Attualmente impegnato nella
promozione di Guardiani della Galassia
Vol.3, al cinema dal 3 maggio,
il regista James
Gunn continua a fornire aggiornamenti sul suo prossimo
progetto, Superman:
Legacy. Ora, infatti, dopo aver anticipato che un
attore del film Marvel reciterà nel film DC, Gunn
ha apparentemente confermato la presenza nel film di un altro amato
personaggio secondario de L’ultimo figlio di
Krypton. Durante un intervista insieme
a Chris Pratt, il regista ha scherzato
dicendo che voleva scegliere l’attore noto per il ruolo di Star
Lord come Krypto il
Supercane.
“Speravo di poterti scegliere
come Krypto the Superdog in Superman: Legacy“, ha detto Gunn.
“Potresti fare motion capture sul set e camminare sulle mani e
le ginocchia, ma non puoi parlare.” Dopo un rapido botta e
risposta a riguardo, Pratt ha aggiunto che “sembra che ci sarà
un personaggio chiamato Krypto in Superman: scoop!“. È stato
allora che Gunn ha aggiunto: “Sì, immagino si tratti di uno
scoop“, permettendo a Pratt di scherzare sul fatto che per
tale scoop è già stato licenziato dai DC Studios ancor prima di
essere assunto e ora dovrà lavorare di nuovo con i Marvel Studios.
Se il simpatico cane Krypto, già
visto al cinema in DC League of
Super-Pets, sarà davvero presente in Superman:
Legacy ce lo dirà solo il tempo, ma sembra
proprio che ad ora i fan possono aspettarsi di ritrovare il
supercane nell’atteso lungometraggio. A parte questa notizia,
sono molte poche le cose che si
sanno del prossimo film che porterà Superman sul grande
schermo. Questo rappresenterà il primo capitolo del nuovo
DC
Universe gestito da Gunn e Peter Safran e
dovrebbe, come già riportato, presentare una versione più giovane
del supereroe. Sarà dunque interessante vedere in che modo verrà
inserito anche Krypto e quale sarà la sua storia.
Sono appena terminate le riprese
dell’attesa seconda stagione del crime drama
Blanca, una produzione Lux Vide, società
del gruppo Fremantle, in collaborazione con Rai Fiction, diretta
da Jan Maria Michelini e Michele
Soavi, scritta da Francesco Arlanche Mario Ruggeri.
Nel cast
di “Blanca” ritroviamo Maria
Chiara Giannetta con Giuseppe
Zeno e Pierpaolo Spollon; la serie
tv andrà in onda prossimamente su Rai 1 in prima serata.
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Ph Virginia Bettoja
Ph Virginia Bettoja
Ph Virginia Bettoja
La trama di Bianca
La follia di Blanca e la sua fame
di vita ci hanno conquistato nella prima stagione, e questa seconda
sarà l’occasione per entrare ancora di più nel suo mondo.
Scopriremo segreti inaspettati sulla sua famiglia, che porteranno
non pochi sconvolgimenti nella sua vita e in quella di chi le sta
vicino…soprattutto ora che, diventata consulente della Polizia a
tutti gli effetti, si trova ad affrontare anche sul lavoro nuove e
difficili sfide, che la porteranno ancora una volta ad essere
protagonista delle indagini al commissariato San Teodoro.
Torneranno gli amati compagni di avventura: la fedele Linneo,
Lucia, che avrà un ruolo ancora più importante nella vita di
Blanca, l’amica Stella, l’ispettore Liguori, che farà ingelosire
Blanca con una nuova fiamma che viene dal passato, il commissario
Bacigalupo e anche Sebastiano, di cui scopriremo nuovi lati
inediti. Ma arriveranno anche personaggi nuovi che costringeranno
Blanca a fare i conti con il suo passato e a decidere chi vuole
essere.
Tra le serie più amate dal pubblico
di Rai 1, Blanca è stata
la prima serie televisiva girata in olofonia,
tecnica che permette di riprodurre il suono in modo simile a come
viene percepito dall’apparato uditivo umano: utilizzando semplici
cuffiette, per lo spettatore sarà come essere al posto di Blanca,
sentire come lei sente e ricostruisce il mondo. Una vera e propria
novità nel panorama della produzione audiovisiva.
La star di The
Whale, Brendan Fraser,
ha recentemente parlato del fatto di non avere alcuna fretta nel
tuffarsi in nuovi progetti hollywoodiani, aspettando il film ideale
per tornare sul grande schermo. Intervistato durante il
Greenwich International Film Festival, l’attore ha
infatti affermato di voler essere molto selettivo nel valutare
quali ruoli interpretare da ora in avanti. “Al momento, non ho
niente – sono davvero esigente in questo momento“, ha detto,
affermando anche: “Potrebbe essere una lunga estate“,
riferendosi al suo attuale stato di “inattività e relax”.
Fraser, come noto, ha coronato la
sua recente carriera rinascimentale a Hollywood vincendo l’Oscar
come miglior attore ai 95esimi Academy Awards per la sua
interpretazione di Charlie in The Whale. Fraser ha in quel
film davo corpo e volto ad insegnante di inglese obeso e solitario
che lotta per prendersi cura della figlia prima che sia troppo
tardi. Insieme all’Oscar, Fraser ha vinto anche altri premi, tra
cui uno Screen Actors Guild Award, e ha ottenuto una nomination ai
Golden Globe per la sua interpretazione, considerata la sua
migliore da molti critici per la sua credibilità ed emozione nel
recitare la parte.
Dopo tali successi è dunque lecito
chiedersi cosa c’è nel futuro dell’attore, tornato ora sulla cresta
dell’onda. A quanto pare, però, potrebbe passare un po’ di tempo
prima di rivederlo sul grande schermo, in quanto Fraser sarebbe
deciso a non rovinare questo momento di popolarità accettando solo
ruoli realmente convincenti. Mentre le prossime mosse di Fraser a
Hollywood rimangono poco chiare, sappiamo però che egli sarà
presente nell’imminente film di Martin
Scorsese, Killers of the Flower
Moon, che sarà presentato in anteprima al
Festival
di Cannes di questo mese.
“Abbiamo lavorando in un clima
molto caldo in Oklahoma, e non posso sopravvalutare la mia
partecipazione a questo film perché è epico“, ha detto Fraser.
“Ci sono così tanti attori in questo film, io rriverò giusto
per una scena o due alla fine“. La sua sembra dunque non
sarà una presenza particolarmente estesa all’interno del film con
protagonisti Leonardo
DiCaprio e Robert De Niro,
ma sarà comunque l’occasione per rivedere Brendan Fraser al cinema
in attesa di nuovi progetti futuri, che certamente non
mancheranno.
Interpretato da Halle
Bailey nei panni della protagonista
Ariel, La sirenettaè il prossimo
remake in live action della Disney, che come noto segue le
avventura di una giovane sirena che desidera esplorare il mondo
umano e alla fine lo fa stringendo un patto con una strega del mare
scambiando la propria voce per avere delle gambe al posto della
coda. Atteso al cinema per il 24 maggio, del film
è ora stata pubblicata una prima clip, la quale presenta uno dei
momenti più iconici del film d’animazione del 1989.
In essa la Bailey si esibisce in una
delle canzoni più memorabili del film originale, “Part of Your
World“. La breve clip mostra infatti il talento vocale e
recitativo della Bailey, con un set sottomarino da sogno completo
dei numerosi tesori e inquadrature di Ariel che rispecchiano il
classico d’animazione. Inoltre, la clip offre naturalmente la
possibilità di uno squadro più approfondito all’aspetto di Ariel e
al suo modo di muoversi nell’acqua. Accanto a lei, si può inoltre
ritrovare il fidato amico pesciolino Flounder. Ecco qui di seguito
la clip rilasciata dalla Disney:
La sirenetta, la trama e
il cast del film
La
Sirenetta racconta l’amata storia di Ariel, una
bellissima e vivace giovane sirena in cerca di avventura. Ariel, la
figlia più giovane di Re Tritone e la più ribelle, desidera
scoprire di più sul mondo al di là del mare e, mentre esplora la
superficie, si innamora dell’affascinante principe Eric. Alle
sirene è vietato interagire con gli umani, ma Ariel deve seguire il
suo cuore e stringe un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le offre la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, mettendo però in pericolo la sua vita e la corona di
suo padre.
Il film è interpretato dalla
cantante e attrice Halle Bailey
(grown-ish) nel ruolo di Ariel; Jonah
Hauer-King (Un viaggio a quattro zampe) nel ruolo
del principe Eric; Noma Dumezweni (Il Ritorno
di Mary Poppins) nel ruolo della regina Selina; Art
Malik (Homeland – Caccia alla spia) nel ruolo di
Sir Grimsby; con il vincitore del premio Oscar® Javier Bardem (Non
è un paese per vecchi) nel ruolo di Re Tritone; e con la due
volte candidata all’Academy Award® Melissa McCarthy
(Copia originale, Le amiche della sposa) nel ruolo di
Ursula.
La
Sirenetta è diretto dal candidato all’Oscar®
Rob Marshall (Chicago, Il Ritorno di Mary
Poppins), con una sceneggiatura del due volte candidato
all’Oscar David Magee (Vita di Pi, Neverland – Un sogno
per la vita). Le musiche delle canzoni sono composte dal
pluripremiato agli Academy Award® Alan Menken (La Bella e la
Bestia, Aladdin), con i testi di Howard Ashman e i
nuovi testi del tre volte vincitore del Tony
Award® Lin-Manuel Miranda. Il film è prodotto dal due volte
vincitore dell’Emmy® Marc Platt (Jesus Christ Superstar Live in
Concert, Grease: Live!), da Lin-Manuel Miranda, dal due
volte vincitore dell’Emmy John DeLuca (Tony Bennett: An
American Classic) e da Rob Marshall, mentre Jeffrey Silver
(Il Re Leone) è il produttore esecutivo.
La curiosità che ruota attorno a
Regina Cleopatra, nuovo docudrama targato
Netflix
in arrivo il prossimo 10 maggio e prodotto da
Jada Pinkett Smith, è fin troppo alta. Molte
sono le ragioni, e non tutte derivano dal fascino storico che
l’ultima regina ellenica esercita ancora oggi, bensì dalle
polemiche che ne hanno investito la produzione sin
dalla diffusione del poster ufficiale. Le quali hanno smosso
perfino il Consiglio Supremo delle antichità Egiziane, sulla cui
opera hanno riversato accuse di blackwashing e falso
storico.
Questa ondata di critiche ha alzato
di gran lunga l’interesse per Regina
Cleopatra, contribuendone paradossalmente
all’attività di promozione. Le luci sul documentario, perciò, si
sono accese e le domande che cercano risposta sono molte, fra
queste il chiedersi come la serie spiegherà che la scelta
dell’attrice Adele James, nera, la quale incarnerà
la sovrana più potente che la storia tutta abbia mai avuto, sia
giusta e fedele.
Alessandria, 51 a.c. Cleopatra è in
biblioteca, china sullo scrittoio, quando una delle sue ancelle
l’avverte che “è il momento”. Il padre, Tolomeo XII, muore
a causa di una malattia e per la figlia è arrivato il momento di
salire al trono, sposandosi come da tradizione con il fratello
Tolomeo XIII. Da allora, la vita di Cleopatra cambia radicalmente:
le sorti dell’Egitto sono tutte sulle sue spalle e deve ingraziarsi
Roma per poter fortificare il suo potere, soprattutto dopo l’ira di
Giulio Cesare scatenata dall’uccisione di Pompeo su suolo egizio.
La sovrana stringe un’alleanza proprio con quest’ultimo durante la
sua reggenza, iniziando anche una storia amorosa che porta alla
nascita del suo primo figlio. Ma è dal rapporto con Giulio Cesare
che le cose prendono una piega diversa e Cleopatra si ritroverà ad
affrontare, alla fine, un grande nemico, dal quale non potrà
scappare.
Cleopatra, dea e regina
La figura di Cleopatra, pura
incarnazione della dea Iside, è stata rappresentata sullo
schermo molte meno volte di quanto si possa credere.
Nell’immaginario cinematografico comune, la regina d’Egitto ha il
volto di Elizabeth Taylor che, per il popolo
africano, visto come stanno le cose, rimane forse la sua
trasposizione più autentica. Anche nella più recente docuserie
L’Impero Romano: Potere e sangue, Jessica
Green si avvicina molto, a livello estetico, all’idea che
alcuni studiosi (ed egiziani ovviamente!) si sono fatti di
Cleopatra e della sua carnagione.
Jada Pinkett Smith ha voluto però cambiare le carte in
tavola, animare gli animi, e per farlo ha scelto una donna nera,
portando nella sua docuserie egittologhe, autrici e storiche che
potessero fornire una delucidazione riguardo la sua etnia.
Cleopatra discendeva dai Tolomei, ellenici… greci.
E questo è un dato di fatto. Ma
nessun documento o reperto storico è riuscito a risalire
all’identità della madre. Che di conseguenza potrebbe essere
egiziana e, come tale, avere un colore dell’epidermide più scuro.
Regina Cleopatra si apre proprio con
questa spiegazione, nell’intento di mettere subito le mani avanti
per quello che si andrà poi a mostrare. Lecita e passabile, dunque,
l’attrice Adele James. Chiarito l’arcano, Regina
Cleopatra ripercorre la vita del Faraone (si chiamerà
lei stessa così nel corso del suo regno) in quattro blocchi
raffiguranti periodi diversi: la salita al trono, la conquista di
Roma con Giulio Cesare, l’amore con Marco Antonio e la sua lotta
per l’Egitto costatale la morte.
La glorificazione della
sovrana
“Cleopatra. Regina africana.
Madre di una nazione di milioni di persone. Una dea egizia in carne
e ossa. Temuta e adorata allo stesso tempo. Ma anche umana.”,
è Jada Pinkett Smith, voce narrante, a dipingere il
ritratto di una donna potente e indipendente, con
un intero Paese nelle mani, la cui vita però non le è stata
clemente. Guerriera fino alla fine, risoluta e sagace. Dotta e
intelligente, persino quando si trattava di pianificare strategie
di guerra al fianco del suo Marco Antonio. Non c’è un momento in
cui la docuserie non ne esalti la donna e la sovrana che è stata,
caricando la sua immagine di una grande simbologia.
Un processo alla sua
glorificazione, potremmo dire, che si reitera in ogni
episodio fino alla sua conclusione, sovrastando gli eventi storici
– molto romanzati – che dovrebbero essere il fulcro e il motore
della narrazione. La ricostruzione del periodo tolemaico in cui
Cleopatra agì e lottò con tutte le sue forze costituisce infatti
solo il margine della storia, seppur siano state proprio le
cospirazioni e le rivolte di quel momento ad averla resa la monarca
più autorevole della sua dinastia. La sua politica espansiva e
accentratrice è stata abbondantemente silenziata ma, nell’affresco
della sua storia, è la parte più interessante, l’unica che in
qualche modo ne celebra davvero lo spirito divino e pragmatico.
Seppur, quindi, approfondirne la
personalità sia chiave principale per comprendere meglio il
personaggio storico, un occhio di riguardo su quel che è
stato effettivamente il suo lascito avrebbe dato al prodotto un
taglio più compiuto sul fronte storico-divulgativo. Molto
è, come detto, accennato, alcuni passaggi si prendono un po’ più di
spazio all’interno del rifacimento, ma a somme tirate alcuni punti
cruciali che hanno dettato un cambio di rotta nella vita di
Cleopatra sono stati messi da parte. Parliamo, ad esempio, della
minaccia dei cortigiani, che volevano indebolire la regina da poco
al trono e allontanarla da Alessandria. Cosa che accadde poi.
Dell’importanza che ha avuto il secondo triumvirato, a cui è
seguito l’avvicinamento a Marco Antonio.
Delle battaglie combattutesi fra
Roma e l’Egitto. Non si va a fondo neppure nelle alleanze strette
da Cleopatra con Giulio Cesare e, dopo, con Marco Antonio. Il
contesto funge di conseguenza solo da sfondo.
L’attenzione, oltre alla Cleopatra donna, è
rivolta maggiormente alla parte romance, che
capiamo faccia più gola al pubblico, traendone i suoi vantaggi sul
lato commerciale. I flirt che la sovrana ebbe con il dittatore e il
militare romano sono spalmati in tutte e quattro le puntate,
diventando focus dell’intera docuserie. È l’amore a prendere le
redini del racconto.
Un amore politico, ben studiato, in
cui sotto c’era il bisogno di assicurarsi il potere e la
continuazione della dinastia. A questa sovrabbondanza di sentimento
(romanzare l’epica love story fra Marco Antonio e
Cleopatra è stata una mossa astuta), scorre in parallelo una
scarsità di scene bellicose. La scenografia è
povera e c’è poco uso del digitale, indi per cui degli scontri (sia
via terra che con le flotte navali) abbiamo purtroppo solo un
assaggio. Ma forse questo è il pegno da pagare per un budget non
proprio elevato.
Cleopatra, una donna
contemporanea
Eppure Regina
Cleopatra che, in conclusione, non svetta nella lista
delle docuserie Netflix meglio
fatte, non può concludersi di certo negativamente. Perché in realtà
porta con sé un bellissimo messaggio sulle donne. Nell’antico
Egitto, infatti, esse potevano detenere il potere, diventare
regine, essere divinità. Potevano andare in guerra, gestire le
finanze del popolo, escogitare strategie. Erano parte attiva della
politica e dell’intero sistema economico e questo, proprio
nell’opera, fa da contrasto all’idea che invece in occidente
avevano i romani.
I quali, per tali ragioni,
additarono Cleopatra come strega e manipolatrice, serbandole un
odio fondato sulla convinzione che l’unico posto della donna era
fra le quattro mura di casa. Madre e moglie, nulla di più. Una
predisposizione misogina che si riversa nella figura di Ottaviano,
nemico ultimo della regina, la quale proprio con la sua morte (il
suicidio di Cleopatra non è uno spoiler) conferma la sua
posizione di donna al potere, che non si genuflette
davanti a nessuno. Che non si lascia comandare e sceglie lei come e
quando morire. Una bella parabola, che fa di Cleopatra una donna
moderna, adatta a vivere nell’oggi, che ne rispecchia
l’emancipazione e i movimenti attivisti contemporanei. E nella
quale, ognuna, può riflettersi. Sarà per questo che Cleopatra viene
definita immortale? Noi crediamo di sì.
Al 66 di Perrie Street, Carrie,
Samantha, Charlotte e Miranda stanno sorseggiando un vino rosso
mentre guardano una performance sessuale che si sta consumando
nell’appartamento di fronte. Commentano, criticano, analizzano.
Danno persino i voti. Nel 2019, molti anni dopo questa scena di
Sex & The City, quattro donne di terza
età sono intente a fare la stessa cosa, sempre con un calice di
rosso, ma a Santa Monica e davanti al libro più chiacchierato del
2011: Cinquanta sfumature di grigio di E.L.
James. Sono Vivian, Diane, Sharon e Carol e siamo in
Book Club – Tutto può succedere. Qualche ruga
e acciacco più tardi, le quattro spassose amiche, che sono
letteralmente la versione old delle newyorchesi
sopracitate, portano il loro club del libro, la loro ironia e il
loro filosofeggiare sul sesso per le strade del Bel Paese, fra
rossi, rosé e bianchi. Book Club – Il capitolo
successivo è il sequel
che probabilmente nessuno si aspetta, lo diciamo subito. Perché di
solito, l’operazione sui secondi capitoli molla sempre un po’ la
presa sull’idea avuta all’inizio, e non è detto che il risultato
rimanga piacevole.
Ma per questo film, sempre
diretto da Bill Holderman e scritto a
quattro mani con Erin Simms, il discorso è quasi inverso.
Ci troviamo davanti a un sequel migliore dell’originale, che porta
a un livello superiore il concetto di divertimento, pronto a far
ridere di gusto e desiderare di essere lì, con quelle quattro
stilosissime donne, baciate e abbracciate da un’Italia sì
edulcorata e da cartolina, ma incredibilmente suggestiva e
romantica. Book Club – Il capitolo
successivo arriva al cinema dall’11
maggio distribuito da Universal
Pictures.
Il lockdown ha reso la vita di
Vivian (Jane
Fonda), Diane (Diane
Keaton), Carol (Mary Steenburgen) e
Sharon (Candice Bergen) molto difficile. Costrette
a ritrovarsi tramite webcam, le quattro donne si sono dovute
reinventare mandando avanti nel frattempo il loro club del libro.
In attesa di incontrarsi nuovamente di persona e potersi
riabbracciare. Quando finalmente si rivedono, fra una chiacchiera e
un calice di vino rosso, le quattro decidono che è arrivato il
momento di intraprendere il famoso viaggio in Italia programmato
tantissimi anni prima, trasformandolo in seguito nell’addio al
nubilato di Vivian, che a breve convolerà a nozze con il suo Arthur
(Don Johnson). Le tappe nel Bel Paese saranno tre:
Roma, Venezia e la Toscana. La loro permanenza in Italia sarà piena
di eventi bizzarri, e fra nuovi incontri e vecchie fiamme
ritrovate, le quattro vivranno un’avventura davvero magica.
Ridere del tempo, ridere di se
stesse
Il non prendersi sul
serio delle quattro protagoniste è stato il
leitmotiv del primo capitolo, e continua ad esserlo anche
del secondo, ma caricato all’ennesima potenza. Quattro donne, tutte
sopra i sessant’anni, che riscoprono le bellezze del sesso, del
diletto sotto le lenzuola e delle avventure di coppia era ciò che
aveva reso Book Club – Tutto può succedere, un film tenero
e romantico al punto giusto, pur presentando tutti i cliché della
commedia e avendo quattro figure archetipiche. L’ironia, il senso
di libertà, la voglia di rilanciarsi grazie alle fantasie erotiche
di Christian e Anastasia erano riuscite a oscurare i luoghi comuni
presenti nella storia, mostrandone solo lo spirito
frizzantino, burlesco e vivacissimo.
E così, dopo aver affrontato
situazioni improbabili, amori dal passato e bollori riaccesi, le
quattro amiche sono pronte a intraprendere un nuovo viaggio, alla
volta dell’Italia, il cui addio al nubilato di Vivian funge solo da
pretesto per calare in pentola una serie di esilaranti dinamiche in
cui si troveranno invischiate. Se il primo film poneva al centro
della narrazione la volontà di reinventarsi e non soccombere al
tempo che passa ma anzi, sfruttare quello che resta per viverlo al
meglio, il secondo cerca di mantenere saldi gli obiettivi raggiunti
dalle donne, rafforzando non solo il loro rapporto ma le scelte fin
lì compiute. Book Club – Il capitolo
successivo porge da una parte molto più il fianco al
romanticismo fiabesco, fatto di dichiarazioni d’amore al limite del
diabete e corse in elicottero per raggiungere e baciare il principe
azzurro.
Ma dall’altro si infarcisce
di maggiore sarcasmo, quello presente sulla bocca di chi
riconosce lo scorrere del tempo, ma lo gestisce con humor
intelligente, facendosi persino beffa di lui. L’essere scanzonate,
i continui inside jokes nei dialoghi di Vivian, Carol,
Diane e Sharon, la loro instancabile verve, hanno un solo
obiettivo: sdoganare il concetto che, in
terza età, non si possa godere della propria
esistenza, lussuriosa o amorosa che sia, senza
vergognarsene. Non è mai troppo tardi per viaggiare, spassarsela,
sposarsi e vivere. Perché è solo quando ci si impone dei divieti,
facendo della propria età anagrafica un limite, che si diventa
davvero vecchi. Discorso iniziato nel primo film e che trova la sua
conclusione nel secondo.
Un’Italia da cartolina più
azzeccata che mai
Come accennavamo in apertura,
è un’Italia molto magica a far da cornice alla
storia. Anche se mostrata sempre nella solita versione
standard e patinata: il Colosseo, la Vespa, l’Altare della Patria,
le vie del centro romane indorate dalla luce del sole, poi Piazza
San Marco e la gondola veneziana avvolte dal cielo stellato, fino
al consueto road trip da quadretto verso la Toscana. Non da meno la
colonna sonora, che raccoglie le solite hit nostrane oramai datate,
già riproposte in altri prodotti mainstream il cui sfondo è lo
stivale. Basti pensare a Felicità di Albano che è fra le
canzoni di chiusura.
Eppure, quest’immagine per
l’appunto solita (e americana) che si ha del Bel Paese si scopre
essere azzeccatissima al contesto . È vero, insieme alle
protagoniste anche lo spettatore sembra fare un ennesimo tour del
Bel Paese, ma in questo caso non è un problema. La
fotografia che si ha dell’Italia, con le sue atmosfere da
La dolce vita, si sposa con il tono della
pellicola e il mood delle quattro donne, come se fosse
trasposizione paesaggistica delle loro emozioni. E quindi… calza a
pennello. Almeno questa volta.
Book Club – Il capitolo
successivo è dunque un sequel da guardare senza troppe
pretese. Si ride ai doppi sensi, si ironizza, a volte si storce il
naso, ma non si smette mai di divertirsi. Non vanterà chissà quale
sofisticata o intricata sceneggiatura, ma le poche operazioni sulle
battute che si scambiano le quattro amiche bastano a renderla una
pellicola animata, piena di brio, che vuole intrattenere
totalmente, senza mai far spegnere il sorriso. Perché bisogna
ricordarsi che non sempre c’è bisogno di una grande trama per
rendere piacevole l’esperienza al cinema (e ne abbiamo avuto
conferma con Dungeons & Dragons – L’onore dei ladri o Super Mario Bros. – Il film, per citarne due recenti).
A volte basta che il film possieda un’anima briosa e un maestrante
che sappia valorizzarla. E il gioco è fatto!
Dopo mesi e mesi di rumor, sembra ci
siano ora maggiori certezze riguardo uno dei ruoli principali
dell’atteso film Fantastici Quattro del
Marvel Cinematic Universe.
Sebbene nulla sia stato ancora confermato ufficialmente,
@MyTimeToShineHello, fonte affidabile del settore, afferma infatti
che l’attore Adam Driver
avrebbe accettato il ruolo di Reed Richards,
alias Mr. Fantastic, nel film. Driver era già
stato indicato come prima scelta dei Marvel Studios per la parte e con lui erano
stati avviati dei colloqui al fine di raggiungere un accordo.
Per il momento questo rimane un
rumor e probabilmente bisognerà aspettare che l’intero cast venga
deciso per poter avere un annuncio ufficiale che confermi o
smentisca la notizia. Si tratterebbe di una grossa conquista per i
Marvel Studios, che con Driver nel
ruolo del protagonista potrebbe contare su un attore di grande
talento e con una già pregressa esperienza in blockbuster, avendo
ricoperto il ruolo di Kylo Ren negli ultimi tre
film di Star
Wars.
Al momento non ci sono invece ancora
certezze per gli altri ruoli, anche se negli ultimi giorni si è
parlato di Margot Robbie come
nuova candidata al ruolo di Sue Storm, alias La Donna
Invisibile e Paul Mescal in quelli di Johnny
Storm, alias Torcia Umana. Antonio
Banderas è stato indicato come possibile antagonista
nei panni di Galactus, mentre ancora non ci sono grandi
certezze per il ruolo di La Cosa. Di certo, il casting per Fantastici Quattro continua ad essere
fonte di grande interesse per i fan, che non vedono l’ora di
scoprire chi interpreterà la celebre famiglia di supereroi. Per
avere tale risposta, probabilmente, manca sempre meno tempo.
Universal Pictures ha diffuso il
secondo trailer ufficiale di Oppenheimer,
l’attesissimo nuovo film scritto e diretto da Christopher Nolan, Oppenheimer è un thriller storico girato in IMAX
che porta il pubblico nell’avvincente storia paradossale di un uomo
enigmatico che deve rischiare di distruggere il mondo per poterlo
salvare.
Il film è interpretato da Cillian Murphy nel ruolo di J. Robert
Oppenheimer e da Emily Blunt nel ruolo della moglie, la biologa e
botanica Katherine “Kitty” Oppenheimer. Il premio Oscar Matt Damon interpreta il generale Leslie
Groves Jr., direttore del Progetto Manhattan, e
Robert
Downey Jr. interpreta Lewis Strauss, commissario
fondatore della Commissione statunitense per l’energia atomica.
La candidata all’Oscar Florence Pugh interpreta la psichiatra Jean
Tatlock, Benny Safdie interpreta il fisico teorico
Edward Teller, Michael Angarano interpreta Robert
Serber e Josh Hartnett interpreta il pionieristico
scienziato nucleare americano Ernest Lawrence. Oppenheimer è
interpretato dal vincitore dell’Oscar Rami Malek e questo film vede Nolan riunirsi
con l’attore, scrittore e regista otto volte candidato all’Oscar
Kenneth Branagh.
Il cast comprende anche
Dane DeHaan (Valerian e la città dei mille
pianeti), Dylan Arnold (serie Halloween),
David Krumholtz (La ballata di Buster Scruggs),
Alden Ehrenreich (Solo: A Star Wars Story) e
Matthew Modine (Il Cavaliere Oscuro – Il
ritorno). Il film è tratto dal libro vincitore del premio
Pulitzer American Prometheus: The Triumph and Tragedy of J. Robert
Oppenheimer di Kai Bird e del compianto Martin J. Sherwin. Il film
è prodotto da Emma Thomas, Charles Roven di Atlas Entertainment e
Christopher Nolan.
Oppenheimer è girato sia in IMAX
65mm che in pellicola di grande formato 65mm che include, per la
prima volta in assoluto, sezioni in fotografia analogica IMAX in
bianco e nero. I film di Nolan, tra cui
Tenet,
Dunkirk,
Interstellar,
Inception e la trilogia del Cavaliere Oscuro, hanno
incassato più di 5 miliardi di dollari al botteghino mondiale e
sono stati premiati con 11 Oscar e 36 nomination, tra cui due
nomination come miglior film.
Come ormai noto, il villain del film
Guardiani della Galassia
Vol. 3 è l’Alto Evoluzionario
(interpretato da Chukwudi Iwuji), un personaggio
cosmico di lunga data che ha avuto una terrificante storia di
sperimentazione e tortura sugli animali. Sebbene la performance di
Iwuji nel film porterà probabilmente il personaggio ad essere
acclamato come uno dei migliori cattivi dell’universo
cinematografico Marvel, c’è stato un momento in cui
il personaggio non era previsto come principale antagonista del
film. In un recente Q&A su Twitter, il regista del film
James
Gunn ha infatti confermato di aver considerato
Annihilus come villain.
Non è la prima volta che Gunn
esprime interesse per questo antagonista, principalmente conosciuto
per i suoi scontri con i Fantastici Quattro. Già in una
sessione di domande e risposte su Facebook nel 2017, il regista
aveva affermato che probabilmente avrebbe usato il personaggio come
villain se i Marvel Studios avessero avuto i diritti sul
personaggio. A quel tempo, però la scuderia dei Fantastici Quattro
era ancora di proprietà della 20th Century Fox. “Mi piace molto
il personaggio di Annihilus“, ha detto Gunn in
quell’occasione, “e c’è la possibilità che lo avrei usato come
cattivo in uno dei film.”
Tale personaggio, apparso per la
prima volta in The Fantastic Four Annual (vol. 1) n. 6
(1968), nasce in seguito allo sviluppo di un batterio sul pianeta
Arthros della Zona Negativa. Annihilus è poi noto per il suo
possedere un esoscheletro che gli dona una forza super-umana, gli
permette di resistere agli attacchi e anche di respirare nel vuoto
dello spazio, ma anche di riprodursi attraverso cloni che portano
avanti le sue imprese. Un nemico piuttosto temibile dunque, che
però è stato infine scartato in favore dell’Alto Evoluzionario, il
quale si sta però affermando come un villain tra i più memorabili e
cattivi dell’MCU.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della Galassia Vol.
3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’
diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora,
deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo
oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non
completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani
così come li conosciamo.“
Mentre Guardiani della Galassia Vol.
3 è attualmente al cinema, il regista e
sceneggiatore del film, James
Gunn, ha confermato via Twitter che uno dei membri del
cast del film Marvel comparirà nel suo prossimo
progetto, Superman: Legacy, ovvero il
primo film del nuovo DC
Universe. Gunn, nuovo co-CEO dei DC Studios,
attualmente impegnato nel processo di casting per tale atteso
progetto, ha infatti partecipato ad una sessione di domande e
risposte con i fan sul social, dove in molti gli hanno
esplicitamente chiesto se qualche attore del suo film Marvel apparirà anceh nel DCU.
Come sempre, Gunn ha fornito una
risposta secca e priva di dettagli, che lascia dunque aperta la
porta a qualsiasi opzione. Come noto, gli attori che hanno lavorato
con Gunn sono già passati dal DCU all’MCU e viceversa. Per Guardiani della Galassia Vol.
3, Gunn ha scelto sua moglie, l’attore di
The PeacemakerJennifer
Holland, e la star di The Suicide SquadDaniela
Melchior per alcuni ruoli minori. Dopo essere apparsi come
membri della Task Force X in The Suicide Squad, gli attori
Nathan Fillion e Pete Davidson
appaiono poi entrambi nel film Marvel, ma sempre con un ruolo
secondario il primo e con un cameo sullo sfondo il secondo.
Data quest’abitudine di Gunn, era
dunque facilmente immaginabile che ciò avverrà anche con il suo
prossimo progetto. Anche se il regista non ha rivelato chi del cast
di Guardiani della Galassia Vol.
3 sarà nel film, è lecito pensare che questi non sarà uno
degli attori principali e che la partecipazione di quest’interprete
potrebbe effettivamente limitarsi ad un ruolo secondario se non
proprio ad un cameo. Tra gli attori che potrebbero essere coinvolti
uno dei più probabili è certamente Sean Gunn,
fratello del regista, che nei film Marvel diretti da Gunn interpreta
Kraglin e fornisce i movimenti di Rocket. Ad ora, non resta che
aspettare che vengano date notizie ufficiali sul casting.
Guardiani della Galassia Vol.
3, la trama e il cast del film
La sinossi ufficiale per Guardiani della Galassia Vol.
3 recita quanto segue: “in Guardiani della Galassia Vol.
3 la nostra amata banda di disadattati ha un aspetto un po’
diverso. Peter Quill, ancora sconvolto dalla perdita di Gamora,
deve radunare la sua squadra attorno a sé per difendere l’universo
oltre che per proteggere uno di loro. Una missione che, se non
completata con successo, potrebbe portare alla fine dei Guardiani
così come li conosciamo.“
Con l’uscita di Guardiani della Galassia Vol
3 abbiamo visto Rocket Raccoon (Bradley
Cooper) in primo piano. L’ultimo saluto alla banda di
disadattati di James Gunn approfondisce la storia di
Rocket, intrinsecamente legata all’antagonista del
film, l’Alto
Evoluzionario (Chukwudi Iwuji). Il
passato del procione raffiora e ci vengono presentate tre figure,
amici che hanno condiviso con lui la prigionia: Teefs il tricheco (Asim
Chaudhry), Floor il coniglio
(Mikaela Hoover) e Lylla la
lontra (Linda Cardellini).
Il ricongiungimento di
Rocket e Lylla è particolarmente
emozionante, un’allusione a un legame più profondo che va oltre la
semplice origine comune. E c’è un motivo: nei fumetti, Lylla, o
Lady Lylla, è l’anima gemelladi
Rocket.
Quando è stata introdotta per la
prima volta nei fumetti?
La coppia di Guardiani della
Galassia Vol 3 ha fatto il suo debutto insieme sulle
pagine di The Incredible Hulk #271 nel 1982 (Rocket era
apparso solo una volta, in Marvel Preview #7, 1976).
Hulk viene trasportato su Halfworld, un
pianeta lontano dove incontra Rocket Raccoon e Wal Rus e si unisce a loro
per salvare Lylla. Lylla, l’ereditiera
dell’azienda di giocattoli Mayhem Mekaniks, è
nelle grinfie della malvagia talpa Judson Jake,
che ha preso il controllo dell’azienda dopo aver ucciso i genitori
di Lylla. Il gruppo riesce a liberare Lylla e a
impedire a Judson Jake di recuperare la potente
Bibbia di Gideon e di usarla per conquistare non solo Halfworld ma
anche altri mondi.
In origine,
Halfworld era utilizzato come un gigantesco
manicomio, dove i colonizzatori tenevano i malati mentali per
curarli. Alla fine il progetto fu abbandonato e i medici lasciarono
dei robot a occuparsi dei pazienti. Quando nelle vicinanze si
verificò una supernova, i robot furono inondati da una tale
quantità di radiazioni che li portarono a diventare senzienti. A
loro volta, questi robot viventi presero gli
animali da compagnia che erano stati lasciati indietro e iniziarono
a modificarli geneticamente. Queste modifiche genetiche hanno
portato alla creazione di Rocket, Lylla, Wal Rus, Judson
Jake e molti altri.
La coppia di Guardiani della
Galassia Vol. 3 prende strade separate
L’ultimo numero della miniserie
Rocket Raccoon vedeva Rocket
e Lylla lasciare insieme Halfworld e partire
all’avventura a bordo di una nave costruita dai robot. Sembrava un
finale felice e contento per la coppia, ma non era destino.
Passarono anni prima che Lylla ricomparisse e in quel periodo lei e
Rocket si separarono. Rocket, naturalmente, finì
per fare coppia con Groot prima di unirsi ai
Guardiani della Galassia. La coppia si sarebbe
riunita in Annihilators #4 della Marvel Comics nel 2010, ma molte cose erano
cambiate nel corso degli anni.
Lylla era ora sposata con
Blackjack O’Hare, un coniglio antropomorfo che
anni prima era stato sia nemico che alleato di
Rocket. Lylla e O’Hare sono felici insieme e
Rocket è felice per loro. I due si separano nuovamente e
Rocket torna da Groot e dai Guardiani per
vivere altre avventure. Guardiani della Galassia Vol
3 si prende chiaramente delle libertà sulle origini di
Rocket e Lylla. Sembra che
l’Alto
Evoluzionario abbia un ruolo molto più significativo
nelle modifiche genetiche che hanno portato alla creazione delle
creature antropomorfe.
Torna su Sky e in
streaming su NOW
Gabriele Muccino con la seconda stagione di A
casa tutti bene. La prima serie televisiva della
filmografia del regista romano racchiude, ancora una volta, i temi
portanti che hanno da sempre caratterizzato il suo cinema.
Ritroviamo quindi per protagonista una famiglia borghese e
disfunzionale che riesce solo a comunicare attraverso urla
e grida. A casa tutti bene 2 – La serie riprende
da dove l’avevamo lasciata, con la rivelazione shock della prima
stagione, in cui viene svelato che il cadavere sepolto nel giardino
della casa al mare ad Ansedonia dei Ristuccia, era quello di
Verena, una dipendente della famiglia e Ginevra
sconvolta scappa in auto, finisce fuori strada ed è in fin di
vita.
La trama di A casa tutti bene 2 – La serie
Il primo episodio svela che Ginevra
(Laura Adriani) è sopravvissuta all’incidente ma è
in coma in ospedale intanto i Ristuccia e i Mariani si riuniscono
per parlare della morte di Verena. Alba (Laura
Morante) la matriarca dei Ristuccia si prende tutta
l’ira e il disprezzo dei suoi tre figli Carlo (Francesco
Scianna), Paolo (Simone Liberati) e Sara
(Silvia D’Amico) per aver nascosto l’omicidio
della giovane amante del padre Pietro. Dopo questa parte
introduttiva di A casa tutti bene 2 – La serie c’è
un salto temporale di ben un anno e finalmente Ginevra si risveglia
e i fratelli Ristuccia cercano in tutti i modi di tenere a galla la
loro azienda di famiglia, cioè il ristorante San
Pietro.
Sara inizia a frequentare un noto
chef stellato (Tom Leeb) e lascia il marito
fedifrago Diego (Antonio Folletto), Paolo è in
lotta per riottenere la custodia del figlio Giovanni
(Federico Ielapi) che vive a Parigi e Carlo deve
affrontare il ritorno a casa di Ginevra che purtroppo non cammina
più e non ricorda del cadavere nascosto da Alba e Maria Ristuccia
(Paola Sotgiu). Intanto però un’altra minaccia
riaffiora dal passato, il malavitoso Adriano Abbattista, non più in
galera ma agli arresti domiciliari, ragione per cui Luana
(Emma Marrone) spaventata dall’accaduto lascia il
secondo genito di Maria, cioè Riccardo (Alessio
Moneta) e porta via anche il figlio di pochi mesi Cesare.
Nel frattempo la malattia di Sandro Mariani (Valerio
Aprea) peggiora e la moglie Beatrice (Milena
Mancini) è costretta a lasciare il marito ammalato
di Alzheimer in una clinica che si prenderà cura di lui,
una delle scene più toccanti della serie in generale.
Il finale del quarto episodio è
forse il momento più inaspettato di questi primi sei episodi della
seconda stagione di A casa tutti bene. Senza
svelare troppo, di nuovo come era successo anni prima, la storie in
qualche modo si ripete, un Ristuccia e un Mariani si ritrovano di
notte con un morto nella cucina del ristorante, con la missione di
sbarazzarsene il prima possibile. Da qui i due personaggi provano
sulla loro pelle tutto quello che hanno passato le loro madri,
certo questo nuovo omicidio non è un incidente ma un atto di difesa
nei confronti di Luna (Sveva Mariani) che stava
per essere violentata da un uomo nascosto nel cortile del
ristorante. Nel sesto episodio la polizia inizia ad indagare sul
ritrovamento di un cadavere carbonizzato in una cava e i primi
indiziati sono proprio i componenti delle due famiglie del San
Pietro.
Un family drama italiano
La famiglia
disfunsionale è da sempre alla base delle trame di un
family drama, basta pensare a quella più celebre
americana dei Roy, protagonisti di
Succession, la serie pluripremiata in onda in queste
settimane sempre su Sky o anche quella dei Dutton di
Yellowstone. La prima produzione seriale del regista
che si è fatto conoscere al grande pubblico nel 2001 con il film
L’ultimo bacio, gioca anche lui sui contrasti tra i fratelli che
vogliono gestire l’azienda di famiglia, in questo caso il
ristorante San Pietro, eredità del patriarca ormai passato a
miglior vita.
La prima stagione era stata
drammatica, tra segreti nascosti per decenni, bugie e le tante
inconfondibili sfuriate isteriche che da sempre sono il marchio di
fabbrica di Muccino. A casa tutti bene 2 – La
serie è sempre piena, soprattutto nei primi episodi, di
crisi di nervi ma anche nascita di nuove relazioni, un nuovo
mistero e la collaborazione tra i i fratelli Ristuccia e il cugino,
detto Riccardino, Mariani che uniscono le forze per mandare avanti
il loro prestigioso locale nel cuore di Roma. Gabriele Muccino per
finire dirige un cast, tra i più talentuosi e uniti in un unico set
di una serie drammatica televisiva, dove in questa seconda stagione
spiccano le interpretazioni di Silvia D’amico, Francesco Scianna,
Valerio Aprea e Antonio Folletto.
Questa seconda stagione si conferma
un ottimo prodotto seriale italiano riconoscibile nella firma del
suo creatore e che scorre inseguendo un nuovo mistero e delitto che
metterà di nuovo in crisi le famiglie Ristuccia e Mariani.
Una delle più memorabili saghe
cinematografiche d’animazione degli ultimi anni è quella di
Madagascar. Composta da tre film
principali, uno spin-off e diverse serie televisive animate, questa
è uno dei titoli di punta del celebre studio DreamWorks
Animation. Dal 2005, anno di distribuzione del primo film,
questa è diventata infatti una notevole fonte di guadagno, capace
di attrarre un pubblico di bambini e adulti. Merito di ciò è la
grande comicità intrinseca alle storie narrate, come anche i
personaggi e alcune sequenze rimaste nell’immaginario comune. Dopo
il successo del primo film, nel 2008 è arrivato
Madagascar 2, diretto da Eric
Darnell e Tom McGrath.
In questo proseguono le avventure
dei quattro animali fuggiti dallo zoo di New York e in cerca di
avventure in terre lontane. Se il primo film era stato un grande
successo, questo primo sequel superò ogni aspettativa. A fronte di
un budget di 150 milioni di dollari arrivò infatti ad incassarne
oltre 600 in tutto il mondo, divenendo il sesto film dal maggior
guadagno del 2008. Con un cast di celebri doppiatori, tanto nella
versione inglese quanto nel doppiaggio italiano, questo è ancora
oggi uno dei film d’animazione di maggior successo di sempre.
Attualmente, la DreamWorks ha annunciato la realizzazione anche di
un quarto capitolo della serie.
Nell’attesa di poter rivedere i
celebri e divertenti animali sul grande schermo, è possibile
riscoprire Madagascar 2, il quale vanta una serie di
situazioni comiche e tanta azione, capace di stupire sia più più
piccoli che i più grandi. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama, ai
personaggi al cast di doppiatori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Madagascar 2: la trama del film
Il secondo film della trilogia
riprende la narrazione lì da dove si concludeva il precedente
capitolo. Alex, Marty,
Melman e Gloria trovano la
possibilità di tornare a New York nell’aiuto offerto loro dai
quattro celebri pinguini. Il gruppo sale così a bordo di un aereo
abbandonato, e inizia il lungo viaggio verso casa. Naturalmente, il
velivolo si dimostra più malandato del previsto e ben presto
subisce un guasto che costringe gli animali ad un atterraggio di
emergenza in Kenya, nel bel mezzo di una riserva naturale. Qui si
imbattono nella fauna del luogo, tra cui anche alcuni animali molto
speciali.
Alex, infatti, si ricongiunge
inaspettatamente con i suoi veri genitori. Emozionato
dall’incontro, non si risparmia in storie riguardo il suo status di
celebrità nello zoo di New York. Anche i suoi amici però sembrano
trovare una propria dimensione, imbattendosi ognuno nei propri
simili. Ben presto, però, scopriranno quanto anche quel mondo possa
essere spietato, e per poter essere accettati dovranno superare
diverse prove, come ance risolvere il mistero riguardo la
sparizione dell’acqua nella riserva.
Madagascar 2: i personaggi e i doppiatori del
film
Grazie alla fama raggiunta dalla
serie, i film si sono avvalsi di celebri doppiatori per le voci dei
personaggi principali. Si possono infatti ritrovare noti attori
tanto per la versione originale quanto per quella in lingua
italiana. Per la prima di queste, sono da citare i quattro
doppiatori dei protagonisti. Ben Stiller
è infatti il leone Alex, mentre Chris Rock è
la zebra Marty, David Schwimmer la giraffa Marty e
Jada Pinkett
Smith l’ippopotamo Gloria. Celebre è poi il doppiaggio
di Sacha Baron
Cohen nei panni del lemure Re Julien. In questo
sequel, infine, si annovera la presenza di Alec Baldwin
nei panni del leone cattivo Makunga.
Per il doppiaggio
italiano, allo stesso modo, si ritrovano diverse celebri
voci, sia di noti doppiatori che di personalità dello spettacolo
amate dal grande pubblico. Come per il primo film, le voci di Alex
e Marty appartengono nuovamente al duo comico Ale
e Franz. Melman, che nel primo film aveva la voce
di Fabio De
Luigi, è ora doppiato da Robert
Gammino. Allo stesso modo, l’ippopotamo Gloria,
precedentemente doppiato da Michelle Hunziker, ha
ora la voce di Chiara Colizzi. A doppiare il
simpatico Re Julien è invece nuovamente il celebre Oreste
Baldini, mentre Stefano De Sando, voce
ufficiale di Robert De Niro, interpreta il leone Makunga.
Il trailer di Madagascar 2
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Madagascar
2 è infatti disponibile nei cataloghi di
Rakuten TV, Apple iTunes, Netflix, Tim Vision, Now e Amazon Prime Video. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente nel palinsesto televisivo di sabato 6
maggio alle ore 21:20 sul canale
Italia 1.
Opera di carattere storico del 2009,
il film The Young Victoria ha conquistato
buoni pareri di critica e pubblico, affascinati in particolar modo
dalla fedele ricostruzione dell’epoca e delle reali personalità qui
portate in scena. La vicenda, come suggerisce anche il titolo, è
infatti incentrata sui primi anni del regno della regina Vittoria,
una delle più longeve e amate sovrane del Regno Unito. A darle
volto, nel film, è l’attrice Emily
Blunt, oggi nota per essere stata interprete di
celebri titoli come Il diavolo veste
Prada, Sicario e
Il ritorno di Mary
Poppins.
L’idea per il lungometraggio venne
in mente a Sarah, la duchessa di York e moglie del secondo figlio
di Elisabetta II. Da sempre affascinata dalla figura di Vittoria,
questa decise di proporre il progetto al produttore Graham
King, all’epoca impegnato nella realizzazione del film
The
Departed, di Martin
Scorsese. King rimase affascinato dall’idea, e
desideroso di realizzare un film nel suo paese d’origine si impegnò
per realizzare quanto propostogli. Egli affidò così la
sceneggiatura a Julian Fellowes, e chiese a
Scorsese di essere il produttore esecutivo del film.
Uscito infine nelle sale, The
Young Victoria si affermò non solo come una devota
ricostruzione dei primi anni di regno della sovrana, ma anche come
un’appassionata storia d’amore, raccontando infatti del matrimonio
di lei con il marito Alberto. Il film vanta una messa in scena
ricca e avvolgente, dove spiccano in particolar modo i costumi
della leggendaria Sandy Powell, che vinse grazie
ad essi il premio Oscar. Ancora oggi, questo è uno dei più indicati
per chi vuole avvicinarsi alla storia della celebre famiglia
reale.
The Young Victoria: la
trama del film
Il tutto è ambientato
nell’Inghilterra del 1837. Il re Guglielmo IV non
ha avuto figli, e l’unica erede al trono risulta dunque essere sua
nipote Vittoria. Chiamata così a diventare
sovrana, la giovane di appena 17 anni, si ritrova improvvisamente
circondata da persone che le stanno accanto solo per interesse. Da
sua madre a suo zio, tutti sembrano aspirare ad avere un po’
dell’incredibile poterLa chiave case che lei ha ora ottenuto. Tra
le varie cose che questi vogliono organizzare per lei vi è anche il
matrimonio con il principe Albert. Vittoria si
stufa però ben presto delle pretese nei suoi confronti, e si
dichiara contraria all’idea di conoscere il giovane per poi doverlo
sposare.
Quando però questi si presenta alla
corte, la regina rimane sorpresa nello scoprire che anche lui come
lei è stanco di essere manipolato dai propri parenti. I due giovani
iniziano così a conoscersi, scoprendo di comprendersi molto più di
quanto potevano immaginare. Fortificata da questa esperienza,
Vittoria trova la forza di allontanare coloro che la circondano
solo per interesse personale, arrivando così ad essere una sovrana
a tutti gli effetti. Ben presto, però, una profonda crisi politica
si apre nel paese e la regina si ritrova ad essere profondamente
criticata dal popolo. Soltanto il suo amore con Albert potrà
ridarle la speranza e la fiducia necessarie a svolgere il proprio
dovere.
The Young Victoria: il
cast del film
Interpretare una regina,
specialmente se realmente esistita, è l’ambizione di molte attrici.
Si tratta infatti di personaggi estremamente complessi, che
presentano una forte contrapposizione tra il loro volto pubblico e
quello privato. Consapevole che molte interpreti si sarebbero date
battaglia per la parte della regina Vittoria, l’attrice
Emily Blunt si mise in contatto con il produttore
ben prima che i casting iniziassero. L’attrice era infatti rimasta
stregata dalla sceneggiatura e dalla storia della sovrana, di cui
ammise di non essere al corrente. La sua intenzione era però quella
di raffigurarla come una giovane innamorata che combatte per ciò
che sente giusto. Grazie alla sua motivazione, l’attrice ottenne
infine il ruolo.
Per il ruolo del principe Alberto,
si cercò invece un interprete non ancora particolarmente noto.
Venne infine scelto Rupert Friend, noto fino a
quel momento solo per il film Orgoglio e pregiudizio. Il
produttore e il regista Jean-Marc Vallée rimasero
particolarmente colpiti dal suo provino, trovando che rispecchiasse
perfettamente la loro idea del personaggio. Una volta ottenuta la
parte, Friend diede vita a numerose ricerche al fine di comprendere
il carattere di Alberto come anche le sue vicende personali. Imparò
inoltre pratiche comuni per un principe, come l’andare a cavallo,
il portamento e a suonare il pianoforte. Decise inoltre di prendere
lezioni con un dialect coach al fine di migliorare il proprio
accento.
Nel film si ritrovano poi anche gli
attori Paul
Bettany, Mark
Strong e il premio Oscar Jim
Broadbent. Il primo di questi venne chiamato ad
interpretare il ruolo del primo ministro Lord Melbourne. Bettany,
in realtà, era di vent’anni più giovane rispetto a quanto richiesto
per la parte, ma i produttori e il regista lo ritennero ugualmente
il candidato migliore. Strong diede invece vita a John Conroy,
militare e amministratore della residenza di Vittoria. Broadbent dà
invece volto al re Guglielmo IV, padre di Vittoria. L’attrice
Miranda Richardson ha invece interpretato la madre
della regina, anch’essa di nome Vittoria e duchessa di Kent.
La colonna sonora di The Young
Victoria, il trailer e dove vedere il film in streaming e in
TV
Durante la realizzazione del film,
il regista decise di utilizzare una colonna sonora inedita per il
genere. Si avvalse infatti tanto di brani classici quanto di pezzi
più contemporanei, tra cui anche diverse canzoni rock, che
potessero rappresentare al meglio il mood della pellicola. Molte di
queste, tra cui si ritrovano anche brani dei Rolling Stones, non
sono poi state utilizzate all’interno del film, ma solo in
preparazione delle riprese di determinate scene. In particolare,
però, è rimasta celebre la canzone Only You, eseguita
dalla cantante Sinéad O’Connor, descritta come la
perfetta melodia per il film e la sua storia. L’album contenente i
vari brani del film è in seguito stato pubblicato dalla EMI
Music.
Per gli appassionati del film, o per
chi desidera vederlo per la prima volta, sarà possibile fruirne
grazie alla sua presenza nel catalogo di una delle principali
piattaforme streaming oggi disponibili. The Young
Victoria è infatti presente all’interno di
Rai Play. Accedendo a questo, sarà possibile
fruire del titolo in tutta comodità e al meglio della qualità
video. L’unico requisito richiesto è infatti quello dell’iscrizione
al sito, completamente gratuita. Il film è inoltre presente nel
palinsesto televisivo di sabato 6 maggio alle ore
21:10 sul canale Rai Movie.
Arriva su Sky l’avvincente thriller
scritto e diretto da John Michael McDonaghThe Forgiven, in prima tv lunedì 8 maggio
alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming su NOW e disponibile on
demand.
Basato sull’inquietante romanzo
“Nella polvere” di Lawrence Osborne, The
Forgiven combina una sensualità rovente, una maestria
cinematografica e colpi di scena inaspettati mentre l’Oriente
incontra l’Occidente e l’affidabilità del vecchio mondo collide in
maniera catastrofica con la moderna indifferenza.
Il film è interpretato dal
candidato all’Oscar Ralph Fiennes, dalla vincitrice dell’Oscar
Jessica Chastain e da Matt
Smith, Saïd Taghmaoui, Abbey
Lee, Mourad Zaoui, Caleb Landry
Jones, Ismael Kanater,
Christopher Abbott, Alex Jennings
e Marie-Josée Croze.
La trama di The
Forgiven
Guidando a grande velocità
attraverso il deserto marocchino per partecipare a una sontuosa
festa di un vecchio amico, i ricchi londinesi David e Jo Henninger
(Ralph Fiennes e Jessica Chastain) restano coinvolti in un tragico
incidente con un adolescente del posto. Una volta arrivati in
grande ritardo alla villa dove la festa è al suo culmine, la coppia
cerca di nascondere l’incidente con la connivenza della polizia
locale. Ma quando arriva il padre del ragazzo per cercare
giustizia, la scena è pronta per uno scontro tra culture pieno di
tensione, in cui David e Jo devono scendere a patti con quello che
hanno commesso e le sue devastanti conseguenze.
Apple TV+
ha rilasciato le prime immagini di Hijack, una
serie thriller in sette episodi interpretata e prodotta
esecutivamente dal vincitore del SAG Award e candidato all’Emmy
Award Idris Elba (“Luther”).
1 di 4
Hijack: quando
esce e dove vederla in streaming
Hijack farà il suo
debutto mondiale con i primi due episodi mercoledì 28 giugno su
Apple TV+.
Hijack: trama e
cast
Creata da George Kay (“Lupin”,
“Criminal”) e Jim Field Smith (“Criminal” “Truth Seekers”), il
primo sceneggiatore e il secondo regista principale della serie,
“Hijack” è interpretata anche dal vincitore dell’Emmy Award e del
NAACP Image Award Archie Panjabi (“The Good Wife”, “Snowpiercer”,
“Blindspot”).
Narrato in tempo reale, “Hijack” è
un thriller ad alta tensione che segue il viaggio di un aereo
dirottato verso Londra per un volo di sette ore, con le autorità di
terra che tentano disperatamente di trovare una soluzione. Idris
Elba interpreta Sam Nelson, un abile negoziatore che deve usare
tutta la sua astuzia per cercare di salvare la vita dei passeggeri,
ma la strategia ad alto rischio che vuole utilizzare potrebbe
essere la sua rovina. Archie Panjabi interpreta Zahra Gahfoor, un
agente dell’antiterrorismo che si trova a terra quando l’aereo
viene dirottato e diventa egli stesso parte delle indagini. Oltre a
Elba e Panjabi, la serie è interpretata da Christine Adams, Max
Beesley, Eve Myles, Neil Maskell, Jasper Britton, Harry Michell,
Aimee Kelly, Mohamed Elsandel e Ben Miles.
Hijack è stato
prodotto da 60Forty Films, la società di produzione fondata dai
produttori esecutivi vincitori dell’Emmy Award Jamie Laurenson e
Hakan Kousetta (“Slow
Horses“, “Il
serpente dell’Essex“) nell’ambito del suo accordo con Apple
TV+, insieme a George Kay e alla società di produzione di Jim
FIeld Smith, Idiotlamp Productions, segna anche la prima serie
dell’accordo tra Idris Elba e la sua Green Door Pictures e Apple
TV+. George Kay e Jim Field Smith sono entrambi produttori
esecutivi insieme a Elba, Jamie Laurenson, Hakan Kousetta e Kris
Thykier.
Paramount+
presenta le prime immagini in anteprima dell’attesissimo thriller
di spionaggio Special Ops: Lioness
(precedentemente intitolato “Lioness”). La serie originale, ideata
dal candidato all’Oscar Taylor Sheridan, ha come
protagonisti l’attrice e produttrice esecutiva Zoe Saldaña, la vincitrice dell’Oscar e
produttrice esecutiva
Nicole Kidman, Laysla De Oliveira e il premio Oscar
Morgan Freeman. Special Ops:
Lioness è prodotto da MTV Entertainment Studios e 101
Studios in esclusiva per Paramount+.
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La trama e il cast di Special Ops:
Lioness
Special Ops:
Lioness si basa su un programma realmente esistito e segue
Cruz Manuelos (De Oliveira), una giovane Marine dal carattere rude
ma appassionato, reclutata per unirsi al Lioness Engagement Team
per aiutare a distruggere un’organizzazione terroristica
dall’interno. Saldaña interpreterà Joe, la responsabile del
programma Lioness incaricata di addestrare, gestire e guidare le
sue operatrici sotto copertura.
Special Ops:
Lioness avrà come protagonisti principali anche
Dave Annable, Jill Wagner, LaMonica Garrett, James Jordan,
Austin Hébert, Jonah Wharton, Stephanie Nur e Hannah Love
Lanier, mentre il candidato all’Emmy Award Michael
Kelly avrà un ruolo ricorrente.
I produttori esecutivi della serie
sono Taylor Sheridan, David C. Glasser, Zoe Saldaña,
Nicole Kidman, Ron Burkle, Bob Yari, David Hutkin, Jill Wagner,
Geyer Kosinski, Michael Malone e John Hillcoat. La serie è
l’ultima aggiunta al crescente programma di Sheridan su
Paramount+,
che comprende 1923,
1883, MAYOR OF KINGSTOWN e
TULSA KING, oltre alle prossime serie LAWMEN: BASS REEVES e
LAND MAN.
Blade
dei Marvel Studios subirà un ulteriore ritardo a
causa dello sciopero degli sceneggiatori WGA. La Marvel ha interrotto la
pre-produzione del riavvio dedicato al supereroe, che vedrà
protagonista Mahershala Ali nei panni del cacciatore di
vampiri protagonista insieme ad Aaron Pierre,
Delroy Lindo e Mia Goth.
La produzione avrebbe dovuto
iniziare ad Atlanta entro questo mese per un’uscita prevista il 6
settembre 2024. Il primo annuncio di Blade è
arrivato nel corso del Comic Con di San Diego nel 2019.
Questa non è la prima volta che la
Disney ha dovuto ritardare la produzione del film. Lo scorso
ottobre, la Disney ha spinto Blade dal
2023 al 2024 dopo che il regista originariamente scelto,
Bassam Tariq (“Mogul Mowgli”), ha lasciato il
progetto due mesi prima dell’inizio delle riprese. A novembre,
Yann Demange (“Lovecraft Country”) ha assunto
l’incarico di regista da una sceneggiatura di Michael
Starrbury (“When They See Us”). Ad aprile, poche settimane
prima della scadenza del contratto WGA, Nic
Pizzolatto (“True Detective”) si è unito alla produzione,
riscrivendo la sceneggiatura di Starrbury. Ha esaurito il tempo per
completare il suo lavoro prima che iniziasse lo sciopero.
Del nuovo Blade e
si sa ancora molto poco se non che esplorerà la natura del
personaggio, un vampiro in grado di camminare alla luce del sole
che usa i suoi poteri per dare la caccia ai suoi simili malvagi. Il
personaggio era già stato raccontato al cinema con i film Blade,
Blade II e Blade: Trinity, dove ad
interpretare il personaggio vi era l’attore Wesley Snipes.
La scelta di Mahershala Ali per assumere ora tale ruolo
sembra aver messo d’accordo
tutti, con l’attore indicato perfettamente idoneo sia a livello
estetico che di carisma.
Il Blade di
Ali, come noto, ha già avuto un suo piccolo ingresso nell’MCU. Sua è infatti la voce che si
può ascoltare nella scena post titoli di coda del film Eternals, quella in cui
compare anche l’attore Kit Harington e
la celebre Lama d’Ebano, che a sua volta sembra comparirà in
Blade. Con il periodo di riprese annunciato, è solo
questione di tempo prima che inizio ad arrivare ulteriori notizie
sul film, sia per quanto riguarda il cast sia per quanto riguarda
il look del protagonista e dell’opera in sé. Blade dovrebbe
uscire in sala il 6 settembre 2024 come film finale della Fase
Cinque del MCU.
Prime
Video ha annunciato il ritorno della serie di successo
L’Estate nei tuoi occhi che il 14 luglio 2023
debutterà con i primi tre episodi. Nuovi episodi saranno poi
disponibili ogni settimana sino al finale venerdì 18 agosto. Basata
sulla trilogia di best-seller firmata da Jenny Han, la prima
stagione della serie ha conquistato il titolo di show N.1 su
Prime
Video nel primo weekend di uscita. Dal 14 luglio, la
seconda stagione de L’Estate nei tuoi
occhisarà disponibile per i clienti
Amazon Prime, che in Italia beneficiano di
spedizioni veloci, offerte esclusive e intrattenimento, incluso
Prime Video, con un solo abbonamento al costo di
€49,90/anno o €4,99/mese.
Di seguito l’annuncio
della data di uscita, con le star della serie Lola Tung,
Christopher Briney, Gavin Casalegno, Sean Kaufman, e Rain
Spencer, le guest star David Iacono e Elsie Fisher, in
questa stagione in un ruolo ricorrente. Nel cast anche Jackie Chung
e Rachel Blanchard con Kyra Sedgwick che si unisce alla seconda
stagione in un ruolo ricorrente.
Il cast, inoltre, ha
svelato tutti i titoli degli otto episodi della seconda
stagione, permettendo ai fan di conoscere quale delle loro storie
preferite di It’s Not Summer Without You (Non è
estate senza te), il secondo libro della trilogia di Han, si
tradurrà sullo schermo, e quali nuove sorprese della serie sono in
serbo per gli spettatori.
Questi i titoli degli
episodi:
Episodio 201 – “Love Lost” (14 luglio,
2023)
Episodio 202 – “Love Scene” (14 luglio,
2023)
Episodio 203 – “Love Sick” (14 luglio,
2023)
Episodio 204 – “Love Game” (21 luglio,
2023)
Episodio 205 – “Love Fool” (28 luglio,
2023)
Episodio 206 – “Love Fest” (4 agosto,
2023)
Episodio 207 – “Love Affair” (11 agosto,
2023)
Episodio 208 – “Love Triangle” (18
agosto, 2023)
Un tempo Belly era
solita contare i giorni che la separavano dal ritorno a Cousins
Beach, ma con Conrad e Jeremiah che continuano a litigare per il
suo amore e il ritorno del cancro di Susannah, non è sicura che
l’estate sarà più la stessa. Quando un visitatore inaspettato
minaccia il futuro dell’amata casa di Susannah, Belly dovrà riunire
la banda e decidere una volta per tutte dove andrà il suo
cuore.
Al timone della
seconda stagione di L’estate nei tuoi occhi troviamo
le showrunner Han e Sarah Kucserka. Han, Kucserka, Karen Rosenfelt
e Gabrielle Stanton sono anche executive producers, insieme a Hope
Hartman, Mads Hansen e Paul Lee per wiip. La serie è una
co-produzione Amazon Studios e wiip.
Jenny Han è l’autrice
delle serie di libri Tutte le volte che ho scritto ti amo
e L’estate nei tuoi occhi che hanno scalato la classifica
dei Best-Seller del New York Times. Le sue opere sono state
pubblicate in più di 30 lingue. Per il piccolo schermo ha co-creato
due nuove serie basate su questi libri – la serie Prime
Video L’estate nei tuoi occhi, di cui è executive
producer e co-showrunner – e la serie Netflix da poco annunciata XO, Kitty, uno
spin-off dell’universo di To All the
Boys, di cui sarà executive producer e co-showrunner. È
stata inoltre executive producer dei 3 film Netflix della trilogia
To All the Boys. Vive a Brooklyn, New York.
Guardiani della Galassia Vol
3 si tuffa a capofitto nella storia di Rocket Raccoon (con la voce di Bradley Cooper) e scopriamo subito parte del
suo passato. Rocket, imprigionato dall’Alto
Evoluzionario, si crea la sua piccola famiglia. Questi
tre compagni di cella sono le prime persone che conosce e con le
quali condivide il periodo di prigionia. Hanno creato una vera e
propria famiglia, ridono e scherzano ma soprattutto sognano di
volare via lontano su un’astronave per poter guardare finalmente il
cielo.
Come vediamo nei ricordi di Rocket, durante il suo tentativo di fuga i
suoi amici vengono uccisi. Il procione stava cercando di salvarli
dal terribile tiranno. Una volta che il pubblico avrà conosciuto
questo trio di personaggi immediatamente amabili e ciò che hanno
dovuto sopportare, i fan di Guardiani della Galassia Vol
3 capiranno perfettamente perché Rocket non ama parlare
del suo passato.
Guardiani della Galassia Vol 3:
Lylla la lontra
Il compagno di cella più
significativo che Rocket incontra quando gli
esperimenti dell’Alto Evoluzionario lo rendono un essere senziente
è Lylla (Linda
Cardellini), l’unica compagna di
Rocket che proviene dai fumetti Marvel. Lylla è una
simpatica lontra di fiume che ora cammina sulle zampe posteriori
dopo essere stata dotata di braccia meccaniche dall’Alto
Evoluzionario. Quando il piccolo
Rocket viene gettato nella sua gabbia, è
completamente confuso su dove si trovi e su cosa stia accadendo.
Fortunatamente, Lylla spiega la situazione e l’adorabile procione
viene rapidamente accettato nel gruppo di animali.
La relazione tra
Rocket e Lylla in
Guardiani della Galassia Vol 3 non è tanto una
storia d’amore quanto un’amicizia, in contrasto con il modo in cui
i due personaggi interagiscono nei fumetti. Nei fumetti la lontra
viene chiamata Lady Lylla e il titolo nobiliare è
appropriato perché la versione originale del personaggio è
l’ereditiera di un’azienda galattica di giocattoli sul pianeta
Halfworld. È anche l’anima gemella di Rocket. Purtroppo la loro storia nei film non
è a lieto fina: quando Rocket viene a sapere che l’Alto
Evoluzionario sta per incenerire tutti i suoi amici, crea un
dispositivo e fa evadere Lylla dalla sua cella. I due si
abbracciano per la prima volta prima che l’Alto
Evoluzionario spari Lylla alle spalle.
Teefs il tricheco
Il secondo compagno potenziato è
Teefs (Asim
Chaudhry), un personaggio originale creato da James Gunn e modellato sul tricheco umanoide
della Marvel Comics chiamato Wal Rus. Teefs ha
subito alcune modifiche al corpo, si muove su una sedia a rotelle e
ha anche gli occhi aperti da impianti metallici.
Teefs è l’incarnazione di un gigante gentile, un
compagno stupido ma affettuoso di Rocket. Come i
suoi compagni, Teefs non sa che l’Alto
Evoluzionario non sopporta le sue creazioni ed è
pronto a distruggerle tutte senza pensarci due volte.
Questo porta Teefs
a rimanere scioccato come tutti gli altri quando l’Alto
Evoluzionario uccide Lylla proprio
davanti ai loro occhi. Se questo non fosse già abbastanza
traumatico, Rocket si avventa sul loro creatore e fa a pezzi il suo
volto. Durante la furia cieca di Rocket,
l’Alto Evoluzionario spara altri colpi e
Teef rimane ucciso.
Floor il coniglio
Il terzo e ultimo compagno che
Rocket incontra è Floor
(Mikaela Hoover), una coniglietta energica che,
come Teefs, è un personaggio originale che non ha
una controparte nei fumetti. Floor è
probabilmente la creazione più inquietante del gruppo, che cammina
su zampe simili a quelle di un ragno con la bocca coperta da una
piastra metallica. Nonostante il suo aspetto inizialmente
inquietante, Floor ama assolutamente i suoi amici e cerca di trarre
il meglio da ogni situazione.
Il motivo per cui
Floor ha scelto il suo nome è che era sdraiata sul
pavimento quando le è venuto in mente. Quando
Lylla viene uccisa, Floor urla
istericamente in preda al panico e viene tragicamente uccisa da
alcuni proiettili.
Guardiani della Galassia Vol 3:
Rocket si sente in colpa per la morte dei suoi amici
Mentre Rocket è in
coma per le ferite inflittegli da Adam Warlock (Will
Poulter), tutti i ricordi dei suoi amici e di come
sono stati inevitabilmente uccisi cominciano a riaffiorare. È
chiaro che Rocket ha represso questi ricordi per
così tanto tempo perché incolpa se stesso per la morte dei suoi
amici. Se Rocket fosse rimasto nella sua cella e
non avesse cercato di aiutare i suoi amici a fuggire così
rapidamente, avrebbero potuto trovare un modo migliore per sfuggire
all’ira dell’Alto Evoluzionario.
Quando il cuore di
Rocket si ferma, si trova in un ambiente in cui
Lylla, Teefs e
Floor gli appaiono per la prima volta dopo anni.
Rocket si sente ancora indegno della loro presenza
e pensa che lo odieranno, ma Lylla gli assicura
che non ha nulla di cui scusarsi. È anche lei che incoraggia
Rocket a capire che è arrivato il momento di
svegliarsi, perché i suoi compagni in Guardiani della
Galasssia Vol 3 hanno ancora bisogno di lui. Questo
potrebbe essere una costruzione del subconscio di
Rocket, ma dato che sappiamo che l’aldilà è un
concetto reale nel MCU grazie a Black Panther,Moon
Knight e Thor: Love & Thunder, è molto probabile
che gli amici di Rocket lo aspettino lì quando
sarà il momento di passare a miglior vita.
Presentato anteprima nel corso della
Settimana internazionale della critica alla
77ª Mostra internazionale d’arte cinematografica
di Venezia, il film Non
odiare (qui la recensionequi la recensione) ha
rappresentato il debutto alla regia di un lungometraggio per
Mauro Mancini, che nel 2009 si era già distinto
per aver diretto uno degli episodi di Feisbum – Il film.
Non odiare è però stato anche un titolo italiano particolarmente
importante all’interno della sua stagione cinematografica,
proponendo una storia con forti implicazioni politiche ed etiche,
che chiamano direttamente lo spettatore ad una partecipazione
attiva.
Basato su un reale caso di cronaca,
il film va infatti a riflettere sulle estensioni dell’odio, sulle
forme in cui esso si tramanda e si manifesta e sulle possibili
“armi” con cui sconfiggerlo. Un’opera ricca di dolore, rabbia, ma
anche di necessità di perdono e con personaggi alla ricerca di
redenzione, uscita in un periodo in cui temi affrontati risultano
ancor più urgenti e attuali. Si è infatti parlato a lungo di Non
odiare, che nonostante alcune ingenuità tipiche delle opere prime
riesce a trovare il modo di portare avanti allo stesso tempo
racconto e riflessioni sociali.
A distanza di qualche anno dalla sua
uscita (il film è del 2020), Non odiare continua ad essere un film
particolarmente importante, la cui storia continua a suscitare
dibattiti e considerazioni di tipo etico e morale. Prima di
intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile
approfondire alcune delle principali curiosità relative ad esso.
Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia che ha
ispirato il film. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
titolo nel proprio catalogo.
Non odiare, la trama e il cast del film
Il film ha per protagonista il
chirurgo Simone Segre, che durante una notte si
ritrova a dover prestare i primi soccorsi a un uomo coinvolto in un
incidente automobilistico. Nonostante il guidatore sia gravemente
ferito, Simone fa fatica ad assisterlo quando vede tatuata sul
torace dell’uomo una svastica. Il chirurgo, infatti, è di origine
ebraica e finisce con il rifiutarsi di prestare soccorso all’uomo,
che dunque muore senza altri testimoni. Nei giorni successivi,
però, prevalgono i sensi di colpa e Simone decide di rintracciare
la famiglia dell’uomo, composta dalla figlia maggiore
Marica, il piccolo Paolo e
l’adolescente Marcello, un fervente
neonazista.
Ad interpretare Simone Segre vi è
Alessandro Gassmann, il
quale ha dichiarato di aver accettato il ruolo in quanto
interessato a raccontare al cinema il tema dell’intolleranza.
L’attore, nell’assumere il ruolo, ha ammesso di essersi chiesto
come avrebbe agito lui al posto del suo personaggio, arrivando però
a conclusioni diverse da quelle prese dal suo Simone. Proprio da
questa divergenza ha avuto inizio il suo lavoro, che lo ha visto
chiamato a confrontarsi con un modo di pensare e agire opposto a
quello che gli è proprio. Accanto a lui, nel ruolo di Marica, si
ritrova l’attrice Sara Serraiocco, mentre Marcello
è interpretato da Luka Zunic.
Non odiare, la vera storia a cui si ispira il
film
Come anticipato, quella raccontata
in Non odiare è una storia originale ma che prende spunto da un
singolare caso di cronaca. Nella città di Paderborn, in Germania,
ha avuto luogo nel 2010 il caso di un medico rimasto anonimo che si
è rifiutato di operare un camionista 36enne, in quanto quest’ultimo
sfoggiava un tatuaggio rappresentante un’aquila imperiale
appollaiata sopra una svastica e circondata da corone d’alloro. Il
chirurgo avrebbe a quel punto affermato di non poter operare
quell’uomo per via del sua fede ebraica. Il paziente, già
anestetizzato, è dunque stato lasciato nelle mani di un altro
medico.
Ad aver impedito di portare avanti
l’operazione vi sarebbe dunque stata, come affermato dal diretto
interessato, la sua coscienza, la quale gli ha fatto decidere di
non aiutare un soggetto con simili simpatie La decisione del medico
di sottrarsi all’operazione ha generato un ampio dibattito in
Germania (ma non solo), circa la condotta etica che i medici
possono o non possono avere in questa tipologia di situazioni. La
famiglia del paziente, che si è poi ripreso completamente, ha
chiesto la cancellazione dall’albo del medico, sostenendo che
uscendo dalla sala operatoria non ha rispettato il giuramento di
Ippocrate.
Anche buona parte della comunità ha
poi espresso il proprio disappunto, sottolineando che tutte le
persone meritano cure, indipendentemente dalle loro opinioni
politiche. Altri, invece, si sono mobilitati in difesa del medico.
A partire dunque da tale caso e dalle sue implicazioni morali e
storiche, si sono dunque ispirati Mancini e Davide Lisino nella
scrittura di un racconto che approfondisse le possibili conseguenze
di questa vicenda, portandola ovviamente su territori più estremi e
dunque costringendo lo spettatore ad urgenti riflessioni a
riguardo.
Il trailer di Non odiare e dove vedere il film in
streaming e in TV
È possibile fruire di Non odiare
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV e Amazon Prime Video. Per vederlo, una volta scelta
la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
venerdì 5 maggio alle ore 21:45
sul canale Rai 3.
Dal 3 maggio arriva al
cinema Guardiani della Galassia Vol.
3, il secondo film della
Fase 5 del Marvel Cinematic Universe,
nonché
capitolo conclusivo della trilogia degli sgangherati eroi
galattici guidati da Peter Quill e da James Gunn, anche lui, dopo qualche
inconveniente (leggi: momentaneo licenziamento da parte di Mamma
Disney), arrivato al capolinea della sua collaborazione con
Marvel Studios. Il futuro, per il
regista e sceneggiatore, è roseo e vede pronta una sedia di comando
a capo del prossimo DCU sotto l’ala della Warner Bros, ma
per ora fermiamoci a questa ultima, divertente e commovente
avventura che ha scritto e diretto sotto l’occhio vigile di
Kevin Feige e Lou
D’Esposito.
Guardiani della Galassia Vol. 3,
la trama
Nove anni sono trascorsi da quando
“Come and Get Your Love” di
Redbone risuonava nelle caverne del pianeta
abbandonato di Morag, imprimendo un segno profondo
nell’immaginario collettivo del pubblico del MCU. Protagonista della scena un
allora sconosciuto Peter Quill danzerino e molto lontano
dall’immagine di eroe che quell’universo condiviso aveva proposto
fino a quel momento.
I Guardiani hanno cambiato forma,
dopo i tragici eventi di Infinity
War e Endgame,
e dopo una parentesi di coabitazione con Thor,
Star-Lord e compagnia si sono stabiliti a
Ovunque, dov’è ora il loro Quartier Generale.
Mentre ognuno di loro cerca di ritrovare il ritmo dopo la morte
della loro Gamora originale (quella che circola nell’universo,
adesso, è solo una versione di lei che viene dal passato), sul
pianeta irrompe una forza inarrestabile e misteriosa che sembra
voler rapire Rocket. Riesce però soltanto a ferirlo molto
gravemente e così scappa, lasciando dietro di sé i Guardiani
scombussolati e spaventati: il loro amico è in fin di vita e così
loro decidono di imbarcarsi in una difficilissima missione pur di
salvarlo.
Guardiani della
Galassia Vol. 3 si propone come una parte finale di una
parabola di crescita e sviluppo cominciata in quella caverna di
Morag. Quello che James Gunn è stato in grado di fare con i suoi
personaggi è stato proprio questo, un viaggio preciso, razionale e
coerente nella formazione di questi eroi, per cui tutto il senso di
fine, di conclusione che si porta dietro
il film coincide anche con una sensazione di compiutezza e
soddisfazione, dal momento che ogni pezzo va al suo giusto posto,
anche se non è esattamente quello che avevamo immaginato sin
dall’inizio. Da reietti disperati e soli, i Guardiani si ritrovano
come una vera e propria famiglia elettiva, imparano a esserlo e
infine capiscono quanto è importante accettare se stessi e gli
altri come sono, per poter camminare sulle proprie gambe.
Quello che nessun eroe Marvel ha
mai avuto
Quello che
contraddistingue i Guardiani rispetto a tutti gli altri personaggi
del MCU è che sono raccontati
sempre dalla stessa testa e quindi questa parabola narrativa è
stata possibile meglio che in altri casi. Nessuno degli eroi
Marvel che ha beneficiato di una
proprio trilogia ha avuto la stessa opportunità di raccontarsi in
maniera così organica, da un punto di vista narrativo e stilistico,
proprio grazie alla presenza costante di James Gunn che si muove con grande destrezza
dentro ai confini che gli ha tracciato intorno Feige.
Il risultato è un film
che mescola e calibra alla perfezione i momenti di azione sfrenata
con quelli distensivi e riflessivi, l’ironia tagliente e orami
sempre più sboccata con i momenti davvero toccanti, su tutti quelli
dedicati al passati di Rocket, la componente eroica con quella
cialtrona. E ovviamente
la musica, presente, invadente, una componente fondamentale per
il film e per l’immaginario che gli spettatori hanno costruito
intorno a questi personaggi. L’effetto è immediato:
Guardiani della Galassia Vol. 3 è effettivamente
il miglior film Marvel dai tempi di Endgame,
perché ripropone sullo schermo un pezzetto di quello che tutti gli
spettatori hanno amato delle prime 3 Fasi, insieme alla novità che
il film stesso propone.
Alto Evoluzionario si fa un Dio
frustrato in Guardiani della Galassia Vol. 3
La sviluppo narrativo
vero e proprio che ci propone Gunn, legato all’Alto
Evoluzionario,
super villain di questo capitolo, si rivela però quasi
pretestuoso, affinché si possa poi giungere alle conclusioni giuste
per ognuno dei membri della squadra. Questo non significa che il
cattivo in questione sia solo uno strumento, anzi: Chukwudi
Iwuji veste i panni di un personaggio dalla statura
shakespeariana, un uomo che tende alla perfezione utopica di un
mondo buono, disposto a qualsiasi orrore pur di raggiungere il suo
obbiettivo. “Non esiste nessun Dio, per questo
mi sono fatto avanti” dirà ad un certo punto
l’Alto Evoluzionario, eppure il suo tentativo
di mettersi al posto di Dio fallisce di fronte alla sua incapacità
di progettare e realizzare la scintilla creativa, tipica delle
civiltà migliori. E così, con poche e semplici battute, Gunn ci
restituisce anche una tridimensionalità frustrata di un cattivo che
dovrà fare i conti con il suo passato, nella figura di un procione
arrabbiato che grida vendetta.
L’equilibrio della
scrittura di James Gunn permette a ogni personaggio di
brillare, ogni membro della squadra riesce a trovare il suo posto,
la sua utilità, la sua vocazione, portando avanti con fierezza il
messaggio più importante del film, l’accettazione di
sé. E proprio nell’insistenza del messaggio da recapitare
al pubblico il film inciampa: continuando a portare avanti
la missione di ottundere la capacità di decodifica dello
spettatore della Disney, il film spiega per diverse volte
che ognuno di noi “va bene così com’è”, detto a chiare lettere. Un
messaggio nobile e giusto ma che assume i disarmanti contorni di
una Pubblicità Progresso quando è spiattellato con questa
pedante chiarezza. Dopotutto è un problema che la Disney continua a
presentare nei suoi film recenti in maniera trasversale, dalla
Walt Disney Animation con Strange World, passando per la
Pixar con Red,
fino ad arrivare, come in questo caso, ai Marvel Studios.
Tuttavia non
concluderemo questa recensione di Guardiani della Galassia
Vol. 3 su una nota dolente, perché la sensazione di
pienezza e soddisfazione, unita a commozione e divertimento, che
lascia il film alla fine (restate seduti, ci sono due scene post
credits!) sono davvero merce rara nel cinema blockbuster degli
ultimi anni, e per questo dobbiamo ringraziare James Gunn, che mentre prepara le valigie e
comincia un’altra straordinaria avventura con i personaggio DC
Comics, ha fatto quest’ultimo grande regalo ai fan Marvel.
Sulle note di
“Badlands” di Bruce Springsteen si
conclude il viaggio dei Guardiani della Galassia (così come li
consociamo, almeno) sul grande schermo. Le avventure da vivere e
raccontare saranno ancora tantissime, ma dovremo imparare a viverle
senza Rocket, Gamora, Drax, Nebula, Santis, Groot
e Star Lord al nostro fianco.
Una zucca che si trasforma in una
sfavillante carrozza; una fata madrina pronta a far diventare i
sogni, i desideri… realtà; una scarpetta in grado di ricongiungere
la misteriosa fanciulla con il principe azzurro. La storia di
Cenerentola è la fiaba che più di tutte
ha trovato spazio su piccolo e grande schermo. Nel corso del tempo,
questa incredibile storia è stata riadattata e declinata in diverse
forme e medium: dal classico Disney del 1950, all’‘omonimo
remake del
2015 di
Kenneth Branagh a quello del 2021 con
Camila Cabello, passando per A Cinderella
Story e Another Cinderella Story, arrivando
persino al musicalCinderella di Rodgers e
Hammerstein.
Ma perché Cenerentola è la
storia più rivisitata e apprezzata? Il motivo è molto semplice:
possiede una narrazione capace di modellarsi con facilità e
adattarsi ai tempi che corrono con naturalezza, poiché
sempre in grado di mostrarsi sotto una luce inedita senza mai
perderne il fascino. Ma ancor di più per la sua eroina, simpatica e
amorevole, il cui messaggio di speranza trasmesso ne rende il
racconto molto comprensibile. Arrivati a questo punto, cerchiamo di
capire meglio cosa rende Cenerentola un classico immortale e degno
d’essere continuamente adattato.
Cenerentola ha una trama che si
adatta facilmente
Alla base di
Cenerentola vi è la
trasformazione lampante di una ragazza che da povera
diventa principessa. Il salto di status sociale fatto
dalla protagonista è semplice da rimodellare, poiché è una
condizione adattabile anche alla contemporaneità. Basta
semplicemente cambiare le motivazioni e gli elementi che sospingono
tale cambiamento. Non conta dunque il finale, conta il passaggio
emblematico: se prendiamo come esempio Another Cinderella
Story, qui l’eroina riesce a raggiungere la fama, partendo da
una posizione svantaggiata e di margine.
Quello che conta in
Cenerentola, e che quindi può essere
rappresentato in diversi modi, è la sua
metamorfosi e come questa viene recepita.
Mantenendo intatta, in tal modo, l’integrità della storia. Essendo
questa l’ossatura del racconto, privarlo della sua magia diventa
semplice, perché non va a snaturarlo. Eliminare la fata madrina non
è un problema, nella controparte “reale” ci sono soluzioni che
colmano tale assenza risultando ugualmente credibili. E questo non
è un lusso che hanno tutte le fiabe. Basti pensare a tutte quelle
fiabe che hanno a che fare con maledizioni e incantesimi!
Il pubblico simpatizza con
l’eroina
Lo abbiamo detto in apertura e
adesso lo approfondiamo meglio. Cenerentola è
un’eroina con la quale si riesce a trovare subito una
connessione. È un personaggio molto simpatico, onesto, dal
buon cuore e una gentilezza innata che la distingue dagli altri.
Questa specifica caratterizzazione può essere adattata e arricchita
in base al personaggio che si sta costruendo per quel determinato
racconto e al pubblico di riferimento.
Un esempio è l’aggiunta dell’ironia
nella Mary di
Selenza Gomez in Another Cinderella Story, oppure
l’enfatizzazione del coraggio della Cenerentola di
Lily James (live
action del 2015). Per questo, seppur ogni
Cenerentola abbia sfumature diverse, il suo lato
gentile e generoso rimane, e rimane nonostante sia maltrattata da
tutti, ivi comprese le sorellastre e la matrigna (che compaiono
sempre). È questo, alla fine, che crea un ponte fra lo spettatore e
la protagonista, simpatizzando ed empatizzando con lei e spingendo
il pubblico a volere di più per la sua beniamina.
Il messaggio di speranza in
Cenerentola
Cenerentola una
storia estremamente classica. Ed è proprio questa la chiave del
suo successo perché, il messaggio di speranza, si
respira dall’inizio alla fine. La protagonista riesce, dopo una
serie di difficoltà, a rendere concreti i suoi desideri: trova
l’amore, diventa ricca e potente. Si sveste degli stracci per
indossare veri abiti, dando letteralmente un calcio alla sua
spiacevole situazione. È questo che attrae del racconto, il cui
sottotesto è chiarissimo: c’è sempre speranza, anche se ci si trova
in condizioni disperate come quelle di Cenerentola.
Ma il lieto fine è
raggiungibile, tangibile. Basta avere fiducia e non
arrendersi mai. La pazienza, come dice il detto, è la virtù dei
forti, e Cenerentola ne incarna alla
perfezione il concetto tanto che, al termine della favola, le
accadono cose belle. È la gentilezza a venir premiata. È questo che
lo spettatore vuole che sia vero, per continuare a credere nel
bene. Ed è questo che rende intramontabile la sua storia, poiché
sempre attuale e pronta a dialogare con il suo spettatore.
Dopo una lunga attesa il capitolo
finale de Guardiani della Galassia Vol
3 è finalmente disponibile nelle sale. Sono passati sei
anni dall’ultimo film che ha visto il team riunito in un film
stand-alone e nel frattempo sono successe molte cose: il gruppo di
eroi ha avuto un ruolo importante in Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.
Questo è già stato confermato come
l’ultimo capitolo della saga dedicata ai Guardiani che segna un
duplice addio, quello di James Gunn come regista del MCU. Il regista chiude l’arco
narrativo dei personaggi che ha preso per mano nel 2014. C’è molto
da spiegare in Guardiani della Galassia Vol 3: la
storia di Rocket e l’arco conclusivo di ogni
membro della squadra.
L’attacco a Ovunque
Guardiani della Galassia Vol.
3 inizia come avevamo lasciato in Guardiani della Galassia Holiday Special: i
Guardiani hanno trasformato Knowhere nel loro quartier generale.
Mentre la squadra si è affermata come protettrice dell’universo, il
Capitano Peter Quill (Chris
Pratt) è ancora in crisi dopo la “morte” di
Gamora (Zoe
Saldaña). Certo, c’è una Gamora viva nell’universo,
proveniente da una linea temporale diversa, ma conduce una vita
diversa e non vuole avere nulla a che fare con i Guardiani o con
Peter.
Il duro lavoro di ricostruzione di
Ovunque e la sua trasformazione in un rifugio
sicuro per i bisognosi viene improvvisamente interrotto quando
Adam Warlock (Will
Poulter) attacca la base per rapire
Rocket. Adam è l’essere perfetto creato dall’Alta
Sacerdotessa della civiltà dei Sovrani (Elizabeth
Debicki), di cui si è parlato nella scena finale del
Vol. 2. Tuttavia, come rivela questo film, i Sovrani stessi sono
creazioni dell’Alto
Evoluzionario (Chukwudi
Iwuji), uno scienziato talmente ossessionato dalla
creazione della specie perfetta da non preoccuparsi di quante vite
distrugga nel processo.
Guardiani della Galassia Vol 3:
salvare Rocket
L’Alto
Evoluzionario vuole recuperare
Rocket, l’unica delle sue creazioni che si è
dimostrata capace di pensiero creativo al di là della
programmazione originale. E poiché i Sovereign sono al
servizio dell’Alto Evoluzionario, l’Alta
Sacerdotessa manda Adam a compiere il rapimento.
Un dispositivo installato sul cuore di Rocket impedirà a chiunque di rubare i suoi
segreti scientifici. Pertanto, ogni tentativo di curarlo, dopo
l’aggressione di Warlock, lo avvicina alla morte. Per questo motivo
i Guardiani decidono di rischiare tutto per salvare il loro
compagno.
Non sapendo nulla del suo passato,
si limitano a seguire gli indizi che hanno e a fare irruzione nella
Orgo-Corp, una società di dimensioni planetarie
interamente composta da tessuti organici, con a capo Alto
Evoluzionario. Le avventure dei Guardiani
nella Orgo-Corp non forniscono loro la chiave per disattivare il
failsafe di Rocket. Ma motivati a salvare la vita
del loro amico seguono le coordinate per la base dell’Alto
Evoluzionario a Contro-Terra, uno strano pianeta popolato
da animali antropomorfi.
Rocket non è l’unico che deve
essere salvato
Quando i Guardiani
arrivano sulla Contro-Terra, si dividono. Mantis (Pom
Klementieff) e Drax (Dave
Bautista) sono incaricati di rimanere sulla nave per
proteggere Rocket. Nel frattempo, Nebula, Star-Lord e Groot (doppiato da Vin Diesel) si recano al quartier generale
dell’Alto Evoluzionario. Sfortunatamente,
Nebula deve aspettare fuori poiché l’Alto
Evoluzionario non le permette di entrare a causa delle sue armi
cibernetiche impiantate. Inoltre, Drax decide di
ignorare Quill e porta Mantis alla base dell’Alto
Evoluzionario.
Star-Lord e Groot affrontano il
nemico, che rivela di aver chiuso con la Contro-Terra perché questa
civiltà si è dimostrata imperfetta. Peter e
Groot escono dalla torre dell’astronave proprio
mentre il cattivo decide di abbandonare il mondo che ha creato,
distruggendo tutto e uccidendo miliardi di persone. Mentre Peter e
Groot cercano di salvare Rocket,
Gamora combatte contro War Pig
(doppiato da Judy Greer). Tutti cercano di rapire il
procione per compiacere l’Alto Evoluzionario. Salvato Rocket la
squadra si rimette in sesto per aiutare Drax, Mantis e Nebula.
Rimasti soli sull’astronave del nemico rovano centinaia di bambini
intrappolati. L’Alto Evoluzionario cattura Drax,
Mantis e Nebula, usandoli
come esca per Rocket e il resto dei Guardiani. La
posta in gioco è più alta che mai durante la resa dei conti finale
di Guardiani della Galassia Vol 3.
La resa dei conti finale di
Guardiani della Galassia Vol 3
Nella resa dei conti finale di
Guardiani della Galassia Vol 3,
Star-Lord chiede a Cosmo e Kraglin di volare su
Knowhere alle loro coordinate, utilizzando la
gigantesca stazione spaziale per abbattere la nave dell’Alto
Evoluzionario. Nel frattempo, Drax,
Mantis e Nebula affrontano tre
potenti creature che l’Alto Evoluzionario conserva per distruggere
i suoi nemici. Mantis usa i suoi poteri di empatia
per ottenere il favore delle creature e presto tutti i Guardiani
sono di nuovo riuniti. Ma non è ancora finita. Non appena tutti
sanno che l’Alto
Evoluzionario tiene i bambini nel seminterrato, i
Guardiani uniscono le forze per liberare tutti i prigionieri. Allo
stesso tempo, l’Alto Evoluzionario scatena un esercito di creature
a Knowhere, costringendo Kraglin
a padroneggiare – finalmente – la freccia volante lasciatagli da
Yondu (Michael
Rooker). Insieme, Kraglin e
Cosmo combattono gli invasori e proteggono gli
abitanti di Knowhere. Al termine dei combattimenti, i
Guardiani spingono la nave vicino a Knowhere per
creare una via di fuga sicura per tutti. I bambini riescono a
fuggire e anche Adam viene salvato da Groot.
L’Alto Evoluzionario e
Rocket hanno il confronto tanto atteso. I due
combattono finché i Guardiani non intervengono in soccorso
dell’amico. Una volta sottomesso il cattivo,
Rocket decide di non giustiziarlo, poiché ritiene
che non sarebbe il modo giusto di agire per un Guardiano. Tuttavia,
Rocket convince i suoi compagni di squadra che
tutti gli animali devono essere salvati e li conduce in una corsa
contro il tempo per portare tutti fuori dalla nave
dell’Alto Evoluzionario prima che esploda. Quando
il cattivo principale viene sconfitto, siamo tutti sorpresi di
vedere che tutti i Guardiani sono sopravvissuti alla prova.
Tuttavia, James Gunn ha creato un ultimo spavento per i
fan di Guardiani della Galassia Vol 3. Mentre tutti scappano,
Peter fa cadere il suo lettore e non riesce a
raggiungere la Knowhere cadendo nello spazio.
Sembra che questa possa essere la fine di
Star-Lord, ma Adam Warlock lo salva all’ultimo momento,
commosso dalle parole di Groot. Così i Guardiani escono vittoriosi,
anche se la squadra non sarà più la stessa.
I Guardiani della Galassia vivranno
per sempre
Questa ultima avventura ha cambiato
per sempre i Guardiani che decidono di sciogliere
la formazione originale. Peter pensa che sia
giunto il momento di tornare sulla Terra e affrontare la famiglia
umana che si è lasciato alle spalle, quindi lascia il comando dei
Guardiani e del suo lettore a
Rocket. Mantis si rende conto che
anche lei deve capire chi vuole essere e decide di partire da sola
per un viaggio alla scoperta di se stessa, accompagnata dai suoi
nuovi amici. Nebula si ritira dai Guardiani,
decisa a prendersi cura dei bambini che hanno salvato insieme a
Drax, il cui istinto paterno è essenziale per
crescere una nuova generazione di persone. Infine, Gamora si riunisce ai
Ravagers, anche se ora ha un rapporto amichevole
con i Guardiani.
Gli unici membri dei
Guardiani della Galassia ancora impegnati a
proteggere l’universo sono Rocket e Groot. Tuttavia, come mostra una
scena di fine di Guardiani della Galassia Vol 3, presto troveranno
un rinforzo. Cosmo e Kraglin
diventano membri ufficiali della squadra dopo le loro azioni
eroiche a Knowhere. Anche Adam Warlock si unisce ai ranghi, determinato
a diventare una persona migliore. Infine, la nuova squadra dei
Guardiani conta anche Phylla, uno dei bambini salvati dalla nave.
In questo modo, James
Gunn ha dato a tutti i personaggi che ha introdotto nel
MCU un finale appropriato, lasciando anche abbastanza
storie aperte per i MarvelStudios da seguire in futuro.
Guardiani della Galassia Vol. 3, ultimo film
della trilogia Marvel di James
Gunn, si concentra prettamente sulle vicende della
squadra titolare, mostrandola alle prese con gli eventi di Avengers: Endgame e mettendo in evidenza come
alcuni personaggi affrontano i demoni del loro passato. Sebbene i
riflettori siano ovviamente puntati sui membri principali, il film
contiene più di qualche cameo, alcuni dei quali sono piuttosto
difficili da individuare alla prima visione.
I camei a sorpresa non sono certo
una novità per il Marvel Cinematic
Universe. Dopotutto, si tratta di un franchise in continua
espansione che introduce nuovi personaggi nel suo vasto e variegato
universo. Se volete un riepilogo dei volti noti che fanno una breve
apparizione nell’ultimo film del MCU, ecco tutti i
camei di celebrità (che siamo riusciti a scovare) in Guardiani della Galassia Vol. 3.
Nathan Fillion
Molti dei cammei del film
vedono tornare in scena persone che hanno fatto parte del passato
di James Gunn, e questo vale anche per Nathan Fillion, collaboratore di lunga data
del regista. Poco dopo che Fillion è diventato un’icona
nterpretando il Capitano Malcolm Reynolds in
Firefly, ha recitato nel film di debutto alla regia di
James Gunn, Slither.
Da allora, Fillion è apparso in quasi tutti i film
dell’acclamato regista. Tra questi c’è il film originale Guardiani della Galassia, in cui Fillion ha
avuto un cameo come voce fuori campo nel ruolo di un grande
prigioniero blu che il gruppo incontra quando viene inviato alla
prigione di Kyln. Fillion sarebbe dovuto apparire anche in Guardiani della Galassia Vol. 2 in un ruolo
molto più significativo, interpretando il personaggio di Wonder Man
nel suo debutto nel MCU.
Sfortunatamente, la scena è stata tagliata dal film, così come la
versione di Fillion del personaggio, e ora il personaggio di
Wonder Man è stato reinserito nel MCU attraverso una
serie Disney+ con protagonista Yahya
Abdul-Mateen II (anche se Fillion avrebbe poi avuto la
possibilità di interpretare Wonder Man in M.O.D.O.K. di
Hulu).
Guardiani della Galassia Vol. 3 vede
Fillion interpretare un altro nuovo personaggio,
questa volta una sentinella della corporazione Orgocorp. Mentre è
impegnato a rimproverare una nuova sentinella e a dargli
dell’imbecille, i Guardiani si introducono nella struttura di
ricerca per ottenere la tecnologia necessaria a salvare
Rocket (Bradley
Cooper). Vedere Nathan Fillion in qualsiasi cosa è sempre un
piacere, ma non è l’unico cameo che vediamo durante la rapina alla
Orgocorp.
Jennifer Holland
James
Gunn non solo ha collaborato con Jennifer
Holland in ambito cinematografico, ma i due sono anche
partner nella vita reale: si sono sposati nel 2022. La Holland è
indubbiamente conosciuta per il suo ruolo nel DCEU come
Emilia Harcourt ed è apparsa in tutti i film DC
recenti.
Tra questi, ricordiamo la sua
introduzione in Suicide Squad, il suo ruolo di
protagonista in Peacemaker e le brevi apparizioni di Harcourt in
Black Adam e Shazam: Furia degli
Dei. Come Fillion, anche il personaggio della Harcourt è
un’impiegata della sicurezza della Orgocorp ma, al posto di essere
una sentinella, è lei a monitorare le telecamere della base e a
controllare eventuali intrusi indesiderati.
Daniela Melchior
Daniela
Melchior è l’unico attore che sapevamo sarebbe stato
presente in Guardiani della Galassia Vol. 3 ancor prima
dell’uscita del film. È un po’ deludente che abbia avuto
semplicemente un ruolo secondario, ma è comunque bello vederlo
ancora lavorare con James Gunn.
La Melchior ha lavorato per la prima
volta con Gunn anche in Suicide Squad, interpretando
Ratcatcher 2, la figlia assonnata del
Ratcatcher originale (Taika
Waititi) e l’attrice ha sicuramente l’intenzione di
rimanere nel genere d’azione per un bel po’ di tempo, dato che
reciterà a Fast X e al remake di Road House.
Melchior è la terza e ultima persona che
interpreta un dipendente della Orgocorp corp, che lavora come
receptionist e che Peter Quill (Chris
Pratt) cerca di affascinare. Il carisma di Peter (più
o meno) funziona, dato che il personaggio di
Melchior accetta con riluttanza di aiutare Peter a
salvare i suoi amici dalle sentinelle.
Judy Greer
Anche se Judy
Greer non è un’attrice pupilla di James
Gunn, l’abbiamo già vista nel MCU: ha infatto
interpretato Maggie, l’ex moglie di Scott Lang
(Paul
Rudd) sia in
Ant-Man che in Ant-Man and the Wasp. In
Guardiani della Galassia Vol. 3, Greer interpreta un
personaggio completamente diverso.
Invece di una madre amorevole e ben
intenzionata, si è dovuta calare nei panni del mostruoso cyborg
suino War Pig, fedele scagnozzo dell’Alto
Evoluzionario (Chukwudi Iwuji). Ha una
piccola discussione con Gamora (Zoe
Saldaña), ma si fa rapidamente staccare la testa da
Adam Warlock (Will
Poulter).
Seth Green
Seth
Green è universalmente conosciuto come uno dei doppiatori
in I Griffin, RobotChicken e altri film
e, anche con questo cameo, sfrutta le sue abilità da doppiatore per
dare vita a uno dei personaggi più odiati della Marvel di tutti i tempi.
Che ci crediate o no, uno dei primi
personaggi Marvel ad essere stato adattato al
cinema è stato Howard il Papero: da allora, il
personaggio è diventato una sorta di gag ricorrente, e lo è ancora.
Howard ha fatto il suo debutto sul grande schermo nella scena dei
titoli di coda del primo Guardiani della Galassia, dove lo vediamo come
una delle tante forme di vita imprigionate dal
Collezionista (Benicio
Del Toro). Il papero alcolizzato ricompare molto
brevemente in Guardiani della Galassia Vol. 2 e partecipa
persino alla battaglia finale di Avengers: Endgame.
Vediamo Howard il
Papero (doppiato ancora una volta da Seth
Green) partecipare a una partita di poker con
Kraglin (Sean
Gunn), Cosmo (Maria
Bakalova) e alcuni altri volti familiari.
Christopher Fairbank
Anche Christopher
Fairbank ha un inaspettato ma gradito ritorno nel
franchise. Alla partita di poker partecipa anche il personaggio
noto come Il Broker, che nel primo Guardiani della Galassia aveva cercato di
acquistare un misterioso artefatto (l’Orb contenente la Gemma del
Potere) da Peter Quill.
Si tira indietro quando viene a
sapere che anche Ronan l’Accusatore (Lee
Pace) vuole l’artefatto, ma è bello vedere che lui e i
Guardiani si sono riconciliati con una partita di poker (o
qualunque sia la versione spaziale del poker a cui stanno
giocando).
Rhett Miller
Nel caso in cui non lo
sapeste già,
lo speciale natalizio dei Guardiani della Galassia non è solo
parte del canone del MCU, ma ne
costituisce quasi un tassello fondamentale. Lo dimostra il terzo
membro della partita di poker, il capo della band aliena dello
speciale Disney+.
L’alieno appassionato di musica è
interpretato da Rhett Miller, il cantante della
band country rock Old 97’s. Gli altri suoi compagni di band
interpretano gli altri membri della band fittizia vista nello
speciale, mentre cercano invano di creare la loro canzone di Natale
nonostante non sappiano davvero cosa sia il Natale. Al di là della
sua inaccuratezza, la canzone è comunque molto orecchiabile.
Michael Rooker
Infine, nessun film di
James Gunn sarebbe completo senza un’apparizione
di Michael Rooker, ma è comunque una sorpresa
vedere Yondu apparire di nuovo. Rooker è, a tutti
gli effetti, il talismano portafortuna di James
Gunn, in quanto è apparso in ogni singolo film diretto dal
regista. Slither, Super, entrambi i film di
Guardiani della Galassia e
Suicide Squad vedono Rooker in tutto il suo splendore. Il
personaggio di Yondu in Guardiani della Galassia rappresenta
probabilmente il ruolo più significativo dell’attore in un film di
Gunn, che parte come un antagonista minore rozzo e burbero e si
evolve in una figura paterna incompresa. La sua morte in Guardiani della Galassia Vol. 2 regna sovrana
come una delle sequenze più emozionanti e d’impatto di tutto il
MCU.
La morte di Yondu
nel precedente film dei Guardiani sembrava
indicare che Rooker sarebbe rimasto fuori dal Vol.
3 ma, quando Kraglin sta per provare a
usare ancora una volta la fidata freccia di Yondu, il Ravager blu
appare al suo compagno in una visione, per dare all’aspirante eroe
una spinta di fiducia.
In effetti, il molto più breve
Guardiani della Galassia Holiday Special ne aveva di più.
Tuttavia, se siete super fan dei Guardiani, avrete sicuramente
notato alcuni riferimenti alle precedenti avventure dei Guardiani
disseminati nel film. Ecco tutti gli Easter Egg che sono stati
individuati in Guardiani della Galassia Vol. 3!
Howard il papero
I camei di vecchie
conoscenze del passato dei Guardiani sono ridotte
al minimo nel Vol. 3 e concentrate in un’unica souzione. Nel corso
del film, Gunn dedica una sequenza a
Kraglin (Sean
Gunn) e Cosmo (Maria
Bakalova), che vediamo impegnati in una versione
extra-spaziale del poker contro una serie di personaggi dei film
passati dei Guardiani. Tra i giocatori ci sono Howard il
Papero (Seth Green);
Bzermikitokolok, il frontman rock ‘n’ roll
decisamente non umano interpretato da Rhett Miller
degli Old 97 nell’Holiday Special; il mentore di
Gunn, il cofondatore della Troma Entertainment
Lloyd Kaufman, che appare brevemente come
prigioniero (che pare si chiami Gridlemop!) in
Guardiani della Galassia; e il Broker
(Christopher Fairbank), visto per l’ultima volta
su Xandar in quello stesso film.
Nel film c’è anche un altro cameo
di un personaggio ben piazzato. Dopo tutto, cos’è un film dei
Guardiani senza Yondu? Anche se
il personaggio di Michael Rooker è morto nel Vol. 2, ritorna
brevemente nella forma di una visione che Kraglin
ha poco prima di capire come maneggiare correttamente la vecchia
freccia psichica di Yondu.
Alcuni membri familiari del cast
dei Guardiani
Come molti registi,
Gunn tende a riproporre nei suoi film gli attori
con cui ama lavorare, quindi se notate un volto (o una voce)
familiare in Guardiani della Galassia Vol. 3 e vi chiedete
dove l’avete già visto o sentito, la risposta è: in un altro film
di Gunn! Gregg Henry, che ha lavorato con Gunn in
Slither e negli altri film dei Guardiani, torna a
interpretare il nonno di Peter. Nathan Fillion (Slither,
Super), Jennifer Holland (The
Suicide Squad, Peacemaker) e Daniela
Melchior (The Suicide Squad) sono presenti in
ruoli di supporto e si possono vedere tutti durante la sequenza
ambientata nel quartier generale della Orgocorp.
Nel frattempo, Pete
Davison (The Suicide Squad), Judy
Greer (The Specials, scritto da Gunn) e
Linda Cardellini (Scooby-Doo e
Scooby-Doo: Monsters Unleashed) contribuiscono a dare voce
ai personaggi in computer grafica. È interessante notare che questo
conferisce a Greer e Cardellini, che hanno interpretato
rispettivamente l’ex moglie di Ant-Man e la moglie
di Occhio di Falco, il loro secondo ruolo nel
MCU, facendole entrare in un club
estremamente esclusivo.
Un omaggio a Kevin Bacon e uno
sguardo al futuro dei Guardiani
Bisogna aspettare fino
all’ultima scena dei titoli di coda per trovare l’Easter egg più
divertente del terzo volume. Mentre fa colazione, il nonno di
Peter legge un giornale con il titolo
“Rapimento alieno: Kevin Bacon racconta tutto!“, che è un
riferimento all’attore preferito di Peter che viene rapito da
Drax (Dave
Bautista) e Mantis (Pom
Klementieff) nello
Speciale natalizio dei Guardiani. (L’altra scena post-credits
fa riferimento a un potenziale futuro membro della squadra dei
Guardiani, che farà la gioia dei fan della Marvel Comics.
Dopo un breve salto temporale, la
scena introduce una nuova formazione dei Guardiani composta da
Rocket, Groot,
Kraglin, Cosmo, Adam
Warlock e una delle giovani ragazze aliene che la squadra
salva durante il film. Il nome della ragazza? Phyla… il che
significa che è quasi certamente Phyla-Vell, un
personaggio dei fumetti che ha debuttato nel 2004 e ha avuto
stretti legami sia con i Guardiani che con i gruppi di personaggi
di Captain Marvel. A volte si fa
chiamare anche Quasar.
Insegne eccentriche di
Ovunque
Le ultime due Easter Egg
di Guardiani
della Galassia Vol. 3 provengono dalla segnaletica di
Ovunque, che ora funge da base dei Guardiani. A un
certo punto, si vedono alcuni personaggi appendere un cartello in
una lingua aliena, ma che riproduce chiaramente il logo del film
Guardiani della Galassia.
Nel frattempo, c’è un’insegna al
neon appesa in un bar di Ovunque che è solo
l’immagine di una gamba dalla forma strana. I fan hanno pensato che
potesse essere un riferimento alla protesi della gamba che
Rocket ha chiesto a Quill di rubare nel primo
film!
James Gunn ha apportato diverse modifiche
importanti ai Guardiani della Galassia
rispetto ai fumetti. Nonostante l’impressionante grado di
accuratezza dei fumetti che il Marvel Cinematic Universe ha dimostrato nel
corso degli anni, i cambiamenti negli adattamenti live-action dei
supereroi sono inevitabili. A volte queste modifiche sono
temporanee, come il fluido organico della ragnatela di
Spider-Man nella trilogia di Sam Raimi; ma a volte questi cambiamenti sono
così ben accolti che finiscono per influenzare il materiale di
partenza.
È il caso dei Guardiani
della Galassia. Sebbene fossero una squadra di supereroi
ben nota ai fan della Marvel prima del MCU, è stato solo con
Guardiani della Galassia di James Gunn che sono diventati una proprietà di
primo piano. Diversi aspetti della squadra e di ogni singolo membro
sono sopravvissuti all’evoluzione del team, ma altre
caratteristiche fanno sì che gli attuali Guardiani
sembrino un gruppo completamente diverso da quello dei fumetti.
Le origini dei Guardiani della
Galassia sono diverse nei fumetti Marvel
I Guardiani della
Galassia del MCU sono un gruppo di criminali spaziali che
si sono uniti dopo essere stati mandati nel Kyln, una prigione
spaziale piena di creature pericolose proprio come loro. Con una
vendetta comune contro Ronan e Thanos, i membri del team sono rimasti uniti
dopo la loro prima battaglia e sono diventati molto amici.
Nel materiale di partenza, i primi
Guardiani della Galassia erano una squadra di eroi
del futuro che difendevano il sistema solare. Anni dopo, la squadra
è stata reintrodotta in un universo diverso: Peter
Quill, alias Star-Lord, ha reclutato gli attuali
Guardiani per proteggere la galassia dopo
l’invasione della Falange da parte dei Kree.
Il team dei Guardiani della
Galassia è cambiato molto
I Guardiani della
Galassia originali, che sono stati reintrodotti sulla
Terra-691, erano composti da Vance Astro, dal
pluviano Martinex, dal jupiteriano
Charlie-27, dall’arturiano
Starhawk, dal mercuriano Nikki e
dal centauriano Yondu. Oltre alle controparti
fumettistiche della squadra di Star-Lord nel
MCU, altri eroi che si sono uniti ai moderni
Guardiani della Galassia.
La figlia di Drax, Moondragon, Bug, Jack Flag,
Yellowjacket, Beta Ray Bill, l’agente Venom e persino Iron Man, La Cosa e Punitore posseduto dallo
Spirito della Vendetta. A un certo punto, la colonna portante degli
X-Men, Kitty Pryde, ha brevemente sostituito
Peter Quill come leader dei Guardiani
della Galassia.
Groot parlava normalmente prima dei
film del MCU
Il Groot di Vin Diesel è uno dei Guardiani della
Galassia che è cambiato di più rispetto al personaggio
originale della Marvel. Il Groot originale ha debuttato nel 1960 come
cattivo che viaggiava sulla Terra con l’obiettivo di rapire gli
esseri umani. Il “Mostro del Pianeta X” parlava normalmente e ha
lasciato il suo passato di cattivo alle spalle.
Dopo la storyline
Annihilation:
Conquest del 2007, tuttavia, il vocabolario di
Groot si è limitato a “Io sono Groot” e i film dei
Guardiani della Galassia hanno adottato questa
caratteristica per l’eroe dal cuore gentile.
Le origini di Drax e Mantis
Drax il Distruttore e Mantis sono altri membri dei Guardiani
della Galassia le cui origini sono cambiate drasticamente
nel passaggio dai fumetti ai film. Nei fumetti Marvel Comics, il Drax originale è un agente
immobiliare umano di nome Arthur Douglas, che
muore insieme alla moglie quando Thanos arriva sulla Terra.
Il padre di Thanos,
Mentor, crea un nuovo corpo per la coscienza di
Douglas e lascia in memoria solo la sua sete di
vendetta, creando il guerriero spaziale Drax Il
Distruttore. La versione originale di Mantis nei fumetti è un’artista marziale metà
vietnamita e metà tedesca, cresciuta da una setta Kree che la
venera come una Madonna Celeste, destinata a dare alla luce un
messia intergalattico.
Il ruolo dell’Alto Evoluzionario
nella storia delle origini di Rocket
The Incredible Hulk
#271 del 1982 stabilì che Rocket è un animale parlante proveniente da
Halfworld, un sistema stellare del Quadrante Keystone abitato da
automi senzienti che hanno conferito agli animali una maggiore
intelligenza. Nel MCU, è l’Alto
Evoluzionario di Chukwudi Iwuji a conferire a Rocket Raccoon e ai suoi amici animali le loro
abilità.
Il processo sembra essere molto più
doloroso dal punto di vista fisico e psicologico. L’Alto
Evoluzionario sperimenta con animali superintelligenti
nel materiale di partenza, tra cui Quicksilver e la madre adottiva di Scarlet Witch. Tuttavia, non ha alcun rapporto
diretto con Rocket Raccoon.
I Ravagers non esistevano nei
fumetti Marvel
I Ravagers del MCU sono un gruppo di pirati spaziali divisi
in decine di fazioni diverse, ma collegate tra loro da alcuni
codici d’onore. Una di queste fazioni è guidata da Starhawk
(interpretato da Sylvester Stallone) e un’altra da Yondu Udonta. I Ravagers sono
un’invenzione originale di James Gunn per il MCU, poiché non esistevano nei
fumetti Marvel Comics prima dei film di
Guardiani della Galassia.
Nel materiale di partenza, la
squadra di Starhawk è la versione originale dei
Guardiani, mentre i pirati spaziali più popolari che esplorano la
galassia sono gli Starjammers, guidati da
Christopher Summers alias Corsaro, padre di Ciclope.
Le origini di Star-Lord
Il padre assente di Star-Lord è una parte fondamentale del suo
personaggio sia nei fumetti che nel MCU,
ma l’identità di questa misteriosa figura è diversa. Nei fumetti,
il padre di Peter Quill è J’son, erede al trono di
Spartax, che si innamorò di Meredith Quill prima
di tornare a difendere il suo impero.
Lo stesso che poi mette una taglia
su Star-Lord con lo pseudonimo di “Mister Knife”.
Nel MCU, il padre di Star-Lord
è l’Ego Celeste, che ha messo incinta Meredith Quill solo per
diffondere i suoi geni nell’universo e ha invitato Star-Lord a
unirsi a lui.
La relazione tra Gamora e
Peter
La storia d’amore tra
Star-Lord e Gamora è centrale nei film di Guardiani della
Galassia, ma è anche un’aggiunta originale rispetto ai
fumetti. Nei fumetti Marvel Comics, Gamora era coinvolta
sentimentalmente con Nova e Adam Warlock, mentre Star-Lord aveva relazioni
sentimentali con Mantis e Kitty Pryde.
L’unico momento in cui
Star-Lord e Gamora hanno potuto sviluppare sentimenti
l’uno per l’altra nei fumetti è stato interrotto quando
Star-Lord è stato mandato in una realtà diversa,
questo li ha separati impedendogli di continuare la relazione.
Anche se per motivi diversi, sembra che la storia d’amore tra
Star-Lord e Gamora sia destinata
a fallire nella maggior parte degli universi.
I Guardiani della Galassia hanno
battuto Thanos
Thanos è stato uno dei cattivi più difficili
del MCU, ma è morto più volte nei fumetti. In una
di queste occasioni, Drax il Distruttore realizza
finalmente il suo obiettivo di sempre: uccidere il Titano
Pazzo durante la storyline MarvelAnnihilation, dove Thanos e Annihilus si alleano
per usare Galactus come bomba universale.
Dopo che la figlia di Drax, Moondragon, viene fatta prigioniera,
Drax strappa il cuore di Thanos a mani nude. Ma come di consueto
con il Titano Pazzo, Thanos alla fine risorge. In seguito, i
Guardiani tentano di usare Thanos come arma per distruggere il
Cancerverse, dove Drax e
Thanos si uccidono a vicenda, per poi tornare
in vita subito dopo.
Nebula ha commesso l’errore di
Star-Lord in Infinity War nei fumetti
Il famigerato errore di
Star-Lord in Avengers: Infinity War è stato un momento
cruciale nella Saga dell’Infinito del MCU, in quanto ha permesso a Thanos di portare avanti il suo piano di
cancellare metà della vita nell’universo.
Star-Lord non ha un ruolo nella storia del guanto
con le Gemme dell’Infinito della Marvel e nelle sue
conseguenze, posto che invece spetta a Nebula nei
fumetti.
Il personaggio lascia che la sua
rabbia prenda il sopravvento nel bel mezzo del conflitto, quando si
impadronisce del guanto, facendo sì che Thanos e
Adam Warlock uniscano le forze per fermarla.
Solo quando Nebula viene gravemente ferita durante questi
eventi, nei fumetti necessita di potenziamenti cibernetici.
Adam Warlock è una figura centrale
nella storia dei Guardiani della Galassia
L’Adam
Warlock di Will Poulter fa il suo debutto nella
Fase 5 di Guardiani della
Galassia, proprio quando i Guardiani originali del
MCU si stanno sciogliendo. Nei fumetti, Adam
Warlock è uno dei personaggi cosmici che sostengono la creazione
dei Guardiani a causa della minaccia incombente di un altro evento
come l’Onda dell’Annientamento.
Il suo rapporto già consolidato con
Gamora e Drax rende questi due
Guardiani dei candidati adeguati per la squadra di
Star-Lord. In seguito, Adam Warlock ha aiutato e
ricevuto aiuto dai Guardiani della Galassia in
diverse occasioni.
Yondu Udonta era in origine un
membro fondatore dei Guardiani
Prima dei film di Guardiani
della Galassia del MCU, Yondu Udonta era un membro fondatore della
squadra originale dei Guardiani. Yondu non conosceva
Star-Lord ed era più un eroe dal cuore puro che un
cinico pirata spaziale.
Dopo che Guardiani della
Galassia Vol. 1 e Vol. 2 di James Gunn hanno stabilito un agrodolce
rapporto padre-figlio adottivo tra i due, tuttavia, i fumetti Yondu
svolge anche un ruolo chiave nella storia delle origini del
supereroe Peter Quill.
L’infanzia di Star-Lord è diversa
nei fumetti Marvel
Oltre all’identità del padre di
Peter Quill, anche la storia delle origini di
Star-Lord è molto diversa nel materiale di partenza. Invece di
essere rapito dagli alieni mentre scappava dopo aver visto la madre
morire di cancro, la versione a fumetti di Peter
Quill è particolarmente interessata allo spazio molto
prima di lasciare la Terra.
E invece della musica, la più grande passione di
Peter è il viaggio nello spazio. Dopo aver
assistito all’omicidio della madre da parte di due alieni, si
unisce alla NASA e ruba un’astronave che usa per lasciare
definitivamente la Terra.
Cosmo ha fatto di Knowhere la base
dei Guardiani nei fumetti
Come Adam Warlock, Cosmo il cane spaziale è uno stretto alleato
dei Guardiani della Galassia che solo ora sta
ricevendo un ruolo importante nella Fase 5 del MCU. Nel materiale di partenza,
Cosmo (che nei fumetti è un labrador maschio) è il
capo della sicurezza di Knowhere.
Con il supporto di
Nova, Cosmo permette ai Guardiani
di stabilire la loro base a Knowhere e li aiuta
anche a trovare un nome per questa squadra.
I Guardiani della Galassia hanno un
rapporto diverso con Ronan e i Nova Corps
I Guardiani della
Galassia del MCU devono le loro origini ai Nova Corps, che li catturarono e li spedirono
insieme nel Kyln a causa della loro fedina penale, ma dopo aver
sconfitto Ronan l’Accusatore e aver difeso Xandar,
i Nova Corps perdonarono i Guardiani.
Nei fumetti, i Nova
Corps non esitano ad aiutare i Guardiani della
Galassia fin dall’inizio e, anche se sono spesso in
contrasto, non considerano mai i Guardiani dei criminali degni di
essere catturati. Ronan, invece, è stato più volte un cattivo nei
fumetti, ma si è redento ed è persino diventato un membro dei
Guardiani della Galassia per un breve periodo.
Mentre l’ultimo film Marvel di James
Gunn è arrivato al cinema, il regista sceneggiatore e
produttore si affretta a chiarire una volta per tutte che non
esiste rivalità tra Marvel e DC. Gunn ha messo piede in
entrambi gli studi da un po’ di tempo. La sua corsa alla Marvel è durata 11 anni e tre film
Guardiani della Galassia, mentre ha fatto il suo
debutto in DC con The Suicide Squad del 2021 ed è ora
co-responsabile dei DC Studios, con Peter Safran,
dove sta scrivendo e dirigendo Superman: Legacy.
“Non è strano. Non è affatto
strano, non per me”, ha sottolineato Gunn a Yahoo
Entertainment quando gli è stato chiesto com’è stato destreggiarsi
tra
Guardiani della Galassia Vol. 3 e i suoi nuovi doveri
ai DC Studios. “Capisco come appare, sono solo molto occupato
perché sto facendo due lavori contemporaneamente. Ma non è
strano.”
“Le persone hanno questa strana
convinzione che Marvel e DC si odino a vicenda o
che in qualche modo siano agli antipodi”, ha continuato Gunn,
“Ma non è la verità. Voglio dire, il nostro lavoro è lo stesso.
Vogliamo portare la gente nei cinema a vedere i film. Questo è ciò
che conta. E penso che lavoriamo insieme per farlo. E più buoni
sono i film Marvel, meglio è per i film DC. Più
buoni sono i film DC, meglio è per i film Marvel”.
Gunn ha detto che non è che Marvel e DC si oppongono come
fossero delle squadra sportive rivali, come i New York Yankees e i
Boston Red Sox. “Non c’è un solo vincitore”, ha detto
Gunn. “Possono esserci due vincitori perché è importante chi va
a vedere i tuoi film e chi li apprezza”.
“Non solo amo Kevin [Feige], è
stata la prima persona a cui l’ho detto dopo aver concluso
l’accordo con la DC (John Cena è stato il secondo)”, ha
scritto Gunn. “Contrariamente alla credenza popolare, un
dollaro in meno per la Marvel non è un dollaro in più per
la DC. DC e Marvel hanno l’obiettivo comune di
mantenere l’esperienza teatrale vibrante e viva!”
Brad Pitt entrerà nell’abitacolo di una vera
macchina da corsa per il suo prossimo film sulla Formula
1, secondo il regista Joseph Kosinski e
il produttore Jerry Bruckheimer. Durante un panel
sul film, ancora senza titolo, al F1 Accelerate Summit di Miami,
Kosinski e Bruckheimer hanno condiviso i dettagli di produzione del
film degli Apple Studios, che ha come protagonista Pitt e annovera
tra i suoi produttori il sette volte campione di Formula 1
Lewis Hamilton.
Secondo il moderatore del panel
Will Buxton, Kosinksi e Bruckheimer stanno
“creando un’undicesima squadra che filmerà in pista e
all’evento da Silverstone fino alla fine dell’anno”.
Silverstone è la pista dove si svolge il Gran Premio di Gran
Bretagna. Quest’anno l’evento si terrà il 9 luglio.
Buxton ha affermato che il team del
film ha creato “la più piccola telecamera 6k mobile mai
progettata per portare lo spettatore nell’abitacolo”, dove le
star del film guideranno effettivamente le auto da corsa.
“Giusto. Brad Pitt alla guida di un’auto di F1 da Silverstone
in poi”, ha aggiunto Buxton. Anche ESPN F1 ha confermato la
notizia in un tweet. Tuttavia, Variety chiarisce che Pitt non
gareggerà contro altri piloti in pista e che l’auto da corsa che
guida sarà molto probabilmente una versione modificata di un’auto
junior di F2 o F3.
Durante una sessione di domande e
risposte con gli investitori ad aprile (tramite Sports
Illustrated), il CEO di F1 Stefano
Domenicali ha affermato che il film sarà “abbastanza
invasivo in termini di produzione. È qualcosa che dobbiamo
controllare, in un certo senso, ma sarà un altro modo per
dimostrare che la Formula 1 non si ferma mai”. Buxton ha anche
condiviso che l’auto da corsa utilizzata nel film è stata
progettata da Mercedes, e Hamilton “sta consigliando trama e
sceneggiatura per garantire che sia il film di corse più accurato
mai realizzato”.
Secondo la trama ufficiale del film,
Brad Pitt interpreta “un pilota che
esce dalla pensione per competere al fianco di un pilota alle prime
armi contro i titani di questo sport”.Damson
Idris è co-protagonista e il co-sceneggiatore di
Top Gun: Maverick Ehren Kruger sta scrivendo la
sceneggiatura. I produttori includono Hamilton, Kosinski,
Bruckheimer e Chad Oman di Jerry Bruckheimer Films
e la
Plan B Entertainment di Brad Pitt. Il CEO di Copper,
Penni Thow, è il produttore esecutivo.
Mark Hamill era presente alla cerimonia della
Hollywood Walk of Fame di Carrie
Fisher e ha portato con sé la nota che ha scritto sei anni
fa all’indomani della sua tragica morte. Fisher aveva solo 60 anni
quando è
morta alla fine di dicembre 2016. Le carriere di Hamill e
Fisher sono intrecciate per sempre grazie ai loro ruoli iconici
come Luke Skywalker e Principessa Leia nel franchise di
Star
Wars.
Durante il suo discorso sulla
Walk of Fame, Hamill ha osservato che era
“davvero difficile trovare parole per rendere giustizia a
Carrie”. Inizialmente “ha tirato fuori un taccuino per
annotare alcuni dei miei pensieri”, ma poi ha trovato una nota
che ha scritto su Fisher poco dopo la sua morte. “Ho pensato
che fosse rilevante oggi come lo era quando l’ho scritto”, ha
detto Hamill riguardo alla nota.
“Carrie era unica nel suo
genere. Apparteneva a tutti noi, che ci piacesse o no”, si
legge nella nota di Hamill. “Era la nostra principessa,
dannazione! E l’attrice che l’ha interpretata si è sfumata in una
donna meravigliosa, senza paura indipendente, ferocemente
divertente, che ha preso il comando, che ci ha tolto il fiato.
Determinata e dura, ma con una vulnerabilità che ti faceva tifare
per lei e desiderare che avesse successo e fosse felice. Ha svolto
un ruolo così cruciale nella mia vita professionale e personale.
Entrambe sarebbero stati molto più vuoti senza di lei. Era una
difficile? Complicata da gestire? Senza dubbio”, continua la
nota. “Ma ogni cosa sarebbe stata così scialba e meno
interessante se non fosse stata l’amica che era. Non smetterò mai
di sentire la sua mancanza, ma sono così grato che l’abbiamo avuta
per tutto il tempo che abbiamo avuto. Sono grato per le risate, la
saggezza, la gentilezza e persino per la merda autoindulgente con
cui la mia amata gemella spaziale mi ha fatto impazzire nel corso
degli anni. Quindi grazie, Carrie. Ti voglio bene.”
In un’intervista con Variety prima
della cerimonia della Walk of Fame, Hamill ha
ricordato com’è stato incontrare Carrie Fisher per la prima volta. Aveva 24
anni all’epoca, mentre lei ne aveva solo 19. “Ero completamente
impreparato per la persona che ho incontrato, che era semplicemente
travolgente, nel senso che sembrava molto più saggia dei suoi
anni”, ha detto Hamill. “Molto divertente, molto
spontanea, molto spiritosa.”
La cerimonia sulla Hollywood Walk of
Fame si è svolta il 4 maggio, lo Star Wars Day.