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BE SHORT- Branded Entertainment Short Movies Summit: torna il Festival dedicato ai corti e al Branded Entertainment

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Venerdì 24 novembre, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, si terrà presso CityLife Anteo di Milano (Piazza Tre Torri 1/L) BE SHORT, la seconda edizione del festival dedicato all’approfondimento dei cortometraggi e del branded entertainment, organizzato da OBE – Osservatorio Branded Entertainment (Associazione che studia e promuove la diffusione sul mercato italiano del branded entertainment come leva strategica per la comunicazione integrata di marca) e Giffoni Innovation Hub, in collaborazione con DCA / Digital Cinema Advertising.

Be Short, un evento aperto al pubblico previa prenotazione gratuita, è un importante momento di confronto tra professionisti ed esperti del settore audiovisivo che credono nel linguaggio cinematografico e nella sua capacità di veicolare i valori e la mission di un brand. Una fusione, quella tra la comunicazione di marca e il cinema che riesce a raccontare il purpose di un’azienda, trasmetterne la storia e la sua evoluzione.

Un incontro che rappresenta un’occasione di analisi degli obiettivi di un branded short movie – che va dalla nascita dell’idea creativa alla sua produzione e distribuzione – soffermandosi in particolare sull’andamento del mercato italiano e l’individuazione di possibili scenari futuri.

L’evento, moderato dal giornalista Giampaolo Colletti, sarà suddiviso in 5 panel dedicati a specifiche tematiche con la proiezione di short movie che vedranno il coinvolgimento di tanti ospiti e aziende che condivideranno le loro testimonianze raccontando alcune case di corti realizzati e curiosità, tra cui Philadelphia, Lavazza, Scuola Holden, Henkel/Dixan, Sky, Findus e Dude.

Il programma di Be Short è consultabile a questo link. È possibile partecipare all’evento riservando gratuitamente il proprio posto su Eventbrite.it a questo link.

Scream VII: la produzione vorrebbe il ritorno di Neve Campbell e Patrick Dempsey

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È stata una settimana particolarmente movimentata per il franchise di Scream: l’imminente settimo episodio, Scream VII, ha perso entrambe le sue protagoniste in meno di ventiquattr’ore, con Melissa Barrera (interprete di Sam Carpenter) licenziata da Spyglass per i suoi recenti post sui social media riguardanti la guerra tra Israele e Hamas e Jenna Ortega (interprete di Tara Carpenter) che ha invece abbandonato il progetto a causa di conflitti di programmazione con la seconda stagione di Mercoledì di Netflix. Mentre il franchise si appresta dunque un profondo cambiamento narrativo, Variety riporta che lo studio sta valutando la possibilità di riportare in scena la protagonista originale della saga, Neve Campbell (interprete di Sidney Prescott).

Accanto a lei, Spyglass vorrebbe anche il suo ex co-protagonista Patrick Dempsey (interprete di Mark Kincaid). I due non appaiono insieme da Scream 3, con i loro personaggi che sono sposati fuori dallo schermo. Nonostante gli sviluppi di questa settimana, dunque, i produttori puntano ancora a una data di uscita nel 2025, ripartendo però da zero e concepire una storia incredibilmente buona, nella speranza di convincere Campbell a tornare dopo la sua assenza in Scream VI, assenza legata alle divergenze riguardo il compenso. James Vanderbilt e Guy Busick sono ancora impegnati nella stesura della sceneggiatura, ma prepareranno dunque ora una nuova bozza da presentare allo studio e al regista Christopher Landon in tempi relativamente brevi.

Scream VII: tutto quello che sappiamo sul film

Dopo mesi di attesa, è stato confermato che Scream VII è ufficialmente in fase di sviluppo. Nel 2022, il franchise slasher preferito dai fan è stato ripreso sotto la guida del duo di registi Tyler Gillett e Matt Bettinelli-Olpin, che fanno parte del collettivo di cineasti noto come Radio Silence. I due hanno diretto sia Scream del 2022 che Scream VI di quest’anno, che è diventato il capitolo di maggior incasso del franchise a livello nazionale. Secondo The Hollywood Reporter, Scream VII è ora pronto per essere realizzato, pur se con un cambio alla regia. Sarà infatti Christopher Landon, il regista di successi horror come i film Auguri per la tua morte, il suo sequel, e Freaky, ad occuparsi della regia.

I membri del collettivo Radio Silence, che comprende anche il produttore Chad Villella, rimarranno però a bordo come produttori esecutivi del nuovo film. Landon in seguito alla notizia ha reagito condividendo una foto di Ghostface con la didascalia: “Sembra che 7 sia davvero un numero fortunato“. Con i suoi precedenti film Landon ha già dimostrato la sua capacità di decostruire il genere slasher, che è uno degli elementi chiave dei film di Scream. Il regista si è poi detto estraneo all’allontanamento di Barrera e si trova dunque ora a dar vita ad un racconto con nuovi protagonisti.

Sinistri Sei: il film sarebbe di nuovo nei piani della Sony

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Sinistri Sei: il film sarebbe di nuovo nei piani della Sony

La Sony Pictures ha cercato di far decollare un film sui Sinistri Sei fin dalla metà degli anni 2000. L’idea è nata prima dell’uscita di The Amazing Spider-Man 2, con il sequel del 2014 che doveva porre le basi per l’assemblaggio della squadra di cattivi in un progetto spin-off. Il Peter Parker di Andrew Garfield avrebbe in quel caso dovuto essere il sesto membro della squadra, dopo essere stato ingannato da un Norman Osborn resuscitato per unirsi ai loro ranghi. Il progetto è poi stato completamente annullato, con Spider-Man che si è invece unito agli Avengers nel film Captain America: Civil War.

Ora però, con una serie di film spin-off in live-action che comprendono Venom, Venom: La furia di Carnage, Morbius e titoli di prossima uscita come Madame Web, Kraven Il cacciatore e Venom 3 (nessuno dei quali include Spider-Man), sembra proprio che il progetto per i Sinistri Sei sia di nuovo sul tavolo. Secondo lo scooper Daniel Richtman, infatti, la Sony sta attualmente sviluppando il progetto, che avrà come protagonisti i suoi personaggi di questi film spin-off. Dunque Venom, Morbius, l’Avvoltoio, Kraven il Cacciatore, Rhino ed Ezekiel sono tra i papabili membri del gruppo, essendo ad oggi stati già introdotti nello Spider-Man Universe di Sony.

Non è chiaro ad oggi quali potrebbero essere gli obiettivi dei Sinistri Sei, anche se la scena post-credits di Morbius ha suggerito che Adrian Toomes stava cercando di creare una squadra di cattivi per fare del bene, dunque una cosa simile a quanto fatto dalla DC con Suicide Squad. Se davvero il film dovesse verificarsi, però, questo potrebbe anche rappresentare l’attesa incursione dei personaggi Sony nell’MCU, dove potrebbero dunque scontrarsi con lo Spider-Man di Tom Holland. Oppure, potrebbe essere l’occasione per dare ad Andrew Garfield il suo tanto atteso terzo film su Spider-Man. Ad ora, non resta che scoprire se davvero questo progetto verrà confermato dalla Sony.

Fantastici Quattro: Anya Taylor-Joy potrebbe avere un ruolo da villain nel film

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Da un po’ di tempo si mormora in rete che i Marvel Studios stiano valutando l’idea di fornire Galactus di un Araldo donna nel film del MCU Fantastici Quattro al posto del celebre Silver Surfer, mentre altre teorie si spingono a suggerire che l’araldo sarà proprio il surfista argentato, solo cambiato di genere. Naturalmente non c’è ancora nessuna conferma né a riguardo, ma lo scooper Daniel Richtman – colui che per primo ha dato la notizia del casting di Pedro Pascal per il ruolo di Mister Fantastic – riporta ora che Anya Taylor-Joy sarebbe stata presa in considerazione per un ruolo da villain nel reboot.

Ad oggi non è confermata neanche la presenza di Galactus come principale antagonista – per il quale si sono però riportate voci secondo cui Javier Bardem sarebbe in trattative per il ruolo – dunque non è possibile stabilire chi Taylor-Joy potrebbe effettivamente interpretare all’interno del film. Se la presenza di Galactus in Fantastici Quattro venisse però confermata, si potrebbe supporre che l’attrice potrebbe essere la candidata numero uno per il ruolo del suo araldo, il quale potrebbe però non essere necessariamente un Silver Surfer donna, ma anche Frankie Raye, conosciuta anche come Nova.

Nei fumetti dei Fantastici Quattro, Frankie Ray ha acquisito i poteri della Torcia Umana grazie allo scienziato Phineas T. Horton. In seguito si innamorò proprio di Johnny Storm ma, nel tentativo di salvare la Terra, si offrì volontaria per diventare il nuovo Araldo di Galactus. Imbevuta del Potere Cosmico, Frankie divenne l’onnipotente Nova e fu incaricata di trovare nuovi mondi da consumare per il suo padrone. Sarebbe un ruolo perfetto per Anya Taylor-Joy che, come noto, ha già avuto a che fare con il mondo Marvel interpretando una mutante in The New Mutants. Ad ora, però, non resta che attendere notizie ufficiali.

Fantastici Quattro: quello che sappiamo sul cast del film

Per il ruolo di Reed Richards (Mister Fantastic), il candidato numero uno attualmente è l’attore Pedro Pascal (The Last of Us), mentre per Sue Storm (Donna Invisibile), Johnny Storm (Torcia Umana) e Ben Grimms (La Cosa) si continuano a riportare i nomi di Vanessa Kirby (Napoleon), Joseph Quinn (Stranger Things) e Ebon Moss-Bachrach  (The Bear). Anche per questi, però, si attende un’ufficialità da parte dei Marvel Studios. Si è poi parlato di Javier Bardem per il ruolo di Galactus, ma anche  Antonio Banderas sarebbe ancora in lizza per il ruolo. Infine, sembra che sia in corso la ricerca di un’attrice per l’araldo di Galactus, che potrebbe però non essere Silver Surfer.

LEGGI ANCHE: Fantastici Quattro: 8 cattivi che vorremmo vedere nel prossimo film Marvel

Ad oggi sappiamo solo che Matt Shakman (produttore e regista di WandaVision) dirigerà Fantastici Quattro da una sceneggiatura di Jeff Kaplan, Ian Springer, Josh Friedman, co-sceneggiatore di Avatar: La via dell’acqua, e Cameron Squires. I dettagli della trama sono ancora un mistero, ma Kevin Feige ha confermato che non si tratterà di un’altra origin story per il super-team. Il film, infine, è atteso in sala per il 2 maggio 2025.

Federico Zampaglione, alternare cinema e musica “mi tiene vivo”. Intervista al regista di The Well

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Ospite d’apertura della prima edizione del Fantasticon Film Fest (qui il programma), il nuovo festival dedicato ai film di genere che si svolgerà dal 24 al 26 novembre presso l’auditorium di Fiera Milano Rho nell’ambito di Milan Games Week & Cartoomics 2023 (MGW CMX 2023), Federico Zampaglione, regista e nome storico dei Tiromancino, presenta The Well, il suo ultimo film che segna il ritorno alla regia dopo Morrison. Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci raccontare il suo nuovo progetto, che già da qualche tempo circola nella filiera del Festival.

Intervista a Federico Zampaglione

Dopo la parentesi di Morrison, torna al genere, cosa c’è di confortante nello spaventare le persone?

Quando riesci a spaventare il pubblico, gli regali un’emozione forte. Io sono sempre stato un fan delle emozioni forti, sia nella musica che nel cinema, mi piace colpire.

Da dove nascono le principali suggestioni che hanno portato alla realizzazione di The Well?

Tutto nasce da una conversazione con mia moglie: le chiesi quale fosse la cosa che più la spaventava, e lei mi rispose “il pozzo”. E in effetti è un posto abbastanza tetro, non si sa mai cosa ci sia nel fondo. Da questo spunto, dopo tanto tempo, ho elaborato questa storia che ha impiegato molto tempo per diventare poi un film, sia il processo di scrittura che quello di realizzazione sono stati impegnativi.

The Well è stato definito “un horror gotico dal sorprendente gusto moderno”. Come si coniugano i linguaggi classici, quello dell’horror gotico in particolare, con il gusto di un artista che è inserito nella sua contemporaneità?

La modernità viene conferita dal taglio, dalla scrittura, dalla recitazione, dalle scelte registiche. Un film gotico negli anni ’60 aveva un determinato tipo di approccio, adesso si genera un aggiornamento di quegli elementi perché si adottano attraverso degli strumenti e una sensibilità contemporanea.

Il film ha già avuto una vita festivaliera e la presenza alla prima edizione del Fantasticon si inserisce in questo percorso. Cosa c’è di particolare o interessante, se c’è, nell’accompagnare i propri film nel circuito dei festival?

Da una parte c’è grande entusiasmo perché si mostra un lavoro che in genere si impiega sempre tanto tempo per realizzare. D’altra parte c’è anche una certa ansia perché dopo aver lavorato su un prodotto a lungo e al meglio, quel lavoro verrà sottoposto al giudizio degli altri. Quindi c’è una piccola componente di timore rispetto all’accoglienza che verrà riservata al film. Poi i festival sono un contesto in cui si ricevono giudizi spesso severi, quindi si corre il rischio di bruciare il film con un passaparola non proprio favorevole. Per adesso, The Well sta piacendo molto, e quindi vedendo che il pubblico era contento e i commenti positivi, abbiamo cominciato a goderci questa reazione, mettendo un po’ da parte l’ansia.

L’anima musicale e cinematografica si intrecciano nella sua carriera artistica ormai da molti anni, c’è un’espressione, tra le due, in cui Federico Zampaglione si sente maggiormente se stesso?

Sono due approcci molto diversi, lavorare in studio o sul set comporta due stili di vita completamente diversi. La regia è un lavoro molto mentale, devi tenere a mente centinaia di cose, la testa è continuamente connessa con la miriade di cose a cui pensare. Se un regista non ha le idee chiare, comunica confusione alla troupe e tutta la produzione diventa un disastro, bisogna quindi trovare il modo di tenere tutto sotto controllo. La musica ti lascia più libero, non hai a che fare con 50 persone che non hai mai incontrato in vita tua ma che devi gestire, sul set. Quando fai un disco o un tour stai sempre con le stesse persone, che sono molte meno, in studio magari, oppure sul palco, dove arrivi e trovi tutto già sistemato. Quindi sono due esperienze diverse che mi mettono entrambe alla prova. La cosa che mi piace di più è che si possono alternare e, appena sento odore di routine, mi piace spezzarla, passando da una parte all’altra. Questo mi tiene vivo e mi impedisce di impigrirmi, continuo a imparare e a mettermi in gioco, è come se tornassi sempre in un posto, e quando torni da qualche parte vuoi tornare bene.

Insurgent: trama, cast e curiosità del film con Shailene Woodley

Insurgent: trama, cast e curiosità del film con Shailene Woodley

La cosiddetta The Divergent Series è stata una delle più popolari serie cinematografiche giunte al cinema nello scorso decennio e incentrate su elementi come una società distopica e un contesto fantascientifico. Tratta dai romanzi della scrittrice Veronica Roth, la serie si compone di tre film, intitolati Divergent, Insurgent (qui la recensione) e Allegiant. Usciti in sala tra il 2014 e il 2016, questi hanno contribuito a lanciare la carriera dell’attrice Shailene Woodley, come anche di alcuni suoi comprimari.

Pubblicata tra il 2011 e il 2013, la trilogia di Divergent incontrò subito il favore dei lettori attratti dal genere, che potevano ritrovare nelle storie narrate dalla Roth atmosfere simili a quelle di Hunger Games e Maze Runner. Tale successo, spinse la Summit Entertainment ad acquisirne i diritti, con l’intenzione di dar vita ad una trasposizione cinematografica cavalcando l’onda del successo del genere. Con il secondo capitolo, Insurgent, si porta avanti quanto narrato nel precedente film, con il gruppo di protagonisti intento nel tentativo di riportare la pace nella futuristica città di Chicago.

Con un budget più elevato rispetto a Divergent, attestato intorno ai 110 milioni di dollari, il film riuscì ugualmente ad affermarsi come un buon successo, arrivando ad un incasso complessivo a livello mondiale di circa 297 milioni, di poco maggiore rispetto a quello ottenuto dal precedente capitolo. Il film si confermò un grande successo presso un pubblico di giovani anche grazie alle numerose nomination ottenute ai Teen Choice Awards, che premiarono la Woodley come miglior attrice in un film d’azione. Nel riscoprire il film, può essere particolarmente utile essere a conoscenza delle curiosità ad esso legate, molte delle quali relative al cast di attori. Di seguito si vedrà anche dove poter ritrovare il film in streaming.

Insurgent: la trama del film

Nel secondo film della trilogia, Insurgent, la spietata Jeanine Matthews possiede ora il controllo di Chicago. La leader degli Eruditi è decisa a scovare tutti i Divergenti della città, condannandoli all’esilio. Tris, nuovo nome assunto da Beatrice, Caleb, Peter e Quattro sono riusciti a fuggire e a trovare rifugio presso Johanna Reyes, capo dei Pacifici. La loro latitanza, tuttavia, pone sempre più a rischio gli equilibri della città e fuggire è un’opzione che non può essere perseguita a lungo. In tutto ciò, Tris scopre di possedere uno speciale potere in grado di aprire una secolare scatola che contiene un messaggio segreto da parte degli antenati.

Nel momento in cui la crudele Jeanine minaccia di uccidere tre innocenti al giorno, per tutti i giorni in cui la ragazza rifiuterà di consegnarsi agli Eruditi, questa decide di uscire allo scoperto. Nel frattempo, il gruppo di ribelli riesce ora ad entrare in contatto con un manipolo di Esclusi, capeggiati da Evelyn. Mentre il gruppo tenta di trovare un modo per rispondere all’attacco della spietata rivale, gli equilibri tra di loro si spezzeranno e riformeranno in modo imprevedibile, e ben presto ognuno di loro sarà costretto a riconsiderare le proprie certezze.

Insurgent: il cast del film

Per il ruolo di Tris, i produttori avevano in mente un solo nome, quello di Shailene Woodley. L’attrice, tuttavia, non era convinta di voler accettare la parte. Dopo aver parlato con la sua amica Jennifer Lawrence, protagonista di Hunger Games, si convinse a ricoprire il ruolo di Tris. Per il personaggio di Quattro, invece, venne scelto l’attore Theo James, il quale accettò di partecipare a condizione che gli venisse permesso di girare da sé anche le scene più complesse, senza ricorrere a controfigure. Infine, tra i protagonisti, si annovera Miles Teller, nel ruolo di Peter. Questi, inizialmente, si era candidato per la parte di Quattro, e non era certo di voler accettare altrimenti. Venne tuttavia convinto dalla Woodley, con la quale ha una solida amicizia.

Per il ruolo della perfida Jeanine Matthews i produttori scelsero invece la premio Oscar Kate Winslet. Per lei si trattava del primo ruolo da cattiva della sua carriera, e per poter risultare più convincente decise di mantenere una certa distanza dagli altri attori, evitando di comportarsi in modo troppo dolce nei loro confronti. A dar vita a Caleb, fratello della protagonista, è invece l’attore Ansel Elgort. Questi ebbe qui modo di stringere un ottimo legame con la Woodley, che avrebbe poi recitato nel ruolo della sua fidanzata nel film Colpa delle stelle. Nei film sono poi presenti gli attori Zoë Kravitz nei panni di Christina, Jai Courtney in quelli di Eric, Maggie Q nel ruolo della dottoressa Tori, e Ashley Judd per il personaggio di Natalie Prior. Naomi Watts ricopre il ruolo di Evelyn, indossando una parrucca scura per l’occasione. La premio Oscar Octavia Spencer ha invece la parte di Johanna, e Rosa Salazar quella di Lynn.

Insurgent cast

Insurgent: le differenze con il libro

Nell’adattare i tre romanzi della Roth, come al solito, si sono rese necessarie alcune modifiche ai personaggi o agli eventi della storia. Ciò è motivato dalla necessità di rendere più cinematografici tali elementi, andando così incontro ad un maggior favore di pubblico. Nonostante ciò, l’autrice dei libri si è dichiarata soddisfatta delle modifiche attuate e degli sforzi volti a mantenere una generale fedeltà ai testi letterari di riferimento. Ciò che per lo studios di produzione era invece assolutamente necessario attenuare era l’atmosfera eccessivamente cupa e la violenza troppo presente. L’intento, infatti, era quello di realizzare dei film che non ottenessero restrizioni di pubblico e fossero così fruibili da tutti.

Tra i primi e più significativi cambiamenti, vi quello relativo al rapporto tra le fazioni. Per accentuare il conflitto tra gli appartenenti a gruppi diversi, si è infatti tenuto a sottolineare in più occasioni quanto tra questi vi siano nette divisioni, tanto nello stile di vita che nel pensiero. Oltre a questo, è la natura dei personaggi ad aver subito talvolta radicali trasformazioni nel passaggio dalla pagina allo schermo. Molti di quelli presenti nel libro, inoltre, non vengono inseriti nel film. Ad aver subito radicali trasformazioni sono anche il ruolo di Jeanine e l’intero finale del film, che diverge rispetto a quello narrato nel romanzo. In particolare, gli sceneggiatori hanno deciso di aggiungere l’elemento della misteriosa scatola. Grazie a questa hanno potuto introdurre eventi poi ripresi nel terzo film.

Il sequel di Insurgent, il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Dato il buon riscontro economico del film, si è poi deciso di realizzare anche il terzo capitolo, Allegiant, che porta avanti quanto narrato nel precedenti film, con il gruppo di protagonisti impegnato nel tentativo di riportare la pace nella futuristica città di Chicago e svelare i suoi segreti. Questo terzo capitolo ebbe però un risultato al box office molto al di sotto delle aspettative e ciò ha portato ad un drastico cambio di rotta per quanto riguardava i progetti futuri legati alla saga. Il quarto capitolo, che avrebbe dovuto essere anche l’ultimo, dal titolo Ascendant, è dunque stato annullato e così la serie di Divergent si è conclusa bruscamente con Allegiant, ritrovandosi con un finale aperto e privo degli sviluppi promessi.

Per gli appassionati del film, o per chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Insurgent è infatti presente nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione in data giovedì 23 novembre alle ore 21:15 sul canale Italia 2.

Fonte: IMDb

Constantine 2: il regista aggiorna sul sequel DC con Keanu Reeves

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In un’intervista con The Hollywood Reporter, il regista di Constantine 2 Francis Lawrence ha finalmente rivelato gli attuali progressi del tanto atteso sequel del fantasy soprannaturale della DC del 2005. Lawrence ha confermato che il sequel guidato da Keanu Reeves riprenderà il suo sviluppo subito dopo il Ringraziamento.

Siamo ancora all’inizio, poiché lo sciopero ha sospeso tutto per un po‘”, ha detto Lawrence. “Quindi probabilmente inizieremo a tornare insieme dopo il Ringraziamento e a scavare di nuovo per cercare di risolverlo.”

Inoltre, il filmmaker ha parlato anche dei “molti ostacoli” che il progetto ha dovuto affrontare durante il suo lungo processo di sviluppo. “Io, Keanu, Akiva [Goldsman] abbiamo provato nel corso degli anni a disputare nuovamente il controllo del personaggio perché era stato consegnato indietro“, ha ricordato Lawrence. “Penso che la NBC abbia fatto uno show televisivo, e poi JJ [Abrams] avrebbe provato a fare qualcosa. E poi il regime a Washington è cambiato e loro hanno i loro piani. Ma fortunatamente siamo riusciti a ottenere un po’ di controllo sul personaggio e abbiamo iniziato a lavorare su alcune idee per Constantine 2, di cui siamo davvero entusiasti”.

Di cosa parlava Constantine?

Constantine del 2005 era vagamente basato sul personaggio del detective dell’occulto della DC Comics/Vertigo Comics creato da Alan Moore e Steve Bissette. Era incentrato su John Constantine, uno stregone ed esorcista che aiuta le persone con problemi soprannaturali. Oltre a Reeves, l’adattamento vedeva protagonisti anche Rachel Weisz nei panni di Angela Dodson, Shia LaBeouf nei panni di Chas Kramer, Tilda Swinton nei panni di Gabriel, Djimon Hounsou nei panni di Papa Midnite e Peter Stormare nei panni di Lucifero.

Il prossimo sequel Constantine 2 sarà scritto da Akiva Goldsman, con J.J. Abrams e Hannah Minghella come produttori. Ulteriori dettagli sulla trama e sui personaggi sono ancora tenuti nascosti, ma Lawrence in precedenza aveva rivelato che è nelle sue intenzione fare un sequel come un “vero film di Constantine classificato come R”.

Horcrux: tutte le armi che possono distruggere i pezzi dell’anima di Lord Voldemort

La serie di Harry Potter è piena di tradizioni misteriose che devono ancora essere completamente esplorate. Una delle magie più oscure che incontriamo nel corso della saga letteraria e cinematografica è quella legata agli Horcrux, oggetti che mantengono intatto il loro fascino maligno e che soprattutto sono avvolti dal mistero nella loro “meccanica”.

Sappiamo che gli Horcrux servono per custodire parti di un’anima, così che se il corpo principale della persona che crea l’incantesimo viene ucciso, un pezzetto della sua anima continua a rimanere in vita nel Horcrux appena creato. Per far ciò è necessario commettere un atto feroce, un omicidio, che spacca l’anima.

In pochissimi, nella storia della magia, hanno provato a creare degli Horcrux, chi ci è riuscito con successo è ovviamente Lord Voldemort, che ne ha creati sei (Il Diario di Riddle, l’Anello di Orvoloson Gaunt, il Medaglione di Salazar Serpeverde, la Coppa di Tosca Tassorosso, il Diadema di Priscilla Corvonero, Nagini), più il settimo, inconsapevole, Harry Potter stesso.

Nell’ultimo capitolo della saga, Harry, Ron e Hermione dedicano tutti i loro sforzi a distruggerli, ma quali sono i modi in cui un Horcrux può essere distrutto? Eccoli di seguito!

Quali sono gli Horcrux, la lista completa

HorcruxGli appassionati della saga sanno che gli Horcrux formati da Lord Voldemort in maniera consapevole sono ben sei. Alla fine della storia, scopriamo che l’anima già in brandelli di Tom Riddle si è ulteriormente frammentata la notte che ha ucciso i Potter, generando inconsapevolmente un altro Horcrux, il settimo. Harry stesso. Ecco di seguito la lista completa degli Horcrux:

  • Il Diario di Riddle,
  • l’Anello di Orvoloson Gaunt,
  • il Medaglione di Salazar Serpeverde,
  • la Coppa di Tosca Tassorosso,
  • il Diadema di Priscilla Corvonero,
  • Nagini
  • Harry Potter

Horcrux viventi e non

Horcrux viventi e nonPrima, una precisazione: una cosa che va capita bene è che gli Horcrux si possono realizzare sia con oggetti inanimati che con esseri viventi. Non importa se si tratta di una creatura vivente o di un gingillo insignificante. Nagini, Harry, e probabilmente il professor Raptor erano tutti esseri viventi che portavano dentro di sé un pezzo dell’anima di Voldemort.

A differenza degli oggetti fisici come il Diario di Tom Riddle, queste creature non hanno sempre bisogno di essere distrutte da qualcosa di molto potente come ad esempio la Spada di Grifondoro. La maledizione che uccide ha sconfitto il pezzo dell’anima di Voldemort dentro Harry, per esempio. Queste logistiche non sempre funzionano, poiché la maledizione che uccide è stata tentata su Nagini senza alcun effetto. Le regole che circondano questa scappatoia non sono chiare, ma sono ovviamente presenti. Detto questo, addentriamoci nei modi per distruggere un Horcrux.

Ardemonio

ArdemonioApparso per la prima volta nel romanzo di Harry Potter e i Doni della Morte, l’Ardemonio è una magia incredibilmente oscura e pericolosa. Il mago abile a maneggiare l’Ardemonio è in grado di produrre fiamme alte, vivaci e distruttive, spesso riuscendo a fargli assumere la forma di animali minacciosi, come serpenti, leoni e rapaci. Nel mondo dei film, l’Ardemonio è apparso nell’Ordine della Fenice durante il duello tra Silente e Voldemort, e nel Principe Mezzosangue quando Bellatrix attacca la tana.

Questo uso contraddittorio della magia aggiunge anche una ruga nella sua efficacia contro gli Horcrux. Nel libro, quando l’Ardemonio insegue il Trio nella Stanza della Necessità, i tre usano le fiamme per distruggere il Diadema di Corvonero (uno degli Horcrux di Voldemort). La versione cinematografica invece mostra Harry che pugnala il diadema e Ron che lo spinge a calci nelle fiamme. Non riceviamo quindi conferma dal cinema sull’efficacia dell’Ardemonio per distruggere questi oggetti di magia nera.

La Maledizione che uccide (Avada Kedavra)

La Maledizione che uccide è il modo più efficace per uccidere praticamente qualsiasi cosa nell’universo di Harry Potter. Completamente privo di sintomi, la maledizione rimuove semplicemente la vita dal corpo. La maledizione che uccide non sembra funzionare contro la maggior parte degli Horcrux, ma ancora una volta entriamo nell’erba alta delle differenze tra libri e cinema. I libri non presentano questo scenario mentre il film mostra chiaramente che l’Avada Kedavra che non funziona contro Nagini.

Anche se potrebbe non aver ucciso Nagini, la maledizione assassina è riuscita a distruggere l’Horcrux presente in Harry. Forse qui ci sarebbe da fare un’altra distinzione sul fatto che la maledizione potrebbe funzionare sugli essere umani e non sugli animali/ibridi umani. Tuttavia, avendo distrutto almeno un Horcrux, quello in Harry, la Maledizione deve stare in questa lista.

La spada di Grifondoro

Come accennato, la Spada di Grifondoro era un’arma potente contro gli Horcrux. La spada stessa conteneva un passato mistico. Forgiata dai Folletti, la spada è incantata e apparirebbe a un Grifondoro che ne è degno e ne ha un disperato bisogno. Polemiche sulla proprietà ruotarono attorno all’arma, poiché la comunità dei Folletti la considera rubata, perché credono che le loro opere di manifattura restino sempre di chi le ha create, mentre i maghi, in quanto esseri umani, ragionano in base ai concetti di commissione e pagamento.

La spada stessa aveva certamente il potenziale, poiché il metallo Goblin assorbe ciò che lo rende più forte. Quando Harry Potter usò la spada per uccidere il Basilisco, questa rimase imbevuta del veleno della bestia. Questa combinazione di lama antica e potente veleno ha reso l’arma uno strumento formidabile nella distruzione dei tesori di Voldemort. Il suo potere aggiunto gli permetteva di distruggere tutti gli Horcrux incontrati. Neville Paciock l’ha usata per uccidere Nagini, Silente l’ha usata per distruggere l’Anello, e Ron ha fatto lo stesso contro il Medaglione.

Zanna di Basilisco

Arrivati a questo punto, sembra che tutti questi strumenti siano connessi. L’arma più utile contro gli Horcrux, vista finora, è il veleno di un Basilisco. Forse questo elisir è strettamente legato alla natura oscura sia degli Horcrux che dei serpenti giganti. Per combattere il male terribile devi usare il male terribile. Ovviamente, Voldemort era un Serpeverde, ma persino il mago oscuro Herpo il Folle (il primo mago che tentò di realizzare degli Horcrux) aveva un Basilisco domestico, ironicamente la stessa creatura responsabile della distruzione della maggior parte degli Horcrux di Voldemort.

Il primo momento in cui ci è stato rivelato il potere del Basilisco è stato in Harry Potter e la Camera dei Segreti. Harry usò la zanna per distruggere il Diario di Riddle che era, a sua insaputa, il primo Horcrux in cui si imbatteva. Il veleno avrebbe poi potenziato la spada di Grifondoro e infine, i nostri avrebbero poi usato una zanna per distruggere la Coppa di Tassorosso. Il veleno di Basilisco è stato il “giocatore più prezioso” dall’inizio.

Amore sacrificale

Si tratta di un punto controverso, ma Raptor potrebbe facilmente essere considerato uno pseudo-Horcrux. Ha servito come custodia per l’anima di Lord Voldemort (Ralph Fiennes). Sebbene l’anatomia di questa relazione fosse molto diversa da quella di Harry o Nagini, non si può negare che i due fossero profondamente connessi quasi allo stesso livello. Per questo motivo, Raptor potrebbe essere visto come il primo Horcrux di Voldemort che viene distrutto.

Ma a differenza della maggior parte degli altri contenitori, Raptor è stato distrutto da… l’amore. Nella Pietra Filosofale, solo il tocco delle mani di Harry fa sì che Raptor si sbricioli in polvere. Ovviamente, questo non ha funzionato sugli Horcrux tradizionali, ma questo momento è caratteristico nel comprendere la complessità e il mistero degli Horcrux.

Fantasticon Film Fest: al via presso l’auditorium di Fiera Milano Rho

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Si parte finalmente con Fantasticon Film Fest (FFF, qui il programma), il nuovo festival dedicato ai film di genere che si svolgerà dal 24 al 26 novembre presso l’auditorium di Fiera Milano Rho nell’ambito di Milan Games Week & Cartoomics 2023 (MGW CMX 2023): all’interno del più grande evento pop culture, gaming & entertainment del Nord Italia, con più di 150.000 visitatori attesi, un’avveniristica sala da 900 posti allestita con impianto audio/video di ultima generazione è pronta ad accogliere e coinvolgere il pubblico per un’inedita esperienza totalmente cinematografica durante 3 giorni ricchi di panel, anticipazioni, anteprime e grandi ospiti che ruotano intorno al mondo anime, fantasy e horror.

Organizzato da Echo e Fiera Milano in collaborazione con Fandango Club Creators e con la direzione artistica di Manlio Gomarasca, il FFF presenta un palinsesto imperdibile fin dalla giornata di venerdì 24 novembre:

  • Mad Heidi è la commedia horror ispirata alla più famosa orfanella di montagna: in questo caso, dopo che i magnati del formaggio svizzero hanno giustiziato il suo fidanzato Peter e costretto la giovane a prendere parte al brutale festival del wrestling, Heidi diventa un’amazzone ribelle determinata a porre fine ai fascisti del formaggio e a vendicare la morte del suo amato e lo splatter è assicurato. Proiezione OV con sub ITA venerdì 24 novembre alle ore 12.00;
  • Home Education – Le regole del male, nuovo horror psicologico in arrivo al cinema giovedì 30 novembre distribuito da Warner Bros. Pictures. Il film segna l’esordio alla regia di un lungometraggio di Niada, regista italiano con base a Londra, e vanta un cast internazionale che vede come protagonisti Julia Ormond (Vento di Passioni), Lydia Page (Blue Jean) e Rocco Fasano (SKAM Italia). Il film è una produzione Warner Bros Entertainment Italia, Indiana Production, BlackBox Srl e con Squareone Productions GmbH. Il regista e l’attore Rocco Fasano saranno in sala per presentare l’anteprima esclusiva del film venerdì 24 novembre alle ore 14.00;
  • alle 15.30 grandi nomi saranno protagonisti del CINECOMIX PANEL sullo stretto rapporto che lega la settima arte alla graphic novel, un’interessante masterclass moderata dallo scrittore e giornalista Luca Crovi, volto di riferimento del giallo all’italiana:
    • Paolo Barbieri, illustratore e autore di fama internazionale, che ha realizzato innumerevoli copertine per autori di culto quali Michael Crichton, George R. R. Martin, Umberto Eco, Marion Zimmer Bradley, Herbie Brennan e Wilbur Smith e tante altre prestigiose firme. Nel 2001 è stato direttore del reparto colori alle scenografie in Aida degli alberi, film d’animazione italiano di Guido Manuli e con la colonna sonora di Ennio Morricone.
    • Lamberto Bava, grande icona del cinema horror italiano famoso in tutto il mondo per aver diretto la visionaria e feroce opera pop-rock-punk Demoni e aver portato il mondo delle fiabe moderne in televisione con la serie Fantaghirò. Lamberto Bava è stato anche aiuto-regista del padre sul set del primo, indimenticabile, adattamento cinematografico di Diabolik;
    • Daniele Serra, tre volte vincitore del British Fantasy Award come “Best Artist” (2012, 2017 e 2021) e finalista al World Fantasy Award 2021, ha realizzato cover, illustrazioni interne e adattamenti a fumetti per autori del calibro di Stephen King, Clive Barker, Ramsey Campbell, Joe R. Lansdale e Joyce Carol Oates;
    • Andrea Ferro dei Lacuna Coil, grande appassionato di cinema horror.
  • City Hunter The Movie: Angel Dust: per celebrare i 35 anni della serie animata, arriva il nuovo film tratto dal mitico manga di Tsukasa Hojo, fenomeno cult negli anni ’80 che ha segnato un’epoca conquistando fan in tutto il mondo, proiezione in anteprima italiana OV con sub ITA venerdì 24 novembre alle ore 16.20;
  • The Well, l’atteso e scioccante nuovo lungometraggio di Federico Zampaglione, che dopo Shadow, ritorna al cinema horror di respiro internazionale con un film sanguinario e spietato, ricco di creature demoniache. Definito dalla critica anglosassone come “un horror gotico dal sorprendente gusto moderno”, The Well si propone come il film italiano più estremo e raccapricciante di tutti i tempi, con un cast al femminile da brivido: Claudia Gerini e Lauren LaVera di Terrifier 2. La proiezione OV con sub ITA venerdì 24 novembre sarà introdotta dal regista Federico Zampaglione, artista musicale poliedrico e nuova stella del cinema gore italiano.

Bottoms: recensione del film di Prime Video

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Bottoms: recensione del film di Prime Video

Le pellicole adolescenziali hanno da sempre catturato molto l’attenzione del pubblico: fin dai primi esempi di teen movie come Grease o The breakfast club, i giovani spettatori come anche gli adulti amano ritornare anche solo per qualche ora all’adolescenza (per come viene rappresentata nei film!). Sulla scia di questi titoli, Bottoms è allora un nuovo esempio di teen movie che si adatta ai cambiamenti stessi della società. Diretta da Emma Seligman (Shiva baby), la pellicola ospita un cast formato da una nuova generazione di giovani attori: Rachel Sennot (The idol) qui interpreta Pj, mentre Ayo Edebiri (The bear) è nei panni di Josie. Altre figure interessanti nel cast sono le due modelle Havana Rose Liu e Kaia Gerber, figlia della nota ex top model Cindy Crawford.

Bottoms: il nuovo fight club

Pj e Josie sono il classico duo di personaggi poco considerati nel liceo ed entrambe sono innamorate delle due ragazze più popolari della scuola, Isabel e Brittany. Isabel ha però una relazione con il capitano della squadra di football della scuola, la figura attorno la quale si sviluppa praticamente tutta la vita scolastica: Jeff. Dopo una lite tra i due, Isabel sale in macchina di Josie e colpisce – seppur leggermente – Jeff messosi davanti per non farle partire. Pj e Josie, convocate dal preside per aver “gravemente ferito” Jeff, si giustificano dicendo di aver creato un club di autodifesa per ragazze. Così danno inizio a quello che ha tutta l’aria di essere un fight club: molte ragazze della scuola aderiranno, tra cui anche Isabel e Brittany.

Questo permetterà a tutte di sentirsi più forti e sviluppare un forte legame di amicizia (per alcune anche oltre l’amicizia!). Ma il club non sembra essere ben voluto da tutti: in una scuola in cui il centro di tutto è la squadra di football, un club femminista di autodifesa così popolare non può essere ben accetto. Tim, spalla di Jeff, inizia ad indagare sul club, sul suo scopo e sulla sua nascita, rivelando pubblicamente la verità e generando non poco scompiglio.

Bottoms recensione

Un teen movie LGBT+ friendly

La prima cosa che salta subito all’occhio in Bottoms è la presenza di due protagoniste dichiaratamente lesbiche che vivono tranquillamente la propria omosessualità. Pur non trattandosi del primo esempio di personaggi gay in nel genere adolescenziale (si pensi alla serie Glee o al film Tuo, Simon), qui  si hanno delle particolarità. Prima di tutto, Pj e Josie sono perfettamente a loro agio con loro stesse: la loro omosessualità non è un qualcosa che loro stanno scoprendo nella fase adolescenziale, non viene messa in dubbio da nessuno e viene semplicemente accettata da tutti. È pur vero che al ritorno a scuola Pj e Josie trovano le scritte Faggot #1 e #2 sui loro armadietti (dispregiativo in inglese per omosessuale), ma ciò dipende dal fatto che all’inizio le due sono viste come le “sfigate” della scuola.

Un liceo fallocentrico e maschilista

Fin dalle prime scene è dunque da subito chiara la realtà della Rockbridge Fall high school: tutta l’attività scolastica ruota solamente attorno alla squadra maschile di football e più precisamente attorno a Jeff. Questo è un atteggiamento sistemico, individuato non solo nei giocatori di football, ma anche dallo stesso preside, che contribuisce al verificarsi di ingiustizie all’interno del liceo, quelle stesse ingiustizie da cui le protagoniste cercheranno di difendersi.

Bottoms Rachel Sennot Ayo Edebiri

Bottoms: la lotta alla violenza di genere

Un aspetto interessante del film è dunque che, pur mantenendo un’atmosfera comica e leggera, affronta tematiche di grande spessore, soprattutto nella società attuale. Il corso di autodifesa dimostra a tutte le donne che possono avere una potenza anche fisica pari agli uomini, o comunque una forza d’animo ed un coraggio che compensano l’assenza di muscoli. In Bottoms le ragazze riescono a combattere tra loro e contro dei ragazzi grandi e muscolosi nelle scene finali.

Ma non è solo questo a ricordare a tutte la propria forza. Il fight club diventa un luogo per tutte di sorellanza e solidarietà, questa esperienza le ha rese più forti e sicure di sé. Inoltre, le ragazze hanno anche la possibilità di condividere l’una con l’altra i propri problemi, traumi o casi di violenza. Sentiamo una delle ragazze parlare del proprio stalker, che minaccia continuamente di ucciderla, e di come la polizia non faccia nulla: si limita ad affermare che finché non ci prova veramente loro non possono intervenire.

Già ritornando all’inizio della pellicola si trova un esempio della moderna cultura di colpevolizzazione della donna: quando Pj e Josie vengono convocate dal preside questo afferma “perché non vi date una svegliata ed imparate a difendervi da sole senza investire qualcuno?”. Si tratta ovviamente di una situazione comica, non essendoci stata nessuna effettiva violenza o incidente, ma già questo fa comprendere quanta importanza viene data a Jeff e quanta poca alle ragazze, la cui versione delle vicende non viene neanche considerata e la colpa viene fatta ricadere interamente su di loro, colpevolizzandole. Bottoms, dunque, punta a scardinare queste basi per impostarne di nuove, fondate sulla lotta alla violenza di genere.

Fargo 5: recensione della serie di Noah Hawley

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Fargo 5: recensione della serie di Noah Hawley

Continuano i racconti antologici della serie Fargo, arrivata al quinto ciclo che riporta gli spettatori nel Midwest, tra Minnesota e North Dakota, nel 2019. La stagione, guidata da Juno Temple e Jon Hamm, sembra recuperare i canoni dei primi anni, riportando in primo piano una violenza annichilita dal mondo in cui infuria.

Fargo 5, la trama

Protagonista della storia è Dorothy ‘Dot’ Lyon, una classica casalinga del Midwest che, in occasione di un’assemblea scolastica, perde il controllo e viene arrestata dalla polizia. In quest’occasione, l’apparentemente dolce e indifesa Dot riesce però a uscire su cauzione, recuperata dall’incredulo marito Wayne (David Rysdahl), che non si capacita di come la minuta e dolce moglie si sia lasciata coinvolgere nei disordini scoppiati all’assemblea. Ci viene presentata poi anche la famiglia di Wayne, in particolar modo sua madre e suocera di Dot, Lorraine Lyon (Jennifer Jason Leigh), una donna ricca e potente, dalle idea continuamente repubblicane che sembra non approvare molto il matrimonio del figlio, nonostante ormai duri da diversi anni, con tanto di figlia quasi adolescente. Tutto sembra tornare alla normalità, fino a che Dot viene aggredita in casa e rapita da due brutti ceffi. Wayne, disperato e spaventato, chiama subito la polizia, e si rivolge a sua madre: è infatti convinto che presto verrà richiesto un riscatto e solo le tasche di mammina potranno aiutarlo a riavere a casa sua moglie.

Ma ancora una volta, sorprendendo per primo lo spettatore, Dot riesce a scappare, rivelandosi un incrocio letale tra Commando e McGyver, e ritorna a casa, fingendo che nulla sia accaduto. Non troppo lontano da lì, Roy Tillman, sceriffo del North Dakota, incontra il rapitore di Dot, chiedendogli come mai non sia riuscito a riportargli sua… moglie. Accompagnato dal maldestro figlio Gator (Joe Keery), che ha un fortissimo desiderio di dimostrare il suo valore, Roy porterà avanti il suo proposito, mentre Dot, ormai allertata, è pronta a far riemergere tutti i segreti del suo passato misterioso.

Al timone c’è Noah Hawley

Fargo 5 porta la firma di Noah Hawley, che ricopre le vesti di showrunner, produttore esecutivo, sceneggiatore e regista di alcuni episodi. La sua presenza regala una grande coesione alla storia e contribuisce a renderla avvincente, soprattutto perché da un punto di vista tematico questo quinto ciclo appare leggermente meno ambizioso di quelli precedenti, seppure riesce comunque a costruire un’immagine di un’America che ci piacerebbe appartenesse al recente passato ma che invece è ancora estremamente attuale.

L’ambientazione nel 2019, un passato recentissimo, quindi ma un mondo completamente diverso che non aveva ancora conosciuto la pandemia moderna, proietta la storia in un contesto trumpiano che stabilisce immediatamente il tono e anche la caratterizzazione di alcun personaggi che si rivelano poi il vero e proprio cuore della storia. Juno Temple dimostra dei colori inediti, anche se non insospettati, dato che se pure ha raggiunto il successo globale di recente grazie a Ted Lasso, circola da davvero tanto tempo, nonostante la giovane età, e di esperienza ne ha moltissima. Quasi quanta quel consumato guascone di Jon Hamm che per il suo sceriffo Roy Tillman, un uomo senza legge se non la sua, mette in gioco non più il fascino a là Don Draper che lo ha reso maledettamente amabile, ma una fisicità ingombrante e sgradevole, un volto duro, un aspetto ottuso e allo stesso tempo dall’intelligenza sorprendente, estremamente minaccioso.

Fargo 5Fargo 5 brilla principalmente nella scrittura dei dialoghi, firmati come detto da Hawley, che si caratterizzano per l’umorismo che viene mescolato all’acume e alle formule sintattiche astruse che con scioltezza vengono pronunciate dagli interpreti, i quali aggiungono brio e saggezza. In questi scambi cadenzati e contorti, pervasi da un’atmosfera cupa e sospesa, che spesso si affaccia nei territori dell’assurdo, rintracciamo un ritorno alle origini, alla prima stagione e addirittura all’originale film dei Cohen che ha ispirato il progetto in primo luogo.

Il tono della stagione è bizzarro, stravagante, e sembra tener conto, in maniera tacita e sottile del caos che sarebbe arrivato di lì a pochi mesi, l’evento che avrebbe stravolto il mondo, e per certi versi Hawley racconta un cosmo allo sbando che è in attesa inconsapevole della catastrofe, sia nel mondo reale che in quello immaginato nello show. Questo equilibrio costante tra reale e iper-reale conduce la serie sul filo del caos, dove sembra trovare la sua perfetta dimensione esistenziale.

Emily Blunt: 10 cose che non sai sull’attrice

Emily Blunt: 10 cose che non sai sull’attrice

Emily Blunt è un po’ come Mary Poppins: praticamente perfetta. Nel giro di dieci anni circa, a partire dalla sua apparizione ne Il diavolo veste Prada, l’attrice è stata in grado di costruirsi una carriera interessante e variegata, interpretando ruoli diversissimi: dura, brillante, calda e materna, sarcastica.

Ecco dieci curiosità su Emily Blunt.

Emily Blunt: i suoi film e le serie TV

1. Ha recitato in diversi celebri film. La Blunt ha intrapreso la propria carriera cinematografica con il ruolo di Tasmin in My Summer of Love. La fama arriva poi nel 2006, quando interpreta Emily ne Il diavolo veste Prada, recitando accanto a Anne Hathaway e Meryl Streep. Da quel momento recita in film come Il club di Jane Austen (2007), The Young Victoria (2009), Wolfman (2010), I fantastici viaggi di Gulliver (2010), I Muppet (2011), I guardiani del destino (2011), Looper (2012), Edge of Tomorrow – Senza domani (2014), Into the Woods (2014), Sicario (2015) e Il cacciatore e la regina di ghiaccio (2016). Negli ultimi anni ha invece recitato in La ragazza del treno (2016), A Quiet Place: Un posto tranquillo (2018), Il ritorno di Mary Poppins (2018), A Quiet Place II (2020), Jungle Cruise (2021) e Oppenheimer (2023). Sempre nel 2023 ha recitato al fianco di Chris Evans nel film Netflix Original Pain Hustlers – Il business del dolore. Nel 2024 sarà trai protagonisti The Fall Guy, il nuovo film action di David Leitch con Ryan Gosling.

2. Ha svolto anche diversi ruoli da doppiatrice. Oltre a recitare davanti la macchina da presa, la Blunt si è in diverse occasioni cimentata anche come doppiatrice. Nel 2009 ha infatti dato voce al personaggio Juliet Hobbes nell’episodio Lisa the Drama Queen, presente nella ventesima stagione dei Simpson. In seguito è stata Giulietta in Gnomeo & Giulietta (2011) e ha dato voce a Nahoko Satomi nella versione inglese del film d’animazione giapponese Si alza il vento (2013). È poi stata Zoe in Animal Crackers (2017), Tempest Shadow in My Little Pony: Il film (2017) e ha ripreso i panni di Giulietta in Sherlock Gnomes (2018).

3. Ha recitato anche in alcune serie televisive. Dopo aver partecipato ad alcuni film televisivi all’inizio della sua carriera, la Blunt ottiene nel 2005 un ruolo di rilievo nella serie Empire, recitando in sei episodi nei panni di Camane. Ad oggi quella è stata la sua unica partecipazione ad una serie televisiva, ma attualmente è impegnata nelle riprese di The English, dove ricoprirà il ruolo di Cornelia Locke. Qui protagonista, la Blunt darà vita ad una donna in cerca di vendetta verso l’uomo che ritiene responsabile della morte di suo figlio.

Emily Blunt Il diavolo veste Prada

Emily Blunt è finalmente su Instagram

4. Non ha possiede un profilo sul social network fino al Luglio del 2023. L’attrice ha in più occasioni dichiarato di non essere una grande fan dei social network, dove troppo spesso la vita privata si mescola con quella pubblica. Proprio per perseguire il desiderio di non condividere troppo di sé, la Blunt ha deciso di non possedere alcun account ufficiale sul social Instagram né su altri social. Almeno fino a Luglio del 2023, quando a sorpresa ha aperto un proprio profilo instagram con il nickname di 1eblnt

 

 

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Emily Blunt, John Krasinski e le figlie Violet e Hazel

5. Emily Blunt e John Krasinski vogliono una grande famiglia insieme. Emily Blunt e John Krasinski si sono fidanzati nel 2009, per poi sposarsi nel 2010 sul Lago di Como. Da quel momento sono diventati una delle coppie più amate del mondo di Hollywood, noti per la chimica che li unisce ma anche per le loro diverse collaborazioni insieme. I due hanno già due bambine, Hazel e Violet, nate rispettivamente nel 2014 e nel 2016, ma a quanto pare ne sembrano pronti ad avere anche altri figli. La Blunt stessa ha infatti raccontato al Telegraph della loro volontà di dar vita ad una famiglia numerosa, considerando che entrambi vengono a loro volta da nuclei famigliari con molti figli.

6. A quiet place – Un posto tranquillo è stato ispirato dalla nascita della loro seconda figlia. Acclamato dal pubblico e dalla critica, A Quiet Place è stato un successo commerciale che vede come protagonisti proprio John Krasinski e Emily Blunt. Ciò che pochi sanno, è che il film è stato in parte ispirato dalla nascita della loro secondogenita. La prima copia della sceneggiatura è stata ultimata tre settimane dopo la nascita della bambina, e Krasinski ha riposto nella storia il “vivere nella speranza di tenerla al sicuro, di tenerla in vita“. Oltre l’horror, il film si concentra infatti sul tema della genitorialità e di cosa un genitore è disposto a fare per i propri figli.

Emily Blun in A Quiet Place

7. Emily Blunt è stata la prima e unica scelta per A Quiet Place – Un posto tranquillo. John Krasinski e Emily Blunt, marito e moglie, hanno lavorato come una vera squadra per Un posto tranquillo. Lei ha letto la riscrittura del marito e l’ha incoraggiato a dirigere il film, e l’ha informato del fatto che non avrebbe lasciato a nessuna interpretare il ruolo di Evelyn: era suo e basta. Krasinski ha raccontato di aver preso ciò in modo molto positivo: l’entusiasmo della moglie per il copione e il desiderio di recitare con lui sono stati “il più grande complimento della mia carriera“.

Emily Blunt John Krasinski

Emily Blunt in Il diavolo veste Prada

8. Ha personalmente caratterizzato il suo personaggio. In Il diavolo veste Prada la Blunt, qui in una delle sue prime interpretazioni di grande importanza, ricopre la parte di Emily, collega della protagonista. Questo personaggio non era stato pensato come inglese, ma la Blunt pensava che sarebbe stato interessante renderla tale e riuscì a convincere i produttori di questa idea. In diverse scene, inoltre, la si può vedere correre sullo sfondo, in modo del tutto improvvisato. L’attrice sentiva infatti che il suo personaggio sarebbe stato sempre impegnato e voleva tenerla in attività nel film.

Emily Blunt in Oppenheimer

9. Interpreta la moglie di Oppenheimer. In Oppenheimer, il nuovo film di Christopher Nolan, la Blunt ricopre il ruolo di Katherine “Kitty” Oppenheimer, ovvero la moglie del fisico protagonista. Biologa, botanica ed ex membro del Partito Comunista d’America, Katherine ha assistito Oppenheimer nel corso dell’intero Progetto Manhattan che ha portato alla realizzazione della bomba atomica. Per interpretarla, la Blunt si è basata su alcuni testi biografici, fotografie e altri materiali di questo tipo.

Emily Blunt: età e altezza dell’attrice

10. Emily Blunt è nata il 23 febbraio 1983 a Londra, in Inghilterra. L’attrice è alta complessivamente 1.70 metri.

Fonti: IMDb

Le ultime novità di Novembre al cinema: Napoleon, Cento Domeniche e La Chimera

Le pellicole di Novembre al cinema di questa settimana racchiudono il meglio del nostro cinema italiano. Dopo le anteprime italiane durante l’ultima edizione della Festa del Cinema di Roma arrivano questo giovedì il nuovo film di Antonio Albanese e la nuova favola di Alice Rohrwacher che ha conquistato la critica già da maggio a Cannes. Di grande importanza è poi l’uscita in sala di Napoleon, il film di Ridley Scott dedicato al celebre imperatore francese. Questi e altri titoli vanno dunque ad aggiungersi a titoli già al cinema come  Hunger Games – La ballata dell’usignolo e del serpente e C’è ancora domani, con quest’ultimo in sala da ormai un mese.

Vediamo insieme le pellicole di novembre da oggi al cinema

Cento Domeniche

Cento Domeniche film recensione

Antonio Albanese torna dietro la macchina da presa per uno dei suoi film più personali visto che è stato girato ad Olginate in provincia di Lecco, il suo paese di origine. Cento Domeniche è incentrato sulle vicissitudini di Antonio, un ex operaio che conduce un’esistenza tranquilla fin quando non riceve la notizia che Emilia, la sua unica figlia, si vuole sposare. Colmo di gioia decide di pagare le spese necessarie con i risparmi di una vita, scoprendo però che il direttore della banca di cui si fidava è scappato con i soldi di alcuni clienti e tra cui i suoi. Nel cast oltre all’attore e regista protagonista, anche Sandra Ceccarelli, Elio De Capitani e Giulia Lazzarini.

Fisherman’s Friends

Il secondo titolo di queste pellicole di novembre è Fisherman’s Friends di Chris Foggin, storia vera della band musicale di canzoni marinaresche della Cornovaglia. Un film brillante, ma al tempo stesso profondo e ricco di insegnamenti di vita, interpretato da un cast composto d’attori britannici, tra cui James Purefoy, Daniel Mays, Meadow Nobrega e David Hayman. La storia parte da quando Danny, un dirigente musicale londinese cinico e dalla vita frenetica, si reca a malincuore in Cornovaglia per l’addio al celibato del suo collega Henry. Lì viene ingannato dal suo capo Troy per cercare di ingaggiare un gruppo di pescatori che cantano canzoni marinaresche. Il protagonista ovviamente avrà il difficile compito di conquistare il rispetto dell’improbabile boy band composta da Jim, Jago, Leadville e Rowan, dei veri “lupi di mare” che credono nel valore dell’amicizia e della comunità piuttosto che ai soldi, alla fama e alla fortuna.

Heartless – Senza Cuore

Heartless – Senza Cuore è un lungometraggio ambientato nell’Estate del 1996, a nord-est del Brasile. La protagonista è Tamara che si gode le ultime vacanze prima di trasferirsi nella capitale per gli studi. Un giorno sente parlare di una ragazza soprannominata “Senza Cuore”, e la giovane inizierà a prova un’attrazione crescente per questa misteriosa giovane.  Questo film in Italia è già stato presentato quest’anno a Venezia 80 nella sezioni Orizzonti ed è l’esplorazione in forma di lungometraggio dell’omonimo cortometraggio del 2014 dei registi brasiliani Nara Normande & Tiao.

Il paese dei jeans in Agosto

Il Paese dei Jeans in agosto film 2023

Questo film è l’opera prima della regista Simona Bosco Ruggeri, nel quale mette in scena l’amore nei nostri tempi. Il paese dei jeans in Agosto è una commedia che racconta l’universo fra i social e la socialità di una piccola provincia italiana, un tempo isolata da tutto, ora connessa fortemente grazie ad internet. Il protagonista è Carlo, un giovane di 26 anni, ex vip ed ora ovviamente influencer alla ricerca perenne di soldi, che conosce Luisa, una ragazza ricca con cui inscenerà una perfetta relazione e storia d’amore fatta di foto su Instagram e gite da sogno. Chissà se alla fine di tutto questo nascerà un amore vero tra @IlCarlito e @LaRosetti. Il cast principale è formato da giovani attori come Lina Siciliano, Pasquale Risiti e Ludovica Coscione con la partecipazione straordinaria di Nunzia Schiano.

In fila per due

Tra le novità di novembre al cinema vi è anche In fila per due, una commedia italiana con per protagonisti Francesca Chillemi, Andrea Di Maria e Ilaria Rossi. Il film è ambientato in un paese alle falde del Vesuvio, dove il protagonista che si chiama Germano, trentacinquenne pigro, vive una storia d’amore con Sonia, sua coetanea tanto bella, ovviamente interpretata dalla ex Miss Italia, quanto gelosa e possessiva. Una scossa di terremoto di origine vulcanica, fa scattare il piano di evacuazione che prevede il trasferimento degli abitanti del paese verso un altro Comune gemellato e finalmente Germano forse potrà allontanarsi dalla sua ragazza.

La Chimera

La chimera Josh O'Connor

Dopo il passaggio al Festival di Cannes e poi a quello di Roma, finalmente esce in sala la nuova opera cinematografica di Alice Rohrwacher. La Chimera ci porta indietro nel tempo esattamente negli anni Ottanta, nel traffico clandestino dei manufatti storici, alimentato dai “tombaroli”. Il film racconta la storia di un archeologo britannico interpretato da Josh O’Connor, che viene coinvolto nel mercato nero di reperti storici preziosi, rubati dalle tombe durante gli scavi in Toscana. Nel cast anche la sorella Alba Rohrwacher ed Isabella Rossellini.

Mary e lo spirito di mezzanotte

Mary e lo spirito di mezzanotte

Tra le novità di novembre al cinema arriva anche Mary e lo spirito di mezzanotte, film d’animazione scritto e diretto dal maestro Enzo d’Alò, arrivato alla sua settima produzione. La storia racconta di Mary una bambina di 11 anni che ama cucinare e spera di entrare nella prestigiosa scuola locale ma sua madre Scarlett, non ha né il tempo né l’abilità di seguirla in cucina. Chi invece la sostiene è la nonna Emer, che però finisce in ospedale per un improvviso e grave malore. Per allenarsi e rendere il suo soggiorno in ospedale più piacevole, Mary decide comunque di cucinarle qualcosa, prendendo spunto da un vecchio ricettario di famiglia e facendosi aiutare da Tansey, una misteriosa ragazza che sembra conoscere molto bene la nonna. Questo è l’unico titolo tra i nuovi usciti a Novembre adatto a tutta la famiglia.

Napoleon

Napoleon Joaquin Phoenix Waterloo

Il Premio Oscar Joaquin Phoenix dopo essere stato Commodo ne Il gladiatore nel 2000, ritrova Ridley Scott con Napoleon, dove indossa i pesanti panni di Napoleone Bonaparte. Un personaggio storico complesso che in questa pellicola di novembre viene inquadrato dalle sue origini alla carriera nell’esercito, fino all’ascesa come Imperatore. La storia è raccontata attraverso la relazione con la sua prima moglie, Giuseppina, l’attrice inglese Vanessa Kirby. In Napoleon ritroviamo le celebri battaglie combattute dal leader militare e l’insaziabile ambizione, mossa dalla sua mente strategica.

Napoleon: quali sono le differenze con la storia vera?

Napoleon: quali sono le differenze con la storia vera?

Autore di kolossal storici come I duellanti, Il gladiatore e Le crociate, il regista Ridley Scott è ora riuscito, dopo anni e anni di tentativi, a realizzare un nuovo progetto di questo genere: Napoleon (qui la recensione). Un film biografico sulla storia vera del celebre imperatore francese ricordato tanto per le sue vincenti strategie belliche quanto per le proprie manie di grandezza, che lo hanno infine portato a spingersi troppo oltre e a distruggere quanto fino a quel momento costruito. Il film di Scott, in sala dal 23 novembre e con il premio Oscar Joaquin Phoenix nel ruolo di Napoleone Bonaparte, ripercorre dunque la principali vicende della vita di tale influente figura storica, tra imprese militari, politiche e anche sentimentali.

Nel film si esplora infatti anche il rapporto turbolento di Napoleone con la moglie Giuseppina, interpretata da Vanessa Kirby. Un rapporto dal quale emergono tutte la manie di possessione e le insicurezze de feroce imperatore. Come già avvenuto per i precedenti kolossal storici di Scott, ma anche in generale con tanti film storici, anche Napoleon riporta però diverse inesattezze storiche, con il regista che sembra più interessato ad intrattenere che non a fornire un accurato resoconto storico. D’altronde, a chi gli ha rivolto critiche di questo tipo, il regista ha prontamente replicato con un’esilarante risposta. Ma, senza sminuire il valore del film, vediamo quali sono queste inesattezze storiche presenti in Napoleon.

Napoleone non “è venuto dal nulla” e non “ha conquistato tutto

Joaquin Phoenix Napoleon

Un poster promozionale del film include uno slogan provocatorio, come spesso avviene nelle campagna pubblicitarie. Questo riporta “È venuto dal nulla. Ha conquistato tutto“. Tuttavia, è bene partire dal sottolineare che il padre di Napoleone, Carlo Bonaparte, era un aristocratico, e con la madre Maria Letizia Ramolino – discendente di nobili toscani e lombardi – vivevano tutti e tre nella loro casa ancestrale in Corsica, dove il futuro imperatore è cresciuto. Il padre di Napoleone divenne inoltre rappresentante della Corsica alla corte di Luigi XVI e per di più la famiglia Bonaparte discendeva anche da nobili toscani emigrati in Corsica nel XVI secolo. Tuttavia, è riconosciuto che si trattava di una famiglia nobiliare in decadenza, anche a seguito delle rivolte contro la monarchia francese.

Per quanto riguarda l’affermazione che “conquistò tutto“, nonostante i suoi sforzi Napoleone non conquistò mai la Gran Bretagna. La sua progettata invasione non fu mai nemmeno tentata. Anche se una forza d’invasione si radunò sulla costa francese, le campagne di Napoleone in Austria e in Egitto fecero sì che non partisse mai per le coste britanniche. I piani furono definitivamente accantonati nel 1802, quando il Trattato di Amiens pose fine alle ostilità tra Gran Bretagna e Francia. Si tratta dunque di un esagerazione promozionale volta a sottolineare le grandi aspirazioni di questo personaggio larger than life, ma la realtà dei fatti è appunto un’altra.

Napoleone era davvero presente all’esecuzione di Maria Antonietta?

Napoleon Joaquin Phoenix Maria Antonietta

Il 16 ottobre del 1793 Maria Antonietta, regina di Francia nonché l’ultima regina dell’ancien régime, venne giustiziata pubblicamente a Parigi tramite la ghigliottina. Le prime scene del film mostrano proprio tale evento, con Napoleone presente tra la folla ad assistervi. Tuttavia, nella realtà, l’autunno del 1793 fu un periodo particolarmente impegnativo per Napoleone, visto il suo ruolo sempre più importante nell’assedio di Tolone. I ribelli federalisti avevano consegnato la flotta francese all’ammiraglio britannico Samuel Hood, e il giovane ufficiale di artiglieria comandò l’operazione, riconquistando la flotta. È quindi da ritenere altamente improbabile che si sia recato a Parigi in ottobre per essere tra la folla che assisteva all’esecuzione della regina Maria Antonietta.

Napoleone ha davvero sparato contro le piramidi?

Napoleon Joaquin Phoenix Egitto

Una delle campagne militari più importanti di Napoleone, il cui successo lo condusse poi al diventare una figura di sempre maggior spicco in Francia, fu quella condotta in Egitto nel 1798. L’eredità culturale della campagna è visibile ancora oggi nella fornitissima sezione di egittologia del Louvre, ma al di là della sua importanza storica fu anche teatro di numerose atrocità. A un certo punto, diverse migliaia di soldati ottomani furono fucilati o gettati in mare per ordine di Napoleone, invece di essere fatti prigionieri. Ciò che non accadde, contrariamente a quanto mostrato dal film, è l’ordine che Napoleone diede di sparare con i cannoni contro le piramidi, per dar prova del suo immenso potere e spaventare i nemici.

Lo storico Dan Snow ha infatti detto riguardo a tale scena che “un cannone da 12 libbre che spara alla massima elevazione può colpire la cima delle Piramidi da quella distanza? Ne dubito fortemente. Inoltre Napoleone non ha mai  sparato alle Piramidi e la cosiddetta Battaglia delle Piramidi non è stata combattuta letteralmente alla base delle Piramidi“. Anche in questo caso, dunque, si tratta di una scena pensata dallo sceneggiatore David Scarpa e approvata da Scott con il fine di intrattenere e mostrare il potere di Napoleone, sintetizzando così la sua vittoriosa campagna in Egitto.

Napoleone si incorona da solo

Napoleon Joaquin Phoenix Vanessa Kirby

Dopo le campagne in Egitto, Napoleone tornò in Francia nel 1799. Il comandante militare fu testimone di un clima politico in continua evoluzione, poiché il governo post-rivoluzione (noto come Direttorio) stava perdendo forza. Formando un proprio governo, noto come Consolato, con alleati come il fratello Luciano, Napoleone esercitò il proprio potere autoritario sul Paese. In La Rivoluzione francese, François Furet descrive come Napoleone si incoronò capo del Consolato (Console) e mantenne questa posizione dittatoriale per circa un decennio. Era solo questione di tempo prima che Napoleone si incoronasse imperatore di Francia nel 1804. Il libro di McLynn offre inoltre una prospettiva più ampia su ciò che spinse a questa decisione.

Già esercitando i suoi poteri come console, Napoleone continuò ad affrontare l’opposizione dei realisti attraverso numerosi attentati. Egli utilizzò allora questi complotti sventati per giustificare la necessità di un sistema di governo più severo, simile a un antico meccanismo di potere imperiale romano. Facendo di se stesso il centro di questo sistema, Napoleone organizzò una sontuosa cerimonia di incoronazione. Papa Pio VII officiò la cerimonia, anche se fu Napoleone stesso a sottrarre la corona dalle mani del pontefice e a porla da sé sulla propria testa. Con questo gesto, che fece scandalo, il nuovo imperatore voleva dimostrare di essersi meritato quel ruolo e di non averlo ricevuto unicamente per grazia divina.

Il rapporto tra Napoleone e Giuseppina

Napoleon Vanessa Kirby Joaquin Phoenix

Grande importanza in Napoleon la ha anche la famosa moglie di Napoleone, l’imperatrice Giuseppina. Nata Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie, rimase vedova del marito ucciso durante la Rivoluzione francese, avendo però con sé i due figli avuti da lui. Fu però imprigionata e liberata solo una volta terminato il periodo di terrore di quegli anni. Nel 1795 conosce Napoleone e pur non essendo interessata ad un nuovo matrimonio, il crescente potere del futuro imperatore la spinsero ad unirsi a lui in quanto le garantiva sicurezza finanziaria e stabilità dopo gli orrori della sua prigionia. Napoleone modificò il suo secondo nome e da allora la chiamò Joséphine.

L’ardore di Napoleone per la moglie è evidente nelle numerose lettere che le scrisse durante la sua assenza dovuta alle campagne militari. Spesso le scriveva più di una volta al giorno. Dalle lettere, arrivate sino a noi, si riscontrano parole che oscillano tra desiderio, lussuria, possessività, insulti e accuse, come dunque mostrato nel film. Sempre come raccontato in Napoleon, la scarsa frequenza delle risposte di Joséphine irritò Napoleone. Lei era impegnata, avendo trovato un amante subito dopo la sua partenza, ma anche il generale intraprese numerose relazioni, spingendo Joséphine a ricambiare finalmente il desiderio che lui le aveva dimostrato. Quando Napoleone divenne tiepido nei suoi confronti, lei rispose con spese ingenti e ricatti emotivi.

Napoleone, infine, perdonò Joséphine, ma per via di interessi personale: avere una famiglia rafforzava il suo potere politico e le capacità diplomatiche della moglie erano preziose. Giuseppina era popolare e possedeva la grazia e le maniere che a lui mancavano. Incarnava il suo potere con il suo modo di vestire, il suo comportamento, la sua collezione d’arte e i suoi gioielli che rivaleggiavano con quelli di Maria Antonietta. Dal momento in cui Napoleone divenne imperatore, tuttavia, il rapporto di forza tra i due si invertì e Giuseppina finì con l’essere pressoché una prigioniera del controllo soffocante di Napoleone, che aveva sempre più limitato la sua libertà sociale.

Il divorzio di Napoleone e Giuseppina

Napoleon Vanessa Kirby

Nel 1809 i due, tuttavia, divorziarono a causa dell’incapacità di lei di produrre un erede, unica cosa che apparentemente interessava a Napole. Egli lo dichiarò stoicamente al momento del divorzio, affermando che quella separazione avveniva “nell’interesse della Francia“. Napoleone rimase però sempre legato a quella che considerava sua amica per la vita e si assicurò che Giuseppina mantenesse il suo titolo di imperatrice, il suo alloggio e la sua indennità. Lei isse dunque gli ultimi anni della sua vita nel castello di Malmaison, vicino a Parigi. Nonostante il successivo matrimonio con l’arciduchessa Maria Luisa d’Austria e la nascita di un erede, Napoleone mantenne una dedizione e una cordiale corrispondenza con l’ex moglie.

Lei, dal canto suo, sostenne Napoleone fino all’esilio sull’isola d’Elba nell’aprile del 1814, con quella notizia che la turbò molto. Quando Giuseppina morì poche settimane dopo, di polmonite, le sue ultime parole, stando a quanto riportato, furono “Bonaparte… Elba… Re di Roma“. La storia di Napoleone e Giuseppina, come mostrato in Napoleon, è dunque quella di due individui emotivamente disfunzionali, nati e cresciuti in un clima di rivoluzioni. Sebbene la spinta alla conquista di Napoleone non derivasse dal loro burrascoso matrimonio ma dal suo personale desiderio di vittoria, è certo che la presenza di Joséphine rafforzò notevolmente il suo valore politico.

La battaglia di Austerlitz

Napoleon battaglia Austerlitz

L’inizio della caduta di Napoleone ebbe inizio quando le nazioni nemiche della Francia formarono la Terza coalizione. Tra il 1803 e il 1805, la Gran Bretagna unì le forze con l’Austria e la Russia per fermare l’avanzata di Napoleone e del suo esercito. La sconfitta nella battaglia navale di Trafalgar nel 1805 contro gli inglesi fu una grande battuta d’arresto per Napoleone, ma l’imperatore francese riuscì a riconquistare il suo potere sull’Austria e sulla Russia sconfiggendo entrambi i loro eserciti nella battaglia di Austerlitz dello stesso anno. Lo scontro, avvenuto il 2 dicembre 1805 presso il fiume Cezava costò ai francesi circa 7 mila uomini, agli alleati circa 30 mila. A differenza di quanto viene mostrato in Napoleon, tuttavia, Napoleone non escogitò nessuna trappola legata al lago ghiacciato.

La campagna in Russia e l’esilio all’isola d’Elba

Napoleon Joaquin Phoenix

Napoleone continuò dunque ad esercitare l’influenza territoriale del suo impero, trovando però una significativa battuta d’arresto con la campagna di invasione della Russia, avvenuta nel 1812. Il libro Napoleone di Felix Markham del 1963 spiega come la maggior parte delle forze napoleoniche sia in quell’occasione morta di fame e di freddo poiché Napoleone si era spinto troppo in là con i tempi, andando incontro al temibile inverno russo. Anche se i francesi causarono perdite considerevoli all’offensiva russa, la capitale Mosca fu bruciata dai suoi stessi abitanti, che preferirono tale epigolo alla conquista nemica. I resti bruciati della città non lasciavano intendere alcun rifornimento e l’esercito di Napoleone continuò dunque a impoverirsi e a patire fame e gelo. A causa della sconfitta militare, Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba nel 1814, dove rimase fino al marzo del 1815, quando furtivamente tornò a Parigi.

La battaglia di Waterloo

Napoleon Joaquin Phoenix Waterloo

Sbarcato a Golfe Juan, vicino ad Antibes, Napoleone rientrò a Parigi senza incontrare opposizione, riconquistando il potere per il periodo detto dei “cento giorni”, proprio come mostrato in Napoleon. Durante questi, preparò un nuovo scontro con i suoi amici, che culminò con la battaglia di Waterloo. Questa si svolse il 18 giugno 1815 e vide contrapposte le truppe francesi guidate da Napoleone Bonaparte agli eserciti britannico-olandese-tedesco del Duca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo Gebhard Leberecht von Blücher. Fu una delle più combattute e sanguinose battaglie delle guerre napoleoniche, nonché l’ultima battaglia di Napoleone, che segnò la sua definitiva sconfitta.

Due giorni prima di Waterloo i francesi avevano sconfitto i prussiani nella battaglia di Ligny, ma Wellington, informato che Blücher era riuscito a riorganizzare il suo esercito e sembrava intenzionato a marciare in suo aiuto, prese la decisione di rischiare una battaglia contro le forze di Napoleone. Il generale britannico schierò i suoi uomini in difesa lungo la scarpata di Mont-Saint-Jean, vicino alla strada per Bruxelles, confidando nell’aiuto dei prussiani. Napoleone sferrò una serie di sanguinosi attacchi contro le linee britanniche a partire dalle ore 11:30 e nel tardo pomeriggio sembrò vicino alla vittoria, ma l’ostinata resistenza del nemico e l’arrivo in massa dei prussiani posero fine alla battaglia e all’impero di Napoleone. Napoleon riproduce tali eventi, pur attuandone ovviamente una sintesi.

La morte di Napoleone e le sue ultime parole

Napoleon Joaquin Phoenix

Napoleon si conclude con l’esilio di Napoleone a Sant’Elena dopo la sconfitta subita a Waterloo. Dopo aver trascorso sei anni sull’isola, Napoleone morì il 5 maggio del 1821, all’età di 51 anni. Il cancro allo stomaco è ampiamente considerata la causa della morte, stabilita sul rapporto dell’autopsia del medico di Napoleone, François Carlo Antommarchi. Teorie cospiratorie hanno però indicato un possibile avvelenamento intenzionale da arsenico, ma sono state successivamente smentite da Philip Corso e J. Thomas Hindmarsh in The Death of Napoleon: The Last Campaign. Napoleone poté avere una degna sepoltura a Parigi solo nel 1840. Le sue ultime parole, similmente a quelle di Giuseppina, furono: “La Francia… l’esercito… il capo dell’esercito… Joséphine“, mentre il film riporta solo “Francia, esercito, Giuseppina”.

Fonti: NationalGeographic, Biography

Andrew Davis, regista di Il fuggitivo, spiega il problema dei thriller moderni

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Il regista Andrew Davis ha vissuto un periodo di grande successo nei primi anni ’90 con film come Trappola in alto mare (1992) e Il fuggitivo (1993). Quest’ultimo, in particolare, si è distinto per aver guadagnato oltre 400 milioni di dollari al botteghino a fronte di un budget di soli 44 milioni, ottenendo recensioni entusiaste e 7 nomination al premio Oscar, tra cui quella del Miglior Film.  Tale titolo viene ora riproposto nelle sale statunitensi per il suo 30° anniversario e, durante la promozione, Davis ha rivelato il motivo per cui ritiene che quel film abbia avuto più successo di molti thriller moderni.

Parlando con Comicbook.com, il regista ha infatti spiegato che secondo lui il fascino de Il fuggitivo è la sua teatralità, mentre i thriller moderni si concentrano troppo sul realismo. “L’incedere del film e il suo ritmo… è un’interessante linea di demarcazione tra le cose che oggi sono tagliate così velocemente che si fa fatica a seguire quello che succede“, ha detto il regista, continuando poi con: “E i personaggi borbottano quando parlano ora, è una specie di realtà… ci sono attori che borbottano per tenersi legati alla realtà, ma così non si riesce a capire le loro parole“.

Il fuggitivo penso che abbia una struttura più classica in termini di come le informazioni vengono date alle persone e di come le si segue nel corso della narrazione“, ha concluso Andrew Davis. Riguardo a cosa rende rilevante il suo film ancora oggi, egli sembra poi non avere dubbi: “Certamente si è discusso molto del ruolo delle case farmaceutiche e del loro agire scellerato nel mettere in commercio farmaci che fanno male alle persone. La storia di base de Il fuggitivo è proprio questa: un medico che dice: ‘Questo Provasic fa sanguinare la gente’ e loro devono farlo tacere perché vogliono fare soldi. È una storia molto attuale“.

MCU: Kelsey Grammer è sicuro di tornare nei panni di Bestia nel franchise

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Come noto a chi ha visto il film del MCU, The Marvels (qui la recensione), la scena dopo i titoli di coda propone Monica Rambeau intrappolata in un altro universo dopo aver richiuso il buco nel tessuto spaziale aperto dal villain del film. In questa nuova realtà la sua defunta madre, Maria Rambeau è la supereroina cosmica nota con il nome di Binary, nonché alleata del mutante Bestia degli X-Men. Quest’ultimo compare a sua volta in scena, interpretato dall’attore che già gli aveva dato corpo in X-Men – Conflitto finale, Kelsey Grammer.

Proprio Grammer rompe ora il silenzio sul suo cameo, affermando di essere convinto che non si tratta dell’ultima volta che il pubblico vedrà Bestia nel Marvel Cinematic Universe. “È mia speranza, che lo rivedrete. Posso dire con una certa sicurezza che lo rivedrete. Mi piacerebbe molto“, ha dichiarato a TheWrap l’attore, oscillando però tra certezza e speranza personale. La sua apparizione nel film ha in ogni caso spiegato dove sono stati fino ad ora gli X-Men del MCU, ovvero in un universo differente da quello di cui si è fino ad oggi raccontato.

Kelsey Grammer si è poi detto “molto soddisfatto” delle reazioni dei fan al cameo, aggiungendo: “Ho sempre voluto interpretarlo di nuovo. Lo considero un personaggio straordinario, un vero e proprio personaggio di gravitas e importanza nella nostra cultura. Sono felice che Bestia sia tornato e spero che sia tornato in modo concreto“. Se davvero Bestia dovesse ricomparire nel MCU, è difficile stabilire che ruolo potrebbe effettivamente avere, ma data la sua immensa sapienza potrebbe certamente tornare utile al gruppo per sventare le minacce che incombono sul Multiverso.

The Marvels, quello che c’è da sapere sul film

The Marvels, il sequel con protagonista il premio Oscar Brie Larson, sarà sceneggiato da Megan McDonnell, sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision. Sfortunatamente, Anna Boden e Ryan Fleck, registi del primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel, infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista di Candyman. Nel cast ci saranno anche Iman Vellani (Ms. Marvel) e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe Ashton, invece, interpreterà il villain principale. Il film è in sala dall’ 8 novembre 2023.

Nel film, Carol Danvers alias Captain Marvel deve farsi carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare l’universo come “The Marvels”.

Barbie: Matt Bomer rivela di aver rifiutato il ruolo di un Ken

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Barbie: Matt Bomer rivela di aver rifiutato il ruolo di un Ken

In una recente intervista a Vanity Fair, il vincitore del Golden Globe Matt Bomer ha confermato di aver quasi interpretato uno dei Ken nel film live-action Barbie di Greta Gerwig. L’attore ha infatti ricordato il processo di casting per il film campione d’incassi, rivelando che durante la registrazione del video per l’audizione ha vestito i panni di diverse tipologie di Ken. “L’ho registrato da solo, interpretando diversi Ken e vestendomi in modo diverso per ognuno di loro“, ha detto Bomer. “Ho registrato le battute del dialogo dell’altra persona sul mio registratore e poi mi sono dato spazio per rispondere“.

L’attore, noto per il ruolo di Neal Caffrey nella serie televisiva White Collar, ha raccontato che alla fine ha però rifiutato l’opportunità di interpretare Ken, spiegando che ha scelto di “non passare troppo tempo lontano dalla sua famiglia“, cosa che sarebbe invece successa se fosse dovuto recarsi all’estero per la produzione del film. Matt Bomer ha poi rivelato che anche altri attori avrebbero dovuto apparire in Barbie, tra cui Bowen Yang, Dan Levy e Ben Platt, indicativamente sempre nei panni di altre versioni di Ken, ma la cosa non si è concretizzata neanche per loro.

Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul film

Dalla sceneggiatrice/regista candidata all’Oscar Greta Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva Barbie con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie (Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e Ryan Gosling (La La Land, Drive) nei panni di Barbie e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera (End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon Trainer), Kate McKinnon (Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday), Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World, Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga dalla Terra), Issa Rae (The Photograph – Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e Will Ferrell (Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva contare fino a uno).

Fanno parte del cast del film anche Ana Cruz Kayne (Piccole donne), Emma Mackey (Emily, Sex Education), Hari Nef (Assassination Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men), Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex Education), Scott Evans (la serie TV Grace e Frankie), Jamie Demetriou (Crudelia), Connor Swindells (Sex Education, Emma.), Sharon Rooney (Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan (Bridgerton, Derry Girls), Ritu Arya (The Umbrella Academy) e il premio Oscar Helen Mirren (The Queen – La Regina).

Silent Night – Il silenzio della vendetta: il primo morto non si scorda mai – clip esclusiva

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Ecco una clip in esclusiva dal titolo “Il primo morto non si scorda mai” tratta da “Silent Night – Il silenzio della vendetta”, atteso film action diretto da John Woo. SILENT NIGHT – IL SILENZIO DELLA VENDETTA, sarà nei cinema dal 30 novembre in anteprima mondiale distribuito da Plaion Pictures.

https://www.youtube.com/watch?v=YJgnIPK66oA

Con il suo stile inconfondibile, John Woo torna a Hollywood dopo cult come Face/Off, Nome in codice: Broken Arrow e Mission: Impossible II, realizzando un revenge movie adrenalinico in cui l’azione conta letteralmente più delle parole. Il trailer si apre sulle iconiche note natalizie di Carol of the Bells, che presto esplodono in una travolgente variazione dell’Inno alla gioia. Un’esplosione musicale che va di pari passo con le scene mozzafiato, in cui a farla da padrone sono effetti speciali, sparatorie e inseguimenti da urlo che si susseguono in un racconto dal ritmo sincopato, anticipando un’esperienza cinematografica unica e imperdibile, da godersi appieno sul grande schermo.

Ispirato dai capolavori e dai successi recenti del genere, SILENT NIGHT – IL SILENZIO DELLA VENDETTA porta l’action a nuovi livelli, grazie alla geniale messa in scena del suo regista, che torna nuovamente a sfidare se stesso e il pubblico dopo aver rivoluzionato il cinema action grazie ai suoi indimenticabili lavori hongkonghesi quali A Better Tomorrow e The Killer, che hanno influenzato generazioni di cineasti, fra cui Quentin Tarantino. Intenso protagonista di questa pellicola 100% action è Joel Kinnaman. Già apprezato in noti action movie come Robocop (2014) e nel ruolo  di Rick Flag in Suicide Squad e The Suicide Squad – Missione suicida, Kinnaman è il volto senza voce protagonista di questa spietata storia di vendetta ambientata durante la notte di Natale, tutt’altro che calma e che si tingerà di rosso per portare a compimento la terribile missione punitiva di un padre tormentato a cui è stato tolto il dono più prezioso – il proprio figlio – cambiando per sempre la sua vita e quella della sua famiglia. Nel cast anche Scott Mescudi, in arte Kid Cudi (X – A Sexy Horror Story), e Catalina Sandino Moreno (Maria Full of Grace).

The Last of Us – Parte 2: Bella Ramsey entusiasta di tornare nei panni di Ellie e della trama di Dina

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In una recente intervista con Collider, la star di The Last of Us Bella Ramsey ha espresso quanto sia entusiasta di girare finalmente il prossimo capitolo del dramma horror di successo della HBO, rivelando che è pronta a fare altre acrobazie con Ellie.

Sì, molte cose. Sono emozionato per le cose davvero intense, perché ovviamente ho fatto un po’ di queste cose nella prima stagione, ma ne farò di più“, ha commentato la Ramsey. “E in realtà scene più fisiche perché Ellie è ovviamente più in forma fisicamente nella seconda stagione. Adoro le acrobazie e mi piace svegliarmi con dei lividi il giorno dopo e ritrovarmi con un occhio nero, solo perché è così bello aver fatto questo.”

La star de Il trono di spade (Game of Thrones) ha anche condiviso quale trama di The Last of Us – Parte II di Naughty Dog non vede l’ora di vedere. Bella Ramsey ha continuato: “Quindi non vedo l’ora di fare quella roba, e anche la trama di Dina. Perché ovviamente ho avuto un episodio nella prima stagione con Ellie e Riley, ma averlo come trama principale per tutta la seconda stagione è davvero emozionante.

Quando inizieranno le riprese della seconda stagione di The Last of Us?

Dopo la fine degli scioperi di Hollywood, HBO sta attualmente pianificando l’inizio della produzione della seconda stagione di The Last of Us all’inizio del 2024. Le riprese dovrebbero iniziare il 7 gennaio a Vancouver, in Canada. Al momento, la data di uscita del prossimo capitolo non è stata ancora fissata, ma HBO spera che la serie possa tornare sugli schermi nel 2025.

Attualmente The Last of Us – Parte II vede protagonisti Pedro Pascal nei panni di Joel, Bella Ramsey nei panni di Ellie, Gabriel Luna nei panni di Tommy Miller e Rutina Wesley nei panni di Maria. Si prevede che la seconda stagione di The Last of Us sarà basata sull’acclamato sequel del videogioco di Naughty Dog The Last of Us Part II, che presenterà un significativo salto temporale introducendo una Ellie ormai adulta. A causa dello sciopero degli attori durato 118 giorni, non sono ancora stati fatti nuovi annunci sul casting per la seconda stagione.

La serie The Last of Us  è prodotta e co-scritta dal creatore di Chernobyl Craig Mazin e dallo scrittore del gioco originale Neil Druckmann, che è anche uno dei registi. È una coproduzione con Sony Pictures Television in associazione con PlayStation Productions. I produttori esecutivi sono Carolyn Strauss, il presidente di Naughty Dog Evan Wells e Asad Qizilbash e Carter Swan di PlayStation Productions. La prima stagione è ora disponibile per lo streaming su NOW.

Melissa Barrera rompe il silenzio dopo il licenziamento da Scream VII: “Condanno l’antisemitismo e l’islamofobia”

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Melissa Barrera rompe il silenzio dopo essere stata licenziata da Scream VII. “Innanzitutto condanno l’antisemitismo e l’islamofobia. Condanno l’odio e i pregiudizi di qualsiasi tipo contro qualsiasi gruppo di persone“, ha affermato Melissa Barrera in una dichiarazione condivisa su Instagram Stories.

Il post di Melissa Barrera arriva dopo che Spyglass Media l’ha eliminata dal cast del franchise horror per i suoi post sui social media sul conflitto Israele-Hamas.

Come latina, orgogliosa messicana, sento la responsabilità di avere una piattaforma che mi concede il privilegio di essere ascoltata, e quindi ho cercato di usarla per sensibilizzare sulle questioni che mi stanno a cuore e per prestare la mia voce a coloro che sono in bisogno”, continua la dichiarazione di Barrera. “Ogni persona su questa terra – indipendentemente dalla religione, razza, etnia, genere, orientamento sessuale o status socio-economico – merita pari diritti umani, dignità e, naturalmente, libertà.

Ha continuato: “Credo che un gruppo di persone NON sia la loro leadership e che nessun organo di governo dovrebbe essere al di sopra delle critiche. Prego giorno e notte per non più morti, per non più violenza e per una coesistenza pacifica. Continuerò a parlare a favore di coloro che ne hanno più bisogno e a sostenere la pace e la sicurezza, i diritti umani e la libertà”.

Melissa Barrera ha concluso la sua dichiarazione così: “Per me il silenzio non è un’opzione”. In una dichiarazione dopo la notizia che Barrera non avrebbe continuato nel ruolo di Sam Carpenter, Spyglass Media ha sottolineato le ragioni per cui avevano abbandonato l’attrice messicana.

La posizione di Spyglass è inequivocabilmente chiara: abbiamo tolleranza zero per l’antisemitismo o l’incitamento all’odio in qualsiasi forma, compresi falsi riferimenti al genocidio, alla pulizia etnica, alla distorsione dell’Olocausto o qualsiasi cosa che oltrepassi palesemente il limite dell’incitamento all’odio“, si legge nella dichiarazione.

Il giorno dopo l’esclusione di Barrera da Scream VII, è stato confermato che anche Jenna Ortega non sarebbe tornata nel film horror.

Star Wars: Daisy Ridley afferma che il nuovo film “non è quello che mi aspettavo”

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Da tempo si vociferava che Daisy Ridley potesse essere in trattative per tornare a vestire i panni della protagonista della trilogia sequel di Star Wars, Rey, per un futuro progetto ambientato nella galassia lontana lontana, e la notizia è stata finalmente confermata durante la Star Wars Celebration di Londra lo scorso aprile. L’attrice riprenderà infatti il ruolo di Rey “Skywalker” nel film ancora senza titolo che sarà diretto dalla regista Sharmeen Obaid-Chinoy, di cui ad ora sappiamo solo che sarà ambientato ben quindici anni dopo gli eventi de L’ascesa di Skywalker. I dettagli della trama sono infatti tenuti ancora segreti, ma si vocifera che Rey sarà una “potente maestra Jedi” che gestirà la propria accademia di addestramento con l’obiettivo di far risorgere l’ordine Jedi.

Ora, Daisy Ridley ha finalmente parlato per la prima volta di questo suo ritorno nei panni della Jedi durante un’intervista con Collider. “Ero spaventatissima prima di salire sul palco, perché nessuno sapeva che ci sarei stata anche io”, ha detto a proposito della sua apparizione a sorpresa al panel di Celebration. “Nessuno sapeva che sarei andata alla Celebration, a parte Kathleen Kennedy e un paio di persone. Ero così nervosa. Ma ho ricevuto un’accoglienza meravigliosa e la storia del prossimo film è davvero bella. Sto aspettando di leggere il copione definitivo perché, ovviamente, non ho altri aggiornamenti. Non è quello che mi aspettavo, ma sono molto eccitata“. La Ridley ha dunque mantenuto un certo riserbo sui dettagli specifici della trama, rivelando però di essere rimasta sorpresa lei stessa dalla storia.

Non ho letto nulla, ma conosco la storia. Vale davvero la pena di raccontarla, di esplorarla, e credo che la gente sarà entusiasta“, ha però aggiunto l’attrice, specificando però che da quello che le è stato raccontato alla sceneggiatura qualcosa potrebbe certamente cambiare. Con la conclusione degli scioperi, i lavori su questo nuovo film dovrebbero ricominciare a breve, con Ridley che ha affermato di credere che proprio questo sarà il primo dei tre progetti di Star Wars annunciati ad entrare in produzione. Non resta dunque che attendere maggiori informazioni su questo decimo capitolo, che è lecito suppore introdurrà nuovi personaggi, mondi e storie, aprendo ipoteticamente ad un futuro totalmente nuovo per la saga.

Sean Penn elogia la schietta onestà di Matthew Perry riguardo alle sue dipendenze

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Sean Penn, che ha recitato in due episodi di Friends nel 2001, ha detto che il defunto attore Matthew Perry era un “ragazzo di talento”, e ha detto di averlo elogiato l’ultima volta che si sono incontrati.

Non posso affermare di averlo conosciuto bene, ma mi è piaciuto molto“, ha detto Sean Penn nell’episodio di mercoledì di Piers Morgan Uncensored. L’ho visto di recente, e stavamo entrambi prendendo un volo in partenza dall’aeroporto di Los Angeles, e gli ho fatto i complimenti per quello che sapevo del suo libro.”

Il libro di memorie di Perry, Friends, Lovers, and the Big Terrible Thing, parla della sua battaglia decennale contro la dipendenza da droga e alcol. Sean Penn ha ammesso di “non aver letto il libro“, ma ha detto di aver letto “diverse” interviste di Matthew Perry sull’opera.

“Sembrava che ne parlasse, lo avesse affrontato ed era molto intelligente e audace al riguardo. E offre generosamente la sua esperienza alle persone per essere d’aiuto”, ha detto l’attore. “È tragico, non posso dire di essere rimasto terribilmente sorpreso. Non so cosa riferisca l’intero coroner e tutto il resto, ma so che nel corso degli anni aveva causato molti danni ai suoi organi”.

Sean Penn ha detto che Matthew Perry ha lasciato un impatto duraturo sul mondo. “Ha avuto modo di lasciarsi alle spalle quella storia e di dare molta gioia a molte persone con il suo talento“, ha detto. “Quindi auguro ogni bene alla sua famiglia. Matthew Perry è morto all’età di 54 anni il mese scorso nella sua casa di Pacific Palisades. La causa ufficiale della morte non è stata ancora determinata.

Jamie Foxx accusato di violenza sessuale a New York

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Jamie Foxx accusato di violenza sessuale a New York

Jamie Foxx è stato citato in giudizio per una presunta violenza sessuale avvenuta nel 2015. Il 55enne premio Oscar (vero nome Eric Marlon Bishop) è stato accusato di aver messo le mani sulla vita di una donna non identificata, per poi spostarle sotto il top. Poi avrebbe iniziato a massaggiare il seno della querelante, trascinandola in una zona appartata del tetto del Catch NYC & Roof, dove ha toccato altre parti intime del suo corpo.

Il caso è stato archiviato ai sensi dell’Adult Survivors Act di New York, che prevede una finestra di un anno affinché i querelanti di violenza sessuale possano presentare cause civili, indipendentemente dai termini di prescrizione. Quella finestra si chiuderà giovedì e ha portato a una raffica di cause legali per aggressioni sessuali.

Jamie Foxx ha vinto l’Oscar come miglior attore per la sua interpretazione di Ray Charles nel film Ray, vincendo un Academy Award, un BAFTA, uno Screen Actors Guild Award e un Golden Globe.

La causa sostiene che l’incidente in questione è iniziato quando un’amico della querelante ha chiesto a Jamie Foxx una foto. La causa ha affermato che Foxx “sembrava ubriaco in quel momento” e che ha detto alla querelante che somigliava a Gabrielle Union, complimentandosi con lei per il “corpo da top model” e per il suo profumo.

Quando Jamie Foxx ha proseguito con la sua presunta aggressione fisica, i documenti del tribunale affermano che la querelante cercò di scappare. La presunta aggressione si è finalmente interrotta quando l’amica della querelante è corsa in suo aiuto.

La querelante afferma di aver cercato cure mediche e di aver sofferto dolore e disagio emotivo” a causa della “violenza sessuale, abuso, aggressione e percosse“. La causa nomina Foxx e Catch, nonché i suoi dipendenti, e chiede un risarcimento e un risarcimento danni punitivi.

Prime Video cancella tre serie, dopo gli annunci di Netflix, gli streamer dimezzeranno i contenuti?

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Prime Video ha cancellato tre spettacoli, secondo Deadline, poiché Harlan Coben’s Shelter , The Horror of Dolores Roach e With Love non torneranno per le nuove stagioni. Non è stato rivelato un motivo specifico per le cancellazioni, anche se si dice che il numero delle serie dovrebbe diminuire ora che gli scioperi sono finiti.

Secondo una stima, il numero di spettacoli con sceneggiatura all’attivo nel 2022 ha raggiunto 599. Poiché gli streamer e le reti di trasmissione ridurranno la programmazione, gli analisti hanno suggerito che il numero potrebbe essere dimezzato nei prossimi anni. La notizia segue la cancellazione da parte di Netflix di diversi originali, tra cui Shadow e Bone.

Dunque anche se è chiaro che le emittenti e gli streamer stanno cancellando una serie di spettacoli in seguito agli scioperi di scrittori e attori, una drastica riduzione delle serie con sceneggiatura originale è in programma da qualche tempo mentre Hollywood continua a tagliare i costi.

Quest è anche un duro colpo per la programmazione diversificata poiché The Horror of Dolores Roach, basato su un’opera teatrale con una sola donna, Empanada Loca, e le serie di podcast, e With Love di Gloria Calderón Kellett , erano serie particolarmente diversificate.

Altre serie cancellate di recente includono The Muppets Mayhem di Disney+, Hallmark’s Ride, Shadow and Bone di Netflix, Glamorous e Agent Elvis, Praise Petey di Freeform, The Rookie: Feds di ABC, Chapelwaite di MGM+ e Rabbit Hole di Paramount+, Attrazione Fatal e Joe Pickett, oltre alla fine di Blue Bloods e Young Sheldon della CBS, La Brea della NBC e SEAL Team della Paramount+ e Superman & Lois della CW .

Napoleon: Ridley Scott difende la sequenza dell’invasione in Egitto

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Da oggi in sala, il film Napoleon (qui la recensione) suscita già da diverse settimane sentimenti contrastanti in chi ha avuto modo di vederlo, specialmente per via di alcune sequenze giudicate non storicamente corrette (critica a cui il regista Ridley Scott ha prontamente risposto). Tra le più controverse presenti in Napoleon vi è quella dell’invasione in Egitto da parte del Napoleone interpretato da Joaquin Phoenix. Ora, in un’intervista rilasciata a Deadline, Scott ha parlato in difesa di questa specifica scena, dove tra le altre cose vediamo Napoleone far sparare i cannoni contro le piramidi. Ad aver destato perplessità, tuttavia, è stato anche il confronto faccia a faccia tra Napoleone e un’antica mummia.

Non si tratta di Tutankhamon, forse un faraone meno importante“, ha spiegato Scott. “Fecero incursioni e trovarono e riportarono dall’Egitto molti meravigliosi manufatti, tra cui gli aghi di Cleopatra che ora si trovano a Parigi. Napoleone fece molti saccheggi in quei luoghi stranieri, come in Italia, dove portò via tutte le opere d’arte dalla cattedrale di Milano“. “L’hanno conquistato abbastanza facilmente“, ha dichiarato il regista, tornando a parlare dell’Egitto. “Credo che gli egiziani abbiano gettato la spugna immediatamente. Non credo che ci sia stato nemmeno un conflitto. E così hanno potuto, diciamo, divertirsi in Egitto in quel momento particolare. Mentre lui si trovava lì, hanno sicuramente ammirato dei manufatti straordinari e hanno deciso di riportarli in Francia“.

“Ho visto un dipinto che ritrae Napoleone in piedi con un gruppo di eleganti ufficiali mentre osserva l’apertura di bara e la figura avvolta nelle bende in essa contenuta, probabilmente per 3000 anni. Ho pensato che dovevo farlo, era un contrappunto così bello di due universi. L’universo moderno di Napoleone Bonaparte e l’universo antico del Faraone, un Faraone minore, ma comunque un Faraone. Avrebbe dovuto essere importante per essere imbalsamato e sepolto nella bara in quel modo. La cosa interessante è che, mentre la giravamo, Joaquin, ha preso questa scatola per stare in piedi, si è tolto il cappello, l’ha messo sopra la bara e ha fissato attentamente il Faraone. Poi ha allungato delicatamente la mano per toccare la superficie di quella pelle che ormai sembra carta”.

All’improvviso il Faraone è scivolato da un lato e ha provocato a Joaquin un piccolo spavento. Ma abbiamo continuato a girare. Lui ci ha giocato un attimo e quando è sceso dalla scatola e abbiamo interrotto la riprese mi ha chiesto se fossi stato io a far muovere la mummia. Gli ho risposto di no, ma lo spavento che gli ha provocato è stato così genuino, fantastico“. In Napoleon questa scena, pur se controversa proprio per via dei furti perpetrati dall’esercito francese e dal loro prendersi gioco della cultura egitta, è dunque tratta da una nota immagine (qui visibile) e va a rappresentare un confronto tra due leader distanti nel tempo ma accomunati dal desiderio di grandezza. In un certo senso, dunque, è come se Napoleone stesse guardando il proprio futuro.

The Bikeriders: il film con Austin Butler trova una nuova casa dopo l’uscita dei 20th Century Studios

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Quasi una settimana dopo che 20th Century Studios ha rimosso The Bikeriders della New Regency dal suo programma di uscita nelle sale, Deadline fa sapere che l’imminente dramma ricco di star ha finalmente trovato una nuova casa, la Focus Features.

Focus Features ha acquisito i diritti di distribuzione cinematografica globale del film che vede protagonista Austin Butler. Il sito inoltre rileva che lo studio sta attualmente pianificando di distribuire The Bikeriders nelle sale nel 2024. Prima dello sciopero SAG-AFTRA, il film era previsto per il debutto cinematografico statunitense il 1 dicembre 2023 dopo la sua anteprima mondiale al 50° Telluride Film Festival avvenuta lo scorso Agosto.

Siamo lieti di aggiungere un progetto così avvincente alla ricca lista di film del prossimo anno“, ha dichiarato in un comunicato il presidente di Focus Features, Peter Kujawski. Non vediamo l’ora di lavorare ancora una volta al fianco di New Regency e di riunirci con il talentuoso Jeff Nichols su un altro dei suoi progetti visionari. Questo film esemplifica il nostro impegno a collaborare con i migliori registi e partner di produzione del settore, e non vediamo l’ora di sfruttare il suo successo iniziale per attirare il pubblico in questo film toccante, sostenuto dalle potenti performance di un cast incredibile”.

Tutto quello che sappiamo su The Bikeriders

Nel cast di The Bikeriders ci sono Tom Hardy (Venom), Jodie Comer (Killing Eve), Austin Butler (Elvis), Norman Reedus (The Walking Dead), Michael Shannon (Revolutionary Road), Boyd Holbrook (Logan), Toby Wallace (The Society), Karl Glusman (The Neon Demon), Mike Faist (West Side Story), Damon Herriman (Justified), Emory Cohen (The OA), Beau Knapp (Southpaw) e Happy Anderson (Mindhunter).

“Kathy, un volitivo membro dei Vandals, gruppo punk rock statunitense, sposato con un motociclista selvaggio e spericolato di nome Benny, racconta l’evoluzione dei Vandals nel corso di un decennio, iniziando da un club locale di outsider e proseguendo da bei momenti in moto in giro per le strade e nel rispetto per il loro forte e costante leader Johnny”, si legge nella sinossi. “Nel corso degli anni, Kathy fa del suo meglio per destreggiarsi tra la natura selvaggia del marito e la sua fedeltà a Johnny, con il quale sente di dover competere per l’attenzione di Benny. Mentre la vita nei Vandals diventa sempre più pericolosa e il gruppo minaccia di diventare una banda ancora più sinistra, Kathy, Benny e Johnny sono costretti a fare delle scelte sulla loro lealtà verso il gruppo e tra loro.

Ispirato all’omonimo libro fotografico di Danny Lyon del 1967, il film è scritto e diretto da Jeff Nichols. I produttori esecutivi sono Fred Berger, Sam Hanson, David Kern, Yariv Milchan e Michael Schaefer con la produzione di Arnon Milchan, Kierke Panisnick e Donald Sparks.

Loki 2: Il regista svela il finale alternativo della serie Marvel

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Loki 2, la seconda stagione dedicata al Dio dell’Inganno si è conclusa, come noto, con il suo sostituire il Telaio Temporale con l’albero Yggdrasil, di fatto salvando il Multiverso dal collasso. Tuttavia, per compiere ciò l’asgardiano deve sacrificarsi ponendosi al di là del tempo, proteggendo in solitudine e per l’eternità le linee temporali che compongono tale albero. Alla luce di ciò, è ora difficile stabilire quando potremo rivedere Loki all’interno del Marvel Cinematic Universe, anche se è probabile che si farà rivedere in vista dei film culminanti della Saga del Multiverso: Avengers: The Kang Dynasty e Avengers: Secret Wars.

In attesa di rivedere Loki in scena, in Assembled: The Making of Loki Season 2, il regista Aaron Moorhead ha però ora descritto nel dettaglio un finale alternativo inizialmente ipotizzato per la serie. “C’era una bozza della sceneggiatura del finale dove Loki non distruggeva il Telaio. Al contrario, lo salvava dall’implosione e poi saliva al trono. Ma c’era qualcosa che non ci convinceva, anche se inizialmente non capivamo cosa”, ha spiegato Moorhead, aggiungendo poi che “il problema era che non c’era un sacrificio e ci siamo resi conto: perché non distrugge il Telaio e poi si trova a doversi assumere le sue enormi responsabilità? Quella ci sembrò improvvisamente la scelta giusta”.

Ma quello è stato un momento di svolta nello sviluppo della serie, quando abbiamo infine capito che Loki avrebbe dovuto distruggere e diventare il Telaio“, ha concluso Moorhead. Per quanto vedere Loki salvare la situazione e rimanere insieme ai suoi amici potrebbe aver fatto la gioia dei fan, la conclusione per lui scelta sembra oggi risultare la più consona. Non solo offre una conclusione all’arco narrativo di questo amato personaggio, ma stabilisce anche un profondo cambiamento nell’ordine del Multiverso che potrebbe facilmente avere un eco sul futuro della saga. Non resta allora che attendere i prossimi capitoli della Fase 5 e 6 per scoprire in che modi gli eventi di Loki 2 influenzeranno il resto dell’MCU.

James Bond: Christopher Nolan conferma che non dirigerà il prossimo film della saga

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Reduce dal successo di Oppenheimer, il regista Christopher Nolan è ora in cerca del suo prossimo progetto, ma ha ora dichiarato che questo non sarà un film della saga di James Bond. Il regista ha infatti smentito i rumor a riguardo, affermando durante un’intervista all’Associated Press che “no, purtroppo no, non c’è nulla di vero in queste voci“. Le voci a cui il regista fa riferimento sono quelle circolate nelle ultime settimane, secondo cui il regista sarebbe in fase di trattative per dirigere “due o tre” film del franchise e sarebbe d’accordo “in linea di principio” a realizzare film che reinserissero Bond nell’ambientazione originale dei romanzi di Ian Fleming degli anni Cinquanta.

Come noto, Nolan non ha mai nascosto il proprio debito nei confronti della longeva saga, affermando al podcast Happy Sad Confused che “l’influenza di quei film nella mia filmografia è imbarazzantemente evidente. Quindi non c’è alcun tentativo di rifuggire da questo. Amo quei film. Sapete, sarebbe un privilegio incredibile farne uno. Deve essere il momento giusto nella tua vita creativa, in cui puoi esprimere ciò che vuoi esprimere e scavare nei luoghi giusti, perché non vorresti mai affrontare una cosa del genere e farla male. Devi essere davvero necessario, devi essere davvero desiderato in termini di apporto a un personaggio. Per il resto, sono molto felice di essere il primo della fila per vedere qualsiasi cosa facciano”.

Nolan ha comunque rivelato di aver mantenuto i contatti con i produttori di James Bond, Barbara Broccoli e Michael G. Wilson e che sarebbe sicuramente” disposto a realizzare un film del franchise. “Amo profondamente il personaggio e sono sempre entusiasta di vedere cosa ne fanno“, ha detto. “Forse un giorno potrebbe concretizzarsi l’occasione“. Se dunque sembra che il prossimo film del regista non sarà il prossimo capitolo della saga di 007, ciò non esclude che in futuro il regista potrebbe finalmente avere l’occasione di dirigerne uno, specialmente considerando il suo entusiasmo nei confronti di tali film. Ad ora, dunque, continua la ricerca del prossimo progetto di Christopher Nolan.

Nightmare Before Christmas, Tim Burton chiude ad altri film: “E’ troppo importante per me”

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I fan che chiedono a gran voce un altro film di “Nightmare Before Christmas” dovrebbero sapere che Tim Burton è fermamente contrario all’idea. Il regista, che ha ideato la storia di “Nightmare“, ha coprodotto il film e creato il design dei personaggi, ha recentemente dichiarato alla rivista Empire che il classico stop-motion è troppo importante per lui per fare un sequel, un prequel, un reboot o altro.

Per me il film è molto importante“, ha detto Burton. “Ho fatto sequel, ho fatto altre cose, ho fatto reboot, ho fatto tutta quella merda, giusto? Non voglio che succeda anche a questo. È bello che le persone siano interessate [a un altro], ma io no. Mi sento come quel vecchio che possiede un piccolo pezzo di proprietà e non vuole venderlo alla grande centrale elettrica che vuole prendersi la mia terra.”

“Vattene dalla mia terra!” ha detto Tim Burton con voce scontrosa. “Tu piccolo fastidioso… non otterrai questa proprietà! Non mi interessa cosa vuoi costruire su di esso. Vieni nella mia proprietà… Dov’è il mio fucile?

Il personaggio principale della storia, Jack Skellington è qualcosa dipersonale per Tim Burton in quanto è un “personaggio che viene percepito come oscuro, ma in realtà è leggero”, ha detto il regista. “Queste sono le cose che amo, che si tratti di [Edward] Mani di forbice o Batman, personaggi che ce l’hanno. Rappresentava tutti quei sentimenti che provavo. Ero percepito come un personaggio oscuro, quando non mi sentivo così. Quindi era un personaggio molto personale”.

Henry Selick ha diretto “Nightmare Before Christmas” e ha lavorato a stretto contatto con Burton alla creazione del film. In una recente intervista con la rivista People, Selick ha condiviso la sua idea per un potenziale prequel di “Nightmare”. “Potrebbe esserci una storia più interessante su come Jack è diventato il re di Halloweentown“, ha detto.

Per quanto riguarda un sequel, Selick ha spiegato che la grande mole di lavoro non è ciò che lo dissuaderebbe dal creare un sequel; piuttosto, crede semplicemente che “Nightmare Before Christmas” sia “un film perfetto [che] è uscito nel momento perfetto, per poi diventare qualcosa di molto più grande nel corso degli anni.”

The Nightmare Before Christmas è ora disponibile per lo streaming su Disney+.

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Justice League: Crisis on Infinite Earths – Parte 1, il trailer del film d’animazione!

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La Warner Bros. ha rilasciato un teaser ufficiale dell’atteso film animato Justice League: Crisis on Infinite Earth – Parte 1, confermando inoltre che sarà una trilogia in tre parti. Da quanto ad ora svelato, inoltre, si apprende che Flash sarà in prima linea in una storia che vedrà proprio l’uomo più veloce del mondo correre contro il tempo per salvare ogni realtà esistente. Lungo il percorso, incontrerà naturalmente le controparti malvagie della Justice League nelle realtà alternative, il Sindacato del Crimine d’America e Harbinger, un personaggio già incontrato nella versione dell’Arrowverse di questa iconica storia.

Nel trailer, tuttavia, ci sono anche almeno due versioni di Superman. Sembra però Justice League: Crisis on Infinite Earth – Parte 1 non presenterà alcun personaggio dei precedenti progetti animati della DC, ma che si limiterà invece al Tomorrowverse, probabilmente per evitare quello che poteva rivelarsi un ensemble troppo massiccio e finanziariamente non sostenibile. Il film, come noto, è stato annunciato per la prima volta durante il San Diego Comic-Con di luglio, insieme a una versione animata di Watchmen.

La storia proposta da questo film è stata adattata solo in poche occasioni, tra cui l’Arrowverse di The CW. Prima della formazione dei DC Studios, la Warner Bros. aveva già in programma un film live-action su Crisis on Infinite Earth, di cui The Flash doveva essere la premessa. Sfortunatamente, le cose sono cambiato, con il finale del film live action che è stato rigirato escludendo la connessione. All’epoca dell’annuncio, inoltre, era stato menzionato solo un vago debutto nel 2024, mentre recenti indiscrezioni riportano ora che il film sarà disponibile – almeno negli Stati Uniti – in DVD, Blu-ray e 4K a partire dal 24 gennaio 2024.

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