WandaVision
è uno delle prossime miniserie in uscita su Disney+
creata da Jac Schaeffer e basata sui personaggi
Marvel Scarlet/Scarlet Witch interpretato da
Elizabeth Olsen e Vision interpretato da
Paul Bettany. La serie è ambientato nel Marvel
Cinematic Universe (MCU) e ne condividendo la continuità con i
film.
La trama si svolge dopo gli eventi
di Avengers:
Endgame dove in qualche modo Visione tornerà in
vita e insieme all’amata Wanda inizieranno la loro vita di coppia
in una New York negli anni ’50. La nuova serie tv sarà strettamente
collegata con il film Doctor Strange in
the Multiverse of Madness previsto per il 2021
dove la Olsen riprenderà il suo ruolo in tale film come
co-protagonista accanto a Benedict
Cumberbatch l’interprete di Doctor
Strange. La serie tv fa parte della Fase 4 del franchise.
Elizabeth
Olsen e
Paul Bettany. riprendono rispettivamente i ruoli di
Wanda Maximoff / Scarlet Witch e Vision della serie
cinematografica. Anche Teyonah Parris,
Kat Dennings, Randall Park e Kathryn
Hahn sono i protagonisti.
Dopo la trama il network americano ABC
ha diffuso cinque clip di Big Sky 1×01, il primo
episodio dell’annunciata nuova serie tv in arrivo questo
autunno.
In Big Sky 1×01
protagonisti sono Ryan Phillippe nei panni di Cody Hoyt, Katheryn
Winnick nei panni di Jenny Hoyt, Kylie Bunbury nei panni di Cassie
Dewell, Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer
nei panni di Denise Brisbane, Natalie Alyn Lind nei panni di
Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy e John Carroll Lynch
nei panni di Rick Legarski.
I guest star di Big Sky
1×01 sono Gage Marsh nel ruolo di Justin Hoyt,
Jeffrey Joseph nel ruolo di Joseph Dewell, Brooke Smith nel ruolo
di Merilee Legarski e Gabriel Jacob-Cross nel ruolo di Kai Dewell.
“Pilot” è stato scritto da David E. Kelley e diretto da Paul
McGuigan.
Big Sky 1×01
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, Big
Sky è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television
Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta degli
investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze
con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due
sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota
autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le
uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo
per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita.
Big
Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Paul W.S. Anderson, regista dell’adattamento
cinematografico di Monster
Hunter, ha rivelato di aver usato un numero nettamente
inferiore di mostri rispetto a quanti ne sono presenti nella serie
di videogiochi. Parlando con Total
Film, Anderson ha dichiarato che, nonostante gli piacerebbe
esplorare ancora quell’universo in un potenziale sequel, per il
primo film di Monster
Hunter ha scelto di usare solo cinque/sei mostri.
Anderson ha ammesso di essere stato
costretto ad usare un numero ridotto di mostri nel film, anche se
non ha specificato se ciò è stato dovuto alla sceneggiatura o a
causa di alcune restrizioni di budget imposte dallo studio.
Anderson ha anche aggiunto che il film in arrivo al cinema a
dicembre “gratta solo la superficie” del più ampio universo
rappresentato dalla saga videoludica. “Ci sono centinaia di
mostri nel gioco”, ha spiegato Anderson. “Ho potuto usarne
solo cinque o sei nel film. È un mondo grande e divertente di cui
penso che abbiamo soltanto iniziato a grattare la
superficie.”
Nel frattempo, intervistata sempre
da Total
Film,
Milla Jovovich, che nel film avrà il ruolo della
protagonista, ha anticipato che Anderson “sta già scrivendo
qualcosa” per un potenziale sequel di Monster
Hunter. “Sicuramente ci piacerebbe farne un altro.
Spero che la gente apprezzerà questo film, perché so che a Paul
piacerebbe realizzare un sequel. Sta già scrivendo qualcosa…”,
ha dichiarato l’attrice.
Tutto quello che sappiamo su
Monster Hunter
Monster
Hunter è l’adattamento dell’omonimo videogioco
sviluppato da Capcom. Il film, scritto e diretto da Paul
W.S. Anderson (regista della saga
di Resident
Evil), annovera nel cast Milla
Jovovich, Tony Jaa, T.I., Ron Perlman, Meagan
Good e Diego Boneta. L’uscita
nelle sale americane è fissata per il 30 dicembre 2020.
Dietro il nostro
mondo, ce n’è un altro: un mondo di mostri pericolosi e potenti che
governano il loro dominio con ferocia mortale. Quando il tenente
Artemis (Milla
Jovovich) e i suoi fedeli soldati vengono trasportati
dal nostro mondo al loro, il tenente imperturbabile subisce uno
shock. Nella sua disperata battaglia per la sopravvivenza contro
enormi nemici con poteri incredibili e attacchi inarrestabili,
Artemis si unirà a un uomo misterioso che ha trovato il modo di
reagire.
Il regista David
Fincher, impegnato con la promozione del suo nuovo
attesissimo film, Mank, ha
riflettuto sul predominio dei cinecomics e
degli “Oscar bait” (cioè quei film che sembrano essere stati
prodotti al solo scopo di guadagnare nomination agli Oscar)
nell’attuale panorama cinematografico.
Dopo un inizio di carriera alquanto
difficile a causa del travagliato Alien
3,David Fincher si è rapidamente
affermato come uno dei migliori registi di Hollywood grazie ad una
serie di classici come Seven, Fight Club e
Zodiac. Nel 2010 Fincher ha realizzato quello che molti
considerano il suo capolavoro, il dramma biografico The Social Network, grazie al quale Aaron Sorkin ha vinto l’Oscar per la miglior
sceneggiatura non originale.
Tuttavia, in seguito all’uscita di
The Social Network, il regista ha iniziato a realizzare
sempre meno film: Millennium – Uomini che odiano le donne risale infatti
al 2011, mentre L’amore
bugiardo – Gone Girl è uscito soltanto nel 2014.
Parallelamente, Fincher è stato comunque impegnato sul versante
televisivo, grazie alle serie House of Cards e
all’acclamatissima Mindhunter. Adesso, Fincher è
finalmente tornato dietro la macchina da presa con Mank, biopic
dedicato alla realizzazione del capolavoro di Orson Welles,
Quarto potere, che sarà disponibile su Netflix dal
prossimo 4 dicembre.
Mank ha già
ricevuto ottime recensioni da parte della critica americana ed è
probabile che figurerà tra i grandi protagonisti della prossima
stagione dei premi. Tuttavia, a David Fincher non
sembra importante molto dei riconoscimenti e della conseguente
fanfara che è in grado di scatenarsi attorno ad un film.
Intervistato da Total Film (via Games
Radar), Fincher ha parlato del suo disdegno per l’intero
concetto di “stagione dei premi” e di come l’idea stessa favorisca
i dirigenti cinematografici nel cercare di prevedere le aspettative
del pubblico in un modo che Fincher ritiene palesemente
malsano.
“Ormai ci sono soltanto due
stagioni per i film. C’è ‘l’estate spandex’ e poi c’è ‘l’inverno
d’afflizione”. Ormai quando giri un film sai che lo stai
realizzando per una delle due stagioni. E se ti perdi, cadrai
inevitabilmente in una di quelle altre due stagioni, che ormai
vengono considerate come delle discariche. Ha davvero senso tutto
ciò?”
Tutto quello che sappiamo su Mank di David Fincher
Mank,
un progetto dalla lunghissima gestazione per David
Fincher, racconta dell’uomo che ha condiviso con
Orson Welles il premio Oscar per la migliore
sceneggiatura originale di Quarto Potere. A
interpretare lo sceneggiatore, Herman J.
Mankiewicz, ci sarà Gary
Oldman, mentre il film è stato scritto da Howard
Fincher, il padre defunto di David. Il film è stato girato in
bianco e nero e il cast include anche
Amanda Seyfried, Lily
Collins, Charles
Dance, Arliss Howard e Tom
Pelphrey.
Mankiewicz è stato uno degli
sceneggiatori più noti e meglio pagati nei primi anni di Hollywood
e ha lavorato con Orson
Welles per Quarto Potere.
Ex-corrispondente di Berlino per il Chicago Tribune e critico
teatrale del New York Times e del New Yorker, Mankiewicz ha scritto
alcuni dei film più importanti del suo periodo, e sia lui che
Welles hanno condiviso l’Oscar per la migliore sceneggiatura
originale per Quarto Potere nel 1941. Altri film
a cui ha lavorato durante la sua carriera includono Il
mago di Oz, L’uomo del mondo, Pranzo alle otto, L’idolo delle
folle e The Pride of St. Louis.
Considerata l’attuale pandemia
globale, è sempre più improbabile che l’attesissimo Wonder
Woman 1984 riesca davvero ad arrivare in sala per
il prossimo 25 dicembre. Adesso, un nuovo report di
Variety suggerisce che la Warner Bros. e la DC Films stanno
ancora riflettendo in merito all’uscita del film, ma pare che
entrambi gli studio siano vicini a prendere l’ennesima nuova
decisione.
Sebbene sia altamente improbabile
che il film salti completamente l’uscita in sala, la fonte
riferisce che i dirigenti della Warner starebbero seriamente
prendendo in considerazione di posticipare definitivamente la
seconda avventura in solitaria di Diana Prince all’estate del 2021.
Tuttavia, sembra che lo studio stia anche valutando di far uscire
comunque il film il giorno di Natale e di renderlo poi disponibile
su HBO Max – la piattaforma di streaming di proprietà di
WarnerMedia – all’inizio del mese di gennaio.
Posizionare un
enorme tent-pole supereroistico come Wonder
Woman 1984 direttamente su HBO Max dopo una cosa
in sala decisamente limitata, sarebbe una mossa senza precedenti.
Sono ore cruciali per la Warner Bros., che presterà sicuramente
molta attenzione a come gestire l’affaire WW84
dopo la deludente performance di Tenet al
box office globale. Tuttavia, sono in molti a ritenere che uno
slittamento diretto all’estate del 2021 sia la soluzione migliore.
Non ci resta che attendere un comunicato ufficiale della Warner
Bros., che a questo punto non dovrebbe tardare ad
arrivare…
Wonder
Woman 1984 uscirà il 25 Dicembre 2020 in America
e il 14 Gennaio 2021 in Italia. Il film è stato definito dal
produttore Charles Roven un
sequel “inusuale“, che poterà in scena lo stesso
personaggio grazie al lavoro dello stesso team creativo e che
seguirà gli eventi del precedente capitolo, ma che i fan non
dovrebbero aspettarsi un seguito tradizionale
definendolo “la prossima iterazione della
supereroina”.
L’ordine cronologico del personaggio
di Diana Prince è stato già rimescolato, essendo stata introdotta
nell’era contemporanea di Batman v Superman: Dawn
of Justiceper poi tornare al vecchio secolo
con Wonder
Woman. Il sequel vedrà
ancora Gal
Gadot nei panni di Diana Prince opposta
a Kristen
Wiig, scelta per interpretare la villain Cheetah. Nel
cast figureranno anche Chris
Pine (volto del redivivo Steve Trevor)
e Pedro
Pascal (nei panni di Maxwell Lord).
A quanto pare, il 17 novembre –
proprio in occasione del terzo anniversario dell’uscita del film
nelle sale – i fan avranno l’occasione di dare un nuovo sguardo
alla
Snyder Cut di Justice
League. Uscito nel 2017, la versione cinematografica
del cinecomic che ha riunito sullo schermo i più importanti
supereroi DC ha dovuto fare a meno del regista Zack Snyder, che ha dovuto abbandonare il
progetto nel bel mezzo della produzione a causa di una tragedia
familiare.
A maggio, i fan che
avevano sostenuto la campgna #ReleaseTheSnyderCut
hanno finalmente ottenuto ciò che volevano: la versione di Justice
League ad opera di Zack Snyder arriverà su HBO Max il prossimo
anno, sotto forma di miniserie divisa in quattro parti. Nei mesi
successivi sono stati rivelati numerosi dettagli a proposito del
taglio del film ad opera del regista, dettagli che non hanno fatto
altro che accrescere l’hype attorno al progetto. Ora, in occasione
del terzo anniversario dell’uscita di Justice
Leagueal cinema, sembra proprio che Snyder abbia
qualche nuova sorpresa in serbo per i suoi fan.
Il direttore della fotografia
Fabian Wagner, infatti, ha condiviso attraverso il
suo account Instagram
una nuova foto di Snyder con in mano un oggetto di scena. Anche se
l’immagine stessa non anticipa in realtà nulla, è la didascalia che
ha accompagnato la foto ad aver attirato l’attenzione dei più:
nella stessa, Wagner fferma che ci saranno nuove sorprese in arrivo
il 17 novembre, ossia la data dell’anniversario dell’uscita di
Justice
League. È molto probabile che Wagner si stesse
riferendo a nuovi contenuti per la
Snyder Cut in arrivo nel 2021.
Le riprese aggiuntive della Snyder
Cut di Justice League
Non è chiaro se quest’immagine di
Zack Snyder sia stata scattata mentre il
regista era impegnato con le riprese principali di Justice
League o di recente, poiché Snyder è attualmente
impegnato con le riprese aggiuntive per il suo taglio voluto da HBO
Max. In base ai report delle ultime settimane, Batman, Cyborg e
Mera torneranno sul set per girare nuove scene, così come i cattivi
Deathstroke e Joker.
Henry Cavill, che nel film interpreta Superman, aveva
già confermato che non sarebbe tornato per i reshoot. Al momento
non sappiamo cosa vedremo di preciso il 17 novembre, né se i nuovi
contenuti includeranno anche materiale appena girato.
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
L’attrice Amber Heard ha smentito categoricamente le
voci secondo cui un’altra attrice interpreterà il ruolo di Mera
nell’attesissimo Aquaman
2. Heard ha interpretato la principessa xebelliana
Mera nel primo film di Aquaman,
recitando al fianco di Jason
Momoa, che ha interpretato il supereroe del titolo. Il
film ha ricevuto recensioni generalmente positive da parte della
critica e del pubblico; il sequel è atteso nelle sale per il il
mese di dicembre del 2022.
Amber Heard è stata recentemente al centro di
un’accesa disputa con l’ex marito Johnny Depp. Heard ha chiesto il divorzio
dall’attore e ha affermato che Depp è stato violento sia
verbalmente sia fisicamente durante il loro matrimonio. Depp,
d’altra parte, ha affermato che è stata Heard ad aver abusato di
lui, non il contrario. Di recente, l’attore ha citato in giudizio
il quotidiano britannico The Sun per averlo definito un
“picchiatore di mogli”. Dopo aver perso la causa in tribunale, a
Depp è stato chiesto di abbandonare il franchise di Animali Fantastici della Warner Bros. Ciò ha
indignato molti fan di Depp, che hanno chiesto che anche Heard
venga licenziata dal franchise di Aquaman.
A tal fine,
una petizione online che chiede il recasting del personaggio di
Mera ha già raggiunto oltre 1 milione di firme.
In un’intervista con Entertainment
Weekly, Amber Heard ha smentito le voci secondo cui
verrà sostituita in Aquaman
2. Heard ha affermato che i rumor e le campagne online
contro di lei non hanno alcun fondamento. Ha inoltre dichiarato di
essere entusiasta all’ide adi iniziare a girare il film ed
esplorare ulteriormente la relazione tra Aquaman e Mera.
“Sono super entusiasta per la
quantità di amore da parte dei fan e per la quantità di
apprezzamento che Aquaman ha ricevuto. Aquaman e Mera hanno
raccolto così tanto entusiasmo che un sequel era inevitabile. Sono
davvero entusiasta del film… tutte quelle voci e tutte quelle
campagne contro di me non hanno nulla a che fare con i casting,
perché non hanno alcun riscontro nella realtà. Sono i fan che hanno
permesso la realizzazione di Aquaman e Aquaman 2. Sono entusiasta
all’idea di iniziare a girare il prossimo anno.”
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Vi ricordiamo che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel
sequel di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James
Wan dietro la macchina da presa
per Aquaman
2 ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente
di James
Wan(The Orphan, The Conjuring 2, The
Conjuring 3), scriverà la sceneggiatura del film insieme
a Will Beal, mentre il regista e Peter Safran saranno
co-produttori.
dal film Le Ali della Libertà –
da sinistra: Morgan Freeman e Tim Robbins
Ci sono film che ti entrano nel
cuore e ci restano, film che anche dopo decenni continuano a fare
emozionare gli spettatori, occupando il loro meritato posto d’onore
nella storia del cinema. Uno tra questi è il film Le Ali della
Libertà che, oltre a fregiarsi del titolo di
capolavoro, è legato alla storia di un’amicizia lunga una vita
intera. Il film è infatti dedicato alla memoria di Allen
Greene, un personaggio di cui quasi nessuno conosce la
storia.
Ma prima di arrivare a parlare di
Allen Greene, facciamo un piccolo passo indietro e cominciamo il
nostro viaggio dal 1994, anno d’uscita del celebre film Le Ali della
Libertà.
Tratto dal racconto del genio
letterario di Stephen
King, dal titolo Rita Hayworth e la
redenzione di Shawshank – pubblicato nella raccolta
Stagioni Diverse -, Le Ali della
Libertà (titolo originale The Shawshank
Redemption) è un film drammatico diretto da Frank
Darabont. Definito dalla rivista Empire come uno
dei “cinquecento migliori film della storia”, Shawshank Redemption
racconta la storia di un uomo innocente finito in carcere per
sbaglio.
Le Ali della Libertà trama: il
dramma di Shawshank
La storia è ambientata nella
Portland del 1947 e ha come protagonista Andy Dufresne (Tim
Robbins), il vice-direttore di una banca. Accusato
dell’omicidio di sua moglie e del suo amante – un famoso giocatore
di golf -, Andy viene condannato a ben due ergastoli da scontare
nel terribile carcere di Shawshank. Nonostante l’uomo gridi a gran
voce la sua innocenza, la sentenza viene emessa e Andy viene
condotto in galera.
Si sentono tante storie sul carcere
di Shawshank ma nessuna sembra rispecchiare perfettamente la
realtà. La struttura sembra essere sotto il controllo dello
spietato direttore Norton (Bob Gunton) e delle sue
terribili guardie che impongono leggi e severe punizioni. Andy è il
nuovo arrivato e come tale deve piegarsi allo status quo per
cercare di sopravvivere.
dal film Le Ali della Libertà – da sinistra: Morgan Freeman e Tim
Robbins
Per i primi tempi l’uomo cerca di
tenersi in disparte per non creare problemi con gli altri detenuti
ma purtroppo la sua presenza non passa inosservata. Per i primi due
anni, quindi, Andy è costretto a subire i violenti atti di bullismo
da alcuni dei detenuti più pericolosi di Shawshank. Punizioni
corporali, violenze fisiche, sessuali e psicologiche porteranno
Andy alla disperazione e poi alla silenziosa rassegnazione.
Durante i suoi giorni di prigionia,
Andy cerca di aggrapparsi a ogni spiraglio di luce in quel luogo di
tenebra. Grazie al suo buon carattere e a un pizzico di furbizia,
il prigioniero Dufresne riesce a sopravvivere e, incredibilmente, a
farsi dei nuovi amici. Primo fra tutti c’è Ellis Boyd Redding
(Morgan
Freeman), detto Red, che controlla il contrabbando di
oggetti di ogni tipo all’interno del carcere.
Tra i due nasce una bella e sincera
amicizia, rapporto che permetterà a entrambi di sopravvivere ai
lunghi anni di reclusione e alla vita da uomini liberi.
Allen Greene in Shawshank
Redemption
Il meraviglioso e toccante dramma
di Stephen
King, diretto da Frank Darabont, ha
commosso intere generazioni. Negli anni i cinefili più accaniti si
sono divertiti a scoprire tutti i segreti e i retroscena più
curiosi de Le Ali della
Libertà. Ma c’è un dettaglio del film che ancora oggi
sembra essere per molti un mistero. Alla fine del film, poco prima
dei titoli di coda, appare un messaggio, un dedica che per
parecchio tempo ha sollevato molte domande.
“In memory of Allen Greene” [In
memoria di Allen Greene]
dal film Le Ali della Libertà – Credits: Castle Rock
Entertainment
Chi è costui? E come mai
The Shawshank Redemption è stato dedicato proprio
a lui? La domanda è legittima e la risposta è molto meno complessa
di quello che ci si aspetti. Greene è stato per anni l’agente del
regista Frank Darabont, nonché uno dei suoi più cari amici. A loro
collaborazione, cominciata all’inizio degli anni ottanta, si è
trasformata in una bellissima amicizia, interrotta bruscamente
dalla morte di Greene.
Allen Greene è
purtroppo deceduto nel 1989 quando aveva appena 36
anni, a causa di complicazioni dovute all’AIDS.
Greene, malato da tempo, non ha mai smesso di lavorare e pare sia
stato proprio lui a spingere affinché Le Ali della Libertà vedesse
la luce. Nel 1987, Allen fu il primo a capire le potenzialità del
racconto di Stephen King e a sottoporre il
progetto alla Castle Rock Entertainment. Inoltre,
fu lo stesso Greene a proporre l’amico Frank Darabont come regista
e sceneggiatore del film.
Gli sforzi di Greene sono stati
abbondantemente ripagati. Le Ali della
Libertà è stato un successo nel 1994
– anno della sua uscita al cinema – e il film nel tempo è diventato
un vero e proprio capolavoro del cinema. A causa della sua
prematura scomparsa, Greene non si è potuto godere i frutti del suo
duro lavoro. Per questo motivo Darabont ha deciso di rendere
omaggio alla memoria del suo caro amico, dedicandogli il film per
cui insieme hanno tanto lottato. Una dedica inaspettata, sobria ma
molto toccante, associata a un finale catartico che celebra la
libertà e l’importanza dell’amicizia.
“The Wakanda Files” è una nuova
pubblicazione ufficiale collegata al MCU che ha portato alla
luce diversi dettagli nascosti in merito alle storie e ai
personaggi dell’universo condiviso.
ComicBookMovie ha raccolto le 10 rivelazioni più importanti
contenute al suo interno e riguardanti l’Universo Cinematografico
Marvel:
1L’incredibile metabolismo di Steve
Rogers
Ci
sono alcuni fatti molto interessanti su Captain America nel libro,
incluso il fatto che, a riposo, Steve Rogers riesce a bruciare
quasi 8000 calorie al giorno! Nella vita reale, Dwayne
Johnson mangia più di 5000 calorie al giorno per mantenersi in
forma, quindi questo potrebbe aiutare a contestualizzare il
paragone.
Questo metabolismo potenziato spiega anche
come Steve sia riuscito a sopravvivere nel ghiaccio per 67 anni,
con Shuri che ha rivelato che è stata proprio questa caratteristica
che ha portato l’eroe ad essere messo in “ibernazione
criogenica”. Diventare un super soldato significa anche che
Cap può fare distensioni su panche di “diverse tonnellate”
ed è in grado di “correre comodamente tredici miglia in trenta
minuti”. Ciò significa che può mantenere una velocità di circa
26 mph su base costante, un’impresa piuttosto incredibile per
l’eroe.
Jason Blum si è
espresso in merito a Doctor Strange in the Multiverse of Madness e
a Blade,
teorizzando che potrebbero rappresentare una sfida per i Marvel Studios. Sebbene entrambi i
film siano attualmente in fase di sviluppo, Doctor Strange 2 è l’unico ad avere già una data di
uscita: arriverà infatti nelle sale il 25 marzo 2022. Ci sono anche
molte più informazioni su quel film, come ad esempio il fatto che
sarà Sam Raimi ad occuparsi della regia. In
confronto, si sa molto poco di Blade allo stato attuale. Tuttavia, come è stato
annunciato al San Diego Comic-Con 2019, sarà il premio Oscar
Mahershala Ali ad interpretare il personaggio
del titolo.
Sebbene Doctor Strange in the Multiverse of Madness e
Blade usciranno
probabilmente almeno ad un paio di anni di distanza l’uno
dall’altro, i film sono stati spesso associati perché entrambi
presenteranno elementi horror, genere che la Marvel non ha ancora
mai realmente esplorato. Al contrario, la società di Jason
Blum, la Blumhouse Productions, è senza dubbio la più
conosciuta quando si parla di film dell’orrore, avendo sfornato
negli ultimi vent’anni alcuni tra i più grandi successi del genere.
Ciò rende Blum particolarmente qualificato se si tratta di valutare
i prossimi tentativi di realizzare qualcosa in materia…
“Sono indeciso. Non
scommetterei mai contro la Marvel. Hanno un curriculum
relativamente buono… ovviamente scherzo, hanno uno dei migliori
curriculum di sempre, siamo d’accordo? Penso anche che sia una vera
sfida provare a fare un horror ad altobudget, ma se
qualcuno può farlo, quel qualcuno è senza ombra di dubbio la
Marvel.”
Doctor Strange 2 e Blade saranno
degli horror in senso canonico?
La risposta di Blum è piuttosto
diplomatica. Tuttavia, ha senso il suo commento sulla difficoltà di
realizzare film horror con budget elevati a disposizione. Molti dei
film horror dell’ultimo decennio, compresi quelli della Blumhouse,
sono stati realizzati per budget davvero esigui rispetto a quanto
la Marvel investe generalmente per i suoi film. Tuttavia, titoli
come Scappa –
Get Out dimostrano che creare una storia avvincente e
genuinamente spaventosa è ciò che conta davvero nel genere horror,
molto più di sequenze costose e strabilianti.
Ovviamente, resta da vedere quanto
la Marvel prenderà davvero in prestito dagli elementi tipici del
genere horror sia per Doctor Strange in the Multiverse of Madness
sia per –Blade.
Vale la pena ricordare che Scott Derrickson aveva parlato della
componente horror di Doctor Strange 2 quando era ancora a bordo del
progetto, mentre il boss della Marvel, Kevin Feige, aveva chiarito
in seguito che il film avrebbe avuto alcune “sequenze
spaventose”, ma che non sarebbe stato un vero e proprio film
horror. Considerando che il personaggio centrale di Blade è un cacciatore di vampiri, sembra che sarà
più difficile evitare l’elemento horror in quel film, anche se
l’accoglienza nei confronti di Doctor Strange 2 potrebbe certamente giocare un ruolo
nei confronti della direzione da intraprendere con il film con
protagonista Ali.
Si intitola Fischia il
Vento il cortometraggio d’animazione scritto e diretto da
Alessandro Dordoni.
Basato sulle memorie del ventenne
partigiano Lino Dordoni, Fischia il Vento è un
cortometraggio di animazione disegnato a mano di 15 minuti. Il film
racconta gli eventi accaduti durante la Battaglia di Monticello,
nel nord Italia, il 16 Aprile 1945, dove 450 soldati delle SS
attaccarono a sorpresa i circa 25 partigiani che presidiavano il
castello di Monticello. Lino e la sua squadra sono appostati in una
stalla abbandonata nelle vicinanze e, svegliati di soprassalto dai
colpi d’arma da fuoco provenienti dalla rocca, si lanciano di corsa
nella vallata per portare aiuto ai compagni il più in fretta
possibile.
Il titolo Fischia il
Vento si ispira ad una canzone popolare italiana i cui
testi furono scritti nel settembre del 1943, all’inizio della
Resistenza. Sebbene la canzone provenisse dalla Russia dal
compositore Matvei Blanter, la melodia orecchiabile ispirò il
paroliere Felice Cascione (1918-1944) a scrivere Fischia il
Vento per incitare il movimento partigiano.
Il progetto non vuole
rappresentare un classico film di guerra. Lo scopo è quello di
mostrare il lato umano e psicologico dei giovani combattenti
italiani che si sono trovati ad affrontare una situazione ben al di
sopra di loro. Questa non è una storia del bene contro il male, ma
un’attenta analisi ad uno dei tanti episodi di guerra che ha
cambiato per sempre la vita dei suoi protagonisti, a prescindere
dal loro schieramento ideologico durante gli avvenimenti
raccontati.
Questo è un progetto collaborativo
nato dalla passione per l’arte e per il cinema, ed ogni individuo
coinvolto è mosso dal desiderio di dare vita a questa storia mai
raccontata e renderla un’esperienza fortemente cinematica dal punto
di vista visivo e sonoro, con l’obiettivo di aprire gli occhi per
molti sul mondo dell’animazione, che troppo spesso rimane una forma
d’arte di poco interesse nell’immaginario collettivo.
Fischia il Vento, un
cortometraggio d’animazione
Fischia il Vento è
animato interamente ad inchiostro da Natasza Cetner. Utilizzando
carta ruvida dà l’impressione di pagine di diario da sfogliare e ci
immerge nel mezzo delle memorie personali di Lino Dordoni. Seguendo
lo storyboard animatic come riferimento, l’animazione viene
eseguita prima digitalmente, al fine di testare al meglio i
movimenti e le tempistiche, viene quindi poi disegnata a mano con
inchiostro su carta. I movimenti di telecamera e l’uso espressivo
delle pennellate permettono all’animazione di trasmettere
l’intensità delle emozioni dei protagonisti e di offuscare il
confine tra realtà e ricordi.
ALESSANDRO DORDONI
Alessandro lavora come Montatore a Londra dal 2012. Attualmente è
senior editor presso Chrome Productions, il suo lavoro comprende
pubblicità, contenuti online, documentari e cortometraggi. Il suo
stile è caratterizzato da un uso forte e dettagliato della musica e
del suono. Ha vinto numerosi premi per i suoi lavori nel settore
pubblicitario. Questo sarà il suo primo film come
Sceneggiatore/Regista, ed è un progetto molto vicino al suo
cuore.
NATASZA CETNER
Natasza è un’Animatrice, Regista ed llustratrice. I suoi film sono
stati selezionati e nominati per molti festival cinematografici tra
cui Edimburgo, Berlino, Dubai e Montreal. Rappresentata dalla casa
di produzione irlandese Cardel, i suoi lavori si distinguono dalla
massa per l’uso sorprendente dell’animazione analogica e disegnata
a mano in un settore sempre più guidato dal digitale.
JAMES LAWSON
James è un Artista con oltre 12 anni di esperienza nel creare
storyboard per l’industria pubblicitaria, per la TV e per il
cinema. Ha avuto la fortuna di essere stato coinvolto in alcune
delle campagne più iconiche e premiate dell’ultimo decennio.
L’elenco dei clienti per cui ha lavorato include i più grandi nomi
del settore di oggi come Apple, John Lewis, Nike, Adidas, Mercedes,
Amazon e così via.
FRANCESCO POIANA
Francesco è un Artista ed Illustratore con un’ampia conoscenza di
diversi mezzi artistici, tra cui disegno, pittura ed incisione.
Lavora come Illustratore Freelance, collaborando con molti clienti
come case di produzione, case editrici e studi di moda. La sua arte
è stata esposta in tutta Italia e nel Regno Unito, recentemente ha
partecipato alla “Emerging Talents Exhibition” del 2020 al Messum’s
Mayfair di Londra.
Fischia il vento: la scheda
tecnica
Titolo: Fischia il Vento (The Wind
Whistles)
Durata: 15 min (Inclusi Materiale d’Archivio e Titoli di Coda))
Aspect Ratio: 2048 x 858
Colore: Bianco e Nero
Genere: Animazione, Drama, Guerra
Lingua: Italiano (Sottotitoli in Inglese)
Scritto e Diretto da: Alessandro Dordoni (UK)
Regia di Animazione: Natasza Cetner (UK/Polonia)
Case di Produzione: Cardel (Irlanda) & OAK9 (Lituania)
Produttori Esecutivi: Kelley Daniel / Rhiannon Crothers (US)
Produttori Animazione: Carla Mooney / Delwyn Mooney (Irlanda)
Produttrice: Mimi Thomas (UK)
Co-Produttore: Mindaugas Jokubaitis (Lituania)
Attori in Ordine di Apparizione: Denio Derni, Luca Torchiani,
Francesco Wolf, Andrea Tagliabue,
Marco Troiano, Joe Prestia, Vito Buchicchio, Giuseppe Magazzù
Montaggio e Suono: Alessandro Dordoni (UK)
Archivio Colour Grade: Ben Turze (UK)
Sound Design/Mix: Steve Bond (UK)
Illustratore: Francesco Poiana (UK, Italia)
Storyboard Artist: James Lawson (UK)
Compositore: Paolo Fornasari (Germania)
Script Editor: Costanza Bongiorni (Francia)
Traduttore Memorie: Bartolomeo Sala (UK)
Graphic Designer: Edoardo Balordi (Spagna)
Studio di Registrazione: Marco Versari (Italia)
Supportato da: ANPI Piacenza, Chrome Productions,
Banca di Piacenza, Rotary Club Piacenza
Budget: £20,000
Inizio Produzione: Luglio 2020
Stima di Fine Produzione: Aprile 2021
IMDB Page: Fischia il Vento
Il regista di Justice
League,Zack Snyder, ha anticipato l’esistenza di
Catwoman nel suo universo DC. Durante gli anni
trascorsi a lavorare per la Warner Bros. e la DC Films, a Snyder è
stata concessa una certa libertà creativa. Anche se ha iniziato a
perdere un po’ di quel controllo con Batman v Superman: Dawn of Justice e alla fine ha
dovuto abbandonare la produzione di Justice
League,
Zack Snyder aveva dei piani già particolarmente elaborati per
una storia suddivisa in cinque parti. Questi piani sono cresciuti
fino ad includere i film in solitaria di Wonder Woman, Aquaman e
Flash, e l’istinto naturale di Snyder di arricchire i suoi progetti
con diversi dettagli ha contribuito a creare l’universo
espanso.
La vera portata dei piani di Snyder
sta iniziando a concretizzarsi grazie alla HBO Max. Il servizio di
streaming ha risposto alle richieste dei fan ed è diventato la casa
della Snyder Cut di Justice
League a circa due anni di distanza dalla massiccia
campagna a sostegno della visione originale di Snyder. Il regista
ha alimentato continuamente la discussione anticipando di continuo
– attraverso i suoi canali social – come sarebbe stata la sua
versione del cinecomic uscito in sala nel 2017. Negli ultimi mesi,
Snyder ha condiviso molte anticipazioni su ciò che aveva
pianificato per il futuro e pare che la Snyder Cut offrirà un assaggio di ciò che potrebbe
arrivare in seguito (basti pensare alla presenza di personaggi come
Darkseid, Martian Manhunter, Deathstroke e, soprattutto il Joker di
Jared Leto).
Adesso, Zack Snyder sembra aver anticipato quale ruolo
potrebbe svolgere Catwoman nel suo universo DC. Di
recente, il regista ha partecipato ad una chat in live streaming
con
The Nerd Queens per discutere di diversi argomenti, tra cui
anche il personaggio di Selina Kyle. Snyder ha suggerito che
Catwoman e il Batman di Ben Affleck potrebbero essere stati
coinvolti romanticamente un decennio prima. Dal momento che la
storia d’amore tra Catwoman e Batman che ha molti sostenitori tra i
lettori dei fumetti, la dichiarazione di Snyder ha mandato in
visibilio tantissimi fan. Ma il regista non si è fermato qui,
poiché ha anche condiviso un’immagine sul suo profilo Vero proprio dei
due iconici personaggi.
Vedremo mai la Catwoman di Zack Snyder in azione?
Non è chiaro se Zack Snyder abbia mai pensato di
includere davvero Catwoman nei suoi precedenti film DC o magari in
Justice
League. Tuttavia, ha condiviso diverse idee su
quale retroscena potrebbe funzionare per una storia dedicata a
Catwoman e Batman nel suo universo, dimostrando di essere comunque
legato al personaggio. Dal momento che Snyder è in genere
abbastanza sicuro di quali siano i piani relativi alle storie che
intende raccontare, la spiegazione relativa alla storia di Catwoman
e Batman suggerisce che forse è qualcosa a cui ha iniziato a
pensare di recente e che forse potrebbe sviluppare in futuro,
magari in un sequel di Justice
League (a
cui – tra l’altro – il regista sembra aver già iniziato a
pensare).
Il produttore Jason
Blum è al lavoro sul riavvio cinematografico di
Spawn, anche se l’adattamento della storia – come
dichiarato dallo stesso – ha richiesto più tempo del previsto. Il
personaggio è stato creato da Todd McFarlane negli
anni ’90, ma ancora oggi è uno dei personaggi dei fumetti più
popolari di sempre.
La storia di Al Simmons è piuttosto
oscura, principalmente a causa delle sue attività da antieroe.
Spawn è stato protagonista di una serie tv animata e di un film
live-action, usciti entrambi alla fine degli anni ’90. In
particolare, il film è stato interpretato da Michael Jai White nei
panni del personaggio del titolo ed è stato accolto piuttosto
negativamente dalla critica. Tuttavia, viene ricordato come uno dei
primi film con un attore afroamericano nei panni di un grande
supereroe.
Dall’uscita del film originale, si è
parlato a lungo di un sequel o di un riavvio. Sebbene l’attuale
iterazione sia ancora lontana dal vedere concretamente la luce,
diversi dettagli sono già noti. Sappiamo infatti che il premio
Oscar Jamie Foxx è stato ingaggiato per
interpretare il protagonista. Inoltre, il progetto sarà diretto
dallo stesso McFarlane, che ha più volte parlato delle sue
condizioni e della volontà di realizzare un film vietato ai
minori.
Il reboot vedrà coinvolto anche
Jason Blum e la sua Blumhouse Productions (Insidious,
Scappa
– Get Out), con Blum che ha più volte parlato del progetto
e della sua volontà di voler portare sullo schermo la “storia
giusta”. Adesso, in una nuova intervista con
Inverse, il produttore ha parlato ancora una volta
dell’attesissimo nuovo adattamento, rivelando che proprio il lavoro
sulla storia ha richiesto più tempo del previsto.
“Sarà molto diverso. Sarà
davvero tagliente. Ciò che mi ha entusiasmato è che Spawn è come se
fosse l’ultimo grande fumetto mai sfruttato veramente. Quindi,
sembrava un’opportunità straordinaria. Ci è voluto più tempo di
quanto speravo per dare vita alla storia giusta, ma ci stiamo
lavorando.”
Il nuovo film dedicato
a Spawn avrà come protagonista il premio
Oscar Jamie
Foxx nel ruolo dell’antieroe del titolo. Del cast
dovrebbe far parte anche Jeremy
Renner nei panni di Twitch
Williams. Greg Nicotero, truccatore
di The Walking
Dead, si occuperà del trucco e degli effetti
speciali. Il film sarà prodotto da Jason
Blum e dalla sua Blumhouse Productions.
Kate Winslet è orgogliosa di aver battuto il
personalissimo record nella subacquea di Tom Cruise grazie ad Avatar 2. Di recente, è emersa online
una nuova foto dal backstage del sequel del blockbuster di
James Cameron che ritraeva proprio l’attrice
premio Oscar impegnata a realizzare una sequenza sott’acqua.
Per realizzare quella scena (lo
scatto ha mostrato l’attrice mentre eseguiva un ballo come parte di
una cerimonia Na’vi), Winslet ha dovuto trattenere il respiro per
ben sette minuti, battendo così i sei minuti raggiunti da Cruise
durante le riprese di
Mission: Impossible – Rogue Nation. Come dichiarato
dall’attrice in una recente intervista con
ET, la stessa non avrebbe mai potuto immaginare la portata di
quanto raggiunto fino a quando altre persone non gliel’hanno fatto
notare.
“È davvero
divertente, perché non leggo mai recensioni o cose legate al mondo
dei media. Non sono su Instagram. È come se da quel punto di vista
fossi completamente disconnessa dalla realtà. Proprio per questo,
nelle ultime settimane c’erano persone che venivano da me al lavoro
e divevano: ‘Oh mio Dio, 7 minuti e 14 secondi?’. E io: ‘Cosa?
Aspetta, aspetta un attimo. Come fai a saperlo?’. È stato
fantastico. Sono molto orgogliosa di me stessa, anche perché è una
cosa che quasi sicuramente non riuscirò più a fare. Ci sono volute
quattro settimane di duro allenamento per realizzare quelle scene.
Ma è stato un momento che ho adorato.”
Avatar
2debutterà
il 17 dicembre 2021, seguito dal terzo
capitolo il 22 dicembre 2023. Per il quarto e
quinto capitolo, invece, si dovrà attendere ancora qualche
anno: 19 dicembre 2025 e 17
dicembre 2027.
Il cast della serie di film è
formato da Kate
Winslet, Edie
Falco, Michelle Yeoh, Vin
Diesel, insieme ad un gruppo di attori che
interpretano le nuove generazioni di Na’vi. Nei film torneranno
anche i protagonisti del primo film, ossia Sam
Worthington, Zoe
Saldana, Stephen
Lang, Sigourney
Weaver, Joel David
Moore, Dileep
Rao e Matt Gerald.
Sono iniziate a Roma le riprese
del teen movie TIME IS UP diretto
da Elisa Amoruso con Bella
Thorne, attrice americana amata dal
pubblico, e Benjamin Mascolo, popstar
musicale da anni al vertice delle classifiche italiane,
prodotto da Marco Belardi.
Coppia nella vita e ora insieme
anche sul set, Bella e Benjamin sono i protagonisti della storia
d’amore tra Vivien e Roy, due adolescenti dalle personalità
apparentemente opposte.
Vivien è una studentessa talentuosa
con la passione per la fisica e il desiderio di entrare in una
prestigiosa università americana. Vive la sua vita come una formula
matematica che la spinge a rimandare al futuro la propria felicità.
Roy invece è un ragazzo tormentato e problematico. A causa di un
trauma vissuto da bambino, vede i propri desideri continuamente
minati dal suo passato che sembra rincorrerlo inesorabilmente. Ma
anche la matematica ha le sue variabili e, come sempre accade, la
vita riesce ad intrecciare i suoi eventi in modi sorprendenti e
inaspettati.
Nel cast insieme
a Bella Thorne (Il sole di
mezzanotte – Midnight Sun, Sei ancora qui – I Still See You,
The babysitter, Famous in
love) e Benjamin Mascolo, al suo
debutto
come attore, Sebastiano Pigazzi (We
are who we are) Bonnie Baddoo
(Ruthless, Doctors), Giampiero
Judica (The App, Uno di famiglia,
Succede, All the Money in the
World), Roberto Davide (Dr.
Who,
Rome), Nikolay Moss (vincitore
di un Emmy Award per il suo ruolo da protagonista nella serie
TV The Cobblestone Corridor) e Giulio
Brizzi (Curon).
Scritto da Elisa
Amoruso (Chiara
Ferragni – Unposted,
Maledetta Primavera,
Bellissime), Lorenzo Ura
e Patrizia Fiorellini, TIME IS
UP è una
produzione Lotus Production una
società di Leone Film
Group con Rai Cinema e
sarà distribuito da 01 Distribution.
Le riprese sono iniziate il 9
novembre 2020, dureranno 6 settimane e si svolgeranno in gran parte
a Roma. Il film è interamente girato in inglese.
Un nuovo libro di Star Wars rivela finalmente che l’Imperatore
Palpatine ha appreso che Luke Skywalker è il figlio di Darth Vader
durante L’Impero Colpisce Ancora. Dopo
che Anakin Skywalker passò al lato oscuro e divenne Vader, i suoi
figli vennero nascosti per tenerli al sicuro dalle grinfie
dell’Imperatore. Tuttavia, entrambi diventarono figure di spicco
dell’Alleanza Ribelle durante la Guerra Civile Galattica. Luke è
diventato famoso dopo aver distrutto la Morte Nera, mettendosi da
solo nel mirino dell’Impero. Ne L’Impero Colpisce Ancora,
Vader sta cercando ossessivamente Luke a causa del loro legame di
sangue.
Nel canone di Star Wars, Vader scopre la vera identità di
Luke – ossia che si tratta di suo figlio – in un fumetto ambientato
tra gli eventi di Una Nuova Speranza e L’Impero Colpisce Ancora, che lo descrive
proprio mentre è intento a cercare suo figlio. Ovviamente, Vader
non era l’unico Signore dei Sith ad interessarsi ai figli di
Anakin. Inizialmente, Palpatine vedeva Luke come una minaccia, ma
cambiò atteggiamento quando iniziò a pensare a lui come ad una
risorsa per l’Impero che potesse prendere il posto di Vader in
qualità di suo apprendista. Palpatine era noto per aver sempre
mosso da lontano le redini dell’intera Galassia, ma tale elemento
si è concretizzata abbastanza tardi nella trilogia cinematografica
originale.
Per celebrare il 40°
anniversario de L’Impero Colpisce Ancora, è stato pubblicato
un nuovo libro intitolato “From a Certain Point of View: The Empire
Strikes Back”. Il romanzo racconta gli eventi del film dalla
prospettiva di vari personaggi. Un capitolo è totalmente incentrato
sull’Imperatore Palpatine, ambientato poco prima di convocare Vader
per discutere di Luke. Il libro descrive nel dettaglio le
specificità del turbamento che Palpatine ha visto: essenzialmente,
si tratta della fantasia del potere di Vader di governare la
galassia. Invece di essere nel suo tradizionale costume, Vader
sembra un Anakin più anziano che non ha mai ricevuto ferite
devastanti, con Padmé e Luke (che ha abbattuto Palpatine) che sono
al suo fianco. È durante queste visioni che Palpatine realizza che
Luke – che conosceva solo come il ribelle che ha distrutto la Morte
Nera – è il figlio di Anakin.
Passano tre anni tra Una Nuova Speranza e L’Impero Colpisce Ancora, e Vader ha scoperto
la verità su Luke poco dopo il primo film. Ciò significa che ha
tenuto segreta l’identità di suo figlio a Palpatine per tutto quel
tempo, mentre complottava e tramava un modo per detronizzare
Palpatine. Considerando quanto fosse emotivo Anakin, è interessante
che non abbia inavvertitamente rivelato i suoi legami con Luke
prima di allora. Mentre i suoi pensieri alla fine lo hanno tradito,
con Palpatine ha assistito ai sogni di Vader, è impressionante che
qualcuno potente come Palpatine sia stato tenuto all’oscuro per
così tanto tempo. Nel libro “From a Certain Point of View”,
Palpatine ammette che la febbrile caccia di Vader alla leadership
ribelle avrebbe potuto essere un po’ esagerata, ma ciò non gli
importava. Quando viene a sapere di Luke, tutto ha più senso per
Palpatine, che escogita un nuovo piano per eliminare Vader e
modellare Luke in un potente Sith.
Star Wars, Palpatine e la lotta di
Vader per controllare i suoi desideri…
Nelle ristampe home
video de L’Impero Colpisce Ancora, il dialogo nella
scena di Vader con l’Imperatore è stato modificato. In particolare,
Palpatine dice: “Non ho dubbi che questo ragazzo sia il figlio
di Anakin Skywalker” invece di “Luke Skywalker”. La
rivelazione contenuta in “From a Certain Point of View” aiuta a
contestualizzare un po’ questo cambiamento. Sapendo che Palpatine
ha appreso la verità solo pochi istanti prima, la nuova battuta può
essere interpretata come un modo per stimolare Vader. Il libro
specifica che mentre Vader parla con Palpatine, il vecchio maestro
percepisce la “lotta di Vader per controllare i suoi
desideri”, il che conferma i suoi sospetti. Questo è solo un
esempio di come “From a Certain Point of View” possa aiutare ad
aggiungere elementi in più ai film, consentendo ai fan di lunga
data di ottenere un maggiore senso di
apprezzamento.
Una petizione per rimuovere Amber Heard da Aquaman
2 ha già raggiunto oltre 900.000 firme. Heard è
apparsa per la prima volta nei panni di Mera, la principessa di
Xebel, uno dei regni sottomarini, in Justice
League di Zack Snyder del 2017. Ha continuato ad
interpretare il personaggio al fianco di Jason Momoa in Aquaman
del 2018, ad oggi il film DC con il maggior incasso di tutti i
tempi. L’attrice tornerà nell’annunciato Aquaman 2, la
cui uscita nelle sale è prevista per il 2022.
Amber Heard è stata di recente al centro di
una controversia con l’ex marito Johnny Depp. I du si sono incontrati sul set
nel 2011 e si sono sposati nel 2015. Dopo aver chiesto il divorzio
nel 2016, Heard ha ottenuto un’ordinanza restrittiva contro Depp,
accusandolo di abusi fisici e verbali. Altre accuse mosse contro
l’attore sostenevano che lo stesso avesse provato a far licenziare
l’ex moglie da Aquaman e a impedirle di prendere parte ai
futuri progetti della Warner Bros. Tali accuse hanno generato una
valanga di critiche in merito al casting di Depp nei panni di
Grindelwald nella saga di Animali Fantastici.
Johnny Depp ha citato in giudizio Amber Heard per diffamazione nel 2019, dopo
aver scritto un editoriale per il Washington Post sostenendo di
essere stato vittima di violenza domestica durante il loro breve
matrimonio. Depp ha anche citato il quotidiano britannico The Sun
dopo essere stato definito in uno dei loro articoli un
“picchiatore di mogli”. Il caso è andato in giudizio a
luglio e lunedì scorso il giudice si è pronunciato contro Depp,
affermando che c’erano prove sufficienti per sostenere le accuse di
Heard. Poco dopo,
Depp ha annunciato che gli è stato ufficialmente chiesto dalla WB
di lasciare il franchise di
Animali Fantastici, con lo studio che nel frattempo ha
confermato che il ruolo sarebbe stato affidato ad un altro attore
(probabilmente a Mads Mikkelsen).
La decisione della major ha
scatenato l’indignazione dei fan, che hanno deciso di lanciare una
petizione online chiedendo che Amber Heard venga licenziato da Aquaman
2 e sostenendo che l’attrice debba affrontare le
stesse conseguenze dell’ex marito. La petizione avviata su
Change.org e intitolata “Remove Amber Heard
from Aquaman 2” ha già raggiunto oltre 900.000 firme.
Come si legge su
Screen Rant, la petizione (che fa riferimento al comportamento
abusivo di cui Depp ha accusato l’ex moglie durante il caso finito
tribunale) recita:
“Amber Heard è stata denunciata
da Johnny Depp in quanto molestatrice domestica. Nella sua causa da
50 milioni di dollari, Johnny Depp descrive molti episodi di abusi
domestici che ha subito per mano della sua ex moglie Amber Heard,
incluso un incidente in cui lo ha colpito due volte in faccia e un
altro in cui gli ha fracassato il dito con una bottiglia di vodka,
che è stato poi sistemato chirurgicamente. Porterà le cicatrice di
tale gesto per il resto della sua vita.”
La petizione sottolinea anche che
Amber Heard è stata arrestata nel 2009 per
abusi domestici nei confronti del suo ex partner, sottolineando
così un apparente schema perpetrato dell’attrice. Inoltre, la
petizione sottolinea che Heard ha tentato di rovinare la carriera
di Depp dal giorno del loro divorzio, dichiarando il falso in
merito agli abusi e cercando di fargli perdere numerosi
ingaggi.
Tutto quello che c’è da sapere su
Aquaman 2
Vi ricordiamo che Jason
Momoa è atteso di nuovo nei panni dell’eroe nel sequel
di Aquaman,
film che ha rilanciato in positivo le sorti dell’universo
cinematografico DC. Diverse fonti fanno sapere che gli studios
vorrebbero riportare James Wan dietro la macchina da presa per
Aquaman
2 ad una condizione: che sia lui a scegliere il
gruppo di sceneggiatori e a seguire da vicino il processo di
sviluppo.
David Leslie
Johnson-McGoldrick, collaboratore ricorrente
di James
Wan(The Orphan, The Conjuring 2, The
Conjuring 3), scriverà la sceneggiatura del film insieme
a Will Beal, mentre il regista e Peter Safran saranno
co-produttori.
Netflix
ha annunciato Emily in Paris 2, il colosso dello
streaming ha rinnovata la serie per la seconda stagione di
Emily in
Paris .
Emily in Paris 2 è interpretata da
Lily Collins ed è prodotta da MTV Studios, Darren Star
Productions e Jax Media. Oltre a Star, Tony Hernandez e Lilly Burns
di Jax Media, e Andrew Fleming sono produttori esecutivi con Lily
Collins che è anche produttore della serie.
La
prima stagione di Emily in
Paris che ha debuttato il 02 ottobre raccontava di
Emily Copper una ragazza statunitense di venti anni proveniente da
Chicago, che si trasferisce a Parigi per un’opportunità di lavoro
inaspettata. Ha il compito esportare un punto di vista americano a
una venerabile società di marketing francese. Mentre si manifesta
inevitabilmente lo scontro tra le due culture, la giovane si adatta
alla vita di Parigi e si destreggia tra la sua carriera, le nuove
amicizie e la vita amorosa.
Nella seconda stagione di
Emily in
Paris ritorneranno i protagonisti
Lily Collins nei panni di Emily Cooper,
un’americana ventenne che si trasferisce da Chicago a Parigi per un
lavoro di strategia sui social media al
Savoir. Philippine Leroy-Beaulieu nel ruolo
di Sylvie, il duro capo francese di Emily al Savoir di Parigi,
Ashley Park come Mindy Chen, una tata e prima
amica di Emily a Parigi, Lucas Bravo nei panni di
Gabriel, l’attraente vicina di casa di Emily, che è uno chef e
l’interesse amoroso di Emily, Samuel Arnold nei panni di Julien, il
collega di Emily, trendy e drammatico, suona un divertente duo con
Luc, Bruno Gouery nei panni di Luc, l’altro
eccentrico collega di Emily, interpreta un duo divertente con
Julien e Camille Razat è Camille, la nuova amica
di Emily e la fidanzata di Gabriel, Kate Walsh nei panni di Madeline Wheeler, il
capo americano di Emily a Chicago che non può accettare il lavoro a
Parigi dopo aver appreso di essere incinta, William
Abadie nei panni di Antoine Lambert, il cliente di Emily
che possiede una compagnia di profumi chiamata Maison Lavaux e ha
una relazione con Sylvie e Arnaud Viard come Paul Brossard,
il proprietario di Savoir.
WandaVision
unisce televisione classica e Marvel Cinematic
Universe e vede protagonisti Wanda Maximoff e Visione,
due individui dotati di super poteri che conducono vite di
periferia idealizzate, che iniziano a sospettare che ogni cosa non
sia come sembra.
WandaVision
è uno delle prossime miniserie in uscita su Disney+
creata da Jac Schaeffer e basata sui personaggi
Marvel Scarlet/Scarlet Witch interpretato da
Elizabeth Olsen e Vision interpretato da
Paul Bettany. La serie è ambientato nel Marvel
Cinematic Universe (MCU) e ne condividendo la continuità con i
film.
La trama si svolge dopo gli eventi
di Avengers:
Endgame dove in qualche modo Visione tornerà in
vita e insieme all’amata Wanda inizieranno la loro vita di coppia
in una New York negli anni ’50. La nuova serie tv sarà strettamente
collegata con il film Doctor Strange in
the Multiverse of Madness previsto per il 2021
dove la Olsen riprenderà il suo ruolo in tale film come
co-protagonista accanto a Benedict
Cumberbatch l’interprete di Doctor
Strange. La serie tv fa parte della Fase 4 del franchise.
Elizabeth
Olsen e
Paul Bettany. riprendono rispettivamente i ruoli di
Wanda Maximoff / Scarlet Witch e Vision della serie
cinematografica. Anche Teyonah Parris,
Kat Dennings, Randall Park e Kathryn
Hahn sono i protagonisti.
Il network americano
ABC ha diffuso la trama di Big Sky
1×02, il secondo episodio dell’annunciata nuova serie tv
Big
Sky in arrivo questo autunno.
In Big Sky 1×02
che si intitolerà “Nowhere to Run” Costrette a formare una
squadra improbabile, Cassie e Jenny hanno deciso di continuare la
ricerca delle ragazze scomparse. Nel frattempo, Danielle,
Grace e Jerrie si mettono al lavoro per pianificare la loro fuga,
portando Legarski a lottare con le conseguenze delle sue azioni
mentre un Ronald distratto affronta una relazione difficile con sua
madre, in un nuovissimo che andrà in onda martedì 24 novembre su
ABC.
In Big Sky 1×02 protagonisti sono Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell, Brian Geraghty nei panni
di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn
nei panni di Grace Sullivan, Jesse James Keitel nei panni di Jerrie
Kennedy, con John Carroll Lynch è Rick Legarski e Ryan Phillippe è
Cody Hoyt. Le guest star. di “Nowhere to Run” sono Gage Marsh nei
panni di Justin Hoyt, Jeffrey Joseph nei panni di Joseph Dewell e
Gabriel Jacob-Cross nei panni di Kai Dewell. “Nowhere to Run” è
stato scritto da David E. Kelley e diretto da Paul McGuigan.
Big Sky 1×01
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television
Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta
degli investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt
uniscono le forze con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny
Hoyt, per cercare due sorelle che sono state rapite da un
camionista su una remota autostrada nel Montana. Ma quando scoprono
che queste non sono le uniche ragazze scomparse nella zona, devono
correre contro il tempo per fermare l’assassino prima che un’altra
donna venga rapita. Big Sky vede protagonisti
Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Il regista Zack Snyder ha ammesso che gli piacerebbe
realizzare un film basato sulla miniserie a fumetti
“Batman: Il Ritorno del Cavaliere Oscuro“. L’Uomo
Pipistrello è uno dei supereroi più iconici della DC. La sua storia
inizia quando, ancora ragazzino, assiste impotente all’omicidio dei
suoi genitori. L’esperienza traumatica colpisce profondamente
Bruce, che alla fine assume il ruolo di Batman per cercare di
proteggere Gotham dalla criminalità. Ben Affleck ha interpretato il Vigilante nel
DCEU e tornerà nei panni del personaggio per le riprese aggiuntive
della Snyder Cut di Justice
League, attualmente in corso.
Batman è stato protagonista di molte
incredibili storie nei fumetti. Tuttavia, “Batman: Il
Ritorno del Cavaliere Oscuro” è probabilmente una delle
run più memorabili dell’eroe. La miniserie in quattro parti è
incentrata su un Bruce Wayne molto più anziano e ormai in pensione.
Tuttavia, Bruce decide di tornare a combattere il crimine,
nonostante i pareri contrari sia della polizia di Gotham che del
governo degli Stati Uniti. Bruce mette in scena la propria morte
alla fine della serie, che si conclude con l’Uomo Pipistrello che
si prepara a continuare a proteggere la sua città. La miniserie
presenta anche molti personaggi noti dell’universo di Batman, tra
cui James Gordon, Due Facce, Joker e Catwoman.
Ospite dello show “League of Mayhem”
di
The Nerd Queens su YouTube,
Zack Snyder ha rivelato di essere ancora interessato a
realizzare un film basato su “Batman: Il Ritorno del
Cavaliere Oscuro“. Il regista ha ammesso di essere
“ossessionato” dalla miniserie e che il suo sogno è trasformare
quella storia in un film destinato al grande schermo.
“Di recente ho visto un tweet
che diceva: ‘Snyder deve smettere di leggere Il Ritorno del
Cavaliere Oscuro. Ha bisogno di leggere un altro fumetto di
Batman.’ Ho quasi risposto a quel tweet. Sono sicuro che Jay Oliva
avrebbe risposto: ‘Non ce ne sono altri!’. Sono veramente
ossessionato da quel fumetto. Ho sempre pensato che forse, un
giorno, prima o poi lo avremmo fatto, magari quando sarò vecchio
come il Batman di quella storia.”
L’influenza de “Il Ritorno del
Cavaliere Oscuro” sul cinema di Zack Snyder
Dopo aver portato nuova linfa alla
saga di Step Up con Step Up
Revolution, il regista Scott Speer ha
intrapreso un percorso attraverso un cinema di genere sentimentale
che gli ha permesso di affermarsi a livello internazionale. Il
primo titolo a riguardo è Il sole a mezzanotte –
Midnight Sun, portato in sala nel 2018 con un cast di
promettenti interpreti di Hollywood. La vicenda è quella di Katie,
una spensierata adolescente con un unico problema: è affetta da una
malattia chiamata xeroderma pigmetosum. Questa non le consente di
poter prendere su di sé i raggi solari, ed è pertanto costretta a
vivere di notte. L’incontro con un ragazzo cambierà però ogni
cosa.
Contrariamente a quanto si pensa,
il film non è tratto da un libro, bensì da un film omonimo
giapponese distribuito nel 2006. Questo si era affermato come un
grande successo in patria e all’estero, tanto da suscitare
l’interesse degli studios americani. Vennero così acquistati i
diritti per il remake, che consentirono a Speer di trovare un nuovo
progetto a cui dedicarsi. Con le riprese svoltesi a Vancouver, in
Canada, il progetto ottenne da subito le attenzioni di un pubblico
di giovani, curiosi di questa nuova storia che mischia amore e
malattia. Come già accaduto per Colpa delle
stelle, Il sole a mezzanotte prometteva infatti
grandi emozioni.
Al momento del suo arrivo in sala
tale promessa venne mantenuta. Il film si rivelò un buon successo
di pubblico, arrivando a guadagnare globalmente circa 27 milioni di
dollari a fronte di un budget di soli 2. Sempre il pubblico
consentì al film di ottenere ulteriore visibilità grazie alle
quattro nomination ai Teen Choice Awards, dove vennero riconosciuti
in particolare i due interpreti protagonisti. Prima di
intraprendere una visione del film, può essere utile conoscere
alcune delle principali curiosità legate al titolo. Proseguendo
nella lettura, infatti, si ritroveranno ulteriori dettagli sulla
trama e sul cast, scoprendo anche quali piattaforme consentono di
vedere il film in streaming.
Il sole a mezzanotte: la trama del
film
Protagonista del film è la giovane
Katie Price, una diciassettenne con grandi sogni e aspirazioni
costretta però a vivere sin dall’infanzia al riparo dalla luce del
giorno. La ragazza è infatti affetta da una rara malattia che rende
per lei particolarmente pericolosa l’esposizione alla luce diretta
del sole. La sua vita viene così condotta in modo totalmente
diverso e opposto rispetto a quella dei suoi coetanei. Per lei solo
la notte è un luogo sicuro, durante il quale poter scoprire il
mondo e le sue bellezze. Tale situazione la porta però ad essere
inevitabilmente emarginata, possedendo pochissimi amici e
contatti.
La sua vita prende una piega
inaspettata nel momento in cui si imbatte in Charlie, ragazzo di
cui lei ha sempre avuto una cotta. I due hanno finalmente
l’occasione per conoscersi meglio, finendo inevitabilmente con
l’innamorarsi l’uno dell’altra. Il sentimento verso Charlie è
talmente forte che spinge Katie a commettere delle trasgressioni
circa la sua malattia, che potrebbero però rivelarsi fatali. Prima
che sia troppo tardi, la ragazza dovrà confessare la propria
malattia a Charlie, spaventata però dalla reazione che lui potrebbe
avere. Per sconfiggere la malattia, l’amore potrà essere tutto ciò
di cui Katie ha bisogno, ma perché ciò avvenga dovrà imparare a
fidarsi e lasciarsi andare.
Il sole a mezzanotte: il cast del
film
Per dar vita ad un film con una
storia d’amore tanto complessa e appassionante, era necessario
trovare degli interpreti che sapessero restituire la bellezza e le
tante sfumature dei personaggi protagonisti. Per il ruolo di Katie
è così stata scelta Bella
Thorne. Divenuta celebre grazie a film come
Insieme per forza, La babysitter e Assassination
Nation, l’attrice si preparò al ruolo studiando
approfonditamente la malattia di cui il suo personaggio è affetto,
avendo così la possibilità di risultare più realistica nella sua
rappresentazione di questa. Tale ruolo da protagonista si è poi
rivelato decisivo per lei, divenuta grazie a Il sole a
mezzanotte particolarmente popolare e richiesta per altre
produzioni.
Il personaggio di Charlie è invece
interpretato da Patrick Schwarzenegger, figlio del
celebre Arnold Schwarzenegger. Il ragazzo si era
già fatto notare grazie a film come Un weekend da
bamboccioni 2 e Dear Eleanor. Quello in Il
sole a mezzanotte è però il suo primo ruolo da protagonista,
che gli ha consentito di ottenere maggior notorietà nell’industria.
Nel ruolo di Jack Price, padre di Katie, si ritrova invece l’attore
Rob Riggle, noto per i suoi ruoli comici in film
come Una notte da leoni,
Scemo & più Scemo e Fratellastri a 40 anni. L’attrice
QuinnShephard, nota anche
per La diseducazione di
Cameron Post, è invece Morgan, la migliore amica di
Katie.
Il sole a mezzanotte: il libro, il
trailer e dove vedere il film in streaming
Come si accennava in apertura,
Il sole a mezzanotte non è tratto da un romanzo. Tuttavia,
parallelamente all’uscita in sala del film è stato pubblicato anche
un libro omonimo basato sulla storia narrata nella pellicola.
L’autrice di tale volume è la scrittrice Trish
Cook, che si è dunque occupata di riportare su carta
quanto visibile nel film, potendo però arricchire il tutto di
quelle peculiarità dei libri non traducibili al cinema. Si possono
così ritrovare i pensieri dei protagonisti, come anche una maggior
descrizione dei loro stati d’animo e delle loro reazioni agli
eventi che gli capitano. Il libro si può ritrovare facilmente in
tutti i principali store online come anche nelle librerie
fisiche.
Prima di gettarsi in tale lettura,
per gli appassionati del film è possibile fruirne grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Il sole a mezzanotte è
infatti disponibile nel catalogo di Chili Cinema, Apple
iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
è inoltre presente nel palinsesto televisivo di mercoledì
11 novembre alle ore 21:20 sul
canale Rai 2.
In questo rinnovato momento di
crisi sanitaria ed economica nazionale, l’emergenza Covid-19 sta
avendo nuovamente pesanti ripercussioni sul settore cinematografico
a 360°: esercizio, produzione, distribuzione, festival.
A risentirne, però, è anche tutto
un mondo parallelo ma indissolubilmente legato all’industria
dell’entertainment: editori digitali on-line verticali
specializzati in cinema, uffici stampa, agenzie social, di
comunicazione, eventi e promozioni specializzate in gestione dei
lanci cinematografici. All’improvviso anche questa tipologia di
imprese – tra loro eterogenee, ma tutte accomunate da una grande
passione per questa industria culturale e indispensabili allo
sviluppo della stessa – si è ritrovata senza contenuti da lanciare,
senza clienti e senza investimenti pubblicitari, con una situazione
di totale blocco che dovrà poi ritrovare una difficilissima
normalità quando l’emergenza sarà rientrata. Parliamo di decine di
aziende e centinaia di addetti, dipendenti e/o liberi
professionisti, a rischio sopravvivenza.
Un pool rappresentativo di questo
vasto settore di supporto già a marzo – quando era scoppiata
epidemia e la prima chiusura del sistema cinema – aveva deciso di
comune accordo di portare all’attenzione del Mibact e del ministero
dello Sviluppo economico le proprie esigenze immediate e future,
richiedendo tra le altre cose sgravi fiscali per incentivare lo
smart working, sospensione dei versamenti tributari, contributivi
ed assistenziali e fin da allora possibilità di rientrare nel
perimetro di attuazione del Fondo straordinario(art. 89 del
Decreto).
“In questa ritrovata
emergenza – sottolinea il presidente di CNA Cinema e
Audiovisivo, Gianluca Curti – il governo ha garantito con
i Decreti Ristori e Ristori-Bis indennizzi a tutte le attività
chiuse a causa delle restrizioni adottate per il contenimento della
pandemia, ma purtroppo tutte le aziende in questione, non
rientrando nei codici Ateco previsti dai Decreti, non hanno diritto
a tale forma di sostegno mentre dovrebbero averlo perché sono
equiparabili a tutti gli effetti alle sale cinematografiche. Se il
governo chiude le sale cinematografiche di fatto parallelamente
chiude il lavoro di aziende che vivono dell’uscita in sala dei
film. Chiediamo, di conseguenza, che anche questa tipologia di
imprese sia inclusa tra le aziende beneficiarie degli indennizzi
indipendentemente dagli eterogenei codici Ateco di riferimento,
essendo aziende specializzate verticalmente in un settore, la
filiera cinematografica tradizionale, che dal primo lockdown non è
mai realmente ripartita e che per le sue peculiarità –
conclude Curti – rischia di rimanere sostanzialmente
chiusa fino a primavera inoltrata”.
Legacies è una
serie TV di genere fantasy creata da Julie Plec, che condivide lo
stesso universo narrativo con
The Originals e con
The Vampire Diaries, trattandosi del sequel e dello spin-off di
entrambe.
In questo articolo di
approfondimento, scopriamo, quindi, tutto quello che c’è da sapere
su questa famosa serie televisiva, che segue le vicende di
Hope Mikaelson, la figlia di Klaus Mikaelson e di
Hayley Marshall: la trama, il
cast, relativamente ai nomi degli attori e delle
attrici che vi fanno parte, ma anche alcune informazioni
riguardanti le stagioni e gli
episodi da cui è composta.
Inoltre, leggendo i prossimi
capitoli, potrai anche sapere dove vedere gli episodi in
italiano, dato che, tra le altre cose, ti spiegherò come
vederla in streaming. Continua, quindi, a leggere,
per saperne di più.
Legacies trama
Legacies è una
serie TV statunitense di genere fantasy, che è ideata dalla
sceneggiatrice Julie Plec, conosciuta principalmente per le serie
TV
The Originals e
The Vampire Diaries
La trama segue le
avventure di Hope Mikaelson, la figlia di Klaus Mikaelson e Hayley
Marshall, ma anche quella delle gemelle Josie e Lizzie Saltzman, le
figlie di Alaric Saltzman e Josette “Jo” Laughlin.
Le adolescenti protagoniste di
questa serie televisiva non sono come tutte le altre: Hope è un
ibrido (discende da vampiri, lupi mannari e streghe) mentre le
gemelle Saltzman possiedono poteri magici. Sono, infatti, figlie di
una strega, anche se sono state partorite da Caroline Forbes, un
vampiro.
L’ambientazione che fa da sfondo a
questo racconto è Mystic Falls: nella città si è reso ancora una
volta necessario proteggere gli umani dalla presenza di creature
soprannaturali.
A tal proposito, infatti, è stata
creata la Salvatore Boarding School for the Young and
Gifted, una scuola segreta che, come studenti, accetta
soltanto i vampiri, i lupi mannari e le streghe che popolano la
fittizia cittadina della Virginia.
La serie TV segue, quindi, le
vicende giornaliere degli studenti della scuola, alle prese con la
necessità di controllare i loro poteri.
Legacies cast
Nel cast della
serie televisiva è possibile ritrovare il personaggio di
Alaric Saltzman, visto in precedenza in
The Vampire Diaries. A interpretare, inoltre, il
personaggio di Hope Mikaelson vi è l’attrice
Danielle Rose Russell. Invece, a vestire i panni delle gemelle
Saltzman, vi sono le attrici Kaylee Bryant e Jenny Boyd.
Detto ciò, per maggiori
informazioni sul cast della serie televisiva, fai
riferimento all’elenco che trovi qui di seguito, in modo da
conoscere i nomi dei principali interpreti e anche quelli dei
relativi personaggi.
Dato che non è disponibile il
trailer in italiano, ti propongo qui di
seguito il trailer ufficiale in lingua inglese
dedicato alla prima stagione. Sono sicura che, guardandolo, potrai
farti una idea iniziale di quella che è la coinvolgente storia
raccontata in questa serie televisiva.
Legacies stagioni ed episodi
La serie TV è, al momento attuale,
composta da due stagioni formate da 16
puntate ciascuna. Nel 2020, però, il network televisivo
The CW ha
annunciato il rinnovo della serie televisiva per una terza
stagione la quale, presumibilmente, sarà composta dallo stesso
numero di puntate.
Detto ciò, qui di seguito puoi
trovare un breve riepilogo relativo a tutte le stagioni della serie
televisiva, con anche le informazioni riguardanti la precisa data
della messa in onda.
Legacies 1
La prima stagione della serie TV è
stata trasmessa sull’emittente televisiva statunitense The CW dal
25 ottobre 2018 al 28 marzo 2019. In Italia,
invece, la stagione è andata in onda in prima visione dal 24 aprile
al 7 agosto 2019 su Premium Stories.
Per quanto riguarda, invece, la
messa in onda in chiaro su Italia 1, le puntate
sono andate in onda dal 16 marzo al 7 aprile 2020.
Gli eventi della prima stagione
hanno inizio a seguito del ritorno di Hope Mikaelson a Mystic
Falls. La ragazza è tornata a casa per iniziare a frequentare la
scuola creata in onore di Stefan e Damon Salvatore ma, a causa del
suo spirito ribelle, si ritroverà coinvolta in diversi guai,
principalmente legati all’improvvisa comparsa di malvagie creature
soprannaturali.
Per maggiori informazioni sui
singoli episodi della stagione 1 della serie TV,
fai riferimento a questa sezione
del nostro sito Web.
Legacies 2
La seconda stagione della serie
televisiva è stata trasmessa sul canale statunitense The CW dal 10
ottobre 2019 al 26 marzo 2020. In Italia, invece,
è andata in onda dal 1º gennaio al 13 luglio 2020 su
Premium Stories.
La trama della
stagione 2 riprende a seguito degli eventi che
avevano portato, durante la conclusione della prima stagione,
all’apparente sacrificio del personaggio di Hope Mikaelson.
La ragazza, che si era gettata
nell’oblio, per salvare i suoi amici, cancellandogli così la
memoria degli eventi accaduti, dovrà trovare un modo per tornare a
casa e anche per far tornare la memoria a tutti coloro che erano
stati coinvolti nelle diverse vicende soprannaturali.
Per maggiori informazioni sui
singoli episodi della stagione 2 della serie TV,
fai riferimento a questa sezione
del nostro sito Web.
Legacies 3
La terza stagione
della serie TV andrà in onda negli Stati Uniti dal 21
gennaio 2021 con una cadenza settimanale. Al momento,
quindi, non si hanno ancora informazioni precise sulla data
d’uscita in Italia ma, presumibilmente, l’arrivo potrebbe
essere previsto per la primavera del 2021.
La trama della terza stagione
riprenderà da dove si era interrotta, a seguito della conclusione
della seconda stagione. La storia proseguirà rivelando i destini di
Hope e di Landon e si scopriranno anche le intenzioni del
Negromante che, dopo aver assorbito il potere oscuro di Josie,
potrebbe rappresentare un nemico ancora più pericoloso.
Vorresti sapere dove vedere gli
episodi in italiano della serie televisiva? Ti
domandi se vi è la possibilità di vedere Legacies
su Netflix?
In tal caso, devi sapere che,
trattandosi di una serie televisiva che, in Italia, va in onda su
Premium Stories, è necessario possedere un
abbonamento a Sky, per vedere la serie televisiva
in diretta.
Per quanto riguarda, invece, la
disponibilità in streaming, sarai felice di sapere
che le stagioni sono disponibili su
Infinity, la quale permette di vedere gli episodi in lingua
italiana, ma anche in lingua inglese con i sottotitoli.
Alla vigilia dei suoi 95 anni,
Dick Van Dyke si conferma uno degli uomini di
spettacolo più vitali e simpatici di sempre. L’indimenticabile Bert
di Mary Poppins ha infatti cantato
Supercalifragilistic-espiralidoso finendo
su Tik Tok e poi su Twitter. Eccolo!
Please enjoy Dick Van Dyke singing
Supercalifragilisticexpialidocious at age 94 🥰 pic.twitter.com/lZp13pbefQ
L’account
Youtube di Coca-Cola ha reso disponibile il nuovo spot di
Natale 2020. Il video, che ripercorre tutti gli archetipi del
racconto di Natale per famiglie, è stato diretto da Taika
Waititi, il regista neozelandese premio Oscar per la
sceneggiatura di Jojo Rabbit e balzato alla
notorietà mondiale per il geniale Thor: Ragnarok,
di casa Marvel.
Waititi aveva già fatto parlare di
sé con What we do in Shadow? in cui si cimenta
anche nel ruolo di un simpatico vampiro un po’ impacciato e su cui
hanno realizzato una serie tv. Taika Waititi
tornerà a lavorare con la Marvel che gli ha affidato sceneggiatura
e regia di Thor: Love and Thunder.
È stato presentato il programma di
TFF 38, l’edizione del Torino Film Festival
completamente on-line. Nel selezionare i film del concorso
Torino38, la principale sezione competitiva del festival dedicata
ai lungometraggi internazionali, si lavora con l’intento di
catturare le stelle nascenti del cinema di domani.
Visioni mozzafiato, di ampia
immaginazione e innovazione, opere prime e seconde risonanti di
passione che aprono un ventaglio estetico variegato fatto di
visioni originali e forti. Uno degli aspetti essenziali del lavoro
di selezione è stato mantenere l’impegno di sostenere a pieno la
politica internazionale del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto
Film Festival. Per la prima volta nel concorso viene infatti
riservato uno spazio equo alle produzioni realizzate da registi
donne e a quelle realizzate da registi uomini.
Non è stato semplice lavorare
riducendo i numeri del programma ma grazie all’entusiasmo, alla
collaborazione e al dialogo di tutti, si è raggiunto un risultato
sorprendete che ha saputo mantenere l’attenzione alle nuove forme e
nuove tendenze del cinema tipica del TFF.
BOTOX di Kaveh Mazaheri
(Iran-Canada, 2020, 97′, col.)
Akram e Azar sono sorelle. Entrambe mentono sulla scomparsa del
fratello, dicendo a tutti che è fuggito in Germania. Con il tempo
la bugia diventa sempre più ingestibile, arrivando a condurre le
protagoniste in luoghi oscuri e misteriosi. Un dramma domestico
costruito attorno ai temi del doppio, della verità e della menzogna
e capace di passare con assoluta naturalezza dalla black comedy al
giallo, dal visionario all’onirico. Audace nella forma, geometrico
e precisissimo nello stile, fonde slapstick, Tex Avery e Blake
Edwards con echi del cinema di Ioseliani ed elementi di poesia
surreale.
CAMP DE MECI POPPY FIELD di Eugen
Jebeleanu (Romania, 2020, 81′, col.)
Cristi è un giovane poliziotto rumeno che vive un’esistenza
conflittuale rispetto alla sua identità: lavora in un ambiente
gerarchico e maschilista ma è omosessuale e cerca di conservare
gelosamente il segreto sulla sua vita privata. Nei giorni in cui
Hadi, il ragazzo con cui ha una relazione a distanza, è venuto a
fargli visita dalla Francia, Cristi viene chiamato per un
intervento: un gruppo nazionalista e omofobo ha interrotto la
proiezione di un film a tematica lgbtqi+. Quando uno dei
manifestanti minaccia di smascherarlo, Cristi perde il
controllo.
CASA DE ANTIGUIDADES MEMORY HOUSE di
João Paulo Miranda Maria (Brasile/Francia, 2020, 93′, col.)
Cristovam, un uomo di colore originario delle zone rurali del nord
del Brasile, si trasferisce in una città del sud, una ricca ex
colonia austriaca, per lavorare in una fabbrica di latte.
Costantemente a contatto con persone xenofobe e conservatrici, il
protagonista si sente estraneo rispetto alla comunità e solo.
Quando scopre una casa abbandonata piena di oggetti che lo
riportano alle sue origini, decide di trasferirsi in quel luogo
dove piano piano i ricordi sembrano prendere vita spingendolo verso
una trasformazione radicale. Un esordio magico che affonda nella
tradizione folkloristica brasiliana per portare in scena le
tensioni
sociali e culturali dell’oggi.
THE EVENING HOUR di Braden King
(USA, 2020, 115 ’ , col.)
Un tempo Dove Creek, in West Virginia, era la classica florida
cittadina mineraria americana. Oggi, questa comunità
post-industriale è in declino. Cole Freeman lavora come
collaboratore sanitario a domicilio, occupandosi degli anziani ma
neppure la vendita illecita di antidolorifici riesce a fargli
sbarcare il lunario. Come tanti della sua generazione vuole
cambiare vita ma le opportunità sono sempre poche e l’ambiente che
lo circonda è in costante cambiamento. Cole appartiene a una
generazione intrappolata in un vortice di paura esistenziale,
mancanza di opportunità e inadeguatezza.
EYIMOFE THIS IS MY DESIRE di Arie &
Chuko Esiri (Nigeria, 2020, 110′, col.)
Mofe e Rosa vivono a Lagos, in Nigeria. Lui lavora in fabbrica, lei
fa la parrucchiera e insieme progettano di emigrare all’estero per
trovare una vita migliore. Il destino ostacola però i loro piani, e
quando la realizzazione del loro sogno sfuma si vedranno costretti
a riconsiderare anche la possibilità di costruire nel loro stesso
mondo il futuro che desiderano. Dalla Nigeria un esordio potente in
cui il dramma, ma anche la pazienza e la capacità di elaborare
delle soluzioni, assumono le forme della quotidianità. Mofe and
Rosa live in Lagos.
HOCHWALD WHY NOT YOU di Evi Romen
(Austria/Belgio, 2020, 107’, col.)
Mario ama danzare, ma per uno come lui la danza non potrà mai
diventare un lavoro. Mario infatti è tossicodipendente e vive in
povertà con la madre. Mentre si trova a Roma, viene coinvolto con l
’amico Lenz in un attacco terroristico: Lenz muore, Mario resta
illeso. Tornato al paese, viene accolto con indifferenza dai
compaesani. Questa reazione finisce per destabilizzarlo
ulteriormente. Quando incontra Nadim, un ragazzo che distribuisce
il Corano e che insieme ai suoi fratelli lo aiuta a combattere la
propria dipendenza, decide di convertirsi all’islamismo. Per il
paese è un affronto. Dietro a tutte le sofferenze, il cuore di
Mario batte ancora per la danza.
LAS NIÑAS SCHOOLGIRLS di Pilar
Palomero (Spagna, 2020, 97′, col.)
Celia ha undici anni e studia in una scuola di suore a Saragozza,
dove vive con la madre. Insieme a Brisa, una nuova compagna di
classe appena trasferitasi da Barcellona, si avviano verso
l’adolescenza. Crescendo, nella Spagna dell’Expo e dei Giochi
Olimpici del 1992, Celia scopre che la vita è fatta di molte
verità, e di qualche bugia. L’esordio alla regia di Pilar Palomero
non è solo il racconto della sua, vita ma anche il ritratto di
molte donne spagnole cresciute negli anni Novanta, divise tra uno
stile di vita tradizionale e uno ben più moderno fortemente
caratterizzato dall’emancipazione.
MI ZHOU GUANGZHOU MICKEY ON THE ROAD
di Lu Mian Mian (Taiwan, 2020, 95′, col.)
Mickey e Gin Gin sono migliori amiche. Mickey si prende cura della
madre che soffre di depressione; nel tempo libero frequenta il
tempio cercando di unirsi alla squadra maschile di arti marziali.
Gin Gin, più impulsiva, si guadagna da vivere ballando nelle
discoteche. Quando Gin Gin escogita un piano per incontrarsi con
Jay a Guangzhou, in Cina, Mickey decide di cercare il padre che
anni prima aveva abbandonato lei e la madre. Affrontando situazioni
a volte comiche, a volte brutali, Mickey e Gin Gin rafforzano la
loro amicizia e raggiungono una matura consapevolezza di sé.
Taiwan.
NAM-MAE-WUL YEO-REUM-BAM MOVING ON
di Yoon Dan-bi (Korea, 2020, 105’, col.)
Durante le vacanze estive, Okju e Donju si trasferiscono nella casa
del nonno dopo il dissesto finanziario del padre. Mentre il giovane
Dongju si adatta immediatamente, Okju prova invece un forte
disagio. L’arrivo della sorella del padre, prossima al divorzio,
cambia per fortuna le cose, e anche Okju comincia ad apprezzare la
nuova vita in famiglia. Tuttavia, quando il nonno si ammala, zia e
padre decidono di mandare l’uomo in una casa di cura e mettere in
vendita la casa.
REGINA di Alessandro Grande (Italia,
2020, 82′, col.)
Regina, una ragazza di quindici anni che ha perso la madre anni
prima, sogna di fare la cantante. Il padre, Luigi, che rappresenta
ormai tutta la sua famiglia, crede molto nel talento della figlia e
non smette mai di supportarla. D’altra parte Luigi la capisce bene
perchè lui stesso ha dovuto rinunciare alla propria carriera
musicale proprio per stare vicino alla figlia. Il loro legame
sembra fortissimo, indissolubile, almeno fino a quando, un giorno,
un evento imprevedibile cambierà le loro vite.
SIN SEÑAS PARTICULARES IDENTIFYING
FEATURES di Fernanda Valadez (Messico-Spagna, 2020, 97′, col.)
Magdalena non ha più notizie del figlio da quando, mesi prima, ha
lasciato il Messico per andare negli Stati Uniti. Le autorità
spingono perché Magdalena firmi un certificato di morte, ma
l’incontro con un genitore in lutto spinge la donna a intraprendere
un lungo viaggio per capire quale sia stato il destino del figlio.
Magdalena incontrerà Miguel, un ragazzo costretto a rimpatriare
dagli Stati Uniti, e con lui affronta la violenza e la desolazione
di un paese profondamente cambiato. Un esordio secco, capace di
raccontare
attraverso una storia privata il dramma condiviso da un intero
paese.
WILDFIRE di Cathy Brady (Regno
Unito/Irlanda, 2020, 85′, col.)
Lauren e Kelly sono sorelle legatissime, cresciute in una piccola
città irlandese. Le loro strade si sono separate dopo la morte
della madre e Lauren è rimasta sola ad affrontare l’oscuro e
traumatico passato della famiglia. Data per dispersa da più di un
anno, un giorno Kelly torna improvvisamente a casa. Dopo l’iniziale
tensione le due donne ritrovano l’equilibrio andato inevitabilmente
perduto. Unite più che in passato, Lauren e Kelly vogliono fare
chiarezza sui segreti della loro famiglia: tuttavia la loro ricerca
non è ben vista in città, dove si cerca di nascondere la verità e
chi la cerca.
Torino 38 Corti
Negli ultimi anni il cortometraggio
si è ritagliato un ruolo sempre più importante e autonomo nel
panorama cinematografico internazionale, dando l’opportunità ai
cineasti emergenti di sviluppare le tecniche filmiche e affinare lo
sguardo autoriale in una struttura produttiva meno impegnativa di
quella del lungometraggio ma che ne comprende già tutte le
dinamiche. La forma breve ha generato eccellenti risultati creativi
e un rinnovato interesse del pubblico.
La nuova sezione competitiva Torino
38 Corti presenta una selezione internazionale di 12 opere inedite
in Italia, di ampia varietà tematica e stilistica, che verranno
proiettati in abbinamento ai lungometraggi del concorso Torino 38.
Nel pieno rispetto della parità di genere, vengono proposti 6 film
di registi e 6 di registe.
Rinnovando la tradizione di Cinema
Giovani, Torino 38 Corti vuole essere uno sguardo aperto al
presente e al futuro, una vetrina di talenti in grado di
interessare e coinvolgere tutto il pubblico del Torino Film
Festival.
BEFORE THE TYPHOON COMES di Chen Yun
(Cina, 2020, 14’, col.)
Chen va in spiaggia con il padre ma sfortunatamente un tifone è in
arrivo. Decide di nuotare comunque e, mentre si trova mare, ha un
incontro con il suo passato con il quale cerca di riconciliarsi.
Una storia familiare vista dalla prospettiva di un bambino.
A BETTER YOU di Eamonn Murphy
(Irlanda, 2019, 16′, col.)
Douglas, giovane timido e introverso, vuole conquistare la ragazza
dei suoi sogni. Decide allora di investire in un clone in carbonio,
una versione migliorata di sé stesso. Tra la distopia e lo
steampunk, una metafora sulle estreme conseguenze dell’uso dei
social media.
L’ESCALE di Pieter De Cnudde
(Belgio, 2020, 14’, col.)
Tre personaggi si incontrano a una stazione di servizio. Una borsa
piena di soldi e una biro
distruggeranno i sogni e le speranze di ognuno.
LOS HONORES di Sergio Barrejón
(Spagna, 2020, 14′, b/n.)
Dopo aver passato più di vent’anni in carcere per l’omicidio di un
agente di polizia, in segno di pentimento l’ex terrorista Sara
chiede di parlare con il figlio della vittima. Andoni, un
funzionario del carcere, la fa chiamare e la riceve nel suo ufficio
per assicurarsi della sincerità e dell’onestà delle sue
intenzioni.
JUST A GUY di Shoko Hara (Germania,
2020, 15′, col.)
Un’intervista. Tre donne raccontano la loro relazione con Richard
Ramirez, celebre serial killer degli anni ’80 conosciuto durante i
suoi anni di prigionia. Il film d’animazione, costruito a partire
dalle lettere scambiate tra le donne e Ramirez, mostra le emozioni
delle persone coinvolte, svelando elementi familiari ma sottilmente
disturbanti e ossessivi.
MÜNHASIR di Yeşim Tonbaz Güler
(Turchia, 2020, 10’, col)
Rimasta sola dopo la morte della figlia per una lunga malattia,
mentre cerca di accettare il dolore, Fazilet trova un pacco
destinato alla figlia. In cerca di informazioni, busserà di porta
in porta fino a trasformare il pacco nella cosa più importante
della sua vita.
MY SISTER’S MERCY di Vladimir
Koptsev (Russia, 2020, 9′, col.)
During the Soviet-Afghan War, in the days when general secretary of
the Communist Party Leonid Breznev, in a military hospital a young
lieutenant wounded almost to death meets a young military nurse
tired almost to death. One meeting. One night. One candle. A short
from Vladimir Koptsev, Alexander Sokurov’s pupil.
SLOUGH di Haruna Tanaka (Giappone,
2020, 14’, col.)
Una mattina Hibari si sveglia di soprassalto con la sensazione di
avere qualcuno accanto e in giardino trova la pelle di un serpente.
Sono passati sei mesi da quando il figlio Tatsumi è morto in un
incidente stradale e lei e il marito Seiji non riescono a riempire
la voragine che la morte del figlio ha aperto tra di loro. Hibari
esce per raggiungere il luogo dell’incidente portando con sé
l’ombrello del figlio che offre a un uomo infradiciato incontrato
per strada: improvvisamente l’uomo, come in una visione, entra in
contatto con la memoria del ragazzo.
O NOSSO REINO / OUR KINGDOM di Luís
Costa (Portogallo, 2020, 15’, col.)
In un regno fatto di pietra, un bambino vive in un vortice di morte
e abbandono. Ogni giorno vaga per le strade del suo villaggio e la
sera, quando torna a casa, non trova altro che il silenzio degli
adulti. Solo il suono e il calore del fuoco mitigano il suo dolore.
Il bambino non ha nessuno, ma piange solo quando si ritrova ancora
una volta in strada, senza direzione o compagnia.
SEALSKIN di Ugla Hauksdóttir
(Islanda, 2020, 13’, col.)
Sol ha cinque anni e vive con il padre in una casa isolata sul
mare. Passa le giornate sola con la propria immaginazione, mentre
il padre, un compositore, è in crisi creativa. Quando Sol capisce
che il papà è afflitto dal dolore, trova conforto in un vecchio
racconto folkloristico islandese.
THE LAST MERMAID di Fi Kelly
(Scozia/Regno Unito, 2019, 16′, col.)
Pearl, sirena di mezza età, incallita fumatrice e incapace di
nuotare, è la proprietaria della più celebre linea telefonica hot
per appassionati di fantasie sessuali acquatiche di Scozia. La sua
vita è completamente diversa da quella delle sue affascinanti
antenate. Quando la sua migliore amica Sadie le rivela una notizia
sconvolgente, Pearl è costretta ad affrontare le sue paure: è
l’ultima sirena in vita e se vuole mandare avanti la sua specie
deve avere un figlio in fretta.
UNA NUOVA PROSPETTIVA di Emanuela
Ponzano (Italia/Francia, 2020, 15’, col.)
Seguendo un ragazzino che gioca in una foresta con alcuni compagni,
scopriamo passo passo alcuni particolari: una bambina sola che
piange, persone ammassate e in fila, poliziotti e guardie con i
cani, un muro di filo spinato. Dove ci troviamo? E quando?
Fuori Concorso
Il Fuori Concorso di un festival ha
tante anime. Nel mettere insieme il programma di questa sezione
variegata, ci si muove in diverse direzioni nel tentativo di
restituire al pubblico un percorso che racconta gli sguardi più
interessanti della produzione dell’anno. Il Fuori Concorso è la
sezione che paga di più il fatto di non poter andare in sala, ma
pensiamo di essere tuttavia riusciti a presentare una molteplicità
di punti di vista che ci comunicano molto della contemporaneità. Si
è deciso di presentare alcune opere prime e seconde che non hanno
trovato spazio nel concorso Torino 38 ma che abbiamo comunque
voluto premiare con la speranza di dar loro la visibilità
necessaria a trovare una distribuzione (Toorbos di Rene Van Rooyen,
A Shot Trough the Wall di Aimee Long, Cleaners di Glen Barit). Ci
sono le collaborazioni con due importanti realtà festivaliere
indipendenti della città come Seeyousound e Fish&Chips che
abbiamo voluto sostenere con due proiezioni speciali: Billie
(documentario di James Erskine su Billie Holiday) e Une dernière
fois (opera ultima di Olympe de G.); ci sono le collaborazioni con
gli attori del sistema cinema torinese come Film Commission Torino
Piemonte (1974-1979 Le nostre ferite di Monica Repetto,
Nuovo cinema paralitico di Davide Ferrario), Torino Film Lab (The
Salt in our Waters, l’esordio del regista bengalese Rezwan Shahriar
Sumit) o Associazione Museo Nazionale del Cinema che quest’anno
assegna il Premio Maria Adriana Prolo alla grande regista e
fotografa Cecilia Mangini, di cui verrà proiettato l’ultimo lavoro,
realizzato con Paolo Pisanelli, Due scatole dimenticate – Viaggio
in Vietnam.
Una novità assoluta è rappresentata
dal significativo numero di cortometraggi fuori concorso
raggruppati nei programmi speciali Issues e Scuole di Cinema,
dedicati rispettivamente a temi di rilevanza sociale e ad alcuni
lavori provenienti dalle scuole di cinema di tutto il mondo. Un
caso particolare è il commovente R(e)sisti, il viaggio infernale di
Davide Bongiovanni nelle strutture sanitarie della Valle D’Aosta
durante il lockdown di primavera.
E ancora un excursus nel mondo del
teatro con il film di un grande maestro del cinema francese come
Paul Vecchiali (Une soupçon d’amour) e quello di un emergente
autore italiano di grande talento Francesco Lagi che presenta il
suo Quasi Natale. Molto spazio anche al cinema del reale con
numerosi progetti che ruotano intorno a grandi figure di artisti e
intellettuali. Italiani, come Franca Valeri protagonista di Zona
Franca di Steve Della Casa, o l’artista torinese Ezio Gribaudo al
centro di Ezio Gribaudo – La bellezza ci salverà di Alberto Bader o
ancora Goffredo Fofi raccontato da Felice Pesoli nel bellissimo
Suole di vento – Storie di Goffredo Fofi. E stranieri come il
ritratto del leggendario fotografo Helmut Newton realizzato da Gero
von Boehm, Helmut Newton: The Bad and the Beautiful.
Abbiamo incluso poi nella selezione
una serie di opere documentarie corali che, ognuna in modo diverso,
esprimono il senso della collettività sulla cui importanza questo
periodo ci ha spesso chiamato a riflettere. Film influenzati dalle
difficoltà produttive degli ultimi mesi eppure, forse proprio per
questo, capaci di trasmettere un portato ulteriore come La scuola
prossima e L’anfora di Clio, strettamente legati a importanti
realtà educative. Ma anche film che danno voce a un luogo o una
società, approfondendo temi cruciali come quello della circolazione
delle armi negli Stati Uniti al centro di My America di Barbara
Cupisti, o descrivendo un microcosmo come in Rione Sanità, la
certezza dei sogni di Massimo Ferrari o ancora raccontando le
trasformazioni della vita social grazie alla cultura e all’arte
come in La rivoluzione siamo noi di Ilaria Freccia. Tanto cinema
italiano, quindi, che siamo molto contenti di poter presentare in
anteprima; a quelli citati si aggiungono altri film coraggiosi come
Io sono Vera di Beniamino Catena, film arditi come l’ideale
proseguimento di un cult del cinema italiano firmato da Toni
D’Angelo (Calibro 9) e ancora film rigorosi come Il buco in testa
di Antonio Capuano.
• Fuori Concorso
BILLIE di James Erskine (UK, 2019, 96’, col e b/n)
Collaborazione con SeeYouSound
IL BUCO IN TESTA di Antonio Capuano (Italia 2020, 95’, col)
CALIBRO 9 di Tony D’Angelo (Italia 2020, 90′, col)
CLEANERS di Glenn Barit (Filippine 2019, 78′, col e b/n)
UNE DERNIÈRE FOIS di Olympe de G. (Francia 2020, 70′, col)
Collaborazione con Fish&Chips
HELMUT NEWTON: THE BAD AND THE BEAUTIFUL di Gero von Boehm
(USA/Germania 2020, 93′, col e b/n)
IN THE MOOD FOR LOVE di Kar-Wai Wong (Hong Kong/Cina 2000, 98′,
col)
VERA DE VERDAD di Beniamino Catena (Italia/Cile 2020, 101′,
col)
THE SALT IN OUR WATERS di Rezwan Shahriar Sumit (Bangladesh/Francia
2020, 100′, col)
TorinoFilmLab
A SHOT THROUGH THE WALL di Aimee Long (USA 2020, 90′, col)
TOORBOS – DREAM FOREST di Rene Van Rooyen (Sud Africa 2020, 117′,
col)
• Fuori Concorso – Documentari
L’ANFORA DI CLIO di Mario Acampa, Riccardo Alessandri (Italia 2020,
55′, col)
EZIO GRIBAUDO – LA BELLEZZA CI SALVERÀ di Alberto Bader (Italia
2020, 84′, col)
SUOLE DI VENTO – STORIE DI GOFFREDO FOFI di Felice Pesoli (Italia
2020, 81′, col)
MY AMERICA di Barbara Cupisti (Italia 2020, 96′, col)
RIONE SANITÀ, LA CERTEZZA DEI SOGNI di Massimo Ferrari (Italia
2020, 57′, col)
LA RIVOLUZIONE SIAMO NOI di Ilaria Freccia (Italia 2020, 83′, col e
b/n)
LA SCUOLA PROSSIMA di Alberto Momo (Italia 2020, 69′, col)
TORINO 2020 – STORIE DA UN ALTRO MONDO di Alessandro Bignami
(Italia 2020, 36′, col)
ZONA FRANCA di Steve Della Casa (Italia 2020, 55′, col e b/n)
• Fuori Concorso – Tracce di
teatro
QUASI NATALE di Francesco Lagi (Italia 2020, 87′, col)
UN SOUPÇON D’AMOUR di Paul Vecchiali (Francia 2020, 92′, col)
• Fuori Concorso – Corti
(R)ESISTI di Davide Bongiovanni (Italia 2020, 20′, col)
• Fuori Concorso Corti / Programma
ISSUES
THE BONEFISH di Daniel Houghton (USA 2020, 8′, col)
IN THE IMAGE OF GOD di Bianca Rondolino (Italia 2020, 15′, col)
LET US FORGET di Marcus Hanisch (Germania 2020, 15′, col)
SHUT UP di Noa Aharoni Maor (Israele 2020, 16′, col)
SILENCE di Sean Lìonadh (UK 2020, 11′, col)
TESLIMAT / THE DELIVERY di Dogus Ozokutan (Cipro 2020, 11′,
col)
• Fuori Concorso Corti / Programma
SCUOLE DI CINEMA
39 di Anat Schwartz (Israele 2020, 14′, col)
DOWNBOUND WAYFARER di Juan-Felipe Balcazar (UK/Colombia 2019, 16′,
col)
EXTRA SAUCE di Alireza Ghasemi (Germania 2019, 13′, col)
EYES OF THE SEA di Tang Li (Cina 2020, 14′ col)
FIRUL ROSU / THE RED STRING di Alexandra Fuscas (Romania 2019, 5′,
col)
LA VIRGEN, LA VIEJA, EL VIAJE di Natalia Luque (Cile/USA/Spagna
2020, 9′, col)
• Fuori Concorso – Corti / Programma
EDUCATIONAL
AFRICA BIANCA di Filippo Foscarini, Marta Violante (Italia 2020,
25′, b/n)
SCENE DA UN LABORATORIO di Luigi Barletta (Italia 2020, 51′,
col)
• Fuori Concorso – Film
Commission
1974 1979. LE NOSTRE FERITE di Monica Repetto (Italia 2020, 58′,
col e b/n)
NUOVO CINEMA PARALITICO di Davide Ferrario (Italia 2020, 86′,
col)
• Fuori Concorso – Premio Maria
Adriana Prolo
DUE SCATOLE DIMENTICATE – VIAGGIO IN VIETNAM di Cecilia Mangini
(Italia 2020, 57′, col e b/n)
Le stanze di Rol
Federico Fellini, dotato di
incomparabile estro, era grande amico del torinese Gustavo Adolfo
Rol, celebre esploratore di mondi paralleli. E se il cinema è – tra
le altre cose – immaginazione e creazione, le stanze che Rol ha
aperto (o avrebbe potuto aprire) ne rappresentano
contemporaneamente lo specchio e uno sfogo. Perciò Le stanze di Rol
non è una semplice sezione di cinema di genere: è una zona franca,
una superficie off limits dove è vietato l’ingresso esclusivamente
agli scettici; è un luogo del mistero e dell’ignoto,
dell’inspiegabile e del bizzarro. Le porte di queste stanze si
aprono e si chiudono rivelando i
loro segreti. I diffidenti sono avvisati: in queste stanze, tutte
rigorosamente insonorizzate, non accade nulla di conosciuto. Il
cinema che ne è la voce e lo sguardo riempie il loro perimetro in
modo esclusivo. E i generi si passano il testimone, l’horror più
spaventoso (The Dark and the Wicked di Bryan Bertino) dà la mano
allo slasher astratto e teorico (Lucky di Natasha Kermani), il
midnight movie (Fried Barry di Ryan Kruger) va a braccetto con il
kammerspiel imprevedibile (The Oak Room di Cody Calahan), il visual
essay (The Philosophy of Horror: A Symphony of Film Theory di Péter
Lichter e Bori Máté) dialoga con la videoarte electro-esistenziale
(El elemento enigmático di Alejandro Fadel) e con le storie d’amore
di una realtà inquieta a un passo dalla distopia (Funny Face di Tim
Sutton). In questi spazi anche le durate sono irrituali,
lungometraggi, cortometraggi e mediometraggi, perché il tempo è un
concetto da piegare e da creare a piacere, non una cornice
presunta. Le stanze di Rol porta agli spettatori più curiosi e agli
appassionati una ricca selezione della produzione dell’anno,
evitando stereotipi e prevedibilità. Con un solo credo: che il
cinema e le immagini, il più libero e le meno addomesticate, il più
temerario e le più discordanti, sono un segno di vita, e per questo
motivo rifiutano per natura qualunque forma di
oscurantismo.
ANINSRI DAENG / RED ANINSTI; OR
TIPTOEING ON THE STILL TREMBLING BERLIN WALL di Ratchapoom
Boonbunchachoke (Tailandia, 2020, 30′, col.)
ANTIDISTURBIOS / RIOT POLICE di
Rodrigo Sorogoyen (Spagna, 2020, col.)
BREEDER di Jens Dahl (Danimarca,
2020, 107′, col.)
THE DARK AND THE WICKED di Bryan
Bertino (USA, 2020, 93′, col.)
EL ELEMENTO ENIGMÁTICO / ANONYMOUS
ANIMALS di Alejandro Fadel (Argentina 2020, 40’, col.)
FRIED BARRY di Ryan Kruger
(Sudafrica, 2020, 99′, col.)
FUNNY FACE di Tim Sutton (USA, 2020,
95′, col.)
LUCKY di Natasha Kermani (USA, 2020,
81′, col.)
MOM, I BEFRIENDED GHOSTS di Sasha
Voronov (Russia, 2020, 66’, col.)
THE OAK ROOM di Cody Calahan
(Canada, 2019, 89′, col.)
THE PHILOSOPHY OF HORROR – A
SYMPHONY OF FILM THEORY di Péter Lichter, Bori Máté
(Ungheria, 2020, 60′, col.)
REGRET di Santiago Menghini (Canada,
2020, 16’, col.)
TFFdoc
“Depuis longtemps je me vantais de
posseder tous les paysages possible” Arthur Rimbaud, Une saison en
enfer Il paesaggio è stato tradizionalmente considerato dalle arti
figurative come oggetto di contemplazione estetica o religiosa: una
finestra isolata dal resto della natura che serviva per far
riflettere sulle forme della creazione, sulla posizione dell’uomo
nel mondo, sulla meraviglia del mondo stesso.
Con la Rivoluzione industriale il
paesaggio comincia a “sporcarsi”, le periferie industriali lo
invadono e il rapporto meditativo dell’uomo col paesaggio crea
piuttosto nevrosi che senso del sublime. E il cinema arriva nel
momento epocale di quella Rivoluzione, all’inizio del Novecento,
documentando e narrando un paesaggio che subirà due guerre
mondiali, disastri ecologici, migrazioni epocali. Registrando
quindi anche una rappresentazione radicalmente diversa del
paesaggio che diventa protagonista, in grado di “dialogare”,
confliggere, con l’uomo; di provocarne le azioni e le passioni, ma
anche di dimostrare la
sua totale indifferenza alle vicende dell’umano.
Il cinema delle origini è dal primo
momento un costante tentativo di trovare un rapporto con il
paesaggio, rapporto che resiste soprattutto grazie al cinema
documentario, nonostante il cosiddetto “cinema di finzione” spesso
lo releghi in ruoli secondari scenografici.
Il documentario contemporaneo ha
mantenuto questa stretta relazione con il paesaggio ed è per questo
motivo che TFFdoc ha deciso di dedicargli il focus di questa
edizione del Torino Film Festival. Il focus sarà composto da 7
titoli divisi in 5 programmi.
Il primo nome che viene in mente è
quello di Werner Herzog che ha sempre attraversato il paesaggio,
mai neutro, con il suo cinema e sarà il film che chiuderà il focus
a rendergli omaggio: con Dear Werner (Waking on Cinema) il giovane
regista spagnolo Pablo Maqueda ripercorre il viaggio a piedi che
Herzog fece nel 1974 da Monaco a Parigi con lo scopo di compiere un
pellegrinaggio che avrebbe dovuto scongiurare la morte di Lotte
Eisner, figura fondamentale del cinema tedesco. Il film che,
invece, aprirà il focus è Virarmar / Becoming Sea di Philipp
Hartmann e Danilo Carvalho: una meditazione sull’acqua tra il
deserto brasiliano del Sertão e le paludi delle DIthmarschen nel
nord della Germania.
C’è anche il paesaggio italiano che
il maestro de teatro tedesco, Peter Stein, racconta nel suo Viaggio
in Sicilia seguendo le tappe che Goethe fece sull’isola
accompagnato da un disegnatore paesaggista. Il paesaggio urbano è
raccontato da A Machine To Live In di Yoni Goldstein, Meredith
Zielke e la protagonista del film è Brasilia, forse l’esempio più
radicale del sogno rinascimentale della città perfetta ossia della
possibilità di costruire un paesaggio urbano razionale in grado di
integrarsi nel paesaggio naturale.
Infine, il paesaggio che diventa
virtuale, ma anche emozionale nel videogioco e protagonista di My
Own Landscape di Antonine Chapon e di Operation Jane Walk di
Leonhard Müllner, Robin Klengel; paesaggio virtuale unico in grado
di restituire fisicità alla memoria di un paesaggio che la guerra
(in questo caso quella siriana) ha per sempre distrutto grazie a
Backyard di Khaled Abdulwahed.
Paesaggio ad altezza animale che
pervade anche il film Fuori Concorso, Gunda del regista russo
Victor Kossakovsky in cui le vicende della scrofa Gunda e degli
altri animali di una fattoria della Foresta Nera scardinano le
prospettive della narrazione umana.
Nella cornice descritta dal focus
sul paesaggio si aprono le ampie praterie dei due concorsi quello
internazionale e lo storico italiana.doc giunto al 20esimo anno di
età confermando così la grande scommessa che il Torino Film
Festival fece puntando sul cinema documentario riconoscendolo come
il genere cinematografico più capace di rimettersi sempre in
questione, mettendo in questione il linguaggio stesso del cinema. I
16 che compongono i due concorsi raccontano soprattutto quanto il
documentario sia sempre più inclassificabile e sempre più capace a
restituire la complessità del mondo Davide Oberto.
Nel 2019 sono stati premiati per il
concorso internazionale 143 Rue du desert di Hassen Ferhani
(Miglior film) e Khamsin di Grégoire Couvert e Grégoire Orio
(Premio speciale della giuria); per il concorso italiano Fuori
tutto di Gianluca Matarrese (Miglior film) e L’apprendistato di
Davide Maldi (Premio speciale della giuria).
• TFFdoc / Paesaggio
DEAR WERNER – WALKING ON CINEMA di Pablo Maqueda (Spagna, 2020,
80’, col.)
BACKYARD di Khaled Abdulwahed (Germania, 2018, 26′, col.)
A MACHINE TO LIVE IN di Yoni Goldstein, Meredith Zielke
(USA-Brasile, 2020, 87′, col.)
SULLE TRACCE DI GOETHE IN SICILIA di Peter Stein (Italia, 2020,
89’, col.)
VIRAR MAR – MEER WERDEN / BECOMING SEA di Philipp Hartmann, Danilo
Carvalho,
(Germania/Brasile 2020, 85’, col.)
MY OWN LANDSCAPES di Antonine Chapon (Francia, 2020, 19’, col.)
OPERATION JANE WALK di Leonhard Müllner, Robin Klengel (Austria,
2018, 17′)
• TFFdoc/Fuori Concorso
GUNDA di Victor Kossakovsky (Norvegia-USA, 2020, 93′, b/n)
Nonostante condividiamo il pianeta con miliardi di animali da
fattoria, siamo spesso portati a considerarli come una mera risorsa
da cui trarne un’utilità, ignorando totalmente la loro sensibilità.
Gunda, attraverso il punto di vista di un maiale o il muggito di
una mucca, dimostra come non siamo l’unica specie in grado di
provare emozioni, avere coscienza o volontà: l’incontro con una
scrofa e i suoi cuccioli, con due mucche ingegnose o ancora con un
pollo da una sola zampa, ci ricorda il valore della vita di tutti
gli animali che abitano il pianeta, compresa la nostra.
• Internazionale.doc
UN CUERPO ESTALLÓ EN MIL PEDAZOS di Martin Sappia, Argentina, 2020,
91’, col. e b/n
Una vita segnata dal vagabondaggio. Un personaggio che non ha
lasciato indizi o mappe da seguire. Niente che riporti qualcosa su
di lui. Le sue opere non avevano copioni ed esistevano solo nella
fugacità del momento. Jorge Bonino era un artista non
classificabile. Ha conquistato l’Europa senza interprete, usando un
linguaggio inventato che tutti capivano. Un amico immaginario ha
mappato le tracce che il suo corpo ha lasciato nello spazio,
attraverso le storie di una vita possibile.
THE LAST HILLBILLY di Diane Sara
Bouzgarrou & Thomas Jenkoe, Francia/Qatar, 2020, 80′, col.
Talcum, Kentucky orientale, remota area rurale degli Appalachi dove
la gente si sente poco americana. Brian Ritchie e la sua
famiglia vivono da decenni in questa zona, un tempo terra di
fiorenti miniere. Anno dopo anno, hanno visto svilupparsi un mix
esplosivo di declino economico, disastro ecologico e violenza
sociale. Li chiamano “hillbillies”, cioè bifolchi o zotici
montanari, un insulto diventato per molti un segno identitario. Tra
questi lo stesso Brian, che vive intrappolato tra un passato mitico
e un futuro senza prospettive. È uno degli ultimi testimoni di un
mondo che sta scomparendo e che, proprio per questo, ispira la sua
poesia.
MÃES DO DERICK / MOTHERS OF DERICK
di Dê Kelm (Brasile, 2020, 87′, col.)
Tammy è la madre di Derick; ma anche Bruna, Chiva e Ana lo sono. Il
film racconta la vita di queste quattro donne che, insieme,
crescono Derick, un bambino di nove anni. Lesbiche, bisessuali, non
monogame e anarchiche, le mamme di Derick costruiscono la casa dove
crescere il proprio figlio in una foresta sulla costa meridionale
del Brasile, nonostante le minacce di sfratto da parte della
polizia. Tutti insieme cantano e suonano in un film che utilizza
due stili apparentemente inconciliabili: il documentario
d’osservazione e il musical.
MAPPING LESSONS di Philip Rizk
(Egitto, 2020, 61’, col.)
K. parte per il Levante colonizzato muovendosi nel tempo e nello
spazio verso le zone dove si combattono i nuovi conflitti
anticoloniali, in costante conversazione con persone da tutto il
mondo. Riceve lezioni sull’agro-ecologia e sull’autogoverno, sulle
energie sostenibili e su una possibile educazione al di fuori di
un’ottica statalista. Ispirato alla storia siriana prima della
creazione degli stati-nazione e dopo il parziale ritiro del governo
dalle aree resistenti, il viaggio di K. racconta esperimenti
sociali che possono diventare manuali per le generazioni
future.
OUVERTURES The Living and the Dead
Ensemble (Regno Unito/Francia, 2020, 132′, col.)
In Francia un ricercatore di Haiti cerca di leggere il passato
attraverso lo studio stratigrafico del calcare giurassico.
Contemporaneamente, ad Haiti, un gruppo di giovani attori traduce e
prova Monsieur Toussaint, una pièce teatrale scritta da Édouard
Glissant nel 1961. L’opera racconta gli ultimi giorni di vita di
Louverture Toussaint, il rivoluzionario haitiano morto nel 1803 in
esilio in una prigione sulle alpi francesi. Durante lo spettacolo
gli attori iniziano a essere posseduti dai personaggi che
interpretano, e alla fine il fantasma di Tossiamo si unisce alla
compagnia e li guida in un viaggio verso un nuovo esilio.
A RIFLE AND A BAG di NoCut Film
Collective (India/Romania/Italia/Qatar, 2020, 89′)
Somi e suo marito Sukhram si sono conosciuti giovanissimi, negli
anni ’60, mentre combattevano tra le file del gruppo maoista dei
Naxaliti, durante la guerriglia per rivendicare i diritti della
comunità tribali indiane. Qualche anno fa hanno abbandonato il
movimento e si sono arresi alla polizia. Ora vivono in una colonia
costruita insieme ad altri ex compagni, ma lo status sociale di
combattenti arresi sta coinvolgendo i loro figli, compromettendone
il futuro: nonostante Somi e Sukhram cerchino di garantire loro la
migliore educazione possibile, i loro ragazzi sono esposti a
costanti rischi.
U SLAVU LJUBAVI / IN PRAISE OF LOVE
di Tamara Drakuli (Serbia, 2020, 80′, col.)
Abbandonandosi al proprio mondo fatto di miti, incontri avventurosi
e riflessioni sulla realtà che lo circonda, Beto mostra allo
spettatore un luogo affascinante: l’ignoto. Un villaggio messicano
entra in relazione con Shakespeare; alcune leggende locali con le
tragedie romantiche; la vita contemporanea con la storia passata.
In un simile percorso, l’amore resta un concetto fondamentale e la
cura di sé stessi si rivela indissolubilmente legata alla cura
dell’altro. Dopo Ocean (2014) e Wind (2016), Tamara Drakulić torna
al Torino Film Festival con un documentario dal sapore magico e
antropologico.
ZAHO ZAY / THE DICE KILLER Maéva
Ranaïvojaona, Georg Tiller (Austria-Francia-Madagascar, 2020, 79′,
col.)
Una giovane donna che lavora come custode in una prigione del
Madagascar trascorre le giornate sognando a occhi aperti il padre,
scomparso diversi anni prima dopo aver ucciso il suo stesso
fratello. Nell’immaginazione della donna, l’uomo si trasforma in un
killer leggendario che vaga per il paese e che tira dadi magici per
decidere la sorte delle sue vittime. In segreto la donna spera un
giorno di vederlo comparire tra i prigionieri, ma quando un nuovo
detenuto sostiene di conoscerlo veramente, le sue fantasie si
trasformano in incubi.
• Italiana.doc
AL LARGO di Anna Marziano (Italia, 2020, 61′, col.)
Con un flusso immersivo di parole e immagini, Al largo avvicina lo
spettatore all’esperienza del dolore. Oltre l’opposizione fra
egoismo e altruismo, la solidarietà e la cura dell’altro diventano
azioni esistenziali in grado da sole di opporsi al potere eccessivo
della vita. Dopo De la mutabilité de toute chose et de la
possibilité d’en changer certaines (2011), Variations ordinaires
(2012) e Al di là dell’uno (2017), Anna Marziano torna al Festival
con il suo ultimo lavoro, influenzato dalla lettura di Nietzsche e
Donald Winnicott.
DA LONTANO, PIÙ FORTE di Annamaria
Macripò (Italia, 2019, 50′, col.)
Le pagine di un diario lungo vent’anni fanno riemergere memorie,
ricordi, sogni e sensazioni di un periodo legato a doppio filo alla
malattia e successivamente alla scomparsa della madre della
regista. Come in un dialogo mai interrotto, immagini, suoni e
fotografie, collegate al presente dalla voce fuori campo,
raccontano la personale storia di un rapporto madre-figlia
attraverso l’ausilio di piccole “capsule del tempo” piene di
ricordi. In parallelo, una seconda voce narrante legge le parole di
Roland Barthes in Journal de Deuil, lasciate a testimonianza del
suo lutto.
FILM Fabrizio Bellomo
(Italia-Serbia-Albania-Germania 2020, 57’, col.)
La “fabbrica diffusa” si espande. Il film la racconta tra edifici
abbandonati, miniere trasformate in attrazioni turistiche, opifici
dell’Europa dell’est riconvertiti alla produzione di automobili
italiane; attraversa città e paesi industriali come Sesto San
Giovanni (ex Stalingrado d’Italia) e Lumezzane (la città “officina”
del bresciano) oggi trasfigurati. I luoghi, le immagini, i suoni.
L’autore appunta e racconta mescolando telefonate, conferenze,
poesie, vecchi film, spot della tv jugoslava, balletti russi,
performance sperimentali. Un unico flusso che si espande in
molteplici sensi e direzioni. Proprio come la
fabbrica.
KUFID di Elia Moutamid (Italia,
2020, 56′, col.)
Dopo alcune settimane trascorse in Marocco alla ricerca di luoghi e
storie per un film sull’urbanizzazione e sul territorio, Elia
Moutamid torna a Brescia, dove vive dopo esservisi trasferito da
piccolo con la famiglia, per continuare il progetto. La pandemia lo
costringe però a restare chiuso in casa e ad avviare un percorso
autobiografico: Kufid è il risultato di quel percorso, un film
girato durante la pandemia ma non dedicato a essa. E oltre i dubbi
e le riflessioni sollevate da un virus che sconvolge famiglie e
abitudini, sembra emergere un unico punto fermo: «Inch’Allah» (se
Dio vuole).
PINO Walter Fasano (Italia, 2020,
60′, bn/col.)
Roma, 1968: l’artista Pino Pascali, all’apice del percorso
artistico, muore a poco più di trent’anni in un incidente in
motocicletta. Cinquant’anni dopo il Museo Pascali di Polignano a
Mare, in Puglia, terra d’origine di Pino, compra ed espone la sua
opera Cinque Bachi da Setola e un Bozzolo. Attraverso le fotografie
di Pino Musi e dello stesso Pino Pascali, il racconto del ritorno
di un’opera nei luoghi delle proprie origini è l’occasione per una
riflessione su Pascali, in una dimensione narrativa in cui spazio e
tempo si piegano e si cancellano.
SAN DONATO BEACH di Fabio Donatini
(Italia, 2020, 80′, col.)
La calda estate di un quartiere popolare di Bologna: il ritmo e la
reiterazione dei silenzi, i grilli pomeridiani e i suoni antichi
accompagnano la desolazione e il coraggio delle persone che vi
abitano. Tra il saggio visivo e il documentario musicale, uno
sguardo umanista e divertito che usa l’afa estiva, la periferia
assolata e le vecchie canzonette per elaborare una serie di appunti
tragicomici sulla solitudine.
I TUFFATORI di Daniele Babbo
(Italia/Bosnia ed Erzegovina, 2020, 74′, col.)
A Mostar in Bosnia ed Erzegovina, tutti i giorni da duecento anni i
tuffatori si lanciano dallo Stari Most, il “ponte vecchio”
costruito nel sedicesimo secolo: una tradizione che si tramanda di
generazione in generazione e che non è stata interrotta neppure
durante la guerra, nonostante il ponte, nel 1993, sia stato
distrutto. Alcuni dei tuffatori portano sul corpo e nella mente i
segni del conflitto, mentre i più giovani, alla ricerca del gesto
perfetto, pensano al futuro. Una visione intima ed esclusiva sulla
vita di un gruppo di uomini che incarnano la storia e i sentimenti
del popolo di cui fanno parte.
LA VERSIONE DI JEAN di Manuela
Cencetti, Jean Diaconescu, Stella Iannitto (Italia, 2020, 50’,
col.)
Per quindici anni, alla periferia Nord di Torino, è esistito il
campo rom di Lungo Stura Lazio, il cosiddetto Platz. Era una delle
baraccopoli più grandi d’Europa. La versione di Jean è la storia di
un uomo che con il suo cellulare filma e registra diversi momenti
di vita quotidiana del campo, fino alla sua totale distruzione.
Ora, nel grande spazio rimasto vuoto dopo lo sgombero, riaffiorano
i suoi ricordi.
Italiana.corti
Italiana.corti continua a svolgere
con tenacia la sua tradizionale missione di cercare il cinema
nuovo, il cinema impertinente, il cinema giovane. 9 titoli in
concorso e un perturbante fuori concorso raccontano quest’anno di
una speciale vitalità, ancor più significativa nel tempo sospeso in
cui viviamo.
Una varietà di generi rincuorante ci
lascia salire sulla Circumvesuviana e scendere, in una sorta di
ritorno al futuro, all’Altrove a visitare una mostra d’Oltremare
che non venne mai inaugurata. Giriamo l’angolo e ci ritroviamo in
un quartiere animato di malumore, ma disegnato con affetto. Non ce
n’eravamo resi conto, ma ora è impossibile non farlo e allora
tentiamo di fuggire salendo sul rollerblade di un giovane
palestinese e cerchiamo di imparare finalmente a baciare e di non
farci imprigionare in tradizioni troppo strette per noi. Cerchiamo
rifugio in terre lontane sperando nella protezione degli spiriti
buoni, ma dal
lago esce un mostro con la voce di Vincent Price… Theend, il regalo
di Jacopo Benassi, fotografo spezzino che col suo bianco e nero
abbacinato dal flash ha ridato senso alla parola Underground. Nel
2019 sono stati premiati Spera Teresa di Damiano Giacomelli
(Miglior cortometraggio) e La Buca di Dario Fedele (Premio speciale
della giuria ex-aequo).
ALL’ALDILA’DIQUA di Alessandra
Cianelli, Opher Thomson (Italia, 2020, 30’, col.)
Sono passati 80 anni dall’inaugurazione del monumentale complesso
espositivo «Altrove» di Napoli, chiuso pochissimo tempo dopo
l’inaugurazione per lo scoppio della guerra nel giugno 1940. Una
lettera di famiglia dà il via alla ricerca di un nonno scomparso
oltremare in quella stessa guerra e in quello stesso anno. Punto di
partenza sono le rovine e i resti del complesso espositivo, un
archivio nascosto sempre avuto davanti agli occhi. Una missione
guidata dalla meraviglia e dal desiderio, che porta alle radici
culturali del pensiero coloniale occidentale.
ISSA di Stefano Cau (Italia, 2019,
12’, col.)
Un piccolo paese isolato nelle campagne sta morendo dal momento che
non nascono bambini da anni. Un uomo che non si rassegna installa
alcuni altoparlanti che riproducono il suono delle cose scomparse.
Il paese è abitato da pochi anziani e da una sola ragazza incinta,
che medita d’andarsene. La ragazza tenta la fuga, ma quando si
ritrova sola in mezzo alla campagna entra in travaglio. Gli anziani
riescono a raggiungerla e a farla partorire nella piazza del paese:
un sacrifico, un rito di fertilità.
MALUMORE di Loris Giuseppe Nese
(Italia, 2020, 12’, col.)
Ci sono quartieri in cui regna il malumore. Una madre si prende
cura degli anziani nelle loro case, dove il ticchettio
dell’orologio segna il tempo della giornata lavorativa e il suono
dei respiri pesanti aumenta la paura del vuoto…
’NA COSA SOLA di Giovanni Sorrentino
(Italia, 2020, 24’, col.)
C’è una ferrovia a Sud, intorno al Vesuvio, smossa come la terra
della quale è figlia. Le persone si muovono lungo bordi di cemento,
dentro carrozze di ferro, uno di fronte all’altro. Si sfiorano l’un
l’altro confondendosi con il paesaggio; trasformano le stazioni nei
luoghi in cui la vita è come in attesa, e aspettando consumano la
loro quotidianità. Ogni stazione assume la forma di chi la abita e
il tutto si fonde in un unico paesaggio umano e naturale.
NON CE NE SIAMO RESI CONTO / WE
DIDN’T HAVE TIME TO REALIZE di Giordano Viozzi, Alfredo Dante
Vallesi (Italia, 2020, 3’, col. e b/n.)
La voce di Pierpaolo Capovilla interpreta due cardini del pensiero
di Pasolini in un cortometraggio di animazione dadaista e
allucinato. Dalla propria auto, Pasolini osserva la società
italiana mutare e sgretolarsi sotto la minaccia neofascista del
consumismo e dello sviluppo che non sarà mai realmente
progresso.
OLD CHILD di Elettra Bisogno
(Belgio, 2020, 16’, col.)
Un viaggio frammentato di immagini spettrali. Scene ritrovate,
tremanti, tenute insieme dai racconti esplosivi e intimi di Hazem,
un giovane rollerblader di Gaza costretto a lasciare la sua
terra.
SRISARAYA – UN BALSAMO PER LO
SPIRITO di Patricia Boillat, Elena Gugliuzza (Svizzera/Italia,
2020, 10’, col.)
In una terra lontana gli spiriti meritevoli riposano sotto la
canopea, ignorando la progressiva estinzione dell’umanità. Ogni
tanto, per distrarsi, si pizzicano ferocemente e si lacerano, per
poi ricomporsi emettendo piccole grida o lunghi ululati. Altrove,
alcune strane usanze persistono, come ad esempio il rituale
ancestrale della lanterna magica. Di questo mondo, però, non
rimangono altro che i santuari. Il film è una digressione di Phnom
(cioè, la collina) film sperimentale previsto per il 2021.
LA TECNICA di Clemente De Muro,
Davide Mardegan (Italia, 2020, 9’, col.)
Un racconto d’iniziazione: la storia di Leonardo, figlio di un
pastore, al quale Cesare, un turista appena arrivato in paese,
insegnerà la tecnica più azzeccata per avvicinare la ragazza di cui
è innamorato.
• Italiana.corti/Fuori Concorso
THEEND di Jacopo Benassi (Italia, 2020, 6’, col.)
Una coppia amoreggia in riva al mare, un mostro osserva dall’acqua,
un uomo uccide altri due mostri e inizia il film: una lista di
nomi, una lista di amici, una lista di mostri… Theend, il suicidio
della cultura underground.
Back to Life
Back to Life: tornare a vivere. È questo che fanno, grazie
soprattutto alla tecnologia digitale, i film restaurati. Tornano a
vivere in tutto il loro splendore, pieni di dettagli ritrovati, di
specificità riscoperte, di luci che si erano offuscate, di ombre
che si erano appiattite, di suoni che si erano attenuati. Tornano a
vivere carichi di storia e di memoria, raccontando la sensibilità
autoriale che sta dietro alla loro creazione ma anche il sistema
che li ha prodotti e il contesto sociale che li ha ispirati per poi
accoglierli o respingerli. Dedicare una sezione ai restauri,
all’interno di un festival come il nostro, è anche
ripercorrere la memoria del cinema attraverso i protagonisti
stessi, testimoni preziosi di un tempo, di una storia, di
un’esperienza artistica, di una società. A volte il restauro è un
tributo a un film epocale (In The Mood for Love presentato nella
sezione Fuori Concorso), altre volte è una sorta di risarcimento
rispetto alla distribuzione che li ha ignorati, alla critica che li
ha trascurati, alla storia che li ha dimenticati (Pioggia di
luglio). Altre volte ancora è la restituzione della possibilità di
capire: capire perché un film ha avuto quel destino o quell’altro,
perché ha scatenato tante polemiche (Avere vent’anni), perché ha
rappresentato un momento di rottura o ha contribuito a dare risalto
a temi e persone che diversamente non ce l’avrebbero avuto (Lo
stagionale, La Suisse s’interroge). Il restauro è dunque un
fondamentale strumento di comprensione del passato ma anche, se non
soprattutto, un’operazione che ci aiuta a leggere e interpretare la
realtà presente, quella che viviamo quotidianamente. Basta citare
quel magnifico film che è Il nero di Giovanni Vento, vero e proprio
gioiello restaurato da Museo Nazionale del Cinema e Compass Film,
precursore di una sensibilità modernissima, “opera profetica” come
l’ha definito Fabio Ferzetti, per rendersi conto del portato
sociale e antropologico che può avere riscoprire il cinema del
passato. Proprio per questo, in questa edizione, abbiamo voluto
dedicare particolare attenzione al cinema italiano e ai suoi
protagonisti, capaci di portarci in viaggio
attraverso la straordinaria travagliata storia del nostro
paese.
La sezione presenta inoltre uno
speciale omaggio ad Antonella Rucci con due puntate della storica
trasmissione di RaiTre di cui è stata autrice: Blob non solo la tv
del giorno prima, il montaggio e la riproposizione critica di quel
magma che scorre ogni giorno dentro il tubo catodico e che spesso
merita la definizione di “cosa più orribile che abbia mai visto” ma
anche uno spazio libero che si apre alle meraviglie del repertorio
e dedica puntate monografiche a personaggi o avvenimenti del
passato utilizzando quella miniera di immagini che sono conservate
negli archivi delle Teche Rai.
AVERE VENT’ANNI / TO BE TWENTY di
Fernando Di Leo (Italia, 1978, 94′, col.)
BLOB – OMAGGIO A ANTONELLA RUCCI di Antonella Rucci (Italia, 2020,
58’ col e b/n)
UN BRINDISI GEORGIANO di Giuliano Fratini (Italia/Russia, 2020,
16’, col.)
IL FEDERALE di Luciano Salce (Italia, 1961, 100, b/n)
IYULSKIY DOZHD / PIOGGIA DI LUGLIO di Marlen Khutsiev (Urss, 1967,
107′, b/n)
IL NERO di Giovanni Vento, Italia (1967, 108′, b/n)
LO STAGIONALE di Alvaro Bizzarri, Svizzera, (1970/1973, 55′,
b/n)
LA SUISSE S’INTERROGE di Henry Brandt (Svizzera, 1964, 16′,
col.)
Le ‘Pillole Luce’ Torino e
Piemonte
Due luoghi di fondazione del cinema
italiano. Torino, dove il nostro cinema ha mosso i primi passi;
Cinecittà, dove è nata la sua mitologia. Sarà per questa comune
elezione che il Torino Film Festival e Istituto Luce- Cinecittà
hanno sempre conosciuto una naturale collaborazione, specie sotto
il segno del grande documentario.
Un rapporto che si rinnova
quest’anno, con le ‘pillole d’archivio’ che Luce-Cinecittà porta al
TFF, in un anno di importanti cambiamenti. 12 piccolissimi film da
un minuto o poco più, con immagini tratte dall’immenso Archivio
storico Luce, per raccontare Torino e il Piemonte come erano un
tempo e come molti spettatori forse non hanno mai visto.
Si va da una Piazza Castello del
1912, a una giornata in costume sul Po nel ’29. Dai canti delle
mondine di un secolo fa, a una fiera d’anteguerra del tartufo di
Alba. Dall’ordine inquietante delle ragazze della Gioventù Littoria
in sfilata davanti alla sorella di Göring, alla bellezza discreta –
nonostante lo speaker troppo impostato – della Sacra di San
Michele. Fino a vedere, come forse mai così da vicino, la grande
stella in cima alla Mole, nuovo simbolo del Festival. Magie del
cinema e dell’Archivio: mostrarci come nuovo qualcosa che è nella
pellicola da decenni, e con la Storia farci anche sognare.
Le pillole:
Torino città dell’arte (1912)
Industria vini spumanti (1925)
Incontro di calcio Juventus 2 – Sparta 1 (1931)
Vita balneare sulle rive del Po’ (1929)
La più grande piscina d’Europa ad Aqui (1932)
Le mondine piemontesi all’opera (1933)
Esercitazione dei Vigili del Fuoco sulla Mole Antonelliana
(1933)
Torino, la canonizzazione di Don Bosco (1934)
La Sacra di San Michele in Val di Susa (1937)
La “Coppa Carpano” di sci di fondo in Val di Susa (1937)
X Fiera del tartufo ad Alba (1938)
Sfilata reparti femminili della GIL a Torino (1939)
Le Masterclass
Il Torino Film Festival organizza un
programma di Masterclass: una serie di incontri con i grandi
protagonisti e autori del cinema contemporaneo internazionale
pensati come una chiacchierata in libertà che non si limita ad una
lezione di cinema ma che va oltre, mettendo in luce curiosità
inedite dei protagonisti. Le Masterclass sono organizzate in
collaborazione con Università degli Studi di Torino e Politecnico
di Torino che hanno selezionato e formato venti studenti che
prenderanno parte attivamente agli incontri interloquendo con i
relatori.
Women in Cinema: le voci in
evoluzione delle donne nel cinema con le giurate del concorso
Torino38 L’incontro, curato da Fedra Fateh, affronterà il ruolo
delle donne nel cinema, i passi avanti, le sfide, le strategie
messe in campo per raggiungere una parità di genere in ogni ambito
del cinema. Le donne sono la metà del mondo e del mondo creano
anche l’altra metà. Eppure nel cinema sono sotto-rappresentate. Le
registe, le produttrici, le montatrici sono meno dei loro
corrispettivi maschili. Spesso sono silenziose o addirittura
assenti dallo schermo. Nel tempo sono stati fatti dei progressi, ma
non abbastanza. Durante il dialogo si affronterà inoltre il tema
dell’influenza della rappresentazione delle donne sulla vita
delle
ragazze e delle donne in tutto il mondo. Protagoniste dell’incontro
saranno le componenti della giuria.
La mia piccola Sama, Waad Al Kateab
(For Sama, Uk, 2019, 100’)
Sabato 21 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Spedizione
torinese con Aleksandr Sokurov e i suoi allievi dell’Università
Statale di San Pietroburgo
L’incontro, curato da Alena
Shumakova, mette al centro del dialogo con il maestro del cinema
russo contemporaneo Alexandr Sokurov il corso in “Regia del cinema
di fiction e documentario e montaggio” che dal 2019 tiene presso
l’Università Statale per il Cinema e la Televisione di San
Pietroburgo. “Il lavoro con personalità già formate esige
un’attenzione particolare. Meno di tutto vorrei cambiare o
modificare il loro punto di vista sul mondo. Il nostro compito è
quello di aiutare gli studenti a trovare la propria strada
nell’arte, indirizzarli, rispondere a alle domande che stanno loro
a cuore”, dice Sokurov, la cui opera straordinaria è riconosciuta
in tutto il mondo.
Il tempo degli inizi, 12 corti degli
allievi di Aleksandr Sokurov
Domenica 22 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Cinema e
uguaglianza sociale per un mondo più giusto e sostenibile con Taghi
Amirani e Walter Murch
L’incontro, curato da Fedra Fateh,
mette al centro il cinema come strumento di lotta per la giustizia
sociale e i diritti umani, esplorando il modo in cui i film educano
e muovono il pubblico a proposito di questioni controverse che non
sempre la politica è in grado ad affrontare. Documentari e film di
finzione sollevano questioni complesse che uniscono e dividono le
persone. Dai film indipendenti ai blockbuster hollywoodiani, il
cinema ci spinge verso un mondo più inclusivo, giusto e
sostenibile. Attraverso il dialogo con il fisico e regista di
documentari iraniano Taghi Amirani e Walter Murch (montatore di
film come Il
padrino – Parte III, La conversazione, Il paziente inglese) si
ripercorrerà la storia della lavorazione del loro film così
difficile e rischioso da realizzare, discutendo su quanto i film
siano in grado spingere il pubblico verso una maggior
responsabilità civile e sociale.
Coup 53, Taghi Amirani (Irlanda,
2019, 120’)
Mercoledì 25 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Formare le
nuove generazione di filmmaker e attivisti con Mohsen
Makhmalbaf
L’incontro, curato da Fedra Fateh e
Vahid Rastgou, parte dal cinema di Mohsen Makhmalbaf, uno dei più
grandi registi iraniani, che da sempre usa il potere del cinema per
favorire un cambiamento nel mondo. Partendo dal suo cinema e dal
suo lavoro e approfondendo anche il suo ruolo di educatore, si
approderà al concetto fondamentale per il regista secondo il quale
se il cinema non è in grado di cambiare la società, allora è
inutile. Tra i suoi tanti lavori capaci d’ispirare idee e azioni,
si è scelto di proporre in programma
The Afghan Alphabet (2002) per mostrare cosa è in grado di fare il
cinema: girato con una piccola camera digitale, il film ha spinto
il governo iraniano a consentire ai bambini afgani di frequentare
le scuole, influenzando così la vita di centinaia di migliaia di
persone. In programma anche, Hello Cinema, un’altra forma di
riflessione sul potere del cinema.
The Afghan Alphabet, Mohsen
Makhmalbaf (Iran, 2002, 45’)
Hello Cinema, Mohsen Makhmalbaf (Iran, 1995, 75’)
Giovedì 26 novembre, in streaming alle ore 18.00 – Il cinema è
scuola a cura di Daniele De Cicco
Attraverso una serie di iniziative
frutto del dialogo e della collaborazione con istituzioni ed enti
italiani e internazionali che si occupano di formazione, il Torino
Film Festival promuove un programma composito di appuntamenti che
mettono al centro la cultura cinematografica come strumento
fondamentale di crescita della persona.
Una sala cinematografica per la
scuola
Dal dialogo con la Fondazione per la
Scuola della Compagnia di San Paolo nasce il progetto “Torino Film
Festival e Riconnessioni. Una sala cinematografica per la scuola”.
Grazie alla rete in fibra ottica e alla rete delle scuole di
Riconnessioni, in occasione del Torino Film Festival vengono
organizzati degli incontri virtuali tra alcuni giovani registi e
gli studenti. Nell’incontro che si svolge durante il festival i
registi, collegati dall’IC Rita Levi Montalcini Scuola Pascoli,
presenteranno i loro cortometraggi a numerose scuole di Torino e
provincia e gli studenti potranno interagire a distanza dialogando
direttamente con gli artisti. Le scuole coinvolte (IC Rita Levi
Montalcini- Pascoli, IC Vittorino Da Feltre-Fermi, IC Foscolo, IC
Pacinotti, IC Ilaria Alpi, IC Pertini) sono tutte caratterizzate da
un elevato grado di sviluppo nell’innovazione didattica e nella
digitalizzazione degli apprendimenti. L’iniziativa, in
collaborazione con l’Ufficio Scolastico Regionale per il Piemonte,
è coordinata dalla prof.ssa Chiara Alpestre per il Torino Film
Festival e dalla dott.ssa Elisabetta De
Martino per la Fondazione per la Scuola della Compagnia di San
Paolo.
La formazione dei docenti è curata
da Daniele De Cicco. Il 25 novembre è prevista la proiezione di due
cortometraggi del concorso Torino 38 Shorts. Al termine gli
studenti dialogheranno con i registi.
La scuola prossima
Nel programma del Fuori Concorso del
TFF viene presentato, in anteprima nazionale, il documentario La
scuola prossima di Alberto Momo prodotto da Zomia con il contributo
di Fondazione per la Scuola di Compagnia di San Paolo.
Talenti per il Fundraising
Nell’edizione 2020 del corso di alta
formazione Talenti per il Fundraising organizzato dalla Fondazione
CRT, viene introdotto il modulo Il fundraising per i festival
cinematografici tenuto da Daniele De Cicco. Al termine delle
lezioni frontali, da gennaio 2021, due studenti del corso verranno
inseriti come stagisti nello staff del Museo Nazionale del Cinema e
del Torino Film Festival. L’iniziativa è coordinata per Fondazione
CRT dal dott. Luigi Somenzari (Attività istituzionale – Referente
ricerca e istruzione) e dal dott. Matteo Fabbrini (Gestione
Progetti Talenti per il Fundraising).
Opera Movie Show
Nel programma del Fuori Concorso del
TFF viene inoltre proiettata in anteprima nazionale l’opera movie
show L’anfora di Clio, realizzata dalla Fondazione CRT e dalla
Fondazione Accademia Perosi. Il film, scritto e diretto da Mario
Acampa e Riccardo Alessandri, è stato girato subito dopo il
lockdown di primavera nella nuovissima area Tech delle OGR di
Torino e tocca i temi del cyber bullismo, dell’amore e
dell’amicizia ai tempi dei social. La colonna sonora del film che
contiene arie d’opera, è stata realizzata dall’Orchestra Talenti
Musicali della Fondazione CRT. L’iniziativa fa parte del progetto
Diderot che offre agli studenti delle classi primarie e secondarie
di I e II grado del Piemonte e della Valle d’Aosta l’opportunità di
approfondire le materie tradizionali con metodologie innovative
avvicinandosi a discipline che esulano dallo stretto ambito
curriculare.
Due scuole di cinema italiane a cura
di Luigi Barletta
Il cinema si è affermato come
oggetto di studio, pratica e approfondimento portando alla
costituzione di luoghi dedicati all’insegnamento del linguaggio
audiovisivo. Numerosi sono i professionisti che si sono formati
presso scuole di cinema come la New York Film Academy, la scuola di
Łódź, la UCLA di Los Angeles o il VGIK di Mosca, rendendole celebri
in tutto il mondo. Al centro del programma di incontri che si
terranno presso la Mole Antonelliana sono due scuole italiane:
Scuola Nazionale di Cinema del
Centro Sperimentale di Cinematografia – sede di Palermo diretta da
Costanza Quatriglio. Sarà presentato, in anteprima nazionale, il
cortometraggio Africa Bianca realizzato da Filippo Foscarini e
Marta Violante, e prodotto all’interno del corso. Il documentario
racconta l’invasione italiana dell’Etiopia attraverso il quaderno
di scuola di un bambino e lo splendido materiale d’archivio
dell’Istituto Luce- Cinecittà.
Istituto Statale Alfonso Casanova di
Napoli
Sarà presentato il documentario
Scene da un laboratorio realizzato all’interno dell’Istituto con il
supporto del MIUR-Mibact. Il film racconta i sogni e le paure di un
gruppo di adolescenti attraverso i video girati con i loro stessi
smartphone alternati a momenti di un laboratorio teatrale.
Cortometraggi Scuole di Cinema
Internazionali
Nel Fuori Concorso, trova spazio un
programma speciale che presenta una selezione di cortometraggi
prodotti e realizzati all’interno di importanti scuole di cinema
internazionali.
The London Film School
Downbound Wayfarer di/by Juan-Felipe
Balcazar (Regno Unito/Colombia, 2019, 16’)
Filmakademie Baden-Württemberg (Ludwigsburg)
Extra Sauce di/by Alireza Ghasemi (Germania, 2019, 13’)
Shanghai Vancouver Film School
Eyes of the Sea di/by Tang Li (Cina, 2020, 14’)
The Steve Tisch School of Film and Television (Tel Aviv)
39 di/by Anat Schwartz (Israele, 2020, 14’)
Columbia University School of the Arts (New York)
La virgen, la vieja, el viaje di/by Natalia Luque (Cile/Usa/Spagna,
2020, 9’)
Universitatea Nationala de Arta Teatrala si Cinematografica I.L.
Caragiale (Bucarest)
Firul Rosu di/by Alexandra Fuscas (Romania, 2019, 5’)
MYMovies SAB/SAT 21 NOV
Xké. Il laboratorio delle
curiosità
In questo anno strano, per la prima
volta, Xké? Il laboratorio della curiosità organizza e realizza
un’attività laboratoriale in streaming, aperta a tutti, che
incrocia il cinema con la percezione visiva.
Durante il collegamento verranno
proposte esperienze e riflessioni legate al senso della vista
estrapolate da un percorso didattico strutturato in più tappe,
rivolto alle scuole primarie e secondarie di I grado: attività e
giochi per farsi domande, incuriosirsi all’insegna del rigore
scientifico.
Gli eventi live
RadioAMARCORD
In occasione del centenario della nascita di Federico Fellini, il
progetto RadioAMARCORD propone una parte sommersa del repertorio
artistico del regista riminese: la sua produzione radiofonica.
All’inizio degli anni Quaranta Fellini iniziò a collaborare con
l’Ente Italiano Audizioni Radiofoniche (EIAR, la cui direzione
generale era a Torino) come autore radiofonico. Da solo, o in
coppia con Ruggero Maccari, scrisse decine di copioni: sketch,
fantasie, riviste, piccole commedie che segnano di fatto il suo
esordio nel mondo dello
spettacolo. In occasione del Torino Film Festival verranno messi in
scena quattro di questi copioni, conservati nell’Archivio Federico
Fellini-Cineteca Comune di Rimini. Con la trasformazione dei rumori
in voci umane e le loro tirate sognanti, questi testi rappresentano
anche in audio uno spaccato significativo del poetico e visionario
universo felliniano. RadioAMARCORD nasce da un’idea di Sergio
Ferrentino realizzata dalla RETE2 della Radio Svizzera
Italiana.
Gli audiodrammi brevi riallestiti in
versione live sono: Di notte le cose parlano, Una lettera d’amore,
Dalla finestra e Un signore molto sensibile. Testi di Federico
Fellini e Ruggero Maccari. Musiche originali di Gianluigi Carlone.
Regia di Sergio Ferrentino. Con Alessandro Castellucci, Daniele
Ornatelli, Eleni Molos, Maurizio Pellegrini, Carlotta Viscovo,
Dario Sansalone. Assistente alla regia: Luca Bozzoli. Assistente di
produzione: Caterina Mariani. Tecnico audio: Luca Masiero.
Produzione: Fonderia Mercury.
Giovedì 26 novembre, in diretta
streaming alle ore 21
Visioni resistenti
Tre performance, tre luoghi storici, tre ragioni per non smettere
di sognare. Il Primo Atto si svolge al dancing Le Roi, dove il
musicteller Federico Sacchi, accompagnato dall’Ukulele
Turin Orchestra, racconta il grande musicista Bill Withers
attraverso la leggendaria canzone “Lean on me”.
Nel Secondo Atto, nella suggestiva
cornice del cinema e teatro Maffei, l’autrice satirica Teresa
Cinque presenta “Frida e Barbie”, ovvero riflessioni ironiche sul
rapporto tra cinema e immagine femminile che neanche la pandemia ha
intaccato.
Il Terzo Atto, ambientato al cinema
Massimo, è “Explora”, un viaggio onirico creato da Project-TO, il
duo formato dal compositore e artista multimediale Riccardo Mazza e
la fotografa e videomaker Laura Pol. Le coordinate spaziali sono
controllate gestualmente in tempo reale e immagini storiche di sale
da ballo, scelte nell’Archivio dell’Istituto Luce, collegano il
passato con il futuro diventando lo spazio all’interno del quale
tutto si muove. Il commento musicale è generato in live-coding e
costituisce la quarta dimensione, quella temporale: pulsazione e
ampiezza sonora influiscono sulle immagini, contaminando il piano
visivo. Regia e montaggio video: Federico Mazzi Curatore
artistico: Maurizio Mao Pisani
Venerdì 27 novembre, in diretta
streaming alle ore 21
Lo stesso giorno alle 17.30 sempre
in streaming, il primo incontro di Schermi Eretici, durante il
quale Caterina Taricano e Fabrizio Dividi intervisteranno Toni
Campa, storico patron di Le Roi Dancing inaugurato negli anni
Sessanta in collaborazione con Luciana De Biase. Partito da un
piccolo paese in provincia di Taranto per fare fortuna, Toni Campa
arriva a Torino appena tredicenne, con la ferma convinzione di fare
l’attore. Ce la farà, riuscendo a realizzare anche molti altri
sogni, come quello di un grande locale in cui far esibire tutti
cantanti da lui più amati, il famoso Le Roi Dancing.
Schermi eretici è un programma di
incontri che proseguirà nel corso del 2021 e in cui troveranno
posto le tante storie di film e personaggi anticonvenzionali del
mondo del cinema.
Venerdì 27 novembre, in diretta
streaming alle ore 17:30
Le Giurie
• Torino 38 / Torino 38 Corti
Waad Al-Kateab (Siria) regista di stanza a Londra, ha realizzato
per Channel 4 News la serie-reportage sulla guerra civile Inside
Aleppo. Il suo primo documentario per il cinema Alla mia piccola
Sama (2019), diretto con Edward Watts, è stato premiato con
numerosi riconoscimenti, tra i quali L’OEil d’or a Cannes e il
premio per il miglior documentario ai Bafta, ed è stato candidato
agli Oscar. Al Festival terrà con Taghi Amirani la masterclass Film
& Social Justice: Cinema Leading Us to a More Just and Sustainable
World. Martha Fiennes (Regno Unito) regista, scrittrice e artista,
ha diretto il sontuoso Onegin (1999), con Liv Tyler e Ralph Fiennes
(vincitore del Tokyo Film Festival, nominato ai Bafta come miglior
film britannico e vincitore del London Critics Award per il miglior
esordiente), e Chromophobia, film di chiusura del Festival di
Cannes nel 2005. Dal 2011 lavora soprattutto a progetti artistici
che prevedono l’impiego delle tecnologie più avanzate e
dell’intelligenza artificiale, come Yugen, presentato in anteprima
a Palazzo Grassi durante la Mostra di Venezia nel 2018. Jun
Ichikawa (Giappone) si trasferisce a otto anni in Italia con i
genitori cantanti lirici. Dopo studi di recitazione e balletto, ma
anche di ingegneria edile e lingue orientali all’Università La
Sapienza di Roma, diventa attrice di teatro, cinema, televisione e
doppiatrice. A 20 anni debutta al cinema con Ermanno Olmi in
Cantando dietro i paraventi (2002) per poi lavorare, tra gli altri,
con Dario Argento, Giuseppe
Tornatore, Lamberto Bava. Il suo ultimo film è Addio al nubilato,
commedia tutta al femminile diretta da Francesco Apolloni di cui si
sono appena concluse le riprese.
Martina Scarpelli (Italia) regista diplomata in animazione al
Centro sperimentale di cinematografia di Torino, ha esordito con il
corto Egg (2018), premiato in vari festival, tra i quali Annecy,
Dok Liepzig e l’AFI Festival di Los Angeles. Specializzatasi in
sviluppo e produzione di animazione e documentari animati nei
workshop ASF – Animation sans frontiers e Anidox, è membro del
collettivo Plastic di Viborg, in Danimarca. Attualmente è al lavoro
sul suo primo lungometraggio, l’opera animata Psychomachia. Homayra
Sellier (Iran) è fondatrice e amministratrice delegata di Innocence
in Danger, organizzazione
non governativa nata in Francia, e poi sviluppatasi in Germania,
Austria, Svizzera, Colombia, Regno Unito e Belgio, per proteggere i
minori da ogni forma di abuso e sfruttamento online e offline,
compresa la tratta. Laureata in due università francesi, ha scritto
quattro libri e partecipato a numerosi documentari per varie tv
internazionali, sempre sui temi legati alla protezione dei minori.
Premiata per il suo lavoro negli Stati Uniti, è una collaboratrice
del Tryon International Film Festival.
• Internazionale.Doc /
Italiana.Doc
Stefano Cravero (Italia) montatore e regista, tra le sue più
recenti collaborazioni come montatore: Miss Marx e Nico, 1988 di
Susanna Nicchiarelli (per il quale ha ricevuto una nomination ai
David di Donatello 2018), Palazzo di giustizia di Chiara Bellosi e
Spaccapietre dei fratelli De Serio. Con Pietro Jona ha diretto nel
2018 il documentario Country for old men e ha inoltre scritto e
codiretto due corti d’animazione, tra cui Sputnik 5 (2010)
vincitore di un Nastro d’argento. Nel 2018 ha fondato con Enrico
Bisi la società Base
Zero, dedicata al cinema documentario. Gaia Furrer (Italia)
laureata in Storia e critica del Cinema all’Università La Sapienza
di Roma, ha collaborato per alcuni anni con Italia Cinema (poi
diventata FilmItalia) curando progetti nazionali e internazionali.
Dal 2004 lavora come responsabile della programmazione del Noir in
Festival, festival del cinema e della letteratura del giallo e del
mistero. Nel 2020 è stata nominata direttrice artistica delle
Giornate degli autori, la sezione indipendente della Mostra del
Cinema di Venezia per la quale lavora sin dalla prima edizione nel
2003. Paola Piacenza (Italia) responsabile della sezione cinema di
«Io donna», settimanale del «Corriere della Sera», scrive anche di
cultura ed esteri. Dal 2003 collabora con Radiotre Rai per Piazza
Verdi. Come reporter e filmaker, ha realizzato The Land of Jerry
Cans (2009), girato lungo la frontiera Iran-Iraq, In
nessuna lingua del mondo (2011), sull’enclave russa di Kaliningrad
e la regione di Tropoje in Albania, In uno stato libero (2012),
girato nel sud della Tunisia durante e dopo la Primavera araba,
Ombre dal fondo (2016), sull’inviato di guerra Domenico
Quirico.
• Italiana.Corti
Martina Angelotti (Italia) curatrice d’arte e scrittrice, lavora
all’ideazione e produzione di progetti curatoriali
multidisciplinari. Per sei anni è stata direttrice artistica di
Careof, organizzazione no profit per l’arte contemporanea nata nel
1987. Dal 2007 è curatrice e fondatrice di ON, progetto che indaga
il rapporto fra arte e sfera pubblica attraverso la ricerca, il
dialogo, la commissione di nuovi lavori ad artisti e ricercatori a
livello internazionale. Tiene seminari di Storia dell’arte
contemporanea all’Università Cattolica di Milano, all’Alpen Adriat
Universitat di Klagenfurt e allo IUAV di Venezia. Francesco
Dongiovanni (Italia) vive e lavora in Puglia. Interessato
all’etnografia, al paesaggio,
all’archivio e alla memoria, con i suoi lavori si muove tra il
documentario d’osservazione e il cinema di ricerca. Lavora per la
casa di produzione Murex, da lui fondata con i suoi collaboratori.
Ha girato un lungometraggio I giorni e le opere (2019), che ha
partecipato in concorso al Torino Film Festival, come in precedenza
i cortometraggi Anapeson (2015), Studio (2016) e The Riddle (2017).
Nel 2020 ha diretto Non si sazia l’occhio (2020). Elisa Talentino
(Italia) lavora con illustrazione, grafica d’arte, pittura e
animazione. Ha collaborato con «The New York Times», «The
Washington Post», Goethe Institut, Arizona Theatre Company,
Einaudi, Mondadori, «La Repubblica», «Corriere della Sera»,
Bompiani, Il Saggiatore e molti altri. Ha vinto per due anni
consecutivi la Gold Medal nel concorso 3 x 3 International
Illustration Awards di New York. Nel 2017 ha realizzato il corto
d’animazione Dandelion diventato anche un libro. A ottobre 2020 ha
pubblicato “Quando il mondo era tutto azzurro”.
• Giuria Fipresci
Hala EL Mawy (Egitto) giornalista, critica cinematografica e
speaker radiofonica per il dipartimento francese dei servizi
europei di Radio Cairo, cura e presenta una rubrica settimanale di
cinema su Radio Le Caire. Scrive di cinema sul quotidiano in lingua
francese «Le Progres Egyptien». Ha organizzato varie manifestazioni
cinematografiche in Egitto e dal 2015 è curatrice presso il Luxor
African Film Festival. Per molti anni ha curato e moderato gli
incontri delI’Ismailia International Film Festival for Documentary
and Short Films.
Ariel Schweitzer (Israele) storico del cinema e critico di «Les
Cahiers du Cinema», insegna all’Università Paris VII e
all’Università di Tel-Aviv. È autore di volumi in francese e
ebraico sul cinema israeliano come Le nouveau cinema israélien o Le
cinéma israélien de la modernité ed è co-curatore del volume
italiano ll cinema israeliano contemporaneo (Marsilio, 2009). Ha
organizzato numerose retrospettive in Israele, Europa e Sud America
dedicate a Robert, Bresson, Jean-Luc Godard, Jacques Rivette,
Vittorio De Sica, David Perlov, Amos Gitai e Uri Zohar. Silvana
Silvestri (Italia) giornalista professionista e critico
cinematografico, cura «Alias», l’inserto culturale di «Il
manifesto», quotidiano con il quale collabora fin dalla sua
fondazione. Ha partecipato come giurata a numerosi festival
internazionali e collaborato a varie riviste specializzate e
all’Enciclopedia Treccani. Ha pubblicato Otar Iosseliani (Leuto),
Kevin Costner (Gremese), Lucian Pintilie (Festival di
Pesaro), Il caso Véronique (con Francesca Massaro), da cui è stato
tratto il film L’étà d’oro di Emanuela Piovano.
Premi
Premio Stella Della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a
Isabella Rossellini
Torino 38 | Concorso Internazionale Lungometraggi
Miglior Film: euro 18.000
Premio Speciale della Giuria
Miglior Attrice
Miglior Attore
Miglior Sceneggiatura
Torino 38 Corti | Concorso Internazionale Cortometraggi
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Internazionale.doc | Concorso Internazionale
Documentari
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
TFFDoc – Italiana.doc | Concorso Documentari Italiani
Miglior Film: euro 6.000
Premio Speciale della Giuria
Italiana.corti | Concorso Cortometraggi Italiani
Miglior Film: euro 2.000
Premio Speciale della Giuria
Premio Fipresci
Miglior Film Torino 38
Premi Collaterali
Premio RAI Cinema Channel
Miglior film scelto tra quelli presentati nelle sezioni Torino 38
Corti e Italiana.Corti: euro 3.000 e acquisizione diritti web e
free tv per l’Italia
Premio Achille Valdata
Giuria dei lettori di Torinosette – La Stampa
Miglior Film Torino 38
Premio Stella della Mole per l’innovazione Artistica 2020 a
Isabella Rossellini
Novità del 38esimo Torino Film Festival è il Premio Stella della
Mole per l’Innovazione Artistica che sarà attribuito ogni anno ad
artisti che contribuiscono in modo originale, universale e senza
tempo alla cultura cinematografica.
Il Premio Stella della Mole per
l’Innovazione Artistica viene conferito quest’anno a Isabella
Rossellini quale riconoscimento per la sua inesauribile creatività,
l’esplorazione di ogni forma d’arte e l’incommensurabile capacità
di trasformarsi.
Con la sua grazia elegante, la sua
raffinatezza e l’intrepida capacità di esplorare nuovi orizzonti ha
saputo portare bellezza in ogni forma d’arte con la quale si è
misurata, dal cinema al teatro, ai video musicali, alla moda.
Isabella Rossellini è cresciuta tra
Parigi e Roma e si è trasferita a New York City quando aveva
diciannove anni. Ha avuto grande successo come modella apparendo su
numerose copertine di riviste come «Vogue», «Elle», «Harper’s
Bazaar» e «Vanity Fair». Ha anche lavorato come attrice prendendo
parte a numerosi film diretti da straordinari registi come Robert
Zemeckis, David O. Russell, David Lynch, Robert Wilson, Taylor
Hackford, Marjane Satrapi, Guy Maddin. Tra i suoi film americani
più importanti Velluto blu, Cuore selvaggio, Il sole a mezzanotte,
Cugini, La morte ti fa bella, Fearless – Senza Paura, Big Night e
più recentemente Joy. È molto impegnata nella conservazione dello
straordinario patrimonio
cinematografico della sua famiglia, compresi i film diretti dal
padre, Roberto Rossellini e quelli con la madre, Ingrid Bergman.
Isabella ha un master in Comportamento animale e Conservazione. Ha
realizzato una serie di cortometraggi pluripremiati, Green Porno,
Seduce Me e Mammas, che mettono in scena in forma comica
approfonditi studi scientifici sul comportamento animale. Ha girato
in cinquanta diverse città con un monologo basato sui suoi
cortometraggi scritti con il premio Oscar Jean Claude Carriere. Di
recente è stata in tournée con il suo nuovo spettacolo teatrale,
Link Link Circus, che tratta del comportamento e della cognizione
degli animali.
La Stella del Torino Film
Festival
La Mole Antonelliana è l’edificio simbolo della Città di Torino e,
dal 2000, anche la sede del Museo Nazionale del Cinema. Guardando
in alto, in cima alla guglia della Mole, chiunque passi ai piedi
del monumento può vedere una stella che non è solo il punto più
alto della Mole, ma anche un oggetto complesso, sfaccettato,
misterioso e con una storia affascinante che la rende una perfetta
icona.
Per questo il Torino Film Festival
ha deciso di dedicarle la nuova identità visiva rendendola
simbolicamente emblema della manifestazione. Scegliendo la Stella
come suo simbolo, il Torino Film Festival vuole celebrare il suo
impegno per l’innovazione, la diversità e la collaborazione
collegando la storica eccellenza tecnologica di Torino con il suo
spirito innovativo e una creatività in continua evoluzione. La
Stella della Mole, il riconoscimento massimo che riceveranno i
vincitori del Festival, mette in relazione il passato di Torino con
il suo futuro, la “culla” del cinema italiano con i talenti del
cinema giovane di tutto
il mondo che il festival scopre e fa conoscere ogni anno. Il Premio
Stella della Mole è progettato a partire dai disegni degli
architetti Ferdinando Cartella e Giuseppe Mura grazie alla
collaborazione con Politecnico di Torino e Competence Industry
Manifacturing 4.0.
Il premio è realizzato in alluminio,
in 3D, con la tecnica della manifattura additiva o additive
manufacturing che consentirebbe di “creare” l’oggetto ovunque
utilizzando i dati digitali: una grande opportunità in termini di
sostenibilità ambientale. Il Museo Ferroviario Piemontese di
Savigliano ha realizzato un modello della Stella della Mole a
grandezza naturale che sarà visibile durante il Torino Film
Festival in piazza Castello.
Ryan Reynolds, star di Deadpool, e
Hugh Jackman, star del franchise di
X-Men, hanno riportato all’attenzione del pubblico la loro
storica faida per una giusta causa. Naturalmente, i due attori
hanno creato questa faida pubblica per fini puramente mediatici,
poiché Reynolds e Jackman sono ottimi amici nella vita reale.
Ci sono stati numerosi esempi dei
due attori che si sono presi in giro a vicenda sia attraverso la
stampa che sui social media. Più recentemente, Jackman ha usato
Twitter per condividere una vecchia foto di Reynolds da bambino,
quando era già un attore, per augurargli buon compleanno. Post come
questo tendono sempre ad attirare l’attenzione dei media e dei fan,
e di recente i due attori hanno sfruttato proprio questa loro
capacità attrattiva per sensibilizzare in merito ad una causa
importante.
In un recente video pubblicato sul
canale YouTube
di Ryan Reynolds, lui e Hugh Jackman si sono seduti insieme e
hanno riacceso la loro faida di vecchia data, ma questa volta per
dei motivi veramente nobili. Come spiegano Reynolds e Jackman nel
video, ognuno di loro rappresenterà un ente di beneficenza presso
la catena di magazzini al dettaglio Sam’s Club, incoraggiando i
clienti a fare donazioni a uno dei due enti di beneficenza e
“schierarsi” o dalla parte di Reynolds o da quella di Jackman.
Jackman sosterrà la Laughing Man
Coffee, una società che promuove condizioni di lavoro eque per i
coltivatori di caffè, mentre Reynolds rappresenterà la Sick Kids
Foundation, a sostegno dei bambini ricoverati e delle loro
famiglie. Anche se il video fa sembrare che Jackman e Reynolds
siano in competizioni per le donazioni, un disclaimer del Sam’s
Club indica che la medesima somma di denaro verrà donata ad
entrambe le associazioni di beneficenza. In definitiva, l’unica
vera posta in gioco in questa competizione è chi tra i due attori,
alla fine, avrà il diritto di potersi proclamare “vincitore” agli
occhi dell’altro.
La prima pistola di James Bond usata da Sir Sean Connery sarà in vendita. A partire da
Agente 007 – Licenza di uccidere del 1962, l’attore
scozzese è diventato un’icona internazionale grazie al ruolo
dell’agente segreto, apparendo in ben sette film della saga nel
corso di due decenni. La versione di Connery di 007 è nota per
essere a sangue freddo e oscuramente magnetica, deviando
notevolmente dal personaggio originale del romanziere Ian
Fleming, che era una figura per lo più neutrale.
Roger Moore, che ha
continuato a interpretare un Bond più ironico tra la fine degli
anni ’70 e l’inizio degli anni ’80, una volta chiamò Connery il
solo ed unico
James Bond, considerandolo responsabile della
popolarità globale del personaggio. Omaggi da ogni parte del mondo
sono giunti in seguito alla notizia della tragica scomparsa di
Sean Connery all’età di 90 anni, con colleghi
e fan che hanno notato come lo stile di 007 sia ancora impresso
nell’odierna cultura pop. Le placide battute ogni volta che Bond
abbatte un nemico, il martini “scosso, non mescolato” e la
sagoma scura di Bond che spara contro lo schermo sono solo alcuni
dei marchi di fabbrica che Connery ha introdotto oltre 50 anni
fa.
Ora, un fortunato fan dalle tasche
larghe avrà la possibilità di possedere la prima pistola di
James Bond che Sean Connery ha usato in Agente 007 –
Licenza di uccidere. La
CNN riferisce che la pistola a elica Walther PP usata come
sostituto della firma Walther PPK di Bond sarà l’elemento
principale dell’asta “Icons & Idols Trilogy: Hollywood” il prossimo
3 dicembre. Julien’s Auctions, la casa d’aste dietro l’evento,
afferma che si prevede che la pistola a elica raggiunga offerte
fino a $ 200.000.
Bapty, lo storico
fornitore britannico di armi di scena per produzioni
cinematografiche e televisive, possedeva la Walther PP di
Agente 007 – Licenza di uccidere fino al 2006, quando è
stato poi venduto all’asta. Quell’acquirente ha tenuto la pistola
per 14 anni e ora ha deciso di venderla all’asta a dicembre, che
presenterà oltre 500 altri oggetti usati in classici film di
Hollywood. Tra gli articoli messi in vendicata anche il casco da
pilota di Tom Cruise in Top Gun e l’Hoverboard di
Ritorno al futuro – Parte II.
La recitazione non è mai stato uno
dei grandi argomenti di discussione quando si parla della saga di
Star Wars. Eppure, per la maggior parte degli
attori coinvolti nel franchise, prendere parte alla celebre saga
fantascientifica ha rappresentato una vera e propria sfida.
Screen Rant ha raccolto le 10 migliori performance della Saga
degli Skywalker:
1Ian McDiarmid – Emperor
Palpatine
Ian
McDiarmid è uno dei pochi attori di Star
Wars ad interpretare il suo ruolo in tutte e tre le trilogie.
Il giovane McDiarmid ha interpretato il vecchio Palpatine nella
trilogia originale, poi il vecchio McDiarmid ha interpretato
Palpatine relativamente giovane nella trilogia prequel, poi ancora
il vecchio McDiarmid ha interpretato il clone-zombi Palpatine nella
trilogia sequel.
In
tutti i casi, l’equilibrio tra accampamento ingannevole e autentica
minaccia di McDiarmid era semplicemente perfetto per il ruolo del
malvagio mago dello spazio, il burattinaio che tira segretamente i
fili dell’intera galassia.