famiglia sembra essere segnato da un inevitabile declino.

il grande carro

Un intreccio di lentezza e silenzio

Ne Il grande carro non sono presenti grandi picchi nello scorrimento delle vicende: i pochi eventi emblematici per la trama vengono presentati allo spettatore in maniera alquanto piatta, tale da non instaurare alcun sentimento di empatia nel pubblico verso i personaggi. Gli stessi dialoghi vengono interpretati dagli attori con toni abbastanza piatti. Un esempio è la separazione tra Helene e Pieter: un padre decide di lasciare, la propria compagna, madre del proprio figlio, subito dopo la nascita del bambino. Si dovrebbe trattare di un momento denso di rabbia da parte di Helene, abbandonata, ma nessuna emozione viene mostrata sullo schermo.

L’unico caso in cui viene trasmesso più pathos allo spettatore è la morte del padre: questa avviene durante uno spettacolo, vengono mostrate allo spettatore le marionette che di punto in bianco cadono di colpo, con il sipario che viene poi chiuso dopo pochi secondi.

A contribuire a questa condizione di monotonia del film c’è anche la quasi totale assenza di musica. La colonna sonora o comunque delle forme di background musicale possono contribuire a trasmettere uno specifico stato d’animo allo spettatore; l’assenza di questo elemento rende la pellicola ancora più inespressiva.

Nonostante una trama interessante e abbastanza originale, Il grande carro finisce per non mantenere interamente l’attenzione del pubblico per la mancanza di elementi che possano coinvolgere lo spettatore.

Un inizio comune, tanti finali divisi

Il grande carro è caratterizzato dalla presenza di tanti personaggi, tutti molto diversi tra loro. Pur partendo da una situazione iniziale comune, ovvero il teatro dei burattini, nel momento in cui le loro strade si dividono mostrano le loro personali peculiarità caratteriali. Se con il padre in vita tutti i figli e Pieter erano un collettivo comune, una compagnia in cui contava l’insieme più che il singolo soggetto, con la morte del padre ognuno prende strade differenti e separate, facendo emergere le loro reali passioni.

Un esempio di ciò è sicuramente Louis: quando il padre è in vita lui non ha problemi a lavorare nella compagnia, perché naturalmente era bello e gratificante potersi esibire insieme alla propria famiglia e contribuire a ciò che il padre aveva creato. Con la sua morte però i burattini diventano qualcosa di soffocante per Louis: si rende conto che ciò che rendeva gli spettacoli di burattini così entusiasmanti per lui era la famiglia al completo, ma oramai quella magia sembra svanita. A questo punto Louis scopre la sua vera passione, il teatro, dove riesce a farsi strada e ad ottenere un grande successo.

Al contrario, Lena e Martha continuano ad aggrapparsi al teatro dei burattini, vedendola come una sorta di eredità del padre. Le due cercano in ogni modo di portare avanti la compagnia da sole, senza però ottenere il successo degli anni passati.

The Equalizer 3 – Senza tregua: intervista a Bruno Bilotta

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The Equalizer 3 – Senza tregua: intervista a Bruno Bilotta

In occasione dell’uscita in Italia di The Equalizer 3 – Senza Tregua, il 30 agosto distribuito da Eagle Pictures, abbiamo intervistato Bruno Bilotta, che fa parte del nutrito cast italiano del film con protagonista Denzel Washington e diretto da Antoine Fuqua.

The Equalizer 3 – Senza tregua, la recensione

The Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua con Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno, The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York, vede tra i protagonisti anche Dakota Fanning e David Denman. The Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures, distribuito da Eagle Pictures.

Da quando ha abbandonato la sua vita di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.

La guerra dei mondi: trama, cast e differenze con il libro

La guerra dei mondi: trama, cast e differenze con il libro

Da sempre appassionato di fantascienza, il regista Steven Spielberg è tornato a raccontare della presenza aliena sulla terra con il film La guerra dei mondi, distribuito in sala nel 2005. Su sceneggiatura del fidato David Koepp, questo è la trasposizione dell’omonimo, e famosissimo, romanzo di H. G. Wells, pubblicato a puntate nel 1897, e già divenuto film nel 1953 (qui la recensione). Consapevole della notorietà della storia, il regista si assicurò che nessuna notizia riguardante il film divenisse pubblica prima del tempo. Ciò permise di rendere l’atmosfera, e soprattutto l’aspetto degli alieni, un vero e proprio mistero, risoltosi soltanto con l’arrivo in sala del titolo.

Interpretato da Tom Cruise, il quale aveva giù lavorato precedentemente con Spielberg per Minority Report, il film vanta una grande cura negli effetti speciali, vero cuore del film. Questi, sotto l’attenta supervisione del regista, risultarono particolarmente stupefacenti, e il team di realizzatori ottenne anche una nomination al premio Oscar. Particolarmente favorevole fu anche il giudizio del pubblico, che accorse a vedere il film al momento della sua uscita. Con un budget attestato intorno ai 132 milioni di dollari, La guerra dei mondi arrivò a guadagnarne circa 603 in tutto il mondo, classificandosi come il quarto film più visto dell’anno.

Particolare elemento di attrattiva sono ovviamente gli alieni presenti nel film. Questi, in realtà, appaiono in forma diretta soltanto in poche scene. Molto più presenti sono i mezzi grazie a cui si muovono, chiamati Tripodi. Questi vennero realizzati con un aspetto che il regista ha definito “elegante”, e ispirato alle forme di vita acquatiche. Il suo obiettivo era di rendere talmente tanto affascinanti e minacciose queste macchine, che gli spettatori si sarebbero interessati più ad esse che non agli alieni al loro interno. Il risultato fu proprio quello sperato, e ancora oggi questi esemplari sono ben presenti nella memoria di chi ha apprezzato il film.

La guerra dei mondi: la trama del film

Protagonista del film è Ray Ferrier, operaio portuale divorziato e intento a dividersi tra il lavoro e la cura dei suoi due figli, Rachel e Robbie. Questi vengono a trovarlo un weekend al mese, ed è proprio durante questo che Ray si accorge che qualcosa non va. Nel cielo si è infatti formata una grande nube, dalla quale si scagliano una serie di impressionanti fulmini. Questi sembrano colpire il suolo senza apparenti danni. Riunitosi nel centro cittadino insieme al resto della popolazione, Ray cerca di capire cosa stia succedendo, preoccupato anche dalla presenza dei figli. Improvvisamente, da sotto il suolo un imponente macchina robotica si erge nella città. Le sue intenzioni diventano chiare nel momento in cui inizia a sterminare i presenti, seminando il terrore.

Riuscito a sfuggire, Ray torna rapidamente a casa e presi i figli inizia una disperata fuga senza meta. Il panico generatosi è però fonte di ostacoli, e così l’uomo si vedrà costretto a proteggere i figli tanto dagli alieni quanto dagli altri umani. Consapevole di trovarsi in una situazione disperata, in una vera e propria invasione aliena, Ray sembra non avere altre possibilità che scappare. Ma ciò non sarà sempre una possibilità percorribile, e rispondere all’attacco sarà l’unico modo di poter recuperare la pace persa. Mentre tenta di studiare le pericolose macchine, alla ricerca di un punto debole, Ray dovrà però fare i conti anche con il suo ruolo di genitore, e con i nascenti conflitti con i propri figli.

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La guerra dei mondi: il cast del film

Fu proprio Tom Cruise a proporre a Spielberg l’idea per il film. L’attore desiderava infatti lavorare nuovamente con il regista e gli suggerì tre storie da poter adattare sul grande schermo. Il regista scelse tra queste La guerra dei mondi, affascinato dai temi e dal potenziale. Cruise ricoprì così il ruolo del protagonista, e si preparò studiando il genere fantascientifico attraverso noti film e romanzi. Ciò lo aiutò a calarsi ulteriormente nell’atmosfera generale, da lui descritta come particolarmente cupa. Il film si è poi rivelato l’ennesimo grande successo per lui, ed è stato il suo sesto titolo consecutivo a superare i 100 milioni di dollari di incassi, nonché il tredicesimo in tutta la sua carriera.

Per il ruolo di Rachel, la figlia del protagonista, Spielberg scelse l’attrice Dakota Fanning, conosciuta grazie alla serie fantascientifica Taken, da lui prodotta. Grazie a questo ruolo l’attrice ebbe modo di affermarsi ulteriormente, ottenendo un altro grande successo cinematografico. L’attore Justin Chatwin, noto anche per il film Dragonball Evolution, ricopre invece il ruolo di Robbie, l’altro figlio del protagonista. Il premio Oscar Tim Robbins interpreta invece Harlan Ogilvy, un ex guidatore di ambulanze che dà riparo a Ray e i suoi figli. L’uomo, però, rivelerà un profondo desiderio di vendetta contro gli alieni, colpevoli di aver ucciso la sua famiglia. L’attrice Miranda Otto, infine, ricopre il ruolo di Mary Ann Ferrier, ex moglie di Ray. L’interprete è particolarmente nota per il personaggio di Éowyn nella trilogia di Il Signore degli Anelli.

La guerra dei mondi: le differenze con il libro

Nell’adattare il celebre romanzo di fantascienza, Spielberg richiese agli sceneggiatori di mantenere l’idea di base ma di tralasciare tutti quei dettagli ritenuti stereotipati o datati. Koepp, dunque, diede vita a degli inevitabili tradimenti nei confronti del testo letterario. Innanzitutto, egli decise di servirsi di una voce narrante, un personaggio esterno agli eventi che potesse aprire e concludere il film. All’interno di questo egli costruì una storia di resistenza incarnata dal padre Ray e dai due suoi figli. Per Spielberg, questo elemento si rivelò fondamentale. Non solo, infatti, egli vi ritrovava elementi della sua vita privata, ma anche quelle insicurezze che si potevano ritrovare nel popolo americano in seguito agli attentati dell’11 settembre 2001.

Allo stesso modo, però, si evitò di ricorrere all’espediente dell’arrivo degli alieni tramite astronave. Spielberg e Koepp decisero di scostarsi da questo elemento del romanzo preferendo una trovata più innovativa, che è poi quella riscontrabile nel film. Le stesse modalità con cui gli alieni conquistano la terra differiscono dal libro al film, come anche le motivazioni a riguardo. Centrale è stata poi la decisione di evitare una serie di elementi eccessivamente riportati al cinema, come la distruzione di monumenti storici da parte degli alieni. Oltre a ciò, alcuni eventi sono stati ovviamente ridotti o condensati, così da poter narrare quanto più possibile di quanto descritto nel libro.

A cambiare è la stessa ambientazione. Tra il libro e il film passa infatti più di un secolo, e per questo vennero adottate particolari soluzioni. Lo sceneggiatore, infatti, mantenne la contemporaneità del nuovo millennio con tutte le sue caratteristiche, ma costringendo i personaggi a muoversi in un contesto sprovvisto di energie elettrice e sistemi di comunicazione li riportò praticamente all’Ottocento. Per quanto riguarda il finale, invece, si operarono decise differenze rispetto al romanzo. Spielberg però ammise di non essere rimasto soddisfatto da questo, poiché pur tentando altre strade non riuscì a trovare un modo migliore per terminare la storia.

La guerra dei mondi: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne grazie alla sua presenza nel catalogo di alcune delle principali piattaforme streaming oggi disponibili. La guerra dei mondi è infatti presente su Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. In base alla piattaforma scelta, sarà possibile noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale al catalogo. In questo modo sarà poi possibile fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre in programma in televisione per lunedì 28 agosto alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

Argo: la trama, il cast e la storia vera dietro il film di Ben Affleck

Giunto alla sua terza regia cinematografica, l’attore Ben Affleck dimostra tutto il suo talento realizzando il film Argo, ispirato dal romanzo di memorie Master of Disguise: My Secret Life in the Cia, di Tony Mendez e dall’articolo di Wired intitolato The Great Escape: How the CIA Used a Fake Sci-Fi Flick to Rescue Americans from Tehran. La storia dietro a queste fonti è vera, e si riferisce alla cosiddetta Canadian Caper, ovvero l’operazione segreta che portò alla liberazione di sei cittadini americani nell’ambito della crisi degli ostaggi in Iran.

Nel 2007, basandosi su tali testimonianze, Chris Terrio scrisse la sceneggiatura del film, che venne inserita nella Black List dei migliori script ancora privi di una produzione. Non passò molto però che il premio Oscar George Clooney si interessasse alla storia, acquisendone i diritti. Assunto il ruolo di produttore, con la sua Smokehouse Pictures, egli affidò la regia ad Affleck. In breve, il film prese vita, grazie anche al sostegno della Warner Bros. e alla partecipazione di noti attori come John Goodman e Alan Arkin.

Al momento della sua uscita, il film si rivelò un grandissimo successo. La critica lo indicò come uno dei migliori film dell’anno, lodando in particolare la regia di Affleck. Al box office il film arrivò a guadagnare più di 232 milioni di dollari in tutto il mondo, a fronte di un budget di 44,5, confermando anche il grande apprezzamento di pubblico. Argo ottenne infine ben 7 nomination ai premi Oscar, trionfando nelle categorie del miglior montaggio, miglior sceneggiatura non originale e miglio film.

Argo: la trama del film

La vicenda del film ha inizio il 4 novembre del 1979, quando gli islamisti iraniani assaltano l’ambasciata americana a Teheran come rappresaglia contro il presidente Jimmy Carter. Qui vengono presi in ostaggio 52 diplomatici, mentre sei funzionari riescono invece a scappare e trovare rifugio presso l’ambasciata canadese. La loro presenza lì mette però a rischio coloro che li hanno ospitati, e più passa il tempo più la situazione rischia di precipitare. È a questo punto che l’agente della CIA Tony Mendez viene convocato dal Dipartimento di Stato degli Stati Uniti, che gli affida l’incarico di recuperare i sei uomini.

Mendez, specialista in operazioni sotto copertura, non riesce però a trovare un piano che possa funzionare. Improvvisamente, l’ispirazione lo coglie. I sei uomini dovranno fingere di essere una troupe cinematografica canadese alla ricerca delle location per un nuovo film di fantascienza intitolato Argo. Deciso a portare a termine il piano, Mendez e il suo supervisore Jack O’Donnell contattano John Chambers, truccatore di Hollywood, il quale li mette in contatto con il produttore Lester Siegel. Il gruppo riesce così ad ottenere il consenso per sviluppare Argo, dando poi vita ad una società di produzione e ad una sceneggiatura, il tutto per rendere credibile la copertura.

Fingendosi il produttore di Argo, Mendez riesce ad atterrare a Teheran, dove raggiunge i diplomatici. Forniti loro dei documenti falsi, ha inizio la complicata operazione di estrazione. Il minimo passò falso può portarli tutti alla morte, e per loro sarà dunque vitale seguire scrupolosamente il copione prefissato. In mezzo alla rivolta, però, riuscire a lasciare il paese sarà più complesso del previsto, specialmente nel momento in cui l’operazione viene cancellata all’improvviso.

Argo cast

Argo: il cast del film

Oltre che regista, Affleck è anche il protagonista del film. Egli decise infatti di ricoprire il ruolo dell’agente Tony Mendez. Una scelta, questa, da molti criticata, in quanto il vero Mendez ha origini ispaniche, assenti in Affleck. Il vero agente, tuttavia, non si è mai lamentato a riguardo, e anzi ha sostenuto l’attore dichiarandosi entusiasta della sua interpretazione. Egli si incontrò inoltre più volte con Affleck, il quale desiderava conoscerlo per capire meglio la storia e potersi calare in modo realistico nei suoi panni. Mendez, inoltre, lo aiutò ad ottenere permessi speciali per poter girare nei veri quartier generali della CIA.

Il primo attore ad entrare a far parte del cast è stato però il premio Oscar Alan Arkin. Questi ricopre il ruolo del produttore Lester Siegel. Per la sua interpretazione, tuttavia, l’attore ha raccontato di essersi ispirato al celebre Jack L. Warner, che insieme ai suoi fratelli fondò lo studios Warner Bros. Questi, a sua detta, aveva infatti la personalità più idonea al tipo di personaggio che occorreva per il film. La sua è stata una delle performance più lodate di tutto il film, e ha permesso all’attore di guadagnare una nuova nomination all’Oscar come non protagonista.

Vi è poi l’attore John Goodman, il quale interpreta il celebre truccatore John Chambers, noto per aver realizzato il make-up del film Il pianeta delle scimmie. Nel cast sono poi presenti anche altri noti attori di Hollywood. Il primo di questi è Bryan Cranston, che interpreta Jack O’Donnell, supervisore dell’operazione ideata da Mendez. Vi è poi Kyle Chandler, nel ruolo del funzionario di governo Hamilton Jordan. Nel ruolo dei sei diplomatici da liberare vi sono invece gli attori Tate Donovan, Scoot McNairy, Kerry Bishé, Christopher Denham, Clea DuVall e Rory Cochrane.

Argo: la vera storia dietro al film

Per quanto il film si attenga grossomodo alla realtà degli eventi, vennero tuttavia operati una serie di significativi cambiamenti. Questi erano giustificati dalla ricerca di una maggior drammaticità per gli eventi, come anche di una costruzione che fosse più vicina ai canoni cinematografici. Nel realizzare ciò, la principale accusa poi mossa al film di Affleck è quella che indica come particolarmente ridotto il reale ruolo che l’ambasciata canadese ebbe nella fuga dei sei americani. A loro si è infatti dovuto molto della buona riuscita dell’operazione. Questa stessa, contrariamente a quanto mostrato nel film, non incontrò particolari ostacoli. Molto del dramma si era infatti già svolto prima dell’arrivo di Mendez a Teheran.

Ad ogni modo, come mostrato nel film, è vero che fu Mendez ad avere l’idea del finto film come copertura per l’operazione. Egli era infatti da tempo legato all’industria cinematografica, ed aveva realmente avuto contatti con il truccatore John Chambers. Grazie alle pressioni di Mendez, la CIA fondò davvero lo Studio Six Productions, i cui uffici furono collocati nella zona di Hollywood. Mendez, poi, si occupò di selezionare una reale sceneggiatura per dare credibilità al tutto. La scelta ricadde su Lord of Light, di genere fantascientifico, risultata perfetta per la sua complessa trama. Egli scelse poi il titolo Argo in riferimento alla nave che, nel mito greco, portò Giasone e gli Argonauti alla conquista del vello d’oro.

Intanto a Teheran, contrariamente a quanto raccontato nel film, il gruppo di diplomatici si trovò a cambiare furtivamente location per cinque volte nell’arco di sei giorni. Questi, infine, riuscirono ad entrare in contatto con l’ambasciatore canadese Ken Taylor. Il gruppo, a quel punto, si divise, continuando a mantenere la clandestinità. La mattina del 27 gennaio del 1980, Mendez e i sei diplomatici passarono facilmente i controlli di sicurezza all’Aeroporto internazionale di Teheran, mostrando i loro documenti falsi. Il gruppo si trasferì dunque in Svizzera, giungendo infine negli Stati Uniti tre giorni dopo.

Argo: dove vedere il film in streaming

Per gli amanti del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Argo è infatti presente nel catalogo di Rakuten TV, Chili Cinema, Google Play, e Apple iTunes. È inoltre disponibile all’interno delle piattaforme Infinity, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di lunedì 28 agosto alle ore 21:00 sul canale Iris.

Fonte: IMDb, HistoryVsHollywood

Demeter: Il Risveglio di Dracula, la recensione

Demeter: Il Risveglio di Dracula, la recensione

Ancora una volta la Universal ricorre alla celeberrima squadra di “mostri” che ne hanno fatto la fortuna al botteghino lungo un arco ammirevole di decenni. Con Demeter: Il Risveglio di Dracula tocca ancora una volta a Dracula, più precisamente a quello che il vampiro ha fatto all’equipaggio della nave che lo ha trasportato dalla Transilvania a Londra, come racconta anche il romanzo originale di Bram Stoker.

Demeter: Il Risveglio di Dracula, l’idea

L’idea di partenza di questa nuova prospettiva non è affatto male: relegare il mostro e le sue azioni all’interno di un’unità di luogo ben precisa e soprattutto costruita a livello estetico con evidente coerenza. Il veliero dove si svolge il 99% dell’azione dell’horror di André Øvredal – di lui avevamo ammirato il notevole the Autopsy of Jane Doe, imbastito secondo la stessa idea di unità di setting – è a conti fatti un altro protagonista del film, con i suoi angoli oscuri e le assi di legno scricchiolanti. Qui si consuma un gioco al massacro perpetrato dal vampiro che, al contrario dell’ambientazione, poco o nulla possiede di efficace.

La sceneggiatura si rivela infatti la parte nettamente più fragile dell’operazione, in quanto affianca ad alcuni spunti potenzialmente interessanti una serie quasi sterminata di banalità intrinseche al genere stesso, gettando i protagonisti/vittime in un costante labirinto di scelte insensate ed errori di valutazione che proprio non sembrano appartenere a figure delineate con saggezza e presenza di spirito. Per rendere credibili personaggi che mai o quasi sembrano pensare a fare la cosa maggiormente sensata servivano attori in grado di eclissare tale mancanza, e il cast di Demeter: Il Risveglio di Dracula non è a questo livello, pur contando su almeno un paio di caratteristi di livello come Liam Cunningham e David Dastmalchian. Meglio si muove Corey Hawkins dentro i panni dell’antagonista principale di Dracula, ovvero il dottor Clemens, anche perché il suo ruolo viene costruito su una backstory maggiormente sviluppata e in grado di sposare i discorsi che il film propone.

Qual è il problema dell’horror contemporaneo?

Passiamo ora ad analizzare un punto dolente dell’horror contemporaneo, un errore di valutazione oppure una strategia scelerata che questo genere sta troppo spesso adoperando, ovvero la rappresentazione del “mostro” come bestia che agisce prevalentemente seguendo i propri istinti violenti e animaleschi. Perché anche Dracula, uno dei personaggi più affascinanti, seducenti e per questo ancor più terrificanti, viene in questo caso ridotto a un pipistrello succhiasangue dalle fattezze vagamente antropomorfe? Cosa sta succedendo alla versione del “mostro” come rappresentazione metaforica delle zone oscure dell’essere umano, un “altro” che non si rivela poi così distante da noi stessi?

L’horror come specchio deformante della realtà e delle sue zone d’ombra ha sempre posseduto una potenza ideologica e metaforica che si rischia di perdere se non si torna a ridurre la distanza concettuale tra le parti in causa, se non si riprende a mostrare che buono e cattivo possono anche essere due facce della stessa medaglia. I contorni sfumati per un genere come questo sono terreno fertile per discorsi tutt’altro che retorici sul nostro presente…

Questa storia zeppa di ovvietà e insensatezze rovina un film la cui messa in scena è invece notevole: Øvredal conferma di avere un occhio per nulla scontato per l’horror, riuscendo a trovare l’eleganza della forma nello sfruttamento quasi ossessivo dell’ambientazione. Il risultato diventa visivamente ricercato, un fattore che riesce ad entrare lo spettatore nel film anche a discapito della pochezza della trama. Anche il finale poi merita di essere promosso, nonostante sia in fin dei conti una riproposizione (decisamente meno riuscita) di quanto ammirato nella serie Netflix Midnight Mass, di gran  lunga la miglior produzione vista in questi anni quando si tratta di vampiri. Mentre per quanto riguarda Demeter: Il Risveglio di Dracula, potrebbe meritare la visione soltanto a patto di un enorme sforzo di sospensione dell’incredulità. Lo spettacolo meramente cinematografico c’è. E con esso poco altro…

TÁR con Cate Blanchett in prima tv su SKY e NOW

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TÁR con Cate Blanchett in prima tv su SKY e NOW

Arriva la storia della controversa compositrice e direttrice d’orchestra Lydia Tár: TÁR, pellicola firmata da Todd Field con protagonista una strepitosa Cate Blanchett sarà in prima tv domenica 3 settembre alle 21.15 su Sky Cinema Due (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Drama), in streaming su NOW e disponibile on demand. 

Premiato con la Coppa Volpi 2022 per la Migliore Interpretazione Femminile e il Golden Globe 2023 per la Miglior Attrice in un Film Drammatico – entrambi a Cate Blanchett – e candidato a sei Premi Oscar, tra cui quelli per Miglior Film, Miglior Regia e Miglior Attrice Protagonista, il film vede nel cast anche Noémie Merlant, Nina Hoss, Sophie Kauer, Julian Glover, Allan Corduner e Mark Strong.

La trama TÁR

Dal regista, scrittore e produttore Todd Field arriva TÁR, con Cate Blanchett nel ruolo di Lydia Tár, la rivoluzionaria direttrice di una delle principali orchestre tedesche. Incontriamo Tár all’apice della sua carriera, impegnata sia nella presentazione di un libro che in un’attesissima esibizione dal vivo della Quinta Sinfonia di Mahler. Nel corso delle settimane che seguono, la sua vita comincia a disfarsi di fronte alle problematiche attuali. Il risultato è uno scottante esame del potere, del suo impatto e della sua solidità nella società odierna.

TÁR fa parte anche della programmazione speciale FILM DA LEONI, che, in occasione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, che si svolgerà dal 30 agosto al 9 settembre, proporrà in prima e seconda serata su Sky Cinema Due, negli stessi giorni,16 film premiati nelle precedenti edizioni. Oltre a TÁR sarà proposto SPENCER, presentato in concorso a Venezia 78, in onda giovedì 31 agosto alle 21.15, per rendere omaggio a Lady Diana nel giorno della scomparsa.

Inoltre, l’adattamento del romanzo di Jack London MARTIN EDEN; PADRENOSTRO, storia ispirata alla vita del regista Claudio Noce, con Luca Marinelli, premiato con la Coppa Volpi nel 2019, e con Pierfrancesco Favino, anche lui vincitore della Coppa Volpi nel 2020; e ancora la pellicola che ha fatto ottenere al regista Luca Guadagnino il Leone d’argento 2023, BONES AND ALL con la vincitrice del Premio Mastroianni 2023 Taylor Russell, Timothée Chalamet e Mark Rylance; il film di Roman Polanski, vincitore del Gran Premio della Giuria 2019, L’UFFICIALE E LA SPIA con Jean Dujardin e Louis Garrel; il musical di Damien Chazelle LA LA LAND con Ryan Gosling ed Emma Stone, premiata con la Coppa Volpi 2016 e vincitore di sei Oscar®; il film di Darren Aronofsky, Leone d’oro a Venezia 2008, THE WRESTLER con Mickey Rourke; PIETÀ, il dramma di Kim Ki-duk, vincitore del Leone d’oro 2012; e SOMEWHERE di Sofia Coppola (Leone d’oro 2010).

E poi PHILOMENA con Judi Dench (miglior sceneggiatura 2013); THE MASTER (Leone d’argento 2012 a Paul Thomas Anderson e Coppa Volpi a Joaquin Phoenix); I FIGLI DEGLI UOMINI di Alfonso Cuarón (premio Osella 2006 per la miglior fotografia); L’ASSASSINIO DI JESSE JAMES PER MANO DEL CODARDO ROBERT FORD (Coppa Volpi 2007 a Brad Pitt); MARE DENTRO (Leone d’argento 2004 e Coppa Volpi a Javier Bardem); IL PAPÀ DI GIOVANNA (Coppa Volpi 2008 a Silvio Orlando); e QUEI BRAVI RAGAZZI (Leone d’argento 1990 a Martin Scorsese).

The Ferragnez: Sanremo Special, il trailer

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The Ferragnez: Sanremo Special, il trailer

Prime Video ha annunciato oggi la data di uscita e svelato il trailer ufficiale dello show non-fiction Original italiano The Ferragnez: Sanremo Special, un episodio speciale che segue l’imprenditrice digitale e icona della moda Chiara Ferragni nella sua avventura come co-conduttrice al 73° Festival di Sanremo, tra lezioni di public speaking, fitting d’alta moda, nuove esperienze e paura da palcoscenico. The Ferragnez: Sanremo Special è prodotto da Banijay Italia per Amazon Studios e debutterà in esclusiva su Prime Video in oltre 240 Paesi e territori nel mondo il prossimo 14 settembre.

The Ferragnez: Sanremo Special, il trailer

La settimana del Festival di Sanremo sta per cominciare. Chiara, dopo essersi preparata per mesi, è pronta per la sua prima esperienza come co-conduttrice televisiva del Festival di Sanremo. L’imprenditrice racconta i lunghi mesi di lavoro necessari per calcare un palco così importante. Anche Fedez è nella “città dei fiori”, il seguitissimo podcast Muschio Selvaggio approda a Sanremo, ma non è l’unico impegno lavorativo che lo vede coinvolto durante la settimana del Festival. Infine, un inaspettato colpo di scena scombina l’equilibrio della coppia che si confronta su passato e futuro. L’unico modo per scoprire davvero il dietro le quinte della vicenda sarà vedere l’episodio speciale.

La giovane coppia più celebre del panorama contemporaneo, ribattezzata i Ferragnez, è seguita da milioni di follower su Instagram. Chiara Ferragni è imprenditrice digitale e icona della moda con oltre 29 milioni di follower su Instagram, incoronata da Forbes “Most Powerful Fashion Influencer” a livello globale; Fedez è un imprenditore e artista poliedrico con all’attivo oltre 86 dischi di platino e più di 14,7 milioni di follower su Instagram, già protagonista di Celebrity Hunted – Caccia all’Uomo S1 e host del grande successo LOL: Chi ride è fuori. Grazie alle due stagioni dello show docu-reality Original The Ferragnez – La serie, pubblico e fan hanno imparato a conoscerli oltre i social, grazie ad un accesso esclusivo al dietro le quinte della loro quotidianità in un periodo speciale e straordinario della loro vita insieme.

Maïwenn, i tre volti della regista di Jeanne du Barry – La favorita del Re

Maïwenn ha lasciato un segno indelebile nel mondo del cinema francese. Anche se la maggior parte del pubblico e dell’industria americana l’ha conosciuta prevalentemente nel ruolo della seducente aliena canterina, Diva Plavalaguna, nel film di Luc Besson Il quinto elemento (1997), i suoi successivi sforzi come attrice, regista e sceneggiatrice hanno indiscutibilmente eclissato questo piccolo ruolo interpretato da adolescente. Negli ultimi dieci anni, ha diretto e sceneggiato un cortometraggio e ben quattro lungometraggi. La duttilità che Maïwenn ha messo al servizio della Settima Arte ne hanno messo in evidenza il talento e la sua intuizione per la creazione di storie e sequenze magistrali, dove ritmo narrativo e fluidità dell’immagine si intersecano.

Tra i suoi film più recenti, Polisse (2011) e Mon roi – il mio re (2016) le sono valsi il plauso della critica e una moltitudine di candidature molto ambite, tra cui il Gran premio della giuria al Festival di Cannes, il César per il miglior film, la migliore regia e la migliore sceneggiatura. Con il suo ultimo film, Jeanne du Barry – La Favorita del Re in uscita nelle sale italiane dal 30 agosto grazie a Notorious Pictures, ripercorriamo la carriera di Maïwenn, i momenti fondanti del suo percorso artistico e la svolta che l’ha vista dedicarsi anche alla sceneggiatura e alla regia.

ATTRICE

Maïwenn è stata sotto i riflettori per la maggior parte della sua vita: la sua infanzia è stata segnata dalla presenza della madre, l’attrice e giornalista di origine cabila Catherine Belkhodja, che spingeva affinché la figlia diventasse una star del cinema: “non aveva fatto carriera e la voleva attrice a tutti i costi”, ricorda l’agente Myriam Bru. Nel 1981, all’età di 5 anni, fa la sua prima apparizione sul grande schermo in L’anno prossimo se tutto va bene (1981) di Jean-Loup Hubert. A 7 anni, interpreta il ruolo di Isabelle Adjani da bambina in L’estate assassina (1983) di Jean Becker. In Lacenaire (1990), accanto a Daniel Auteuil, interpreta Hermione, personaggio che condivide con la sorella minore Isild Le Besco. Il primo ruolo importante di Maïwenn è stato in La Gamine, in cui ha interpretato un’adolescente turbolenta, al fianco di Johnny Hallyday nel 1992. A 15 anni incontra il regista Luc Besson, con cui si fidanza e che la inserisce nel cast di Léon e Il quinto elemento (1996). Maïwenn, all’epoca appena sedicenne, rimane incinta e il fatto suscita non poche polemiche in Francia. Dopo la fine del matrimonio con Besson, abbandona momentaneamente la carriera di attrice. Durante questo periodo, è apparsa solo in un ruolo di supporto in The Perfect Killer (1994). Incoraggiata dalla sua insegnante di teatro Corine Blue a fare un’improvvisazione su sua madre durante una lezione, si è imbarcata poi nella scrittura di un one-woman show in gran parte autobiografico, Le Pois chiche, che ha portato in scena al Café de la Gare e il cui successo tra pubblico e critica ne sancisce il ritorno anche sul grande schermo. Nel 2023, Maïwenn è finalmente pronta a tornare al cinema, interpretando una delle eroine dell’acclamato film horror Alta tensione di Alexandre Aja, accanto a Cécile de France. Sedotto dalla sua forte personalità, Claude Lelouch le affida uno dei ruoli principali nel suo Les Parisiens (2004) e nel sequel dell’anno successivo, Le Courage d’aimer.

REGISTA

Seguito del suo one-woman show e del suo cortometraggio I’m an actress (in cui ha diretto la propria figlia Shanna Besson nel 2004), Pardonnez-moi, il primo lungometraggio di Maïwenn, è uscito nel 2006. In questo ritratto di famiglia, che ha tutte le caratteristiche di un Festen – Festa in famiglia (1998) alla francese, l’attrice-regista confonde maliziosamente i confini tra realtà e fantasia.  Il film le ha fatto guadagnare il premio come miglior promessa femminile e la migliore opera prima ai César 2007. In un’ottica altrettanto personale, nel 2009 realizza il suo secondo lungometraggio, Le Bal des actrices, una riflessione divertente e anticonformista sulle attrici e sui vari significati che la loro figura assume, commedia musicale che evidenzia l’eleganza di Maïwenn come regista. Il suo terzo film, quello che la consacra definitivamente come artista a tutto tondo è Polisse, in cui recita con Karin Viard, Marina Foïs e Joey Starr: un film sospeso tra documentario e fiction, resoconto molto realistico della vita quotidiana di una Brigade de Protection des Mineurs (Brigata di Protezione dei Minori) di Parigi. Con questo film, si è aggiudicata il Premio della Giuria al Festival di Cannes 2011 e il plauso del pubblico, dato che è stato un grande successo nei cinema francesi. Alla fine del 2015, esce il suo quarto film da regista, Mon Roi – il mio re, con Emmanuelle Bercot (premiata come migliore attrice al Festival di Cannes) e Vincent Cassel nei ruoli principali, che segue una tumultuosa storia d’amore tra due personaggi che si amano e si distruggono a vicenda. In seguito, è tornata davanti e dietro la macchina da presa per DNA – le radici dell’amore (2020), in cui interpreta Neige, una madre divorziata di tre figli che va regolarmente a trovare Émir, suo nonno algerino che vive in una casa di riposo. Neige adora e ammira questo pilastro della famiglia, che l’ha cresciuta e soprattutto protetta dalla tossicità dei suoi genitori: ma i rapporti tra i numerosi membri della famiglia sono complicati e ci sono molti rancori. Infine, nel 2023, esce il suo sesto film, Jeanne du Barry – La favorita del Re, che ha l’onore di essere presentato all’apertura del Festival di Cannes. Questa prima incursione di Maïwenn nel film in costume racconta la storia vera di Jeanne, una giovane proletaria divenuta la favorita del re Luigi XV, interpretato da Johnny Depp e la scandalosa relazione tra i due.

SCENEGGIATRICE

La carriera da sceneggiatrice di Maïwenn è iniziata parallelamente a quella di regista: è stata, infatti, sceneggiatrice del suo cortometraggio e di tutti i suoi film, più un’aggiunta seriale “Paris, etc” e il film Les Miens (2022), diretto da Roschdy Zem e in cui recita anche. Già dal corto I’m an actrice (2004) e dall’esordio al lungometraggio Pardonner-moi inizia a emergere la tendenza di Maïwenn a intendere l’auto-fiction come veicolo prediletto per l’autoanalisi, tramite cornici da psicodrammi incredibilmente affascinanti. Il nucleo familiare diviene colonna portante della sua scrittura, dagli albori fino all’appena citato Les Miens, presentato in concorso al Festival di Venezia 2022. Un film praticamente agli antipodi rispetto all’esplorazione sopra le righe del trauma infantile e allo studio sul personaggio di un’attrice narcisista: qui, Maiwenn si avvale di una penna chiara e sobria, che si concentra in modo particolare e appropriato sugli attori e sulle loro emozioni, permettendo agli spettatori di entrare direttamente in empatia con i personaggi e al film di avere un impatto intimo sul pubblico.

Importante menzione è poi la serie televisiva Paris, etc., creata da Zabou Breitman nel 2017 per Canal+, ritratto al contempo divertente ed emozionante di cinque donne che vivono nella Parigi di oggi: Marianne, Mathilde, Nora, Allison e Gil e che testimonia l’attenzione di Maïwenn per il punto di vista, incontrovertibilmente femminile. Lavoro, quello sulla prospettiva femminile molteplice ed esaminata in tutte le sue varianti e variabili già da Le Bal des actrices esperimento dialogico e metacinematografico, in cui lo spettatore viene messo alla prova intellettualmente cercando di capire i diversi punti di vista, oggettivi e soggettivi, utilizzati dalla regista. Dalla sperimentazione formale e di scrittura, Maïwenn è passata allo spaccato di realismo efficacemente drammatizzato di Polisse, che cattura le brutture delle squadra di protezione dei minori della polizia di Parigi, mantenendo un certo grado di libertà nel racconto, prediligendo un tipo di narrazione essenzialmente patchwork, seppur molto precisa. Con il suo naturalismo crudo e grintoso e la sua immediatezza, rifugge dalle formule stantie dei procedural televisivi: la struttura episodica sciolta, il vivido mix di personaggi e il realismo in stile cinema verité hanno conquistato gran parte della critica. Infine, Maïwenn si è buttata a capofitto in due storie d’amore, una ambientata nel passato e l’altra che si snoda nel presente. Con Mon Roi – il mio re ha abbracciato il  dramma relazionale, imbastendo un discorso molto rilevante sul ribaltamento dei ruoli di genere oggigiorno. Il film è imprevedibile, caotico e familiare, proprio come i personaggi che ospita, proprio come l’amore e la vita che consumano Tony e Georgio. Infine, con Jeanne du Barry – La favorita del re, la penna di Maïwenn rielabora il dramma storico per consegnare al pubblico il ritratto di un’eroina femminista, sulla stregua del Maria Antonietta di Sofia Coppola.

Sick of myself: il trailer del film in sala dal 28 settembre

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Sick of myself: il trailer del film in sala dal 28 settembre

WANTED CINEMA porterà nelle sale italiane dal 28 settembre il film Sick of myself, il folgorante lungometraggio d’esordio scritto, diretto e montato dall’artista norvegese Kristoffer Borgli (che in seguito ha realizzato anche Dream Scenario).

Dopo l’anteprima mondiale nella sezione Un Certain Regard all’ultimo festival di Cannes, Sick of myself, an unromantic comedy, propone al pubblico italiano una commedia sentimentale particolare, con un concept elegante ed estremo allo stesso tempo. Un film atipico e originale che ha destato interesse di pubblico e critica, completamente girato in 35 mm. La talentuosa protagonista, Kristine Kujath Thorp – nota per film e serie tv come Fanny (2018), Ninja Baby (2021), The North Sea(2021) The Promised Land (2023) – interpreta il personaggio di Signe, un’anonima cameriera che non esita a utilizzare un mezzo molto pericoloso per farsi notare dal mondo.

Il film è una anti-storia d’amore, tossica e disfunzionale, un’illuminante parabola contemporanea permeata di temi senza tempo quali il narcisismo e l’invidia. “Volevo realizzare una storia spiacevole nel modo più bello possibile”, racconta il regista, il tutto si è fortunatamente tradotto in un bellissimo ritratto di cose terribili”.

Sick of myself, la trama

Signe e Thomas vivono una relazione malsana, in costante competizione tra loro. Il tutto si incrina ancora di più quando Thomas inizia ad affermarsi come artista contemporaneo. In tutta risposta, Signe si lancia in un disperato tentativo di attirare l’attenzione su di sé, anche a costo della sua salute.

Sick of myself sarà nei cinema dal 28 settembre con WANTED CINEMA.

Tutto chiede salvezza: al via le riprese della seconda stagione

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Tutto chiede salvezza: al via le riprese della seconda stagione

Netflix annuncia l’inizio delle riprese della seconda stagione di Tutto chiede salvezza, la serie prodotta da Picomedia e diretta da Francesco Bruni, con protagonisti Federico Cesari (Daniele) e Fotinì Peluso (Nina). Grandi new entry come Drusilla Foer (Matilde), Valentina Romani (Angelica), Vittorio Viviani (Armando), a cui si aggiungono Samuel Di Napoli (Rachid) e Marco Todisco (Paolo).

Dopo il successo della prima stagione, liberamente tratta dall’omonimo romanzo di Daniele Mencarelli, questa seconda stagione, in 5 episodi, offrirà un seguito inedito al romanzo, continuando a seguire le vite dei personaggi già conosciuti che si intrecceranno a quelle dei nuovi, tra il reparto di psichiatria e il mondo esterno.

Scritta da Francesco Bruni, Daniele Mencarelli e Daniela Gambaro, la serie vedrà il ritorno nel cast, oltre che di Federico Cesari (Daniele) e Fotinì Peluso (Nina), anche di Andrea Pennacchi (Mario), Vincenzo Crea (Gianluca), Lorenzo Renzi (Giorgio), Vincenzo Nemolato (Madonnina) e Alessandro Pacioni (Alessandro), che nella prima stagione condividevano la stanza nel reparto di psichiatria insieme a Daniele. Ricky Memphis (Pino), Bianca Nappi (Rossana) e Flaure BB Kabore (Alessia) tornano nei ruoli dell’infermiere e delle infermiere del reparto, mentre Filippo Nigro (Dott. Mancino) e Raffaella Lebboroni (Dott.ssa Cimaroli) in quelli dei medici della clinica. Lorenza Indovina (Anna), Michele La Ginestra (Angelo), Arianna Mattioli (Antonella), Giacomo Mattia (Giovanni), madre, padre, sorella e fratello di Daniele. Carolina Crescentini (Giorgia) è la mamma di Nina.

Tutto chiede salvezza: recensione della serie Netflix con Federico Cesari

Venezia 80: il Leoncino d’Oro arriva alla 35° edizione

Venezia 80: il Leoncino d’Oro arriva alla 35° edizione

Giunto alla 35ma edizione torna anche quest’anno, nell’ambito dell’80ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica, il LEONCINO D’ORO, uno dei Premi Collaterali più significativi.

Saranno tredici i giovani studenti, provenienti da diverse regioni d’Italia e selezionati grazie al lavoro annuale del “David Giovani”, chiamati a decretare il loro film preferito tra quelli presentati in Mostra che sarà assegnato l’8 settembre.

Per la loro attività di giurati, i giovani studenti appassionati di cinema oltre alla visione dei film durante la Mostra incontreranno di persona registi e attori con cui avranno la possibilità di confrontarsi e discutere direttamente.

Giunto alla sua 35ma edizione, il LEONCINO D’ORO è una delle attività promosse da AGISCUOLA per perseguire l’importante obiettivo di avvicinare i giovani al cinema, stimolando la partecipazione diretta di questo gruppo di giovani appassionati che potrà vivere “dal di dentro” l’esperienza di una delle manifestazioni cinematografiche più prestigiose.

Le associazioni coinvolte nel progetto Leoncino d’Oro lavorano nel corso dell’intero anno per offrire cultura visiva e cinematografica agli studenti italiani, il pubblico del futuro, e supportano l’idea di un sempre maggiore impegno, anche pubblico, nell’ambito educational e formativo.

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