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Masters of the Universe: prime reazioni positive dai test screening del film

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Mentre i fan di Masters of the Universe attendono con ansia di vedere le prime immagini del film live-action in uscita (si dice che il primo trailer sarà pubblicato molto presto), giungono notizie che nella serata di ieri si sono tenute delle proiezioni di prova. Da quanto riportato, tuttavia, si è trattato di una versione non ancora definitiva del film, con alcuni effetti speciali incompleti.

I fortunati che hanno partecipare sono stati invitati a non divulgare nulla, anche se questo non sempre impedisce alle persone di diffondere dettagli. È infatti già stata offerta una reazione molto positiva dal John Campea Show. “Ho parlato con qualcuno che ha visto He-Man. Che l’ha visto nelle sue fasi iniziali e ha detto ‘È fantastico’. E non si tratta di qualcuno che ha qualche interesse personale. Non si tratta di qualcuno che ha qualcosa da guadagnarci”.

Ha detto che è fantastico. Ha detto di essere rimasto totalmente scioccato. Completamente sorpreso. Ma ha detto che è fantastico”. Ovviamente si tratta solo dell’opinione di una persona, per cui non resta che attendere di poter avere dei primi pareri ufficiali a seguito dei test screening. Il primo teaser dovrebbe in ogni caso uscire il mese prossimo e recentemente è circolata online una descrizione.

Cosa aspettarsi dal trailer di Masters of the Universe

A quanto pare, il teaser darà un primo assaggio di diversi personaggi chiave di Masters of the Universe, e sembra che l’attore di motion capture a cui abbiamo visto reagire Nicholas Galitzine (Adam) e Camila Mendes (Teela) in quelle foto dal set interpretasse Cringer, non Beast Man. Secondo quanto riferito, il filmato si conclude con il principe Adam che alza la sua spada del potere e pronuncia la frase iconica che gli permette di trasformarsi in He-Man.

Era una prima versione del trailer, con diverse riprese che mostravano ancora lo schermo verde e un po’ difficili da vedere a causa dei watermark di sicurezza, ma nel complesso era buono. Era circa al 75% del lavoro in corso. Il montaggio era piuttosto grezzo, quindi non era affatto rifinito. Ma i personaggi che ho visto mi sono sembrati tutti buoni. Il trailer si apre con il principe Adam che parla con un amico sulla Terra e sono confusi perché Cringer è lì e discutono della tigre verde”.

“Da lì si passa al principe Adam che torna nel suo mondo natale e scopre la sua discendenza da quella che credo sia la maga, ma era un po’ difficile da vedere a causa delle filigrane. Dopo di che salta un po’ da una scena all’altra e si vede il principe Adam parlare con alcune persone di Eternia. C’è stato un breve scorcio di Skeletor e di quella che credo fosse Evil-Lyn. Il trailer mostra il principe Adam che alza la spada e grida “I HAVE THE POWER” (Ho il potere) e si vede la trasformazione”.

“Ci sono alcune scene veloci in cui combatte come He-Man, poi finisce“, riporta la descrizione ad oggi fornita. Si afferma anche che Skeletor (Jared Leto) assomiglia al suo omologo della serie animata e che il film sembra essere una “solida storia delle origini” dell’eroe muscoloso. Non resta a questo punto che attendere di poterne sapere di più e magari vedere questo primo trailer.

Il live action di Masters of the Universe

La versione live-action della classica serie animata vedrà protagonista Nicholas Galitzine, ma anche la partecipazione di Morena Baccarin nel ruolo della Strega, e di James Purefoy e Charlotte Riley nei ruoli dei genitori di Adam, Re Randor e la Regina Marlena, insieme ad Alison Brie (GLOW, Community) nel ruolo del braccio destro di Skeletor, Evil-Lyn, Idris Elba (Thor, Luther) in quello di Man-At-Arms e Jared Leto (Morbius, Blade Runner 2049) in quello di Skeletor stesso. Nel frattempo, Sam C. Wilson (House of the Dragon) interpreterà Trap Jaw, con Kojo Attah (The Beekeeper) nei panni di Tri-Klops e Jon Xue Zhang (Eternals) nei panni di Ram-Man.

Masters of the Universe arriverà nelle sale il 5 giugno 2026.

Shōgun – Stagione 2: rivelato il ritorno delle star, i nuovi membri del cast e la data ufficiale di produzione

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La serie d’azione e avventura della FX Shōgun ha ufficialmente confermato la data di produzione della seconda stagione, nonché i membri del cast che torneranno e quelli nuovi.

Le riprese della Shōgun – stagione 2 inizieranno a gennaio 2026 a Vancouver. Hiroyuki Sanada e Cosmo Jarvis riprenderanno i loro ruoli di Lord Yoshii Toranaga e John Blackthorne. Anche diversi attori della prima stagione si uniranno a loro nella prossima stagione, tra cui: Fumi Nikaidô (Ochiba), Shinnosuke Abe (Buntaro), Hiroto Kanai (Omi), Yoriko Dôguchi (Kiri), Tommy Bastow (Alvito), Yuko Miyamoto (Gin), Eita Okuno (Saeki) e Yuka Kouri (Kiku).

Ci saranno anche alcuni volti nuovi nella serie. Il nuovo cast è composto da Asami Kizukawa (Aya), Masataka Kubota (Hyūga), Sho Kaneta (Hidenobu), Takaaki Enoki (Lord Ito) e Jun Kunimura (Gōda).

Shōgun è basato sull’omonimo romanzo del 1975 scritto da James Clavell. La serie è un dramma storico che segue le storie di due uomini provenienti da contesti drasticamente diversi. Blackthorne è un marinaio inglese che naufraga con la sua nave in Giappone, ritrovandosi bloccato in un paese di cui non sa nulla. Toranaga è un daimyo​​​​​​​ sempre in conflitto con i suoi oppositori politici. E le cose si complicano notevolmente per entrambi quando si incontrano.

La prima stagione della serie vedeva anche la partecipazione di Lady Toda Mariko​​​​​​​ (Anna Sawai). Lei è la traduttrice e fidata consigliera di Lord Toranaga. È stata anche un’alleata fondamentale per Blackthorne, aiutandolo a colmare il divario tra lui e il popolo giapponese. Mariko, purtroppo, non sarà presente nella prossima stagione perché ha subito un tragico destino. Il personaggio si è sacrificato onorevolmente per aiutare Toranaga.

La seconda stagione di Shōgun sarà ambientata 10 anni dopo il finale della prima. Continuerà a seguire le vite e le avventure dei suoi due protagonisti.

La serie di successo della FX era stata originariamente concepita come miniserie. Tuttavia, dopo il suo enorme successo e le recensioni estremamente positive, è stata rinnovata per altre due stagioni. Shōgun è stata anche la prima serie giapponese a vincere un Primetime Emmy. Ha vinto il premio come Miglior Serie Drammatica alla 76ª edizione degli Emmy Awards nel 2024.

Al momento della pubblicazione di questo articolo non è ancora stata resa nota la data ufficiale di uscita della seconda stagione di Shōgun. Tuttavia, si ipotizza che la prima puntata andrà in onda nel 2027.

Avengers: Doomsday, Elizabeth Olsen dà una risposta definitiva ai rumor sul suo ritorno

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A circa un anno dall’uscita nelle sale di Avengers: Doomsday, ci sono ancora molte domande su quali altri personaggi dell’universo cinematografico Marvel potrebbero tornare per questo capitolo della serie. La timeline dell’MCU ha visto il ritorno di una versione alternativa di Scarlet Witch nella serie animata Marvel Zombies quest’anno, ma molti spettatori sperano ancora di rivederla in un film live-action.

In un’intervista con The Playlist, Elizabeth Olsen ha ricordato una volta di più il suo periodo nei panni di Wanda Maximoff, rispondendo anche alla domanda se ci sia ancora un futuro per lei nel franchise MCU. L’attrice ha dichiarato: “Sono davvero orgogliosa di ciò che siamo riusciti a realizzare. Davvero orgogliosa”, ma per quanto riguarda la possibilità di interpretare nuovamente Scarlet Witch, ha detto: “Non ho una risposta a questa domanda”.

Il sito ha poi continuato dicendo che il pubblico potrebbe immaginarla nel cast di Avengers: Doomsday. Tuttavia, Olsen ha sottolineato: “Beh, io non ci riesco. Onestamente, aspetto. Vorrei vederla tornare in questo ruolo perché penso che quello che hanno fatto con lei sia davvero fantastico e adoro il percorso che ha intrapreso”.

L’ex attrice dell’MCU ha concluso la sua risposta aggiungendo: “Penso che sia sempre divertente tornare indietro, ma non ho idea di come o quando, questo è certo”. Anche se la produzione di Avengers: Doomsday si è conclusa a metà settembre 2025, la porta non è ancora del tutto chiusa per un potenziale ritorno di Scarlet Witch nel film del 2026.

Dopo l’aggiornamento sulle riprese di Avengers: Secret Wars, sembra che nella primavera del 2026 ci saranno ulteriori riprese per Avengers: Doomsday. Se non sarà in questo film, c’è sempre la possibilità che il ritorno della Olsen venga riservato per il finale della Fase 6, previsto per il 2027.

È anche normale che gli attori dell’MCU mentano nelle interviste riguardo al loro coinvolgimento in determinati progetti, a causa dell’enorme segretezza che regna alla Marvel Studios. Dato che il trailer di Avengers: Doomsday è confermato per dicembre 2025, è sempre possibile che Wanda possa essere una delle tante sorprese che hanno in serbo per gli spettatori.

Un altro progetto della Saga del Multiverso in cui Scarlet Witch potrebbe fare un’apparizione a sorpresa è la serie TV VisionQuest, che sarà il finale della trilogia WandaVision. Nonostante la sua morte in Doctor Strange nel Multiverso della Follia, i morti non rimangono sempre tali nell’MCU.

Cosa sappiamo di Avengers: Doomsday

Avengers: Doomsday e Avengers: Secret Wars arriveranno in sala rispettivamente il 18 dicembre 2026, e il 17 dicembre 2027. Entrambi i film saranno diretti da Joe e Anthony Russo, che tornano anche nel MCU dopo aver diretto Captain America: The Winter Soldier, Captain America: Civil War, Avengers: Infinity War e Avengers: Endgame.

La sinossi ufficiale conferma il ritorno di Robert Downey Jr. all’interno dell’universo Marvel, questa volta nel ruolo di Doom. La trama resta però al momento sotto riserbo. Stephen McFeely e Michael Waldron risultano accreditati come sceneggiatori.

Il cast di Avengers: Doomsday è stato rivelato per la prima volta durante una diretta streaming a sorpresa della Marvel Studios, in cui diverse sedie hanno svelato il ritorno di numerosi attori. Una delle grandi novità è il ritorno di diversi attori degli X-Men dell’era Fox-Marvel.

Sono confermati nel cast del film (per ora): Paul Rudd (Ant-Man), Simu Liu (Shang-Chi), Tom Hiddleston (Loki), Lewis Pullman (Bob/Sentry), Florence Pugh (Yelena), Danny Ramirez (Falcon), Ian McKellen (Magneto), Sebastian Stan (Bucky), Winston Duke (M’Baku), Chris Hemsworth (Thor), Kelsey Grammer Bestia), James Marsden (Ciclope), Channing Tatum (Gambit), Wyatt Russell (U.S. Agent), Vanessa Kirby (Sue Storm), Rebecca Romijn (Mystica), Patrick Stewart (Professor X), Alan Cumming (Nightcrawler), Letitia Wright (Black Panther), Tenoch Huerta Mejia (Namor), Pedro Pascal (Reed Richards), Hannah John-Kamen (Ghost), Joseph Quinn (Johnny Storm), David Harbour (Red Guardian), Robert Downey Jr. (Dottor Destino), Ebon Moss-Bachrach (La Cosa), Anthony Mackie (Captain America).

Man of Tomorrow: Frank Grillo conferma il ritorno di Rick Flag Sr.

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Un altro personaggio chiave dell’universo DC è pronto a tornare in Man of Tomorrow, dato che è in lavorazione il sequel di Superman del 2025. Dopo il grande successo di Superman alla DC Studios, l’Uomo d’Acciaio è solo all’inizio nella serie di supereroi di James Gunn, dato che il sequel continuerà l’interpretazione di David Corenswet dell’icona DC.

Mentre Corenswet e Nicholas Hoult hanno confermato il loro ritorno in Man of Tomorrow, un altro membro del cast di Superman ha rivelato il proprio ritorno nel prossimo sequel. Frank Grillo, che interpreta Rick Flag Sr. nel DCU, ha rivelato sulla sua storia Instagram che tornerà nel sequel del 2027.

Citando un articolo di The Direct sul sequel di Superman che conferma la presenza di numerosi attori di Peacemaker nel film, Grillo ha commentato: “Beh, spero che James Gunn non finisca nei guai per… oh, aspetta, è lui il capo”. L’ex attore del Marvel Cinematic Universe ha debuttato nel ruolo di Rick nella serie animata Creature Commandos prima di passare al grande schermo in Superman, ricoprendo un ruolo centrale nella seconda stagione di Peacemaker.

LEGGI ANCHE: Peacemaker – Stagione 2: la spiegazione del finale e come ci prepara a Man Of Tomorrow

Tutto quello che sappiamo su Man of Tomorrow

Le riprese principali di Man of Tomorrow dovrebbero iniziare nella primavera del 2026, con una data di uscita fissata per il 9 luglio 2027. David Corenswet riprenderà il ruolo nel sequel al fianco di Lex Luthor, interpretato da Nicholas Hoult, poiché i due si alleeranno contro questo nuovo nemico, come ha dichiarato il regista.

James Gunn ha infatti affermato: “È una storia in cui Lex Luthor e Superman devono collaborare in una certa misura contro una minaccia molto, molto più grande. È più complicato di così, ma questa è una parte importante. È tanto un film su Lex quanto un film su Superman. Mi è piaciuto molto lavorare con Nicholas Hoult. Purtroppo mi identifico con il personaggio di Lex. Volevo davvero creare qualcosa di straordinario con loro due. Adoro la sceneggiatura”.

Gunn annunciato Man of Tomorrow sui social media il 3 settembre. Nel suo annuncio, lo sceneggiatore e regista ha incluso un’immagine tratta dal fumetto in cui Superman è in piedi accanto a Lex Luthor nella sua Warsuit. Nei fumetti DC, Lex crea la tuta per eguagliare la forza e le abilità di Superman. Mentre l’immagine teaser suggeriva che Lex e Superman sarebbero stati di nuovo in contrasto, ora sembra che Lex userà la sua Warsuit per poter essere allo stesso livello di Superman per qualsiasi grande minaccia si presenti loro.

Al momento, è confermata la presenza della Lois Lane di Rachel Brosnahan. Il co-CEO della DC Studios ha risposto a un fan su Threads all’inizio di settembre 2025 che Lois avrà un “ruolo importante”.

Il film è stato in precedenza descritto come un secondo capitolo della “Saga di Superman”. Ad oggi, Gunn ha affermato unicamente che “Superman conduce direttamente a Peacemaker; va notato che questo è per adulti, non per bambini, ma Superman conduce a questo show e poi abbiamo l’ambientazione di tutto il resto della DCU nella seconda stagione di Peacemaker, è incredibilmente importante”.

Demeter – Il risveglio di Dracula: la spiegazione del finale del film

L’ultimo viaggio della Demeter si conclude con la morte di tutto l’equipaggio della Demeter, tranne Clemens. Il film horror soprannaturale Demeter – Il risveglio di Dracula (qui la recensione) finisce dove è iniziato: al porto di Whitby, con la nave che si è schiantata nel porto e il diario di bordo del capitano che è stato ritrovato. Clemens, nel frattempo, va alla deriva in mare, dopo aver appena assistito alla morte di Anna, che rivela di essere stata trasformata da Dracula. Sebbene le trasfusioni di sangue di Clemens abbiano ritardato l’infezione per un po’, Anna non voleva vivere la vita di un vampiro.

Sapendo di avere ora una scelta in merito, mentre non l’aveva quando era stata offerta a Dracula dal suo popolo, Anna ha scelto di essere bruciata dal sole piuttosto che vivere la vita dei non morti. Dopo la sua morte, Clemens (Corey Hawkins) riesce a raggiungere la riva. Invece di andare avanti con la sua vita, il dottore giura di dare la caccia a Dracula e ucciderlo per la morte che ha causato. Clemens inizia la sua caccia con il mistero dell’Abbazia di Carfax. Ora che sa che Dracula può essere bruciato dal sole, Clemens intende ucciderlo mentre riposa. Ma si rende conto troppo tardi che la sua ferita al collo fa sì che Dracula possa percepirlo e viceversa.

LEGGI ANCHE: Demeter – Il risveglio di Dracula: guida al cast e ai personaggi del film

Chi c’è dietro la misteriosa Abbazia di Carfax?

Nel corso del film, il mistero che circonda l’Abbazia di Carfax si infittisce. È ciò che ha autorizzato il trasporto del Conte Dracula e del suo carico, ma non sembrano esserci altre informazioni al riguardo. Clemens fa delle ricerche quando arriva in Inghilterra e sembra che sia un luogo dove Dracula si nasconde. Ciò che L’ultimo viaggio della Demeter non spiega è che l’Abbazia di Carfax è in realtà una tenuta acquistata da Dracula a Londra, dove riposa durante il giorno prima di vagare per la città alla ricerca di vittime durante la notte.

Considerando che Dracula aveva preparato meticolosamente il suo viaggio, è probabile che avesse acquistato l’Abbazia di Carfax molto prima che la Demeter salpasse. Dracula è intelligente e non voleva che nessuno facesse domande. Nel Dracula di Bram Stoker, la tenuta è semplicemente indicata con la prima parte del suo nome. Anche l’Abbazia di Carfax è un luogo fittizio, sebbene sia basata sulla vera Abbazia di Whitby in Inghilterra. Whitby è anche il nome del porto in cui arriva la Demeter.

Liam Cunningham in Demeter - Il risveglio di Dracula

 

La spiegazione delle ultime parole del capitano Elliot

Il capitano Elliot è cambiato per sempre dopo la morte di suo nipote Toby, ma accetta che la Demeter debba affondare nella speranza di uccidere Dracula una volta per tutte. Poco prima di morire, il capitano dice a Clemens: “Fai sapere loro che sono stato fedele alla mia fiducia”. Anche se sembrava che Elliot parlasse in generale, forse del suo onore come capitano, è più che probabile che volesse che gli altri sapessero che aveva sempre avuto ragione su Clemens. Durante tutto il viaggio, il capitano Elliot è stato uno dei pochi a credere in Clemens, affidandogli la vita di Toby e Anna.

Clemens era stato a lungo ignorato perché era un uomo di colore, screditato e privato di opportunità nonostante le sue credenziali. Il capitano Elliot credeva che Clemens non solo fosse un uomo buono, ma anche bravo nel suo lavoro. Le ultime parole di Elliot significavano che aveva fatto bene a fidarsi di Clemens. Inoltre, Elliot credeva che Wojchek sarebbe stato un buon capitano, e il fatto che quest’ultimo avesse accettato di affondare con la nave e alla fine si fosse fidato di Clemens per il piano – nonostante il precedente antagonismo di Wojchek nei confronti di Clemens – rafforzò la decisione del capitano Elliot di affidarsi a entrambi i personaggi. Le ultime parole di Elliot ebbero un peso per Clemens, anche se questi si era rivolto alla vendetta.

Il vero motivo per cui Dracula e Anna sono sepolti nel terreno

L’intero carico del conte Dracula era costituito da casse di terra. Dracula e Anna erano sepolti al loro interno, così in profondità che all’inizio nessuno si rese conto che c’era qualcuno dentro. Inizialmente, la terra sembrava una scelta strana. Copriva abbastanza bene Dracula, ma lui la stava portando con sé a Londra perché proveniva dalla Transilvania, la patria di Dracula. La terra della Transilvania è necessaria a Dracula per recuperare le forze durante il giorno, mentre dorme.

Questo è particolarmente importante perché Dracula stava lasciando la Transilvania per trasferirsi a Londra, e la terra era un requisito indispensabile per stabilirsi in un nuovo luogo. Senza essere circondato o sepolto nella terra della Transilvania, Dracula non sarebbe stato potente come voleva essere. Naturalmente, l’equipaggio della Demeter non sapeva che il terreno fosse così importante, ma solo che era una cosa strana da seppellire. Forse se Anna avesse avuto un’idea del motivo per cui doveva essere seppellito in esso, l’equipaggio avrebbe potuto escogitare un piano per privare Dracula del suo amato terreno, sottraendogli la sua energia.

Il significato del simbolo del drago di Dracula

La bara di Dracula, così come le altre casse che costituivano il carico della Demeter, era decorata con il simbolo del drago. Il motivo dietro al simbolo non è spiegato in L’ultimo viaggio della Demeter, ma il drago è sinonimo dello stesso Dracula, il cui nome significa “figlio del drago”. Si dice che Bram Stoker sia stato influenzato da Vlad III Dracul, noto anche come Vlad l’Impalatore.

Vlad III era figlio di Vlad II, membro dell’Ordine del Drago dal 1431, il cui emblema era proprio il drago. Nel rumeno moderno, il nome Dracul significa “diavolo”. Nel film, Anna chiama spesso Dracula “il diavolo” a causa delle sue azioni, del potere che esercita sulle persone e della morte che porta ovunque vada. Così, Dracula e il diavolo diventano la stessa cosa, nati dal drago e trasformati nel tempo, un’entità antica il cui simbolo incute terrore.

Cosa cambia il film rispetto al libro

Il capitolo “Il diario di bordo del capitano” nel Dracula di Stoker getta le basi per Demeter – Il risveglio di Dracula, ma gli sceneggiatori del film modificano o aggiungono alcuni elementi per ampliare la storia esistente. Nel libro, la Demeter salpa nell’estate del 1893, mentre il viaggio nel film ha luogo nel 1897. Nel libro il capitano viene trovato legato al timone della nave, ma nel film viene liberato da Clemens prima di morire. I nomi dell’equipaggio e i dettagli di ciò che accadeva esattamente ogni giorno sulla nave sono aggiunte del film, così come Clemens e Toby.

Come il finale de L’ultimo viaggio della Demeter prepara il terreno per un sequel

Demeter – Il risveglio di Dracula si conclude con la morte di tutto l’equipaggio della nave, ma Clemens riesce a sopravvivere. Dracula è arrivato a Londra ed è pienamente consapevole della presenza di Clemens. È il voto di Clemens di trovare e uccidere Dracula che essenzialmente prepara il terreno per un sequel del film horror. Il momento nel pub è carico di vendetta, sorpresa e una sfida da parte di Dracula, come se sfidasse Clemens a ucciderlo.

Sebbene la storia della Demeter sia finita, la scena finale del film sembra suggerire che ci sarà un seguito. La caccia di Clemens a Dracula è appena iniziata quando il film finisce, e un sequel potrebbe seguire Clemens in questo prossimo capitolo. Detto questo, un sequel, ad oggio, non è ancora stato confermato, e non è chiaro se ce ne sarà uno. Anche se non dovesse mai concretizzarsi, si può immaginare che Clemens farà fatica a uccidere Dracula, un nemico formidabile, ma c’è sempre la speranza che possa riuscirci.

Annabelle 3: la spiegazione del finale del film

L’universo di Conjuring potrebbe aver avuto inizio con una storia di fantasmi piuttosto sobria, ma da allora ha visitato monasteri infestati, attinto al folklore messicano e stuzzicato un intero mondo di entità soprannaturali. L’universo di Conjuring non mostra segni di rallentamento, ma senza dubbio uno dei personaggi più popolari della serie è la bambola posseduta, Annabelle. Annabelle 3 è il terzo film della saga di Annabelle ed è senza dubbio il più folle di tutti i film di Conjuring.

Questo film racconta infatti una storia abbastanza autonoma che si inserisce perfettamente tra gli altri film della serie, ma offre comunque molto al suo pubblico. Lupi mannari, abiti da sposa malvagi e un televisore profetico sono solo la punta dell’iceberg soprannaturale. È facile perdere di vista tutti i riferimenti del film agli altri film della serie Conjuring e il modo in cui si collega al quadro più ampio dell’universo, quindi ecco un’utile analisi del finale di Annabelle 3.

Il film rimuove Ed e Lorraine Warren dall’equazione e mette invece la loro figlia di 10 anni, Judy (Mckenna Grace), contro la bambola malvagia. Annabelle è rinchiusa al sicuro nella sua gabbia di vetro benedetta, ma sono il dolore e il senso di colpa di Daniela Rios (Katie Sarife), un’amica di Mary Ellen (Madison Iseman), la babysitter di Judy, a scatenare la presenza demoniaca. Daniela ha recentemente perso suo padre e quando viene a sapere del legame dei Warren con l’aldilà, è disposta a tutto pur di usare i loro mezzi per entrare in contatto con lui e chiedergli scusa. Daniela finisce invece per agitare le acque soprannaturali e, distrattamente, libera Annabelle.

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Il risveglio di Annabelle

A differenza di altri film della saga The Conjuring, l’atto finale di Annabelle 3 non ruota attorno alla scoperta del grande segreto di un fantasma o del sangue di Cristo. Se siete perplessi dalla presenza di una ragazzina che continua a chiedere se Annabelle può giocare, in realtà si tratta del fantasma di Annabelle “Bee” Mullins (Samara Lee), la figlia del fabbricante di giocattoli di Annabelle 2: Creation, ma questo film non riguarda il dare pace allo spirito di Annabelle. La missione in questo terzo film è in realtà piuttosto semplice in teoria: Judy, Mary Ellen e Daniela devono riportare Annabelle nella sua gabbia.

L’unico problema è che la bambola di Annabelle è un richiamo per le attività demoniache e l’interazione di Daniela con essa innesca essenzialmente ogni manufatto infestato nella stanza chiusa a chiave dei Warren. Sono proprio questi cimeli infestati a rappresentare un mistero più grande della risoluzione effettiva del film. Altri film della serie Conjuring hanno presentato demoni che sembravano maturi per dei film spin-off, ma Annabelle 3 si scatena in questo campo.

Judy e compagnia affrontano un abito da sposa posseduto che fa cadere chiunque lo indossi in una rabbia omicida; un serial killer mascherato da Caronte, il traghettatore della mitologia greca; Black Chuck, un ariete malvagio; un samurai demoniaco; un televisore in grado di vedere il futuro; e un gioco da tavolo infestato chiamato Feeley Meeley. Tutti questi sono ostacoli terrificanti che potrebbero facilmente portare a nuove avventure spaventose se ci fosse una domanda sufficiente.

Oltre a tutto questo, il film esplora i poteri psichici di Judy, che potrebbero diventare il fulcro dei film successivi. Alla fine, Judy riesce a sigillare Annabelle rinchiudendola nella sua teca e questa è l’ultima volta che la vediamo prendere vita nella saga. Questo non significa che non ci saranno altri film su Annabelle in futuro, ma sembra proprio che il personaggio stia passando il testimone alle molte altre curiosità infestate dai fantasmi dei Warren.

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Annabelle 3 finisce prima di L’evocazione – The Conjuring

Per chi avesse bisogno di un ripasso: L’evocazione – The Conjuring è ambientato principalmente nel 1971 e segue i Warren mentre aiutano il clan Perron, una famiglia che si è trasferita in una fattoria nel Rhode Island, ignara che la proprietà fosse stata maledetta da una strega accusata di stregoneria di nome Bathsheba nel XIX secolo. Bathsheba ha effettivamente portato la lotta direttamente ai Warren a un certo punto del film, invadendo la loro casa e usando Annabelle per attaccare Judy. Tuttavia, Annabelle torna a casa conclude la vicenda ben prima che tutto ciò accada.

È un po’ un cambio di ritmo rispetto ad Annabelle e Annabelle 2: Creation, che si concludevano entrambi con una scena che alimentava direttamente gli eventi del successivo film di Conjuring in ordine cronologico. In un certo senso, però, questo ha senso per il film. Annabelle 3 è più simile a una cupa avventura Amblin degli anni ’80 (un gruppo di bambini combatte una minaccia terrificante) che ai precedenti film della serie Conjuring, ed è stato tipicamente descritto come una versione più inquietante di Una notte al museo.

In quanto tale, il film si conclude in modo appropriato con un momento commovente in cui Mary Ellen, Daniela e un sacco di altri bambini si presentano alla festa di compleanno di Judy, dimostrando che quest’ultima non è così sola come si sentiva all’inizio del film. Non è la prima volta che un film della serie Conjuring si conclude con una nota commovente (anche The Conjuring – Il caso Enfield terminava con Ed e Lorraine che ballavano romanticamente), ma è comunque una ricompensa gradita per il viaggio intrapreso insieme da Judy, Mary Ellen e Daniela.

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Annabelle 3 non ha alcun collegamento importante con The Nun o The Crooked Man

Come suggerisce la premessa, Annabelle 3 presenta un sacco di demoni e mostri che non sono mai apparsi prima in un film della serie Conjuring (dato che erano imprigionati nella collezione dei Warren). Tuttavia, ci sono due demoni in particolare che non compaiono in questo film. Il primo è Valak, alias la suora demoniaca sotto mentite spoglie che ha fatto il suo debutto in The Conjuring – Il caso Enfield e da allora ha recitato in un prequel tutto suo intitolato The Nun – La vocazione del male.

L’altro è The Crooked Man, una creatura che prende il nome dalla filastrocca “There Was a Crooked Man” e che è entrata a far parte del franchise in The Conjuring – Il caso Enfield. In realtà, c’è una semplice ragione per cui i due non hanno partecipato alla festa in Annabelle 3: semplicemente non avevano ancora incontrato i Warren. Tuttavia, il film ha introdotto una serie di nuovi cattivi dell’universo di Conjuring (The Ferryman, The Hellhound, l’abito da sposa infestato) che sembrano candidati ideali per un film tutto loro in futuro.

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Die Hard – Vivere o morire: la spiegazione del finale del film

Die Hard – Vivere o morire, quinto capitolo della celebre saga iniziata nel 1988, segna un ritorno di Bruce Willis nei panni di John McClane dopo diversi anni. Il film si distingue per la sua ambientazione urbana contemporanea e per l’inserimento di minacce tecnologiche più complesse rispetto agli attacchi fisici dei capitoli precedenti. La pellicola fonde l’azione esplosiva tipica della saga con un ritmo serrato e sequenze ad alto tasso di adrenalina, mantenendo fede al tono ironico e al carisma del protagonista che ha reso la serie un’icona del genere action.

In questo capitolo, McClane affronta una minaccia globale che va oltre l’ambito locale o nazionale, mettendo in gioco la sicurezza di intere città e coinvolgendo scenari internazionali. Il film introduce novità come l’uso massiccio della tecnologia da parte dei criminali e sequenze d’azione più articolate su veicoli in movimento, ambienti urbani e spazi ristretti. Questi elementi lo distinguono dagli altri episodi, che tendevano a concentrarsi su un singolo edificio o su una minaccia circoscritta, rendendo la narrazione più globale e adrenalinica.

La pellicola si colloca nella filmografia di Bruce Willis come un ritorno al personaggio simbolo della sua carriera, enfatizzando sia l’eroismo fisico che la vulnerabilità del protagonista. La sua interpretazione continua a miscelare ironia, pragmatismo e determinazione, confermando McClane come uno degli action hero più riconoscibili del cinema contemporaneo. Nel resto dell’articolo si approfondirà il finale del film, spiegando come si risolve la minaccia, le scelte del protagonista e come questa conclusione richiami e rinnovi i temi classici della saga.

Die Hard - Vivere o morire film

La trama di Die Hard – Vivere o morire

Sono passati diversi anni dalla sua ultima grande missione, e il poliziotto McClane è un uomo diverso, invecchiato ma tenace come sempre. Ancora una volta, però, si trova a dover salvare la situazione e l’intera nazione nel momento in cui l’FBI subisce un potente attacco informatico. Questo genera un blackout dei sistemi di sicurezza, mandando in tilt il paese. McClane viene così chiamato all’azione, con il compito di trovare l’hacker Matthew Farrell. A sua insaputa questi ha infatti contribuito a rendere operativo un progetto architettato dalla squadra di cyber-terroristi capitanati da Thomas Gabriel. Questi era un dipendente del Dipartimento della Difesa, e caduto in disgrazia cerca ora la vendetta.

Affiancato da Farrell, McClane tenta così di impedire altri attacchi, cercando allo stesso tempo di rintracciare la base operativa di Gabriel e dei suoi uomini. Il terrorista, però, è ben consapevole della fama del poliziotto, e per assicurarsi un vantaggio nei suoi confronti decide di rapire sua figlia Lucy. La faccenda diventa così personale, e McClane torna ad essere l’inarrestabile macchina da guerra che era, dimostrando di essere duro a morire proprio come un tempo. Nulla lo fermerà dal trovare i rapitori di sua figlia, e lo scontro sarà più sanguinoso che mai.

La spiegazione del finale del film

Nel terzo atto di Die Hard – Vivere o morire, la tensione raggiunge il culmine quando McClane e Farrell inseguono Gabriel fino al Woodlawn facility, un edificio dell’NSA contenente copie di sicurezza dei dati personali e finanziari della nazione. Gabriel prende in ostaggio Farrell e Lucy, la figlia di McClane, costringendo il protagonista a una corsa contro il tempo. Durante l’inseguimento, McClane affronta e supera una serie di trappole e attacchi orchestrati dai cyberterroristi, dimostrando ancora una volta la sua resilienza fisica e mentale. La posta in gioco personale e nazionale rende ogni azione decisiva e piena di suspense.

Il confronto finale avviene all’interno dell’hangar dove Gabriel minaccia sia Farrell sia Lucy. McClane, ferito alla spalla, affronta il terrorista con prontezza e sangue freddo. Riesce a sparare a Gabriel, trafiggendolo con il proprio colpo e neutralizzandolo immediatamente. Farrell si libera e uccide l’ultimo uomo di Gabriel, Emerson, mentre l’FBI irrompe sul posto. Il climax risolve tutte le minacce immediate, sia fisiche che cibernetiche, e porta a termine la missione di salvare Lucy e impedire il furto di dati sensibili, chiudendo il racconto con un equilibrio tra azione intensa e risoluzione narrativa.

Die Hard - Vivere o morire cast

Questo finale evidenzia il tema ricorrente della saga: McClane, seppur umano e vulnerabile, trionfa grazie a coraggio, ingegno e perseveranza. La sua capacità di adattarsi a minacce complesse e multidimensionali, come il cyberterrorismo, completa il filo conduttore di un eroe pragmatico che riesce a proteggere i propri cari e la società, pur affrontando rischi letali. Il film consolida l’idea che l’eroismo autentico nasce dall’intelligenza combinata alla determinazione e dalla volontà di rischiare tutto per il bene altrui.

Il terzo atto porta anche alla conferma della centralità del rapporto tra McClane e i compagni di azione: Farrell rappresenta l’aiuto indispensabile, mentre Lucy incarna la motivazione personale che spinge il protagonista a superare ogni limite. Il finale dimostra come l’azione e la suspense siano funzionali non solo allo spettacolo, ma anche alla costruzione di personaggi coerenti con la saga. La risoluzione rafforza il messaggio di responsabilità, coraggio e protezione della famiglia, fondendo tensione narrativa e crescita emotiva.

Il film lascia infine un messaggio chiaro: anche di fronte a minacce nuove e complesse, la combinazione di ingegno, coraggio e resilienza permette di affrontare l’impossibile. McClane dimostra che la determinazione personale, la prontezza di spirito e la protezione dei propri cari sono valori universali che trascendono il tempo, la tecnologia e le circostanze, confermando la saga come paradigma dell’eroismo realistico in un contesto action moderno.

La Mano sulla Culla (2025), recensione: la tata torna a inquietare

Michelle Garza Cervera prende il classico del 1992 e lo scuote fino a farne un thriller domestico contemporaneo, dove paura e politica convivono sotto lo stesso tetto. La sua La Mano sulla Culla non è semplicemente un remake: è un ribaltamento totale della storia, una riflessione sul potere, sul desiderio e sul controllo domestico. Polly (Maika Monroe) entra nella vita di Caitlin Morales (Mary Elizabeth Winstead) con la grazia di chi sa essere perfetta… troppo perfetta, e subito cominciamo a sospettare che qualcosa sotto quella calma apparente ribolle.

Il film apre con un flashback che è già piccolo capolavoro di inquietudine: una bambina bionda osserva impotente un incendio che divora una casa, un trauma che tornerà a tormentare il presente. E da qui, il racconto si sposta a due adulte bionde — il legame fra loro resta inizialmente oscuro, e il mistero diventa il primo strumento di tensione. La regia di Garza Cervera imposta subito un ritmo sinuoso: non siamo più nel puro thriller domestico anni ’90, ma in un mondo dove le paure tradizionali si mescolano a inquietudini contemporanee, da quelle di genere a quelle sociali.

Polly e Caitlin: un gioco di specchi e tensione

Maika Monroe conferisce a Polly una malinconia sottile, appena percettibile sotto la maschera della tata perfetta. È capace di sorridere con una gentilezza disarmante e, allo stesso tempo, di insinuare dubbi profondi nella mente di Caitlin. La sua presenza è magnetica: un passo dentro la casa di Caitlin è un passo in più verso il caos psicologico. Mary Elizabeth Winstead, dal canto suo, incarna Caitlin con cautela materna, oscillando fra orgoglio, ansia e un’irritante vulnerabilità che la rende immediatamente empatica. Il duo funziona perché si misura su più registri: tensione, controllo, desiderio e sospetto, tutto nello stesso piano.

Il film aggiunge un tocco contemporaneo: Polly e Caitlin condividono un sottotesto queer che non è mai esplicito fino in fondo, ma sempre abbastanza presente da generare curiosità, disagio e un brivido aggiuntivo. Il gioco di sguardi, la possibilità di attrazione, le tensioni familiari e i conflitti interni diventano strumenti narrativi potenti, sostituendo alla minaccia fisica l’inquietudine psicologica, quella che ti resta sulla pelle anche dopo i titoli di coda.

La mano sulla culla
La mano sulla culla – Cortesia Disney+

La manipolazione domestica come arte in La Mano sulla Culla

Ogni gesto di Polly è calibrato: le sue attenzioni ai figli, la comprensione dei desideri della madre, persino l’entusiasmo per le idiosincrasie culinarie o educative di Caitlin, sono strumenti di manipolazione sottile. È un lento avvicinamento, un’occupazione dello spazio psicologico e fisico della famiglia che il film mostra con eleganza attraverso riflessi, vetri e prospettive disorientanti. La casa moderna diventa un labirinto di sospetto: ogni finestra è uno specchio, ogni porta una possibile trappola.

Mileiah Vega, nei panni di Emma, è sorprendente. La figlia più grande, adolescente affamata di attenzione, diventa parte del gioco di Polly, inconsapevole pedina in una scacchiera emotiva e psicologica. La sua performance richiama le prime attrici capaci di rendere il disagio adolescenziale palpabile e allo stesso tempo funzionale alla tensione narrativa. La tensione domestica, qui, diventa quasi uno strumento musicale: cresce e scema, accelera e rallenta, e il ritmo instabile mantiene lo spettatore sempre sull’orlo del panico.

Suspense, camp e finali troppo seriosi

Eppure, come spesso accade nei thriller domestici, il climax tradisce un po’ le aspettative. La tensione accumulata con tanta cura viene, nelle battute finali, tradita da dialoghi esplicativi e rivelazioni letterali che spezzano la magia del lento accumulo di suspense. Nonostante Winstead e Monroe facciano tutto il possibile per tenere viva la credibilità, il film sembra tirare il freno a mano quando sarebbe il momento di far esplodere il caos. Il risultato è un finale meno soddisfacente del buildup — ricco di sangue e tensione — che lascia l’impressione di un’occasione mancata.

La forza del film, però, resta intatta: Garza Cervera riesce a rendere la paura domestica ancora credibile e contemporanea. Il pericolo non è più solo fisico, ma psicologico, sociale, emotivo. La classe e il privilegio di Caitlin giocano un ruolo chiave, mentre Polly, con la sua storia di privazioni e desideri repressi, guadagna una dimensione empatica pur rimanendo sinistra. La suspense diventa gioco di potere, moralità e inganno, dove le vere vittime sono spesso quelle che amiamo e di cui ci fidiamo di più.

La scelta di distribuire il film direttamente su Hulu è un colpo di scena intelligente: La Mano sulla Culla funziona meglio in un contesto di visione domestica e intima, dove la lentezza del racconto e l’attenzione al dettaglio psicologico possono essere apprezzate senza le distrazioni di una sala cinematografica.

La Mano sulla Culla (2025) è un thriller domestico che funziona perché gioca sapientemente con paura, desiderio e controllo. Garza Cervera reinventa il classico anni ’90, aggiungendo tensione queer, manipolazione psicologica e riflessioni sociali senza mai perdere il piacere del racconto. Monroe e Winstead offrono due protagoniste credibili, magnetiche e complesse, mentre Vega illumina il quadro con un’adolescenza problematica resa intensa e reale.

Maika Monroe: 10 cose che non sai sull’attrice

Maika Monroe è una delle giovani attrici che è riuscita a lasciare la propria impronta nel mondo del cinema, in grado di interpretare tanti ruoli diversi e tutti con lo stesso impegno. Sebbene la sua carriera sia iniziata da poco più di dieci anni, l’attrice è stata in grado di scegliere i ruoli migliori per conquistare il pubblico, con un occhio al futuro.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Maika Monroe.

Maika Monroe: i suoi film

1. Maika Monroe: i film e la carriera. La carriera dell’attrice americana inizia nel 2006, quando partecipa al film Bad Blood. Dopo questa esperienza, lavora in A qualsiasi prezzo (2012), Bad Blood… the Hunger (2012), Bling Ring (2013), di Sofia Coppola, Un giorno come tanti (2013) e The Guest (2014). In seguito, ha partecipato ai film It Follows (2014), La quinta onda (2016), con Chloe Grace Moretz, Indipendence Day – Rigenerazione (2016) e Hot Summer Nights (2017). Tra i suoi ultimi lavori vi sono The Silent Man (2017), Greta (2018), Tau (2018), Honey Boy (2019), con Lucas Hedges, Malvagi (2019), Flashback (2020) e Watcher (2022).

Da metà 2022 in poi, ha scelto progetti più selezionati e orientati al genere thriller/horror: ha recitato in Significant Other (2022) che è una specie di sci‑fi horror. Inoltre è protagonista di Longlegs (2024) dove interpreta un’agente dell’FBI a fianco di Nicolas Cage — ruolo che lei stessa ha definito “game changer” per la sua carriera. Nel 2025 esce direttamente su Disney+ La Mano sulla Culla (2025) dove è protagonista.

2. Non solo grande schermo. Nonostante abbia recitato in diversi lungometraggi, Maika Monroe non ha disdegnato il piccolo schermo. L’attrice, infatti, ha lavorato alla serie Eleventh Hour (2009) e al film tv Flying Monkeys (2013). Nel 2020 ha invece recitato nella serie breve The Stranger. Ma non è tutto, perché l’attrice ha vestito anche i panni della produttrice, partecipando alla lavorazione del film Tau. Dal 2022 in poi ha espresso in interviste come il suo interesse principale si stia concentrando su progetti indipendenti che le permettano maggiore controllo creativo e siano in linea con i suoi gusti.

Maika Monroe è fidanzata con un attore di Stranger Things

3. Era fidanzata con un collega. Dopo una relazione importante con Joe Keery (Stranger Things) finita tra il 2022 e il 2023, a giugno 2024 Maika Monroe ha reso “ufficiale” su Instagram la relazione con Dalton Gomez, ex marito di Ariana Grande.

maika monroe

Maika Monroe è su Instagram

4. Ha un profilo Instagram ufficiale. La giovane attrice ha deciso di aprire, come molti suoi colleghi, un account Instagram ufficiale che è seguito da 178 mila persone. La sua bacheca è un tripudio di fotografie che, spesso e volentieri, la ritraggono protagonista di momenti lavorativi e di svago, oltre che di momenti quotidiani. Seguendola, dunque, si potranno scoprire molte cose su di lei, rimanendo anche aggiornati su tutti i suoi progetti.

Dal 2022‑2024 il suo profilo viene spesso utilizzato per annunci di progetti importanti, momenti di premiere e scatti di backstage, mostrando una presenza social più curata e “professionale” rispetto al passato. Inoltre, ha usato Instagram per condividere qualche scorcio della sua vita privata – come la vacanza in Europa con Dalton Gomez nel 2024.

Maika Monroe in It Follows

5. Ha accettato perché era diverso. L’attrice ha deciso di accettare il suo ruolo in It Follows per il semplice fatto che, dalla lettura della sceneggiatura, sembrava un film diverso e abbastanza strano. Secondo le sue affermazioni “Non è stato fino a quando ho visto l’ultimo film di Mitchell che ho potuto dire che questo ragazzo aveva uno stile davvero unico. Il suo punto di vista del genere horror è molto interessante. Così, ho mandato un nastro per l’audizione e gli ho parlato al telefono, dove mi ha raccontato la sua storia e cosa voleva fare con questo film”.

6. È stato un film difficile. Fare un film horror è stato abbastanza complicato per l’attrice, soprattutto dal lato emotivo e fisico. Tuttavia, “si vedeva che stavamo creando qualcosa di speciale. Semplicemente non mi rendevo conto fino a che punto le altre persone lo trovavano speciale”. L’attrice ha dichiarato che non potrebbe scegliere una scena, perché ogni scena del film è molto intensa. Tuttavia, la sua parte preferita è stata la realizzazione complessiva del film, per via del fatto che il regista è molto specifico e sa esattamente cosa vuole.

Maika Monroe It Follows

Maika Monroe in Independence Day

7. Ha sostituito un’altra attrice. Nel film del 1996 Independence Day il personaggio di Patricia Whitmore, la figlia del presidente degli Stati Uniti, era interpretata dall’attrice Mae Whitman. Nel sequel del 2016 Independence Day – Rigenerazione, ad intepretare la versione ormai adulta del personaggio non vi è però la Whitman, bensì la Monroe. In molti hanno criticato questo cambio, specialmente perché si vocifera che sia stato motivato dalla convinzione che la Whitman non fosse sufficientemente bella.

8. Ha costruito il suo personaggio. Nel dar vita al ruolo di Patricia, la Monroe ha affermato di essersi basata unicamente sulle indicazioni del regista e su proprie riflessioni. L’attrice ha infatti cercato non solo di immaginare come fosse cresciuta la bambina del primo film, ma anche come lei personalmente avrebbe interpretato il suo cambiamento. Ciò le ha permesso di non essere influenzata da fonti esterne.

Questo metodo la accompagna tuttora: nei ruoli recenti come in Longlegs e in Watcher ha dichiarato che quando trova uno script che “funziona”, lo esamina e lo fa proprio.

Maika Monroe in La quinta onda

9. Si è allenata molto. L’attrice ha dichiarato di essersi allenata davvero molto per partecipare al film La quinta onda. Stando alle sue dichiarazioni, “c’è stato un sacco di allenamento con le armi, c’è stata una squadra SWAT e un corso di combattimento che è stato molto divertente”. Tutto ciò le ha permesso di essere pronta fisicamente e di poter interpretare personalmente molte delle scene più complesse. Anche nei ruoli recenti essa stessa ha precisato che girare Longlegs, ambientato tra ambienti invernali e location tormentate, l’ha costretta a mettere in campo una preparazione fisica e psicologica significativa, più intensa di molti progetti precedenti.

Maika Monroe: età e altezza

10. Maika Monroe è nata il 29 maggio del 1993 a Santa Barbara, in California. La sua altezza complessiva corrisponde a 168 centimetri.

La sua immagine pubblica sta evolvendo: si è affermata in modo più deciso come “l’attrice horror/thriller” di riferimento, con ruoli da protagonista più robusti, e non solo da “compagna” o figura secondaria. Questo cambiamento di status l’ha portata a una maggiore visibilità e a una scelta più selettiva dei ruoli.

Fonti: IMDb, Daily Mail, Ranker, People

Mary Elizabeth Winstead: 10 cose che non sai sull’attrice

Mary Elizabeth Winstead è una delle attrici appartenenti alla nuova generazione che ha già saputo rimanere nell’immaginario grazie ai vari ruoli da lei interpretati. L’attrice lavora attivamente come attrice da molti anni e ha sempre dimostrato di saper scegliere i progetti migliori per sè, lavorando sempre duramente.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Mary Elizabeth Winstead.

Mary Elizabeth Winstead: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. La carriera dell’attrice è iniziata nel 1999 con il film The Long Road Home. In seguito, lavora in The Ring 2 (2005), Final Destination 3 (2006), Black Christmas – Un Natale rosso sangue (2006), Grindhouse – A prova di morte (2007), Die Hard – Vivere o morire (2007), Ballare per un sogno (2008) e Scott Pilgrim vs. the World (2010). Tra i suoi ultimi lavori vi sono La cosa (2011), La leggenda del cacciatore di vampiri (2012), The Spectacular Now (2013), La regola del gioco (2014), The Hollars (2015), Swiss Army Man – Un amico multiuso (2016), 10 Cloverfield Lane (2016), Un’improbabile amicizia (2019), Gemini Man (2019), Birds of Prey (2020) e Kate (2021).

Dal 2022 in poi ha intrapreso nuovi progetti che segnano un’evoluzione della sua carriera: ad esempio ha partecipato alla serie Ahsoka (2023), dove interpreta il personaggio di Hera Syndulla. Inoltre è protagonista nel remake del thriller La Mano sulla Culla (2025) accanto a Maika Monroe.

2. Ha recitato anche per la televisione. L’attrice ha recitato in diverse occasioni anche per il piccolo, recitando nel 1997 nel film Il tocco di un angelo. In seguito, ha lavorato nelle serie Terra promessa (1998), Passions (1999-2000), Wolf Lake (2001-2002), The Beauty Inside (2012), The Returned (2015), BrainDead: Alieni a Washington (2016), Mercy Street (2016-2017) e Fargo (2017). Nel 2019 ha invece interpretato Gail nell’episodio Ice Age della serie Love, Death & Robots. Ha assunto il ruolo da co-protagonista in Ahsoka (2023) che la vede inserita in una produzione di grande fascia.

mary elizabeth winstead

Mary Elizabeth Winstead, il marito e Ewan McGregor

3. Ha un (secondo) marito famoso. L’attrice si è sposata nel 2010 con Riley Stearns. I due si erano conosciuti su una nave da crociera nel 2003, quando lei aveva appena diciotto anni. Dopo diversi anni di frequentazione, si sono sposati nell’ottobre del 2010. Il loro matrimonio, però, è durato fino al 2017, anno della loro separazione. Tra i motivi della separazione sembra che ci sia stata la sua conoscenza con Ewan McGregor, conosciuto sul set della terza stagione di Fargo. Di fatto, i due sono poi usciti allo scoperto e si stanno frequentando dal 2017. La coppia, comunque, ha giurato di aver pensato di lasciare i rispettivi partner già prima della loro frequentazione, considerato che lui era sposato da 22 anni. Il 26 giugno 2021 è diventata madre per la prima volta dando alla luce il piccolo Laurie McGregor. Mary Elizabeth Winstead e Ewan McGregor si sono sposati nel 2022. Vivono in Scozia con il figlio Laurie. Questa fase personale segna un bilanciamento diverso tra vita privata e professionale, come ella stessa ha dichiarato.

4. Lavoro sui social e immagine pubblica. Negli ultimi anni l’attrice ha confermato la volontà di vivere più la vita reale e meno il riflesso dei social, dedicandosi alla famiglia e ai progetti che le permettono una stabilità maggiore. La sua immagine pubblica è dunque orientata al rispetto della privacy e alla scelta mirata dei ruoli.

Mary Elizabeth Winstead in Fargo

5. Ha firmato senza conoscere il personaggio. Sembra che l’attrice, che interpreta Nikki Swango nella terza stagione di Fargo, abbia firmato il contratto senza sapere nulla della parte. Teneva talmente tanto ad entrare della serie che poco le importava se avesse interpretato un poliziotto del Minnesota o una dolce casalinga.

6. Sarebbe dovuta apparire nella prima stagione. L’attrice era stata provinata per interpretare il personaggio di Molly Solverson, che poi è andato a Allison Tolman. Secondo l’attrice, probabilmente quello non era il periodo giusto per entrare nella serie e di certo non si aspettava poi di interpretare Nikki Swango.

Mary Elizabeth Winstead in Birds of Prey

7. Ha interpretato una delle protagoniste. Nel 2020 l’attrice si è resa ulteriormente celebre grazie al ruolo di Cacciatrice nel film Birds of Prey, con protagonista la Harley Quinn di Margot Robbie. Per la Winstead si è trattata di un’ottima occasione per mettersi alla prova con un ruolo particolarmente fisico, che le ha richiesto una grande preparazione fisica. Curiosamente, la Winstead si era originariamente proposta per la parte di Harley Quinn in Suicide Squad, senza però ottenerla.

Mary Elizabeth Winstead Birds of Prey

Mary Elizabeth Winstead, i suoi progetti

8. Ha recitato in nuovi film e serie. Tra i progetti recenti vi è Ahsoka (2023) dove interpreta Hera Syndulla, la serie è in lavorazione con il secondo ciclo previsto per il 2026. È protagonista nel remake del thriller La Mano sulla Culla (2025) accanto a Maika Monroe. Inoltre, è stata coinvolta (annunciata) nel progetto Ursa Major (un thriller/sci‑fi) accanto a Xochitl Gomez.

Mary Elizabeth Winstead non è su Instagram

9. Non ha profili social. Mary Elizabeth Winstead ha dichiarato che diventare madre e sposarsi hanno cambiato molto il suo modo di lavorare: oggi le interessa accettare progetti che permettano di essere creativa ma anche presente nella vita familiare. Questo implica far scelte più selettive e un minor numero di ruoli immediati, ma con maggiore significato.

Mary Elizabeth Winstead: età e altezza

10. Mary Elizabeth Winstead è nata il 28  novembre  1984 a Rocky Mount, North Carolina. L’altezza è di circa 173 centimetri. La sua immagine pubblica sta evolvendo verso una attrice collaudata, che non punta solo al “blockbuster” ma a ruoli selezionati, e che sta integrando vita privata e professionale in modo più maturo.

Fonti: IMDb, Deadline

Il Diavolo Veste Prada 2: il primo trailer. Andy e Miranda sono tornate!

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Allacciate le cinture: è stato pubblicato il primo teaser di Il diavolo veste Prada 2. Nella breve clip di 52 secondi, Miranda Priestly, interpretata da Meryl Streep, percorre i corridoi di Runway con i tacchi a spillo rossi prima di essere raggiunta in ascensore dal suo ex assistente, Andy Sachs, interpretato da Anne Hathaway.

Cosa succede nel primo teaser trailer di Il Diavolo Veste Prada 2

“Meglio tardi che mai”, ringhia Miranda mentre Andy sorride compiaciuto e si infila degli occhiali da sole neri.

Sequel dell’amato film del 2006, Il diavolo veste Prada 2 seguirà la direttrice di Runway Miranda Priestly, mentre cerca di destreggiarsi nella sua carriera in un mondo in cui il giornalismo cartaceo sta morendo. Miranda si ritrova presto ad affrontare Emily Charlton (Emily Blunt), la sua ex assistente junior che ora è una potente dirigente di un gruppo del lusso con fondi pubblicitari di cui Priestly ha disperatamente bisogno.

L’originale Il diavolo veste Prada segue la neolaureata Andrea Sachs, desiderosa di trovare un lavoro nel giornalismo. Andy presto trova lavoro presso Runway Magazine come assistente junior di Priestly, dove è costretta a scegliere tra una vita professionale o la perdita delle sue relazioni personali man mano che si avvicina alla carriera dei suoi sogni. Un successo di critica e pubblico, il film ha incassato 326 milioni di dollari al botteghino mondiale.

Steep, Hathaway, Blunt, Stanley Tucci, Tracie Thoms e Tibor Feldman riprenderanno i loro ruoli in Il diavolo veste Prada 2. Kenneth Branagh interpreterà il marito di Priestly nel sequel, con Simone Ashley in un ruolo non rivelato. Variety ha riferito in esclusiva che Lucy Liu, B.J. Novak, Justin Theroux e Pauline Chalamet si uniranno al cast. Nel frattempo, Patrick Brammall interpreterà il nuovo interesse amoroso di Andy, mentre Rachel Bloom avrà un ruolo non ancora rivelato nel film. Era stato precedentemente confermato che Adrian Grenier, che aveva interpretato Nate nel primo film, non tornerà nel sequel.

The Running Man, recensione: Edgar Wright e Glen Powell tra adrenalina, ironia e mito action

Edgar Wright torna a miscelare azione e ironia in The Running Man, dimostrando ancora una volta la sua straordinaria capacità di orchestrare sequenze action con ritmo perfetto e precisione stilistica. In questo adattamento liberamente tratto dal romanzo di Stephen King, Wright fonde la componente spettacolare della violenza cinematografica con la costruzione dei personaggi, dando vita a un film che diverte, emoziona e coinvolge senza mai prendersi troppo sul serio.

La vicenda si cala in un futuro distopico in cui il protagonista, Ben Richards, interpretato da Glen Powell, si trova a combattere per la sopravvivenza in uno show televisivo mortale. Wright riesce a trasportare la mitologia kinghiana sullo schermo senza snaturarla, mantenendo gli elementi essenziali del romanzo originale e reinterpretandoli per il pubblico contemporaneo. La sua regia crea un ritmo serrato, con inquadrature dinamiche che enfatizzano sia l’azione che l’ironia dei momenti più leggeri, evitando qualsiasi appesantimento della narrazione.

Glen Powell: un eroe muscolare e ironico

Glen Powell emerge nella sua capacità di incarnare l’eroe action con la giusta dose di vulnerabilità. La sua prestanza fisica domina lo schermo: i pettorali e la muscolatura quasi mitologica dell’attore sono esposti in tutta la loro imponenza, spesso fini a se stessi. Powell, però, non è solo un corpo in movimento; la sua interpretazione è permeata di ironia, quella leggerezza che permette al pubblico di sorridere anche nei momenti più tesi.

Questa combinazione di forza fisica e autoironia rende Richards un personaggio più umano rispetto al film originale con Arnold Schwarzenegger, e al tempo stesso mantiene la spettacolarità necessaria a un action movie contemporaneo. Powell sa alternare scene di combattimento e inseguimenti mozzafiato a momenti di introspezione, in cui la sua emotività traspare con naturalezza. Il risultato è un protagonista credibile e carismatico, capace di coinvolgere lo spettatore su più livelli.

Wright, in questa versione, dà ampio spazio all’umanità di Richards. Il personaggio diventa più empatico, più vicino alla sensibilità odierna: non è solo un eroe muscolare che affronta i pericoli, ma un uomo che lotta per motivi profondi e universali: la sua famiglia. Questo approccio rende il film più “gradevole”, pur conservando l’adrenalina e il ritmo che ci si aspetta da un action moderno.

Libertà narrativa e omaggi al passato

Uno degli aspetti più interessanti di The Running Man è la capacità di Wright di prendere libertà rispetto al materiale originale senza tradirlo. I personaggi vengono approfonditi, le loro emozioni enfatizzate e le motivazioni rese più credibili, così da stabilire un legame più forte con il pubblico contemporaneo. L’eroe non è più soltanto un simbolo di forza, ma anche un individuo con cui il pubblico può identificarsi.

Non mancano, però, gli omaggi al passato. La versione di Arnold Schwarzenegger rimane un punto di riferimento chiaro: la cornice distopica, la dinamica dello show televisivo mortale, l’eroe muscoloso che affronta sfide impossibili. Wright riesce a inserirli senza cadere nella nostalgia sterile, reinterpretandoli in chiave moderna e intelligente. La mitologia action anni Ottanta viene così celebrata, ma aggiornata con ironia, emotività e una maggiore profondità dei personaggi.

Questa scelta permette di creare un film che è al contempo rispettoso del passato e audace nella contemporaneità. La fusione di action, ironia e riflessione sui personaggi rende The Running Man un’opera più stratificata rispetto a un semplice remake. Ogni scena di azione ha un peso narrativo, e ogni momento ironico o leggero contribuisce a costruire la personalità dei protagonisti.

The Running Man mette l’azione al servizio della storia

Wright sfrutta la fisicità di Powell come vero e proprio strumento narrativo. Le scene di inseguimento, combattimento e fuga non sono mai fini a se stesse: servono a raccontare la determinazione e la resilienza del protagonista, a mostrare la sua capacità di adattarsi alle difficoltà e, al tempo stesso, a divertire lo spettatore. L’azione diventa così un mezzo per esprimere l’emotività dei personaggi e la tensione della trama. Powell diventa così l’eroe contemporaneo che unisce corpo, carisma e ironia, rendendo The Running Man una celebrazione dell’action in chiave moderna.

Il ritmo del film è sostenuto, con momenti di leggerezza che bilanciano la spettacolarità della violenza e delle acrobazie fisiche. Questo equilibrio tra azione e ironia è uno dei punti di forza della regia di Wright: ogni scena, anche la più spettacolare, contribuisce a delineare il carattere dei protagonisti e il contesto distopico in cui si muovono.

Un action moderno e consapevole

The Running Man sa combinare spettacolarità, ironia e introspezione dei personaggi. L’accoppiata Glen Powell / Edgar Wright promette di non far prigionieri e forse potrebbe replicarsi in futuro per altre avventure.

Il film celebra il passato degli action anni Ottanta e rende omaggio alla versione Schwarzenegger, reinterpretandolo con modernità e leggerezza. Ogni scena di azione, ogni sequenza comica e ogni momento emotivo contribuiscono a costruire un’esperienza cinematografica coerente e coinvolgente. The Running Man non è solo un omaggio a un’icona del genere, ma un’opera autonoma, capace di intrattenere, emozionare, che ripercorre tutti gli step del film di rivolta, in cui l’eroe, partito per la sua missione per difendere la propria famiglia diventa poi simbolo di rivolta e si mette a capo della Rivoluzione. Una visione che per quanto già vista non mancherà di infuocare gli animi in un momento storico in cui la società sembra disperatamente bisognosa di una guida.

Questo reboot offre uno spettacolo visivamente spettacolare e narrativamente appassionante. Glen Powell si afferma come un protagonista moderno, pronto a raccogliere l’eredità degli eroi action del passato, ma con una sensibilità contemporanea che lo rende credibile e umano. Per chi cerca un action movie che sappia unire ritmo, fisicità e ironia, The Running Man è una visione imperdibile.

Super Mario Galaxy – Il Film: il trailer!

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Super Mario Galaxy – Il Film è una pellicola d’animazione basata sul mondo di Super Mario Bros., ed è il sequel di Super Mario Bros. Il Film che nel 2023 ha incassato più di 1,3 miliardi di dollari in tutto il mondo. Sia il film del 2023 che Super Mario Galaxy – Il Film sono prodotti da Chris Meledandri di Illumination e Shigeru Miyamoto di Nintendo.

Il film sarà co-finanziato da Universal Pictures e Nintendo, e distribuito in tutto il mondo da Universal Pictures.

Aaron Horvath e Michael Jelenic tornano a dirigere Super Mario Galaxy – Il Film, dalla sceneggiatura di Matthew Fogel, con la colonna sonora composta da Brian Tyler, come nel primo film.

Il cast confermato vede il ritorno di Chris Pratt nei panni di Mario, Charlie Day come Luigi, Anya Taylor-Joy nel ruolo della Principessa Peach e Jack Black nei panni di Bowser.

  • Mario: è il protagonista del film, un idraulico italo-americano paffuto e baffuto vestito di rosso. È ottimista, positivo e determinato, ma anche impulsivo e testardo. Doppiato da Chris Pratt.
  • Luigi: è il fratello gemello minore di Mario. Simile a suo fratello, ma più magro, alto e fifone, veste di verde. Doppiato da Charlie Day.
  • Principessa Peach: è la sovrana del Regno dei Funghi. Doppiata da Anya Taylor-Joy
  • Bowser: è lo spietato re dei Koopa, tartarughe antropomorfe. Rispetto ai suoi sudditi, è gigantesco, ha il guscio pieno di aculei, le corna e la capacità di sputare fiamme. Doppiato da Jack Black.
  • Toad: è un membro dell’omonima specie di uomini-fungo. Doppiato da Keegan-Michael Key.
  • Kamek il Magikoopa: è un potente stregone Koopa, mentore e braccio destro di Bowser. Doppiato da Kevin Michael Richardson.
  • Principessa Rosalinda: una ragazza che vive nello spazio e si occupa degli Sfavillotti, piccole creature simili a stelle. Doppiata da Brie Larson.
  • Bowser Junior: il figlio di Bowser alla ricerca del padre. Doppiato da Benny Safdie.

Il Film arriverà nelle sale italiane il 1° aprile 2026 distribuito da Universal.

Arnold Schwarzenegger: 10 cose che non sai sull’attore

Attore, culturista e imprenditore, Arnold Schwarzenegger si è negli anni imposto come una vera e propria icona culturale, capace di dar vita a primati che lo hanno reso un apripista per generazioni successive di interpreti e sportivi. Grazie ai suoi ruoli, ha poi dato nuovo prestigio al genere action, e con il suo carisma si è sempre dimostrato capace di affrontare generi e situazioni diverse tra loro. Ad oggi, è ancora uno dei massimi e ineguagliati interpreti del suo genere.

Ecco 10 cose che non sai su Arnold Schwarzenegger.

Arnold Schwarzenegger: i suoi film

  1. Ha recitato in celebri lungometraggi. Dopo alcuni iniziali ruoli cinematografici, Schwarzenegger diventa celebre grazie a Conan il barbaro (1982), Conan il distruttore (1984) e Terminator (1984). Diventa una star internazionale, ottenendo parti da protagonista in Commando (1985), Predator (1987), I gemelli (1988, con Danny DeVito), Atto di forza (1990), Un poliziotto alle elementari (1990), Terminator 2 – Il giorno del giudizio (1991), Last Action Hero (1993), True Lies (1994) e Batman & Robin (1997). Dopo Terminator 3 – Macchine ribelli (2003) si prende una pausa per la carriera politica, tornando in cinema con I mercenari 2 (2012), Escape Plan (2013), Contagious (2015), Aftermath (2017) e Terminator – Destino oscuro (2019). Recentemente ha recitato in FUBAR (2023-2025, serie Netflix), The Man with the Bag (2025) e in un cameo in Predator: Killer of Killers (2025).
  2. È stato anche regista. Agli inizi degli anni ’90, Schwarzenegger ha diretto l’episodio The Switch della serie I racconti della cripta (1990), esperienza che descrisse come «pazzesca» e “in estasi”. Nel 1992 ha replicato dirigendo il TV-movie Eroe per famiglie.
  3. Si è affermato come produttore. Grazie al suo fiuto imprenditoriale, ha prodotto diversi film e documentari, tra cui titoli da lui interpretati come Last Action Hero, Contagious, Aftermath, The Iron Mask, e progetti come Il 6° giorno (2000), Le meraviglie del mare (2017), The Game Changers (2018) e le serie Superhero Kindergarten e Outrider.

Arnold Schwarzenegger filmArnold Schwarzenegger: vita privata

  1. Ha sposato una giornalista. Nel 1986 Arnold ha sposato Maria Shriver, nipote del presidente Kennedy, dopo aver intrapreso una relazione nel 1977. In seguito al matrimonio, hanno avuto quattro figli: nel 1989, 1991, 1993 e 1997.
  2. Hanno divorziato dopo 25 anni. Nel maggio 2011 la coppia annuncia la separazione, dopo la rivelazione di un figlio avuto da Schwarzenegger nel 1997 da un’altra donna. Nonostante la separazione, i rapporti sono rimasti buoni, continuando a crescere i figli insieme.

Arnold Schwarzenegger: patrimonio e social

  1. Possiede un ricco patrimonio. La carriera da attore, unita a quella imprenditoriale e politica, ha permesso a Schwarzenegger di accumulare un patrimonio stimato intorno ai 400 milioni di dollari.
  2. Ha un account personale su Instagram. Schwarzenegger conta oltre 20 milioni di follower. Condivide opinioni politiche, momenti della vita quotidiana e contenuti legati ai suoi progetti cinematografici.

Terminator 2 - Il giorno del giudizio Edward Furlong Arnold SchwarzeneggerArnold Schwarzenegger: curiosità sul set

  1. Non credeva che Terminator avrebbe avuto successo. Quando gli fu presentato il progetto del 1984, pensava sarebbe stata solo una piccola distrazione rispetto a ruoli più importanti. Il successo commerciale lo costrinse a ricredersi e a riprendere il ruolo per i sequel.
  2. Ha dovuto esercitarsi a lungo con le armi. Sul set di Terminator, Schwarzenegger si allenò per usare diversi tipi di armi da fuoco, sviluppando l’automaticità quasi “robotica” richiesta dal personaggio, anche con entrambe le mani.

Arnold Schwarzenegger: età, altezza e situazione attuale

  1. È nato a Thal, in Austria, il 30 luglio 1947. Schwarzenegger è alto 188 cm. Dopo aver ricoperto ruoli politici fino al 2011, oggi è impegnato in nuove produzioni cinematografiche e televisive, come FUBAR, The Man with the Bag e il ritorno nel franchise Predator.

MonteCarlo Film Festival de la Comédie: 12-15 novembre 2025, il programma

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La 22a edizione del MonteCarlo Film Festival de la Comédie, unico festival internazionale interamente dedicato alla commedia, ideato e presieduto da Ezio Greggio, che si svolge dal 12 al 15 novembre 2025 nel Principato di Monaco è lieto di presentare i sette film in concorso di quest’anno, una selezione internazionale che celebra le diverse forme del racconto cinematografico. Anche quest’anno la Kermesse avrà luogo nella prestigiosa sede del Grimaldi Forum di Montecarlo, dove nelle varie sale si alterneranno proiezioni e incontri con i più amati protagonisti del cinema internazionale: argentino, cubano, algerino, tedesco, danese, italiano, spagnolo e francese che culminerà con la consueta serata di “Gala degli Awards” di sabato 15 novembre al Grimaldi Forum.

Il festival apre con Homo Argentum, una commedia nera firmata dal duo Cohn & Duprat (a Monte-Carlo con Official Competition nel 2022), composta da 16 racconti, tutti interpretati dal camaleontico Guillermo Francella, che analizza con ironia impietosa e chirurgica i vizi e le virtù di una società in perenne contraddizione. Nei 7 film in concorso, si affrontano molti temi della società attuale, sempre riletti in chiave ironica o grottesca. Tra questi il racconto di due dittature del passato e i dissidenti che le contrastano cercando di rovesciare i rispettivi regimi e le sorti dei due paesi: uno è la Spagna franchista del 1939 raccontata in La cena, film diretto da Manuel Gómez Pereira che accompagna il Film al Festival; l’altro è Cuba sotto la dittatura castrista raccontata in Comandante Fritz, commedia romantica ambientata nel 1972. Il regista, Pavel Giroud arriverà a Monte-Carlo per presentare il film. E poi il cibo, usato in questi film quasi come un simbolo di emancipazione: Partir un jour, commedia romantica con elementi di musical e La petite cuisine de Mehdi. Storie di vita e di relazioni che si svolgono attorno alla cucina, protagonista anche in La cena e Comandante Fritz. Con il suo stile unico, tra grottesco e esilarante, Anders Thomas Jensen firma Den Sidste Viking (The Last Viking), una commedia nera che racconta di due fratelli in cerca di un bottino nascosto dopo una rapina. Solo uno conosce le coordinate, ma non riesce (o non vuole?) ricordarle. Intraprendono così un’avventura nei luoghi della loro infanzia, nella speranza di ritrovare il tesoro e risalire all’origine dei traumi del passato.

La famiglia (e l’equilibrio emotivo che a volte si fatica ad incontrare in essa) è al centro dell’ultimo film di Gianni Di Gregorio, Come ti muovi sbagli, presentato quest’anno alle Giornate degli Autori a Venezia. Con garbo e ironia racconta la storia di un settantenne la cui tranquilla quotidianità è completamente stravolta dall’improvviso arrivo della figlia e dei nipoti. Iaia Forte, nel ruolo della donna con cui il protagonista ha un flirt quasi adolescenziale, sarà presente al Festival di Monte-Carlo per accompagnare il Film.

I 7 film in CONCORSO:

  • LA CENA (106’, Spagna) – Prima internazionale – Diretto da Manuel Gómez Pereira. Con Alberto San Juan, Mario Casas, Asier Etxeandia.

Spagna, 1939. A soli quindici giorni dalla fine della Guerra Civile Spagnola, il generale Franco ordina una cena celebrativa nel lussuoso Hotel Palace di Madrid. Un giovane tenente (Mario Casas), un meticoloso capo cameriere (Alberto San Juan) e un gruppo di prigionieri repubblicani—uomini della fazione opposta al regime di Franco ma dotati in cucina—sono costretti a preparare un banchetto in tempi record. Tutto sembra procedere senza intoppi, ma i cuochi stanno pianificando non solo la festa, ma anche la loro fuga.

  • COMANDANTE FRITZ (106’, Germania/Cuba) – Prima internazionale – Diretto da Pavel Giroud. Con Yany Prado, Dennis Mojen, Alexis Valdés

Il giovane ufficiale della Stasi della Germania Est, Fritz (Dennis Mojen), viene inviato a L’Avana nel 1972 per sovrintendere alla consegna ufficiale dell’ Isla Ernesto Thälmann, un’isola donata da Fidel Castro alla Repubblica Democratica Tedesca come segno di amicizia socialista durante la Guerra Fredda. La missione di Fritz è di sventare un presunto attentato della CIA contro Fidel Castro durante la cerimonia di passaggio. A L’Avana, Fritz incontra Lola (Yany Prado), una giovane donna cubana il cui passato e le cui scelte minacciano la riuscita della missione e cambieranno drasticamente il corso della sua vita. Il film è una commedia politica che mescola satira e romanticismo, offrendo una visione particolare del periodo storico e dei complessi rapporti tra Cuba e la Germania Est.

  • PARTIR UN JOUR (98’, Francia) – Prima monegasca – Diretto da Amélie Bonnin. Con Juliette Armanet, Bastien Bouillon, François Rollin.

Cécile (Juliette Armanet) si è fatta conoscere come chef partecipando al programma televisivo Top Chef e sta preparando, insieme al suo compagno e assistente in cucina, l’apertura di un ristorante gourmet. Ma dopo l’infarto del padre (François Rollin) è costretta a lasciare Parigi e a tornare temporaneamente nel villaggio della sua infanzia e al ristorante di strada gestito dai suoi genitori. Durante il suo soggiorno nel paese natale incontra Raphaël (Bastien Bouillon), il suo amore d’infanzia, che metterà in crisi le sue certezze.

  • THE LAST VIKING (116’, Danimarca) – Prima francese – Diretto da Anders Thomas Jensen. Con Mads Mikkelsen

The Last Viking è una commedia originale, intrigante e maliziosa sull’identità. Anker è stato liberato dal carcere dopo una condanna di quindici anni per rapina. I soldi del colpo sono stati sepolti da Manfred (Mads Mikkelsen), il fratello di Anker. Solo lui sa dove si trovano. Sfortunatamente, Manfred ha sviluppato un disturbo mentale che gli fa dimenticare tutto. Insieme, i fratelli intraprendono un viaggio inaspettato per ritrovare i soldi e scoprire chi sono veramente.

  • LA PETITE CUISINE DE MEHDI (104’, Francia/Algeria) – Prima francese – Diretto da Amine Adjina. Con Younès Boucif, Clara Bretheau, Hiam Abbass.

Mehdi (Younès Boucif) è sull’orlo del precipizio. Cerca di mantenere la facciata del perfetto figlio algerino davanti alla madre, Fatima (Hiam Abbass), ma nasconde a tutti la sua relazione con Léa e la sua passione per la gastronomia francese. Lavora come chef in un bistrot che sta per rilevare con la sua compagna, ma Léa (Clara Bretheau) è stufa dei suoi segreti e pretende di incontrare la suocera, tradizionalista e testarda, che Mehdi aveva fatto credere fosse ancora in Algeria. Messo alle strette, Mehdi dovrà prendere una decisione drastica e probabilmente la peggiore possibile. Il film racconta ironicamente e con emozione il conflitto tra identità, appartenenza e desiderio di libertà, utilizzando la cucina come metafora culturale e campo di battaglia tra tradizione algerina e modernità francese.

  • HOMO ARGENTUM (98’, Argentina) – Prima francese – Diretto da Mariano Cohn e Gastón Duprat. Con Guillermo Francella, Aurora Quattrocchi.

Homo Argentum presenta una raccolta di 16 storie satiriche, interpretate da Guillermo Francella. Ognuno dei suoi personaggi mette in luce una sorta di tensione: l’opportunismo elegante, la doppia morale della classe media, l’idolatria calcistica, l’aspirazione consumistica, il senso dell’umorismo di fronte al caos, la correttezza politica esagerata, la cultura della marijuana, la mafia dell’amicizia o l’arte di fare il finto tonto. Non c’è redenzione né morale: c’è umorismo e disagio, ma anche tenerezza e un’ironia tanto tagliente quanto inevitabile. Francella si trasforma in ogni scena come un camaleonte sociale argentino: incarna ciò che vediamo ogni giorno e preferiamo non guardare due volte. Con ogni cambio di pelle, appare un personaggio riconoscibile, ambiguo, affettuoso o meschino, ma sempre possibile.

  • COME TI MUOVI, SBAGLI (97’, Italia) – Prima internazionale – Diretto da Gianni Di Gregorio. Con Gianni Di Gregorio, Iaia Forte, Greta Scarano

Riuscire a evitare tutti i fastidi della vita quotidiana, mettersi in salvo da ogni rottura di scatole è sufficiente per essere felici? Il professore (Gianni Di Gregorio) a settant’anni suonati ha trovato finalmente la serenità, ha una bella casa, una discreta pensione, degli amici con cui scherzare, una signora con cui passare qualche giornata (Iaia Forte che sarà ospite del Festival). Si dedica solo a cose piacevoli. Fino a quando la sua vita viene messa sottosopra dall’arrivo della figlia (Greta Scarano), in crisi coniugale, e dei due ingombrantissimi nipotini. Nuove preoccupazioni, nuove angosce, ma anche nuovi affetti. Comincia così un’avventura nelle vite sentimentali degli altri, e nella sua, che gli farà capire che l’amore vale sempre la pena di essere vissuto, anche se porta tribolazioni, sacrifici e patimenti. Un film che riflette sull’amore e sull’’inesorabile istinto degli esseri umani a mischiare il proprio destino con quello degli altri, con tutto quello che ne può derivare: fatiche, ma anche gioie, e l’impressione di aver vissuto veramente.

Oltre ai film in concorso sopra citati, di seguito i titoli selezionati per lo Short Comedy Award di quest’anno, l’iniziativa dedicata ai cortometraggi di genere comico, aperta a registi, attori e produttori pronti a raccontare storie originali e spumeggianti capaci di far riflettere il pubblico attraverso il sorriso sono:

  • TÊTES D’ENTERREMENT (15’29’, Belgio) Diretto da Nicolas Galoux

È la storia di un uomo che non riesce a piangere al funerale della madre. È la goccia che fa traboccare il vaso per questo padre single, la cui modestia e il modo in cui gli altri lo guardano sono opprimenti. Potrebbe trattarsi di un rifiuto delle convenzioni? Una commedia agrodolce sul lasciar andare.

  • AQUELE ABRAÇO ( 18’06’, Portogallo’) Diretto da Michael Joaquim Matias

In una notte tranquilla nella campagna dell’Alentejo, João si prepara a porre fine alla sua vita, ma il suo gesto viene interrotto da Ricardo, uno sconosciuto con la stessa intenzione. Costretti a condividere lo stesso albero, i due uomini iniziano una conversazione assurda ed esistenziale che oscilla tra il tragico e il ridicolo. Una commedia dark sulla solitudine, il senso della vita e ciò che succede quando tutti parlano, ma nessuno ascolta.

  • SATURN IN VENUS ( 5’, Georgia) Diretto da Alla Eliseeva

Una giovane donna si rilassa sulle rive di un lago studiando i misteri dell’astrologia. All’improvviso, nell’acqua appare un uomo bellissimo. Sarà forse l’uomo che le è stato promesso dalle stelle? Saturno sta per entrare in Venere?

  • ANDROMEDA (15’, Russia) Diretto da Anna Melykian

Una giovane donna sale sul tetto di un grattacielo per togliersi la vita, ma viene interrotta da un operaio dei servizi pubblici con un linguaggio volgare, che si lamenta di dover coprire i graffiti di un bambino. Nessuna compassione, solo sarcasmo e provocazione. Eppure, in questa assurdità, comincia a emergere una strana voglia di vivere.

La manifestazione, in collaborazione con EFG Bank ( Monaco), si svolge da sempre sotto l’Alto Patronage di S.A.S. Principe Albert II de Monaco e dell’Ambasciata d’Italia. Come negli anni passati, Radio Monte Carlo è la Radio ufficiale del Festival.

La camera di consiglio: il trailer ufficiale del film con Sergio Rubini

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Dopo essere stato presentato in anteprima alla Festa del Cinema di Roma (qui la nostra recensione), uscirà al cinema il 20 novembre distribuito da Notorious Pictures, La camera di consiglio, il nuovo film di Fiorella Infascelli con protagonisti Sergio Rubini e Massimo Popolizio accanto a un cast corale.

Prodotto da Armosia e Master Five Cinematografica con Rai Cinema, il film racconta la camera di consiglio più lunga della storia giudiziaria italiana: 36 giorni in cui 8 giurati, blindati in un appartamento-bunker nel carcere dell’Ucciardone, dovettero decidere condanne e assoluzioni per 470 imputati del Maxiprocesso di Palermo.

Il Maxiprocesso, celebrato alla fine degli anni ’80, rappresenta una delle pagine più decisive della storia della Repubblica: per la prima volta lo Stato riuscì a infliggere una condanna collettiva a Cosa Nostra, riconoscendo l’esistenza dell’organizzazione mafiosa come struttura unitaria. Un momento di svolta giudiziaria e civile che ha cambiato per sempre la storia del Paese.

Un racconto corale con al centro il Presidente della giuria (Sergio Rubini) e il Giudice a latere (Massimo Popolizio), affiancati da Betti Pedrazzi, Roberta Rigano, Anna Della Rosa, Stefania Blandeburgo, Rosario Lisma e con Claudio Bigagli.

La sceneggiatura, firmata da Fiorella Infascelli e Mimmo Rafele con la collaborazione di Francesco La Licata, è stata sviluppata con la consulenza di Pietro Grasso, giudice a latere del Maxiprocesso.

Girato interamente in interni, La camera di consiglio adotta un’impostazione scenica teatrale, che restituisce la tensione e l’isolamento di quei giorni. L’opera si distingue inoltre per l’utilizzo dei materiali di repertorio, capaci di collocare le vicende dei giurati dentro un quadro storico e civile più ampio.

Non semplicemente un film “sulla mafia”, ma un’opera che riflette sul concetto di legge e giustizia, sull’esperienza umana e civile di chi fu chiamato a decidere il destino di centinaia di imputati, in una delle prove più alte e drammatiche della democrazia italiana.

Attitudine: nessuna, il trailer del docufilm dedicato a Aldo, Giovanni e Giacomo

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Da oggi disponibile il trailer di Aldo, Giovanni e Giacomo Attitudini: Nessuna, un film documentario di Sophie Chiarello su e con Aldo, Giovanni e Giacomo.

Aldo, Giovanni e Giacomo Attitudini: Nessuna è una produzione Agidi Due in associazione con Medusa Film, Indigo Film e Driadi e uscirà nelle sale il 4 dicembre distribuito da Medusa Film.

Sophie Chiarello accompagna Aldo, Giovanni e Giacomo in un ritorno alle origini che diventa un racconto di amicizia, talento e del destino che li ha resi una leggenda della comicità italiana.

Foto Credits ©Laila Pozzo

Sicilia Express: trailer e immagini ufficiali della serie Netflix di e con Ficarra e Picone

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Sono finalmente disponibili il trailer, il poster e le nuove immagini di Sicilia Express, la nuova miniserie scritta, diretta e interpretata da Ficarra & Picone. Il celebre duo siciliano è pronto a tornare con una comedy natalizia in cinque episodi in arrivo dal 5 dicembre, solo su Netflix.

La trama di Sicilia Express

Sicilia Express è una serie comedy che racconta la storia di Salvo e Valentino, due infermieri siciliani che dividono la loro vita tra il lavoro a Milano e le loro famiglie in Sicilia. Pochi giorni prima di Natale, si imbattono in un portale magico: una scoperta inaspettata destinata a sconvolgere le loro vite… ma non necessariamente in meglio.

Nel cast, oltre a Salvo Ficarra e Valentino Picone, anche Katia Follesa, Barbara Tabita, e con Max Tortora, Sergio Vastano, Enrico Bertolino, Adelaide Massari, Angelo Tosto e con la partecipazione di Giorgio Tirabassi.

Prodotta da Tramp Limited, la serie è scritta – oltre che da Ficarra & Picone – da Fabrizio Cestaro, Nicola Guaglianone e Fabrizio Testini.

Adele al debutto cinematografico: farà parte del cast del nuovo film di Tom Ford

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Il grande schermo dà il benvenuto a Adele. L’artista vincitrice di un Grammy debutterà come attrice nel nuovo film di Tom Ford Cry to Heaven. Il magnate della moda e regista dirigerà, produrrà e scriverà l’adattamento del romanzo di Anne Rice del 1982. Ambientata nell’Italia del XVIII secolo, la storia segue due uomini, un nobile veneziano e un cantante lirico castrato, le cui vite si intrecciano inaspettatamente.

Adele reciterà nel film insieme a Nicholas Hoult, Aaron Taylor Johnson, Ciarán Hinds, George MacKay, Mark Strong, Colin Firth, Paul Bettany, Owen Cooper, Daniel Quinn-Toye, Hunter Schaffer, Josephine Thiesen, Thandiwe Newton, Theodore Pellerin, Daryl McCormack, Cassian Bilton, Hauk Hannenmann e Lux Pascal.

Cry to Heaven è attualmente in pre-produzione a Londra e Roma, e le riprese principali dovrebbero iniziare a gennaio. L’uscita del film è prevista per l’autunno del 2026.

Ford, che ha lanciato il suo omonimo marchio di moda dopo essere stato direttore creativo di Gucci e Yves Saint Laurent, ha debuttato alla regia con A Single Man del 2009, candidato all’Oscar, con Colin Firth. Il suo secondo film è stato Animali Notturni del 2016, che ha vinto il Gran Premio della Giuria a Venezia e ha ottenuto una nomination all’Oscar come miglior attore non protagonista per Michael Shannon.

Sergio Rubini: 10 cose che non sai sull’attore

Tra i più apprezzati interpreti del cinema italiano, Sergio Rubini si è nel tempo costruito una carriera di tutto rispetto, collaborando con importanti autori e partecipando a film di grande successo di pubblico e critica. Rubini ha poi compiuto anche il passaggio dietro la macchina da presa, dimostrando le sue capacità tanto come attore quanto come regista.

Ecco 10 cose che (forse) non sai su Sergio Rubini.

Sergio Rubini – carriera

1. Ha una lunga filmografia.

Il debutto cinematografico dell’attore avviene nel 1985, quando partecipa a Figlio mio, infinitamente caro…. Successivamente l’attore inizia a farsi notare in film come Il caso Moro (1986), Intervista (1987) e Treno di panna (1988).

La sua esperienza nel cinema subisce una svolta a partire dagli anni Novanta, con film come La stazione (1990), Al lupo al lupo (1992), Una pura formalità (1994), Prestazione straordinaria (1994), Nirvana (1997), Il viaggio della sposa (1997), Del perduto amore (1998) e Il talento di Mr. Ripley (1999).

Tra gli altri più celebri titoli a cui l’attore ha preso parte si annoverano Tutto l’amore che c’è (2000), La passione di Cristo (2004), Manuale d’amore (2005), Colpo d’occhio (2008), Qualunquemente (2011), L’ultima ruota del carro (2013), La stoffa dei sogni (2015), Dobbiamo parlare (2015) e Non è un paese per giovani (2017). Negli anni successivi Rubini ha continuato a distinguersi sia come attore che come regista, prendendo parte a progetti di grande rilievo come Moschettieri del re – La penultima missione (2018) e Il grande spirito (2019), da lui anche diretto. Ha poi firmato la regia del biopic I fratelli De Filippo (2021) e ha recitato in opere di successo come Il principe di Roma (2022), La Divina Cometa (2022), Felicità (2023) e Nina dei lupi (2023). Tra i lavori più recenti figurano infine 40 secondi (2025) e La Camera di Consiglio (2025), confermando la sua versatilità e la costante presenza nel panorama cinematografico italiano contemporaneo.

sergio-rubini-il-grande-spirito2. Ha recitato anche in televisione.

Nel corso degli anni l’attore si è fatto notare anche per le sue partecipazioni televisive. In particolare si annoverano Un altro varietà (1986), Cinema che follia! (1988), Il conte di Montecristo (1998) e La contessa di Castiglione (2006) e La strada di casa (2017-19).

3. Si è distinto come regista.

Sin dai primi anni della sua carriera l’attore si fa notare anche per le sue ambizioni da regista, e realizza film di successo come La stazione, Il viaggio della sposa, La terra e L’uomo nero. Rubini è inoltre solito ricoprire anche il ruolo del protagonista nei suoi film.

Sergio Rubini – vita privata

4. Le origini e l’inizio.

Sergio Rubini è nato a Grumo Appula, in provincia di Bari, il 21 dicembre 1959. Discendente da una famiglia umile (il padre era capostazione) ha iniziato giovanissimo a coltivare la passione per il teatro, trasferendosi a Roma nel 1978 per frequentare l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica Silvio D’Amico.

5. Il rapporto con i social.

Rubini ha sempre mostrato una certa riservatezza rispetto alla vita privata e non è noto per un’attiva presenza sui social network, preferendo che il suo lavoro parli per lui.

6. Collaborazioni e affetti.

Negli anni ha legato la sua carriera anche a rapporti professionali e personali: è stato sposato con l’attrice Margherita Buy nel 1991 (sebbene la separazione fosse già intervenuta prima della formalizzazione) e ha in seguito collaborato con la sceneggiatrice e compagna / socio artistico Carla Cavalluzzi.

Sergio Rubini – curiosità sui film

7. L’incontro con i grandi registi.

Uno degli snodi fondamentali della carriera di Rubini è l’aver lavorato con registi come Federico Fellini (nel film Intervista), Giuseppe Tornatore (in Una pura formalità) e Gabriele Salvatores (in Nirvana, Denti).

8. L’importante doppio ruolo: attore + regista.

In molti suoi film Rubini assume contemporaneamente le vesti di attore, sceneggiatore e regista: un esempio emblematico è La stazione, film d’esordio alla regia che lo vede anche protagonista.

9. I premi e riconoscimenti.

Il suo esordio alla regia con La stazione gli vale numerosi riconoscimenti: David di Donatello come miglior regista esordiente, Nastro d’argento, Glob o d’oro, fra gli altri.

10. Età e caratteristiche fisiche.

Sergio Rubini è nato il 21 dicembre 1959, e la sua altezza è indicata come circa 178 centimetri.

Jumanji 4: Dwayne Johnson conferma l’inizio della produzione

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Sony ha ufficialmente inserito il prossimo capitolo della saga Jumanji  – ad ora noto solo come Jumanji 4 – nel calendario delle uscite cinematografiche del 2026, segnando l’inizio della produzione del film. A confermarlo è stato Dwayne Johnson, che ha condiviso aggiornamenti direttamente sui propri canali social.

Johnson ha pubblicato foto e video (li si può vedere qui) dal table read tenutosi a Los Angeles, dove il cast ha iniziato a leggere la sceneggiatura del nuovo film. Nel post condiviso su Instagram l’attore ha scritto: “Abbiamo dato ufficialmente il via alla produzione di JUMANJI durante la lettura del copione con il cast a Los Angeles, dove gireremo anche il film. Che avventura grandiosa, divertente e sentita! È emotivamente appropriato che la nostra amata serie JUMANJI si concluda con questa bellissima nota di grazia del nostro film finale”.

Johnson ha così confermato che il prossimo film sarà anche l’ultimo, concludendo così la nuova trilogia di questo franchise. Al table read erano presenti anche Kevin Hart, Jack Black e Karen Gillan, protagonisti delle precedenti due pellicole. Johnson ha sottolineato l’atmosfera di ritrovata complicità sul set: “È stato fantastico ritrovare tutto il gruppo; abbiamo riso così tanto che ci faceva male la mascella”.

Nel post, Johnson ha anche spiegato il significato della foto della collana con il dado con il numero tre. L’attore ha detto che è una “piccola sorpresa” che il suo personaggio, il dottor Smolder Bravestone, indossa nel film in uscita. A quanto pare si tratta del dado del film originale del 1995, un modo per rendere “omaggio, amore e rispetto al grande Robin Williams”.

La saga moderna di Jumanji, iniziata nel 2017 con Jumanji – Benvenuti nella giungla e proseguita nel 2019 con Jumanji: The Next Level, è uscito nel 2019, rendendo questo sequel molto atteso. Il suo finale ha visto il mondo di Jumanji scontrarsi ancora una volta con il mondo reale, il che ha portato a teorie su ciò che dovrebbe accadere dopo. Tenendo presente questo, ha sicuramente senso che la serie possa tornare all’inizio prima di arrivare alla fine, ma questo post è una sorta di bomba lanciata a caso da Dwayne Johnson su ciò che sta succedendo con la serie Jumanji.

La regia del film sarà affidata nuovamente a Jake Kasdan, e la produzione segna il ritorno del cast principale insieme per l’ultima volta. Con l’avvio ufficiale delle riprese, il pubblico potrà ritornare nel mondo di Jumanji durante la stagione natalizia del 2026, una settimana prima dell’uscita di Avengers: Doomsday e Dune: Part Tre.

Il film, ancora senza titolo ufficiale, è previsto nelle sale il 11 dicembre 2026

Alice nel Paese delle Meraviglie: nuovo film in fase di sviluppo senza la Disney

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Dopo l’enorme successo di Wicked, la Universal punta su un altro classico, questa volta con Sabrina Carpenter nel ruolo della protagonista. La carriera musicale della cantante è esplosa negli ultimi anni con successi come “Espresso”, ma ha iniziato come attrice, con il ruolo che l’ha resa famosa in Girl Meets World, il sequel della serie Boy Meets World.

La Universal sta ora sviluppando un film musicale con Carpenter ispirato ad Alice nel Paese delle Meraviglie. La cantante e attrice avrà anche un ruolo dietro le quinte come produttrice. La regista di Hustlers, Lorene Scafaria, ha firmato come regista e sceneggiatrice.

La Universal non è l’unico legame con Wicked che il prossimo Alice nel Paese delle Meraviglie ha. Marc Platt, che ha prodotto Wicked a Broadway e gli adattamenti cinematografici, Wicked e Wicked: For Good, sarà uno dei produttori del prossimo film di Carpenter insieme a Leslie Morgenstein ed Elysa Koplovitz Dutton. Altri dirigenti coinvolti nel progetto sono Ryan Jones e Jacqueline Garell della Universal e Katie McNicol della Mark Platt Productions.

Anche se il ruolo di Carpenter nel film Alice in Wonderland non è stato ancora rivelato, la possibilità più probabile è che interpreti il personaggio principale di Alice. L’anno scorso ha tenuto una serie di incontri con la Universal per presentare le sue idee per il film, che è considerato un progetto appassionante.

L’iconica storia di Alice e del suo viaggio nella tana del bianconiglio e in un surreale mondo fantastico è iniziata con la pubblicazione del romanzo di Lewis Carroll del 1865 Alice’s Adventures in Wonderland, che è stato adattato in un film d’animazione dalla Disney nel 1951. Il sequel del romanzo di Carroll, Attraverso lo specchio e ciò che Alice vi trovò, fu pubblicato nel 1871.

Quasi 60 anni dopo il successo del film d’animazione, la Disney è tornata nella tana del bianconiglio per creare un remake live-action di Alice nel Paese delle Meraviglie con l’aiuto dell’iconico regista Tim Burton. Mia Wasikowska ha interpretato Alice e Johnny Depp il Cappellaio Matto. Il sequel, Alice attraverso lo specchio, è uscito sei anni dopo.

Anche se gli adattamenti più noti di Alice nel Paese delle Meraviglie sono stati realizzati dalla Disney, la storia è di dominio pubblico, quindi qualsiasi studio può creare la propria versione, come sta facendo la Universal dopo che Wicked ha incassato 756,4 milioni di dollari al botteghino con un budget di 150 milioni di dollari.

Il film ha ottenuto l’88% su Rotten Tomatoes e ha vinto l’Oscar per i migliori costumi e la migliore scenografia, oltre al Golden Globe per il miglior film e il miglior incasso.

L’attesissimo sequel, Wicked: For Good, uscirà nelle sale il 21 novembre per concludere la storia di Elphaba (Cynthia Erivo) e Glinda (Ariana Grande) che Gregory Maguire ha creato per il romanzo Wicked, trasformato poi in un musical di Broadway.

Il libro è basato sul mondo di Oz che L. Frank Baum ha introdotto nel suo romanzo Il meraviglioso mago di Oz. Ciò è stato possibile perché, come Alice nel Paese delle Meraviglie, anche Il mago di Oz è di dominio pubblico.

Non si sa molto della versione di Alice nel Paese delle Meraviglie di Sabrina Carpenter, ma dopo il successo ottenuto dalla Universal con Wicked, lo studio vuole replicare quel successo con un nuovissimo film musicale che spera raggiunga livelli simili.

Zootropolis 2: annunciato il cast vocale italiano!

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Disney Italia presenta il nuovo trailer e annuncia le nuove voci di Zootropolis 2: oltre a Michela Giraud entrano a far parte del cast vocale Max Angioni e Matteo Martari.

Max Angioni presta la sua voce al serpente Gary De’Snake, un dolce e adorabile – e super velenoso – serpente con una missione: riabilitare il buon nome della sua famiglia risolvendo un mistero che affligge Zootropolis da decenni.

Michela Giraud presta la voce a Nibbles Maplestick, una rustica e stravagante castorina che conduce un podcast, “Squame e Trame del Mistero”, in cui esplora cospirazioni, misteri sui rettili e voci sulle creature delle zone paludose del suo quartiere, Mercato Pantano.

Matteo Martari presta la voce al Sindaco Brian Winddancer, un attore entrato in politica, uno stallone carismatico ma sprovveduto che sogna di essere eroico come i personaggi che un tempo interpretava in televisione.

Nel film Alessandro Del Piero e Claudio Marchisio prestano le loro voci agli ZebrosMax Mariola con il suo cameo, sarà la voce di Capo Chef.

La psicoterapeuta Stefania Andreoli invece presterà la sua voce alla Dottoressa Fuzzby, un’adorabile quokka (un piccolo marsupiale australiano), una terapeuta animale che aiuta Judy e Nick a risolvere alcuni problemi relativi alla loro nuova collaborazione.

In Zootropolis 2, in arrivo nelle sale italiane il 26 novembre, vedremo anche il ritorno di Ilaria Latini e Alessandro Quarta che saranno le voci dei protagonisti Judy e Nick.

Ilaria Latini presta la sua voce a Judy Hopps che ha realizzato il suo sogno di diventare la prima coniglietta poliziotta di Zootropolis ed è determinata a dimostrare che lei e il suo partner, l’ex truffatore Nick Wilde, possono essere il miglior team della polizia.

Alessandro Quarta presta la sua voce a Nick Wilde, un ex truffatore che è recentemente diventato la prima volpe poliziotto di Zootropolis. Ma anche se lui e la sua partner Judy Hopps hanno risolto il caso più importante della città, Nick si accorge di avere ancora molto da imparare sul lavoro di squadra.

Tornano anche Leo Gullotta (voce di Mr. Big), Frank Matano (voce di Duke Donnolesi), Paolo Ruffini (voce di Yax) e Nicola Savino (voce di Flash).

Di seguito l’elenco completo del cast vocale italiano di Zootropolis 2:

    • Ilaria Latini (voce di Judy Hopps)
    • Alessandro Quarta (voce di Nick Wilde)
    • Max Angioni (voce di Gary De’Snake)
    • Michela Giraud (voce di Nibbles Maplestick)
    • Simone Crisari (voce di Pawbert Lynxley)
    • Gianni Giuliano (voce di Milton Lynxley)
    • Roberto Fidecaro (voce del Capitano Bogo)
    • Ilaria Stagni (voce dialoghi di Gazzelle)
    • Matteo Martari (voce del Sindaco Brian Winddancer)
    • Stefania Andreoli (voce della Dottoressa Fuzzby)
    • Gabriele Patriarca (voce di Clawhauser)
    • Roberta Greganti (voce di Bonnie Hopps)
    • Vittorio Guerrieri (voce di Stu Hopps)
    • Davide Perino (voce di Cattrick Lynxley)
    • Elena Perino (voce di Kitty Lynxley)
    • Leo Gullotta (voce di Mr. Big)
    • Stefania Cangemi (voce di Fru Fru)
    • Nicola Savino (voce di Flash)
    • Stefano Annunziato (voce dell’Agente Mchorn)
    • Paolo Ruffini (con la voce di Yax)
    • Alessandro Ballico (voce di Finnck)
    • Alessandro Del Piero e Claudio Marchisio (voci degli Zebros)
    • Max Mariola (voce del Capo Chef)
    • Frank Matano (voce di Duke Donnolesi)
    • Matteo Martinez (voce di Buzz Shedley)

Nel nuovo film d’animazione Zootropolis 2, i poliziotti alle prime armi Judy Hopps e Nick Wilde si trovano sulle tracce di un grande mistero quando Gary De’Snake arriva a Zootropolis e mette sottosopra la città animale. Per risolvere il caso, i due, sotto copertura, sono costretti ad avventurarsi in nuove e inaspettate aree della città, dove la loro continua collaborazione viene messa alla prova come mai prima d’ora. Il film è diretto dal team vincitore dell’Oscar® composto dal Disney Animation chief creative officer Jared Bush e Byron Howard e prodotto da Yvett Merino.

Dune – Parte Tre: concluse le riprese del film!

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Le riprese di Dune – Parte Tre di Denis Villeneuve, iniziate lo scorso luglio, si sono ufficialmente concluse dopo quattro mesi di lavorazione (come riportato da questo account su X). Si tratta del capitolo finale della trilogia avviata nel 2021. In precedenza il progetto era stato indicato come Dune: Messiah, in riferimento diretto al romanzo del 1969 di Frank Herbert da cui trae ispirazione. Tuttavia, Warner Bros. ha confermato che il titolo definitivo seguirà una numerazione progressiva. La scelta lascia intendere che il film potrebbe includere elementi tratti non solo da Messiah, ma anche dal terzo libro della saga, Children of Dune.

Nelle ultime settimane si sono aggiunti al cast Nakoa-Wolf Momoa e Ida Brooke, scelti per interpretare Leto II e Ghanima, i figli di Paul Atreides (Timothée Chalamet) e Chani (Zendaya). La loro presenza conferma la possibilità di un salto temporale nella narrazione, con i due personaggi in età più avanzata rispetto al finale del romanzo Dune: Messiah e potenzialmente già all’interno della storia di Children of Dune. I dettagli sulla trama restano riservati, ma l’introduzione dei gemelli suggerisce che il film possa andare oltre gli eventi del secondo capitolo della saga letteraria, ampliando la copertura narrativa della trilogia.

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Cosa aspettarsi da Dune – Parte Tre

In precedenza, parlando con la rivista Time, Villeneuve ha confermato che Dune 3 sarà basato sul secondo romanzo della serie di Frank Herbert, “Messia di Dune“. Il regista ha diviso il primo romanzo in due metà per adattarlo in due film. Ma il terzo film coprirà Messia di Dune nella sua interezza.

Nel film vedremo Timothée Chalamet nei panni di Paul Atreides, Zendaya nei panni di Chani, Rebecca Ferguson nei panni di Lady Jessica, Josh Brolin nei panni di Gurney Halleck, Javier Bardem nei panni di Stilgar, Austin Butler nei panni di Feyd-Rautha, Florence Pugh nei panni della Principessa Irulan, Dave Bautista nei panni della Bestia. Rabban, Léa Seydoux nel ruolo di Lady Margot, Stellan Skarsgård nel ruolo del Barone e Christopher Walken nel ruolo dell’Imperatore Shaddam IV.

In Dune – Parte Tre, tratto dal romanzo Messia di Dune di Frank Herbert, possiamo aspettarci una narrazione molto più intima e politica rispetto all’epica espansiva di Parte Due. Dopo aver conquistato Arrakis e assunto il ruolo di Imperatore, Paul Atreides dovrà affrontare le conseguenze del jihad scatenato in suo nome e il peso del potere assoluto. Il film esplorerà la disillusione di Paul, i suoi dubbi morali e le macchinazioni di chi vuole distruggerlo dall’interno. La storia si muoverà dunque tra intrighi religiosi, crisi identitarie e visioni profetiche, aprendo un nuovo capitolo più cupo e riflessivo nell’universo di Dune.

Leggi anche tutti gli approfondimenti sul secondo capitolo:

Mango, la spiegazione del finale: Alex e Lærke restano insieme?

Il nuovo film romantico danese di Netflix, Mango, racconta la storia di Lærke, un’affermata architetta che lavora per la società immobiliare Weltzer. La sua vita ruota completamente intorno al lavoro: è ambiziosa, perfezionista e ha sacrificato gran parte della sua vita personale per la carriera. Da tempo sogna di costruire un progetto tutto suo in Málaga, ma quando la sua capo Joan le offre finalmente l’opportunità, Lærke si trova combattuta. Aveva promesso alla figlia adolescente Agnes di trascorrere le vacanze insieme a Bornholm, e non vuole deluderla. Tuttavia, Joan la spinge ad accettare, suggerendole di portare Agnes con sé in Spagna.

Agnes reagisce male alla notizia: si sente trascurata, delusa e non ha alcun interesse a passare l’estate in un luogo sconosciuto, lontano dagli amici. Ma Lærke non può rifiutare: il suo compito è convincere il proprietario di una piantagione di mango a vendere la terra a Weltzer per costruire un resort di lusso. Joan è convinta che Lærke riuscirà nell’impresa, ma le due non immaginano quanto il viaggio cambierà le loro vite.

Mango. Josephine Park as Lærke in Mango. Cr. Ana Belen Fernandez Courtesy of Netflix © 2024

L’incontro con Alex e il conflitto morale

Appena arrivate a Málaga, Lærke scopre che il proprietario della piantagione è Alex, un uomo che aveva già incrociato in aereo, in una situazione poco piacevole: Lærke si era rifiutata di cedere il suo posto finestrino a un bambino, e Alex aveva preso le difese del piccolo. Così, quando i due si ritrovano faccia a faccia, l’imbarazzo è inevitabile.

Alex è un uomo riservato, gentile ma fermo nelle sue convinzioni. È fortemente legato alla sua terra e, nonostante i 4,9 milioni di corone di debiti, si rifiuta di vendere la fattoria. Per lui non è solo una questione economica: quella terra rappresenta la memoria della sua defunta moglie Mari e della sua famiglia, morti tragicamente in un incendio sul posto. Solo la sorella di Mari, Paula, è sopravvissuta, e Alex si sente in dovere di mantenere viva la fattoria per onorare la loro memoria.

Lærke comprende il suo dolore e, invece di insistere sulla vendita, propone una soluzione alternativa: costruire un hotel intorno alla piantagione, integrando la produzione agricola nel progetto turistico. In questo modo, la fattoria verrebbe preservata, i lavoratori manterrebbero il loro impiego, e la comunità locale beneficerebbe di nuovi servizi e opportunità. Alex è colpito dalla proposta e comincia a fidarsi di Lærke. Tuttavia, Joan respinge l’idea e le ordina di chiudere il contratto per la vendita totale del terreno, dimostrando di non avere alcun interesse per il modello sostenibile proposto.

Mango. Dar Salim as Alex in Mango. Cr. Ana Belen Fernandez Courtesy of Netflix © 2024

Lærke e Alex: dal sospetto all’amore

Col passare dei giorni, Lærke e Alex si avvicinano. Entrambi hanno vissuto vite dominate dal lavoro e dalla solitudine, e si riconoscono in questa comune incapacità di lasciarsi andare. Quando Alex riaccompagna a casa Agnes dopo una festa finita male, Lærke lo invita a bere qualcosa. L’attrazione tra i due diventa evidente e trascorrono la notte insieme.

Il mattino dopo, però, Alex legge per errore un messaggio sul telefono di Lærke: Joan le ricorda di assicurarsi la vendita del terreno. Alex, ferito, crede che Lærke si sia avvicinata a lui solo per ottenere la firma e si sente tradito. Senza darle modo di spiegare, si allontana, lasciandola in preda alla vergogna e al rimorso.

Il legame ritrovato tra madre e figlia

Parallelamente, anche il rapporto tra Lærke e Agnes si trasforma. Agnes, appassionata di architettura come la madre, era stata rifiutata dalla scuola di architettura, e la delusione l’aveva resa distante e rabbiosa. Ma a Málaga conosce Paula, la sorella di Mari, e tra le due nasce una forte amicizia. Paula le mostra la bellezza autentica della vita rurale e la libertà della natura, aiutandola a superare la rabbia verso la madre.

Durante il viaggio, Lærke confessa ad Agnes di sentirsi una madre inadeguata: pensa di non avere nulla da offrire, solo un lavoro stressante e una casa vuota, mentre l’ex marito Tom ha una nuova famiglia felice. Ogni volta che va a prendere Agnes da lui, sente di strapparla a una “vera famiglia”. Agnes, invece, le rivela che tutto ciò che ha sempre voluto era la presenza della madre, non la perfezione.

Questo scambio sincero rompe finalmente il muro di silenzio tra loro. Agnes incoraggia Lærke a lottare per Alex, ricordandole che anche lui era felice con lei. Lærke capisce così che ha sempre temuto l’amore perché si è convinta di deludere tutti, ma forse, questa volta, vale la pena tentare.

Mango. Sara Jimenez as Paula in Mango. Cr. Ana Belen Fernandez Courtesy of Netflix © 2024

Il ritorno a Copenaghen e la svolta

Tornata in Danimarca, Lærke scopre con sorpresa che Alex ha firmato i documenti e Weltzer è pronta a prendere possesso della piantagione. Alex ha cambiato idea per il bene di Paula: vuole venderla per finanziare il sogno della ragazza di diventare pilota.

Delusa e incapace di accettare il compromesso morale, Lærke si licenzia. Non può sopportare di vedere Alex perdere il luogo che ama. Decide così di agire in prima persona: vende il suo appartamento, chiede un prestito e torna a Málaga per realizzare da sola il progetto dell’hotel comunitario che aveva proposto.

Quando arriva, Alex non vuole parlarle, ma Lærke riesce a convincerlo ad ascoltarla. Gli spiega che ha investito tutto ciò che possiede per salvare la fattoria e costruire qualcosa insieme a lui. Alex, commosso dal suo gesto e dalla sincerità del suo amore, ritira la vendita e decide di diventare suo socio.

Il sogno condiviso

Un anno dopo, i frutti del loro lavoro sono visibili: il progetto del “Mango Community Hotel” sta prendendo forma. Lærke utilizza come base il progetto architettonico ideato da Agnes, che immaginava un villaggio di piccole abitazioni costruite con biomateriali, alimentate da energia solare e sistemi termici ecologici, con risorse idriche condivise e spazi comuni pensati per la comunità. Un’architettura sostenibile e inclusiva, destinata a unire turismo e rispetto per l’ambiente.

Paula, nel frattempo, ha iniziato la scuola di volo e realizza finalmente il suo sogno. Agnes e lei restano inseparabili amiche, e Agnes vede la sua idea prendere vita concretamente sul terreno di Alex, una grande soddisfazione personale e professionale. È probabile che questa esperienza le apra le porte di scuole di architettura ancora più prestigiose.

Mango. Sara Jimenez as Paula in Mango. Cr. Ana Belen Fernandez Courtesy of Netflix © 2024

Lærke e Alex: un nuovo inizio

Alla fine, Lærke e Alex non sono solo amanti, ma anche partner nella vita e nel lavoro. Dopo il rischio che lei ha corso vendendo tutto per salvare la fattoria, Alex non dubita più delle sue intenzioni. Entrambi hanno trovato un equilibrio tra passione, responsabilità e affetto.

Lærke realizza finalmente il suo sogno di costruire qualcosa dal nulla, ma questa volta non per un’azienda senza volto: per sé, per la sua famiglia, e per un futuro in cui amore e lavoro convivono. Il progetto del Mango Hotel diventa simbolo della rinascita di tutti loro: un luogo che unisce memoria, natura e comunità, e che promette di attirare l’attenzione internazionale per la sua originalità.

Alla fine, Lærke, Alex, Agnes e Paula formano una nuova famiglia scelta, uniti non dal sangue ma dall’amore, dal coraggio e dalla capacità di ricominciare.

Star Wars: Starfighter, Shawn Levy fornisce un aggiornamento sulla produzione

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Star Wars: Starfighter riceve un nuovo aggiornamento dal regista Shawn Levy mentre cresce l’attesa per il ritorno sul grande schermo della famosa saga Disney. Con Ryan Gosling come protagonista e una sceneggiatura di Jonathan Tropper, il prossimo film di Star Wars è stato annunciato nell’aprile 2025, con la conferma alla fine di agosto che la produzione era iniziata nel Regno Unito.

In un’intervista con Ash Crossan di ScreenRant, Levy rivela ora che si sono appena superato la metà delle riprese. Dopo una pausa per festeggiare la fine della serie di successo Netflix Stranger Things, il regista ha confermato che il 10 novembre sono ripresi i lavori sul progetto Star Wars.

La mia esperienza è che mi sento davvero come se il me stesso di 10 anni fosse sul set con me ogni giorno. È sorprendente, complicato ed emozionante ogni giorno. Ryan Gosling, sappiamo tutti quanto sia brillante, ma è anche un partner creativo incredibile. E completare il cast con altri attori straordinari come Mia Goth, Matt Smith e Amy Adams e avere questa rivelazione di un giovane attore come Flynn Gray, è più soddisfacente dal punto di vista creativo di quanto avrei mai potuto immaginare”, sono le parole di Levy.

Le riprese stanno andando bene e, come sapete, siamo poco più che a metà. Tornerò sul set lunedì mattina. È stato un viaggio veloce, ma sapete una cosa? 10 anni di Stranger Things! Non potevo perdermi questo momento di addio. Ha significato molto per me”.

Considerando l’ultimo commento di Levy, la produzione sembra che terminerà alla fine di quest’anno o all’inizio del 2026. L’aggiornamento arriva dopo che Levy ha pubblicato su Instagram una prima immagine del film. Anche se non è stata ancora rilasciata alcuna trama ufficiale, l’immagine mostra Gosling e il co-protagonista Flynn Gray che indossano abiti logori mentre sono a bordo di un’imbarcazione in mare.

Finora non sono state pubblicate immagini che mostrano altri personaggi del prossimo film di Star Wars, ma si prevede che Matt Smith interpreterà il cattivo. Non è invece chiaro chi interpreteranno Mia Goth, Amy Adams, Daniel Ings, Aaron Pierre e Simon Bird, ma la Lucasfilm ha precedentemente confermato che Star Wars: Starfighter è una “storia completamente originale ambientata in un periodo di tempo mai esplorato prima in Star Wars”.

LEGGI ANCHE: Star Wars: Starfighter, Shawn Levy conferma che “non è né un sequel né un prequel di nulla”

Cosa sappiamo di Star Wars: Starfighter

Il prossimo film di Star Wars è descritto come un capitolo autonomo dell’iconica saga fantascientifica che si svolgerà cinque anni dopo gli eventi di L’ascesa di Skywalker del 2019.  Oltre a Ryan Gosling nel cast ritroviamo Amy Adams, Aaron Pierre, Flynn Gray, Simon Bird, Jamael Westman e Daniel Ings. Gli attori Matt Smith e Mia Goth interpreteranno invece due antagonisti nel film.

Finora, la trama del prossimo film di Star Wars è rimasta segreta. Tuttavia, l’immagine condivisa nel post dell’annuncio sembra suggerire che il personaggio di Ryan Gosling sarà in qualche modo una figura protettrice o mentore del personaggio interpretato da Flynn Gray. Questo evocherebbe una relazione adulto-bambino che è comune in tutta la saga di Star Wars ed è stata al centro di episodi come The Mandalorian, Obi-Wan Kenobi, Skeleton Crew e La minaccia fantasma.

Il film è ora atteso al cinema 28 maggio 2027.

I prossimi progetti di Star Wars

Prima dell’arrivo di Star Wars: Starfighter nel 2027, il pubblico potrà tornare in una galassia lontana lontana il prossimo anno con l’uscita di The Mandalorian & Grogu, in arrivo il 22 maggio. Questo film, interpretato da Pedro Pascal, Sigourney Weaver e Jeremy Allen White e diretto da Jon Favreau, segnerà il ritorno della saga sul grande schermo dopo Star Wars: Episodio IX – L’ascesa di Skywalker del 2019.

Altri progetti Star Wars in fase di sviluppo includono “New Jedi Order” con l’attrice Daisy Ridley nel ruolo di Rey e un film del regista James Mangold. Tuttavia, nessuno di questi due film ha ricevuto aggiornamenti promettenti di recente, quindi non è chiaro quale sia il loro stato.

Mango: il nuovo dolcissimo dramma romantico targato Netflix

L’ultimo film nordico di Netflix, Mango, è ambientato in un hotel di lusso a Malaga. Mentre supervisiona un importante progetto, la determinata direttrice dell’hotel Lærke (Josephine Park) si ritrova in conflitto con Alex (Dar Salim), un ex avvocato che si rifiuta di vendere la sua piantagione di mango. Sua figlia, Agnes (Josephine Højbjerg), che si aspetta una vacanza rilassante con la madre raramente disponibile, viene coinvolta in un’inaspettata tensione. Mentre le emozioni emergono e la lealtà viene messa alla prova, tutti e tre si trovano ad affrontare scelte che potrebbero cambiare le loro vite per sempre.

Il regista di Mango è Mehdi Avaz

Il film è diretto dall’iraniano Mehdi Avaz, i cui precedenti lavori includono A Beautiful Life, Toscana, Kollision e While We Live. Il film è scritto dal fratello di Mehdi, Milad Schwartz Avaz, i cui precedenti lavori includono Grow / Alfa, STHLM Blackout, Better Times e While We Live.

I protagonisti del film

  • Alex – Dar Salim (Sons, The Covenant, Darkland)
  • Lærke – Josephine Park (Baby Fever, Oxen)
  • Agnes – Josephine Højbjerg (The Bridge)
  • Paula – Sara Jiménez (Julieta, Caronte)
  • Joan – Paprika Steen (Families Like Ours)
  • Tom – Anders W. Berthelsen (Held for Ransom)
  • Kristian – Sebastian Jessen (While We Live)
Mango. Sara Jimenez as Paula in Mango. Cr. Courtesy of Netflix © 2024

Il film

Mango è un caldo dramma romantico ambientato nella lussureggiante cornice di Malaga, in Spagna. Il film segue Lærke (Josephine Park), un’ambiziosa direttrice d’albergo incaricata di sviluppare un resort di lusso in una piantagione di mango di proprietà di Alex (Dar Salim), un ex avvocato con un tragico passato. Lærke porta con sé la figlia adolescente Agnes (Josephine Højbjerg), sperando in un raro momento di connessione. Ciò che si dipana è una storia d’amore inaspettato, crescita personale e riscoperta della gioia nei luoghi più improbabili.

Josephine Park e Dar Salim offrono solide interpretazioni nei ruoli principali. Park incarna con precisione la professionista cittadina motivata ed emotivamente riservata, mentre Salim porta un calore silenzioso e sincero ad Alex, un uomo ancora legato al dolore. La loro alchimia è innegabile e la loro relazione in evoluzione – con tanto di incomprensioni, legami riluttanti e infine svolte emotive – segue il cliché consolidato del “da nemici ad amanti”. È affascinante, seppur prevedibile, e ricorda la formula confortante dei romanzi rosa in stile Hallmark.

Il cast di supporto aggiunge spessore alla storia, in particolare Josephine Højbjerg nel ruolo di Agnes, l’archetipo dell’adolescente scontrosa. Il suo rapporto teso con la madre e la delusione per non essere stata ammessa alla facoltà di architettura forniscono profondità emotiva, sebbene il suo arco narrativo appaia un po’ poco sviluppato. Anche Sara Jiménez e Paprika Steen appaiono in ruoli minori ma vivaci che contribuiscono a dare corpo alla comunità locale.

Visivamente, Mango è una vera delizia. Il film sfrutta appieno la bellezza naturale di Malaga, con ampie inquadrature di strade di montagna polverose, tramonti al tramonto e la campagna vibrante. La finca dove alloggiano Lærke e Agnes è un personaggio a sé stante: le sue pareti giallo senape, le porte verdi e le intricate piastrelle blu evocano un senso di fascino rustico e calore mediterraneo. La fotografia immerge ogni ambiente in una luce baciata dal sole, esaltando il fascino accogliente ed evasivo del film.

La colonna sonora è un delizioso mix di Motown anni ’70, funk e soul, che aggiunge un’energia giocosa al tono altrimenti pacato. Completa i ritmi emozionali del film e infonde un senso di nostalgia e ritmo che ne mantiene vivace il ritmo.

Sebbene Mango non apra nuovi orizzonti narrativi, offre sufficiente bellezza paesaggistica, interpretazioni sentite e momenti spensierati da tenere gli spettatori coinvolti per tutti i suoi 96 minuti di durata. È un film che trasmette emozioni positive, che si affida alle convenzioni del genere ma lo fa con sincerità e fascino. Per gli amanti dei drammi romantici con un tocco europeo, Mango è una dolce e soleggiata fuga.

Millie Bobby Brown conferma che Enola Holmes 3 realizzerà una delle trame più importanti

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Con l’arrivo di Enola Holmes 3 su Netflix, la serie con protagonista Millie Bobby Brown porterà finalmente la trama principale a un livello superiore. Con il ritorno della star britannica nel ruolo della brillante detective per la terza volta, la trilogia è pronta a concludere uno degli archi narrativi sviluppati fin dal primo film.

Durante una nuova intervista con Collider, la Brown ha condiviso un entusiasmante aggiornamento su Enola Holmes 3. Pur sottolineando di essere “davvero, davvero entusiasta che la gente lo veda”, ha aggiunto: “Penso che sarà un’Enola Holmes molto diversa da quella che avete visto finora”.

Tuttavia, la Brown ha concluso la sua risposta dicendo: “Avete chiesto romanticismo, quindi vi daremo romanticismo”. Dato che il finale di Enola Holmes 2 li ha portati ad avvicinarsi, è naturale che il terzo capitolo li porti ancora più avanti nella loro storia d’amore.

Enola Holmes 3 è stato annunciato per la prima volta nel novembre 2024, quando Philip Barantini è stato scelto per dirigere il terzo capitolo, sostituendo così Harry Bradbeer, che ha diretto i primi due film. Jack Thorne, che ha scritto i film precedenti, è stato richiamato per l’ultimo seguito.

Le riprese principali di Enola Holmes 3 sono terminate il 27 giugno 2025, con il ritorno di diversi membri del cast dei precedenti capitoli. Nell’aprile 2025, Tudum ha annunciato ufficialmente che Henry Cavill, Louis Partridge, Helena Bonham Carter, Himesh Patel e Sharon Duncan-Brewster sarebbero tornati rispettivamente nei panni di Sherlock Holmes, Tewkesbury, Eudoria Holmes, il dottor John Watson e Moriarty.

Sebbene i dettagli della trama siano ancora segreti, secondo Deadline, in un articolo del 21 novembre 2024, il terzo film punta a essere più cupo e “un po’ più adulto”. Secondo le loro fonti, il regista ha proposto Enola Holmes 3 per fare ciò che Harry Potter e il prigioniero di Azkaban è riuscito a fare per il franchise della Warner Bros.

Tudum ha anticipato la trama come segue: “L’avventura porta la detective Enola Holmes a Malta, dove i sogni personali e professionali si scontrano in un caso più intricato e insidioso di qualsiasi altro lei abbia mai affrontato prima”. Al momento, Netflix non ha ancora comunicato la data di uscita di Enola Holmes 3.

Predator: Badlands prepara il franchise alla prima Yautja femmina?

Sebbene un sequel di Predator: Badlands non sia ancora stato annunciato, le scene finali del film lasciano sicuramente spazio a un seguito, anticipando l’introduzione di un personaggio che rappresenta una novità assoluta per il franchise di Predator.

Dopo aver eliminato Tessa e il suo equipaggio di sintetici Weyland-Yutani, Dek, Thia e Bud si dirigono verso Yautja Prime, dove il giovane guerriero affronta il padre in un duello. Nonostante Njohrr usi ogni sporco trucco possibile, il suo figlioletto prevale e si guadagna il mantello, mentre Bud, ora molto più grande, sconfigge definitivamente il capo degli Yautja staccandogli la testa a morsi.

A questo punto, lo schermo sfuma in nero per la sigla, ma torniamo immediatamente a Yautja Prime, mentre Dek e il suo nuovo clan osservano una flotta di navi avvicinarsi in lontananza. Thia chiede chi potrebbe guidarli, e Dek risponde: “È mia madre”.

Sebbene abbiamo visto delle Predator donne nei fumetti e forse nel film d’animazione Killer of Killers (non sono state mostrate, ma ci saranno state sicuramente alcune donne in quella folla enorme), non sono ancora apparse in un film live-action. Non vediamo la madre di Dek, ma qualcosa ci dice che non si congratulerà con il figlio per la sua vittoria!

Durante un’intervista con Variety, il regista Dan Trachtenberg ha parlato del finale e di cosa potrebbe significare l’introduzione della madre di Dek per un potenziale sequel: “Ciò che adoro di quel finale è che funziona come un colpo di scena finale nella storia che abbiamo appena visto, ma crea anche un’aspettativa per qualcosa che trovo piuttosto groovy. Se dovessi andare avanti, non credo che sarebbe l’unica ragione, ma sarebbe un elemento molto interessante da includere.

La cosa fantastica è che ora abbiamo tutti questi personaggi interessanti, e chissà quale sarà il prossimo? Non sapevo che il prossimo sarebbe stato “Killer of Killers” o la storia di Dek, e poi abbiamo finito per fare entrambe le cose contemporaneamente. Ci sono molte porte aperte da attraversare in seguito, questo è certo.”

Cortesia Disney

Alcuni materiali dell’universo espanso descrivono le Yautja femmine come più dominanti e aggressive dei maschi, quindi sarà interessante vedere se un potenziale sequel di Badlands adotterà un approccio simile.

Per quanto riguarda la situazione attuale con un altro film, Trachtenberg ha un’idea di dove vorrebbe portare la storia, ma chiarisce che i piani potrebbero sempre cambiare. “Può tutto andare in fumo una volta che iniziamo a mettere nero su bianco le cose, ma ho guardato il più lontano possibile per sentirmi a mio agio con quello che sto facendo. Ogni film è un pensiero completo, non molto diverso dai primi film Marvel prima del primo film sugli Avengers, dove è come se fossero grandi film, e guarda caso, stavamo effettivamente preparando il terreno affinché le cose potessero unirsi in modo delizioso. Ma non era tipo, ‘Guarda come tutto è interconnesso all’improvviso!’ Quindi sto cercando di imparare questa lezione e di assicurarmi che tutti i film che realizziamo siano idee fantastiche per film a sé stanti.”

Predator: Badlands è diretto dal regista Dan Trachtenberg (Prey, 10 Cloverfield Lane) e segna l’attesissimo ritorno del franchise sul grande schermo con una storia che amplia e ridefinisce l’universo di Predator.

Ambientato nel futuro su un pianeta remoto e letale, Badlands segue un giovane Predator emarginato (interpretato dall’esordiente Dimitrius Schuster-Koloamatangi) che trova un’improbabile alleata in Thia (la candidata agli Emmy e ai Golden Globe Elle Fanning) mentre intraprende un viaggio pericoloso alla ricerca dell’avversario definitivo.

Ocean’s 14: l’aggiornamento conferma il ritorno del cattivo principale, con le riprese previste per il 2026

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Un aggiornamento su Ocean’s 14 conferma il ritorno di un cattivo chiave, dato che le riprese sono state fissate per il 2026. Nell’ottobre 2025, dopo anni di sviluppo, George Clooney ha annunciato che la Warner Bros. aveva ufficialmente approvato il budget per Ocean’s 14 e che le riprese sarebbero iniziate a breve. Tuttavia, non è chiaro quanti altri membri del cast originale torneranno.

Ora, durante un’intervista con The Wrap per la seconda stagione di Landman, Andy Garcia ha dichiarato che tornerà in Ocean’s 14, le cui riprese sono previste per il 2026. Garcia ha affermato che le riprese erano originariamente previste per gennaio 2026, ma hanno dovuto essere leggermente posticipate a causa di conflitti di programmazione. Brad Pitt dovrebbe terminare le riprese di The Adventures of Cliff Booth a gennaio 2026, il che potrebbe aver contribuito al ritardo.

Nell’ottobre 2025, George Clooney ha dichiarato che Ocean’s 14 avrebbe probabilmente iniziato le riprese nell’estate del 2026, anche se non è stata fissata una data precisa:

Abbiamo appena ottenuto l’approvazione del budget dalla Warner Brothers. Si tratta solo di programmazione, quindi dobbiamo solo fissare una data di inizio. Probabilmente inizieremo [le riprese] tra nove o dieci mesi… Brad [Pitt], Matt [Damon], Don [Cheadle] e Julia [Roberts]. Ieri sera ho cenato con Julia. Sono tutti ancora amici molto cari, quindi sarà divertente lavorare insieme.

Brad Pitt e George Clooney in Ocean's Eleven - Fate il vostro gioco (2001)
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Andy Garcia ha interpretato l’antagonista Terry Benedict, proprietario dei tre casinò – il Bellagio, il Mirage e l’MGM Grand – derubati da Danny Ocean (George Clooney) e dalla sua banda in Ocean’s Eleven (2001). Il personaggio di Terry Benedict interpretato da Andy Garcia è tornato nei sequel Ocean’s Twelve (2004), in cui chiede alla banda di Danny Ocean di restituire il denaro rubato, e Ocean’s Thirteen (2007), in cui si unisce alla banda per aiutarli a sconfiggere il loro comune rivale, Willy Bank (Al Pacino).

Sebbene Steven Soderbergh abbia diretto la trilogia originale Ocean’s e Gary Ross abbia diretto lo spin-off tutto al femminile Ocean’s 8 (2018), David Leitch (Bullet Train, The Fall Guy) è stato ingaggiato per dirigere Ocean’s 14.

Oltre a Ocean’s 14, è in fase di sviluppo presso la Warner Bros. anche un Ocean’s prequel movie senza titolo, che vedrà come protagonisti Margot Robbie e Bradley Cooper e sarà diretto dal candidato all’Oscar Lee Issac Chung (Minari, Twisters).