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Benedict Cumberbatch imita Robert Downey Jr. [VIDEO]

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Benedict Cumberbatch imita Robert Downey Jr. [VIDEO]

La coppia formata da Iron Man e Doctor Strange ha reso memorabili alcune delle scene di Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame, grazie al talento di Robert Downey Jr. e Benedict Cumberbatch (curiosamente entrambi hanno anche interpretato Sherlock Holmes al cinema e in tv). Una chimica innegabile unita alla personalità dei due supereroi è esplosa sullo schermo regalando ai fan uno spettacolo senza precedenti, ma non è da meno la prova che Cumberbatch, vero mago delle imitazioni, ha offerto durante l’ultimo episodio del The Jenny McCarthy Show dove si cala nei panni del collega…

Vi ricordiamo che l’attore tornerà protagonista in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, film in fase di scrittura e quarto titolo, in ordine di uscita, della Fase 4 dopo Vedova Nera, Gli Eterni e Shang-Chi, descritto come il primo vero horror del MCU. È stato inoltre confermato che gli eventi di WandaVision, la serie di Disney + che si concentrerà sulla vita coniugale di Wanda e Visione, influenzeranno quelli del sequel con Cumberbatch.

L’uscita invece è prevista il 7 maggio 2021, e a seguire il pubblico tornerà in sala per Thor: Love and Thunder a novembre 2021 concludendo la Fase 4.

Qui sotto invece potete dare un’occhiata alla divertente imitazione.

Leggi anche – Benedict Cumberbatch ed Elisabeth Moss nel nuovo film di Jane Campion

The Grudge: in arrivo il reboot di un classico dell’horror

The Grudge: in arrivo il reboot di un classico dell’horror

Dal produttore Sam Raimi, il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu. Diretto da Nicolas Pesce, THE GRUDGE con Andrea Riseborough, Demián Bichir, John Cho, Betty Gilpin con Lin Shaye e Jacki Weaver.

The Grudge è un film horror il reboot di un classico dell’horror, il “Ju-On: The Grudge” di Takashi Shimizu scritto e diretto da Nicolas Pesce , basato su una storia di Jeff Buhler e Pesce, e prodotto da Sam Raimi, Robert Tapert e Takashige Ichise. Il film si svolge nella stessa timeline concomitante come pellicola dello stesso nome 2004.

Il film debutterà in Italia al cinema dal 24 Febbraio distribuito da Sony Pictures.

The Grudge, la trama

Una madre single e un giovane detective, Muldoon (Andrea Riseborough), scoprono che una casa di periferia è maledetta da un fantasma vendicativo che condanna coloro che vi entrano con una morte violenta. Ora corre per salvare se stessa e suo figlio dagli spiriti demoniaci della casa maledetta del suo quartiere. – Sony Pictures Entertainment

The Grudge, il cast

In The Grudge protagonisti sono Andrea Riseborough come detective Muldoon, Demián Bichir, John Cho come Peter, Betty Gilpin nel ruolo di Nina Spencer, Lin Shaye come Faith Matheson, Jacki Weaver, e William Sadler. Fanno parte del cast anche Frankie Faison nel ruolo di Mr. Matheson, Tara Westwood nel ruolo di Fiona, Nancy Sorel nel ruolo dell’agente Cole, Stephanie Sy nel ruolo di Amnio Nurse, Joel Marsh Garland come il Detective Greco, David Lawrence Brown nel ruolo di Sam Landers, Junko Bailey nel ruolo di Kayako, Robin Ruel nel ruolo del Dr. Friedman, Zoe Fish nel ruolo di Melinda Landers  eBradley Sawatzky nel ruolo dell’ufficiale Michaels.

Men in Black: International dal 19 Novembre in home video

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Men in Black: International dal 19 Novembre in home video

Un nuovo duo per salvare il mondo dalle minacce aliene in Men In Black: International – Chris Hemsworth (Avengers: Endgame) e Tessa Thompson (Thor: Ragnarok) si ritrovano per unire le loro forze per affrontare e sconfiggere una minaccia aliena apocalittica nella nuova entusiasmante avventura globale Men in black: International, in arrivo il prossimo 19 novembre in Dvd, Blu-ray, 4k Ultra HD e Digital HD con Universal Pictures Home Entertainment.

Insieme a Hemsworth e Thompson, un cast stellare che include Kumail Nanjiani (The Big Sick – Il matrimonio si può evitare… l’amore no), Rebecca Ferguson (Mission: Impossible – Fallout), Rafe Spall (Jurassic World: Il regno distrutto), i fenomeni della danza internazionale Les Twins (Laurent Bourgeois & Larry Bourgeois) con Emma Thompson (E poi c’è Katherine) e Liam Neeson (Taken – La vendetta).

I Men in Black hanno sempre protetto la Terra dalla feccia dell’universo. In questa nuova avventura, si trovano a dover affrontare la più grande e globale delle minacce mai avute finora: una talpa all’interno dell’organizzazione.

Men in Black: International, le edizioni

Le edizioni Blu-ray e 4k Ultra HD di Men In Black: International contengono esclusive scene eliminate, oltre a momenti esilaranti da Neuralizzatore con il nuovissimo spot, Frank il Carlino e molto altro! Tutti i formati racchiudono al loro interno contenuti speciali inediti con tantissimi dietro le quinte, papere e molto di più.

Men in Black: International CONTENUTI SPECIALI ESCLUSIVI NEI FORMATI BLU-RAY E 4K ULTRA HD:

  • Scene eliminate
  • Alien-cestry.com Tutti sono un po’ alieni in fondo! Scopri le tue radici con Alien-cestry.com
  • Neuralizzazione: come se non fosse mai successo – Come NON visto su Alien TV, ordina ora per avere il tuo personale Neuralizzatore e cancellare momenti imbarazzanti dalla tua vita come un vero professionista.

Men in Black: International  CONTENUTI SPECIALI NEI FORMATO dvd, BLU-RAY E 4K ULTRA HD:

  • Le papere – Anche gli agenti MIB più importanti dimenticano le loro battute. Godetevi queste papere indimenticabili.
  • Nuove reclute, abiti classici – Un cast davvero dell’altro mondo!
  • Diamoci dentro! Azione e stuntman – MIB International è ricchissimo di azione e stunt, viaggia dietro le quinte con la troupe per vedere come è stato realizzato.
  • Guardate qui: gadget, armi e corse – Dall’iconico Neuralizzatore a tutto il resto, scoprite l’immenso arsenale di gadget, armi e veicoli di MIB.
  • Allarghiamo l’universo dei MIB – MIB alza l’asticella con location internazionali, alieni e molto di più, ampliando l’universo del film.
  • Les twins lo lasciano a terra – I fenomeni della danza Les Twins mettono in mostra il loro stile inconfondibile e dimostrano come hanno ideato le loro mosse aliene.
  • Frank il carlino e il piccolo pawny: galleria
  • Se siete stati neuralizzati: riassunto MIB – Unitevi a Frank il Carlino pre questo rapidissimo riassunto del franchise di MIB.
  • E altro ancora!

Il film sarà disponibile in 4K Ultra HD in una confezione doppio disco che include il 4K Ultra HD Blu-ray e il Blu-ray. Il disco 4K Ultra HD disc comprende gli stessi contenuti extra della versione Blu-ray, tutti nella straordinaria risoluzione 4K.

  • 4K Ultra HD è la migliore esperienza visiva per la visione di un film. Il 4K Ultra HD presenta la combinazione della risoluzione 4K di quattro volte superiore al classico HD, la brillantezza dei colori dell’High Dynamic Range (HDR) con una resa audio totalmente immersiva per un’esperienza sonora multidimensionale.
  • Blu-ray sfodera il potere della tua TV HD e si dimostra il modo migliore per vedere i film a casa, con la risoluzione di 6 volte superiore rispetto al DVD, extra esclusivi e un sonoro in modalità surroud, come al cinema.

The Irishman: ecco come Scorsese ha convinto Joe Pesci a tornare

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The Irishman: ecco come Scorsese ha convinto Joe Pesci a tornare

Il ritorno di Martin Scorsese nel mondo della criminalità organizzata con The Irishman (visto in questi giorni alla Festa del cinema di Roma) celebra anche la prima reunion della storia di Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, con quest’ultimo che mancava dalle scene da ben nove anni. E c’è un motivo che ha spinto l’attore a vestire ancora una volta i panni di un personaggio per l’amico regista:

“Queste sono scelte individuali e a volte le persone non vogliono fare qualcosa per diversi motivi”, ha dichiarato Scorsese in un’intervista con Entertainment Weekly. “Potrebbe essere per problemi finanziari. Potrebbe essere per un problema di famiglia. Potrebbe essere a causa della salute. Potrebbe essere per la noia di fare un certo tipo di film o interpretare un certo personaggio. Ma penso che per Pesci sia stato confortante tornare…soprattutto dopo aver saputo che Netflix avrebbe finanziato il progetto”.

Tutto quello di cui parlavamo era se avremmo mai riavuto questa possibilità di lavorare insieme“, ha raccontato De Niro, “Quindi ci siamo detti: facciamolo. E Joe vuole bene a Marty, lo rispetta molto e sa che se è nelle sue mani, il film andrà bene.”

Vi ricordiamo che The Irishman arriva nove anni dopo l’ultimo importante ruolo di Pesci in Love Ranch, e nell’epopea mafiosa interpreta Russell Bufalino, boss del crimine e figura paterna per Frank Sheeran in contrapposizione con il personaggio di Al Pacino.

Leggi la recensione di The Irishman

The Irishman è stato scelto per aprire il New York Film Festival in attesa del debutto in sala e su Netflix e proiettata in anteprima alla Festa del cinema di Roma 2019. Protagonisti della pellicola, Robert De Niro, Al Pacino e Joe Pesci, in un’epica saga sulla criminalità organizzata nell’America del dopoguerra.

La storia è raccontata attraverso gli occhi del veterano della Seconda Guerra Mondiale, Frank Sheeran – imbroglione e sicario – che ha lavorato al fianco di alcune delle figure più importanti del 20° secolo: nel corso dei decenni, uno dei più grandi misteri irrisolti della storia americana, la scomparsa del leggendario sindacalista Jimmy Hoffa, ci accompagnerà in uno straordinario viaggio attraverso i segreti del crimine organizzato, i suoi meccanismi interni, le rivalità e le connessioni con la politica tradizionale.

Fonte: EW

Honey Boy, recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF14

Honey Boy, recensione del film con Shia LaBeouf #RomaFF14

Un padre e il figlio adolescente seduti su di un prato, al tramonto, a fumare marijuana. È questa una delle immagini più belle di Honey Boy, che racchiude tutta la dolcezza e allo stesso tempo la natura turbolenta di un rapporto in ogni caso indissolubile. L’attore Shia LaBeouf, noto per i suoi ruoli nella saga di Transformers e in Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo, prende coraggio e affronta il difficile rapporto avuto con il genitore all’interno del film da lui anche sceneggiato. Presentato nella selezione ufficiale, il film diretto da Alma Har’el, vede nel cast anche gli attori Lucas Hedges e Noah Jupe.

Protagonista del film è Otis, giovane attore, seguito dalla burrascosa infanzia fino ai primi anni da adulto. In ogni tappa del suo percorso egli si troverà a dover fare i conti con il difficile rapporto con il padre, lottando in tutti i modi per trovare una riconciliazione e un punto d’incontro.

Honey Boy: il peso delle aspettative di un padre

LaBeouf si è ispirato alle proprie esperienze personali nell’immaginare e scrivere questo film. Honey Boy è un chiaro tentativo di affrontare il passato, il dolore, cercando di venire a patti con questo in vista di un nuovo inizio. E che la vita dell’attore sia stata sempre piuttosto controversa è ben noto. L’originalità, e il particolare affascinante, dell’operazione tuttavia sta nel fatto che LaBeouf non si limita a scrivere il film, ma decide di interpretarlo assumendo un punto di vista particolarmente complesso: quello del padre.

L’attore indossa infatti i panni del genitore in quello che si rivela essere un puro intento identificativo, una dimostrazione di voler comprendere l’altro e le sue posizioni. “I ain’t looking to compete with you […], deny, defy o crucify you” canta, non a caso, Bob Dylan durante i titoli di coda. E nella scelta di questo brano, intitolato All I Really Want To Do, si racchiude tutto il senso dell’intento dell’attore.

Appare così particolarmente sincero il suo ritratto, senza dubbio una delle cose più affascinanti del film. In una delle sue prove d’attore più belle degli ultimi anni, LaBeouf non giustifica ne condanna le azioni del padre, ma tenta invece di esplorare i suoi drammi, dalla dipendenza dalle droghe alle rinuncie fatte in nome del figlio. Tutte quelle cose, insomma, che hanno finito con il gettare sulle spalle del figlio, giovane promessa del cinema e della TV, responsabilità pesanti, a partire dall’essere il datore di lavoro del proprio padre.

E parlando di un cosa che conosce fin troppo bene, LaBeouf riesce a racchiudere nel rapporto tra i due personaggi principali il vero cuore del film. La delicatezza con cui questo viene trattato, anche nei suoi momenti più tesi e difficili, è certamente ciò che del film può rimanere più impresso. I problemi affrontati dall’attore e sceneggiatore sono in fin dei conti universali, e sulla base di ciò diventa facile empatizzare con i personaggi protagonisti, che vengono affrontati senza essere idealizzati né giudicati. Ognuno vive i propri drammi, che si scontrano con quelli degli altri. Ma pur nel conflitto più acceso, non vengono mai meno particolari di pura dolcezza, che fotograno allo stesso tempo il meglio e il peggio di un rapporto complicato e fragile come quello tra padre e figlio.

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Honey Boy: la difficoltà di raccontare una storia estremamente personale

Per quanto consigliato, è sempre complesso raccontare qualcosa di personale. LaBeouf, concentrandosi ovviamente sul rapporto centrale, sembra tuttavia dimenticare la cornice intorno a questo, e così il film fatica a partire, mostrandosi invece come un susseguirsi di situazioni che portano ad una riconcilliazione da cui poi nascerà l’idea stessa per il film. Per quanto le immagini proposte siano indubbiamente attraenti nella loro dolcezza o nella loro irrequietezza, una maggior costruzione orizzontale della narrazione avrebbe certamente consentito uno sviluppo più organico dei personaggi e dei loro rapporti, specialmente in vista del finale.

Appaiono inoltre forzate alcune scelte di regia e di messa in scena, che rischiano di prevalere in modo erroneo sul contenuto, senza supportarlo come meriterebbe. L’utilizzo di precisi movimenti di macchina, l’uso invasivo di luci al neon e la ridondanza di alcune musiche indie, appaiono infatti una forzatura di alcuni momenti che invece, considerando il tema trattato, avrebbero potuto trovare nella semplicità la loro forma privileggiata.

Un film costantemente in bilico dunque, come la vita stessa di LaBeouf d’altronde, ma con alla sua base un cuore in grado di coinvolgere, emozionare e proporre la necessità di osservare le cose sempre da punti di vista diversi, con occhi diversi dai propri. L’attore sembra così comprendere, e farci comprendere, che anche in quel padre che insegna al figlio a fumare marijuana può nascondersi un amore profondo.

Can You Keep a Secret?, recensione del film con Alexandra Daddario #RomaFF14

Rivelare i propri segreti può essere pericoloso, e lo sa bene Alexandra Daddario, protagonista del film Can You Keep a Secret?, trasposizione dell’omonimo romanzo di Sophie Kinsella, autrice anche di I Love Shopping. Diretto da Elise Duran, il film è stato presentato ad Alice nella Città, sezione parallela della Festa del Cinema di Roma.

Protagonista del film è Emma, che nel momento in cui crederà di stare per morire durante un volo aereo, rivela tutti i suoi segreti più intimi e personali al suo vicino di posto. In un secondo momento, a pericolo scampato, la ragazza scopre che quello che riteneva essere uno sconosciuto non è altri che Jack, l’amministratore delegato della compagnia presso cui lavora. Quanto rivelatogli da Emma, dunque, le si ritorcerà inaspettatamente contro, in un susseguirsi di situazioni comiche e imbarazzanti.

Can You Keep a Secret?, una commedia romantica tra segreti e rivelazioni

Il film con protagonista Alexandra Daddario si inserisce all’interno di una lunga lista di commedie romantiche con protagoniste femminili. Queste sono il più delle volte donne in carriera rinchiuse all’interno di una sterile quotidianità, alla ricerca di un evasione offerta da nuove avventure o, appunto, da un grande e improvviso amore. Questa nuova pellicola non fa eccezione. Segue i criteri base di questo filone, portando la sua protagonista da una situazione di svantaggio ad una nuova coscienza di sé, tramite la quale sarà possibile affermarsi.

Can You Keep a Secret? trova dunque nella sua protagonista il vero punto di forza. Alexandra Daddario risulta convincente nel ruolo, seppur non completamente valorizzata. La natura contraddittoria e goffa del personaggio viene arricchita dall’espressività dell’attrice, la quale riesce a farsi apprezzare come vero motore trainante del film. Attraverso di lei si arriva così al messaggio che la storia vuole portare all’attenzione, ovvero che la sincerità è sempre l’ingrediente segreto per far funzionare i rapporti. Una morale semplice, probabilmente banale, portata avanti con tutti gli stereotipi del caso, ma che in fin dei conti riesce a raggiungere lo spettatore.

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Can You Keep a Secret?, non tutte le storie d’amore sono buone

Non è tuttavia il modo in cui viene trasmesso il messaggio del film il problema di questo. Una sceneggiatura e una messa in scena povere non aiutano il film a trovare nuovi modi espressivi rispetto a quelli visti in qualunque altra opera di questo filone. Ovviamente il film deve probabilmente i suoi limiti di sceneggiatura alla sua fonte originaria, il romanzo da cui è tratto. Eppure nella scrittura per lo schermo non si è evidentemente riusciti a riproporre la storia evitando di affidarsi ai soliti cliché del caso. Il tutto appare così rallentato da una costruzione poco incisiva, che non permette ai personaggi di essere approfonditi né quindi di poter empatizzare con loro.

La stessa messa in scena appare carente, senza inventive visive che avrebbero potuto rendere più brillante la narrazione. Al contrario è ricorrente l’alternanza di montaggio tra il segreto rivelato e la sua riproposizione nel presente, tecnica che risulta particolarmente didascalica e non fa che rallentare lo svolgimento. Pur nella sua breve durata, il film appare infatti più lento del dovuto, senza un reale o concreto sviluppo. Per quanto possa essere in grado di raccontare una classica storia d’amore, il film pecca nel non ricercare un’originalità che avrebbe potuto conferirgli un’attrattiva maggiore, o quantomeno nuova, rispetto alle altre pellicole del filone.

Bob Iger, CEO della Disney, commenta le critiche di Coppola e Scorsese

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I cinecomic Marvel non sono cinema, I film Marvel sono spregevoli. Queste due affermazioni risuonano da giorni rimbalzando da un lato all’altro del web, scatenando la reazione contrariata di molte personalità del mondo dello spettacolo che non hanno gradito i commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola. Tra questi c’è anche Bob Iger, CEO della Disney che finalmente rompe il silenzio e in un’intervista con il Wall Street Journal dice la sua sulla questione:

Non mi danno fastidio. Però mi dispiace a nome delle persone che hanno lavorato a quei film. Non lo prendo sul personale. Credo che non vedano come il pubblico sta reagendo a quei film, prima di tutto. Hanno il diritto di esprimere le loro opinioni. Francis Ford Coppola e Martin Scorsese sono due persone che tengo in grande considerazione, perché in termini di film che hanno realizzato, sono cose che mi piacciono e che abbiamo visto tutti“.

Nell’articolo Iger sembra consapevole dell’idea che gli esterni si siano fatti dello studio, un’azienda che pare concentrarsi più sugli aspetti commerciali che su quelli creativi del processo, ma ci tiene a confermare che con la Disney lavorano persone e cineasti chiaramente qualificati:

A chi si rivolge Coppola? A Kevin Feige che gestisce la Marvel? O a Taika Waititi e Ryan Coogler, che hanno diretto i nostri film? O a Scarlett Johansson o Chadwick Boseman? Potrei nominare un’infinità di persone, perfino Robert Downey Jr….

E se la critica avanzata dai due autori giudica i film Marvel come qualcosa che ha il solo scopo di intrattenere il pubblico, Iger si ritiene più che felice di accettarla. “Non capisco esattamente cosa stiano cercando di criticare…noi giriamo dei film che intrattengono la gente, e francamente il settore della distribuzione cinematografica ha margini relativamente sottili. Quando le sale sono piene e si incassano molti soldi, questo dato ci permette di girare altri film che potrebbero non avere altrettanto successo, ma ci sono persone in luoghi diversi che vogliono vederli […]

[…] Se vogliono lamentarsi dei film è certamente il loro diritto. Non lo so. Non capisco. Sembra così irrispettoso nei confronti di chi ci lavora duramente come le persone che lavorano ai loro film e mettono in gioco le loro anime creative. Volete dirmi che Ryan Coogler con Black Panther sta facendo qualcosa di diverso da Martin Scorsese o Francis Ford Coppola con i loro film?

Leggi anche – Martin Scorsese su The Irishman, Netflix, la produzione a Hollywood e i cinecomic 

Fonte: Wall Street Journal

The Witcher: nuove foto della serie Netflix

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The Witcher: nuove foto della serie Netflix

Netflix ha diffuso nuove foto promozionali di The Witcher, l’attesissima nuova serie originale Netflix basata sull’omonimo videogames.

Vi ricordiamo che come anticipato dal teaser, per tutta la durata del Lucca Comics And Games, la città di Lucca diventerà il Continente e il Sotterraneo San Paolino il suo ingresso principale, per un’esperienza immersiva nel suggestivo mondo di The Witcher.

Quattro episodi, tra cui il primo, saranno diretti da Alik Sakharov (House of Cards, Il Trono di Spade), mentre Alex Garcia Lopez (Marvel – Luke Cage, Utopia), Charlotte Brändström (Outlander – L’ultimo vichingo, Counterpart e Disparue) e Marc Jobst (Tin Star, Marvel’s The Punisher) dirigeranno due episodi ciascuno.

The Witcher, la trama

Ispirata al best-seller fantasy, The Witcher è una fiaba epica. Geralt di Rivia, un solitario cacciatore di mostri, lotta per trovare il suo posto in un mondo in cui le persone spesso si dimostrano più malvagie delle bestie. Ma quando il destino lo spinge verso una potente strega e una giovane principessa con un pericoloso segreto, i tre devono imparare a convivere per affrontare insieme un viaggio. Nel cast della serie: Henry Cavill (Geralt di Rivia), Freya Allan (Ciri, la principessa di Cintra), Anya Chalotra (la maga Yennefer), Jodhi May (la Regina Calanthe), Björn Hlynur Haraldsson (il cavaliere Eist), Adam Levy  (il druido Saccoditopo), MyAnna Buring (Tissaia), Mimi Ndiweni (Fringilla), Therica Wilson-Read (Sabrina) e Millie Brady (la Principessa Renfri).

The Witcher, CAST:

  • Henry Cavill (Mission Impossible – Fallout, Justice League) – Geralt di Rivia
  • Anya Chalotra (The ABC Murders, Wanderlust) – Yennefer
  • Freya Allan (The War of the Worlds, Into The Badlands) – Ciri
  • Jodhi May (Game of Thrones, Genius) – Calanthe
  • Björn Hlynur Haraldsson (Fortitude) – Eist
  • Adam Levy (Knightfall, Snatch) – Mousesack
  • MyAnna Buring (Ripper Street, Kill List) – Tissaia
  • Mimi Ndiweni (Black Earth Rising) – Fringilla
  • Therica Wilson-Read (Profile) – Sabrina
  • Emma Appleton (The End of The F**king World) – Renfri
  • Eamon Farren (The ABC Murders, Twin Peaks) – Cahir
  • Joey Batey (Knightfall, Strike) – Jaskier
  • Lars Mikkelsen (House of Cards, Sherlock) – Stregobor
  • Royce Pierreson (Wanderlust, Judy) – Istredd
  • Maciej Musiał (1983) – Sir Lazlo
  • Wilson Radjou-Pujalte (Jamillah & Aladdin, Dickensian) – Dara
  • Anna Shaffer (Harry Potter) – Triss

Fonte: Corriere

C’era una volta a Hollywood torna al cinema con scene inedite

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C’era una volta a Hollywood torna al cinema con scene inedite

Il “metodo Marvel Studios” sembra aver contagiato anche la Sony, che prossimamente riporterà in sala C’era una volta a… Hollywood di Quentin Tarantino in versione estesa con scene inedite. Lo stesso era accaduto quest’anno con Avengers: Endgame, offrendo ai fan la possibilità di immergersi ancora una volta nell’universo del film.

A quanto pare saranno quattro le sequenze aggiuntive, per un totale di dieci minuti in più rispetto alla versione originale. Sfortunatamente l’evento riguarderà, almeno per ora, soltanto 1.000 cinema tra Stati Uniti e Canada a partire da venerdì 25 ottobre.

Queste le parole di Adrian Smith, presidente di Domestic Distribution e Sony Pictures Motion Picture Group, sul ritorno in sala di C’era una volta a Hollywood:

Il pubblico ha mostrato un enorme supporto per questo film e non vediamo l’ora di offrire loro un’altra opportunità per vederlo come dovrebbe essere visto – nei cinema sul grande schermo – con più immagini e suoni degli anni sessanta secondo Quentin Tarantino“.

C’era una volta a…Hollywood: 10 cose che non sapete sul film

Di seguito la sinossi: La storia si svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton (Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.

Nel cast di C’era una volta a… Hollywood Brad Pitt, Margot Robbie, Leonardo DiCaprio, Damian LewisDakota FanningNicholas Hammond, Emile HirschLuke PerryClifton Collins Jr.Keith JeffersonTimothy Olyphant, Tim Roth, Kurt Russell Michael MadsenRumer Willis, Dreama WalkerCosta Ronin, Margaret Qualley, Madisen Beaty Victoria Pedretti. Infine Damon Herriman sarà Charles Manson. Il film segnerà anche l’ultima apparizione cinematografica di Luke Perry, morto lo scorso 4 marzo.

Ho lavorato alla sceneggiatura per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due attori protagonisti.

C’era una volta a Hollywood: tutti i collegamenti con i vecchi film di Tarantino

Titans 2: nuovo promo “Women of Titans”

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Titans 2: nuovo promo “Women of Titans”

Dc Universe ha diffuso un nuovo promo “Women of Titans” di Titans 2, l’annunciata seconda stagione di Titans.

Titans 2

Titans 2 sarà la seconda stagione della serie Titans  prodotta dalla DC Entertainmet e  creata da Akiva Goldsman, Geoff Johns, e Greg Berlanti. Titans vede come produttori esecutivi Akiva Goldsman, Geoff Johns, Greg Berlanti e Sarah Schechter. 

In Titans 2 protagonisti sonon sono Brenton Thwaites nei panni di Richard “Dick” Grayson / Robin, Anna Diop come Koriand’r / Starfire, Teagan Croft nei panni di Rachel Roth / Raven e Ryan Potter nei panni di Garfield “Gar” Logan / Beast Boy.  Nei ruoli ricorrenti ci sono Alan Ritchson nei panni di Hank Hall / Hawk, Minka Kelly come Dawn Granger / Dove, Lindsey Gort nei panni di Amy Rohrbach e Bruno Bichir come Niles Caulder / Chief, Joshua Orpin nei panni di Superboy e Esai Morales come Slade Wilson aka Deathstroke.

Nella serie tv Dick Grayson emerge dall’ombra per diventare il leader di una band senza paura di nuovi eroi, tra cui Starfire, Raven e molti altri. I fan possono aspettarsi che Titans sia una serie d’avventura a tinte drammatiche che esploreranno e celebreranno uno dei più famosi gruppi di fumetti di sempre. La prima stagione Titans ha debuttato nel 2018 sul nuovo servizio digitale per la DC Universe, gestito da Warner Bros. Digital Networks.

Le ragazze di Wall Street: recensione del film

Le ragazze di Wall Street: recensione del film

Una New York quasi dantesca fa da sfondo alle vicende di Hustlers (da noi tradotto con Le ragazze di Wall Street – Business is Business), film scritto e diretto da Lorene Scafaria che trae ispirazione dall’articolo “The Hustlers at Scores” di Jessica Pressler del 2015. Graficamente, e culturalmente, la città è la perfetta rappresentazione di una realtà divisa in gironi e cornici e istantanea della società capitalistica americana, dove tutto è business, le persone lavorano per vivere e non viceversa e lavorare ti rende libero, indipendente, ma soprattutto potente. Chi parte dal basso può togliersi dalla povertà e arrivare in alto scalando, ma se un attimo tocchi il cielo con un dito, l’attimo dopo puoi ritrovarti con i piedi per terra, nel buio di uno strip club che sembra una caverna.

In questo viaggio che contempla il mondo dello spogliarello e la cronaca di un’epoca, la nostra guida sarà Destiny – un nome, un programma – attraverso il racconto a posteriori con una giornalista; stesso espediente usato da Sofia Coppola in Bling Ring, che con Le ragazze di Wall Street – Business is Business condivide più di una somiglianza, solo che lì la prospettiva sui ladruncoli adolescenti era parziale se non proprio assente e di certo la regista non empatizzava con loro. Qui la Scafaria sceglie dichiaratamente da quale parte parte schierarsi, attenta a mostrare ogni dinamica del carattere femminile, dal rapporto tra donna e donna al fatto che sanno essere competitive ma anche solidali, gelose e protettive, e che possono diventare violente, egoiste, criminali solo per il gusto di esserlo.

Le ragazze di Wall Street, strip club, gerarchie e crisi finanziaria

Dall’inferno al paradiso, e in mezzo un lungo, estenuante, forse infinito purgatorio. La vita del cittadino medio americano, peggio ancora se immigrato e figlio di famiglie povere, non ammette stabilità ma una serie di up e down continui. E infatti il luogo dell’incontro tra Destiny e Ramona, interpretata da Jennifer Lopez, avviene prima dentro il locale, poi sopra il tetto di un grattacielo, dove la “matrona” delle stripper avvolge la nuova arrivata dentro la sua costosa pelliccia; forse è un diavolo tentatore, forse una Beatrice salvifica, o forse il simbolo di un rito di passaggio necessario. Un gesto che vuole essere materno ma anche un’affermazione di potere (lei sceglie come e dove posizionare la macchina da presa): ecco chi comanda in questa gerarchia, e la gerarchia è ovunque, perché definisce il tuo ruolo nella società e ti mette in condizione di ambire al livello superiore.

Il 2007, sibila la voce narrante di Constance Wu, è stato un anno fantastico per le spogliarelliste-truffatrici. In tv spopolavano le Kardashian, a Wall Street – Il denaro non dormiva mai (parafrasando il titolo del film di Oliver Stone), il futuro sorrideva a coloro che sapevano approfittare della fortuna, e questo senso di nostalgia per un passato relativamente recente (ricordiamo che poco dopo la crisi finanziaria avrebbe messo in ginocchio il paese) coincide con uno sguardo ammiccante tuttavia malinconico. Il peggio deve ancora venire, e il momento di massimo splendore arriva – almeno nel film – grazie alla scena dell’ingresso di Usher (pop star divenuta molto popolare ad inizi duemila) nel locale, montata giustamente al rallentatore per enfatizzare la realtà o per restituirla come veniva vista dalle ragazze. Benessere e capitalismo in una fotografia piuttosto esplicativa di un sistema in cui “c’è chi lancia i soldi, e chi invece balla”.

È giusto sottolineare la bravura e il magnetismo della Lopez, e quell’estetica gratificante che spesso aiuta a nascondere una certa retorica e un commento sociale troppo tardivo rispetto a questioni già affrontate da tanti autori contemporanei (compreso Steven Soderbergh nel ben più complesso e sottovalutato Magic Mike), come è doveroso riconoscere che Le ragazze di Wall Street – Business is Business provi ad argomentare lo stesso problema da un punto di vista inedito, politicamente rilevante dati i recenti sviluppi. Che ci riesca o meno, il risultato finale ci sembra in linea con le aspettative.

Downton Abbey: intervista a Michelle Dockery, Jim Carter e Imelda Staunton

In occasione della presentazione di Downton Abbey alla Festa del Cinema di Roma 2019, ecco la nostra intervista a Michelle Dockery, Jim Carter e Imelda Staunton.

Il film esce il 24 ottobre in sala distribuito da Universal Pictures.

Downton Abbey, recensione del film con Michelle Dockery

Downton Abbey, film diretto da Michael Engler, è basato sulla popolarissima serie TV britannica, ambientata all’inizio del XX Secolo nello Yorkshire. Protagonista è ancora una volta la famiglia Crawley e la servitù che lavora per essa presso la splendida tenuta Downton Abbey nella campagna inglese. Siamo nel 1927 quando un evento sconvolge la quiete del gruppo aristocratico: il conte di Grantham, Robert Crawley (Hugh Bonneville), riceve una lettera direttamente da Buckingham Palace, nella quale viene comunicato che re Giorgio V e la sua famiglia reale faranno visita alla dimora. Questo vuol dire che i veri reali soggiorneranno da coloro che hanno sempre vissuto da reali.

La notizia li getta nella confusione più totale e in breve tempo la tenuta viene popolata dal maggiordomo e da altri dipendenti del re, che si prodigano per far sì che tutto sia pronto per il grande arrivo. I Crawley si ritrovano impossibilitati ad agire, mentre Downton Abbey sembra aver subito una colonizzazione esterna da parte dell’arrogante personale reale, che umilia i domestici del palazzo. Lady Mary (Michelle Dockery) è convinta che il loro maggiordomo, Thomas Barrow (Robert James-Collier), non sia pronto ad affrontare un evento simile e chiede al signor Carson (Jim Carter), maggiordomo in pensione, di tornare temporaneamente ai suoi servigi per l’occasione. Anche Lady Violet (Maggie Smith) è preoccupata per la visita reale, che comporta l’arrivo di Lady Maud Bagshaw (Imelda Staunton), dama di compagnia della regina e cugina stretta di Robert, cosa che renderebbe il conte un perfetto erede della nobildonna.

Ma i domestici di Downton non restano a guardare mentre il caos invade la dimora e sono decisi a “contrattaccare” per riprendere quello che un tempo era loro territorio. Nei sotterranei della tenuta, Anna (Joanne Froggatt) e John Bates (Brendan Coyle) escogitano un piano per riconquistare la famiglia e ripristinare l’onore di Downton, tutti sono d’accordo tranne il signor Carson. Riuscirà la servitù a cacciare gli invasori e accogliere al meglio re Giorgio V e la sua famiglia?

Lady Mary e Mr. Carson portano l’eleganza di Downton Abbey al #RomaFF14

Lucca Comics & Games 2019 conferma l’iniziativa “Zero Waste Italy”

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Lo scorso anno Lucca Comics & Games è diventata Zero Waste: da quest’anno lo diventa anche la città durante il festival.

Lucca Comics & Games conferma la sua vocazione “green” e conferma per il secondo anno consecutivo le iniziative che già dal 2018 gli sono valse il riconoscimento “Zero Waste – Rifiuti Zero”, secondo la strategia ideata da Paul Connett, professore emerito dell’Università “Saint Lawrence”, accolta per la prima volta in Italia dalla Commissione Rifiuti Zero di Capannori, rappresentata da Rossano Ercolini.

Il più importante evento crossmediale europeo, dedicato al mondo del fumetto, del gioco e del videogioco, dell’illustrazione e della letteratura fantasy, dell’intrattenimento intelligente, che si terrà a Lucca dal 30 ottobre al 3 novembre negli ultimi anni, coadiuvato dal Comune di Lucca, ha intrapreso un serio percorso di sostenibilità, impegnandosi nella riduzione dei rifiuti, arrivando oggi ad un’importante svolta che gli è valso il riconoscimento dell’associazione di Ercolini, vincitore del Goldman Environmental Prize 2013, prestigioso premio internazionale ambientale.

Ad annunciare l’importante novità Francesco Raspini, assessore all’Ambiente del Comune di Lucca insieme ad Aldo Gottardo, membro del consiglio di amministrazione di Lucca Crea srl, con Lorenzo Gatti, direttore generale Ristogest, alla presenza di Sandra Bianchi presidente provinciale Fipe – Confcommercio Lucca. Ad ufficializzare il riconoscimento “Zero Waste Italy” ottenuto dal festival, Rossano Ercolini, della Commissione Rifiuti Zero.

Il festival non solo conferma tutte le disposizioni già attuate lo scorso anno con grande successo, ma rilancia con altre importanti novità che permetteranno di ridurre ancora l’impatto della manifestazione. Negli spazi ristoro interni al festival, grazie alla collaborazione di Ristogest (general contractor food and beverage dal 2015) saranno messi a disposizione dei visitatori ben 82 mila bicchieri riutilizzabili (l’anno scorso erano 30 mila)che oltre ad essere un desiderato ricordo della manifestazione potranno essere utilizzati per bere dalle numerose fontane sparse per la città e per bere insieme, anche da bottiglie più grandi, così da ridurre in modo consistente la produzione di plastica durante la manifestazione. I bicchieri sono dotati anche di un pratico laccetto che permette di trasformarli in una sorta di borraccia e di portarli con sé, facilitando così la praticità del riutilizzo. Inoltre saranno in distribuzione in numerosi locali e nei pubblici esercizi della città che hanno aderito all’iniziativa, grazie alla collaborazione con Confcommercio Lucca. Il bicchierie riutilizzabile sarà inoltre donato a tutti coloro che prenderanno parte ai laboratori ecologici organizzati al Family Palace (ex real Collegio).

I bicchieri targati Lucca Comics & Games rientrano anche nel progetto “We Are Lucca”, l’iniziativa che ha portato ad una produzione originale, ambientata nella nostra città, che vede protagonisti 4 ragazzi, scelti tra il pubblico del festival, diventati protagonisti insieme alla città di un’avventura inedita illustrata da Barbara Baldi (anche autrice del poster 2019 e vincitrice del Gran Guinigi 2018) e scritta da Eleonora Caruso e Giorgio Giusfredi. I volti dei ragazzi “We are Lucca” trasformati nei personaggi della storia edita sul catalogo delle mostre, sono stampati anche sui bicchieri, in quattro varianti.

Infatti se si considera che per ogni bicchiere potranno essere non utilizzate almeno due bottigliette da mezzo litro, l’impatto positivo della manifestazione potrà contarsi, tra bottigliette di plastica e lattine, in circa 200 mila in meno.  Inoltre, tutte le stoviglie e il packaging utilizzati nei punti ristoro interni al festival saranno interamente biodegradabili grazie all’utilizzo di piatti, posate e vaschette in parte in polpa di cellulosa, in parte in cartoncino riciclabile e parte in mater-b, con l’impegno massimo a ridurre il più possibile il volume del materiale di scarto e aumentare al massimo il riciclo.

Fra le novità di quest’anno, in tutti i punti ristoro interni alla manifestazione saranno utilizzati, per cucinare, circa 12 mila litri di acqua in bottiglia da un litro, in “R-Pet”, plastica realizzata con il 50 per cento di materia riciclata, messe a disposizione grazie ad un accordo con Acqua Silva. Una bottiglia che presenta quindi uno speciale formato tra i più ecosostenibili attualmente in circolazione, ma che conserva le stesse caratteristiche di sicurezza e di qualità.  Inoltre propria Acqua Silva, come partner del festival ha realizzato un’edizione esclusiva di bottigliette da mezzo litro con la riproduzione del manifesto di quest’anno.

Inoltre, verranno allestite a cura di Ristogest, delle aree apposite alla raccolta dei materiali riciclabili, una sorti di piccole “isole ecologiche”, in cui il pubblico del festival potrà conferire il materiale differenziato e compostabile, secondo una pratica suddivisione in colori e segnalati da simboli.

In più il porta badge animal friendly per i Level Up: Il progetto Level Up di Lucca Comics & Games, abbonamento per cinque “premium” lanciato lo scorso anno, ha deciso di abbracciare la politica Animal Friendly. Per questa edizione, infatti, lo stesso artigiano Gabriele Stazi (The Leprechaun), ha reinventato gli speciali porta badge esclusivi, collezionabili e personalizzabili, evitando l’utilizzo di qualsiasi derivato animale.

Il festival arriva a questo importante passo dopo una serie di iniziative tese a sensibilizzare e ad educare alla giusta differenziazione dei rifiuti, al rispetto dell’ambiente e al risparmio delle risorse come l’acqua potabile.

Già dal 2014 infatti il festival ha attivato una importante riduzione dello spreco della carta. Ha eliminato le 1200 cartelle stampa, che stampava ogni anno, informatizzando al massimo le pratiche interne e i processi di accreditamento alla manifestazione, riducendo al minimo la produzione di centinaia di migliaia di pagine.

Oltre a questo ricordiamo Scarty®(realizzato dalla Com.Ing srl), il progetto scolastico che in 3 anni ha coinvolto le scuole primarie entrando, tramite I bambini, in oltre 3000 famiglie lucchesi, con un gioco sulla raccolta differenziata e incentivando una serie di comportamenti virtuosi da mettere in pratica fra le mura domestiche per partecipare a un grande concorso.

Una vera e propria “gamification urbana”, che ha trovato la sua naturale prosecuzione e un nuovo sviluppo con “BluTubechi porta l’acqua a casa!” (dell’editore Red Glove), progetto di sensibilizzazione all’uso dell’acqua pubblica iniziato nel 2018, che premia, tra l’altro, la conoscenza del territorio: per guadagnare punti i ragazzi hanno infatti dovuto scoprire e visitare i 26 “Luoghi dell’Acqua”, opere di straordinario interesse storico, architettonico, funzionale che spesso non sono conosciute.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker sarà il film più lungo della saga

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La durata ufficiale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker conferma che si tratterà della puntata più lunga della serie. Dato tutto ciò che il film ha bisogno di raccontare, sarebbe stato sorprendente se il film fosse corto.

Il film infatti non solo concluderà la trilogia cominciata nel 2015 con Il Risveglio della Forza, ma sarà anche l’ultimo capitolo dell’intera saga iniziata nel 1977.

La pagina ufficiale degli AMC Theatres riporta che L’Ascesa di Skywalker durerà 155 minuti. Questo rende il film il più lungo della serie fino a questo momento. In precedenza, il record era detenuto da Gli Ultimi Jedi, che dura 152 minuti. Il Risveglio della Forza dura “soltanto” 135 minuti.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, tutti i segreti del trailer finale

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nelle sale a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, diffusi nuovi rumor su Rey e Palpatine

Aquaman 2: secondo Jason Momoa sarà più grande del primo

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Aquaman 2: secondo Jason Momoa sarà più grande del primo

Secondo Jason Momoa, Aquaman 2 sarà ancora più grande del primo film diretto da James Wan. Alla luce del successo al box office e della magnificenza degli effetti visivi del primo film, questa dichiarazione la dice lunga sull’ambizione dell’attore per il sequel che lo vedrà protagonista.

Il film ha superato $ 1 miliardo di dollari in tutto il mondo, e il mondo intero sembra essersi riversato in sala a guardare la prima avventura da solista del personaggio che avevamo già visto in azione in Justice League.

Entertainment Tonight ha incontrato Momoa alla premiere per la sua prossima serie per Apple TV +, See, e lui non poteva sembrare più entusiasta del prossimo sequel. In particolare, ha detto che Aquaman 2 sarà “molto più grande” del primo film, in quanto “c’è molto di più in serbo per gli spettatori” su “molti più livelli”. Momoa ha anche accennato al fatto che il sequel potrebbe comprendere alcune sue idee creative e che la risposta dei fan è stata così incredibile.

Aquaman 2 uscirà al cinema il 16 dicembre 2022. Lo studio ha annunciato ufficialmente il sequel del film con Jason Momoa all’inizio di questo mese, confermando che David Leslie Johnson-McGoldrick scriverà la sceneggiatura.

Attualmente l’incasso del film lo ha fatto classificare al 20° posto della classifica mondiale di tutti i tempi. Johns-McGoldrick ha collaborato con Will Beall nella sceneggiatura di Aquaman. Johnson-McGoldrick ha iniziato a lavorare sulla sceneggiatura tre anni fa dopo aver letto i fumetti di Aquaman mentre era sul set di The Conjuring 2 di Wan.

Mystify: Michael Hutchence, recensione del film di Richard Lowenstein #RomaFF14

Richard Lowenstein, regista di E morì con un felafel in mano e storico collaboratore degli INXS, per cui realizzò la maggior parte dei video musicali, nonché amico del frontman Michael Hutchence, porta alla Festa del Cinema di Roma nella selezione ufficiale, un intenso docufilm sul cantante.

Il film si concentra sulla parabola esistenziale dell’uomo, mentre ripercorrere a grandi linee la carriera della band, tra le poche australiane ad aver conquistato il pubblico statunitense ed essersi guadagnata fama mondiale, grazie a una preziosa alchimia imperniata sulla figura del leader, sul suo carisma, la sua sensualità, ma anche sulle doti vocali notevoli e le capacità di scrittura, oltre che sull’apporto di validi collaboratori.

Materiali e testimonianze per Mystify: Michael Hutchence

Sono proprio alcuni membri del gruppo – composto oltre che da Hutchence, da Garry Beers, Kirk Pengilly e dai fratelli Tim, Jon e Andrew Farris, co-autore dei brani assieme a Michael –  a parlare di lui. Ci sono i familiari – il padre Kell, i fratelli Tina e Rhett Hutchence– e le sue partner – Michele Bennett, che rimase sempre sua amica e per la quale scrisse Never tear us apart, uno dei brani più famosi della band; Kylie Minogue, che lo conobbe giovanissima; la modella Helena Christensen e Paula Yates, giornalista musicale che per lui lasciò Bob Geldoff e gli diede la sua unica figlia, Tiger.

Infine gli amici, tra cui il leader degli U2 Bono. Sullo schermo brevi sequenze di concerti si alternano a interviste a Michael, accanto a una serie di filmati privati, spesso girati dallo stesso cantante, e foto di famiglia.

La figura di Michael Hutchence

Nato il 22 gennaio del 1960, il film ripercorrere la sua infanzia e adolescenza tra Australia, Hong Kong e Usa, dove segue la madre, Patricia, dopo la separazione dal padre. Vi resterà per più di un anno. Nel ’77 l’incontro con i fratelli Farris, nel 1980 il primo album degli INXS. Michael non sa suonare, ma la sua voce profonda e sensuale è ciò che contraddistingue il gruppo.

I primi anni sono un tour continuo, come racconta la compagna di allora Michele Bennett. Quindi il successo, milioni di copie vendute in America dall’album Kick (1987) in poi, da Mystify e Need you Tonight a Taste it, passando per Suicide Blonde. Alcuni brani sono parte integrante della colonna sonora del film, che regala anche due inediti e conta sulle musiche originali di Warren Ellis, già membro dei Nick Cave and the Bad Seeds.

Assieme agli stadi pieni arrivano i riconoscimenti internazionali e le prime pressioni mediatiche. Intanto, nella vita privata di Michael c’è Kylie Minogue, giovane e bellissima, entrambi sono impegnati in tour, spesso in parti opposte del mondo. I fax che si scambiano testimoniano la loro intensa storia d’amore, dice Minogue, “erano le nostre lettere d’amore”, assieme a filmati privati girati da Michael nei viaggi in Provenza, Italia o a bordo dell’Orient Express.

Emerge così il ritratto toccante di una persona estremamente dolce e timida, accogliente e mite, con un abbraccio o un sorriso sempre pronto a schiudersi. Insomma, l’opposto della rockstar trasgressiva, che distrugge camere d’albergo e manda a monte tour. Al contrario, un gran lavoratore, che porta su di sé il peso del gruppo come frontman, ma anche scrivendo testi e componendo melodie assieme ad Andrew Farris. Un carisma naturale il suo, come ripetono molti degli intervistati, che emergeva dal suo sguardo magnetico, capace di catturare l’attenzione di chiunque fosse in una stanza con lui. Una personalità con le sue fragilità, ma che era riuscita a trovare un equilibrio.

Fino al 1992 e al giorno in cui un incidente, in vacanza a Copenaghen, cambia per sempre la sua vita. La violenta aggressione di un tassista gli causa gravi e irreversibili danni al cervello, di cui non vorrà mai far parola neanche con i membri della band. In un attimo Michael Hutchence perde ciò su cui più di tutto aveva strutturato la sua esistenza: i sensi, l’olfatto e il gusto. Minogue parla di lui come di un essere sensuale, i cui sensi avevano bisogno di stimoli continui, curioso e desideroso di provare tutti i piaceri della vita.

Ora, invece, l’uomo che aveva cantato Taste it  (assaggia), innamorato fin quasi all’ossessione del romanzo Il profumo di Patrick Süskind, non è più in grado di sentire odori e sapori. La seconda parte del documentario mostra un uomo profondamente cambiato, depresso, a volte anche aggressivo e violento, che ha smarrito sé stesso. Quindi, il ricorso più massiccio alle droghe e l’incontro con Paula Yates, la separazione di lei da Geldoff, che dà il via a un’aspra battaglia per la custodia delle figlie – cui Michael  si lega molto.

L’assedio mediatico dei tabloid inglesi, sempre più stretto e destabilizzante per il cantante. L’unica vera gioia di questi anni per lui, che sembra galleggiare in un vuoto sempre più profondo, è la nascita della figlia, Tiger Lily. Alla vigilia del tour australiano del ’97 appare stanco, non vuole allontanarsi da Londra, dalla famiglia. Lontano da casa e dagli affetti, la solitudine e lo smarrimento prevalgono, portandolo a togliersi la vita in un hotel di Sidney il 22 novembre dello stesso anno.

L’approccio di Lowenstein

Il regista non insiste sugli aspetti dissoluti della vita di Hutchence, sull’uso di droghe e sulla dipendenza, pur non nascondendoli affatto. Non è interessato a questo, non è morboso, non ha intenti voyeuristici.

Anzi, il documentario rende giustizia a una figura troppo spesso raccontata in modo parziale e fuorviante dalla stampa. Lowenstein si mantiene alla larga dallo stereotipo trito della rockstar dissoluta e restituisce qualcosa di assai più interessante: il carattere, la personalità di Hutchence con estrema delicatezza, come può fare solo un amico. È sicuramente grazie allo spirito sincero e accorato che permea il lavoro che Lowenstein è riuscito ad ottenere la collaborazione di parenti e amici più stretti, i quali hanno partecipato al film con lo stesso intento. Ed è anche ciò che conquista lo spettatore.

Non si tratta dell’ennesima operazione commerciale creata attorno a leader o band di grandissimo richiamo, di cui già si è detto e scritto tutto il possibile, ridondante e superflua. Al contrario: Mystify è il documentario di cui c’era bisogno per far conoscere l’uomo Hutchence a chi lo ha amato come musicista, ma anche a chi vi si accosta per la prima volta e magari, coinvolto da un racconto dolce e struggente, con ancora negli occhi l’immagine di questo ragazzo mite e gentile, del suo sorriso largo e accogliente, potrà avvicinarsi al suo lavoro d’artista.

Rupert Goold, regista di Judy: “Renée è stata autentica” #RomaFF14

Come si può raccontare una leggenda ai mortali? Semplicemente prendendo quell’icona e “abbassandola” al livello umano. È quello che ha tentato di fare Rupert Goold in Judy, il suo nuovo film presentato alla Festa del Cinema di Roma 2019 e che vede protagonista una straordinaria Renée Zellweger.

Conosciuta da tutti come la ragazzina de Il Mago di Oz, la dolce Dorothy, dal Kansas, Judy Garland è in realtà, soprattutto per gli americani, una vera e propria stella, un’icona incredibile che ha avuto una vita complicata, traumatizzata dal lavoro continuo in tenera età, e funestata da una serie di vicende personali che ne hanno minato la sicurezza, fisica, mentale e anche economica.

Renée Zellweger ha restituito lo spirito di Judy

A portare l’enorme perso di questo personaggio è la Zellweger, che si dimostra perfettamente all’altezza di portare il mito di nuovo in mezzo a noi e sullo schermo. “Ho chiesto a Renée Zellweger di non essere Judy Garland, ma di essere Renèe che faceva Judy Garland, una differenza sottile ma molto importante per me – ha spiegato il regista in conferenza stampa – So che non poteva essere perfetta come Judy, ma autentica. Non avrebbe mai avuto la sua voce, certo, ma poteva replicarne lo spirito, ed è quanto ha fatto”.

La scelta di Renée è stata quasi naturale, dal momento che il ruolo richiedeva un’attrice che potesse dare diverse sfumature drammatiche al personaggio, ma che fosse anche in grado di cantare e di essere comica: “Renée era la persona giusta. Lei si è presa 6 anni di pausa dal cinema, perché sentiva troppo il peso di Hollywood, ha fatto tutto un suo percorso sulla fama e questo, di lei, mi ha conquistato”.

Sugli inizi di Judy Garland da star bambina, Rupert Goold ha raccontato: “Judy e Shirley Temple sono state le prime bambine ad avere fama, con tutte le conseguenze che per entrambe ci sono state. Oggi invece c’è un sistema che protegge molto di più i bambini che si proiettano nel mondo del cinema e dell’intrattenimento. Lei è stata la bambina di tutti, ma non ha avuto un’infanzia per sé“.

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Francis Ford Coppola ha amato Spider-Man: Un Nuovo Universo

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Francis Ford Coppola ha amato Spider-Man: Un Nuovo Universo

Avrete sicuramente letto o seguito i recenti commenti di Martin Scorsese e Francis Ford Coppola (con tanto di repliche da parte di James Gunn e Sebastian Stan) riguardo i cinecomic, ritenuti quanto di più culturalmente e produttivamente lontano dalla loro idea di cinema. In particolare ha fatto discutere la dichiarazione di Coppola che definisce i film di supereroi come “spregevoli”, motivandone le ragioni, lasciando intendere che qualsiasi prodotto del genere nell’industria abbia in qualche modo deluso le sue aspettative.

Ma a quanto pare non è così, come suggerito da uno dei registi di Spider-Man: Un Nuovo Universo, Peter Ramsey, su Twitter. È qui infatti che fa sapere che l’autore de Il Padrino ha in realtà apprezzato molto il progetto complimentandosi per il risultato finale.

Francis l’ha visto e ci ha fatto tantissimi complimenti per l’animazione innovativa e le performance animate. Quindi non tutto è sbagliato…

Forse questa notizia dovrebbe spingere il pubblico a riconsiderare il senso delle affermazioni di Coppola e ad interpretarle correttamente.

https://twitter.com/pramsey342/status/1186178185358200832?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1186178185358200832&ref_url=https%3A%2F%2Fwww.cinemablend.com%2Fnews%2F2482794%2Fspider-man-into-the-spider-verse-co-director-says-francis-ford-coppola-liked-his-superhero-movie

Spider-Man: Un nuovo universo, in arrivo sequel e spin off al femminile

Spider-Man: Un Nuovo Universo racconta le vicende del teenager Miles Morales e delle infinite possibilità dello Ragno-Verso, dove più di una persona può indossare la maschera. Una visione fresca di un nuovo Universo Spider-Man con uno stile visivo innovativo e unico nel suo genere. Il film è stato diretto da Bob Persichetti, Peter Ramsey, Rodney Rothman, con Shameik Moore e Jake Johnson. Uscita al cinema il 25 dicembre 2018. Durata 117 minuti. Distribuito da Warner Bros. Italia.

Il cast di doppiatori americano comprendere gli attori Shameik Moore, Jake Johnson, Mahershala Ali, Brian Tyree Henry, Lily Tomlin, Liev Schreiber, Luna Lauren Velez, Zoë Kravitz, Nicolas Cage.

Spider-Man: Un nuovo universo, la recensione

Festa del Cinema di Roma 2019, red carpet: John Travolta

Festa del Cinema di Roma 2019, red carpet: John Travolta

È stato John Travolta il protagonista assoluto della giornata di martedì alla Festa del Cinema di Roma 2019. Cordiale con i fan e disponibile con la stampa, l’attore ha ritirato il premio alla carriera e presenziato ad un incontro con il pubblico.

John Travolta alla Festa del Cinema di Roma. “Ho spezzato il cuore a Terrence Malick” 

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, Carrie Fisher è il primo nome nel poster

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Insieme al trailer finale è arrivato anche il nuovo poster di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker in cui, se fate attenzione, noterete il nome di Carrie Fisher davanti a tutti gli altri membri del cast. L’attrice è tornata ad interpretare la la Principessa Leia in Il Risveglio della Forza e Gli Ultimi Jedi, ma la sua tragica scomparsa le ha impedito di essere “fisicamente” sul set del capitolo conclusivo della trilogia, costringendo la produzione ad usare materiale d’archivio per riportare in vita il personaggio.

Ma a quanto pare si tratterebbe dell’ennesimo omaggio all’attrice, vero cuore del film come già dichiarato da J.J.Abrams nei mesi scorsi, voluto dall’amico e collega Mark Hamill. Di norma l’ordine del cast di Star Wars prevedeva Hamill in testa e prima della Fisher a causa di clausole contrattuali, mentre stavolta, secondo alcune indiscrezioni, l’interprete di Luke Skywalker avrebbe insistito per il cambio nel poster di Episodio IX.

C’è un altro dettaglio che non è sfuggito ai fan della saga, ovvero la data di pubblicazione del trailer che coincide con il compleanno dell’attrice, di cui sentiamo la voce nel footage dicendo “La Forza sarà sempre con te“.

Leggi anche – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, tutti i segreti del trailer finale

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Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise diretto da J.J. Abrams, arriverà nelle sale a dicembre 2019.

Nel cast Daisy RidleyOscar IsaacJohn BoyegaKelly Marie TranNaomi AckieJoonas Suotamo, Adam Driver, Anthony DanielsBilly Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall Gleeson, Billie Lourd e il veterano del franchise Mark Hamill. Tra le new entry c’è Richard E. Grant.

Il ruolo di Leia Organa sarà interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della Forza“Tutti noi amiamo disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio VII.”

Fonte: StarWars.com

Chris Hemsworth vorrebbe lavorare in un film di Star Wars

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L’interprete di Thor, Chris Hemsworth, vorrebbe avere la possibilità di partecipare ad un film di Star Wars, ad un certo punto della sua carriera. Per alcuni un solo franchise non basta, ma è chiaro che nel caso dell’attore australiano, l’idea di partecipare a un film della Lucasfilm è legata a fattori sentimentali.

Oltre al franchise Marvel, Chris Hemsworth ha partecipato anche a Star Trek e a Men in Black. Nel futuro di Hemsworth c’è confermato Thor: Love and Thunder previsto per la fine del 2021, ma l’attore è in trattative anche per un biopic sul famoso wrestler Hulk Hogan, che è trai prossimi progetti di Todd Phillips.

Secondo il Comic Book, durante il suo panel all’ACE Comic Con West lo scorso fine settimana, a Hemsworth è stato chiesto se gli sarebbe piaciuto far parte del franchise di Star Wars e lui ha dichiarato che avrebbe “adorato” partecipare in qualche modo ai film. Ha poi aggiunto di essere cresciuto con quei film e di esserne sempre stato un grande fan.

Dal momento che Chris fa già parte della famiglia Marvel, non dovrebbe essere complicato per la Lucasfilm scritturarlo, visto che sono tutti sotto l’ala protettiva di mamma Disney e quindi il passaggio da un franchise a l’altro potrebbe essere semplice da mettere a punto, da un punto di vista contrattuale.

Certo con l’arrivo di Episodio IX e la chiusura della saga degli Skywalker, potrebbe passare un po’ di tempo prima che ci sia un nuovo film di Star Wars, ma magari la Lucasfilm riprenderà in mano i progetti per gli spin off e lì ci sarà spazio per l’attore che interpreta Thor.

Adam Driver in trattative per Last Duel di Ridley Scott

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Adam Driver in trattative per Last Duel di Ridley Scott

Come riportato da Variety, Adam Driver si troverebbe in trattative per unirsi al cast di Last Duel, il nuovo film di Ridley Scott, sostituendo nella parte Ben Affleck, che invece comparirà in un ruolo secondario. Già confermati Matt Damon e la star di Killing Eve Jodie Comer.

Vi ricordiamo che questo sarà l’adattamento cinematografico del romanzo di Eric Jager The Last Duel: A True Story of Trial by Combat in Medieval France e che la storia segue le vicende di due migliori amici e di una vendetta, con gli attori che interpreteranno rispettivamente il cavaliere normanno Jean de Carrouges e lo scudiero Jacques Le Gris, separati da una guerra e dalle accuse ai danni del secondo di aver violentato sua moglie Margerite de Carrouges. Nessuno però crede alla donna e il soldato farà appello al re di Francia per annullare la sentenza emessa dal conte Pierre d’Anencon. I due uomini dovranno combattere in un duello mortale il cui vincitore sarà sancito dalla volontà di Dio.

Nicole Holofcener (Can You Never Forgive Me?, Enough Said) scriverà la sceneggiatura insieme a Damon e Affleck. Per quanto riguarda Driver, lo rivedremo presto in Marriage Story di Noah Baumbach al fianco di Scarlett Johansson e in Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia del franchise.

Fonte: Variety

John Travolta alla Festa di Roma: “Ho spezzato il cuore a Terrence Malick” #RomaFF14

Ballare mi diverte di più. E mi manca farlo“. John Travolta saluta il pubblico della Festa del cinema di Roma tra gli applausi a tempo delle note inconfondibili de La febbre del sabato sera, il musical di John Badham che nel 1977 lo lanciò come vera star dell’industria hollywoodiana. “Prima di ottenere quella parte sostenni il provino per Jesus Christ Superstar. Avevo 17 anni, e ovviamente provai per il ruolo di Gesù“, confessa l’attore ridendo. “Ero ancora troppo giovane, ma il produttore si accorse di me e scrisse un biglietto in cui diceva di tenermi d’occhio e che sarei diventato grande. Diversi anni dopo me lo mostrò offrendomi la parte in La febbre del sabato sera e Grease…Non puoi mai prevedere il futuro, e quando pianti un seme potrebbe germogliare in qualcosa di straordinario.”

Il racconto di Travolta parte dalle origini, e da un’infanzia trascorsa ad osservare una madre regista e due sorelle attrici. “Vengo da una famiglia di artisti. Da piccolo guardavamo vecchi film insieme, La Strada di Federico Fellini, Ieri oggi e domani con Sofia Loren, quindi è come se lo spirito dell’intrattenimento mi fosse stato inculcato da subito spingendomi a voler intraprendere quella carriera. Nessuno ha opposto resistenza, ma ha accolto la mia scelta con tanta felicità.” La stessa famiglia che gli ha insegnato  “fiducia, certezze, e un approccio al lavoro sempre professionale, dove la costruzione del personaggio ricorda il rituale del seguire una ricetta.

La serata prosegue mostrando al pubblico alcune clip selezionate tra i tanti successi di Travolta, compreso Blow Out di Brian De Palma (1981), “un’esperienza piacevole, con lo stesso regista che mi diede il mio primo ruolo in Carrie. Brian aveva fiducia in me e sul set di Blow Out mi lasciò carta bianca“. E che dire invece delle opportunità mancate e delle offerte rifiutate? “Dissi di no a I giorni del cielo di Terrence Malick per obblighi contrattuali, ad American Gigolo perché discussi con Paul Schrader e chiesi di andare via, e Ufficiale e Gentiluomo perché preferii la vita al cinema e diventai un vero pilota di jet. E poi c’è Chicago, che rifiutai tre volte. Avevo un’idea del musical in cui le donne odiavano gli uomini…soltanto vedendo il film mi resi conto che sbagliavo, e che amavo profondamente quei personaggi femminili e capivo le loro motivazioni“.

Travolta torna su Malick, con il quale ha avuto modo di collaborare in La sottile linea rossa, riguardo un aneddoto sul rifiuto de I giorni del cielo: “Terrence è l’uomo più sensibile che abbia mai conosciuto, è davvero un senziente, nel senso che sente e percepisce le cose ad un livello più profondo. Quando chiese di me per I giorni del cielo non accettai a causa di obblighi contrattuali, ma lui era convinto che fossi l’unico a poter interpretare quel ruolo. Per 17 anni non ha più lavorato e qualcuno mi disse che fu proprio a causa del mio rifiuto. Quando lo rincontrai gli chiesi se fosse vero…e lui mi confessò che era così. Gli avevo spezzato il cuore, perché ero la chiave per poter rappresentare la sua visione sullo schermo. Incolpava me come specchio del sistema hollywoodiano […]

[…] Ricordo che da piccolo, guardando il finale di La strada di Fellini, chiesi a mio padre perché il personaggio di Giulietta Masina moriva, e lui mi disse che aveva il cuore spezzato. Era possibile che le persone morissero così? In quell’istante promisi a me stesso che non avrei mai spezzato il cuore a qualcuno con i miei sentimenti…e ironia della sorte, inavvertitamente feci lo stesso con Terrence Malick.

C’è tempo per parlare anche di Pulp Fiction e dell’iconico look di Vincent Vega: “In realtà fu una mia idea. Era già un personaggio unico e nella sceneggiatura si diceva che aveva trascorso un anno ad Amsterdam. Ci ero stato di recente e avevo visto dei ragazzi con un taglio di capelli simile e l’orecchino, quindi suggerii questa opzione a Quentin. All’inizio non era d’accordo ma dopo le prove si convinse che era la soluzione perfetta“. In conclusione  il direttore artistico Antonio Monda consegna il premio speciale a John Travolta per la sua interpretazione in The Fanatic.

Fast and Furious 9: anche Cardi B nel cast del film

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Sembra che Cardi B sia entrata a far parte del cast di Fast and Furious 9, il nuovo capitolo del franchise di Toretto e compagnia. Dopo che si era parlato di una possibile partecipazione di Keanu Reeves al film e di un ritorno del personaggio di Paul Walker, sempre grazie al coinvolgimento del fratello Cody, adesso arriva la conferma che l’attrice, che a breve vedremo in Le ragazze di Wall Street, sarà nel cast.

In Fast and Furious 9 reciteranno i veterani del franchise Vin Diesel, Charlize Theron, John Cena, Michelle Rodriguez, Jordana Brewster, Ludacris, Tyrese Gibson e Helen Mirren. Nel cast anche Michael Rooker e Cardi B.

Vi ricordiamo che la release del film stata spostata al 22 maggio 2020, e che la regia sarà firmata da Justin Lin. Non sono state fornite spiegazioni ufficiali che hanno motivato questa scelta, ma è evidente che nei piani della Universal Pictures ci sia la volontà di garantire alla saga il miglior posizionamento al box office possibile in una stagione già ricchissima di blockbuster molto attesi.

Per quanto riguarda il film, tempo fa era stato lo stesso Vin Diesel a spiegare che Lin sarebbe tornato anche per la regia dell’episodio 10, cosa che faceva pensare che i due episodi venissero girati in contemporanea. Il rumor non è stato confermato e, visti i numerosi impegni degli attori, non sembra un’ipotesi facilmente realizzabile.

Thor: Love and Thunder parlerà del cancro al seno di Jane?

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Thor: Love and Thunder parlerà del cancro al seno di Jane?

Nella generale sorpresa, date le passate divergenze, Natalie Portman tornerà nel franchise dei Marvel Studios per Thor: Love and Thunder, ovvero il quarto capitolo dedicato al dio del tuono, dove però sembra che sarà Jane Foster a impugnare il Mjöllnir.

Dopo aver abbondantemente spiegato e giustificato le ragioni del suo ritorno al personaggio (non che ce ne fosse bisogno), Natalie Portman ha parlato con Variety di questo impegno futuro, ed ha specificato che non sa niente della trama del film, per ora, ma che potrebbe essere senza dubbio una possibilità concreta il fatto che il film affronti la malattia di Jane, come nei fumetti.

Ha poi aggiunto: “È molto raro che questo tipo di film di grande intrattenimento trattino materie così serie. Non so davvero niente del film, non ho ancora visto niente ma ho sentito i rumors, ed è eccitante pensare che si parlerà di quello.”

Natalie Portman è da sempre stata sostenitrice di storie che dessero più importanza al ruolo femminile e questa occasione, all’interno di un franchise che sta lavorando nella stessa direzione, potrebbe essere davvero un’occasione speciale.

Dopo aver accolto Captain Marvel, il MCU sta facendo più spazio per le donne: arriverà a breve Vedova Nera e sicuramente da qualche parte c’è un progetto che parla della A Force. Inoltre, non dimentichiamo che nella Fase 4 del MCU sono previste le serie tv su Wanda Maximoff (Elizabeth Olsen), She-Hulk e Ms. Marvel.

Thor: Love And Thunder, spiegati i motivi del ritorno di Natalie Portman

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con.

Taika Waititi tornerà alla regia di un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarok, così come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: EndgameL’ispirazione del progetto arriva dal fumetto The Mighty Thor, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

L’uscita nelle sale è fissata invece al 5 novembre 2021.

Thor: Love and Thunder, le domande sul MCU a cui il film potrebbe rispondere

Festa del Cinema di Roma: oggi Lorene Scafaria presenta Hustlers

Festa del Cinema di Roma: oggi Lorene Scafaria presenta Hustlers

La Selezione Ufficiale della quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma ospiterà oggi, mercoledì 23 ottobre, tre film: Hustlers di Lorene Scafaria, storia di spogliarelliste fra poliziesco e dramma, Where’s My Roy Cohn? di Matt Tyrnauer, viaggio nelle arti oscure della politica americana e 438 Days di Jesper Ganslandt, profonda riflessione sulla libertà di parola e di stampa.

Alle ore 19.30 (Sala Sinopoli) si terrà Hustlers di Lorene Scafaria. “Presentiamo un mondo che magari si è già visto in tanti film e tante serie tv, ma lo facciamo da una prospettiva diversa, quella delle ballerine – ha spiegato la regista – È un’epica combinazione di un poliziesco, un film drammatico e una storia di spogliarelliste, nonché un’esplorazione della crisi economica che ha sconvolto le vite di tante persone, comprese quelle dei nostri personaggi”.

In Hustlers, Destiny fa la spogliarellista per provvedere a sé stessa e alla nonna. La sua vita cambia quando fa amicizia con Ramona, la stella del locale. Destiny impara da Ramona come conquistare il pubblico maschile, soprattutto la clientela di Wall Street, e che, quando si fa parte di un sistema corrotto, bisogna sfruttare piuttosto che farsi sfruttare. Destiny, Ramona e altre ballerine che si uniscono a loro, escogitano un piano per cambiare le regole del gioco, ma la situazione sfuggirà al loro controllo.

NOTE DI REGIA: Presentiamo un mondo che magari si è già visto in tanti film e tante serie tv, ma lo facciamo da una prospettiva diversa, quella delle ballerine. È un’epica combinazione di un poliziesco, un film drammatico e una storia di spogliarelliste, nonché un’esplorazione della crisi economica che ha sconvolto le vite di tante persone, comprese quelle dei nostri personaggi. L’articolo di Jessica Pressler raccontava efficacemente la storia di queste affascinanti protagoniste, sempre sotto giudizio e stigmatizzate per la loro professione, e delle amicizie profonde che a volte fanno finire nei guai. Mi sono immedesimata in tutto ciò che affrontano, comprese la lotta contro la solitudine e la ricerca dell’indipendenza. Sono mamme, amiche, sorelle e figlie in grado di creare legami importanti che vanno oltre le loro differenze.

Non scrivo i personaggi con attori specifici in mente, ma appena ho finito la sceneggiatura, mi è sembrato subito evidente che la voce di Jennifer Lopez era presente nelle pagine ancora prima che la immaginassi nei panni di Ramona. Era destino. Jennifer è Ramona in carne e ossa, fa quasi paura. Dà al personaggio un tono irriverente e allusivo, ma anche un concreto realismo. Non volevo biasimare nessun lavoro e nessun genere. Anche se le ragazze lavorano in un sistema di valori che può essere insidioso, mi dispiace anche per i personaggi maschili, che sono considerati soprattutto per la loro ricchezza e il loro potere, proprio come le donne sono considerate per la loro bellezza. Il sistema è malato per entrambi i generi.

Descendants 3: il terzo capitolo dal 26 ottobre

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Descendants 3: il terzo capitolo dal 26 ottobre

Descendants 3, l’attesissimo terzo capitolo della saga che vede protagonisti i figli dei cattivi Disney più famosi, sta per arrivare in Italia! Sabato 26 ottobre alle 14.00 su Disney Channel (Sky, canale 613) i giovani e celebri personaggi già amatissimi dal pubblico si ritroveranno ad affrontare emozionanti avventure, intrighi e colpi di scena al fianco di nuovi protagonisti.

Descendants 3 continua il racconto della saga contemporanea tra il bene e il male: le figlie e i figli adolescenti dei Cattivi Disney più famosi — Mal (Dove Cameron), Evie (Sofia Carson), Carlos (Cameron Boyce) e Jay (Booboo Stewart) — ritornano sull’Isola degli Sperduti per reclutare un nuovo gruppo di discendenti che si uniscano a loro ad Auradon Prep. Quando una violazione della barriera metterà a repentaglio la sicurezza di Auradon, Mal farà di tutto per proteggere il regno dalla minaccia dei suoi nemici Uma (China Anne McClain) e Hades (Cheyenne Jackson). Ma nuovi pericoli si nascondono fra le mura di Auradon…

Il nuovo Disney Channel Original Movie vede alla regia Kenny Ortega (High School Musical), già regista dei primi due capitoli della saga, che ne ha curato anche le coreografie ed è uno dei produttori esecutivi.

“Good To Be Bad”, la canzone numero d’apertura di Descendants 3 interpretata dal cast al completo ha anticipato l’uscita in digitale della colonna sonora del film, disponibile dallo scorso 2 agosto.

Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, tutti i segreti del trailer finale

Come promesso, è arrivato stanotte il trailer finale di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, capitolo conclusivo della saga iniziata nel 1977 da Una Nuova Speranza atteso nelle sale a dicembre 2019. Ma quali sono i punti salienti del footage e quali informazioni ci offre sulla trama del film?

Ecco 10 indizi:

Il personaggio di Dominic Monaghan

Fa parte del cast di Episodio IX anche Dominic Monaghan, che ritrova J.J. Abrams dopo l’esperienza televisiva di Lost, e grazie al trailer finale siamo finalmente in grado di dare uno sguardo al suo misterioso personaggio. Sappiamo che è un membro della Resistenza, ma non il modo in cui verrà introdotto nella trama.

Il pianeta di ghiaccio

Sempre nel trailer viene mostrato lo scorcio di un pianeta di ghiaccio sopra il quale sta volando una flotta di caccia stellari (a quanto pare nuovi TIE Fighter del Primo Ordine). Forse è qui che Kylo Ren convocherà il suo esercito?

Il trono dell’imperatore

Una delle immagini più inquietanti del trailer è il trono sinistro e circondato da bordi frastagliati basato sui disegni del concept artist di Star Wars Ralph McQuarrie realizzati per la sala del trono dell’Imperatore Palpatine in Il Ritorno dello Jedi. Fuori campo sentiamo la voce inconfondibile di Ian McDiarmid che dice “Ho aspettato a lungo”…forse il pianeta di ghiaccio è la sede del suo nuovo regno?

L’ Imperial Star Destroyer emerge dal ghiaccio

Un altro dettaglio incredibile del trailer ci mostra lo Star Destroyer imperiale che emerge dal ghiaccio, probabilmente il primo di una serie di veicoli di una vasta flotta che sfrutta la tecnologia della Morte Nera integrata nei loro sistemi. Presumibilmente sono stati nascosti sotto le lastre e ora è Palpatine a “risvegliarli”…

Il sacrificio di C-3PO

Questo passaggio non è molto chiaro, tuttavia suggerisce che C-3PO potrebbe lasciarci nel corso del film. Alcuni sostengono che sia stato hackerato e che un alieno sta cercando di entrare nella sua matrice di elaborazione (il che confermerebbe la teoria sugli occhi rossi generati da Threepio).

Rey e Kylo Ren nella sala del trono

La trama di Episodio IX è ancora avvolta nel mistero, eppure sembra chiaro che ad un certo punto del film vedremo Rey e Kylo Ren diretti veros il relitto della Morte Nera su Endor. Questa inquadratura li mostra nel cuore della vecchia base dell’Impero, ovvero la Sala del Trono dell’Imperatore.

Rey e Kylo distruggono la maschera di Darth Vader

Ancora Rey e Kylo Ren sono protagonisti di un momento entusiasmante, con i due che si scagliano contro quello che sembra un manichino di Darth Vader e distruggono la maschera a colpi di spada laser. Forse è questa la chiave dei piani dell’Imperatore Palpatine? cosa significa e a cosa porterà questo gesto?

Rey si confronta con Palpatine

Chiudiamo con l’immagine finale del trailer, dove vediamo Rey al cospetto dell’Imperatore Palpatine. Diverse speculazioni sostengono che il villain sia tornato come una sorta di spirito Sith e non in forma umana, ma di fatto non abbiamo ancora avuto un’anteprima del suo volto…quale sarà la verità?

Leggi anche – Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, 5 teorie che potrebbero avverarsi

Fonte: Screenrant

The Irishman: recensione del film di Martin Scorsese

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The Irishman: recensione del film di Martin Scorsese

È l’evento cinematografico dell’anno, il nuovo film di Martin Scorsese, vecchio maestro della settima arte, che però si rivolge a Netflix, simbolo della modernità del cinema, per realizzare la sua visione: The Irishman è attesissimo, e a buon diritto!

La storia tocca il mondo della mafia italo-americana, ambiente caro allo Scorsese cinematografico, e si concentra sulla vita di Frank Sheeran (a sua volta raccontata nel libro I Heard You Paint Houses scritto da Charles Brandt). Frank è un veterano di guerra, che ha imparato ad uccidere nella campagna in Italia e che riesce ad entrare nelle grazie dei vertici della mafia, diventando “l’uomo che imbianca case”, ovvero il killer deputato a fare pulizia. Efficace, preciso, servizievole, Frank è l’impiegato modello, che esegue gli ordini e non fa domande, un vero soldato.

Leale e rispettoso del codice “d’onore” che vige tra quella gente, Frank viene nominato guardia del corpo di Jimmy Hoffa, carismatico leader sindacale, con il quale stringe una fraterna amicizia. Ma il mondo degli adulti, e quello della mafia, non è posto per i sentimenti e la lealtà assume forme inaspettate. E poi, che senso ha tutto questo, quando diventa solo una storia che nessuno ricorda, raccontata da un vecchio solo in una stanza di un ospizio?

The Irishman, un film con gli amici

Martin Scorsese ha fatto un film con i suoi amici, ha scelto  Robert De Niro per il ruolo principale, ha regalato un’altra grande parte a Joe Pesci, ha ingaggiato per la prima volta Al Pacino, regalandoci finalmente quel confronto tanto agognato (e un paio di volte sfiorato) tra gli attori più grandi e rappresentativi degli anni ’50. È tornato nel mondo della mafia, a raccontare le gesta di quei bravi ragazzi, solo che adesso non sono più ragazzi. Sono rallentati, invecchiati, resi goffi nei movimenti dall’età e dall’artrite.

Scorsese ha scelto la strada più lunga e difficile per realizzare questo film, la strada che attraverso la tecnologia del de-aging gli ha permesso di lavorare per tutto l’arco della storia con De Niro e compagnia, senza ricorrere ad un attore più giovane, perché per lui non avrebbe avuto senso, ora, raccontare quella storia senza Bob. Voleva un film con e per i suoi amici, e Netflix gli ha dato questa possibilità (e i fondi necessari).

Il senso di The Irishman potrebbe essere rintracciato tutto nelle motivazioni del regista: è un film senile ma non vecchio, malinconico ma non triste. Racconta la fine di una storia personale, quella di Frank, la fine di un impero mafioso in cui i boss erano guardati come un mito (nel film i bambini non sono quelli che ne Il Padrino facevano da sfondo, ma sono i primi giudici severi dei genitori), la fine di un periodo storico negli Usa che ha ferito profondamente il Paese e che adesso a stento si ricorda.

The IrishmanLa presa di coscienza della nostra mortalità

The Irishman è la presa di coscienza della nostra mortalità e del fatto che il tempo, con il suo fluire, priva di significato ogni gesto, ogni avvenimento, lasciando soltanto spazio a una profonda e meditabonda solitudine, dove non c’è spazio nemmeno per il pentimento. Pentirsi di cosa, poi? È passato così tanto tempo che le brutture sono state dimenticate, e la nostalgia, quasi confortevole, del passato si trasforma in un sollievo perché davanti a noi c’è solo un’altra cosa da fare: morire.

The Irishman ha la stessa potenza narrativa e trascinante di C’era Una Volta in America, è a suo modo un’epopea meno romantica ma altrettanto emozionante sulla vita di un uomo che ha sempre agito. I mafiosi, gli assassini, i criminali raccontati da Sergio Leone hanno avuto dei figli, che sono diventati questi mafiosi di Scorsese, molto diversi da quelli che raccontava negli anni ’70. Questi personaggi sono riflessivi, quasi paterni, non hanno più quella rabbia e frenesia, e nel raccontare questa sorta di distorta dolcezza degli ultimi di una stirpe, Scorsese fa un grande regalo al suo pubblico: dà a Joe Pesci un ruolo inedito, delicato, affettuoso, così in contrasto con quanto aveva fatto con i suoi film del passato. E così l’attore diventa l’emblema perfetto del senso della storia.

Scorsese realizza una lettera d’amore a un tempo che non c’è più, a un cinema che non c’è più, un film per molti versi testamentario, che mette fine a una parte della sua carriera e che sembra inaugurarne un’altra, pervasa dalla malinconia di un mondo scomparso, ma anche dalla consapevolezza che il tempo “guarisce” e che la morte fa parte della vita. Lo stile si appiana, il montaggio si “calma”, lo spettacolo è lasciato fuori campo, Scorsese mette al centro i suoi attori e il loro talento e nient’altro gli interessa se non raccontare la sua storia con i suoi amici. E il suo mestiere, il suo occhio, la sua sensibilità danno vita alla meraviglia di The Irishman.

Festa del Cinema di Roma: il giorno di John Travolta

Domani, martedì 22 ottobre, John Travolta sarà protagonista di un Incontro Ravvicinato alla quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma: alle ore 17.30 presso la Sala Sinopoli, l’attore statunitense, uno dei più amati e versatili della sua generazione ripercorrerà le tappe principali della sua carriera che attraversa quasi cinquanta anni di cinema, teatro e televisione.

Travolta raggiunge nel 1977 il successo planetario nei panni di Tony Manero ne La febbre del sabato sera: per la sua interpretazione riceve una nomination agli Oscar e una ai Golden Globe come Miglior attore. Il successo è ribadito da Grease di Randal Kleiser. Nel 1994, è protagonista di Pulp Fiction di Quentin Tarantino: il memorabile ruolo di Vince Vega gli vale la seconda nomination all’Oscar. Nel corso dei decenni, Travolta ha lavorato con alcuni dei maggiori registi contemporanei fra i quali Oliver Stone, Terrence Malick, Brian De Palma, Mike Nichols e John Woo. In occasione dell’Incontro Ravvicinato con il pubblico, Travolta riceverà il Premio Speciale assegnato dalla Festa del Cinema di Roma.

La quattordicesima edizione della Festa del Cinema di Roma che si terrà fino al 27 ottobre con la direzione artistica di Antonio Monda, prodotta dalla Fondazione Cinema per Roma, Presidente Laura Delli Colli, Direttore Generale Francesca Via. L’Auditorium Parco della Musica sarà il fulcro dell’evento, con le sue sale di proiezione e il red carpet. Come ogni anno, la Festa coinvolgerà numerosi altri luoghi della Capitale, dal centro alla periferia.

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