È vero, il MCU ruota attorno all’idea
che gli Avengers siano persone straordinarie in
grado di salvare sempre la situazione, ma bisogna riconoscere che
non sempre i Vendicartori si sono comportati in maniera eroica.
Screen
Rant ha raccolto le 10 peggiori cose gli eroi più potenti della
Terra hanno fatto:
Il funerale di Vedova Nera
Questo “errore” riflette un
grosso problema all’interno del franchise. Anche dopo anni in cui i
Vendicatori hanno lavorato insieme, spesso si ritrovano ancora a
combattere tra di loro o a non riconoscersi come colleghi.
Anche se Natasha ha combattuto con i
Vendicatori per molti anni, Tony Stark, ad esempio, non sapeva
nulla della sua famiglia. Per di più, non le è stato nemmeno
concesso un funerale adeguato.
Tony Stark ha lasciato gli Avengers in difficoltà
Dopo Avengers:
Infinity War, i diversi personaggi affrontano il loro
dolore a modo loro. Tuttavia, mentre la maggior parte degli eroi
sembrano restare in contatto l’uno con l’altro, altri rinunciano
totalmente alla volontà di sistemare le cose.
Tony Stark si concentra sulla sua
famiglia e, sebbene come scelta ha senso, risulta anche egoista il
fatto che non si preoccupasse nemmeno di verificare come stessero i
suoi amici. Inoltre, quando gli chiedono aiuto, all’inizio esita a
fare qualsiasi cosa. Dato lo stato del mondo e date le numerose
risorse a sua disposizione, Tony avrebbe potuto agire anche
diversamente…
Al di sopra della legge
Uno dei più grandi difetti
degli Avengers, in generale, è che spesso hanno creduto di essere
al di sopra delle leggi. Anche se spesso hanno infranto leggi per
un bene superiore, è anche vero che spesso hanno anche agito in
modo fin troppo sconsiderato.
Sia Steve che Tony si sono resi
colpevoli di ciò, in modi diversi, durante Captain
America: Civil War. Ma, nel complesso, tutti i Vendicatori
hanno troppe volte creduto di sapere cosa fosse la decisione più
giusta da prendere.
L’incapacità di controllare Hulk
Questo punto è alquanto
complicato perché lo stesso Bruce Banner non ha mai voluto ferire
nessuno o causare danni in maniera consapevole. Ha dovuto fare i
conti con un immenso senso di colpa per la sua incapacità di
controllarsi come Hulk.
Tuttavia, dal punto di vista delle
conseguenze, Hulk ha causato molti danni al MCU, con Bruce che ha
ferito molte persone quando si trovava nei panni del Gigante di
Giada.
Un’assassina e una spia
Molti dei Vendicatori hanno
dei retroscena complicati. Come Natasha e Wanda, alcuni sono stati
anche cattivi, mentre altri, come Tony Stark, aveva soltanto una
dubbia moralità.
Sebbene il MCU non sia entrato
troppo nel dettaglio del passato di Vedova Nera, poiché il suo film
da solista non è ancora arrivato nelle sale, tutti sanno che era
una spia e anche un’assassina. È stata addestrata per essere
un’assassina fin dall’infanzia, quindi in un certo senso è stata
anche una vittima, ma ha comunque fatto cose piuttosto brutte.
Pasticciare con la timeline
Il MCU fatica ancora a
raccontare una storia coerente sui viaggi nel tempo, con molti
buchi nella trama e domande che rimangono senza una risposta. Ora,
con la serie Loki ormai in dirittura d’arrivo, la questione dei
viaggio nel tempo è ormai prioritaria per tantissimi fan.
Mentre Loki viene mostrato come un cattivo per essersi
intromesso nelle varie timeline, Steve è stato invece mostrato come
un eroe. Tuttavia, l’ex Cap ha anche infranto le regole relative ai
viaggi nel tempo, e lo ha fatto per un motivo puramente egoistico,
e cioè voler stare con una donna con cui, in realtà, non è mai
stato ufficialmente.
Danni collaterali a Sokovia e Lagos
I Vendicatori sono responsabili di una grande quantità di
danni collaterali, inclusa la perdita di molte vite innocenti. Da
un lato, spesso combattevano i cattivi e cercavano di proteggere
gli innocenti, quindi non avevano altra scelta che intervenire, dal
momento che molte altre persone sarebbero morte senza di
loro.
Dall’altro, potrebbero essere stati abbastanza spericolati.
Mentre Iron Man è colpevole di aver creato Ultron, altri
Vendicatori come Steve e Wanda spesso non hanno avuto un grande
controllo sulle loro azioni, col risultato che a volte persone
innocenti hanno perso la vita a causa loro.
Un vigilante problematico
Anche se le azioni di Occhio di Falco dopo il Blip hanno
trovato una giustificazione in Avengers: Endgame, probabilmente non
avrebbe dovuto essere così.
Clint
diventa un vigilante piuttosto tormentato che si prende la
responsabilità di uccidere i criminali nei paesi asiatici, e molti
fan sono rimasti sconvolti da questo. Il fatto che andasse in altri
paesi per farsi giustizia da solo non è una cosa così eccezionale.
Tuttavia, nessuno degli altri Vendicatori ha mai messo in dubbio
quello che stava facendo.
Un’intera cittadina sotto il suo controllo
Insieme a Tony Stark, Wanda
potrebbe essere l’Avenger più moralmente discutibile dell’intero
MCU. Anche se la sua versione a fumetti potrebbe essere diversa,
nel MCU ha debuttato come una cattiva, lavorando sia con l’HYDRA
che per Ultron.
In WandaVision schiavizza un’intera città di persone per
vivere la sua vita ideale con Visione. I fan si rendono conto
durante la serie che la gente di Westview stava veramente soffrendo
per colpa sua, e questo la rendere, purtroppo, davvero cattiva…
anche se era accecata dal dolore.
Creare armi e dare vita a cattivi
Senza dubbio, uno dei Vendicatori meno perfetti di tutti è
Tony Stark. È un miliardario molto privilegiato la cui fortuna
deriva in gran parte dalla vendita di armi e, a causa della sua
ricchezza e del suo status, può fondamentalmente agire al di fuori
della legge… e lo fa tante volte.Si preoccupa davvero della vendita di armi Stark solo quando
finisce per soffrire personalmente a causa loro. Quindi, continua a
fare cose discutibili, come creare Ultron e ad agire senza pensare
a come tratta gli altri.
Mentre cerca di usare la sua ricchezza per migliorare le cose
e sistemare i pasticci dei Vendicatori, è spesso anche ipocrita,
poiché non ha mai voluto davvero seguire la sorveglianza stabilita
negli Accordi.
Carlo Conti conduce la 66ª edizione dei
Premi David di Donatello in diretta
martedì 11 maggio su Rai 1 dalle ore 21.25, con la
regia di Maurizio Pagnussat. La
cerimonia, che si svolgerà alla presenza dei candidati di tutte le
categorie, sarà trasmessa dagli storici studi televisivi “Fabrizio
Frizzi” e dal prestigioso Teatro dell’Opera di Roma.
Nel corso della serata Laura Pausini canterà dal Teatro
dell’Opera di Roma una versione esclusiva del brano ‘Io si’, il
singolo premiato agli ultimi Golden Globes come migliore canzone
originale, tratto dal film La vita davanti a
sé di Edoardo Ponti con Sophia Loren. La cantante,
nominata ai Premi Oscar® 2021, è stata inoltre protagonista della
novantatreesima edizione degli Academy Awards con un’esibizione del
brano.
Durante la cerimonia di premiazione saranno
consegnati venticinque David di Donatello, un
David alla Carriera, due David Speciali e tre targhe
denominate David 2021 – Riconoscimento d’Onore.
Il David alla Carriera 2021 andrà a Sandra Milo, straordinaria
interprete per registi come Antonio Pietrangeli e Federico Fellini,
Roberto Rossellini e Gabriele Salvatores, Gabriele Muccino e Pupi
Avati, Jean Renoir e Claude Sautet.
Due i David Speciali assegnati nel corso di questa edizione: a
Monica Bellucci, una delle attrici più conosciute e apprezzate a
livello globale, e a Diego Abatantuono, fra le voci più originali e
poliedriche dello spettacolo in Italia. Tolo Tolo scritto, diretto e interpretato
da Luca Medici, è il film vincitore del David dello
Spettatore.
Nel corso della serata, i professionisti sanitari Silvia Angeletti,
Ivanna Legkar e Stefano Marongiu riceveranno tre targhe denominate
David 2021 – Riconoscimento d’Onore per l’importante contributo
alla ripresa in sicurezza delle attività delle produzioni
cinematografiche e audiovisive a Roma e in Italia durante la crisi
COVID-19.
I Premi David di Donatello sono organizzati dalla Fondazione
Accademia del Cinema Italiano – Premi David di Donatello e dalla
RAI: Piera Detassis è il Presidente e Direttore Artistico
dell’Accademia, il Consiglio Direttivo è composto da Francesco
Rutelli, Carlo Fontana, Nicola Borrelli, Francesca Cima, Luigi
Lonigro, Mario Lorini, Domenico Dinoia, Edoardo De Angelis,
Francesco Ranieri Martinotti, Giancarlo Leone. La 66ᵃ edizione
della manifestazione si svolge sotto l’Alto Patronato del
Presidente della Repubblica, con il contributo del MiC Ministero
della Cultura – Direzione Generale Cinema e Audiovisivo, d’intesa
con AGIS e ANICA e con la partecipazione, in qualità di Soci
Fondatori Sostenitori, di SIAE e Nuovo IMAIE.
Run, l’horror
psicologico di Aneesh Chaganty con Sarah Paulson e Kiera Allen al suo esordio,
arriverà al cinema dal 10 giugno. Amata per i suoi ruoli nelle
serie tv American Horror Story e Ratched,
Sarah Paulson – prima attrice ad aggiudicarsi
nello stesso anno il Golden Globe, l’Emmy, lo Screen Actors Guild
Award, il Critics’ Choice Award e il Television Critics Association
Award per la sua interpretazione in American Crime Story – torna
sul grande schermo da protagonista con v.
L’horror-psicologico diretto Aneesh
Chaganty, regista premiato al Sundance Film
Festival, arriva al cinema il 10 giugno e mette lo
spettatore di fronte a un’inquietante domanda: si può fuggire
dall’amore di una madre?
Run, la
trama
Dicono che non ci si possa
sottrarre all’amore di una madre… ma per Chloe questa non è una
rassicurazione: è una minaccia. C’è qualcosa di innaturale, quasi
sinistro nella relazione tra Chloe e sua madre Diane (Sarah
Paulson). Diane ha cresciuto sua figlia nel totale isolamento,
controllandone ogni movimento sin dalla nascita, dietro segreti che
Chloe sta solo iniziando ad intuire. Un horror psicologico che
mostra come, quando l’amore di una madre diventa troppo stretto…
devi scappare.
Il film
Nel thriller psicologico Run, la
vita di una adolescente viene sconvolta dalla scoperta di un
inquietante segreto della madre.
Dicono che non si possa mai
sfuggire all’amore di una madre, ma per Chloe (l’esordiente Kiera
Allen) questo modo di dire non è affatto confortante, anzi è una
minaccia. C’è qualcosa di innaturale, persino inquietante, nella
relazione tra Chloe e sua madre, Diane (Sarah Paulson). Diane ha
cresciuto sua figlia in totale isolamento, controllando ogni sua
mossa sin dalla nascita. Ma ora, mentre si prepara a partire per il
college, Chloe comincia a scoprire dei segreti inimmaginabili il
cui significato può solo cercare di intuire.
Dal regista, dagli sceneggiatori e
dai produttori visionari del film rivelazione Searching, arriva
questo thriller che vi terrà col fiato sospeso, perché quando la
mamma si avvicina troppo, conviene “correre”!
Il film è interpretato da Sarah
Paulson, diventata un’icona dell’Horror psicologico contemporaneo
grazie alla sua interpretazione nella celebre serie TV, American
Horror Story, e qui nei panni di una mamma con un segreto
scioccante, che farà di tutto per serbare. Accanto a lei c’è
Kiera Allen, nel ruolo di Chloe, l’adolescente sulla sedia a
rotelle, e quindi, per questo, incapace di scappare. La Allen in
questo film è al suo debutto cinematografico come protagonista; la
sua performance in Run segna la nascita di un giovane nuovo talento
interessante, in un’avvincente storia di scoperta e inclusione.
Il regista emergente Aneesh
Chaganty e i produttori Natalie Qasabian e Sev Ohanian
(quest’ultimo ha scritto la sceneggiatura insieme a Chaganty),
offrono una nuova prospettiva su questo genere di thriller
Hitchcockiano, in cui mettono in scena una paranoia crescente, che
culmina con uno sconvolgente colpo di scena.
In Run, Chaganty esplora altresì i
temi universali e riconoscibili della relazione di una adolescente
con sua madre, e il caos onnipresente che si nasconde sotto la
superficie della vita quotidiana.
“Run è una lettera d’amore
all’età d’oro di Hollywood. È un thriller puro, su una madre e
una figlia che scoprono alcune cose l’una dell’altra. Parte tutto
da questo”, precisa Chaganty.
In una recente intervista con
Esquire in occasione della promozione di
Senza rimorso,Michael B. Jordan ha parlato del suo debutto
dietro la macchina da presa per Creed 3,
spiegando i motivi per cui ritiene che il terzo capitolo della saga
spin-off di Rocky sia il film perfetto per iniziare una
carriera anche da regista.
Naturalmente, Jordan ha fatto
riferimento all’universo del film e a quanto la conoscenza
approfondita di quel mondo gli abbia conferito la sicurezza
necessaria per accettare di essere coinvolto anche dietro la
macchina da presa: “È l’unico personaggi oche tornerò a
interpretare per la terza volta”, ha spiegato. “È un mondo
che conosco veramente bene e so come vengono girati questi film.
Conosco il personaggio. Ho una visione chiara di dove voglio che la
storia vada.”
L’attore ha poi aggiunto: “È
come se quello che ho fatto fino ad oggi mi avesse portato ad
assumermi questa responsabilità. Ci vuole molta conoscenza, è
chiaro, ma una cosa molto importante sono stati anche i preziosi
consigli di tutte le persone con cui ho lavorato in questi anni…
Denzel Washington, Ryan Coogler, David O. Russell, Ben Affeck,
Stefano Sollima. Ho imparato da ogni di loro. Sono come una spugna,
ho imparato qualcosa da ogni progetto a cui ho preso parte. In
maniera graduale, tutto mi ha portato a questo momento.”
Il terzo episodio di Creed è
stato ufficializzato a febbraio del 2020. All’epoca venne soltanto
confermato che ad occuparsi della sceneggiatura sarebbe
stato Zach Baylin, noto per aver curato lo
script di King Richard, un biopic
incentrato sulla vita del padre delle campionesse di tennis Serena
e Venus Williams, che avrà come protagonista Will
Smith e che debutterà nelle sale e su HBO Max il prossimo
19 novembre. Alla sceneggiatura collaborerà
anche Keenan Coogler.
Il primo Creed, uscito
nel 2015 (e noto in Italia col titolo Creed
– Nato per combattere), è stato diretto
da Ryan
Coogler, regista diBlack
Panther, ed è stato un enorme successo sia di critica
che di pubblico. Il sequel, Creed
II, è uscito nelle sale nel 2018 ed è incassato 215
milioni di dollari a fronte di un budget di soli 50 milioni. Il
sequel è stato diretto da Steven Caple Jr.,
mentre Coogler è tornato in qualità di produttore esecutivo.
I Marvel Studios hanno condiviso un
nuovo video dedicato al dietro le quinte di The Falcon and the Winter Soldier, in cui Eric
Leven, il supervisore degli effetti visivi, parla di un momento
della serie Disney+ che ha sicuramente fatto
discutere i fan.
In Avengers:
Infinity War, T’Challa fornisce a Bucky un nuovo braccio,
ma nella serie ambientata nel CMU, Ayo, membro delle Dora Milaje, è
stata in grado di rimuoverlo con estrema facilità dall’ex assassino
dell’HYDRA. Molti fan sono rimasti scioccato dal fatto che sarebbe
stato incluso un sistema di sicurezza e si sono chiesti perché i
wakandiani non si fidassero del Lupo Bianco.
Nel video, Leven conferma che Hayo è
stata in grado di rimuovere il braccio con estrema facilità a causa
di un segreto di cui solo i creatori del braccio artificiale in
vibranio sono a conoscenza. “Considerato che era un braccio
realizzato a Wakanda, i wakandiani hanno deciso di metterlo in
sicurezza in modo che, se si fosse presentata la situazione, come
poi è accaduto, sarebbero stati in grado di premere un piccolo
codice nel braccio in modo che saltasse fuori”, ha spiegato
Leven. “C’è una sorta di pulsante magico vero la spalla, un
pulsante permette al braccio di staccarsi. Ayo sapeva
dov’era.”
Non possiamo fare a meno di
chiederci se c’è un simile sistema di sicurezza sia presente anche
nel nuovo costume di Capitan America sfoggiato da Sam Wilson, ma
considerato il passato di Bucky, non dovrebbe sorprendere che i
wakandiani abbiano agito con cautela trattandosi del Soldato
d’Inverno.
Tuttavia, Leven era abbastanza
preoccupato della resa della disattivazione del braccio sul grande
schermo: “Abbiamo optato per una luce molto, molto sottile
attorno alla sua spalla”, ha spiegato. “E poi una luce
ancora più sottile che viaggiava lungo il braccio. È davvero un
attimo.”
Di recente, Dave
Bautista ha rivelato che l’attesissimo Guardiani
della Galassia Vol. 3 potrebbe essere l’ultima
volta in cui lo vedremo nel ruolo di Drax il Distruttore.
Chiaramente, le dichiarazioni dell’ex wrestler hanno subito fatto
il giro del mondo, e ora è stato proprio il diretto interessato a
spiegare perché crede che sarà così.
Attraverso il suo profilo
Twitter, Bautista ha condiviso l’articolo di IGN che riportava
proprio il suo commento in merito al futuro nel franchise Marvel, specificando nella
didascalia che ha accompagnato il post che il personaggio non
morirà nel terzo capitolo della saga… semplicemente, è probabile
che se il franchise continuerà, ci sarà bisogno di un recasting.
“Drax non va da nessuna parte”, ha scritto l’attore.
“Semplicemente, non sarà più interpretato dal sottoscritto.
Quando uscirà GOTG Vol. 3 avrà 54 anni, santo cielo! Mi aspetto che
tutto cominci a vacillare da un momento all’altro.”
Tuttavia, il regista e sceneggiatore
James
Gunn sembra essere di tutt’altro avviso. Sempre via
Twitter, Gunn ha così replicato al pensiero di Bautista:
“Per me Drax non può esistere senza di te, amico! Sei il Drax
del MCU e, per quanto mi riguarda, non potresti mai essere
sostituito. Naturalmente, hai il diritto di fare quello che vuoi in
merito alle tue scelte professionali.”
Gunn ha inoltre ribadito che,
nonostante consideri Guardiani
della Galassia Vol. 3 come la fine dell’arco
narrativo iniziato con il Vol. 1, non è inciso nella pietra che non
possa occuparsi anche della regia di un eventuale Vol. 4. Quando un
fan gli ha chiesto se sarebbe disposto a dirigere un nuovo film se
gli venisse data la possibilità, il regista ha risposto: “Mai
dire mai!”
Dopo la rivelazione che l’HYDRA si
era infiltrata segretamente nell’organizzazione, alla fine Sharon
ha deciso di cambiare lavoro, diventando un membro della CIA e
venendo coinvolta nel bombardamento delle Nazioni Uniti organizzato
da Zemo, evento durante il quale perse la vita T’Chaka, il Re di
Wakanda. L’ultima volta che abbiamo visto Sharon nel MCU, era stata
bollata come nemica dello stato all’indomani degli eventi
di Captain
America: Civil War dopo aver rubato lo scudo di Cap e
le ali di Falcon.
Parlando del provino che le ha
permesso di entrare a far parte della grande famiglia Marvel,
Emily VanCampha ricordato che
all’audizione erano presenti anche i registi Anthony e Joe Russo e
Nate Moore dei Marvel Studios. L’attrice ha
ricordato che era molto nervosa quel giorno e che, alla fine, sono
stati tutti adorabili con lei.
“Tra i provini migliori della
mia carriera, quello che definirei un’esperienza davvero fantastica
è senza dubbio il provino che ho fatto anni e anni fa, con Chris Evans, per il primo film di Captain America
in cui avrei poi recitato”, ha spiegato VanCamp. “Ricordo
che ero molto nervosa… continuavo a chiedermi perché fossi lì e
tutte quelle cose che ti passano per la testa in momenti del
genere. C’erano anche i fratelli Russo, e se non ricordo male anche
Nate Moore per la Marvel. C’era anche Chris, ovviamente. Sono stati
tutti davvero adorabili. Ho un ricordo bellissimo di quel momento.
Sono stati tutti veramente gentili e, in qualche modo, hanno
contribuito ad accrescere il mio desiderio di ottenere la parte e
di entrare a far parte del MCU.”
Il futuro di Emily VanCamp come Sharon Carter nel MCU
Di recente abbiamo ritrovato Sharon
Carter nella serie The Falcon and the Winter Soldier: dopo aver
rivelato di essere Power Broker, ha ricevuto finalmente la grazia
ed è stata reintegrata nella CIA, ottenendo l’accesso a armi
sperimentali e segreti governativi. In base a quanto visto nella
scena post-credits dell’episodio finale dello show, è chiaro che
ritroveremo ancora Sharon nel MCU e che il personaggio potrebbe
giocare un ruolo chiave nel futuro dell’universo condiviso.
Jeffrey Dean Morgan è apparso in Batman v Superman: Dawn of Justice nei panni
di Thomas Wayne, durante la sequenza di apertura del film. L’attore
aveva già lavorato con
Zack Snyder in Watchmen e molti pensavano che quel breve cameo nel
film con Ben Affleck avrebbe portato a cose più grandi per il
DCEU.
Nei fumetti, all’interno della
celebre miniserie “Flashpoint”, è Thomas Wayne (e non Bruce) a
diventare Batman dopo che Barry Allen torna indietro nel tempo per
evitare la morte di sua madre, creando al tempo stesso una linea
temporale alternativa. Proprio per questo, molti fan speravano che
Morgan avrebbe interpretare Batman nell’attesissimo
The
Flash di Andy Muschietti, che
sappiamo si baserà – almeno in parte – proprio sul fumetto di Geoff
Johns.
Ora, in una recente intervista con
CinePOP, Jeffrey Dean Morgan è tornato di nuovo a
parlare della possibilità di interpretare il Batman di “Flashpoint”
sul grande schermo, dichiarando: “In cima alla lista dei
personaggi che avrei voluto interpretare c’è sempre stato
Batman”, ha spiegato la star di The Walking
Dead. “È sempre stato il mio supereroe preferito e parlare di
‘Flashpoint’ in tutti questi mesi è stato molto divertente. Me lo
hanno chiesto veramente in tantissimi. Amo la storia di quel
fumetto. Chi lo sa? Nessuno lo può sapere con la DC e, soprattutto,
con questi franchise. Forse ci penseranno seriamente tra due o tre
anni, e allora sarei troppo vecchio. Quindi non credo si farà. Io
sono disponibile. Tutti lo sanno che sono disponibile. Lo dico da
cinque anni, ormai. Vedremo cosa accadrà…”
Sempre nel corso della medesima
intervista, Morgan ha espresso nuovamente il suo interesse nei
confronti di un altro celebre proprietà DC, ossia
Lobo, personaggio che la Warner Bros. sta cercando
di portare sul grande schermo ormai da diverso tempo: “Mi piace
molto anche Lobo”, ha aggiunto. “È un ruolo che voglio
interpretare da tanto tempo. Vedremo. Forse c’è qualcosa che
effettivamente bolle in pentola… se andrà tutto bene, allora sarò
il primo a parlarne. La verità è che amo il mondo dei fumetti e
spero di poter continuare ad occuparmene per ancora molto
tempo.”
Confermata anche la presenza
di Michael
Keaton e Ben
Affleck, che torneranno entrambi a vestire i panni di
Batman. Kiersey Clemons tornerà nei
panni di Irish West dopo essere apparsa in Zack
Snyder’s Justice League (il personaggio era stato
tagliato dalla versione theatrical). Nel cast ci saranno anche
l’attrice spagnola Maribel Verdú (Il
labirinto del fauno), che interpreterà Nora Allen (la
madre di Barry) e l’attrice statunitense Sasha
Calle(Febbre d’amore) che interpreterà
Supergirl.
Non ci sarà
invece Billy Crudup, che aveva interpretato
Henry Allen (il padre di Barry) in Justice
League: l’attore verrà sostituito nella parte
da Ron Livingston. Il film dovrebbe essere
ispirato alla serie a fumetti “Flashpoint” del 2011, scritta da
Geoff Johns e disegnata da Andy Kubert.
Negli ultimi mesi sono emerse le
indiscrezioni più disparate in merito alla post-produzione di
Justice
League affidata a Joss Whedon. Tutto è iniziato con
Ray Fisher, l’interprete di Cyborg, che tempo fa aveva
pubblicamente condannato l’atteggiamento assunto dal regista sul
set durante le riprese aggiuntive.
Diversi membri del cast avevano
supporto le dichiarazioni di Fisher, tra cui Jason
Momoa e Gal Gadot. E proprio in merito all’interprete
di Wonder Woman, lo scorso aprile era emersa la voce – all’epoca
non confermata dalla diretta interessata – che Whedon avrebbe
minacciato di rovinare la sua carriera. Ora, parlando con la
rivista
N12 (via
ComicBook), è stata propria Gadot a confermare quel rumor, e
cioè che il regista di The Avengers ha effettivamente minacciato di rovinarle
la carriera durante la lavorazione di Justice
League.
L’attrice non ha approfondito più di
tanto la vicenda, limitandosi a dichiarare: “Ha minacciato la
mia carriera e ha detto che se avessi fatto qualcosa, avrebbe reso
la mia carriera miserabile. E invece me ne sono occupata”.
Ricordiamo che dopo le accuse di Fisher, anche altri attori
estranei alla produzione di Justice
League sono usciti allo scoperto e hanno
pubblicamente denunciato gli atteggiamenti di Whedon, come ad
esempio numerosi membri del cast della celebre serie
tv Buffy
l’ammazzavampiri.
Zack
Snyder’s Justice Leagueè uscito in streaming il
18 marzo 2021 su HBO Max in America e, in contemporanea, su Sky
e TV in Italia. Il film ha una durata 242 minuti (quattro ore
circa) ed è diviso in sei capitoli e un epilogo.
Se c’è una cosa che il cinema ha
dimostrato più e più volte con forza durante la sua storia, è la
sua capacità di porre una lente d’ingrandimento su eventi
estremamente piccoli e intimi della vita umana, mostrando però
l’importanza e le conseguenze che anche questi possono avere su
un’intera esistenza. Su questa idea si basa anche il dramma
sentimentale del 2017 Chesil Beach,
diretto da Dominic Cooke, regista teatrale di gran
fama qui al suo debutto cinematografico. Molto attento ai
sentimenti, egli dà qui vita ad una storia che concentrandosi su un
fatto privato riesce a parlare di un contesto più ampio a livello
sociale e culturale.
Il film non è frutto di un soggetto
originale, ma è bensì l’adattamento cinematografico dell’omonimo
romanzo del 2007 di Ian McEwan, che per
l’occasione ha anche personalmente scritto la sceneggiatura.
Attraverso la storia di due giovani innamorati, McEwan con le
parole e Cooke con le immagini, hanno modo di raccontare le
sofferenze che le tradizioni e le convenzioni sociali impongono a
intere generazioni. Un’opera delicata, fortemente emotiva, che
travolge e coinvolge proprio per la sua capacità di parlare di
grandi questioni attraverso il minimo indispensabile. Dotato di un
cast di grandi attori e di luoghi suggestivi, il film è uno dei più
belli del suo anno.
Passato tuttavia in sordina,
Chesil Beach merita a distanza di qualche anno di essere
riscoperto, in particolare per il suo affrontare argomenti
risalenti a sessant’anni fa ma ancora oggi particolarmente attuali.
Molta della cultura, in particolar modo sessuale, vigente
oggigiorno deriva infatti proprio dal periodo affrontato nel film.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla
trama e al cast di attori.
Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme
streaming contenenti il film nel proprio catalogo.
Chesil Beach: la trama del film
Il film si apre nell’Inghilterra del
1962. Florence Ponting ed Edward
Mayhew sono due giovani innamorati, incontratisi per la
prima volta dopo essersi diplomati nelle rispettive università. Lui
è un grande appassionato di storia e di rock ‘n roll, lei invece è
una violinista classica particolarmente dotata. La passione che li
travolge è un affare nuovo per loro, che in breve li porta a
decidere di sposarsi. Dopo aver seguito le tappe canoniche di
questo percorso, dal corteggiamento alla presentazione ai reciproci
genitori, i due giovani sono dunque pronti per il grande giorno,
quello che automaticamente credono li introdurrà ad una nuova e
florida fase della loro vita.
Durante la luna di miele a Chesil
Beach, però, si trovano a scontrarsi con una serie di dubbi e
timori rimasti taciuti sino a quel momento. Entrambi vergini, si
ritrovano a dar vita ad un primo approccio sessuale che non va però
secondo i piani. Tale evento sarà però solo l’inizio di una serie
di confessioni che porteranno alla luce le profonde differenze che
li dividono. La loro diversa risposta a quel fallimento, inoltre,
dara vita a conseguenze che si ripresenteranno ciclicamente nel
corso della loro esistenza, costringendoli a comprendere il peso
delle decisioni e dei rimpianti.
Chesil Beach: il cast del film
Come anticipato, il film vanta un
casti di attori particolarmente noto e apprezzato a livello
internazionale, tra cui si ritrova anche la pluricandidata
all’Oscar SaoirseRonan. Recentemente vista in Lady
Bird e Piccole donne, l’attrice aveva già lavorato in
un film tratto da un romanzo di McEwan, Espiazione, ed
aveva espresso il desiderio di interpretare Florence Ponting già
intorno al 2010. Lo stesso scrittore affermò che considerava
l’attrice la scelta più giusta per esprimere la delicatezza del
personaggio. All’epoca però la Ronan era ancora troppo giovane e al
suo posto era stata considerata l’attrice CareyMulligan. Quando la produzione del film si
bloccò e passarono anni, la Ronan era ormai dell’età giusta per il
ruolo, che finì con l’ottenere.
Accanto a lei, nei panni di Edward
Mayhew vi è l’attore Billy Howle, qui al suo primo
ruolo da protagonista e poi di nuovo visto in Il gabbiano,
dove recita ancora una volta insieme alla Ronan. Ad interpretare i
genitori di Florence, Geoffrey e Violet Ponting, vi sono invece gli
attori Samuel West ed Emily
Watson, recentemente vista nella miniserie
Chernobyl. I genitori di Edward, Marjorie e Lionel Mayhew,
sono invece interpretati da Anne-Marie Duff e
Adrian Scarborough. Tra gli altri attori si
ritrovano poi Anna Burgess e Mia
Burgess nei panni delle sorelle di Edward, Anne ed
Harriet. Anton Lesser, principalmente noto per il
ruolo di Qyburn nella serie Il Trono di Spade è invece il
reverendo Woollett.
Chesil Beach: il trailer e dove
vedere il trailer in streaming e in TV
È possibile fruire del film grazie
alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Chesil
Beach è infatti disponibile nei cataloghi di
Chili, Google Play e Rai Play. Per vederlo, una
volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il
singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così
modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità
video. È bene notare che in caso di noleggio si avrà soltanto un
dato limite temporale entro cui guardare il titolo. Il film è
inoltre presente, in prima visione, nel
palinsesto televisivo di sabato 8 maggio alle
ore 21:20 sul canale Rai
Movie.
“Le sorprese come le sfortune,
raramente, vengono da sole” scriveva Charles Dickens tra le pagine
di uno dei romanzi diventati mostro sacro della letteratura
mondiale. Non sapeva che il suo Oliver Twist, però, sorprendente
per l’epoca in cui è stato pubblicato (1838), avrebbe appassionato
il pubblico per quasi due secoli tanto da convincere un regista
inglese a sorprendere il grande pubblico con la rivisitazione in
chiave moderna di quel personaggio leggendario. Lunedì 10 maggio
alle 21.15 su Sky Cinema Uno – in streaming su
NOW e disponibile on demand – arriva in prima
visione assoluta Twist, il film di Martin Owen con
Rafferty Law (Repo Man), figlio del pluripremiato attore Jude Law, nei panni di un giovane Oliver 2.0 e
il due volte premio Oscar, Michael Caine (Il Cavaliere oscuro) interprete
del meschino Fagin, il capo di una gang di giovani borseggiatori di
Londra. Nel cast, tutto britannico, anche la cantante e attrice
Rita Ora (50 Sfumature di Grigio) nel ruolo di
Dodge e Lena Headey (Il Trono di Spade) che interpreta
il personaggio di Sikes.
Twist, la trama
Oliver Twist (Rafferty Law) è uno
street-artist che vive per le strade della Londra di oggi. Un
giorno incontra per caso una banda di truffatori guidati dalla
carismatica Dodge (Rita Ora) e si ritrova improvvisamente coinvolto
in una rapina in cui la posta in gioco è molto alta: rubare un
dipinto di inestimabile valore su commissione del ladro Maestro,
Fagin (Michael Caine), e della sua folle socia in affari, Sikes
(Lena Headey).
Uno dei temi centrali che affronta
il libro di Dickens e dal quale TWIST non può prescindere è quello
della famiglia e della ricerca disperata del protagonista di quel
nido sicuro protetto dall’amore. A tal proposito Rafferty Law
afferma “Oliver Twist è un’anima pura, insegue l’amore. Ha bisogno
di quell’unità familiare e Fagin, vedendo in lui quella
vulnerabilità, lo attira con una falsa promessa. Loro sono la
famiglia che ha sempre voluto”.
Per la scelta del cast principale
il produttore e attore Jason Maza e il regista Martin Owen non
hanno avuto dubbi: “C’era molta attesa e pressione su Rafferty Law
alla sua prima prova come protagonista, ma ha vissuto e respirato
questo ruolo così tanto che abbiamo tutti avuto grande fiducia in
lui. Ha mantenuto la stessa disciplina e la stessa consapevolezza
del suo personaggio durante tutte le riprese” ricorda Owen;
“Volevamo portare sul grande schermo un classico della letteratura,
quindi avevamo bisogno di un attore a bordo che rispettasse quelle
caratteristiche come Michael Caine. È probabilmente l’attore
inglese più iconico che ci sia. Ha fatto brillare il film e il cast
di giovani attorno a lui è cresciuto ogni giorno standogli accanto”
afferma Maza.
Il cast è impreziosito anche dalle
interpretazioni di Franz Drameh (Legends of Tomorrow) nel ruolo di
Batesy, Sophie Simnett (Daybreak) nei panni di Red, oltre a David
Walliams (After Ever After) and Noel Clarke (Bulletproof).
TWIST – Lunedì 10
maggio in prima visione alle 21.15 su Sky Cinema Uno, in streaming
su NOW e disponibile on demand
In scia con una serie di prodotti
di alto livello e di appeal internazionale, Sky ha proposto, a
partire da aprile anche in streaming su NOW la sua nuova
serie original ideata e diretta da Niccolò Ammaniti (che ha anche
sceneggiato insieme a Francesca Manieri), Anna,
una storia d’avventura, di crescita e di ricerca di
autodeterminazione e futuro in un mondo distopico. Di seguito
scoprirete tutte le cose che bisogna sapere per approcciarsi alla
serie disponibile su NOW e on demand su
Sky.
Basato sull’omonimo romanzo del
2015 AnnaSky Original è
ispirato al romanzo omonimo dello stesso Ammaniti. Uscito nel 2015
per Einaudi, è ambientata in una Sicilia post
apocalittica, che è stata distrutta da un virus che ha
risparmiato solo i bambini, immuni fino alla pubertà, e ha ucciso
tutti gli adulti.
La serie esce in un momento storico
in cui potrebbe sembrare che l’arte imiti la vita, ma naturalmente
non è così e la storia della serie è stata concepita pensando al
genere fantasy, dal momento che Ammaniti voleva approfondire una
realtà in cui i bambini venivano lasciati completamente da soli.
Inoltre, la serie, pur rispettando lo spirito del romanzo, estende
e amplia i personaggi del libro, regalando un passato e un futuro a
quelli che in origine erano marginali. Anna, la serie, è quindi una
specie di universo espanso del romanzo.
A questo punto è lecito chiedersi
che senso abbia dedicare il proprio tempo ad un racconto
post-apocalittico in cui un virus letale ha ucciso tutti gli
adulti. Sembra, di primo acchito, una storia troppo simile a ciò
che stiamo vivendo! Invece è importante specificare che Anna non
parla di pandemia, ma che la pandemia è solo un “pretesto”
narrativo per eliminare dal quadro gli adulti. Anna è infatti la
storia di una ragazzina coraggiosa che, di fronte ad un destino
segnato, osa sognare un futuro diverso.
La Rossa, questo virus letale, è
infatti centrale solo nell’antefatto, che ci viene spiegato nella
prima parte della serie, e poi cede il passo all’avventura vera e
propria. Quello che in Anna causa la fine della “vita di prima” è
una malattia che si manifesta con piccole macchie rosse sulla
pelle, che rimane silente nei piccoli e si manifesta solo al
raggiungimento dell’età prepuberale. Un espediente narrativo che
serve la volontà dell’autore.
La trama di Anna
La storia è ambientata in Sicilia.
A quattro anni dall’inizio di una epidemia di La Rossa, tutti gli
adulti sono morti, e i bambini resistono, come possono, in piccoli
gruppi, o branchi. Anna e il suo fratellino Astor vivono invece da
soli, isolati, nel bosco, nel Podere del Gelso. Anna esce tutti i
giorni di casa per andare a caccia di cibo, racconta storie di
fantasia al fratellino, storie di mostri e di cattivi, per
costringerlo a non uscire dai confini del podere, dal momento che è
ancora indifeso. Quando però un giorno torna dalla sua caccia e non
trova Astor, Anna si mette alla sua ricerca. Sul suo cammino
incontro i Blu, una piccola comunità comandata dalla perfida
Angelica, che tiene prigioniera la Picciridduna, l’unico adulto
sopravvissuto a La Rossa e che si pensa sia in grado di
sconfiggerla. Ma Anna trova pure un’altra strada, lungo il suo
cammino, la strada verso il futuro e la salvezza, che si trova
oltre lo stretto di Messina.
Il Libro delle cose
importanti
Uno degli elementi più emozionanti
di Anna è quello che viene chiamato Il Libro delle cose importanti.
Si tratta di un quaderno che la madre di Anna, prima di morire per
colpa del virus, scrive e compila. La donna sa che sta per morire e
tenta di lasciare ai figli, in particolare alla maggiore, delle
istruzioni per vivere in un mondo senza adulti. Si tratta di
indicazioni e consigli di ogni tipo, da come bollire il cibo per
mangiarlo, al controllare le scadenze sulle scatole, ma la mamma di
Anna affida alla figlia anche il ricordo, la memoria, il passato,
si raccomanda di insegnare al fratellino a leggere, racconta
storie.
È a tutti gli effetti un vademecum
per sopravvivere in un mondo nuovo e selvaggio, ma anche una
lettera d’amore da parte di una madre ai propri figli, un modo per
lasciare a loro una memoria di sé e dargli una possibilità in più
di sopravvivere quando lei non potrà più sostenerli e proteggerli.
Un modo per preservare il ricordo.
Il giovane cast
Anna è una fiaba oscura, ma anche
un racconto di formazione che ha per protagonisti bambini e
adolescenti. Ad interpretare questi piccoli protagonisti ci sono un
manipolo di attori esordienti, volti bellissimi scelti tra
tantissimi contendenti. C’è il piccolo Alessandro
Pecorella, che interpreta Astor, molto giovane ma già
molto professionale e preparato, stando a quanto ha dichiarato
Ammaniti, oppure Giulia Dragotto, che si è calata
nei panni di Anna alla sua prima prova da attrice
e ne ha restituito un ritratto intenso e realistico. I due mostrano
una buona alchimia e da subito i loro Anna e Astor entrano nel
cuore dello spettatore.
Con loro ci sono Giovanni
Mavilla che interpreta Pietro, il compagno di viaggio
di Anna, che si innamorerà di lei in una maniera molto dolce e
infantile e che diventerà più che un amico, un vero e proprio
membro della famiglia. Clara Tramontano invece è
la giovane e carismatica attrice che interpreta Angelica,
l’avversaria di Anna, per così dire, la perfida ragazza dalla pelle
bianca che darà del filo da torcere alla nostra eroina.
Le uniche due adulte del cast
principale sono due figure capitali nell’economia del racconto. Da
una parte c’è Elena Lietti, che interpreta la
mamma di Anna e Astor, Maria Grazia, e dall’altra Roberta
Mattei, la misteriosa Picciridduna. La prima è una figura
fondamentale per Anna, è colei che pure da morta le indica la via,
che fa sentire sempre la sua presenza e che impariamo a conoscere
nei flashback, la seconda è una figura tanto misteriosa quanto
simbolica e rappresenta una forma di speranza per Anna e i bambini
che non si arrendono.
La Sicilia come non l’abbiamo mai
vista
Vero e proprio personaggio della
serie è la Sicilia. In apertura di serie, vediamo l’isola lavica
nera sorgere dal mare blu, con la sue coste verdi, l’Etna, Porto
Empedocle e Messina, ma quello è il passato, il nostro presente.
Man mano che ci avventuriamo nel futuro distopico della storia, la
Sicilia diventa un non-luogo selvaggio, decadente, senza
speranza.
“Abbiamo trasformato vecchie
ville nobiliari in discariche, orfanotrofi abbandonati in campi di
battaglia tra bande di bambini dipinti di blu. Le strade sono state
ricoperte di terra. È stato un lavoro fisico, fatto di errori e
correzioni, affidato per lo più alle braccia degli scenografi. Gli
effetti digitali sono stati usati con parsimonia. Anche la
fotografia che abbiamo scelto doveva vivere di polvere che brilla
nel controluce, né troppo cupa né troppo luminosa” ha
dichiarato Ammaniti, raccontando il lavoro svolto per ottenere
quella scenografia inedita. E tutto il lavoro eccellente svolto
dalla produzione (la serie è prodotta da Wildside, società del
gruppo Fremantle, in coproduzione con ARTE France, The New Life
Company e Kwaï) si può ammirare su NOW.
The Serpent è una
miniserie crime action Netflix
divisa in 8 episodi che affronta la storia del pluriomicida
francese di origini indo-vietnamite, Charles
Sobhraj (Tahar Rahim), che uccise almeno
una dozzina di persone nel territorio che veniva chiamato il
sentiero degli hippie, nel Sud-Est Asiatico, tra Thailandia, India
e Nepal, a metà degli anni ’70. Soprannominato anche “il serpente”
per la straordinaria capacità di raggirare le sue vittime e di
sfuggire ai controlli e alle autorità e Bikini killer perché molte
delle sue vittime sono state rinvenute in succinti costumi da
bagno.
The serpent: una struttura
narrativa poco chiara ed efficace
La serie sminuisce continuamente il
suo potenziale, messo a repentaglio soprattutto da decisioni
strutturali piuttosto deboli e un’introspezione psicologica
superficiale dei personaggi. Dalla visione della serie emerge come
manchi un progetto narrativo coeso e supportato da una struttura e
ritmo avvincenti: nel corso degli episodi, infatti, il racconto non
segue un ordine cronologico degli eventi, bensì confonde e
distanzia lo spettatore dalla storia. Nonostante le splendide
location e alcune intuizioni interessanti nei riguardi dei
personaggi, la storia non riesce a raggiungere un vero e proprio
punto di svolta e lascia lo spettatore a fine visione con la
sensazione di non conoscere nulla di così approfondito sul soggetto
di partenza.
Se consideriamo Sobhraj il topo,
Herman Knippenberg (Billy Howle)
rappresenta il gatto: egli è identificato in The
Serpent come la forza trainante che vuole catturare il
serial killer (con l’aiuto della moglie Angela,
interpretata da Ellie Bamber, e un uomo chiamato
Paul Siemons, interpretato da Tim
McInnerny). Knippenberg era un diplomatico olandese
coinvolto nelle indagini sulla scomparsa di due dei suoi
connazionali, Henk Bintanja e Cornelia
Hemker. I primi episodi di The Serpent
mettono a fuoco il tono della serie: la serie ruota attorno a un
freddo calcolatore sociopatico e alla controparte che ricerca la
giustizia ed è costretto a scalare montagne di burocrazia e
diplomazia internazionale solo per fermarlo. Rahim è il killer
freddo e Howle è l’appassionato protettore. Tuttavia, la serie non
si configura come un racconto giallo o poliziesco: c’è poco mistero
coinvolto, e la sceneggiatura sembra volutamente disinteressata ad
indagare a fondo i disturbi di del killer.
La struttura temporale della serie
è pervasa da allarmante incoerenza: le vicende rimbalzano nel tempo
in modo tale che è difficile stabilire un nucleo tematico e
drammatico di un determinato episodio. Il livello di tensione non
riesce a crescere proprio a causa della mancanza di coesione
narrativa, resa visivamente tramite un montaggio altamente
fuorviante.
Le domande che si hanno all’inizio
di The Serpent rimangono dopo otto episodi, il che
andrebbe bene se la mancanza di intuizione dello serie tv fosse
sostituita dalla tensione del thriller o da una scrittura che
lascia il segno. La struttura narrativa scomposta priva la
serie di qualsiasi tipo di sviluppo dei caratteri dei personaggi e
impedisce che le fiorenti capacità investigative di Herman siano
attraversate da qualsiasi progressione di suspense.
The Serpent: poca introspezione di
personaggi potenzialmente interessanti
E’ difficile dalla serie dare
un’interpretazione del personaggio di Sobhraj, che rimane in bilico
tra omicida astuto, genio calcolatore e opportunista e l’attore
Rahim risulta purtroppo poco convincente nel catturare il carisma
del personaggio. Verso la fine della stagione, parte del passato di
Sobhraj in Francia viene a galla, ma è ormai troppo tardi per lo
spettatore per poter interessarsi alla sua backstory. È
particolarmente frustrante che a Rahim sia sia finalmente permesso
di interpretare un diverso tipo di minaccia negli ultimi due
episodi, quando avrebbe dovuto essere cosi anche nelle precedenti
sei ore.
Charles Sobhraj uccideva per
mantenere uno stile di vita e al contempo punire chi pensava fosse
al di sotto del suo livello. Con l’aiuto della sua assistente e
fidanzata Andrée Leclerc (Jenna Coleman) e il suo alleato (Amesh
Edireweera), Sobhraj riusciva a guadagnarsi la fiducia di chi
sarebbe potuto scomparire senza destare troppo rumore – viaggiatori
del Sud-Est asiatico appunto. Riusciva ad irretirli facendogli
credere che fosse un loro alleato, prima di rubare i loro averi e
identità, appropriandosi del loro passaporto per poter raggiungere
la loro prossima destinazione.
Un problema è la cronologia
scomposta, che divide i crimini di Sobhraj e lo sforzo per
fermarlo. Lo scarto tra crimine e punizione – con frequenti
note sullo schermo che ci dicono quanti mesi o anni sono trascorsi
– fanno apparire la serie molto più lunga di otto ore e ne
diminuiscono il volume narrativo. I suoi crimini iniziano a
sembrare stereotipati e la noia metodica di Sobhraj diventa la
nostra, indebolendo la serie del crescendo tensivo che ne dovrebbe
caratterizzare il genere di appartenenza. I registi Tom
Shankland e Hans Herbots hanno evocato l’atmosfera
solo per lasciarla scivolare via. La tendenza di The
Serpent a “strisciare” da un punto all’altro senza
stabilizzarsi con equilibrio denota le debolezze di una serie che
non è sicura delle potenzialità del proprio soggetto di
partenza.
Dopo che è stato stabilito che è
guidato da un complesso di inferiorità che deriva dall’essere di
razza mista (indiana e vietnamita), le profondità psicologiche di
Sobhraj non vengono mai scandagliate e la performance di Rahim è
esasperatamente enigmatica – a volte effettivamente convincente,
altre completamente privo del carisma magnetico a cui gli altri
personaggi continuano a fare riferimento e dell’umorismo
sociopatico a cui la sceneggiatura accenna.
Jenna Coleman offre una performance
convincente nei panni della sua fidanzata, trascinata nell’orbita
di Sobharaj, incantata dalla sua aria di fiducia e ricchezza ma che
si interrogherà più volte nel corso degli episodi sulla sua – di
conseguenza, loro – amoralità.
Contro cosa agivano Sobhraj e
Leclerc? Nel restituirci la storia di un criminale la cui feroce
immaginazione manca di una chiara origine, la serie deve affrontare
una sfida simile a quella di un’altra fortunata miniserie,
“The
assassination of Gianni Versace” (2018) di Ryan
Murphy. Scavando a fondo, riusciamo a intuire in maniera
cristallina il disgusto di Sobhraj per lo stile di vita hippie e il
suo tentativo di esprimere -e tentare disperatamente di
legittimare-un giudizio estetico ed etico attraverso la morte.
Sembra anche disprezzare la borghesia, di questo ne otteniamo
scorci più sostanziali man mano che la serie avanza e scoprendo gli
eventi familiari che potrebbero averne alimentato le prime fasi di
rabbia e disturbi psichici: a un certo appunto arriva addirittura
ad affermare, dinanzi a un membro della famiglia:”Sono più
intelligente di Cristo”. Il suo nichilismo costituisce un caso di
studio piuttosto intrigante, benché non approfondito a dovere, e un
interessante contrappunto ai benefattori che cercano di
fermarlo (compresi i suoi vicini, interpretati da
Mathilde Warnier e Grégoire
Isvarine, e una coppia di diplomatici marito e moglie,
interpretati da Billy Howle e Ellie
Bamber).
The Serpent sembra
quindi chiaramente esimersi da introspezioni psicologiche e
approfondimenti, non riuscendo ad attirare appieno l’attenzione
dello spettatore. Quando diventa evidente che le domande
fondamentali sul temperamento e sul modus operandi di Sobhraj sono
oltre la portata di questa serie, i salti temporali iniziano ad
apparirci più una distrazione che una vera e propria struttura
narrativa e filmica. In sostanza, né l’individuo in particolare che
il tempo e lo spazio nel quale agisce sono stati esplorati in modo
convincente oltre la rappresentazione.
Molto più coinvolgente è lo
scenario con fondali pittoreschi e costumi che lasciano il segno.
The Serpent costituisce innegabilmente uno
spettacolo d’evasione tutto sommato, adatto per chi vuole passare
una serata davanti a Netflix
senza troppe pretese.
Mentre prosegue la produzione
dell’attesissimo The Batman di Matt
Revees, è stata diffusa una breve featurette del film che
si focalizza sul personaggio di Selina Kyle, interpretato da
Zoe Kravitz.
Tim Burton ci
mostrò all’epoca una Selina che diventa Catwoman, mentre
Christopher Nolan ha optato per
una rappresentazione più realistica del personaggio, una sclatra
ladra già consapevole delle sue potenzialità e con un’identità
definita.
Quello di Zoe
Kravitz sarà invece un personaggio diverso, più giovane e
ancora in via di definizione. Non saremo messi di fronte a
Catwoman, ma ad una donna, Selina, che ha scelto la sua strada ed è
all’inizio del suo mito. Ecco il video:
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
WandaVision
è stata la prima serie Disney+ ambientata nel MCU. Al di là della storia
indubbiamente profonda e dei misteri avvincenti che hanno
caratterizzato ogni episodio (senza contare, naturalmente, le
incredibili performance del cast), uno degli aspetti più curiosi e
intriganti della serie è stato l’impiego degli effetti visivi. Uno
dei team esperto in VFX che ha lavorato allo show, Monsters Aliens
Robots Zombies (MARZ), ha condiviso alcuni dettagli in merito alla
realizzazione della serie. Screen
Rant ha raccolto i 10 trucchi più curiosi impiegati per dare
vita allo show:
Creare la testa di Visione in bianco e nero
Sorprendentemente, i primi
episodi in bianco e nero di WandaVision sono
stati effettivamente girati a colori e trasformati in bianco e nero
durante la post-produzione. Durante le riprese, l’attore Paul
Bettany era truccato di blu, con dei piccoli puntini bianchi,
chiamati indicatori di tracciamento, attaccati al suo viso. Ciò è
stato menzionato nella docuserie Assembled disponibile su
Disney+.
Dopo
le riprese, il girato è stato inviato a MARZ, dove il reparto di
monitoraggio ha archiviato tutti i movimenti della telecamera e
della testa di Bettany. Da lì, MARZ ha aggiunto una testa in CGI di
Visione sopra quella di Bettany, che è stata in grado di abbinare i
suoi movimenti alla perfezione proprio grazie ai marcatori di
tracciamento. Quindi, per quanto sorprendente possa sembrare, molte
scene con Visione presentavano una testa in CGI.
Le sopracciglia di Visione
Come tutti i fan sapranno, la Marvel esiste da molto tempo.
Tecnicamente, la società è stata costituita all’inizio degli anni
’60, ma le sue radici in realtà risalgono al 1939. Ciò significa
che molti personaggi introdotti nel corso degli anni hanno un
aspetto molto diverso nei moderni film Marvelispetto ai fumetti
originali di mezzo secolo fa.
Marvel e MARZ volevano onorare questa tradizione modificando
lentamente Visione a mano a mano che la serie andava avanti. Nei
primi episodi, Visione ha occhi e sopracciglia dall’aspetto molto
umano. Tuttavia, col passare degli episodi, il suo aspetto è stato
alterato digitalmente per far sembrare più robotico e più simile a
Age of Ultron. La tattica includeva la rimozione digitale
delle sopracciglia dopo i primi tre episodi, facendo così sembrare
i suoi occhi più robotici.
Gli oggetti che fluttuano intorno a Wanda
Quando Wanda cerca di preparare la cena nel primo episodio, ne
deriva il caos. I fan dello show ricorderanno la celebre scena
della cucina, in cui ingredienti e utensili fluttuano per la
stanza. Effettivamente, questo stunt è stato eseguito facendo
penzolare molti degli oggetti grazie a dei veri fili, per rendere
omaggio a come l’effetto sarebbe stato eseguito durante la
realizzazione delle sit-com dell’epoca.
Non
solo il team degli effetti visivi è subentrato e ha rimosso
digitalmente i cavi, ma è stato anche incaricato di aggiungere
ulteriori oggetti fluttuanti e farli sembrare identici agli oggetti
fisici che penzolano grazie ai cavi. Gli effetti pratici sono stati
utilizzati poiché ciò era necessario nelle sit-com di
quell’era.
Diversi backdrops in tutta la serie
Molte sitcom utilizzano backdrops, ossia immagini
giganti progettate per assomigliare a qualcosa e usate come sfondo
di una serie (nella tv moderna, un esempio in tale senso sono le
visuali dalle finestre in The Big Bang Theory). Dal
momento che WandaVision rendeva
omaggio alla storia della tv, era naturale che anche la serie
Marvel usasse i backdrops in vecchio stile.
Uno
dei tanti esempi è presente durante l’episodio a tema anni ’70. Lo
sfondo che si vede dietro la casa di Wanda e Visione non è affatto
un backdrop: è tutta CGI. Il team degli effetti ha usato il
rotoscopio per tutti i fotogrammi, aggiungendolo nell’immagine CGI
dietro tutti i personaggi e gli oggetti di scena.
Il morphing di Visione, da umano a androide
Rappresentare Visione che
cambia da umano ad androide non è stato un compito facile. È stata
necessaria, infatti, la sinergia tra varie componenti. Sono state
necessarie due riprese: una di Paul Bettany che esegue i movimenti
senza trucco e un’altra dell’attore che ripete gli stessi movimenti
mentre è truccato. Il team degli effetti visivi ha dovuto fondere
le inquadrature e utilizzare un effetto CGI per creare la
spettacolarità del morphing di Visione.
Durante lo show, l’effetto di
morphing è cambiato. Nei primi episodi, la trasformazione di
Visione è stata mostrata usando un effetto brillante, chiaro
riferimento alla serie Vita da strega. Negli episodi
successivi, invece, si è passati all’effetto raggio di luce,
ispirato da Tron.
La Gemma della Mente nella fronte di Visione
Sorprendentemente, la Gemma
della Mente non è mai stata un oggetto di scena. È sempre stata
aggiunta con la CGI, anche nei film. Il problema con WandaVision era
che le specifiche preimpostate per la Gemma non si traducevano bene
con il bianco e nero.
Sembrava quindi opaca, piatta e perdeva gran parte della sua
lucentezza. Per risolvere questo problema, il team degli effetti
visivi è dovuto intervenire per aggiungere digitalmente la
definizione, aumentare la quantità di luce riflessa e aggiungere
nuovamente la lucentezza persa nel processo in bianco e nero. Anche
questo passaggio viene discusso nella docuserie
Assembled.
Super velocità
Gli effetti della super
velocità nello show erano in realtà più intricati di quanto molti
spettatori potrebbero pensare. Poiché un personaggio si muove
velocemente, ma tutto il resto intorno a lui no, la soluzione non
era così semplice come riprodurre la scena in avanti. Prendiamo la
scena di Visione che monta l’altalena, ad esempio: la scena è stata
girata ad alta velocità, il che significa che aveva un frame rate
elevato. Le riprese ad alta velocità producono davvero l’effetto
slow motion.
Ciò
ha permesso al team degli effetti visivi di intervenire ed isolare
ogni fotogramma che volevano mantenere. Per mantenere tutto fermo
intorno a Visione, il team è intervenuto e ha fatto molto lavoro di
rotoscoping ma anche di tinteggiatura, il che significa che
dovevano intervenire manualmente e isolare ogni elemento che
volevano mantenere o eliminare da una scena. Questo si è rivelato
uno degli effetti visivi più difficili e intensi da realizzare
dell’intera serie.
Il mantello di Visione
Un altro fatto
sorprendente, che molti spettatori potrebbero non sapere, è che
Paul Bettany non ha mai indossato un mantello durante le riprese: è
sempre CGI! E gli spettatori più attenti avranno certamente notato
che anche nei film il mantello di Visione ha una lunghezza diversa
a seconda della scena. Il team degli effetti visivi è dovuto
intervenire sul “peso” del mantello, ovvero quanto una brezza può
interagire con esso e quanto movimento avrà quando Visione cammina
e/o vola.
Uno dei trucchi del team degli
effetti visivi è stato quello di far interagire il mantello in modo
diverso a seconda della scena. Se la scena non era molto drammatica
o potente, il mantello non avrebbe avuto molto movimento. Al
contrario, in una scena che avrebbe richiesto il coinvolgimento
emotivo del pubblico, allora il mantello avrebbe avuto molto più
movimento, quasi come una bandiera che ondeggia al vento.
Westview dall’alto
Le vedute aeree di Westview
nello show non sono state create pilotando un drone o attraverso un
elicottero. Anche in questo caso, era tutto interamente CGI. La
Marvel aveva realizzato un layout approssimativo della mappa della
città che non includeva alcuna specifica su come dovevano apparire
gli edifici e le case. Spettava quindi al team degli effetti visivi
costruirlo interamente da zero.
Nella scena in cui Visione vola sopra la città nella notte di
Halloween e trova Agnes immobile nella sua auto, Paul Bettany è
stato semplicemente filmato davanti al green screen e la città
“digitale” alle sue spalle è stata aggiunta in
post-produzione.
L’atterraggio vicino all’auto di Agnes
Quando Visione atterra
accanto all’auto di Agnes, si tratta di una scena realizzata
completamente in CGI. La scena era stata girata in origine da una
controfigura, che però atterrava in maniera troppo “dura”.
La Marvel ha ritenuto che questo
non fosse consono per il personaggio di Visione, che era molto
elegante in tutto ciò che faceva. Per risolvere il problema, il
team degli effetti visivi è stato incaricato di utilizzare la
controfigura come riferimento, ma di creare Visione da zero
utilizzando la CGI.
Vin Diesel, star del franchise di Fast and Furious, ha anticipato la possibilità
che Eva Mendes ritorni nella celebre saga.
L’attrice statunitense di origine cubana ha fatto il suo debutto
all’interno del franchise nel 2003, in 2 Fast 2 Furious,
dove ha interpretato l’agente sotto copertura Monica Fuentes.
Dopo essere stata assente nei
successivi tre sequel, il personaggio di Monica ha fatto ritorno in
un breve cameo nella scena dopo i titoli di coda di Fast & Furious 5 del 2011, in cui consegna ad Hobbs
(Dwayne
Johnson) un fascicolo riguardante un furto d’auto
avvenuto a Berlino in contemporanea ai fatti di Rio; alla fine la
stessa Monica domanda ad Hobbs se crede nei fantasmi, facendo
intuire che Letty, la moglie di Dom ritenuta morta nel quarto film,
in realtà è ancora viva.
Ora, in una recente intervista con
Entertament Weekly in occasione dei 20 anni di Fast and Furious, Vin Diesel ha parlato proprio del personaggio
interpretato da Eva Mendes e sulla possibilità che
Monica Fuentes ritorno prima della conclusione definitiva della
saga. Senza confermare nulla, Diesel ha lasciato intendere che
forse qualcosa potrebbe accadere nel decimo film della saga.
“Stiamo solo aspettando di
girare Fast and Furious 10″, ha spiegato
Vin Diesel. “Diciamo che ormai è chiaro a
tutti che non possiamo raccontare tutto quello che vorremmo in un
solo film, quindi non vi resta che aspettare per vedere cosa
accadrà.”
Fast and Furious 9 nelle sale italiane quest’estate
In attesa di nuovi eventuali
dettagli, ricordiamo che Fast
and Furioius 9, il nono capitolo della saga, arriverà
nelle sale italiane quest’estate, mentre il decimo capitolo è già
in pre-produzione. Secondo quanto riferito, il capitolo numero 10
della saga – che sarà diviso in due parti – concluderà
definitivamente la serie principale, a seguito degli eventi che
vedremo nel capitolo 9.
Dave Bautista avrebbe potuto riunirsi con
James Gunn nell’attesissimo The Suicide
Squad, ma alla fine ha scelto di recitare in Army of the Dead di Zack Snyder. Il regista di
Guardiani della Galassia aveva offerto un ruolo
all’interprete di Drax il Distruttore nel suo sequel/reboot
dedicato ai personaggi DC, anche se ad oggi non sappiamo per quale
parte era stato pensato l’ex wrestler.
Ora, in una recente intervista con
Digital Spy, è stato proprio Bautista a parlare della sua
decisione, spiegando i motivi per cui ha scelto di non apparire in
The
Suicide Squad. L’attore ha rivelato di aver sempre
voluto lavorare sia con Netflix sia con Snyder, descrivendo Army of the Dead come la tipica
situazione in cui avrebbe potuto cogliere “due piccioni con una
fava”.
L’attore ha anche spiegato che,
nonostante gli sarebbe piaciuto tornare a lavorare con Gunn su un
progetto totalmente differente, alla fine
Army of the Dead si è rivelata la scelta migliore sia
in relazione al ruolo (Bautista è il protagonista del film) sia in
termini di compenso economico. “Sono riuscito finalmente a
costruire una relazione con Netflix, ho ottenuto un ruolo da
protagonista in un grande film e sono stato pagato molto di
più”, ha spiegato l’attore statunitense.
“Ho dovuto chiamare James e
dirgli: ‘Mi si spezza il cuore, perché da amico voglio essere lì
con te, ma da un punto di vista professionale, questa è la
decisione più giusta da prendere’.”, ha aggiunto Bautista.
“Allora lui mi ha detto: ‘Capisco perfettamente. Sono
orgoglioso di te, anche del fatto che ti trovi in questa
situazione. Sono orgoglioso di aver avuto qualcosa a che fare con
questa decisione così difficile che hai dovuto prendere’.”
Dave Bautista mette a confronto lo stile di Snyder e Gunn
In passato, Dave Bautista aveva
messo a paragone lo stile di Zack Snyder con quello di James Gunn, evidenziando quanto il lavoro con
il regista di
Justice League gli avesse concesso sul set molto più
libertà rispetto a quanta ne conceda ai suoi attori il regista di
Guardiani della Galassia:“Penso che James
sia molto più coinvolto nelle performance dei suoi attori.Con Zack credo di aver avuto più flessibilità. James è un
maniaco del controllo. Lo è davvero. Ma è una cosa che non mi
dispiace, perché è un grande regista e un grande narratore di
storie. Mi fido di lui. Zack però sembra disposto a darti molta più
libertà, anche se non fa trasparire molto le sue
emozioni.”
Mentre i fan della Disney si
preparano all’arrivo di Crudelia,
il nuovo live action che esplorerà le origini dell’iconica
antagonista, colei che ha interpretato il personaggio “in carne ed
ossa” per la prima volta, ossia la leggendaria Glenn Close, ha rivelato che amerebbe tornare
nei panni della villain de La carica dei 101.
Nel Crudelia in
arrivo il prossimo 28 maggio (nelle sale e su Disney+ con Accesso Vip) sarà il premio
Oscar Emma Stone a vestire i panni del personaggio
del titolo, mentre Glenn Close figura nel progetto in qualità di
produttore esecutivo. L’attrice candidata agli Oscar 2021 per
Elegia americana ha prestato il suo volto a Crudelia
de Mon ben due volte: ne La carica dei 101 – Questa volta la
magia è vera diretto da Stephen Herek nel 1996 e nel sequel
La carica dei 101 – Un nuovo colpo di coda diretto da
Kevin Lima nel 2000.
Ora, in una recente intervista con
Variety, Glenn Close ha rivelato che le piacerebbe
riprendere il ruolo di Crudelia de Mon in un potenziale nuovo film.
La prolifica attrice ha spiegato di avere anche un’idea per “una
grande storia” che vedrebbe Crudelia scendere tra le strade di New
York. Senza rivelare troppo, Close ha anticipato: “Ho una
grande storia per fare un altro Crudelia con la mia Crudelia.
Arriva a New York e poi scompare nelle fogne.”
L’idea di rivedere Glenn Close nei panni di Crudelia de Mon è
indubbiamente eccitante. Oltre ad essere uno dei più iconici della
sua carriera, quel ruolo contribuì ad ampliare la sua fama di
“cattiva” del cinema, già cementata in precedenza grazie a
pellicole come Attrazione fatale e Le relazioni
pericolose. Per il primo film di Herek del ’96, Close
ricevette anche una candidatura ai Golden Globe come migliore
attrice in un film commedia o musicale.
Ora, pare siano emerse alcune
indiscrezioni su almeno una delle tantissime location che dovremmo
vedere nel film. In base a quanto riportato sul sito della talent
agency Spotlight, un attore di nome Jon Prophet dovrebbe
interpretare una comparsa proprio nel sequel di Doctor
Strange, alla quale il sito fa riferimento come
“newyorkese 616”.
Per chi non lo sapesse, “616” è
l’indicazione data alla principale realtà della Marvel Comics (Terra-616) in cui si sono
svolte, nel corso degli anni, le principali storyline dei fumetti.
La domanda sorge dunque spontanea: il sequel si immergerà
totalmente in quell’universo Marvel che, fino ad oggi, è stato
raccontato esclusivamente nei fumetti? È importante ricordare che
il MCU ha una sua designazione all’interno della
continuity dell’universo Marvel cartaceo, dal momento che
le storie raccontate sul grande schermo si svolgono all’interno di
Terra-199999.
In realtà, è da tempo che si parla
del fatto che Doctor Strange possa visitare Terra-616. Chiaramente,
non possiamo sapere se questo sia un dettaglio assolutamente
insignificante o una conferma che nel film verrà davvero esplorata
quella continuity principale. Se così dovesse essere,
prepariamoci a vedere lo Stregone Supremo fare la conoscenza delle
versioni dei fumetti di personaggi già noti agli affezionati del
MCU…
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo), Tilda
Swinton (Antico) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America
Chavez).
Doctor Strange in the Multiverse
of Madness arriverà al cinema il 25 marzo 2022.
Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo
anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe
apparire in un cameo anche Bruce
Campbell, attore feticcio di Sam
Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in
merito.
Tom Welling, che ha interpretato un giovane
Clark Kent nella popolarissima serie tv
Smallville, ha rivelato che amerebbe interpretare
l’iconico eroe a fianco del Bruce Wayne di Robert Pattinson, che vedremo in azione
nell’attesissimo The
Batman di Matt Reeves.
In una recente intervista con
El mundo geek de
Ernestoneitor, Tom Welling ha parlato del suo ritorno nei
panni di Superman in Crisis on
Infinite Earths, il grande crossover dell’Arrowverseche collega tutte le più importante serie The CW basate
sulle proprietà DC, e proprio in quest’occasione ha menzionato il
fatto che amerebbe interpretare di nuovo Clark a fianco del suo
grande amico Robert Pattinson.
Quando gli è stato chiesto se fosse
interessato a riprendere i panni di Superman in un film come
The Flash (quello di Andy
Muschietti, che debutterà nel 2022), Welling si è detto
aperto all’idea. Tuttavia, ha specificato che sarebbe più
“figo” apparire in uno dei sequel già programmati di
The
Batman, proprio a causa della forte amicizia che lo lega a
Pattinson. Potete vedere il video dell’intervista di seguito:
Quello che sappiamo di The Batman
Diretto da Matt
Reeves, l’atteso cinecomic The
Batman vedrà il debutto di Robert Pattinson nei panni di una nuova
iterazione del Cavaliere Oscuro. I dettagli sulla trama del film
non sono ancora stati rivelati, ma sappiamo che questa nuova
versione del celebre eroe verrà ritratta durante i suoi primissimi
anni in qualità di vigilante.
Presumibilmente, l’antagonista
principale del film dovrebbe essere l’Enigmista interpretato da
Paul
Dano. Al suo fianco ci saranno tutta un’altra serie di
celebri personaggi appartenenti all’universo di Batman, tra cui
Pinguino (Colin
Farrell), Catwoman (Zoe
Kravitz), Jim Gordon (Jeffrey
Wright) e Alfred Pennyworth (Andy
Serkis).
Quando il progetto venne annunciato
per la prima volta, doveva essere Ben
Affleck ad occuparsi della regia e delle
sceneggiatura. Alla fine, l’attore decise di accantonare
ufficialmente il progetto, che passò così nelle mani di Reeves. Ad
oggi, sappiamo che The
Batman, al pari di Joker di Todd
Phillips, sarà separato dal DCEU.
Arriva il 7 maggio su
NetflixJupiter’s Legacy, la serie
tratta dall’omonimo fumetto di Mark
Millar e Frank Quitely pubblicata da
Millarworld/Image negli Stati Uniti e in Italia da Panini
Comics. Pur conservando le caratteristiche principali
dell’originale, la serie Netflix si pone in maniera diversa
rispetto ad alcuni nodi narrativi, che però lasceremo scoprire allo
spettatore. La storia è quella di Sheldon Sampson che dopo aver
acquisito dei poteri straordinari, dedica la sua vita a proteggere
gli Stati Uniti. Ma naturalmente non è tutto così semplice.
La trama di Jupiter’s Legacy
Jupiter’s
Legacy racconta di una squadra di supereroi, la prima
squadra di supereroi nel mondo di questa storia, ma è anche un
superhero drama che attraversa decenni ed esistenze, mettendo sul
tavolo temi particolari e universali con grande agilità. Tutto è
naturalmente raccontato attraverso gli occhi di Sheldon.
Dopo aver trascorso
quasi un secolo a proteggere l’umanità, la prima generazione di
supereroi del mondo deve rivolgersi ai propri figli per tramandare
non solo l’eredità di questi poteri straordinari, ma anche la
missione di impiegare questi poteri per il bene. Ma le tensioni
aumentano quando i giovani supereroi, affamati di dimostrare il
loro valore, lottano per dimostrarsi all’altezza della leggendaria
reputazione pubblica dei loro genitori e degli standard personali
esigenti.
La crisi degli Stati Uniti
Jupiter’s
Legacy trova quindi il suo cuore emotivo nello scontro
generazionale, mentre il suo centro nevralgico nell’analisi della
società americana alla luce di un degrado e di un depauperamento
che la crisi del 2008 ha messo sotto gli occhi di
tutti.
Mark
Millar non è nuovo al racconto della società contemporanea
attraverso le sue storie a fumetti e con Jupiter’s
Lagacy offre un doppio punto di vista su due dinamiche
costantemente attuali.
Il discorso legato alla
società, nei fumetto e nella serie, è direttamente figlio di una
riflessione di Millar ha fatto all’indomani della rielezione di
Obama, nel 2013. Una scena politica che lasciava trasparire
ottimismo ha in realtà lasciato spazio per una tragica
consapevolezza di quanto la povertà fosse vicina a lui come
cittadino e alle persone che conosceva. Da questa spinta nasce
l’idea di creare un supereroe, una squadra di supereroi che si
scontra con un mondo in cui buoni e cattivi non sono più così
definiti e definitivi.
Il dramma
familiare
Questo scontro non è
affatto pacifico e si innesta sul secondo macro tema della serie
Netflix: il dramma familiare. Se Sheldon vuole a tutti i costi
continuare ad timonare la barca sulla rotta prestabilita, i figli,
e soprattutto Chloe, vorrebbero essere libera da vincoli e doveri,
e vorrebbero in qualche modo sfuggire dal loro essere considerati
dei predestinati e liberarsi del peso di essere parte di una
famiglia, di un’eredità che li costringe a dare il buon esempio. Il
codice che Sheldon vuole a tutti i costi che si segua è una specie
di condanna per i giovani supereroi, ma è un diktat per il leader
del gruppo, una regola, certo, ma anche una costrizione per chi
vorrebbe essere autonomamente artefice del proprio
destino.
Al netto di ciò che di
nobile c’è nella scrittura e negli intenti di Jupiter’s
Legacy, la serie Netflix trova il suo punto debole nella
messa in scena e nella cura di costumi e trucco. Posticci e poco
credibili sono i make up invecchianti dei protagonisti e i costumi,
per quanto fedeli al fumetto, hanno un’aria forse troppo naive per
essere presi sul serio. A questo aspetto fanno da contraltare però
gli sforzi interpretativi di tutto il cast che riesce a consegnare
allo spettatore dei personaggio ai quali si riesce ad
affezionarsi.
Un cuore emotivo e un centro nevralgico
La serie mescola alla perfezione il
suo cuore emotivo del dramma familiare e il suo centro nevralgico
che invece abbraccia il tema della società e dell’utilità dei
supereroi all’interno di essa, nel loro rivestire un ruolo regolato
da direttive che sembrano non adeguarsi più ad un mondo che è
cambiato.
Molto intelligente la
scelta del creatore, Steven S. DeKnight, e degli
showrunner di alternare il racconto del passato con quello del
presente, così da seguire, soprattutto dal punto di vista di
Sheldon, il deteriorarsi di due mondi, a distanza di 90 anni, e la
reazione dell’uomo ed eroe di fronte a cambiamenti epocali che lo
hanno visto protagonista.
La serie è interpretata
da
Josh Duhamel, Leslie Bibb, Ben Daniels, Elena Kampouris, Andrew
Horton, Mike Wade, Matt Lanter e Ian
Quinlan. I produttori esecutivi sono Mark Millar,
Frank Quitely, Lorenzo Di Bonaventura, Dan
McDermott, Steven S. DeKnight, James Middleton e
Sang Kyu Kim. Jupiter’s Legacy è
disponibile su Netflix dal 7 maggio.
Da quando debuttò nei panni del
medico rubacuori nella popolare serie E.R. – Medici in prima
linea,George
Clooney si è imposto come una delle personalità
più acclamate di Hollywood, e non solo in qualità di attore, ma
anche in quelle di regista e di produttore. Tuttavia, una macchia
resterà per sempre nella sua carriera (ma, ammettiamolo: quale
attore che si rispetti non ne ha?)…
Stiamo ovviamente parlando di
Batman & Robin, il film di Joel Schumacher del 1997 in cui Clooney
ha interpretato il Cavaliere Oscuro raccogliendo l’eredità di
Val Kilmer (interprete di Bruce Wayne nel
precedente Batman Forever del 1995, diretto sempre da
Schumacher). Al di là delle critiche che sono state mosse al film
nel corso degli anni (critiche che lo stesso Clooney ha in parte
sempre condiviso), uno degli aspetti più dibattuti – ma al tempo
stesso divertenti – legati all’interpretazione di Clooney è senza
dubbio il suo costume, caratterizzato dalla presenza dei famigerati
“capezzoli”.
Ora, in una nuova campagna
realizzata per Omaze
a sostegno di “Foundation For Justice” dello stesso Clooney, è
proprio l’attore a prendersi gioco dei “Bat-capezzoli”. Nello
sketch, che dura poco più di 4 minuti, Clooney acquista un action
figure su Craiglist, ma quando va a ritirarla, viene emanato
l’ordine di restare a casa per via della pandemia, così Clooney si
ritrova a trascorrere l’intera pandemia con un completo sconosciuto
di nome Byron. L’action figure in questione è proprio una
riproduzione di Batman, anche se “non è quella con i
capezzoli”, come ironizza lo stesso Clooney.
Anche se Batman & Robin è spesso odiato dalla maggior
parte dei fan del Crociato di Gotham, è doveroso ricordare che una
parte del fandom ha imparato ad apprezzarlo nel corso degli anni,
arrivando ad elogiarlo per aver abbracciato quello
stile camp tipico della serie tv degli anni ’60 e per
essere, sostanzialmente, un film di Batman adatto forse ad un
pubblico più giovane: a livello di merchandising e di toys,
infatti, il film generò enormi profitti per la Warner Bros. alla
fine degli anni ’90.
George Clooney commenta il suo Batman
In merito alla sua interpretazione
nel film, di recente George Clooney aveva dichiarato: “L’unico
modo in cui si può onestamente parlare di alcune cose è quello di
includere se stessi e le proprie mancanze nel discorso.Ecco perché quando dico che Batman & Robin è un film terribile,
specifico sempre che la mia performance in quel film era
terribile.Assumersi la responsabilità e ammettere di aver
fallito, ti dà anche la possibilità di poter parlare anche di tutti
gli altri elementi che non hanno funzionato, come alcune pessime
battute come “Freeze, Freeze!”
James Gunn ha recentemente ribadito che
Guardiani
della Galassia Vol. 3 sarà il suo ultimo film del
franchise. Ad oggi non sappiamo se la saga Marvel continuerà o meno senza
l’iconico regista, ma è probabile che il terzo capitolo segnerà non
solo l’addio di Gunn, ma anche la fine di molti degli archi
narrativi legati ad alcuni personaggi principali.
In una recente intervista con
Digital Spy Magazine in occasione della promozione di
Army of the Dead,Dave
Bautista ha parlato del futuro di Drax il
Distruttore. L’attore ha spiegato di aver soltanto letto una bozza
della sceneggiatura del nuovo film, che probabilmente risale anche
a diversi anni fa, quindi è probabile che da allora abbia subito
alcuni drastici cambiamenti.
Tuttavia, Bautista ha specificato
che secondo lui GOTG
Vol. 3 segnerà “probabilmente” la fine dell’arco narrativo
del suo personaggio, dal momento che il film in uscita segnerà
anche la fine dei suoi obblighi contrattuali con la Marvel. “Ad
essere sinceri, non so quale sia la sceneggiatura del terzo
film”, ha spiegato l’attore. “C’era una sceneggiatura anni
fa, che ovviamente dovrà cambiare perché l’intera direzione
dell’universo Marvel è cambiata.”
Poi ha aggiunto: “Per un po’ si
è parlato di un film su Drax e Mantis. Era un’idea di James Gun.
Voleva davvero fare quel film, me l’ha detto lui. Ho pensato che
fosse un’idea davvero brillante. Ma non penso che lo studio sia
interessato. Probabilmente non si adatta al modo in cui hanno
pianificato le cose. Per quanto riguarda i miei obblighi… ho ancora
Guardiani Vol. 3 da girare. E penso che molto probabilmente sarà la
fine di Drax.”
Rilasciato oggi il trailer
ufficiale di A Quiet Place II, sequel del
thriller horror rivelazione della scorsa stagione cinematografica,
che arriverà finalmente al cinema il 24 giugno
distribuito da Eagle Pictures. Nelle nuove
immagini del secondo capitolo, diretto ancora una volta da John Krasinski, scopriamo qualcosa di più
sull’invasione delle misteriose creature che infestano il pianeta.
A vestire nuovamente i panni della famiglia Abbot,
Emily Blunt, Millicent Simmonds e Noah
Jupe, che in questo silenzioso e terrificante viaggio
saranno accompagnati dal protagonista della serie cult Peaky
Blinders,
Cillian Murphy.
In seguito agli ultimi tragici
eventi, la famiglia Abbot (Emily Blunt, Millicent Simmonds, Noah
Jupe) deve ora affrontare il terrore del mondo esterno,
mentre continuano la loro lotta per la sopravvivenza, mantenendo
ancora il silenzio. Costretti ad avventurarsi nell’ignoto, si
renderanno presto conto che le creature a caccia del suono non sono
le uniche minacce che si nascondono oltre il sentiero di
sabbia.
Ecco il primo teaser della quarta
stagione di Stranger Things 4, la quarta
stagione della serie rivelazione NetflixStranger
Things dei fratelli Duffer. Nel cast della serie
tornano tutti i protagonisti dello show, insieme ad una folta ed
interessante schiera di
new entry.
Sinossi:
Ambientata nella cittadina di
Hawkins in Indiana, Stranger
Thingsè una dichiarazione
d’amore per i classici degli anni ’80 che hanno entusiasmato
un’intera generazione. La serie racconta la storia di un ragazzino
che scompare nel nulla. I suoi amici, la famiglia e la polizia
locale si mettono alla ricerca di indizi, ma vengono presto
coinvolti in una trama misteriosa, con esperimenti governativi top
secret, terrificanti poteri soprannaturali, una ragazzina molto
particolare e una pericolosa porta che collega il nostro mondo a un
regno potente ma sinistro. Le amicizie dei protagonisti saranno
messe alla prova e le loro vite cambieranno mentre ciò che
scopriranno trasformerà Hawkins e forse il mondo, per sempre.
Dalla sua uscita nel 2016, il
fenomeno globale Stranger
Things ha ottenuto oltre 65
premi e 175 nomination alle più importanti
manifestazioni e festival, tra cui gli Emmy Awards, Golden Globes,
Grammy Awards, SAG Awards, DGA Awards, PGA Awards, WGA Awards,
BAFTA, Peabody Award, AFI Awards, People’s Choice Awards, MTV Movie
& TV Awards, Teen Choice Awards e molti altri. La serie candidata
tre volte agli Emmy Awards come miglior serie tv drammatica è uno
dei titoli Netflix più visti. La sola stagione 3 è
stata vista nei primi quattro giorni dal debutto in 40,7
milioni di case, più di qualsiasi altro film o serie
Netflix in quel periodo, e in 64 milioni
nelle prime quattro settimane.
Stranger
Things è creata dai fratelli Duffer e prodotta da
Monkey Massacre Productions e 21 Laps Entertainment. I fratelli
Duffer sono anche i produttori televisivi della serie, insieme a
Shawn Levy e Dan Cohen di 21 Laps Entertainment, e a Iain
Paterson.
Con l’arrivo di un nuovo film
dedicato ai Fantastici
Quattro e ambientato nel MCU, la speranza è che il regista
Jon Watts tragga ispirazione da alcune delle
più amate trame dei fumetti incentrati sulla prima grande famiglia
di supereroi della Mavel Comics.
Screen Rant propone 10 storyline originali che potrebbero
essere adattate nel film dei Marvel Studios:
Fantastic Four #1
Il film potrebbe benissimo partire dalle origini, adattando
“Fantastic Four #1” del 1961. Questo fumetto seminale, creato dal
leggendario team composto da Stan Lee e Jack Kirby, presenta il
team come un gruppo di scienziati che si intrufolano su una nave
spaziale sperimentale e che ricevonoi loro poteri perché vengono esposti alle radiazioni
cosmiche.
In
questo numero, il team combatte una serie di classici mostri ideati
da Kirby, tra cui Giganto, Ugu e Rock Monster. Appare anche l’Uomo
Talpa… tutti personaggi che potrebbero tranquillamente apparire nel
futuro del MCU.
Heroes Reborn
A metà degli anni ’90, la
popolarità dei Fantastici Quattro era ormai diminuita già da tempo.
La Marvel Comics ha così tentato un riavvio,
mescolando i personaggi con gli Avengers nel grand evento “Heroes
Reborn”. L’artista Jim Lee ha curato il titolo e ha aggiornato il
team originale per questa nuova iterazione.
Sebbene “Heroes Reborn”, in
generale, non sia ben considerato dai fan di lunga data dei
fumetti, ci sono alcuni elementi che potrebbero apparire nel film
del MCU. In questa versione, Ben Grimm ha combattuto nella Guerra
del Golfo anziché nella Seconda Guerra Mondiale, mentre Johnny e
Sue Storm sono una parte decisamente più importante del lancio
originale, in quanto lo stanno finanziando.
Ultimate Fantastic Four
Un altro tentativo di
riavvio si è verificato con “Ultimate Fantastic Four”. Questa
squadra, che ha operato nell’universo alternativo di Terra-1610,
era una versione molto più giovane del classico team, intesa ad
invogliare i lettori che avrebbero potuto essere dissuasi da
decenni di continuity.
Questa versione alternativa è già
servita, in realtà, come ispirazione parziale per il disastroso
adattamento del 2015 di Josh Trank, quindi potrebbe essere evitata
dal MCU. Ma alcuni elementi della storia, come rendere Sue Storm il
vero leader della squadra, potrebbero ancora svolgere un ruolo
chiave nel nuovo film.
Fantastic Four: 1234
Sebbene non sia una storia
sulle origini, questa miniserie del 2002 dello scrittore Grant
Morrison distilla, in primo luogo, molti degli elementi classici di
ciò che ha reso grandi i Fantastici Quattro. Vede La Cosa
affrontare il suo passato su Yancy Street e Sue Storm affrontare
una strana storia d’amore con Namor.
Il cattivo al centro è l’odioso
Dottor Destino. Le probabilità sono che Doom apparirà nel film in
qualche modo, dato che è generalmente considerato il più grande
cattivo dei Fantastici Quattro e uno dei più grandi cattivi della
Marvel di tutti i tempi.
Il rapido trans-temporale
A seconda di come il MCU
sceglierà di introdurre i Fantastici Quattro, una delle principali
serie a fumetti della fine degli anni ’80 potrebbe avere un ruolo
chiave nella decisione. Il fumettista Walt Simonson ha messo la
squadra, insieme a Iron Man e Thor, al centro di un’avventura che
potrebbe allinearsi con alcuni aspetti multiverso del MCU.
Reed Richards scopre una bolla
temporale in “Fantastic Four #337”, interrompendo l’intero flusso
temporale: va quindi nel futuro per scoprire di cosa si tratta. Se
i Fantastici Quattro saranno in qualche modo un prodotto del
Multiverso, concetto che film come Doctor Strange
in the Multiverse of Madness dovrebbero impostare, allora
questa storia potrebbe essere la chiave.
Zona Negativa
Nel Marvel Cinematic Universe, il concetto di Zona Negativa,
una dimensione tra tutte le altre, è stato effettivamente
sostituito da quello di Regno Quantico. Reed Richards ha scoperto
la Zona Negativa in “Fantastic Four #51” del 1966 e potrebbe
giocare un ruolo importante nelle loro future avventure
cinematografiche.
Dato
che il Regno Quantico ha avuto un ruolo così importante nel film
Ant-Man
and the Wasp, è assolutamente possibile che il nuovo film
sui Fantastici Quattro lo utilizzi in qualche modo.
Soprattutto perché ci sono molte domande sul Regno Quantico ancora
da esplorare…
Il potere e il pericolo
“Fantastic Four #60” del 1967 ha regalato ai fan “Il potere e
il pericolo”, una delle migliori storie dei Fantastici Quattro,
nonché uno dei racconti più celebri del Dottor Destino. In questa
storia, il Dottor Destino ha rubato i poteri di Silver Surfer.
Anche se segue in sequenza l’arrivo di Galactus nei fumetti, nei
film potrebbe avvenire il contrario.
Silver Surfer arriverà inevitabilmente prima di Galactus nel
MCU ed è possibile che Doom ottenga potenza o magari tecnologia
dall’araldo, il che potrebbe portare a un effetto domino che
attirerebbe Galactus sulla Terra in un film
futuro.
Fantastici Quattro: La fine
Il principe Namor, il
Sub-mariner, esiste dagli anni ’40 e ha ottant’anni di storia dei
fumetti da cui attingere. Alcuni di questi sono proprio legati ai
Fantastici Quattro, incluso il suo primo incontro con loro nel
numero 4, “Fantastici Quattro: La fine”.
Namor viene trovato da Johnny Storm,
che vive per strada a New York City, senza memoria. Namor è
sia un alleato che un nemico della squadra, e sicuramente giocherà
un ruolo ad un certo punto nel MCU. È probabile che sarà proprio
nel nuovo film dedicato ai Fantastici Quattro…
Inimmaginabile
Un’altra importante storia
del Dottor Destino che potrebbe fornire qualche ispirazione per il
film si trova nel numero 500. Il Dottre lancia un attacco a
sorpresa contro i Fantastici Quattro e rapisce i figli di Mister
Fantastic e la Donna Invisibile (Franklin e Valeria Richards).
Destino, uno dei più potenti maghi
Marvel, lancia un incantesimo sulla neonata Valeria per renderla la
sua spia. Nell’attacco, consegna Franklin Richards alla dimensione
dell’Inferno, il dominio del potente supercriminale Marvel
Mephisto.
Trilogia di Galactus
Una delle più grandi storie
a fumetti dei Fantastici Quattro, e forse la più grande di tutti i
tempi, è la “Trilogia di Galactus”. La storia che ha introdotto la
terrificante entità cosmica e il suo araldo, Silver Surfer,
riguarda i numeri 48-50 del fumetto originale.
È ideale per l’adattamento in un
film. Anche se il MCU potrebbe voler costruire qualcosa di più
concreto attorno a Galactus ed evitare l’errore di ridurlo al
minimo come ha fatto I Fantastici 4 e Silver Surfer del 2005, il suo arrivo
potrebbe certamente essere anticipato in qualche modo. Senza
dubbio, si presenterà nel MCU il prima possibile.
Per quanto un mondo immaginario
possa essere ben costruito, ci saranno sempre dei fan di quel mondo
che tenteranno di interpretarlo a loro modo. Proprio come accade
con il mondo di Harry Potter che, consegnato ai fan molti anni
fa, continua a regalare spunti e congetture ai lettori e agli
spettatori di tutto il mondo. J.K. Rowling ha
pensato il mondo magico in tutti i minimi dettagli, scrivendoli nei
libri, aiutando il mondo del cinema a raccontarli, espandendo quel
mondo e quelle storie su Pottermore, dove ha dato un passato e un
futuro ai personaggi della saga, raccontando le avventure delle
generazioni successive in Harry Potter e il bambino maledetto e
scrivendo altri libri legati allo stesso universo, in particolare
Le Fiabe di Beda il Bardo, Il Quiddich attraverso i secoli
e, in particolare,
Animali Fantastici e dove trovarli, già spunto per due
film ad alto budget.
Nonostante questa precisione di
indirizzi e tutti questi dettagli forniti dall’autrice stessa, il
mondo di Harry Potter è sempre terreno fertile per le teorie dei
fan che non sono mai sazi di informazioni in merito al WIzarding
World e ai suoi abitanti. Di seguito potete trovare alcune delle
teorie legate al mondo di Harry Potter più divertenti e
interessanti della rete.
Tutto il franchise di
Harry Potter è disponibile suNOWe anche on demand su Sky. Iscriviti a soli 3
europer il primo
mese
Silente ha sconfitto Grindelwald
grazie al sacrificio di Ariana
Gellert
Grindelwald è stato il più potente mago oscuro di tutti i
tempi, almeno fino all’arrivo di
Lord Voldemort. Il regno del terrore di Grindelwald ebbe fine
soltanto quando venne sconfitto a duello da
Albus Silente. Questo’ultimo poteva anche essere il mago più
potente della sua generazione, ma anche
Grindelwald era estremamente dotato e in più possedeva la
Bacchetta di Sambuco.
In teoria, possedendo la Bacchetta
invincibile, Grindelwald sarebbe dovuto uscire vincitore
dall’incontro, ma secondo un utente di Reddit, Silente ebbe la
meglio perché era protetto da un sortilegio antico: Ariana,
sacrificatasi per salvare lui e il fratello Aberforth, anni prima,
aveva gettato su Silente un incantesimo di protezione, simile a
quello che Lily Potter aveva generato per Harry. Dal momento che la
saga di Animali Fantastici troverà il suo culmine proprio in questo
duello, dobbiamo solo aspettare per sapere se questa teoria può
essere fondata o meno.
La misteriosa porta con il velo, all’ufficio Misteri, era usata
per i criminali condannati a morte in Harry Potter
Durante la loro incursione
al Ministero della Magia, nel quinto capitolo della saga, Harry e i
suoi amici si imbattono, all’interno dell’Ufficio Misteri, nella
famosa Porta con il velo, che sembra essere un passaggio per
l’aldilà. Una delle cose strane della stanza in cui la porta è
custodita è che ricorda a Harry una corte di tribunale del
Ministero della Magia, con file di panche rivolte verso il
palchetto dove era la porta.
La somiglianza tra le due stanze ha
portato molti fan a credere che la porta con il velo potesse essere
un metodo di esecuzione dei condannati a morte, forse nei giorni
precedenti alla creazione dell’incantesimo Avada Kedavra.
È anche possibile che l’esecuzione
di esseri umani sia stata messa fuori legge a un certo punto,
poiché sappiamo che persino i Mangiamorte, tra i peggiori criminali
nel mondo magico, hanno ricevuto condanne severe al carcere, ma mai
pene capitali.
Ariana Silente era un Oscuriale
Harry
Potter e i Doni della Morte ci ha rivelato che Albus Silente
aveva una sorella minore di nome Ariana. I dettagli della vita
della giovane Silente sono oscuri, tutto ciò che sappiamo è che la
ragazza era mentalmente instabile a seguito di un incidente con dei
ragazzini Babbani e che non era capace di controllare la sua
magia.
Parallelamente, il franchiste di
Animali Fantastici ci ha rivelato l’esistenza degli Oscuriali,
streghe e maghi che portano dentro di sé una forza magica parassita
che esplode all’esterno quando sono forzati a reprimere le loro
abilità. Non conosciamo ancora la verità dietro ad Ariana Silente,
ma ci sono un sacco di connessioni tra lei e un Oscuriale, cosa che
ha portato molti fan a credere che anche lei fosse una di loro.
Inoltre, Gellert Gridelwald potrebbe aver scoperto il potere di un
Oscuriale dentro Ariana durante la sua frequentazione con Albus,
cosa che potrebbe giustificare il fatto che, nei film, e alla
caccia di queste creature magiche.
Il Torneo Tremaghi prevede un contratto simile al Voto
Infrangibile
Una delle domande senza
risposta più frustranti de Il Calice di Fuoco è perché Harry ha
dovuto partecipare per forza alla competizione del Torneo Tremaghi,
avrebbe semplicemente potuto dire che si sarebbe astenuto! Si
afferma che tutti i partecipanti al Torneo Tremaghi sono sotto gli
effetti di un “contratto magico vincolante”, ma non viene mai
spiegato quali siano le conseguenze della rottura di quel
contratto. Tuttavia, deve essere peggio che affrontare un
drago.
Una possibile spiegazione è che
mettere il tuo nome nel Calice di Fuoco significhi prendere parte a
una variazione dell’incantesimo del Voto Infrangibile, con la
promessa che parteciperai al torneo al meglio delle tue capacità o
perderai la vita. Il fatto che lingue di fuoco caratterizzino sia
il funzionamento del calice che la stipulazione del voto è un
indizio che potrebbe esserci una connessione tra le due cose, e
spiegherebbe anche perché Harry non poteva semplicemente lasciare
il Torneo Tremaghi.
Silente ha riparato la bacchetta di Hagrid con la Bacchetta di
Sambuco
Alla fine dell’avventura,
Harry ha usato il potere della Bacchetta di Sambuco per riparare la
sua che si era spezzata in precedenza. Questo ci indica che sia
possibile che Albus Silente abbia aggiustato la bacchetta di Hagrid
usando proprio la Stecca della Morte, in passato. Sappiamo che
Hagrid venne espulso da Hogwarts durante il suo secondo anno perché
accusato indirettamente di aver provocato la morte di Mirtilla
Malcontenta. Sappiamo che questo inganno fu opera di Tom Riddle,
all’epoca studente di Hogwarts, e sappiamo che l’espulsione del
mezzo-gigante comportò anche che gli venisse spezzata la bacchetta.
Ma chi ha letto i libri, sa bene che Hagrid porta con sé e usa una
bacchetta mascherata da piccolo ombrello rosa, il che significa che
qualcuno deve averlo aiutato a riparare la sua bacchetta.
Silente voleva mantenere segreto il
fatto che possedeva la Bacchetta di Sambuco, ma si fidava anche di
Hagrid totalmente, tanto da potergli rivelare il segreto per
aiutarlo. La difficile situazione legale di Hagrid sarebbe stata
anche una buona scusa per assicurarsi che il guardiacaccia di
Hogwarts tenesse segreto il gesto di Silente.
I quattro fondatori di Hogwarts riflettono i quattro paesi del
Regno Unito in Harry Potter
I fondatori di Hogwarts
vollero che la scuola fosse divisa in quattro casate, ognuna delle
quali prediligeva le abilità e le qualità preferite da ognuno dei
quattro fondatori stessi. Sarebbe stato compito del Cappello
Parlante mettere i coraggiosi in Grifondoro, i saggi in Corvonero,
gli abili in Serpeverde e i leali in Tassorosso.
Una delle principali teorie dei fan
sui quattro fondatori di Hogwarts è che rappresentano anche i
quattro paesi del Regno Unito. Sappiamo per certo che Godric
Grifondoro veniva dall’Inghilterra, Rowena Corvonero dalla Scozia e
Helga Tassorosso dal Galles. I loro colori sono anche strettamente
associati alle bandiere di ogni nazione, con il giallo di
Tassorosso legato alla bandiera di San Davide. Il paese di origine
di Salazar Serpeverde non è mai stato rivelato, ma avrebbe molto
senso se fosse stato originario dell’Irlanda.
Barty Crouch Jr. Bill Weasley e Percy Weasley hanno usato la
giratempo mentre erano a Hogwarts
Ne Il Prigioniero di
Azkaban scopriamo che è impossibile per gli studenti di Hogwarts
seguire tutte e dodici le lezioni per ottenere un GUFO (Giudizio
Unico Fattucchieri Ordinari), a causa di accavallamenti negli orari
delle lezioni. Sappiamo però che Hermione venne fornita dalla
McGranitt di una Giratempo, che le permetteva di recuperare le ore
per seguire tutti e dodici i corsi. Sappiamo anche che Barty Crouch
Jr, Bill Weasley e Percy Weasley hanno conseguito dodici GUFO a
testa, durante il loro periodo a Hogwarts. Questa informazione ha
portato i fan a credere che forse l’espediente di fornire agli
studenti una Giratempo non era una cosa tanto eccezionale come
Hermione pensava, ma che fosse prassi comune, per gli studenti
particolarmente dotati, essere messi nella posizione di seguire
tutti i corsi. Quindi la scuola forniva Giratempo a tutti gli
studenti che erano considerati in grado di sostenere quel carico di
studio. La pratica era però tenuta segreta dagli insegnanti, al
fine di prevenire qualsiasi potenziale abuso di potere da parte
degli studenti, e per questo forse la stessa Hermione ignorava di
essere solo l’ultima di una lunga serie di studenti molto
dotati.
Il corpo rudimentale di Voldemort era quello del figlio mai
nato di Bertha Jorkin in Harry Potter
Il corpo di Voldemort fu
distrutto quando il suo stesso incantesimo rimbalzò su di lui,
riducendolo a uno stato peggiore dell’essere un fantasma. J. K.
Rowling ha dichiarato di aver raccontato al suo editore di come
Voldemort ha creato il corpo rudimentale che aveva all’inizio de Il
Calice di fuoco. Un possibile modo in cui Voldemort potrebbe essere
stato in grado di assumere sembianze umane attraverso un corpo
rudimentale era possedere un corpo già esistente. I fan hanno
pensato ad un figlio mai nato di Bertha Jorkin. I lettori ricordano
Bertha come la giornalista catturata e uccisa da Voldemort mentre
era in Albania, colei che involontariamente aveva fornito a
Voldemort l’informazione dell’organizzazione del Torneo Tremaghi.
Secondo questa oscura teoria, Bertha era incinta, quando venne
catturata in Albania e che Voldemort, uccisa la madre, si sia
impossessato del corpo del bambino, come aveva fatto con Raptor.
Questa teoria è sostenuta dal fatto che, quando vediamo per la
prima volta Voldemort con un corpo, al cimitero di Little
Hangleton, lo vediamo con le sembianze di un bambino deforme.
Voldemort governava dall’oscurità perché aveva paura dei
governi magici esteri
Una delle più grandi
domande che i fan di Harry Potter si pongono sul libro finale della
saga è perché le altre comunità di maghi in altri Paesi non sono
mai intervenute quando Voldemort ha preso il potere. Una possibile
risposta è che Voldemort era in realtà diffidente nei confronti
della comunità internazionale, motivo per cui aveva posto al
Ministero le sue pedine invece di dichiararsi lui stesso Ministro
della Magia.
È possibile che sia presente una
versione magica della Prima Direttiva, che afferma che qualsiasi
intervento militare potrebbe essere richiesto solo se lo Statuto
internazionale di segretezza fosse stato infranto. Questo è il
motivo per cui i Mangiamorte hanno descritto la loro presa di
potere come un cambiamento di regime piuttosto che un colpo di
stato. Voldemort sapeva di avere ancora nemici in Gran Bretagna,
quindi probabilmente voleva essere sicuro di aver estirpato i
nemici dal Regno Unito, prima di procedere ad espandere il suo
dominio in tutto il mondo.
Il motivo per cui il Quidditch non
ha senso è dovuto ai progressi nella tecnologia delle scope
Le regole del Quidditch
sono una costante fonte di discussione tra i fan di Harry Potter.
La cattura del Boccino d’Oro segna la fine di una partita di
Quidditch e garantisce 150 punti. Questo sembra un numero
impressionante di punti rispetto ai 10 che si ottengono quando si
segna usando una Pluffa.
Una possibile risposta al motivo
per cui il Quidditch sembra avere regole così insensate è legato ai
cambiamenti nella tecnologia di fabbricazione delle scope. Sappiamo
che ci sono differenze nella qualità delle scope nel mondo di Harry
Potter, con quelle più costose che sono più veloci. È possibile che
le scope non fossero così veloci ai vecchi tempi, il che
significava che i Cercatori impiegavano molto più tempo a
raggiungere il Boccino d’Oro. Il mondo magico sarebbe quindi troppo
lento nell’adattarsi agli sviluppi della tecnologia cambiando, in
base ai tempi e al tipo di scope, le regole del gioco!
Michael B. Jordan è uno degli attori più
talentuosi della sua generazione. Tuttavia, non sono moltissimi i
grandi blockbuster a cui ha preso parte. Eppure, c’è stato un
momento in cui la star di Creed ha quasi rischiato di entrare a far parte
dell’universo di Star Wars…
L’attore, attualmente impegnato con
la promozione del suo ultimo film Senza
rimorso, ha rivelato di aver sostenuto un provino nel 2013
per un ruolo ne Il risveglio della forza: si trattava della
parte di Finn, che alla fine venne affidata a John Boyega. “Penso di non essermi
concentrato abbastanza a causa della sceneggiatura, perché non
c’era alcuna indicazione”, ha spiegato l’attore durante
un’intervista con
Variety. “Era tutto estremamente vago, tutto così segreto.
Leggendo la parte, non riuscivo a collegare le cose. Fu un
disastro, senza ombra di dubbio.”
Sebbene Jordan non si sia unito alla
lotta intergalattica contro il Primo Ordine, ha recitato in molti
altri film importanti nel corso degli anni, incluso l’amatissimo
cinecomic Marvel, Black
Panther. Nel film del 2018, Jordan ha interpretato uno
dei cattivi preferiti dai fan, Erik Killmonger. Se Jordan si fosse
unito all’universo di
Star Wars, forse non avrebbe avuto la possibilità di
prendere parte al MCU.
Un altro attore del MCU ha
sostenuto un provino per Star Wars…
In passato, anche un altro attore
della scuderia Marvel aveva ricordato il suo disastroso provino per
Star Wars. Stiamo parlando di Tom
Holland, interprete di Spider-Man: lo scorso febbraio,
anche il giovane attore ha rivelato di aver partecipato alle
audizioni per il ruolo di Finn nella trilogia sequel.
“Ricordo ancora la mia audizione
per Star
Wars”, aveva spiegato Holland. “Ero al quarto, quinto
provino e credo stessi sostenendo l’audizione per il ruolo poi
andato a John Boyega. Ricordo di aver provato questa scena con
questa ragazza – che Dio la benedica – e lei aveva la parte di un
drone. Quindi mentre io esclamavo: ‘Dobbiamo tornare alla nave!’,
lei rispondeva: ‘Bleep, bloop bloop, bleep bloop’. Non riuscivo a
smettere di ridere. L’ho trovato così divertente. Mi sono sentivo
davvero male, perché lei si stava sforzando davvero di essere un
androide convincente o un drone o come si chiamano. Ovviamente non
ho avuto la parte. Decisamente, non è stato il mio momento
migliore.”
Ecco l’intervista a Rebecca
Hall, trai protagonisti Godzilla vs.
Kong, e ad Adam Wingard, regista del film
che prosegue il racconto del MonsterVerse della Legendary Pictures.
Godzilla vs. Kong arriverà in Italia in digitale,
disponibile su tutte le piattaforme streaming a partire dal 6
maggio.
Steven Spielberg e Darth Vader sono due icone del cinema per
ragioni, ovviamente, molto diverse. Spielberg è uno dei più grandi
cineasti della storia del cinema, mentre Vader è uno dei villain
più leggendari che abbiano mai illuminato il grande schermo.
Il personaggio di
Darth Vader è stato creato da George Lucas, collega e intimo amico di
Spielberg. Come i fan più accaniti della saga sicuramente sapranno,
nel corso degli anni il regista di Cincinnati ha fornito diversi
input creativi ai film della saga di Star Wars (in particolare con La vendetta dei Sith del 2005). Inoltre, proprio
grazie alla forte amicizia che lo lega a Lucas, Spielberg ebbe
anche la possibilità di dirigere
L’impero colpisce ancora del 1980 (offerta che dovette
però rifiutare a causa di alcune problemi con la Directors Guild of
America, di cui all’epoca era già membro).
Ora Amblin, la società di produzione
cinematografica e televisiva fondata dallo stesso Spielberg, ha
pubblicato via Instagram
una fantastica foto in onore dello Star Wars Day dello scorso 4 maggio.
L’immagine mostra Spielberg vestito nientemeno che da
Darth Vader, mentre nella didascalia è possibile leggere:
“Nonostante la chiara scelta di casting fosse limitata alla
cerchia di amici più stretta del creatore di Star
Wars, George Lucas, Il Creatore ha invece optato per Dave
Prowse e James Earl Jones. Questo vuole dire farla facile,
George!”
Il contributo di Steven Spielberg alla saga di Star Wars
Anche se non si sa in quale anno è
stata scattata la foto, la cosa ancora più divertente è che Amblin
ha taggato Mark Hamill nel post dopo aver incluso
l’hashtag: “Luke avrei potuto essere tuo padre”.
Ricordiamo che Steven Spielberg ha assistito Lucas durante la
realizzazione di alcuni momenti del duello di Yoda con Palpatine ne
La vendetta dei Sith. Dieci anni dopo, fu Spielberg a
suggerire che fosse J.J. Abrams ad occuparsi della regia de
Il risveglio della forza.