Venerdì 24
novembre, dalle ore 15.00 alle ore 19.00, si terrà presso
CityLife Anteo di Milano (Piazza Tre Torri 1/L) BE
SHORT, la seconda edizione del festival dedicato
all’approfondimento dei cortometraggi e del branded
entertainment, organizzato da OBE – Osservatorio Branded
Entertainment (Associazione che studia e promuove la diffusione
sul mercato italiano del branded entertainment come leva strategica
per la comunicazione integrata di marca) e Giffoni Innovation
Hub, in collaborazione con DCA / Digital Cinema
Advertising.
Be Short, un
evento aperto al pubblico previa prenotazione gratuita, è un
importante momento di confronto tra professionisti ed
esperti del settore audiovisivo che credono nel linguaggio
cinematografico e nella sua capacità di veicolare i
valori e la mission di un brand. Una fusione, quella tra la
comunicazione di marca e il cinema che riesce a raccontare il
purpose di un’azienda, trasmetterne la storia e la sua
evoluzione.
Un incontro che
rappresenta un’occasione di analisi degli obiettivi di un branded
short movie – che va dalla nascita dell’idea creativa alla sua
produzione e distribuzione – soffermandosi in particolare
sull’andamento del mercato italiano e l’individuazione di possibili
scenari futuri.
L’evento, moderato dal
giornalista Giampaolo Colletti, sarà suddiviso in 5 panel dedicati
a specifiche tematiche con la proiezione di short movie che
vedranno il coinvolgimento di tanti ospiti e aziende che
condivideranno le loro testimonianze raccontando alcune case di
corti realizzati e curiosità, tra cui Philadelphia, Lavazza,
Scuola Holden,Henkel/Dixan, Sky, Findus e
Dude.
Il programma di Be
Short è consultabile a questo link.È possibile partecipare
all’evento riservando gratuitamente il proprio posto su
Eventbrite.it a questo link.
È stata una settimana
particolarmente movimentata per il franchise di Scream: l’imminente
settimo episodio, Scream VII, ha perso
entrambe le sue protagoniste in meno di ventiquattr’ore, con
Melissa Barrera (interprete di Sam Carpenter)
licenziata da Spyglassper i suoi recenti post sui social
media riguardanti la guerra tra Israele e Hamas e Jenna Ortega
(interprete di Tara Carpenter) che ha invece abbandonato il progetto a causa di
conflitti di programmazione con la seconda stagione di
Mercoledì di Netflix. Mentre il franchise si appresta dunque un
profondo cambiamento narrativo, Variety riporta che lo studio
sta valutando la possibilità di riportare in scena la protagonista
originale della saga, Neve Campbell (interprete di
Sidney Prescott).
Accanto a lei, Spyglass vorrebbe
anche il suo ex co-protagonista Patrick Dempsey
(interprete di Mark Kincaid). I due non appaiono insieme da
Scream 3, con i loro personaggi che sono sposati fuori
dallo schermo. Nonostante gli sviluppi di questa settimana, dunque,
i produttori puntano ancora a una data di uscita nel 2025,
ripartendo però da zero e concepire una storia incredibilmente
buona, nella speranza di convincere Campbell a tornare dopo la sua
assenza in Scream VI, assenza legata alle divergenze
riguardo il compenso. James Vanderbilt e
Guy Busick sono ancora impegnati nella stesura
della sceneggiatura, ma prepareranno dunque ora una nuova bozza da
presentare allo studio e al regista Christopher
Landon in tempi relativamente brevi.
Scream VII: tutto quello che sappiamo sul film
Dopo mesi di attesa, è stato
confermato che Scream
VII è ufficialmente in fase di sviluppo. Nel
2022, il franchise slasher preferito dai fan è stato ripreso sotto
la guida del duo di registi Tyler Gillett e
Matt Bettinelli-Olpin, che fanno parte del
collettivo di cineasti noto come Radio Silence. I
due hanno diretto sia Scream
del 2022 che Scream
VI di quest’anno, che è diventato il capitolo di
maggior incasso del franchise a livello nazionale. Secondo The Hollywood Reporter, Scream
VII è ora pronto per essere realizzato, pur se
con un cambio alla regia. Sarà infatti Christopher
Landon, il regista di successi horror come i film
Auguri per la tua morte, il suo sequel, e
Freaky, ad occuparsi della regia.
I membri del collettivo Radio
Silence, che comprende anche il produttore Chad
Villella, rimarranno però a bordo come produttori
esecutivi del nuovo film. Landon in seguito alla notizia ha reagito
condividendo una foto di Ghostface con la didascalia: “Sembra
che 7 sia davvero un numero fortunato“. Con i suoi precedenti
film Landon ha già dimostrato la sua capacità di decostruire il
genere slasher, che è uno degli elementi chiave dei film di
Scream. Il regista si è poi detto estraneo all’allontanamento di
Barrera e si trova dunque ora a dar vita ad un racconto con
nuovi protagonisti.
La Sony Pictures ha
cercato di far decollare un film sui
Sinistri Sei fin dalla metà degli anni 2000.
L’idea è nata prima dell’uscita di The Amazing Spider-Man
2, con il sequel del 2014 che doveva porre le basi per
l’assemblaggio della squadra di cattivi in un progetto spin-off. Il
Peter Parker di Andrew Garfield
avrebbe in quel caso dovuto essere il sesto membro della squadra,
dopo essere stato ingannato da un Norman Osborn
resuscitato per unirsi ai loro ranghi. Il progetto è poi stato
completamente annullato, con Spider-Man che si è invece unito agli
Avengers nel film Captain America: Civil
War.
Ora però, con una serie di film
spin-off in live-action che comprendono Venom, Venom: La furia di Carnage, Morbius e titoli di
prossima uscita come Madame Web, Kraven Il cacciatore e
Venom 3 (nessuno dei quali
include Spider-Man), sembra proprio che il progetto per i Sinistri
Sei sia di nuovo sul tavolo. Secondo lo scooper Daniel
Richtman, infatti, la Sony sta attualmente sviluppando
il progetto, che avrà come protagonisti i suoi personaggi di questi
film spin-off. Dunque Venom, Morbius, l’Avvoltoio, Kraven il
Cacciatore, Rhino ed Ezekiel sono tra i papabili membri del gruppo,
essendo ad oggi stati già introdotti nello Spider-Man Universe di
Sony.
Non è chiaro ad oggi quali
potrebbero essere gli obiettivi dei Sinistri Sei, anche se la
scena post-credits di Morbius ha suggerito
che Adrian Toomes stava cercando di creare una
squadra di cattivi per fare del bene, dunque una cosa simile a
quanto fatto dalla DC con Suicide Squad. Se davvero il
film dovesse verificarsi, però, questo potrebbe anche rappresentare
l’attesa incursione dei personaggi
Sony nell’MCU, dove potrebbero dunque scontrarsi con lo
Spider-Man di Tom Holland.
Oppure, potrebbe essere l’occasione per dare ad Andrew Garfield
il suo tanto atteso terzo film su Spider-Man. Ad ora, non resta che
scoprire se davvero questo progetto verrà confermato dalla
Sony.
Da un po’ di tempo si mormora in
rete che i Marvel Studios stiano valutando l’idea di
fornire Galactus di un Araldo donna nel film del
MCUFantastici Quattro al
posto del celebre Silver Surfer,
mentre altre teorie si spingono a suggerire che l’araldo sarà
proprio il surfista argentato, solo cambiato di genere.
Naturalmente non c’è ancora nessuna conferma né a riguardo, ma lo
scooper Daniel Richtman – colui
che per primo ha dato la notizia del casting di Pedro Pascalper il ruolo di Mister Fantastic
– riporta ora che Anya Taylor-Joy
sarebbe stata presa in considerazione per un ruolo da villain nel
reboot.
Ad oggi non è confermata neanche la
presenza di Galactus come principale antagonista – per il quale si
sono però riportate voci secondo cui Javier Bardem
sarebbe in trattative per il ruolo –
dunque non è possibile stabilire chi Taylor-Joy potrebbe
effettivamente interpretare all’interno del film. Se la presenza di
Galactus in Fantastici Quattro venisse però
confermata, si potrebbe supporre che l’attrice potrebbe essere la
candidata numero uno per il ruolo del suo araldo, il quale potrebbe
però non essere necessariamente un Silver Surfer donna, ma anche
Frankie Raye, conosciuta anche come
Nova.
Nei fumetti dei Fantastici Quattro, Frankie Ray ha
acquisito i poteri della Torcia Umana grazie allo scienziato
Phineas T. Horton. In seguito si innamorò proprio di Johnny Storm
ma, nel tentativo di salvare la Terra, si offrì volontaria per
diventare il nuovo Araldo di Galactus. Imbevuta del Potere Cosmico,
Frankie divenne l’onnipotente Nova e fu incaricata di trovare nuovi
mondi da consumare per il suo padrone. Sarebbe un ruolo perfetto
per Anya Taylor-Joy che, come noto,
ha già avuto a che fare con il mondo Marvel interpretando una mutante in
The New Mutants. Ad
ora, però, non resta che attendere notizie ufficiali.
Fantastici Quattro: quello che sappiamo sul cast del
film
Per il ruolo di Reed
Richards (Mister Fantastic), il candidato numero uno
attualmente è l’attore Pedro Pascal
(The Last of Us), mentre
per Sue Storm (Donna Invisibile), Johnny
Storm (Torcia Umana) e Ben Grimms (La
Cosa) si continuano a riportare i nomi di Vanessa Kirby
(Napoleon),
Joseph Quinn (Stranger Things) e
Ebon Moss-Bachrach (The Bear). Anche per
questi, però, si attende un’ufficialità da parte dei Marvel Studios. Si è
poi parlato di Javier Bardem
per il ruolo di Galactus, ma anche Antonio
Banderas sarebbe ancora in lizza per il ruolo. Infine,
sembra che sia in corso la ricerca di un’attrice per l’araldo di
Galactus, che potrebbe però non essere Silver Surfer.
Ad oggi sappiamo solo che
Matt Shakman (produttore e regista di WandaVision) dirigeràFantastici Quattro da
una sceneggiatura di Jeff Kaplan, Ian
Springer, Josh Friedman, co-sceneggiatore
di
Avatar: La via dell’acqua, e Cameron
Squires. I dettagli della trama sono ancora un mistero, ma
Kevin Feige ha
confermato che non si tratterà di un’altra origin story per il
super-team. Il film, infine, è atteso in sala per il 2
maggio 2025.
Ospite d’apertura della
prima edizione del
Fantasticon Film Fest (qui il programma), il nuovo festival dedicato ai
film di genere che si svolgerà dal 24 al 26 novembre presso
l’auditorium di Fiera Milano Rho nell’ambito di Milan Games
Week & Cartoomics 2023 (MGW CMX 2023), Federico
Zampaglione, regista e nome storico dei Tiromancino,
presenta The Well, il suo ultimo film che segna il
ritorno alla regia dopo
Morrison. Lo abbiamo raggiunto al telefono per farci
raccontare il suo nuovo progetto, che già da qualche tempo circola
nella filiera del Festival.
Intervista a Federico
Zampaglione
Dopo la parentesi
di
Morrison, torna al genere, cosa c’è di confortante nello
spaventare le persone?
Quando riesci a
spaventare il pubblico, gli regali un’emozione forte. Io sono
sempre stato un fan delle emozioni forti, sia nella musica che nel
cinema, mi piace colpire.
Da dove nascono
le principali suggestioni che hanno portato alla realizzazione di
The Well?
Tutto nasce da una
conversazione con mia moglie: le chiesi quale fosse la cosa che più
la spaventava, e lei mi rispose “il pozzo”. E in effetti è un posto
abbastanza tetro, non si sa mai cosa ci sia nel fondo. Da questo
spunto, dopo tanto tempo, ho elaborato questa storia che ha
impiegato molto tempo per diventare poi un film, sia il processo di
scrittura che quello di realizzazione sono stati impegnativi.
The Well è stato
definito “un horror gotico dal sorprendente gusto moderno”. Come si
coniugano i linguaggi classici, quello dell’horror gotico in
particolare, con il gusto di un artista che è inserito nella sua
contemporaneità?
La modernità viene
conferita dal taglio, dalla scrittura, dalla recitazione, dalle
scelte registiche. Un film gotico negli anni ’60 aveva un
determinato tipo di approccio, adesso si genera un aggiornamento di
quegli elementi perché si adottano attraverso degli strumenti e una
sensibilità contemporanea.
Il film ha già
avuto una vita festivaliera e la presenza alla prima edizione del
Fantasticon si inserisce in questo percorso. Cosa c’è di
particolare o interessante, se c’è, nell’accompagnare i propri film
nel circuito dei festival?
Da una parte c’è grande
entusiasmo perché si mostra un lavoro che in genere si impiega
sempre tanto tempo per realizzare. D’altra parte c’è anche una
certa ansia perché dopo aver lavorato su un prodotto a lungo e al
meglio, quel lavoro verrà sottoposto al giudizio degli altri.
Quindi c’è una piccola componente di timore rispetto
all’accoglienza che verrà riservata al film. Poi i festival sono un
contesto in cui si ricevono giudizi spesso severi, quindi si corre
il rischio di bruciare il film con un passaparola non proprio
favorevole. Per adesso, The Well sta piacendo
molto, e quindi vedendo che il pubblico era contento e i commenti
positivi, abbiamo cominciato a goderci questa reazione, mettendo un
po’ da parte l’ansia.
L’anima musicale
e cinematografica si intrecciano nella sua carriera artistica ormai
da molti anni, c’è un’espressione, tra le due, in cui Federico
Zampaglione si sente maggiormente se stesso?
Sono due approcci molto
diversi, lavorare in studio o sul set comporta due stili di vita
completamente diversi. La regia è un lavoro molto mentale, devi
tenere a mente centinaia di cose, la testa è continuamente connessa
con la miriade di cose a cui pensare. Se un regista non ha le idee
chiare, comunica confusione alla troupe e tutta la produzione
diventa un disastro, bisogna quindi trovare il modo di tenere tutto
sotto controllo. La musica ti lascia più libero, non hai a che fare
con 50 persone che non hai mai incontrato in vita tua ma che devi
gestire, sul set. Quando fai un disco o un tour stai sempre con le
stesse persone, che sono molte meno, in studio magari, oppure sul
palco, dove arrivi e trovi tutto già sistemato. Quindi sono due
esperienze diverse che mi mettono entrambe alla prova. La cosa che
mi piace di più è che si possono alternare e, appena sento odore di
routine, mi piace spezzarla, passando da una parte all’altra.
Questo mi tiene vivo e mi impedisce di impigrirmi, continuo a
imparare e a mettermi in gioco, è come se tornassi sempre in un
posto, e quando torni da qualche parte vuoi tornare bene.
La cosiddetta The
Divergent Series è stata una delle più popolari serie
cinematografiche giunte al cinema nello scorso decennio e
incentrate su elementi come una società distopica e un contesto
fantascientifico. Tratta dai romanzi della scrittrice
Veronica Roth, la serie si compone di tre film,
intitolati Divergent, Insurgent (qui la recensione) e Allegiant. Usciti in
sala tra il 2014 e il 2016, questi hanno contribuito a lanciare la
carriera dell’attrice Shailene
Woodley, come anche di alcuni suoi comprimari.
Pubblicata tra il 2011 e il 2013, la
trilogia di Divergent incontrò
subito il favore dei lettori attratti dal genere, che potevano
ritrovare nelle storie narrate dalla Roth atmosfere simili a quelle
di Hunger Games
e Maze Runner.
Tale successo, spinse la Summit Entertainment ad acquisirne i
diritti, con l’intenzione di dar vita ad una trasposizione
cinematografica cavalcando l’onda del successo del genere. Con il
secondo capitolo, Insurgent, si porta avanti
quanto narrato nel precedente film, con il gruppo di protagonisti
intento nel tentativo di riportare la pace nella futuristica città
di Chicago.
Con un budget più elevato rispetto a
Divergent, attestato intorno
ai 110 milioni di dollari, il film riuscì ugualmente ad affermarsi
come un buon successo, arrivando ad un incasso complessivo a
livello mondiale di circa 297 milioni, di poco maggiore rispetto a
quello ottenuto dal precedente capitolo. Il film si confermò un
grande successo presso un pubblico di giovani anche grazie alle
numerose nomination ottenute ai Teen Choice Awards, che premiarono
la Woodley come miglior attrice in un film d’azione. Nel riscoprire
il film, può essere particolarmente utile essere a conoscenza delle
curiosità ad esso legate, molte delle quali relative al cast di
attori. Di seguito si vedrà anche dove poter ritrovare il film in
streaming.
Insurgent: la trama del
film
Nel secondo film della trilogia,
Insurgent, la spietata
Jeanine Matthews possiede ora il controllo di
Chicago. La leader degli Eruditi è decisa a scovare tutti i
Divergenti della città, condannandoli all’esilio.
Tris, nuovo nome assunto da
Beatrice, Caleb,
Peter e Quattro sono riusciti a
fuggire e a trovare rifugio presso Johanna Reyes,
capo dei Pacifici. La loro latitanza, tuttavia, pone sempre più a
rischio gli equilibri della città e fuggire è un’opzione che non
può essere perseguita a lungo. In tutto ciò, Tris scopre di
possedere uno speciale potere in grado di aprire una secolare
scatola che contiene un messaggio segreto da parte degli
antenati.
Nel momento in cui la crudele
Jeanine minaccia di uccidere tre innocenti al giorno, per tutti i
giorni in cui la ragazza rifiuterà di consegnarsi agli Eruditi,
questa decide di uscire allo scoperto. Nel frattempo, il gruppo di
ribelli riesce ora ad entrare in contatto con un manipolo di
Esclusi, capeggiati da Evelyn. Mentre il gruppo
tenta di trovare un modo per rispondere all’attacco della spietata
rivale, gli equilibri tra di loro si spezzeranno e riformeranno in
modo imprevedibile, e ben presto ognuno di loro sarà costretto a
riconsiderare le proprie certezze.
Insurgent: il cast del
film
Per il ruolo di Tris, i produttori
avevano in mente un solo nome, quello di Shailene
Woodley. L’attrice, tuttavia, non era convinta di
voler accettare la parte. Dopo aver parlato con la sua amica
Jennifer
Lawrence, protagonista di Hunger Games, si
convinse a ricoprire il ruolo di Tris. Per il personaggio di
Quattro, invece, venne scelto l’attore Theo James,
il quale accettò di partecipare a condizione che gli venisse
permesso di girare da sé anche le scene più complesse, senza
ricorrere a controfigure. Infine, tra i protagonisti, si annovera
Miles
Teller, nel ruolo di Peter. Questi, inizialmente, si
era candidato per la parte di Quattro, e non era certo di voler
accettare altrimenti. Venne tuttavia convinto dalla Woodley, con la
quale ha una solida amicizia.
Per il ruolo della perfida Jeanine
Matthews i produttori scelsero invece la premio Oscar Kate
Winslet. Per lei si trattava del primo ruolo da
cattiva della sua carriera, e per poter risultare più convincente
decise di mantenere una certa distanza dagli altri attori, evitando
di comportarsi in modo troppo dolce nei loro confronti. A dar vita
a Caleb, fratello della protagonista, è invece l’attore Ansel
Elgort. Questi ebbe qui modo di stringere un ottimo
legame con la Woodley, che avrebbe poi recitato nel ruolo della sua
fidanzata nel film Colpa delle
stelle. Nei film sono poi presenti gli attori Zoë
Kravitz nei panni di Christina, Jai
Courtney in quelli di Eric, Maggie
Q nel ruolo della dottoressa Tori, e Ashley
Judd per il personaggio di Natalie Prior. Naomi
Watts ricopre il ruolo di Evelyn, indossando una
parrucca scura per l’occasione. La premio Oscar Octavia
Spencerha invece la parte di Johanna, e
Rosa Salazar quella di Lynn.
Insurgent: le differenze
con il libro
Nell’adattare i tre romanzi della
Roth, come al solito, si sono rese necessarie alcune modifiche ai
personaggi o agli eventi della storia. Ciò è motivato dalla
necessità di rendere più cinematografici tali elementi, andando
così incontro ad un maggior favore di pubblico. Nonostante ciò,
l’autrice dei libri si è dichiarata soddisfatta delle modifiche
attuate e degli sforzi volti a mantenere una generale fedeltà ai
testi letterari di riferimento. Ciò che per lo studios di
produzione era invece assolutamente necessario attenuare era
l’atmosfera eccessivamente cupa e la violenza troppo presente.
L’intento, infatti, era quello di realizzare dei film che non
ottenessero restrizioni di pubblico e fossero così fruibili da
tutti.
Tra i primi e più significativi
cambiamenti, vi quello relativo al rapporto tra le fazioni. Per
accentuare il conflitto tra gli appartenenti a gruppi diversi, si è
infatti tenuto a sottolineare in più occasioni quanto tra questi vi
siano nette divisioni, tanto nello stile di vita che nel pensiero.
Oltre a questo, è la natura dei personaggi ad aver subito talvolta
radicali trasformazioni nel passaggio dalla pagina allo schermo.
Molti di quelli presenti nel libro, inoltre, non vengono inseriti
nel film. Ad aver subito radicali trasformazioni sono anche il
ruolo di Jeanine e l’intero finale del film, che diverge rispetto a
quello narrato nel romanzo. In particolare, gli sceneggiatori hanno
deciso di aggiungere l’elemento della misteriosa scatola. Grazie a
questa hanno potuto introdurre eventi poi ripresi nel terzo
film.
Il sequel di Insurgent, il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
Dato il buon riscontro economico del
film, si è poi deciso di realizzare anche il terzo capitolo,
Allegiant, che
porta avanti quanto narrato nel precedenti film, con il gruppo di
protagonisti impegnato nel tentativo di riportare la pace nella
futuristica città di Chicago e svelare i suoi segreti. Questo terzo
capitolo ebbe però un risultato al box office molto al di sotto
delle aspettative e ciò ha portato ad un drastico cambio di rotta
per quanto riguardava i progetti futuri legati alla saga. Il quarto
capitolo, che avrebbe dovuto essere anche l’ultimo, dal titolo
Ascendant,
è dunque stato annullato e così la serie di Divergent si è conclusa bruscamente con
Allegiant, ritrovandosi
con un finale aperto e privo degli sviluppi promessi.
Per gli appassionati del film, o per
chi volesse vederlo per la prima volta, è possibile fruirne grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Insurgent è infatti
presente nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Apple
TV, Prime Video e Netflix. Per vederlo, una volta scelta la
piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o
sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di
guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il
film verrà inoltre trasmesso in televisione in data giovedì
23 novembre alle ore 21:15 sul canale
Italia 2.
In un’intervista con The Hollywood
Reporter, il regista di Constantine
2Francis Lawrence ha finalmente
rivelato gli attuali progressi del tanto atteso sequel del fantasy
soprannaturale della DC del 2005. Lawrence ha confermato che
il sequel guidato da Keanu Reeves riprenderà il suo sviluppo subito
dopo il Ringraziamento.
“Siamo ancora all’inizio,
poiché lo sciopero ha sospeso tutto per un po‘”, ha detto
Lawrence. “Quindi probabilmente inizieremo a tornare
insieme dopo il Ringraziamento e a scavare di nuovo per cercare di
risolverlo.”
Inoltre, il filmmaker ha parlato
anche dei “molti ostacoli” che il progetto ha dovuto affrontare
durante il suo lungo processo di sviluppo. “Io, Keanu, Akiva
[Goldsman] abbiamo provato nel corso degli anni a disputare
nuovamente il controllo del personaggio perché era stato consegnato
indietro“, ha ricordato Lawrence. “Penso che la NBC
abbia fatto uno show televisivo, e poi JJ [Abrams] avrebbe provato
a fare qualcosa. E poi il regime a Washington è cambiato e
loro hanno i loro piani. Ma fortunatamente siamo riusciti a
ottenere un po’ di controllo sul personaggio e abbiamo iniziato a
lavorare su alcune idee per Constantine 2, di cui siamo davvero
entusiasti”.
Di cosa parlava Constantine?
Constantine del
2005 era vagamente basato sul personaggio del detective
dell’occulto della DC Comics/Vertigo Comics creato da Alan
Moore e Steve Bissette. Era incentrato su John
Constantine, uno stregone ed esorcista che aiuta le persone
con problemi soprannaturali. Oltre a Reeves, l’adattamento
vedeva protagonisti anche Rachel Weisz nei panni di Angela Dodson,
Shia LaBeouf nei panni di Chas Kramer,
Tilda Swinton nei panni di Gabriel,
Djimon Hounsou nei panni di Papa Midnite e
Peter Stormare nei panni di Lucifero.
Il prossimo sequel Constantine
2sarà scritto da Akiva
Goldsman, con
J.J. Abrams e Hannah Minghella come
produttori. Ulteriori dettagli sulla trama e sui personaggi
sono ancora tenuti nascosti, ma Lawrence in precedenza aveva
rivelato che è nelle sue intenzione fare un sequel come un
“vero film di Constantine classificato come R”.
La serie di Harry
Potter è piena di tradizioni misteriose che devono
ancora essere completamente esplorate. Una delle magie più oscure
che incontriamo nel corso della saga letteraria e cinematografica è
quella legata agli Horcrux, oggetti che mantengono
intatto il loro fascino maligno e che soprattutto sono avvolti dal
mistero nella loro “meccanica”.
Sappiamo che gli
Horcrux servono per custodire parti di un’anima,
così che se il corpo principale della persona che crea
l’incantesimo viene ucciso, un pezzetto della sua anima continua a
rimanere in vita nel Horcrux appena creato. Per
far ciò è necessario commettere un atto feroce, un omicidio, che
spacca l’anima.
In pochissimi, nella storia della
magia, hanno provato a creare degli Horcrux, chi ci è riuscito con
successo è ovviamente
Lord Voldemort, che ne ha creati sei (Il
Diario di Riddle, l’Anello di Orvoloson Gaunt, il Medaglione di
Salazar Serpeverde, la Coppa di Tosca Tassorosso, il Diadema di
Priscilla Corvonero, Nagini), più il settimo,
inconsapevole, Harry
Potter stesso.
Nell’ultimo capitolo della saga,
Harry,
Ron e Hermione dedicano tutti i loro sforzi a distruggerli, ma
quali sono i modi in cui un Horcrux può essere distrutto? Eccoli di
seguito!
Quali sono gli Horcrux, la lista completa
Gli appassionati della
saga sanno che gli Horcrux formati da Lord
Voldemort in maniera consapevole sono ben sei. Alla
fine della storia, scopriamo che l’anima già in brandelli di
Tom Riddle si è ulteriormente frammentata la notte che ha
ucciso i Potter, generando inconsapevolmente un altro Horcrux, il
settimo. Harry stesso. Ecco di seguito la lista completa degli
Horcrux:
Il Diario di Riddle,
l’Anello di Orvoloson Gaunt,
il Medaglione di Salazar Serpeverde,
la Coppa di Tosca Tassorosso,
il Diadema di Priscilla Corvonero,
Nagini
Harry Potter
Horcrux viventi e non
Prima, una precisazione:
una cosa che va capita bene è che gli Horcrux si possono realizzare
sia con oggetti inanimati che con esseri viventi. Non importa se si
tratta di una creatura vivente o di un gingillo insignificante.
Nagini, Harry, e probabilmente il professor Raptor erano tutti
esseri viventi che portavano dentro di sé un pezzo dell’anima di
Voldemort.
A differenza degli oggetti fisici
come il Diario di
Tom Riddle, queste creature non hanno sempre bisogno
di essere distrutte da qualcosa di molto potente come ad esempio la
Spada di
Grifondoro. La maledizione che uccide ha sconfitto il
pezzo dell’anima di
Voldemort dentro Harry, per esempio. Queste logistiche
non sempre funzionano, poiché la maledizione che uccide è stata
tentata su Nagini senza alcun effetto. Le regole che circondano
questa scappatoia non sono chiare, ma sono ovviamente presenti.
Detto questo, addentriamoci nei modi per distruggere un
Horcrux.
Ardemonio
Apparso per la prima
volta nel romanzo di
Harry Potter e i Doni della Morte, l’Ardemonio è una magia
incredibilmente oscura e pericolosa. Il mago abile a maneggiare
l’Ardemonio è in grado di produrre fiamme alte, vivaci e
distruttive, spesso riuscendo a fargli assumere la forma di animali
minacciosi, come serpenti, leoni e rapaci. Nel mondo dei film,
l’Ardemonio è apparso nell’Ordine
della Fenice durante il duello tra
Silente e
Voldemort, e nel
Principe Mezzosangue quando
Bellatrix attacca la tana.
Questo uso contraddittorio della
magia aggiunge anche una ruga nella sua efficacia contro gli
Horcrux. Nel libro, quando l’Ardemonio insegue il Trio nella Stanza
della Necessità, i tre usano le fiamme per distruggere il Diadema
di Corvonero (uno degli Horcrux di
Voldemort). La versione cinematografica invece mostra
Harry che pugnala il diadema e Ron che lo spinge a calci nelle
fiamme. Non riceviamo quindi conferma dal cinema sull’efficacia
dell’Ardemonio per distruggere questi oggetti di magia nera.
La Maledizione che uccide (Avada
Kedavra)
La
Maledizione che uccide è il modo più efficace per uccidere
praticamente qualsiasi cosa nell’universo diHarry
Potter.
Completamente privo di sintomi, la maledizione rimuove
semplicemente la vita dal corpo. La maledizione che uccide non
sembra funzionare contro la maggior parte degli Horcrux, ma ancora
una volta entriamo nell’erba alta delle differenze tra libri e
cinema. I libri non presentano questo scenario mentre il film
mostra chiaramente che l’Avada Kedavra che non funziona contro
Nagini.
Anche se potrebbe non aver ucciso
Nagini, la maledizione assassina è riuscita a distruggere l’Horcrux
presente in Harry. Forse qui ci sarebbe da fare un’altra
distinzione sul fatto che la maledizione potrebbe funzionare sugli
essere umani e non sugli animali/ibridi umani. Tuttavia, avendo
distrutto almeno un Horcrux, quello in Harry, la Maledizione deve
stare in questa lista.
La spada di Grifondoro
Come accennato, la Spada
di Grifondoro era un’arma potente contro gli
Horcrux. La spada stessa conteneva un passato
mistico. Forgiata dai Folletti, la spada è incantata e apparirebbe
a un Grifondoro che ne è degno e ne ha un disperato bisogno.
Polemiche sulla proprietà ruotarono attorno all’arma, poiché la
comunità dei Folletti la considera rubata, perché credono che le
loro opere di manifattura restino sempre di chi le ha create,
mentre i maghi, in quanto esseri umani, ragionano in base ai
concetti di commissione e pagamento.
La spada stessa aveva certamente il
potenziale, poiché il metallo Goblin assorbe ciò che lo rende più
forte. Quando Harry
Potter usò la spada per uccidere il Basilisco, questa
rimase imbevuta del veleno della bestia. Questa combinazione di
lama antica e potente veleno ha reso l’arma uno strumento
formidabile nella distruzione dei tesori di
Voldemort. Il suo potere aggiunto gli permetteva di
distruggere tutti gli Horcrux incontrati.
Neville Paciock l’ha usata per uccidere Nagini,
Silente l’ha usata per distruggere l’Anello, e Ron ha fatto lo
stesso contro il Medaglione.
Zanna di Basilisco
Arrivati a questo punto,
sembra che tutti questi strumenti siano connessi. L’arma più utile
contro gli Horcrux, vista finora, è il veleno di un Basilisco.
Forse questo elisir è strettamente legato alla natura oscura sia
degli Horcrux che dei serpenti giganti. Per combattere il male
terribile devi usare il male terribile. Ovviamente, Voldemort era
un Serpeverde, ma persino il mago oscuro Herpo il Folle (il primo
mago che tentò di realizzare degli Horcrux) aveva un Basilisco
domestico, ironicamente la stessa creatura responsabile della
distruzione della maggior parte degli Horcrux di Voldemort.
Il primo momento in cui ci è stato
rivelato il potere del Basilisco è stato in Harry Potter e
la
Camera dei Segreti. Harry usò la zanna per distruggere
il Diario di Riddle che era, a sua insaputa, il primo
Horcrux in cui si imbatteva. Il veleno avrebbe poi
potenziato la spada di Grifondoro e infine, i nostri avrebbero poi
usato una zanna per distruggere la Coppa di Tassorosso. Il veleno
di Basilisco è stato il “giocatore più prezioso” dall’inizio.
Amore sacrificale
Si tratta di un punto
controverso, ma Raptor potrebbe facilmente essere considerato uno
pseudo-Horcrux. Ha servito come custodia per l’anima di Lord
Voldemort (Ralph
Fiennes). Sebbene l’anatomia di questa relazione fosse molto
diversa da quella di Harry o Nagini, non si può negare che i due
fossero profondamente connessi quasi allo stesso livello. Per
questo motivo, Raptor potrebbe essere visto come il primo Horcrux
di Voldemort che viene distrutto.
Ma a differenza della maggior parte
degli altri contenitori, Raptor è stato distrutto da… l’amore.
Nella Pietra Filosofale, solo il tocco delle mani di
Harry fa sì che Raptor si sbricioli in polvere. Ovviamente, questo
non ha funzionato sugli Horcrux tradizionali, ma questo momento è
caratteristico nel comprendere la complessità e il mistero degli
Horcrux.
Si parte finalmente con
Fantasticon Film Fest (FFF, qui il programma), il
nuovo festival dedicato ai film di genere che si svolgerà dal 24 al
26 novembre presso l’auditorium di Fiera Milano Rho nell’ambito di
Milan Games Week & Cartoomics 2023 (MGW CMX 2023): all’interno
del più grande evento pop culture, gaming & entertainment del Nord
Italia, con più di 150.000 visitatori attesi,
un’avveniristica sala da 900 posti allestita con impianto
audio/video di ultima generazione è pronta ad accogliere e
coinvolgere il pubblico per un’inedita esperienza totalmente
cinematografica durante 3 giorni ricchi di panel, anticipazioni,
anteprime e grandi ospiti che ruotano intorno al mondo anime,
fantasy e horror.
Organizzato da
Echo e Fiera Milano in collaborazione con Fandango
Club Creators e con la direzioneartistica di
Manlio Gomarasca, il FFF presenta un palinsesto
imperdibile fin dalla giornata di venerdì 24 novembre:
Mad Heidi
è la commedia horror ispirata alla più famosa orfanella di
montagna: in questo caso, dopo che i magnati del formaggio svizzero
hanno giustiziato il suo fidanzato Peter e costretto la giovane a
prendere parte al brutale festival del wrestling, Heidi diventa
un’amazzone ribelle determinata a porre fine ai fascisti del
formaggio e a vendicare la morte del suo amato e lo splatter è
assicurato. Proiezione OV con sub ITA venerdì 24
novembre alle ore 12.00;
Home
Education– Le regole del male, nuovo horror
psicologico in arrivo al cinema giovedì 30 novembre distribuito da
Warner Bros. Pictures. Il film segna l’esordio alla regia di un
lungometraggio di Niada, regista italiano con base a Londra, e
vanta un cast internazionale che vede come protagonisti Julia
Ormond (Vento di Passioni), Lydia Page (Blue Jean) e
Rocco Fasano (SKAM Italia). Il film è una produzione Warner
Bros Entertainment Italia, Indiana Production, BlackBox Srl e con
Squareone Productions GmbH. Il regista e l’attore
Rocco Fasano saranno in sala per presentare l’anteprima esclusiva
del film venerdì 24 novembre alle ore 14.00;
alle 15.30 grandi nomi
saranno protagonisti del CINECOMIX PANEL sullo stretto
rapporto che lega la settima arte alla graphic novel,
un’interessante masterclass moderata dallo scrittore e giornalista
Luca Crovi, volto di riferimento del giallo all’italiana:
Paolo Barbieri, illustratore e autore di
fama internazionale, che ha realizzato innumerevoli copertine per
autori di culto quali Michael Crichton, George R. R. Martin,
Umberto Eco, Marion Zimmer Bradley, Herbie Brennan e Wilbur Smith e
tante altre prestigiose firme. Nel 2001 è stato direttore del
reparto colori alle scenografie in Aida degli alberi, film
d’animazione italiano di Guido Manuli e con la colonna sonora di
Ennio Morricone.
Lamberto Bava, grande icona del cinema
horror italiano famoso in tutto il mondo per aver diretto la
visionaria e feroce opera pop-rock-punk Demoni e aver
portato il mondo delle fiabe moderne in televisione con la serie
Fantaghirò. Lamberto Bava è stato anche aiuto-regista del
padre sul set del primo, indimenticabile, adattamento
cinematografico di Diabolik;
Daniele Serra, tre volte vincitore del
British Fantasy Award come “Best Artist” (2012, 2017 e 2021) e
finalista al World Fantasy Award 2021, ha realizzato cover,
illustrazioni interne e adattamenti a fumetti per autori del
calibro di Stephen King, Clive Barker, Ramsey Campbell, Joe R.
Lansdale e Joyce Carol Oates;
Andrea Ferro dei Lacuna Coil, grande
appassionato di cinema horror.
City Hunter The
Movie: Angel Dust: per celebrare i 35 anni della serie
animata, arriva il nuovo film tratto dal mitico manga di Tsukasa
Hojo, fenomeno cult negli anni ’80 che ha segnato un’epoca
conquistando fan in tutto il mondo, proiezione in
anteprima italiana OV con sub ITA venerdì 24 novembre alle ore
16.20;
The Well,
l’atteso e scioccante nuovo lungometraggio di Federico Zampaglione,
che dopo Shadow, ritorna al cinema horror di respiro
internazionale con un film sanguinario e spietato, ricco di
creature demoniache. Definito dalla critica anglosassone come “un
horror gotico dal sorprendente gusto moderno”, The Well si
propone come il film italiano più estremo e raccapricciante di
tutti i tempi, con un cast al femminile da brivido: Claudia Gerini
e Lauren LaVera di Terrifier 2.La
proiezione OV con sub ITA venerdì 24 novembre sarà introdotta dal
regista Federico Zampaglione, artista musicale poliedrico e
nuova stella del cinema gore italiano.
Le pellicole adolescenziali hanno da
sempre catturato molto l’attenzione del pubblico: fin dai primi
esempi di teen movie come Grease o The breakfast club, i
giovani spettatori come anche gli adulti amano ritornare anche solo
per qualche ora all’adolescenza (per come viene rappresentata nei
film!). Sulla scia di questi titoli,
Bottoms è allora un nuovo esempio di teen
movie che si adatta ai cambiamenti stessi della società. Diretta da
Emma Seligman (Shiva baby), la pellicola
ospita un cast formato da una nuova generazione di giovani attori:
Rachel Sennot (The idol) qui interpreta
Pj, mentre Ayo Edebiri (The bear) è nei panni
di Josie. Altre figure interessanti nel cast sono le due modelle
Havana Rose Liu e Kaia Gerber, figlia della nota ex
top model Cindy Crawford.
Bottoms: il nuovo fight
club
Pj e
Josie sono il classico duo di personaggi poco
considerati nel liceo ed entrambe sono innamorate delle due ragazze
più popolari della scuola, Isabel e
Brittany. Isabel ha però una relazione con il
capitano della squadra di football della scuola, la figura attorno
la quale si sviluppa praticamente tutta la vita scolastica:
Jeff. Dopo una lite tra i due, Isabel sale in
macchina di Josie e colpisce – seppur leggermente – Jeff messosi
davanti per non farle partire. Pj e Josie, convocate dal preside
per aver “gravemente ferito” Jeff, si giustificano dicendo di aver
creato un club di autodifesa per ragazze. Così danno inizio a
quello che ha tutta l’aria di essere un fight club: molte ragazze
della scuola aderiranno, tra cui anche Isabel e Brittany.
Questo permetterà a tutte di
sentirsi più forti e sviluppare un forte legame di amicizia (per
alcune anche oltre l’amicizia!). Ma il club non sembra essere ben
voluto da tutti: in una scuola in cui il centro di tutto è la
squadra di football, un club femminista di autodifesa così popolare
non può essere ben accetto. Tim, spalla di Jeff,
inizia ad indagare sul club, sul suo scopo e sulla sua nascita,
rivelando pubblicamente la verità e generando non poco
scompiglio.
Un teen movie LGBT+ friendly
La prima cosa che salta subito
all’occhio in Bottoms è la presenza di
due protagoniste dichiaratamente lesbiche che vivono
tranquillamente la propria omosessualità. Pur non trattandosi del
primo esempio di personaggi gay in nel genere adolescenziale (si
pensi alla serie Glee o al film Tuo, Simon), qui
si hanno delle particolarità. Prima di tutto, Pj e Josie sono
perfettamente a loro agio con loro stesse: la loro omosessualità
non è un qualcosa che loro stanno scoprendo nella fase
adolescenziale, non viene messa in dubbio da nessuno e viene
semplicemente accettata da tutti. È pur vero che al ritorno a
scuola Pj e Josie trovano le scritte Faggot #1 e #2 sui loro
armadietti (dispregiativo in inglese per omosessuale), ma ciò
dipende dal fatto che all’inizio le due sono viste come le
“sfigate” della scuola.
Un liceo fallocentrico e
maschilista
Fin dalle prime scene è dunque da
subito chiara la realtà della Rockbridge Fall high school: tutta
l’attività scolastica ruota solamente attorno alla squadra maschile
di football e più precisamente attorno a Jeff. Questo è un
atteggiamento sistemico, individuato non solo nei giocatori di
football, ma anche dallo stesso preside, che contribuisce al
verificarsi di ingiustizie all’interno del liceo, quelle stesse
ingiustizie da cui le protagoniste cercheranno di difendersi.
Bottoms: la lotta alla
violenza di genere
Un aspetto interessante del film è
dunque che, pur mantenendo un’atmosfera comica e leggera, affronta
tematiche di grande spessore, soprattutto nella società attuale. Il
corso di autodifesa dimostra a tutte le donne che possono avere una
potenza anche fisica pari agli uomini, o comunque una forza d’animo
ed un coraggio che compensano l’assenza di muscoli. In
Bottoms le ragazze riescono a combattere tra loro
e contro dei ragazzi grandi e muscolosi nelle scene finali.
Ma non è solo questo a ricordare a
tutte la propria forza. Il fight club diventa un luogo per tutte di
sorellanza e solidarietà, questa esperienza le ha rese più forti e
sicure di sé. Inoltre, le ragazze hanno anche la possibilità di
condividere l’una con l’altra i propri problemi, traumi o casi di
violenza. Sentiamo una delle ragazze parlare del proprio stalker,
che minaccia continuamente di ucciderla, e di come la polizia non
faccia nulla: si limita ad affermare che finché non ci prova
veramente loro non possono intervenire.
Già ritornando all’inizio della
pellicola si trova un esempio della moderna cultura di
colpevolizzazione della donna: quando Pj e Josie vengono convocate
dal preside questo afferma “perché non vi date una svegliata ed
imparate a difendervi da sole senza investire qualcuno?”. Si
tratta ovviamente di una situazione comica, non essendoci stata
nessuna effettiva violenza o incidente, ma già questo fa
comprendere quanta importanza viene data a Jeff e quanta poca alle
ragazze, la cui versione delle vicende non viene neanche
considerata e la colpa viene fatta ricadere interamente su di loro,
colpevolizzandole. Bottoms, dunque, punta a scardinare
queste basi per impostarne di nuove, fondate sulla lotta alla
violenza di genere.
Continuano i racconti
antologici della serie Fargo, arrivata al quinto ciclo che
riporta gli spettatori nel Midwest, tra Minnesota e North Dakota,
nel 2019. La stagione, guidata da Juno Templee
Jon Hamm, sembra recuperare i canoni dei primi anni,
riportando in primo piano una violenza annichilita dal mondo in cui
infuria.
Fargo 5, la trama
Protagonista della storia
è Dorothy ‘Dot’ Lyon, una classica casalinga del Midwest che, in
occasione di un’assemblea scolastica, perde il controllo e viene
arrestata dalla polizia. In quest’occasione, l’apparentemente dolce
e indifesa Dot riesce però a uscire su cauzione, recuperata
dall’incredulo marito Wayne (David Rysdahl), che
non si capacita di come la minuta e dolce moglie si sia lasciata
coinvolgere nei disordini scoppiati all’assemblea. Ci viene
presentata poi anche la famiglia di Wayne, in particolar modo sua
madre e suocera di Dot, Lorraine Lyon (Jennifer Jason
Leigh), una donna ricca e potente, dalle idea
continuamente repubblicane che sembra non approvare molto il
matrimonio del figlio, nonostante ormai duri da diversi anni, con
tanto di figlia quasi adolescente. Tutto sembra tornare alla
normalità, fino a che Dot viene aggredita in casa e rapita da due
brutti ceffi. Wayne, disperato e spaventato, chiama subito la
polizia, e si rivolge a sua madre: è infatti convinto che presto
verrà richiesto un riscatto e solo le tasche di mammina potranno
aiutarlo a riavere a casa sua moglie.
Ma ancora una volta,
sorprendendo per primo lo spettatore, Dot riesce a scappare,
rivelandosi un incrocio letale tra Commando e McGyver, e ritorna a
casa, fingendo che nulla sia accaduto. Non troppo lontano da lì,
Roy Tillman, sceriffo del North Dakota, incontra il rapitore di
Dot, chiedendogli come mai non sia riuscito a riportargli sua…
moglie. Accompagnato dal maldestro figlio Gator (Joe
Keery), che ha un fortissimo desiderio di dimostrare il
suo valore, Roy porterà avanti il suo proposito, mentre Dot, ormai
allertata, è pronta a far riemergere tutti i segreti del suo
passato misterioso.
Al timone c’è Noah
Hawley
Fargo
5 porta la firma di Noah Hawley, che
ricopre le vesti di showrunner, produttore esecutivo, sceneggiatore
e regista di alcuni episodi. La sua presenza regala una grande
coesione alla storia e contribuisce a renderla avvincente,
soprattutto perché da un punto di vista tematico questo quinto
ciclo appare leggermente meno ambizioso di quelli precedenti,
seppure riesce comunque a costruire un’immagine di un’America che
ci piacerebbe appartenesse al recente passato ma che invece è
ancora estremamente attuale.
L’ambientazione nel 2019,
un passato recentissimo, quindi ma un mondo completamente diverso
che non aveva ancora conosciuto la pandemia moderna, proietta la
storia in un contesto trumpiano che stabilisce immediatamente il
tono e anche la caratterizzazione di alcun personaggi che si
rivelano poi il vero e proprio cuore della storia. Juno Temple dimostra dei colori inediti, anche
se non insospettati, dato che se pure ha raggiunto il successo
globale di recente grazie a Ted Lasso, circola da
davvero tanto tempo, nonostante la giovane età, e di esperienza ne
ha moltissima. Quasi quanta quel consumato guascone di
Jon Hamm che per il suo sceriffo Roy Tillman, un uomo
senza legge se non la sua, mette in gioco non più il fascino a là
Don Draper che lo ha reso maledettamente amabile, ma una fisicità
ingombrante e sgradevole, un volto duro, un aspetto ottuso e allo
stesso tempo dall’intelligenza sorprendente, estremamente
minaccioso.
Fargo 5 brilla
principalmente nella scrittura dei dialoghi, firmati come detto da
Hawley, che si caratterizzano per l’umorismo che viene mescolato
all’acume e alle formule sintattiche astruse che con scioltezza
vengono pronunciate dagli interpreti, i quali aggiungono brio e
saggezza. In questi scambi cadenzati e contorti, pervasi da
un’atmosfera cupa e sospesa, che spesso si affaccia nei territori
dell’assurdo, rintracciamo un ritorno alle origini, alla prima
stagione e addirittura all’originale film dei Cohen che ha ispirato
il progetto in primo luogo.
Il tono della stagione è
bizzarro, stravagante, e sembra tener conto, in maniera tacita e
sottile del caos che sarebbe arrivato di lì a pochi mesi, l’evento
che avrebbe stravolto il mondo, e per certi versi Hawley racconta
un cosmo allo sbando che è in attesa inconsapevole della
catastrofe, sia nel mondo reale che in quello immaginato nello
show. Questo equilibrio costante tra reale e iper-reale conduce la
serie sul filo del caos, dove sembra trovare la sua perfetta
dimensione esistenziale.
Emily Blunt è un
po’ come
Mary Poppins: praticamente perfetta. Nel giro di dieci anni
circa, a partire dalla sua apparizione ne Il diavolo veste Prada, l’attrice è stata in
grado di costruirsi una carriera interessante e variegata,
interpretando ruoli diversissimi: dura, brillante, calda e materna,
sarcastica.
2. Ha svolto anche diversi
ruoli da doppiatrice. Oltre a recitare davanti la macchina
da presa, la Blunt si è in diverse occasioni cimentata anche come
doppiatrice. Nel 2009 ha infatti dato voce al personaggio Juliet
Hobbes nell’episodio Lisa the Drama Queen, presente nella
ventesima stagione dei Simpson. In seguito è stata
Giulietta in Gnomeo & Giulietta (2011) e ha dato voce a
Nahoko Satomi nella versione inglese del film d’animazione
giapponese Si alza il vento (2013). È poi stata Zoe in
Animal Crackers (2017), Tempest Shadow in My Little
Pony: Il film (2017) e ha ripreso i panni di Giulietta in
Sherlock Gnomes (2018).
3. Ha recitato anche in
alcune serie televisive. Dopo aver partecipato ad alcuni
film televisivi all’inizio della sua carriera, la Blunt ottiene nel
2005 un ruolo di rilievo nella serie Empire, recitando in
sei episodi nei panni di Camane. Ad oggi quella è stata la sua
unica partecipazione ad una serie televisiva, ma attualmente è
impegnata nelle riprese di The English, dove ricoprirà il
ruolo di Cornelia Locke. Qui protagonista, la Blunt darà vita ad
una donna in cerca di vendetta verso l’uomo che ritiene
responsabile della morte di suo figlio.
Emily Blunt è finalmente su
Instagram
4. Non ha possiede un
profilo sul social network fino al Luglio del 2023.
L’attrice ha in più occasioni dichiarato di non essere una grande
fan dei social network, dove troppo spesso la vita privata si
mescola con quella pubblica. Proprio per perseguire il desiderio di
non condividere troppo di sé, la Blunt ha deciso di non possedere
alcun account ufficiale sul social Instagram né su altri social.
Almeno fino a Luglio del 2023, quando a sorpresa ha aperto un
proprio profilo instagram con il nickname di 1eblnt
Emily Blunt, John Krasinski e le
figlie Violet e Hazel
5. Emily Blunt e John
Krasinski vogliono una grande famiglia insieme. Emily
Blunt e John Krasinski
si sono fidanzati nel 2009, per poi sposarsi nel 2010 sul Lago di
Como. Da quel momento sono diventati una delle coppie più amate del
mondo di Hollywood, noti per la chimica che li unisce ma anche per
le loro diverse collaborazioni insieme. I due hanno già due
bambine, Hazel e Violet, nate rispettivamente nel 2014 e nel 2016,
ma a quanto pare ne sembrano pronti ad avere anche altri figli. La
Blunt stessa ha infatti raccontato al Telegraph della
loro volontà di dar vita ad una famiglia numerosa, considerando che
entrambi vengono a loro volta da nuclei famigliari con molti
figli.
6. A quiet place –
Un posto tranquillo è stato ispirato dalla nascita della
loro seconda figlia. Acclamato dal pubblico e dalla
critica, A Quiet Place è stato un successo commerciale che
vede come protagonisti proprio John Krasinski e Emily Blunt. Ciò
che pochi sanno, è che il film è stato in parte ispirato dalla
nascita della loro secondogenita. La prima copia della
sceneggiatura è stata ultimata tre settimane dopo la nascita della
bambina, e Krasinski ha riposto nella storia il “vivere nella
speranza di tenerla al sicuro, di tenerla in vita“. Oltre
l’horror, il film si concentra infatti sul tema della genitorialità
e di cosa un genitore è disposto a fare per i propri figli.
Emily Blun in A Quiet Place
7. Emily Blunt è stata la
prima e unica scelta per A
Quiet Place – Un posto tranquillo.
John Krasinski e Emily Blunt, marito e moglie, hanno lavorato
come una vera squadra per Un posto tranquillo. Lei ha
letto la riscrittura del marito e l’ha incoraggiato a dirigere il
film, e l’ha informato del fatto che non avrebbe lasciato a nessuna
interpretare il ruolo di Evelyn: era suo e basta. Krasinski ha
raccontato di aver preso ciò in modo molto positivo: l’entusiasmo
della moglie per il copione e il desiderio di recitare con lui sono
stati “il più grande complimento della mia carriera“.
Emily Blunt in Il diavolo
veste Prada
8. Ha personalmente
caratterizzato il suo personaggio. In Il diavolo veste Prada la Blunt, qui in una delle sue
prime interpretazioni di grande importanza, ricopre la parte di
Emily, collega della protagonista. Questo personaggio non era stato
pensato come inglese, ma la Blunt pensava che sarebbe stato
interessante renderla tale e riuscì a convincere i produttori di
questa idea. In diverse scene, inoltre, la si può vedere correre
sullo sfondo, in modo del tutto improvvisato. L’attrice sentiva
infatti che il suo personaggio sarebbe stato sempre impegnato e
voleva tenerla in attività nel film.
Emily Blunt in Oppenheimer
9. Interpreta la moglie di
Oppenheimer. In Oppenheimer,
il nuovo film di Christopher
Nolan, la Blunt ricopre il ruolo di Katherine
“Kitty” Oppenheimer, ovvero la moglie del fisico
protagonista. Biologa, botanica ed ex membro del Partito Comunista
d’America, Katherine ha assistito Oppenheimer nel corso dell’intero
Progetto Manhattan che ha portato alla realizzazione della bomba
atomica. Per interpretarla, la Blunt si è basata su alcuni testi
biografici, fotografie e altri materiali di questo tipo.
Emily Blunt: età e altezza dell’attrice
10. Emily Blunt è nata il
23 febbraio 1983 a Londra, in Inghilterra. L’attrice è
alta complessivamente 1.70 metri.
Le pellicole di Novembre al cinema
di questa settimana racchiudono il meglio del nostro cinema
italiano. Dopo le anteprime italiane durante l’ultima edizione
della Festa del Cinema di Roma
arrivano questo giovedì il nuovo film di Antonio
Albanese e la nuova favola di Alice
Rohrwacher che ha conquistato la critica già da maggio a
Cannes. Di grande importanza è poi l’uscita in sala di
Napoleon, il film di Ridley
Scott dedicato al celebre imperatore francese. Questi e
altri titoli vanno dunque ad aggiungersi a titoli già al cinema
come
Hunger Games – La
ballatadell’usignolo e del serpente e
C’è ancora domani, con quest’ultimo in sala da ormai un
mese.
Vediamo insieme le pellicole di novembre da oggi al
cinema
Cento Domeniche
Antonio Albanese torna dietro la
macchina da presa per uno dei suoi film più personali visto che è
stato girato ad Olginate in provincia di Lecco, il suo paese di
origine. Cento
Domeniche è incentrato sulle vicissitudini di
Antonio, un ex operaio che conduce un’esistenza tranquilla fin
quando non riceve la notizia che Emilia, la sua unica figlia, si
vuole sposare. Colmo di gioia decide di pagare le spese necessarie
con i risparmi di una vita, scoprendo però che il direttore della
banca di cui si fidava è scappato con i soldi di alcuni clienti e
tra cui i suoi. Nel cast oltre all’attore e regista protagonista,
anche Sandra Ceccarelli, Elio De Capitani e
Giulia Lazzarini.
Fisherman’s Friends
Il
secondo titolo di queste pellicole di novembre è
Fisherman’s
Friends di Chris Foggin, storia
vera della band musicale di canzoni marinaresche della Cornovaglia.
Un film brillante, ma al tempo stesso profondo e ricco di
insegnamenti di vita, interpretato da un cast composto d’attori
britannici, tra cui James Purefoy, Daniel Mays, Meadow
Nobrega e David Hayman. La storia parte da quando Danny,
un dirigente musicale londinese cinico e dalla vita frenetica, si
reca a malincuore in Cornovaglia per l’addio al celibato del suo
collega Henry. Lì viene ingannato dal suo capo Troy per cercare di
ingaggiare un gruppo di pescatori che cantano canzoni marinaresche.
Il protagonista ovviamente avrà il difficile compito di conquistare
il rispetto dell’improbabile boy band composta da Jim, Jago,
Leadville e Rowan, dei veri “lupi di mare” che credono nel valore
dell’amicizia e della comunità piuttosto che ai soldi, alla fama e
alla fortuna.
Heartless – Senza
Cuore
Heartless – Senza
Cuore è un lungometraggio ambientato nell’Estate del
1996, a nord-est del Brasile. La protagonista è Tamara che si gode
le ultime vacanze prima di trasferirsi nella capitale per gli
studi. Un giorno sente parlare di una ragazza soprannominata “Senza
Cuore”, e la giovane inizierà a prova un’attrazione crescente per
questa misteriosa giovane. Questo film in Italia è già stato
presentato quest’anno a Venezia 80 nella sezioni Orizzonti ed è
l’esplorazione in forma di lungometraggio dell’omonimo
cortometraggio del 2014 dei registi brasiliani Nara
Normande & Tiao.
Il paese dei jeans in Agosto
Questo film è l’opera prima della
regista Simona Bosco Ruggeri, nel quale mette in
scena l’amore nei nostri tempi. Il paese dei jeans in
Agosto è una commedia che racconta l’universo fra i
social e la socialità di una piccola provincia italiana, un tempo
isolata da tutto, ora connessa fortemente grazie ad internet. Il
protagonista è Carlo, un giovane di 26 anni, ex vip ed ora
ovviamente influencer alla ricerca perenne di soldi, che conosce
Luisa, una ragazza ricca con cui inscenerà una perfetta relazione e
storia d’amore fatta di foto su Instagram e gite da sogno. Chissà
se alla fine di tutto questo nascerà un amore vero tra @IlCarlito e
@LaRosetti. Il cast principale è formato da giovani attori come
Lina Siciliano, Pasquale Risiti e Ludovica
Coscione con la partecipazione straordinaria di
Nunzia Schiano.
In fila per due
Tra le novità di novembre al cinema
vi è anche In fila per due, una commedia
italiana con per protagonisti
Francesca Chillemi, Andrea Di Maria e
Ilaria Rossi. Il film è ambientato in un paese
alle falde del Vesuvio, dove il protagonista che si chiama Germano,
trentacinquenne pigro, vive una storia d’amore con Sonia, sua
coetanea tanto bella, ovviamente interpretata dalla ex Miss Italia,
quanto gelosa e possessiva. Una scossa di terremoto di origine
vulcanica, fa scattare il piano di evacuazione che prevede il
trasferimento degli abitanti del paese verso un altro Comune
gemellato e finalmente Germano forse potrà allontanarsi dalla sua
ragazza.
La Chimera
Dopo il passaggio al Festival
di Cannes e poi a quello di Roma, finalmente esce in sala la
nuova opera cinematografica di Alice Rohrwacher. La
Chimera ci porta indietro nel tempo esattamente
negli anni Ottanta, nel traffico clandestino dei manufatti storici,
alimentato dai “tombaroli”. Il film racconta la storia di un
archeologo britannico interpretato da Josh
O’Connor, che viene coinvolto nel mercato nero di reperti
storici preziosi, rubati dalle tombe durante gli scavi in Toscana.
Nel cast anche la sorella Alba Rohrwacher ed
Isabella Rossellini.
Mary e lo spirito di
mezzanotte
Tra le novità di novembre al cinema
arriva anche Mary e lo spirito di
mezzanotte, film d’animazione scritto e diretto dal
maestro Enzo d’Alò, arrivato
alla sua settima produzione. La storia racconta di Mary una bambina
di 11 anni che ama cucinare e spera di entrare nella prestigiosa
scuola locale ma sua madre Scarlett, non ha né il tempo né
l’abilità di seguirla in cucina. Chi invece la sostiene è la nonna
Emer, che però finisce in ospedale per un improvviso e grave
malore. Per allenarsi e rendere il suo soggiorno in ospedale più
piacevole, Mary decide comunque di cucinarle qualcosa, prendendo
spunto da un vecchio ricettario di famiglia e facendosi aiutare da
Tansey, una misteriosa ragazza che sembra conoscere molto bene la
nonna. Questo è l’unico titolo tra i nuovi usciti a Novembre adatto
a tutta la famiglia.
Napoleon
Il Premio Oscar Joaquin Phoenix
dopo essere stato Commodo ne Il gladiatore nel 2000,
ritrova Ridley Scott con Napoleon, dove indossa i
pesanti panni di Napoleone Bonaparte. Un
personaggio storico complesso che in questa pellicola di novembre
viene inquadrato dalle sue origini alla carriera nell’esercito,
fino all’ascesa come Imperatore. La storia è raccontata attraverso
la relazione con la sua prima moglie, Giuseppina, l’attrice inglese
Vanessa Kirby.
In Napoleon ritroviamo le celebri battaglie combattute dal
leader militare e l’insaziabile ambizione, mossa dalla sua mente
strategica.
Autore di kolossal storici come
I duellanti, Il gladiatore e
Le crociate, il regista
Ridley Scott è
ora riuscito, dopo anni e anni di tentativi, a realizzare un nuovo
progetto di questo genere: Napoleon
(qui la recensione). Un film
biografico sulla storia vera del celebre imperatore francese
ricordato tanto per le sue vincenti strategie belliche quanto per
le proprie manie di grandezza, che lo hanno infine portato a
spingersi troppo oltre e a distruggere quanto fino a quel momento
costruito. Il film di Scott, in sala dal 23
novembre e con il premio Oscar Joaquin Phoenix nel
ruolo di Napoleone Bonaparte, ripercorre dunque la
principali vicende della vita di tale influente figura storica, tra
imprese militari, politiche e anche sentimentali.
Nel film si esplora infatti anche il
rapporto turbolento di Napoleone con la moglie
Giuseppina, interpretata da Vanessa Kirby.
Un rapporto dal quale emergono tutte la manie di possessione e le
insicurezze de feroce imperatore. Come già avvenuto per i
precedenti kolossal storici di Scott, ma anche in generale con
tanti film storici, anche
Napoleon riporta però diverse inesattezze storiche, con il
regista che sembra più interessato ad intrattenere che non a
fornire un accurato resoconto storico. D’altronde, a chi gli ha
rivolto critiche di questo tipo, il regista ha prontamente
replicato con un’esilarante risposta. Ma,
senza sminuire il valore del film, vediamo quali sono queste
inesattezze storiche presenti in Napoleon.
Napoleone non “è venuto dal
nulla” e non “ha conquistato tutto“
Un poster promozionale del film
include uno slogan provocatorio, come spesso avviene nelle campagna
pubblicitarie. Questo riporta “È venuto dal nulla. Ha
conquistato tutto“. Tuttavia, è bene partire dal sottolineare
che il padre di Napoleone, Carlo Bonaparte, era un
aristocratico, e con la madre Maria Letizia
Ramolino – discendente di nobili toscani e lombardi –
vivevano tutti e tre nella loro casa ancestrale in Corsica, dove il
futuro imperatore è cresciuto. Il padre di Napoleone divenne
inoltre rappresentante della Corsica alla corte di Luigi
XVI e per di più la famiglia Bonaparte discendeva
anche da nobili toscani emigrati in Corsica nel XVI secolo.
Tuttavia, è riconosciuto che si trattava di una famiglia nobiliare
in decadenza, anche a seguito delle rivolte contro la monarchia
francese.
Per quanto riguarda l’affermazione
che “conquistò tutto“, nonostante i suoi sforzi Napoleone
non conquistò mai la Gran Bretagna. La sua progettata invasione non
fu mai nemmeno tentata. Anche se una forza d’invasione si radunò
sulla costa francese, le campagne di Napoleone in Austria e in
Egitto fecero sì che non partisse mai per le coste britanniche. I
piani furono definitivamente accantonati nel 1802, quando il
Trattato di Amiens pose fine alle ostilità tra Gran Bretagna e
Francia. Si tratta dunque di un esagerazione promozionale volta a
sottolineare le grandi aspirazioni di questo personaggio larger
than life, ma la realtà dei fatti è appunto un’altra.
Napoleone era davvero presente
all’esecuzione di Maria Antonietta?
Il 16 ottobre del
1793Maria Antonietta, regina di
Francia nonché l’ultima regina dell’ancien régime, venne
giustiziata pubblicamente a Parigi tramite la ghigliottina. Le
prime scene del film mostrano proprio tale evento, con Napoleone
presente tra la folla ad assistervi. Tuttavia, nella realtà,
l’autunno del 1793 fu un periodo particolarmente impegnativo per
Napoleone, visto il suo ruolo sempre più importante
nell’assedio di Tolone. I ribelli federalisti
avevano consegnato la flotta francese all’ammiraglio britannico
Samuel Hood, e il giovane ufficiale di artiglieria
comandò l’operazione, riconquistando la flotta. È quindi da
ritenere altamente improbabile che si sia recato a Parigi in
ottobre per essere tra la folla che assisteva all’esecuzione della
regina Maria Antonietta.
Napoleone ha davvero sparato contro
le piramidi?
Una delle campagne militari più
importanti di Napoleone, il cui successo lo condusse poi al
diventare una figura di sempre maggior spicco in Francia, fu quella
condotta in Egitto nel 1798.
L’eredità culturale della campagna è visibile ancora oggi nella
fornitissima sezione di egittologia del Louvre, ma al di là della
sua importanza storica fu anche teatro di numerose atrocità. A un
certo punto, diverse migliaia di soldati ottomani furono fucilati o
gettati in mare per ordine di Napoleone, invece di essere fatti
prigionieri. Ciò che non accadde, contrariamente a quanto mostrato
dal film, è l’ordine che Napoleone diede di sparare con i cannoni
contro le piramidi, per dar prova del suo immenso potere e
spaventare i nemici.
Lo storico Dan Snow
ha infatti detto riguardo a tale scena che “un cannone da 12
libbre che spara alla massima elevazione può colpire la cima delle
Piramidi da quella distanza? Ne dubito fortemente. Inoltre
Napoleone non ha mai sparato alle Piramidi e la cosiddetta
Battaglia delle Piramidi non è stata combattuta letteralmente alla
base delle Piramidi“. Anche in questo caso, dunque, si tratta
di una scena pensata dallo sceneggiatore David
Scarpa e approvata da Scott con il fine di intrattenere e
mostrare il potere di Napoleone, sintetizzando così la sua
vittoriosa campagna in Egitto.
Napoleone si incorona da solo
Dopo le campagne in Egitto,
Napoleone tornò in Francia nel 1799. Il comandante
militare fu testimone di un clima politico in continua evoluzione,
poiché il governo post-rivoluzione (noto come
Direttorio) stava perdendo forza. Formando un
proprio governo, noto come Consolato, con alleati
come il fratello Luciano, Napoleone esercitò il
proprio potere autoritario sul Paese. In La Rivoluzione
francese, François Furet descrive come
Napoleone si incoronò capo del Consolato (Console) e mantenne
questa posizione dittatoriale per circa un decennio. Era solo
questione di tempo prima che Napoleone si incoronasse imperatore di
Francia nel 1804. Il libro di McLynn offre inoltre una prospettiva
più ampia su ciò che spinse a questa decisione.
Già esercitando i suoi poteri come
console, Napoleone continuò ad affrontare l’opposizione dei
realisti attraverso numerosi attentati. Egli utilizzò allora questi
complotti sventati per giustificare la necessità di un sistema di
governo più severo, simile a un antico meccanismo di potere
imperiale romano. Facendo di se stesso il centro di questo sistema,
Napoleone organizzò una sontuosa cerimonia di incoronazione.
Papa Pio VII officiò la cerimonia, anche se fu
Napoleone stesso a sottrarre la corona dalle mani del pontefice e a
porla da sé sulla propria testa. Con questo gesto, che fece
scandalo, il nuovo imperatore voleva dimostrare di essersi meritato
quel ruolo e di non averlo ricevuto unicamente per grazia
divina.
Il rapporto tra Napoleone e
Giuseppina
Grande importanza
in Napoleon la ha anche la famosa moglie di
Napoleone, l’imperatrice Giuseppina. Nata
Marie-Josèphe-Rose Tascher de La Pagerie,
rimase vedova del marito ucciso durante la Rivoluzione francese,
avendo però con sé i due figli avuti da lui. Fu però imprigionata e
liberata solo una volta terminato il periodo di terrore di quegli
anni. Nel 1795 conosce Napoleone e pur non essendo
interessata ad un nuovo matrimonio, il crescente potere del futuro
imperatore la spinsero ad unirsi a lui in quanto le garantiva
sicurezza finanziaria e stabilità dopo gli orrori della sua
prigionia. Napoleone modificò il suo secondo nome e da allora la
chiamò Joséphine.
L’ardore di Napoleone per la moglie
è evidente nelle numerose lettere che le scrisse durante la sua
assenza dovuta alle campagne militari. Spesso le scriveva più di
una volta al giorno. Dalle lettere, arrivate sino a noi, si
riscontrano parole che oscillano tra desiderio, lussuria,
possessività, insulti e accuse, come dunque mostrato nel film.
Sempre come raccontato in Napoleon, la scarsa frequenza
delle risposte di Joséphine irritò Napoleone. Lei era impegnata,
avendo trovato un amante subito dopo la sua partenza, ma anche il
generale intraprese numerose relazioni, spingendo Joséphine a
ricambiare finalmente il desiderio che lui le aveva dimostrato.
Quando Napoleone divenne tiepido nei suoi confronti, lei rispose
con spese ingenti e ricatti emotivi.
Napoleone, infine, perdonò
Joséphine, ma per via di interessi personale: avere una famiglia
rafforzava il suo potere politico e le capacità diplomatiche della
moglie erano preziose. Giuseppina era popolare e possedeva la
grazia e le maniere che a lui mancavano. Incarnava il suo potere
con il suo modo di vestire, il suo comportamento, la sua collezione
d’arte e i suoi gioielli che rivaleggiavano con quelli di Maria
Antonietta. Dal momento in cui Napoleone divenne imperatore,
tuttavia, il rapporto di forza tra i due si invertì e Giuseppina
finì con l’essere pressoché una prigioniera del controllo
soffocante di Napoleone, che aveva sempre più limitato la sua
libertà sociale.
Il divorzio di Napoleone e
Giuseppina
Nel 1809 i due,
tuttavia, divorziarono a causa dell’incapacità di lei di produrre
un erede, unica cosa che apparentemente interessava a Napole. Egli
lo dichiarò stoicamente al momento del divorzio, affermando che
quella separazione avveniva “nell’interesse della
Francia“. Napoleone rimase però sempre legato a quella che
considerava sua amica per la vita e si assicurò che Giuseppina
mantenesse il suo titolo di imperatrice, il suo alloggio e la sua
indennità. Lei isse dunque gli ultimi anni della sua vita nel
castello di Malmaison, vicino a Parigi. Nonostante
il successivo matrimonio con l’arciduchessa Maria Luisa
d’Austria e la nascita di un erede, Napoleone mantenne una
dedizione e una cordiale corrispondenza con l’ex moglie.
Lei, dal canto suo, sostenne
Napoleone fino all’esilio sull’isola d’Elba nell’aprile del
1814, con quella notizia che la turbò molto.
Quando Giuseppina morì poche settimane dopo, di polmonite, le sue
ultime parole, stando a quanto riportato, furono “Bonaparte…
Elba… Re di Roma“. La storia di Napoleone e Giuseppina, come
mostrato in Napoleon, è dunque quella di due individui
emotivamente disfunzionali, nati e cresciuti in un clima di
rivoluzioni. Sebbene la spinta alla conquista di Napoleone non
derivasse dal loro burrascoso matrimonio ma dal suo personale
desiderio di vittoria, è certo che la presenza di Joséphine
rafforzò notevolmente il suo valore politico.
La battaglia di Austerlitz
L’inizio della caduta di Napoleone
ebbe inizio quando le nazioni nemiche della Francia formarono la
Terza coalizione. Tra il 1803 e il 1805, la
Gran Bretagna unì le forze con
l’Austria e la Russia per fermare
l’avanzata di Napoleone e del suo esercito. La sconfitta nella
battaglia navale di Trafalgar nel 1805 contro gli inglesi fu una
grande battuta d’arresto per Napoleone, ma l’imperatore francese
riuscì a riconquistare il suo potere sull’Austria e sulla Russia
sconfiggendo entrambi i loro eserciti nella battaglia di
Austerlitz dello stesso anno. Lo scontro, avvenuto il
2 dicembre 1805 presso il fiume Cezava costò ai
francesi circa 7 mila uomini, agli alleati circa 30 mila. A
differenza di quanto viene mostrato in Napoleon, tuttavia,
Napoleone non escogitò nessuna trappola legata al lago
ghiacciato.
La campagna in Russia e l’esilio
all’isola d’Elba
Napoleone continuò dunque ad
esercitare l’influenza territoriale del suo impero, trovando però
una significativa battuta d’arresto con la campagna di
invasione della Russia, avvenuta nel 1812. Il libro
Napoleone di Felix Markham del 1963
spiega come la maggior parte delle forze napoleoniche sia in
quell’occasione morta di fame e di freddo poiché Napoleone si era
spinto troppo in là con i tempi, andando incontro al temibile
inverno russo. Anche se i francesi causarono perdite considerevoli
all’offensiva russa, la capitale Mosca fu bruciata dai suoi stessi
abitanti, che preferirono tale epigolo alla conquista nemica. I
resti bruciati della città non lasciavano intendere alcun
rifornimento e l’esercito di Napoleone continuò dunque a
impoverirsi e a patire fame e gelo. A causa della sconfitta
militare, Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba nel 1814, dove
rimase fino al marzo del 1815, quando furtivamente tornò a
Parigi.
La battaglia di Waterloo
Sbarcato a Golfe
Juan, vicino ad Antibes, Napoleone
rientrò a Parigi senza incontrare opposizione, riconquistando il
potere per il periodo detto dei “cento giorni”, proprio come
mostrato in Napoleon. Durante questi, preparò un nuovo
scontro con i suoi amici, che culminò con la battaglia di
Waterloo. Questa si svolse il 18 giugno
1815 e vide contrapposte le truppe francesi guidate da
Napoleone Bonaparte agli eserciti britannico-olandese-tedesco del
Duca di Wellington e prussiano del feldmaresciallo
Gebhard Leberecht von Blücher. Fu una delle più
combattute e sanguinose battaglie delle guerre napoleoniche, nonché
l’ultima battaglia di Napoleone, che segnò la sua definitiva
sconfitta.
Due giorni prima di Waterloo i
francesi avevano sconfitto i prussiani nella battaglia di
Ligny, ma Wellington, informato che Blücher era riuscito a
riorganizzare il suo esercito e sembrava intenzionato a marciare in
suo aiuto, prese la decisione di rischiare una battaglia contro le
forze di Napoleone. Il generale britannico schierò i suoi uomini in
difesa lungo la scarpata di Mont-Saint-Jean,
vicino alla strada per Bruxelles, confidando
nell’aiuto dei prussiani. Napoleone sferrò una serie di sanguinosi
attacchi contro le linee britanniche a partire dalle ore 11:30 e
nel tardo pomeriggio sembrò vicino alla vittoria, ma l’ostinata
resistenza del nemico e l’arrivo in massa dei prussiani posero fine
alla battaglia e all’impero di Napoleone. Napoleon
riproduce tali eventi, pur attuandone ovviamente una sintesi.
La morte di Napoleone e le sue
ultime parole
Napoleon si conclude con
l’esilio di Napoleone a Sant’Elena dopo la
sconfitta subita a Waterloo. Dopo aver trascorso sei anni
sull’isola, Napoleone morì il 5 maggio del
1821, all’età di 51 anni. Il cancro allo stomaco è
ampiamente considerata la causa della morte, stabilita sul rapporto
dell’autopsia del medico di Napoleone, François Carlo
Antommarchi. Teorie cospiratorie hanno però indicato un
possibile avvelenamento intenzionale da arsenico, ma sono state
successivamente smentite da Philip Corso e
J. Thomas Hindmarsh in The Death of Napoleon:
The Last Campaign. Napoleone poté avere una degna sepoltura a
Parigi solo nel 1840. Le sue ultime parole, similmente a quelle di
Giuseppina, furono: “La Francia… l’esercito… il capo
dell’esercito… Joséphine“, mentre il film riporta solo
“Francia, esercito, Giuseppina”.
Il regista Andrew
Davis ha vissuto un periodo di grande successo nei primi
anni ’90 con film come Trappola in alto mare
(1992) e Il
fuggitivo (1993). Quest’ultimo, in particolare,
si è distinto per aver guadagnato oltre 400 milioni di dollari al
botteghino a fronte di un budget di soli 44 milioni, ottenendo
recensioni entusiaste e 7 nomination al premio Oscar, tra cui
quella del Miglior Film. Tale titolo viene ora riproposto
nelle sale statunitensi per il suo 30° anniversario e, durante la
promozione, Davis ha rivelato il motivo per cui ritiene che quel
film abbia avuto più successo di molti thriller moderni.
Parlando con Comicbook.com, il regista ha
infatti spiegato che secondo lui il fascino de Il
fuggitivo è la sua teatralità, mentre i thriller moderni si
concentrano troppo sul realismo. “L’incedere del film e il suo
ritmo… è un’interessante linea di demarcazione tra le cose che oggi
sono tagliate così velocemente che si fa fatica a seguire quello
che succede“, ha detto il regista, continuando poi con: “E
i personaggi borbottano quando parlano ora, è una specie di realtà…
ci sono attori che borbottano per tenersi legati alla realtà, ma
così non si riesce a capire le loro parole“.
“Il fuggitivo penso che abbia
una struttura più classica in termini di come le informazioni
vengono date alle persone e di come le si segue nel corso della
narrazione“, ha concluso Andrew Davis. Riguardo a cosa
rende rilevante il suo film ancora oggi, egli sembra poi non avere
dubbi: “Certamente si è discusso molto del ruolo delle case
farmaceutiche e del loro agire scellerato nel mettere in commercio
farmaci che fanno male alle persone. La storia di base de Il
fuggitivo è proprio questa: un medico che dice: ‘Questo Provasic fa
sanguinare la gente’ e loro devono farlo tacere perché vogliono
fare soldi. È una storia molto attuale“.
Come noto a chi ha visto il film
del MCU, The
Marvels (qui la recensione), la scena dopo i titoli di coda
propone Monica Rambeau intrappolata in un altro universo dopo aver
richiuso il buco nel tessuto spaziale aperto dal villain del film.
In questa nuova realtà la sua defunta madre, Maria Rambeau è la
supereroina cosmica nota con il nome di Binary, nonché alleata del
mutante Bestia degli X-Men. Quest’ultimo compare a sua volta in
scena, interpretato dall’attore che già gli aveva dato corpo in
X-Men – Conflitto
finale, Kelsey Grammer.
Proprio Grammer rompe ora il
silenzio sul suo cameo, affermando di essere convinto che non si
tratta dell’ultima volta che il pubblico vedrà Bestia nel Marvel Cinematic Universe. “È
mia speranza, che lo rivedrete. Posso dire con una certa sicurezza
che lo rivedrete. Mi piacerebbe molto“, ha dichiarato a
TheWrap l’attore, oscillando
però tra certezza e speranza personale. La sua apparizione nel film
ha in ogni caso spiegato dove sono stati fino ad ora gli X-Men del
MCU, ovvero in un universo
differente da quello di cui si è fino ad oggi raccontato.
Kelsey Grammer si è poi detto
“molto soddisfatto” delle reazioni dei fan al cameo,
aggiungendo: “Ho sempre voluto interpretarlo di nuovo. Lo
considero un personaggio straordinario, un vero e proprio
personaggio di gravitas e importanza nella nostra cultura. Sono
felice che Bestia sia tornato e spero che sia tornato in modo
concreto“. Se davvero Bestia dovesse ricomparire nel MCU, è difficile stabilire che
ruolo potrebbe effettivamente avere, ma data la sua immensa
sapienza potrebbe certamente tornare utile al gruppo per sventare
le minacce che incombono sul Multiverso.
The Marvels, quello che c’è da sapere sul film
The
Marvels, il sequel con protagonista il premio
Oscar Brie
Larson, sarà sceneggiato da Megan McDonnell,
sceneggiatrice dell’acclamata serie WandaVision.
Sfortunatamente, Anna
Boden e Ryan Fleck, registi del
primo film, non torneranno dietro la macchina da presa: il sequel,
infatti, sarà diretto da Nia DaCosta, regista
di Candyman.
Nel cast ci saranno anche Iman Vellani(Ms.
Marvel)
e Teyonah Parris (Monica Rambeau, già
apparsa in WandaVision). L’attrice Zawe
Ashton, invece, interpreterà il villain principale. Il
film è in sala dall’ 8novembre
2023.
Nel film, Carol Danvers alias
Captain Marvel deve farsi
carico del peso di un universo destabilizzato. Quando i suoi
compiti la portano in un wormhole anomalo collegato a un
rivoluzionario Kree, i suoi poteri si intrecciano con quelli della
sua super fan di Jersey City Kamala Khan, alias Ms. Marvel, e con quelli
della nipote di Carol, il capitano Monica Rambeau, diventata ora
un’astronauta S.A.B.E.R.. Insieme, questo improbabile trio deve
fare squadra e imparare a lavorare in sinergia per salvare
l’universo come “The Marvels”.
In una recente intervista a Vanity Fair, il vincitore del
Golden Globe Matt Bomer ha confermato di aver
quasi interpretato uno dei Ken nel film live-action Barbie di Greta Gerwig. L’attore
ha infatti ricordato il processo di casting per il film campione
d’incassi, rivelando che durante la registrazione del video per
l’audizione ha vestito i panni di diverse tipologie di Ken.
“L’ho registrato da solo, interpretando diversi Ken e
vestendomi in modo diverso per ognuno di loro“, ha detto
Bomer. “Ho registrato le battute del dialogo dell’altra persona
sul mio registratore e poi mi sono dato spazio per
rispondere“.
L’attore, noto per il ruolo di Neal
Caffrey nella serie televisiva White Collar, ha raccontato
che alla fine ha però rifiutato l’opportunità di interpretare Ken,
spiegando che ha scelto di “non passare troppo tempo lontano
dalla sua famiglia“, cosa che sarebbe invece successa se fosse
dovuto recarsi all’estero per la produzione del film. Matt Bomer ha
poi rivelato che anche altri attori avrebbero dovuto apparire in
Barbie, tra cui Bowen Yang,
Dan Levy e Ben Platt,
indicativamente sempre nei panni di altre versioni di Ken, ma la
cosa non si è concretizzata neanche per loro.
Barbie, tutto quello che c’è da sapere sul
film
Dalla sceneggiatrice/regista
candidata all’Oscar Greta
Gerwig (Piccole donne, Lady Bird) arriva
Barbie
con protagonisti i candidati all’Oscar Margot Robbie
(Bombshell – La voce dello scandalo, Tonya) e
Ryan Gosling (La La
Land, Drive) nei panni di Barbie
e Ken. Insieme a loro nel cast anche America Ferrera
(End of Watch – Tolleranza zero, i film Dragon
Trainer), Kate McKinnon
(Bombshell – La voce dello scandalo, Yesterday),
Michael Cera (Scott Pilgrim vs. the World,
Juno), Ariana Greenblatt (Avengers: Infinity War, 65 – Fuga
dalla Terra), Issa Rae (The Photograph –
Gli scatti di mia madre, Insecure), Rhea
Perlman (Nei miei sogni, Matilda 6 Mitica) e
Will Ferrell
(Anchorman, Ricky Bobby – La storia di un uomo che sapeva
contare fino a uno).
Fanno parte del cast del film anche
Ana Cruz Kayne (Piccole donne),
Emma Mackey (Emily,
Sex Education), Hari Nef (Assassination
Nation, Transparent), Alexandra Shipp (i film X-Men),
Kingsley Ben-Adir (Quella notte a Miami, Peaky
Blinders), Simu Liu (Shang-Chi e la leggenda
dei dieci anelli), Ncuti Gatwa (Sex
Education), Scott Evans (la serie TV
Grace e Frankie), Jamie Demetriou
(Crudelia), Connor Swindells (Sex
Education, Emma.), Sharon Rooney
(Dumbo, Jerk), Nicola Coughlan
(Bridgerton, Derry Girls), Ritu
Arya (The Umbrella Academy) e il premio
Oscar Helen Mirren
(The Queen – La Regina).
Ecco una clip in esclusiva dal
titolo “Il primo morto non si scorda mai” tratta da “Silent
Night – Il silenzio della vendetta”, atteso film
action diretto da John Woo. SILENT NIGHT – IL SILENZIO DELLA
VENDETTA, sarà nei cinema dal 30 novembre in anteprima mondiale
distribuito da Plaion Pictures.
https://www.youtube.com/watch?v=YJgnIPK66oA
Con il suo stile
inconfondibile, John Woo torna a Hollywood dopo cult come
Face/Off, Nome in codice: Broken Arrow e Mission:
Impossible II, realizzando un revenge movie adrenalinico in cui
l’azione conta letteralmente più delle parole. Il trailer si apre
sulle iconiche note natalizie di Carol of the Bells, che
presto esplodono in una travolgente variazione dell’Inno alla
gioia. Un’esplosione musicale che va di pari passo con le scene
mozzafiato, in cui a farla da padrone sono effetti speciali,
sparatorie e inseguimenti da urlo che si susseguono in un racconto
dal ritmo sincopato, anticipando un’esperienza cinematografica
unica e imperdibile, da godersi appieno sul grande schermo.
Ispirato dai capolavori e
dai successi recenti del genere, SILENT NIGHT – IL SILENZIO
DELLA VENDETTA porta l’action a nuovi livelli, grazie alla
geniale messa in scena del suo regista, che torna nuovamente a
sfidare se stesso e il pubblico dopo aver rivoluzionato il cinema
action grazie ai suoi indimenticabili lavori hongkonghesi quali
A Better Tomorrow e The Killer, che hanno influenzato generazioni di
cineasti, fra cui Quentin Tarantino. Intenso protagonista di questa
pellicola 100% action è Joel Kinnaman. Già apprezato in noti
action movie come Robocop (2014) e nel ruolo di Rick Flag in Suicide Squad e The Suicide Squad –
Missione suicida, Kinnaman è il volto senza voce
protagonista di questa spietata storia di vendetta ambientata
durante la notte di Natale, tutt’altro che calma e che si tingerà
di rosso per portare a compimento la terribile missione punitiva di
un padre tormentato a cui è stato tolto il dono più prezioso – il
proprio figlio – cambiando per sempre la sua vita e quella della
sua famiglia. Nel cast anche Scott Mescudi, in arte Kid
Cudi (X – A Sexy Horror Story), e Catalina Sandino
Moreno (Maria Full of Grace).
In una recente intervista
con Collider, la star
di The Last of
UsBella
Ramsey ha espresso quanto sia
entusiasta di girare finalmente il prossimo capitolo del dramma
horror di successo della
HBO, rivelando che è pronta a fare
altre acrobazie con Ellie.
“Sì, molte
cose. Sono emozionato per le cose davvero intense, perché
ovviamente ho fatto un po’ di queste cose nella prima stagione, ma
ne farò di più“, ha commentato la Ramsey. “E in realtà
scene più fisiche perché Ellie è ovviamente più in forma
fisicamente nella seconda stagione. Adoro le acrobazie e mi piace
svegliarmi con dei lividi il giorno dopo e ritrovarmi con un occhio
nero, solo perché è così bello aver fatto questo.”
La star de Il trono di
spade (Game of Thrones) ha anche condiviso quale trama
diThe
Last of Us – Parte IIdi Naughty Dog non vede
l’ora di vedere. Bella Ramsey ha continuato: “Quindi
non vedo l’ora di fare quella roba, e anche la trama di Dina.
Perché ovviamente ho avuto un episodio nella
prima stagione con Ellie e Riley, ma averlo come trama
principale per tutta la seconda stagione è davvero
emozionante.
Quando inizieranno le riprese della
seconda stagione di The Last of Us?
Dopo
la fine degli scioperi di Hollywood,
HBO sta attualmente pianificando l’inizio della produzione della
seconda stagione di The Last of
Us all’inizio del 2024. Le riprese dovrebbero iniziare il
7 gennaio a Vancouver, in Canada. Al momento, la data di uscita del
prossimo capitolo non è stata ancora fissata, ma HBO spera che la
serie possa tornare sugli schermi nel 2025.
Attualmente The Last of Us
– Parte II vede protagonisti Pedro Pascal nei panni di Joel, Bella Ramsey nei panni di Ellie, Gabriel Luna nei panni di Tommy Miller e
Rutina Wesley nei panni di Maria. Si prevede che
la seconda stagione di The Last of
Us sarà basata sull’acclamato sequel del videogioco di
Naughty Dog
The Last of Us Part II, che presenterà un significativo salto
temporale introducendo una Ellie ormai adulta. A causa
dello sciopero degli attori durato 118 giorni, non sono ancora
stati fatti nuovi annunci sul casting per la seconda
stagione.
La serie The Last of
Us è prodotta e co-scritta dal creatore di
Chernobyl Craig Mazin e dallo scrittore del gioco originale
Neil Druckmann, che è anche uno dei
registi. È una coproduzione con Sony Pictures Television in
associazione con PlayStation Productions. I produttori
esecutivi sono Carolyn Strauss, il presidente di Naughty Dog Evan
Wells e Asad Qizilbash e Carter Swan di PlayStation
Productions.La prima stagione è ora disponibile per
lo streaming su NOW.
Melissa Barrera rompe
il silenzio dopo essere
stata licenziata daScream
VII. “Innanzitutto condanno l’antisemitismo e
l’islamofobia. Condanno l’odio e i pregiudizi di qualsiasi
tipo contro qualsiasi gruppo di persone“, ha affermato Melissa
Barrera in una dichiarazione condivisa su Instagram Stories.
Il post di Melissa Barrera
arriva dopo che Spyglass Media l’ha
eliminata dal cast del franchise horror per i suoi post sui
social media sul conflitto Israele-Hamas.
“Come latina, orgogliosa messicana,
sento la responsabilità di avere una piattaforma che mi concede il
privilegio di essere ascoltata, e quindi ho cercato di usarla per
sensibilizzare sulle questioni che mi stanno a cuore e per prestare
la mia voce a coloro che sono in bisogno”, continua la
dichiarazione di Barrera. “Ogni persona su questa terra –
indipendentemente dalla religione, razza, etnia, genere,
orientamento sessuale o status socio-economico – merita pari
diritti umani, dignità e, naturalmente, libertà.
Ha continuato: “Credo che un gruppo di
persone NON sia la loro leadership e che nessun organo di governo
dovrebbe essere al di sopra delle critiche. Prego giorno e
notte per non più morti, per non più violenza e per una coesistenza
pacifica. Continuerò a parlare a favore di coloro che ne hanno
più bisogno e a sostenere la pace e la sicurezza, i diritti umani e
la libertà”.
Melissa Barrera ha concluso
la sua dichiarazione così: “Per me il silenzio non è un’opzione”.
In una dichiarazione dopo la notizia che Barrera non avrebbe
continuato nel ruolo di Sam Carpenter, Spyglass Media ha
sottolineato le ragioni per cui avevano abbandonato l’attrice
messicana.
“La posizione di Spyglass è
inequivocabilmente chiara: abbiamo tolleranza zero per
l’antisemitismo o l’incitamento all’odio in qualsiasi forma,
compresi falsi riferimenti al genocidio, alla pulizia etnica, alla
distorsione dell’Olocausto o qualsiasi cosa che oltrepassi
palesemente il limite dell’incitamento all’odio“, si legge
nella dichiarazione.
Da tempo si vociferava che Daisy Ridley
potesse essere in trattative per tornare a vestire i panni della
protagonista della trilogia sequel di Star
Wars, Rey, per un futuro progetto ambientato nella
galassia lontana lontana, e la notizia è stata finalmente
confermata durante la Star Wars Celebration di
Londra lo scorso aprile. L’attrice riprenderà infatti il ruolo di
Rey “Skywalker” nel film ancora senza titolo che sarà diretto dalla
regista Sharmeen Obaid-Chinoy, di cui ad ora
sappiamo solo che sarà ambientato ben quindici anni dopo gli eventi
de L’ascesa di Skywalker. I
dettagli della trama sono infatti
tenuti ancora segreti, ma si vocifera che Rey sarà una “potente
maestra Jedi” che gestirà la propria accademia di addestramento con
l’obiettivo di far risorgere l’ordine Jedi.
Ora, Daisy Ridley ha finalmente
parlato per la prima volta di questo suo ritorno nei panni della
Jedi durante un’intervista con Collider. “Ero spaventatissima
prima di salire sul palco, perché nessuno sapeva che ci sarei stata
anche io”, ha detto a proposito della sua apparizione a
sorpresa al panel di Celebration. “Nessuno sapeva che sarei
andata alla Celebration, a parte Kathleen Kennedy e un paio di
persone. Ero così nervosa. Ma ho ricevuto un’accoglienza
meravigliosa e la storia del prossimo film è davvero bella. Sto
aspettando di leggere il copione definitivo perché, ovviamente, non
ho altri aggiornamenti. Non è quello che mi aspettavo, ma sono
molto eccitata“. La Ridley ha dunque mantenuto un certo
riserbo sui dettagli specifici della trama, rivelando però di
essere rimasta sorpresa lei stessa dalla storia.
“Non ho letto nulla, ma conosco
la storia. Vale davvero la pena di raccontarla, di esplorarla, e
credo che la gente sarà entusiasta“, ha però aggiunto
l’attrice, specificando però che da quello che le è stato
raccontato alla sceneggiatura qualcosa potrebbe certamente
cambiare. Con la conclusione degli scioperi, i lavori su questo
nuovo film dovrebbero ricominciare a breve, con Ridley che ha
affermato di credere che proprio questo sarà il primo dei tre
progetti di Star Wars annunciati ad entrare in produzione. Non
resta dunque che attendere maggiori informazioni su questo decimo
capitolo, che è lecito suppore introdurrà nuovi personaggi, mondi e
storie, aprendo ipoteticamente ad un futuro totalmente nuovo per la
saga.
Sean Penn, che ha recitato
in due episodi di Friends nel
2001, ha detto che il defunto attore Matthew
Perry era un “ragazzo di talento”, e ha detto
di averlo elogiato l’ultima volta che si sono
incontrati.
“Non posso affermare di averlo
conosciuto bene, ma mi è piaciuto molto“, ha detto Sean Penn nell’episodio di mercoledì
diPiers
Morgan Uncensored. “L’ho
visto di recente, e stavamo entrambi prendendo un volo in partenza
dall’aeroporto di Los Angeles, e gli ho fatto i complimenti per
quello che sapevo del suo libro.”
Il libro di memorie di
Perry, Friends,
Lovers, and the Big Terrible Thing, parla della sua
battaglia decennale contro la dipendenza da droga e alcol. Sean Penn ha ammesso di “non
aver letto il libro“, ma ha detto di aver letto
“diverse” interviste di Matthew Perry
sull’opera.
“Sembrava che ne parlasse, lo
avesse affrontato ed era molto intelligente e audace al
riguardo. E offre generosamente la sua esperienza alle persone
per essere d’aiuto”, ha detto l’attore. “È tragico, non
posso dire di essere rimasto terribilmente sorpreso. Non so
cosa riferisca l’intero coroner e tutto il resto, ma so che nel
corso degli anni aveva causato molti danni ai suoi
organi”.
Sean Penn ha detto che Matthew
Perry ha lasciato un impatto duraturo sul mondo. “Ha
avuto modo di lasciarsi alle spalle quella storia e di dare molta
gioia a molte persone con il suo talento“, ha
detto. “Quindi auguro ogni bene alla sua
famiglia.”Matthew Perry è
morto all’età di 54 anni il mese scorso nella sua casa di
Pacific Palisades. La causa ufficiale della morte non è stata
ancora determinata.
Jamie Foxxè stato citato in giudizio per una
presunta violenza sessuale avvenuta nel 2015. Il
55enne premio Oscar (vero nome Eric Marlon Bishop) è stato
accusato di aver messo le mani sulla vita di una donna non
identificata, per poi spostarle sotto il top. Poi avrebbe
iniziato a massaggiare il seno della querelante, trascinandola in
una zona appartata del tetto
del Catch NYC &
Roof, dove ha toccato altre parti intime del suo
corpo.
Il caso è stato archiviato ai sensi
dell’Adult Survivors Act di New York, che prevede una
finestra di un anno affinché i querelanti di violenza sessuale
possano presentare cause civili, indipendentemente dai termini di
prescrizione. Quella finestra si chiuderà giovedì e ha portato
a una raffica di cause legali per aggressioni sessuali.
Jamie Foxx ha vinto l’Oscar come miglior attore per la
sua interpretazione di Ray Charles nel filmRay, vincendo un Academy Award, un
BAFTA, uno Screen Actors Guild Award e un Golden Globe.
La causasostiene che l’incidente in questione è iniziato quando
un’amico della querelante ha chiesto a
Jamie Foxx una foto. La causa ha affermato che
Foxx “sembrava ubriaco in quel momento” e che ha detto
alla querelante che somigliava a Gabrielle Union,
complimentandosi con lei per il “corpo da top model” e per
il suo profumo.
Quando
Jamie Foxx ha proseguito con la sua presunta
aggressione fisica, i documenti del tribunale affermano che la
querelante cercò di scappare. La presunta aggressione si è
finalmente interrotta quando l’amica della querelante è corsa in
suo aiuto.
La querelante afferma di aver cercato
cure mediche e di aver sofferto dolore e disagio emotivo” a causa
della “violenza sessuale, abuso, aggressione e
percosse“.La causa nomina Foxx e Catch, nonché i
suoi dipendenti, e chiede un risarcimento e un risarcimento danni
punitivi.
Prime
Video ha cancellato tre spettacoli,
secondo Deadline,
poiché Harlan Coben’s
Shelter , The Horror of Dolores Roach e With
Lovenon
torneranno per le nuove stagioni. Non è stato rivelato un
motivo specifico per le cancellazioni, anche se si dice che il
numero delle serie dovrebbe diminuire ora che gli scioperi sono
finiti.
Secondo una stima, il numero
di spettacoli con sceneggiatura all’attivo nel
2022 ha raggiunto 599. Poiché gli streamer e le
reti di trasmissione ridurranno la programmazione, gli analisti
hanno suggerito che il numero potrebbe essere dimezzato nei
prossimi anni. La notizia segue la cancellazione
da parte di Netflix di diversi originali,
tra cui Shadow e Bone.
Dunque anche se è chiaro che le
emittenti e gli streamer stanno cancellando una serie di spettacoli
in seguito agli scioperi di scrittori e attori, una drastica
riduzione delle serie con sceneggiatura originale è in programma da
qualche tempo mentre Hollywood continua a tagliare i costi.
Quest è anche un duro colpo per la
programmazione diversificata poiché The Horror of
Dolores Roach, basato su un’opera
teatrale con una sola donna, Empanada Loca, e le serie di podcast,
e With Love di Gloria
Calderón Kellett , erano serie particolarmente
diversificate.
Altre serie cancellate di recente
includono The Muppets Mayhemdi Disney+,
Hallmark’s Ride,Shadow and Bonedi Netflix,
Glamorous e Agent
Elvis, Praise Peteydi
Freeform, The
Rookie: Feds diABC, Chapelwaite di
MGM+ e Rabbit Holedi
Paramount+, Attrazione
Fatal e Joe Pickett,
oltre alla fine diBlue
Bloods e Young
Sheldon della CBS, La
Brea della NBC e SEAL
Team della Paramount+ e Superman
& Lois della CW .
Da oggi in sala, il film
Napoleon (qui la recensione) suscita già
da diverse settimane sentimenti contrastanti in chi ha avuto modo
di vederlo, specialmente per via di alcune sequenze giudicate non
storicamente corrette (critica a cui il regista Ridley Scott ha
prontamente risposto). Tra le
più controverse presenti in Napoleon vi è quella
dell’invasione in Egitto da parte del Napoleone interpretato da
Joaquin
Phoenix. Ora, in un’intervista rilasciata a
Deadline, Scott ha parlato in difesa di questa specifica scena,
dove tra le altre cose vediamo Napoleone far sparare i cannoni
contro le piramidi. Ad aver destato perplessità, tuttavia, è stato
anche il confronto faccia a faccia tra Napoleone e un’antica
mummia.
“Non si tratta di Tutankhamon,
forse un faraone meno importante“, ha spiegato Scott.
“Fecero incursioni e trovarono e riportarono dall’Egitto molti
meravigliosi manufatti, tra cui gli aghi di Cleopatra che ora si
trovano a Parigi. Napoleone fece molti saccheggi in quei luoghi
stranieri, come in Italia, dove portò via tutte le opere d’arte
dalla cattedrale di Milano“. “L’hanno conquistato
abbastanza facilmente“, ha dichiarato il regista, tornando a
parlare dell’Egitto. “Credo che gli egiziani abbiano gettato la
spugna immediatamente. Non credo che ci sia stato nemmeno un
conflitto. E così hanno potuto, diciamo, divertirsi in Egitto in
quel momento particolare. Mentre lui si trovava lì, hanno
sicuramente ammirato dei manufatti straordinari e hanno deciso di
riportarli in Francia“.
“Ho visto un dipinto che ritrae
Napoleone in piedi con un gruppo di eleganti ufficiali mentre
osserva l’apertura di bara e la figura avvolta nelle bende in essa
contenuta, probabilmente per 3000 anni. Ho pensato che dovevo
farlo, era un contrappunto così bello di due universi. L’universo
moderno di Napoleone Bonaparte e l’universo antico del Faraone, un
Faraone minore, ma comunque un Faraone. Avrebbe dovuto essere
importante per essere imbalsamato e sepolto nella bara in quel
modo. La cosa interessante è che, mentre la giravamo, Joaquin, ha
preso questa scatola per stare in piedi, si è tolto il cappello,
l’ha messo sopra la bara e ha fissato attentamente il Faraone. Poi
ha allungato delicatamente la mano per toccare la superficie di
quella pelle che ormai sembra carta”.
“All’improvviso il Faraone è
scivolato da un lato e ha provocato a Joaquin un piccolo spavento.
Ma abbiamo continuato a girare. Lui ci ha giocato un attimo e
quando è sceso dalla scatola e abbiamo interrotto la riprese mi ha
chiesto se fossi stato io a far muovere la mummia. Gli ho risposto
di no, ma lo spavento che gli ha provocato è stato così genuino,
fantastico“. In Napoleon questa scena, pur se
controversa proprio per via dei furti perpetrati dall’esercito
francese e dal loro prendersi gioco della cultura egitta, è dunque
tratta da una nota immagine (qui visibile) e va a
rappresentare un confronto tra due leader distanti nel tempo ma
accomunati dal desiderio di grandezza. In un certo senso, dunque, è
come se Napoleone stesse guardando il proprio futuro.
Quasi una settimana dopo
che 20th Century Studiosha
rimosso The
Bikeriders della New Regency dal suo
programma di uscita nelle sale,Deadlinefa sapere che l’imminente dramma ricco di star ha finalmente
trovato una nuova casa, laFocus
Features.
Focus
Features ha acquisito i diritti di distribuzione
cinematografica globale del film che vede protagonista Austin
Butler. Il sito
inoltre rileva che lo studio sta attualmente pianificando di
distribuire The
Bikeriders nelle sale nel 2024. Prima dello
scioperoSAG-AFTRA, il film era previsto
per il debutto cinematografico statunitense il 1 dicembre 2023 dopo
la sua anteprima mondiale al 50° Telluride Film Festival avvenuta lo scorso
Agosto.
“Siamo lieti di
aggiungere un progetto così avvincente alla ricca lista di film del
prossimo anno“, ha dichiarato in un comunicato il presidente
di Focus Features, Peter
Kujawski. “Non vediamo l’ora di lavorare
ancora una volta al fianco di New Regency e di riunirci con il
talentuoso Jeff Nichols su un altro dei suoi progetti
visionari. Questo film esemplifica il
nostro impegno a collaborare con i migliori registi e partner di
produzione del settore, e non vediamo l’ora di sfruttare il suo
successo iniziale per attirare il pubblico in questo film toccante,
sostenuto dalle potenti performance di un cast
incredibile”.
Tutto quello che sappiamo su
The Bikeriders
Nel cast di The
Bikeriders ci sono Tom Hardy (Venom), Jodie Comer (Killing Eve), Austin
Butler (Elvis),
Norman Reedus (The Walking Dead), Michael Shannon (Revolutionary Road),
Boyd Holbrook (Logan), Toby
Wallace (The Society), Karl Glusman (The
Neon Demon), Mike Faist (West Side Story),
Damon Herriman (Justified), Emory
Cohen (The OA), Beau Knapp (Southpaw) e
Happy Anderson (Mindhunter).
“Kathy, un volitivo membro
dei Vandals, gruppo punk rock statunitense, sposato con un
motociclista selvaggio e spericolato di nome Benny, racconta
l’evoluzione dei Vandals nel corso di un decennio, iniziando da un
club locale di outsider e proseguendo da bei momenti in moto in
giro per le strade e nel rispetto per il loro forte e costante
leader Johnny”, si legge nella sinossi. “Nel corso degli anni,
Kathy fa del suo meglio per destreggiarsi tra la natura selvaggia
del marito e la sua fedeltà a Johnny, con il quale sente di dover
competere per l’attenzione di Benny. Mentre la vita nei Vandals
diventa sempre più pericolosa e il gruppo minaccia di diventare una
banda ancora più sinistra, Kathy, Benny e Johnny sono costretti a
fare delle scelte sulla loro lealtà verso il gruppo e tra
loro.
Ispirato all’omonimo libro
fotografico di Danny Lyon del 1967, il film è scritto e diretto da
Jeff Nichols.I produttori esecutivi
sono Fred Berger, Sam Hanson, David Kern, Yariv Milchan e
Michael Schaefer con la produzione di Arnon Milchan,
Kierke Panisnick e Donald Sparks.
Loki 2, la
seconda stagione dedicata al Dio
dell’Inganno si è conclusa, come noto, con il suo sostituire il
Telaio Temporale con l’albero
Yggdrasil, di fatto salvando il Multiverso dal
collasso. Tuttavia, per compiere ciò l’asgardiano deve sacrificarsi
ponendosi al di là del tempo, proteggendo in solitudine e per
l’eternità le linee temporali che compongono tale albero. Alla luce
di ciò, è ora difficile stabilire quando potremo rivedere Loki
all’interno del Marvel Cinematic Universe, anche se
è probabile che si farà rivedere in vista dei film culminanti della
Saga del Multiverso: Avengers: The Kang
Dynasty e Avengers: Secret Wars.
In attesa di rivedere Loki in scena,
in Assembled: The Making of
Loki Season 2, il regista Aaron
Moorhead ha però ora descritto nel dettaglio un finale
alternativo inizialmente ipotizzato per la serie. “C’era una
bozza della sceneggiatura del finale dove Loki non distruggeva il
Telaio. Al contrario, lo salvava dall’implosione e poi saliva al
trono. Ma c’era qualcosa che non ci convinceva, anche se
inizialmente non capivamo cosa”, ha spiegato Moorhead,
aggiungendo poi che “il problema era che non c’era un
sacrificio e ci siamo resi conto: perché non distrugge il Telaio e
poi si trova a doversi assumere le sue enormi responsabilità?
Quella ci sembrò improvvisamente la scelta giusta”.
“Ma quello è stato un momento di
svolta nello sviluppo della serie, quando abbiamo infine capito che
Loki avrebbe dovuto distruggere e diventare il Telaio“, ha
concluso Moorhead. Per quanto vedere Loki salvare la situazione e
rimanere insieme ai suoi amici potrebbe aver fatto la gioia dei
fan, la conclusione per lui scelta sembra oggi risultare la più
consona. Non solo offre una conclusione all’arco narrativo di
questo amato personaggio, ma stabilisce anche un profondo
cambiamento nell’ordine del Multiverso che potrebbe facilmente
avere un eco sul futuro della saga. Non resta allora che attendere
i prossimi capitoli della Fase 5 e 6 per scoprire in che modi gli
eventi di Loki 2influenzeranno il resto
dell’MCU.
Reduce dal successo di Oppenheimer, il
regista Christopher
Nolan è ora in cerca del suo prossimo progetto, ma ha
ora dichiarato che questo non sarà un film della saga di James
Bond. Il regista ha infatti smentito i rumor a riguardo,
affermando durante un’intervista all’Associated Press che “no,
purtroppo no, non c’è nulla di vero in queste voci“. Le voci a
cui il regista fa riferimento sono quelle circolate nelle ultime
settimane, secondo cui il regista sarebbe in fase di trattative per
dirigere “due o tre” film del franchise e sarebbe
d’accordo “in linea di principio” a realizzare film che
reinserissero Bond nell’ambientazione originale dei romanzi di Ian
Fleming degli anni Cinquanta.
Come noto, Nolan non ha mai nascosto
il proprio debito nei confronti della longeva saga, affermando al
podcast Happy Sad Confused che “l’influenza di quei film nella
mia filmografia è imbarazzantemente evidente. Quindi non c’è alcun
tentativo di rifuggire da questo. Amo quei film. Sapete, sarebbe un
privilegio incredibile farne uno. Deve essere il momento giusto
nella tua vita creativa, in cui puoi esprimere ciò che vuoi
esprimere e scavare nei luoghi giusti, perché non vorresti mai
affrontare una cosa del genere e farla male. Devi essere davvero
necessario, devi essere davvero desiderato in termini di apporto a
un personaggio. Per il resto, sono molto felice di essere il primo
della fila per vedere qualsiasi cosa facciano”.
Nolan ha comunque rivelato di aver
mantenuto i contatti con i produttori di James Bond,
Barbara Broccoli e Michael G.
Wilson e che sarebbe “sicuramente” disposto a
realizzare un film del franchise. “Amo profondamente il
personaggio e sono sempre entusiasta di vedere cosa ne fanno“,
ha detto. “Forse un giorno potrebbe concretizzarsi
l’occasione“. Se dunque sembra che il prossimo film del
regista non sarà il prossimo capitolo della saga di 007, ciò non
esclude che in futuro il regista potrebbe finalmente avere
l’occasione di dirigerne uno, specialmente considerando il suo
entusiasmo nei confronti di tali film. Ad ora, dunque, continua la
ricerca del prossimo progetto di Christopher Nolan.
I fan che chiedono a gran voce un altro film
di “Nightmare
Before Christmas” dovrebbero sapere che Tim Burton è fermamente contrario
all’idea. Il regista, che ha ideato la storia di
“Nightmare“, ha coprodotto il film e creato il design dei
personaggi, ha recentemente dichiarato alla rivista Empire che il classico
stop-motion è troppo importante per lui per fare un sequel, un
prequel, un reboot o altro.
“Per me il film è molto importante“,
ha detto
Burton. “Ho fatto sequel, ho fatto altre cose, ho
fatto reboot, ho fatto tutta quella merda, giusto? Non voglio
che succeda anche a questo. È bello che le persone siano
interessate [a un altro], ma io no. Mi sento come quel vecchio
che possiede un piccolo pezzo di proprietà e non vuole venderlo
alla grande centrale elettrica che vuole prendersi la mia
terra.”
“Vattene dalla mia terra!” ha detto
Tim Burton con voce scontrosa. “Tu
piccolo fastidioso… non otterrai questa proprietà! Non mi
interessa cosa vuoi costruire su di esso. Vieni nella mia
proprietà… Dov’è il mio fucile?“
Il personaggio principale della storia, Jack
Skellington è qualcosa dipersonale per
Tim Burton in quanto è un “personaggio che
viene percepito come oscuro, ma in realtà è leggero”, ha detto
il regista. “Queste sono le cose che amo, che si tratti di
[Edward] Mani di forbice o
Batman, personaggi che ce l’hanno. Rappresentava tutti
quei sentimenti che provavo. Ero percepito come un personaggio
oscuro, quando non mi sentivo così. Quindi era un personaggio
molto personale”.
Henry Selick ha diretto “Nightmare Before
Christmas” e ha lavorato a stretto contatto con Burton alla
creazione del film. In una recente intervista con la
rivista People, Selick ha
condiviso la sua idea per un potenziale prequel di
“Nightmare”. “Potrebbe esserci una storia più interessante
su come Jack è diventato il re di Halloweentown“, ha
detto.
Per quanto riguarda un sequel, Selick ha
spiegato che la grande mole di lavoro non è ciò che lo
dissuaderebbe dal creare un sequel; piuttosto, crede semplicemente
che “Nightmare Before Christmas” sia “un film perfetto [che] è
uscito nel momento perfetto, per poi diventare qualcosa di molto
più grande nel corso degli anni.”
The Nightmare Before
Christmas è ora disponibile per lo streaming su Disney+.
La Warner Bros. ha
rilasciato un teaser ufficiale dell’atteso film animato
Justice League: Crisis on Infinite Earth –
Parte 1, confermando inoltre che sarà una trilogia in
tre parti. Da quanto ad ora svelato, inoltre, si apprende che Flash
sarà in prima linea in una storia che vedrà proprio l’uomo più
veloce del mondo correre contro il tempo per salvare ogni realtà
esistente. Lungo il percorso, incontrerà naturalmente le
controparti malvagie della Justice League nelle
realtà alternative, il Sindacato del Crimine
d’America e Harbinger, un personaggio già
incontrato nella versione dell’Arrowverse di questa iconica
storia.
Nel trailer, tuttavia, ci sono anche
almeno due versioni di Superman. Sembra però Justice League:
Crisis on Infinite Earth – Parte 1 non presenterà alcun
personaggio dei precedenti progetti animati della DC, ma che si
limiterà invece al Tomorrowverse, probabilmente
per evitare quello che poteva rivelarsi un ensemble troppo
massiccio e finanziariamente non sostenibile. Il film, come noto, è
stato annunciato per la prima volta durante il San Diego Comic-Con di luglio, insieme
a una versione animata di
Watchmen.
La storia proposta da questo film è
stata adattata solo in poche occasioni, tra cui
l’Arrowverse di The CW. Prima della formazione dei
DC Studios, la Warner Bros. aveva già in programma
un film live-action su Crisis on Infinite Earth, di cui
The Flash doveva essere
la premessa. Sfortunatamente, le cose sono cambiato, con il finale
del film live action che è stato rigirato escludendo la
connessione. All’epoca dell’annuncio, inoltre, era stato menzionato
solo un vago debutto nel 2024, mentre recenti indiscrezioni
riportano ora che il film sarà disponibile – almeno negli Stati
Uniti – in DVD, Blu-ray e 4K a partire dal 24 gennaio 2024.