L’altro
ieri è arrivata la notizia che Jon Bernthal farà il suo debutto
nell’MCU come The Punisher in
Daredevil:
Born Again. L’attore ha precedentemente
interpretato Frank Castle nelle serie Marvel/NetflixDaredevil e The
Punisher, e anche se non sappiamo quale ruolo
interpreterà in questa storia, i fan possono stare tranquilli sul
fatto che Bernthal avrà un brillante futuro lavorando al fianco dei
Marvel Studios.
Il programma televisivo di 18
episodi di Daredevil:
Born Again – che abbiamo sentito potrebbe essere
suddiviso in tre mini-stagioni da 6 episodi – metterà Matt Murdock
contro The Kingpin, ma prima di allora li vedremo come anticipati
in un’altra serie tv, ECHO. Le foto dal set di Echo hanno
confermato che Vincent D’Onofrio tornerà nei panni di Wilson
Fisk nello spin-off di Hawkeye, ma fino
ad ora si è parlato solo del potenziale coinvolgimento anche
di
Charlie Cox. Tuttavia, approfondendo la notizia
lanciata dal The Hollywood Reporter
sul ritorno di Bernthal scopriamo che “sia Cox che
D’Onofrio sono figure chiave nell’imminente serie Echo, una show
che si dice prepari il terreno per Daredevil:
Born Again“.
Questo dettaglio è in linea con
quanto molti scooper hanno affermato negli ultimi mesi, e i fan dei
fumetti saranno probabilmente in grado di mettere insieme tutti gli
elementi per supporre come andrà a finire.
Concepire Daredevil ed Echo come
alleati potrebbe essere la chiave per Daredevil:
Born Again e una teoria popolare è che The
Kingpin sia in qualche modo in grado di liberarsi della sua
immagine malvagia e candidarsi a sindaco di New York
City. Se ciò accadesse davvero, allora potrebbe
gettare le basi anche per
Spider-Man 4. Le riprese di Daredevil: Born Again iniziano
questo mese a New York prima della premiere prevista per il 2024 su
Disney+.
Daredevil:
Born Again è descritto come un revival di 18 episodi
della serie Netflix originale, andata in onda per tre stagioni.
Vedrà il ritorno delle star principali Charlie Coxe
Vincent D’Onofrio mentre riprendono i rispettivi ruoli
di Matt Murdock/Daredevil e Wilson Fisk/Kingpin.
E’ molto probabile che non vedremo nulla di Daredevil:
Born Again fino al Comic-Con del prossimo anno,
anche se abbiamo la sensazione vedremo molte foto dal set di New
York che ci permetterò di avere piccole anteprime della serie! Cox
è chiaramente impegnato a interpretare un nuovo
Daredevil per l’MCU e, se si devono
credere alle voci recenti, potrebbe andare direttamente da
Born
Again a Spider-Man
4.Daredevil:
Born Again debutterà su Disney+ nel 2024.
Gli spettatori si stanno preparando
per una nuova avventura con il debutto di Indiana Jones e il
Quadrante del destino, il quale sarà
probabilmente l’ultimo film dedicato all’Indiana Jones Harrison Ford.
Riguardo al film è ora arrivato un nuovo aggiornamento, con la
MPAA che ha rivelato che il film è stato
ufficialmente classificato come PG-13. Secondo la
loro classificazione, questa valutazione di Il Quadrante del
Destino è dovuta a “sequenze di violenza e azione,
linguaggio e fumo“. Anche se questa valutazione potrebbe non
sorprendere nell’attualità dei blockbuster, è interessante per il
franchise di Indiana Jones, in quanto il contenuto
violento di Indiana Jones e il Tempio maledetto è stato
uno dei cardini che ha portato alla creazione del PG-13 nel
1984.
Anche Indiana Jones e l’ultima
crociata e Indiana Jones e il Regno del Teschio di
Cristallo erano stati classificati come PG-13, ovvero
contenenti alcuni elementi potrebbero essere inappropriati per i
bambini sotto i 13 anni. Si tratta naturalmente di un metro di
giudizio applicato negli Stati Uniti e ciò non significa
necessariamente che il film otterrà anche in Italia un qualche
divieto per precise fasce d’età. Viene però lasciato intendere che
anche questo nuovo film sarà caratterizzato da elementi non
necessariamente per tutti e che dunque non ci sono state
particolari influenze da parte della Disney per rendere il film
adatto a tutti.
Non resta ora che attendere il 28
giugno 2023, data in cui il film arriverà al cinema. In esso,
accanto a Ford, potremo ritrovare gli attori Phoebe
Waller-Bridge (Fleabag), Antonio
Banderas (Pain and Glory), John
Rhys-Davies (Raiders of the Lost Ark),
Shaunette Renee Wilson (Black Panther),
Thomas Kretschmann (Das Boot),
Toby Jones (Jurassic World: Fallen
Kingdom), Boyd Holbrook
(Logan), Oliver Richters (Black Widow), Ethann
Isidore (Mortel) e Mads
Mikkelsen (Animali Fantastici: I Segreti di
Silente).
Sulla base di ciò che già sappiamo
della nuova lista DCU – e James Gunn ha
confermato che “nemmeno la metà” del primo capitolo è
stata annunciata – vedremo un mix eterogeneo di metaumani, mostri e
personaggi basati sulla magia, e sembra che questo potrebbe essere
solo un anticipo dei tanti altri progetti in programma. A tal
proposito, a Gunn è stato chiesto se verranno introdotti “altri
personaggi di Vertigo oltre a Swamp
Thing” e il regista ha rivelato che, sì, c’è
davvero il potenziale per l’adattamento di alcune storie di quei
personaggi che ha dichiarato di amare profondamente.
I fumetti del marchio
Vertigo, pubblicati dal 1993 al 2019, sono
notoriamente indirizzati a un pubblico più adulto di quello che
legge le pubblicazioni di supereroi della DC Comics e sono già
stati adattati per film come Constantine, V per Vendetta o
Jonah Hex, ma anche per serie come Lucifer e
Preacher. Come sottolinea anche Gunn, Swamp Thing,
appartenente a questo marchio, è stato originariamente introdotto
nell’universo DC Comics principale già prima che fosse implementata
l’impronta Vertigo più matura (ovvero John
Constantine, Sandman, Animal
Man, ecc.), Ma ci sono molti altri eroi e cattivi che
potrebbero essere utilizzati in futuro per i film del DCU.
Morfeo sembra altamente improbabile
data l’attuale serie NetflixTheSandman,
ma che dire di Transmetropolitan, The
Invisibles o forse anche Fables? Ci sono
ovviamente numerose possibilità, ma anche se qualche progetto
basato sui fumetti Vertigo fosse nelle prime fasi di
pianificazione, probabilmente ci vorrà un po’ prima che se ne
sentirà parlare, a meno che Gunn non decida di rilasciare qualche
suggerimento in più sui social media. Qui di seguito, si può
trovare il post dove il regista ha espresso la propria opinione a
riguardo.
Nei fumetti,
Ultron è stato creato da Hank Pym
e d è finito per diventare uno dei più grandi cattivi
dell’Universo Marvel. Non importa quante
volte è stato sconfitto, il sinistro androide ha trovato un modo
per tornare e ha persino ottenuto la vittoria finale nella sequenza
temporale post-apocalittica “Age
of Ultron“. Ultron è stato persino
un cattivo cosmico per un certo periodo, abbinando il suo ingegno
alle storie dei Guardiani della Galassia.
Tenendo conto di tutto ciò, è difficile non pensare che i
Marvel Studios possano accantonare un
personaggio di questa levatura oggi arriva in rete un rumors al
quanto interessante. Ora con Vision
Quest e Armor
Wars all’orizzonte, le teorie dilagano da tempo
secondo cui Ultron potrebbe tornare in un futuro non troppo
lontano. Secondo le informazioni ottenute dai
moderatori su r/MarvelStudiosSpoilers,
James Spader è infatti pronto a riprendere il
ruolo di Ultron nel film Armor
Warsdei Marvel Studios.
I piani originali prevedevano
che Armor Wars fosse una serie TV Disney
+, ma recentemente le idee all’interno del comparto creativo sono
cambiate e il progetto è finito per diventare una grande storia per
il cinema. Il ritorno di Ultron potrebbe essere proprio una delle
ragioni per la quale la storia è diventata tanto grande da
trasferirsi dal piccolo al rande schermo.
Recentemente Ultron è stato
visto in azione negli gli eventi narrati dalla serieWhat
If…?poiché in quello show è
stato una minaccia per l’intero Multiverso. Dopo aver abitato con
successo quello che sarebbe diventato il corpo di The
Vision nell’MCU, ha acquisito le Gemme dell’Infinito e si è reso conto
dell’esistenza di The Watcher. Scatenando la
guerra nel Multiverso, ma alla fine fu fermato dal Capitano
Carter e dalla sua squadra. Solo il tempo ci dirà se
Spader tornerà davvero nei panni di Ultron, ma vale la pena seguire
ulteriori sviluppi per scoprire come si svilupperà questo progetto
che sulla carta sembra essere molto allettante!
Armor Wars, cosa sappiamo della
serie diventata film?
Durante la presentazione di
sabato di Walt Disney Studios –
Lucasfilm e Marvel
Studios al D23 Expo 2022, il
presidente dei Marvel Studios Kevin Feige è salito sul palco per condividere
una serie di nuovi annunci mentre l’MCU si tuffa ulteriormente nelle
fasi 4, 5 e 6, ovvero The
Saga Multiverso.È stato rivelato
un nuovo logo per Armor
Wars, un’imminente serie Disney+ che pone la domanda:
cosa succede se la tecnologia di Tony
Stark cade nelle mani sbagliate?
La Star Don Cheadle, che riprende il ruolo di lunga
data del colonnello James “Rhodey” Rhodes –
alias War
Machine–
è salito sul palco per parlare della serie. I fan di Rhodey
vedranno il personaggio sotto una luce completamente nuova e,
considerando il titolo della serie, il pubblico può aspettarsi
abiti completamente nuovi per l’eroe, con diversi tipi di
armatura.
Il film DC Shazam! Furia
degli Dei arriverà nelle sale a partire dal
17 marzo, e mentre c’è molta incertezza sul futuro
del personaggio del titolo nel nuovo DCU, le prime reazioni dedicate al film emerse
sui social media hanno decisamente aumentato l’entusiasmo. Questo
sequel è infatti stato descritto come un film più ambizioso del suo
predecessore e che, se non altro, continua ad essere molto
divertente. In molti, però, si sono anche chiesti se il film avrà
delle scene post-credits e, nel caso, quante ce ne saranno.
Stando a quanto riportato da chi ha
assistito alla prima proiezione a Londra, ci sarebbero in totlae
due scene post-credits. Non è stato rivelato ciò
che queste mostrano, ma è lecito aspettarsi che possano anticipare
il futuro di Shazam nel futuro del DC
Universe. Infatti, benché James
Gunn abbia elogiato il film, non è stata ancora presa
alcuna decisione sul ruolo del personaggio in quello che sarà un
vero e proprio riavvio dell’universo cinematografico della DC. Con
Henry Cavill, Dwayne Johnson e
forse anche Gal Gadot apparentemente estromessi da
questo, in molti sperano che la stessa sorte non tocchi ancha a
Zachary Levi, interprete di Shazam.
In attesa di avere conferme a
riguardo, ricordiamo che Shazam! Furia degli Dei
porterà avanti la storia dell’adolescente Billy Batson che, dopo
aver recitato la parola magica “SHAZAM!“, si
trasforma nel suo alter ego da supereroe adulto, Shazam. Il cast
del sequel, oltre Zachary Levi
nei panni di Shazam, include Asher Angel nei panni
di Billy Batson, Jack Dylan Grazer nei panni di
Freddy Freeman, Adam Brody nei
panni del supereroe Freddy, Ross Butler nei panni
del supereroe Eugene, Meagan Good nei panni del
supereroe Darla, DJ Cotrona nei panni del
supereroe Pedro, Grace Caroline Currey nel ruolo
di Mary Bromfield/la supereroina Mary. Djimon Hounsou
ritorna nei panni del Mago, mentre Rachel Zegler,
Lucy Liu e Helen Mirren si
sono unite al film come villain.
Si intitolerà “The Good, The
Bad and The Lucky“, il sesto episodio di The
Flash 9, l’attesa nona stagione della serie tv
The CW attualmente in onda. Oggi il network ha
diffuso il promo dell’episodio. L’episodio cinque andato in onda
ieri negli USA, non ha soltanto concluso la storia
di Batwoman, ma ha messo le base di
quella che potrebbe essere la conclusione della serie di The
Flash, poiché Barry (Grant
Gustin) e il team hanno appreso che Iris (Candice
Patton) è in dolce attesa, il che significa che è
tempo per la coppia West-Allen per iniziare a pianificare l’arrivo
della piccola Nora.
Prima di quella grande rivelazione,
Scarlet Speedster ha dovuto affrontare Red Death (Javicia Leslie) e
Grodd, che alla fine è riuscito a sconfiggere con l’aiuto del
ritorno del vero Ryan Wilder (Javicia Leslie). Con entrambi i
cattivi fuori di gioco, era ormai tempo per festeggiare la
vittoria. La prossima settimana, mentre Barry e Iris iniziano a
pianificare il futuro, il resto del team si concentrerà su una
migliore comprensione delle capacità di Khione (Danielle
Panabaker). Nel frattempo, Cecile (Danielle Nicolet)
lavora con Allegra (Kayla Compton) su un nuovo caso molto
insolito.
La trama dell’episodio 6 di The
Flash 9
“Il buono, il cattivo e il
fortunato” – Nel sesto episodio mentre Barry (Grant Gustin) e Iris
(Candice Patton) si preparano per la loro nuova vita, la fortuna
cambia per quelli di Central City. Cecile (Danielle Nicolet)
affronta un caso con l’aiuto di Allegra (Kayla Compton), mentre le
loro vite e quelle degli abitanti della città vengono alterate da
una serie di sfortunati eventi. Nel frattempo, Chester (Brandon
McKnight) e il team lavorano con Khione (Danielle Panabaker) per
scoprire le sue capacità. Chad Lowe ha diretto l’episodio scritto
da Thomas Pound e Jess Carson (#906).
Dopo circa un anno dal primo rumors
diffuso online che preannunciata una potenziale serie animata
basata Evil Dead (La casa), oggi finalmente
abbiamo una conferma di tutto rispetto. Infatti il protagonista del
film cult originale Bruce Campbell ha confermato che Sam Raimi sta
ancora sviluppando attivamente uno show televisivo animato
di Evil Dead.
Mentre Evil
Dead Rise di Lee Cronin darà una nuova
svolta al franchise nei cinema entro la fine dell’anno, i
precedenti progetti per piccoli schermi si sono in gran parte
incentrati su Ashley J. Williams di Bruce Campbell e sulla sua battaglia
contro i demoniaci Deadites. Oltre a recitare nei primi tre
film di Evil Dead, l’attore ha
ripreso il ruolo nelle tre stagioni nella serie di successoAsh vs Evil Deadsu
Starz. Non sappiamo esattamente
dove si inserirebbe questo spin-off nell’autonomia della storia
generale, ma sembra che stia prendendo forma.
“Tutto quello che
posso dire è che lo stiamo perseguendo
attivamente”, dice Campbell
a Bloody
Disgusting. “Sam è un
ragazzo impegnato. Aveva un film di grande successo, quindi ha
molto da fare, ma lui e suo fratello stanno attivamente dando forma
al mondo. Una cosa è avere un animatore e dire: ‘Ehi, animalo!
‘ Devi sapere cosa animerai”.“Non vedo l’ora, perché la mia voce non è invecchiata
tanto quanto me.”
Visto che Ash vs Evil
Deadsi è concluso con un
grande cliffhanger, molti fan sono ottimisti che questa serie
animata servirà come una sorta di seguito. Tuttavia, questo
approccio potrebbe rivelarsi infondato e potrebbe alienare alcuni
fan dell’horror che cercano di seguire il franchise in un genere
completamente diverso. Siamo certamente
ottimisti su come andranno le cose da qui in avanti, comunque,
anche se sembra giusto supporre che questa serie diEvil Deadsia ancora lontana
qualche anno dal raggiungere i nostri
schermi. Con Evil
Dead Riseche dovrebbe essere una versione
molto più oscura del franchise rispetto ai recenti sforzi, c’è
sicuramente spazio per un eccentrico prodotto animato sull’IP
che si concentra su Ash, quindi vi terremo aggiornati con ulteriori
sviluppi!
Una nuova immagine promozionale per
l’imminente remake live-action de La
Sirenetta della Disney è stata diffusa
online, dandoci uno sguardo alla star Halle Bailey che
assume una posa che dovrebbe essere molto familiare ai fan del
classico animato originale. Questa non sembra essere una ripresa
del film stesso, ed è più probabile che sia un’opera d’arte
promozionale che verrà utilizzata su confezioni/espositori per i
vari prodotti tie-in che presto vedremo sugli scaffali di tutto il
mondo.
Detto questo, saremmo molto sorpresi se non vedessimo
Ariel ricreare questa immagine iconica su un poster
cinematografico ufficiale che potrebbe debuttare in concomitanza
con l’uscita al cinema! Dai un’occhiata all’art al link sottostante
e assicurati di tornare durante gli Oscar questa domenica per
vedere il primo trailer completo.
— Disney Princess Facts (@DPrincess_Facts)
March 7, 2023
Tutto quello che sappiamo su
La Sirenetta
Non sappiamo ancora molto di questa
interpretazione della storia de La
Sirenetta, ma in base a ciò che abbiamo visto
finora, il regista Rob Marshall non si prenderà
troppe libertà dal classico animato su cui si basa la storia
originale. Halle Bailey recita al fianco di Jonah-Hauer
King nei panni del principe Eric, Melissa McCarthy nei panni di Ursula, Javier Bardem nei panni di Re Tritone,
Jacob Tremblay nei panni di Flounder,
Daveed Diggs nei panni di Sebastian e
Awkwafina nei panni di Scuttle.
La
Sirenetta conterrà la musica del classico animato
e quattro nuove canzoni. Lin-Manuel Miranda, che in precedenza ha
lavorato con Marshall in Il
ritorno diMary
Poppins, comporrà anche la musica originale per
Mermaid insieme ad Alan Menken. La
Sirenetta è l’amata storia di Ariel, una giovane
sirena bella e vivace con una sete di avventura. La più giovane
delle figlie di re Tritone e la più ribelle, Ariel desidera saperne
di più sul mondo al di là del mare e, mentre visita la superficie,
si innamora dell’affascinante principe Eric. Mentre alle
sirene è vietato interagire con gli umani, Ariel deve seguire il
suo cuore. Fa un patto con la malvagia strega del mare,
Ursula, che le dà la possibilità di sperimentare la vita sulla
terraferma, ma alla fine mette a repentaglio la sua vita e la
corona di suo padre. Il film arriverà nelle sale il 26 maggio
2023.
La star di L’uomo d’acciaio e
interprete del Generale Zod Michael Shannon
ha rivelato la sua iniziale confusione nel riprendere il ruolo per
il prossimo film del DC
UniverseThe
Flash. “Ero un po’ confuso, – ha ammesso l’attore
– “Se la memoria non mi inganna, penso di essere morto in
L’uomo d’acciaio. Sono sicuri di aver preso
la persona giusta? Ma poi mi hanno spiegato l’intero fenomeno del
multiverso, che… beh, ero un po’ indietro ai tempi rispetto a tutto
questo. Io non posso dire di essere un grande consumatore di questo
genere di film, non che abbia qualcosa contro di loro. Se guarderò
un film, le probabilità sono che non sarà uno di quelli, ma
sicuramente amo farli”.
Prima dell’intervista a Shannon, una
sinossi di The Flash sembrava confermare che il film
tornerà proprio alla storia raccontata in L’uomo
d’acciaio. Secondo detta sinossi, il protagonista Barry Allen
arriverà in un 2013 alternativo, cercando Bruce Wayne/Batman per
ottenere il suo aiuto. Tuttavia, quello che l’uomo più veloce trova
è solo un Batman più vecchio e ormai ritiratosi da tempo dal
servizio come protettore di Gotham City. Ma Bruce dovrà scegliere
se tornare ad essere o meno il Cavaliere Oscuro per affrontare una
minaccia globale in arrivo.
Se tale sinossi dovesse essere
confermata, bisognerà dunque scoprire in che modo Zod entrerà a far
parte di tutto ciò, ma le parole di Shannon sembrano lasciar
intendere che quello che si vedrà nel film The Flash non
sarà propriamente lo stesso villain visto nel film del 2013 diretto
da Zack Snyder. Ricordiamo che The Flash arriverà al cinema il
23 giugno 2023. Il film sarà diretto da
Andy Muschietti, regista di IT e IT – Capitolo Due.Ezra
Miller tornerà a vestire i panni del Velocista
Scarlatto dopo essere apparso in un cameo in Batman v Superman: Dawn of
Justice e in Justice League.
Dopo che l’embargo è stato tolto la
prima ondata di recensioni di ScreamVI ha
fatto il suo debutto online sull’aggregatore Rotten Tomatoes.
Ebbene e sorprendentemente Scream VI per punteggio ha totalizzato
ben 80% di gradimento avvicinandosi “sorprendentemente” al film
originale che ha dato vita alla saga! 80% è infatti il punteggio
definitivo raggiunto da Scream del 1996, sebbene
Scream 2 del 1992 sia ancora il capitolo con il
punteggio più alto con il suo 82%. Dello stesso avviso sembra
essere il nostro capo redattore Gianmaria Cataldo che
ha recensito per noi il film “Scream VI si
dimostra dunque un film ricco di buona tensione, umorismo e che
anche se non può rinunciare ai
classici jumpscare trova per lo meno il modo di
renderli più gradevoli e meno forzati.”
Il film inizierà a uscire nelle sale
oggi, quindi presto avrete l’opportunità di scoprire voi stessi che
tipo di film è. Esaminando altre recensioni, la maggior parte dei
critici sembra però concordare sul fatto che i fan di lunga data
troveranno comunque diversi elementi da amare.
In ScreamVIrecitano
Melissa Barrera (“Sam Carpenter”), Jasmin
Savoy Brown (“Mindy Meeks-Martin”), Mason
Gooding (“Chad Meeks-Martin”), Jenna Ortega (“Tara Carpenter”), Hayden Panettiere (“Kirby Reed”) e
Courteney Cox (“Gale Weathers”) tornano a
ricoprire i loro ruoli nel franchise insieme a Jack Champion, Henry
Czerny, Liana Liberato, Dermot Mulroney, Devyn Nekoda, Tony
Revolori, Josh Segarra e Samara Weaving.
Scream VI
vedrà poi il ritorno dei registi del film del 2022
Scream, con Matt Bettinelli-Olpin e Tyler
Gillett, che riprendono in mano il franchise dopo il
successo del quinto film. Dopo gli ultimi omicidi perpetrati da
Ghostface nel film dello scorso anno, questo sesto
capitolo si concentra sui quattro sopravvissuti, che si lasciano
alle spalle Woodsboro per iniziare una nuova vita a New York,
venendo però raggiunti anche qui da un pericoloso nuovo
Ghostface.
Non ci pensa due volte lo
sceneggiatore Jeff Loveness e afferma che secondo
lui gli X-Men non saranno presenti in Avengers: The Kang
Dynasty, il quinto film dedicato agli Avengers previsto
per il 2025, di cui proprio Loveness è incaricato di scrivere la
sceneggiatura. Dopo la sua prima incursione nell’universo
cinematografico Marvel con Ant-Man & the Wasp:
Quantumania, Loveness sta infatti continuando il suo
lavoro nel franchise scrivendo il prossimo grande filmevento di
questa Multiverse
Saga, in cui gli eroi più potenti della Terra si
troveranno a dover affrontare Kang il
Conquistatore.
Nonostante l’inevitabile arrivo
degli X-Men nel MCU, già anticipato in più
occasioni da Kevin Feige, sembra proprio che
i mutanti non faranno parte di Avengers: The Kang
Dynasty.“No, penso che tutta quella roba sia piuttosto
lontana. – ha affermato Loveness – Voglio dire, so che
stanno realizzando i Fantastici Quattro, ma è una cosa a parte.
Quindi, no, voglio dire, sono il più grande fan degli X-Men del
mondo ma… No, no, no. Gli Avengers sono nei guai. Hanno molto da
fare con Kang. Hanno più che abbastanza da gestire”. Non
sembra dunque esserci possibilità che il celebre gruppo di Mutanti
sia presente nel film, contrariamente a quanto si ipotizzava fino a
poco fa.
In precedenza, Loveness aveva già
espresso dubbi sul fatto che Avengers: The Kang Dynasty
possa contenere i Fantastici Quattro e
Blade, nonostante il fatto che i personaggi
siano confermati per debuttare nell’MCU prima del film. A differenza
dei suoi commenti precedenti su tali personaggi, egli sembra però
ora abbastanza sicuro riguardo i mutanti, che a quanto pare non si
presenteranno nel prossimo grande combattimento dei Vendicatori in
quanto li si starebbe preservando per un ingresso futuro,
probabilmente con un maggior impatto su tutto il Marvel Cinematic Universe.
Il TFF annuncia due
contenuti della sua prossima edizione, che si svolgerà a Torino dal
24 novembre al 2 dicembre 2023. In collaborazione con il Centro
Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale sarà proposta
una retrospettiva dedicata a Sergio Citti, di cui
quest’anno ricorre il novantesimo anno dalla nascita. Consulente,
collaboratore e amico di Pier Paolo Pasolini, Sergio Citti ha
proposto un cinema fortemente connotato nella compresenza tra
popolarità e ricerca, un cinema in cui l’impegno non è mai
disgiunto dalla semplicità e leggerezza del racconto.
La retrospettiva è
curata da Stefano Boni, Grazia Paganelli, Matteo Pollone e Caterina
Taricano e sarà accompagnata da un convegno e da un volume edito
dal Centro Sperimentale di Cinematografia – Cineteca Nazionale, nel
quale saranno raccolti contributi di David Grieco (nello staff del
TFF), Giancarlo Scarchilli, Carlo Verdone, Claudio Amendola, Silvio
Orlando, Fiorello, Malcom McDowell, Maurizio Ponzi, Harvey Keitel,
Jodie Foster, Giancarlo Giannini e dei tanti altri autori e attori
che hanno lavorato con Citti.
Dopo il successo
dell’anno scorso, il TFF ripropone la rassegna Mezzogiorno di
fuoco dedicata al western americano con un omaggio a
John Wayne, il più grande attore western di tutti i
tempi, nel 60° anniversario dell’uscita del suo film Donovan’s
Reef (I tre della croce del sud), il film che meglio di tutti
riassume il perfetto sodalizio tra Wayne e John Ford, il suo
regista di riferimento.
D’altronde, come
affermava Jean-Luc Godard, “come posso odiare John Wayne,
perché simpatizza per Goldwater, e poi amarlo teneramente, quando
prende improvvisamente tra le braccia Nathalie Wood, negli ultimi
minuti di Sentieri Selvaggi?” MissingI film saranno,
come di consuetudine, presentati ogni giorno alle ore 12 e
introdotti da esperti e appassionati del genere.
Sorprendenti design del personaggio
di Neytiri, protagonista di Avatar e Avatar: La via
dell’acqua sono rivelati tramite alcune concept art
originali dall’artista Joseph C. Pepe sul proprio
profilo Instagram, ed offrono uno sguardo alle prime fasi del
processo di progettazione del personaggio interpretato da Zoe Saldana.
Nel post, Pepe spiega che il design di Neytiri ha impiegato circa
un mese e mezzo per essere completamente definito e che ha
richiesto ben 113 diverse iterazioni del look del personaggio in
stretta collaborazione con James
Cameron.
Alcuni di questi primi concept di
Neytiri sono in linea con altri concept art di Avatar
rilasciati di recente su Jake e un anziano Na’vi, entrambi
caratterizzati da un colore della pelle blu più scuro, diversi
modelli di pelle e altre sottili differenze nel viso e nei capelli.
Ma ancora, come racconta Pepe, ad essere cambiati sono stati anche
la dimensioni degli occhi, il design delle strisce che
caratterizzano la pelle del personaggio, il design della
bioluminescenza, il colore delle labbra, il posizionamento delle
orecchie, la lunghezza del collo e le dimensioni della testa.
Grazie a quanto mostrato dunque
tramite questo post su Instagram, i fan possono ora avere un’idea
di come era inizialmente stata pensata Neytiri e del lavoro poi
svolto per arrivare alla versione finale vista nel film. Come
sappiamo, Neytiri è stato il personaggio di spicco del film
originale, e ha anche una serie di scene cruciali in Avatar: La
via dell’acqua. Nel tempo è dunque diventato un personaggio
particolarmente amato, anche per la cura con cui è stato
realizzato. Qui di seguito si può trovare il posto di Joseph C.
Pepe con i concept art su Neytiri.
Ecco la nostra intervista a
Giacomo Abbruzzese, il regista di Disco
Boy, film
che arriva al cinema in Italia il 9 marzo distribuito
da Lucky Red.
Disco
Boy,opera prima di Giacomo
Abbruzzese premiata con l’Orso d’Argento al 73° Festival
Internazionale del Cinema di Berlino per il Miglior Contributo
Artistico (Silver Bear for an Outstanding Artistic Contribution), è
stato designato Film della Critica dal Sindacato Nazionale
Critici Cinematografici Italiani – SNCCI con la seguente
motivazione:
“Affidandosi a
una struttura narrativa metaforica e a un impianto visivo
stilizzato, il regista racconta una storia di sradicamento e
simbiosi, in cui la flagranza dei temi della contemporaneità
storica si intreccia alla statura morale dei personaggi.
Grazie a una sapiente struttura visiva, che definisce in
chiave astratta luoghi e figure, il film restituisce un prolifico
intreccio di elementi fisici, reali, pulsionali e
spirituali.”
La categoria dei nominati alla
Miglior Regia agli Oscar 2023 contiene un coacervo di visioni
uniche, che vanno dall’intimità del racconto personale al vero e
proprio surrealismo. Non solo: vi è anche un’apertura alla commedia
come genere rivendicato dalla satira sociale, dall’umorismo nero e
dalla parodia. Sono le storie confezionate da questi candidati a
farle brillare, tanto che tutti concorrono anche nella categoria
della migliore sceneggiatura originale.
Da un lato, il duo The
Daniels e lo svedese Ruben Östlund osano trasgredire visivamente
con sequenze deliranti, rendendo veramente d’impatto il loro
debutto agli Oscar. Dall’altro, Martin McDonagh e
Todd Field presentano una narrazione molto più
lineare, ma che cerca di affascinare con la sua fotografia e non
per questo meno mordace. In mezzo a tutte queste proposte, Steven Spielberg non solo ci ricorda perché è
un’istituzione vivente del cinema, ma lo dimostra proprio
raccontandoci la storia delle sue origini. Analizziamo insieme
tutti i candidati alla Miglior Regia agli Oscar 2023 che,
ricordiamo, verranno trasmessi su Sky e NOW dalle 23:15 italiane di
domenica 12 marzo.
Daniel Kwan e Daniel Scheinert,
Everything Everywhere All At Once
Il duo di registi
americano conosciuti come i The Daniels è nato con
la regia di video musicali, quali “Rize of the Fenix” dei Tenacious
D e “Turn Down for What”
di DJ Snake e Lil Jon, quest’ultimo un successo senza tempo su
Internet. Già a quel punto il loro stile caratteristico, che
mischia surrealismo, umorismo assurdo e montaggi esplosivi, saltava
all’occhio. Sebbene abbiano diretto alcuni progetti
individualmente, i Daniels lavorano come un’unica
mente e potremmo definire la stramba commedia dell’A24Swiss Army Man (2016) il loro biglietto da
visita.
Ora, con il loro secondo
lungometraggio, Everything Everywhere at Once, si presentano
come favoriti agli Oscar 2023 con 11 nomination, tra cui miglior
film, sceneggiatura originale e regia. Hanno già iniziato a
collezionare premi su premi ad altre prestigiose cerimonie, come i
Critics Choice Awards e i Directors Guild Award (DGA). In questo caso, i
registi hanno dato prova del loro caratteristico stile
stroboscopico, dando vita a un’estetica molto originale, ricca di
colori vivaci e coreografie d’azione fluide, unite al
metalinguaggio e a riferimenti ad altri film che li hanno formati,
che vanno dall’omaggio alla parodia.
Ma se c’è una cosa che affascina di
Everything Everywhere at Once è il modo in cui
riesce a essere così eclettico senza mai perdere la sua coerenza.
Sa muoversi tra generi come la commedia e il dramma come se si
trattasse di un vero e proprio salto multiversale. Sopratutto, i
Daniels sono riusciti a gestire una sceneggiatura
a diversi livelli, in cui la storyline più leggera è capace di
contenere importanti riflessioni sull’esistenzialismo, su ciò per
cui veniamo messi al mondo e sulla complessità delle relazioni che
intrecciamo nel corso della nostra vita, essendo unica e preziosa
indipendentemente da quante realtà alternative possano
spaventarci.
Steven Spieberg, The Fabelmans
Conosciuto come “il Re
Mida di Hollywood”, Steven Spielberg è una pietra miliare della
storia del cinema. Alla fine del XX secolo, ha inaugurato l’era dei
blockbuster con classici come Lo squalo (1975), ET,
l’extra-terrestre (1982), le saghe di Indiana
Jones e Jurassic Park. Con The Fabelmans ha raggiunto la nona nomination
all’Oscar per la miglior regia, vincendola due volte per Schindler’s List (1994), che ha trionfato
anche come miglior film, e Salvate il soldato Ryan (1999).
Con tutto quello che poteva vincere
e niente da dimostrare, Spielberg ha guardato al suo passato per
ricollegarsi alle radici della sua arte. Nel 2022 ha presentato al
pubblico il
remake di West Side Story, un musical che lo ha segnato tanto
al cinema quanto nella versione originale di Broadway. Con The Fabelmans, si unisce al filone dei film
introspettivi e autobiografici come
Roma di Alfonso Cuarón, ma aggiungendovi il suo tocco
personale. Purtroppo, in questa stagione di premi, si è distinto
solo per aver vinto il Golden Globe per la miglior regia di un film
drammatico.
Anche se diverse
situazioni cambiano e i personaggi sono romanzati, è chiaro che
Sammy – il protagonista di The Fabelmans – è
Steven, e questa è la sua storia di ragazzo ebreo
di periferia. La pubblicazione di alcune registrazioni casalinghe
della sua giovinezza confermano come egli sia quasi una copia
carbone della realtà, soprattutto se andiamo a confrontare ciò che
sappiamo della vera madre di Spielberg con il personaggio di
Mitzi (Michelle
Williams). Con la sua ormai tradizionale colonna
sonora composta dal leggendario John Williams, The Fabelmans emana quell’aura magica
caratteristica di
Spielberg, che si collega al lato più felice
dell’infanzia degli spettatori cresciuti con le sue storie.
Proveniente dal mondo del teatro, il
regista anglo-irlandese è noto sul palcoscenico per il suo umorismo
nero e lo stile violento, un po’ alla Quentin
Tarantino. L’estro di Martin McDonagh è stato premiato per la prima volta
con un Oscar al miglior cortometraggio nel 2006 per Six
Shooter mentre, per i suoi lungometraggi, è stato nominato
tre volte: una per la migliore sceneggiatura originale per
In Bruges – La coscienza dell’assassino, e
un’altra per la migliore sceneggiatura e il miglior film per
Tre manifesti a Ebbing, Missouri.
Gli spiriti dell’isola è nato come un’opera
teatrale che non è mai stata realizzata perché non era considerata
abbastanza meritevole. È interessante notare che la trasformazione
di quella sceneggiatura scartata in un film gli è valsa due
Golden Globe e un Bafta, oltre a nove nomination agli Oscar 2023, tra cui la triade di miglior film,
sceneggiatura originale e regia. Con una premessa semplice come la
separazione di due amici su un’isola noiosa, McDonagh coglie l’occasione per sollevare
questioni come la solitudine, la depressione e l’angoscia di
sentire che la vita sta passando davanti ai nostri occhi senza
sfruttarla al meglio. Lontano dalla sua ordinaria brutalità, il
regista cerca qui altri modi di rappresentare la crudezza: il suo
umorismo nero è ancora presente, anche se forse in un modo troppo
british per essere apprezzato adeguatamente dall’altra
parte dell’oceano. Ciò che si apprezza maggiormente, tuttavia, è la
genialità dei suoi dialoghi, che permettono di sfruttare il talento
del suo cast, in cui risiede il peso maggiore del film.
Todd Field, Tar
La filmografia di
Todd Field è composta da tre lungometraggi, per
ognuno dei quali ha ricevuto una nomination all’Oscar. Con il suo
film d’esordio In the Bedroom (2001) è stato
nominato per il miglior film e per la sceneggiatura non originale,
e in quest’ultima categoria è stato nominato anche per la miglior
sceneggiatura non originale per Little Children
(2006). Ora con TÁR, oltre a ripetersi in entrambe le
categorie (questa volta per la sceneggiatura originale), riceve
anche la sua prima nomination per la Miglior regia agli Oscar 2023.
Come per The
Fabelmans, Field si serve della finzione
per costruire un film che all’inizio sembra un biopic, al punto che
più di una persona avrà cercato su Internet il nome di
Lydia Tár (Cate
Blanchett) al termine della visione. In seguito, il
film si trasforma in un thriller, in cui il regista sa come giocare
con il punto di vista e la suspense per manipolare la propria
trama. Proprio a questo punto, la pellicola dice molto di più di
quello che mostra, lasciando tante svolte di trama in sospeso e
senza chiarire nulla, e delegando allo spettatore il compito di
interpretare ciò che accade nello stesso modo in cui Tár ci assicura che i direttori d’orchestra
interpretano ciò che un compositore voleva esprimere nella sua
opera.
TÁR è un saggio sulla cultura
dell’annullamento e sull’arroganza delle élite intellettuali, che
guardano al mondo con aria di superiorità accademica e al contempo
normalizzano appropriazioni culturali e abusi di ogni tipo. Ma il
film va addirittura oltre, scrutando nei deliri di una paranoica,
manipolatrice e maniaca del controllo, con una Blanchett scatenata e affascinante nella sua
discesa verso la rovina. Le sue scene di direzione dell’orchestra
sono ipnotiche come la fotografia in generale.
Ruben Östlund, Triangle of
Sadness
Lo svedese Ruben Östlund è diventato un regista di culto
negli ultimi anni, grazie ai suoi film ricchi di una forte critica
alle dinamiche sociali del primo mondo. Con l’approccio più
autoriale all’interno del gruppo, Ruben Östlund si presenta agli Oscar 2023 con Triangle of Sadness, con cui ha vinto la sua
seconda Palma d’Oro al Festival
di Cannes e che chiude una trilogia di satire contro
il capitalismo, il patriarcato e la frivolezza dei media. Difatti,
aveva già affrontato questo tema con Forza Maggiore (2014) e
The Square (2017).
In Triangle of Sadness scatena tutta la sua
mordacità, prendendo di mira il capitalismo e la banalità, anche se
in modo meno sottile rispetto agli altri suoi film, fino a sfiorare
la caricatura. Östlund stesso riconosce le
contraddizioni del predicare l’uguaglianza a partire dal
privilegio, per questo inserisce nella narrazione un personaggio
come il capitano dello yacht Thomas Smith
(Woody
Harrelson), un socialista che lavora per una compagnia
di navigazione di lusso, ma che non si preoccupa minimamente del
destino dei suoi personaggi, sottoponendoli alle situazioni più
scatologiche durante il viaggio.
La disumanizzazione di ognuno di
loro, creata non dalla convenienza della sceneggiatura ma dalle
stesse maschere sociali riconoscibili in qualsiasi influencer o
nouveau riche, rende facile non provare empatia per le
loro disgrazie. Tuttavia, l’autore va oltre il semplice messaggio
“di classe”, ed esplora l’idea che la disuguaglianza, più che una
questione socio-economica, faccia parte della condizione umana, e
che questi ruoli possano essere sovvertiti in un istante: gli
oppressi possono atteggiarsi da despoti tanto quanto i loro ex
padroni.
L’attore Andy Serkis,
interprete di Gollum nella trilogia
di Il Signore degli Anelli e in quella
di Lo Hobbit, ha affermato che coglierebbe al volo
l’opportunità di unirsi ai nuovi film de Il Signore
degli Anelli recentemente annunciati. L’annuncio della
Warner Bros. Pictures ha infatti rivelato che la
New Line Entertainment e la Middle-earth
Enterprises stanno collaborando per sviluppare numerosi
nuovi lungometraggi ambientati nell’universo ideato da
Tolkien. Ciò ha naturalmente portato i fan a
speculare sul possibile ritorno di personaggi e attori familiari
dei film originali.
Ad una domanda riguardo tale
possibilità, Serkis ha infatti chiarito di amare profondamente i
film originali, dove ha dato vita alla sua iconica interpretazione
di Gollum/Smeagol. Oltre ad adorare i film a cui ha lavorato in
passato, Serkis ha espresso anche il suo forte desiderio di unirsi
ai nuovi film de Il Signore degli Anelli in
programma, qualora gli si presentasse l’opportunità. “Penso che
ci siano così tanti altri potenziali progetti per la Terra di Mezzo
che potrebbero essere realizzati, e se li stanno realizzando
davvero, ovviamente coglierei al volo l’opportunità di riaccendere
quella relazione… La Terra di Mezzo non mi ha mai lasciato“,
ha dichiarato l’attore.
Se dunque Gollum dovesse ritornare
nei nuovi film, Serkis sarebbe dunque disposto a interpretarlo,
oltre che sostanzialmente l’unico attore abilitato a farlo. Ci sono
ancora molte storie non raccontate su Gollum, lacune che potrebbero
dunque essere colmate con i nuovi film. In alternativa, un altro
modo per Serkis di tornare a far parte della saga è quello di
interpretare un personaggio diverso. Serkis già vissuto tale
situazione con il franchise di Star
Wars, interpretando prima il leader supremo Snoke in Il
risveglio della forza e Gli ultimi Jedi e poi Kino
Loy in Andor. Ciò che è certo, è che l’attore è pronto
per una nuova avventura nella Terra di Mezzo.
Il nuovo DC
Universe potrebbe ancora avere un posto per l’ex
attore di SupermanHenry Cavill,
dato che James Gunn ha
riconfermato che i DC Studios hanno avuto colloqui con la star su
altri possibili ruoli che potrebbe interpretare. Cavill, come noto,
è tornato nei panni di Superman lo scorso ottobre in una scena
post-crediti in Black Adam. Tuttavia,
solo due mesi, il nuovo co-CEO dei DC Studios Gunn ha annunciato
che l’attore non avrebbe interpretato Superman nel nuovo
DC
Universe.
Come sappiamo, l’uscita di Cavill
dal ruolo di Superman è dovuta al fatto che il
nuovo DC
Universe sta pensando ad un attore più giovane per interpretare
il celebre supereroe. Questo nuovo Superman debutterà in un film
reboot intitolato Superman: Legacy, che sarà il primo
grande progetto nel nuovo DC
Universe, scritto dallo stesso Gunn e con una data d’uscita
prevista per il 2025. Ora, tramite il proprio profilo Twitter, ha
comunque accennato alla possibilità che l’attore possa comunque
tornare alla DC in un nuovo ruolo, poiché ha parlato proprio con
Cavill riguardo queste possibilità future.
Secondo alcune ipotesi, uno dei
possibili ruoli DC che Cavill potrebbe interpretare, tra i film già
annunciati, è quello del pilota spaziale Hal
Jordan, una delle Lanterne Verdi alla guida dello show
Lanterns dell’Universo DC HBO Max. Il
ruolo di Cavill nei panni di Sherlock Holmes nei
film di Enola Holmes di Netflix aiuta in questo senso, in quanto
quella su Hal Jordan è stata descritta come una storia di detective
e misteri da risolvere. Se ciò non dovesse accadere, l’attore
potrebbe comunque rimanere nel mondo di Superman, interpretando il
padre kryptoniano di questi, Jor-El. In ogni caso,
sembra che per Henry Cavill ci sia ancora posto nel DC
Universe, bisogna solo attendere di scoprire in che modo.
Regola numero uno:
Scream è una saga ora, dunque tutto va
pensato più in grande. Regola numero due: accade sempre
l’opposto di ciò che ci si aspetta. Regola numero tre:
nessuno è al sicuro, i personaggi storici sono
carne da macello ma anche quelli nuovi sono sacrificabili, perché
ciò che conta è l’universo narrativo. Se nel 1996 il primo
Scream ha notoriamente codificato una serie di regole del
genere horror, Scream VI si propone ora
di fare altrettanto in epoca di saghe, franchise, sequel, remake,
reboot, spin-off, prequel, requel e chi più ne ha più ne metta.
Questo sesto capitolo, diretto come il precedente da Tyler
Gillett e Matt Bettinelli-Olpin e in sala
dal 9 marzo, porta dunque avanti il terrore
evocato da Ghostface e i discorsi
metacinematografici propri della serie slasher.
Portare avanti sì, ma con quel tanto
di elementi inediti che permettano alla saga di evolversi,
condizione indispensabile per sopravvivere nella continua
evoluzione dell’industria cinematografica statunitense. La prima e
più importante novità è dunque l’addio alla storica
Woodsboro come location della storia. Ci troviamo
invece ora a New York, la città che non dorme mai, dove le sorelle
Sam (Melissa Barrera) e
Tara Carpenter (Jenna Ortega),
insieme ai gemelli Chad (Mason
Gooding) e Mindy
Meeks (Jasmine Savoy Brown) tentano
di avere una vita tranquilla dopo gli orrori vissuti nel precedente
film. Ma anche stavolta saranno raggiunte dalla follia di un nuovo
Ghostface, il quale metterà subito in chiaro che
la nuova città comporta anche nuove regole.
Scream VI, dalla città
alla metropoli
I fan della saga di Scream
sanno bene quanto sia importante il contesto di Woodsboro
all’interno di questa. Il passaggio dall’iconica cittadina alla
metropoli New York è dunque stato senza dubbio l’elemento che più
di altri ha suscitato una certa curiosità nei confronti di
Scream VI. Un cambiamento che non solo è indicativo della
necessità di rinnovamento della saga, pronta ad uscire dai confini
in cui ha sempre vissuto fino ad ora, ma che preannuncia anche
nuove possibilità per percorsi futuri. Una novità dunque coerente
con le odierne richieste che l’industria rivolge a questo tipo di
saghe. New York diventa dunque il nuovo teatro degli orrori
perpetrati da Ghostface, qui libero di muoversi tra vicoli bui,
negozi, metropolitane e ogni altra sorta di luogo affollato.
Risultano dunque particolarmente
forti le scene ambientate in tali contesti, tra cui quella nella
metropolitana, di cui un assaggio si è già avuto con il trailer. Tra primi piani, luci
intermittenti, inquadrature tremolanti e la folla in cui ci si può
abilmente nascondere, ecco che tale momento diventa senza dubbio
uno dei più iconici del film, in cui l’ambiente newyorkese viene
ben sfruttato per generare quel senso di tensione dato dal trovarsi
in un luogo dove il pericolo può arrivare in ogni momento e da ogni
direzione. Non sempre nel film la città viene adeguatamente
sfruttata, ma se dovessero esserci altri film di Scream e
dovessero essere ambientati sempre a New York, ci sarà certamente
modo per esplorarla meglio.
Melissa Barrera, Jenna Ortega, Jasmine Savoy Brown e Mason Gooding
in una scena di Scream VI.
Il passato e il futuro di Scream VI
Il cambio di location non è però la
sola novità. Il quinto capitolo, uscito lo scorso anno, lo ha
anticipato e questo sesto ne è la manifestazione ancor più
vigorosa: Scream è pronto ad un ricambio generazionale.
Una nuova generazione di personaggi è stata introdotta nel
precedente film e questo nuovo è addirittura il primo a non vantare
l’eroina storica della serie, ovvero la Sidney
Prescott di Neve Campbell.
Il passaggio di testimone sembra dunque essere stato completato,
proponendo ora agli spettatori una nuova fase della saga che
mantiene sì i legami con il proprio passato, ma allo stesso tempo,
come già detto, è pronta a nuove regole, anche a costo di tradire
quelle precedentemente in vigore.
Anche a tal proposito è indicativo
il modo in cui Scream VI rifletta su tutti i passati
Ghostface, fino a risalire a all’iconico Billy
Loomis, padre di Sam e Tara. Il film non può fare a meno
di tenere in considerazione le proprie origini, presentandocele
concretamente in un cinema/museo che diviene luogo quantomai
simbolico. Al di fuori di esso, ciò che viene offerto agli
spettatori è dunque tanto una continua riflessione
metacinematografica sulla saga di Scream stessa quanto un
andare contro quelle che sono le aspettative di chi guarda. Il film
ironizza dunque su sé stesso, sull’attuale industria
cinematografica e sulle abitudini del pubblico, decisamente diverso
da quello che accolse il primo capitolo nel 1996.
Più violenza, più sangue, più
malvagità
“Tutta la serie va a rotoli dal
quinto film in poi”, afferma uno dei protagonisti di Scream V, giudicando
l’ennesimo Stab, la serie di film nel film. Ora che il
quinto capitolo di Scream è stato superato e questo sesto
è pronto ad arrivare in sala, si può tirare un sospiro di sollievo:
la serie non è andata a rotoli… per ora. Questo perché
Bettelli-Olpin e Gillett si
dimostrano nuovamente profondi conoscitori della materia e capaci
di darvi forma in modo da soddisfare sia chi è in cerca di violenza
e sangue sia chi è invece più interessato alla detective
story, nel tentativo di individuare l’assassino prima dei
protagonisti.
Scream VI si dimostra
dunque un film ricco di buona tensione, umorismo e che anche se non
può rinunciare ai classici jumpscare trova per lo meno il
modo di renderli più gradevoli e meno forzati. Non mancano certe
ingenuità nella scrittura, compensate però da sequenze capaci di
far realmente trattenere il fiato allo spettatore. I due registi si
rivelano dunque decisivi nella buona riuscita di questo nuovo
capitolo. Sarà l’ultimo? Considerando le novità introdotte è
difficile crederlo, ma per lo meno le direzioni accennate sembrano
lasciar presagire ad un futuro sempre più cupo, violento e,
soprattutto, imprevedibile.
L’8 marzo si
celebra la Giornata internazionale della donna,
per ricordare le sia le conquiste sociali, economiche e politiche
sia le discriminazioni e le violenze di cui troppo spesso le donne
sono ancora oggi oggetto in tutto il mondo. In questa giornata si
pone dunque l’attenzione su questioni legate alla necessità di
un’uguaglianza di genere. Anche il cinema non dimentica di
celebrare tutto ciò, proponendo specialmente negli ultimi anni
diversi film attenti a queste tematiche. Tra i più recenti si
possono citare titoli come Suffragette, Il diritto di contare e
She Said, ma anche
Il concorso.
Realizzato nel 2020, è questo il
secondo film della regista Philippa Lowthorpe,
meglio nota per aver diretto serie televisive come L’amore e la
vita, Jamaica Inn e The
Crown. Per questo suo secondo lungometraggio, la regista
si è affidata ad una storia vera, attraverso cui poter raccontare
alcune figure femminili di grande importanza nella storia dei
diritti delle donne ed esaltare dunque l’eterna importanza del loro
operato. A causa della pandemia da Covid-19, purtroppo, il film è
stato distribuito direttamente in home-video, mancando dunque di
raggiungere un ampio pubblico.
Si tratta però di un titolo molto
apprezzato, che proprio per le sue importanti tematiche meriterebbe
di essere riscoperto. Composto da un cast di celebri attori, Il
concorso ha infatti tutte le carte in regola per poter essere
indicato come uno dei migliori film sull’importanza
dell’uguaglianza di genere. Prima di intraprendere una visione del
film, però, sarà utile approfondire alcune curiosità relative ad
esso. Proseguendo qui nella lettura sarà possibile ritrovare
ulteriori dettagli relativi alla trama, al
cast di attori e alla vera storia oltre il
film. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il titolo nel
proprio catalogo.
La trama e il cast di ll concorso
La vicenda si svolge a Londra nel
1970, nei giorni in cui si sta svolgendo il celebro concorso di
bellezza Miss Mondo, presentato dall’attore
Bob Hope. La cerimonia è però destinata a passare
alla storia, poiché un gruppo di donne esponenti del
Women’s LiberationMovement,
capitanate da Sally Alexander, ha deciso di
interrompere la gara per sensibilizzare l’opinione pubblica
sull’importanza dei diritti delle donne. La loro attività diventa
da quel momento popolare in tutto il mondo e fa sì che, una volta
che il concorso riprenda il suo regolare svolgimento, qualcosa di
inaspettato accada al momento delle proclamazione della
vincitrice.
Ad interpretare la protagonista del
film, Sally Alexander, vi è l’attrice candidata all’Oscar Keira Knightley, meglio nota per essere stata
Elizabeth Swan nella saga di Pirati dei Caraibi. Accanto a
lei si ritrovano poi Jessie Buckley nei panni di
Jo Robinson, Keeley Hawes in quelli di Julia
Morley, Phyllis Logan in quelli di Evelyn
Alexander e Lesley Manville nel ruolo di Dolores
Hope, moglie di Bob. Quest’ultimo è interpretato da Greg
Kinnear, attore noto per il film Qualcosa è cambiato.
Infine, Rhys Ifans è è il fondatore di Miss Mondo Eric
Morley, mentre Gugu Mbatha-Raw interpreta Jennifer
Hosten, Miss Grenada.
Il concorso: la vera storia oltre il film
Come anticipato, il film è basato su
di una vicenda realmente avvenute. Si raccontano infatti due storie
che si intersecano nella cornice del concorso di Miss
Mondo svoltosi a Londra nel 1970. Una è la storia
dell’ardente protesta guidata da un gruppo di femminister per i
diritti delle donne, mentre l’altra è il racconto di una silenziosa
rivoluzione attuata da una delle concorrenti. Oggi, i requisiti di
ammissibilità del concorso Miss Mondo hanno subito un drastico
cambiamento per soddisfare e difendere gli ideali del 21° secolo.
Ma il concorso degli anni ’70 è emerso in un tempo e in un luogo in
cui Eric Morley, il fondatore del concorso, faceva
leva su ben precisi stereotipi di bellezza.
Intorno al 1970, i concorsi di Miss
Mondo erano all’apice della loro popolarità, con addirittura 100
milioni di spettatori che si erano sintonizzati per l’edizione del
1969. Il concorso nel 1970 ha però guadagnato popolarità per motivi
completamente diversi dalla semplice esibizione di bellissime
donne. Il Women’s Liberation Movement (WLM) ha infatti quell’anno
deriso lo sfarzo di Miss Mondo, indicando tale concorso come
promotore dell’oggettivazione dei corpi delle donne e della
mercificazione della loro sessualità. Nel 1970, dunque, il WLM
iniziò a protestare attivamente per mostrare il proprio disappunto
nei confronti di quel concorso.
Nella serata del concorso, dunque,
il movimento, guidato da Sally Alexander, ha
pianificato di interrompere, in diretta televisiva, lo svolgimento
del suddetto. Un gruppetto di donne ha quindi preso d’assalto il
palco armate di bombe di farina e frutta assortita. Le attiviste
sono poi state arrestate e multate per una cifra oggi equivalente a
circa 1.500 sterline. In concomitanza con la resistenza femminista,
il film ritrae anche l’altra grande questione dei diritti sociali e
civili dei nostri tempi: il razzismo. Al concorso del 1970,
Jennifer Hosten, Miss Grenada, è stata infine
dichiarata la prima Miss Mondo afroamericana, praticamente 20 anni
dopo l’inizio dell’evento.
Il film descrive dunque la lotta
della Hosten per l’uguaglianza razziale durante lo spettacolo e la
sua trionfante vittoria alla fine di esso. Ma per Hosten, la
battaglia non sarebbe finita qui. Più tardi, molti sosterranno che
il concorso è stato pilotato a favore della Hosten da Sir
Eric Gairy, allora Primo Ministro di Grenada, che ha
servito come giudice per il concorso. Eric Morley, tuttavia, ha
sempre confutato tali affermazioni, secondo cui la Hosten non
avrebbe vinto per merito, e lo ha fatto anche rendendo pubbliche le
schede elettorali della giuria, affinché il mondo le vedesse e
capisse che tutti avevano indicato la Hosten come vincitrice.
Il trailer di Il concorso
e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di Il
concorso grazie alla sua presenza su alcune delle più
popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è
infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google
Play e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di
mercoledì 8 marzo alle ore 21:25
sul canale Rai 1.
Dopo aver realizzato nel corso degli
anni Novanta film come La recluta, Un mondo perfetto, I ponti di Madison County,
Potere assoluto e, in
particolare, Gli spietati, il
regista premio Oscar Clint Eastwood
è entrato nel nuovo millennio da vera e propria leggenda del cinema
mondiale. Nel nuovo decennio realizzerà poi ulteriori grandi opere
come Mystic River, Million dollar
Baby e Gran Torino. Prima di
queste, però, Eastwood ha portato al cinema nel 2000 uno dei suoi
film più particolari, esemplare unico nella sua filmografia. Si
tratta di SpaceCowboys, vero e proprio film di fantascienza che rielabora però
anche caratteristiche classiche del western e del genere
d’avventura.
Presentato fuori concorso alla 57ª
Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, il film ha così rappresentato la prima incursione
di Eastwood in un genere sino a quel momento visto come per lui
inconciliabile. Egli, partendo da una sceneggiatura di Ken
Kaufman e Howard Klausner, ha però dato
vita ad un film incentrato sulla naturale evoluzione degli antieroi
fino a quel momento interpretati. Dopo cowboy e agenti federali, ad
avere spazio sono ora un gruppo di astronauti vecchio stile. A
favorire la realizzazione del film vi è a tal proposito stato il
significativo contributo della NASA. Questa ha infatti permesso di
dar vita alle riprese all’interno di alcuni dei suoi ambienti più
riservati.
Con un budget di 65 milioni di
dollari, Space Cowboys si configurava da subito come una
delle opere più ambiziose e rischiose nella carriera del regista.
Ancora una volta, però, questi ha saputo sorprendere tutti,
conquistando critica e pubblico. Prima di intraprendere una visione
del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle
principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella
lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli
relativi alla trama e al cast di
attori. Infine, si elencheranno anche le principali
piattaforme streaming contenenti il film nel
proprio catalogo.
La trama di Space Cowboys
La storia del film si apre nel 1958,
nel pieno delle prime sperimentazioni per mandare l’uomo nello
spazio. I membri del Team Dedalus, quattro piloti dell’U.S. Air
Force, si addestrano infatti per essere i primi americani ad
esplorare l’ignoto sopra di noi. Il loro sogno si infrange però nel
momento in cui il progetto viene trasferito alla NASA, che affida
ad altri il compito. Quarantadue anni dopo, i quattro piloti
conducono ora una tranquilla vita da pensionati. L’ingegnere
aerospaziale Frank Corvin si gode infatti la sua
pensione con la moglie Barbara. Gli altri membri,
William Hawkins, Tank Sullivan e
Jerry O’Neill, allo stesso modo hanno ormai
riposto nel cassetto il sogno di andare nello spazio. Una seconda
possibilità viene però improvvisamente loro offerta dall’ingegnere
della NASA Sara Holland.
Questa raggiunge i quattro ex piloti
per comunicare loro che un vecchio satellite russo è uscito dalla
sua orbita e minaccia di schiantarsi sulla Terra. L’unico a saperlo
riparare è proprio è proprio Frank. Egli si dichiara però disposto
ad accettare solo se potrà avere con lui i suoi vecchi compagni di
lavoro. Seppur inizialmente riluttanti, la Holland e il funzionario
responsabile della missione Bob Gerson si vedono
costretti ad accettare. Prima di poter andare nello spazio, però, i
quattro piloti dovranno riprendere l’addestramento da lì dove lo
avevano interrotto. Per completare questo non avranno però molto
tempo a disposizione, poiché il satellite si avvicina e la salvezza
del pianeta richiede tempestività.
Space Cowboys: il cast del film
Come suo solito, oltre a dirigere,
produrre e occuparsi della colonna sonora, Clint Eastwood è presente anche nei
panni del protagonista Frank Corvin. Inizialmente egli avrebbe
dovuto ricoprire soltanto il ruolo di interprete, ma non trovando
un regista disposto a credere a sufficienza nel progetto, decise di
vestire anche i panni del regista. Per la sua performance, invece,
Eastwood cercò di poter risultare un realistico anziano pilota. Per
riuscirvi si sottopose ad un duro allenamento, che gli permise di
ottenere il fisico adatto. Accanto a lui, nei panni di William
Hawkins vi è il premio Oscar Tommy Lee
Jones. Questi raccontò di aver accettato la parte
tanto per poter recitare con Eastwood quanto per poter prendere
parte ad una missione spaziale, anche se finta.
Accanto a loro, nei panni di Tank
Sullivan vi è l’attore James Garner, noto per le
serie televisive Maverick e Agenzia Rockford.
Donald
Sutherland, invece, è Jerry O’Neill. La premio Oscar
Marcia Gay Harden interpreta l’ingegnere della
NASA Sarah Holland, mentre James Cromwell è Bob
Gerson. Per molte delle scene comprendenti i quattro piloti,
Eastwood decise di lasciare libertà di improvvisazione. Molte di
queste riprese vennero poi effettivamente inserite nel film.
Attraverso tale libertà, gli attori ebbero infatti modo di
risultare maggiormente realistici nei loro rapporti. I quattro
anziani attori hanno inoltre doppiato gli interpreti che danno vita
ai quattro personaggi da giovani, così da avere una continuità
nella voce di questi.
Il trailer di Space
Cowboys e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Space Cowboys grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili
Cinema, Google Play, Apple iTunes e Tim Vision. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di mercoledì 8 marzo alle ore
21:00 sul canale Iris.
Disney+ ha diffuso il trailer
delle serie originale le piccole cose della
vita con Kathryn Hahn e prodotta da ABC
Signature e Hello Sunshine. Tutti gli otto episodi della
serie saranno disponibili da venerdì 7 aprile sulla piattaforma
streaming in Italia.
Basato sul bestseller di Cheryl
Strayed, le piccole cose della
vita segue Clare (Kathryn Hahn), una scrittrice
in crisi che diventa una venerata giornalista titolare di una
rubrica di consigli, anche se la sua vita sta andando a rotoli.
Quando incontriamo Clare per la
prima volta nella serie, il suo matrimonio con il marito Danny
arranca, la figlia adolescente Rae la allontana e la sua carriera
di scrittrice, un tempo promettente, è ormai inesistente. Così,
quando una vecchia amica scrittrice le chiede di sostituirla nella
rubrica di consigli Dear Sugar, lei pensa di non avere il diritto
di dare consigli a nessuno. Tuttavia, dopo aver assunto a
malincuore il ruolo di Sugar, la vita di Clare si dipana in un
complesso tessuto di ricordi, esplorando i suoi momenti più
importanti dall’infanzia a oggi e scavando nella bellezza, nelle
difficoltà e nell’umorismo delle sue ferite non rimarginate.
Attraverso Sugar, Clare crea un vero e proprio balsamo per i suoi
lettori – e per se stessa – per dimostrare che non siamo
irrecuperabili, che le nostre storie possono in definitiva
salvarci. E, forse, riportarci a casa.
La serie è interpretata daKathryn
Hahn, Sarah Pidgeon, Quentin Plair e Tanzyn Crawford, con Owen
Painter, Merritt Wever, Elizabeth Hinkler e Michaela
Watkins come guest star.
Liz Tigelaar è
creatrice ed produttrice esecutiva della serie. Anche
Lauren Neustadter,
Reese Witherspoon,
Laura Dern, Jayme Lemons, Cheryl Strayed, Stacey Silverman e
Kathryn Hahn sono produttrici esecutive della serie di ABC
Signature e Hello Sunshine.
Un efficace sistema
di parental control assicura che Disney+ rimanga un’esperienza di
visione adatta a tutti i membri della famiglia. Oltre al “Profilo
Bambini” già presente sulla piattaforma, gli abbonati possono
impostare dei limiti di accesso ai contenuti per un pubblico più
adulto e creare profili con accesso tramite PIN, per garantire
massima tranquillità ai genitori.
Apple TV+ ha svelato oggi il trailer di
The Big Door Prize, la serie comedy creata dal
vincitore del premio Emmy David West Read e interpretata da un cast
corale guidato da Chris O’Dowd. La nuova serie, composta da 10
episodi della durata di mezz’ora ciascuno, sarà presentata in
anteprima al prossimo SXSW e farà il suo debutto su Apple
TV+ il 29 marzo con i primi tre episodi, seguiti da un nuovo
episodio settimanale ogni mercoledì, fino al 17 maggio.
Basata sull’omonimo romanzo di M.O.
Walsh, la serie racconta la storia di una piccola città che cambia
per sempre quando una misteriosa macchina appare nell’emporio
cittadino, promettendo di rivelare il vero potenziale di vita di
ogni residente. Dusty Hubbard (Chris O’Dowd), un padre di famiglia
e insegnante di liceo apparentemente soddisfatto e allegro, osserva
tutti quelli che lo circondano rivalutare le proprie scelte e
ambizioni di vita – sulla base dei tabulati della macchina – ed è
costretto a chiedersi se sia davvero felice come pensava un tempo.
Mentre lui rimane scettico nei confronti della macchina, sua
moglie, Cass (Gabrielle Dennis), si abbandona al sogno che là fuori
ci sia qualcosa di più grande per lei. Come molti abitanti di
Deerfield, la coppia ha vissuto una vita relativamente sicura e
senza complicazioni, fino all’arrivo della macchina Morpho. Tutto
questo, però, è destinato a cambiare quando l’intera comunità è
costretta a riconciliarsi con le proprie insoddisfazioni, alla
ricerca di un futuro migliore. Nel cast, oltre a Chris O’Dowd,
troviamo Gabrielle Dennis, Ally Maki, Josh Segarra, Damon Gupton,
Crystal Fox, Djouliet Amara e Sammy Fourlas,
“The Big Door Prize” è prodotto da
Skydance Television e CJ ENM/Studio Dragon. Tra i produttori
esecutivi figurano David West Read, che è anche showrunner, David
Ellison e Dana Goldberg per conto di Skydance Television, Miky Lee,
Young Kyu Kim e Hyun Park per conto di CJ ENM/Studio Dragon, Bill
Bost e Sarah Walker. Anu Valia, Molly McGlynn, Todd Biermann, Jenée
LaMarque e Declan Lowney dirigono la serie.
Sarà
presentato questa sera, 8 marzo, alle 21.30 al Sudestival,
Las Leonas, il documentario diIsabel Achàval e Chiara Bondì già
passato alle Giornate degli Autori di Venezia 79 e che
adesso continua il suo tour per i festival italiani.
Il
film racconta la vita non facile ma sorprendente di Leonesse
giocatrici in una squadra romana di calcio a 8, donne di Roma che
lavorano da badanti, colf, dogsitter, 30-45enni immigrate
soprattutto da Perù e Paraguay. Si raccontano con orgogliosa
umanità e sono inquadrate senza retorica: legami con casa e figli
lontani, speranze, dolori, lo sport come sfogo non fine a sé stesso
in una città multietnica ma ancora stratificata. Il documentario,
lineare e molto empatico, è il risultato di un lavoro quasi tutto
al femminile che si impreziosisce della produzione di Nanni
Moretti.
In occasione della
presentazione al Sudestival – il cinema che ti
parla, abbiamo incontrato le co-registe del film,
Isabel Achàval e Chiara
Bondì.
“Siamo sempre alla
ricerca di storie da raccontare, e una nostra amica che ha
segnalato questo campionato di calciotto al femminile. Appena
abbiamo visto giocare queste donne ci siamo innamorate. Abbiamo
cominciato a incontrarle e a parlare con loro che inizialmente ci
temevano quasi, non capivano quale potesse essere il nostro
interesse nei loro confronti, non si vedevano come
eroine moderne, così come le abbiamo viste noi. Ci interessava
raccontare il contrasto tra la vita sacrificata al lavoro e questa
esplosione di energia e gioia quando giocavano. La vita di tutti i
giorni rapportata a quel momento di libertà.”
L’idea però non era di
fare un film sportivo, ma di raccontare la vita di queste donne che
avevano una grande passione per il calcio, eppure avevano una vita
dentro la quale è stato poi interessante guardare. “Ci
interessava raccontare questo contrasto tra la claustrofobia della
quotidianità e invece la domenica. Lo stretto spazio della casa
all’interno del quale si svolge il loro lavoro in rapporto allo
spazio del campo da calcio che è uno spazio aperto, quasi una
metafora, in cui il calcio diventa aggregatore ma anche riscatto.
Giocare a calcio va oltre la vittoria, ma diventa un momento per
fare amicizia e creare comunità.”
“Entrambe abbiamo due figlie femmine e abbiamo dedicato
Las Leonas a loro –dicono Achàval e Bondì – perché ci piaceva l’idea
che prendessero ad esempio queste donne che continuano a darsi da
fare. Abbiamo imparato tanto da queste donne, soprattutto la
consapevolezza di quanto siamo fortunate.”
In merito a come hanno
realizzato il lavoro sul campo, le due registe raccontano: “Nel
processo di ricerca e selezione delle protagoniste del documentario
abbiamo cercato un coro di voci molto diverse tra loro. Queste
donne vengono da Paesi differenti, hanno condizioni molto
differenti, qualcuna ha più di una laurea e insegna, altre non
hanno neanche un lavoro fisso, sono molto diverse tra loro, hanno
storie diversissime, eppure hanno questo elemento comune, e ci
interessava costruire questo quadro differenziato ma allo stesso
tempo omogeneo.”
A produrre Las
Leonas, spicca la presenza di Nanni
Moretti, che compare anche nel film. Il regista è amico di
Isabel Achàval e Chiara Bondì e
si è interessato subito al loro progetto: “Sentivamo che Nanni
era più interessato del solito al nostro progetto, ci faceva
continuamente domande, fino a che non ci ha chiesto di produrre il
film, e ovviamente siamo rimaste incredule e abbiamo accettato
l’offerta. È un produttore molto esigente, ma per noi è stata una
grande scuola. Ci ha seguite molto nella fase di preparazione ma ci
ha lasciato molta libertà creativa. È stata un’esperienza molto
divertente averlo con noi.”
Al via la prima
edizione di Regina Fumetti Festival,
manifestazione in programma a Cattolica dal 30 marzo al 1 aprile
con la direzione artistica del fumettista e
illustratore Alessandro Baronciani.
Il Regina Fumetti
Festival è un evento unico nel panorama festivaliero italiano:
si propone di favorire nuove forme di incontro e connessione tra il
mondo dell’illustrazione e della musica per 3 giornate
esclusive di Fumetti che diventano concerti che diventano
spettacoli! Nel cuore di Cattolica, al Teatro della Regina
e nella Biblioteca CCP, si alterneranno reading, bootcamp, lezioni
illustrate, mostre e concerti illustrati.
Tra i tanti
appuntamenti in cartellone che animeranno la tre
giorni: Davide Toffolo, frontman dei Tre
Allegri Ragazzi Morti e fumettista, con lo spettacolo tratto dal
suo “Graphic novel is dead”; le prime assolute dei
reading/spettacoli di Josephine Yole Signorelli – in
arte Fumettibrutti
-, di Holdenaccio e
di Eliana
Albertini con Gero Arnone:
tutti realizzati durante il Bootcamp (ovvero un vero e proprio
workshop per la creazione di uno show tra musica e
fumetto); il concerto disegnato dei Post
Nebbia, anche questa una prima assoluta, accompagnati da
performance di live drawing; il concerto acustico
di Generic Animal che presenta in
anteprima assoluta il suo nuovo album “Mondo Rosso”; le lezioni
illustrate con tanti esponenti dell’universo dei fumetti e della
illustrazione in Italia tra cui Ale
Giorgini, Luca
d’Urbino, Valentina De
Poli e Alino.
Ad arricchire il
programma anche due mostre, la prima dal titolo “Produzione
Propria” dedicata ai libri e alle produzioni indipendenti
di Alessandro Baronciani, la seconda
dedicata, per la prima volta in Italia, ad una casa editrice: Bao
Publishing con una visita guidata insieme a Caterina Marietti e
Michele Foschini, fondatori della casa editrice.
E poi ancora dopo
festival con party e dj set. Fumettisti, illustratori, musicisti e
band accenderanno Cattolica dal 30 marzo al 1 aprile per un
festival di fumetti che si ascolta. Ulteriori informazioni e il
programma completo sono disponibili all’indirizzo: https://www.reginafumettifestival.it/
L’Assessore alla
cultura di Cattolica Federico Vaccarini
commenta il fantastico evento dicendo: “è sempre stato un mio sogno
portare un festival di fumetti a Cattolica in una veste mai vista
prima attraverso uno spettacolo in cui si combineranno tra loro
diverse arti”. Gli appuntamenti di Regina Fumetti
Festival sono gratuiti, ad eccezione degli spettacoli a
Teatro di venerdì 31 marzo e sabato 1 aprile (info su costi e
biglietti qui).
Regina Fumetti
Festival è un’iniziativa di Città di Cattolica e Teatro della
Regina, con il contributo di Acquasalata e la direzione artistica
di Alessandro Baronciani. Una produzione Galleria Disastro. Media
partner: Rockit. Si ringrazia: Ferretti Hotels Group e Panico
Concerti
Messa da parte per il
momento la volontà di confrontarsi con megaproduzioni delle
dimensioni di Sherlock Holmes, Aladdin o King Arthur – che avrebbe a nostro avviso
meritato maggior fortuna – Guy Ritchie ha riscoperto con
Operation Fortune il gusto del genere e del
B-movie che aveva contraddistinto i suoi inizi di carriera. Nel
farlo però sta tentando un percorso diverso, e per più di un
motivo. Prima di tutto sembra che stia cercando nuove soluzioni
all’interno del “suo” cinema lavorando principalmente come
esecutore, ovvero lasciando quasi del tutto da parte quel tocco
personale che agli inizi lo aveva portato alla ribalta grazie a
titoli quali Lock & Stock oppure Snatch. In secondo luogo, come ha dimostrato
il precedente Wrath of Man, ha scelto di confrontarsi anche con i
risvolti più seri se non addirittura drammatici del genere
stesso.
Operation Fortune, la trama
Questo lungo preambolo
serve per confermare che il
suo nuovoOperation Fortune segue piuttosto
pedissequamente questo nuovo percorso, proponendo comunque un paio
di variazioni sul tema interessanti. La trama è quella del classico
film alla Guy Ritchie, con il solito gruppo di
antieroi che devono recuperare l’ancora più classica valigetta che
potrebbe distruggere gli ordini e gli equilibri del mondo come lo
conosciamo. Insomma, davvero nulla di nuovo, tutt’altro. Solo che
stavolta Ritchie sceglie di “nascondere” il più possibile l’azione
e lo spettacolo della stessa, tenendola addirittura fuori campo in
almeno un paio di occasioni.
Il risultato soprattutto
all’inizio è molto interessante, è come se Operation
Fortune venisse “congelato” dentro il suo stesso involucro
per permettere allo spettatore di gustarsi il gioco, il meccanismo
a incastro più che la spettacolarità fine a se stessa. A parte un
paio di ovvii momenti concessi alla star Jason Statham per fare a cazzotti con gli
sprovveduti di turno, la prima metà del film si sviluppa come uno
spy-movie leggero e intento a far divertire gli attori nei propri
personaggi. Il tono è alterno, non tutto funziona, ma almeno ci si
diverte in particolar modo ad ammirare Hugh Grant
che si trova sempre più a suo agio in ruoli da villain e una
Aubrey Plaza che fonde con maestria simpatia e
presenza scenica.
Una commedia d’azione che
picchia duro
L’altro aspetto
interessante di Operation Fortune è che,
trattandosi di un lungometraggio costruito con l’anima della
commedia d’azione, quando decide di mettere in scena la violenza
necessaria per lo sviluppo dell’azione lo fa in maniera molto più
seria. Man mano che la tensione tra le parti cresce anche il tono
scema la leggerezza in favore di momenti maggiormente drammatici,
sapientemente sottolineati dalla colonna sonora. Non siamo ai
livelli di Wrath of Man, ma il senso ludico dello sparare
e uccidere viene abbastanza accantonato. Alla fine il risultato è
un ibrido che possiede una sua strana e particolare energia, che
non propone davvero nulla di nuovo ma sa come lavorare sugli
stereotipi del genere tradendoli almeno un minimo, in modo da
lasciare tracce di piccola originalità per chi sa dove cercarle.
Non ci sentiamo di scrivere che sia un prodotto totalmente
riuscito, ma altrettanto certamente non annoia.
Come sempre poi Ritchie
si dimostra efficace direttore di attori. Ai migliori in scena,
ovvero Plaza e Grant, abbiamo già accennato. Jason Statham propone ancora una volta il suo
“tipo fisso”, prendere o lasciare. Bisogna dire che quando viene
diretto da Ritchie però sembra cazzeggiare meno, il che lo rende un
filo maggiormente efficace. Buona l’idea di rispolverare
Cary Elwes nel ruolo della mente del gruppo, e
come sempre i pochi momenti in cui compare in scena Eddie
Marsan sono sempre godibili. Josh
Hartnett è Josh Hartnett quando si
confronta con la commedia, ovvero tanto simpatico quanto innocuo. È
il cast affiatato e giocoso il cuore di Operation Fortune, Richie
sembra averlo capito fin dalle prime scene e abbraccia l’idea
concedendo loro tutto lo spazio disponibile anche a scapito dello
spettacolo roboante. Una scelta che in fondo ci sentiamo di
condividere.
La storia di Guardiani della Galassia Vol. 3 di Gunn è
stata definita da tempo. Una parte importante di questa narrazione
consiste nel mettere finalmente Rocket al centro
della narrazione. Nonostante sia il presunto protagonista del film
del MCU, non è stato rivelato molto sul
personaggio. Le cose stanno per cambiare: il sequel approfondisce
le sue origini, che sono legate al cattivo del film, l’Alto
Evoluzionario. Guardiani della Galassia Vol. 3, in questo
modo, ribalterà il ruolo di Rocket in Avengers: Endgame che da salvatore della sua
famiglia si ritrova ad essere salvato. La domanda è una sola: la
squadra capitanata da Star-Lord (Chris
Pratt) riuscirà a salvarlo?
In Guardiani della Galassia Vol. 3
la vita di Rocket è in pericolo
Gli eventi di Avengers: Infinity War hanno sostanzialmente
lasciato Rocket da solo. Gamora è stata sacrificata da Thanos su Vormir in cambio
della Pietra della Mente; nel frattempo, il resto,
compreso Groot adolescente, è stato cancellato alla
fine del film a causa della Blipp. Certo, si è riunito con Nebula, ma nessuno dei suoi compagni di
squadra originali era presente nel MCU post schiocco di Thanos.
Nella missione di salvataggio di Avengers: Endgame, Rocket ha fatto coppia un
Thor in difficoltà. Il Dio del Tuono, infatti, in
piena depressione durante il suo viaggio nel tempo torna ad
Asgard e Rocket è costretto a
schiaffeggiarlo per riportare Thor sulla retta
via, prima di compromettere la linea temporare.
Sebbene si sia trattato di uno
sforzo di gruppo, Rocket ha sostanzialmente salvato i suoi
compagni di Guardiani della Galassia dall’essere
perennemente cancellati dall’esistenza. Ora, in Guardiani della Galassia Vol. 3, è
Rocket a dover essere salvato. Come rivelato dalla
sinossi ufficiale del film di James Gunn, la vita del procione
ciberneticamente modificato sarà in pericolo mentre il threequel
scava nel suo tragico passato. Star-Lord e il
resto della squadra devono unirsi per salvare uno dei membri
originari della banda.
James Gunn ha spesso parlato dell’importanza
di Rocket per il franchise, dicendo a un fan nel
2020: “La solitudine e la disaffezione di Rocket sono al centro
del franchise per me“. In seguito ha aggiunto: “Dirò solo
che Rocket è una parte importante di ciò che accadrà in futuro, e
molte di queste cose (come le cicatrici) sono il punto di partenza
di ciò che ho sempre pianificato per Rocket”.
Perché Rocket sarà così importante
nel film?
La tragica storia di
Rocket nel MCU sarà esplorata in Guardiani della Galassia Vol. 3 – qualcosa che
è diventato un mistero durante la gestazione del franchise. Mentre
si dice che l’Alto Evoluzionario abbia legami
personali con tutti i membri della squadra cosmica, il suo atteso
legame con la triste storia di Rocket lo rende un personaggio centrale nella
storia post-Avengers: Endgame. In base a
quanto visto nei video promozionali, sembra che sia ben consapevole
delle motivazioni e dei piani dei cattivi, rendendolo essenziale
nel loro piano per abbatterli. Il regista ha promesso un film
altamente emotivo e l’arco personale di Rocket ne
sarà il fulcro.
Nello speciale di Guardiani della Galassia: Holiday Special è
stato introdotto anche un altro animale terrestre modificato:
Cosmo, il cane spaziale. Anche in Guardiani della Galassia Vol. 3 sarà presente
Cosmo, poiché è probabile sia legato alla storia
di Rocket nel MCU. Cosmo è un cosmonauta sovietico ma sono
entrambi sono animali terrestri potenziati, dotati di sensibilità
grazie a mezzi tecnologici. Cosmo potrebbe avere
un ruolo importante nell’aiutare Rocket a venire a
patti con la natura della sua esistenza.
In ogni caso, sembra chiaro che il
Rocket che viene mostrato in Guardiani della Galassia Vol. 3 vive ancora
con le cicatrici del suo passato. Sebbene sia facile ritenere che
la sua natura aggressiva e la sua propensione alla violenza siano
tratti intrinseci, è più probabile che siano il risultato del suo
feroce rifiuto del ruolo di custode per il quale è stato
sperimentato. Questo spiegherebbe anche il motivo per cui Rocket
trova così difficile, sia in Guardiani della Galassia
che in Guardiani della Galassia Vol. 2, cercare di
fidarsi dei suoi amici e mostrare affetto nei loro confronti: la
sua storia significa che non ha mai imparato a farlo fino agli
eventi dei film.
Arriva il 30 marzo al cinema
Pantafa, il film di Emanuele
Scaringi con Kasia Smutniak, Greta Santi,Mario Sgueglia, Betti Pedrazzi, Mauro Marino, Giuseppe
Cederna e con Francesco Colella. Il film
è stato scritto da Tiziana
Triana, Vanessa Picciarelli ed
Emanuele Scaringi e prodotto da
Fandango con Rai Cinema
e distribuito da Fandango. E’ stato
presentato al
40º Torino Film Festivalnella sezione
Crazies.
Pantafa, la trama del film
Marta si trasferisce insieme a sua
figlia Nina a Malanotte, un piccolo paese di montagna. La bambina
da qualche tempo soffre di paralisi ipnagogiche, un disturbo del
sonno che può portare ad avere stati allucinatori, e Marta ha
pensato che un po’ di aria di montagna e di lontananza dalla
frenesia cittadina possano giovare alla piccola. La casa in cui si
trasferiscono però è tutt’altro che accogliente e per le strade di
Malanotte non si vedono mai bambini. I sintomi di Nina cominciano a
peggiorare già dalla prima notte, la bambina fa incubi sempre più
vividi in cui una figura spettrale le si siede sul petto, la
immobilizza e le ruba il respiro. Per Marta, madre sola in un paese
che le appare sempre più sinistro, sarà ogni giorno più difficile
trovare il modo di fare la cosa migliore per la sua bambina.
Ritrovarsi in Rye Lane, film di successo del
Sundance targato Searchlight Pictures che debutterà il 31 marzo in
esclusiva su Disney+, verrà presentato in
anteprimaper l’Italia mercoledì 29 marzo
durante la quattordicesima edizione
del Bif&st-Bari International Film&TV
Festival, che si svolgerà dal 24 marzo al 1° aprile.
Dalla regista Raine
Allen-Miller, Ritrovarsi in Rye Lane è una commedia
romantica che vede protagonisti David Jonsson (Industry,
Deep State) e Vivian Oparah (Class, The
Rebel), nei panni di Dom e Yas, due ventenni entrambi reduci
da brutte rotture, che entrano in sintonia nel corso di una
giornata movimentata nel sud di Londra, aiutandosi a vicenda ad
affrontare i loro ex da incubo e, potenzialmente, a ritrovare la
fiducia nel romanticismo.
Searchlight
Pictures, BBC Film e BFI presentano Ritrovarsi in Rye Lane, una produzione DJ
Films e Turnover Films. Scritto da Nathan Bryon e Tom Melia e
diretto da Raine Allen-Miller, il film è prodotto da Yvonne Isimeme
Ibazebo e Damian Jones. Kharmel Cochrane è la direttrice del
casting, Olan Collardy è il direttore della fotografia, Victoria
Boydell è la montatrice, Anna Rhodes è la scenografa, con i costumi
di Cynthia Lawrence-John, le acconciature e il trucco di Bianca
Simone Scott e la colonna sonora originale di Kwes. Il film è stato
sviluppato con l’assistenza di BBC Film e finanziato da Searchlight
Pictures, BBC Film e BFI (che ha concesso i fondi della National
Lottery). Gli executive producer sono Eva Yates e Rose Garnett per
BBC Film, Kristin Irving per BFI oltre a Sophie Meyer, Paul Grindey
e Charles Moore.
Ari Aster è
tornato. Il suo nuovo, visionario e fantasmagorico Beau
ha paura arriverà nei cinema italiani ad aprile con
I Wonder Pictures. Protagonista il premio Oscar
Joaquin Phoenix(“Lei”,
“Joker”), un individuo paranoico che deve affrontare una
strabiliante odissea per tornare a casa da sua madre in questo film
audace e genialmente adrenalinico.
Dopo
Hereditary,
presentato al Sundance Film Festival nel 2018 e Midsommar, inserito fra i 10 migliori
film indipendenti del 2019 dal National Board of Review Awards, il
pluripremiato autore di culto Ari Aster tornaa stupire il pubblico
con un’opera che intreccia mistero e humor nero in un viaggio folle
e immersivo.
Scritto, diretto e
prodotto da Ari Aster, Beau ha paura
presenta Joaquin Phoenix nel ruolo del titolo
affiancato da un cast che include Nathan Lane
(vincitore di un Emmy per “Only Murders in the Building” Tv, “The
Producers – Una gaia commedia neonazista”), la candidata all’Oscar
e al Golden Globe Amy Ryan (“Il ponte delle spie”,
“Birdman”,“Gone Baby Gone”), con l’attrice nominata al Golden Globe
Parker Posey (la serie tv “The Staircase – Una
morte sospetta”, “Café Society”, “Scream 3”, “Superman Returns”,
“Blade Trinity”) e la vincitrice di Grammy Patti
LuPone (“American Horror Story” Tv, “L’accademia del bene
e del male”).
Prodotto da A24 e da
Lars Knudsen and Ari Aster, Beau ha paura
uscirà nelle sale italiane ad aprile distribuito da I
Wonder Pictures.
Seth Rogen ha parlato con grande onestà dei
commenti negativi dei critici cinematografici durante una
discussione sulla salute mentale e l’insicurezza nel podcast
“Diary of a CEO“. Il
comico ha detto al conduttore Steven Bartlett che
le recensioni negative della critica “feriscono molto
tutti”.
“Penso che se la maggior parte
dei critici sapesse quanto fa male alle persone che hanno creato le
cose di cui stanno scrivendo, avrebbero dei ripensamenti riguardo
al modo in cui scrivono queste cose”, ha detto
Rogen.“È devastante. Conosco persone che non
si sono mai riprese realmente – un anno, decenni di ferite da
[recensioni di film]. È molto personale … È devastante quando ti
viene detto istituzionalmente che la tua espressione personale era
fatta male, ed è qualcosa che le persone portano con sé,
letteralmente, per tutta la vita e capisco perché. Fa
schifo.”
Bartlett ha citato la commedia sui
supereroi di Michel Gondry del 2011 Il Calabrone Verde, in cui Rogen interpretava
l’omonimo eroe al fianco di Jay Chou e
Cameron Diaz. Il film è stato bombardato dalla
critica, guadagnando un 44% su Rotten Tomatoes. Roger
Ebert ha dato al film una stella e l’ha definita “una
dimostrazione quasi insopportabile di un film senza nulla di cui
parlare”, mentre The Guardian ha affermato
che “quasi tutto ciò che riguarda il film è
deludente”.
“Per ‘Green Hornet’, le
recensioni che stavano uscendo erano piuttosto brutte”, ha
detto Rogen. “La gente lo odiava. Le persone si divertivano a
non gradire molto. Ma ha aperto a circa $ 35 milioni, che è stato
il più grande weekend di apertura a cui fossi mai stato associato
fino a quel punto. Ha funzionato abbastanza bene. Questo è ciò che
è bello a volte. A volte puoi afferrare un senso di
successo.”
Rogen ha detto che è stato “più
doloroso” sopportare le recensioni negative per la sua
famigerata commedia del 2014 The Interview perché
“la gente si divertiva a parlarne e a mettere in discussione il
tipo di persone che vorrebbero fare un film del genere”.
Rogen ha detto che era solito
gestire le recensioni negative regalandosi una bella cena o uscendo
nella sua casa al mare. Ha aggiunto: “Qualsiasi weekend di
apertura, fa schifo. È stressante. È come la nascita, è un processo
intrinsecamente doloroso”. Per Rogen, il modo migliore per
superare i critici cinematografici è continuare a lavorare.
“Questa è un’altra cosa
divertente del fare film… la vita va avanti”, ha detto il
comico. “Puoi girare un altro film mentre il tuo film [attuale] sta
ricevendo recensioni negative, il che è una cosa divertente. È
agrodolce. Sai che le cose andranno bene. Stai già lavorando.”
Abbiamo visto l’ultima volta
Seth Rogen in The Fabelmans
di Steven Spielberg, film per il quale
non si è certo dovuto preoccupare delle recensioni negative.