Tra le più iconiche attrici di fine
anni Novanta e primi anni Duemila, Sarah Michelle
Gellar è entrata nei cuori di un’intera generazione
grazie alla serie Buffy l’ammazzavampiri, divenuta un
modello imprescindibile. Oltre questo suo popolare lavoro,
l’attrice è ricordata per la partecipazione ad alcuni film horror e
thriller divenuti autentici cult, ma anche ad altri progetti che –
seppur di minor rilievo – hanno dimostrato quanto i suoi fan siano
sempre pronti a seguirla e sostenerla.
I film e i programmi TV di Sarah Michelle Gellar
1. Ha recitato in note serie
TV. L’attrice ha iniziato a recitare per il piccolo
schermo ottenendo una prima popolarità grazie alle soap
opera Swans Crossing (1992) e La valle dei
pini (1993-1995). Diventa però un’autentica celebrità
interpretando il ruolo della protagonista in Buffy
l’ammazzavampiri, andata in onda dal 1997 al 2003. Prende
parte anche alle serie Angel (1999-2000) e Sex
and the City (2000), per poi tornare sul piccolo schermo
per Ringer (2011-2012), The Crazy
Ones (2013-2014), dove recita accanto a Robin
Williams e The Big Bang Theory (2019),
prendendo parte all’ultimo episodio dell’ultima stagione.
2. Ha preso parte a noti
film. Gellar ottiene una buona popolarità anche sul
grande schermo prendendo parte ai film So cosa hai fatto
(1997) e Scream
2 (1997). Successivamente ha recitato in Semplicemente
irresistibile (1999), Cruel Intentions – Prima regola
non innamorarsi (1999), Harvard Man (2001)
e i film Scooby-Doo (2002) e Scooby-Doo 2 –
Mostri scatenati (2004). Ha poi recitato negli
horror The Grudge (2004) e The Grudge
2 (2006), per poi recitare in L’incubo di Joanna
Mills (2006), Southland Tales – Così finisce il
mondo (2006), Suburban Girl (2007),
The Air I Breathe (2007), Possession (2009)
e Veronika Decides to Die (2009).
I film e le serie di oggi di Sarah Michelle Gellar
Di recente, l’attrice è tornata sul
grande schermo con un piccolo ruolo in Clerks
III (2022) e il film Do
Revenge (2022). Ha inoltre preso parte alle serie
Wolf
Pack(2023) e Dexter:
Original Sin(2024-2025) e ha dato voce a Teela nella
serie animata Masters of the Universe:
Revelation (2021).
Sarah Michelle Gellar in Buffy l’ammazzavampiri
Sarah Michelle Gellar è Buffy l’ammazzavampiri
3. Inizialmente si era
proposta per un altro ruolo. Sebbene oggi sia
impossibile immaginarla in un ruolo diverso da quello di Buffy,
Sarah Michelle Gellar ha raccontato di aver inizialmente sostenuto
il provino per il ruolo di Cordelia Chase, mentre
Charisma Carpenter, che ha poi interpreta
Cordelia, ha fatto il provino per il ruolo di Buffy. I produttori
della serie, infatti, ritennero più opportuno che invertire le due
attrici, assegnando così il ruolo di Buffy alla Gellar.
4. Ha mantenuto un profilo
basso. Sarah Michelle Gellar si è tenuta volutamente
lontana dai riflettori durante le riprese, in modo che gli
spettatori più giovani non vedessero immagini di lei – e dunque di
Buffy – intenta a bere o fumare. L’attrice, consapevole del grande
seguito tra le giovani generazione, decise di impegnarsi per non
mandare loro messaggi sbagliati e non rischiare di far sì che i
suoi ammiratori potessero acquisire abitudini sbagliate pur di
imitarla.
5. Ha discusso con una sua
collega. Nonostante lo studio di produzione fosse
intenzionato a rinnovare la serie per un’ottava stagione, Sarah
Michelle Gellar e Joss Whedon si dissero
contrari. L’attrice ha poi annunciato che la settima stagione
sarebbe stata l’ultima in un’intervista a Entertainment Weekly.
Nessuno dei suoi compagni di cast ne era a conoscenza.
Alyson Hannigan, in particolare, si arrabbiò molto
e incolpò la Gellar di averle tolto il lavoro. C’è voluto un po’ di
tempo per le due per riconciliarsi.
6. Ha odiato il costume del
suo personaggio. Nel film live-action
Scooby-Doo! l’attrice ha interpretato Daphe. Per il
ruolo, ha dovuto indossare una parrucca rossa – in quanto ancora
impegnata sul set di Buffy l’ammazzavampiri. Ma ciò
che ha davvero infastidito l’attrice è stato il costume viola,
tipico del personaggio. In particolare, non sopportava gli stivali
che era costretta ad indossare. Ogni volta che terminava una
ripresa, dunque, se li toglieva per mettersi delle più comode
sneakers.
7. Ha un ruolo ricorrente
nella serie. In
Dexter: Original Sin, serie prequel di Dexter,
l’attrice interpreta Tanya Martin, responsabile della scientifica
della polizia di Miami che offre a Dexter un tirocinio. Per la Gellar partecipare a
questo franchise è un sogno divenuto realtà, in quanto si è sempre
detta fan della serie originale e di essere rammaricata per non
avervi potuto prendere parte. Questa serie prequel, inoltre, le ha
permesso di cimentarsi con un personaggio diverso da quelli che ha
interpretato in passato. “È una donna d’affari. Inizierà ad
aprirsi un po’ su cosa questo significhi e su quanto fosse
difficile in quel periodo“.
Il marito e i figli di Sarah Michelle Gellar
8. Ha conosciuto suo marito
sul set. Dal 1º settembre 2002 l’attrice è sposata con
l’attore Freddie Prinze Jr., conosciuto nel 1997
sul set di So cosa hai fatto. I due avevano iniziato a
frequentarsi nel 2000 e si erano ufficialmente fidanzati nel 2001.
Il matrimonio si è tenuto in Messico a El Careyes Beach Resort. La
coppia ha poi avuto due figli: Charlotte Grace,
nata il 19 settembre 2009, e Rocky James, nato il
20 settembre 2012.
9. Hanno recitato insieme
una secondavolta. Il regista di
Scooby-Doo!,Raja Gosnell, voleva una
coppia reale per interpretare Daphne e Fred. La sua prima scelta è
stata proprio Sarah Michelle Gellar e
Freddie Prinze Jr.. Inizialmente, però, Prinze Jr.
non voleva fare il film perché riteneva che non sarebbe stato
all’altezza dei cartoni animati di Scooby-Doo, ma la
Gellar lo convinse a partecipare e poterono così condividere
nuovamente il set.
L’età e l’altezza di Sarah Michelle Gellar
10. Sarah Michelle Gellar è
nata il 14 aprile del 1977
a New York, New York, Stati Uniti. L’attrice è alta
complessivamente 1,63 metri.
La star di Harry Potter Jason Isaacs si esprime sinceramente sul
prossimo reboot televisivo e sul nuovo Lucius Malfoy. Il famigerato
Mangiamorte e padre di Draco, Lucius è apparso per la prima volta
in La camera dei segreti e l’interpretazione di
Isaacs è stata molto ammirata dai fan. L’annuncio di un
reboot di Harry Potter della HBO è arrivato nel
2023 e sono circolate teorie sui potenziali sostituti del cast.
Tuttavia, considerando la durata dei film, il pubblico ha acquisito
familiarità con Isaacs e altre star originali nei rispettivi
ruoli.
Durante un’intervista con
Collider,Jason Isaacs ha rivelato che sarebbe strano se
qualcun altro interpretasse Lucius Malfoy, ma ha
condiviso il suo ottimismo per la serie televisiva. Sebbene non
farà parte del reboot di Harry Potter, Isaacs ha spiegato che
“Potrei essere arrabbiato per questo se scegliessi di farlo, ma
sto cercando di scegliere di non farlo”. Ha poi discusso
l’idea di essere messo in ombra da un nuovo cast e di come le star
del franchise originale potrebbero “essere addirittura
cancellate dalla storia”.
È peculiare. Come hai detto, è
la prima volta che succede. Non so come sia. Sono relativamente
ottimista riguardo a cose su cui non ho scelta. Non ha senso
risentirsi per le cose che stanno accadendo o rimpiangere le cose.
E quindi, è quello che è. Sarà geniale. Sono stato Lucius Malfoy
per molto tempo. Immagino che non sarò Lucius Malfoy per la
prossima generazione. Potrei essere arrabbiato per questo se
scegliessi di farlo, ma sto cercando di scegliere di non farlo. I
tuoi contemporanei sono ai lati degli autobus o improvvisamente
hanno inaudite quantità di denaro inimmaginabili. Il fatto che ci
sia un altro Harry Potter ci soppianterà e saremo, forse, persino
cancellati dalla storia. È semplicemente quello che è.
Isaacs ha continuato elogiando
David Heyman e Mark Mylod, che
stanno producendo la serie, e ha osservato che Lucius potrebbe
finire per avere un aspetto diverso, perché ha creato gran parte
del suo aspetto per i film. Isaacs ha anche rivelato che la sua
figlioccia, Ripley Parker, sta lavorando al
reboot, il che “mi fa amare la serie e augurarle il
meglio”. Leggi altri suoi commenti qui sotto:
La serie sarà fenomenale perché
è di David Heyman e Mark Mylod. Dal momento che ho inventato
l’intero look per il personaggio, che non è nel libro, immagino che
non useranno niente di tutto ciò come la lunga parrucca bionda o i
mantelli e il bastone e tutte quelle cose. Una delle scrittrici è
la mia figlioccia Ripley Parker, che è una scrittrice brillante e
ha amato Harry Potter dalla prima volta che ha potuto toccare il
libro. Il fatto che sia nella stanza degli sceneggiatori mi fa
amare la serie e augurarle il meglio.
In queste settimane possiamo ammirare la bravura di Jason Isaacs nella terza stagione di
The White Lotus, disponibile su Sky
e NOW.
Cosa significa il commento di
Aubrey per la serie TV di Harry Potter
Internet è invasa da fan che
propongono chi dovrebbe interpretare i personaggi chiave del cast
di Harry Potter nella serie in arrivo. Un suggerimento
popolare è che l’attore di Draco Malfoy Tom Felton potrebbe ora
interpretare Lucius Malfoy, il patriarca della famiglia
precedentemente interpretato da Jason Isaacs. Aubrey getta acqua
fredda su queste speranze, suggerendo che il cast dello show
sarà composto interamente da nuovi attori che non sono mai
stati presenti nel franchise prima d’ora.
John Lithgow,
Janet McTeer,
Nick Frost e Paapa Essiedu nei panni,
rispettivamente, del professor Silente, della prof Minerva
McGonagall, Hagrid e del professor Severus Piton sono stati
ufficializzati nel cast. Lithgow è il primo americano a
interpretare un ruolo importante nella serie e il suo ingaggio
potrebbe indicare l’approccio che la serie adotterà nella scelta
dei nuovi attori. Con le riprese della serie TV di
Harry Potter che dovrebbero iniziare quest’estate nel Regno
Unito, potrebbero essere necessarie solo poche settimane o mesi per
ulteriori annunci di casting.
Joseph Quinn ha recentemente parlato della sua
adesione al vasto cast di Avengers:
Doomsday. Rivelato nel corso di
una diretta streaming di cinque ore, il roster per il prossimo
crossover MCU include non solo Quinn e i suoi
compagni di squadra dei Fantastici Quattro, ma anche un’intera
schiera di importanti star della Marvel, tra cui: Robert
Downey Jr., Simu Liu, Sebastian Stan, Florence Pugh, Anthony
Mackie, Chris Hemsworth, Letitia Wright, Winston Duke e
molti altri. La grande sorpresa dell’evento è stato il ritorno di
diversi membri del cast della
trilogia degli X-Men dei primi anni 2000, come
James Marsden, Patrick Stewart e Ian
McKellen.
Parlando con The Hollywood
Reporter, Quinn, che interpreterà Johnny Storm/Torcia Umana in
I
Fantastici Quattro: Gli Inizi, ha espresso la sua
eccitazione per essere stato incluso in un progetto così imponente
e per non doverlo più tenere segreto. L’attore ha dichiarato:
“È molto gratificante; è molto sollevante che vogliano riavere
noi per Avengers”. Secondo Quinn, il cast “si è divertito
molto a girare Fantastic Four”. Ha poi elogiato i suoi
co-protagonisti, aggiungendo: “Sono una meravigliosa banda di
attori brillanti… pazzi. E ci siamo tutti davvero impegnati e
abbiamo creato un ambiente familiare”.
Joseph Quinn ha anche sottolineato
l’importanza di non dare per scontato il suo ruolo con la Marvel. Ha spiegato: “Non si sa
mai perché siamo nuovi nel vecchio mondo MCU, non è vero? […] Quindi è bello
che vogliano riavere noi. Non sembra che l’abbiamo completamente
bruciato”.
L’attrice vincitrice
dell’EGOT (Emmy, Golden Globe, Oscar e Tony
Awards) e star della DC
Viola Davis nei panni di Amanda Walker
ha espresso il suo interesse a unirsi anche al’MCU.
Davis ha fatto il suo debutto nei
film sui supereroi nel ruolo del capo della Task Force X
Amanda Waller in Suicide
Squad, ha ripreso il suo ruolo nel soft reboot di
The Suicide
Squad di James
Gunn ed è sopravvissuta al reboot del DCU per guidare la Task Force M in
Creature Commandos e ottenere la sua serie da
solista, l’imminente show dal titolo Waller del DCU. Viola Davis potrebbe avere
molte altre apparizioni nel DCU in serbo, ma un ruolo nella Marvel non è escluso.
Parlando con EW sul red carpet per il suo
film G20,
Viola Davis rivela di aver guardato quasi ogni
uscita dell’MCU più volte a causa dell’amore di
sua figlia per il franchise e confessa di essere
interessata a interpretare un personaggio Marvel. Davis scherza
dicendo che le piacerebbe interpretare “un Iron Man” o “forse
Iron Mania?”. “Sì, assolutamente. Non so che eroe sarei, sai. Io,
mia figlia è una fanatica della Marvel, quindi ho guardato, credo
quasi tutti, cinque o sei volte.”(…) “Probabilmente un Iron Man.
Sarei — forse Iron Mania? Iron Shaniqua Mania?”
La nuova serie documentaria di
genere true-crime di Netflix, Gone Girls: Il
serial killer diLong Island, disponibile
sulla piattaforma dal 31 marzo, esplora uno dei casi di serial
killer più noti d’America. Per anni, i brutali omicidi di diverse
donne a Long Island, New York, sono rimasti irrisolti, con le forze
dell’ordine che non riuscivano a trovare una pista. Nel 2023,
tuttavia, la polizia ha finalmente arrestato e accusato un
architetto di nome Rex Heuermann di quattro
omicidi, continuando a indagare sul suo potenziale coinvolgimento
nei casi rimanenti.
Il processo a Heuermann è previsto
proprio per la fine di quest’anno e la docuserie Netflix esplora le fasi che hanno portato al suo
arresto e contiene interviste a giornalisti, forze dell’ordine e
familiari delle vittime e del presunto colpevole. La serie in tre
episodi è diretta da Liz Garbus, che ha anche
diretto il film drammatico di Netflix del 2020, Lost Girls, basato sulla storia vera della
ricerca di giustizia da parte della madre di una delle vittime.
Gone Girls: Il serial killer
diLong Island racconta però anche delle
vittime che hanno purtroppo perso la vita per mano di questo serial
killer professionista e di come il sistema giudiziario non abbia
reso loro giustizia per molti anni. Molte delle vittime erano
lavoratrici del sesso e si ritiene che lo stigma legato a questo
fatto possa aver ostacolato il caso. In un’intervista a Tudum, Liz Garbus ha dichiarato:
“I membri delle loro famiglie non si sarebbero mai
arresi. Sapevano che era necessario scuotere l’establishment
per attirare l’attenzione su questo caso. Naturalmente, non
avrebbero dovuto lavorare così duramente“.
“Il sistema dovrebbe lavorare
per proteggerle e avrebbe dovuto proteggere i loro familiari. Ma
alla fine della giornata, le loro voci hanno contato molto. Nel
corso del documentario, abbiamo avuto modo di esaminare ciò che
accadeva nel dipartimento di polizia e di scoprire uno scandalo di
corruzione che ha chiarito perché si faceva così poco per queste
donne. Penso che sia un pezzo davvero interessante da affiancare al
film sceneggiato del 2020“. Proprio in vista della visione
della docuserie, in questo articolo approfondiamo la storia vera
dietro Gone Girls: Il serial killer diLong Island.
Mari Gilbert in Gone Girls Il serial killer di Long Island.
Cortesia di Netflix
La vera storia della caccia al
serial killer di Long Island
Il film drammatico di Liz
Garbus su Netflix si basa sul libro di Robert
KolkerLost Girls: An Unsolved American Mystery,
che racconta la storia della caccia al serial killer di Long
Island, concentrandosi al contempo su ogni singola vittima e sulla
storia della sua famiglia. Le forze dell’ordine non erano nemmeno a
conoscenza dell’esistenza di un serial killer attivo nell’area di
Long Island, fino a quando una giovane escort di nome
Shannon Gilbert è scomparsa senza lasciare traccia
il 1° maggio 2010, nella zona di Oak Beach a Long
Island.
Gilbert ha chiamato il 911 dopo
essere fuggita dalla casa di un cliente, affermando di essere
inseguita. Quando la polizia è arrivata, Gilbert non si trovava
però da nessuna parte, ma la sua ricerca ha portato alla straziante
scoperta di quattro vittime, che sono diventate note come le
Gilgo Beach Four, ovvero Melissa
Barthelemy, Ambra Costello, Megan
Waterman e Maureen Brainard-Barnes. Nel
marzo 2011 sono poi stati scoperti altri otto cadaveri lungo il
grande tratto di spiaggia di Long Island. Nel dicembre 2011, i
resti di Shannon Gilbert furono finalmente ritrovati in una palude
a Oak Beach, ma la polizia insistette che la morte di Gilbert era
stata accidentale.
La sua famiglia non ne era però
convinta, e questa opinione è stata condivisa da molti esperti del
caso. Intanto, gli anni passano e sembrava che il caso del serial
killer non sarebbe mai stato risolto, fino a quando, nel
luglio del 2023, si verificò un drammatico e
inaspettato sviluppo. Un architetto di 61 anni e padre di due
figli, Rex Hauermann, è stato arrestato dopo che è
stata istituita una task force per indagare sugli omicidi. Mettendo
insieme meticolosamente le prove, il Dipartimento di Polizia della
Contea di Suffolk e l’Ufficio del Procuratore Distrettuale, in
collaborazione con l’FBI e la
Polizia di Stato di New York, hanno collaborato a un’indagine
approfondita che ha portato all’arresto di Heuermann.
Stuart Cameron in Gone Girls Il serial killer di Long Island.
Cortesia di Netflix
Inizialmente, la Chevrolet Avalanche
di Heuermann è stata confrontata con le descrizioni dei testimoni
oculari di un’auto vista vicino alle scene del crimine. Questo ha
portato le autorità alla sua residenza a Massapequa
Park e al suo ufficio a Midtown
Manhattan, luoghi che corrispondono a zone di attività
chiave identificate attraverso le indagini sulle donne scomparse e
uccise. La svolta decisiva, tuttavia, è arrivata quando Heuermann è
stato intercettato mentre aggiungeva minuti a un telefono usa e
getta, che corrispondeva ai movimenti dei telefoni usa e getta
usati durante i crimini. Inoltre, il DNA di Heuermann, recuperato
da una crosta di pizza scartata, corrispondeva a un singolo capello
trovato su una delle vittime, i cui corpi erano stati legati con
dell’iuta, rafforzando i sospetti che fosse collegato agli
omicidi.
Nel 2024, Hauermann è stato accusato
dell’omicidio di altre tre donne e il caso continua a trovare
collegamenti con le altre vittime. Il presunto serial killer di
Long Island è detenuto nel carcere della contea di Suffolk in
attesa del processo per omicidio. Hauermann sostiene la sua
innocenza, ma le prove contro di lui sono schiaccianti. Le autorità
stanno ora esaminando i casi irrisolti che risalgono a molti anni
fa, valutando se possano essere collegati tra loro. Con nuove
vittime che potrebbero essere ancora collegate al serial killer e
un pubblico affamato di giustizia, i recenti sviluppi sottolineano
che, sebbene siano stati compiuti progressi significativi, le
indagini sono ancora in corso.
Perché la ricerca del serial killer
è durata così a lungo?
Come anticipato, Garbus sostiene che
un fattore chiave della lentezza dell’indagine sono le accuse di
corruzione che hanno perseguitato le autorità della contea di
Suffolk inizialmente incaricate delle indagini e che potrebbero
aver ostacolato i progressi del caso per anni. “Credo che la
Contea di Suffolk, sotto il capo della polizia James
Burke e il procuratore Tom Spota, fosse
gestita come un’associazione a delinquere. Questo è un ammonimento
su come fermare questo tipo di cose prima che questo tipo di
persone raggiungano posizioni di potere”, dice Garbus.
James Burke in Gone Girls Il serial killer di Long Island. Cortesia
di Netflix
La serie esplora dunque anche come
Burke e Spota abbiano compromesso l’integrità delle indagini
sull’omicidio di Gilgo Beach. Burke, con numerose denunce per
affari interni a suo carico e una storia di sfruttamento della sua
posizione per proteggersi da controlli su attività illecite, ha
ridotto la collaborazione con le altre forze dell’ordine,
ostacolando il coinvolgimento dell’FBI e bloccando fasi
investigative cruciali. Nel frattempo, Spota, che è stato poi
condannato per intralcio alla giustizia, ha costantemente protetto
Burke, invischiando ulteriormente le forze dell’ordine in una rete
di corruzione che ha privilegiato l’autoconservazione rispetto alla
giustizia.
Mentre il caso continua a svolgersi,
Gone Girls: Il serial killer diLong
Island serve a ricordare la resilienza e la determinazione
delle famiglie delle vittime. “Penso che il pubblico debba
credere nel potere della propria voce quando vede
un’ingiustizia”, dice Garbus. Per coloro che seguono il caso,
la docuserie offre quindi uno sguardo completo sui progressi
dell’indagine e sulle sfide che rimangono in attesa di verdetto. La
regista ha infatti riflettuto sul dilemma insito nella
realizzazione della serie: “Dopo aver completato e consegnato i
primi montaggi a Netflix, si è aggiunta un’altra vittima al
fascicolo di [Heuermann]. Ce ne saranno altre da qui alla messa in
onda? È possibile. Ce ne saranno altre tra oggi e il momento del
processo, se si arriverà al processo? Scommetto di sì”.
Nathan Fillion è apparso di recente al The
Jennifer Hudson Show e ha parlato brevemente del suo prossimo
ruolo di Guy Gardner nel Superman
di James Gunn. “Questo è James
Gunn. È incredibile, è enorme, è famoso in tutto il mondo. Lo
conoscono tutti. Ho fatto uno dei suoi primissimi film e, se non
altro, James Gunn è leale fino alla fine. Mi mette in tutto ciò che
fa.”“Sarò Guy Gardner, una Lanterna Verde, non quella con
cui potresti avere [familiarità] ma una Lanterna Verde, quella che
non piace a nessuno”.
Hudson ha poi scherzato sul biondo
taglio a scodella di Gardner, il che ha spinto Fillion a continuare
la battuta, affermando: “Correzione, è biondo fragola… Penso
che riporterò in auge quel look. È fedele ai fumetti; Guy Gardner
aveva un taglio a scodella. E all’inizio ci sono state alcune
discussioni su diverse acconciature che avremmo potuto provare e io
ero del team taglio a scodella”.
La conversazione si è poi spostata
sul fatto che Fillion detiene anche il record per il maggior numero
di ruoli Marvel [grazie a Gunn]:
ha anche interpretato Simon Williams/Wonder Man in GotG Vol. 2
ma le sue scene sono state tagliate
All’inizio di questo mese, Fillion ha anche parlato del fatto
che Guy Gardner non è esattamente la Lanterna Verde più adorabile,
dicendo a TV Line, “È uno stronzo!”“Quello che è
importante sapere è che non devi essere bravo per essere una
Lanterna Verde; devi solo essere senza paura. Quindi Guy Gardner è
senza paura e non è molto bravo. Non è gentile, il che è molto
liberatorio come attore perché pensi semplicemente a te stesso,
qual è la cosa più egoista e interessata che posso fare in questo
momento?E questa è la risposta. Questo è ciò che fai in
quel momento. Penso che se ha un superpotere, potrebbe essere la
sua eccessiva sicurezza, nel senso che pensa di poter affrontare
Superman. Non può!”
Superman, tutto
quello che sappiamo sul film di James Gunn
Superman,
scritto e diretto da James Gunn, non
sarà un’altra storia sulle origini, ma il Clark Kent che
incontriamo per la prima volta qui sarà un “giovane reporter” a
Metropolis. Si prevede che abbia già incontrato Lois Lane e,
potenzialmente, i suoi compagni eroi (Gunn ha detto che
esistono già in questo mondo e che l’Uomo di domani non è il primo
metaumano del DCU). Il casting ha
portato alla scelta degli attori David Corenswet
e Rachel
Brosnahan come Clark Kent/Superman e Lois Lane. Nel
casta anche Isabela Merced, Edi Gathegi,
Anthony Carrigan,
Nicholas Hoult e Nathan Fillion.
Il film è stato anche descritto come
una “storia
delle origini sul posto di lavoro“, suggerendo che una
buona parte del film si concentrerà sull’identità civile di
Superman, Clark Kent, che è un giornalista del Daily Planet.
Secondo quanto riferito, Gunn ha consegnato la prima bozza della
sua sceneggiatura prima dello sciopero degli sceneggiatori, ma ciò
non significa che la produzione non subirà alcun impatto in
futuro.
Con la sua solita cifra stilistica,
James Gunn
trasporta il supereroe originale nel nuovo immaginario mondo della
DC, con una singolare miscela di racconto epico, azione, ironia e
sentimenti, consegnandoci un Superman guidato dalla compassione e
dall’innato convincimento nel bene del genere umano.
“Superman è il vero fondamento
della nostra visione creativa per l’Universo DC. Non solo è una
parte iconica della tradizione DC, ma è anche uno dei personaggi
preferiti dai lettori di fumetti, dagli spettatori dei film
precedenti e dai fan di tutto il mondo”, ha detto Gunn durante
l’annuncio della lista DCU. “Non vedo
l’ora di presentare la nostra versione di Superman, che il pubblico
potrà seguire e conoscere attraverso film, film d’animazione e
giochi”. Il film uscirà nelle sale il 10 luglio
2025.
Portando a compimento un momento
atteso per 40 anni, Rick di Walton Goggins affronta finalmente il
co-proprietario dell’hotel Jim Hollinger (Scott
Glenn) nell’episodio
7 di The White Lotus stagione 3, che finisce in modo molto
diverso dalle violente aspettative del loro incontro. Circa a metà
stagione, Rick ha rivelato a Chelsea che Jim ha ucciso suo padre
prima che nascesse e ora cerca vendetta per avergli rovinato la
vita. Considerando che aveva portato una pistola, sembrava che Rick
stesse pianificando di uccidere Jim a Bangkok, ma non è così che è
andato a finire il loro incontro tanto atteso.
Mentre Frank guarda i film di
Sritala, Jim e Rick se ne vanno per discutere di altre questioni.
Rick rivela presto che sua madre, Gloria Hatchett, gli ha detto che
Jim ha ucciso suo padre per un affare immobiliare. Mentre Rick
accusa Jim di avergli rovinato la vita, la reazione confusa di Jim
suggerisce che non ha idea di cosa stia parlando il personaggio di
Walton Goggins. Alla fine, Rick punta la
pistola all’anziano uomo, ma finisce semplicemente per riporla, si
scaglia contro Jim un paio di volte e spinge la sua sedia prima di
scappare con Frank, lasciando alcune grandi domande senza risposta
prima del finale.
Per tuttaThe
White Lotus stagione 3 il personaggio di Rick è stato
costruito come in cerca di vendetta, in procinto di fare “qualcosa
di stupido” mentre cerca di trovare l’uomo, da quando è arrivato in
Thailandia, eppure il momento più violento del loro confronto è
Rick che spinge la sedia di Jim. Inoltre, Rick si sente sciocco per
aver spinto il vecchio. Tuttavia, Rick voleva almeno instillare un
po’ di paura in Jim, mentre si sentiva come se avesse agito contro
l’uomo che credeva gli avesse rovinato la vita. Semplicemente non
gli sembrava giusto ferire o uccidere significativamente
quell’uomo.
Quando Rick si riunisce con Frank di
Sam Rockwell sulla barca, spiega che aveva
immaginato quel momento in modo così diverso nella sua testa. Aveva
costruito questa immagine di Jim come questa figura intimidatoria,
spaventosa e violenta. Ma, quando finalmente si è trovato faccia a
faccia con lui, tutto ciò che Rick ha visto è stato un vecchio
fragile, apparentemente innocuo e confuso. Dato che Jim era lontano
dalla persona che aveva immaginato che fosse, Rick non riusciva a
raggiungere quel livello di oscurità che aveva messo in conto.
Inoltre, Rick non aveva mai deciso
ufficialmente di uccidere Jim quando arrivò a Bangkok nella
stressante
puntata 5 di The White Lotus. Non era davvero sicuro di cosa
avrebbe fatto quando si sarebbe confrontato con Jim, ma Rick sapeva
che non sarebbe mai stato in grado di andare avanti dopo la morte
di suo padre finché non avesse raccontato al suo assassino come gli
aveva rovinato la vita. Rick voleva una sorta di soddisfazione
dall’incontro con Jim, ma non era sicuro che ucciderlo sarebbe
stata la decisione giusta.
Dopo aver visto Jim e aver pensato
che non rappresentasse più una grande minaccia, Rick decide che
ucciderlo avrebbe solo peggiorato le cose. Tuttavia, Rick ha fatto
ciò per cui era venuto: affronta Jim, gli racconta come le sue
azioni gli avevano rovinato la vita e è stato in grado di
instillare un certo livello di paura nell’uomo durante la loro
interazione. Non è chiaro se questo confronto darà davvero a Rick
la soddisfazione di cui ha bisogno per andare avanti, ma almeno sa
che uccidere Jim non avrebbe risolto i suoi problemi.
Jim ha davvero ucciso il padre di
Rick in The White Lotus?
Jim non conferma di essere stato
l’assassino
Mentre Rick alla fine
affronta Jim, in realtà non ottiene una chiara conferma dal
personaggio di Scott Glenn di aver ucciso il padre di Rick. Rick ha
ricevuto questa informazione quando sua madre era in punto di
morte, ma non sembra che abbia avuto prove successive per
corroborare quella storia. Jim è, in effetti, un ricco uomo
d’affari che ha fatto affari immobiliari in Thailandia, ma sembrava
sinceramente non avere idea di cosa Rick stesse parlando con
l’omicidio di suo padre. Tuttavia, sembra aver riconosciuto il nome
di Gloria Hatchett.
Prima che Rick rivelasse che Jim
aveva ucciso suo padre, c’era una popolare teoria dei fan di
The White Lotus secondo cui Jim in realtà era
il padre di Rick. Considerando che il corpo del padre di Rick non è
mai stato trovato e Jim sembra ignaro di essere coinvolto in
quell’omicidio, è ancora possibile che Jim possa essere
inconsapevolmente il padre di Rick. Forse la madre di Rick è stata
respinta da Jim o è rimasta sconvolta dai cambiamenti nel suo
comportamento, quindi ha ritenuto che il suo vecchio “buon” sé
fosse morto.
C’è sempre la possibilità che Jim
fosse coinvolto e non riesca a ricordare, o stia solo fingendo di
essere ignaro dei suoi crimini. Considerando che Rick non ha mai
nemmeno menzionato il nome di suo padre, solo quello di sua madre,
Jim potrebbe non aver avuto abbastanza informazioni per assicurarsi
di quale crimine Rick stesse parlando.
Ci deve essere ancora molto altro
da raccontare sulla storia di Rick e Jim
Il finale ha ancora qualche domanda
a cui rispondere
Con solo un episodio rimasto, ci
sono ancora un sacco di questioni in sospeso per il finale
della terza stagione di The White Lotus da risolvere.
Mentre Rick torna al resort per riunirsi a Chelsea, la serie deve
ancora chiarire se Jim ha ucciso il padre di Rick o se si
vendicherà di Rick per averlo aggredito. Dal momento che Rick sta
tornando all’hotel di Jim e Sritala, saranno in vantaggio prima che
lui tenti di lasciare il resort per sempre. Se ci sarà un altro
scontro in serbo per il finale, potrebbe collegarsi alla sparatoria
anticipata della terza stagione di The White
Lotus.
Il 1976 è stato un anno fondamentale
per il cinema. Gli spettatori hanno potuto assistere a classici
istantanei come Rocky, Carrie – Lo sguardo di Satana e Tutti gli uomini
del presidente. Ma il film più sconvolgente e controverso di
quell’anno è indubbiamente Taxi Driver (qui
la recensione). Diretto da Martin Scorsese, questo cupo racconto di
alienazione, tentati omicidi e malattie mentali vinse la Palma
d’Oro a Cannes, ottenne diverse nomination agli Oscar ed è stato
ampiamente acclamato come uno dei migliori film di tutti i
tempi.
Ma se Taxi Driver è
un capolavoro del cinema, rilevante oggi come lo era quasi 50 anni
fa, il finale del film ha suscitato – e continua a suscitare – un
certo dibattito. Nei momenti finali del film, il protagonista
(interpretato da Robert
De Niro) entra in uno squallido hotel e dà vita ad una
terribile sparatoria. Quel che accade da qui in poi è ancora oggi
oggetto di discussione. Numerose teorie sono emerse nel corso dei
decenni riguardo al significato delle ultime scene del film, ideate
come volutamente ambigue da Scorsese per sottolineare la complessa
natura dell’inquietante protagonista.
Travis Bickle, l’uomo solitario di
Dio
Interpretato alla perfezione da
Robert De Niro, Travis Bickle
è uno dei personaggi più iconici del cinema. Indossa la giacca
verde dell’esercito, ha l’abitudine di fare domande retoriche e da
un certo punto in poi sfoggia un’intimidatoria cresta mohawk. Più
di tutto, però, colpisce la follia nei suoi occhi. Veterano della
guerra del Vietnam che vive nella New York degli anni ’70, Bickle
ha problemi a reinserirsi nella socità e a dormire la notte, così
trova lavoro come autista di taxi. Trascorre ore e ore all’interno
dell’auto, girando su e giù per le strade di Manhattan, osservando
i papponi, gli afroamericani, i pusher e le prostitute e sognando
una pioggia che li spazzi via tutti.
A parte alcuni colleghi tassisti,
Bickle è completamente isolato dal mondo. Il suo unico vero
compagno è il diario in cui condivide i suoi pensieri sempre più
deliranti. E Bickle ha molto da dire sul mondo: scrive della sua
solitudine, del suo disprezzo per l’umanità e ci rendiamo subito
conto che ha dei grossi problemi di salute mentale. Ogni giorno e
ogni notte, la sua presa sulla realtà diventa sempre più debole, la
sua rabbia continua a ribollire e a ribollire (come la pastiglia
effervescente che vediamo ad un certo punto), fino al momento in
cui dovrà esplodere.
Travis Bickle è quindi fortemente
antisociale. Sia che prenda pillole nel suo appartamento o che
guardi il mondo attraverso il parabrezza, è sempre solo. Non ha
legami con nessuno, almeno fino quando non incontra
Betsy (Cybill Shepherd), che per
Travis è pura e perfetta. Alla fine decide di chiederle di uscire,
così entra nel suo posto di lavoro – lei è consulente per la
campagna elettorale del senatore Charles Palantine
(Leonard Harris), un uomo che ha intenzione di
conquistare la Casa Bianca – e fa una solida prima impressione.
Betsy è colpita, trovando Travis misterioso e affascinante, ma
quando il tassista la porta fuori, capisce subito di aver fatto un
grosso errore.
Al loro primo appuntamento
ufficiale, Travis porta Betsy in un cinema a luci rosse, provocando
la fuga di lei, che se ne va dicendo a Travis che la loro breve
relazione è definitivamente finita. Naturalmente Travis non prende
bene la notizia. Si precipita nel suo ufficio, minaccia il suo
collega con alcune mosse di karate e urla che Betsy è “proprio
come gli altri”, la feccia della società che Travis odia
tanto. Sentendosi tradito e disprezzato, la rabbia di Travis inizia
a diventare ancora più incontenibile. E ora che è stato respinto,
il tassista inizia a percorrere un oscuro cammino di vendetta.
Il marito, il trafficante di armi e
il ladro
Dopo l’incidente con Betsy, Travis
incontra rapidamente tre persone che cambieranno la sua vita per
sempre. Il primo è un uomo inquieto, sboccato, con le sopracciglia
folte e un brutto carattere (interpretato dal regista Martin Scorsese in uno dei suoi cameo più
celebri). Sale sul retro del taxi di Travis e lo fa guidare fino a
uno squallido complesso di appartamenti dove può spiare sua moglie.
Si scopre che la donna ha una relazione e il marito, geloso, inizia
a farneticare su come la farà fuori con una 44 Magnum. Travis è già
alle prese con pensieri pericolosi, e imbattersi in questo
aspirante assassino non aiuta di certo.
Ispirato dal monologo misogino
dell’uomo, Travis si incontra con un trafficante d’armi di nome
Weasley (Steven Price) e non a
caso acquista una 44 Magnum. Naturalmente, quella pistola mostruosa
non è l’unica arma con cui Travis se ne va: acquista quattro armi
da fuoco ed è chiaro che sta progettando qualcosa di grosso e
sanguinoso. Ma parlare e camminare sono due cose molto diverse. E
sì, Travis è un veterano chiaramente segnato (sia fisicamente che
mentalmente), ma trovarsi faccia a faccia con il proprio bersaglio
e premere il grilletto è molto diverso dallo sparare a un soldato
nemico da lontano.
Travis può quindi avere la stoffa
per un omicidio a sangue freddo? Evidentemente sì e ne abbiamo una
prima prova quando Travis sta facendo la spesa in un minimarket. In
quel momento un ladro si avvicina alla cassa e chiede tutti i
soldi. Senza esitare, Travis estrae una pistola, la punta alla
testa del ladro e gli fa esplodere il cervello su tutto il bancone.
È il primo gesto di violenza che dimostra come Travis stia per
esplodere e che indubbiamente ci saranno altri omicidi.
L’importanza di Iris
Travis Bickle ha dei seri problemi
quando si tratta di donne e odia assolutamente le lavoratrici del
sesso che vede per strada. Tuttavia, la pensa diversamente su
Iris “Easy” Steensma (Jodie
Foster), una prostituta che continua a scorgere
durante i suoi giri notturni in città. In breve, decide dunque di
diventare il suo angelo custode. Ma cosa la rende diversa dalle
altre prostitute? Iris ha solo 12 anni e mezzo. Quando Irish si
presenta per la prima volta, salta sul retro del taxi di Travis e
lo implora di andarsene prima di essere trascinata via dal suo
protettore Matthew, alias Sport
(Harvey Keitel).
Dopo aver litigato con Betsy, Travis
cerca quindi Iris e la incoraggia a lasciarsi alle spalle la sua
vita notturna. Ma la giovane sostiene di essere stata strafatta la
sera in cui è salita sul suo taxi. Ma ora che è pulita, sembra che
sia confusa su ciò che vuole: una parte di lei vuole restare e una
parte vuole tornare dai suoi genitori. Verso la fine del film,
quindi, Travis riempie una busta di denaro per Iris, in modo che
possa fuggire dalla Grande Mela. Sfortunatamente, Sport la tiene in
pugno e non la lascerà andare tanto presto. Inutile dire che Travis
pensa che Sport sia un degenerato, ma i suoi motivi per aiutare
Iris non sono poi tanto equilibrati.
Se da un lato è preoccupato per il
suo benessere, dall’altro si vede come un giusto cavaliere bianco
incaricato di ripulire la città. E ogni volta che interagisce con
Iris, non fa altro che rafforzare la sua immagine di supereroe in
carne e ossa, un’idea che spingerà Travis su una strada intrisa di
sangue. L’incontro con Iris e la dimostrazione di come ciò che è
puro venga corrotto e trattenuto nella corruzione dalle
incarnazioni di una società depravata è quindi la goccia che fa
traboccare il vaso. Travis raccoglie le sue pistole, si attacca un
coltello allo stivale e si rade la testa. Sfoggiando un mohawk e la
sua giacca verde dell’esercito, Travis è ora pronto a ripulire il
mondo.
L’assassinio del senatore Palantine
Travis intende farsi notare
uccidendo il senatore Charles Palantine, il capo
di Betsy e l’uomo in corsa per la nomination presidenziale. Il
senatore sta tenendo un comizio nelle vicinanze e Travis intende
dargli un appoggio fatto di piombo. Sa che a sua volta non
sopravviverà a quell’attentato e gli va bene così. Ha scritto una
lettera d’addio ai suoi genitori, ha lasciato dei soldi a Iris e
ora se ne va in un tripudio di gloria mentre Betsy lo guarda,
seduta a pochi posti di distanza da Palantine. Scegliere il capo di
Betsy come bersaglio non è assolutamente una coincidenza.
Palantine è per lui l’incarnazione
dell’ipocrisia. Era convinto che quel politico potesse
effettivamente ripulire la città, ma si è infine reso conto che è
solo l’ennesimo prodotto della degerazione che in essa imperversa.
Tuttavia, mentre Travis si dirige verso il senatore, viene
individuato da un agente dei servizi segreti. Capendo che il piano
è saltato, Travis si dà alla fuga, lasciandosi alle spalle la
manifestazione. Tuttavia, non ha passato settimane a prepararsi
fisicamente e mentalmente e ad esercitarsi al poligono di tiro per
niente. Se non può uccidere un politico, troverà un’altra vittima.
Senza pensarci due volte, nella sua mente si materializza
l’immagine di Sport, il pappone che tiene prigioniera Iris.
Cosa succede durante la
sparatoria?
Giunto a destinazione, Travis
individua Sport e gli spara a bruciapelo. A quel punto sale nel
motel dove Iris e le altre ragazze del pappone svolgono la loro
attività e da vita ad una carneficina, uccidendo tutti gli uomini
presenti. Quando infine Sport, non ancora morto, spara a
sorpresa al collo di Travis, il vigilante seppur ferito svuota
un’intera pistola nel corpo del pappone. E quando il boss mafioso
di Sport spara un colpo alla spalla di Travis, il tassista estrae
una pistola nascosta e spedisce all’inferno anche lui.
Iris èassiste a tutto questo,
urlando e piangendo e implorando Travis di fermarsi. Con quasi
tutti morti, Travis si prepara ad uscire mettendosi una pistola
sotto il mento. Ma quando fa per sparare, si sente solo un clic.
Travis ha finito i proiettili. Il cruento scontro a fuoco termina
finalmente quando i poliziotti arrivano e trovano Travis, intriso
di sangue e sorridente. Il tassista si porta a quel punto le dita
alla testa e mima il suicidio, e a quel punto la telecamera si
sposta fuori dalla stanza, mostrandoci la carneficina che ha
compiuto.
Dopo la sparatoria, il film fa un
salto in avanti nel tempo e ci mostra l’appartamento di Travis. La
sua parete è ricoperta di ritagli di giornale con titoli che
recitano “autista di taxi combatte i gangster” e
“autista di taxi diventa eroe”. Mentre la telecamera
attraversa la stanza, sentiamo la voce fuori campo del padre di
Iris che legge una lettera a Travis e ringrazia l’uomo per aver
salvato sua figlia, che è ora tornata a casa. Travis è quindi
diventato un eroe, la gente lo vede come l’uomo che ha combattuto
la mafia e salvato una bambina. Nessuno sa che prima aveva tentato
di uccidere Palantine, cosa che lo avrebbe reso solo un pazzo
omicida.
Travis è vivo o morto nel finale di
Taxi Driver?
Arriviamo ora alla parte
controversa. Cosa succede nel finale? Dal momento in cui Travis
Bickle mima il suicidio con le sue dita insanguinate al momento in
cui scorrono i titoli di coda, le cose diventano incredibilmente
strane. Alcuni fan di Taxi Driver sospettano che
Travis muoia nella sparatoria finale con i gangster e che gli
ultimi minuti – quando Travis diventa un eroe, Iris rinuncia alla
vita di strada e Betsy ci riprova con lui – siano solo una sua
fantasia mentre muore. Alcuni teorizzano che l’inquadratura
dall’alto del corpo di Travis intriso di sangue suggerisca che il
tassista è morto, come se la sua anima fosse salita al di sopra del
mondo e noi avessimo una visione divina delle cose.
I sostenitori della teoria “Travis è
morto” ritengono infatti che gli ultimi momenti siano troppo
perfetti e che sia esattamente il tipo di finale che uno
psicopatico come Travis potrebbe sognare per se stesso. Ma sebbene
sia del tutto normale pensare che Travis Bickle muoia alla fine di
Taxi Driver, ci sono invece tre persone che non
sono affatto d’accordo con questa interpretazione: il regista
Martin Scorsese, l’attore Robert De Niro e lo sceneggiatore Paul
Schrader. Proprio quest’ultimo ha
ribadito la sua convinzione che Travis sia sopravvissuto alla
sparatoria, dicendo: “Molte persone hanno attribuito il
finale di Taxi Driver a una fantasia. Non ho problemi con quel
finale, ma non è quello che intendevo”.
La critica alla cultura
americana
Se Travis è sopravvissuto alla fine
di Taxi Driver ed è diventato davvero un eroe,
cosa significa per il film? In una traccia di commento, lo
sceneggiatore Paul Schrader ha
raccontato di essersi ispirato all’aspirante assassina Sara
Jane Moore, una donna che ha sparato a Gerald
Ford. Dopo il suo fallito tentativo di omicidio, il volto
della Moore finì sulla copertina di Newsweek e questo lasciò
Schrader perplesso. Perché la rivista la trattava come una star del
cinema? Confuso e frustrato, decise di inserire questo aspetto
nella sceneggiatura e di far sì che i media trasformassero Travis
Bickle in un eroe.
In breve, il finale di Taxi
Driver è un’accusa alla cultura americana che idolatra i
cattivi. Basti pensare a come in seguito al film Ted
Bundy – Fascino criminale, il serial killer Ted
Bundy sia balzato agli onori della cronaca perché in molti
lo definivano “sexy”, o ancora al caso di Luigi
Mangione, idolatrato per avver ucciso un imprenditore.
Schrader non ha quindi tutti i torti, e Taxi
Driver è quindi un grande atto d’accusa nei confronti
della cultura pop americana. Certo, se Travis avesse ucciso
Palantine, la gente lo avrebbe trattato in modo molto diverso, ma
dato che ha massacrato dei cattivi, allora viene indicato come un
buono.
Che si pensi che Travis viva o muoia
alla fine di Taxi Driver, entrambi i finali sono
quindi piuttosto tristi. O ha ucciso un mucchio di persone prima di
morire in un bordello, o ha ingannato la giustizia ed è stato reso
una leggenda da una cultura che venera la violenza. Ma è lecito
pensare che, se Travis Bickle è sopravvissuto a quella sparatoria,
potrebbe colpire ancora. Negli ultimi secondi del film, infatti,
dopo aver lasciato Betsy, Travis si allontana con il suo taxi,
accompagnato dalla colonna sonora jazz di Bernard
Herrmann. Ma è in quel momento che Travis inizia a
diventare molto nervoso. Lancia uno strano sguardo allo specchietto
retrovisore, proprio mentre la colonna sonora emette una nota acuta
e inquietante.
È un momento molto cupo e Scorese lo
ha inserito per un motivo. Come ha spiegato il regista, “ho
deciso di inserire qualcosa [nel finale] che mostrasse che il timer
di Travis inizia a ticchettare di nuovo, la bomba che sta per
esplodere di nuovo”. In altre parole, è meglio che Betsy e
chiunque altro gli stia alla larga. È meglio che tutti evitino
questo taxi. È meglio che la gente scappi quando vede arrivare il
tassista. Travis Bickle non è un eroe e non è guarito. Prima o poi
esploderà di nuovo e quando lo farà, probabilmente sarà ancora più
sanguinoso di prima, perfetta dimostrazione della società che lo
alimenta.
Più recentemente, Atwell ha doppiato
una versione alternativa di Peggy che ha ricevuto il siero dei
super soldati in What If…?.
L’attrice ha ripreso il ruolo di questa variante di Peggy, chiamata
Capitan Carter, in Doctor Strange nel multiverso della follia, dove il suo
personaggio faceva parte degli Illuminati. Purtroppo, il suo
personaggio ha avuto pochissimo tempo sullo schermo, poiché è stato
brutalmente ucciso dalla Strega Scarlatta interpretata da Elizabeth
Olsen.
In un’apparizione in Reign con Josh
Smith, Atwell ha spiegato perché questo cameo l’ha
irritata. L’attrice ha spiegato che l’esperienza delle riprese era
legata alla sua capacità “di difendersi con grazia”. Ha
detto che la sua apparizione in “Blinx – Un’amica esplosiva”
le ha fatto “rimanere male per il fatto chelei ha
quella battuta brillante, ‘Potrei farlo tutto il giorno’, poi viene
colpita a morte con il suo stesso scudo, e io penso, ‘è
così indebolita.’‘’
Atwell ha continuato: “Le è stato
semplicemente… strappato via. Ed è una specie di… momento
divertente”. Nonostante i suoi sentimenti negativi riguardo
alla scena, l’attrice ha aggiunto: “Non voglio mai pestare i
piedi a nessuno e rispetto davvero le capacità di tutti”. Ha
continuato dicendo che ha cercato di offrire suggerimenti sugli
aspetti tecnici delle riprese, ma è stata ignorata. Atwell ha
spiegato:
“Ricordo che, guardando
l’inquadratura, mi sono detta: ‘Oh, l’illuminazione è […] piuttosto
dura.’ […] Ricordo di essermi avvicinata a una persona molto
gentile che occupava una posizione molto alta, e non voglio fare
nomi, ma le ho detto: ‘Oh, pensa che forse potremmo…Posso
offrirti la possibilità di venire da quella parte e suggerire se
facessi quella linea lì?”, e mi sono limitata a proporre un’offerta
tecnica, cosa che adoro fare, perché molti registi dicono: ‘Oh,
fantastico, prova qualcosa’.
In questo caso particolare, lui
ha detto: ”Oh, certo, Hayley, dirò al nostro montatore premio Oscar
che hai alcune scelte che vorresti fare.E, sì, non
preoccuparti. Mi assicurerò che riceva un promemoria. E io ho
detto: “Beh, considerando che è un montatore vincitore di un Oscar,
saprà riconoscere una buona idea quando la vede, quindi sono sicura
che gli piacerà ascoltare quello che ho da dire per migliorare la
scena”. E il regista ha detto: “Oh, sto solo scherzando. Ti sto
solo prendendo in giro. Non preoccuparti”.
“Ho risposto: ‘Non puoi farmi
paura. Ho un jetpack’.”
Atwell ha dichiarato che
l’esperienza l’ha comunque aiutata “[ad essere]in grado
di trovare un modo [per andare], ‘Sarò un po’ più esplicita qui.
Dirò che ho un’idea. Penso che sia migliore di quella che hai avuto
tu. Con tutto il rispetto, se ti va bene.”
Cosa significano i commenti di
Hayley Atwell su Doctor Strange
Sebbene il cameo del Capitano Carter
in Doctor Strange nel
multiverso della follia sia stato breve, la scena non era
tanto intesa a mostrare gli Illuminati quanto a dimostrare fino a
che punto la Scarlet Witch era disposta a spingersi per riunirsi ai
suoi figli. Tuttavia, la frase a cui Atwell ha fatto
riferimento, “Posso farlo tutto il giorno”, è una citazione
iconica di Capitan America, il che rende il suo uso un po’
deludente proprio prima che Peggy venga uccisa. Per quanto
riguarda la sua storia sull’illuminazione sul set, la capacità di
Atwell di farsi valere fa eco a quella di Peggy.
Jack Black ammette di non essere sicuro del
suo ruolo in Jumanji 4. Black è stato uno degli
attori principali del franchise sin dalla sua prima apparizione nel
secondo film, Jumanji: Welcome to the Jungle (2017). Ha interpretato
il ruolo di Bethany Walker, al fianco di Dwayne Johnson (Spencer
Gilpin), Kevin Hart (Fridge), Karen Gillan (Martha Kaply) e Rhys
Darby (Nigel Billingsley). Ha ripreso il suo ruolo in Jumanji: The Next Level (2019) e dovrebbe partecipare al
prossimo Jumanji 4, la cui uscita è prevista
provvisoriamente per l’11 dicembre 2026.
In un’intervista con Deadline
Hollywood, tuttavia, Black ha parlato del suo ruolo nel
prossimo Jumanji quando gli è stato chiesto se tornerà per
un terzo film:
Jack Black: Beh, vedremo. Spero di
sì.
Deadline: Hai già girato?
Jack Black: No. No. Non ci credo. Ci crederò quando
arriverò sul set.
Deadline: Hai idea di quando potrebbe
essere?
Jack Black: No. In realtà, la mia sensazione è
sempre: “Ho già fatto il mio ultimo film. Sono abbastanza sicuro di
aver finito. Sono abbastanza sicuro di essere in pensione”. Ti farò
sapere se qualcuno mi tirerà fuori dalla pensione, ma è stato un
viaggio fantastico.
Pur avendo espresso il desiderio di
tornare, non è sicuro di partecipare al sequel e crede di
aver già finito il suo ultimo film. Spera di essere scritturato per
il prossimo Jumanji, perché è stato “un viaggio
fantastico”, ma non ne è del tutto sicuro e non ci crederà
finché non sarà sul set. Guarda la breve intervista a Black qui
sotto:
Cosa significa l’incertezza di
Jack Black per Jumanji 4
Jack Black nel film Jumanji
Il regista Jake Kasdan, che ha
diretto sia Welcome to the Jungle che The Next Level,
aveva precedentemente dichiarato che tutte le star principali
sarebbero tornatenel castdi Jumanji 4,
il che rende preoccupanti i commenti di Black. Non c’era mai stato
alcun indizio che le star avrebbero abbandonato il franchise,
soprattutto dopo il grande successo al botteghino. Nessuno dei due
sequel ha incassato meno di 800 milioni di dollari e l’alchimia tra
i membri del cast è fondamentale per questo successo. Dai
un’occhiata al grafico qui sotto, che mostra l’andamento al
botteghino dei film di Jumanji:
Anche se c’è stato un calo
considerevole con l’uscita del 2019, che ha guadagnato 161
milioni di dollari in meno rispetto alla ripresa originale di
Jumanji, non è stato abbastanza consistente da interrompere
completamente lo sviluppo del film successivo. La pandemia di
COVID-19 e gli altri impegni del cast hanno limitato la finestra di
riprese, con un ritardo di sette anni tra un film e l’altro.
Indipendentemente dal ritardo nella produzione, tuttavia, il resto
del cast ha insistito che alla fine arriverà. L’esitazione di Black
potrebbe essere la prova che l’ottimismo era fuori luogo, ma
potrebbe anche indicare la reticenza di Black riguardo al futuro
della sua carriera in generale.
Le prime reazioni a Un film
Minecraft (A Minecraft Movie) sono arrivate online e le
prime risposte suggeriscono che l’adattamento del videogioco, che
ha diviso l’opinione pubblica, potrebbe conquistare il pubblico con
il suo fascino insolito. Diretto da Jared Hess, il prossimo
lungometraggio tratto dall’amato videogioco di Mojang è incentrato
su quattro sconosciuti che vengono trasportati nello strano ma
fantastico Overworld e devono unire le forze con un veterano del
regno per sopravvivere e trovare la strada di casa. Un film
Minecraft (A Minecraft Movie) è interpretato da
Jack Black, Jason Momoa, Danielle Brooks, Emma Myers,
Sebastian Hansen e Jennifer Coolidge.
Dopo che i membri della stampa
hanno finalmente visto Un film Minecraft (A Minecraft
Movie), diverse persone stanno condividendo le loro prime
reazioni all’adattamento del videogioco. Dai un’occhiata ad
alcuni tweet qui sotto:
Ash
Crossan di ScreenRant ha elogiato positivamente il film,
apprezzandone la gioia anticonformista paragonabile al classico
cult di Hess Napoleon Dynamite.
Anche lo scrittore e YouTuber
John
Dotson è rimasto soddisfatto dal divertimento bizzarro e
“sfacciatamente stupido” del film, che sembrava in sintonia
con lo stile di Hess.
Chris
Killian di ComicBook.com non si è lasciato intimidire
dalla sua scarsa familiarità con i giochi Minecraft e ha
apprezzato le stravaganti buffonate del film.
Il critico Zach
Pope era certo che, indipendentemente da come sarà accolto al
cinema, A Minecraft Movie diventerà un film di culto.
Lo scrittore di intrattenimento
Chris
Gallardo ha elogiato il cast, scrivendo: “Jack Black e Jason
Momoa sono i mattatori della commedia e della sua storia in
stile Jumanji”.
Allo stesso modo, EJ Moreno
di Flickering Myth ha definito sia Momoa che Black i
migliori del cast, aggiungendo: “Colore shock, ma questa è una
grande raccomandazione”.
Anche Cris Parker
è rimasto soddisfatto delle prodezze visive e dell’umorismo, anche
se ha dichiarato che la sceneggiatura di A Minecraft Movie è
stata un po’ deludente.
Lo scrittore Jordan
Maison ha dichiarato che il film è stato una sorpresa
esilarante, affermando che il film “è uno dei più divertenti a
cui abbia assistito al cinema da un po’ di tempo”.
Tuttavia, Jasmine
Valentine di Dexerto è stata meno entusiasta del film,
affermando che Jennifer Coolidge è stata l’unica cosa che ha reso
divertente A Minecraft Movie.
Cosa significano le prime
reazioni al film di Minecraft per la sua uscita
Per coloro che hanno seguito il
ciclo promozionale di A Minecraft Movie, le reazioni
positive sono un po’ sorprendenti, dato che il film non ha
mancato di controversie. Il casting di Jack Black nel ruolo del
protagonista silenzioso del gioco, Steve, è stato alquanto
controverso tra gli appassionati, mentre il
primo trailer di Minecraft Movie ha lasciato il pubblico
diviso sul fatto che la grafica fedele al gioco fosse una
realizzazione affascinante o un incubo inquietante. Tuttavia, i
successivi sforzi di marketing hanno visto il pubblico ammorbidire
le proprie opinioni, anche se molti sono rimasti scettici.
Se queste prime reazioni si
traducessero in recensioni positive, tuttavia, Un film
Minecraft (A Minecraft Movie) potrebbe emergere
come un forte contendente nelle classifiche del botteghino del
2025. Le prevendite dei biglietti del film gli hanno fatto
guadagnare il titolo di film per ragazzi con il maggior incasso
dell’anno, mentre si prevede che il film guadagnerà almeno 60
milioni di dollari nel suo primo fine settimana. Se gli elogi
possono attirare la curiosità del pubblico familiare e di quello al
di fuori del suo target demografico, Un film Minecraft (A
Minecraft Movie) potrebbe avere il fascino diffuso
necessario per recuperare il suo budget stimato di 150 milioni di
dollari.
Biancaneve
è l’ultimo di una lunga serie di remake live action della Disney, e
la casa di Topolino dovrebbe tenere a mente alcune preoccupazioni
prima di tuffarsi nel prossimo. Negli ultimi due decenni, la Disney
ha dimostrato che i remake live action dei classici animati
originali hanno un grande potenziale. Film come Il
libro della giungla (1994) e Cenerentola
(2015) hanno ottenuto un punteggio di circa l’80% dai critici
di Rotten Tomatoes, il che è senza dubbio impressionante.
Purtroppo, Biancaneve e altri remake live-action hanno
ottenuto risultati molto peggiori.
Sebbene il remake live-action
Biancaneve della Disney avesse del potenziale, il film
sembra aver deluso i critici. Attualmente ha un punteggio
del 47% su Rotten Tomatoes, con alcune recensioni che
arrivano addirittura a definire Biancaneve inguardabile. Non
è la prima volta che un remake live-action è un flop. Nell’ultimo
decennio, Pinocchio (2022), Maleficent – Signora del
male (2019), Dumbo (2019) e altri non sono riusciti a
superare il 50% di voti positivi. La cosa è preoccupante,
soprattutto perché la Disney non ha rallentato i suoi piani di
adattare altri classici al live-action. Quindi, ci sono diverse
cose che l’azienda dovrebbe tenere a mente.
I remake live-action della
Disney hanno fatto troppo affidamento sulla CGI
Una delle lamentele più importanti
riguardo al remake di Biancaneve è che i
sette nani sono stati portati sullo schermo attraverso la CGI
piuttosto che con attori dal vivo. Sembra che la Disney sperasse di
mantenere l’aspetto animato di questi esseri magici, ma il
risultato è stato, in definitiva, inquietante. Questa stessa
lamentela è emersa per diversi remake live-action della Disney, in
particolare quelli che mescolavano attori reali con creature in
CGI.
Anche La
sirenetta (2023) ha avuto difficoltà in questo senso.
Anche se il film ha ottenuto un discreto punteggio del 67% da parte
dei critici di Rotten Tomatoes, le creature marine in CGI
non sembravano naturali accanto alle persone reali. La Disney deve
trovare un modo per eliminare quella sensazione di “valle
misteriosa” che i film ispirano. Oppure, potrebbe essere meglio
per la Casa di Topolino evitare del tutto i film che mescolano
esseri umani e animali in live-action.
I remake live-action della
Disney spesso modificano i temi degli originali
Un altro motivo per cui
Biancaneve ha faticato a fare colpo è che i temi del film
del 1937 sono stati modificati. Nel remake, Biancaneve non desidera
più il vero amore; il film si concentra invece sulla sua
aspirazione a essere all’altezza della regola del padre. È chiaro
che la Disney sta cercando di evitare i vecchi stereotipi che
spesso i vecchi film adottano, ma i remake eccessivamente
modernizzati si sono rivelati un problema.
È chiaro che la Disney sta
cercando di evitare i vecchi stereotipi che spesso i vecchi film
adottano, ma i remake eccessivamente modernizzati si sono rivelati
un problema.
Alcuni remake Disney sono riusciti
meglio di altri. L’eliminazione del grande desiderio di Biancaneve
in Biancaneve del 2025 è stata frustrante, ma il desiderio
di Jasmine di essere sultano in Aladdin
(2019) è stato gestito molto meglio. In quest’ultimo caso,
cambiare i desideri di Jasmine non ha modificato i temi generali
del film, quindi alla fine l’adattamento è sembrato organico.
Questa è una lezione che la Disney deve applicare ai suoi progetti
futuri.
I remake live-action della
Disney non hanno dato priorità al talento vocale nel
casting
Tra le scelte più preoccupanti
della Disney con i suoi remake live-action c’è il casting di attori
con un’esperienza vocale minima. La maggior parte di questi film
sono musical ed è terribilmente evidente quando le star scelte non
sono in grado di cantare le rispettive canzoni. Piuttosto che
scegliere cantanti, è stato utilizzato un ampio editing audio per
mantenere le star in tono. Nel caso di Biancaneve, Rachel
Zegler ha fatto un lavoro fenomenale nell’eseguire le sue varie
canzoni. Tuttavia, film come La bella e la bestia (2017) sono
stati criticati per aver scelto Emma Watson solo per modificare la
sua voce cantata oltre il punto di riconoscimento.
La Disney è riuscita a migliorare
notevolmente in questo senso, come dimostra il casting di attori
come Zegler o Halle Bailey in La
sirenetta. Tuttavia, in entrambi i film, alcuni degli
attori non sono stati all’altezza delle loro performance vocali.
Biancaneve è stato il primo ruolo musicale di Gal Gadot, il
che significa che la nuova canzone della Regina Cattiva non è stata
così spettacolare come avrebbe potuto essere. I film live-action
della Disney devono dare la priorità al talento vocale tanto quanto
i suoi progetti animati.
Le immagini di un remake
live-action devono giustificare il passaggio
dall’animazione
Uno dei vantaggi dell’animazione è
che tutto ciò che si può immaginare può essere portato sullo
schermo. Anche un film vecchio come Biancaneve e i sette
nani presenta immagini mozzafiato grazie alla meticolosa cura
dei dettagli in ogni cellula dell’animazione. Questo è un po’ più
complicato con il live-action, poiché i set devono essere costruiti
o si deve ricorrere alla CGI. C’erano diverse scene meravigliose in
Biancaneve, ma molte altre mancavano della fantasia
artistica delle versioni animate.
La Sirenetta è stata
criticata per un motivo simile. Il film d’animazione originale era
luminoso e colorato, ma la versione live-action è risultata
completamente piatta al confronto. Aladdin e La bella
e la bestia erano incantevoli, ma Mulan e Dumbo
erano grigi e poco interessanti. Anche se il live-action dovrebbe
essere più realistico, prendere un capolavoro colorato e
annacquarlo per creare un’imitazione noiosa non giustifica lo
sforzo necessario per adattarlo.
Alcuni remake live-action sono
troppo fedeli al film originale della Disney
Le modifiche significative alla
storia o ai temi di un film quando si adatta al live-action sono
spesso disapprovate, come dimostra Biancaneve. Tuttavia, la
Disney ha dimostrato che anche essere troppo fedeli all’originale è
un problema. Il remake live-action con le prestazioni più basse è
Pinocchio del 2022, che ha solo un 27% su Rotten
Tomatoes ed è stato criticato per non aver apportato nulla di
nuovo al film classico.
Senza nulla di nuovo aggiunto alla
storia, il Pinocchio live-action era piuttosto noioso da
guardare. Ci si è chiesti perché la Disney si sia presa il
disturbo, dato che questa nuova versione non ha aggiunto nulla
di valore che non fosse già stato raggiunto dal film
d’animazione del 1940. Anche Il re leone del 2019 ha
avuto difficoltà in questo senso. Il remake fotorealistico è stato
accolto meglio, con un punteggio del 51% su Rotten Tomatoes,
ma molte delle critiche riguardavano le somiglianze, a volte parola
per parola, ripresa per ripresa, tra l’originale e il remake.
Disney ha eliminato la
meraviglia infantile in alcuni remake live-action
I film d’animazione Disney sono
sempre stati rivolti principalmente ai bambini e i remake
live-action dovrebbero essere lo stesso. Questo è evidente in un
progetto come Biancaneve, che probabilmente piacerà al
pubblico giovane più che a quello più adulto. Tuttavia, un’altra
delle trappole comuni della Disney è rendere il remake
live-action troppo cupo, crudo e apertamente rivolto a un
pubblico adulto.
Un esempio è Mulan. Il
remake live-action ha eliminato personaggi colorati come Mushu e
Grillo, e le colorate sequenze d’azione sono diventate molto più
serie e noiose. Allo stesso modo, il remake di Dumbo ha
perso la classica stupidità del film d’animazione ed è diventato un
film standard di Tim Burton che lascerà molti bambini annoiati e
disinteressati. Anche in Biancaneve, i cambiamenti tematici
sono stati fatti per accontentare gli adulti, quindi questi punti
della trama non significano nulla in termini di meraviglia
infantile. È fondamentale che la Disney si ricordi che il pubblico
di riferimento deve rimanere lo stesso.
I sequel live-action della
Disney hanno faticato a funzionare
C’è una chiara tendenza nell’ultimo
decennio dei film live-action della Disney: i sequel non sono
all’altezza rispetto al remake live-action originale.
Maleficent ha ottenuto un discreto 54% su Rotten
Tomatoes, mentre Maleficent: Mistress of Evil è sceso al
39%. Alice in Wonderland ha ottenuto un punteggio del 51%,
mentre il suo sequel, Alice Through the Looking Glass, ha
ottenuto solo il 29% dei voti dei critici. Sembra che quando la
Disney ha realizzato un remake di successo, abbia dato per scontato
che un sequel nuovo di zecca avrebbe avuto lo stesso successo.
L’unico esempio di sequel di
successo di un remake live-action è Mufasa:
Il re leone del 2024, che ha ottenuto un punteggio del 57%
da parte della critica su Rotten Tomatoes (rispetto al 51%
ottenuto dal suo predecessore del 2019). La differenza qui è che il
film del 2024 è stato anche un prequel che ha fornito
retroattivamente più contesto a Il re leone. I ripetuti
fallimenti della Disney con i sequel live-action sono preoccupanti,
ma se la casa di Topolino riprende la tendenza, i progetti
futuri potrebbero essere un miglioramento. Naturalmente, questo non
aiuterà molto Biancaneve, ma forse imparare dal
passato può far sì che questi tanti film deludenti valgano la
pena.
Daredevil di Netflix ha dato il tono a quell’angolo dell’universo
cinematografico Marvel, rendendo inevitabili i
paragoni con la serie sequel Daredevil:
Rinascita (Daredevil: Born Again).
Ciononostante, lo showrunner di Daredevil Steven DeKnight si
è affrettato a difendere la serie precedente quando un fan ha
criticato le sue acrobazie. Entrambe le serie hanno come
protagonisti Charlie Cox nei panni di Matt
Murdock/Daredevil e Vincent D’Onofrio nei panni di Wilson
Fisk/Kingpin, e presentano anche scene di combattimento elaborate e
violente. Questa tendenza è iniziata con l’ormai famigerata
sequenza in cui Matt elimina un gruppo di scagnozzi che hanno
rapito un bambino. È stata altrettanto brutale e memorabile.
Da allora, ogni stagione successiva
di Daredevil ha dato una nuova interpretazione al concetto,
così come Daredevil: Rinascita
(Daredevil: Born Again). Tuttavia, il revival, avendo
un budget più elevato e maggiori risorse tecniche, ha incorporato
acrobazie più complesse, amplificate dalla computer grafica.
Alcuni membri del pubblico hanno
espresso il loro entusiasmo per questi cambiamenti, che rendono le
abilità di Daredevil più simili a quelle dei fumetti. Uno di questi
fan, @theogdaredevil, ha
twittato: “È pazzesco come Daredevil abbia iniziato a
diventare più agile e acrobatico/a muoversi più come il Daredevil
dei fumetti da quando è entrato nel [MCU]. ([Per favore non] distorcere
le mie parole. [So] che [è] canonico nel [MCU], ma [sai] esattamente cosa
[intendo] quando [dico] [MCU].) ” Hanno anche incluso
una raccolta di scene di combattimento per illustrare il loro punto
di vista.
Questo ha attirato l’attenzione di
DeKnight, che ha
spiegato che la differenza era “puramente una questione
finanziaria”. Ha poi aggiunto: “Nella serie Netflix non
avevamo i soldi per farlo. Se li avessimo avuti, l’avremmo
fatto”.
Cosa significano i commenti di
Steven DeKnight su Daredevil
Per capire le differenze nel modo
in cui vengono rappresentate le abilità di Matt, è importante
notare i rispettivi budget delle serie. Secondo
Comic Book Resources, Daredevil ha avuto un budget di 56
milioni di dollari per una sola stagione, mentre Daredevil: Born
Again ha un budget di circa 200 milioni di dollari. Per
scomporlo ulteriormente, i 13 episodi di Daredevil
costerebbero 4,3 milioni di dollari ciascuno, mentre i 9 di
Daredevil: Born Again costerebbero circa 22,2 milioni di
dollari.
Tenendo presente questa disparità,
è logico che Daredevil: Born Again abbia avuto più risorse
per produrre le scene di combattimento. Di conseguenza, ci saranno
sicuramente alcune differenze tra le serie. Principalmente,
Daredevil ha più acrobazie viscerali, mentre quelle di
Daredevil: Born Again sono più fluide. Stilisticamente,
quest’ultima tenta di ricreare ciò che il suo predecessore ha fatto
con risultati variabili.
The White Lotus, stagione 3, episodio
7, si conclude con molti punti della trama che si uniscono,
promettendo un finale spettacolare per lo show. Fino a questo
punto, The White Lotus, stagione 3, il cast ha esplorato
lentamente temi più profondi tra di loro. Come lo show ha fatto
dalla fine di The White Lotus, stagione 1, elementi controversi,
segreti oscuri e stati mentali in spirale sono stati messi in primo
piano mentre i personaggi vivono una vacanza che cambia la vita nel
cuore della Thailandia.
Per quanto riguarda l’episodio 7
della terza stagione, la serie ha continuato a mettere in evidenza
questi elementi, sollevando la questione di quale vacanza della
terza stagione di The White
Lotus sia la peggiore. Mentre la serie volge al
termine, la trama di Timothy si fa sempre più cupa, Rick cerca
vendetta contro un uomo che gli ha fatto un torto, i fratelli
Ratliff esplorano cambiamenti contorti, un viaggio tra ragazze
promette di esplodere, Gaitok fa alcune scoperte sorprendenti e
Belinda fa i conti con The White Lotus’ il ritorno di
Greg. Tutto questo viene esplorato nell’episodio 7 della terza
stagione di The White Lotus, che prepara lo show per un
finale eccellente.
Perché le visioni di Timothy
ora includono l’uccisione di Saxon
Nella scena finale della terza
stagione di The White Lotus, episodio 7, Timothy ha un’altra
visione di morte. I crimini di Timothy nella terza stagione di
White Lotus lo hanno portato a percorrere un sentiero oscuro
nelle ultime settimane, sia per il suo tentato suicidio che per le
visioni che ha ricevuto da allora, che lo vedono uccidere sua
moglie prima di spararsi. Nella terza stagione di The White
Lotus, episodio 7, l’immaginazione di Timothy aggiunge un’altra
vittima al mix, sotto forma del figlio maggiore, Saxon.
La visione nella terza stagione di
The White Lotus, episodio 7, vede Timothy uccidere Victoria
nel sonno, sparare a Saxon in testa e poi fare lo stesso a se
stesso. Dopo questa visione, Timothy cerca la pistola che pensa sia
nascosta nel suo appartamento, non sapendo che Gaitok l’ha ripresa
nell’episodio precedente. Il motivo per cui Timothy ora immagina
di uccidere anche Saxon deriva da un ragionamento simile a quello
per cui la morte di Victoria è entrata nei suoi pensieri: una
forma distorta di pietà.
Timothy vede l’uccisione di
Saxon come una forma di pietà, poiché gli risparmia di vivere una
vita da “nulla”…
Timothy immaginava di uccidere
Victoria perché lei aveva dichiarato che non avrebbe potuto vivere
una vita scomoda se la loro famiglia avesse perso la sua ricchezza,
il che significa che ucciderla significa risparmiarle un esito
apparentemente inevitabile dopo che i crimini di Timothy saranno
stati rivelati. Nella terza stagione di The White Lotus,
episodio 7, Saxon dice qualcosa di simile. Dice a suo padre che non
è assolutamente niente senza il loro lavoro comune, poiché non ha
hobby o interessi o una vita al di là di questo. Pertanto, anche
per Timothy uccidere Saxon è una forma di pietà, poiché gli
risparmia di vivere una vita da “nulla” una volta che il suo lavoro
crollerà.
Rick affronta Jim e trova la
pace, ma durerà?
Per quanto riguarda Rick, la terza
stagione di The White Lotus, episodio 7, si conclude con lui
sorridente ora che ha affrontato Jim Hollinger, l’uomo che ha
ucciso suo padre, creando un finale potenzialmente felice per lui e
Chelsea nel finale dello show. Rick si è reso conto che Jim era un
uomo triste, fragile e anziano e questo lo ha confortato,
apparentemente cambiando la sua mentalità in una più felice ora che
il peso che ha portato per tutta la vita è stato sollevato.
Tuttavia, questo è The White Lotus, il che significa che la
sua felicità potrebbe non durare.
The White Lotus stagione 3,
episodio 7, in qualche modo prepara il terreno. Per prima cosa, la
The White Lotus stagione 3, la vittima deve ancora essere
confermata. Se questa vittima è Rick dopo che ha finalmente trovato
la felicità, sarebbe un modo davvero tragico per concludere la sua
storia. Oltre a questo, nell’episodio 7 della terza stagione di
The White Lotus, Chelsea e Saxon sono stati mostrati sempre
più vicini, facendo presagire problemi di coppia all’orizzonte nel
finale dello show.
Gaitok sa chi ha derubato il
White Lotus prima del finale
Un’altra anticipazione del finale
della terza stagione di The White Lotus, trovata
nell’episodio 7, è stata Gaitok che scopre che sono stati Valentin
e i suoi amici a derubare l’hotel all’inizio della stagione. Gaitok
riconosce il trio durante un combattimento di Muay Thai, mentre
Laurie nota anche la refurtiva in una delle loro case. Questo
indica che la sottotrama della rapina tornerà nella terza
stagione di The White Lotus, episodio 8, con Gaitok
potenzialmente costretto a superare il suo desiderio di non voler
combattere.
Il gruppo di amiche sta cadendo
a pezzi
Prima che Laurie andasse
all’incontro di Muay Thai, lei, Jaclyn e Kate avevano litigato. La
situazione era in fase di preparazione da quando Jaclyn era andata
a letto con Valentin nella terza stagione di The White
Lotus, e anche prima, in base al modo in cui si trattavano a
vicenda. Fino ad ora, le ragazze si erano prese in giro in modo più
sottile, ma la terza stagione di The White Lotus, episodio
7, ha iniziato a cambiare le cose.
Laurie potrebbe anche dover fare i
conti con l’insistenza di Lyosha che vuole che lei gli mandi dei
soldi, per non parlare delle conseguenze se la sua ragazza li
trovasse insieme o degli oggetti rubati dall’hotel che lei ha
trovato.
Jaclyn continua a difendersi dal
fatto di essere andata a letto con Valentin, mentre Kate e la sua
banda si alleano contro Laurie per essere così arrabbiata per il
principio. Laurie poi dà della falsa a Kate e dice a Jaclyn che è
vanitosa ed egoista, dopo che entrambe le hanno lanciato insulti.
Questo dà il via a una grande lite nel finale della terza stagione
di The White Lotus, che si è andata costruendo fin dalla
loro primissima interazione nella prima puntata.
I fratelli Ratliff stanno
subendo molti cambiamenti
Anche The White Lotus
stagione 3, episodio 7 ha mostrato sviluppi per i fratelli Ratliff,
che saranno senza dubbio esplorati ulteriormente nel finale dello
show. Piper e Lochlan sono stati mostrati mentre trascorrevano del
tempo nel monastero vicino all’hotel titolare, con quest’ultimo che
desiderava rimanere lì per non dover cedere ai suoi “impulsi più
oscuri”, derivanti dalla trama incestuosa dei sei episodi
precedenti. Piper non sembra essere particolarmente entusiasta
del fatto che Lochlan voglia stare con lei, lasciando intendere una
sorta di confronto nel finale della terza stagione di The
White Lotus.
Saxon, nel frattempo, sta
potenzialmente realizzando che deve essere una persona migliore. La
chiamata di Chelsea a Saxon, che lo ha definito senz’anima la
scorsa settimana, sembra averlo spinto verso un cambiamento, con il
personaggio che questa settimana abbraccia la spiritualità per
dimostrare di essere una persona migliore di quanto non sembri.
Resta da vedere come andrà a finire, ma il finale della terza
stagione di The White Lotus affronterà senza dubbio i vari
cambiamenti che i fratelli Ratliff stanno vivendo nel finale
dell’episodio 7 della terza stagione.
Belinda è nel mirino di
Greg
L’ultimo punto della trama
dell’episodio 7 della terza stagione di The White Lotus, che
prepara il finale della serie, riguarda Belinda e Greg.
Quest’ultimo cerca di comprare la prima, dicendole che le darebbe
100.000 dollari per aprire la spa che Tanya le ha sempre promesso.
Belinda chiede a Greg se può dormirci sopra, dato che è una
decisione così importante, ma indica a suo figlio Zion che non può
ignorare i crimini che Greg sembra aver commesso.
Questo potrebbe significare che
Belinda si sta mettendo in pericolo nel finale della terza stagione
di The White Lotus. Se Belinda non accetta i soldi di Greg,
lui potrebbe prendere misure drastiche per farla tacere. Questo
potrebbe far sì che Belinda sia la vittima della terza stagione di
The White Lotus, potenzialmente per mano di Greg. Anche se
può sembrare troppo ovvio, è certamente una possibilità. Detto
questo, il finale dell’episodio 7 della terza stagione di The
White Lotus preannuncia conclusioni esplosive per tutte le
principali trame, preparando un finale col botto che ha molto da
offrire.
CBS
ha recentemente pubblicato il teaser promozionale di
Sheriff Country, il nuovo spin-off della popolare
serie “Fire
Country“.Questo
annuncio ha suscitato grande entusiasmo tra i fan, desiderosi di
esplorare nuove storie ambientate nell’universo di “Fire
Country“.
Sheriff
Country segue le vicende di Mickey Fox, interpretata
da Morena Baccarin, una sceriffa determinata che
opera nella cittadina di Edgewater, California.Mickey è
la sorellastra di Sharon Leone, division chief dei Cal Fire, e zia
di Bode Leone, protagonista di “Fire Country”.Questi
legami familiari promettono di intrecciare le trame delle due
serie, offrendo agli spettatori una narrazione ricca e
interconnessa.
Il teaser,
sebbene breve, offre uno sguardo intenso sul personaggio di Mickey
Fox, evidenziando la sua determinazione e il suo impegno nel
mantenere l’ordine nella comunità di Edgewater.La clip
mostra Mickey mentre affronta situazioni di tensione e pericolo,
sottolineando il tono drammatico e avvincente della serie.La
performance di Morena Baccarin nel ruolo di Mickey è già stata
elogiata dai fan, che attendono con impazienza di vedere come il
personaggio si svilupperà nel corso della serie.
Il debutto
di “Sheriff Country” è previsto per l’autunno del 2025.Nel
frattempo, i fan potranno rivedere Mickey Fox in un episodio di
“Fire Country” intitolato “Dirty Money”, in onda il 4 aprile
2025.In questo
episodio, Mickey e suo nipote Bode indagano sull’omicidio del padre
di lei, Wes Fox, scoprendo legami con attività illecite.
Con
l’uscita di “Sheriff Country”, CBS amplia l’universo narrativo di
“Fire Country”, offrendo agli spettatori nuove prospettive e
approfondimenti sui personaggi già amati.L’attesa è
alta, e il teaser ha sicuramente aumentato l’entusiasmo per questa
nuova avventura televisiva.
Per avere un’anteprima
di “Sheriff Country”, puoi guardare il teaser ufficiale qui
sotto:
Il penultimo episodio della seconda
stagione di 1923 ha
avuto un gran numero di sviluppi clamorosi e morti di personaggi
incredibilmente importanti, e vale sicuramente la pena
approfondirli. La sesta puntata della seconda stagione di
“1923” ha scosso l’intero cast di “1923” e ha
ridotto significativamente il numero di personaggi da ricordare
prima del finale di stagione. Anche prima che nel 1923 inizi
la guerra per il parco nazionale di Yellowstone,
diversi personaggi incontrano la loro prematura scomparsa, tra cui
un membro importante dell’albero
genealogico della famiglia Dutton. È stato un vortice di morte
e violenza, e il finale dell’episodio potrebbe aver bisogno di una
spiegazione.
Dopo aver rimandato diversi
conflitti per la maggior parte della stagione, nell’episodio 6
della seconda stagione del 1923 alcuni personaggi si sono
finalmente confrontati in modo spettacolare (e sanguinoso). Padre
Renaud (Sebastian Roché) e Teonna Rainwater (Aminah Nieves) hanno
finalmente regolato i conti, ad esempio, mentre Jack Dutton (Darren
Mann) ha avuto una fine scioccante. La strada per il Montana ha
riservato un’altra tragedia ad Alexandra (Julia Schlaepfer), e
tutti attendono con ansia il ritorno di Spencer (Brandon Sklenar).
Sono successe molte cose prima del finale della seconda stagione di
1923.
Il maresciallo Kent uccide Pete
Plenty Clouds e il padre Renaud uccide Kent
Il finale mozzafiato della seconda
stagione di 1923, episodio 5, è stato risolto molto
rapidamente questa settimana. Nell’episodio precedente, Pete Plenty
Clouds (Jeremy Gauna) e il maresciallo Kent (Jamie McShane) hanno
avuto una sparatoria, ma 1923 è passato al nero quando i
proiettili hanno iniziato a volare. Come sospettato, Pete Plenty
Clouds è morto per mano di Marshal Kent nella stagione 2,
episodio 6, del 1923. Kent disse a padre Renaud che
sapeva che Pete era un uomo Crow e che lo aveva ucciso “perché
scappava”. Teonna Rainwater e Runs His Horse (Michael Spears)
alla fine trovarono il corpo di Pete.
La parte più sorprendente della
sparatoria, tuttavia, è stata ciò che è successo dopo. Padre Renaud
e Kent si sono allontanati da allora, da quando Kent ha calpestato
un ragazzo Comanche con il suo cavallo, e quella lite è finalmente
arrivata al culmine. Renaud disse a Kent che stava percorrendo
la “via della perdizione” e dopo che Kent aveva insultato il
prete, Renaud gli sparò uccidendolo. Nel contorto senso della
moralità e della fede di Renaud, probabilmente pensò che liberare
la Terra da un assassino bigotto come il maresciallo Kent
giustificasse l’uccisione. Dopo averlo giustiziato, disse persino a
Kent di “urlare con il diavolo”.
Whitfield svelato. Sta
addestrando Lindy a manipolare i politici dopo aver preso il
Yellowstone.
Donald Whitfield (Timothy Dalton)
ha addestrato Lindy (Madison Elise Rogers) al sadismo sessuale per
tutta la stagione, e la stagione 2 del 1923 ha finalmente
spiegato di cosa si trattava. In una continuazione della
controversa trama di Whitfield, Lindy ha assunto una nuova
prostituta, Mabel (Virginia Gardner), e ha iniziato ad abusare
anche di lei. Questa volta, tuttavia, Whitfield ha spiegato a
Banner Creighton (Jerome Flynn) che stava addestrando Lindy per
iniziare relazioni con i politici e usare il sesso per
manipolarli. Per tutto questo tempo, Whitfield ha cercato solo
di promuovere i propri obiettivi commerciali, e Christy (Cailyn
Rice) è stata torturata a morte per questo.
Sembra che Whitfield non si
accontenti di possedere il ranch di Yellowstone e trasformarlo in una stazione
sciistica: le sue ambizioni sono molto più alte. Whitfield sta
probabilmente addestrando Lindy perché vuole avere l’intero stato
del Montana in tasca, e Yellowstone è solo la prima parte di un
piano a lungo termine. A questo punto, l’unica cosa che si
frappone tra Whitfield e il raggiungimento di questo obiettivo è
Spencer Dutton.
Clyde uccise Jack Dutton dopo
che si recò alla stazione da solo Nel 1923
Un’altra morte massiccia e
piuttosto inaspettata avvenne più tardi nella stagione 2, episodio
6, del 1923. Jacob (Harrison Ford) aveva detto a Jack Dutton
di rimanere al rifugio e di sorvegliare le donne, ma il giovane
testardo non volle ascoltarlo.
Decise di andare alla stazione da
solo per raggiungere Jacob e aiutarlo a difendere Spencer, ma lungo
la strada si imbatté in Clyde (Brian Konowal) e Alec (Colt Brown).
Una volta tirato fuori Jack dal bosco, Clyde lo uccise e nascose
il corpo. Come aveva detto Clyde, stava solo prendendo un
“vantaggio iniziale” sull’uccisione dei Dutton.
Ci sono alcune cose importanti da
ricordare sulla prematura morte di Jack nel 1923. Clyde era
stato assunto come funzionario della Livestock Association, motivo
per cui Jack si fidava abbastanza di lui da fargli riporre la
pistola. Quello che Jack non sapeva, tuttavia, era che Clyde
lavorava per Banner Creighton e Donald Whitfield fin dalla prima
stagione del 1923. Fu proprio lui a denunciare Zane (Brian
Geraghty) e Alice Davis (Joy Osmanski) alle autorità e a farli
arrestare. Inoltre, Jack è sempre stato un uomo testardo e
impulsivo, e alla fine questi difetti lo hanno tradito.
Padre Renaud ha sparato a Runs
His Horse e Teonna ha accoltellato Renaud
Anche se padre Renaud ha ucciso lo
sceriffo Kent, non aveva ancora finito di dare la caccia a Teonna e
Runs His Horse. Dopo aver trovato i corpi di Pete e Kent, Runs His
Horse pensò che lui e Teonna fossero al sicuro dal pericolo e alla
fine decise di accendere un fuoco nella notte. Sfortunatamente,
quella decisione portò Renaud dritto da loro e li tese
un’imboscata mentre dormivano, uccidendo Runs His Horse. Con
suo padre morto, Renaud aveva tutto il tempo del mondo per
costringere Teonna a pentirsi dei suoi peccati e cercare la
salvezza prima di sparare anche a lei.
In un raro colpo di fortuna per
Teonna, tuttavia, Renaud si dimenticò di ricaricare il revolver e
la pistola fece clic vuota quando cercò di giustiziarla. Cogliendo
l’occasione, Teonna afferrò una manciata di carboni ardenti e li
colpì Renaud in faccia, bruciandolo gravemente e stordendolo. Poi,
Teonna tirò fuori il coltello e lo pugnalò più volte prima di
sparargli e ucciderlo. Teonna è finalmente libera dagli uomini
che la davano la caccia, ma non ha più Pete né Runs His Horse.
Teonna ha già detto che non ha più nulla per cui vivere, quindi
potrebbe non essere ancora completamente al sicuro.
Hillary e Paul muoiono
congelati mentre guidano verso il Montana nel 1923 Stagione 2,
Episodio 6
Le ultime morti importanti nella
seconda stagione, episodio 6, del 1923 hanno anche l’effetto
più immediato sul finale dello show. Alexandra stava guidando dal
Wisconsin al Montana con Paul (Augustus Prew) e Hillary (Janet
Montgomery), la coppia britannica che l’aveva salvata dall’arresto
sul treno. Durante il viaggio, però, l’auto rimase senza benzina
da qualche parte tra il Wyoming e il Montana, e sia Paul che
Hillary morirono congelati. Alexandra è sopravvissuta solo
perché aveva una coperta in più e perché non aveva bevuto come
Hillary e Paul, poiché il consumo di alcol abbassa la temperatura
corporea interna.
La strada da Sheridan,
Wyoming a Billings, Montana, passa attraverso la riserva dei Crow,
il che significa che Teonna Rainwater potrebbe salvare Alexandra
Dutton in un destino particolarmente toccante per concludere il
1923.
Uno dei motivi principali per cui
Paul e Hillary morirono assiderati, nonostante fossero in un’auto
in funzione, è che la maggior parte delle auto non aveva il
riscaldamento interno di serie fino agli anni ’60, e all’interno
faceva praticamente freddo come fuori. Ciò che non è così facile
da spiegare è perché hanno continuato a guidare anche dopo che
l’addetto alla stazione di servizio ha detto ad Alex che non
c’erano stazioni di servizio fino a Billings. È possibile che
Paul abbia semplicemente sopravvalutato l’autonomia della sua auto
o abbia insistito per guidare fino in fondo, ma è comunque strano
che Alexandra non abbia voluto prendere il treno per Bozeman.
Alexandra potrebbe essere
sopravvissuta, ma è ancora in una posizione molto precaria
all’inizio del finale della seconda stagione del 1923. Non è
ancora morta, ma Alexandra sta ancora congelando ed è bloccata nel
bel mezzo di una landa desolata invernale. L’unica speranza di
sopravvivenza di Alexandra è che qualcuno la trovi e la porti al
caldo, il che sarebbe un altro brillante colpo di fortuna.
Tuttavia, la strada che va da Sheridan, nel Wyoming, a Billings,
nel Montana, passa attraverso la riserva dei Crow, il che significa
che Teonna Rainwater potrebbe salvare Alexandra Dutton in un
destino particolarmente toccante per concludere l‘anno
1923.
Si è spento all’età di 87 anni
Orio Caldironsaggista, critico, storico
del cinema.
Titolare di cattedra alla Sapienza,
Caldiron ha guidato il Centro
Sperimentale dal 1996 al 1997 come
Presidente ed è stato direttore
di “Bianco e Nero”.
Numerosi i suoi lavori, sia in
qualità di autore che di curatore tra cui l’antologia della
rivista Cinema in Il lungo viaggio del
cinema italiano (1965), Cinema. 1936-1943: prima
del neorealismo (2002), Il principe
Totò (2002), Pietro Germi, la frontiera e la
legge (2004), Le fortune del
melodramma (2004), Uomo, vieni fuori! Soggetti
per il cinema editi e inediti di Cesare
Zavattini (2006), Giuseppe Rotunno. La verità
della luce (2007).
In particolare, la Redazione di
Cinefilos.it deve al professor Orio
Caldiron parte della sua passione e spinta iniziale per
aver intrapreso la strada che ancora oggi percorriamo.
Il ricordo personale del professor
Caldiron è ormai lontano, ma non per questo meno vivo, riecheggia
nei corridoi della Sapienza, dove lui raccontava con
passione di Luchino e Vittorio, di Anna e di Sophia, con il sorriso
di chi era stato testimone diretto del grande cinema italiano
mentre si faceva.
“Togli Vittorio, lascia solo
Orio… è un vezzo personale”. Arrivederci, Professore.
Quello del
thriller è da sempre uno dei generi più popolari e amati del
cinema. Film appartenenti a questo si sono visti declinati in tutti
i modi possibili, pur mantenendo sempre le stesse caratteristiche
di base. Ci sono poi opere che traggono ispirazione da eventi
realmente accaduti, e tra questi si colloca Formula per un
delitto, diretto nel 2002 da Barbet
Schroeder, regista candidato all’Oscar per il
film Il mistero Von Bulow. Con questo suo film, uno
degli ultimi da lui diretti, si è così confrontato con la storia
scritta da Tony Gayton, incentrata su di un
omicidio apparentemente perfetto ma che, come ogni delitto,
presenta in sé anche le cause del proprio
smascheramento.
Si
esplorano dunque nel film le oscure profondità della mente umana
attraverso la storia di due studenti liceali, Richard
Haywood (interpretato da Ryan Gosling) e Justin
Pendleton (Michael Pitt), che tentano di
commettere il delitto perfetto.La
detective Cassie Mayweather (Sandra
Bullock) e il suo collega Sam Kennedy
(Ben Chaplin) vengono quindi incaricati di
risolvere l’omicidio di una giovane donna trovata in un bosco della
California.Cassie,
dotata di un istinto acuto e di una determinazione incrollabile,
sospetta che dietro l’apparente casualità del crimine si nasconda
un piano ben orchestrato.
La spiegazione del finale di
Formula per un delitto
Nel corso
delle indagini, Cassie scopre che Richard e Justin, annoiati dalla
loro vita privilegiata, hanno deciso di mettere alla prova la loro
intelligenza pianificando e realizzando un omicidio senza movente
apparente, scegliendo una vittima a caso e cercando di far ricadere
la colpa su un innocente.I due
giovani, convinti della loro superiorità intellettuale, credono di
poter sfuggire alla giustizia grazie a un piano meticolosamente
studiato. Il climax
del film si sviluppa dunque quando Cassie, nonostante venga
temporaneamente rimossa dal caso, continua le sue indagini e
raccoglie prove che collegano Richard e Justin
all’omicidio.
Ad
incastrare i due giovani, in particolare, vi è il ritrovamento di
macchie di vomito sul luogo del delitto. L’analisi di esso rivela
inizialmente uova di pesce parzialmente digerite. Inizia così una
ricerca sui ristoranti contenenti caviale nel menù, che sembra non
portare a nulla fino a quando un gestore menziona che Justin una
sera è venuto a ordinare il caviale e se n’è andato entro le 21.00.
L’attenzione di Cassie si rivolge quindi sul ragazzo e sospetta un
legame tra lui e l’amico Richard. In seguito, nel vomito vengono
ritrovate anche tracce di sangue che combaciano con il DNA di
Justin, portando Cassie a convincersi del coinvolgimento dei
due.
Mentre la
tensione aumenta, i due ragazzi, sentendosi braccati, si rifugiano
in una vecchia casa abbandonata.Qui,
Richard propone a Justin di inscenare un doppio suicidio per
sfuggire alle conseguenze delle loro azioni.Tuttavia,
Justin si rende conto che Richard non ha intenzione di suicidarsi
realmente, poiché la sua pistola è scarica.Questo
porta a una violenta colluttazione tra i due, durante la quale
Richard ferisce accidentalmente l’amico. In questo
frangente, Cassie arriva sul luogo e affronta Richard.Ne segue
una lotta intensa che culmina quando Cassie riesce a spingere
Richard oltre il balcone, causandone la morte.Dopo
l’incidente, Justin, ferito ma vivo, aiuta Cassie a risalire dal
pericolante balcone.
Cassie,
inizialmente incline a credere che Justin fosse stato manipolato da
Richard, nota che l’anello indossato da Justin corrisponde ai segni
di strangolamento trovati sul corpo della vittima. La
detective fa a quel punto finta che Sam le stia dando informazioni
su una registrazione video dell’omicidio. Ricorre a questo trucco
perché vede il buco da cui è stato fatto il video di Richard e Lisa
e utilizza questa informazione per inventare una storia “falsa”
sull’esistenza di una registrazione video dell’omicidio.
Messo alle
strette, il ragazzo confessa di aver ucciso la donna come prova di
lealtà verso Richard.
Ryan Gosling e Michael Pitt in Formula per un delitto 2002 Castle
Rock Entertainment. All Rights Reserved.
Il film si
conclude dunque con Cassie che trova il coraggio di testimoniare
contro il suo ex marito violento durante un’udienza per la libertà
vigilata, suggerendo che la risoluzione del caso l’ha aiutata ad
affrontare anche i propri demoni personali. In fin dei
conti, in precedenza nel film Cassie aveva rivelato al collega Sam
che, sebbene sia diventata poliziotta per dimostrare a se stessa di
non essere una vittima, era terrorizzata dalla prospettiva di
rivedere Carl. Risolvendo però il caso e dimostra a sé stessa di
non aver nulla da temere e così facendo riesce a guardare negli
occhi l’ex marito e riportare la sua testimonianza.
Questo
finale sottolinea dunque il tema centrale del film: la lotta
interiore tra il desiderio di giustizia e la necessità di
confrontarsi con il proprio passato per poter andare
avanti. Formula
per un delitto si distingue dunque per la sua esplorazione
profonda della psicologia dei personaggi e per la rappresentazione
di una dinamica complessa tra i due giovani assassini,
ispirata al reale caso di Leopold e Loeb del 1924.La
performance di Sandra Bullock nel ruolo di Cassie Mayweather
offre una rappresentazione convincente di una detective determinata
e tormentata, aggiungendo ulteriore profondità a questo avvincente
thriller
Il trailer di Formula per
un delitto e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
Formula per un delitto grazie alla sua presenza su
alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in
rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten
TV,Google Play, Apple iTunes e
Amazon Prime
Video. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di
riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un
abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale
comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre
presente nel palinsesto televisivo di sabato 29
marzo alle ore 21:00 sul canale
Iris.
Operation Napoleon,
diretto da Óskar Thór Axelsson, è un film
complesso da interpretare. Guardare questo film è come fare
un’escursione: si attende costantemente la scoperta di un climax
grandioso e impressionante, a prescindere dalla difficoltà del
viaggio. È basato sul libro di Arnaldur
Indridason, Operation Napoleon, che è già un
potboiler di massa di emozioni e cospirazioni internazionali.
Probabilmente il film uò sembrare arido, privo di vita e
affrettato, ma se si resiste oltre un certo punto, si rimarrà
decisamente incuriositi dal mistero che aleggia sul racconto. In
questo articolo, dunque, ripercorriamo la trama e offriamo una
spiegazione del finale del film
La trama di Operation
Napoleon
Il film inizia con uno scorcio di un
incidente aereo a Vatnajökull, in Islanda, nel 1945. Nevica molto
forte e solo una persona – un pastore in una stalla piena di pecore
– è testimone di questo incidente. Poi, è la Washington DC dei
giorni nostri, negli Stati Uniti. William Carr
(interpretato da Iain Glen) sta giocando con i
suoi nipoti quando una telefonata lo informa che alcuni materiali
riemersi di recente in cima a un ghiacciaio islandese hanno una
probabilità dell’80% di essere ciò che stavano cercando. Carr
chiede al chiamante di avviare la Fase Uno. Successivamente, ci
troviamo a Reykjavik, in Islanda. La nostra protagonista,
Kristin (interpretata da Vivian Didriksen
Ólafsdóttir), è in ritardo per una riunione d’ufficio.
Avvocato di uno studio legale, si
dimostra molto brava nel suo lavoro, poiché mette in luce la
fallacia del nuovo schema proposto durante la riunione. In seguito,
riceve una telefonata dal fratello Elias, che la
informa che lui e due suoi amici sono partiti per un piccolo
“viaggio di ricerca” sul ghiacciaio Vatnajökull per alcuni giorni.
Quando Kristin gli chiede perché non è stata invitata a questo
viaggio, Elias le dice che è sempre impegnata con il suo lavoro e
che non può venire comunque. Vediamo Elias e i suoi amici
attraversare il ghiacciaio in velocità, ma sono ostacolati dai
pezzi di un aereo nazista precipitato.
Scavano un’entrata per l’aereo ed
Elias si arrampica all’interno, filmando tutto il tempo mentre
trova persone morte come reliquie. Poco dopo atterra un aereo
americano, dal quale Julie Ratoff (interpretata da
Adesuwa Oni) scende per uccidere due amici di
Elias con una matita affilata e appuntita e portare Elias in
prigione. Scoprono però che lui ha già inviato le foto e i filmati
dell’aereo nazista a sua sorella Kristin e ingaggiano
Simon (interpretato da Wotan Wilke
Mohring) per ucciderla. Tornata a Reykjavik, Kristin
riflette sulla notizia delle proteste contro la ricerca americana
per misurare l’effetto del riscaldamento globale sui ghiacciai
islandesi nel suo appartamento dopo il lavoro.
Jack Fox e Vivian Ólafsdóttir in Operation Napoleon. Foto di
Juliette Rowland
Riceve anche una telefonata di Elias
in preda al panico, ma non lo prende sul serio finché non si
imbatte in tutti i file multimediali che le sono stati inviati. Più
tardi, quella sera, un collega con cui si era scontrata all’inizio
della giornata si presenta alla sua porta con una bottiglia di
vino. Poco dopo, Simon si presenta come parte di un’associazione
religiosa, entra nell’appartamento e uccide il collega di Kristin.
Mentre inizia a fuggire, Kristin viene avvertita di non rivolgersi
alla polizia, altrimenti uccideranno suo fratello. D’altra parte,
Carr riceve un aggiornamento sul fatto che la ricerca iniziale del
relitto non rivela alcuna traccia del “Napoleon” e che si ritiene
che l’aereo avesse sei passeggeri, ma solo cinque corpi sono stati
trovati sepolti.
Si ipotizza che un certo colonnello
Brand, il responsabile del Napoleon, sia
probabilmente riuscito a scappare. Julie chiede quindi più
tecnologia e uomini per continuare l’operazione, mentre Carr ordina
di allargare l’area di ricerca, ma viene accolta con disappunto.
Ancora in fuga, Kristin cerca prima rifugio a casa di
Rosa, una collega di lavoro. Insieme, cercano di
trovare ulteriori informazioni sulla missione nazista in Islanda,
approdando a un certo professore britannico dell’Università
d’Islanda, Steve Rush (interpretato da
Jack Fox), specializzato in questa storia.
Tuttavia, Rosa scopre subito che in tutta la città si sta cercando
la trentaquattrenne Kristin, che si è già messa alla ricerca di
Rush.
Scopriamo che Rush è una vecchia
fiamma di Kristin. I due si incontrano all’Irish Pub, il suo
ritrovo abituale, dove lui le dice che in realtà lei è preoccupata
per una missione nazista “eco di un’eco”, l’Operazione
Napoleone – un volo partito da Berlino e scomparso da
qualche parte, in possesso di un segreto che ha il potere di
cambiare la storia. Ma prima che possano continuare la
conversazione, Simon inizia a inseguirli, sparando e uccidendo i
passanti. Kristin e Steve fuggono, dirigendosi all’Università, dove
Steve insegna, per saperne di più sugli oggetti delle foto che
Elias ha inviato a Kristin. Nel frattempo, Carr ordina ai suoi
uomini di inseguire i due.
La mattina seguente il duo si reca
all’ambasciata americana per ottenere maggiori informazioni sul
possibile elenco di persone che potrebbero avere un’idea
dell’Operazione Napoleone. Sfuggono a Carr e ai suoi uomini e si
dirigono verso l’indirizzo di Leo Stiller, il
caposquadra dell’ultima operazione sul ghiacciaio nel 1988, che
risulta ancora residente in Islanda. Da Leo incontrano la moglie,
che li informa che Leo è morto da tempo e fornisce loro uno
scantinato pieno di reperti e informazioni del loro viaggio sul
ghiacciaio. Queste informazioni rivelano a Steve e Kristin di aver
trovato una pistola e una spilla militare vicino a un piccolo
ruscello sul ghiacciaio, indicando che qualcuno potrebbe essere
sopravvissuto all’incidente aereo.
La moglie di Leo
Stiller informa anche Kristin e Steve sul generale
Timothy Carr, uno degli uomini della terza armata
di Patton. Faceva parte del 21° gruppo britannico
distaccato fuori Berlino durante la Seconda Guerra Mondiale e si
scopre che è la persona dietro le quattro grandi ricerche sul
ghiacciaio islandese. William Carr è il figlio di Timothy e un ex
agente delle forze speciali, attualmente impiegato nella CIA in una
posizione non specificata. È anche la persona responsabile
dell’attuale ricerca sul ghiacciaio e il principale antagonista del
film.
Mentre si scambiano informazioni,
gli uomini di Carr arrivano alla casa. Steve e Kristin (colpita da
un proiettile nella regione addominale) riescono a fuggire, mentre
la moglie di Leo viene uccisa. D’altra parte, Elias cerca di
fuggire dalla sua prigionia ma finisce per essere catturato e
torturato da Julie. Mentre Steve e Rush corrono verso il traguardo
con Carr e i suoi uomini alle spalle, la domanda ci tiene col fiato
sospeso: cos’è l’Operazione Napoleone e perché è così importante
per la conoscenza storica della Seconda Guerra Mondiale?
La spiegazione del finale del film
Operation Napoleon
Ferita e sull’orlo dell’incoscienza,
Kristin viene aiutata da Steve nel tentativo di sfuggire agli
uomini di Carr. Rush si rivolge a Johannes, il
padre di Kristin, che ha lasciato lei ed Elias molto giovani.
Kristen prova evidentemente rancore nei suoi confronti. Carr si
dirige verso l’area in cui è stato ritrovato il relitto dell’aereo
e chiede ai suoi uomini di continuare a indagare sui documenti
ritrovati per cercare una traccia di “Napoleone”. Per prima cosa fa
visita a Einar, il figlio del pastore che abbiamo
visto all’inizio del film. Carr ed Einar sembrano conoscersi dal
loro ultimo incontro nel 1988, l’ultima volta che la missione di
ricerca in quell’area era in corso, e si scambiano alcuni
convenevoli.
Carr gli chiede se ha trovato
qualche oggetto dal ghiacciaio o se qualcuno è venuto a chiedergli
qualcosa. Ma la preparazione di Einar a difendersi con un coltello
tascabile dimostra il suo astio nei confronti di Carr. Quest’ultimo
arriva al ghiacciaio e trova un Elias gravemente ferito e ordina ai
suoi uomini di tenerlo in vita fino al ritrovamento della sorella.
Carr chiede inoltre a Julie di aumentare l’area di ricerca, facendo
intendere che il tempo a disposizione sta per scadere. Kristin si
risveglia nella barca di Johannes (perché è più sicuro e veloce
raggiungere il ghiacciaio in barca), riprendendosi dalla ferita da
proiettile.
Inizialmente è arrabbiata con Rush
per aver coinvolto Johannes in questo caso, soprattutto perché è
sempre stato un padre assente per loro, ma presto condivide con lui
un momento di risate a spese di Steve, dissipando la tensione tra
loro. Arrivano a casa di Einar, chiedendogli di aiutarli su
suggerimento della moglie di Leo, Sarah. Einar
fornisce loro l’abbigliamento invernale adatto e l’attrezzatura da
neve necessaria per affrontare il ghiaccio glaciale, ma se ne tiene
lontano, dicendo loro che suo padre gli ha fatto promettere di non
cercare mai l’aereo o qualcosa che ne derivi. Einar è superstizioso
riguardo a questo aereo, e rivela che suo padre credeva che
portasse solo la morte.
Tuttavia, Einar rivela anche che
sospetta che Carr sia l’uomo dietro la morte di suo padre. Kristin
si dirige da sola verso il punto del ghiacciaio in cui è probabile
che i resti dell’ultimo sopravvissuto dell’Operazione Napoleone
siano stati sepolti dal ghiaccio. Contemporaneamente, Steve chiede
aiuto a Einar per procurarsi un veicolo con cui percorrere il
ghiacciaio. Kristin riesce a raggiungere la grotta che scompare e
trova una valigia piena di documenti riservati sepolti nella neve.
Li fotografa e avverte gli uomini di Carr che si stanno dirigendo
verso di lei.
La donna si arrende, dicendo di
essere in possesso di informazioni preziose sull’Operazione
Napoleone e sull’ubicazione dei documenti, che non condividerà a
meno che suo fratello non venga rilasciato. La trattativa è dura,
ma Carr accetta di lasciare andare Elias, che sale su una
motoslitta e si dirige verso sud per chiedere aiuto. Prima che Carr
possa interrogare Kristin, Steve arriva sul posto e sta per essere
ucciso da Julie quando una pioggia di proiettili uccide lei e gli
uomini di Carr. È Einar che finalmente arriva in loro soccorso.
Carr cerca di fuggire con Julie nel
suo aereo, ma l’aereo si schianta contro il ghiaccio in una resa
dei conti finale. Einar uccide William Carr e Steve salva Kristin.
Anche Elias arriva sul posto con un aiuto. Un mese dopo
l’incidente, i media sono ancora in fibrillazione per l’omicidio e
chiedono un’indagine sul motivo per cui gli americani stavano
conducendo un’operazione su così vasta scala sui ghiacciai
islandesi. Un messaggio di testo rivela che il rapporto tra i
fratelli e il padre è migliorato. La ragazza si reca in un luogo
appartato e nascosto nei boschi, lontano dalla città, per
incontrare Steve ed Einar, dove Steve le rivela il significato
dell’Operazione Napoleone.
La verità sull’Operazione
Napoleone
Il documento che Kristin ha trovato
nella valigetta è datato 14 aprile 1945, 16 giorni prima della
morte di Hitler, avvenuta il 30 aprile 1945. Steve rivela che un
gruppo di americani influenti e non indifferenti a Hitler aveva
deciso di far uscire Hitler da Berlino, insieme alla moglie e al
loro cane, per portarlo su un’isola remota al largo della
Patagonia, in Argentina. I passeggeri dell’aereo erano
principalmente nazisti e americani di alto rango, diretti a
Terranova per concludere segretamente l’accordo con i
rappresentanti statunitensi. I documenti di questo accordo erano
contenuti nella valigetta, che non arrivò mai a destinazione perché
il volo si schiantò in Islanda.
Steve suggerisce anche che gli
americani forse volevano salvare Hitler perché l’accordo avrebbe
consegnato agli americani la mappa (chiamata Napoleon) per la
posizione del favoloso treno Walbrzych, che conteneva tutti gli
oggetti preziosi rubati agli ebrei dai nazisti. Questo treno è
stato nascosto da qualche parte tra le montagne d’Europa e la sua
ubicazione non è ancora stata resa nota al grande pubblico. Una
volta individuato, Timothy Carr (il padre di William) avrebbe
organizzato un’operazione per far fuggire Hitler da Berlino fino in
Argentina attraverso un sottomarino.
Va da sé che si tratta di una
finzione della storia della Seconda Guerra Mondiale. Il film si
conclude con Steve, Kristin ed Einar a bordo di un aereo diretto in
Polonia alla ricerca del treno del tesoro. A questo punto, Kristin
e Steve si sono ormai innamorati. A bordo con loro c’è anche Simon,
l’uomo di Carr, che seguiva Kristin fin dall’inizio. La fine del
film fa presagire un’altra avventura e promette il ritorno del
trio, forse in un sequel di questo film.
Dominic Senaè il regista
di film come
Fuori in 60 secondi,
Whiteout – Incubo biancoe L’ultimo
dei templari. Uno dei suoi film più interessanti, però, è
Codice: Swordfish, un thriller del 2001 ricordato
in particolare per il suo cast composto da attori del calibro di
John Travolta, Hugh Jackman, Halle Berry, Don Cheadle e Sam
Shepard. Il film venne in realtà accolto in modo molto
ostile dalla critica, che lo reputò un film superficiale, mal
concepito e mal diretto. Tuttavia bisogna dare atto a Dominic Sena
di aver concepito una sceneggiatura con colpi di scena continui,
fantasiosa e che tiene vivo il mistero intorno all’identità dei
protagonisti fino alla fine.
La trama di Codice: Swordfish
Il film segue le vicende di
Gabriel Shear (John
Travolta), affascinante e pericolosa spia che agisce
fuori dai limiti della legge per combattere il terrorismo. Per
finanziare le sue missioni, l’agente vuole entrare nel sistema
informatico governativo e rubare miliardi di dollari, destinati
alle operazioni di corruzione. Per potersi impadronire dei fondi
illegali, Gabriel ha però bisogno di un super hacker, qualcuno il
cui talento faccia sembrare i più solidi sistemi di sicurezza del
mondo un gioco da bambini. Ed è qui che entra in campo
Stanley Jobson (Hugh
Jackman), uno dei migliori hacker del pianeta.
Dopo essere stato in carcere per
aver distrutto i sistemi di cyber sorveglianza dell’FBI,
Stanley conduce un’esistenza infelice: vive in libertà vigilata,
non può usare i computer, vive in una roulotte malridotta, senza un
soldo e privo dell’unica cosa che potrebbe dare un senso alla sua
vita, la figlia Holly, che gli è stata tolta dopo
il divorzio. Gabriel e la sua bella partner Ginger
(Halle
Berry) attirano Stanley nella loro rete clandestina,
allettandolo con la possibilità di riunirsi a Holly e iniziare una
nuova vita. Ma una volta entrato nel loro mondo, l’esperto hacker
capisce che niente in questa operazione è come sembra e lui è
diventato la pedina di un complotto pericoloso.
Durante il film
Ginger si rivela a Stanley come
un’agente infiltrata della DEA, che aveva come obiettivo quello di
incastrare Gabriel. Quello che sembrava il super
cattivo si rivela infatti invece essere il capo di
una“Cellula Nera” della
CIA, creata a suo tempo da Edgar
Hoover, incaricata di eseguire attacchi terroristici di
rappresaglia contro nemici dell’America. Proseguendo nel racconto
si apprende di come il Senatore Reisman
(Sam Shepard) sia il supervisore del gruppo e di
come – spaventato dalle indagini dell’FBI – decida di far uccidere
Gabriel senza successo. La sua morte, per mano di Gabriel, rivela
quindi al pubblico il patriottismo che muove il misterioso
personaggio.
Tuttavia il patriottismo ha un
prezzo e per recuperare i fondi necessari è necessario compiere
enormi rapine, ed ecco il perché della presenza di Stanley: deve
aiutare Gabriel e gli altri a rapinare una banca sfruttando il worm
da lui concepito. Gabriel si rivela dunque essere un personaggio
ambiguo, animato da una determinazione di ferro e pronto a tutto
per ottenere ciò che desidera, compreso uccidere l’ingombrante ex
moglie di Stanley e usare come ostaggio sua figlia, oppure
accettare la morte degli innocenti clienti della banca o di agenti
della polizia. Il climax è raggiunto quando uccide Ginger, ben
conscio del suo essere una talpa dentro la sua segretissima
squadra.
A questo punto, nel finale di
Codice: Swordfish, dopo che gli ostaggi della
banca (imbottiti di esplosivo) e gli uomini di Gabriel sono a bordo
del pullman, vengono tutti trasportati in elicottero non verso un
aeroporto, ma sopra un grattacielo, dove un elicottero porterà al
sicuro gli spietati agenti. Qui Gabriel lascia andare Stanley e gli
altri ostaggi ma il protagonista, che reputa ormai Gabriel un vero
e proprio mostro, impugna un lanciarazzi e abbatte il velivolo.
Tuttavia, più tardi, di fronte al cadavere durante il
riconoscimento richiesto dall’FBI, Stanley si rende conto che
qualcosa non quadra. Quello che ha di fronte sembra a tutti gli
effetti Gabriel, ma sente alcuni agenti dell’FBI fare uno strano
rapporto.
Ginger, uccisa di fronte a Stanley
nella banca, non è stata trovata. Il suo corpo non è in nessun
obitorio o ospedale. Per di più la DEA ha comunicato che nessun
agente è mai stato messo sotto copertura nel gruppo di Gabriel. È a
questo punto che Stanley si ricorda di quando aveva scoperto Ginger
affianco a un corpo che assomigliava a Gabriel, ma non aveva dato
troppo peso alla cosa, con l’FBI che lo tallonava e i problemi di
sua figlia. Ora capisce che è stato usato da Gabriel come alibi. Lo
spietato agente non è mai salito sull’elicottero, ma si è infilato
su una scala secondaria, scampando alla morte.
Ginger era d’accordo con lui fin
dall’inizio e non è affatto morta. Anzi, Stanly comprende che
probabilmente indossava un giubbotto antiproiettile quando Gabriel
l’ha “giustiziata”, fingendo dunque la propria morte. Gli ultimi
minuti del film infatti mostrano comunque Stanley felice con sua
figlia ma, sopratutto, Ginger che assieme a Gabriel prelevano i
soldi che l’hacker aveva trasferito su un conto protetto durante la
rapina. Saliti su un fuoribordo assistono all’esplosione di un
grande e lussuoso yacht. La voce fuoricampo di un telegiornale
rivela allo spettatore che a bordo vi era un famoso terrorista
antiamericano, il terzo a morire in circostanze misteriose in
quelle settimane, facendo così comprendere che Gabriel e Ginger
sono tornati a lavoro.
Il recente annuncio del casting di
Avengers:
Doomsday da parte della Marvel Studios ha scatenato intense
speculazioni, in particolare per quanto riguarda l’ordine in cui
sono stati rivelati i nomi. La Marvel ha svelato il cast di
Avengers: Doomsday in un evento online a fuoco lento:
ogni 13 minuti, per cinque ore e mezza, è stata rivelata una nuova
sedia del regista, ognuna con il nome di un attore. Questo
approccio metodico non solo ha generato entusiasmo, ma ha anche
sollevato domande intriganti sulle potenziali implicazioni
narrative. L’ordine in cui sono stati rivelati questi nomi potrebbe
suggerire dinamiche dei personaggi, collaborazioni e persino
elementi narrativi generali all’interno dell’MCUAvengers: Doomsday.
Prima di annunciare il
cast di Avengers: Doomsday, la Marvel aveva già confermato il
ritorno di Robert Downey Jr. nei panni del tanto atteso Doctor
Doom. Tuttavia, l’ampio livestream ha introdotto nomi importanti,
vecchi e nuovi,
nella timeline dell’MCU. Molti di questi sono stati rivelati
apparentemente senza alcun ordine logico o raggruppamento. Poiché
l’MCU è nota per la sua meticolosa
attenzione ai dettagli, questo ordine deve essere stato pianificato
in modo molto deliberato e di conseguenza suggerisce alcune
potenziali narrazioni.
Sam Wilson e Bucky Barnes di
nuovo insieme
Uno dei dettagli più emozionanti
della rivelazione del cast è stata la vicinanza di Anthony
Mackie e Sebastian Stan. Mackie, che interpreta Sam Wilson (il
nuovo Capitan America dell’MCU), è stato rivelato per terzo,
con Sebastian Stan, Bucky Barnes (alias il Soldato d’Inverno),
apparso subito dopo. Questa collocazione dei due attori suggerisce
che
Sam e Bucky faranno di nuovo squadra in Avengers:
Doomsday.
La dinamica tra Sam e Bucky è una
delle più divertenti dell’MCU. Sebbene questo sia stato il
fulcro di The Falcon and the Winter
Soldier, c’è ancora spazio per ulteriori sviluppi e sembra
che la Marvel sia pronta a esplorare
questo potenziale. Con il mondo che si sta ancora abituando a
Sam nei panni di Capitan America e Bucky che cerca un rinnovato
senso di scopo tra i Thunderbolts, la loro collaborazione potrebbe
essere un arco emotivo chiave nel film.
Doomsday ci regala una reunion
di Top Gun: Maverick
Un dettaglio inaspettato ma
intrigante nella rivelazione del casting di Avengers:
Doomsday è stato il posizionamento consecutivo di Danny Ramirez
e Lewis Pullman, entrambi protagonisti di Top Gun: Maverick.
Lewis Pulman interpreta un personaggio chiamato semplicemente Bob
in Thunderbolts*, anche se si sospetta
fortemente che sia il supereroe complesso e afflitto della Marvel, Sentry. Ramirez, nel
frattempo, è stato presentato in The Falcon and the Winter
Soldier nel ruolo di Joaquin Torres e ha assunto ufficialmente
il ruolo di Falcon in Captain America: Brave New World.
Il fatto che Ramirez sia stato
rivelato subito dopo suggerisce che i loro personaggi potrebbero
avere una trama comune. Anche se la trama di Bob in Thunderbolts* non è stata confermata, dai
trailer sembra che si unirà all’omonima squadra di antieroi, che è
confermata anche nel cast di Avengers: Doomsday. Allo stesso
modo, la collaborazione di Ramirez con Sam Wilson implica il suo
posto nella nuova squadra di Vendicatori di Cap, il che significa
che gli ex attori di Top Gun: Maverick potrebbero riunirsi
per una battaglia molto diversa, aggiungendo un altro livello di
cameratismo al cast.
Bucky Barnes finalmente
interagisce con Shuri
Una delle più grandi occasioni
mancate in Avengers: Infinity War e
Avengers: Endgame è stata una vera
interazione tra Bucky Barnes e Shuri, nonostante la loro storia in
Wakanda. Tuttavia, nella presentazione del cast di Avengers:
Doomsday, la sedia di Sebastian Stan è stata seguita da quella
di Letitia Wright, il che implica una connessione significativa tra
i loro personaggi nel film. Il tempo trascorso dal Soldato
d’Inverno in Wakanda ha avuto un ruolo cruciale nella sua
riabilitazione, e Shuri è stata responsabile dell’aiuto per
rimuovere la programmazione dell’HYDRA dalla sua mente.
Sfortunatamente, questo è stato
ridotto a una breve scena post-crediti in Black Panther,
anche se è stato rappresentato nel fumetto Avengers: Infinity
War Prelude. Data questa storia, un’interazione sullo
schermo è attesa da tempo. Sarebbe affascinante vedere la loro
relazione e la loro dinamica riguardo alla salute di Bucky o al
loro salto in battaglia insieme a Shuri nei panni di Black Panther.
Indipendentemente da ciò, Avengers: Doomsday mostrerà
finalmente questa affascinante relazione.
L’MCU ci regala una formazione
classica degli X-Men
La rivelazione di più attori degli
X-Men in rapida successione è stato un momento particolarmente
emozionante nell’annuncio di Avengers: Doomsday. Suggerisce
una formazione classica degli X-Men all’interno dell’MCU. Patrick Stewart (Professor X),
Ian McKellen (Magneto), Alan Cumming (Nightcrawler), Rebecca Romijn
(Mystique) e James Marsden (Cyclops) sono stati annunciati in
sequenza, suggerendo che appariranno insieme piuttosto che
in cameo isolati. L’arrivo degli X-Men nell’MCU è stato a lungo atteso e questo
particolare gruppo di attori rappresenta la versione più iconica
della squadra dell’era Fox.
Kelsey Grammer era stato confermato
in precedenza nel cast, avendo già ripreso il ruolo di Bestia in
The
Marvels. Questo cast potrebbe indicare che gli X-Men, temprati
dalla battaglia, stanno entrando nella mischia per aiutare i
Vendicatori contro un Kelsey Grammer è stato confermato in
precedenza nel cast, avendo già ripreso il ruolo di Bestia in
The Marvels. Questo cast potrebbe indicare che gli X-Men,
temprati dalla battaglia, stanno entrando nella mischia per
aiutare i Vendicatori contro una minaccia schiacciante. Che
provengano da un altro universo o facciano ufficialmente parte
della linea temporale dell’MCU, vedere questi personaggi
leggendari riuniti ancora una volta sarà sicuramente uno dei
momenti salienti del film.
Doomsday evita la relazione tra
Sue Storm e Namor
Nei fumetti Marvel, Namor il Sub-Mariner ha una
lunga storia di tensioni romantiche con Sue Storm, che spesso
creano conflitti con Reed Richards. Tuttavia, Avengers:
Doomsday sembra evitare questa dinamica, almeno per ora.
Durante la rivelazione del casting, Vanessa Kirby (Sue Storm) e
Tenoch Huerta (Namor) sono stati posizionati abbastanza distanti
l’uno dall’altro, suggerendo che la loro relazione potrebbe non
essere un punto importante della trama.
Invece, questo potrebbe significare
che Namor ha altre priorità, forse un’alleanza con il Dottor
Destino o anche un’alleanza difficile con il mondo di superficie.
Segnala anche che l’attenzione dei Fantastici Quattro nel film
potrebbe ruotare intorno alla loro rivalità con Destino
piuttosto che a sottotrame romantiche. Mentre i futuri film
dell’MCU potrebbero esplorare la
complicata dinamica tra Sue e Namor, Avengers: Doomsday
sembra enfatizzare i conflitti su scala più ampia rispetto agli
intrecci personali tra questi due personaggi.
Gambit, interpretato da
Channing Tatum, farà parte della squadra degli X-Men
Una delle più grandi sorprese nella
rivelazione del cast di Avengers: Doomsday è stata Channing
Tatum. È risaputo che Tatum ha fatto richiesta per il ruolo per
anni, arrivando vicino a recitare in un film di Gambit in
numerose occasioni. Questo sogno si è finalmente avverato in
Deadpool & Wolverine, che ha rappresentato Gambit,
interpretato da Tatum, in tutto il suo splendore comico, accento
sospetto incluso.
Sebbene fosse sicuramente
emozionante, il suo ruolo è stato piuttosto breve, quindi
un’apparizione successiva in Avengers: Doomsday sarebbe
sicuramente molto gradita.
Il nome di Tatum è apparso accanto
agli attori confermati di X-Men, suggerendo fortemente che farà
parte della classica squadra della Fox piuttosto che essere un
mutante solitario. Il pubblico aspetta da anni che Gambit abbia una
rappresentazione adeguata nell’MCU, e inserirlo in una dinamica di
squadra potrebbe cambiare le carte in tavola. Questa posizione
potrebbe significare che Gambit è un giocatore chiave nella trama
mutante del film, potenzialmente fungendo da jolly nelle battaglie
contro le principali minacce.
La rivalità di Doom con Mr.
Fantastic sarà centrale
Gli ultimi momenti del casting
hanno visto Pedro Pascal (Reed Richards) e Robert Downey Jr.
(Doctor Doom) posizionati uno accanto all’altro, suggerendo la loro
importanza in Avengers: Doomsday. Nei fumetti, la rivalità
tra Reed e Doom è uno dei conflitti più leggendari della Marvel, con Doom che cerca
ossessivamente di dimostrare la sua superiorità su Mr.
Fantastic. Ciò suggerisce che la loro dinamica sarà uno dei
punti focali del film, e forse determinerà l’intera narrazione.
Poiché la Marvel Studios sta posizionando
Doom come antagonista principale, le sue interazioni con Reed
potrebbero guidare gran parte della tensione della storia. Resta da
vedere se Doom sarà il cattivo principale del film o una figura
moralmente più complessa, ma la sua collocazione accanto a Reed
nella rivelazione suggerisce uno scontro diretto. Si
sospetta che queste basi siano state gettate nei film Fantastic
Four dell’MCU, ma è molto speculativo.
Gli Avengers faranno squadra
con i Fantastici Quattro e i Thunderbolts
A differenza dei precedenti film
dell’MCU, in cui le squadre erano
chiaramente divise, la presentazione del cast di Avengers:
Doomsday ha mostrato un interessante mix. Gli attori dei
Vendicatori, dei Fantastici Quattro e dei Thunderbolts erano sparpagliati l’uno accanto
all’altro, piuttosto che raggruppati separatamente. Questo
suggerisce un grande sforzo di collaborazione tra più
fazioni. È possibile che la minaccia incombente in Avengers:
Doomsday, che si tratti di Doom, di una catastrofe multiversale
o di un altro cattivo a sorpresa, costringerà eroi di diversa
provenienza a unire le forze.
Dato che i Fantastici
Quattro sono ancora nuovi nel MCU, questo potrebbe servire
come loro introduzione alla più ampia comunità dei supereroi.
Nel frattempo, i Thunderbolts, che tradizionalmente operano in
aree moralmente grigie, potrebbero avere un ruolo unico da svolgere
in una lotta che richiede tattiche non convenzionali. La
disposizione confusa dei loro nomi implica una storia in cui i
tradizionali confini di squadra non contano più.
Thor sarà il protagonista del
film in qualità di unico Vendicatore originale
Thor, interpretato da
Chris Hemsworth, è stato il primo nome rivelato nell’annuncio
del cast, distinguendosi immediatamente come uno dei protagonisti
di Avengers: Doomsday. Essendo l’ultimo Vendicatore
originale rimasto ancora attivo nel MCU, Thor si trova in una posizione
unica per guidare questa nuova era di eroi. Il fatto che sia
stato rivelato per primo suggerisce che potrebbe avere uno dei
ruoli più significativi nel film.
Date le esperienze di Thor con
minacce cosmiche e avversari potenti, potrebbe fungere da ponte tra
le diverse fazioni che appaiono in Avengers: Doomsday. È
anche il membro principale del cast ad avere una precedente
relazione con Iron Man interpretato da Robert Downey Jr. e quindi
sarà fondamentale nell’esplorare le somiglianze fisiche di
Doom. Che si tratti di radunare i Vendicatori, di lavorare con i
Fantastici Quattro o di affrontare Doom, il ruolo del dio del tuono
sembra cruciale.
Shang-Chi finalmente collabora
con altri eroi dell’MCU
Shang-Chi, interpretato da Simu
Liu, è stato inserito tra i principali eroi nella rivelazione del
cast, indicando che finalmente interagirà con l’MCU più ampio. Nonostante il suo
film solista abbia posto le basi per importanti punti della trama,
in particolare con i Dieci Anelli, Shang-Chi deve ancora
apparire in un crossover importante. Il suo posizionamento
nella rivelazione di Avengers: Doomsday suggerisce che
prenderà parte alla più grande battaglia del gruppo.
Ciò potrebbe significare che le sue
abilità mistiche, così come l’origine dei Dieci Anelli, saranno
ulteriormente esplorate nella narrazione del film. Con così
tanti diversi set di poteri e background che si uniscono, le
abilità nelle arti marziali e le connessioni mistiche di Shang-Chi
potrebbero portare una nuova prospettiva alla lotta. Se
Avengers: Doomsday gli darà un ruolo chiave, potrebbe
preparare il terreno affinché Shang-Chi diventi una forza
importante nelle future collaborazioni dell’MCU.
Dopo l’annuncio dei vincitori della
seconda edizione del premio “David Rivelazioni
Italiane – Italian Rising Stars”, lo
scorso 13 dicembre, al Museo Nazionale del Bargello, al termine
della “50 Giorni”, sabato 29 marzo, nella sede della Regione
Toscana, si è svolta la cerimonia di consegna del prestigioso
riconoscimento cinematografico, nato dalla collaborazione tra la
rassegna di festival internazionali “50 Giorni di Cinema a
Firenze”, a cura di Fondazione Sistema Toscana e l’Accademia del
Cinema Italiano – Premi David di Donatello.
I vincitori della seconda
edizione dei “David Rivelazioni Italiane – Italian Rising
Stars” sono: Federico Cesari, Celeste Dalla Porta,
Carlotta Gamba, Matteo Oscar Giuggioli, Tecla
Insolia e Emanuele Palumbo.
La cerimonia di
premiazione si è tenuta alla presenza del presidente della
Regione Toscana, Eugenio Giani, della presidente e direttrice
artistica dell’Accademia del Cinema Italiano – Premi David di
Donatello, Piera Detassis, dell’assessore alla Cultura del
Comune di Firenze, Giovanni Bettarini e di Aldo
Cursano, membro di Giunta della Camera di Commercio di Firenze e
presidente di PromoFirenze.
Ai sei giovani talenti del
cinema italiano, protagonisti di film e serie tv di grande
successo, sono state consegnate le statuette, appositamente
create da Bvlgari, storico partner dei David di
Donatello.
Foto di Francesco Tarantino
I vincitori dell’edizione
2025 dei “David Rivelazioni Italiane – Italian Rising
Stars”, sono stati scelti per la qualità del loro lavoro dalla
Presidenza del David e dal Consiglio Direttivo composto da Nicola
Borrelli, Francesca Cima, Edoardo De Angelis, Giuliana Fantoni,
Francesco Giambrone, Valeria Golino, Giancarlo Leone, Luigi
Lonigro, Mario Lorini, Francesco Ranieri Martinotti, Alessandro
Usai. La preselezione è stata realizzata dall’Unione Italiana
Casting Director U.I.C.D. in dialogo con le associazioni di agenti
A.S.A. e L.A.R.A.
Il premio “David
Rivelazioni Italiane – Italian Rising Stars” è pertanto frutto
della collaborazione tra le varie e importanti professioni
dell’industria del cinema, sotto l’egida del Ministero della
Cultura, avvalendosi della collaborazione della Regione Toscana,
del Comune di Firenze con Fondazione CR Firenze e Camera di
Commercio di Firenze.
I sei attori vincitori,
stanno svolgendo un percorso di formazione con una serie di
“mentori” d’eccezione, che mettono loro a disposizione la propria
esperienza e la professionalità maturata in diversi ambiti
professionali: fra questi, la citata Piera Detassis; la nota
attrice e regista Sonia Bergamasco; Paolo Mereghetti,
critico del Corriere della Sera e autore del celebre “Dizionario
dei film”; Nicoletta Maraschio, presidente onoraria
dell’Accademia della Crusca; Francesca Medolago Albani,
segretaria generale di Anica Academy; Virgilio Sieni,
coreografo e danzatore, creatore Centro Nazionale di
Produzione a lui intitolato.
Grande soddisfazione per
il premio agli attori emergenti del cinema italiano è stata
espressa dal presidente della Regione Toscana Eugenio
Giani. “E’ importante valorizzare i giovani talenti del nostro
cinema e incoraggiare anche attraverso riconoscimenti così
importanti il loro impegno e la loro creatività” – ha
affermato. “La Toscana crede nel cinema, un settore strategico nel
quale investe risorse, come dimostrano i fondi assegnati per
sostenere la produzione di opere cinematografiche e audiovisive o
l’attivazione di corsi di formazione nei mestieri del cinema, che
si svolgeranno nella sede di Manifatture Digitali Cinema Prato,
infrastruttura che fa capo alla nostra Toscana Film Commission. Nel
ribadire il sostegno delle istituzioni toscane al mondo del cinema
e della cultura, auguro ai vincitori del premio un futuro ricco di
successi”.
“Il David Rivelazioni
Italiane – Italian Rising Stars è un’iniziativa straordinaria nata
dalla collaborazione tra l’Accademia del Cinema Italiano – Premi
David di Donatello e Fondazione Sistema Toscana” – ha
dichiarato la presidente e direttrice artistica dell’Accademia del
Cinema Italiano – Premi David di Donatello, Piera
Detassis – . “Un premio già importante,
pensato per sostenere i giovani talenti del nostro cinema che a
Firenze ricevono la preziosa riproduzione in scala del Premio David
di Donatello realizzata in esclusiva da Bvlgari e già ribattezzata
affettuosamente “Il Davidino.”
“Avere in città, per la
seconda volta, un evento rilevante come la consegna del principale
riconoscimento cinematografico italiano, il David di Donatello, ci
riempie d’orgoglio” ha detto l’assessore alla Cultura del
Comune di Firenze, Giovanni Bettarini. “E’ un riconoscimento
prestigioso che nasce dalla collaborazione con la rassegna di
festival internazionali “50 Giorni di Cinema a Firenze” con la
quale come Comune collaboriamo, rendendo il ruolo della nostra
città sempre più centrale nel cinema”.
“E’ un onore partecipare
alla premiazione dei nuovi talenti del cinema italiano” ha
dichiarato Aldo Cursano, membro della giunta della Camera di
commercio di Firenze e presidente della sua azienda speciale
PromoFirenze –. “Ritengo il cinema non solo un caposaldo della
cultura, ma anche un volano dell’economia fiorentina, attraverso le
tante pellicole di alta qualità girate nelle nostre zone, che hanno
alimentato la nascita nell’indotto di una serie di aziende di
servizi. Come Camera di commercio e PromoFirenze vogliamo essere al
fianco della Regione nel promuovere il cinema d’eccellenza”.
Ha inviato il suo saluto
il presidente della Fondazione CR Firenze, Bernabò Bocca, cha
ha dichiarato: “La nostra istituzione sta destinando le sue
migliori energie e ingenti risorse nel campo della didattica e per
la formazione dei giovani, ai vari livelli e nei diversi ambiti.
Questo riconoscimento premia talenti in un campo importante quale è
quello cinematografico che sta incontrando una crescente attenzione
soprattutto nella fascia giovanile. Siamo sempre stati convinti del
forte valore educativo che hanno le arti dello spettacolo e
facciamo i nostri migliori auguri di buon lavoro ai sei giovani
vincitori”.
Dopo un’uscita al cinema deludente
dal punto di vista degli incassi e della critica, The
Flash (qui
la recensione) è finalmente arrivato su Netflix, dove si è piazzato subito in Top 10, a causa
probabilmente della curiosità che il film genera. La storia del
film è stata travagliata, sia per ragioni produttive, sia per le
vicende personali del suo protagonista, Ezra Miller.
La storia del film è complessa per
via delle linee temporali che si ammassano e alla fine deflagrano
in quello che nei fumetti è stato il Flashpoint. Ebbene, ecco di
seguito una spiegazione per il finale di The
Flash.
Cosa succede alla fine di The
Flash
The Flash adatta
molto liberamente la storia di Flashpoint della DC Comics e vede
Barry Allen viaggiare indietro nel tempo per salvare sua madre, che
è stata assassinata quando Barry era un bambino. Sebbene abbia
successo, questo cambiamento provoca un effetto a catena nel tempo
che crea una nuova linea temporale insostenibile.
Dopo che Barry principale, Barry
passato, Batman e Supergirl attaccano le forze di Zod, alla fine
vengono sopraffatti dalla potenza dell’esercito kryptoniano. Batman
e Supergirl muoiono entrambi, il che spinge i Barry a tornare
indietro di qualche minuto e fare le cose in modo diverso. Sebbene
il destino originale del loro alleato venga evitato, muoiono ancora
una volta, in modo diverso, e diventa chiaro a Barry principale che
la distruzione di questa Terra è un momento inevitabile nella linea
temporale. L’inutilità di non riuscire a vincere costringe Barry
principale ad accettare che non può cambiare il passato e che deve
lasciare andare sua madre. Il giovane Barry ha difficoltà ad
accettarlo e continua a tornare indietro nel tempo.
I due Barry discutono
nella bolla della Forza della Velocità sui
pericoli e l’inutilità di aggiustare il passato quando appare il
misterioso Flash Oscuro, che in precedenza aveva fatto uscire Barry
dalla Forza della Velocità. L’identità del cattivo viene rivelata
come una versione più anziana e dai capelli grigi del giovane
Barry, che ha trascorso un’intera vita cercando di aggiustare una
linea temporale che mantiene in vita sua madre. Dark Flash cerca di
pugnalare il Barry principale per impedirgli di non salvare sua
madre, ma il giovane Barry salta davanti alla pugnalata, morendo.
Poiché sono la stessa persona, questo significa anche che anche il
vecchio Barry muore.
Il Barry principale torna nel
passato per annullare i cambiamenti che hanno salvato la vita di
sua madre. Le aveva dato una lattina di pomodori che lei aveva
originariamente dimenticato e aveva mandato il padre di Barry a
comprarla, lasciandola sola, quando poi viene uccisa. Con i
pomodori rimossi, la madre di Flash è destinata a morire e Barry
torna al suo presente. Lì, all’ultimo processo di suo padre, viene
rivelato che Barry ha spostato i pomodori su uno scaffale più alto,
facendo sì che suo padre guardasse una telecamera, dandogli un
alibi. Suo padre viene assolto dal crimine.
Fuori, Barry chiama Bruce. Quando si
presenta al tribunale, Bruce è una persona completamente diversa da
quello che Barry conosce. Nonostante abbia ripristinato la morte di
sua madre, spostare i pomodori per provare l’alibi di suo padre ha
comunque alterato la linea temporale. Il film si conclude con Barry
in uno stato di confusione sulla linea temporale in cui si trova e
su cosa potrebbe succedere dopo.
George Clooney è Batman
Quando Barry chiama Bruce alla
fine del film, il Bruce Wayne che si presenta è la versione di
George Clooney del personaggio del famigerato
Batman & Robin. È chiaro che Clooney è in realtà
Bruce, poiché si arrabbia visibilmente quando Barry esclama
comicamente che non è Batman. Le implicazioni di questo colpo di
scena finale non sono ancora chiare, anche se è sicuramente
significativo per il futuro di The Flash
nell’universo DC.
Spiegazione dei finali di Flash
senza il Batman di George Clooney
Sebbene il finale con il Batman di
Clooney si adatti al
considerevole elenco di cameo di Flash, si scopre che non era
il finale originale del film. Infatti, è stato successivamente
rivelato che Flash aveva tre finali, con
George Clooney come scelta finale che è entrata nel
film finito.
Nel finale originale, il Batman di
Michael Keaton appare nella sequenza finale,
sostituendo il Batman di
Ben Affleck nell’universo cinematografico DC
principale per indicare che Flash ha comunque cambiato la linea
temporale. Nel secondo,
Gal Gadot e
Henry Cavill sono apparsi anche nel finale, riunendo
la Justice League originale del DCEU.
Tuttavia, poiché l’imminente riavvio del DCU ha nuovi programmi per Superman e
Batman, questi finali sono stati sostituiti con il finale
di Clooney, per cercare di chiarire che Keaton e Cavill non
avrebbero continuato i rispettivi ruoli.
Cosa è successo al Batman di Ben
Affleck?
Il Bruce Wayne di
Ben Affleck è presente all’inizio di The
Flash e dà a Barry alcuni consigli difficili ma necessari
sull’importanza di accettare il dolore e di non rimanere bloccati
nel passato. Tuttavia, una volta che Barry viaggia nel tempo, il
Batman di Affleck non si vede mai più. Non viene mai confermato
direttamente cosa gli accade, ma dato il finale del film, sembra
che il Bruce di Affleck sia probabilmente ancora nella sua linea
temporale originale mentre Barry è finito in un altro mondo
alternativo.
George Clooney
sarà in The Brave And The Bold?
Flash si conclude con la rivelazione
che il Bruce Wayne della linea temporale attuale di Barry è la
versione di George Clooney, ma il co-CEO dei DC
Studios James
Gunn ha confermato che Clooney non sarà in
The Brave And The Bold. A questo punto, non è chiaro
come funzionerà questa svolta con l’imminente film e chiunque venga
scelto per il suo ruolo di Batman. È possibile che Barry salti
semplicemente di nuovo tra gli universi, o che questo Flash possa
rimanere nell’universo di Clooney mentre un nuovo attore assume il
ruolo nell’universo DC di Gunn e Safran.
Il multiverso DC è salvo
L’atto culminante in Flash mostra
più continuity/universi diversi che si scontrano tra loro e
subiscono danni significativi mentre Dark Flash cerca di impedire a
Barry di ripristinare la linea temporale. Diversi universi, inclusi
cameo di popolari franchise cinematografici DC come quelli con
Superman di Christopher Reeve e Batman di
Adam West, vengono mostrati con lacrime
multiversali. Fortunatamente, ogni universo viene salvato e sembra
tornare al suo stato precedente entro la fine del film.
Il colpo di scena del cattivo di
Flash e Dark Flash spiegati
All’inizio di Flash, una figura
misteriosa attacca Barry nella Forza della
Velocità e lo fa uscire da essa al momento sbagliato. Al
culmine del film, quella figura si rivela essere una versione
futura del Barry alternativo del passato. Questo Barry più anziano
ha trascorso un’intera vita cercando in ogni modo possibile di
salvare la linea temporale in cui è viva sua madre, ma ha fallito
per quello che sembra essere decenni. Ha riportato ferite
significative sotto forma di schegge conficcate nel suo corpo per
aver ripetutamente combattuto le forze di Zod, che gli hanno
conferito la sua sagoma scura e appuntita.
Per impedire al Barry principale di
annullare le sue modifiche alla linea temporale e ripristinare la
versione originale della storia, inclusa la morte di sua madre, il
malvagio Dark Flash cerca di uccidere Barry all’interno della
Forza della Velocità. Il Barry del passato salta
tra i due e viene pugnalato a morte. Poiché è la stessa persona di
Dark Flash, solo più giovane, entrambi muoiono insieme e il Barry
principale annulla le sue modifiche alla linea temporale.
Cosa è successo agli altri
multiversi DC?
Mentre il Barry principale, il
giovane Barry e il futuro Barry (Dark Flash) si scontrano nella
Forza della Velocità, il multiverso inizia a
lacerarsi e diversi universi si scontrano tra loro. Ogni universo è
visualizzato come una sfera composta dal passato, dal presente e
dal futuro di ogni realtà. Tuttavia, quando i due Barry della linea
temporale alternativa muoiono, Flash riavvolge il tempo ancora una
volta e ogni universo viene visto guarire e tornare alla sua
posizione originale. Sembra che gli altri universi DC nel
multiverso siano separati in modo sicuro dall’attuale continuità
dell’universo DC e rimangano illesi.ha almeno un’altra avventura
bloccata. Tuttavia, come Barry, non è ancora chiaro cosa significhi
per la sua inclusione a lungo termine nell’universo DC.
Cosa significa davvero il finale di
The Flash
Mentre il finale di
The Flash mostra che l’interferenza finale di
Barry Allen con la linea temporale originale, ovvero spostare una
telecamera in modo che suo padre possa essere dichiarato innocente
del crimine per cui inizia il film in prigione, funziona, si
dimostra anche che ha comunque influenzato l’universo generale. Ciò
dimostra che Bruce Wayne di Ben Affleck ha ragione
nel suo discorso all’inizio del film, dove dice di non voler
cambiare nemmeno i tragici eventi della sua vita, perché sono parte
integrante di ciò che è sia come persona che come eroe.
L’apparizione finale del Batman di
George Clooney al posto di Affleck rafforza un
fatto: anche piccoli cambiamenti alla linea temporale DC
possono avere effetti drastici, rafforzando il fulcro generale del
film.
Nel finale di “Quando la Vita dà Mandarini”, serie
Netflix
in Top 10, vediamo Gwan-Sik e Ae-Sun nel pieno della loro vita,
intenti a pianificare il futuro che desiderano vivere insieme.
Anche se non riescono a realizzare la maggior parte di quei
progetti nel futuro che immaginavamo per loro, hanno comunque
vissuto una vita piena e felice insieme. Con uno show come questo,
non ci si può aspettare un lieto fine assoluto. Il dramma, che
abbraccia 70 anni della vita di Ae-Sun, lascia lo spettatore
completamente devastato alla fine. Sì, ciò è dovuto alla morte e a
un senso di incombente fatalità, ma anche perché non si tratta solo
della fine della serie, ma della fine di una sensazione.
Perciò, si potrebbe dire dire che lo show si conclude con una nota
triste, ma sarebbe sbagliato. Siamo tristi perché è finito, perché
non possiamo più seguire le generazioni della famiglia di Ae-Sun
nelle loro gioie e difficoltà. Siamo tristi perché non possiamo più
vedere Gwan-Sik dire a Geum-Myeong che può sempre tornare da lui se
mai ne sentirà il bisogno. Siamo tristi perché non possiamo più
vedere Eun-Myeong sentirsi come se fosse sempre in secondo piano
nella sua stessa famiglia. Ma, detto ciò, ricordiamolo per ciò che
ci ha lasciato alla fine.
Come Sopravvive Ae-Sun Dopo la
Morte di Gwan-Sik in Quando la vita ti dà
mandarini?
Si dice che le donne trovino più
facile sopravvivere ai loro partner quando invecchiano. Non sono
sicura che sia del tutto vero, ma credo che lo show ci mostri un
esempio di questa teoria. La madre di Ae-Sun è vissuta più a lungo
di suo padre. Poi sua suocera ha vissuto più a lungo di suo
suocero, e infine Ae-Sun ha dovuto sopravvivere a Gwan-Sik. È
sempre stato Gwan-Sik a prendersi cura di Ae-Sun quando lei ne
aveva bisogno. La proteggeva, la sfamava e la teneva in vita.
Quindi, quando si ritrova sola dopo la sua morte, come può andare
avanti? Portando con sé un pezzo di lui. Certo, Gwan-Sik non è più
lì per darle una pacca sulla spalla ogni volta che ne ha bisogno,
ma lei lo ritrova in tutto ciò che fa. Non sono riusciti ad andare
all’estero insieme o a pagare le lezioni di pianoforte per i loro
figli, ma si sono presi cura di loro come se la loro vita
dipendesse da questo.
L’addio finale di Gwan-Sik è
doloroso perché si trova in un letto d’ospedale e tutto ciò che può
fare è guardare la sua famiglia piangere disperatamente, sapendo di
essere sempre stato il pilastro che li teneva uniti e forti.
Eppure, proprio come Ae-Sun gli aveva promesso, nel momento del suo
ultimo respiro, con gli occhi fissi su di lei, gli regala il
sorriso più grande che riesce a fare, perché così lui desiderava
ricordarla. Dopo la sua morte, Ae-Sun si ritrova a pensare a tutto
ciò che Gwan-Sik aveva sistemato in anticipo per lei: le aveva
detto che avrebbe pianto ogni volta che avrebbe visto degli
involtini di uova, aveva aggiustato la serratura della porta, aveva
persino spostato gli oggetti sui ripiani più alti della cucina in
modo che lei potesse raggiungerli da sola. Era sempre stato attento
nei confronti di Ae-Sun.
Così, anche se Ae-Sun è sola, in
realtà non lo è mai veramente, perché ha i suoi figli (anche se
hanno ormai le loro famiglie) e ha il ricordo di suo marito, che
può raccontare nei suoi versi. Gwan-Sik diceva sempre che Ae-Sun
non era mai diventata una poetessa perché aveva sposato lui. Ma se
non fosse stato per il dolore che hanno condiviso, lei non avrebbe
mai potuto scrivere come fa ora. Col passare dei giorni, la
primavera ritorna e Ae-Sun trova la sua vocazione nell’insegnare
alle donne anziane nelle case di riposo a scrivere poesie. Dopo
tanti anni, viene finalmente chiamata “insegnante”, anche senza una
laurea. Riesce a vivere nella casa di sua madre, perché Geum-Myeong
la riacquista per lei, proprio come aveva fatto suo padre tanti
anni prima.
Cosa Simboleggiano le Mollette per
Capelli?
Nonostante Ae-Sun sia una donna di
mezza età e una nonna, Gwan-Sik non ha mai smesso di comprarle
mollette per capelli. Ogni giorno, sin da quando era bambina, ne
indossa una nuova, ma l’unica volta in cui la vediamo senza è dopo
la sua morte. Tuttavia, come per il resto, con il tempo torna alle
sue vecchie abitudini e ricomincia a indossarle. Inoltre, ne ha
così tante inutilizzate che potrebbero durarle una vita intera. Le
mollette sono il più grande ricordo di Gwan-Sik per Ae-Sun. Più
degli involtini di uova, più del mare e delle barche, persino più
dei loro figli. Gwan-Sik vive nelle mollette per capelli, ed esse
sono la piccola carezza quotidiana di cui Ae-Sun ha bisogno per
alzarsi e affrontare la giornata. Durante i funerali, le figlie
indossano sempre una molletta con un fiocco bianco. Lo show ci
offre un dolce richiamo a Gwan-Sik mostrando Geum-Myeong, sua
figlia maggiore e suo orgoglio, con la molletta del lutto nei
capelli. L’ho trovato davvero commovente, e ora sto piangendo di
nuovo.
Nel finale di “Quando la vita ti dà
mandarini”, i figli inviano le poesie di Ae-Sun a un’editrice di
nome Chloe H. Lee. Questa editrice è la stessa donna che trovò
l’anello di Ae-Sun quando lo gettò via in un momento di rabbia
contro Gwan-Sik. Inoltre, assomiglia esattamente alla madre di
Ae-Sun. Torniamo così all’inizio dello show, quando Ae-Sun guarda
il mare e chiama sua madre. Dice che, dopo tutti quegli anni,
quella è ancora l’unica parola che vorrebbe pronunciare. Dice anche
che sperava che sua madre si reincarnasse e lavorasse a una
scrivania, proprio come sognava per sé stessa. Con la stessa
attrice che interpreta Chloe, possiamo supporre che sia la
reincarnazione della madre, che aiuta Ae-Sun in un modo tutto
suo.
Cosa Significa il Finale della
Serie?
Il finale è una lettera di
ringraziamento di una figlia alla madre. Tangerini possono essere
aspri, ma con essi si possono comunque preparare dolci deliziosi.
La serie è quasi un invito a vivere, qualunque cosa la vita ci
riservi. È un filo invisibile che lega le donne di questa famiglia,
per sempre.
The
Flash, (qui
la recensione) è film stand-alone del Velocista Scarlatto
uscito in sala nel giugno 2023, dopo aver affrontato ritardi e
problemi con il suo protagonista, Ezra Miller. Diretto da Andy Muschietti, il
film funge da ponte fra il vecchio DCEU e il nuovo DCU, e fornisce finalmente una spiegazione
chiara e funzionale del multiverso. Il film traccia infatti la
storia di Barry Allen, il quale nel tentativo di aggiustare il
passato e impedire l’uccisione della madre, altera la linea
temporale, provocando dei danni. Con questo pretesto, The
Flash regala anche al suo pubblico numerosi easter
eggs e riferimenti a personaggi di altri franchise della
DC ma anche alla Warner Bros. stessa, alcuni molto sorprendenti
e altri invece attesi. Di seguito, tutte le reference e i camei
presenti nel film!
Fra i più grandi camei regalati da
The Flash vi è quello della Wonder Woman di
Gal Gadot, contenuto nel primo atto. Diana Prince arriva in
soccorso di Batman nella scena
action iniziale del film, mentre questi è appeso ad un ponte e sta
cercando di reggere un criminale da poco inseguito. Questi ha fra
le mani una sostanza chimica pericolosissima che, qualora cadesse
in acqua, distruggerebbe la città. Batman sta quasi per
cedere, quando all’improvviso il Lazo della Verità lo avvolge e lo
trascina al sicuro. Dopo un breve – e simpatico – siparietto con
Wayne e Barry, che arriva poco dopo, Wonder Woman vola via, pronta ad affrontare una
nuova avventura.
Il riferimento alla sequenza di
Barry e Iris della Snyder’s Cut
Siamo ancora nel primo atto, quando
Barry Allen incontra Iris West. Il primo incontro che il pubblico
vede fra i due viene mostrato in Justice League di Zack Snyder, quando Flash evita che la ragazza
venga investita e muoia. In The Flash, al momento
del loro incontro, è poi la stessa Iris a fare riferimento alla
scena dell’incidente d’auto del film di Snyder, ricordando a Barry
che i due si sono già incontrati brevemente. Tra l’altro questa è
l’unica scena nel
DCEU della Iris di Kiersey Clemons, prima di rivederla nel film
stand-alone.
Iron Heights, il carcere della DC
in cui si trova Henry Allen
Per chi conosce a fondo i fumetti e
la storia di Flash, saprà l’importanza di Iron Heights. In Justice League, alcune immagini avevano mostrato Barry
parlare proprio con il padre in carcere, poiché – come si sa –
accusato della morte della madre. In The Flash,
abbiamo una sequenza nella quale i due dialogano, prima che al
padre venga staccato il collegamento con il figlio. La prigione è,
per l’appunto, Iron Heights Penitentiary, la più famosa dei fumetti
DC. Iron Heights è il carcere in cui, sia nei fumetti che nella
serie tv della CW, Flash rinchiude tutti i malviventi dopo averli
fatti arrestare.
Per conoscere la storia di Barry
basta guardare nella Speed Force
La prima volta in cui Barry finisce
nella Speed Force è quando pensa a sua madre. È lì che The
Flash mostra i più grandi camei ed easter egges, ed è
sempre lì che si può approfondire meglio la sua storia. La Speed
Force si genera quando Barry corre molto velocemente e, attraverso
di essa il supereore può vedere scorci del suo passato, grazie ai
quali si può sapere meglio quale sia il suo trascorso nel
DCEU. Quando Flash entra in questa sorta di regno temporale,
vengono mostrati tutti i momenti del velocista nella
Justice League, e tutti i suoi periodi precedenti prima di
diventare, appunto, l’eroe scarlatto.
All’inizio di The Flash appare il
Superman di Henry Cavill
Sempre nella Speed Force compare
anche il Superman
interpretato da
Henry Cavill e, fra le immagini più memorabili apparse, c’è
quella della battaglia del supereore insieme a tutta la Justice League. Henry Cavill ha oramai
svestito i panni di Kal-El/Clark Kent, eppure in The
Flash appare ugualmente, seppur in un flashback. C’è anche
un’altra scena in cui vediamo Superman, e non appartiene alla Speed
Force. Ad un certo punto, infatti, si vede il kryptoniano salvare
alcune persone da un vulcano attivo, il che suggerisce che quella
potrebbe essere la sua ultima apparizione come Uomo d’acciaio.
Il negozio Grayson
In The Flash
capiamo anche bene dove vive Barry Allen, grazie ad una sequenza in
cui quest’ultimo parla per l’ultima volta con il Bruce Wayne di
Ben Affleck, prima di tornare nel passato. La sua palazzina ha
di fronte un negozio che si chiama “Grayson’s” e che è palesemente
un altro riferimento alla DC
Universe. Infatti, questa è una reference all’omonima famiglia
DC da cui proviene Dick Grayson, un eroe associato
a Batman come primo Robin e poi Nightwing.
La stanza alternativa di Barry
Allen è uno scrigno di easter eggs
Quando Barry Allen viaggia nel tempo
dopo aver cambiato il passato e fatto rivivere la madre, si trova
faccia a faccia con una sua versione alternativa diciottenne. Una
volta andato a casa dell’altro Barry, nella sua camera da letto si
possono vedere appesi alle pareti diversi poster, tutti easter eggs
appartenenti alla storia della Warner Bros. Troviamo infatti
locandine di film come Io sono leggenda, Inception e Pacific Rim, ognuno di questi distribuito proprio
dalla Warner Bros. Pictures.
La reference sul passaggio di James
Gunn alla DC
In The Flash ci
sono palesi riferimenti a James Gunn e, nello specifico, al suo essere a
capo dei
DC Studios con Peter Safran. Sempre nella stanza del Barry
alternativo troviamo infatti il poster del film Scooby-Doo del 2002, uno dei primi film scritti
proprio da
James Gunn e che lo hanno iniziato alla carriera ad Hollywood.
C’è poi anche un flashback in cui il giovane Barry indossa una
maglia che fa riferimento alla Mystery Machine del franchise di
Scooby-Doo, un altro sottile collegamento a
James Gunn.
Il cameo di Temuera Morrison come
Tom Curry
Fra i tanti camei inseriti in
The Flash, uno molto divertente è quello che ha
come protagonista Temuera Morrison, alias Tom
Curry, padre di
Aquaman. Quando Barry torna nel passato, bloccandosi quindi in
una dimensione alternativa, tenta di rintracciare tutti i suoi
compagni della Justice League. Ogni telefonata risulta vana, fino a
quando non prova con Arthur Curry, chiamando così il padre. In
quella versione, però, il padre dell’atlantideo non ha mai
conosciuto Atlanna, è “felicemente” sposato con una semplice umana
e Arthur non è altro che… il suo cane.
In L’uomo d’acciaio Barry Allen è a
Metropolis
Un inserto interessante che
compare in The Flash riguarda l’attacco di Zod a
Metropolis. La scena che viene introdotta all’interno del film non
è rivisitata, come magari si pensava, bensì proviene proprio da
L’uomo d’acciaio e dalla linea temporale del
DCEU. Queste mostrano proprio Barry Allen nella città poco dopo
aver ricevuto i suoi poteri, che si reca a Metropolis per poter
aiutare a sconfiggere Zod. Rendendosi poi conto che la situazione è
troppo complessa da gestire per lui, passando la palla a Superman.
Alcuni classici degli anni ’80
hanno versioni alternative
The Flash gioca
molto con il concetto di multiverso e con le sue linee temporali
alternative. Fra i tanti momenti divertenti, c’è anche quello in
cui Barry Allen scopre che nel mondo del Barry alternativo, alcuni
film cult hanno interpreti diversi rispetto a quelli che lui stesso
e il pubblico tutto conosce. Uno degli esempi è Ritorno al futuro, in cui Marty McFlay non è
interpretato da
Michael J. Fox ma da Eric Stoltz, mentre il primo diventa
protagonista di Footloose.
Kevin Bacon, invece, interpreta Maverick in Top Gun al posto di
Tom Cruise, e tutte queste notizie fanno rendere conto a Barry
di aver danneggiato l’intero universo, cambiando completamente le
cose.
Nel film è presente la colonna
sonora di Batman del 1989
Il ritorno di Michael Keaton nei panni dell’eroe pipistrello
è stato un epico momento in The Flash, tra l’altro
molto atteso da tutti i fan dei film su Batman di Tim Burton. Con
Keaton non è però soltanto tornato il personaggio amato, ma anche
la colonna sonora della pellicola dell’ ’89 di
Danny Elfman che con Tim Burton ha lavorato parecchie volte. La
musica si sente più volte all’interno del film, e abbraccia molte
scene particolarmente entusiasmanti, come quella in cui si vede la
Batcaverna o ancora la sequenza del combattimento di Batman, che
fanno sciogliere il cuore a tutti coloro che si sono appassionati
al
Bruce Wayne di Keaton.
La risata del Jocker: altra
reference da Batman del 1989
I riferimenti a Batman
di Tim Burton dell’89 non finiscono qui. Infatti, ad un certo
punto, da un sacchetto si sente udire una risata riconoscibile fra
mille. Questa è infatti la risata del
Joker, quella che compare all’interno dello storico film. Nella
storia raccontata da Burton c’è un momento in cui Batman ferma Joker, il
quale fa risuonare la sua ultima risata da un sacchetto proveniente
dal suo taschino. Questo stesso sacchetto viene mostrato in
The Flash e a trovarlo è il Barry alternativo,
proprio nella Batcaverna di Keaton.
Il riferimento a Flashpoint
E’ da subito chiaro che la premessa
di The Flash si basi sul fumetto
Flashpoint. Il film, però, al suo interno, ha proprio una
scena specifica in cui è inserito un riferimento diretto a quello
che succede nella origin story. In The Flash, dopo
aver perso i suoi poteri nel tentativo di farli avere alla sua
versione alternativa, Barry decide di provare a riacquisirli con
l’aiuto di Bruce Wayne. Si lega perciò a una sedia, per lasciarsi
fulminare. Nel fumetto originale, Barry prova a fare esattamente la
stessa cosa, con la differenza che accanto a lui c’è la versione di
Thomas Wayne di Batman.
La reference all’Imperatore
Palpatine di Star Wars
Nel terzo atto, nel momento della
battaglia con Zod, in cui si unisce anche
Supergirl, l’altra versione di Barry ha imparato a usare e
gestire meglio i suoi poteri, fra questi accumulare l’energia e
incanalarla per sparare fulmini. C’è una sequenza in cui Barry dice
al suo io alternativo che i kryptoniani non possono essere uccisi
da loro, e così quest’ultimo domanda: “E se lo emettessi come
Imperatore?”, e subito ne lancia uno contro un soldato. La sua
frase è un evidente riferimento all’Imperatore Palpatine di
Star
Wars, che usa il fulmine della Forza come arma
principale.
La battaglia con Superman in
Justice League
Sempre l’altra versione di Barry ad
un certo punto, nella battaglia con Zod, dice che i kryptoniani
sono troppo veloci. Barry però gli conferma che loro due lo sono
molto di pù, riferendosi alla scena presente in Justice League quando Flash, mentre
cercano di combattere contro Superman, si dimostra essere
effettivamente più veloce di lui. Seppur di poco.
La citazione del multiverso sferico
della DC
Una delle scene più epiche
all’interno di The Flash riguarda la
rappresentazione dei vari universi della
DC nella Speed Force. Essi vengono mostrati come sfere
multicolori, e si riferiscono al modo in cui la DC rappresenta il
suo multiverso. Se si consulta la mappa del multiverso di
DC.com, si può notare come il film abbia rappresentato in
maniera minuziosa l’aspetto del multiverso, soprattutto nella scena
della collisione delle enormi sfere.
L’apparizione Christopher Reeve
come Superman
Nella sequenza in cui le sfere si
scontrano, The Flash mostra il più alto numero di
camei, con apparizioni decisamente toccanti per i fan più
incalliti. Sono personaggi che hanno fatto parte della
DC del passato e che in quel momento subiscono la conseguenza
dell’intromissione di Barry nella linea temporale. Fra questi
troviamo
Christopher Reeve, l’iconico Superman del 1978, ricostruito interamente in CGI, che
guarda alla distruzione del multiverso.
L’apparizione di Helen Slater come
Supergirl
Accanto al Superman di Christopher Reeve, il pubblico può incontrare
un altro volto storico e noto, ossia la Supergirl di Helen
Slater. L’attrice ha vestito i panni della kryptoniana per
la prima volta nell’omonimo film del 1984, spin-off del
Superman di Reeve. Anche lei – riprodotta in CGI – guarda gli
universi distruggersi, prima che Barry riesca a correggere gli
errori ripristinando il multiverso.
La colonna sonora di Superman del
1978
L’omaggio a Batman, con la colonna
sonora risuonante in alcune sequenze, non è l’unico. Infatti,
The Flash ne contiene anche un altro, questa volta
per celebrare il Superman del 1978. La colonna sonora
è quella di John Williams, e la sentiamo nel momento in cui
compaiono proprio il Superman e la Supergirl di
Christopher Reeve e Helen Slater.
L’apparizione di Nicolas Cage
Ancor prima che The
Flash uscisse nelle sale,
Andy Muschietti aveva fatto correre la voce del cameo di
Nicolas Cage nelle vesti di Superman. La storia dell’attore nei
panni del kryptoniano risale al film Superman Lives di Tim Burton, alla fine mai uscito.
Cage, infatti, era stato scelto per interpretare Clark Kent, ma
dopo una lunga pre-produzione, riscritture varie e disaccordi fra
lo studio e creativi, la pellicola fu cancellata. Nel film di
Muschietti, però, si può finalmente vedere l’attore nei panni del
suo Superman eliminato, il che rende le immagini ancora più
emozionanti e impattanti.
Il Batman di Adam West
Non finiscono i camei sugli Batman del passato e, in
The Flash, un’altra sorpresa che molti
apprezzeranno ha come protagonista Adam West nei
panni della serie televisiva e del film Batman del 1960.
Quest’ultimo lo si intravede per un lasso di tempo molto breve, ma
questo cameo è forse uno fra i più belli del film, perché rende
omaggio a uno degli attori originali del Cavaliere Oscuro.
Il cameo di George Reeves
Nella Speed Force c’è un ultimo
interessante cameo su Superman, ossia la versione di George
Reeves. Reeves è famoso principalmente per essere stato
uno dei primi attori della storia a interpretare Superman in
live-action, nella serie televisiva del 1950 Adventures of
Superman.
La versione di Flash di Teddy
Sears
Nella scena finale della Speed Force
in The Flash, l’ultimo cameo importante è
quello di Teddy Sears. L’attore ha interpretato Hunter Zoloman/Zoom
nella serie televisiva della CW. Seppur interpreti un villain – a
causa del quale muore la madre di Barry Allen – Zoloman ad un certo
punto diventa stufo dei suoi modi di fare, cambia nome in Jay
Garrick e diventa Flash nel suo universo, indossando il casco alato
dei fumetti.
Il cameo di Andy Muschietti
Alla fine del film, Barry ripristina
la linea temporale e aggiusta il passato, causando inevitabilmente
la morte della madre. Tornato nel presente – nel quale tutto sembra
essere di nuovo normale anche se così non è – Barry si deve
sbrigare per arrivare all’udienza del padre, il quale verrà poi
assolto. Mentre si veste e scappa, ruba un hot dog a un giornalista
fuori dal tribunale, che altri non è che
Andy Muschietti, regista del film. Questo è il
penultimo cameo di The Flash.
George Clooney come Batman?
L’ultimo, sorprendete, cameo di
The Flash risiede nella scena finale.
Uscito dal tribunale, Barry è convinto di essere tornato nella sua
linea temporale e che le cose siano andate tutte nel verso giusto.
A quel punto riceve una chiamata da Bruce Wayne che lo ha già
raggiunto con la sua auto. Ma quando quest’ultimo scende e gli si
avvicina, il pubblico non vede
Ben Affleck bensì…
George Clooney. L’attore riprende così il ruolo di
Batman tanto
criticato in Batman & Robin, lasciando tutti spiazzati e increduli.
Il film termina poco dopo l’apparizione di Clooney, e saluta lo
spettatore con una grossa e importante domanda: Clooney diventerà
il nuovo Batman del DCU? Lo rivedremo
ancora?
Torna Aquaman nella scena
post-credits
The Flash
contiene una scena post-credits, nella quale fa ritorno uno degli
eroi della Justice League, che fra l’altro ha un sequel in uscita
proprio a fine 2023:
Aquaman. L’apparizione di Jason Momoa nei panni dell’atlantideo è
l’unico cameo post-credits, in cui si vede Arthur – ubriaco –
uscire da un bar insieme a Barry. Essendo completamente stordito –
ad un certo punto cade addirittura in una pozzanghera – Aquaman non capisce la storia che Barry gli sta
raccontando, ma sicuramente con quest’ultima scena molte domande
lasciate in sospeso in The Flash avranno
risposta in Aquaman e il Regno
Perduto, in cui dovrebbe spiegarsi come quello che abbiamo
visto nel film – quindi camei, reference ed easter eggs – cambierà
il futuro della
DC.
“Manuale per
Signorine“ è una coinvolgente commedia romantica
spagnola in Top 10 su Netflix,
ambientata nella Madrid degli anni 1880, in cui una protagonista
audace – per la quale la quarta parete è più un suggerimento che un
limite – guida la narrazione. Elena Bianda è alla ricerca di un
nuovo impiego come dama di compagnia, una figura incaricata di
gestire la vita sociale della sua pupilla, compresi i suoi
pretendenti e le prospettive matrimoniali. Per questo motivo, la
famiglia di Don Pedro Mencia, con tre giovani figlie, rappresenta
un’opportunità lavorativa ideale. Tuttavia, solo dopo aver assunto
la responsabilità di sorvegliare Cristina, Sara e Carlota, Elena si
rende conto di quanto siano difficili da gestire le tre
ragazze.
A complicare ulteriormente le cose,
il figlioccio di Pedro, Santiago, un giovane affascinante, ha
sempre nutrito un interesse per la maggiore delle sorelle Mencia,
ma il suo sentimento viene messo alla prova dalla crescente
attrazione – forse reciproca – verso Elena. Così, invece di un
impiego tranquillo e a lungo termine, la dama di compagnia si
ritrova intrappolata in un triangolo amoroso e in una rete di bugie
che potrebbero distruggere il suo mondo – e il suo cuore – se
venissero alla luce.
Elena Bianda è eccellente nel suo
lavoro come dama di compagnia. Tuttavia, ogni volta che porta a
termine con successo un matrimonio, si ritrova a dover cercare un
nuovo impiego. Stavolta, decide di proporsi come chaperon nella
casa di Don Pedro Mencia. La famiglia ha recentemente subito la
tragica perdita della matriarca, lasciando le tre sorelle,
Cristina, Sara e Carlota, senza una madre. Per Elena, questa è
un’occasione d’oro nel suo mestiere. Determinata a ottenere il
posto, utilizza metodi discutibili, come tangenti e storie
strappalacrime sui suoi genitori defunti, per guadagnarsi la
fiducia di Pedro. Alla fine ottiene il lavoro, suscitando l’ira
della sua rivale Alicia, che giura di farla licenziare.
Nonostante ciò, Elena ha altre
priorità: conquistare la fiducia delle sorelle Mencia. Se con
Carlota, undicenne morbosamente curiosa e amante degli scherzi, il
compito è semplice, con Cristina e Sara la situazione è più
complicata. Elena riesce a convincere Cristina, ancora in lutto, a
uscire e partecipare a un ricevimento cittadino con il suo
possibile pretendente, Eduardo. Tuttavia, la giovane prende fin
troppo sul serio il consiglio e finisce per avere un incontro
intimo con Eduardo nella sua carrozza. Quando Elena scopre
l’accaduto, Eduardo promette di dimostrare il suo amore chiedendo
formalmente la mano di Cristina.
Un mese dopo, però, il giovane non
si presenta alla tenuta Mencia per la proposta di matrimonio.
Invece, manda una lettera in cui informa Cristina di aver cambiato
idea e di essere partito per Parigi. La notizia è devastante, non
solo per il suo cuore spezzato, ma anche perché Cristina è rimasta
incinta da quella sola notte trascorsa insieme. Elena si affretta a
trovare un nuovo pretendente per evitare che la ragazza finisca
emarginata come madre nubile. La soluzione arriva con Santiago, il
figlioccio di Pedro e amico stretto delle sorelle Mencia.
Santiago nutre da tempo un affetto
per Cristina, anche se non sembra essere ricambiato. Tuttavia,
quando la giovane inizia a notare i suoi piccoli gesti di affetto,
si rende conto di poter costruire un futuro con lui. Nel frattempo,
però, Santiago comincia a sviluppare sentimenti per Elena, attratto
dalla sua ironia e dal suo spirito anticonformista. Come se non
bastasse, la comparsa di un vecchio amore di Elena, Gabriel,
complica ulteriormente la situazione. Santiago si trova in
difficoltà quando Pedro viene a conoscenza della sua relazione con
Cristina ed è entusiasta di vederlo come futuro genero. Ma la
situazione si complica ulteriormente con il ritorno di Eduardo,
deciso a riconquistare Cristina.
Finale di Manuale per
Signorine
La storia d’amore tra Elena e
Santiago è tesa fin dall’inizio. La donna, con il suo sarcasmo e il
suo atteggiamento disincantato, ha un passato misterioso e
problematico. L’arrivo di Gabriel e la rivelazione che sia stata
lei a porre fine alla loro relazione aggiungono un ulteriore strato
di complessità. Per questo, Elena non si illude sulla possibilità
di un lieto fine con Santiago, che per giunta è il principale
pretendente di Cristina e la sua unica speranza di evitare lo
scandalo. D’altra parte, Santiago, idealista e sognatore, crede
ancora di poter avere un futuro con Elena.
Man mano che la storia si avvicina
alla conclusione, i ruoli tra i due si invertono. Santiago, tradito
dalla scoperta che Elena stava manipolando la situazione per
spingerlo a sposare Cristina, rinuncia definitivamente a lei. Nel
frattempo, Cristina, delusa dalle bugie di Elena, la licenzia.
Tuttavia, dopo aver letto l’operetta su cui Santiago stava
lavorando, Cristina capisce che i sentimenti del giovane per Elena
erano autentici e la incoraggia a inseguirlo se prova lo stesso per
lui.
Così, Elena si lancia in un
inseguimento disperato per fermare Santiago prima che parta per un
viaggio di lavoro a Lisbona. Nella sua testa, ha preparato il
discorso perfetto per dichiarargli il suo amore. Ma, nonostante il
suo desiderio di un lieto fine, la carrozza di Santiago non si
ferma, lasciandola indietro. Il loro amore, per ora, finisce in
modo amaro, anche se non è esclusa una seconda possibilità in
futuro.
Cristina si trova di fronte a una
difficile scelta sentimentale. Inizialmente innamorata di Eduardo,
il suo cuore si spezza quando lui la abbandona. Decide quindi di
cercare conforto in Santiago, che però non ha mai considerato un
vero pretendente. Col tempo, però, inizia a vedere in lui un futuro
solido e sicuro. Tuttavia, quando Eduardo torna deciso a
riconquistarla e disposto a rinunciare alla sua famiglia per lei,
Cristina comprende che il suo amore per lui non si è mai spento.
Alla fine, confessa tutto a Santiago e a suo padre, scegliendo di
sposare Eduardo.
Il futuro di Elena e della
famiglia Mencia
Dopo essere stata licenziata, Elena
si ritrova senza casa e senza lavoro. Al suo posto, la sua rivale
Alicia assume il ruolo di dama di compagnia delle sorelle Mencia.
Questo cambia drasticamente la dinamica della famiglia e lascia
molte incognite sul futuro delle giovani ragazze. Intanto, Elena
deve affrontare la realtà della sua situazione e trovare un nuovo
scopo nella sua vita. Riuscirà mai a riconquistare Santiago? La
risposta resta sospesa, lasciando spazio alla possibilità di un
secondo capitolo nella loro storia d’amore.
Il dramma
romantico di Netflix, La lista dei miei
desideri, lavora per un finale soddisfacente che risponde
alla domanda se Alex (Sofia
Carson) completerà la sua lista entro il nuovo anno.
Adattato dal libro di Lori Nelson Spielman, il
film segue una donna di nome Alex che accetta di esaudire l’ultimo
desiderio di sua madre: completare la “lista della vita” che aveva
fatto quando aveva 13 anni. Se riuscirà a completare tutti i dodici
punti della lista entro Capodanno, Alex otterrà la sua eredità.
Tuttavia, gli obiettivi non saranno
così facili come la ragazza si aspetta. Inizia a cercare di portare
a termine i suoi compiti, ma continua a incontrare ostacoli, come
la scoperta che sua madre ha avuto una relazione, che ha portato al
suo concepimento. Per fortuna, Brad
(KyleAllen), l’avvocato
incaricato di redigere il testamento di
Elizabeth (Connie Britton),
interviene per sostenerla durante il viaggio di un anno. Come in
tutte le migliori commedie romantiche, Alex e Brad si innamorano
quando meno se lo aspettano. Questo porta a un finale romantico che
mostra la crescita di Alex come persona e come partner
romantico.
Sebbene il film includa una
sottotrama romantica, la trama principale di La lista dei
miei desideri è il viaggio di Alex per
completare la sua lista di vita da quando aveva 13 anni – l’ultimo
desiderio di sua madre. Alcuni obiettivi, come fare la stand-up
comedy e farsi un tatuaggio, si rivelano più semplici di altri.
Molti dei punti della sua lista, come riconciliarsi con il padre e
diventare una brava insegnante, si rivelano invece quasi
impossibili. Dopo un anno, grazie all’aiuto di
Brad e dei suoi fratelli, riesce a raggiungere
tutti gli obiettivi, tranne quello di trovare il vero amore.
Brad interviene per sostenerla
durante tutto il percorso, presentandosi al comedy club, offrendole
un lavoro di insegnante presso il centro di accoglienza per donne e
portandola a conoscere il suo padre biologico. Nel frattempo, i
suoi fratelli la sorprendono con un campeggio nel cortile della
casa della madre sotto la luna piena. Durante questo pigiama party,
Julian le fornisce una visione che le permette di
riconciliarsi con il padre. Fortunatamente, la madre pensa che
innamorarsi in un anno non sia giusto, e quindi ha pianificato che
Alex riceva la sua eredità se fa tutto tranne quell’unico punto
della lista.
La spiegazione dell’eredità che
Alex riceve
Poiché Alex ha completato tutte le
voci della sua lista di vita, tranne quella di trovare il vero
amore, le viene consegnata una busta con all’interno la sua
eredità, che è rimasta un mistero. Si scopre così che Alex ha
ottenuto esattamente ciò che voleva fin dall’inizio: la casa di sua
madre e tutto ciò che contiene. La madre ha persino preso
l’iniziativa di creare un fondo fiduciario per coprire le spese e
le riparazioni, riconoscendo che un lavoro da insegnante non
avrebbe necessariamente dato ad Alex il reddito necessario per
coprire i costi di una casa.
Questa scelta di eredità dimostra
che Elizabeth conosceva e capiva Alex. Aveva capito che lei era la
più sentimentale dei suoi figli e che avrebbe apprezzato la casa
più di chiunque altro. Tuttavia, imponendole di terminare la lista
prima di ricevere la casa, Elizabeth ha impedito alla figlia di
chiudersi in se stessa e di seppellirsi nel dolore. La decisione di
tenere segrete le specifiche dell’eredità fino alla fine permette
inoltre ad Alex di fare dei passi per finire la lista per onorare
l’ultimo desiderio della madre, invece di completarla per ottenere
la casa. L’intuizione di ciò che Alex vuole e di cui ha bisogno
potrebbe derivare dal fatto che Elizabeth e Alex sono sempre stati
i membri più vicini della famiglia.
Alex e Brad si mettono insieme alla
fine di La lista dei miei desideri
L’unico obiettivo che Alex pensa di
non aver raggiunto alla fine dell’anno è “trovare il vero amore”.
Rompe quindi con il suo fidanzato, Finn. Anche se
all’inizio sembra affascinante e gentile, neanche
Garrett apprezza mai veramente Alex, vedendola per
come si inserisce nella sua vita. Poiché questi sono gli unici due
uomini con cui è stata coinvolta sentimentalmente durante l’anno,
la convinzione che non si sia innamorata del vero amore ha senso.
In realtà, però, durante l’anno si innamora anche di
Brad, perché lui le offre tutto ciò che manca agli
altri due uomini e soddisfa tutti e quattro i criteri delle domande
di sua madre.
È gentile?
Puoi dirgli tutto quello che hai nel cuore?
Ti aiuta a diventare la versione migliore di te stessa?
Riesci a immaginarlo come padre dei tuoi figli?
A differenza di Finn, Brad non si
aspetta che lei sostenga i suoi sogni a scapito dei propri,
incoraggiandola a seguire la sua passione per l’insegnamento.
Inoltre, si impegna con lei a un livello intellettuale che Finn non
raggiunge mai. Inoltre, Brad non rispecchia l’atteggiamento di
Garrett. Si preoccupa della sua vita e della sua famiglia per tutta
la durata del film, aiutando persino a rintracciare il padre
biologico usando il suo stesso denaro quando lei non può
permetterselo. Brad non sembra preoccuparsi di come lei si
inserisca nella sua vita.
Il perché del rapporto difficile di
Alex con suo padre
Fin dall’inizio di La lista
dei miei desideri, Alex stabilisce che ha avuto un
rapporto teso con suo padre da quando aveva almeno 13 anni.
All’inizio del film, sembra che incolpi il genitore per il divorzio
dalla madre, dicendo che “l’ha lasciata” invece di essere
reciproco. Ciò potrebbe indubbiamente causare tensioni tra un
genitore e un figlio. Questo probabilmente era amplificato dal
fatto che lei idolatrava sua madre e si sentiva protettiva nei suoi
confronti. Tuttavia, in base alla scena della cena, il problema è
molto più profondo.
Alex non si sente supportata
emotivamente da suo padre, e questo la fa sentire arrabbiata nei
suoi confronti. Dice di sentirsi come se lo stesse sempre
deludendo, ricordando la sua reazione quando ha lasciato
l’insegnamento. L’uomo si è rifiutato di confortare la figlia dopo
il suo licenziamento, affermando che era la madre a dover ricoprire
quel ruolo per lei. Tuttavia, la ragazza riesce a riconciliarsi con
lui dopo che il padre biologico e i suoi fratelli le offrono una
prospettiva diversa.
La vera ragione per cui il fratello
di Alex ce l’ha con lei
All’inizio di La lista dei
miei desideri, appare chiaro che il fratello di Alex,
Julian, ce l’ha con lei. È sintetico, sprezzante e
non sembra prenderla sul serio. L’esatta ragione di ciò non diventa
evidente fino a quando non si accampano nel cortile di casa sotto
la luna piena. Si scopre così che Julian era geloso di Alex. Dice
di aver sempre pensato a lei e alla loro mamma come a un club
super-segreto a cui nessun altro poteva aderire. Julian si sentiva
isolato dalla madre e triste per il trattamento preferenziale
riservato alla sorella. Anche se il suo comportamento nei confronti
di lei non è dei più gentili, questa spiegazione lo svela quale
persona fragile, umanizzandolo.
Il vero significato del finale di
La lista dei miei desideri
La lista dei miei
desideri di Netflix è dunque una lezione di crescita
personale, passione e amore. All’inizio del film, Alex sta
trascinando la vita, facendo ciò che è facile invece di ciò che è
appagante. Ha rinunciato ai suoi sogni perché la vita l’ha stancata
e presa a calci troppe volte. L’ultima richiesta di Elizabeth
costringe però Alex a riflettere sugli obiettivi che un tempo
sognava di raggiungere.
Alla fine del film, Alex impara
dunque a conoscere meglio chi è lei come persona, ricollegandosi
con quella che era prima che la vita la logorasse. Compie così un
viaggio di maturazione che la porta a raggiungere la felicità e il
vero amore. In La lista dei miei desideri Alex si
rende quindi finalmente conto che alcune delle cose migliori della
vita richiedono duro lavoro e resilienza, una lezione che tutti
abbiamo bisogno di ricordare di tanto in tanto.
Dal punto di vista professionale,
Bertrand Cantat ha segnatola scena musicale
francese e internazionale insieme al suo gruppo Noir Désir, di cui
era frontman. Il suo nome però è rimasto legato al feroce delitto
che ha commesso nel 2003. Il documentario di Netflix è
in questi giorni in Top 10 sulla piattaforma e racconta questa
storia tragica e scioccante. Ecco la storia vera dietro
Da rockstar ad assassino – Il caso Cantat.
Bertrand Cantat e Marie
Trintignant
L’evento che ha segnato per sempre
la vita di Bertrand Cantat (e non solo la sua) si
verificò nel luglio del 2003. Durante una notte a Vilnius, in
Lituania, la sua relazione con l’attrice Marie
Trintignant – figlia del celebre attore Jean-Louis
Trintignant – culminò in una tragedia irreparabile. Nel
corso di un violento litigio all’interno di una stanza d’albergo,
Cantat aggredì la donna con estrema brutalità, provocandole lesioni
gravi, tra cui una frattura del setto nasale, gravi danni interni e
un esteso edema cerebrale. Queste ferite la portarono rapidamente a
uno stato di coma. Nonostante la gravità delle sue condizioni, il
cantante non richiese immediatamente soccorso, lasciando
trascorrere del tempo prezioso senza intervenire.
Nel cuore della notte, Cantat
contattò Vincent Trintignant, fratello di Marie,
confessandogli di averla colpita. I racconti su quanto accaduto
successivamente divergono, ma è certo che Vincent, resosi conto
della gravità della situazione solo al mattino, chiamò i soccorsi e
la sorella fu trasferita d’urgenza all’ospedale universitario di
Vilnius. Nel disperato tentativo di sottrarsi alle conseguenze,
Cantat tentò di togliersi la vita ingerendo una combinazione di
farmaci sedativi e antidepressivi. Nonostante i tentativi dei
medici, Marie Trintignant fu trasportata in Francia, dove morì a
causa delle complicazioni legate alle ferite subite.
Le indagini, condotte con la
collaborazione delle autorità francesi e lituane, portarono alla
luce prove mediche che confermarono la compatibilità tra le
dichiarazioni di Cantat e le lesioni riscontrate nell’autopsia. I
referti medici evidenziarono chiaramente la violenza
dell’aggressione subita dalla donna. Il processo, celebrato a
Vilnius nel marzo del 2004, si concluse con la condanna di Cantat a
otto anni di reclusione per “omicidio commesso con intento
indiretto e indeterminato”, un capo d’imputazione che non
riconosceva l’intenzionalità diretta di uccidere, ma sanciva la
responsabilità per condotta violenta e negligente che aveva portato
alla morte della vittima.
L’opinione pubblica rimase
profondamente scossa dalla vicenda, e il caso generò accesi
dibattiti per anni. La pena, le successive misure di controllo e il
possibile reinserimento sociale e artistico di Cantat divisero la
popolazione. Nonostante la scarcerazione anticipata nel 2007 per
buona condotta, il peso della tragedia di Vilnius continuò a
incombere su ogni apparizione pubblica e sulla carriera del
cantante. Numerosi commentatori hanno sottolineato come questo
tragico episodio abbia rappresentato uno spartiacque nella vita di
Cantat, ma anche nel dibattito sulla violenza di genere e sui
diritti umani nel panorama culturale e mediatico europeo.
Bertrand Cantat e il suicidio della
moglie
Come se la sua esistenza non fosse
già segnata da tragedie, un altro drammatico evento sconvolse la
vita di Bertrand Cantat. L’artista conobbe Krisztina Rády al Sziget
Festival di Budapest nel 1993, e insieme ebbero due figli, Milo e
Alice. Nonostante la separazione avvenuta nel 2003, la donna rimase
al fianco di Cantat durante il processo per l’omicidio di Marie
Trintignant e, dopo il suo rilascio, i due tornarono a vivere
insieme. Tuttavia, il 10 gennaio 2010, Krisztina Rády si tolse la
vita impiccandosi nella loro abitazione a Bordeaux mentre Cantat
dormiva.
L’autopsia confermò il suicidio,
senza evidenziare segni di violenza fisica da parte del cantante.
Tuttavia, negli anni successivi, emersero accuse e controversie su
presunti comportamenti violenti da parte di Cantat nei confronti
della donna. Nonostante ciò, le indagini non trovarono prove che
collegassero direttamente le sue azioni al tragico gesto di
Krisztina Rády.
Il nuovo film di Netflix, La lista dei miei
desideri (il titolo originale è The Life
List), include alcune grandi star che guidano un cast di
incredibili attori emergenti, costruendo la famiglia e la comunità
che circonda l’Alex di Sofia Carson. Basato sull’omonimo
libro del 2013 di Lori Nelson Spielman, La
lista dei miei desideri racconta la storia di una giovane
di nome Alex che deve riesaminare il suo percorso di vita mentre
termina la “Life List” che ha creato quando aveva 13 anni
– un compito lasciatogli dalla madre defunta,
Elizabeth. Fortunatamente, può contare sull’aiuto
di Brad, l’esecutore testamentario della
madre.
Come si può intuire da questa breve
descrizione della trama, si tratta di un film particolarmente
emozionante. La storia combina elementi da grande commedia
romantica con il processo di crescita della protagonista,
includendo anche però un dramma familiare che si fa decisamente
sentire. Con Sofia Carson come protagonista, il
film è dunque destinato ad avere successo. Tuttavia, anche gli
altri protagonisti e i personaggi secondari offrono ottime
interpretazioni che migliorano la storia nel suo complesso.
Scopriamo in questo articolo chi sono e dove li abbiamo già
visti!
Il cast di attori protagonisti di La lista dei miei
desideri
Sofia Carson nel
ruolo di Alex
Sofia Carson è nata
a Fort Lauderdale, in Florida, e ha avuto la sua grande occasione
interpretando Evie, la figlia della Regina Cattiva, nei film
Descendants. Sebbene abbia iniziato come attrice di Disney
Channel, Carson è poi passata a film e programmi televisivi più
adulti, tra cui il film d’azione di successo di NetflixCarry-On. Ha poi recitato anche in Pretty
Little Liars: The Perfectionist nel ruolo Ava Jalali, nel
thriller del 2020 Songbird nel
ruolo di Sara e ha interpretato Cassie in Purple
Hearts.
In La lista dei miei
desideri, il suo ruolo è dunque quello di
Alex, una giovane donna che sembra aver smarrito
la bussola nella sua vita, lavorando per l’azienda di trucchi della
madre. La donna, dunque, la manda all’avventura per completare una
“Lista della vita”, che Alex aveva scritto quando aveva 13 anni ma
rimasta irrealizzata.
L’attore Kyle Allen
è nato a Livermore, in California, e si è fatto notare
interpretando Hawk Lane nella serie televisiva di Hulu The
Path. Da quando ha invece interpretato Skylar in The In
Between al fianco di Joey King, ha dimostrato
di essere in grado di interpretare un protagonista romantico, il
che si presta al suo ruolo in La lista dei miei
desideri. Tra gli altri suoi ruoli di spicco si annoverano
quello di Balkan nel film di
Steven SpielbergWest
Side Story, quello di Alex McAllister in Space
Oddity e quello di Maxime Gerard in Assassinio
a Venezia.
In La lista dei miei
desideri, Allen interpreta Brad, un
giovane avvocato incaricato di eseguire il testamento di Elizabeth
dopo la sua morte. Sebbene lui e Alex non partano con il piede
giusto, Brad la sosterrà durante l’esecuzione dei punti della sua
lista. Con il tempo, i due svilupperanno anche un certo legame.
Connie Britton nel
ruolo di Elizabeth
L’attrice più nota di La
lista dei miei desideri è senza dubbio Connie
Britton, nata a Boston, nel Massachusetts, che si è fatta
notare interpretando Tami Taylor nel dramma sportivo Friday
Nights Lights dal 2006 al 2011. Da allora, ha assunto molti
ruoli di rilievo in serie televisive drammatiche, come quello di
Vivien Harmon in American Horror Story e quello di
Rayne Jaymes in Nashville. Ha poi recitato anche in
Cercasi amore per la fine del mondo e This Is
Where I Leave You. Di recente ha interpretato Nicole
Mossbacher in The White
Lotus.
In La lista dei miei
desideri, Britton interpreta dunque
Elizabeth, la madre di Alex, Julian e Lucas.
Sebbene muoia all’inizio del film, continua a svolgere un ruolo
importante, apparendo attraverso i DVD che ha registrato prima di
morire, motivando la figlia ad andare avanti con il proprio
percorso e a ritrovare la gioia nella sua vita facendo quello che
fino ad oggi non ha avuto il coraggio di fare.
Il cast dei personaggi di supporto
di La lista dei miei desideri
Sebastian de Souza
nel ruolo di Garrett
In La lista dei miei
desideri, Sebastian de Souza interpreta
Garrett, lo psicologo di un rifugio per donne.
Souza ha ottenuto la sua grande occasione interpretando Matty Levan
dal 2011 al 2012 in Skins. L’attore si è fatto conoscere
soprattutto in opere d’epoca, tra cui I Borgia
(2012-2013), Ophelia (2018), Medici (2018-2019) e The
Great (2020).
José Zúñiga nel
ruolo di Samuel
Zúñiga interpreta
Samuel in La lista dei miei
desideri di Netflix. L’attore si è nel tempo costruito un
solido portfolio di ruoli minori e ricorrenti per tutti gli anni
’90 e 2000. Tra i suoi ruoli più noti figurano Fraga il meccanico
in Alive (1993), il signor Molina in Twilight (2008), Bull il capo delle operazioni di
Tycho in The Expanse (2020-2021) e il dottor Hotchkiss in
La
torre nera (2017).
Jordi Mollà nel
ruolo di Johnny
Nella seconda metà di La
lista dei miei desideri, Jordi Mollà interpreta
Johnny, il musicista di una band. Mollà è un nome
importante della TV e del cinema spagnolo dopo essersi formato
all’Istituto di Teatro di Barcellona e ha avuto la sua grande
occasione interpretando El Niñato in Prosciutto,
prosciutto al fianco di Penélope Cruz nel 1992. Tra i suoi film più
noti ricordiamo Criminal (2016), Bad Boys II (2003) e Riddick
(2013).
In La lista dei miei
desideri di Netflix, Dario Ladani Sanchez
interpreta Lucas, il fratello di Alex, un ruolo
minore ma di forte importanza per la protagonista. L’attore
emergente ha all’attivo solo otto progetti prima di questo film. I
suoi ruoli più importanti sono Sam in Dear Edward (2023) e
Nate Shepherd in Paper Trail (2014-2015).
Federico Rodriguez
nel ruolo di Julian
In La lista dei miei
desideri, Federico Rodriguez interpreta
Julian, l’altro fratello di Alex, che ha però con
lei un rapporto conflittuale. Oltre questo film, Rodriguez ha
all’attivo 21 ruoli da attore: la sua grande occasione è arrivata
nel 2021, quando ha interpretato Alejandro Ferreiras nel cast di
American Rust, ruolo che ha portato avanti fino al
2024. Altri suoi ruoli importanti sono Noah in Which Brings Me
to You (2023) e Robert in Past
Lives (2023), il celebre film candidato a due premi
Oscar.
Maria Jung nel
ruolo di Nina
Infine, c’è Maria
Jung, che in La lista dei miei desideri
interpreta Nina, la fidanzata di Brad. Ad oggi
Jung è poco più che un’attrice emergente, che potrebbe conoscere
maggiore popolarità proprio grazie a questo film. Prima di aver
recitato, qui, altri suoi ruoli di rilievo sono quelli in
Elsbeth (2024) e The Equalizer (2024).
Le recensioni di Mr. Morfina (qui la recensione), prodotto da
Paramount Pictures e arrivato in Italia il 27 marzo con Eagle
Pictures sono abbastanza d’accordo sul fatto che il film sia un
esperimento riuscito. Il duo di registi Dan Berk e
Robert Olsen lavora per la quinta volta insieme
dirigendo Jack Quaid nel ruolo di Nathan Caine, un
mite impiegato di una cooperativa di credito la cui disabilità
unica gli impedisce di provare dolore fisico.
Questo film vede la coppia lavorare
su una sceneggiatura di Lars Jacobson, anche se
hanno spiegato che Mr. Morfina ha subito alcuni
importanti cambiamenti dalla sua incarnazione originale sulla
pagina.
ScreenRant ha incontrato i
registi per discutere di come il progetto si è evoluto da allora e
di come la svolta da star di Jack Quaid abbia contribuito ad ammorbidire
l’oscurità del concept originale. La combinazione di sangue e
fascino carismatico rende Mr. Morfina uno dei film
più strani dell’anno, una commedia romantica virtuosa con al centro
una scena di tortura esilarante che sfida ogni descrizione.
L’inebriante miscela di violenza e
commedia di Mr. Morfina è stata la chiave del
pitch originale
“Il punto del gore non è quello di
scioccare e stupire”
Mr. Morfina è una specie di
commedia romantica?
Dan Berk:Sì,
certo, quelle cose si sono sicuramente incastrate in modo molto
naturale per noi. Sapevamo che, nel film, c’è un personaggio che
non può provare dolore, che sta entrando in un film d’azione in un
modo molto improbabile. Verrà preso a calci, ci sarà un sacco di
sangue. Sapevamo che sarebbe successo. Ma non abbiamo mai voluto
che fosse gratuito o sgradevole. Il punto del gore non è quello di
scioccare e stupire, è solo un prodotto della storia.
Ma la nostra speranza, quando lo
stavamo progettando, questo è ciò che stavamo cercando di ottenere,
è che tutto quell’umorismo e tutto quel cuore che sono così parte
integrante del tono, lo addolciscano e facciano sì che tu possa
ridere nonostante il sangue. Quindi, anche le persone che di solito
sono a disagio per il sangue, o per vedere un braccio spezzato a
metà, c’è [o] un momento divertente simultaneo a un battito di
orribile violenza o, un secondo dopo, l’elemento scherzoso, così
non sei [scoraggiato].
Robert Olsen:Quella miscela di toni è necessaria perché, se non ce l’avessi,
se questo film fosse stato mortalmente serio, e lui fosse stato
solo mutilato, qualcuno avrebbe detto, va bene, devo
andare.
Dan Berk:Sì,
si vira nel territorio del torture porn, che è l’opposto del tipo
di film che vogliamo fare. Abbiamo un approccio molto gioioso al
cinema. Vogliamo che i nostri film facciano sentire meglio le
persone riguardo all’umanità alla fine, quando escono dal cinema,
rispetto a quando sono entrate. E quindi, per noi era davvero
importante assicurarci che la violenza e il gore fossero
contestualizzati da tutto il cuore e l’umorismo in essi
contenuti.
Jack Quaid Mr. Morfina
La scena della tortura, che
è una specie di fulcro del film, rimanda al franchise di
Hostel.
Robert Olsen:Sì. E se Hostel fosse divertente?È un po’ verso la
seconda parte del film, ma penso che sia probabilmente la nostra
scena preferita. E penso che sia anche la scena che, quando abbiamo
letto la versione originale della sceneggiatura, era fantastica,
aveva questo concetto incredibile, ma non era così divertente. Era
un film d’azione un po’ più serio. E così, eravamo tipo… Ottimo
concept, ma dovevamo renderlo divertente. E questa è stata la prima
cosa a cui abbiamo pensato. Doveva esserci una scena in cui viene
torturato e finge di provare dolore. Quello è lo spazio
tonale.
E, onestamente, una parte
importante del nostro pitch come registi era quella scena. Dire
loro, immagina questa scena. E la proponi a una stanza di
produttori, e tutti si sbellicano dalle risate. In ogni fase del
processo, quella scena era divertente. Era divertente quando la
proponevamo. Quando la scrivevamo, ci sbellicavamo dalle risate.
Quando la provavamo, ci sbellicavamo dalle risate. E poi quando la
giravamo, facevamo saltare le riprese perché i membri della troupe
ridevano. Era così divertente.
Ricordo la prima volta che
abbiamo visto un pubblico di prova che guardava quella scena, e il
cinema era in fermento. E lo sapevamo e basta. Eravamo tipo, quella
scena è ciò che è il film. È un microcosmo del perché questo film
funziona. È cruento, ma stai ridendo. Stai rabbrividendo e lo stai
guardando attraverso le dita, ma ti stai divertendo mentre lo fai.
Ed è questa la salsa speciale di questo film.
Dan Berk:Si
appoggia anche perfettamente al tipo di umorismo di Jack [Quaid].
Quindi, siamo stati molto fortunati in questo senso perché, quando
abbiamo scritto quella scena, non avevamo ancora Jack nel film, ma
è capitato che fosse il suo target, il tipo di risate che ama
ottenere.
E quella scena, abbiamo dovuto
davvero uccidere i nostri beniamini con quella. Potrebbe essere una
scena di 20 minuti, c’era così tanto materiale incredibile. Perché,
dopo aver fatto la parte sceneggiata, Jack stava solo migliorando
tutte queste reazioni folli, e c’è così tanta roba buona tagliata
in montaggio.Ma sì, Jack è una componente fondamentale
del successo di quella scena.