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Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

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Barbie bandito in Algeria perché “promuove l’omosessualità”

Barbie è stato bandito in Algeria nella sua terza settimana di programmazione nel paese, stando a quanto leggiamo su Reuters. In una dichiarazione al sito, una fonte ufficiale anonima ha affermato che il film “promuove l’omosessualità e altre devianze occidentali” e “non è conforme alle credenze religiose e culturali dell’Algeria”.

La notizia è stata riportata per la prima volta lunedì dal sito locale 24H Algerie, che ha scritto che il Ministero della Cultura e delle Arti del paese nordafricano aveva chiesto alle sale che proiettano il film di rimuoverlo immediatamente dai loro programmi. Secondo 24H Algerie, Barbie è stato bandito per “danno morale“.

Anche il Libano e il Kuwait si sono recentemente mossi per vietare la distribuzione della commedia con Margot Robbie e Ryan Gosling. La scorsa settimana, il ministro della cultura libanese Mohammad Mortada ha affermato che il film della Warner Bros. è stato ritenuto “promotore dell’omosessualità e della trasformazione sessuale” e “contraddice i valori della fede e della moralità”. “Il film va contro i valori morali e religiosi in Libano, in quanto incoraggia la perversità e la trasformazione di genere mentre chiede il rifiuto del patriarcato e ridicolizza il ruolo delle madri”, ha detto Mortada. Ha quindi chiesto al comitato di censura del paese di rivedere il film e fornire una raccomandazione. A partire dal 9 agosto, il Kuwait aveva già bandito il film.

Nel frattempo, anche se in precedenza era stato riferito che sia l’Arabia Saudita che gli Emirati Arabi Uniti stavano prendendo in considerazione il divieto di Barbie, il film è uscito giovedì in entrambi i paesi e ha incassato 1,9 milioni di dollari in ciascun paese nel suo primo fine settimana di uscita.

Barbie ha superato la soglia del miliardo di dollari in tutto il mondo, rendendo la regista Greta Gerwig la prima regista donna solista a raggiungere il traguardo al botteghino.

Box office: Barbie domina ancora la classifica

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Box office: Barbie domina ancora la classifica

A più di tre settimane dalla sua prima uscita nelle sale Barbie, scritto e diretto da Greta Gerwig con Margot Robbie e Ryan Gosling nei panni dei due protagonisti continua a mantenere il primo posto per incassi. Nel solo fine settimana Barbie ha incassato €320.976 a fronte di un totale che supera ampiamente i 27 milioni di euro. La commedia sulla nota bambola di Mattel continua ad attirare un pubblico di tutte le età al cinema anche con il caldo estivo!

Al secondo posto si stabilisce Shark 2: l’abisso che incassa €205.463 nel week end appena concluso e supera i 3 milioni di euro di incassi dalla sua prima uscita nelle sale il 3 agosto.  Mantiene ancora salda la terza posizione Mission impossible: dead reckoning parte uno; a più di un mese dalla sua prima uscita nei cinema il settimo capitolo della saga action con Tom Cruise incassa €57.263 a fronte di un totale che sfiora i 5 milioni di euro.

Box office: il resto della classifica

Al quarto e quinto posto ritroviamo nuovamente Elemental, film di animazione targato Disney Pixar, e Indiana Jones e il quadrante del destino, quinto ed ultimo capitolo della serie cinematografica di avventura con Harrison Ford. Elemental incassa €43.845 su un totale di più di 6 milioni di euro, mentre Indiana Jones raggiunge un incasso di €34.930.

Il sesto ed il settimo posto sono occupati da Demeter- il risveglio di Dracula, che al suo primo fine settimana al cinema incassa €32.181, e da Il mio vicino Totoro, cartone animato prodotto dallo studio Ghibli, che guadagna €28.061 nel week end. All’ottavo posto ritroviamo Ruby Gillman la ragazza con i tentacoli che a più di un mese dalla sua prima uscita incassa €9.044, su un totale di poco più di un milione di euro.

Ultimi due in classifica per incassi sono Scordato, commedia italiana nei cinema dal 13 aprile, la quale incassa €7.318, e Rapito, pellicola di Marco Bellocchio nelle sale dal 25 maggio, che incassa €6.732.

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Rogue, la recensione del film horror di Greg McLean

Uno squalo che si aggira nelle acque indisturbato, pronto ad attaccare chiunque arrivi nel suo territorio. Un coccodrillo famelico che dà insistentemente la caccia alle sue prede per poi nasconderle nella sua tana. Sono questi i principali protagonisti del B-movie horror, un filone tanto spaventoso quanto avvincente, che da sempre appassiona e terrorizza milioni di spettatori. Se Lo squalo di Steven Spilberg è diventato un cult ci sarà un motivo, in fondo. Rogue, film del 2007 scritto e diretto da Greg McLean, rientra in quella cerchia di film di genere degni di una visione, in quanto riesce a conciliare spirito d’avventura, horror spietato e personaggi sfruttati a dovere. La sua trama prende ispirazione dalla vera storia di Sweetheart, un coccodrillo enorme maschio di acqua salata che negli anni ’70 dicono fosse stato responsabile di ricorrenti attacchi alle barche. Rogue è disponibile su Netflix e fa parte della Top 10 dei film più visti sulla piattaforma.

Rogue, la trama

Pete (Michael Vartan) è un giornalista di viaggio inviato in Australia per un reportage sul Kakadu National Park. Arrivato sul luogo, incontra la guida turistca Kate (Radha Mitchell), che sta radunando tutto il gruppo sulla sua barca per poter cominciare il percorso lungo il fiume, alla ricerca dei coccodrilli. Gli altri componenti del gruppo sono Simon (Stephen Curry), Russell (John Jarratt), Everett (Robert Taylor), Sherry (Mia Wasikowska) ed Elizabeth (Heather Mitchell), e per un po’ anche lo spavaldo Neil (Sam Worthington). Mentre stanno navigando il fiume, uno di loro si accorge di un bagliore in cielo, una richiesta di soccorso da parte di qualcuno che si trova in pericolo. A quel punto Kate decide di risalire il fiume e raggiungere il punto dove è stato lanciato il segnale, ma nel tragitto qualcosa colpisce la barca, facendola arenare vicino un piccolo isolotto in mezzo all’acqua. I problemi insorgono quando un gigantesco coccodrillo d’acqua salata, che nuota in quella palude, sta dando loro la caccia e non vuole fermarsi per nessuna ragione, poiché oramai per lui sono prede da braccare. Compito del gruppo è fare in modo che l’animale si distragga per poter raggiungere la terraferma, prima che la marea inghiottisca l’isolotto e li faccia disperdere nel fiume, dandoli in pasto al coccodrillo.

Rogue cast

Un B-horror movie da non sottovalutare

Come dicevamo in apertura, Rogue è un B-horror movie degno del suo nome. Uno di quelli che non si rovesciano nel dimenticatoio, ma che anzi meriterebbero d’essere guardati ogni qual volta si ha bisogno di una scossa potente di adrenalina, accompagnata da un’ansia crescente, che è proprio una delle chiavi dominanti di tutto l’impianto narrativo di Rogue. Se di solito sono gli squali a occupare il piccolo o grande schermo per incutere timore, oltre che alle sue vittime, anche agli spettatori (i quali il più delle volte in acqua si fanno poi suggestionare), in questo caso a creare scompiglio e un magone alla bocca dello stomaco è un gigantesco coccodrillo, che rispetto al re degli oceani può spostarsi sia in acqua che sulla terraferma, rendendo la sua minaccia molto più forte e sentita. Impedendo di conseguenza alle sue vittime di stare tranquille ovunque, aumentando la pressione su di loro.

Ed è proprio qui che McLean si diverte con il suo film, potendo spostare le sue pedine a piacimento in un’Australia paludosa ma in ogni caso incantevole e magnetica, dando modo alla sua fantasia di volare e soddisfarsi nelle dinamiche più terribili con l’animale. I suoi personaggi non sono mai al sicuro, pur incorniciati da paesaggi naturalistici mozzafiato, perché sono costante preda del coccodrillo e ogni mossa può decretare la loro morte. Il film prepara lentamente il suo pubblico a questa serie di eventi, ed è il giocare sull’attesa – spostando l’incidente scatenante verso la ventina di minuti – ad accendere subito il motore della tensione, pur non essendo accaduto ancora niente di cruciale. Mantenendo come punto fisso lo stato tensivo generale, il regista riesce così anche a costruire una storia fra i personaggi, ponendo l’accento sui diversi modi di reagire delle persone davanti alle difficoltà, e di come sia spesso difficile trovare una sintonia anche di fronte ad un imminente pericolo.

Un cast corale

E in realtà sono proprio i personaggi ad essere pilastro importante e strumento vincente di Rogue, che oltre a mostrarci sequenze d’attacco ben riuscite, con una messa in scena curata per rendere l’atmosfera cupa, tetra e angosciante al punto giusto, propone dei characters tutto sommato sviluppati bene per il ruolo, riuscendo a gestire una narrazione corale ed equilibrata almeno nei primi due atti. Merito del cast scelto, che in linea generale è in grado di restituire tutto il panico, la preoccupazione e la paura dei momenti cruciali con il coccodrillo, non lasciandosi andare ad un’interpretazione posticcia e stonata. Una performance degna di nota è quella Radha Mitchell, capace di gestire le emozioni della propria Kate e dosare le espressioni, puntando molto sullo sguardo vitreo e scioccato, sottolineando il suo timore ma anche i sensi di colpa che ha verso il suo gruppo di turisti.

Non male anche il protagonista principale, Pete, interpretato da Michael Vartan, che se nella prima parte è lasciato un po’ “all’ombra”, mescolato agli altri e quindi meno visibile, nella scena action finale dà il meglio di sé e mostra le proprie discrete doti recitative. Rogue perciò si conferma un film di genere ben costruito, che cerca di lavorare più sull’ansia dello spettatore che sullo sbigottimento usuale delle scene tipiche di lotta con l’animale, dando a volte l’impressione di essere più un thriller che un vero e proprio horror. Greg McLean non si può dire non abbia fatto un buon lavoro, forse avrebbe dovuto allungare di più alcune vicende adrenaliniche per rendere il film più armonioso, ma guardando ad altri prodotti ben peggiori, di questo non ci si può lamentare.

I peggiori giorni: recensione del film di Edoardo Leo e Massimiliano Bruno

I peggiori giorni arriva in sala il 14 agosto. Suddiviso in quattro episodi, come il suo predecessore I migliori giorni uscito il primo gennaio di quest’anno, è di nuovo scritto e diretto da Edoardo Leo e Massimiliano Bruno con il supporto, alla sceneggiatura, di Beatrice Campagna, Salvatore Fazio, Andrea Bassi, Marco Bonini, Gianni Corsi e Herbert Simone Pagani.

I peggiori giorni, la trama

Questa volta a scandire il dramma della magra esistenza umana, è ancora un quartetto di festività cruciali e durante le quali si sfodera inevitabilmente il meglio di sé. Il Natale è l’unica a dare seguito al precedente capitolo, riprendendo il cast con i tre fratelli interpretati proprio dai due registi e Anna Foglietta, con Renato Carpentieri nel ruolo del papà. Gli altri tre Peggiori giorni del titolo sono invece il Primo Maggio, Ferragosto e Halloween, mentre ne I migliori si trattava di Capodanno, San Valentino e l’8 marzo. Ma poco importa, in effetti, perché il risultato scoppiettante e (all’occorrenza) delirante non cambia.

Le prime due storie sono curate da Leo e le altre da Bruno. Di nuovo il gruppo di attori coinvolto è stellare e nutritissimo da performance eseguite in maniera completa e a tutto tondo (Fabrizio Bentivoglio, Giuseppe Battiston, Claudia Pandolfi, Neri Marcorè, Ricky Memphis, Anna Ferzetti, Rocco Papaleo, Giovanni Storti), a partire dalle giovani leve che si vedono a Ferragosto e Halloween (Sara Baccarini in particolar modo).

Il tempo che scorre scandito dai giorni “peggiori”

Il concetto alla base di queste tanto temute ricorrenze è sempre lo stesso: ci sono delle specifiche date nell’arco dell’anno che ritmano lo scandire del tempo, conducono a delle inevitabili riflessioni e arrestano la frenetica corsa della routine quotidiana lasciando che l’ondata di tutti gli irrisolti piombi alle spalle come una valanga. E quello che accade è tendenzialmente spinto dalla paura di perdere qualcosa: certezze, comodità, reputazione, dignità. Così viene a galla l’egoismo in ogni sua forma più bieca oppure, in qualche occasione, l’amore.

L’intenzione dei registi e sceneggiatori è molto chiara, e l’idea di strutturare il film in quattro distinte situazioni agevola la parte estetica prendendo l’eco di una certa magnifica filmografia italiana degli anni ’60 e, alla fine, l’effetto è interessante. Anche perché è indubbio il gusto per la messa in scena accompagnato dalla bravura della recitazione di tutti.

Il problema, forse, riguarda proprio la scelta dello sviluppo degli eventi e il modo in cui la tensione cresce progressivamente, che in ciascuno episodio tende ovviamente all’amaro in modo diverso. Ma le parti dirette da Leo, pur nella loro chiarezza d’intenti, scadono lentamente nella banalità palesando quasi da subito la direzione che prenderà l’intreccio, rischiando di annoiare tremendamente lo spettatore e offuscare la bella resa dei protagonisti e con essa anche lo stesso messaggio che vuole trasmettere.

Le ultime due storie hanno un maggiore piglio dal punto di vista del ritmo narrativo, Massimiliano Bruno alterna lo stile di racconto sfruttando le musiche e usando il grottesco non solo nel contenuto ma anche giocando con le angolazioni di ripresa e il montaggio.

i peggiori giorniUna sola intenzione per due film

Lo scopo del progetto delle due pellicole non è superficiale, anzi. Parte dal bisogno di riflettere profondamente sull’insensatezza di abitudini, gesti, ritualità, convenzioni svuotate dai significati relazionali che avevano in origine e che subiscono oggi tutta la stanchezza di doverismi accumulati senza sosta. Ma la difficoltà sta nel dover prestare molta attenzione alle sfumature scelte per portare in scena un argomento. Qui i due registi restano intrappolati nella sbrigatività di descrivere delle storie, allegandone battute e dei tentativi di sarcasmo, ma senza utilizzare ciò che più di ogni altro mezzo il cinema possiede: la potenza delle immagini, anche e soprattutto quando silenziose. Ne avrebbe guadagnato tutto, specialmente i temi trattati.

Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

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Rocco Papaleo: intervista al regista e protagonista di Scordato

In occasione del Lucania Film Festival, Rocco Papaleo, tra gli ospiti della 24° edizione, ha raccontato del suo ultimo film da regista, Scordato, in cui recita al fianco di Giorgia.

MCU, 10 grandi problemi del franchise che Avengers 5 deve superare

Ci sono diversi problemi che Avengers: La dinastia Kang dovrà superare quando uscirà nell’ambito della Fase 6 del MCU. Il capo dei Marvel Studios Kevin Feige ha confermato lo sviluppo di Avengers: La dinastia Kang al SDCC 2022 insieme ad Avengers: Secret Wars, con i due epici film crossover destinati a concludere la Saga del Multiverso del MCU. Si tratta del primo progetto che coinvolge gli eroi di New York dopo Avengers: Endgame. La dinastia Kang dovrebbe unire le trame separate che si sono svolte nelle Fasi 4 e 5, riunendo una nuova squadra di Eroi più potenti della Terra per combattere Kang il Conquistatore.

La trama collegata a Secret Invasion

Nick Fury Secret Invasion

Sulla scia di Avengers: Endgame, i Marvel Studios hanno deciso di spostare l’attenzione dalla prima squadra di supereroi del MCU, lasciando invece sconosciuto lo status dei nuovi Avengers. Nella nuova serie Marvel, Secret Invasion, si è parlato più volte degli Avengers soprattutto riguardo alla collezione di DNA di vari personaggi del MCU, tra cui alcuni membri di alto profilo della squadra. Dopo aver appreso dell’esistenza di questo database di DNA, è probabile che diversi Vendicatori perdano la fiducia e lascino la squadra, creando potenzialmente un enorme problema di eroi per Avengers: La dinastia Kang.

Infinity War e Endgame alzano l’asticella

MCU Endgame Iron Man

La Saga dell’Infinito del MCU si è conclusa con Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, segnando uno dei momenti più importanti non solo della storia del MCU, ma della storia del cinema nel suo complesso. Questa doppietta ha fissato un’asticella molto alta per i futuri film e, dal momento che La dinastia Kang è il prossimo a uscire, questo mette molta pressione sul progetto in arrivo. Quando il film uscirà, saranno passati sette anni tra il film e Endgame, il che potrebbe lasciare abbastanza tempo per evitare paragoni troppo evidenti. Tuttavia, i film dei Vendicatori della Fase 6 devono essere all’altezza del successo dei loro predecessori, il che è un compito arduo.

Il ruolo di Kang il Conquistatore nel MCU

Jonathan Majors

Presentato come il nuovo Thanos, Kang il Conquistatore ha debuttato come il principale cattivo della Saga del Multiverso del MCU. Kang rappresenta una minaccia così grande grazie alle sue infinite e malvagie varianti. Le varianti di Kang potrebbero apparire in diversi progetti del MCU prima di Avengers: La dinastia Kang, visto che sono già apparse nella prima stagione di Loki e in Ant-Man and the Wasp: Quantumania, e una nuova variante, Victor Timely, sarà introdotta nella seconda stagione di Loki. Se diverse versioni di Kang continueranno ad apparire prima de La dinastia Kang, rischierà di sembrare un villain abusato, sminuendo il mistero e la magia del personaggio nella Fase 6.

Il MCU ha introdotto troppi nuovi eroi

She-Hulk

Avengers: Infinity War e Endgame hanno visto diversi eroi di alto profilo perdere la vita o ritirarsi dal MCU, lasciando enormi vuoti che sono stati poi colmati da un’ondata di nuovi eroi nella Fase 4. Sebbene sia stato bello vedere nuovi personaggi introdotti nel live-action, Avengers: La dinastia Kang rischia di essere troppo pieno di eroi e di perdere parte dell’azione e della personalità che hanno reso così divertenti i precedenti film sui Vendicatori. Forse ci sono troppi eroi nel MCU, ma è possibile che si formino diverse squadre più piccole invece di un’unica grande squadra, il che potrebbe risolvere il problema.

I nuovi eroi sono molto scollegati tra loro

Moon Knight mcu

L’introduzione di nuovi eroi nella Saga del Multiverso comporta una serie di problemi, poiché molti di questi sono stati autoconclusivi e non hanno connessioni chiare con il MCU più ampio e tra loro. Moon Knight, gli Eterni e Shang-Chi sono solo alcuni esempi, mentre le Fasi 5 e 6 dovrebbero introdurre altri personaggi che potrebbero non avere un percorso prestabilito per unirsi agli Avengers nella Dinastia Kang. Non è chiaro come questi progetti si incastreranno tra loro, anche se, grazie alle anticipazioni su altre squadre satelliti.

Non c’è un leader chiaro per i nuovi Avengers del MCU

the falcon and the winter soldier

Lo sviluppo di La dinastia Kang e Secret Wars conferma che nel futuro del MCU si formerà una nuova squadra di Vendicatori, e anche se è possibile immaginare chi ne farà parte, è meno certo chi la guiderà. Il Capitan America di Steve Rogers guidava la squadra originale, mentre Tony Stark ne finanziava le operazioni, ma entrambi questi eroi hanno lasciato il MCU. Molti si aspettavano che il nuovo Capitan America di Sam Wilson seguisse le orme del suo predecessore, ma senza poteri sovrumani, questo sembra improbabile. La mancanza di un leader chiaro potrebbe essere un punto importante della trama de La dinastia Kang, ma qualcuno dovrà farsi avanti.

Avengers 5 non includerà alcuni degli eroi più interessanti del MCU

Fantastici Quattro

Lo sceneggiatore di Ant-Man and the Wasp: Quantumania Jeff Loveness è stato assunto per scrivere la sceneggiatura di Avengers: The Kang Dynasty, e si è lasciato sfuggire che diversi eroi non appariranno nel prossimo progetto. Se da un lato si tratta di eroi che non hanno ancora debuttato nel MCU, tra cui i Fantastici Quattro, gli X-Men e Blade, dall’altro la perdita di questi eroi in La dinastia Kang potrebbe creare un po’ di confusione, soprattutto perché Blade e Fantastic Four usciranno entrambi prima di La dinastia Kang. D’altra parte, l’esclusione di questi eroi da La dinastia Kang permetterà al film di concentrarsi esclusivamente sulla nuova squadra dei Vendicatori, evitando di appesantire la storia.

Il piano di Kang il Conquistatore deve essere ancora spiegato

Kang il Conquistatore poteri

Jonathan Majors ha attualmente fatto due apparizioni principali nel MCU: Colui che rimane nella prima stagione di Loki e Kang il Conquistatore in Ant-Man and the Wasp: Quantumania. Majors è apparso anche come membro del Consiglio di Kang e apparirà come Victor Timely in Loki 2, ma nonostante le sue numerose apparizioni, il vero piano di Kang non è ancora stato spiegato. Il piano di Thanos nella Saga dell’Infinito non è stato completamente rivelato fino ad Avengers: Infinity War, quindi questo potrebbe non sembrare un problema, ma il piano di Kang è sicuramente molto più complicato, il che significa che avrà bisogno di più tempo per essere spiegato, tempo che la dinastia Kang potrebbe non concedere.

Avengers 5 rischia di perdere l’umanità dei personaggi

Bruce Banner Natasha Romanoff Avengers Age of Ultron

Al centro di tutti i precedenti film dei Vendicatori nel MCU, gli eroi non solo hanno combattuto minacce ultraterrene, ma hanno anche affrontato intense poste in gioco personali che hanno mantenuto l’azione ancorata alla realtà. L’enorme quantità di nuovi eroi che si prevede di includere ne La dinastia Kang e la quantità di tempo che dovrà essere impiegata per spiegare il piano di Kang il Conquistatore rischiano di far perdere a La dinastia Kang questi aspetti personali. Sarebbe un vero peccato, perché l’umanità dei supereroi è il fulcro di ogni precedente avventura dei Marvel Studios, quindi La dinastia Kang non deve essere relegata semplicemente a una battaglia ricca di azione tra gli Avengers e Kang.

I Marvel Studios potrebbero dover sostituire Jonathan Majors in Avengers 5

Kang il Conquistatore esiliato

Forse il problema più grande che affligge la Dinastia Kang è qualcosa su cui i Marvel Studios hanno ancora rifiutato di commentare. Nel marzo 2023, Jonathan Majors è stato arrestato con l’accusa di aggressione e da allora l’attore è stato licenziato da alcuni progetti, abbandonato dal suo team di gestione e coinvolto in un caso penale di alto profilo. I Marvel Studios non hanno rilasciato alcun commento sul futuro di Majors nel MCU, forse in attesa del verdetto del processo. Se Majors verrà condannato, però, i Marvel Studios saranno costretti a cambiare i loro piani per il futuro del MCU – forse cancellando Avengers: La dinastia Kang – o a ridimensionare il ruolo di cui Majors è già diventato sinonimo.

Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

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Il re delle indie: recensione del nuovo documentario Prime Video

I docufilm permettono al pubblico di conoscere realtà nuove, di scoprire cose affascinanti sul mondo in cui viviamo; i veri documentari riescono a catturare l’attenzione dello spettatore, ed è ciò che riesce a fare al meglio Il re delle indie, disponibile su Prime Video. Il film, diretto dal giovane regista emergente Gaetano Maria Mastrocinque, presenta una delle più antiche tradizioni di Arezzo: la Giostra del Saracino. Protagonisti del documentario sono i grandi cavalieri delle passate edizioni, come Gianni Martino, e del presente, come Gabriele Innocenti.

Il re delle indie: la tradizione di un popolo

La Giostra del Saracino è un torneo cavalleresco molto antico, che affonda le sue radici nel lontano medioevo. La prima testimonianza riguardante la Giostra risalgono al 1260, mentre nei secoli a venire si ritrovano tante tracce riguardo al torneo in tante epoche differenti, fino al 7 agosto del 1931, prima ufficiale edizione della Giostra in età moderna.

Nel torneo si sfidano i quattro principali quartieri di Arezzo: Porta Crucifera, Porta Sant’Andrea, Porta del Foro e Porta Santo Spirito. Ogni quartiere è rappresentato da due cavalieri; il duellante per vincere deve riuscire a centrare un tabellone attaccato allo scudo del Buratto (o re delle indie), un automa girevole.

In Il re delle indie vengono presentate nella prima parte dei video e testimonianze delle edizioni passate, mentre la seconda parte si focalizza sul torneo del 2019. Partendo da dieci giorni prima delle carriere, si presenta al pubblico il percorso di preparazione della città a tale evento e di ansia e trepidazione dei cavalieri in vista del torneo.

Il fascino della cultura popolare

Il re delle indie si presenta da subito come un documentario interessante, che mantiene l’attenzione del pubblico, grazie alle tecniche utilizzate ed alla particolare dedizione con cui è stato realizzato.

Si notano da subito l’utilizzo di varie tecniche che attirano l’occhio dello spettatore, tra queste lo split screen, di cui a tratti ne è stato quasi abusato. Nella prima parte del documentario vengono mostrati filmati delle passate edizioni, insieme alla testimonianza di Gianni Martino, cavaliere che detiene il record di lance d’oro.

A questi si aggiunge anche una certa attenzione ai particolari, primo fra tutti la scelta di un sottofondo musicale spesso teso, incalzante, il quale crea un sentimento di suspense nel pubblico. Inoltre, non mancano le riprese della stessa città di Arezzo, delle preparazioni della piazza al torneo, come anche dello stesso trepidante pubblico. Dei focus sono stati fatti anche su piccoli elementi che caratterizzano la Giostra del Saracino, come i vari costumi e la creazione, da un artigiano locale, della Lancia d’oro.

Una manifestazione tradizionale e sociale

Lo spettatore può legittimamente restare affascinato da come una tale tradizione sia giunta fino ai giorni nostri dal lontano Medioevo, e soprattutto perché viene data ad essa una tale importanza. La risposta è molto chiara: un torneo come la Giostra del Saracino, che affonda le proprie radici in un passato lontano, è parte stessa della cultura locale. Questo elemento viene reso chiaro in Il re delle Indie da come tutti i cittadini si riuniscano in occasione del torneo, tifando per il proprio quartiere, sentendosi realmente parte della propria città e della realtà sociale.

Ciò porta il pubblico ad una riflessione sull’importanza di manifestazioni del genere per sentirsi realmente parte del contesto cittadino. La Giostra del Saracino non è più un semplice torneo di origine medievale, bensì è un qualcosa di unico che caratterizza la città di Arezzo e che porta tutti gli aretini ad avere un senso di appartenenza verso le proprie origini e tradizioni.

Ciononostante, non sempre la Giostra è stata solamente un momento di convivialità cittadina. Come tutte le gare molto partecipate dal pubblico, anche qui si possono creare delle situazioni di conflitto, che possono sfociare in degli scontri di massa. Sia nei video delle passate edizioni, sia nel torneo del 2019, si sono creati dei momenti di caos; nel caso della Giostra del 2019 il motivo della tensione dipende dall’invasione della carreggiata da parte di un tifoso, che distrae il cavallo, rendendo la carriera inevitabilmente nulla e da ripetere.

Il re delle indie presenta la  Giostra del Saracino per quello che è, un’antica tradizione del popolo di Arezzo, che però ha le sue  luci e le sue ombre.

The Way of the Wind: Terrence Malick è entusiasta del suo nuovo film

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Secondo quanto riferito, il regista Terrence Malick è molto soddisfatto dello stato del suo nuovo film The Way of the Wind. Questo epico dramma biblico del regista di La sottile linea rossa, The New World e The Tree of Liferacconta diversi episodi della storia della vita di Gesù Cristo“. Le riprese del film sono terminate nel 2019 e da allora è in post-produzione.

Il produttore Alex Boden ha condiviso un aggiornamento sul film con Variety . “Al momento è nel pieno della fase di montaggio e le riprese sono terminate”, dice Boden. “Abbiamo un cast straordinario. È un altro progetto di Terrence Malick, che questa volta è stato girato in diversi paesi. Dal punto di vista della produzione, è un risultato davvero fantastico. Terry è molto contento di ciò su cui sta lavorando finora, si dice, ma non ci sono ancora annunci“.

Chi c’è nel cast de The Way of the Wind?

Il film è interpretato da Géza Röhrig nei panni di Gesù Cristo, Mark Rylance nei panni di Satana, Matthias Schoenaerts nei panni di San Pietro, Philip Arditti nei panni di Osea, Nabil Elouahabi nei panni di Santo Stefano, Aidan Turner nei panni di Sant’Andrea, Con O’Neill nei panni di Enoch, Joseph Mawle nei panni di Saul, Karel Roden come Mamon, Martin McCann come Marcellus, Sarah-Sofie Boussnina come Claudia, Laëtitia Eïdo come Anna, Ali Suliman come Cleopas e Shadi Mar’i come Asher.

Il cast include anche Selim Bayraktar come Jonathan, Ori Pfeffer come Ahaziah, Selva Rasalingam come Jeroboam, Tawfeek Barhom come John, Sebastiano Filocamo come Prodigal Elder Brother, Makram Khoury come Jonas, Ben Kingsley, Joseph Fiennes, Douglas Booth, Sarah Greene, Mathieu Kassovitz, Numan Acar, Björn Thors, Franz Rogowski e Leila Hatami nel ruolo di Maria Maddalena.

Finestkind: prima foto del film del crime thriller con Jenna Ortega

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E’ stata diffusa la prima foto ufficiale del crime thriller Finestkind che vedrà protagonista tra gli altri Jenna Ortega. Oltre all’interprete di Mercoledì, questo film presenterà anche Tommy Lee Jones e Ben Foster. “Due fratelli separati stringono un accordo con un sindacato criminale di Boston, che mette in pericolo i fratelli e il loro padre, nonché una misteriosa giovane donna“, recita la sinossi. Guarda la prima foto di seguito, che presenta il cast del film con espressioni solenni:

FinestkindIl cast include Tommy Lee Jones, Ben Foster, Toby Wallace, Jenna Ortega, Tim Daly, Clayne Crawford, Aaron Stanford, Scotty Tovar, Lolita Davidovich, Meghan Leather, Ismael Cruz Córdova, Fernanda Andrade, Charlie Thurston, Jackie Sandler, Rebecca Gibel, e Kevin Craig West. Finestkind è scritto e diretto da Brian Helgeland, che in precedenza ha scritto le sceneggiature di LA Confidential e Mystic River e ha diretto film come 42 e Legend. È prodotto da Gary Foster, Russ Krasnoff, Taylor Sheridan e David C. Glasser. Inizialmente il film doveva essere interpretato da Jake Gyllenhaal, Ansel Elgort e Zendaya, ma tutti hanno abbandonato il progetto.

Ferrari: gli attori possono promuovere il film in base all’accordo SAG-AFTRA

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Il nuovo film su Ferrari di Michael Mann ha ricevuto l’ok da SAG-AFTRA con un accordo provvisorio che permetterà al cast del film di promuovere la pellicola durante lo sciopero. Questo film drammatico biografico di prossima uscita è prodotto da Neon. Poiché Neon è uno studio indipendente non affiliato all’AMPTP, non ha avuto problemi a ricevere deroghe da SAG-AFTRA

La produzione ha ricevuto un accordo ad interim per la promozione del film, che consentirebbe al cast di promuovere il film durante la sua prima al Festival del cinema di Venezia, al New York Film Festival e in qualsiasi altro evento in cui il film verrà proiettato. Ambientato durante l’estate del 1957, il film vede l’ex pilota di Formula 1 Enzo Ferrari in crisi“, si legge nella sinossi ufficiale. “Il fallimento insegue l’azienda che lui e sua moglie, Laura, hanno costruito dal nulla 10 anni prima. Il loro matrimonio è messo a dura prova dal lutto per il loro unico figlio, mentre la stessa Ferrari lotta per ottenere il riconoscimento che merita. La brama di vincere dei suoi piloti e di Enzo Ferrari li spinge al limite e a puntare tutto sull’infida corsa di 1.000 miglia attraverso l’Italia, l’iconica Mille Miglia.

Chi c’è nel cast di Ferrari?

Il cast di Ferrari protagonisti sono Adam Driver nei panni di Enzo Ferrari con Penélope Cruz nei panni di Laura Ferrari. Nel cast anche Shailene Woodley, Gabriel Leone, Sarah Gadon, Jack O’Connell, Patrick Dempsey, Michelle Savoia, Erik Haugen, Andrea Dolente e Giuseppe Bonifati.

Evil Does Not Exist di Ryusuke Hamaguchi ottiene una distribuzione USA

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Dopo il successo di critica di Drive My Car del 2021, Sideshow e Janus Films si sono uniti ancora una volta per acquisire i diritti di distribuzione in Nord America del nuovo film drammatico dell’acclamato regista giapponese Ryusuke Hamaguchi intitolato Evil Does Not Exist.

Hamaguchi è un vero artista in ogni senso della parola, e siamo così entusiasti di riunirci con lui per Evil Does Not Exist“, hanno detto Sideshow e Janus Films in una dichiarazione congiunta (tramite Variety ) . “Il rilascio di Drive My Car è stato l’onore di una vita e sappiamo che il pubblico apprezzerà la sua nuova potente esperienza cinematografica come ha fatto con il suo lavoro precedente“. L’acquisizione anticipa la sua prossima anteprima mondiale alla Mostra del cinema di Venezia del 2023 e proiezioni speciali al Toronto International Film Festival e al New York Film Festival.

Di cosa parla il male non esiste?

Il film segue Takumi e sua figlia Hana, che vivono nel villaggio di Mizubiki, vicino a Tokyo. Come generazioni prima di loro, vivono una vita modesta secondo i cicli e l’ordine della natura”, si legge nella sinossi. “Un giorno, gli abitanti del villaggio vengono a conoscenza di un piano per costruire un glamping vicino alla casa di Takumi, offrendo ai residenti della città una comoda fuga nella natura. Quando due rappresentanti dell’azienda di glamping arrivano nel villaggio per tenere un incontro, diventa chiaro che il progetto avrà un impatto negativo sull’approvvigionamento idrico locale, provocando disordini. I piani dell’azienda mettono in pericolo sia l’equilibrio ecologico dell’area, sia lo stile di vita della popolazione locale, e le sue conseguenze incidono profondamente sulla vita di Takumi”.

Evil Does Not Exist è scritto e diretto da Hamaguchi, con la produzione di Satoshi Takata. Il film è il seguito spirituale dell’acclamato film  del 2021 Drive My Car, che ha vinto un Oscar per il miglior lungometraggio internazionale. Il dramma in uscita è interpretato da Hitoshi Omika, Ryo Nishikawa, Ryuji Kosaka e Ayaka ShibutaniIl film riunisce anche Hamaguchi con il compositore Ishibashi Eiko, che aveva precedentemente lavorato a Drive My Car.

Wonder Woman 3: DC Studios non ha in programma di realizzare il sequel con Gal Gadot

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Contrariamente a quanto riportato di recente, sembra che DC Studios non abbia piani per un Wonder Woman 3, il terzo film da solista con la bellissima Gal Gadot nei panni dell’iconico supereroe DC Comics. A darne notizia è stato il noto sito americano Variety che. ha rivelato che James Gunn e Peter Safran dei DC Studios al momento non hanno in programma progetti per Wonder Woman oltre alla serie prequel Paradise Lost che è stata concepita per il debutto su MAX. Secondo le fonti del noto sito americano, un terzo film di Wonder Woman non è in fase di sviluppo in questo momento, il che va contro quanto affermato da Gal Gadot in un’intervista prima dello sciopero SAG-AFTRA .

Sono stato invitato a un incontro con James Gunn e Peter Safran“, ha detto in precedenza Gadot a Flaunt . “E quello che mi hanno detto, e cito: ‘Sei nelle migliori mani. Svilupperemo Wonder Woman 3 con te. [Noi] ti amiamo come Wonder Woman – non hai nulla di cui preoccuparti.’ Questo ovviamente non è una conferma ufficiale ma è anche vero che molto probabilmente James Gunn e Peter Safran dei DC Studios stanno solo prendendo le misure con la produzione che avrà comunque una strategia a lungo termine.  Tuttavia le fonti del sito notano che “nulla è mai stato promesso a Gadot riguardo a Wonder Woman 3” e che non c’è stata alcuna “discussione definitiva” sulla versione del personaggio di Gal Gadot trasferita nel nuovo universo DC.

Gal Gadot ha interpretato per la prima volta Wonder Woman in Batman v Superman: Dawn of Justice del 2016 prima di dirigere due film solisti di Wonder Woman e apparire in entrambe le versioni del film della Justice League, Shazam! Fury of the Gods e, più recentemente, The Flash.

Uncharted 2: il produttore sta cercando di realizzare il sequel

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Uncharted 2: il produttore sta cercando di realizzare il sequel

Nonostante un risultato non all’altezza delle aspettative oggi arriva un nuovo aggiorno su Uncharted 2, il potenziale sequel del film d’azione e avventura del 2022 Uncharted che ha visto protagonista Tom Holland nei panni di Nathan Drake e Mark Wahlberg nei panni di Sully. Il film era basato sul famoso e omonimo franchise di videogiochi con lo stesso nome. Sebbene il film non abbia avuto molto successo con la critica, è stato un successo al botteghino, guadagnando oltre $ 400 milioni in tutto il mondo e diventando il sesto film di videogiochi con il maggior incasso di tutti i tempi.

Il produttore Charles Roven, che ha prodotto il film del 2022 e film come Oppenheimer, Il cavaliere oscuro e American Hustle, ha recentemente condiviso un aggiornamento su un sequel del film. “Ci siamo davvero divertiti con [il primo film di Uncharted]“, ha detto a The Hollywood Reporter . “Ai fan è piaciuto molto il film e alle persone che non sapevano nulla del gioco è piaciuto molto il film. Quindi stiamo sicuramente cercando di farne un altro di quelli”.

Ci sarà Uncharted 2?

Sebbene non siano stati confermati piani ufficiali, Uncharted 2 sembra essere probabile. Dopo il successo del primo film, il presidente della Sony Pictures Tom Rothman ha dichiarato che si era difronte ad un nuovo franchise cinematografico di successo.

Uncharted, uscito il 17 febbraio 2022 è stato diretto da Ruben Fleischer con Tom Holland, Mark Wahlberg, Sophia Ali, Tati Gabrielle e Antonio Banderas. Prodotto da Sony Pictures e distribuito da Warner Bros. Entertainment Italia.

La trama del primo film

L’astuto ladro Nathan Drake (Tom Holland) viene reclutato dall’esperto cacciatore di tesori Victor “Sully” Sullivan (Mark Wahlberg) per recuperare una fortuna persa da Ferdinando Magellano 500 anni fa. Quello che inizia come un furto diventa una corsa mozzafiato in giro per il mondo per raggiungere il tesoro prima dello spietato Moncada (Antonio Banderas), di cui ritiene di essere il legittimo erede. Se Nate e Sully riusciranno a decifrare gli indizi e risolvere uno dei misteri più antichi della storia, troveranno un tesoro di 5 miliardi di dollari e forse anche il fratello, scomparso da tempo, di Nate… solo se impareranno a lavorare insieme.

 

The Marvels: la regista non nega che il pubblico sia “stanco” dei supereroi

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La regista di The Marvels Nia DaCosta ha condiviso i suoi pensieri in merito alla tesi che vuole il pubblico di tutto il monto stanco dei supereroi dell’MCU. DaCosta ha già diretto film come Candyman e Little Woods. Sta per dirigere l’imminente sequel del film sui supereroi del 2019 Captain Marvel. Questo film è interpretato da Brie Larson nei panni di Carol Danvers/Captain Marvel, Teyonah Parris nei panni di Monica Rambeau e Iman Vellani nei panni di Kamala Khan/Ms. Meraviglia.

In un numero della rivista Total Film , DaCosta ha dichiarato: “Penso che la stanchezza da supereroe esista assolutamente“. Ha spiegato come spera che il suo prossimo film si distingua dagli altri film di supereroi. “La più grande differenza rispetto agli altri film del MCU fino ad oggi è che è davvero stravagante e sciocco“, anticipa DaCosta. “I mondi in cui andiamo in questo film sono mondi diversi da altri che hai visto nel MCU. Mondi luminosi che non hai mai visto prima.”

The Marvels, la trama

Nel film Marvel Studios The Marvels, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Tutto ciò che sappiamo su The Marvels

The Marvels, il sequel del cinecomic Captain Marvel con protagonista il premio Oscar Brie Larson che ha incassato 1 miliardo di dollari al box office mondiale, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman

Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel, che vedremo anche nell’omonima serie tv in arrivo su Disney+) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale, del quale però non è ancora stata rivelata l’identità. Il film, salvo modifiche, arriverà in sala il 10 novembre 2023.

Gal Gadot lusingata dal fatto che Margot Robbie la volesse nel film di Barbie

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L’attrice Gal Gadot è stata lusingata dai commenti di Margot Robbie sul fatto che la voleva nel film di Barbie. Questa commedia fantasy della regista Greta Gerwig è stata un enorme successo al botteghino. Il film con Margot Robbie nei panni di Barbie e Ryan Gosling nei panni di Ken poteva essere molto diverso. Margot Robbie che è anche trai produttori del film ha rivelato che non si è scelta immediatamente per il ruolo principale perché avrebbe voluto invece scegliere Gal Gadot. Tuttavia, Gal Gadot non è stato in grado di interpretare il personaggio a causa di conflitti di programmazione.

Gal Gadot doveva essere Barbie

Adoro Margot“, ha detto Gadot alla rivista Flaunt . “Margot è una di quelle donne con cui vorresti solo essere amica. È così divertente, calorosa, divertente e intelligente e ovviamente così talentuosa. Porta così tanto in tavola. Mi piacerebbe fare qualsiasi cosa con Margot e sono stato molto toccato [dai suoi commenti]. Mi ha riscaldato il cuore con tutto quello che ha detto su di me. Sono super eccitato per loro e sono così eccitato per Barbie.

“Gal Gadot è l’energia di Barbie“, ha detto Margot Robbie a Vogue . “Perché Gal Gadot è così incredibilmente bella, ma non la odi per essere così bella perché è così genuinamente sincera, ed è così entusiasta e gentile, che è quasi stupida. È come subito prima di essere un idiota”.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina). Il film è al cinema dal 20 luglio.

M3gan della Blumhouse arriva in prima tv su SKY e NOW

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M3gan della Blumhouse arriva in prima tv su SKY e NOW

In prima tv su Sky, M3GAN è un thriller sull’intelligenza artificiale di Universal Pictures e Blumhouse Productions, prodotto da Jason Blum e James Wan, il regista dietro ai franchise Saw, Insidious e The Conjuring. La pellicola sarà in prima tv da lunedì 14 agostoalle 21.15 su Sky Cinema Uno (e alle 21.45 anche su Sky Cinema Suspense), in streaming su NOW e disponibile on demand. Su Sky il film sarà disponibile on demand, anche in 4K. 

Nel cast Allison Williams, che interpreta Gemma, sviluppatrice della bambola realistica M3GAN, Violet McGraw nel ruolo di Cady, sua nipote, Ronny Chieng, nei panni di David, il CEO della società di giocattoli per cui lavora Gemma, Brian Jordan Alvarez che interpreta Cole e Jen Van Epps nelle vesti di Tess, i colleghi di Gemma che la aiuteranno allo sviluppo di M3GAN, Stephane Garneau-Monten è Kurt, l’asservito assistente di David, e Lori Dungey interpreta il personaggio della vicina di Gemma, Celia. M3GAN è una produzione Atomic Monster, in associazione con Divide/Conquer, diretto da Gerard Johnstone, da una sceneggiatura di Akela Cooper basata su una storia di Akela Cooper e James Wan.

La trama di M3GAN

M3GAN è un prodigio di intelligenza artificiale, una bambola molto realistica, programmata per essere un’affidabile compagnia per i bambini e una sicurezza per i genitori. Progettata da Gemma, brillante sviluppatrice di una compagnia di giocattoli, M3GAN può ascoltare, guardare e imparare oltre che trasformarsi da amica a insegnante, da compagna di gioco a protettrice, per i bambini a cui si lega.

Quando Gemma improvvisamente deve prendersi cura della nipote di otto anni divenuta orfana, Cady, capisce di essere insicura e impreparata nel ruolo di genitrice. Ritrovatasi sotto un’intensa pressione a lavoro, Gemma stabilisce di affidare Cady al prototipo di M3GAN a sua disposizione, nella speranza di risolvere il problema: la sua scelta avrà conseguenze inimmaginabili.

Con il passare del tempo M3GAN e Cady sviluppano un legame indissolubile e Gemma matura il terrore che la sua invenzione stia apprendendo con una velocità impressionante, al punto tale da arrivare a percepire minacce per Cady che non esistono.

Locarno 76: Il Pardo d’oro a Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh

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Tra i film italiani, a Procida, realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida con la supervisione di Leonardo di Costanzo, va una Menzione Speciale della Giuria del Pardo Verde Ricola con la seguente motivazione: La memoria di un’isola attraverso gli occhi di una comunità di giovani registi, che conservano i miti e i riti della terra e del mare. Attraverso un approccio onesto e un montaggio notevole, il film restituisce un senso di comunità, con il sapore della solidarietà, dei rapporti transgenerazionali, della coscienza ambientale e di una possibilità/potenziale utopia.

Nei Premi Collaterali assegnati da Giurie indipendenti, il film PATAGONIA di Simone Bozzelli si aggiudica il Premio ecumenico messo a disposizione dalla Chiesa evangelica riformata e dalla Chiesa cattolico romana svizzera. Questa la motivazione: Dov’è il confine tra dipendenza e libertà? Tra amore e sottomissione? Tra empatia e responsabilità? Quando innocente Yuri lascia la sua vita protetta per seguire l’energia seducente di Agostino sulla strada aperta, entrambi devono confrontarsi con le ferite aperte e le cicatrici che li hanno resi ciò che sono e tentare un pericoloso viaggio verso un nuovo orizzonte. verso un nuovo orizzonte.

“Patagonia” è in bilico tra violenza e tenerezza, ossessività e tenerezza, ossessività e scoperta di sé, invitando gli spettatori a entrare in uno spazio di ambiguità, un luogo dove la trasgressione potrebbe portare alla trasformazione. Mentre il Premio della Giuria Giovani, designata tra i partecipanti all’iniziativa Cinema e Gioventù promosso dal Festival Castellinaria, al Miglior cortometraggio del Concorso internazionale Pardi di Domani, va a Z.O. di Loris G. Nese. Questa la motivazione: Il corto mostra una notevole originalità nella costruzione del racconto attraverso l’impiego di diverse tecniche di animazione che convergono in una messa in scena innovativa e diretta. Quest’opera mette in luce la tematica della violenza generazionale offrendoci la prospettiva di chi ha vissuto la criminalità organizzata sulla propria pelle.

Con il suo programma di attese prime e scoperte provenienti da tutto il mondo, Locarno76 ha offerto al pubblico un viaggio senza frontiera fra le strade più entusiasmanti del cinema contemporaneo. I numerosi sold-out nelle sale, così come l’alta presenza di giovani e giovanissimi davanti al grande schermo hanno caratterizzato un’edizione all’insegna dell’inclusività e dell’accessibilità, che con il suo programma ha rilanciato la centralità del cinema indipendente e d’autore.

Il palmarès dell’edizione ha incoronato Mantagheye bohrani (Critical Zone) di Ali Ahmadzadeh, film realizzato clandestinamente tra le strade di Teheran, aggirando i divieti delle autorità iraniane. I premi gender-neutral introdotti quest’anno per la migliore interpretazione sono stati attribuiti a quattro attrici e un attore che con le loro performance hanno illuminato il Concorso internazionale e il Concorso Cineasti del presente.

Giona A. Nazzaro, direttore artistico del Locarno Film Festival: “Un’edizione entusiasmante che ha ribadito la centralità del Locarno Film Festival. La sua capacità di esplorare il cinema contemporaneo in tutte le sue forme riuscendo a coinvolgere un pubblico generoso, curioso e appassionato che ha gremito Piazza Grande e le sale all’inverosimile. Un’edizione eccellente, con un + 10% di pubblico, caratterizzato da una selezione salutata con entusiasmo da stampa specializzata, cinefili e pubblico!

L’edizione 

Piazza Grande ha fatto da cornice all’evento con la sua proposta aperta e popolare, segnata dalle risate del titolo di apertura, L’Étoile Filante, dall’emozionante ritorno di Ken Loach con The Old Oak, dall’immersione nella natura di Luc Jacquet, dalle premiazioni di figure chiave del cinema mondiale come Pietro Scalia, Tsai Ming-liang e Marianne Slot. A chiudere, questa edizione, sarà il film Shayda, che sarà presentato dalla regista Noora Niasari e dall’attrice Zar Amir Ebrahimi: un racconto al femminile in cui tornano le lotte per i diritti civili che caratterizzano l’Iran e che ha conquistato la scorsa edizione del Sundance.

Con 214 film in programma e 466 proiezioni, anche le sale del Festival si sono riempite, grazie a un Concorso internazionale che ha dato spazio a ogni genere cinematografico e permesso di comprendere meglio il nostro presente, ma anche grazie all’audacia del Concorso Cineasti del presente e dei Pardi di domani, alla ricchezza degli scambi avvenuti durante le Conversazioni aperte al pubblico e, infine, alla Retrospettiva, che ha fatto scoprire e assaporare le mille tinte cromatiche del cinema popolare messicano.

Palmarès

Concorso internazionale 

  • Pardo d’oro, Gran Premio del Festival della Città di Locarno per il miglior film
    MANTAGHEYE BOHRANI (CRITICAL ZONE)
     di Ali Ahmadzadeh, Iran/Germania
  • Premio speciale della giuria dei Comuni di Ascona e Losone
    NU AȘTEPTA PREA MULT DE LA SFÂRȘITUL LUMII (DO NOT EXPECT TOO MUCH FROM THE END OF THE WORLD)
     di Radu Jude, Romania/Lussemburgo/Francia/Croazia
  • Pardo per la migliore regia della Città e della Regione di Locarno 
    Maryna Vroda per STEPNE, Ucraina/Germania/Polonia/Slovacchia

Pardo per la migliore interpretazione  

  • Dimitra Vlagopoulou per ANIMAL di Sofia Exarchou, Grecia/Austria/Romania/Cipro/Bulgaria
  • Pardo per la migliore interpretazione
    Renée Soutendijk 
    per SWEET DREAMS di Ena Sendijarević, Paesi Bassi/Svezia/Indonesia/La Riunione

Menzione speciale
NUIT OBSCURE – AU REVOIR ICI, N’IMPORTE OÙ
 di Sylvain George, Francia/Svizzera

Concorso Cineasti del presente 

  • Pardo d’oro Concorso Cineasti del presente per il miglior film
    HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
    di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia
  • Premio per la o il miglior regista emergente della Città e Regione di Locarno 
    Katharina Huber per EIN SCHÖNER ORT, Germania
  • Premio speciale della giuria CINÉ+
    CAMPING DU LAC 
    di Éléonore Saintagnan, Belgio/Francia
  • Pardo per la migliore interpretazione  
    Clara Schwinning per EIN SCHÖNER ORT di Katharina Huber, Germania
  • Pardo per la migliore interpretazione 
    Isold Halldórudóttir Stavros Zafeiris per TOUCHED di Claudia Rorarius, Germania
  • Menzioni Speciali
    EKSKURZIJA (EXCURSION)
     di Una Gunjak, Bosnia-Herzegovina/Croazia/Serbia/Francia/Norvegia/Qatar
    NEGU HURBILAK di Colectivo Negu, Spagna

First Feature 

Swatch First Feature Award
HAO JIU BU JIAN (DREAMING & DYING) 
di Nelson Yeo, Singapore/Indonesia

Pardi di domani 

Concorso Corti d’autore 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio d’autore
THE PASSING
 di Ivete Lucas, Patrick Bresnan, Stati Uniti

Menzione speciale e Cortometraggio candidato del Locarno Film Festival agli European Film Awards

BEEN THERE di Corina Schwingruber Ilić, Svizzera

Concorso internazionale 

Pardino d’oro SRG SSR per il miglior cortometraggio internazionale
EN UNDERSØGELSE AF EMPATI (A STUDY OF EMPATHY)
 di Hilke Rönnfeldt, Danimarca/Germania

Pardino d’argento SRG SSR per il Concorso internazionale
DU BIST SO WUNDERBAR 
di Leandro Goddinho, Paulo Menezes, Germania/Brasile

Premio per la migliore regia Pardi di domani – BONALUMI Engineering
Eric K. Boulianne 
per FAIRE UN ENFANT, Canada

Premio Medien Patent Verwaltung AG
NEGAHBAN (THE GUARD)
di Amirhossein Shojaei, Iran

Concorso nazionale 

Pardino d’oro Swiss Life per il miglior cortometraggio svizzero
LETZTE NACHT
 di Lea Bloch, Svizzera

Pardino d’argento Swiss Life per il Concorso nazionale
NIGHT SHIFT 
di Kayije Kagame, Hugo Radi, Svizzera

Premio per la migliore speranza svizzera
LETZTE NACHT 
di Lea Bloch, Svizzera

Pardo Verde Ricola 

Pardo Verde Ricola
ČUVARI FORMULE (GUARDIANS OF THE FORMULA) 
di Dragan Bjelogrlić, Serbia/Slovenia/Montenegro/ Macedonia del Nord

Menzioni Speciali
PROCIDA
, film realizzato dai partecipanti del Film Atelier Procida, Italia
VALLEY PRIDE di Lukas Marxt, Austria/Germania

Bandit, la recensione del film su Prime Video

Bandit, la recensione del film su Prime Video

L’heist movie è un genere molto ricco e gustoso per tutti coloro che, fra registi, cinefili o spettatori semplici, vogliono farsi una gran scorpacciata di adrenalina e, perché no, a volte anche divertimento. Sono i film che hanno aiutato Quentin Tarantino a imparare meglio il linguaggio cinematografico, venendo perfino omaggiati nel suo saggio Cinema Speculation, uscito nelle librerie la scorsa primavera. Sono pellicole che, nel bene o nel male, rimangono fedeli all’intrattenimento “puro e duro” e ci tengono ad adempiere a questo primo – e più importante – compito. Se poi sono costruite seguendo una traccia biografica ancora meglio. Ed è così che arriviamo a Bandit, nuovo prodotto comparso nell’offerta di Prime Video sotto la regia di Allan Ungar, che sistema i suoi mattoncini narrativi attorno al famigerato rapinatore di banche americano Gilbert Galavan Jr., anche conosciuto come Robert Whiteman o The Flying Bandit, così etichettato dalla stampa. Per la stesura dello script di Bandit, lo sceneggiatore Kraig Wenman si è basato su alcune interviste e resoconti presenti nel libro The Flying Bandit dell’autore Robert Knuckle. Gilbert Galvan, ad oggi, non è più detenuto ma detiene il record per il maggior numero di rapine consecutive (59) eseguite in Canada, Paese in cui scappò e assunse il nome di Whiteman negli anni Ottanta dopo essere fuggito dal carcere del Michigan.

Bandit, la trama

Gilbert Galvan Jr (Josh Duhamel) è un criminale di professione. Dopo essere stato arrestato e incarcerato, evade dalla prigione del Michigan in cui è detenuto e riesce ad arrivare al confine con il Canada. Senza soldi e senza una vita, Galvan comincia a trovare un lavoro, e alla fine diventa un gelataio. In quell’occasione, evento accaduto realmente come dice lo stesso film, l’uomo assume l’identità di Robert Whiteman, acquistata da un senzatetto a soli venti dollari. Deciso a ricominciare da zero e lasciarsi alle spalle il passato, inizia a frequentarsi con una donna, Andrea (Elisha Cuthbert), ma la realtà gli piomba subito sulle spalle: licenziato per dei tagli, non riesce a trovare altro che sia in grado di mantenere né lui né la compagna e poterci costruire una famiglia. Ricomincia così a rapinare banche, capendo di avere un talento innato, soprattutto perché è capace di farlo nel giro di soli tre minuti, un vero e proprio record. Questo schema, alla fine, diventerà il suo modus operandi. Ad ogni rapina, poi, Robert/Gilbert si traveste, riuscendo ad evitare che la polizia risalga alla sua vera identità. Così facendo, il criminale inizia a viaggiare per il Paese, rapinando decine e decine di banche, mentre i media lo soprannominano The Flying Bandit, ossia bandito volante, per la sua estrema velocità nelle operazioni. Tutto sembra volgere per il meglio per Galvan, fino a quando un detective furioso si impunterà per catturarlo, in una incredibile corsa contro il tempo.

Bandit Josh Duhamel e Mel Gibson

Empatizzare con il nemico

Al suo terzo lungometraggio, Ungar propone un biopic d’effetto, che nel suo calderone adrenalinico miscela commedia, thriller e un pizzico di dramma. I film a stampo biografico, sin da quando hanno fatto la loro comparsa, sono stati capaci di fidelizzare sempre più il loro pubblico, tendenzialmente spinto dalla curiosità di vedere trasposta su schermo la ricostruzione di un fatto di cronaca (o l’interpretazione altrui di una storia) che ha assimilato nel tempo filtrata da stampa, televisione o enti governativi. Poter avere invece una visione dall’interno, un behind the scenes, costituisce così elemento d’interesse e fascinazione, soprattutto se il motore della narrazione è un criminale, che sia un serial killer come Ted Bundy o Jeffrey Dahmer, un intelligente ma furbo broker come Jordan Belford o un rapinatore provetto come, per all’appunto, Gilbert Galavan Jr.

Se poi a dar sostegno ad un racconto di per sé accattivante vi è una regia equilibrata ma, al tempo stesso, pronta ad osare, il risultato è un film come Bandit, che si fa guardare con entusiasmo. Possiamo subito dire che la chiave del suo successo è stata il saper giocare fra i generi di Ungar che, pur mantenendo come punto di riferimento l’heist movie, spezza il tono del film di frequente. Una scelta audace, in cui si può incorrere nel rischio di incrinare tutto l’operato, ma che il regista riesce a calibrare edificando il primo atto sulle basi della commedia divertente, in cui entriamo nel mondo rocambolesco del protagonista; il secondo atto su quello del thriller, in cui Galvan viene inseguito dai federali; e il terzo atto, nel quale si ha il climax finale drammatico e la presa di coscienza del grande ladro.

Un’evoluzione degli eventi coerente a cui segue un crescendo di tensione, eccitazione e adrenalina, che poi sfumano fino alle battute ultime per dare spazio alla linea drammatica, momento in cui lo spettatore si trova ad empatizzare con il protagonista. Sentendosi quasi in dovere di comprendere la sua inclinazione. Ungar perciò, pur sposando una regia classica, si lascia andare a qualche guizzo registico e narrativo degno di nota – come la scelta di rompere la quarta parete e optare per dei fermoimmagine con le scritte in sovrimpressione, entrambe soluzioni che seguono molto il pattern de La grande scommessa – per creare un ponte molto più diretto ed emotivo fra Galvan e il suo pubblico, conferendo anche una buona dose di dinamicità che dà alla pellicola il ritmo di cui ha bisogno per funzionare bene.

E se fosse la società ad incattivirci?

Eppure dietro rapine, valige piene di soldi, banche canadesi, costumi e corse contro il tempo, Bandit distende anche una riflessione cruciale sulla nostra società, sul nostro sistema sballato, diventando questo il cuore pulsante (ma forse anche sanguinante) dell’intero racconto. Lo fa attraverso un uomo, il Galvan del bravo Josh Duhamel mai così aderente al ruolo, che dal sistema è stato inghiottito, masticato, trasformato e sputato senza pietà. Portandoci l’esempio di come sia la civiltà in cui viviamo a renderci diversi, a volte aggressivi, a volte cattivi, a volte depressi. Perché per quanto uno si sforzi, come il protagonista che in fondo era un uomo buono, alcuni obiettivi non riusciamo a raggiungerli lo stesso. Ma nel frattempo abbiamo buttato sangue, anima e corpo.

Ed è proprio sullo sfondo della politica di Reagan, con una crisi finanziaria alle porte (c’è un motivo se Galvan rapina solo banche, perché questo diventa atteggiamento di ribellione al sistema) e un America che illude (e continua a farlo) sull’american dream, che Bandit ci scuote per dirci che è colpa “del nostro sistema iniquo”, come dirà lo stesso protagonista all’inizio, se i popoli smettono di funzionare correttamente. Quello stesso che ci vuole bravi cittadini e impeccabili lavoratori senza darci però gli strumenti adatti per esserlo davvero. Lasciandoci allo sbando ad alimentare il gap fra le classi sociali. E allora eccola la falla, è lì davanti ai nostri occhi, ci circonda quotidianamente: si chiama incoerenza. L’incoerenza di un mondo che pretende, ogni giorno, tutti i giorni, ma non dà mai niente. E non aiuta quasi mai.

Rosso, bianco e sangue blu: recensione del film Prime Video

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Rosso, bianco e sangue blu: recensione del film Prime Video

Quest’estate Prime Video ci ha proprio preso gusto con le trasposizioni da famosi libri ed ora è la volta di Rosso, bianco e sangue blu. Questo film è tratto dall’omonimo romanzo della giovane scrittrice Casey McQuiston, che con questo debutto letterario ha conquistato lettori ma soprattutto lettrici di tutto il mondo. Diventato nel 2019, fin dalla sua pubblicazione ma edito da noi in Italia solo dal 2021, un bestseller del New York Times e ragione per cui ha convinto Amazon Studios ha comprarne i diritti per farne una queer romcom.

La trama di Rosso, bianco e sangue blu

Alex e Henry non sono due persone qualunque ma, uno è il figlio della prima Presidente donna degli USA e l’altro è un principe inglese della Royal Family. I due protagonisti di Rosso, bianco e sangue blu si sono conosciuti da ragazzi in Australia, durante la Conferenza sul clima di Melbourne e si sono “odiati” sin dal primo incontro. Quando le loro vite si incrociano di nuovo al ricevimento del matrimonio reale del principe ereditario Phillip, fratello maggiore di Henry, nessuno dei due avrebbe mai pensato che, per il bene della loro immagine pubblica avrebbero dovuto fingersi amici. Tutta questa messa in scena gli viene richiesta, da entrambe le parti, per la salvaguardia dei rapporti internazionali e in visione dei possibili commenti sui rotocalchi dopo aver fatto cadere e distrutto la costosa torta nunziale e creato un incidente diplomatico.

Ben presto trascorrendo del tempo insieme, tra Londra e la Casa Bianca, e scrivendosi messaggi Alex e il giovane della casa reale scoprono di aver più in comune di quanto pensassero e anche la passione per la cultura in generale. Quella che è inizialmente una tattica pubblicitaria, col tempo si trasforma in un’amicizia profonda e infine in una vera e propria storia d’amore. Mentre Henry ha sempre saputo di essere gay, per Alex i sentimenti che prova nei confronti del bel inglese sono una vera e propria svolta, riconoscendosi così come bisessuale. Consapevoli dei rischi che i loro ruoli pubblici implicano e allo stesso tempo spinti dai sentimenti che li legano fortemente, i due rischieranno molto per vivere il loro amore, anche sfidando anni di tradizioni e l’opinione pubblica.

Il cast di Rosso, bianco e sangue blu

I personaggi principali sono Alex Claremont-Diaz e il principe Henry Fox e sono interpretati dall’attore americano Taylor Zakhar Perez e dal britannico Nicholas Galitzine. Alex è un personaggio che buca subito lo schermo, molto divertente, intelligente, ambizioso e questo lo rende irresistibile. Nella sua vita la politica gioca un ruolo fondamentale non solo perché vive alla Casa Bianca ma anche perché lui vuole intraprendere una carriera politica e dare aiuto nella campagna elettorale per il partito democratico di cui la madre Presidente ne è il massimo esponente.

Henry invece è un’anima dolce, la rappresentazione perfetta del Principe Azzurro, tutto sorrisi, cavalleria cortese e comparsate di beneficenza. I due formano una coppia inattesa ma perfetta, l’ingenua malizia Alex si scontra con la calma apparente di Henry e insieme i due condividono un legame fisico e mentale davvero invidiabile. Tutto questo è anche merito dei due attori che fanno scintille nelle scene più erotiche, girate in modo delicato e per niente volgare, molto romantiche le scene con la loro prima notte d’amore a Parigi e la visita notturna al Victoria and Albert Museum.

Nel film vengono analizzati anche il rapporto di Alex e Henry con le famiglie e il loro orientamento sessuale. I due nuclei familiari affrontano l’argomento, ovviamente, in modo molto diverso l’uno dall’altro e a tratti persino opposto. Alla fine dei conti, le famiglie di entrambi rappresentano una forte base di appoggio, la madre di Alex, la Presidente Ellen Claremont interpretata da Uma Thurman, accoglie subito la bisessualità del figlio invece Henry può solo confidarsi con la sorella principessa Bea, l’attrice britannica Ellie Bamber. Nel cast appare Stephen Fry, nel ruolo del Re che alla fine accetterà la relazione anche grazie alla popolazione americana e inglese che prima di tutti tifa per la coppia protagonista di questa fiaba contemporanea e queer.

Rosso, bianco e sangue blu un successo per Prime Video

Dopo il successo il film in streaming È colpa mia? con questo adattamento Amazon Studios alza l’asticella e osa un po’ di più puntando su un amore tra due giovani uomini. Rosso, bianco e sangue blu del regista Matthew Lopez è il giusto mix di romanticismo delle romcom che riesce ad affrontare le tematiche importanti come i diritti LGBTQ+ e l’accettarsi per quello che si è senza pregiudizi.

Paradise: recensione del film distopico di Netflix

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Paradise: recensione del film distopico di Netflix

Non è la prima volta che Netflix ci pone davanti a prodotti distopici, interessanti o meno, e ci mostra un mondo dominato dalla tecnologia avanzata. Anche Paradise così come i suoi predecessori – Black Mirror per citare il capostipite di questa famiglia – viaggia in un futuro fantascientifico dove tutto le potenze mondiali hanno puntato sulla ricerca e sulle risorse bio perdendo per sempre la loro umanità. Sì, perché l’umanità ha un costo che si paga con il tempo: ogni individuo che ha raggiunto la maggiore età può dare i suoi anni a qualcun altro (solo se compatibile con il DNA). Ci sono le ragioni più varie per farlo ma la principale sono i soldi.

È così che incontriamo Max (interpretato da Kostja Ullmann) mentre dà del filo da torcere a un giovane, forse alla fine dell’adolescenza: rinunciare a 15 anni della sua vita in cambio di 700.000 euro. Un altro affare, un’altra tacca da aggiungere alla carriera perfetta alla Aeon per il quale ha mediato per 276 anni, facendogli guadagnare un premio come venditore dell’anno dall’amministratore delegato Sophie Thiessen (interpretato da Iris Berben). Per festeggiare torna a casa dalla moglie Elena (interpreta da Marlene Tanczik), una vita perfetta si direbbe ma qualcosa sta per rompere l’equilibrio di Paradise. Tre linee temporali destinate a intrecciarsi come i destini dei tre protagonisti che dovranno anche combattere contro l’unità terroristica che prende di mira il CEO di Aeon: chiunque venderà o riceverà anni in più sarà sterminato.

Paradise, la trama

Paradise Kostja Ullmann Marlene Tanczik

Il titolo apparentemente allusivo (e ironico) a una condizione di pace e benessere se non fosse che Paradise ci mostra i punti di debolezza dell’essere umano. Il tempo, l’unico fattore che va contro l’uomo e la natura. L’unico fattore che l’uomo non controlla eppure nel film di quasi due ore di Netflix (originale tedesco) si arriva anche a questo. In contrapposizione al titolo la figura dell’oscura Lilith (Lisa Loven Kongsli) che guida la banda di ribelli che cerca di punire coloro che sostengono questa ingiustizia, il che porta alle limitate scene d’azione di questo thriller fantascientifico a basso budget. Anche se la premessa del film sembra interessante si perde nelle scene di azione che seppur presenti in poche quantità appaiono forzate e caricaturate.

Il regista tedesco Boris Kunz insieme agli sceneggiatori, Simon Amberger e Peter Cocyla, descrivono questo nuovo mondo con ironia. Parlano dei successi della ricerca, degli investimenti più sostenibili e si soffermano su quanto in realtà il valore dell’umanità si sia ridotta a una moneta di scambio. È quello che in prima persona vivono Max ed Elena che in seguito a un incendio nella loro casa sono costretti a rispettare una clausola del mutuo: estinguere il debito con quarant’anni di vita. Una volta estinto il debito, una vecchia Elena (ora interpretata da Corinna Kirchhoff) e Max devono affrontare questa tragedia di coppia, che avrebbe voluto creare una famiglia.

Cosa succede quando i valori morali vengono meno

Paradise recensione Iris Berben

Se nella prima metà di Paradise i toni sono neutri e accesi (soprattutto quando ci viene mostrato il dipartimento generale di Aeon), nella seconda parte il tono cambia e i colori diventano più scuri. Questo perché in parallelo all’umore del protagonista qualcosa sta cambiando e ci viene mostrato il primo sconvolgimento di trama. Infatti, una società così evoluta come quella raccontata in Paradise nasconde in realtà gli stessi problemi moderni: l’avidità dell’uomo e il suo egoismo. Max vuole invertire il processo di invecchiamento della moglie ma per farlo deve ritrovare il donatore che ha ricevuto i suoi anni.

Una volta scoperto di chi si tratta, Max mette in moto il suo piano di vendetta che consiste nell’uscire di nascosto dalla Germania per un’operazione illegale, e così forse Elena potrà riavere i suoi anni. Durante il viaggio per il paese ancora una volta Paradise ci avverte di quanto le cose possano diventare rivoltanti quando gli uomini di scienza vendono avidamente le loro anime per un guadagno capitalistico. Non manca neanche la denuncia allo sfruttamento delle classi sociali meno abbienti per soddisfare i capricci di ricchi imprenditori e uomini di potere.

Tutto cambia

La peculiarità di Paradise però è sconvolgere totalmente l’equilibrio iniziale del film. All’inizio Max è l’impiegato del mese, non sbaglia una mossa, è quasi asservito al sistema. Elena, sua moglie, è comprensiva con sé stessa e con gli anni che gli sono stati sottratti, raggiunge anche una maturità da donna vissuta. Alla fine, questo equilibrio non solo si rompe ma viene totalmente capovolto. Avviene una rottura dello schema canonico con cui vengono raccontate le storie e per le quali dovrebbe essere previsto un ritorno alla situazione iniziale, invece con Paradise questo non avviene. Ancora una volta per i prodotti sci-fi di Netflix, l’elemento distopico e fantascientifico serve per raccontare una grande metafora sulla vita moderna: drammi familiari, morale e progressi tecnologici.

Heart of Stone, recensione del film con Gal Gadot

Heart of Stone, recensione del film con Gal Gadot

Arriva oggi su Netflix l’atteso Heart of Stone, il nuovo popocorn movie che si aggiunge al catalogo della piattaforma, con Gal Gadot alla guida di una trama che unisce azione sfrenata al thriller spionistico e che aspira a diventare un nuovo grande successo al pari di Tyler Rake. In quello che ormai potremmo definire Netflix Cinematic Universe non ci sono supereroi in senso letterale. Ci sono eroi action: estrattori, super-spie, agenti top-secret, e altri ancora più segreti. Saltano dagli aerei e atterrano seduti. Attraversano città distruggendole e ne escono più o meno interi. Affrontano centinaia di cattivi e in qualche modo riescono a fuggire con un calcio ben assestato, di solito operano nel sud-est asiatico o nell’Europa dell’est e, in tutti i casi, sembrano modelli pubblicitari.

In questo senso, Heart of Stone non è né più né meno, né migliore né peggiore di tutti gli altri film di questo ormai ricchissimo catalogo. Tutti sono realizzati con un grande budget, in location internazionali, con scene d’azione violente e con doppi e tripli tradimenti. L’universo in cui si muove Gal Gadot ha le sue regole – un po’ James Bond, un po’ Jason Bourne, un po’ la saga di Mission: Impossible – e tutto sembra indicare che avremo sequel per un po’.

Heart of Stone, la trama: da Wonder Woman ad agente segreto

Almeno per la prima ora, Heart of Stone è un thriller d’azione efficace e abbastanza intenso su spie internazionali in difficoltà. In una scena che sembra uscita dall’universo di Ethan Hunt, il film si apre in una località invernale svizzera dove un gruppo di spie dell’MI6 è impegnato a catturare un trafficante d’armi. Guidato da un certo Parker (Jamie Dornan), il gruppo comprende anche Rachel Stone (Gadot), che è quella che di solito rimane nel furgone, armeggiando con i computer, sbloccando le password, aprendo le porte di sicurezza e così via. Non è il tipo di agente che lavora sul campo, ma dietro le quinte, con le macchine. Tuttavia, qualcosa si complicherà in questa operazione, Stone dovrà entrare nel vivo dell’azione e si dimostrerà anche molto brava. Il segreto viene presto svelato: la ragazza non è chi dice di essere, ma in realtà lavora per The Charter, che è il nome di un’agenzia di sicurezza che sta al di sopra delle altre agenzie nazionali, una sorta di gruppo mitologico di superagenti (ad ognuno viene assegnato un numero, Stone è il numero 9) che rispondono a un quartetto di capi che stanno al di sopra, o almeno così si intende, delle autorità nazionali di ogni paese.

Il problema principale non è questo, bensì quello che chiamano Il Cuore, un programma cibernetico che ha accesso praticamente a tutto il mondo – una potente intelligenza artificiale – e che, visivamente, è dislocato nello spazio come una versione gigante di quel pannello controllato da Tom Cruise in Minority Report. È gestita da un certo “Fante di cuori” (il tedesco Matthias Schweighöfer) ed è l’entità che aiuta gli agenti di The Charter a farla sempre franca perché “collabora” dicendo loro dove muoversi, chi sta attaccando alle loro spalle e una serie di altre funzioni incomprensibili. Controllato dai “buoni”, il Cuore sembra essere un aiuto fondamentale per non far cadere il mondo nel caos: ma questa è una saga d’azione e non tutti sono buoni. Diventa presto chiaro che c’è un gruppo pericoloso – altrettanto segreto e misterioso dei membri di The Charter – che sta cercando di impadronirsi del Cuore in questione. E il film narrerà la lotta per il possesso di questa IA in grado di controllare il mondo, che prevede scene d’azione in diverse città europee (una a Lisbona è la meglio realizzata, ce ne sarà un’altra in Islanda più avanti), altre nel deserto africano e  così via.

Gal Gadot in Heart of Stone

L’action ai tempi del Netflix Cinematic Universe

La scena d’apertura prepara tutta l’azione che i fan possono aspettarsi nelle due ore successive. In pochi minuti, Rachel Stone (Gadot) si lancia in un’azione di hacking tecnologico, si lancia con il paracadute, ruba una motocicletta nella neve e fa fuori diversi scagnozzi con colpi di pistola e agili mosse di combattimento. Tutto, dinamiche, storytelling, presentazione dei personaggi, è intenso fin dall’inizio per consolidare un ritmo che non permette allo spettatore di pensare troppo alla storia: dopo tutto, chi è questa agente Stone? Qual è la sua origine? E come ha fatto l’agenzia speciale per cui lavora a costruire una tecnologia così bizzarramente potente, in grado di accedere a qualsiasi sistema del mondo? Non viene spiegato nulla e in realtà potrebbe anche andare bene così: Heart of Stone non pretende di essere un film che non è, e tale consapevolezza aiuta la produzione a concentrarsi sui suoi punti di forza.

Uno di questi, è proprio Gal Gadot. Appeso momentaneamente il mantello della supereroina DC Diana Prince/Wonder Woman, l’attrice interpreta in Heart of Stone una protagonista molto forte, ma che soffre anche, si fa male, viene picchiata e ha bisogno di qualche antidolorifico qua e là per sopportare il dolore. L’attrice israeliana risulta convincente in questo ruolo action, dimostrando che un cambio di scenario può fare bene alla carriera di qualsiasi star di Hollywood. Senza troppe sorprese, Heart of Stone ricalca diversi cliché del genere, non lasciando da parte i colpi di scena su chi sta dalla parte di chi, i personaggi che tradiscono gli altri “inaspettatamente” e un cattivo (Alia Bhatt) dalla backstory appena sfiorata, ma che non convince trasformandosi rapidamente da persona ragionevole a “genio del male che vuole vendicarsi e conquistare il mondo”. A un certo punto, Heart of Stone abbandonerà ogni logica e passerà dal terreno di Bond-Bourne-Hunt a quello più supereroistico, dove i personaggi sembrano in grado di resistere a qualsiasi incidenti uscendone con pochi graffi e la spettacolarità visiva andrà contro l’ampio livello di credibilità che il film offre: il prezzo da pagare per un film che andrà in tendenza sul catalogo, ma non si imporrà nella memoria dello spettatore.

El Conde: il trailer del film di Pablo Larrain a Venezia 80

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El Conde: il trailer del film di Pablo Larrain a Venezia 80

Ecco il primo trailer di El Conde, il film di Pablo Larrain che sarà presentato a Venezia 80. Il film immagina la figura di Pinochet nelle vesti di un vampiro.

El Conde è stato presentato come una commedia dark/horror che mostra una storia romanzata del Cile. Il film mostra un Pinochet vampiro, il conte del titolo, appunto, che vive nascosto in una villa in rovina nella fredda punta meridionale del continente. Il film sarà presentato nel Concorso della Selezione Ufficiale della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia 2023.

Emmy Awards: slitta a gennaio 2024 la cerimonia di premiazione

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Emmy Awards: slitta a gennaio 2024 la cerimonia di premiazione

I 75° Primetime Emmy Awards si svolgeranno il 15 gennaio 2024. La Fox, che trasmette la cerimonia, e l’Accademia hanno rilasciato un comunicato congiunto in cui si annuncia lo slittamento della premiazione rispetto alla data del 18 settembre 2023, periodo in cui tradizionalmente viene assegnato il premio.

Lo slittamento è stato deciso a seguito dello sciopero SAG-AFTRA attualmente in corso che, si spera, sarà concluso entro la fine dell’anno e quindi tutti i nominati potranno non solo prendere parte alla cerimonia ma anche promuovere la loro candidatura.

Nel loro annuncio, Fox e l’Academy hanno sottolineato che gli Emmy onoreranno tutti coloro che lavorano in televisione, compresi quelli attualmente in sciopero, elencando “gli artisti, gli scrittori, i registi e gli artigiani di talento il cui lavoro ha intrattenuto, ispirato e connesso spettatori di tutto il mondo nell’ultimo anno”. (Entro la data di messa in onda della cerimonia, il lasso di tempo sarà leggermente diverso poiché gli Emmy si svolgeranno 7,5 mesi dopo la fine della finestra di ammissibilità per le candidature.)

Emmy Awards 2023: tutte le nomination

MCU, 10 questioni in sospeso per le quali abbiamo bisogno di risposte

Ci sono ancora diverse questioni in sospeso tra i progetti precedenti del MCU per cui i fan meritano una risposta. I Marvel Studios sono orgogliosi di creare connessioni tra i vari progetti, questo avviene di solito durante le scene post-credits di ogni progetto, che sono ormai diventate un punto fermo del franchise sin dalla prima scena allegata alla fine di Iron Man del 2008. Questo non ha fatto altro che allargare le questioni in sospeso soprattutto con la Saga del Multiverso che sta per iniziare. Ecco dieci esempi di alcune importanti questioni in sospeso che devono essere affrontate.

Mordo dà ancora la caccia agli stregoni dopo Doctor Strange

Mordo MCU

Dopo gli eventi di Doctor Strange del 2016, Mordo interpretato da Chiwetel Ejiofor ha lasciato Kamar-Taj sentendosi tradito dall’Antico e dall’abuso delle leggi naturali da parte di Doctor Strange. La scena post-credits di Doctor Strange vede Mordo avvicinarsi a Jonathan Pangborn e rubargli la magia, lasciando l’uomo paralizzato e giurando di privare il mondo dei suoi stregoni. Questa scena è stata quasi risolta in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, in quanto una concept art ha rivelato che la Scarlet Witch aveva ucciso Mordo, ma questo non è stato incluso nel montaggio finale.

I Dieci Anelli di Shang-Chi inviano un segnale

Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, nella Fase 4, ha finalmente dato seguito ad anni di teaser del MCU sui Dieci Anelli. Tuttavia, i Dieci Anelli stessi non hanno ricevuto molte spiegazioni e rimangono un mistero nel MCU. La scena dei titoli di coda del film vede Shang-Chi e Katy incontrati da Wong, Bruce Banner e Carol Danvers per essere informati che i Dieci Anelli hanno inviato un segnale a un destinatario sconosciuto, alimentando la teoria che Kang il Conquistatore potrebbe essere dall’altra parte. La scena post-credits del film ha visto anche Xialing, la sorella di Shang-Chi, diventare il leader dell’organizzazione dei Dieci Anelli, quindi entrambi questi importanti punti della trama devono essere risolti.

Il debutto di Harry Styles come Eros in Eternals è collegato a Thanos

Harry Styles MCU

Eternals è diventato uno dei progetti più controversi del MCU nella Fase 4 e ha lasciato più punti in sospeso di qualsiasi altra storia del MCU. Una delle più grandi trame perdute di Eternals si è verificata nella scena dei titoli di coda del film, che ha visto Thena, Makkari e Druig incontrarsi con Eros interpretato da Harry Styles e Pip il Troll di Patton Oswalt a bordo del Domo. I due hanno offerto il loro aiuto per ritrovare gli Eterni rapiti da Arishem e, sebbene sembrasse una missione urgente, da allora non se ne è più parlato. Eternals 2 non è ancora stato confermato.

Sharon Carter è un villain dopo Falcon and the Winter Soldier

La seconda serie Disney+ dei Marvel Studios, Falcon and the Winter Soldier, ha rivelato che Sharon Carter interpretata da Emily VanCamp si è trasformata nella nefasta Power Broker durante Avengers: Endgame, durante il salto temporale di cinque anni. Ora graziata dal governo degli Stati Uniti, la Carter ha accesso a documenti e armi che potrebbero far espandere il suo impero come Power Broker, ma questo non è avvenuto nei due anni successivi alla rivelazione. Molti si aspettavano che Carter venisse rivelata come Skrull in Secret Invasion, ma poiché ciò non è avvenuto, Captain America: Brave New World è il luogo migliore per rivisitare questa storia, anche se non è stato confermato il ritorno del personaggio.

Ercole e Zeus vogliono vendicarsi di Thor

Hercules MCU

Come Eternals, anche Thor: Love & Thunder del 2022 è stato un progetto molto controverso della Fase 4 del MCU, con la sensazione che Taika Waititi si sia affidato troppo alla commedia che aveva funzionato così bene in Thor: Ragnarok. La scena mid-credits del film ha rivelato che lo Zeus di Russell Crowe è sopravvissuto all’attacco subito nel film e ha anche introdotto suo figlio, Hercules, nel MCU. Hercules è uno degli eroi principali dei fumetti Marvel, quindi questa è stata un’aggiunta entusiasmante alla saga del Multiverso del MCU, ma il futuro di Brett Goldstein nel ruolo di Hercules non è chiaro e potrebbero passare anni prima che Hercules e Thor interagiscano finalmente nella loro battaglia tanto annunciata.

Spider-Man 4 potrebbe affrontare Venom

Venom: la Furia di Carnage

Il finale di Spider-Man: No Way Home ha lasciato diverse questioni in sospeso, in particolare il fatto che nessuno si ricorda più chi sia Peter Parker nel MCU. La scena dei titoli di coda ha rivelato che, oltre agli altri cinque cattivi del passato live-action anche Venom è stato trascinato nel MCU dall’incantesimo di Doctor Strange. Tom Hardy è Venom nell’Universo Spider-Man della Sony, dove è tornato dopo l’inversione dell’incantesimo, ma non prima di aver lasciato un pezzo del simbionte Venom in un bar del Messico. Questa potrebbe essere una potenziale trama per il prossimo Spider-Man 4 del MCU, anche se i dettagli della storia non sono ancora stati confermati.

Il finale di She-Hulk: Attorney At Law

She-Hulk She-Hulk Attorney At Law)

She-Hulk: Attorney at Law è stata la prima commedia legale del MCU, ma oltre a far ridere il pubblico, la serie della Fase 4 ha dato vita ad alcune grandi storie per il futuro del MCU. Il finale della serie ha introdotto il figlio di Bruce Banner, Skaar, nato presumibilmente su Sakaar prima di Thor: Ragnarok. Il debutto di Skaar potrebbe far pensare a un potenziale progetto di World War Hulk nel MCU, ma questo non è stato confermato. La scena mid-credits del finale di She-Hulk: Attorney at Law ha visto Wong far evadere di prigione Emil Blonsky, alias Abominio, anche se non è chiaro dove farà la sua prossima apparizione. Almeno il debutto di She-Hulk in Daredevil sarà ripagato nella Fase 5 di Daredevil: Born Again.

Cosa è successo a White Vision

Vision Quest MCU

La prima serie Disney+ dei Marvel Studios ha dato il via alla Fase 4: WandaVision è stata accolta con favore dalla critica e da allora la serie ha generato una serie di spinoff. Agatha: Coven of Chaos tornerà a Westview, nel New Jersey, e si concentrerà sull’Agatha Harkness di Kathryn Hahn, ma il destino della nuova versione di Visione di Paul Bettany è meno chiaro. White Vision è stato presentato come il corpo ricostruito del sintezoide originale, ma dopo aver ricevuto in dono i suoi ricordi in WandaVision, è volato via verso il tramonto e non è più stato visto.

Blade del MCU potrebbe non avere come protagonista Dane Whitman

Kit Harington

Dopo la conferma del ruolo di Eric Brooks, alias Blade, nel MCU al SDCC 2019, Mahershala Ali ha fatto la sua prima apparizione vocale nella scena post-credits di Eternals, mettendo in guardia Dane Whitman interpretato da Kit Harrington dai pericoli che si corrono brandendo la Lama d’Ebano. Questa scena lasciava intendere l’inclusione di Dane Whitman nel reboot di Blade dei Marvel Studios, potenzialmente in un ruolo centrale, ma da allora è stato suggerito che il ruolo di Whitman in Blade potrebbe essere stato seriamente ridotto, se non tagliato del tutto. Ciò significa che il legame tra Blade e Whitman, stabilito in Eternals, potrebbe non essere sviluppato affatto e lascia il futuro di Harrington nel MCU molto incerto.

Il Tiamut celeste di Eternals

Celestiale Eternals MCU

Mentre il debutto di Eros e il futuro di Dane Whitman nel MCU sono due importanti questioni lasciate in sospeso dopo Eternals della Fase 4, forse la più grande trama irrisolta del debutto di Chloé Zhao nei Marvel Studios è l’enorme statua di un Celestiale che emerge dall’oceano. Eternals ha visto la squadra titolare trasformare il Celestiale emergente Tiamut in marmo, salvando il pianeta ma lasciando il suo corpo morto come punto di riferimento permanente sulla Terra. Tuttavia, a parte un brevissimo riferimento in She-Hulk: Attorney at Law, Tiamut non è più stato visto, menzionato o sentito da Eternals del 2021, creando forse la più grande questione in sospeso nel Marvel Cinematic Universe.

David Harbour è disposto a lavorare con il DCU di James Gunn anche per 10 anni

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Vedremo presto David Harbour al cinema in Gran Turismo, l’adattamento del leggendario gioco per PlayStation, che vede un giovane giocatore messo in pista sul serio per guadagnarsi il titolo, ma trai suoi prossimi progetti c’è anche Creature Commandos, la serie della DC che è destinata a essere la prima serie animata all’interno della nuova timeline DCU sotto la guida di James Gunn.

Nella serie animata, il team di Creature Commandos lavorerà sotto la supervisione di Amanda Waller di Viola Davis, la coordinatrice di The Suicide Squad, che è apparsa anche nel suo spin-off Peacemaker e che avrà una sua propria serie su Max. Harbour è stato scelto per il ruolo di Eric Frankenstein. Nel contesto dei Creature Commandos, Frankenstein non è il famoso personaggio letterario creato da Mary Shelley, ma un soldato rianimato e potenziato artificialmente. È il capo dei Creature Commandos e funge da figura eroica. James Gunn ha accennato al fatto che, nella sua idea, gli attori che doppiano i personaggi d’animazione saranno poi gli stessi che li interpretano, per garantire coerenza su tutta la linea. Ciò significherebbe che, se lo spettacolo avesse successo, i talenti di Harbour sarebbero richiesti di più.

Harbour non è estraneo al genere dei fumetti/supereroi. Ha interpretato Alexei Shostakov/il Guardiano Rosso, il super soldato russo controparte di Steve Rogers nel Marvel Cinematic Universe, che appare in Black Widow come padre adottivo di Natasha Romanoff di Scarlett Johansson. Riprenderà il ruolo insieme ai co-protagonisti di Black Widow Florence Pugh, Julia Louis-Dreyfus e Olga Kurylenko in Thunderbolts, un film corale della Marvel che uscirà il prossimo anno.

Parlando con Steve Weintraub di Collider prima dello sciopero SAG-AFTRA, Harbour – meglio conosciuto per il suo ruolo di Hopper in Stranger Things, e recentemente visto nella commedia d’azione natalizia, Una notte violenta e silenziosa – ha raccontato che la sua esperienza con la Marvel gli ha permesso di avvicinarsi al progetto con gli occhi ben aperti, ammettendo di aver parlato liberamente con Gunn della prospettiva di essere legato allo stesso ruolo per un lungo periodo di tempo, un obbligo contrattuale che – per alcuni attori – sembra quasi come una sorta di reclusione, che impedisce loro di spiegare le loro ali creative e di essere vincolati a progetti che li vedono poco entusiasti durante il processo, il che è ovvio per il pubblico quando il prodotto finito viene distribuito. Dopo aver detto che non conosceva il personaggio di Eric Frankenstein ha spiegato:

“Ho iniziato a documentarmi, e questo personaggio è così ricco, esilarante e stratificato che è stato eccitante. Ancora una volta, sembra che sia questo nuovo mondo in cui non ti rinchiudono più. Sento che la Marvel ha imparato quella lezione. Se non vuoi farlo, non credo che ti faranno fare 20 film. Ma penso che sia qualcosa che amo fare, e per me è una gioia lavorare con qualcuno così creativo, anche per molto tempo. Quindi, se vogliono che faccia questo personaggio da otto a dieci anni, lo farò senza problemi, cercando sempre di avere dei margini di libertà”.

Di cosa parla Creature Commandos?

La serie animata Creature Commandos è uno dei progetti sviluppati da James Gunn e Peter Safran come parte della loro trama DCU unificata. Lo spettacolo in sette episodi si concentrerà su un’insolita squadra di personaggi DC, spesso chiamati mostri. È giusto, quindi, che Creatures Commandos sia una delle parti centrali dell’arco Gods and Monsters del nuovo DCU, il primo capitolo di una storia in due parti che verrà raccontata nel prossimo decennio.

Il cast vocale del film vedrà Sean Gunn nei panni di Weasel, a cui si uniranno Frank Grillo nei panni di Rick Flag Sr., Maria Bakalova nei panni della principessa Ilana Rostovic, Indira Varma nei panni di The Bride, Zoe Chao nei panni di Nina Mazursky, Alan Tudyk come Dr. Phosphorus, David Harbour come Eric Frankenstein, Sean Gunn come G.I. Robot, con Steve Agee che riprende il ruolo di John Economos.

Denzel Washington fa un recap del franchise in attesa di The Equalizer 3

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Come siamo arrivati a questo punto? Denzel Washington si incarica di raccontare al pubblico un recap del franchise di The Equalizer in attesa dell’uscita del terzo capitolo della serie, che sembra sarà anche l’ultimo.

The Equalizer 3 – Senza Tregua, il nuovo thriller d’azione di Sony Pictures diretto da Antoine Fuqua con Denzel Washington. L’attore premio Oscar torna a interpretare l’ex agente governativo Robert McCall nell’ultimo capitolo della saga dell’inflessibile giustiziere. Il film, scritto da Richard Wenk (Jack Reacher – Punto di non ritorno, The Equalizer 2 – Senza perdono) e ispirato alla serie TV anni ‘80 Un giustiziere a New-York, vede tra i protagonisti anche Dakota Fanning e David Denman. The Equalizer 3 – Senza Tregua sarà solo al cinema dal 30 agosto prodotto da Sony Pictures e Eagle Pictures, distribuito da Eagle Pictures.

Da quando ha abbandonato la sua vita di assassino governativo, Robert McCall (Denzel Washington) ha lottato per rimediare alle orribili azioni compiute in passato e trova una strana consolazione nel perseguire la giustizia in favore degli oppressi. Sentendosi inaspettatamente a casa nel Sud Italia, scopre che i suoi nuovi amici sono sotto il controllo dei boss della criminalità locale. Quando gli eventi precipitano, McCall sa cosa dovrà fare: difendere i suoi amici e sfidare la mafia.

Madame Web: confermata l’identità del personaggio di Sydney Sweeney

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Sydney Sweeney ha confermato finalmente l’identità del personaggio che interpreterà nel prossimo film di supereroi di Sony, Madame Web. Il lungometraggio è guidato da Dakota Johnson nel ruolo principale, e con lei il cast si arricchisce di star che porteranno sullo schermo i personaggi delle storie di Spider-Man. Mentre la maggior parte dei dettagli e l’elenco dei supereroi presenti nel film sono stati tenuti segreti, in un’intervista a Variety condotta prima dello sciopero SAG-AFTRA, Sydney Sweeney ha confermato che interpreterà Julia Carpenter alias Spider-Woman.

Quando ha scoperto di essere stata scelta per il ruolo, Sydney Sweeney è “andata direttamente in fumetteria e ho comprato tutti i fumetti che menzionavano il mio personaggio”, ha raccontato. Non c’è ancora alcun dettaglio sulla possibilità che il suo personaggio sarà già in azione con l’identità di Spider-Woman, o se sarà ancora soltanto Julia, ma quando le è stato chiesto se spera che il suo personaggio abbia un ruolo nell’universo cinematografico Marvel, ha risposto con un timido sì senza rivelare altro.

Creata da Jim Shooter e Mike Zeck, Julia Carpenter alias Spider-Woman è apparsa per la prima volta nel fumetto di Secret Wars #6. Ha poi continuato la sua storia, diventando la seconda Arachne e la seconda Madame Web. Sarà interessante vedere come il film riuscirà a equilibrare il personaggio in un cast corale. Sidney Sweeney è sicuro che Madame Web romperà la tendenza dei film SONY e sorprenderà il pubblico. Anticipa, “Penso che sia diverso da quello che la gente si aspetta che sia un film di supereroi”.

Madame Web di Sony è guidata da Dakota Johnson nei panni del personaggio titolare di Spider-Man. Insieme a Johnson ci sono Sydney Sweeney (Euphoria), Celeste O’Connor (Ghostbusters: Afterlife), Isabela Merced (Transformers: The Last Knight) ed Emma Roberts (American Horror Story), insieme al candidato al Golden Globe Tahar Rahim, Mike Epps (The Upshaws) e Adam Scott (Severance).

Madame Web: 5 dettagli sul personaggio

Madame Web è uno dei tanti film in via di sviluppo mentre lo studio costruisce il suo Sony Universe di personaggi Marvel. Sony, che controlla i diritti cinematografici di Spider-Man e altri personaggi correlati, ha già distribuito Venom (2018) e Venom: La furia di Carnage (2020) e il film con Jared Leto, Morbius, uscirà ad aprile. La Sony ha anche in cantiere Kraven il Cacciatore con la star Aaron Taylor-Johnson.

Madame Web è diretto da SJ Clarkson (Jessica Jones) da una sceneggiatura scritta dagli sceneggiatori di Morbius Matt Sazama e Burk Sharpless. Creata dallo scrittore Denny O’Neil e dall’artista John Romita Jr. nel 1980, Madame Web è una sensitiva cieca che è diventata una protagonista nel mondo di Spider-Man grazie ai suoi legami con “The Great Web”, un costrutto multiversale che lega insieme tutti i personaggi di “Spider” in tutto il multiverso. Nel cast di Madame Web sono stati confermati Dakota Johnson, Sydney Sweeney, Isabela Merced, Emma Roberts, Celeste O’Connor, Tahar Rahim, Mike Epps, Zosia Mamet e Adam Scott.

Ridley Scott si pente di aver scelto la regia di Alien: Covenant al posto di quella di Blade Runner: 2049

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Ridley Scott ha riflettuto sulla sua decisione di abbandonare la regia del sequel di Blade Runner, Blade Runner: 2049, a causa di un conflitto di programmazione con Alien: Covenant. “Non avrei dovuto prendere quella decisione“, ha detto il regista in una recente intervista a Empire (via Variety). “Ma ho dovuto. Avrei dovuto fare “Blade Runner 2”.

Dopo essere stato coinvolto nel progetto, Scott ha annunciato nel 2014 che non avrebbe più diretto il sequel di Blade Runner, scegliendo invece di dirigere il film horror di fantascienza Alien: Covenant, con Michael Fassbender, Katherine Waterston, Billy Crudup e Danny McBride. Alla fine il progetto è stato diretto da Denis Villeneuve con un cast alla star formato da Harrison Ford, di ritorno nei panni di Rick Deckard, Ryan Gosling, Ana de Armas e Jared Leto.

Sebbene Scott non abbia diretto il sequel, il regista ha lavorato come produttore esecutivo del film. Sta anche tornando al franchise per una serie limitata di Prime Video, Blade Runner 2099, annunciata per la prima volta nel 2021. “Sono uno dei produttori“, ha detto Scott a Esquire. “È tutto pronto anni dopo. Per me, circonda l’idea del ‘Brave New World’ di Aldous Huxley.” La serie è stata ufficialmente ordinata da Amazon lo scorso settembre e proviene da Alcon Entertainment e Scott Free Productions.

Il regista di Game of Thrones, Jeremy Podeswa, dirigerà il pilot di Blade Runner 2099, con Silka Luisa (“Shining Girls”) a bordo come showrunner e produttore esecutivo. I dettagli della trama rimangono nascosti, ma si sa che la serie limitata fungerà da sequel televisivo di Blade Runner: 2049.

Ridley Scott tornerà invece presto al cinema con Napoleon, il suo prossimo colossal sul condottiero francese che vede protagonista Joaquin Phoenix.

Gal Gadot insegna a Arnold Schwarzenegger a gestire “le situazioni di stress”

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Da circa due anni, Arnold Schwarzenegger ricopre il ruolo di Chief Action Officer di Netflix, e non sorprende, quindi, che si sia lasciato coinvolgere nella promozione di Heart of Stone, l’action di prossima uscita della piattaforma con protagonista Gal Gadot.

Il promo del film di Netflix serve a ricordare che, sebbene l’estate stia finendo, la stagione d’azione non è affatto finita, almeno non sul servizio di streaming. Insieme a Heart of Stone, la piattaforma offrirà al pubblico la miniserie thriller di rapina Who is Erin Carter. Sarà poi il turno di Lupin Part 3, Rebel Moon, Ballerina, Believer 2 e DNA do Crime che arriveranno tutti prima della fine dell’anno.

Nel film, Gal Gadot è la superspia Rachel Stone, che deve impedire che una risorsa chiamata Cuore, un dispositivo elettronico in grado di controllare operazioni globali di vitale importanza, cada nelle mani sbagliate.

Il trailer mostra rapidamente la vita solitaria sotto copertura di Rachel Stone e la sua devozione a The Charter, l’organizzazione sotterranea di mantenimento della pace per cui lavora. In seguito, ciò che ne consegue è una rapida raccolta di tradimenti, tensioni e sequenze d’azione, tra cui quella in cui Stone vola su un aereo con una tuta da aliante e precipita giù da una montagna innevata con un paracadute luminoso.

Ecco di seguito lo spot che vede Gal Gadot confrontarsi con Arnold Schwarzenegger:

Bob Iger, CEO Disney, si augura che lo sciopero WGA e SAG-AFTRA possa “finire rapidamente”

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Bob Iger, l’attuale CEO di The Walt Disney Company, ha dichiarato durante la conferenza sugli utili che spera che il doppio sciopero, che coinvolge i sindacati WGA e SAG-AFTRA, possa “finire rapidamente“. La dichiarazione arriva al 100° giorno di sciopero degli sceneggiatori.

Il conflitto ha iniziato a intensificarsi quando gli studi si sono rifiutati di pagare salari equi ai propri lavoratori, spingendo SAG-AFTRA a unirsi agli sceneggiatori dopo un breve periodo di tempo. Ecco cosa ha detto Bob Iger sullo sciopero in corso:

“È mia fervida speranza che si trovino rapidamente soluzioni ai problemi che ci hanno tenuto distanti in questi ultimi mesi, e mi impegno personalmente per raggiungere questo risultato.”

Uno degli argomenti centrali discussi nello sciopero in corso è il modo in cui attori e sceneggiatori vengono pagati quando una serie o un film a cui hanno lavorato riceve molte visualizzazioni sulle piattaforme di streaming.

Indipendentemente dal fatto che il prodotto faccia parte dei cataloghi Netflix o Prime, la maggior parte dei membri delle corporazioni non può guadagnare abbastanza per avere una carriera sostenibile dal proprio lavoro, mentre i progetti di cui fanno parte generano milioni di dollari per gli studi. L’unico modo per porre fine al doppio sciopero è che gli studi offrano un accordo sia agli attori che agli sceneggiatori che possa consentire loro di essere adeguatamente ricompensati per il loro lavoro.

La Disney per prima subirà ritardi nelle sue produzioni a causa del doppio sciopero. In particolare, Deadpool 3 ha interrotto la sua produzione e quindi la sua uscita verrà probabilmente ritardata, ma anche il franchise di Star Wars, soprattutto quello legato alle serie Disney+, subirà un notevole ritardo, dal momento che tutti i set sono stati chiusi per l’adesione degli attori allo sciopero, e tutte le sceneggiature, che ricordiamo, vengono scritte e riscritte anche in fase di produzione attiva (le riprese) non vengono più realizzate dalle braccia incrociate degli sceneggiatori.

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