Netflix
svela le nuove immagini inedite della prima parte della sesta e
ultima stagione di The
Crown, che sarà disponibile su Netflix in due
parti: la prima (episodi 1-4) il 16 novembre 2023 e la seconda
(episodi 5-10) il 14 dicembre 2023. La prima parte della nuova
stagione descrive gli albori della relazione tra la Principessa
Diana e Dodi Al Fayed prima che un fatidico viaggio in macchina
abbia conseguenze tragiche.
Parlando del suo ruolo da
protagonista in questa stagione, Elizabeth Debicki (la Principessa Diana) dice:
“Penso che sia una sfida davvero unica come attrice, ritrarre
quei giorni. Mi fidavo davvero del progetto che Peter ha creato a
livello emotivo. È la sua interpretazione e credo che per me avesse
un senso. Perché, ovviamente, è tragico e devastante e non potremo
mai sapere fino in fondo come sono andate le cose.”
Sia Dominic West (il Principe Carlo) che
Imelda Staunton (la Regina Elisabetta II) hanno
affrontato il proprio personaggio in questa stagione con facilità e
comprensione.
Imelda
Staunton dice: “Convivo con lei da molto tempo,
quindi, semmai, questa volta mi sono sentita più a mio agio. Adoro
la sua immobilità e la sua capacità di non lasciarsi sconvolgere da
tutto ciò che è accaduto intorno a lei, per tutta la sua
vita.”
Dominic
West dice a proposito del Principe Carlo: “Credo che
provi vera tristezza e vera compassione e la cosa fantastica di
The
Crown è che ti dà la possibilità di vedere questi personaggi
pubblici nella sfera privata. Sospetto che in privato Carlo sia
piuttosto emotivo, io l’ho interpretato così… Penso, anzi spero,
che il risultato dimostri sensibilità mantenendo un certo
equilibrio. Ho parlato con molte persone che lo hanno
incontrato. Lui ne ha conosciute tantissime, probabilmente più di
chiunque altro tranne la Regina e il Principe Filippo. Quasi tutti
hanno cose estremamente cordiali e gentili da dire su di
lui.”
Salim
Daw è entusiasta di interpretare Mohamed Al Fayed:
“Adoro questo personaggio. Lo amo tantissimo e mi diverto a
interpretarlo. In questa stagione, è così umano e ricco di
sfaccettature. A volte è duro, molto duro, altre divertente, come
un bambino – con suo figlio a volte è molto severo, ma ha
tantissimo amore per lui e il pubblico se ne accorgerà.”
E Khalid
Abdalla riguardo al ruolo di Dodi Al Fayed, dice: “È
stato un onore essere stato coinvolto in questo progetto, far parte
di The
Crown e interpretare Dodi.”
Una relazione sboccia tra
la Principessa Diana e Dodi Fayed prima del tragico incidente. Il
principe William cerca di reintegrarsi nella vita all’Eton College
dopo la morte di sua madre mentre la monarchia deve cavalcare
l’onda dell’opinione pubblica. Con l’avvicinarsi del suo Giubileo
d’Oro, la Regina riflette sul futuro della monarchia, che vedrà il
matrimonio di Carlo e Camilla e l’inizio di una nuova favola reale
tra William e Kate.
Da quando è arrivata su
Netflix
nel 2016, la serie The
Crown ha vinto e ha ricevuto nomination per numerosi
premi, tra cui 15 nomination ai BAFTA, 10 nomination ai Golden
Globe (di cui 4 vittorie), 69 nomination agli Emmy in 5 stagioni
(con 21 vittorie in 4 stagioni) e altri ancora.
Universal Pictures Italia
ha diffuso il trailer di
The Holdovers – Lezioni di vita, il nuovo film diretto
dal regista candidato all’Oscar Alexander
Payne.
Dall’acclamato regista Alexander
Payne,
The Holdovers – Lezioni di vita racconta la storia di
uno scontroso professore (Paul
Giamatti) di una scuola privata del New England, che
rimane nel campus durante le vacanze di Natale per sorvegliare gli
studenti che non possono tornare a casa. Alla fine stringe un
improbabile legame con uno di loro, un ragazzo strambo e
problematico (l’attore emergente Dominic Sessa), e con la cuoca
della scuola, il cui figlio risulta di recente disperso in Vietnam
(Da’Vine Joy Randolph).
Prime
Video ha svelato oggi il trailer r di Amazing
– Fabio De Luigi il nuovo “One Prank Show“ comedy
italiano che vede protagonista l’attore comico Fabio
De Luigi alle prese con una serata molto
speciale: ha ricevuto un premio alla carriera, ma è così schivo che
ne farebbe a meno, evitando celebrazioni per lui imbarazzanti. Suo
malgrado si ritrova in un lussuoso hotel protagonista di una notte
in cui scoprirà, insieme agli spettatori, che il premio è un
espediente per un viaggio comico e onirico tra amici prestigiosi e
sorprese inaspettate, fino al palco e alla meritata statuetta.
Con la partecipazione, tra gli
altri, di Virginia Raffaele, Elio, Diego
Abatantuono, Marco Mengoni. Amazing – Fabio
De Luigi è diretto da Alessio
Muzi e scritto da Giovanni
Todescan, con Ugo Ripamonti, Paolo
Cananzi, Fabio De Luigi, Leonardo Parata, Marco
Curti. Prodotto da Fremantle Italia, sarà disponibile in
esclusiva su Prime Video in tutto il mondo a partire dal
prossimo 3 novembre 2023. Amazing – Fabio De Luigiè l’ultima novità per i clienti Amazon Prime, che in
Italia beneficiano di spedizioni veloci, offerte esclusive e
intrattenimento, incluso Prime Video, con un solo abbonamento al
costo di €49,90/anno o €4,99/mese.
Amazing – Fabio De
Luigi si unirà a migliaia di film e serie già presenti nel
catalogo di Prime Video, tra cui le produzioni italiane Original
Everybody Loves Diamonds, The
Bad Guy, Prisma, Bang Bang
Baby, Gianluca Vacchi: Mucho Más, Laura
Pausini – Piacere di conoscerti, The Ferragnez – La
serie S1 e S2, The Ferragnez:
Sanremo special, All or Nothing: Juventus, Anni da
cane, Dinner Club
S1 e S2, Vita da
Carlo, FERRO, Celebrity Hunted – Caccia
all’uomo S1, S2 e S3,
e LOL: Chi ride è fuori
S1, S2 e S3; le serie
pluripremiate The Marvelous Mrs.
Maisel e Lizzo’s Watch Out for the Big
Girls, la serie satirica sui supereroi The
Boyse grandi successi come Il
Signore degli Anelli: Gli Anelli del
Potere, Citadel, Jack Ryan di Tom
Clancy, Un matrimonio
esplosivo, Samaritan, Tredici
Vite, The Tender Bar, A
proposito dei Ricardo, La guerra di
domani, Reacher e Il principe cerca
figlio, oltre a contenuti in licenza disponibili in più di 240
paesi e territori nel mondo, e le dirette in esclusiva in
Italia delle migliori partite del mercoledì
sera della UEFA Champions League, oltre che della
Supercoppa UEFA, fino alla stagione 2026/27. Altri titoli Original
italiani già annunciati sono le serie Gigolò per
caso, Antonia, No Activity – Niente da
segnalare, Sul più bello – La serie, gli
show Karaoke Night – Talenti Senza
Vergogna, LOL Talent Show: Chi fa ridere
è dentro, i film Elf Me, Il
migliore dei mondi, Pensati
Sexy, oltre ai rinnovi per nuove stagioni
di Monterossi, Prisma, Sono
Lillo, Prova Prova Sa
Sa e Celebrity Hunted – Caccia all’uomo. È
stata inoltre annunciata la serie Citadel:
Diana, il capitolo
italiano dell’universo Citadel.
Notorious Pictures
annuncia lo sviluppo del lungometraggio dal titolo provvisorio
Nicola Calipari – IL NIBBIO, un progetto ambizioso
che racconterà i ventotto giorni precedenti i tragici eventi del 4
marzo del 2005 che hanno visto morire Nicola Calipari, Alto
Dirigente del SISMI, che ha sacrificato la propria vita per salvare
quella di Giuliana Sgrena, la giornalista de il manifesto
rapita in Iraq da una cellula terrorista.
Il progetto nasce dalla volontà di
celebrare il ventesimo anniversario della morte di Nicola Calipari
che ricade nel 2025 e vede la stretta collaborazione della
Presidenza del Consiglio dei Ministri.
Nicola Calipari
non è soltanto un eroe, è anche l’uomo che, responsabile del Sismi
delle operazioni in Iraq, nei primi anni Duemila è riuscito a
cambiare radicalmente il modo di operare dei Servizi Segreti
italiani, affermando una linea strategica che mettesse sempre al
primo posto la difesa della vita e il perseguimento della pace. Da
un soggetto di Davide Cosco, Sandro
Petraglia e Lorenzo Bagnatori, la
sceneggiatura è stata affidata allo stesso
Petraglia, un autore che da sempre volge una
particolare attenzione al racconto del reale e della storia
italiana.
La presenza di Sandro Petraglia, Vincitore di cinque David di
Donatello, tra i suoi lavori più noti Bianca, Il portaborse, Il
Ladro di Bambini, La meglio gioventù,
L’ombra di Caravaggio,
Suburra, conferma l’autorevolezza e l’ambizione del
progetto. L’intento è quello di restituire un ritratto di Nicola
Calipari ad ampio spettro, che, pur concentrando il racconto nel
mese del rapimento Sgrena, sia capace di valorizzarne l’importanza
nella storia dei Servizi Segreti italiani, senza trascurare la
dimensione privata di uomo, marito e padre.
The Walt Disney
Company festeggia oggi 100 anni di storie magiche,
celebrando gli amati personaggi, le avventure sul grande schermo,
le esperienze indimenticabili, i fan e gli storyteller che hanno
reso tutto questo possibile. In occasione di questo anniversario,
Disney Italia annuncia le voci italiane del nuovo film di Natale
Wish:
la cantautrice Gaia presta la propria voce
alla brillante sognatrice Asha; il
conduttore Amadeus interpreta
l’adorabile capretta di Asha, Valentino; e l’attore Michele
Riondino presta la propria voce nei dialoghi al
potente Re Magnifico. Wish,
il nuovo lungometraggio Walt Disney Animation Studios, che rende
omaggio all’eredità Disney, arriverà il 21 dicembre nelle sale
italiane con sette canzoni originali scritte dalla cantautrice
nominata ai Grammy Julia Michaels e dal
produttore/autore/musicista vincitore del Grammy Benjamin
Rice.
Gaia è Asha, una
brillante sognatrice che tiene molto alla sua famiglia e alla sua
comunità. Si occupa di accogliere i visitatori a Rosas, un’isola
fantastica situata al largo della penisola iberica, e il suo è uno
dei primi volti che le persone vedono quando arrivano sull’isola,
piene di speranze e sogni.
Amadeus è
Valentino, una capretta saccente e sicura di sé che segue
Asha ovunque vada. Questo adorabile piccoletto in pigiama potrebbe
insegnare agli umani un paio di cose sulla perseveranza… quando
Star gli dà magicamente il potere della parola.
Michele Riondino è Re Magnifico, la persona più
potente del regno di Rosas, dove i desideri diventano realtà. Le
persone vengono da tutto il mondo per offrire i propri desideri a
Magnifico, un re affascinante e sicuro di sé che promette di
esaudire i loro sogni più profondi… un giorno. Soltanto lui può
decidere quali desideri si avvereranno e quando.
Il cast di voci della versione
italiana del film include anche Marco Manca, che interpreta le
canzoni di Re Magnifico; Ilaria De Rosa (Amaya); Carlo
Valli (Sabino); Beatrice Caggiula (Sakina);
Vittoria Bartolomei (Dahlia); Alex Polidori
(Gabo); Silvia Alfonzetti (Hal); Federico
Campaiola (Simon); Lorenzo D‘Agata (Safi);
Gabriele Patriarca (Dario); e Monica Volpe
(Bazeema).
La colonna sonora originale di
Wish sarà disponibile dal 17 novembre su tutte le
piattaforme digitali.
WISH, il film
Il film Walt Disney Animation
Studios Wish accoglie il pubblico nel magico regno di
Rosas, dove la brillante sognatrice Asha esprime un desiderio così
potente da essere accolto da una forza cosmica, una piccola sfera
di sconfinata energia chiamata Star. Insieme, Asha e Star
affrontano un nemico formidabile – il sovrano di Rosas, Re
Magnifico – per salvare la sua comunità e dimostrare che quando la
volontà di un umano coraggioso si unisce alla magia delle stelle,
possono accadere cose meravigliose.
Il film è diretto dal regista
premio Oscar Chris Buck (Frozen – Il regno di
ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle) e
Fawn Veerasunthorn (Raya e l’ultimo
drago), e prodotto da Peter Del Vecho (Frozen – Il regno
di ghiaccio, Frozen 2 – Il Segreto di Arendelle)
e Juan Pablo Reyes Lancaster Jones (Encanto). Jennifer Lee
(Frozen – Il regno di ghiaccio, Frozen 2 – Il
Segreto di Arendelle) è la produttrice esecutiva, oltre che
sceneggiatrice del progetto insieme a Allison Moore (Notte
stellata, Manhunt). Le canzoni originali sono
firmate dalla cantautrice nominata ai Grammy Julia Michaels e dal
produttore/autore/musicista vincitore del Grammy Benjamin Rice,
mentre la colonna sonora è composta da Dave Metzger.
Dopo l’anteprima in pompa magna al
Festival
di Cannes 2023, dove è stato accolto con consensi
unanimemente positivi, Killers of the Flower
Moon, il nuovo film di Martin
Scorsese, distribuito da 01Distribution arriverà
nelle sale italiane dal 19 ottobre ed il biglietto
è
già acquistabile in prevendita.
Sicuramente, Killers of
the Flower Moon, diretto da uno dei più grandi
registi di tutti i tempi e con alla guida del cast un duo stellare
(Leonardo
DiCaprio e
Robert De Niro), si preannuncia un frontrunner per la prossima
stagione dei premi, ma quello che sembra ancora più interessante
della 26° pellicola diretta da Scorsese è che la sanguinosa storia
che racconta è basata sul bestseller di David Grann, Killers of the
Flower Moon: The Osage Murders and the Birth of the FBI, a
sua volta bastato su una storia vera. Nel film, infatti, si
racconta di una serie di omicidi di ricchi Osage (tribù indiana che
viveva tra il Missouri e l’Arkansas) avvenuti nei primi anni ’20,
dopo che importanti giacimenti di petrolio furono scoperti nella
loro terra.
Nel film,
DiCaprio compare nel ruolo di Ernest Burkhart, il marito di una
donna nativa americana di nome Mollie Burkhart (Lily Gladstone), la
cui famiglia ha avuto un ruolo chiave nella storia degli Osage.
Robert De Niro interpreta il ruolo di William Hale, un ricco e
influente allevatore della contea e zio di Burkhart, mentre Jesse
Plemons compare nel ruolo di Tom White, l’agente dell’appena nata
FBI inviato sul posto a indagare sugli omicidi. Ecco alcuni
elementi della storia vera che racconta Killers of the Flower Moonche
abbiamo scoperto grazie al report di Katie Rife di EW.
La nazione Osage
Cortesia di 01 Distribution & RaiCinema
Originariamente situate nelle valli
dei fiumi Ohio e Mississippi, la nazione Osage (o Wahzhazhe, come
si chiamano loro stessi) subì lo sfollamento forzato dei
nativi americani da parte del governo degli Stati Uniti nel 19°
secolo. Così, gli Osage si stabilirono nel “territorio indiano”,
nell’attuale Oklahoma. La loro gente acquistò legalmente la terra
della riserva, il che rese più difficile per il governo degli Stati
Uniti imporre un sistema di “ripartizione”, in base al quale la
terra dei nativi veniva spartita e ceduta ai coloni bianchi. Nel
1906, il capo più importante degli Osage, James Bigheart, insieme a
un avvocato sangue misto di nome John Palmer, negoziò un
accordo con il governo degli Stati Uniti concedendo a ciascun
membro degli Osage un diritto, o una quota, nel fondo minerario
della tribù. I diritti sui diritti umani non potevano essere
acquistati o venduti, ma solo ereditati. Ciò divenne estremamente
importante solo pochi anni dopo, quando furono scoperti giacimenti
petroliferi sotto la terra di Osage.
Poiché gran parte dei profitti
derivanti dalle successive trivellazioni appartenevano legalmente
alla tribù, all’inizio degli anni ’20 i membri erano le persone con
il livello di ricchezza pro capite più alta del mondo. Ciò attirò
decine di truffatori e uomini d’affari corrotti, i quali speravano
di ottenere una parte della ricchezza degli Osage legalmente,
attraverso il sistema di “tutela” che affidava ai bianchi la
responsabilità delle fortune degli Osage, o illegalmente,
attraverso l’omicidio e il furto.
Gli anni Venti di Killers of the
Flower Moon
Cortesia di 01 Distribution & RaiCinema
Nel 1921, due membri degli Osage,
Anna Brown e Charles Whitehorn, furono assassinati a pochi
giorni di distanza l’uno dall’altro in circostanze molto
simili. Entrambi erano stati uccisi e i loro corpi erano stati
abbandonati in zone rurali isolate. Poco dopo, un altro uomo Osage,
Henry Roan (cugino di Anna), fu scoperto morto al volante della sua
macchina. Gli avevano sparato alla nuca.
Ventiquattro persone furono
uccise in quello che la tribù cominciò a chiamare il “Regno
del Terrore”. Alcune vittime, come la star del rodeo di Osage
William Stepson, furono avvelenate. Altri semplicemente svanirono o
furono uccisi. Tutte le vittime erano ricchi nativi americani,
tranne due: un petroliere bianco di nome Barney McBride, che era un
alleato di Osage, e un avvocato di nome W. W. Vaughan. Poco prima
della sua morte, Vaughan chiamò l’ufficio dello sceriffo della
contea di Osage, dicendo che aveva informazioni
importanti che avrebbero potuto aiutare a risolvere gli
omicidi e che sarebbe arrivato da Oklahoma City con il prossimo
treno. Tuttavia non riuscì mai ad arrivare.
Il libro Killers of the
Flower Moon parla di Mollie Burkhart, una donna Osage che
perse la madre e tre sorelle in circostanze misteriose. Una delle
sue sorelle, Minnie, e sua madre, Lizzie, si indebolirono
misteriosamente entrambe e alla fine morirono. I medici parlarono
di “particolari malattie da deperimento” non meglio identificate.
Un’altra sorella, la citata Anna Brown, fu vittima dell’omicidio
che diede il via al “Regno del Terrore”. Ma è stata la morte della
terza sorella di Mollie, Rita Smith, del marito di Rita, Bill, e
della loro domestica, Nettie Brookshire, in un’esplosione nella
loro casa a Fairfax, Oklahoma, che ha portato l’Osage Tribal
Council a fare appello al Dipartimento di Giustizia. Si scoprì solo
dopo che negli omicidi erano implicati il marito di Mollie (un uomo
bianco di nome Ernest Burkhart), suo fratello Bryan, e il loro zio,
William Hale.
L’indagine dell’FBI
Cortesia di 01 Distribution & RaiCinema
All’indomani della morte della
sorella Anna, Mollie Burkhart ha assunto investigatori privati per
trovare i suoi assassini. Quattro anni dopo, erano stati fatti
pochi progressi. Poi, nell’estate del 1925, J. Edgar Hoover – capo
di una nuovissima agenzia governativa allora denominata Bureau of
Investigation (che in seguito sarebbe diventata l’FBI) – chiamò uno
dei suoi agenti a Washington, DC.
L’agente era Tom White, che venne
messo da Hoover a capo dell’ufficio sul campo di Oklahoma City, una
regione senza legge considerata l’ultimo avamposto del selvaggio
West. Lì White riunì una squadra che includeva John Burger, un
investigatore esperto ben noto nella contea di Osage, oltre a
diversi agenti sotto copertura.
Nel corso dei mesi successivi,
White e la sua squadra scoprirono le prove che William Hale non
solo si era avvicinato a diversi criminali locali offrendosi di
pagarli per l’omicidio di Anna Brown, ma aveva anche assunto più
persone per costruire e far esplodere la bomba che aveva ucciso
Rita e Bill Smith. Ernest Burkhart aveva contribuito a organizzare
l’esplosione contro sua cognata e suo marito, mentre suo fratello
Bryan aveva assistito all’omicidio di Anna. Anche Mollie avrebbe
dovuto essere a casa di Rita e Bill la notte in cui morirono, ma
all’ultimo minuto aveva cambiato idea, il che significa che suo
marito aveva intenzione di uccidere anche lei.
Il processo in Killers of the
Flower Moon
Il 4 gennaio 1926, William Hale ed
Ernest Burkhart furono arrestati per gli omicidi di Bill
e Rita Smith e Nettie Brookshire. Burkhart confessò il suo ruolo
nel complotto e identificò un uomo di nome John Ramsey come il ”
grilletto ” che sparò a Henry Roan.
Il 12 marzo 1926 si tenne
un’udienza preliminare a Pawhuska, Okla. Temendo per la sua vita,
Ernest ritirò la sua dichiarazione e alla fine testimoniò contro
suo zio. Il primo processo di Hale e Ramsey per l’omicidio di Henry
Roan si concluse con un giudizio sospeso, ma entrambi gli uomini
furono giudicati colpevoli di omicidio di primo grado in un nuovo
processo.
Hale avrebbe poi scontato 18 anni a
Leavenworth, una prigione federale nel Kansas, il cui direttore era
nientemeno che lo stesso Tom White. Fu rilasciato sulla parola nel
1947, così come John Ramsey. Burkhart fu rilasciato nel 1937, ma
tornò in prigione dopo aver rapinato una banca e trascorse i suoi
ultimi anni vivendo in una roulotte con suo fratello Bryan. Mollie
divorziò da Ernest durante il processo, si risposò nel 1928 e morì
nel 1937 all’età di 50 anni.
Domande senza risposta di Killers
of the Flower Moon
Mentre scriveva Killers of the
Flower Moon, il giornalista David Grann si è recato in Oklahoma per
incontrare i membri della Osage Nation, tra cui la nipote di Ernest
e Mollie, Margie Burkhart. Mentre era lì, interviste e archivi
hanno portato alla luce prove di morti più misteriose nella contea
di Osage su cui non si era mai indagato.
La ricerca di Grann lo portò a
concludere che l’uccisione sistematica degli Osage per i loro
diritti sul petrolio era “una vasta operazione criminale che stava
raccogliendo milioni e milioni di dollari” attraverso frodi
assicurative, appropriazione indebita e persone non Osage che
uccidevano i loro coniugi Osage per denaro. William Hale ed Ernest
Burkhart avevano pagato per i loro crimini, ma “ogni elemento della
società era complice di questo sistema omicida”. E la maggior parte
dei carnefici era riuscita a farla franca, scappando con milioni di
dollari in ricchezza Osage. La storia è dunque complicata e non
ancora del tutto alla luce del sole, e non c’è da stupirsi se
l’occhio di Martin Scorsese è rimasto sedotto da questa
storia tanto dal volerla raccontare al cinema!
Killers of the Flower Moon di
Martin Scorsese
Martin Scorsese, il suo cast e la
troupe hanno trascorso molto tempo con gli storici di
Osage e i leader della tribù durante lo sviluppo dell’adattamento
cinematografico di Killers
of the Flower Moon. Secondo quanto riferito, Scorsese e il suo co-sceneggiatore Eric Roth
hanno riscritto la sceneggiatura dopo questi incontri, cambiando il
fulcro della storia e spostandolo dalla formazione dell’FBI alla
cultura e alle esperienze del popolo Osage. In una conferenza
stampa successiva alla première mondiale del film, l’attuale leader
della nazione Osage, Chief Standing Bear, ha descritto
Killers
of the Flower Moon come una storia sulla fiducia – tra
Mollie e suo marito, così come tra gli Osage e il mondo esterno – e
il “profondo tradimento” di quella fiducia. “La mia gente ha
sofferto molto e fino ad oggi questi effetti sono con noi”, ha
detto. “Ma posso dire, a nome degli Osage, che Martin Scorsese e il suo team hanno
ripristinato quella ferita, e sappiamo che la fiducia non verrà
tradita.”
Anche se il film ha in ogni caso
fatto quanto previsto al meno dal punto di vista narrativo, non ha
mantenuto le aspettative né dello studio né dei fan che hanno alla
fine risposto negativamente al film e in gran parte sono rimasti
delusi del finale per alcuni definito “bizzarro”. Sappiamo che il
finale è stato girato subito prima che il trequel arrivasse nei
cinema e, col senno di poi, affidare una storia così importante a
un regista che in precedenza aveva lavorato su prodotto differenti
forse è stato un errore di valutazione.
L’autrice di MCU: The Reign of Marvel Studios, Joanna
Robinson, è recentemente apparsa sul podcast di
The Watch e ha
condiviso alcune informazioni interne su come i Marvel Studios hanno
reagito alla risposta negativa della critica e dei fan all’ultima
avventura di Ant-Man. “[Marvel Studios] è consapevole di
ciò che sta accadendo al loro marchio”, ha rivelato la
Robinson. “Quello che ho capito, avendo
parlato con alcune persone, è che ‘Quantumania‘
li ha davvero scossi, e sono sicuro che ‘Secret
Invasion‘ li ha scossi ulteriormente, ma ‘Quantumania’ li ha
davvero scossi perché sentivano di avere qualcosa di buono. Perché
loro tutti internamente pensavano: ‘Tutti lo adoreranno.'”“E poi l’hanno lanciato il film e la gente non lo ha fatto.
E poi hanno detto, ‘Oh no, il nostro barometro interno non è più in
sintonia con ciò che la gente vuole.’ Con “Quantumania” dicevano
“Abbiamo fatto uscire un pezzo forte”. E poi non è così che si
sentivano molte persone.”
I Marvel Studios stanno attualmente
producendo così tanti film e programmi TV che forse non dovremmo
essere sorpresi dal fatto che alcuni fallimenti stiano iniziando a
diventare più frequenti. Nel caso di Ant-Man and The Wasp: Quantumania, posizionare
l’azione davanti a uno schermo VFX gigante ha fatto sì che la
storia raccontata sembrasse un po’ piatta e senz’anima. È anche
difficile capire perché abbiano introdotto la variante
Kang il Conquistatore – che, di diritto, avrebbe dovuto essere
il grande cattivo della Saga del Multiverso – solo per vederlo
sconfitto da Ant-Man e alla fine ucciso.
Sembra che stiano imparando da
questi errori, però, ecco perché si pensa che scrittore del film,
Jeff Loveness non stia più lavorando su Avengers:
The Kang Dynasty.
I Marvel Studios possono, e
probabilmente lo faranno, riprendersi da Ant-Man and The Wasp:
Quantumania, ma in questo quadro è facile comprendere
perché di recente vi abbiamo rivelato perché una serie come
Daredevil: Born Again sia stata
riportata in sviluppo per riscriverne alcune parti e riprendere
a girare in un secondo momento.
Spesso in grado di offrire al
pubblico intriganti rappresentazioni di impressionanti progressi e
dispositivi tecnologici, forme di vita extraterrestri, viaggi
interstellari e nel tempo, il genere della fantascienza è ben noto
e apprezzato nell’industria cinematografica. I film di questa
categoria ricorrono spesso a una concettualizzazione futuristica,
che affascina le menti degli spettatori con trame innegabilmente
accattivanti. Film come Interstellar e Her
richiamano l’attenzione su scenari prossimi al futuro che
potrebbero benissimo essere i nostri: vediamo insieme quali sono i
10 film di fantascienza più
profetici di sempre, secondo Reddit.
Gattaca (1997)
Gattaca
vede Ethan Hawke e Uma Thurman nei ruoli principali. Racconta la
storia di un uomo che è stato concepito in modo naturale e quindi
ha dovuto affrontare limitazioni genetiche rispetto alle sue
controparti geneticamente potenziate. Tuttavia, non lascia che i
suoi difetti lo frenino e si sforza di perseguire il suo sogno di
diventare un astronauta. “Sento che siamo solo a uno o due
decenni di distanza da Gattaca“, ha detto ASDF0716 quando l’OP ha chiesto
quali film di fantascienza saranno ricordati come i più visionari.
Il film di Andrew Niccol è un’interessante visione
del nostro potenziale futuro, con una luce particolare sui problemi
di identità che potrebbero verificarsi in un mondo che ha
normalizzato i metodi di parto artificiale.
District 9 (2009)
Considerato uno dei
migliori film di fantascienza a basso costo, con un budget di
produzione di 30 milioni di dollari e un incasso totale di 210
milioni di dollari in tutto il mondo, District 9 è un avvincente found footage di
Neill Blomkamp che illustra una razza
extraterrestre costretta a vivere in condizioni simili a quelle di
una baraccopoli sulla Terra. Esplorando i temi dell’umanità e della
segregazione sociale e facendo luce sull’ingiustizia con cui
l’umanità tratta chi è diverso, District 9 è sicuramente un film stimolante
che offre spunti di riflessione. “Uno dei migliori film che
spesso viene dimenticato“, ha scritto Crendrink quando futterecker ha citato il film in
una discussione.
Elysium (2013)
Ambientato nell’anno 2154,
Elysium offre al pubblico un’intrigante
rappresentazione di due classi sociali distinte: i ricchi, che
vivono in una stazione spaziale piena di risorse chiamata Elysium,
e i poveri, che si trovano costretti ad abitare una Terra esausta.
Nel frattempo, un uomo (Matt
Damon) intraprende un’ardua missione che potrebbe
portare l’uguaglianza tra i due mondi polarizzati. Un buon numero
di persone ha citato il film di fantascienza come uno dei più
profetici grazie alla sua rappresentazione di un pianeta logoro e
della disuguaglianza sociale. “Abbiamo già dei miliardari che
corrono per vedere chi arriva per primo nello spazio invece di fare
qualcosa di utile per tutti“, ha detto cptnamr7. “L’élite
brucerà assolutamente il pianeta per profitto e se ne
andrà“.
Snowpiercer (2013)
Basato sulla graphic novel
francese “Le Transperceneige” di Jacques Lob,
Benjamin Legrand e Jean-Marc
Rochette, Snowpiercer è un film convincente ambientato
nel 2031 dove, 17 anni dopo un tentativo di fermare il cambiamento
climatico, un’iniezione di aerosol si è ritorta contro e ha
accidentalmente creato una nuova era glaciale. A causa di ciò,
l’umanità è costretta a vivere in un treno autonomo. Il film di
fantascienza di Bong
Joon-ho è indubbiamente un interessante ammonimento
sull’uso della tecnologia umana e sulle conseguenze che ne
derivano, oltre a mettere in luce i cambiamenti climatici e a
fornire al pubblico una satira sociale. “Sento che Snowpiercer
finirà per essere qualcosa di vicino alla realtà. Forse non in
senso letterale, ma credo che i nostri sforzi per risolvere il
cambiamento climatico con più tecnologia ci porteranno alla
rovina“, ha scritto un account ora cancellato.
Interstellar (2014)
Diretto da Christopher Nolan, l’eccezionale Interstellar ha come protagonista
Matthew McConaughey in uno dei suoi ruoli
migliori e racconta la storia di un ex-astronauta che viene
incaricato di guidare una rischiosa missione intergalattica
attraverso un wormhole per trovare una nuova casa al genere umano
prima che la mancanza di risorse provochi l’estinzione. Come molti
altri film di questa lista, Interstellar affronta i temi dell’esplorazione
umana e descrive le conseguenze dannose delle nostre azioni. “La
previsione di Interstellar di un’altra catasta di polvere è
probabilmente la più accurata”, ha ammesso ChocolateBunny. “Visti tutti
i terribili avvertimenti sul cambiamento climatico che tutti
ignorano“.
Don’t Look Up (2021)
Quando si parla di
cambiamenti climatici, Don’t Look Up merita sicuramente un cenno per
la sua allegoria ben realizzata sull’argomento. Nel film, due
astronomi di basso livello (Leonardo
DiCaprio e Jennifer Lawrence) cercano di avvertire
l’umanità dell’avvicinarsi di una cometa che distruggerà il mondo.
Tuttavia, nessuno sembra ascoltare. Il film di Adam
McKay è stato comprensibilmente scelto da Reverandglass come film di
fantascienza più preveggente, in quanto presenta un commento
provocatorio che sottolinea il fatto che la società ignora
attivamente gli esiti letali della propria autodistruzione, che, in
questo caso, sarebbe l’emergenza climatica.
Sorry To Bother You (2018)
Combinando elementi di
commedia, dramma, fantasia e fantascienza, il film surrealista di
Boots Riley Sorry to Bother You è ambientato in
una versione alternativa di Oakland, dove il televenditore
Cassius Green (Lakeith Stanfield)
si ritrova in uno strano universo dopo aver trovato una chiave
magica. “Si tratta solo marginalmente di fantascienza, ma credo
che Sorry To Bother You verrà considerato come la
quintessenza della satira dell’era Amazon“, ha spiegato
mikevago. “Ho ancora la
speranza che quel film (la parte del “contratto a vita”, non quella
del cavallo) non sia la fine che faremo, ma di certo sembra che sia
la direzione in cui siamo diretti“. Senza dubbio, questa
satira assurda che commenta le dinamiche di potere tra le classi
sociali, i bianchi e i POC rimarrà nella mente del pubblico.
Her (2013)
Diretto da Spike
Jonze e interpretato dal bravissimo Joaquin Phoenix, la trama di
Her segue un uomo solo e con il cuore spezzato che
sviluppa una strana e improbabile relazione con un’intelligenza
artificiale, a cui dà voce Scarlett Johansson. Anche se
Her è un film sull’amore e sulla solitudine,
il suo messaggio profondo sul progresso tecnologico, in particolare
sull’intelligenza artificiale, è sicuramente avvincente. Sulla
piattaforma, NoMoassNeverWas sottolinea una
scena futuristica particolarmente d’impatto in cui il protagonista
“si guarda intorno e tutti parlano con le loro AI“.
I figli degli uomini (2006)
È impossibile stilare una
lista del genere e non includere I figli degli uomini. Il film, diretto da
Alfonso Cuarón, è ambientato nel 2027 e descrive
un mondo caotico in cui le donne non riescono a concepire. Un ex
attivista accetta di aiutare a trasportare una donna
miracolosamente incinta in un santuario situato in mare. Questo
acclamato film post-apocalittico è spesso lodato per il modo in cui
inscena i temi della sopravvivenza, della speranza e della fede.
Tuttavia, “ritrae un futuro in cui la xenofobia è in aumento.
La disuguaglianza continua a crescere tra i ricchi e i poveri. La
depressione economica ha devastato il mondo. So che è uscito nel
2007“, ha scritto TheCosmicFailure.
Blade Runner 2049 (2017)
Blade
Runner 2049, uscito nel 2017, è il sequel del film
originale con protagonista Harrison Ford. Questa
volta il ruolo di protagonista è affidato a Ryan Gosling. Il film è ambientato trent’anni
dopo gli eventi del film originale, dove l’agente della polizia di
Los Angeles “K” scopre un segreto a lungo sepolto che potrebbe
gettare nel caos la società rimanente. Concentrandosi sulla
decadenza dell’ambiente, con la rappresentazione di una società
distopica incredibilmente costruita, il film di Denis
Villeneuve è sicuramente indimenticabile. “L’umanità
diventa meno umana. Nel corso del film vediamo che gli esseri umani
sono meno sociali e anche meno empatici“, ha commentato un
utente. “San Diego diventa
una discarica perché stiamo esaurendo lo spazio per la nostra
spazzatura“.
L’attore di VenomTom
Hardy e lo sceneggiatore di fumetti Scott
Snyder stanno unendo le forze per una nuova serie a
Fumetto di proprietà che si intitoleràArcbound. La
storia di fantascienza è ambientata in un futuro lontano, dove la
Terra è una landa desolata e l’umanità ha raggiunto le
stelle. La popolazione umana è governata da un governo
sostenuto dalle multinazionali il cui potere si basa su una fonte
di energia chiamata Kronium.Il primo numero della
serie di 12 numeri del fumetto uscirà a marzo.
Altri creativi coinvolti
nella serie includono lo scrittore Frank Tieri e
l’artista Ryan Smallman. Altri artisti che
lavoreranno alle copertine saranno Ryan Ottley, Clay Mann,
Tyler Kirkham e Dan Panosian.Riguardo al
progetto, Snyder ha dichiarato:
” Arcbound si distingue non solo per il
concetto originale e la narrativa, ma anche per il team che gli sta
dando vita. Frank è uno dei migliori narratori che conosca. Il suo
talento fantasioso è sorprendente, ma è è anche un incredibile
strutturalista. Lo stile di Ryan è così dinamico, così pieno di
energia e passione. E Tom è stato responsabile di dare vita ad
alcuni dei miei personaggi preferiti sullo schermo: è una vera
forza creativa. “
Tom Hardy ha aggiunto: “La
tela è illimitata, una vasta distesa per esplorare la condizione
umana, la profondità dei personaggi e i regni sconfinati, tutti
limitati solo dalla nostra immaginazione collettiva. È un onore
avere l’opportunità di lavorare al fianco di leggende del settore
come Scott, Frank , e Ryan nel contribuire a dare vita all’universo
di Arcbound. Hanno creato un mondo epico che è tanto emozionante da
esplorare per coloro che amano i fumetti quanto lo è per coloro che
li creano“.
Il team creativo sta
attualmente cercando di collaborare con un editore per lanciare il
fumetto il prossimo anno. Tuttavia, il team creativo sarà al New
York City questo fine settimana, per promuovere le edizioni
ashcan. I primi 12 numeri sono stati descritti
come la prima stagione
di Arcboun, suggerendo che
il progetto è solo la punta dell’iceberg per altre storie e
spin-off a venire.
“Ho dentro me che
cosa non so, un vuoto che non capirò. Lontano da quel mondo che ho,
c’è un sogno che spiegarmi non so”, cantava Jack
Skellington al chiaro di una pallida luna, nella notte,
sulla punta di una collina dentro un cimitero. Una scena iconica,
proprio come il personaggio che ne è protagonista, passati alla
storia in Nightmare Before
Christmas, film firmato Tim Burton e diretto nel lontano 1993 da
Henry Selick.
Per celebrare il
trentennale di una pellicola diventata nel tempo uno dei più grandi
successi dell’animazione, non si poteva che iniziare da una
sequenza nella quale si condensano alcuni dei temi portanti del
cinema di Burton: il sentirsi incompresi, l’essere freak… i
cimiteri, che per il regista sono uno dei suoi luoghi di pace.
Ma Nightmare Before
Christmas è prima di ogni cosa un cult
indiscusso, un classico, fruito da intere generazioni che ancora
oggi amano e si appassionano al Re delle zucche e a Halloweentown.
Perché la sua storia e il suo main character Jack, non solo sono i
protagonisti perfetti per un’ideale serata a tema Halloween, ma
rappresentano anche, per il cinema, l’irrompere di un immaginario
fresco e originale e, per Tim Burton, l’espressione totale della
sua personalità e creatività, esplosa in un’opera che è riuscita a
costruire un mondo inedito e stravagante in cui immergersi e da cui
attingere.
Fra poesia e tecnica:
la nascita del film
Nella mente di Tim Burton, Nightmare Before Christmas nasce subito
dopo Vincent, cortometraggio del
1982 realizzato in stop motion. “L’idea di partenza di Nightmare ha
molto a che vedere con gli special televisivi come Rudolph e il
Grinch”, racconta il regista nel suo libro Burton racconta
Burton, all’epoca rapito dalla tecnica a passo uno.
Per qualche tempo, però, il progetto rimase una bozza, un pensiero;
Burton aveva cominciato a lavorarci quando ancora era alla Disney e
la scelta, al tempo, era se farne proprio uno special stagionale
oppure un cartone animato. Entrambe soluzioni che però a lui non
piacevano affatto. Alla fine, Burton riuscì a stipulare un accordo
con gli Studios della Casa di Topolino nel 1990, e così un anno
dopo iniziò la sua produzione sotto la regia di Henry Selick, al
quale aveva passato il testimone poiché impegnato con Batman –
Il ritorno.
Nightmare Before Christmas, nato da una
poesia dello stesso regista che a sua volta si ispira a un’altra di
Clement Clarke Moore, doveva però essere in
stop-motion. Una tecnica d’animazione a cui Burton è molto
affezionato e che ha sicuramente contribuito al successo del
film.
Una delle difficoltà
maggiori riscontrate nella creazione proveniva però dai suoi
personaggi, a cui bisognava dare espressioni credibili nonostante
molti di questi fossero senza occhi, come Jack, a dir poco
bizzarri. Nonostante questo, la stop motion era l’opzione migliore
affinché il lavoro fosse il più vicino possibile a come era stato
pensato. “Con questo tipo di personaggi e immagini”, dice
ancora Burton, “non potevamo usare altro che l’animazione a
passo uno. Ricordo che ogni inquadratura, ogni singola ripresa,
corrispondeva a una piccola botta di energia. (…) È stato lì che ho
capito che se l’avessimo girato con degli attori in carne e ossa o
se ne avessimo fatto un cartone animato non sarebbe stata la stessa
cosa. L’animazione a passo uno possiede un’energia che nessun’altra
tecnica può dare”.
Jack Skellington e il
romantico filosofeggiare
Oltre all’aspetto
puramente tecnico e al percorso evolutivo del film, a rendere così
iconico Nightmare Before
Christmas, ma anche così importante, è il suo
protagonista, Jack, un freak, chiaramente un alter ego animato di
Tim Burton. Il regista di Burbank si è sempre sentito un outsider
sin da quando era piccolo; un diverso, un incompreso, avvolto da
una costante malinconia, come lui stesso ha raccontato parlando
della sua infanzia. Con Nightmare
Before Christmas non è la prima volta che porta
in scena personaggi che si sentono smarriti, di fronte al bivio
dell’esistenza, diversi o in crisi. Fra gli esempi più emblematici
abbiamo Edward mani di forbice, Victor, il Cappellaio Matto o la
più recente Mercoledì. Ciò che però rende speciale Jack Skellington
è il suo romantico filosofeggiare sull’esistenza, il suo enunciare
i propri desideri e sogni come un poeta, nonostante non sappia
quali essi siano, e il voler trovare spiegazione a qualcosa che una
spiegazione non ha, come l’essenza del Natale.
Tutto questo nasconde
nel sottotesto un pensiero sui misteri della vita, sulla misticità
delle cose, sull’ignoto, sul ciò che non si potrà mai conoscere a
pieno, gli elementi che più affascinano lo stesso Burton. Inoltre,
proprio come accade con Guillermo del Toro, il regista si sente
vicino ai mostri perché pensa che la loro identità non sia davvero
capita. Averne paura è la prova di come spesso ci si lasci
influenzare solo dall’idea che si ha di qualcosa o qualcuno che non
è come noi, pur non rispecchiandone la realtà, e ci invita ad
andare oltre l’apparenza per arrivare al vero cuore delle cose (o
delle persone). Questi, come dice lui stesso, “venivano
considerati orripilanti e cattivi, anche se non lo erano. E lo
stesso succede nella vita. La gente spesso viene percepita come non
è. Una situazione nella quale mi ero trovato anch’io e non mi era
piaciuta per niente. E poi ho sempre amato quei personaggi
incompresi ma pieni di passione e sentimenti. Jack è simile a molti
di quei personaggi della letteratura classica che sono bruciati da
una passione, dal desiderio di fare qualcosa che gli altri non
capiscono.”
L’immortalità di
Nightmare Before Christmas
Tim Burton ha perciò arricchito la sua
filmografia con una storia immortale, che custodisce al suo interno
dei messaggi incisivi, che sottolineano come Nightmare Before Christmas sia, sì, un fenomeno
della cultura pop e – oramai – un brand, ma soprattutto un film
abbastanza denso, con un grande cuore, in grado di dialogare con
ogni tipo di spettatore. Ed è forse questo uno dei motivi per cui è
diventato un cult, anche se all’inizio non ha avuto un’accoglienza
tale da far pensare che lo sarebbe stato (quando debuttò guadagnò
solo 50 milioni di dollari, per poi arrivare a 91 milioni
successivamente).
Si è spesso discusso su
quali fossero le colonne tematiche portanti della pellicola, e
addirittura quale fosse la sua natura: un film su Halloween o sul
Natale? Nightmare Before
Christmas è innanzitutto un film sul valore
delle festività, che si susseguono secondo uno specifico rito di
passaggio. Nel raccontare il momento a cavallo tra le due Feste,
Burton ci parla delle differenti culture che dominano la nostra
società, delle loro bellezze, delle usanze, del loro essere
speciali per ognuno di noi, e per ognuno in modo differente. Ci
parla di come le percepiamo, perché queste festività aiutano a
“darti un senso di luogo”, di appartenenza, in un certo senso anche
di libertà.
La magia di
Nightmare Before
Christmas, mentre mescola Halloween con il
Natale, sta proprio qui. E Halloween è la chiave perfetta per
decodificarne le tematiche, in quanto è “il momento in cui tutte
le regole vengono sospese e puoi diventare quel che ti pare. È la
fantasia a dettare le regole. È una festa spaventosa, ma in modo
divertente. Nessuno cerca di spaventare gli altri. Piuttosto di
divertirli con la propria mostruosità” (leggi unicità), e
questo, quindi, è anche “il succo di Nightmare”. Provando a
diventare Babbo Natale, Jack capisce infine che ciò che lega le due
feste è il loro scopo finale: quello dell’unione trai diversi, che
siano giocattoli, zucche o ragnetti. E l’operazione meticolosa sui
personaggi di Nightmare Before
Christmas, la cura dei modellini, la loro forte
plasticità ed espressività, combinata alla colonna sonora
memorabile di Danny Elfman che ne enfatizza le atmosfere
contribuiscono a renderlo il cult senza tempo che oggi si ama
ancora guardare. E che ricorda, più di ogni altra cosa, quanto sia
essenziale abbracciare le nostre stranezze, perché sono quelle che
ci rendono unici.
Prima che Brett
Ratner firmasse per dirigere X-Men
3, conosciuto poi con il titolo di X-Men: Conflitto finale,
Matthew Vaughn era stato ingaggiato per dirigere
il film per la 20th Century Fox.
Matthew Vaughn, che anni dopo avrebbe poi diretto
X-Men:
L’inizio, ha parlato in termini vaghi di essersi
allontanato dal film in passato, ma durante un’apparizione al
Comic-Con di New York di questo fine settimana (tramite
THR) , il regista di Kick-Ass ha
rivelato finalmente il motivo piuttosto scioccante per cui alla
fine ha deciso di abbandonare il progetto.
“Sono entrato nell’ufficio
di un dirigente e ho visto una sceneggiatura di X3 e ho subito
capito che era molto più corposa. Ho pensato: “Che diavolo è
questa bozza?”. Lui mi ha detto “Non preoccuparti” e io ho
risposto “No, no”. Sono il regista. Sono preoccupato per
questa bozza,’” ha ricordato
Vaughn. “Non me lo ha voluto dire, quindi l’ho presa
senza permesso – è stato come un momento folle – ho aperto la prima
pagina e diceva: ‘Africa’. Tempesta. Bambini che muoiono senza
acqua. Crea un temporale e salva tutti questi
bambini.’”
Matthew Vaughn ha
chiarito che secondo lui era una “idea davvero interessante”,
senza inizialmente rendersi conto che i “poteri forti” non avevano
intenzione di inserire effettivamente la scena nel film finale, e
l’avevano semplicemente aggiunta alla sceneggiatura nel tentativo
di “ingannare ” Halle Berry ad accettare di riprendere il
ruolo di Ororo Munroe.
“[Ho detto,] ‘Cos’è
questo?’ [Hanno detto:] ‘Oh, è la sceneggiatura di Halle
Berry. Ho detto: “OK, perché non ha ancora firmato?”. “Ma
questo è quello che vuole che sia, e una volta che avrà firmato, la
getteremo nella spazzatura”, ha continuato il regista,
raccontando la risposta del dirigente senza nome. “Ero
tipo, ‘Wow, farete questo a un’attrice premio Oscar che interpreta
Tempesta? Allora io mi chiamo fuori.’ Quindi a quel punto ho
abbandonato il progetto”.
All’epoca Vaughn aveva diretto
un solo lungometraggio, Layer Cake,
ed era molto entusiasta di ricevere un’offerta da studios così
importanti, prima di rendersi conto che non avrebbe avuto molto
controllo sul film. “Ero preoccupato di provare a mettermi
nei panni di Bryan Singer, ed è stato un sogno diventato realtà. Ho
realizzato lo storyboard del film. La fine del film non era il film
che avrei realizzato. La sequenza del Golden Gate era l’inizio
dell’atto Due, e avevamo questa folle sequenza d’azione per
Washington… ma ero ingenuo.”
Matthew Vaughn ha
aggiunto che gli è stato fatto il discorso “Non lavorerai mai
più in questa città” dopo aver abbandonato X-Men
3, e “in un certo senso ci credeva” allora.
“L’uomo che ha detto che non avrebbe mai più lavorato in
questa città, ha guardato Kick-Ass
e mi ha richiamato e mi ha detto: ‘Sai una cosa, non intendevo dire
questo quando l’ho detto’.”
Nonostante sia stato un punto fermo
del Marvel Cinematic Universe
nel corso degli anni, le questioni relative ai diritti che
circondano Bruce Banner/The Hulk hanno sempre reso
altamente improbabile la prospettiva di un altro film da solista su
HULK. HULK del 2003 e L’incredibile Hulk del 2008 sono
stati distribuiti dalla Universal Pictures, che è riuscita a
mantenere i diritti sul personaggio dopo l’acquisizione della
Marvel da parte della Disney.
Ciò significava che se Kevin Feige e co. avessero voluto
sviluppare un nuovo film di Hulk, questa pellicola sarebbe
dovuta essere lanciata da Universal. Tuttavia, all’inizio di
quest’anno, un report ha rivelato che i Marvel Studios potrebbero aver riacquistato
tutti i diritti sul gigante verde, e una nuova voce ora ha rivelato
che un film di Hulk sia addirittura in lavorazione. Potrebbe essere
questo il film di World War Hulk di
cui abbiamo sentito parlare un paio di anni fa?
Mark Ruffalo ha già espresso interesse
nell’esplorare questa storia sullo schermo e World War
Hulk sarebbe un evento epico da cui
attingere. Naturalmente, è altamente improbabile che questo
progetto sia un adattamento diretto del fumetto, ma la premessa di
base – un Hulk infuriato in cerca di vendetta sugli eroi più
potenti della Terra – ha molto potenziale.
Hulk/Banner è apparso nella scena
post-crediti di Shang-Chi
e la Leggenda dei Dieci Anelli e ha avuto un
ruolo significativo anche in She-Hulk:
Attorney At Law. Nel finale di stagione
della serie Disney+, Hulk è
apparso con suo figlio, Skaar, il che potrebbe dare più
credito alle voci sulla World War
Hulk.
Probabilmente non arriverà un
annuncio ufficiale relativo a qualsiasi potenziale progetto solista
di Hulk nell’immediato, ma con la maggior parte degli
attori titolari e Avengers originali che abbandonando i rispettivi
ruoli, sembra probabile che i Marvel Studios abbiano grandi piani
in atto per Mark Ruffalo che affronta l’iconico eroe
mentre ci dirigiamo verso
Avengers: The Kang Dynasty e Secret
Wars. Qualunque cosa lo studio possa avere
in serbo per il Golia Verde, molti fan sperano di vedere Banner
lasciarsi alle spalle “Smart Hulk” e liberare il mostro.
Focus Features ha
finalmente fissato la data di uscita di Lisa
Frankenstein, il prossimo film che segnerà il debutto
alla regia di Zelda Williams con Cole Sprouse e Kathryn
Newton. La commedia horror debutterà nelle sale
USA il 9 febbraio 2024.
L’uscita nelle sale attualmente non
contrappone il film a un concorrente diretto al
botteghino. Tuttavia, debutterà nello stesso mese di altri
film di alto profilo come la commedia d’azione di Matthew
VaughnArgylle, Imaginary di Blumhouse, Madame
Web di Sony Pictures e il film biografico
Bob Marley: One Love di Paramount Pictures.
Cosa aspettarsi da Lisa Frankenstein?
“Il film parla di
un’adolescente incompresa e della sua cotta al liceo, che sembra
essere un bel cadavere“, si legge nella
sinossi. “Dopo che una serie di circostanze giocosamente
orribili lo riportano in vita, i due intraprendono un viaggio
“omicida” per trovare l’amore, la felicità… e alcune parti del
corpo mancanti lungo la strada”.
Descritta come una “storia d’amore
rabbiosa”, Lisa
Frankenstein è diretta da
Zelda Williams e si basa su una
sceneggiatura scritta dal premio Oscar Diablo
Cody. Oltre a Cole Sprouse e Kathryn
Newton nel cast ci sono anche
Carla Cugino (The Haunting of Hill House),
Liza Soberano (Alone/Together), Joe
Chrest (Stranger Things) e Henry
Eikenberry (The Crowded Room).
Lisa Frankenstein
è prodotto da Cody e Mason Novick, con Jeff Lampert come produttore
esecutivo e il vicepresidente di produzione e sviluppo di
Focus Features, Michelle Momplaisir come dirigente
creativo.
La data di uscita di
Tutti
tranne te (Everyone But You) per la
prossima commedia R-rated con protagonista
Sydney Sweeney è stata leggermente posticipata. A
darne notizia è il noto sito americano Deadline che ha
riferito che la data di uscita del film è stata posticipata di una
settimana.
Tutti
tranne te (Everyone But You) uscirà negli USA ora
nelle sale venerdì 22 dicembre invece della data di uscita
originale di venerdì 15 dicembre. Il sito rileva che questa
nuova data di uscita consente alla commedia romantica di
“giocarsi le sue carte durante il fine settimana di quattro
giorni di Natale“. In Italia il film uscirà il 25 Gennaio
2024.
Tutti tranne
te (Everyone But You) è diretto da Will
Gluck e si basa su una storia di Ilana
Wolpert. Nel cast Sydney Sweeney, Glen Powell,
Alexandra Shipp, GaTa, Hadley Robinson, Michelle
Hurd, Dermot Mulroney,
Darren Barnet e Rachel Griffiths.
Il film è stato scritto da Wolpert e Gluck ed è
prodotto da Gluck, Joe Roth e Jeff Kirschenbaum. I produttori
esecutivi sono Alyssa Altman, Jacqueline Monetta, Catherine
Bishop, Natalie Sellers, Charlie Corwin, Sidney Kimmel, Mark
O’Connor, Sweeney e Jonathan Davino.
Di cosa parla Everyone But
You?
“Nella commedia Everyone But You, Bea
(Sydney Sweeney) e Ben (Glen Powell) sembrano la coppia perfetta,
ma dopo uno straordinario primo appuntamento accade qualcosa che
trasforma la loro focosa attrazione in ghiaccio, finché non si
ritrovano inaspettatamente ricongiunti insieme per un matrimonio in
Australia”, si legge nella sinossi del film. “Quindi
fanno quello che farebbero due adulti maturi: fingono di essere una
coppia”.
Il co-regista di Nightmare Before Christmas, Henry
Selick, ha un’idea per un seguito del film che scavi nel
passato della storia originale ideata e diretta insieme a
Tim Burton. Selick, che ha diretto la visione
di Tim
Burton30 anni fa, e ha diretto un altro
gioiello dello stop-motion come Coraline del 2009, ha
detto alla rivista People che
crede che un prequel potrebbe essere la strada migliore se mai si
dovesse realizzare un altro film.
Non che Selick abbia molte
speranze che Tim Burton abbia voglia di tornare a
farlo.Perché? Bene, perché Selick ritiene
cheNightmare Before Christmas sia
“un film perfetto [che] è uscito nel momento perfetto,
solo per diventare qualcosa di molto più grande nel corso degli
anni“.
“Penso che Tim
[Burton], in particolare, pensi, perché scherzare con tutto
ciò? Certamente non ha bisogno di guadagnare di più da un
sequel. Ha avuto tanti altri successi e finora nessuno ha
avuto una grande idea per un seguito. E penso ancora che sia
Tim a decidere. Non credo ci sia alcuna idea che possa
convincerlo”.Il regista ha continuato a
parlare di un potenziale sequel rifiutando l’idea e riflettendo
piuttosto sul un potenziale prequel: “Potrebbe esserci
una storia più interessante su come Jack è diventato il re di
Halloween Town“.
Non è un’idea particolarmente
rivoluzionaria, e se Burton è contrario al ritorno a quel mondo
come suggerisce Selick, sembra improbabile che possa decollare
un’idea prequel. Ma considerata la carriera attuale Tim Burton sembra aver ritrovato un po’ della
sua vecchia scintilla ha acconsentito a girare il sequel di
un’altra delle sue prime creazioni,Beetlejuice
2, quindi forse questo potrebbe
riaccendere il desiderio di tornare ad Halloween
Town.Nello stesso articolo, lo stesso Jack
Skellington Chris Sarandon afferma che “sarebbe lì tra
un minuto” per qualsiasi idea di un possibile
nuovo film.
Tim Burton è tornato a lavorare con la tecnica della
stop motion con La sposa cadavere nel 2005 e in
Frankenweenie del 2012. Selick ha
rivelato che si riunirà con Burton su un progetto diverso.“Se fosse il progetto giusto per il quale entrambi
nutrivamo una passione, nessun problema. Mi piacerebbe
lavorare di nuovo con lui”, dice Selick, che ha avuto Burton
come produttore per il suo adattamento di James e la
pesca gigante.Nightmare Before Christmas festeggia
quest’anno il suo 30° anniversario ed è disponibile suDisney+.
Il regista Martin
Scorsese è tra i più celebri e rispettati autori della
storia del cinema, nonché personalità poliedrica e tra i maggiori
esperti della settima arte in tutte le sue forme. Dai primi film
realizzati negli anni Sessanta, quando contribuì alla rivoluzione
della New Hollywood, fino a quelli più recenti, Scorsese continua a
dimostrare un talento irraggiungibile, in costante evoluzione, che
lo colloca insindacabilmente tra quei grandi maestri che hanno
contribuito al prestigio dell’arte da loro adoperata.
2. È un affermato
produttore. Da sempre all’attività di regista Scorsese
lega quella di produttore esecutivo, ricoprendo tale ruolo spesso
per piccoli film indipendenti. Oltre ad aver prodotto molti dei
suoi film, egli ha infatti sostenuto titoli come Cose nostre –
Malavita (2013), Bleed (2016),
Free Fire
(2016), Before the Flood (2016), A Ciambra
(2017), Edison – L’uomo che
illuminò il mondo (2017), con Benedict
Cumberbatch,Lazzaro
felice (2018), The Souvenir (2019), Diamanti
grezzi (2019), con Adam
Sandler, Shirley (2020), Pieces of a
Woman(2020), Il collezionista di
carte(2021), Maestro (2023)
e Pet Shop Days (2023). È stato inoltre
produttore esecutivo delle serie Boardwalk Empire: L’impero del
crimine (2010-2014) e Vinyl (2016).
3. È stato anche
attore. Scorsese è uno dei quei registi a cui piace
fare dei cameo nei propri
film. Tra i più celebri vi sono quelli in Taxi Driver,
Fuori orario, L’età dell’innocenza, Gangs of New York e
Hugo Cabret. Ma nel corso degli anni non ha mancato di
interpretare veri e propri ruoli in film come Il
pap’occhio (1980), Round Midnight (1986),
Sogni (1990), dove ricopre dà corpo a Vincent Van Gogh,
Quiz Show (1994), di Robert
Redford, Cerca e distruggi (1995) e La
dea del successo (1999).
Martin Scorsese dirige Taxi
Driver
4. Ha avuto un duro scontro
con i produttori.Taxi Driver è il film che ha
reso celebre Scorsese a livello mondiale. Eppure non tutti erano
pronti a credere in tale progetto, e tra questi vi erano i
dirigenti della Columbia Pictures. Al regista furono infatti
imposti una serie di tagli, per eliminare alcune scene giudicate
troppo violente. Secondo alcune leggende, Scorsese minacciò di
uccidersi se lo avessero costretto a rimontare il film, mentre un
altra versione prevede che si presentò dai produttori con una
pistola, intimandoli di non ritoccare il film. Quale che sia la
verità, alla fine le due parti raggiunsero un accordo comune.
5. Non era previsto il suo
ruolo nel film. All’interno del film Scorsese compie un
iconico cameo, dando vita ad un controverso passeggero del taxi
guidato dal protagonista. Questi, in particolare, racconta i propri
desideri di vendetta sulla moglie, la quale lo tradiva.
Originariamente però, il ruolo avrebbe dovuto essere ricoperto da
un attore professionista, ma poiché questi si infortunò dovette
rinunciare. Scorsese ricevette allora da De Niro consigli di
recitazione su come affrontare la parte.
Martin Scorse dirige Casinò
6. Ha inserito un preciso
“easter egg” nel film.Casinò si presenta come
un adattamento di una storia vera, dove non si menziona mai il vero
casinò coinvolto nelle vicende, ovvero lo Stardust. Martin
Scorsese, tuttavia, vi fa comunque riferimento attraverso la
colonna sonora, in cui la canzone “Stardust” si può
ascoltare per ben tre volte diverse. Una versione strumentale viene
suonata durante il matrimonio di Ace e Ginger, e una versione
vocale si sente durante la scena in cui Remo chiede a Marino se
Nicky e Ginger stanno facendo sesso. Infine, il brano si può
ascoltare durante la fine dei titoli di coda.
Martin Scorsese e il suo nuovo
film: Killers of the Flower Moon
7. Ha desiderato a lungo
realizzare questo film. Il nuovo film di Scorsese,
Killers of the Flower Moon,
racconta dell’indagine svolta un’ondata di omicidi di ricchi nativi
all’inizio degli anni ’20 nella contea di Osage, in Oklahoma. Gli
omicidi sono avvenuti dopo che grandi giacimenti petroliferi furono
scoperti sotto la terra del popolo Osage e per i quali furono
concessi in tribunale i diritti sui profitti. Tutto ciò viene
raccontato nell’omonimo libro di David Grann, dopo
aver letto il quale Scorsese ha subito deisderato trarne un film.
Per farlo, il regista ha trascorso diverso tempo a contatto con la
comunità Osage affinché gli concedessero la loro benedizione e lo
aiutassero a realizzare il film.
Martin Scorsese e Leonardo DiCaprio
8. Ha stretto un sodalizio
artistico con il noto attore. In occasione del casting per
Gangs of New York, Scorsese conosce Leonardo
DiCaprio, con il quale intraprende da quel momento un
fortunato sodalizio artistico. I due si sono poi riuniti per
lavorare insieme a The Aviator,The Departed, Shutter
Island e The Wolf of Wall Street e per il
cortometraggio The Audition. Nel 2023 tornano infine a
lavorare insieme per Killers of the Flower Moon. Per i
film di Scorsese, DiCaprio è stato candidato all’Oscar in due
occasioni e l’attore ha sempre dichiarato di aver raggiunto una
sintonia tale con Scorsese per cui si capiscono al minimo
accenno.
Martin Scorsese e le sue origini italiane
9. Ha dedicato un
documentario alle proprie origini. Il cognome originario
della famiglia del regista era “Scozzese”, poi modificato in
“Scorsese” per un errore di trascrizione in alcuni documenti.
Figlio di Luciano Charles Scorsese e di Catherine Cappa, il regista
ha, come si intuisce, delle origini italiane. I suoi nonni, sia
paterni che materni, erano immigrati italiani originari
rispettivamente di Polizzi Generosa e di
Ciminna (entrambi comuni della provincia di
Palermo), giunti negli Stati Uniti agli inizi del XX secolo. A
queste sue origini e alla vita come italoamericani, Scorsese ha
dedicato un documentario nel 1974 dal titolo,
appunto, Italoamericani.
Martin Scorsese: chi è la sua coniuge
10. È sposato con una
produttrice. Nel corso della sua vita, Scorsese si è
sposato cinque volte e tra le sue mogli vi è anche l’attrice
italiana IsabellaRossellini, a
cui il regista è stato legato dal 1979 al 1982. Dal 1999, invece, è
sposato con la produttrice Helen Morris da cui ha
avuto, nello stesso anno, la figlia Francesca. Ad
ogni modo, Scorsese mantiene un certo riserbo sulla propria vita
privata, anche se grazie all’account Instagram della figlia si
possono ogni tanto vedere alcuni momenti della loro vita quotidiana
tra le mura domestiche.
Di tutte le domande che emergono
durante la visione di La caduta della casa degli
Usher (qui la recensione), la nuova
miniserie Netflix di
Mike Flanagan,
poche sono pressanti e snervanti come quella riguardo l’identità di
Verna. Interpretato da Carla Gugino,
una delle attrici ricorrenti nelle opere di Flanagan, il
personaggio appare nel primissimo episodio dello show, sia
assistendo da lontano al funerale dei bambini Usher, sia
presentandosi ai giovani Madeline (Willa
Fitzgerald) e Roderick Usher (Zack
Gilford) come un’amica. È chiaro fin dall’inizio che la
sua presenza rappresenta qualcosa di inquietante per la famiglia
titolare, ma la serie costruisce un grande mistero su chi sia e
cosa stia cercando esattamente.
Chi è Verna e qual è il suo ruolo?
Diventa ben presto chiaro che Verna
è in cerca della vita degli eredi di Roderick Usher (Bruce
Greenwood). Poiché sappiamo dal titolo e dai trailer che
La caduta della casa Usher vede la
scomparsa di tutti i membri della potente famiglia dietro l’impero
farmaceutico, non è difficile immaginare che Verna abbia un ruolo
centrale nelle morti. che verranno. Ma resta la domanda sul perché
reclami tali vite. La sua è una vendetta contro Roderick Usher? È
una sorta di entità soprannaturale? La morte dei bambini Usher ha
qualcosa a che fare con ciò che disse a Madeline e Roderick in
quella fatidica notte tra il 1979 e il 1980?
A tutte queste domande viene fornita
una risposta alla fine di La caduta della
casa degli Usher, anche se non tutte le risposte fugano
ogni dubbio. Verna sembra avere una particolare preferenza per le
persone crudeli e potenti, ma scopriamo non essere in cerca di
vendetta e anche se diventa chiaro dagli episodi finali della serie
che Verna è ben lontana dall’essere un’umana, la serie non ci dice
mai in modo preciso cosa sia. Lei è il Corvo,
ovviamente, un riferimento alla poesia più famosa di Edgar Allan
Poe: può trasformarsi in un corvo, e il suo nome è un
anagramma della parola corvo (raven, in inglese). Ma, nel mondo de
La caduta della casa
Usher, cos’è questa entità conosciuta come il corvo? È qui
che iniziamo ad addentrarci in un territorio nebuloso.
Verna stringe un accordo con
Roderick e Madeline in La caduta della casa Usher
Verna incontra per la prima volta
Roderick e Madeline Usher quando stanno cercando un posto dove
nascondersi e costruirsi un alibi dopo aver ucciso il loro allora
capo, Rufus Griswold (Michael Trucco), negli
ultimi spasmi del 1979. Fuggendo dal parti aziendale di capodanno
organizzato da Fortunato, i fratelli entrano in un bar in cui Verna
lavora come barista. Non sanno che il bar non è nemmeno un luogo
reale, ma si è creato proprio per accoglierli, e che usciranno
dalle sue porte con la vita completamente cambiata.
Dopo che l’orologio segna le 12, gli
altri avventori del bar lasciano la scena e Verna lascia il suo
posto dietro il bancone per un’interessante e inquietante
conversazione con gli Usher. Affascinata dalla loro ambizione e
dalla loro mancanza di scrupoli, chiede loro cosa farebbero per
realizzare la vita che credono sia loro per diritto di nascita.
Mentre dichiarano di non avere limiti di sorta, la conversazione
prende una piega particolarmente bizzarra. Verna rivela loro che sa
che hanno appena ucciso qualcuno e promette loro una vita priva di
ripercussioni da questo o da qualsiasi altro crimine che potrebbero
commettere in futuro.
Offre dunque loro anche tutto ciò
che hanno sempre desiderato, tutto il denaro e tutto il potere che
è stato loro negato quando il padre, ex amministratore delegato di
Fortunato, si è rifiutato di riconoscerli come suoi figli. Ma c’è
un però. L’offerta di Verna sarà valida finché Madeline e Roderick
saranno disposti a sacrificare qualcosa come garanzia. E ciò che
vuole non è negoziabile: quando moriranno, la loro stirpe dovrà
morire con loro e dunque non aavranno eredi per portare avanti la
loro eredità. Madeline è un po’ sorpresa e, infatti, dopo aver
lasciato il bar, si procura una spirale per assicurarsi di non
avere figli.
Roderick, al contrario, non batte
ciglio prima di accettare le condizioni di Verna, nonostante abbia
già due figli. La sua logica è che una vita breve e piena di lusso
è migliore di una lunga vissuta negli stenti. Pertanto, non batte
ciglio prima di generare altri quattro figli oltre a Frederick
(Henry Thomas) e Tamerlano (Samantha
Sloyan). È difficile sapere quanto Roderick abbia
effettivamente preso a cuore le parole di Verna. Lui stesso dice a
Madeline (Mary McDonnell) che non sa in cosa
credere dopo che lasciano il bar e si voltano per non vedere altro
che un edificio vuoto ricoperto di compensato e adornato con i
graffiti di un corvo.
Verna, tuttavia, intendeva davvero
quello che ha detto, e poiché a Roderick viene diagnosticata la
demenza vascolare e gli vengono concessi solo pochi anni di vita
nell’episodio 2, l’entità arriva realmente a raccogliere quanto
pattuito. Questo è il motivo per cui Verna è presente nell’avvenire
della morte di tutti i figli Usher (e dell’unico nipote),
strappandoli personalmente uno per uno alla vita: non ha infatti
fatto altro che mantenere la propria parola e reclamare la sua
parte dell’accordo.
Verna è il Corvo, ma cosa significa esattamente?
C’è una parola che abbiamo usato nel
paragrafo precedente che è della massima importanza quando parliamo
di Verna: raccogliere. Come un corvo, Verna ama
collezionare oggetti, più specificamente oggetti luccicanti, non
nel senso che emettano letteralmente una luminosità naturale, ma in
quanto preziosi per le persone che li possiedono. Quindi, Verna
colleziona vite, le vite delle persone care che stipulano un
contratto con lei. Raccoglie anche oggetti importanti dalle persone
che uccide, come evidenziato dalla scena finale di La caduta della casa degli
Usher, in cui Verna decora le tombe degli Usher con alcune
delle loro cose più preziose, dagli zaffiri di Madeline alla maglia
del cuore di Victorine (T ‘Nia Miller).
Verna, però, non è un corvo
qualsiasi, è il Corvo, il minaccioso uccello di sventura e oscurità
che, come già detto, dà il nome alla poesia di Poe. Ma ciò cosa
comporta? Innanzitutto, Verna è un’entità immortale. Se non la
Morte stessa, come dice Madeline, è almeno qualcuno che ha il
controllo completo sulla morte. Ciò è dimostrato dalle fotografie
che mostrano Verna fianco a fianco con persone potenti già
all’inizio del XX secolo e dal fatto che non può essere uccisa: sia
Madeline che Arthur Pym (Mark Hamill)
cercano di eliminare Verna in modi diversi senza mai riuscirci.
La propensione di Verna a
frequentare persone ricche e potenti può anche essere attribuita
alla sua natura corvida. Dopotutto, a causa del loro amore per
tutte le cose luccicanti, si ritiene che anche i corvi abbiano una
predilezione per gli oggetti che gli umani considerano preziosi.
Non c’è quindi da stupirsi che Verna cerchi di allargare la sua
collezione di anime andando dove ci sono i soldi. Ma per Verna non
è solo questione di ricchezza. Le piace anche la giustizia poetica.
Ancora e ancora, chiarisce ai bambini Usher che non devono morire
di una morte orribile. Se fossero persone migliori, sarebbero
potuti morire tutti tranquilli nei loro letti. Cerca dunque di dare
una via d’uscita a Prospero e confessa persino di aver esagerato un
po’ con la morte di Federico a causa della sua straordinaria
crudeltà verso sua moglie.
La più grande prova del tipo di
giustizia di Verna, tuttavia, è la sua cura per Lenore
(Kyliegh Curran), un’adolescente onesta e
amorevole a cui viene effettivamente permesso di andarsene
all’istante, senza un briciolo di dolore. E, alla fine, quando
arriva il momento di rimettere a posto gli oggetti che ha raccolto,
Verna non ha nulla per la tomba di Lenore, offrendole invece un
dono sotto forma di una delle sue piume legata a una rosa bianca.
Questo è anche un riferimento a “Il corvo” di Poe,
poiché, nella poesia, l’uccello minaccioso appare dopo la morte di
una “fanciulla santa che gli angeli chiamano Lenore” e il
narratore chiede all’uccello di “non lasciare alcuna piuma nera
come un gettone“. Verna, però, non dà ascolto a questa
richiesta.
È stato rivelato un
nuovissimo trailer di Gen V(recensione)
per l’ultimo spin-off diThe
Boysdi Amazon
Studios che anticipa cosa aspettarsi negli episodi
rimanenti. Il nuovo contributo arriva a due settimane dal debutto
della serie di supereroi ambientata al college sulla piattaforma
Prime
Video.
Il video promette momenti più
caotici per il cast principale della Gen V, mentre
si avvicinano alla scoperta della verità sulla misteriosa struttura
nascosta della Godolkin University chiamata The
Woods. I primi cinque episodi sono ora disponibili
per lo streaming su Prime
Video. Nuovi episodi escono ogni
venerdì.
Tutto quello che c’è da sapere su Gen V
Ambientato nel mondo diabolico di
The
Boys, Gen V espande l’universo della Godolkin
University, il prestigioso college per soli supereroi dove gli
studenti si esercitano per diventare una nuova generazione di eroi,
preferibilmente con sponsorizzazioni lucrative. Non tutti, però,
scelgono la strada della corruzione. Oltre al classico caos
universitario, oltre alla ricerca della propria identità e alle
feste, questi ragazzi si troveranno ad affrontare situazioni
letteralmente esplosive. Mentre si contendono popolarità e buoni
voti, è chiaro che la posta in gioco è molto più alta quando sono
coinvolti dei super poteri. Quando il gruppo di giovani dai poteri
soprannaturali scopre che qualcosa di più grande e sinistro sta
succedendo a scuola, saranno messi alla prova: sceglieranno di
diventare gli eroi o i cattivi delle loro storie?
Il cast della serie include Jaz
Sinclair, Chance Perdomo, Lizze Broadway, Shelley Conn, Maddie
Phillips, London Thor, Derek Luh, Asa Germann, Patrick
Schwarzenegger, Sean Patrick Thomas e Marco Pigossi. In Gen
V vedremo anche Clancy Brown e Jason Ritter nel ruolo di guest
star, oltre alla partecipazione straordinaria di Jessie T. Usher,
Colby Minifie, Claudia Doumit e P.J. Byrne negli stessi ruoli che
interpretano in The
Boys.
Michele Fazekas e Tara Butters sono
showrunner ed executive producer della serie. Eric Kripke, Seth
Rogen, Evan Goldberg, James Weaver, Neal H. Moritz, Ori Marmur,
Pavun Shetty, Ken Levin, Jason Netter, Garth Ennis, Darick
Robertson, Craig Rosenberg, Nelson Cragg, Zak Schwartz, Erica Rosbe
e Michaela Starr sono executive producer anche dello spinoff della
serie. Nel ruolo di co-executive producer troviamo Brant
Englestein, Sarah Carbiener, Lisa Kussner, Gabriel Garcia, Aisha
Porter-Christie, Judalina Neira e Loreli Alanís. La serie è
prodotta da Sony Pictures Television e Amazon Studios, in
collaborazione con Kripke Enterprises, Point Grey Pictures e
Original Film.
Più di una settimana dopo che
Star
Wars: Ahsoka (recensione) ha
concluso la sua prima stagione di 8 episodi, Lucasfilm ha pubblicato un
nuovissimo video per l’ultima serie di Star
Wars. Nella clip, Hayden Christensen ricorda quanto fosse
elettrizzato quando ha ricevuto la chiamata per entrare a far parte
della serie con protagonista
Rosario Dawson. Hayden Christensen ha anche ringraziato i
fan per l’enorme supporto e feedback che gli hanno dato da quando è
tornato nel franchise di fantascienza.
“È stato davvero notevole il sostegno che ho sentito da
parte dei fan“, ha detto. “È stato semplicemente
fantastico, voglio dire, è difficile per me definirlo davvero a
parole. Significa molto, ed è il motivo per cui sono tornato
in Star
Wars e ho fatto di più con questo personaggio, ed è stata
davvero una cosa speciale”. Guarda il video di Ahsoka qui sotto:
Ambientata dopo la caduta
dell’Impero, Star
Wars: Ahsoka segue l’ex cavaliere Jedi Ahsoka Tano
mentre indaga su una minaccia nascente in una galassia ormai
vulnerabile.Oltre a
Rosario Dawson nei panni della protagonista, Ahsoka è
interpretata da Natasha Liu Bordizzo nel ruolo di Sabine Wren e
Mary Elizabeth Winstead in quello di Hera Syndulla, Ray
Stevenson nei panni di Baylan Skoll, Ivanna Sakhno in quelli Shin
Hati; Diana Lee Inosanto è Morgan Elsbeth, David Tennant interpreta
Huyang, Lars Mikkelsen è il Grand’ammiraglio Thrawn ed Eman Esfandi
interpreta Ezra Bridger.
Ahsoka
è la prossima serie Disney+ che ha come
protagonista Rosario Dawson nei panni di Ahsoka, un Jedi in
esilio che un tempo era l’apprendista di Anakin prima che lui si
rivolgesse al lato oscuro e diventasse
Darth Vader. La serie sarà presentata in anteprima ad
agosto, ha confermato la Disney durante l’evento.
Kathleen Kennedy e Jon
Favreau hanno elogiato lo showrunner di AhsokaDave
Filoni, che è stato raggiunto sul palco da Dawson e
Natasha Liu Bordizzo, che interpreta Sabin Wren,
un guerriero mandaloriano, rivoluzionario e artista di graffiti che
è apparso per la prima volta in Star Wars Rebels.
A sorprendere anche i fan del Regno Unito è stata Mary Elizabeth Winstead, che ha rivelato che
interpreterà Hera Syndulla di Rebels.
Dopo
Invincible, tocca ad un’altra serie animata diffondere
il trailer, ovvero Scott Pilgrim Takes Off,
l’annunciata serie originale Netflix animata
basata sul film di Edgar Wright. La nuova serie
Netflix
segue la commedia d’azione romantica di Edgar
Wright del 2010
Scott Pilgrim Vs The World, basata sulla serie di
graphic novel di Bryan Lee O’Malley. La serie
debutterà il 19 Novembre su Netflix.
https://youtu.be/dLvRvqByxUI
Basato sulla serie di graphic novel Scott
Pilgrim di Bryan Lee O’Malley, Scott Pilgrim Takes
Off è prodotto e scritto da O’Malley e Grabinski, che
saranno anche showrunner. La pluripremiata casa di animazione
Science SARU funge da studio di animazione per l’anime. I
produttori esecutivi sono Eunyoung Choi, Edgar Wright, Marc
Platt, Jared LeBoff, Adam Siegel, Michael Bacall e Nira
Park.
I personaggi animati di
Scott Pilgrim Takes Off sono doppiati quasi
interamente dagli attori del film del 2010. Questo include Mary Elizabeth
Winstead come Ramona, Kieran Culkin
come Wallace Wells, Chris Evans
come Lucas Lee, Jason Schwartzmen come Gideon
Graves, Satya Bhabha come Matthew Patel, Brie Larson
come Natalie V. “Envy” Adams, Aubrey Plaza come
Julie Powers, Ellen Wong nei panni di Knives Chau
e Anna Kendrick
nei panni di Stacey Pilgrim.
Dopo
aver pubblicato ieri un poster per la seconda stagione,
Prime
Video ha rilasciato un nuovotrailer della seconda stagione di Invincible per
il ritorno dell’adattamento della serie di supereroi. La nuova
stagione sarà presentata in anteprima venerdì 3 novembre su
Prime
Video.Dai un’occhiata al nuovo trailer di
Invincible Stagione 2 su YouTube.
Basato sulla serie
di fumetti di Robert Kirkman , Cory Walker e Ryan
Ottley,Invincible
è descritta come una serie ricca di suspense, azione ed
emozioni. L’adattamento presenta le
voci originali di
Steven Yeun,
Sandra Oh,JK
Simmons, Gillian
Jacobs, Andrew Rannells, Walton Goggins, Zazie
Beetz, Mark Hamill, Chris Diamantopoulos e
altri.
Cosa è successo nella prima stagione
di Invincible?
La prima stagione di
Invincible è incentrata
su Mark Grayson, un ragazzo di 17 anni che inizia a sviluppare
superpoteri come la super forza, il volo e la super
velocità. Inizia quindi ad allenarsi per usare le sue abilità
sotto la guida di suo padre, Nolan Grayson, che è uno dei supereroi
più potenti della Terra, Omni-Man.
Su cosa si basa Invincible?
Basato sulla serie di fumetti
di Robert Kirkman , Cory Walker e Ryan Ottley,
Invincible è
descritta come una serie ricca di suspense, azione ed
emozioni. L’adattamento presenta nella versione originale le
voci di
Steven Yeun,
Sandra Oh,JK
Simmons, Gillian
Jacobs, Andrew Rannells, Walton Goggins, Zazie
Beetz, Mark Hamill, Chris Diamantopoulos e altri.
La prima stagione di Invincible è
incentrata su Mark Grayson, un ragazzo di 17 anni che inizia a
sviluppare superpoteri come la super forza, il volo e la super
velocità. Inizia quindi ad allenarsi per usare le sue abilità
sotto la guida di suo padre, Nolan Grayson, che è uno dei supereroi
più potenti della Terra, Omni-Man.
Carla Gugino è una
di quelle attrici che ha fatto compagnia a tanti spettatori per
molti anni, interpretando molti ruoli e passando per diversi
generi. L’attrice ha costruito una carriera solida e concreta
lavorando duramente e sapendo scegliere ruoli che la
valorizzassero, con l’opportunità di mostrare tutto il suo
talento.
Ecco, allora, dieci cose
da sapere su Carla Gugino.
Carla Gugino: i suoi film
1. Carla Gugino: i film e
la carriera. La carriera dell’attrice americana è iniziata
nel 1988, quando ha debuttato in alcune serie tv come Casalingo
Superpiù e Good Morning, Miss Bliss. In seguito
appare nel film In campeggio a Beverly Hills (1989),
Voglia di ricominciare (1993), Omicidio in
diretta (1998) e Spy Kids (2001). La sua carriera
continua, lavorando in Sin City (2005), Una notte al
museo (2006), American Gangster (2007),
Watchmen
(2009), Sucker Punch(2011) e
I pinguini di Mr.
Popper (2011). Tra i suoi ultimi lavori vi sono Capodanno a New York
(2011), San Andreas (2015),
Lo spazio che ci unisce (2016), Il gioco di
Gerald (2017) e Gunpowder Milkshake
(2021). L’attrice ha lavorato anche in molte serie tv, come
Spin City (1996-1998), Chicago Hope
(1999-2000), Entourage (2007-2010),
Californication (2011), New Girl (2012), Wayward Pines
(2015-2016), The Haunting ofHill House (2018),
Jett – Professione ladra (2019), Manhunt: Deadly
Games (2020) e La caduta della casa degli
Usher (2023).
2. Non solo attrice, ma
anche doppiatrice e produttrice. Nel corso della sua
carriera, Carla Gugino ha avuto modo di sperimentare diversi ambiti
del cinema. L’attrice, infatti, ha vestito i panni della
doppiatrice, prestando la propria voce per i film Quattro zampe
a San Francisco (1996), L’uomo d’acciaio
(2013), Bling (2016), Batman v Superman: Dawn of
Justice (2016), Robot Chicken (2018) e . In
quanto produttrice, la Gugino ha lavorato alla realizzazione del
film Judas Kiss (1998), del corto Tell-Tale
(2010) e della serie Jett (2019).
Carla Gugino è su Instagram
3. Ha un profilo ufficiale
Instagram. Anche l’attrice ha deciso di aprire un proprio
account ufficiale Instagram, seguito da circa 812 mila persone. La
sua è una bacheca molto variopinta e piena di foto che la
ritraggono protagonista di momenti di svago, lavoro e tanta vita
quotidiana. Non mancano però anche post relativi ad eventi o
riflessioni su notizie di attualità. Seguendola si potrà dunque
rimanere aggiornati su tutte le sue attività.
Carla Gugino e Sebastian
Gutierrez
4. Non si è mai
sposata. L’attrice non si è mai sposata e non ne è nemmeno
interessata. Ma al di là di cio, è fidanzata da molti anni, più
precisamente dal 1996, con Sebastian Gutierrez, un
regista, sceneggiatore e produttore, conosciuto per gli script di
Gothika, Snakes on a Plane e molti altri film. I due si
erano conosciuti diverso tempo prima di iniziare a frequentarsi,
tanto da avere un tipo di rapporto solo professionale. Con il
passare del tempo, però questo rapporto si è evoluto tanto da
diventare una relazione seria.
Carla Gugino in Always di Bon Jovi
5. Ha recitato nel
videoclip della celebre canzone. Non c’è dubbio che
Always, cantata dalla band Bon Jovi, sia
una delle canzoni d’amore più belle e conosciute di sempre.
Particolarmente noto è anche il videoclip di accompagnamento
realizzato per il brano, all’interno del quale compaiono diversi
attori tra cui la stessa Gugino. All’epoca questo fu uno dei primi
lavori come attrice per lei, e di certo il successo del videoclip,
che conta ad oggi oltre 755 milioni di visualizzazioni, l’ha
aiutata ad ottenere una buona notorietà.
Carla Gugino in
Watchmen
6. Ha interpretato un
personaggio più vecchio di lei. In Watchmen,
l’attrice ha interpretato la madre di Malin Akerman,
un personaggio più vecchio di lei di ventisette anni (lei ne aveva
37 durante le riprese, e nel ruolo 64). Inoltre, tra lei e
l’attrice che interpretava la figlia c’erano solo sette anni di
differenza. Il personaggio, in realtà, compare sia in versione
anziana che più giovane e più vicina all’età dell’attrice. Per le
scene da anziana le è dunque stato applicato del trucco prostetico
sul volto e sulle mani.
7. Ha adorato lavorare con
Zack Snyder. Stando a quanto dichiarato dalla stessa
attrice, Zack Snyder “è incredibilmente
concentrato ed ha una visione incredibile della storia, cosa che
porta una combinazione davvero portentosa, come quella di un
bambino di un negozio di dolciumi, così felice di tutto”. Per
l’attrice, dunque, lavorare al film è stata una continua sorpresa e
un piacere.
Carla Gugino in Midnight Mass
8. Ha recitato in un
episodio della serie. Nel primo episodio della serie
horror di NetflixMidnight Mass, storia di una piccola comunità
su un’isola remota le cui divergenze sono amplificate dal ritorno
di un giovane caduto in disgrazia e dall’arrivo di un carismatico
prete, la Gugino ha interpretato un piccolo ruolo nel primo
episodio, intitolato Libro I: Genesi. Qui l’attrice
compare infatti nei panni di un giudice.
Carla Gugino in San
Andreas
9. Ha fatto la maggior
parte delle acrobazie. In questo film, l’attrice ha sempre
accettato di fare tutte le acrobazie del caso, cercando di
ricorrere il meno possibile a stuntwoman. E deve essere stata
talmente brava e coraggiosa che “il coordinatore degli stunt mi
è venuto incontro alla fine del film – e loro fanno un sacco di
film enormi – e ha detto: “Non ho mai lavorato con un’attrice che
ha detto sì a così tante acrobazie”.
Carla Gugino: età e altezza
10. Carla Gugino è nata il
29 agosto del 1971a Sarasota, in
Florida. La sua altezza complessiva corrisponde a 165
centimetri.
La star spagnola Miguel Bernardeau che sarà presto
protagonista della nuova serie tv su Zorro e in
perito al personaggio ha rivelato che è riuscito ad identificarsi
con “Zorro”.“Deve crescere molto velocemente. Deve
decidere chi vuole essere e lo deve fare quando è ancora molto
giovane. Questo è successo anche a me“, racconta
a Variety a
Cannes prima della première di mercato del suo nuovo
spettacolo.
Dopo il successo di “Elite”,
Miguel Bernardeau è diventato un volto
familiare per molti mercati. Ma non ci pensa quando sceglie i suoi
ruoli. “Mi piacerebbe che fosse così
semplice. Inoltre, non ho “scelto”
questo ruolo: ho fatto il
provino sette volte. Prima
del primo ho saputo che mio nonno era malato e poi è andata davvero
male. Ma avevo già questo fuoco dentro di me, quindi ho
continuato a tornare.”
Il pilot d’apertura del Mipcom“Zorro” è
prodotto da Secuoya
Studios con sede a Los Angeles e Madrid e
diretto da Javier Quintas. Come riportato
da Variety ,
Prime
Video ha acquisito i diritti per Stati Uniti, America
Latina, Spagna, Andorra e Portogallo. Mediawan
Rights si occupa della distribuzione
internazionale.
Ma nonostante il suo pedigree,
Miguel Bernardeau si è comunque preso il suo
tempo prima di impegnarsi nello spettacolo. “È stata una decisione difficile e una lunga
ripresa. All’inizio pensavo che Zorro fosse un personaggio
iconico, ma ho deciso di lasciarlo alle spalle. Se volevo
farlo, volevo divertirmi. E non puoi divertirti se ti chiedi
costantemente se stai copiando qualcun altro”,
aggiunge. “Lo vedevo semplicemente
come il personaggio che volevo interpretare. Qualcuno che il
mio io più giovane ammirerebbe sicuramente.
“
Nel nuovo Zorro ambientato nel 1834,
Diego de la Vega ritorna a Los Angeles dopo l’omicidio di
suo padre. Quella notte morì anche un assassino mascherato di nome
Zorro. Ma si ritiene che il suo spirito
continui a vivere, in attesa di un successore.
“Mi piacciono questi primi
episodi. Mostrano come sta diventando un uomo, scoprendo tutti
questi segreti del passato. Sta pensando alle sue origini, ma
anche a chi potrà diventare, cosa che capisco”,
osserva, ammettendo che le estenuanti riprese hanno avuto presto il
loro prezzo. “Era difficile. In
realtà ho scoperto che le sequenze d’azione non sono così
giocose. Ha smesso di essere divertente intorno al quinto
mese”, scherza. Tuttavia, la versione
“frenetica” di “Zorro” era qualcosa che gli dava gioia.
“Voglio scegliere
progetti che mi rendano felice. Ci
sono così tanti spettacoli là fuori che fingono di essere qualcosa
che non sono. Non questo. Ci
sono avventure, azioni e personaggi che apportano tantissimo alla
storia, ma ha comunque profondità e momenti molto
emozionanti”. Dopo la proiezione, il produttore
esecutivo Sergio Pizzolante ha commentato: “Ci siamo
posti la domanda: ‘Perché questo personaggio non è mai stato
interpretato in spagnolo?’Nessuno poteva
rispondere. È risaputo che se vuoi girare qualcosa con un
budget limitato, devi farlo in inglese con un cast
americano. Abbiamo deciso di cambiare la
situazione.
Oltre a introdurre personaggi
femminili forti lungo il percorso, interpretati da Renata
Notni e Dalia Xiuhcoatl, che
“si collegano a storie di oppressione”
dei popoli indigeni.
“È stato doloroso, ma l’ho
usato per interpretare questo personaggio. È potente, potente
quanto Zorro“, osserva, con Notni che afferma:
“Oggi le donne vogliono essere
rappresentate. Meritavano di essere rappresentati. Il
modo in cui siamo, il modo in cui ci sentiamo: potenziati,
stimolanti. In questa versione di ‘Zorro’ ci stiamo
allontanando dalla tradizione. Non ci aspettiamo che nessuno
ci salvi, non ne abbiamo bisogno”.
“Questa è una nuova
versione per la nuova generazione.” Tuttavia, assumere un’icona è stata una grande responsabilità
per tutti i soggetti coinvolti, ammette
Pizzolante. “Ricordo di aver chiesto
alle persone quale fosse la cosa più bella che avessero mai
fatto. Direbbero: “Ci siamo”. È una lettera d’amore a
tutte le altre versioni, da Douglas Fairbanks a Tyrone Power e
Banderas.”“Mia moglie è
una cantautrice e dico sempre che i cantanti muoiono in rovina: i
cantautori lasciano un’eredità. Il nostro compito è creare
un’eredità. Non stavamo cercando di fare uno spettacolo
spagnolo. Stavamo realizzando uno spettacolo globale in lingua
spagnola”.
In La caduta della casa
degli Usher, lo scrittore americano viene omaggiato
in un gioco di rimandi continui, precisi e creativi, aggiornando il
suo ottocento letterario al 2023 e costruendo una specie di bignami
dei suoi celebri componimenti. Sebbene infatti la serie prenda il
titolo dall’omonimo racconto, il lavoro di adattamento di Flanagan
ha intessuto la storia di partenza di trame, fili e intrecci che
percorrono molti dei racconti, e sebbene alcuni siano delle
citazioni riservate ai più profondi conoscitori dell’opera di Poe,
altre sono nascoste in bella vista… nei titoli degli episodi! Ogni
episodio della serie infatti porta il titolo di un racconto o di un
poema e lo adatta all’interno della storia-cornice de La
caduta della casa degli Usher.
Il primo episodio, quello in cui ci
viene presentata la famiglia Usher, comincia in medias
res, con i ragazzi Usher già morti e il capostipite, Roderick,
pronto a confessare. Sebbene Una tetra mezzanotte
non sia il titolo di nessun racconto, è il primo verso della più
celebre poesia di Poe: Il corvo.
Siamo all’inizio di una storia che
si abbevera costantemente della mitologia dell’autore statunitense,
e così la storia comincia con l’incipit di una delle sue opere più
famose.
Il secondo episodio invece presenta
un adattamento molto più letterale. Come scopriremo man mano che si
va avanti con la serie, ogni puntata racconta la morte di uno degli
Usher, fino all’inevitabile caduta finale (come anticipa il
titolo), e così in questa puntata assistiamo alla caduta di
Prospero, uno dei figli bastardi del protagonista.
Il racconto omonimo adattato in
questo caso è la storia di un periodo di peste noto come
Morte Rossa, durante il quale la classe alta di
una città medievale si rinchiude nel palazzo del principe Prospero.
Pensando di essere al sicuro dall’infezione, si lanciano in un
lussureggiante ballo in maschera. Ma un ospite misterioso, che
indossa una maschera da scheletro, invade la festa e ne consegue
l’orrore.
Si tratta proprio di quello che
succede nell’episodio: Prospero (come il principe) organizza una
festa/orgia durante la quale una figura con una maschera da
scheletro e un mantello cremisi assiste a un terribile incidente a
causa del quale tutti gli invitati muoiono.
Nel terzo episodio assistiamo alla
morte di Camille. Anche lei bastarda di Roderick Usher, è la figlia
più brillante, intelligente, la stratega della famiglia, quella che
parla con la stampa e che risolve le questioni pubbliche. In
I delitti della Rue Morgue, un personaggio di nome
Camille trova la sua morte per mano di un orango omicida,
esattamente come accade alla fredda e calcolatrice erede Usher.
Questa storia venne utilizzata anche
come fonte di ispirazione per The Raven, film del 2012 con John
Cusack che racconta la vita di
Edgar Allan Poe, proprio come se fosse uno dei suoi racconti
polizieschi.
Si tratta di uno dei racconti più
celebri di Poe, ripercorre proprio la vicenda di un uomo, un
criminale, che viene spinto a denunciarsi da un gatto nero che lo
perseguita. Certo, il nostro Leo, l’Usher che trova la morte in
questo quarto episodio, si toglie la vita in autonomia, tuttavia la
relazione di Leo con il gatto è la stessa della storia dallo stesso
titolo, con risvolti gore molto pesanti e momenti di tensione pura,
mentre il giovane uomo scivola nella follia e nella paura.
I battito del cuore della sua
vittima fa impazzire un assassino che confessa così il suo stesso
delitto, dopo giorni di ossessione che lo portano sull’orlo della
follia. Si tratta della trama del racconto di Poe con questo
titolo, ed è anche quello che accade a Victorine, ultima dei figli
illegittimi di Roderick Usher, che ossessionata dal ticchettio di
un cuore di cui in realtà aveva sancito la morte, impazzisce e si
toglie la vita.
In questo caso, più che un
adattamento da un racconto o da una poesia, si tratta di una
citazione, un riferimento che viene utilizzato da Flanagan e dai
suoi sceneggiatori per mettere in scena la morte della
secondogenita di casa Usher, Tamerlane.
La donna, ossessionata dal lancio di
un progetto per dare un nuovo volto all’azienda di famiglia, non
dorme per giorni e cade in uno stato confusionale che la porta alla
pazzia (complice ovviamente è l’intervento di
Verna) e, involontariamente, causa la sua stessa morte. Il nome
del progetto è “Goldbug” e The Gold-Bug è proprio il
titolo originale del racconto.
Sgradevole e privo di un vero
talento, il primogenito di Roderick, Frederick Usher, è forse colui
che ha subito maggiormente l’influenza paterna. La sua storia si
permea di senso di inadeguatezza, ma non è mai raccontato come una
vittima per la quale provare simpatia, perché è anche un terribile
carnefice.
Sottopone a terribili torture la
moglie, la droga, proprio come fosse la vittima del famoso racconto
di Poe che dà il titolo all’episodio. Come nel racconto, la vittima
viene drogata, torturata e alla fine scampa al pericolo per un
pelo. Tuttavia chi finisce tagliato in due da una lama a forma di
pendolo non è lei, ma il suo carnefice, Frederick, appunto.
L’ultimo dei figli Usher.
Il corvo
Come già detto, si tratta
del componimento più famoso di Poe. Nella poesia, il nostro
narratore è sveglio fino a tardi in una fredda sera d’inverno. Non
riesce a dormire perché è addolorato per il suo amore, Lenore,
“la fanciulla rara e radiosa che gli angeli chiamarono
Lenore”. Un corvo vola in casa dalla sua finestra e lui non
riesce a farlo uscire. Il corvo può pronunciare solo una parola,
“mai più“, che viene generalmente interpretata come un
simbolo che il narratore non supererà mai il suo dolore.
Lenore è la nipote di Usher, figlia
di Frederick e unica anima innocente della famiglia, che però non
sfuggirà al suo tremendo destino per portare a compimento
La caduta della casa degli Usher. Inoltre,
attraverso un passaggio di trama intricato, ma estremamente attuale
secondo cui una volta morta la ragazzina, si crea per lei una
persona virtuale ricavata da tutti i dati dei suoi account social,
questa entità virtuale continua a vivere e a mandare messaggi al
nonno con scritto “mai più” (sempre con qualche refuso). Un
riferimento molto chiaro alla poesia, che si sovrappone all’altro
significato che ha il corvo nella storia: l’animale infatti è
Verna (leggi
qui).
Loki (Tom
Hiddleston) è uno dei personaggi più amati della
Marvel, ma, rispetto a come ce lo
aveva raccontato il MCU, nella serie
Disney+ il personaggio sembra meno se stesso. Tuttavia, in
Breaking Brad, l’episodio numero 2 di Loki Stagione
2, vediamo il Dio dell’Inganno esercitare le sue magie
per catturare Brad Wolfe; quel tipo di magie che era solito
utilizzare nelle sue avventure da villain al cinema.
Questo episodio ci ricorda che in
effetti, quando usa i suoi innumerevoli poteri, Loki è un
personaggio davvero cool, ed è un peccato che nella serie non li
utilizzi più spesso. Essendo un imbroglione per natura, le sue
abilità sono sempre lo strumento migliore per farlo stare un passo
avanti rispetto agli eroi che ha affrontato, in particolare suo
fratello Thor (Chris
Hemsworth) e i Vendicatori. In Loki, però, lo vediamo
a malapena usare la sua magia, il che influenza la percezione del
suo personaggio.
Perché non abbiamo visto più magia
nella serie?
C’è un momento molto
interessante nella prima stagione in cui Loki
trova le Gemme dell’Infinito all’interno di un cassetto della
scrivania di Casey (Eugene Cordero) alla TVA. Ma
non c’è solo il set con le sei gemme, ci sono almeno una dozzina di
Gemme dell’Infinito, molte delle quali ripetute. Non molto prima,
Loki stava scatenando il caos a New York, e in ballo c’erano
soltanto due Gemme, e ora ne trova diverse in un cassetto, senza
alcun potere, e sente Casey dire che i suoi colleghi le usano come
fermacarte. Qui è quando Loki si rende conto di essere fuori dal
suo elemento, poiché i poteri magici non funzionano nella TVA.
Questo è un aspetto chiave della
serie, poiché buona parte delle vicende che vediamo avvengono alla
TVA. È necessario, perché quella è l’istituzione che governa tutti
i tempi e, per questo, deve eliminare molte linee temporali
ramificate prima che si possano svilupparsi adeguatamente. La
possibilità che qualcuno come Loki possa usare i suoi poteri
all’interno dei locali è estremamente pericolosa per tutti i
presenti e mette a rischio il mantenimento della Sacra Linea
Temporale, quindi è meglio non concedere a nessuno i propri poteri.
La TVA protegge la Sacra Linea Temporale per tutti gli esseri
viventi, quindi anche tutti gli esseri viventi dovrebbero
rispettare le sue regole.
Non c’è stata ancora alcuna
spiegazione su come la TVA sia in grado di bloccare i poteri magici
di chiunque, ma ci sono due possibili spiegazioni. Il primo è che
Colui che Rimane (Jonathan
Majors) ha progettato il quartier generale
della TVA in questo modo per proteggerlo, usando il suo potere come
un modo per bloccare quello di tutti gli altri. La seconda è che la
maggior parte dei simboli che vediamo sui muri della TVA sono in
realtà rune che impediscono l’uso della magia, come ha spiegato
Agatha Harkness (Kathryn
Hahn) in WandaVision.
Loki dovrebbe usare maggiormente i
suoi poteri nella seconda stagione
In termini di
narrativa della serie, il fatto che Loki non sia in grado di usare
i suoi poteri magici ha uno scopo molto importante, in quanto
l’essere costretto a comportarsi come un umano, lo mette di fronte
a se stesso, per quello che è, senza la magia. I suoi poteri sono
un modo per lui di sfuggire alle sue responsabilità nei confronti
della TVA, ed è proprio grazie a questo espediente narrativo che la
serie riesce a proporre scene molto intense, come quella in cui lui
stesso guarda la sua morte in Avengers:
Infinity War. Ma non tutto accade all’interno della
TVA.
Nella seconda stagione, l’episodio 2
vede Loki andare in missione al di fuori della TVA insieme a
Mobius. I due stanno cercando Brad, e Loki usa i suoi poteri alla
grande, proprio come se stesse cacciando una preda. Fa persino
indossare alle sue ombre l’elmo con le corna, cosa che non vedevamo
dai tempi di Thor:
Ragnarok. Si tratta di uno sguardo al “vecchio Loki”,
quello che abbiamo conosciuto fino a The Avengers.
Non è definito dai suoi poteri, ovviamente, ma sono una parte
importante di ciò che lo rende il dio del male, aiutandolo ad avere
sempre il controllo di ogni situazione e un passo avanti rispetto
agli eroi che affronta. Ecco perché è in grado di lanciare
illusioni e proiezioni di se stesso, cambiare forma, nascondere la
sua presenza, usare la telepatia e la telecinesi e altre abilità
nell’MCU.
Ma anche nella prima stagione ci
sono pochi momenti in cui lo vediamo usare i suoi poteri in modo
significativo, soprattutto durante l’apocalisse su Lamentis-1,
quando è lì con Sylvie (Sophia
Di Martino) e, più tardi, quando vengono mandati al
Vuoto. In effetti, la sua connessione con i suoi poteri e il modo
in cui sono uno degli elementi che lo caratterizzano sono al centro
del suo racconto nella lunga sequenza che Loki passa nel Vuoto,
qualcosa che si manifesta nelle numerose
varianti che vengono esiliate lì, ma soprattutto nel classico
Loki di Richard E. Grant.
Questa mancanza di utilizzo del
potere in Loki è comprensibile come espediente narrativo, ma ha
anche l’effetto negativo di avere un Dio dell’Inganno meno caratterizzato.
Loki usa ancora una delle sue
abilità più importanti
Naturalmente, vediamo
ancora Loki usare una delle sue più grandi abilità anche
all’interno della TVA, ovvero il suo ingegno.
Anche se i suoi poteri sono il suo strumento per far accadere le
cose, è grazie al suo intelletto che Loki è in grado di concepire i
suoi piani e schemi. Lo usa molto anche nella TVA, come vediamo
nella scena della tortura con Brad. Anche al di fuori della TVA,
sembra sempre sapere cosa sta succedendo.
Ora che lui e Mobius hanno trovato
Sylvie, la loro missione è trovare l’ex giudice della TVA Ravonna
Renslayer (Gugu
Mbatha-Raw). Fare le cose all’interno della TVA è
importante, sì, poiché costringe Loki a sviluppare altre abilità al
di fuori della sua solita cassetta degli attrezzi e ad essere più
creativo, ma lei non si nasconderà nella TVA, come nel finale della
prima stagione. Anche Colui che Rimane viveva
fuori dai limiti del controllo TVA nella Cittadella della Fine dei
Tempi, che Loki e Sylvie sono riusciti a raggiungere solo andando
oltre il Vuoto. A meno che Renslayer non trovi un altro metodo,
tutto ciò significa che dovrà lasciare la TVA, quindi Loki e la sua
banda dovranno fare lo stesso.
Michael Caine,
la leggendaria star del cinema britannico e mondiale, ha
confermato il suo ritiro dalla recitazione all’età
di 90 anni. Già il mese scorso, Caine aveva lasciato intendere che
il suo ruolo in The Great Escaper sarebbe
stato probabilmente l’ultimo della sua carriera, ma
ora, in una nuova intervista con il programma Today di BBC Radio 4, Caine lo ha reso ufficiale.
“Continuo a dire che andrò in pensione. Ebbene, adesso è così.
Con The Great Escaper ho avuto l’opportunità di interpretare
un ruolo da protagonista e ho ricevuto recensioni incredibili… Cosa
potrò fare di meglio?“.
“Le uniche parti che potrei
ottenere adesso sono uomini di 90 anni, o forse 85, e molto
probabilmente non saranno i protagonisti del racconto. Non ci sono
uomini di punta a 90 anni, avrai giovani ragazzi e ragazze
piuttosto. Quindi ho pensato che potevo anche andarmene avendo
avuto quest’ultima occasione“, ha concluso l’attore. Sembra
concludersi così una gloriosa carriera nel mondo del cinema, che ha
visto l’attore novantenne recitare in oltre 160 film e vincere
numerosi premi, tra cui due Oscar (come Miglior attore non
protagonista per Hannah e le sue sorelle e Le regole
della casa del sidro), un BAFTA, tre Golden Globe e un premio
SAG.
La sua carriera è iniziata nel 1950,
il che significa che l’attore ha lavorato per oltre 70 anni ed è
apparso in film iconici, tra cui, solo per citare i più
recenti,I
figli degli uomini, la trilogia di Batman di Christopher
Nolan, Interstellar e Youth – La giovinezza.
Ora, il suo ultimo film lo vedrà calarsi nella vera storia di
Bernard “Bernie” Jordan, un veterano della Royal Navy scomparso
dalla sua casa di riposo all’età di 89 anni per recarsi in Francia
per poter partecipare al 70° anniversario del D-Day. Distribuito da
Warner Bros. Pictures UK, il film ha una data
d’uscita prevista per il 6 ottobre nel Regno Unito, mentre non si
hanno ancora notizie riguardo una data d’uscita nelle sale
italiane.
Tra le numerose collaborazioni di
Mike Flanagan con Netflix
ci sono miniserie horror adattate dal lavoro di Shirley
Jackson (The
Haunting of Hill House) e Henry James
(The
Haunting of Bly Manor). Si tratta sempre di adattamento moderni
di classici del canone letterario. Sembra così molto logico,
consequenziale quasi, che ora Flanagan e Netflix
si siano messi al lavoro su Edgar Allan Poe, che ha avuto una forte
influenza sia su James che su Jackson.
La caduta della casa
Usher infatti è il titolo di un racconto di Poe e in
quella storia, un narratore senza nome viene convocato nella tenuta
del suo vecchio amico, Roderick Usher. La casa è occupata da
Roderick e sua sorella gemella, Madeline, che vivono entrambi in
uno stato di avanzato decadimento mentale e spirituale. La casa
stessa, sospetta il narratore, ha in qualche modo assorbito la loro
malattia. Ma per quello che riguarda l’adattamento Netflix, questo racconto non è il solo di
Edgar Allan Poe a cui si ispira la serie (sulla
piattaforma dal 12 ottobre,
qui la recensione). Ecco di seguito tutti i
riferimenti a Poe che contiene la serie.
Gli Usher di Mike
Flanagan sono una grande e litigiosa famiglia, gli eredi
di una dinastia farmaceutica. Questi personaggi sono basati su
altri personaggi del corpus di racconti di Poe, reinventati
attualizzandoli e piegandoli alle esigenze del racconto. Gli Usher
costruirono la loro fortuna grazie alla spietata società
farmaceutica Fortunato. Ora però qualcuno li sta perseguitando, uno
per uno, e si sta vendicando. Si tratta di un adattamento molto
libero della storia omonima. Gli Usher letterari sono una famiglia
benestante, ma Roderick non ha figli. L’intera famiglia Usher, che
risale a generazioni, è nota per aver prodotto un solo erede per
ogni generazione, e quindi non si è mai espansa al di fuori della
loro unica tenuta.
“Il corvo” è una delle poesie più
famose al mondo ed è senza dubbio l’opera più famosa di Poe, tanto
che, quando nel 2012 uscì un film che voleva raccontare la vita e
l’opera di Edgar Allan Poe, questo era intitolato
proprio The Raven. Nella poesia, il nostro narratore è
sveglio fino a tardi in una fredda sera d’inverno. Non riesce a
dormire perché è addolorato per il suo amore, Lenore, “la
fanciulla rara e radiosa che gli angeli chiamarono Lenore”. Un
corvo vola in casa dalla sua finestra e lui non riesce a farlo
uscire. Il corvo può pronunciare solo una parola, “mai più”, che
viene generalmente interpretata come un simbolo che il narratore
non supererà mai il suo dolore.
Guardando ai titoli di tutti gli
otto titoli degli episodi, e Una tetra Mezzanotte
dell’episodio 1 e Il corvo dell’episodio 8 sono
entrambi riferimenti a questa poesia. Nella serie Netflix,
un corvo perseguita Roderick Usher. Inoltre, il personaggio
interpretato da Carla Gugino – un’entità soprannaturale che
sembra intenzionata a vendicarsi dell’intero clan Usher – si chiama
Verna, anagramma di Raven – Corvo in inglese.
Verna e il corvo possono essere forme alternative della stessa
creatura. Infine, la nipote di Roderick (Kyliegh
Curran), l’unico membro innocente della famiglia Usher, si
chiama Lenore.
La maschera della morte
rossa è una storia di vendetta, basata sulla stessa
divisione di classi che in parte racconta la serie. Edgar Allan Poe ambienta questo racconto in un
periodo di peste noto come Morte Rossa, durante il quale la classe
alta di una città medievale si rinchiude nel palazzo del principe
Prospero. Pensando di essere al sicuro dall’infezione, si lanciano
in un lussureggiante ballo in maschera. Ma un ospite misterioso,
che indossa una maschera da scheletro, invade la festa e ne
consegue l’orrore.
L’episodio 2 si intitola La
maschera della morte rossa e uno dei tanti figli di
Roderick è Prospero (Sauriyan Sapkota), che è il
nome del principe che organizza il ballo in maschera.
Mark Hamill
interpreta Arthur Pym, l’avvocato della famiglia Usher, noto anche
come “il Pym Reaper”. Pym è una sorta di riparatore iper-competente
della famiglia, e si occupa del lavoro sporco degli Usher. Il nome
deriva da Storia di Arthur Gordon Pym, l’unico romanzo di Poe.
Il romanzo, che Poe scrisse perché i suoi racconti dell’orrore non
vendevano, era inteso come un punto di partenza.
È una storia serializzata su un
giovane che cerca l’avventura in alto mare e il personaggio di
Hamill, in effetti, viene dipinto come un uomo dal passato
misterioso e avventuroso capace di tutto, che in età adulta ha
prestato con devozione i suoi servigi alla famiglia Usher.
La maggior parte della storia sarà
raccontata in flashback, narrati da Roderick a Dupin (Carl
Lumbly). In un lontano passato, incontreremo la prima
moglie di Roderick Usher, nonché l’amore della sua vita, di nome
Annabelle Lee (Katie Parker). Anabelle Lee è anche
il nome della poesia di Poe su un amore infantile scomparso. Si
ritiene generalmente che la poesia sia ispirata alla moglie di Poe,
Virginia Eliza Clemm, che era anche sua cugina. Poe, la cui
biografia è piuttosto sgradevole, sposò Clemm quando lei aveva 13
anni e lui 26.
A prima vista, nella serie Netflix
ci sono innumerevoli altre allusioni a Poe alcune fondamentali per
la storia, altre solo divertente Easter Egg. Dupin di Carl Lumbly è
un avvocato che tenta di fare giustizia incriminando gli Usher, il
nome completo del suo personaggio è C. Auguste
Dupin, il nome di un detective che appare in tre romanzi
polizieschi di Poe, tra cui I delitti della Rue
Morgue, che condivide il nome con l’episodio 3 della
serie. Dupin, predecessore di Sherlock Holmes, è considerato il
primo detective della letteratura. Si ritiene che Poe abbia
essenzialmente inventato anche questo genere, che chiamò i suoi
“racconti di raziocinio” perché il termine “giallo” non esisteva
ancora. Qui, il personaggio di Dupin è stato fuso insieme a quello
del narratore in La caduta della casa degli Usher.
La maggior parte dei nomi dei
personaggi sono stati chiaramente tratti dai testi di Poe, ma
spesso non c’è alcun collegamento con le storie da cui sono stati
presi in prestito i nomi. Ciascuno dei nomi dei figli di Roderick
deriva dalle opere minori di Poe. Frederick (Henry
Thomas) è un uomo tedesco che eredita la fortuna della sua
famiglia e poi diventa tragicamente ossessionato da un cavallo
nella storia “Metzengerstein“.
Tamerlane (Samantha Sloyan) era un conquistatore
storico su cui Poe scrisse una poesia. Napoleone, Leo nella serie,
(Rahul Kohli) è un uomo vanitoso che rifiuta di
indossare gli occhiali in Gli Occhiali. Camille
(Kate Siegel) è vittima di un orango omicida in
I delitti della Rue Morgue. Victorine
(T’Nia Miller) viene sepolta viva in La
sepoltura prematura. William Wilson (Matt
Biedel), il marito di Tamerlane, è perseguitato dal suo
doppelgänger in “William Wilson”.
Come nel caso di molte serie horror
dirette da Mike Flanagan (Hill
House,
Midnight Mass), il finale tragico de
La caduta della casa degli Usher (qui
la recensione) apre un varco nell’esplorazione della famiglia,
dell’avidità e delle conseguenze. Basato vagamente
sull’omonimo racconto di Edgar Allan Poe, la serie
analizza il percorso di ascesa e di resa dei conti della ricca
famiglia Usher. Dopo anni di lusso senza alcuna conseguenza legale,
tutti i discendenti di Roderick Usher muoiono uno per uno, pagando
con la vita il prezzo dei suoi peccati.
Nel finale di La caduta della casa degli Usher, ogni membro
della famiglia è morto: dalla gentile Lenore al violento Frederick,
chiunque avesse il sangue di Roderick cade con lui. Il loro destino
crudele è esaltato dal personaggio di Verna, un demone con cui
Roderick e Madeline avevano fatto un patto anni prima. Dopo aver
confessato tutti i suoi crimini e delitti, Roderick muore insieme
alla gemella Madeline seppellito dalle macerie della loro casa
d’infanzia, che collassa su se stessa. Nei momenti finali
dell’ultimo episodio Auggie Dupin visita le tombe degli Usher e
Verna recita un poema, ammirando le ceneri della dinastia
caduta.
Perché muoiono tutti nella
famiglia Usher: il patto di Verna spiegato
La morte di ogni membro della
famiglia Usher è il risultato del patto siglato tra Verna, Roderick
e Madeline la notte di Capodanno del 1979. Dopo che i due hanno
ucciso Rufus Grisworld per fare la loro scalata alla Fortunato, i
due gemelli si imbattono in quello che credono sia un bar, gestito
dalla barista Verna. I due finiscono a parlare con Verna per tutta
la sera, finché la misteriosa barista li tenta con un’offerta
allettante. Verna gli promette tutto quello che desiderano, ma ad
un costo: la prossima generazione avrebbe pagato. Alla morte di
Roderick tutta la dinastia degli Usher sarebbe morta con lui:
Madeline, i suoi figli e nipoti inclusi.
Mentre Roderick otteneva una vita
più lunga di qualsiasi altro Usher, tutti i suoi eredi avrebbero
avuto un’esistenza privilegiata ma breve. Anche se il patto venne
stretto nelle prime ore del primo gennaio del 1980, Verna
riscuoterà la sua parte dell’accordo solo nel novembre 2023, nel
momento in cui Roderick arriva allo stato terminale della
CADASIL.
Quando la sua malattia avanza,
Verna prende in ordine tutte le vite che Roderick le aveva
consegnato: Perry, Camille, Leo, Victorine, Tamerlane, Frederick,
Lenore, Madeline e lui stesso. Non era importante se la persona
portasse il suo cognome o se si opponesse ai peccati di Roderick:
ognuno di loro era stato condannato a morte quella notte di 43 anni
prima.
La spiegazione della battuta
finale di Roderick Usher: “Nevermore” in La caduta della casa degli
Usher
Nel momento prima che la sua casa
d’infanzia crolli, Roderick pronuncia le parole “mai
più” (originale Nevermore). Questa battuta è associata al
poema “il corvo” di Edgar Allan Poe, dove le parole sono dette
ripetutamente dal volatile per schernire il protagonista. Nel
poema, il narratore è tormentato per la perdita della sua amata
Lenore: questo è un parallelismo con Roderick e la perdita di sua
nipote per via delle sue azioni. Nel poema il narratore si chiede
se mai sarà riunito nella morte con la sua Lenore ed a questo il
corvo replica “mai più”.
Anche se Lenore era già morta,
Roderick continua a ricevere messaggi dalla sua versione IA per
tutta la notte, che ripetono semplicemente la parola “nevermore”
per diverse volte ed in diverse forme. Roderick allora ripete “mai
più” a sua sorella Madeline (che pensava di avere già ucciso) che
replica lo stesso rito di morte, come i loro genitori più di 60
anni prima. Mentre i due fratelli muoiono nello spesso modo in cui
tutto è cominciato, Roderick chiude tristemente il cerchio della
famiglia. Mai più una cosa del genere sarebbe successa alla
famiglia Usher. Mai più Roderick avrebbe preso vite innocenti per
il proprio tornaconto.
La spiegazione del poema “Gli
spiriti dei morti” di Verna
EIKE SCHROTER/NETFLIX
Nel finale de La caduta
della casa degli Usher, Auggie visita le tombe per
informarli di cosa ne è stato del mondo dopo la loro dipartita:
Auggie è andato in pensione, Juno è riuscita a disintossicarsi dal
ligodone ed ha ereditato tutta la fortuna di Roderick, la Fortunato
si è dissolta ed ogni suo dollaro è stato investito per la
disintossicazione e la ricerca, Arthur conclude la sua vita in
prigione. Dopo che Auggie lascia il cimitero, Verna recita un
inquietante poema mentre poggia su ogni lapide oggetti che
rappresentano cosa ha causato il loro decesso. I versi recitati da
Verna provengono dal poema di Poe “gli spiriti dei morti”.
Il poema ha lo scopo di esplorare
la bellezza di cosa porta la morte, considerando l’uomo e la natura
come un unicum più che due entità separate. Mentre lamenta la
misteriosa matura della morte ed il passaggio dalla vita all’oltre
vita, il poema mette in guardia contro la possibilità di
romanticizzarlo. Il mondo e la vita sono pieni di misteri, ma la
morte si dimostra essere il più grande di tutti. Il poema enfatizza
che mentre le persone possono essere sole in vita, non lo sono
nella morte.
Tornando alla morte della famiglia
Usher, ogni membro era solo in un certo senso; prima che Camille
morisse, lei ha spiegato che la mancanza di affetto paterno ha
lasciato un vuoto che non potranno mai colmare. In vita, loro erano
concentrati sull’orgoglio, l’avidità e il poter che alla fine li ha
lasciati vuoti e soli; ora però loro giacciono insieme nella morte,
ora possono realmente essere una famiglia. La morte ha portato agli
Usher la pace e l’unità che non avevano ottenuto in vita.
Qual è il significato de La caduta
della casa degli Usher?
La caduta della casa degli
Usher mette in guardia dalla trappola del potere, dai
peccati dell’orgoglio e dell’avidità. Roderick Usher ha
venduto la sua famiglia (in un tempo in cui erano tutti innocenti)
per l’agio, il potere e nessuna conseguenza per le sue azioni. Nel
fare ciò, ha legato il loro destino ad una fine crudele che ha
dimostrato che tale patto non era valso la pena per la vita di
ognuno di loro. Montagne di denaro e di privilegi non gratificano
l’esistenza, e la ricerca della ricchezza di Roderick è costata al
mondo milioni di vite. Per il suo personale tornaconto, Roderick ha
condannato milioni di innocenti ad un fato orribile.
Come rappresentato nel personaggio
di Annabelle Lee, Roderick era più felice proprio quando non aveva
grandi ricchezze. Roderick avrebbe vissuto un’esistenza
felice piena di amore semplicemente rimanendo umilmente con
Annabelle, Frederick e Tamerlane.
La caduta della casa degli
Usher paragona l’ottenimento di un’eccessiva ricchezza
materiale con il fare un patto con il diavolo. Per mantenere il
proprio impero, si finirebbe per abbandonare le leggi della morale
e dell’etica. E questa sete di potere viene tramandata nelle
generazioni. Anche se gli eredi di Roderick fossero vissuti, non
avrebbero fatto altro che vivere nell’avidità e tramandare tale
desiderio di ricchezza ai loro figli: anche Lenore sarebbe nel
tempo stata contaminata dal marcio della famiglia.
Quando avidità, denaro, orgoglio e
potere diventano l’unità di misura per l’amore e l’approvazione
nella famiglia, si è condannati. Anche se Auggie ha mentito
riguardo l’informatore, nessuno ha esitato a rivoltarsi l’uno
contro l’altro. Neanche il buono riesce a sopravvivere quando un
tale veleno si è infiltrato in famiglia: Annabelle e Lenore ne sono
l’esempio.
La
seconda stagione di LOKI
vede l’aggiunta di un nuovo personaggio noto come Ouroboros
MCU. La
seconda stagione della serie Disney+ guidata da Tom Hiddleston è stata annunciata il 14 luglio
2021, durante il finale della prima stagione di Loki, ed è
destinata a seguire gli sviluppi degli eventi raccontati nella
prima stagione, che ha visto l’omonimo Dio dell’inganno esplorare
la Time Variance Authority (TVA), alle prese con varianti
multiversali di se stesso e faccia a faccia con Colui che
Rimane di
Jonathan Majors, una variante di Kang il Conquistatore.
La
prima stagione di LOKI si
è conclusa con Sylvie, interpretata da Sophia Di Martino, che uccide Colui
che Rimane, creando migliaia di linee temporali
ramificate, e intrappolando Loki in una versione molto diversa
della TVA, governata dallo stesso Kang il Conquistatore. Mentre la seconda
stagione di Loki introdurrà
Victor Timely, un’altra variante di Kang, nel franchise, l’MCU è anche
benedetto dal debutto di Ke Huy Quan.
Ke Huy Quan interpreta Ouroboros
nella seconda stagione di Loki
Ke
Huy Quan assume il ruolo di Ouroboros nella seconda stagione di Loki,
confermando i rumors c he hanno preceduto l’uscita della seconda
stagione. Quan è un’aggiunta brillante al MCU, è apparso come Short Round in
Indiana Jones e il Tempio Maledetto quando
aveva solo dodici anni, e apparendo come l’inventore Richard “Data”
Wang un anno dopo in The Goonies. Dopo essersi
preso una lunga pausa dalla recitazione, Quan è tornato nel ruolo
di Waymond Wang in Everything Everywhere All At Once con
Michelle Yeoh, Stephanie Hsu e
Jamie Lee Curtis.
Spiegato il ruolo di Ouroboros
nella seconda stagione di Loki
Si scopre che Ouroboros
di Ke Huy Quan è l’ingegnere capo della TVA e, in
effetti, il loro unico ingegnere. In quanto tale, è responsabile
della manutenzione e della riparazione di tutti gli strumenti della
fazione, compresi i dispositivi per viaggiare nel tempo, il che lo
mette nella posizione di occuparsi di una tecnologia molto
complicata. Fortunatamente, OB ha dimostrato di essere un vero e
proprio genio e si è impegnato nel suo lavoro, poiché il primo
episodio della seconda stagione di Loki lo vede trascorrere 400
anni faticando senza un solo visitatore, finché non appare Loki
stesso.
Ouroboros nei fumetti Marvel
spiegato
Ci sono diverse
rappresentazioni di Ouroboros nelle pagine dei fumetti Marvel. L’Oculus Oroboros viene
presentato come un condotto di magia elementale, che raffigura una
variazione della classica forma dell’ouroboros, un serpente che si
mangia la coda presentando un secondo serpente. Il Dottor Destino
una volta tentò di sfruttare il potere dell’Oculus Oroboros, ma fu
fermato dal Dottor Strange. C’è anche un ammiraglio Ouroboros,
apparso in Silver Surfer vol. 7 #11, raffigurato come un
personaggio antagonista che si trova faccia a faccia con Silver
Surfer dopo che quest’ultimo è rimasto intrappolato in un loop
temporale, che ricorda Il giorno della
Marmotta.
Non è chiaro se queste idee si
svilupperanno nella seconda stagione di Loki, anche se è già stato
dimostrato che la tecnologia di distorsione del tempo della TVA
intrappola gli individui in cicli temporali. È interessante notare
che il loop temporale in cui si trova
Silver Surfer viene chiamato nastro di Möbius: il personaggio
di Loki di Owen Wilson si chiama Mobius M.
Mobius e
Tony Stark ha utilizzato una striscia di Möbius invertita per
creare viaggi nel tempo in Avengers: Endgame. È possibile che questo tema
del loop temporale possa svolgere un ruolo importante nella seconda
stagione di Loki, ma il nome Ouroboros potrebbe anche suggerire una
connessione più profonda con Loki stesso.
Ouroboros e Jörmungandr nella
mitologia norrena e cosa potrebbe significare per Loki
La forma dell’ouroboros è
quella di un serpente che forma un cerchio, con l’estremità della
coda in bocca. Questa immagine affonda le sue radici
nell’iconografia dell’Antico Egitto e dell’Antica Grecia, ma ha
anche un profondo legame con la mitologia norrena, su cui si basano
la maggior parte delle trame del MCU di Thor e Loki. Nel mito
nordico, Ouroborus è raffigurato come Jörmungandr, o il Serpente del Mondo,
abbastanza grande da avvolgere il mondo intero. In questi racconti
si dice che non appena Jörmungandr libera la coda, inizierà il
Ragnarok.
Ciò che approfondisce il mistero,
tuttavia, è il fatto che il serpente di Midgard è in realtà uno dei
figli di Loki nella mitologia norrena, insieme a Hel, la dea della
morte, e al lupo Fenrir, entrambi adattati per Thor: Ragnarok. Hela di Cate Blanchett era la sorella di Loki nel
MCU. Nella mitologia norrena, Thor
si scontra spesso con Jörmungandr, impegnandosi in epiche battaglie
con il serpente, combattendo persino fino alla morte durante
Ragnarök. Non è chiaro quanto di questo sarà adattato da Ke Huy Quan nella seconda stagione di Loki, ma
potrebbe anche indicare un legame più profondo tra il personaggio
di Quan e lo stesso Dio dell’inganno.
La Festa del
Cinema di Roma presenta il programma degli incontri
della diciottesima edizione che si svolgerà dal 18 al 29 ottobre
all’Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone.
Masterclass
I Premi alla
Carriera
Isabella Rossellini e Shigeru Umebayashi saranno
protagonisti di due masterclass con il pubblico. Isabella Rossellini condividerà con la platea
il suo percorso di artista poliedrica e anticonformista che l’ha
vista lavorare come filmmaker, sceneggiatrice e attrice di
straordinario valore al fianco di registi come David Lynch
e Robert Zemeckis. Il compositore giapponese
Shigeru Umebayashi, autore di alcune fra le più
iconiche colonne sonore della storia del cinema mondiale,
ripercorrerà con gli spettatori le sue collaborazioni con cineasti
del calibro di Wong Kar-wai, Zhāng Yìmóu e Tom
Ford.
Fra i
protagonisti delle Masterclass con il pubblico ci saranno inoltre
Michel Gondry e Jonathan Glazer.
Il regista francese sarà al centro di un omaggio che
comprenderà Le Livre des solutions, il suo lavoro più
recente, l’anteprima mondiale In Bed With
Gondry di François Nemeta, ritratto intimo del geniale
cineasta, e Se
mi lasci ti cancello, che gli è valso il Premio Oscar alla
Migliore sceneggiatura originale.
Jonathan
Glazer, dopo aver lavorato ai video musicali di alcuni straordinari
artisti come Massive Attack, Radiohead e Jamiroquai, è approdato al
grande schermo con titoli come Birth
– Io sono Seane Under
the Skin. Il regista sarà alla Festa del Cinema con il suo
nuovo film,The
Zone of Interest, Gran Premio Speciale della Giuria al
Festival di
Cannes 2023.
ABSOLUTE BEGINNERS
La sezione in
cui un autore affermato rievoca la storia del proprio esordio al
cinema ospiterà nel 2023 gli incontri con Giuseppe Tornatore e
Gianfranco Rosi. Il regista premio Oscar sarà alla Festa con
Il camorrista – La serie(1986),
girata contestualmente al suo omonimo film d’esordio e mai andata
in onda, presentata in anteprima nella nuova versione prodotta da
Titanus Production e RTI – Mediaset e distribuita
da Minerva Pictures, con il restauro curato dallo stesso
Tornatore.
Gianfranco Rosi invece racconterà al pubblico la
sua prima esperienza dietro la macchina da presa, avvenuta con la
regia di Boatman (1993), un viaggio lungo le
rive del Gange in compagnia di un Caronte d’eccezione: il barcaiolo
Gopal, che conosce ogni ansa del fiume. Il documentario, di cui nel
2023 ricorre il trentennale, è stato presentato con successo
nell’ambito di alcuni importanti festival internazionali come il
Sundance, Locarno e Toronto.
PASO
DOBLE
Paso
Doble è la sezione che la Festa del Cinema dedica al
dialogo fra due autori. Il primo incontro vedrà protagoniste
Emma Dante ed Elena Stancanelli,
rispettivamente regista e cosceneggiatrice
di Misericordia, presentato fra le Proiezioni
Speciali della diciottesima edizione della Festa.
Il secondo Paso
Doble coinvolgerà il cineasta argentino Lisandro Alonso, autore
di Eureka, presentato al Festival
di Cannes 2023 e riproposto nella sezione Best of 2023, e il
regista italiano Alessio Rigo De Righi, candidato nel 2022 al David
di Donatello come miglior regista esordiente per Re
Granchio, film diretto insieme a Matteo Zoppis e
presentato alla Quinzaine des Réalizateurs nel 2021.
FESTA DEL CINEMA DI ROMA
18|29 ottobre 2023
Il Camorrista – La serie di
Giuseppe
Tornatore,girata
contestualmente all’omonimo film d’esordio del regista premio
Oscar, e mai andata in onda, sarà presentata nella nuova versione,
prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset, in anteprima
giovedì 26 ottobre alla diciottesima edizione della Festa del
Cinema.Il giorno
successivo, il cineasta sarà ospite della Festa del Cinema per un
incontro con il pubblico
Il
camorrista – La serie di
Giuseppe Tornatore sarà presentata in anteprima giovedì 26
ottobre alla diciottesima edizione della Festa del Cinema di
Roma.
La serie in
cinque puntate è stata girata nel 1985, contestualmente alla
realizzazione dell’omonimo film a suo tempo prodotto da Titanus
Produzione e ReteItalia e uscito nelle sale nel 1986. La serie non
è mai andata in onda. “L’attuale rielaborazione, che ha richiesto
un grande impegno in termini artistici e di professionalità
coinvolte, è stata completata dopo quasi un anno di attività ed è
stata prodotta da Titanus Production e RTI – Mediaset e viene
distribuita da Minerva Pictures” spiega il Presidente della
Titanus Guido Lombardo. Il restauro è stato curato dallo
stesso Tornatore: il pubblico potrà assistere alla prima e alla
quarta puntata alle ore 19 nella Sala Sinopoli.
Il giorno
successivo, il cineasta Premio Oscar e Grand Prix a Cannes per
Nuovo Cinema Paradiso, sarà ospite della Festa del
Cinema per un incontro con il pubblico che si terrà alle ore 16
sempre in Sala Sinopoli.
Spiega Giuseppe
Tornatore: “Curioso destino quello del mio primo film, Il
camorrista. Pur di farlo, il produttore Goffredo Lombardo
della Titanus mi propose di realizzarne anche una versione a
puntate per la televisione. Un azzardo in anticipo sui tempi,
eravamo nel 1985, la febbre della serialità era ancora lontana, ma
grazie alla lungimiranza di Lombardo disponemmo del budget utile
alla realizzazione del progetto. Girai dunque contemporaneamente
sia il film destinato allo sfruttamento cinematografico
tradizionale che le cinque puntate di un’ora ciascuna per la
televisione. Purtroppo il film non ebbe vita facile a causa dei
temi scottanti che trattava e sparì dalla circolazione poche
settimane dopo l’uscita nelle sale. Scoraggiati, i distributori non
mandarono mai in onda la serie televisiva, e i cinque episodi
andarono smarriti nei magazzini dei materiali in
35mm. Oggi, dopo circa quarant’anni, grazie alla ripresa
produttiva del glorioso marchio Titanus, quelle cinque ore sono
riemerse dall’ombra e Guido Lombardo, insieme ai nuovi dirigenti,
mi ha chiesto di restaurarle e rieditarle. Ho aderito volentieri
all’impresa, che ha comportato una nuova scansione in 4k dei
supporti originari, un’innovativa color correction, un prodigioso
rifacimento del suono mono riconvertito in 5.1, e il resize in
formato 16:9 dall’originale 1:33. Il montaggio è rimasto intatto ma
con lievi alleggerimenti per ridurre la durata di ciascuna puntata
a circa cinquantacinque minuti. Tornare a rimettere le mani in un
progetto realizzato quando ero poco più che ragazzo è stata una
vera emozione, perché vi ho ritrovato tutto l’impegno e
l’entusiasmo che mi avevano avvicinato al mestiere del cinema”.