Come molti di voi sapranno la
lavorazione di
The Falcon and The Winter Soldier è ripartita e oggi
dal set arrivano alcuni scatti che mostrano l’attrice
Emily VanCamp impegnata in alcune scene.
The Falcon And The Winter Soldier è la serie
di prossima uscita nel quale
Anthony Mackie e Sebastian Stan riprenderanno i loro
ruoli nei panni del titolo Falcon (alias Sam Wilson) e The Winter
Soldier (alias Bucky Barnes) che sarà diretta da Kari Skogland.
Vi ricordiamo che nel cast di
The Falcon and The Winter Soldier è previsto
anche il ritorno di due volti noti dell’universo cinematografico,
ovvero Emily VanCamp, Sharon Carter in Captain America: The Winter Soldier e
Civil War e Daniel Bruhl, nei panni
del Barone Zemo. Per quanto concerne la serie di
The Falcon and The Winter Soldier, il lancio è
fissato in autunno 2020 e Kari Skogland (The
Handmaid’s Tale, Penny Dreadful, Boardwalk Empire, The Killing, The
Walking Dead, Fear the Walking Dead, Under the Dome, Vikings,
The Americans, House of Cards e The Punisher) dirigerà tutti i
sei episodi.
Probabile, visti gli esiti di
Avengers:
Endgame, che lo show si concentrerà sulla
dinamica del rapporto tra le due figure più vicine a Captain
America (nonché suoi eredi) e sulle imprese dei supereroi per
garantire la sicurezza mondiale.
Durante lo scorso weekend si è
svolta la seconda parte del DC FanDome e il
regista di Shazam!,David F. Sandberg, si è reso disponibile per
condividere con i fan alcuni aggiornamenti sull’atteso sequel, il
cui titolo ufficiale sarà Shazam! Fury
of the Gods.
Allo stato attuale, non c’è molto
che il regista abbia potuto rivelare a proposito del film, ma
quando gli è stato chiesto di accennare ai villain che vedremo
nella nuova avventura di Billy Batson, il regista ha spiegato:
“Non posso assolutamente parlare del cattivo del film o dei
cattivi del film. Tutto quello che posso dire è che il pubblico
resterà sorpreso. Sarà qualcosa di decisamente
inaspettato.”
Nella scena durante i titoli di coda
del primo Shazam!
abbiamo visto il personaggio di Sivana, in prigione, che viene
raggiunto da Mr. Mind, con il quale stringe un’alleanza per cercare
di sconfiggere Billy. È chiaro che il sequel prenderà le mosse
proprio da quest’alleanza, ma stando alle parole del regista sembra
che Sivana e Mr. Mind non saranno gli unici antagonisti che
appariranno nel film.
Un dettaglio che invece Sandberg
sembra aver confermato è il fatto che in Shazam! Fury
of the Gods scopriremo molto di più sulla famiglia
Shazam e sui vari supereroi alter ego apparsi alla fine del primo
film. “Ora sono tutti supereroi, sono un’intera famiglia con
dei superpoteri”, ha spiegato il regista. “E ora,
finalmente, possiamo vederlo. L’abbiamo visto solo di sfuggita nel
primo film, quindi è sicuramente un aspetto che non vedo l’ora di
approfondire.”
Tutto quello che c’è da sapere su
Shazam!
Shazam!è
uscito nelle sale ad aprile 2019. Nel cast Zachary
Levi, Asher Angel, Mark
Strong, Jack Dylan Grazer, Grace Fulton, Faithe Herman, Ian
Chen, Jovan Armand, Cooper Andrews, Marta
Milans e Djimon
Hounsou.
Abbiamo tutti un supereroe dentro di
noi, ci vuole solo un po’ di magia per tirarlo fuori. Nel caso di
Billy Batson, basterà gridare una sola parola – SHAZAM! – affinché questo ragazzo adottato di 14 anni
si trasformi nel Supereroe per gentile concessione di un antico
mago. Ancora bambino all’interno di un corpo divino, Shazam si
diverte nella versione adulta di se stesso facendo ciò che
qualsiasi adolescente farebbe con i superpoteri: divertirsi!
Volare? Vedere a raggi X? Saltare i compiti a scuola? Shazam vuole
testare i limiti delle sue capacità con la gioiosa imprudenza di un
bambino, ma dovrà padroneggiare rapidamente questi poteri per
combattere le forze mortali del male controllate dal Dr. Thaddeus
Sivana.
Un nuovo paramedico si unirà al
team di Firehouse 51 di Chicago
Fire 9. Secondo quanto apprendiamo da
Deadline l’attrice Adriyan Rae
(Light as a Feather, Vagrant Queen) si unirà al cast di Chicago
Fire come personaggio regolare della serie per la nona
stagione.
Rae entrerà nel ruolo di Gianna Pierce nel procedimento. Il
suo personaggio è descritto come “un adorabile piantagrane con uno
scintillio negli occhi”. È anche “affascinante, grintosa,
divertente, spiritosa e di buon carattere”. Gianna Pierce
proviene da una famiglia di genitori della classe operaia che sono
adorati dalla loro comunità. Questo rende Gianna un individuo
accogliente e amichevole che tratta tutti come una famiglia, ma non
stravolgerlo. Non è un avversario. È dura e veloce nel
difendere gli indifesi, non ha paura di un po ‘di caos e rotola con
i pugni mentre si avvicina a tutto con un po’ di ironia.
Nel cast di Chicago
Fire 9 ritorneranno i personaggi Matthew Casey
(stagione 1-in corso), interpretato da Jesse
Spencer, Tenente del Camion 81. Quando non è di turno,
lavora nel suo business di costruzione. Nella prima stagione è
fidanzato con la tirocinante di medicina Hallie Thomas ma
successivamente la ragazza lo lascia. Torna alla fine della
stagione nel quale i due riprendono la relazione, fino a quando
Hallie non rimane uccisa nell’incendio della clinica in cui
lavorava. Nella seconda stagione si fidanza ufficialmente con
Gabriela Dawson. Diventerà consigliere del quartiere, sotto
incoraggiamento di Dawson.
Kelly Severide (stagione 1-in
corso), interpretato da Taylor
Kinney, tenente della Squadra di Soccorso 3. Ha
vissuto insieme a Leslie Shay, sua migliore amica. È un “don
Giovanni”. Nella prima stagione soffre di dolori alla spalla, che
terrà sotto controllo prendendo antidolorifici senza prescrizioni.
Soltanto alla fine della stagione si deciderà ad affrontare il
problema e a farsi operare. Nella terza stagione si sposa a Las
Vegas, ma dopo pochi mesi di relazione i due si lasciano;
nonostante questo, la donna, aiuta Kelly a superare il trauma pe la
morte di Shay. Nella quinta stagione, Kelly si metterà in testa di
aiutare una donna malata di leucemia, facendo di tutto per donare
il suo midollo osseo. Gabriela Dawson (stagione 1-in corso),
interpretata da Monica
Raymund, paramedico nell’Ambulanza 61 e amica di
Leslie Shay. Successivamente seguirà il corso per diventare vigile
del fuoco. Ha una relazione con Peter Mills nella prima stagione.
Nella seconda stagione si fidanza con Matthew Casey di cui
successivamente rimarrà incinta, ma nella quarta stagione perde il
bambino. Successivamente prenderà in affido un bambino salvato da
un incendio, Louie.
Comandante Wallace Boden (stagione
1-in corso), interpretato da Eamonn
Walker, è il Comandante della Caserma 51. È molto
autorevole e ha la mano ferma, ma è sempre in prima linea quando si
tratta di difendere i suoi uomini. È divorziato e ha un figliastro
che non vede da anni. Nella seconda stagione si sposa con Donna
Robins da cui poi avrà un figlio, Terrence. Ha avuto una relazione
con la madre di Peter Mills.Christopher Herrmann (stagione 1-in
corso), interpretato da David Eigenberg,
Vigile del fuoco del Camion 81. È sposato e ha 5 figli. Insieme a
Dawson e Otis ha un locale, il Molly’s. Brian “Otis” Zvonecek
(stagione 1-in corso), interpretato da Yuri
Sardarov Vigile del fuoco del Camion 81. Ha avuto una
relazione con la sorellastra di Kelly Severide. Ha abitato con
Leslie Shay e Kelly Severide. Joe Cruz (stagione 1-in corso),
interpretato da Joe Minoso, Vigile del fuoco
del Camion 81. Ha avuto una relazione con Zoya, la cugina di Otis,
arrivando anche a chiederle di sposarlo ma lei lo lascia tornando
in Russia. È coinquilino di Otis e ha avuto una relazione con
Sylvie Brett. Randy “Mouch” McHolland (stagione 1-in corso),
interpretato da Christian Stolte, Vigile
del fuoco del Camion 81. Si sposerà con il sergente Trudy Platt
di Chicago P.D..
La storia del licenziamento di
James
Gunn da parte della Disney è ormai nota a tutti. Dopo
che una serie di vecchi tweet del regista, ritenuti offensivi,
balzarono nuovamente all’attenzione, la Casa di Topolino decise di
interrompere i rapporti con Gunn impedendogli di portare a
compimento i suoi lavori su Guardiani della Galassia Vol. 3.
Successivamente, il regista venne nuovamente assunto dalla
multinazionale, tornando nuovamente a lavorare al terzo capitolo
del franchise dedicato a Star Lord & co.
Nel mezzo, James
Gunn avrebbe stretto un accordo con la Warner Bros.
per occuparsi del nuovo adattamento cinematografico basato sui
personaggi della Squadra Suicida, l’attesissimo The Suicide
Squad che arriverà al cinema il prossimo anno.
Adesso, nei commenti ad un recente post condiviso via Instagram,
è stato proprio Gunn a spiegare come hanno reagito i Marvel Studios e Kevin
Feige quando hanno appreso che sarebbe andato a
lavorare per la “concorrenza”.
“Prima di accettare il lavoro
l’ho detto a Kevin Feige ed è stato molto gentile e di supporto,
come sempre. Voleva solo che facessi un bel film. Lui e Lou
D’Esposito sono persino venuti a visitare il set e ci hanno
guardato girare. Non c’è inimicizia dietro le quinte come spesso
accade invece nella comunità dei fan.”
Jonathan Majors
sarà Kang Il Conquistatore in
Ant-Man 3. Dopo un ruolo di spicco in The Last
Black Man in San Francisco, Jonathan
Majors è apparso recentemente anche in Da 5 Bloods di Spike Lee ed è
la star della nuova imponente serie della HBO, Lovecraft
Country. Chiaramente, è un attore incredibile, uno dei
grandi talenti emergenti di Hollywood. Quindi, naturalmente, non ci
è voluto molto perché i Marvel Studios lo catturassero per un film
futuro.
Secondo Deadline, Majors
si è unito a Paul Rudd ed Evangeline
Lilly nel prossimo sequel di Ant-Man,
ancora senza titolo. Sebbene non ci siano dettagli sulla trama di
Ant-Man 3 (questo
è un film dei Marvel Studios, dopotutto), il
report afferma che Majors non sarà dalla parte degli eroi, ma
invece, l’attore molto probabilmente interpreterà Kang Il
Conquistatore, uno dei cattivi più iconici di tutto l’Universo
Marvel.
Pietro
Castellitto, che presenta in Orizzonti la sua opera prima,
che scrive, dirige e interpreta, I Predatori,
parla del film e della stesura di una sceneggiatura complicata che
gli ha permesso di vincere il premio per la Migliore Sceneggiatura
in Orizzonti.
I
predatori, film d’esordioalla
regiadi Pietro Castellitto
è stato presentato in Concorso in Orizzonti alla
77° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica
di Venezia, dove ha vinto il premio per la migliore
sceneggiatura. Protagonisti sono Massimo Popolizio, Manuela
Mandracchia, Pietro Castellitto, Giorgio Montanini, Dario Cassini,
Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Antonio Gerardi, Nando Paone,
Vinicio Marchioni, Claudio Camilli, Liliana Fiorelli, Renato
Marchetti, Giulia Petrini, Francesco Borghese.
Sono profondamente felice
– dichiara il regista – che il mio film venga presentato
nella sezione Orizzonti. Lo sconquasso della pandemia ha distrutto
molte certezze aprendo le porte a un nuovo scontro fra culture e
visioni del mondo, premessa fondamentale per qualsiasi era
artistica. C’è un che di bellico in quest’alba veneziana e farne
parte è motivo di orgoglio. Ringrazio Alberto Barbera e tutti i
selezionatori per la fiducia data. Spero di esserne
all’altezza.
Pietro.
Nel film I
predatori È mattina presto, il mare di Ostia è
calmo. Un uomo bussa a casa di una signora: le venderà un orologio.
È sempre mattina presto quando, qualche giorno dopo, un giovane
assistente di filosofia verrà lasciato fuori dal gruppo scelto per
la riesumazione del corpo di Nietzsche. Due torti subiti. Due
famiglie apparentemente incompatibili: i Pavone e i
Vismara. Borghese e intellettuale la prima, proletaria e
fascista la seconda. Nuclei opposti che condividono la stessa
giungla, Roma. Un banale incidente farà collidere quei due poli. E
la follia di un ragazzo di 25 anni scoprirà le carte per rivelare
che tutti hanno un segreto e nessuno è ciò che sembra. E che siamo
tutti predatori.
I predatori è
una produzione FANDANGO con RAI
CINEMA prodotto da Domenico Procacci e Laura
Paolucci, opera realizzata con il sostegno della Regione Lazio
Fondo regionale per il cinema e l’audiovisivo.
Ospite a Venezia 77, dove ha
presentato Fuori Concorso la sua nuova serie 30
monedas, Alex de la Iglesia ha dichiarato
di voler dirigere un film su She-Hulk.
Il regista spagnolo ha presentato Fuori Concorso l’episodio
pilota della sua nuova serie horror. Al centro della trama un
pugile ex detenuto ed esorcista mandato a fare il parroco in uno
sperduto paesino che verrà stravolto da strani accadimenti.
Da agosto è disponibile su Disney+ il documentario Howard:
la vita, le parole (qui
la nostra recensione), dedicato, appunto, alla vita e alle
parole di Howard Ashman. Il nome non dirà molto ai
più ma se pensate a Part of your
world o a Be my
Guest, canzoni memorabili della storia dell’animazione
Disney, ecco che una lampadina si accende. Ebbene sì, Ashman è
l’autore delle parole di alcune delle canzoni più belle dei
classici Walt Disney. Insieme ad Alan Menken ha scritto la storia del genere
musicale, del genere animato, ha cambiato la storia e la struttura
dei classici Disney e, come apprendiamo grazie a questo
documentario, ha denunciato la sua condizione di omosessuale malato
di AIDS, che lo ha portato via ai suoi cari troppo giovane e con
ancora tanto da dare al mondo dell’arte.
A raccontarne la storia è
Don Hahn, regista in forze alla Casa di Topolino
che a lungo lavorò con Ashman. Come mai proprio adesso Don
ha sentito il bisogno di raccontare la storia del suo amico e
collega? Cosa gli ha fatto desiderare di raccontare finalmente la
storia di Howard?
Avevo un po’ paura che si
sarebbe persa la sua memoria. Sua sorella gestisce un blog, in cui
parla di lui, ma non esiste una biografia ufficiale, né in forma di
libro né in forma di film. Volevo approfondirne la storia,
conoscevo lui e le persone che hanno fatto parte della sua vita. Ho
iniziato a mettere insieme gli elementi per vedere se riuscivo a
mettere in piedi un film. E alla fine, eccolo, ed è stato più
avvincente di quanto pensassi. È la stessa cosa quando pensi di
conoscere le persone con cui lavori, ma non è così fino a che non
scavi nelle loro vite e vedi le loro lotte.
Il documentario si apre su
un dietro le quinte de La bella e la bestia. Come mai questa
scelta?
Abbiamo provato molte cose
diverse, incluso Howard che raccontava storie alla sua sorellina.
Abbiamo ricreato la fantasia che avrebbe potuto essere nella sua
mente, ma non era abbastanza avvincente. Il vero titolo della
storia di Howard è una vita brillante troppo breve. Quindi
quell’apertura era un modo per mostrare, in breve, “Ecco un ragazzo
all’apice della sua carriera all’opera su alcuni dei suoi lavori
migliori – e il segreto nascosto che nessuno conosceva tranne
Howard”. Dopo quella ripresa, non sarebbe stato in giro per ancora
molto tempo. Questa è la triste verità sulla storia, e
quell’introduzione sembrava il gancio giusto nel resto del
racconto. (Ashman morì di AIDS tre giorni prima della prima de
La bella e la bestia, nel 1991, ndt).
Howard: la vita, le
parole – intervista al regista Don Hahn
Howard: la vita, le
parole non è pieno di tutti i suoi successi, hai parlato più
della sua famiglia e della storia di questo bambino che cresce.
Come hai affrontato la narrazione?
Il soggetto che stavo
raccontando era Howard, e lui era così interessante e intelligente,
dovevo lasciare che lui conducesse la storia e che lui la
raccontasse in qualche modo, quindi niente narratore e niente teste
parlanti. Nemmeno io volevo partecipare, non volevo inserire un
gruppo di vecchietti che stavano lì a dire quanto fosse bravo. È
stato più interessante conoscere l’uomo e la sua arte. È l’uomo che
ci ha dato Part of your
world o a Be my Guest, ma
qui raccontiamo anche cosa è accaduto alla persona. E sono convinto
che sarebbe felice di sapere che le sue lotte sono diventate parte
della storia che ho raccontato.
Quali sono stati alcuni dei
momenti più difficili da lasciare fuori dal montaggio
finale?
Mi sono imbattuto in un nastro
di Howard e Tina Turner; vorrei che tutti lo potessero sentire.
Dura due ore e Tina prepara il pranzo a Howard mentre lui le chiede
della sua vita. In quel periodo stava scrivendo una sceneggiatura
sulla sua vita. Ma non era fondamentale per la sua carriera perché
non è mai stato realizzato. Il suo caro amico Kyle Rennick aveva
alcune registrazioni di quando Howard era malato, parlando della
sua vita a teatro. Probabilmente dovrei fare un podcast su questi
audio, ma dovevo attenermi ai momenti chiave e a ciò che è
essenziale per la storia e ciò che non lo è. Ma quelli erano alcuni
dei momenti affascinanti.
Come ha reagito la sua
famiglia al documentario quando glielo hai mostrato?
Ero terrorizzato. Ma invece di
avere una reazione a film completo, ho inviato loro parti del
documentario mentre lo realizzavo. Ho finito il primo atto e l’ho
mandato. Sono stati di supporto, ma sedersi per intervistarli è
stato difficile, specialmente quando ho dovuto sedermi con Bill, il
compagno di Howard. Ho dovuto chiedergli di come è stato essere un
compagno di vita ma anche un assistente e infermiere. Aveva
dedicato molti anni della sua vita a prendersi cura di quest’uomo.
Volevo che parlasse di una relazione gay in un momento in cui era
difficile. E lui è stato incredibilmente onesto.
Howard: la vita, le
parole è disponibile su Disney+.
Nota attrice di origini israeliane,
Moran Atias si è negli anni affermata grazie alla
sua versatilità, elemento che le ha permesso di trovare fortuna
tanto nel proprio paese quanto negli Stati Uniti e in Italia. Oggi
principalmente conosciuta per i suoi ruoli televisivi, l’interprete
continua ad ottenere consensi, consolidando una carriera già ricca
di importanti collaborazioni e riconoscimenti.
Ecco 10 cose che non sai di
Moran Atias.
Moran Atias: i suoi film e le
serie TV
10. Ha recitato in diversi
film tra Italia e Stati Uniti. L’attrice intraprende la
propria carriera al cinema recitando in Italia. Qui ha modo di
ottenere popolarità grazie a titoli come Gas (2005), con
Paolo
Villaggio, Le rose del deserto (2006), con
Michele
Placido, La terza madre (2007) e Oggi
sposi (2009), con Luca
Argentero. Allo stesso tempo, l’attrice amplia i
propri orizzonti recitando anche in Israele nel film Yamim Shel
Ahava (2005) e poi negli Stati Uniti in Land of the
Lost (2008), con Will
Ferrell. Da quel momento, inizia a consolidare la
propria popolarità in America con film come The Next Three
Days (2010), con Russell
Crowe, Third Person
(2013), con Liam Neeson
e Speed Kills (2018), con JohnTravolta.
9. È nota per i suoi ruoli
televisivi. Giunta negli Stati Uniti, l’attrice inizia a
farsi conoscere in particolare per i suoi ruoli in alcune note
serie televisive. La prima di queste è Crash (2008-2009),
seguita poi da CSI: NY (2010), White Collar – Fascino
criminale (2011) e Tyrant (2014-2016), dove diventa
popolare con il personaggio di Leila Al-Fayeed. Terminata questa,
entra a far parte del cast di 24: Legacy (2017), ispirata
alla celebre serie con Kiefer
Sutherland. Negli ultimi anni ha invece recitato
in The Resident (2018) e The
Village(2019), dove è protagonista nel ruolo di Ava
Behzadi.
8. Ha partecipato a diversi
programmi italiani. Prima di diventare un’affermata
attrice, la Atias era nota come modella. Intraprese tale carriera a
livello internazionale, arrivando poi a sfilare per celebri
stilisti italiani come Versace, Cavalli e Dolce&Gabbana. In
Italia conosce infatti una certa popolarità, e ben presto viene
chiamata a partecipare a diversi programmi televisivi in qualità di
valletta. Tra questi si annoverano Carramba che fortuna
(2000), Superconvenscion (2000-2001), Italiani
(2002), Matricole & Meteore (2003) e I
raccomandati (2003-2004). Così facendo, ha modo di affermarsi
ulteriormente, arrivando poi ad ottenere ruoli in diversi film.
Moran Atias in The Resident
7. È stata un personaggio
ricorrente della serie. Tra i primi grandi successi
televisivi dell’attrice si annovera The Resident, medical drama con aspirazioni particolarmente
realistiche sulla vita negli ospedali. Qui l’attrice ha recitato
nel ruolo di Renato Thorpe, donna d’affare dotata di grande astuzia
e fascino. Il personaggio era inizialmente stato affidato ad
un’altra attrice, apparsa nel pilota della serie, ma per motivi non
resi noti questa ha lasciato il ruolo. Gli sceneggiatori lo hanno
allora riadattato affinché la Atias potesse prenderne i panni.
Moran Atias in The Village
6. È la protagonista della
nuova serie drammatica. Dal 2019 l’attrice è impegnata con
la serie The Village, di cui è protagonista. Qui
interpreta Ava Behzadi, in una storia incentrata sui legami tra i
residenti di un condominio, i quali tra drammi e gioie arrivano a
formare un’unica grande famiglia. Si tratta di un progetto molto
speciale per l’attrice, che ha dichiarato come consideri questa
l’occasione con cui dar prova delle proprie capacità.
Moran Atias è su Instagram
5. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo ufficiale seguito da 396 mila persone.
All’interno di questo, con oltre 700 post, è solita condividere
immagini relative a propri momenti di svago, in compagnia di amici
o colleghi. Non mancano poi anche foto di curiosità a lei legate,
come anche di serate di gala o eventi a cui ha preso parte e luoghi
visitati.
4. Utilizza il social per
promuovere il proprio lavoro. Tramite il proprio profilo,
inoltre, l’attrice condivide con i propri follower immagini
promozionali dei suoi progetti da interprete e modella. Sono
infatti presenti interviste, servizi fotografici, foto di backstage
tratte dai set e immagini o video promozionali vari. Così facendo,
l’attrice ha modo di tenere continuamente aggiornati i propri
follower sui suoi progetti, attuali o futuri.
Moran Atias e i suoi
fidanzati
3. Ha avuto relazioni con
note personalità dello spettacolo. L’attrice ha più volte
lasciato intendere di voler mantenere il più privata possibile la
propria vita sentimentale. Negli anni, infatti, ha molto limitato
le notizie a riguardo, evitando anche di condividere particolari a
riguardo sui propri social. Nel tempo le sono poi comunque state
attribuite diverse relazioni, tra cui quella con il calciatore
romeno Adrian Mutu e con l’imprenditore Lapo Elkann. La Atias non
si è però mai sbilanciata a riguardo, mantenendo per sé i dettagli
delle sue vicende sentimentali.
Moran Atias: il suo fisico
2. Si è affermata come
modella. L’attrice ha perseguito sin da giovanissima la
volontà di diventare una modella. Il suo fisico particolarmente
curato e rientrante nei canoni di bellezza le ha poi permesso di
ottenere il successo a cui aspirava. Con le misure 90-61-90, la
Atias ha infatti iniziato sin da adolescente a posare per note
riviste e comparire in televisione. All’età di 17 anni si è poi
trasferita in Germania, dove ha vissuto per sette mese,
raggiungendo importanti risultati. Partecipò infatti ai concorsi
Miss Globe International e Top Model of the World, vincendo poi
quest’ultimo.
Moran Atias: età e altezza
1. Moran Atias è nata ad
Haifa, in Israele, il 9 aprile del 1981. L’attrice è alta
complessivamente 177 centimetri.
Manca oramai poco all’arrivo al
cinema di No Time
To Die, il nuovo film su James
Bond che è diretto da Cary Joji
Fukunaga e prodotto da Michael G. Wilson
e Barbara Broccoli
In No Time
To Die, Bond si gode una vita tranquilla in Giamaica
dopo essersi ritirato dal servizio attivo. Il suo quieto vivere
viene però bruscamente interrotto quando Felix Leiter, un vecchio
amico ed agente della CIA, ricompare chiedendogli aiuto. La
missione per liberare uno scienziato dai suoi sequestratori si
rivela essere più insidiosa del previsto, portando Bond sulle
tracce di un misterioso villain armato di una nuova e pericolosa
tecnologia.
Topolino e i suoi amici stanno
arrivando su Disney+ con la nuova serie di
corti animati Il meraviglioso mondo di Topolino.
Dal team dei creatori di Topolino, la serie di cortometraggi animati
targata Disney Channel vincitrice degli Emmy Awards, arriva la
nuova serie originale Disney+ che debutterà lo
stesso giorno del compleanno di Topolino, mercoledì 18 novembre. A
partire dal 27 novembre, ogni venerdì, verranno poi rilasciati due
nuovi cortometraggi. Quest’anno debutteranno in anteprima un totale
di dieci corti, con altri 10 previsti per l’estate 2021.
Ne Il meraviglioso
mondo di Topolino non c’è altro che divertimento ed
entusiasmo per Topolino e i suoi migliori amici –
Minni,
Paperino, Paperina, Pippo e Pluto – che intraprendono
le più grandi avventure vissute finora, destreggiandosi tra gli
imprevisti di un mondo selvaggio e bizzarro in cui la magia Disney
rende possibile l’impossibile. Ogni cortometraggio, della durata di
sette minuti, è pieno di momenti esilaranti, ambientazioni moderne,
storie senza tempo, nuova musica e l’inconfondibile stile artistico
classico dei corti di Topolino. La serie includerà storie
ispirate alle varie aree tematiche dei parchi Disney e cammeo dei
classici personaggi della tradizione Disney.
Contrassegnati da uno stile artistico contemporaneo che rimanda
agli inizi di Topolino nel 1928, la serie di cortometraggi animati
di Topolino è stata presentata in anteprima su Disney
Channel nel 2013, in onda per cinque stagioni per un totale di 96
episodi, e ha vinto sette Primetime Emmy Awards, due Daytime Emmy
Awards e 21 Annie Awards. Questi corti hanno ispirato una linea
mondiale di prodotti su licenza, giocattoli e abbigliamento, nonché
Mickey & Minnie’s Runaway Railway, la prima attrazione nella storia
Disney con Topolino e Minni, ora aperta ai Disney’s Hollywood
Studios di Walt Disney World Resort in Florida. Tutte e cinque le
stagioni di Topolino sono attualmente disponibili in
streaming su Disney+.
Il meraviglioso mondo di Topolino è prodotta da Disney
Television Animation con l’artista e regista vincitore di un Emmy
Award, Paul Rudish, nel ruolo di produttore esecutivo e supervising
director. Christopher Willis, il compositore dei cortometraggi di
Topolino nominato all’Emmy Award, ha
realizzato la musica anche per questa serie.
BIM Distribution
ha diffuso il trailer ufficiale di Un Divano a
Tunisi di Manèle Labidi con
Golshifteh Farahani, Majd Mastoura, Aïcha Ben Miled, Feriel
Chamari, Hichem Yacoubi, Najoua Zouhair, Jamel Sassi e
Ramla Ayari.
In Tunisia c’è stata la
Primavera araba, ma forse aprire uno studio da psicanalista per una
donna è ancora troppo presto… Selma (Golshifteh Farahani) è
una giovane psicanalista dal carattere forte e indipendente
cresciuta a Parigi insieme al padre, quando decide di tornare nella
sua città d’origine, Tunisi, determinata ad aprire uno studio
privato le cose non andranno come previsto…. La ragazza si
scontrerà con un ambiente non proprio favorevole, i suoi parenti
cercheranno di scoraggiarla, lo studio inizierà a popolarsi di
pazienti alquanto eccentrici…
È stato presentato nella
serata di Pre-apertura di Venezia 77 ed è in sala dal 3
settembre Molecole, il nuovo lavoro del
regista veneto Andrea Segre. Autore di
lungometraggi come Io sonoLi e La prima
neve. Apprezzato regista di documentari che indagano
il rapporto tra luoghi e persone, con un’attenzione particolare al
suo Veneto, ma anche alle migrazioni e alle marginalità, da
La mal’ombra a Mare
chiuso, al più recente Il Pianeta in
Mare, Segre propone con
Molecole un lavoro documentaristico dalla
forma e dal contenuto inattesi, come inatteso è stato per lui e per
tutti il confronto con l’emergenza Covid 19 e il confinamento che
ne è scaturito.
Come nasce
Molecole
“Molecoleè sgorgato. Come l’acqua”. Queste le parole usate dal
regista per descrivere la genesi del lavoro. L’espressione rende
bene l’idea del suo carattere imprevisto e naturale. Altro era
infatti il progetto di Segre: un documentario che
trattasse due grandi questioni centrali per la Venezia di oggi: il
turismo di massa e l’acqua alta. Due fenomeni apparentemente molto
diversi, ma che pongono sfide alla città. Era tutto pronto, quando
è arrivato il Covid, che ha imposto il lockdown. E’ in questo nuovo
scenario, con una città svuotata, che Segre prova a riflettere sui
due temi di cui sopra. Una riflessione in absentia, dal
momento che, come ovvio, dei turisti non c’è l’ombra e sono giorni
di una bassa marea eccezionale.
Contestualmente, prende vita
l’altro filone che percorre il documentario: un dialogo per parole
e immagini col padre, Ulderico Segre, scomparso
dieci anni fa. Sono le parole delle lettere che il regista scriveva
al padre, ma è anche la sua voce off che spesso si rivolge
direttamente alla figura paterna con domande e osservazioni, e le
immagini, foto e filmati in Super 8 che il genitore girava in
gioventù, ritrovati nella casa di famiglia in cui il regista ha
trascorso il periodo del confinamento. Il dialogo è continuo, in
uno scambio padre-figlio che arricchisce il lavoro, grazie anche al
montaggio di Chiara Russo.
La sceneggiatura è firmata dallo stesso
Andrea Segre.
Lo sguardo di Andrea Segre
su Venezia
La Venezia che
interessa a Segre è nel vuoto da confinamento e
nei pochi elementi che lo popolano: concerti di gabbiani affamati,
canti di donne solitarie, sprazzi di un carnevale mai partito. Due
vogatrici si allenano in un canale della Giudecca deserto – sono
Elena Almansi e Giulia
Tagliapietra – e parlano a Segre della città che vivono e
di quella che vorrebbero. È vuoto e fragilità Venezia, incapacità
di controllare qualcosa che non si conosce, ma è anche la
grandiosità delle sue bellezze, la sua impressionante capacità di
adattamento, è resilienza. Veneziaè
per antonomasia città in costante dialogo con l’ineluttabile, in
equilibrio precario – un turismo che è vitale, ma che
spesso sembra soffocarla, un’acqua che è natura, ma sempre più
insidiosa per ciò che l’uomo ha costruito. Eppure Venezia e
la sua laguna per Segre non sono solo uno splendido luogo
che tutto il mondo ci invidia, esso stesso in bilico tra grandezza
e fragilità, emblema della condizione collettiva in cui la pandemia
ha gettato tutti, ma sono luoghi del cuore –
sebbene il regista affermi di avere con la città un rapporto
controverso – qui riscoperti. La Venezia di oggi, in costante
dialogo con quella di ieri, immortalata dai filmati paterni. Due
mondi sorprendentemente simili, a causa di una pandemia che ha
colto tutti di sorpresa, riportando però l’ambiente ad una
dimensione più autentica.
Dal punto di vista visivo, ciò è
reso con un’estrema cura del dettaglio, con inquadrature in cui
dominano due elementi: la nebbia e l’acqua, con la vastità vuota
della città. Immagini girate di giorno, ma anche, spesso, di notte.
Ombre, aloni, vetri appannati. Una fotografia
suggestiva, curata da MatteoCalore e dal regista.
Le musiche di
Teho Teardo accompagnano alla scoperta delle calli
veneziane, colte con prospettive non comuni, alimentando il mistero
di una città sospesa. Le atmosfere ricordano da vicino quelle di un
grande veneto, cultore del rapporto tra l’uomo e i suoi luoghi,
Carlo Mazzacurati.
Il proprio passato alla
luce del presente
È dunque un lavoro intimo
e personale Molecole, influenzato dal
confinamento, da quella nebbia che spinge a riflettere e a
guardarsi dentro, a riannodare i fili col
passato. Ulderico Segre, padre del regista,
era uno scienziato chimico-fisico, il cui oggetto di studio erano
appunto le molecole. Quelle particelle di cui
siamo fatti, che non vediamo e ci determinano. Era forse quello del
padre, riflette il regista, un tentativo di venire a patti, di
dialogare con ciò che non poteva controllare, quella parte fisica
di sé predeterminata che ne ha segnato il destino ed ha portato
alla sua prematura scomparsa. Sembra essere proprio questo
l’aspetto che il regista non aveva compreso fino in fondo della
figura paterna, e che oggi gli appare improvvisamente più chiaro,
mentre affronta l’incertezza di una pandemia contro la quale ci si
sente impotenti. È questo confronto con ciò che appare ineluttabile
che accomuna oggi le due figure, oltre all’essere entrambi padri,
consentendo al figlio di rinsaldare il legame con il genitore.
Si prende i suoi tempi
Molecole, ha l’incedere lento e ovattato
dell’atmosfera di quei giorni. E’ forse meno ricco di contributi di
confronti, ridotto all’essenziale, rispetto a quello che era il
progetto iniziale. Forse anche assai distante da quello, come era
inevitabile che fosse. Tuttavia, riesce ad evitare il
rischio di annoiare lo spettatore, cosa che poteva succedere con
un’opera dall’incedere così meditativo e riflessivo.
Merito della delicatezza poetica che Segre mette
nel racconto, ma anche di una giusta durata, 71
minuti, che rende agile il lavoro.
Tanti se ne vedranno, sulle città
svuotate dal Covid. Non tutti racconteranno qualcosa, oltre ad
essere cartoline da città deserte, che mai si sarebbe immaginato di
vedere così. Questo invece, lo fa. Perché non nasce a causa del
lockdown, ma è la rielaborazione durante il lockdown di un progetto
preesistente, che conserva una riflessione sui temi del turismo di
massa e dell’acqua alta nella città lagunare, forse anche
arricchita dalla prospettiva del confinamento. Inoltre, non è solo
un’occasione per riflettere sulla fragilità e precarietà
dell’esistenza e sull’impotenza umana di fronte a una natura che
non sembra si possa controllare, ma che si dovrebbe invece
rispettare di più. È soprattutto un viaggio
esistenziale a ritroso, nei ricordi, a riallacciare i fili di un
legame con un padre amato, ma non fino in fondo compreso. Un
viaggio che sa coinvolgere col suo incedere sentito e
poetico.
Prodotto da ZaLab
Film, con Rai Cinema, in associazione con
Vulcano e Istituto Luce
Cinecittà, in collaborazione con il Teatro Stabile
del Veneto Carlo Goldoni, distribuito da
ZaLab e Deckert Distribution
GMBH, Molecole è nelle sale dal
3 marzo.
Dopo la National Gallery londinese e
la
Public Library di New York, il Queens di In Jackson Heights,
Berkeley, l’Indiana e oltre 50 anni di documentari,
Frederick Wiseman torna a casa. È la sua Boston la
protagonista dell’ultimo City Hall, Fuori Concorso
alla 77. Mostra Internazionale di Cinema di Venezia, una città
divenuta esemplare e come tale presentata dal regista Leone d’Oro
alla Carriera nel 2014. Che, non senza orgoglio, mostra l’impegno
dell’amministrazione locale nei confronti dei cittadini, sia a
livello di servizi offerti, sia nella comunicazione con gli
stessi.
Polizia, vigili del fuoco, sanità e
tutte le attività pensate a tutela di residenti e visitatori sono
esaminate in sequenza. Mentre seguiamo l’onnipresente e
instancabile sindaco Walsh offrirsi a platee di veterani,
associazioni per anziani, senzatetto, di tutela ambientale,
associazioni professionali e i vari uffici preposti alla
registrazione delle nascite, registrazione matrimoni e
dichiarazione di morte e via dicendo.
City Hall, un’utopia
realizzata?
Tutto funziona, e bene. Persino
meglio di come lo avremmo potuto sognare. Dall’Italia le scene che
scorrono sullo schermo sembrano quelle di un film di fantascienza, eppure mai come
questa volta gli alieni sono tra noi. Come noi. Nessun eroe, solo
coscienziosi funzionari e componenti consapevoli del consesso
civile: sono loro a comporre un tessuto cittadino che davvero non
sembra avere falle o smagliature. E quando pure appaiano, ecco allo
studio un modo per rimediare e rilanciare.
Quale che sia il campo di
intervento, infatti, alcune costanti emergono dall’oceanica analisi
di Wiseman, pilastri su cui si basa tutta la gestione virtuosa
organizzata dall’amministrazione comunale: rispetto, valorizzazione
delle minoranze, coinvolgimento, condivisione, appartenenza. Dalla
divertente sequenza dedicata alla storica vittoria dei Red Sox
nelle World Series di baseball (le riprese sono del 2018) in poi è
un continuo ribadire come Boston sia una “city of immigrants” e sia
fiera di esserlo. In primis per la possibilità di volgere a proprio
favore quello che spesso viene visto come un pericolo, e poi perché
non potrebbe essere altrimenti, considerato il mondo in cui
viviamo.
Dai Latini agli Irlandesi (comunità
della quale fa parte lo stesso Sindaco), fino alle vongole che
vivono nell’Argilla Blu su cui posa la città – e che scopriamo
essere le prime abitanti dell’area – tutti sono chiamati a fare la
propria parte. Con orgoglio, per fare di tanti patrimoni diversi
una ricchezza unica da aggiungere al bagaglio comune della città,
che non smette di investire su indagini approfondite sui singoli
gruppi etnici, anche per decidere come orientare le proprie risorse
economiche.
Un’altra Boston, un sindaco
onnipresente
È un merito che un documentario come
questo possa aver trovato posto nella selezione ufficiale di una
edizione tanto importante della Mostra veneziana, una perla, come
tutte le opere del regista novantenne. Forse però una
organizzazione così capillare non richiedeva una rappresentazione
ossessivamente dettagliata, esaustiva quasi, che per quanto
fornisca una fotografia più che completa dell’oggetto scelto
diventa facilmente ripetitiva. E sicuramente troppo sbilanciata
sulla figura di Marty Walsh, protagonista assoluto, nonostante sia
– e operi come tale – un impiegato pubblico come tanti. O almeno
come tanti dovrebbero essere, al servizio dei cittadini.
Nel suo operare quotidiano c’è quasi
un tutorial del giusto governo di una città tanto importante, e nel
succedersi degli appuntamenti molta dell’umanità nascosta e spesso
ignorata a favore delle testimonianze di cittadini illustri o
rappresentati di questa o quella élite. Un elemento umano che
gradualmente si definisce, diventa visibile, ma che Wiseman
cancella dalle suggestive riprese dell’edificio di stile
brutalista, cardine e fulcro silenzioso delle tante storie
raccontate, rappresentato nel suo stagliarsi immobile e
monolitico.
Una similitudine evidente,
considerato quanto risulti complesso a tratti ritrovare il gusto
della composizione, un quadro generale, anche proprio per
l’insistito seguire il tuttofare della City Hall del titolo. È
richiesta dedizione, da entrambi i lati dello sportello, e dello
schermo. Almeno in attesa di allontanarsi dagli uffici e dalle sedi
istituzionali. Il panorama cambia con la comparsa di case
familiari, strade e negozi, di altri esempi, tentativi, persino
pregiudizi e tensioni. Ma emoziona questo cambio di sguardo, e
scuote dal torpore, come l’imprevista ed encomiabile sferzata alla
politica nazionale di Washington sul controllo delle armi, troppo
condizionata dalla lobby della National Rifle Association e
incapace di porre un freno al drammatico fenomeno dei mass
shooting, tristemente frequenti oltreoceano.
Jason Momoa, che interpreta Duncan Idaho nel
nuovo adattamento di Dune, pensa che il film sarà più grande anche
di Aquaman
e di Game of Thrones. Dune,
diretto da Denis Villeneuve e in programma per un’uscita a dicembre
2020, è il remake del film del 1984 diretto da David
Lynch ed è a sua volta basato sul romanzo di Frank
Herbert, edito nel 1965 con lo stesso titolo. Momoa, come
altri attori che partecipano al film, non è estraneo a prodotti ad
alto budget e di grande ambizione, avendo interpretato Arthur Curry
in Aquaman
e Khal Drogo in Game of Thrones, quindi i fan sono
molto eccitati all’idea di vederlo in un ruolo in cui il suo look
appare differente.
Con il trailer di Dune uscito all’inizio di questa settimana,
Momoa e i suoi colleghi hanno generato molto clamore intorno al
film. Dune è stato a lungo considerato un libro “non adattabile”,
soprattutto dal momento che il film del 1984 non ha funzionato
molto bene. Tuttavia, con un team esperto che lavora sia davanti
che dietro la macchina da presa, molti credono che il film del 2020
non solo avrà successo, ma rivoluzionerà il genere di
fantascienza.
Jason Momoa è
certamente uno tra quelli. In una recente conferenza stampa
riportata per la prima volta da Cinemablend, Momoa ha
rivelato che la sua esperienza di lavoro su Dune
differiva significativamente dai suoi progetti precedenti. Momoa ha
descritto Villeneuve come un genio del cinema e ha detto che
Dune non assomiglia ai film d’azione che aveva
fatto prima.
“Come si confronta? Beh, non ho
mai lavorato con un regista di questa portata. Denis è un genio del
cinema, e in generale tutto il materiale d’azione che ho fatto non
è arrivato da nessuna parte, nemmeno lontanamente vicino a Denis.
Solo guardando alcune delle mosse che avrei fatto, e andando dietro
alla macchina da presa e vedendo l’occhio di Greig, con Denis, non
ho mai visto qualcosa di così bello in una scena di combattimento.
Generalmente le cose che faccio non mi sembrano così belle. Quindi
grazie, Denis.”
Sono passati 30 anni
da quando Will Smith ha percorso il vialetto entrando a
far parte della famiglia della tv che tutti ricordiamo. Per
celebrare gli indimenticabili ricordi, le preziose lezioni di vita
e le risate che hanno accompagnato il pubblico per decenni,
Will Smith scompiglierà – ancora una volta –
la città dove è iniziato il suo regno. L’attore e imprenditore ha
infatti aggiunto la qualifica di “host Airbnb” al suo lungo
curriculum di successi, aprendo le porte del suo ex “regno”,
permettendo così ai fan di vivere l’esperienza in prima
persona.
La residenza non ha perso il fascino di quando era la casa
più seguita della tv. Graffiti, interni eleganti, ritratti di
famiglia senza tempo e cheesesteak di Philadelphia serviti su
piatti d’argento trasporteranno gli ospiti nel lusso fino ad oggi
visto solo attraverso il piccolo schermo. A partire dal 29
settembre alle 11:00 PDT (20:00 ora italiana), gruppi di massimo
due residenti della Contea di Los Angeles avranno la possibilità di
prenotare uno dei cinque soggiorni in un’ala della casa di Will,
disponibili nelle date 2, 5, 8, 11 e 14 ottobre. Le prenotazioni
hanno un costo di soli $30, come 30 sono gli anni passati da quando
Will ha bussato alla porta di questa iconica casa di Los Angeles
per la prima volta.
Gli ospiti potranno dormire per una notte nell’ala del
palazzo, con accesso alla sua lussuosa camera da letto e al pomposo
bagno, un’area lounge a bordo piscina e un’elegante sala da pranzo.
Durante questa notte regale, gli ospiti potranno godere di un po’
di divertimento alla vecchia maniera, in vero “Big Willie
Style”.
Ci sarà la possibilità di:
Indossare un paio di Air Jordan
prima di fare qualche canestro in camera da letto.
Ascoltare per tutta la notte dei
classici throwback, come quelli di DJ Jazzy Jeff, sul
giradischi.
Provare un fashion look
direttamente dall’armadio del principe, con capi di Argyle Prepster
a All Star Athletics e Bel-Air
Athletics.
Prendere il sole a bordo piscina
su sedie a sdraio di lusso.
Essere (virtualmente) accolti
nella villa nientemeno che da DJ Jazzy Jeff.
Le regole della casa
rispettano le linee guida locali relative al contenimento della
pandemia Covid-19; chi intende prenotare deve dimostrare la propria
residenza nella contea di Los Angeles e di stare attualmente
soggiornando in città per ridurre al minimo i rischi. Gli ospiti
possono riposare tranquillamente nel letto matrimoniale sapendo che
la casa sarà pulita secondo le regole del CDC e in linea con il
protocollo di pulizia avanzata di Airbnb.
Per permettere anche ai fan di tutto il mondo di prendere parte
ai festeggiamenti, il DJ Jazzy Jeff ospiterà un’Esperienza Online
Airbnb in cui insegnerà agli ospiti come una leggenda dell’hip-hop
fa girare i dischi! I partecipanti all’esperienza trascorreranno
con lui un po’ di tempo nel suo studio di casa, ascoltando vinili
in ricordo dei bei vecchi tempi trascorsi a LA. Gli aspiranti dj
potranno prenotare l’esperienza, prevista per il 1 ottobre, a
partire da oggi attraverso il link http://abnb.co/djjazzyjeff.
Per celebrare il sentimento comunità che Will Smith e i suoi
amici hanno portato a tutti noi, Airbnb farà una donazione ai Boys
& Girls Clubs di Philadelphia, ente di beneficenza che sostiene i
giovani, in particolare quelli più bisognosi, offrendo programmi di
specializzazione, attività ricreative e strumenti di
responsabilizzazione. Coloro che vogliono vivere il soggiorno più
cool di sempre, posso inoltrare la loro richiesta di prenotazione*
a partire dal 29 settembre alle 11.00 PDT (20:00 ora italiana) su
airbnb.com/fresh.
Per la prima volta il Museo del
Louvre viene presentato in un documentario negli UCI
Cinemas realizzato appositamente per le sale
cinematografiche di 60 paesi del mondo. Un eccezionale tour
notturno nella sale della mostra su Leonardo per riaprire la
stagione della Grande Arte al Cinema dopo il lockdown.
Nelle multisale del circuito UCI
Cinemas prosegue la stagione de La Grande Arte al Cinema di Nexo
Digital. Il prossimo appuntamento è dal21
al 23 settembre con Una notte al Louvre.
Leonardo da Vinci, un esclusivo tour notturno
attraverso le sale del Louvre in occasione della mostra dedicata a
Leonardo da Vinci, che ha chiuso i battenti lo scorso febbraio
segnando risultati da record.
Il lungometraggio offre l’occasione
unica di contemplare da vicino le opere più belle di Leonardo,
accompagnando lo spettatore in una straordinaria passeggiata
notturna attraverso il Louvre, in compagnia dei curatori della
mostra, Vincent Delieuvin e Louis Frank. La retrospettiva senza
precedenti del Louvre, dedicata al lavoro dell’artista nella sua
totalità, dimostra come Leonardo avesse elevato la pittura al di
sopra di tutte le altre ricerche e in che modo la sua indagine sul
mondo (la “scienza della pittura”, come l’aveva definita) fosse
messa al servizio di un’arte la cui ambizione suprema era quella di
dar vita ai suoi dipinti.
Quattro notti di riprese e una
squadra di 30 tecnici hanno partecipato alla realizzazione del
docu-film girato appositamente per il cinema con camere 5K, sotto
la direzione di Pierre-Hubert Martin. I testi sono opera di
Catherine Sauvat e Pierre-Hubert Martin, con la supervisione dei
curatori congiunti. La narrazione è stata affidata a Coraly
Zahonero, membro della Comédie-Française.
Le multisala che proietteranno
Una notte al Louvre. Leonardo da Vinciil 21 e 22 settembre alle 20:30 e il 23 settembre alle
18:00 e alle 20:30 sono UCI Bicocca (MI), UCI Luxe Campi
Bisenzio (FI), UCI Fiumara (GE) e UCI Porta Di Roma.
UCI Casoria (NA), UCI Montano
Lucino (CO), UCI Curno (BG), UCI Ferrara, UCI Firenze, UCI Fiume
Veneto (PN), UCI Lissone (MB), UCI Cinepolis Marcianise (CE), UCI
Molfetta, UCI Orio (BG), UCI Parco Leonardo (RM), UCI
Perugia, UCI Piacenza, UCI Reggio Emilia, UCI Roma Est, UCI Romagna
Savignano sul Rubicone, UCI Torino Lingotto, UCI Luxe Marcon (VE)
proietteranno il contenuto il 21 e 22 settembre alle
20:30.
Quelle che lo proietteranno il
22 settembre alle 20:30 sono invece: UCI
Alessandria, UCI Arezzo, UCI MilanoFiori, UCI Showville Bari, UCI
Meridiana Casalecchio di Reno (BO), UCI Bolzano, UCI Catania, UCI
Certosa (MI), UCI Seven Gioia del Colle, UCI Red Carpet Matera, UCI
Mestre (VE), UCI Palermo, UCI Sinalunga, UCI Villesse.
A UCI Casoria, UCI Catania, UCI
Cinepolis Marcianise, UCI Red Carpet Matera, UCI Showville Bari,
UCI Molfetta e UCI Seven Gioia del Colle la tariffa applicata è di
10 euro per l’intero e 8 euro per il ridotto. Nelle restanti
multisala il costo del biglietto è di 11 euro per l’intero e 9 euro
per il ridotto. È possibile acquistare i biglietti tramite App
gratuita di UCI Cinemas per dispositivi Apple e Android e sul sito
www.ucicinemas.it. I biglietti paper-less acquistati tramite App e
i biglietti elettronici acquistati tramite sito danno la
possibilità di evitare la fila alle casse. Il pubblico può comunque
acquistare i biglietti anche tramite le biglietterie automatiche
self-service presenti sul posto, presso le casse delle multisale
aderenti e tramite call center (892.960).
Discepolo di Hans
Zimmer, ha raccolto il testimone dal famoso compositore e
si è messo al servizio degli eroi DC, per i quali ha già compiuto
in passato un lavoro che è rimasto iconico, su tutti i tema di
Wonder Woman in Batman v Superman: Dawn of
Justice. Ecco di seguito un piccolo assaggio della
colonna sonora di Justice League Snyder Cut:
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Finalmente il tanto anticipato film
su Black
Adam comincia ad assumere una forma. Dopo gli annunci
del DC Fandome, arriva dal produttore stesso del
film la notizia che si comincerà a girare a inizio 2021.
Hiram Garcia, che è
un produttore di Black
Adam, ha recentemente parlato con Variety del fitto
programma imminente per Dwayne Johnson (che
interpreta il protagonista) e la sua compagnia Seven Bucks
Productions. La rivista ha chiesto quando Black Adam
dovrebbe entrare in fase effettiva di produzione sul set e Garcia
ha confermato che non inizierà fino al prossimo anno. Il produttore
ha menzionato specificamente che la produzione inizierà nel primo
trimestre del 2021, quindi un qualsiasi momento tra gennaio e
marzo.
Durante il DC FanDome stato annunciato che Hawkman, Doctor
Fate, Cyclone e Atom Smasher saranno i membri della Justice
Society of America che verranno presentati nel film.
“Ho un talento per distruggere i
bulli, ma ci sono alcuni che pensano che abbia bisogno di aiuto
– ha raccontato Johnson come Black Adam – Hawkman, Doctor
Fate e le loro nuove reclute: Cyclone e Atom Smasher. Si chiamano
Justice Society, un’organizzazione che combatte per la verità e la
giustizia, ma l’unica giustizia è la mia giustizia. Benvenuti nella
verità, nella giustizia e in Black Adam “.
Per quanto riguarda il cast di
Black
Adam, oltre a Dwayne
Johnson nei panni dell’anti-eroe del titolo, ad
oggi sappiamo che nel film reciterà anche Noah Centineo, noto per Sierra Burgess
è una sfigata e Tutte le volte che ho scritto ti
amo (entrambi disponibili su Netflix), ingaggiato per vestire i panni di Atom
Smasher. È di ieri invece la
notizia che la Warner Bros. vorrebbe affidare ad Alexander Skarsgard(True Blood, The
Legend of Tarzan, Big Little Lies) il ruolo di Carter Hall,
meglio conosciuto come Hawkman, anche se per ora si tratta di un
semplice rumor.
Tutto quello che sappiamo su Black
Adam
Black
Adam, affidato alla regia di Jaume
Collet-Serra(Orphan, Paradise Beach – Dentro
l’incubo), arriverà nelle sale il 22 Dicembre 2021. Il
progetto originale della Warner Bros. su Shazam! aveva
previsto l’epico scontro tra il supereroe e la sua
nemesi, Black
Adam, una soluzione esclusa dalla sceneggiatura per
dedicarsi con più attenzione al protagonista e alla
sua origin story. E come annunciato nei mesi
scorsi, i piani per portare al cinema uno standalone
con Dwayne
Johnson sono ancora vivi, e a quanto pare il film
dovrebbe ispirarsi ai lavori di Geoff Johns dei primi
anni duemila.
“Questo progetto ha comportato
dei rischi, ed è stato una sfida. Anni fa volevamo introdurre due
origin story in un’unica sceneggiatura, e chi conosce i fumetti e
la mitologia dei fumetti saprà che Shazam è collegato
a Black
Adam“, aveva raccontato l’attore in un
video. “Questo personaggio è un antieroe, o villain, e non
vedo l’ora di interpretarlo. Stiamo sviluppando il progetto che è
nel mio DNA da oltre dieci anni. Dovremmo iniziare a girare in un
anno e non potrei essere più eccitato all’idea.”
Abbiamo già abbondantemente detto
che il film The
Flash in produzione alla Warner Bros sarà un
punto importantissimo di ripartenza per l’Universo DC al cinema.
Sappiamo che il film vedrà protagonista Ezra Miller nei panni del protagonista e
che con lui avrà un ruolo consistente anche il Bruce Wayne/Batman
di Michael Keaton. Comparirà anche Ben
Affleck nei panni del Cavaliere Oscuro, per un cameo
omaggio, ma ora sappiamo che ci saranno tantissimi altri eroi DC
che avranno la possibilità di essere ritratti in questo film.
Durante una sessione di domande e
risposte con il cast e la troupe di The
Flash, in occasione del secondo giorno di DC FanDome, sono
stati rivelati nuovi dettagli sul film. Una delle domande è stata
rivolta alla produttrice Barbara Muschietti che ha fornito maggiori
informazioni sul film. Nonostante sia stata molto cauta nel non
rivelare troppo, Muschietti ha precisato che Flash e i due Batman
non saranno gli unici eroi che vedremo in azione nel film:
“Beh, voglio che la gente vada a
vederlo, quindi non dirò molto. Ma quello che dirò è che è una
corsa. Sarà divertente ed eccitante e ci sono molti personaggi DC
che compariranno. Flash è il supereroe di questo film perché è il
ponte tra tutti questi personaggi e le linee temporali. E in un
certo senso, riavvia tutto e non dimentica nulla.”
Universal Pictures Italia e
Lucky Red hanno diffuso il trailer di Greenland,
l’atteso nuovo action movie con protagonista
Gerard Butler, in arrivo ad ottobre al cinema!
Gerard Butler di nuovo alle prese
con il peggiore dei nemici: la fine del mondo. L’attore
torna a lavorare con il regista Ric Roman
Waugh dopo il successo di Attacco al
potere 3, in un disaster movie ad alta
tensione, dal ritmo adrenalinico e con spettacolari effetti
speciali dagli stessi produttori di John
Wick.
Per l’umanità sta
per scoccare l’ultima ora a causa di un cataclisma naturale, Gerard
Butler veste i panni di un uomo che, se salvare il mondo è ormai
diventato impossibile, tenterà il tutto per tutto per salvare la
sua famiglia.
Greenland, la trama
La minaccia di una cometa
distruttrice si abbatte contro l’umanità e John (Gerard
Butler), insieme all’ex moglie Allison (Morena
Baccarin) e al giovane figlio Nathan,compiranno un
viaggio impossibile e pieno di insidie nel tentativo di mettersi in
salvo. Mentre diverse città in tutto il mondo sono rase al suolo
dai frammenti della
Di recente, Tom
Holland ha deciso di ricordare il suo primo film da
Spider-Man, Homecoming, in un nuovo video di Instagram. Un Holland
molto annoiato ha guardato Homecoming nel suo giorno libero dalle
riprese di Uncharted, cosa che lo ha portato a
condividere con i fan la sua acrobazia preferita dal film. Nel
film, Peter entra nella sua camera da letto attraverso la finestra
e striscia sul soffitto. Come ha spiegato Holland nel video, c’è un
ingegnoso effetto di CGI nella scena, quando Spidey tiene una mano
attaccata al soffitto mentre chiude la porta con l’altra. Holland
inizia a spiegare la scena per circa 2 minuti nel video, che si può
vedere in basso.
Tom
Holland si è unito al MCU nei panni
di Peter Parker nel 2016: da allora, è diventato un supereroe
chiave all’interno del franchise. Non solo è apparso in ben tre
film dedicati ai Vendicatori della Marvel, ma anche in due
standalone: Spider-Man:
Homecoming e Spider-Man: Far
From Home. La scorsa estate, un nuovo accordo siglato
tra Marvel e Sony ha permesso al
personaggio dell’Uomo Ragno di restare nel MCU per
ancora un altro film a lui dedicato –
l’annunciato Spider-Man 3 – e per un
altro film in cui lo ritroveremo al fianco degli altri eroi
del MCU.
Sembra che The Suicide Squad sia stato molto molto
impegnativo per tutto il cast di James
Gunn, ma a quanto pare, proprio la star del film,
Margot Robbie, ha avuto un’esperienza molto molto
dura con una sequenza in particolare, una sequenza che l’ha
lasciata malconcia e “pesta” per usare le sue parole. L’attrice ne
ha parlato durante un panel del DC FanDome, in cui ha confessato
che la sequenza è stata dura ma che a quanto pare il risultato è
stato grandioso.
Margot Robbie ha
spiegato che la sequenza è stata molto complicata e che ha
necessitato di 4 giorni di riprese: “Mi ricordo che guardando
gli ordini del giorno ho pensato che non saremmo stati in grado di
fare quello che c’era scritto. Ma lo abbiamo fatto, ed è stata
durissima, ed ero pesta alla fine, davvero pesta. Ma poco fa James
mi ha mandato un messaggio e mi ha detto che la scena è venuta
fantastica. A quanto pare tutta la sequenza sembra venuta fuori
molto molto bene, saprete esattamente di cosa sto
parlando.”
La registadi Gli
Eterni, Chloe Zhao, ha appena conquistato
il Leone d’oro a Venezia 77 con il suo ultimo film,
Nomadland, con protagonista Frances
McDormand. La giovane regista ha così catalizzato nuova
attenzione e ulteriore prestigio sul prossimo film del
Marvel Cinematic
Universe.
In una intervista con Indiewiresulla realizzazione
proprio di Nomadland e sulla sua decisione di
unirsi al MCU, la regista ha affermato che
quest’ultima è stata una decisione facile da prendere. Lei non è
certo la prima regista indie che si approccia ad un film dei
Marvel Studios, tuttavia non è stata la
possibilità di fare un blockbuster che l’ha convinta a dire sì a
Gli Eterni. Infatti sembra che la sua scelta sia stata condizionata
dal fandom dei Marvel Studios e dalla voglia di
fare un film senza tempo.
“Sono stata una fan del MCU per un decennio, per cui per me
ha molto senso unirmi ad un progetto Marvel. Voglio fare film che
durino, che siano legati ad emozioni senza tempo, che non siano
solo legati a ciò che è un trend topic sui social. Non sono
interessata a questo.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
Febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
Nel film
Quella che doveva essere una manifestazione pacifica alla
convention del partito democratico statunitense del 1968 si è
trasformata in una serie di scontri violenti con la polizia e la
Guardia nazionale. Gli organizzatori delle proteste, tra cui Abbie
Hoffman, Jerry Rubin, Tom Hayden e Bobby Seale, sono stati accusati
di cospirazione e incitamento alla sommossa in uno dei processi più
noti della storia americana.
Fresca di debutto alla regia,
Olivia Wilde ha dato prova di possedere tutte le
carte in regola per diventare uno dei nomi più influenti del
panorama cinematografico statunitense. Affermatasi come attrice, la
Wilde ha inoltre dato prova nel corso degli anni di grande talento,
distinguendosi in titoli di rilievo e al fianco di noti interpreti
o registi.
Crescendo però, non si è limitata
alla sola recitazione, ricoprendo con successo anche altre attività
all’interno dell’industria cinematografica. Oggi le attenzioni sono
tutte su di lei, sui suoi prossimi passi come interprete e
soprattutto come regista.
9. Ha debuttato alla
regia. Nel 2019 l’attrice fa parlare molto di sé per il
suo brillante esordio alla regia con il film La rivincita delle
sfigate, incentrato sulla ricerca di svago di due adolescenti
prima dell’inizio del College. Grazie a tale titolo,
particolarmente amato dalla critica, la Wilde ottiene importanti
riconoscimenti e l’attenzione dell’industria riguardo alle sue doti
da regista. È inoltre già al lavoro sul suo prossimo film in tale
ruolo, intitolato Don’t Worry, Darling, descritto come un
thriller psicologico e con interpreti quali Shia
LaBeouf e Chris
Pine.
8. È nota anche per i suoi
ruoli televisivi. A conferire una prima notorietà
all’attrice è stato il ruolo di Jewel Goldman in Skin
(2003-2004), e ancor di più quello di Alex Kelly nella celebre
serie The O.C., dove ha recitato in un totale di 13
episodi tra il 2004 e il 2005. Successivamente, continua ad
apparire sul piccolo schermo coni il dramma The Black
Donnellys (2007), ma il ruolo che le conferisce vera
popolarità è quello di Tredici nella serie Dr. House – Medical Division (2007-2012),
dove recita accanto a Hugh
Laurie. Dedicatasi poi al cinema, la Wilde tornerà in
televisione per il ruolo di Devon Finestra in Vinyl
(2016), serie ideata da Martin
Scorsese.
Olivia Wilde in Dr. House
7. Non sapeva quale ruolo
avrebbe interpretato. Poco dopo aver sostenuto il suo
provino all’attrice venne comunicato che aveva ottenuto un ruolo
nella serie. Nessuno, però, le rivelò quale. Il giorno delle
riprese, l’attrice si presentò dunque senza ancora aver saputo cosa
realmente avrebbe dovuto fare, e fu solo in quel momento che
ricevette la sceneggiatura con indicato il proprio personaggio:
Tredici. La Wilde affermò di essere rimasta colpita nell’aver
ricevuto una parte tanto importante e centrale, e scoprì che nulla
le era stato detto affinché le sue prime scene potessero apparire
il più spontanee possibili.
6. Ha in seguito confermato
la sessualità del proprio personaggio. Quando il
personaggio di Tredici iniziò a prendere piede nella serie, in
molti iniziarono a chiedersi quale fosse il suo orientamento
sessuale. Ella, infatti, era stata scritta per risultare ambigua a
riguardo e generare un’iniziale confusione. In seguito, la stessa
Wilde ha confermato che il personaggio di Tredici è bisessuale,
anche se tale aspetto non viene eccessivamente marcato all’interno
della serie. Per l’attrice, inoltre, si trattava del secondo
personaggio bisessuale in pochi anni, essendolo stata anche la sua
Alex Kelly di
The O.C.
Olivia Wilde e Tron
5. È molto legata al titolo
fantascientifico. Nel 2010 l’attrice ha recitato nel
film di fantascienzaTron:
Legacy, sequel dell’originale del 1982. Qui la Wilde ha dato
vita al personaggio di Quorra, una ribelle che aiuterà il
protagonista nella sua missione. L’attrice si è particolarmente
affezionata al personaggio, a tal punto da voler eseguire
personalmente le numerose scene di combattimento con le arti
marziali, e ha poi avuto occasione di riprendere il personaggio
anche in seguito al film. Ha infatti doppiato Quorra nei
videogiochi Tron: Evolution (2010), Tron: Evolution –
Battle Grids (2010) e nella serie animata Tron:
Uprising (2012).
Olivia Wilde: il marito e i
figli
4. Era sposata con un
italiano. All’età di soli 19 anni, nel 2003, l’attrice è
convolata a nozze con il regista e musicista italiano Teo Ruspoli,
figlio dell’attore Alessandro. La coppia rimane legata per quasi un
decennio, mantenendo una particolare riservatezza circa la propria
vita privata. Nel 2011, tuttavia, i due annunciano di aver
divorziato, citando come cause alcune differenze inconciliabili.
Stando a quanto da lei poi dichiarato, in seguito a tale evento ha
iniziato a ritrovare la propria femminilità e la voglia di
concentrarsi sulla propria carriera.
3. Ha una relazione con un
noto attore. A partire dal novembre del 2011 l’attrice ha
avuto una relazione con l’attore Jason
Sudeikis, celebre per i suoi ruoli comici al cinema e
in televisione, poi trasformatasi in fidanzamento ufficiale nel
2013. Benché sembra siano ancora in attesa del vero e proprio
matrimonio, la coppia continua ancora oggi ad essere una delle più
solide di Hollywood, e nel 2014 hanno dato il benvenuto al loro
primo figlio, seguito poi da una bambina nel 2016. La Wilde ha
inoltre voluto il compagno tra gli attori principali del suo film
La rivincita delle sfigate.
Olivia Wilde è su Instagram
2. Ha un account
personale. L’attrice è presente sul social network
Instagram con un profilo seguito da 3,4 milioni di persone.
All’interno di questo, con un totale di quasi duemila post, la
Wilde è solita condividere momenti relativi alla propria
quotidianità, tra momenti di svago, luoghi visitati, curiosità,
foto con amici o la propria famiglia. Non manca inoltre di
condividere e sostenere le numerose cause umanitarie e animaliste
che le stanno a cuore, mentre spesso è possibile ritrovare anche
post relativi al proprio lavoro, aggiornando i suoi follower
riguardo i progetti futuri.
Olivia Wilde: età e altezza
1. Olivia Wilde è nata a
New York, Stati Uniti, il 10 marzo del 1984. L’attrice è
alta complessivamente 170 centimetri.
Personalità poliedrica dello
spettacolo italiano, Teddy Reno si è distinto nel
corso della sua carriera tanto come cantante quanto come attore.
Interprete in noti film, ha infatti avuto in più occasioni la
possibilità di recitare accanto a noti nomi del cinema italiano, da
amati attori a illustri registi.
Celebri sono tuttavia anche le sue
partecipazioni al Festival di Sanremo, come anche i numerosi
singoli incisi ed entrati nell’immaginario collettivo della canzone
italiana. Oggi novantenne, Reno ha modo di godersi i frutti di una
vita dedicata alla musica e allo spettacolo, ricevendo tutt’ora
riconoscimenti tanto dalle istituzioni quanto dai suoi fan.
Ecco 10 cose che non sai di
Teddy Reno.
Parte delle cose che non sai
sull’attore e cantante
Teddy Reno: la sua biografia
10. Ha origini
aristocratiche. Reno nacque a Trieste, figlio di Paola
Sanguinetti Sacerdote e di Giorgio Merk. Quest’ultimo proveniva da
una famiglia austroungarica di origini aristocratiche. Il suo
cognome nobiliare completo è infatti Merk Von Merkenstein.
Tuttavia, dovette cambiarlo in Ricordi negli anni Trenta. Fu così
che anche il futuro cantante dovette acquisire il nuovo cognome.
Teddy Reno, infatti, non è altro che il nome d’arte di
Ferruccio Merk Ricordi. Egli venne in seguito
anche naturalizzato svizzero, avvicinandosi così ancor di più alle
proprie origini.
9. Fu incarcerato dai
tedeschi. Per via delle origini ebraiche della madre, la
famiglia si trovò a dover sfuggire, in seguito all’8 settembre, al
tentativo di cattura da parte dei tedeschi. Dovettero così
soggiornare per un periodo di tempo a Milano Marittima, nel giugno
del 1944, sotto falsa identità. Tuttavia, nel dicembre dello stesso
anno si trasferirono nel ferrarese, dove vennero catturati e
rinchiusi nel carcere di Codigoro. Con l’avvicinarsi della fine
della guerra, fortunatamente, riuscirono a riacquistare la libertà,
e Reno poté proseguire la carriera da cantante.
Teddy Reno a Sanremo
8. Ha partecipato al
celebre festival della canzone italiana. Nel 1953 Reno
consacra la propria popolarità partecipando per la prima volta al
Festival di Sanremo. Qui si presenta con i brani Lasciami
cantare una canzone e Campanaro, classificandosi
rispettivamente al terzo e secondo posto. Pur mancando la vittoria
per soli otto punti di differenza dal primo classificato, Reno ne
acquista in visibilità, contribuendo così al suo sempre più deciso
ingresso nel mondo della musica e della televisione.
Teddy Reno: i suoi film
7. Ha recitato in noti
lungometraggi italiani. Reno debutta come attore nel 1951
per il film Miracolo a Viggiù, per poi prendere parte
I cinque dell’Adamello (1954), Balla tragica
(1955), e Totò, Peppino e la… malafemmina (1956), grazie a
cui ottiene maggior popolarità come interprete. Negli anni
successivi, compare anche in Totò, Peppino e i fuorilegge
(1956), Totò, Vittorio e la dottoressa 1957),
Peppino, le modelle e… ‘chella llà (1957), Il
nemico di mia moglie (1959), con Marcello
Mastroianni, I Teddy boys della canzone (1960),
Il giorno più corto (1962), Rita la zanzara
(1966), con Giancarlo Giannini, Non stuzzicate
la zanzara (1967), La feldmarescialla (1967), con
Terence
Hill, e Little Rita nel West (1967), suo
ultimo film al cinema.
6. Ha ideato un film
televisivo musicale. Pur essendosi ritirato molto tempo
prima dal mondo del cinema, Reno ha continuato ad intrattenere un
solido rapporto con la televisione. Nel 2002, infatti, ha ideato
per il piccolo schermo un film musicale basato sulle avventure del
celebre personaggio Gian Burrasca. Per l’occasione, Reno ha inoltre
partecipato al processo di scrittura del film, insieme ad un gruppo
di altri sceneggiatori. All’interno del lungometraggio vi è inoltre
la presenza dell’attrice Ambra
Angiolini nel ruolo di Luisa.
Parte delle cose che non sai
sull’attore e cantante
Teddy Reno: chi è sua moglie
5. È sposato con una
celebre cantante. Nel 1961 Reno idea il Festival degli
sconosciuti, con l’obiettivo di scoprire e lanciare nuovi talenti.
La prima edizione, tenutasi nel 1962, vede come vincitrice
l’aspirante cantante Rita Pavone. Oltre a segnare
per lei un importante primo trampolino di lancio, il Festival le
diede l’occasione di conoscere Reno, con il quale intraprenderà una
relazione sentimentale. Nel 1968 i due finiranno poi per sposarsi a
Lugano, in Svizzera, nel 1968. In seguito all’ottenimento del
divorzio dalla prima moglie, giunto nel 1971, i due furono poi
liberi di sposarsi civilmente ad Ariccia nel 1976.
4. Hanno recitato insieme
in diversi film. Dopo essersi conosciuti grazie alla
comune passione per la musica e il canto, Reno e la Pavone ebbero
modo di recitare insieme anche in alcuni film della fine degli anni
Sessanta. La cantante è stata infatti protagonista dei film
Rita la zanzara, Non stuzzicate la zanzara, La
feldmarescialla e Little Rita nel West, nei quali
compare anche lo stesso Reno. Nel 2002, poi Reno collaborò insieme
alla moglie per l’ideazione del film su Gian Burrasca,
trasmesso in televisione.
Teddy Reno e i suoi figli
3. Ha tre figli.
Dal matrimonio con la prima moglie, la produttrice e distributrice
cinematografica Vania Protti, Reno ebbe un primo figlio nel 1958.
Questi è Franco Ricordi, oggi celebre come filosofo, saggista e
direttore artistico di teatro. Questi è in particolare divenuto
famoso per i suoi studi su Shakespeare e sulla drammaturgia antica.
Reno ebbe poi altri due figli dal successivo matrimonio, con la
cantante Rita Pavone, di cui però non si sa molto riguardo le loro
professioni.
Teddy Reno: oggi
2. Ha ricevuto importanti
riconoscimenti. Oggi Reno, a più di novant’anni, ha
drasticamente limitato le proprie apparizioni pubbliche, senza però
smettere di dedicarsi all’amata musica. Nel 2016, infatti, ha
rilasciato l’album Pezzi da… 90, realizzato proprio per i
suoi novant’anni e contenente nuove versioni dei suoi storici
successi, come anche brani totalmente inediti. Nello stesso anno,
inoltre, Reno ha ricevuto il Sigillo Trecentesco in argento della
città di Trieste, per i suoi meriti artistici e per l’aver portato
in alto il nome della sua città natale.
Teddy Reno: quanti anni ha
1. Teddy Reno è nato a
Trieste, in Friuli-Venezia Giulia, l’11 luglio del 1926.
Oggi Reno ha un totale di 94 anni.
Amato protagonista della comicità
italiana, Renato Pozzetto ha costruito una
carriera unica, fondata su una serie di surreali personaggi che
hanno fatto la sua fortuna come interprete. Recitando in noti film,
sempre accanto a celebri attori e registi, Pozzetto è infatti
diventato negli anni uno dei nomi di punta del cinema italiano, con
caratteristiche uniche nel suo genere.
Ecco 10 cose che non sai di
Renato Pozzetto.
Parte delle cose che non sai
sull’attore
Renato Pozzetto: la sua
biografia
10. La sua famiglia sfuggì
ai bombardamenti della guerra. L’infanzia dell’attore fu
particolarmente movimentata. A soli due anni, infatti, egli si
ritrova da Milano insieme ai genitori. La città era infatti stata
bombardata nell’ottobre del 1942, in piena Seconda guerra mondiale.
Egli trascorse così i primi anni della sua vita a Gemonio, piccolo
comune in provincia di Varese. Nel 1946, a guerra terminata, la
famiglia ebbe finalmente modo di tornare a Milano. Qui, Pozzetto
completò la sua formazione, arrivando a frequentare l’istituto
tecnico per geometri “Carlo Cattaneo”, dove conobbe Aurelio
Ponzoni, detto Cochi.
9. Fece parte di un
acclamato duo comico. Insieme a Ponzoni, Pozzetto
forma il due comico “Cochi e Renato”, e insieme debuttano
all’Osteria dell’Oca di Milano. In breve tempo iniziano ad ottenere
sempre più popolarità grazie a significative esperienze
nell’ambiente del cabaret milanese. Il segreto del loro successo è
uno stile comico originale e poetico. La svolta arriva nel momento
in cui ottengono un contratto con la Rai, arrivando così a condurre
programmi come Quelli della domenica (1968), Il buono
e il cattivo (1972) e Canzonissima (1974). A partire
dalla metà degli anni Settanta, Pozzetto esordì poi al cinema con i
suoi primi film.
Renato Pozzetto: i suoi film e la
televisione
8. Ha recitato in celebri
film comici. Pozzetto debutta al cinema nel 1974 con il
film Per amare Ofelia, per poi distinguersi in titoli come
Di che segno sei? (1975), con Paolo
Villaggio, Il padrone e l’operaio (1975),
Telefoni bianchi (1976), Sturmtruppen
(1976), Gran bollito (1977), con LauraAntonelli, Giallo napoletano (1979),
La patata bollente (1979), Sono fotogenico
(1980), Fico d’india (1980), con Gloria
Guida, Nessuno è perfetto (1981), La
casa stregata (1982), Testa o croce (1982),
Questo e quello (1983), Il ragazzo di campagna
(1984), Lui è peggio di me (1985), Grandi
magazzini (1986), con Lino
Banfi, Le comiche (1990),
Piedipiatti (1991), Ricky e Barabba (1992),
Miracolo italiano (1994), Oggi sposi (2009),
Ma che bella sorpresa (2015), con Claudio
Bisio. È inoltre pronto a tornare al cinema nel film
Lei mi parla
ancora, nel ruolo di Nino Sgarbi.
7. Ha preso parte a
produzioni televisive. Nel corso della sua carriera,
Pozzetto ha sempre intrattenuto un buon rapporto con la
televisione, arrivando in più occasioni a recitare per diverse
miniserie. La prima di queste risale al 1971, ed è Riuscirà il
cav. papà Ubu?, dove interpreta il Secondo paladino. Ormai
particolarmente celebre, torna a recitare per la TV nel 1985 in
Sogni e bisogni, nel ruolo di Orazio. È poi in Nebbia
in Valpadana, del 2000, che segna il ritorno della coppia
Cochi e Renato. Al 2013 risale invece la sua ultima interpretazione
televisiva, per la miniserie Casa e bottega, di cui è
protagonista.
6. È anche regista e
sceneggiatore. Pozzetto non si è fatto mancare anche la
possibilità di ricoprire ruoli diversi da quello dell’interprete.
Nel 1978, infatti, esordisce alla regia con il film
Saxofone, da lui anche interpretato. Seguiranno poi Il
volatore di aquiloni (1987), Papà dice messa (1996) e
Un amore su misura (2007). Questi, come molti altri titoli
della sua carriera, sono anche stati scritti da lui. Pozzetto,
infatti, vanta anche una ricca attività da sceneggiatore per film
come Tre tigri contro tre tigri (1977), Per
vivere meglio divertitevi come noi (1978), Culo e
camicia (1981), Questo e quello (1983) e Un
povero ricco (1983).
Parte delle cose che non sai
dell’attore
Renato Pozzetto in Da grande
5. Da grande
è uno dei suoi film più famosi. Una delle pellicole che
più di altre hanno segnato la carriera dell’attore è Da
grande, commedia del 1987. La storia è quella di Marco
Marinelli, bambino di 8 anni che non sopportando più i rimproveri
dei genitori e le prese in giro subite a scuola, esprime il
desiderio di diventare subito adulto. Ciò, straordinariamente, si
realizza, e così il piccolo Marco si ritrova nel corpo di un
quarantenne, che ha le fattezze di Pozzetto. L’attore ebbe qui modo
di dar vita a numerose gag comiche, dando prova della sua grande
capacità di risultare divertente anche in situazioni
particolarmente stravaganti.
Renato Pozzetto: la moglie e i
figli
4. Ha avuto un solo, lungo
matrimonio. Dietro a Pozzetto e ai suoi tanti successi vi
è sempre stata la stessa donna, Brunella Gubler,
da lui sposata nel 1967 e amata per tutta la vita. L’attore ha
raccontato di averla conosciuta durante l’adolescenza, e di esserle
stato sempre accanto, sino alla scomparsa di lei avvenuta nel 2009.
Nel corso dei decenni, Pozzetto non ha mai lasciato che la propria
vita privata vedesse l’intromissione del suo successo. La stessa
moglie non era interessata al mondo del cinema, e ciò le permetteva
di rimanere “nell’ombra”. La coppia ha inoltre avuto due figli,
Francesca e Giacomo.
Renato Pozzetto e il famoso “taac”
di Il ragazzo di campagna
3. È noto il suo
tormentone. Il film Il ragazzo di campagna non è
celebre solo come uno dei più apprezzati film dell’attore, ma anche
per la nascita di quello che negli anni è diventato uno dei grandi
tormentoni dell’attore. Nel film, infatti, Pozzetto si ritrova ad
improvvisare un verso, “taac”, che in breve tempo divenne
estremamente popolare. L’ispirazione, raccontò in seguito, gli
venne frequentando il Bar Gattullo, dove era solito riunirsi con
Cochi. Qui si imbatté un giorno in un cliente che parlando
utilizzava tale intercalare. Pozzetto riprese questa stravaganza e
la fece propria, con un significato vicino al semplice “fatto”.
Renato Pozzetto e Sylvester
Stallone
2. Vanta una curiosa
somiglianza con l’attore americano. Se su Internet si
cerca il nome di Pozzetto accostato a quello dell’attore Sylvester
Stallone, ci si potrà imbattere in una serie di
curiose e ironiche foto che pongono a confronto i due interpreti.
Dalle immagini in questione risulta effettivamente una certa
somiglianza tra i loro volti. Questi meme sono diventati
particolarmente virali, e pur non avendo un reale fondamento, sono
l’ennesima prova di come gli utenti di Internet siano in grado di
ritrovare divertenti particolari degli interpreti più popolari del
cinema, italiano e internazionale.
Renato Pozzetto: età e
altezza
1. Renato Pozzetto è nato a
Milano, in Lombardia, Italia, il 14 luglio del 1940.
L’attore è alto complessivamente 173 centimetri.
Nella storia del cinema, una delle
vite più intriganti, perfettamente identificabile con la formula
“bigger than life”, è senza dubbio quella dell’attrice
Hedy Lamarr. Ella non si distinse soltanto come
interprete, attività dove segnò importanti traguardi, ma anche come
brillante inventrice nella guerra contro i nazisti.
Ricca di intelligenza e fascino,
Lamarr si distingueva da tutte le sue colleghe, vantando risorse
inesauribili. Soltanto in seguito alla sua scomparsa si riscoprì
molto del suo operato, che permise di dare nuovo prestigio alla sua
figura, ancora oggi insuperata.
Ecco 10 cose che non sai di
Hedy Lamarr.
Hedy Lamarr: la sua biografia
10. È cresciuta in un
quartiere ebreo. L’attrice nacque a Vienna il 9 novembre
del 1941 con il nome Hedwig Kiesler, e crebbe a Döbling, quartiere
ebreo della stessa città. Qui suo padre era direttore di banca e
sua madre una pianista. Frequentò la Döblinger Mädchenmittelschule,
e intorno agli anni Trenta iniziò anche a frequentare i Sascha Film
Studios, celebre casa di produzione austriaca, dove ottenne le sue
prime parti cinematografiche. Per perseguire tale carriera, si
ritrovò a dover rinunciare agli studi presso la facoltà di
ingegneria, dove era ritenuta una delle studentesse più
intelligenti. Grazie ai suoi primi ruoli, iniziò con l’ottenere una
sempre maggiore popolarità in Austria, aiutata anche dal fatto che
nessuno sembrava sospettare che fosse ebrea.
9. Scappò dal suo
paese. Divenuta ormai una vera e propria icona, l’attrice
conosce l’industriale delle armi Fritz Mandl. Questi era nato
ebreo, ma si era in seguito convertito al cattolicesimo. I due si
sposarono il 10 agosto del 1933, intraprendendo poi un viaggio di
nozze in Italia. Al ritorno a Vienna, però, l’attrice si ritrovò
reclusa nel palazzo del marito, estremamente geloso di lei. Dato
anche il crescente antisemitismo di quegli anni, tentò dunque una
prima fuga a Budapest, ma ebbe più successo al secondo tentativo,
trovando riparo in Svizzera e poi a Londra, dove ottenne
l’annullamento del matrimonio per “motivi razziali”. Qui conobbe il
celebre produttore Louis B. Mayer, che acconsentì
a portarla con sé ad Hollywood, assegnandole il nome “Hedy
Lamarr”.
8. Ad Hollywood divenne una
bellezza esotica. Giunta nella “Mecca del Cinema”,
l’attrice inizia a consolidare le proprie caratteristiche, dalla
recitazione statica all’inconfondibile look. In breve, la Lamarr si
ritrova ad essere definita una “bellezza esotica”, e il suo fascino
la fa diventare una delle donne più belle di Hollywood. Diventa
estremamente popolare, realizza numerosi film accanto a celebri
attori e si conferma uno dei nomi più ricercati dell’industria.
Tuttavia, la sua attività cinematografica dura fino alla fine degli
anni Cinquanta, dopodiché si ritirerà a vita privata, vivendo di
altro.
Hedy Lamarr: i suoi film
7. Ha recitato in noti film
tra l’Austria e Hollywood. L’attrice debutta sul grande
schermo con film di produzione austriaca, tra cui il celebre
Estasi (1933). Trasferitasi ad Hollywood, inizia a
recitare per una serie di titoli come Un’americana nella
Casbah (1938), La signora dei tropici (1939),
Questa donna è mia (1940), La febbre del petrolio
(1940), Corrispondente X (1940), Le fanciulle delle
follie (1941), con Judy
Garland, Gente allegra (1942), Crepi
l’astrologo (1944), I cospiratori (1944), Venere
peccatrice (1946), Disonorata (1947), Sansone e
Dalila (1949), L’amante (1950), Le frontiere
dell’odio (1950), L’avventuriera di Tangeri (1951),
L’amante di Paride (1954), L’inferno ci accusa
(1957) e L’animale femmina (1958), suo ultimo film.
6. Produsse due suoi
film. Nel corso della sua carriera cinematografica, la
Lamarr si dimostra sempre piuttosto legata ai progetti che la
vedono protagonista. In due occasioni, oltre ai panni
dell’interprete, ha infatti vestito anche quelli della produttrice.
I titoli in questione sono Venere peccatrice, dove
interpreta Jenny Hager, ragazza bella e senza cuore che aspira a
sposare l’uomo più ricco in città, e L’amante di Paride,
liberamente ispirato al mito del principe Paride, e dove l’attrice
ricopre diversi ruoli, tra cui quello della leggendaria Elena di
Troia.
Hedy Lamarr in Estasi
5. Diede vita al primo nudo
della storia del cinema. Nel 1932 l’attrice prende parte
in qualità di protagonista al film Estasi.
Questo titolo si rivelò estremamente importante nella sua carriera,
e ne condizionerà l’intera esistenza. Motivo di ciò è la presenza
del primo nudo integrale
della storia del cinema. Tale immagine destò innumerevoli
scandali, e il film venne inizialmente proibito in Germania per poi
uscire nel 1935 con pesanti censure. Anche il pubblico dell’epoca
accolse però in modo negativo il titolo, sottolineando l’immoralità
della protagonista e la sua impunita trasgressione nei confronti
del marito.
4. L’attrice lamentò di
essere stata costretta a girare la scena. Difficile
stabilire come si svolsero effettivamente le riprese, ma stando a
quanto dichiarato dall’attrice nella sua autobiografia, sembra che
si ritrovò pressoché costretta a girare la celebre scena. Ella
afferma infatti di non aver saputo da subito che era previsto un
suo nudo, e quando le venne comunicato il regista tirò fuori il suo
impegno contrattuale per evitare lamentele. Stando ad altre fonti
invece, che riportano testimonianze della troupe, l’attrice sembra
fosse perfettamente consapevole del nudo e che non fece alcuna
opposizione a riguardo. I dubbi sulla verità, come spesso accade,
fanno parte del mito.
Hedy Lamarr e il moderno
Wi-Fi
3. Partecipò all’invenzione
di una moderna tecnologia. L’attività di inventrice della
Lamarr venne alla luce soltanto verso il finire del XX secolo. Si
scoprì così che, desiderosa di contribuire alla lotta contro il
nazismo, ella sviluppò con il noto compositore George Antheil un
sistema di comunicazione basato sulla produzione e variazione a
intervalli regolari di 88 frequenze radio. Tale cambio di frequenza
rendeva infatti impossibile l’intercettazione e la comprensione dei
messaggi. Ciò permetteva al solo mandante e al solo ricevente del
messaggio di conoscere la traiettoria di armi come i siluri. Il
loro lavoro è alla basa della tecnica di trasmissione conosciuta
come frequency-hopping spread spectrum, oggi utilizzata
nella telefonia mobile e nelle reti wireless.
2. Ricevette numerosi
riconoscimenti per il suo contributo. Nonostante la sua
brillante invenzione, l’attrice dovette attendere gli anni Novanta
per ricevere i primi riconoscimenti a riguardo. Decaduto il segreto
militare sul brevetto, inizia così a diffondersi tale tecnologia.
In breve, l’attrice conosce una nuova fama, e nel 1997 le viene
conferito il prestigioso Electronic Frontier Foundation Pioneer
Award, per il suo contributo al progresso nel campo delle
telecomunicazioni e dell’informatica. L’anno seguente le viene
invece assegnata la medaglia Kaplan, la più prestigiosa
onorificenza austriaca per un inventore. Con questi ultimi tardivi
riconoscimenti, l’attrice può essere infine consegnata alla Storia
prima di congedarsi dal mondo, il 19 gennaio del 2000, data della
sua scomparsa.
Hedy Lamarr: il suo libro
autobiografico
1. Esiste una sua
autobiografia. Nel 1966 viene pubblicato il libro
Ecstasy and Me. My life as a Woman, il quale ripercorre la
vita dell’attrice attraverso una serie di interviste da lei
sostenute. La Lamarr, tuttavia, non gradì il modo in cui queste
erano state rimaneggiate, secondo lei per ricercare un aspetto
scandalistico. Per questo motivo intentò una causa contro la casa
editrice, chiedendo un risarcimento di oltre 9 milioni. Le due
parti trovarono tuttavia un accordo, e il libro continuò così ad
uscire senza grandi modifiche, con l’attrice che ne riconobbe la
validità.
La giuria presieduta da
Cate Blanchett e composta da Matt Dillon,
Veronika Franz, Joanna Hogg, Nicola Lagioia, Christian Petzold,
Ludivine Sagnier ha assegnato i premi per il concorso di
Venezia 77, ecco li di seguito.
CONCORSO UFFICIALE
Leone d’Oro per il miglior film Nomadland di Chole
Zhao
Leone d’Argento – Gran Premio della
Giuria a Nuevo Orden (New Orden) – Michel Franco
Leone d’Argento – Premio per la migliore
regia a Kiyoshi Kurosawa – Spy No Tsuma (Wife of a
Spy)
Coppa Volpi per la migliore interpretazione
maschile a Pierfrancesco Favino –
Padrenostro
Coppa Volpi per la migliore interpretazione
femminile a Vanessa Kirby – Pieces of a Woman
Premio per la migliore sceneggiatura a
Chaitanya Tamhane – The Disciple
Premio Marcello Mastroianni a un giovane attore o
attrice emergente a Rouhollah Zamani – Khorshid (Sun
Children)
SEZIONE ORIZZONTI
La Giuria della sezione Orizzonti –
presieduta da Claire Denis e composta
da Oskar Alegria, Francesca Comencini, Katriel Schory,
Christine Vachon – ha assegnato i seguenti premi:
Premio Orizzonti per il miglior film a
Dashte Khamoush (The Wasteland) – Ahmad Bahrami
Premio Orizzonti per la migliore regia a
Lav Diaz – Lahi, Hayop (Genus Pan)
Premio Speciale della Giuria Orizzonti a
Listen – Ana Rocha de Sousa
Premio Orizzonti per la miglior interpretazione
maschile a Taha Mahayni – The Man Who Sold His
Skin
Premio Orizzonti per la migliore interpretazione
femminile a Khansa Batma – Zanka Contact
Premio Orizzonti per la miglior
sceneggiatura a I predatori – Pietro Castellitto
Premio Orizzonti per il miglior
cortometraggio a Entre Tú Y Milagros – Mariana
Saffon
PREMIO VENEZIA OPERA PRIMA “LUIGI DE LAURENTIIS”
La Giuria del Premio Venezia Opera Prima “Luigi De
Laurentiis”- Leone del Futuro – presieduta
da Claudio Giovannesi e composta
da Remi Bonhomme e Dora Bouchoucha – ha
assegnato il riconoscimento
a Listen di Ana
Rocha de Sousa.
VENICE VR EXPANDED
Miglior storia VR: Sha Si Da Ming Xing (Killing
a Superstar) – Fan Fan
Migliore esperienza VR: Finding Pandora X –
Kiira Benzing
Miglior VR – The Hangman at Home – An
immersive single user experience – Michelle Kranot, Uri Kranot