Su Sky dal 10 gennaio in
versione doppiata in contemporanea con gli Stati Uniti e dal 17 in
italiano, arriva finalmente, con un episodio a settimana, la
seconda stagione di Euphoria,
il fenomeno made in HBO ideato da Sam Levinson.
Altri otto episodi con al centro le vicende di questo adolescenti
spezzati, alle prese con i loro traumi e le loro dipendenze, ma
anche con il loro sentimenti polarizzati e puri, come solo
l’adolescenza sa sentire.
Sam
Levinson amplifica ciò che aveva fatto nella prima
stagione, confondendo leggermente la struttura narrativa, ma
regalando ad ogni personaggio il suo spazio per mergere, per
raccontarsi, per chiedere aiuto. E in mezzo a questo affresco
problematico ma onesto si erge la diciassettenne Rue, interpretata
da Zendaya, centro focale di un racconto
polifonico, ma anche cuore spezzato di un racconto che non fa
sconti all’adolescenza e a ciò che essa comporta.
Euphoria 2, un mondo a parte
Tornano tutti i
personaggi della prima stagione e con essi i loro disagi e il loro
modo di combattere per cercare di non soccombere al giudizio degli
altri, agli eventi, prima di tutto a se stessi. E Levinson ce li
racconta con grande trasporto, affrontando tutti il racconto con
una regia che mette in evidenza un atmosfera sempre trasognata,
sfuocata, come i pensieri dei nostri. Alcuni espedienti
extradiegetici, la rottura della quarta parete, parentesi sognanti
che si staccano dal racconto vero e proprio e si svolgono solo
nella testa dei protagonisti sono espedienti che garantiscono a
Levinson da una parte di avere una cifra stilistica coesa e sempre
cool, nonostante
il fatto che talvolta mostra anche scene forti, violente o
sgradevoli, dall’altra di ottenere quella che sembra la
riproduzione di esperienze sotto effetto di stupefacenti, cosa che
succede davvero a Rue e ad altri protagonisti.
Un racconto polifonico
Il cast si conferma il
veicolo principale per il successo della serie, perché in questa
stagione la scrittura si fa più debole, mentre crescono le
interpretazioni di tutti i personaggi, anche di quelli che nel
primo ciclo erano rimasti in ombra, come Lexie, che finalmente
trova il suo spazio.
Persa la carica
“rivoluzionaria” che aveva con il suo esordio, Euphoria
2 fa più fatica a dimostrarsi valida, perché non può
contare più sull’effetto sorpresa, tuttavia non si adagia sui suoi
successi e tenta di evolversi, espandendosi più che in lunghezza,
in profondità.
Nonostante rimanga Rue
la nostra bussola emotiva per tutta la seconda stagione, saranno
gli altri personaggi a regalarci maggiori soddisfazioni e di
approfondimento, una scelta fisiologica e vitale, dal momento che
abbiamo lasciato il personaggio di Zendaya mentre, dopo un tentativo di venire
fuori dalla sua condizione, raccontatoci nell’intenso episodio di
Natale dello scorso anno, ricade nel baratro, con il metaforico e
bellissimo numero musicale in chiusura della prima stagione.
Euphoria 2, all’insegna dell’eccesso
Euphoria
2 è “più” di tutto, rispetto alla prima, più eccesso, più
movimento, più personaggi e più storie da raccontare. Che possa
raccontare anche più dolore e più disagio rispetto alla prima
stagione, resta da vedere, ma Levinson,
Zendaya e tutta la squadra di produzione hanno già
dimostrato di saperci sorprendere, e gli spettatori innamorati di
Rue non aspettano altro.
L’attore Vin Diesel
è universalmente noto per la saga di Fast & Furious, che lo ha
reso una celebrità nonché uno dei grandi interpreti del cinema
d’azione. Nel corso della sua carriera, però, questi si è distinto
anche per altri film e ruoli, alcuni dei quali altrettanto famosi e
apprezzati. Dopo Dominic Toretto, tra i suoi personaggi più noti vi
sono l’esperto di sport estremi Xander Cage, protagonista di
xXx, e Richard B.
Riddick, protagonista di Pitch Black e i suoi
sequel. Più recentemente si è aggiunto a loro anche
l’immortale Kaulder, protagonista di The Last
Witch Hunter, film del 2015 diretto da
Breck Eisner.
Anche in questo caso per Diesel si
tratta di un action, connotato però da forti elementi fantasy.
All’interno di questo si passa infatti da un’ambientazione
medievale ad una contemporanea, portando in quest’ultima la
presenza delle streghe, della magia e di numerose altre
caratteristiche tipiche di questo genere. Lo sceneggiatore
Corey Goodman ha raccontato di essere stato
ispirato nello scrivere la storia proprio da alcune conversazioni
con Diesel riguardanti il personaggio del cacciatore di streghe nel
gioco Dungeons & Dragons. Ha così preso vita il film,
prodotto dallo stesso Diesel e ricco di effetti speciali.
Accolto malamente dalla critica,
The Last Witch Hunter ha però trovato maggior fortuna
presso il grande pubblico e in particolare tra gli appassionati del
genere. Il film, infatti, offre tutto ciò che ci si aspetta da un
racconto di questo tipo, tra colpi di scena e scontri emozionanti.
Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente
utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a
questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile
ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama,
al cast di attori e al suo
sequel. Infine, si elencheranno anche le
principali piattaforme streaming contenenti il
film nel proprio catalogo.
The Last Witch Hunter: la trama del film
Inizialmente ambientato nel
Medioevo, il film ha per protagonista il contadino
Kaulder. Unitosi con altri uomini del suo
villaggio, egli va a sfidare la terribile Regina delle
Streghe, la quale ha diffuso la peste tra la popolazione.
Prima di riuscire ad ucciderla, Kaulder viene reso immortale da una
maledizione potente e antichissima scagliata dalla strega. Da quel
momento, egli assume l’incarico di proteggere per sempre l’umanità
dal male, attraversando i secoli, senza mutare aspetto né
invecchiare mai. Ai giorni nostri, le streghe possiedono ancora
straordinari poteri, sebbene esse abbiano accettato di vivere tra
gli umani nascondendo la propria magia, per non incappare nella
punizione di Kaulder.
Il cacciatore, nel frattempo, si è
unito all’ordine sacro de L’Ascia e la Croce. Quando il
Dolan, a capo dell’ordine, muore in modo
misterioso, Kaulder sospetta che alcune streghe stiano cospirando
per ottenere il controllo del mondo e chiede aiuto al nuovo
Dolan e all’intraprendente strega
Chloe per proteggere gli umani e compiere la sua
missione. Ha così inizio per lui una nuova avventura, che lo
porterà ad entrare in contatto con realtà spaventose, che non
credeva potessero ancora esistere. Ora più che mai, il suo compito
di far prevalere il bene verrà messo a dura prova e Kaulder dovrà
fare affidamento a tutto il suo potere per trionfare.
The Last Witch Hunter: il cast del film
Come anticipato, ad interpretare il
ruolo di Kaulder vi è Vin Diesel. Da
anni grande appassionato di Dungeons & Dragons, a cui
gioca nei panni del cacciatore di streghe Melkor, Diesel ha basato
la biografia e il carattere del protagonista di The Last Witch
Hunter proprio su quella di questo suo personaggio. L’attore,
inoltre, si è come suo solito sottoposto ad un allenamento
intensivo al fine di poter interpretare personalmente quante più
scene d’azione possibile. Accanto a lui, nei panni dell’iniziale
Dolan, capo dell’ordine L’Ascia e la Croce, vi è
l’attore premio Oscar Michael Caine,
mentre il Dolan successivo è interpretato da Elijah Wood,
noto ai più per il personaggio di Frodo nella trilogia de Il
Signore degli Anelli.
Ad interpretare la strega Chloe, che
aiuterà Kaulder nella sua missione, vi è l’attrice Rose Leslie,
vista anche in Il Trono di Spade nei panni di
Ygritte. L’attore Ólafur DarriÓlafsson, visto anche in Il GGG – Il grande
gigante gentile e Animali fantastici – I crimini di
Grindelwald, interpreta qui lo stregone malvagio Baltasar
Ketola. Nei panni della Regina delle Streghe vi è invece l’attrice
tedesca Julie Engelbrecht, qui al suo primo ruolo
in un film hollywoodiano. Nel film, inoltre, compare con un cameo
nei panni di un bodyguard il campione olimpionico e leggenda del
wrestling Kurt Angle. Si tratta del terzo wrestler
che recita con Diesel dopo Dwayne Johnson e
Dave
Bautista.
The Last Witch Hunter 2: il sequel si farà?
Durante la realizzazione di The
Last Witch Hunter i produttori hanno espresso la volontà di
far diventare questo un vero e proprio franchise, purché il film si
fosse affermato come un buon successo economico. Ad oggi, a fronte
di un budget di 90 milioni di dollari, la pellicola ha ottenuto un
guadagno di circa 140 milioni. Un risultato non particolarmente
entusiasmante, che ha frenato i piani per il futuro. Ad aver sino
ad oggi impedito la realizzazione di un sequel, è stata anche
l’agenda piena di impegni di Diesel. Nel marzo del 2020, tuttavia,
l’attore ha confermato l’intenzione di realizzare un sequel, senza
però fornire ulteriori dettagli. Ad oggi non vi sono però notizie
sullo stato della produzione del sequel.
The Last Witch Hunter: il
trailer e dove vedere il film in streaming e in TV
È possibile fruire di
The Last Witch Hunter grazie alla sua
presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming
presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi
di Rakuten TV, Google Play, Amazon Prime Video e Rai Play. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo
di martedì 11 gennaio alle ore
21:20 sul canale Rai 4.
Arrivato nei cinema di tutto il
mondo nel 2013, il film R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà è un action fantasy diretto da
Robert Schwentke, poi affermatosi come regista
della saga di Divergent. Il titolo in questione è basato
sull’omonimo fumetto ideato da Peter M. Lenkov e
pubblicato dalla celebre Dark Horse Comics, che
vanta nel suo catalogo titoli come Hellboy, The Mask, Sin City e The Umbrella
Academy. Al suo interno si possono così ritrovare numerosi
riferimenti al fantastico come anche all’orrorifico, il tutto
condito anche da un forte umorismo, elemento che caratterizza
l’opera.
La storia del film presenta diversi
elementi in comune con quella di Man in Black, e
consapevoli di ciò i produttori della Universal hanno da subito
cercato di far distinguere il nuovo film rispetto alla saga con
Will
Smith. Per far ciò si è così puntato sul dare maggior
risalto agli elementi horror della storia, costruendo un’atmosfera
scanzonata ma all’occorrenza anche piuttosto cupa. Per rendere
memorabile il titolo, infine, lo studios si è avvalso della
partecipazione di alcuni noti interpreti di Hollywood, famosi per
il loro carisma e la capacità di adattarsi a ruoli e contesti
sempre diversi.
Nonostante tali premesse, il film
non riuscì comunque ad affermarsi al box office, con un risultato
particolarmente deludente. A fronte di un budget di circa 130
milioni di dollari, R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà ne
guadagnò a livello globale solo 78. Tale insuccesso portò ad
annullare i potenziali piani per un sequel, concludendo così per
sempre le avventure dei due protagonisti. A distanza di anni, il
film ha però ottenuto una propria cerchia di fan, attratti dalla
storia raccontata. Prima di dare una seconda possibilità al film,
però, è bene conoscere le curiosità ad esso legate. Proseguendo
nella lettura, sarà possibile scoprire queste come anche dove poter
trovare il film in streaming.
R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà: la trama del film
La vicenda del film si apre sul
tradimento di Bobby Hayes nei confronti del
collega poliziotto Nick Walker. Ritrovatosi
improvvisamente morto, quest’ultimo si risveglia in un aldilà ben
diverso da come lo ricordava. Qui viene reclutato dal R.I.P.D.,
sigla che indica il Rest In Peace Department. Scopo di questo è
proteggere il mondo da tutte quelle creature e anime che si
rifiutano di compiere un trapasso pacifico. Nick viene qui
affiancato dallo sceriffo Roy Pulsifer, vero e
proprio veterano che esercita tale professione ormai da molto
tempo. Senza neanche il tempo di ambientarsi alla nuova situazione,
il poliziotto appena morto si ritrova a dover investigare con il
nuovo collega su un gruppo di criminali che cercano di sfuggire al
giudizio eterno nascondendosi sulla terra.
Seguendo tale caso, Nick ha così
modo di tornare sul suo pianeta, dove cerca di mettersi in contatto
con l’amata moglie rimasta vedova. Capendo che ciò non è possibile,
per lui non resta altro da fare che scoprire perché è stato ucciso.
Le indagini di Nick e quelle di Roy convergeranno così verso un
unico obiettivo: Bobby Hayes. Questi si rivela essere tutt’altro
che un semplice umano, e il suo piano è proprio quello di sfuggire
alle pene dell’inferno. Per riuscirci avrà però bisogno di dar vita
ad un antico rito, che i due poliziotti provenienti dall’aldilà
tenteranno tempestivamente di bloccare. Ha così per loro inizio
un’avventura che li porterà ai confini tra la vita e la morte, con
la responsabilità di dover salvare l’intera umanità.
R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà: il cast del film
Per i ruoli dei protagonisti lo
studios si è affidato ad attori particolarmente carismatici e
popolari, che avessero già avuto esperienze con questo genere di
film. È così che Ryan
Reynolds ha ottenuto il ruolo di Nick Walker.
L’attore, oggi noto per Deadpool, si
è preparato a questo sottoponendosi ad un allenamento fisico che
gli ha poi permesso di eseguire da sé molte delle spericolate
acrobazie previste. Per il ruolo dello sceriffo Roy, invece, era
stato inizialmente considerato l’attore Zach
Galifianakis. Questi dovette però rinunciare a causa
dei suoi impegni in altri film. Al suo posto venne allora scelto il
premio Oscar Jeff
Bridges, noto per numerosi ruoli tra cui Il grande
Lebowsky e il villain del primo Iron Man.
Nel prendere parte alle riprese
Bridges ha affermato di essersi particolarmente divertito, e che ha
cercato di costruire il carattere del proprio personaggio traendo
ispirazione dai più noti sceriffi del cinema western. Nel ruolo del
cattivo di turno, Bobby Hayes, vi è invece l’attore Kevin
Bacon, recentemente visto anche in Black Mass – L’ultimo
gangster e Boston – Caccia all’uomo. Per l’attore
non si trattava del primo ruolo da villain, ma ha raccontato di
essere rimasto particolarmente entusiasta da come il personaggio è
stato raccontato. Accanto a loro vi è poi Mary-Louise
Parker, celebre per la serie Angels in America,
nel ruolo di Proctor, la donna che supervisiona il R.I.P.D. Infine,
l’attrice Stephanie Szostak, vista in Il diavolo veste
Prada, compare nei panni di Julia, moglie di Nick.
R.I.P.D. – Poliziotti
dall’aldilà: il trailer e dove vedere il film in streaming e
in TV
Per gli appassionati del film, o per
chi dovesse ancora vederlo, è possibile fruire
di R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà
grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme
streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei
cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Amazon Prime Video e Now TV. Per
vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà
noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione
martedì 11 gennaio alle ore 21:00
sul canale 20 Mediaset.
Fantascienza e tragedie ambientali
si mescolano in una Francia irriconoscibile. Arriva al cinema dal
20 gennaio L’ultimo giorno sulla terra, primo
lungometraggio di Romain Quirot con Jean Reno, Hugo Becker e
Paul Hamy. Scenari catastrofici fanno da sfondo a
vicende surreali ma plausibili, in una corsa contro il tempo: 7
giorni per salvare il pianeta.
La trama de L’ultimo giorno
sulla terra
Siamo in un futuro relativamente
prossimo. Sulla Terra le temperature sono altissime e praticamente
tutte le specie animali si sono estinte. L’uomo resiste, ma in
misere condizioni e ancora per poco. La causa dell’ondata di
distruzione di massa è una luna rossa la cui orbita si dirige verso
il nostro pianeta e, nell’arco di una settimana, si scontrerà con
la Terra. L’unica speranza del genere umano risiede nell’astronauta
Paul W.R. (Hugo Becker), uomo visionario
in grado di impedire la collisione. Poco prima della missione però,
Paul decide però di non partire: le sue visioni lo
invitano a non disturbare la luna rossa.
L’uomo diventa quindi un latitante
e, nella fuga dalle forze dell’ordine, trova una giovane compagna
di viaggio: Elma (Lya Oussadit-Lessert),
ragazzina che, riconoscendo Paul, tente di convincerlo a
partire per la luna.
Un conto alla rovescia che, a noi
spettatori, ricorda il recentissimo Don’t Look Up di
Adam McKay, ma che, nonostante la tematica simile,
lascia molte più perplessità.
Tormenti interiori per personaggi
intercambiabili
Paul è speciale. Non è
solamente un astronauta, l’unico dotato delle abilità necessarie
per entrare nel campo di forza della luna rossa, ma è dotato di una
mente eccezionale. Fin da bambino, sente voci che lo guidano nel
compiere le azioni e gli indicano il futuro. Ha delle visioni e,
tramite i suoi disegni, cerca di esprimere cosa vede. Hugo
Becker è interprete allo stesso tempo di un personaggio
pazzo e geniale quindi inevitabilmente tormentato.
In realtà, tutti in L’ultimo
giorno sulla terra sono sofferenti e disperati.
Inoltre, anche il fratello di Paul, Elliot, ha
delle capacità paranormali. Sa leggere nella mente e comunicare
senza parlare con chi ha di fronte. Seppur caratterizzato da tinte
più cupe, Elliot non è troppo diverso dal fratello. Non a
caso, tenta di sostituirlo nella missione sulla luna rossa. Questo
la dice lunga sul protagonista: Paul si lascia rubare le
luci della ribalta un po’ da tutti. Da Elliot come la
giovane ed espressiva Elma, o ancora di più dal volto ben
noto di Jean Reno.
Un Jean Reno depotenziato
In un cast prettamente giovane,
spicca il nome di uno degli attori francesi più noti al pubblico
internazionale: Jean
Reno. Nel ruolo del padre di Paul e
Elliot,Henri W. R., compare per poche battute
sulla scena. Si trova quasi sempre alienato in una base futuristica
e candida, che rimanda vagamente a quella di 2001: Odissea
nello spazio e che stride con lo scenario catastrofico del
mondo esterno.
Non ha un ruolo semplice da
inquadrare: da che parte sta? Quanto potere ha sui figli e sugli
avvenimenti? È un personaggio buono o malvagio? Questa debole
caratterizzazione, unita a battute poco d’effetto, fanno sì che
l’abilità attoriale di Reno risulti abbastanza
assopita.
L’ultimo giorno sulla
terra è un viaggio alla ricerca di senso
L’intero film è la ricerca di una
soluzione ad un problema estremo: la fine dell’umanità. È una
ricerca disperata di una salvezza che sembra, minuto dopo minuto,
sempre più impossibile. E per Paul, è la ricerca del senso
di ciò che lo tormenta da sempre: le voci, le visioni. Insieme al
protagonista, anche lo spettatore fatica a trovare il senso di ciò
che accade sulla scena. Ci vuole un po’ per comprendere il setting
e anche quando ci si inizia ad orientare, la confusione ostacola
moltissimo la linearità della storia de L’ultimo giorno
sulla terra.
Una Francia irriconoscibile (se non
per le musiche)
Se non ci venisse detto, non
capiremmo mai di essere in Francia. Gli scenari aridi e polverosi,
fatti di canyon, sabbia e stazioni di servizio sgangherate,
sembrano le stesse dei road movie o dei film apocalittici
americani. Un po’ come in Wall-E, ne L’ultimo
giorno sulla terra chi è rimasto vivo si muove tra
macerie, spazzatura e rottami tecnologici.
Ad addolcire e colorire gli ambienti
del film ci pensano le musiche di Etienne Forget.
Suoni variopinti, spesso in contrasto con le immagini, danno più
ritmo al film dei personaggi o di alcune scene, abbastanza piatte.
In conclusione, la colonna sonora è l’elemento davvero apprezzabile
de L’ultimo giorno sulla terra, un bel mix di
musica francese e internazionale, più o meno recente.
Il MCU, così
come la Marvel Comics, pullula di personaggi iconici
che riescono sempre a catturare l’attenzione, indipendentemente dal
numero di personaggi presenti sulla scena. Allo stesso modo,
abbiamo fatto la conoscenza di personaggi secondari dalla simile
energia e carisma, come Agatha Harkness e
Yelena Belova, che hanno conquistato tutti con il
loro debutto ufficiale nelle serie Disney+.
Il 2021 è stato un anno eccezionale per questi comprimari che
hanno, spesso e volentieri, trainato buona parte delle serie di cui
sono stati protagonisti: vediamo quali di questi avranno una
propria serie MCU
o è molto probabile che raggiungeranno questo traguardo.
Katy
Shang-Chi
e la leggenda dei Dieci Anelli ha introdotto una vasta
gamma di nuovi personaggi, il più accattivante dei quali è
sicuramente Katy; Awkwafina
conferisce enorme fascino e carisma all’amica di Shang-Chi, o
meglio, più che un’amica, dal momento che giocherà un ruolo chiave
nella battaglia finale.
L’umorismo e la personalità
magnetica di Katy la rendono parte integrante del film, e il suo
viaggio da donzella senza meta a esperta guerriera è incisivo e
coinvolgente tanto quanto quello di Shang-Chi o di qualsiasi altro
personaggio principale.
Peggy Carter
L’intero viaggio di
Peggy Carter nel MCU
è una testimonianza del fatto che si tratti di un personaggio
secondario con energia da protagonista. Peggy si fa carico di ogni
problematica che le si pone dinanzi, dall’inseguire gli agenti
dell’Hydra a contrastare concetti ormai obsoleti. È una leader
naturale e una presenza magnetica nelle sue numerose
apparizioni.
Alla fine sarebbe diventata la
protagonista di una serie tutta sua, Agent Carter,
e ha intrapreso un nuovo viaggio che la vede protagonista come
Captain Carter, una delle migliori versioni di Captain
America, attraverso il multiverso nella serie What
If…?
Luis
Luis è un
cantastorie naturale e forse il miglior esempio della sua capacità
di prendere il comando del palcoscenico sono i suoi esilaranti
resoconti dei film di Ant-Man; la carica
umoristica che Luis porta nei suoi racconti è unica e gli permette
di modificare -o ingigantire- le storie a suo piacimento.
Luis gestisce anche l’X-Con
Security Consultants; in entrambe le sue apparizioni nei
film finora, ha apportato energia ed entusiamo alla narrazione.
Colleen Wing
Colleen
Wing è un personaggio secondario della serie Iron
Fist Marvel Netflix, la cui grazia e
potenza l’hanno resa immediatamente irresistibile. Grazie
all’interpretazione di Jessica Henwick ha assunto
un ruolo talmente fondamentale nella serie da ottenere il potere
dell’Iron Fist.
Colleen è stata probabilmente la
sorpresa più grande della serie e il piano era quello di garantirle
un ruolo di rilievo nella serie crossover
Defenders, per cui potrebbe potenzialmente
ripresentrsi nel MCU.
La stessa Henwick ha sempre espresso entusiasmo nei riguardi di un
ritorno nelle vesti di Colleen.
Ned Leeds
Ned Leeds
è il personaggio secondario per eccellenza nei film di
Spider-Man del MCU
e, per sua stessa ammissione, la quintessenza del braccio destro.
Tuttavia, l’entusiasmo di Ned e la sua capacità di aiutare il suo
migliore amico e le persone a lui care sarebbero caratteristiche
vincenti per un ruolo da protagonista.
La storia di Ned inizia persino ad
assumere vibrazioni da personaggio principale in Spider-Man: No Way Home, dove mostra una certa
abilità con la magia e indossa anche il mantello della levitazione:
ciò ci fa ben sperare per futuri ruoli di Ned nel MCU.
MJ
I fan dei fumetti sanno che
Mary Jane Watson è un eroina tutti gli effetti:
anche la sua controparte del MCU,
MJ, ha l’energia degna di una protagonista. E’
stata la trilogia sull’Uomo Ragno del MCU
a lanciare i personaggio di MJ alla ribalta, con la sua compassione
e intelligenza che la rendono un personaggio chiave nel MCU.
Non solo un personaggio estremamente
significativo per l’arco di sviluppo di Peter Parker, ma la fede e
fiducia che ripone in lui si dimostrano parte integrante della
trama del nuovo film. Senza la dedizione di MJ all’eroismo di
Spider-Man, Peter avrebbe potuto rinunciare al suo dovere di
aiutare i cattivi in qualsiasi momento.
Darcy Lewis
Darcy
Lewis è stata più spesso l’assistente di Jane
Foster nel MCU,
ma la sua personalità esilarante la rende spesso al centro
dell’attenzione. È anche estremamente intelligente e dedita ad
aiutare gli altri, il che l’ha resa un personaggio chiave in
WandaVision.
Darcy sarà sempre al centro di
qualsiasi conversazione grazie alla sua arguzia e alla sua
personalità magnetica e, anche se non è ancora stata la star di uno
show a lei dedicato, potrebbe facilmente diventarlo man mano che la
sua storia procede.
Kate Bishop
Kate
Bishop è per certi versi la spalla della nuova serie
dell’MCU
di Occhio di
Falco, ma fin dal primo episodio, si afferma come uno
dei protagonisti principali. La sua personalità esuberante e la sua
determinazione a fare la cosa giusta l’hanno condotta a diventare
partner di Clint Barton.
Kate è un’eroina a tutti gli
effetti, che affronta Kingpin e vince nonostante
le grandi lacune in termini di forza ed esperienza; sembra anche
che erediti il mantello di Occhio di Falco da Clint nei momenti
finali della serie, suggerendo che sarà lei la protagonista in
futuro.
Yelena Belova
Yelena
Belova è un personaggio secondario sia in Hawkeye
che in Black Widow, ma è comunque a catalizzare su di
se l’attenzione in entrambi. Florence Pugh offre una performance esilarante
e coinvolgente, recuperando numerose citazioni amate dai fan e
regalandoci un perfetto ritratto di un personaggio buffo ma
minaccioso allo stesso tempo.
Yelena stabilisce immediatamente un
legame con Kate Bishop e il sodalizio tra le due
ci ha regalato alcuni dei migliori momenti della serie Hawkeye,
mostrando che entrambe hanno assolutamente il potenziale per
ritagliarsi un proprio spazio da protagoniste, in una seconda
stagione dello show o in un sequel di Black Widow.
Agatha Harkness
Agatha
Harkness è forse il migliore esempio di un personaggio
secondario che diventerà vero e proprio protagonista del MCU.
Agatha prende letteralmente e figurativamente il
controllo di WandaVision
al finale dell’episodio 7, trasformando la serie nel suo show
personale intitolato “Agatha All Along”.
Agatha è una delle maghe più potenti
dell’Universo Marvel e ora, grazie al successo della serie, una
delle più popolari. Passa dall’essere un personaggio secondario in
WandaVision alla star di uno show tutto suo nel
futuro prossimo,
Agatha: House Of Harkness.
Ecco la nostra intervista a
Jon Bernthal e Will Smith, trai protagonisti di Una
famiglia vincente – King Richard, il biopic su Richard
Williams, padre di Venus e Serena, le campionesse di tennis, che
arriverà in sala a partire dal 13 gennaio 2022.
Basato su una storia vera che
ispirerà il mondo,
Una famiglia vincente – King Richard della Warner Bros.
Pictures ripercorre la vita di Richard Williams, un padre
imperterrito che ha contribuito a formare due delle atlete più
dotate di tutti i tempi, che hanno cambiato lo sport del tennis per
sempre. Il due volte candidato all’Oscar Will Smith (“Ali”, “La ricerca della
felicità”, “Bad Boys for Life”) interpreta Richard, sotto la
direzione di Reinaldo Marcus Green (“Monsters and Men”).
Spinto da una chiara visione del
loro futuro, e utilizzando metodi non convenzionali, Richard ha un
piano che porterà Venus e Serena Williams dalle
strade di Compton in California agli scenari internazionali, come
icone leggendarie. Il film profondamente toccante, mostra il potere
della famiglia, della perseveranza e dell’incrollabile convinzione
come mezzi per raggiungere l’impossibile e avere un impatto sul
mondo.
Aunjanue Ellis (“Se la strada
potesse parlare”, “Quantico” in TV”) interpreta la mamma delle
ragazze, Oracene “Brandi” Williams; Saniyaa Sidney (“Il diritto di
contare”, “Barriere”) interpreta Venus Williams; Demi Singleton
(“Godfather of Harlem” in TV) interpreta Serena Williams, con Tony
Goldwyn (la serie “Divergent”, “Scandal” in TV) nei panni
dell’allenatore Paul Cohen e Jon Bernthal (l’imminente “I molti
santi di Newark”, “Le Mans ’66 – La grande sfida”) in quelli
dell’allenatore Rick Macci. Fanno parte del cast anche Andy Bean
(“IT – Capitolo due”), Kevin Dunn (i film di “Transformers”, “Veep
– Vicepresidente Incompetente” della HBO) e Craig Tate (“Greyhound:
Il nemico invisibile”).
Green ha diretto
Una famiglia vincente – King Richard da una sceneggiatura
scritta da Zach Baylin. I produttori sono Tim White e Trevor White
sotto la loro bandiera di Star Thrower Entertainment, e Will Smith con la sua Westbrook. I produttori
esecutivi del film sono Isha Price, Serena Williams, Venus
Williams, James Lassiter, Jada Pinkett Smith, Adam Merims, Lynn
Harris, Allan Mandelbaum, Jon Mone e Peter Dodd.
La squadra creativa che ha lavorato
dietro le quinte comprende il direttore della fotografia premio
Oscar Robert Elswit (“Il petroliere”), gli
scenografi Wynn Thomas (“Da 5 Bloods – Come fratelli”, “Il diritto
di contare”) e William Arnold (“Il coraggio della verità – The Hate
U Give”), la montatrice nominata all’Oscar® Pamela Martin (“The
Fighter”) e la costumista due volte nominata all’Oscar® Sharen
Davis (“Dreamgirls”, “Ray”). Musiche ad opera del compositore
candidato all’Oscar® Kris Bowers (“Space Jam: New Legends”, “A
Concerto is a Conversation”).
Warner Bros. Pictures presenta, una
produzione Star Thrower Entertainment /Westbrook /Keepin’ It Reel,
Una famiglia vincente – King
Richard che uscirà nelle sale italiane il
13 Gennaio 2022.
Una famiglia vincente – King Richard, il nuovo
film diretto da Reinaldo Marcus Green – il
notevole il suo esordio Monsters and Men targato
2018 – mette in scena la storia di un uomo con una missione:
superare tutte le barriere sociali, economiche e razziali che gli
si presentano di fronte al fine di far diventare le sue bambine
grandi giocatrici di tennis. Missione che Richard Williams, padre
di Venus e Serena, ha portato a termine con indubbio successo.
Ma a quale costo? Questo
si chiede il biopic che vede protagonista Will Smith, e il tentativo di dare una
risposta sincera e non retorica a tale domanda rappresenta il lato
più interessante e riuscito della trasposizione cinematografica.
Lontano dall’essere un semplice feel-good movie volto a incensare
l’incredibile abnegazione del protagonista, King
Richard mette al contrario in scena un personaggio dalle
mille sfaccettature, tanto eroico nella sua perseveranza quanto fin
troppo ostinato e dispotico nel voler perseguire il proprio
obiettivo.
La forza primaria del
film risulta dunque la sceneggiatura scritta da Zach
Baylin, la quale sviluppa col giusto ritmo e le necessaria
capacità introspettiva del personaggio principale: se infatti
all’inizio tutti i sacrifici compiuti da Richard per le proprie
bambine dipingono in maniera univoca un “working-class hero” non
troppo differente da molti già visti, nella seconda parte invece la
storia rivela con verismo e lucidità il lato egoistico della
psicologia di Williams.
Will Smith alla sua migliore
performance in carriera
Tale ritratto composito è
lo strumento principale di cui si serve Will Smith per costruire tassello dopo
tassello una delle migliori performance della sua carriera. In
molte scene l’attore riesce a mostrare una profondità emotiva
trattenuta ma comunque vibrante che rimanda al suo ruolo in
La ricerca della felicità di Gabriele
Muccino – non a caso un altro biopic? – ma la vera
sorpresa arriva quando deve evidenziare anche i lati meno altruisti
del carattere di Williams, e questo mostra una maturità e un
controllo dei toni fino a oggi sconosciuti nello spettro della
star.
Se come pare chiaro
Will Smith è tra i favoriti ai prossimi Oscar
per la statuetta come miglior attore, non saremmo certamente delusi
nel caso arrivasse finalmente a ottenere il premio (è già stato
candidato per Ali di Michael Mann
e proprio per il melodramma di Muccino). Accanto a lui dobbiamo
esaltare un cast di supporto indubbiamente efficace:
Aunjanue Ellis nel ruolo della moglie Brandy,
Saniyya Sidney in quello di Venus ma soprattutto
Jon Bernthal che interpreta l’allenatore Rick
Macci. Il vero momento di svolta di Una famiglia vincente – King Richard avviene
proprio nella scena di confronto tra i due uomini, impreziosita dal
carisma e dalla potenza espressiva di Smith e Bernthal.
Finale anticlimatico
Detto dei pregi
indiscutibili di King Richard bisogna però anche
testimoniare di come non si tratti di un lungometraggio totalmente
riuscito. Il problema maggiore consiste in un finale che, per
evitare di essere eccessivamente celebrativo ed evitare la retorica
in cui purtroppo scivolano molti biopic, compie invece l’errore
opposto: la scelta su come chiudere il film si rivela stranamente
anticlimatica, e stempera fin troppo il crescendo emozionale di
storia e personaggi. Una scelta coerente con il tono del racconto,
coraggiosa nel voler evitare un certo tipo di retorica, ma in
qualche modo controproducente.
Reinaldo Marcus
Green, molto lucido nel non sottolineare mai
eccessivamente i fatti con una regia ostentata, si trova però
impossibilitato a ovviare con il montaggio o la colonna sonora a un
finale soltanto moderatamente coinvolgente, il quale non si rivela
la conclusione più consona per una storia altrimenti appassionante
sotto più di un punto di vista.
Invece di essere ideato e
realizzato intorno al suo carismatico protagonista Will
Smith, Una famiglia vincente – King Richard propone
una variazione sul tema decisamente non scontata, centrando
l’obiettivo di intrigare il pubblico mostrando una versione
differente e realistica del personaggio principale. Tale scelta
viene pagata nel finale del film quando necessariamente il centro
emotivo diventa Venus Williams. L’operazione rimane comunque
lodevole, regalandoci un biopic lontano da molti degli schemi ormai
conosciuti.
Con l’approssimarsi dell’uscita in
Home Video di Eternals,
ecco una scena eliminata dal film in cui vediamo confrontarsi Dane
Whitman, interpretato da Kit Harington, e l’eterna Sprite, eternamente
bambina, con il volto di Lia McHugh.
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
In un’intervista con The
Wrap, gli sceneggiatori di Spider-Man:
No Way Home, Chris McKenna ed Erik
Sommers, hanno discusso della relazione tra i tre
Spider-Men nel film. Il duo di sceneggiatori ha condiviso la loro
idea che gli Spider-Men seguano una dinamica da fratelli, con un
maggiore, un minore e uno di mezzo, con Tobey
Maguire e Andrew Garfield che aiutano
Tom
Holland grazie alla loro maggiore esperienza.
Gli sceneggiatori hanno anche
rivelato che era chiaro che avrebbero dovuto continuare con i
personaggi dove i film precedenti li avevano lasciati, ad esempio
con l’Uomo Ragno di Garfield ancora alle prese con la morte di Gwen
Stacey.
“Poi sono arrivati Andrew e
Toby [a bordo del film] e abbiamo avuto idee su come scavare nei
loro personaggi, e loro, ovviamente, avevano le loro idee che erano
fantastiche ed è stata una collaborazione. Con tutta questa idea di
tre fratelli, fratello maggiore, fratello di mezzo, fratello
minore, davvero penso che abbia funzionato per noi e per loro. Toby
portando questo atteggiamento Zen, ne ha passate molte, ma è questo
che fa il fratello maggiore. Organicamente, guardando a dove
abbiamo lasciato Andrew nei panni di Spider-Man, siamo rimasti
fedeli a dove si trovava alla fine del film e forse non è il posto
migliore in questo momento e forse ha qualcosa da dimostrare a se
stesso e agli altri, forse si è tagliato fuori dagli altri e questa
è un’opportunità.
Penso a quella frase in cui
dice: “Ho sempre voluto avere fratelli”. Penso che si stia
avvicinando all’idea di essersi separato dagli altri dopo la fine
di The Amazing Spider-Man 2, e questo può essere un viaggio anche
per lui per iniziare a guarire e trovare una luce in quell’oscurità
in cui si è ritrovato Appoggiarsi a tutte queste cose era solo una
parte della nostra conversazione reciproca, assicurandoci che ogni
personaggio fosse distinto e specifico e non fosse solo una
chiamata alla ribalta per nessuno di loro. Volevamo davvero tirarli
fuori organicamente dai loro film, dalle loro vite e dai loro
viaggi, dove si trovano, essere specifici per questo e non solo
semplicemente apparire senza alcun contesto”.
Sembra che la pandemia di COVID-19
possa causare ulteriori ritardi ad alcuni film molto attesi, tra
cui The
Batman. Il film, bloccato più volte in fase di
riprese a causa di contagi, potrebbe subire ulteriori ritardi,
tuttavia Jason Kilar, CEO di WarnerMedia, ha
affermato che stanno monitorando da vicino la situazione.
In un’intervista con Puck News
tramite Comicbook.com, Kilar ha detto di avere buone notizie per la
data di uscita del film e, al momento, non si ha intenzione di
ritardare la distribuzione. Kilar ha detto che si sta ancora
prestando molta attenzione e monitorando la situazione, suggerendo
che un ritardo è ancora sul tavolo.
“Stiamo sicuramente prestando
attenzione a tutto ciò che sta succedendo con la variante Omicron.
Ci stiamo preparando bene per l’appuntamento, in questo momento.
Ogni giorno terremo d’occhio la situazione.”
“The
Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono
le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi
strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per
trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa
alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la
Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a
quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più
villain, poiché sono tutti sospettati“.
Il progetto che si è prefissato di
realizzare
un remake di TheRaid sta
andando avanti in casa Netflix, con il regista Patrick
Hughes e i produttori Michael Bay e
Gareth Evans. The Raid è l’ormai
classico film d’azione indonesiano del 2011 interpretato da
Iko Uwais, Joe Taslim e Yayan
Ruhian ed è noto per la sua azione forsennata, violenta e
frenetica con particolare attenzione allo stile di arte marziali
indonesiano noto come Pencak Silat. Gareth
Evans ha diretto il film e il
sequel, The Raid II, che ha debuttato nel 2014 con un
successo simile. Si è discusso della possibilità di un terzo film,
ma non si è mai andati avanti oltre questo.
Ora arriva la notizia (tramite
Deadline) che The Raid sta ricevendo una “reimmaginazione”
da Hughes, con Bay ed Evans che fungono da produttori del progetto,
che debutterà su Netflix. Il remake di The Raid è
stato in lavorazione con vari registi e star nel corso degli anni,
incluso uno con Joe Carnahan a un certo punto, ora
è nelle mani di Netflix. Si dice che la rivisitazione abbia luogo
negli Stati Uniti, in particolare nelle “Badlands’ di
Filadelfia infestate dalla droga” dove “una task force
d’élite della DEA sotto copertura risale una scala di informatori
del cartello per catturare un boss”. Ecco cosa hanno da dire i
produttori sulla nuova versione:
“Siamo incredibilmente
entusiasti della visione unica di Patrick per questo film. È una
versione decisamente originale del materiale, che promette di
rispettare il film originale, portando anche un approccio e una
prospettiva nuovi che stabiliranno il proprio corso nel genere
d’azione.”
Parlando con RadioTimes.com,
Chloe Zhao ha condiviso con gli ascoltatori che,
di tutte le scene di Eternals,
il film Marvel che ha diretto e che è
uscito lo scorso novembre in sala, è più orgogliosa del momento in
cui “gli
Eterni si uniscono”.
Sebbene ci siano “molte scintille”,
il significato emotivo del loro incontro è stato ciò che l’ha
colpita di più. Anche se i personaggi potrebbero non appartenere
gli uni agli altri, dice, “trovano il loro posto” all’interno della
“famiglia disfunzionale” di Eternals,
che è un po’ quello che cerchiamo di fare tutti noi, nella nostra
vita: trovare un posto.
“Ciò di cui sono più orgogliosa
sono i momenti in cui gli Eterni si uniscono. Ci sono molte
scintille tra loro. Sono persone che nei normali percorsi di vita
non necessariamente si appartengono, ma riescono a trovare il loro
posto all’interno di questa famiglia molto disfunzionale. Quello,
amo più di tutto.”
Eternals,
il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico
Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy
Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre
nelle sale italiane. Il film targato Marvel
StudiosEternals presenta
un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico
Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra
un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per
unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.
Il cast del film
comprende Richard
Madden, che interpreta l’onnipotente
Ikaris; Gemma
Chan, che interpreta Sersi, amante
dell’umanità; Kumail
Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del
cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la
velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che
interpreta l’intelligente inventore Phastos;Salma
Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale
Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite,
eternamente giovane e al tempo stesso piena di
saggezza; Don Lee, che interpreta il
potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario
Druig; e Angelina
Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera
Thena.Kit
Harington interpreta Dane Whitman.
Mentre la produzione di
Batgirl, nuovo film DCEU, continua, l’utente di
Twitter Best of Jurnee Smollett ha condiviso le
nuove foto del set della produzione. Le immagini rivelano vari
graffiti di sfondo e opere d’arte progettate per le strade di
Gotham. Tra questi, spiccano alcuni poster che promuovono qualcosa,
forse un evento o un concerto, per Black Canary.
Abbiamo visto Black Canary in
Birds of Prey interpretato da
Jurnee Smollett e queste foto sembrano
confermarci che il personaggio potrebbe apparire nel film o
quantomeno confermano che fa parte di quell’universo narrativo.
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
Dopo il glorioso
Wandavision, in cui esplode con tutta la sua
potenza, è innegabile che il pubblico del MCU non veda l’ora di ritrovare
Wanda Maximoff in Doctor Strange nel Multiverso della
Follia.
Ora, grazie al merchandise del film,
possiamo dare uno sguardo ancora più ravvicinato al costume che
indosserà la Scarlet Witch di Elizabeth Olsen nel film con
Benedict Cumberbatch.
La sceneggiatura del film porterà la
firma di Jade
Bartlett e Michael Waldron.
Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno
anche Benedict
Wong (Wong), Rachel
McAdams(Christine
Palmer), Chiwetel
Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl
Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez).
Doctor Strange nel Multiverso della
Follia arriverà al cinema il 4 maggio
2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e
avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel
dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio
di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste
alcuna conferma in merito.
Indipendentemente da quanto tempo ci
vorrà a realizzare il sequel, Simu Liu,
protagonista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci
Anelli, è molto entusiasta di ciò che ci aspetta in
Shang-Chi 2. In una recente intervista con Complex
Canada, Liu ha rivelato di aver riflettuto molto su dove può
arrivare Shang-Chi nel sequel.
Gli è stato chiesto esattamente cosa
spera di esplorare nel film in uscita e lui ha esposto quali
domande lo intrigano: “Credo che sarà interessare capire cosa
Shaun decide di fare con tutto questo potere ottenuto, capisci? Lo
stesso potere che ha consumato suo padre, ha consumato Wenwu. Sono
curioso di sapere come se la caverebbe qualcuno molto più giovane,
molto più inesperto, con gli Anelli. Solo l’idea di ricevere
all’improvviso qualcosa di così potente ma anche così pericoloso. E
poi l’altra grande domanda che ho è in che modo Shaun si inserisce
nel resto del MCU? Chi incrocerà? Che tipo di
squadre? Che tipo di collegamenti, Easter Eggs? Sono all’oscuro
come tutti gli altri, quindi non so nulla, ma sono entusiasta di
immergermi in quel processo.”
Vi ricordiamo che nei panni del
protagonista ci sarà l’attore canadese Simu
Liu, visto di recente nella commedia di NetflixKim’s Convenience. Insieme a
lui, nel cast, figureranno anche Tony
Leung nei panni del Mandarino,
e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un
“leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà
il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che
si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la
sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è
l’ipnosi.
Harrison Ford è uno
degli attori che ha fatto la storia del cinema con la sua bravura,
il suo fascino e il fatto di aver interpretato diversi ruoli
iconici che sono entrati nell’immaginario collettivo. La carriera
di Ford dura da più di 50 anni, ma l’attore ha dovuto fare una
bella gavetta e ha saputo scegliere i ruoli migliori per arrivare
dove è oggi, continuando ad ammaliare una grande fetta di pubblico
in tutto il mondo.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Harrison Ford.
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore, narratore, sceneggiatore e produttore. Nel
corso della sua carriera, Harrison Ford non si è limitato ad essere
solo attore, ma ha vestito diversi panni. L’attore ha prestato la
propria voce per il corto Indiana Jones and the Temple of
theForbidden Eye Ride (1995), ha narrato un episodio
della serie documentaria Frontline (1997) e Nature is
Speaking (2014); inoltre, si è prestato al doppiaggio per il
videogame Lego Star
Wars: The Force Awakens (2016) e per Pets 2: Vita da animali
(2019). In quanto produttore, ha partecipato alla realizzazione dei
film K-19 (2002) e Misure straordinarie (2010),
mentre come sceneggiatore ha lavorato per la serie Nature is
Speaking.
Harrison Ford in Star
Wars
3. George Lucas non era
convinto di volerlo in Guerre Stellari. Ford aveva già
lavorato con Lucas in American Graffiti e il regista non
lo voleva nel suo nuovo film perché desiderava che ci fossero delle
facce nuove. Ma dopo aver provinato diversi attori, si è reso conto
che Ford poteva essere l’unico ad interpretare Han Solo. Ad oggi,
se il personaggio è iconico, è merito in buona parte proprio del
carisma unico di Ford.
4. Si è rotto la caviglia
girando Il risveglio della Forza. Durante le
riprese del capitolo diretto da J. J. Abrams, Ford
si è rotto la caviglia durante una ripresa con il Millenium Falcon.
L’attore comunque non ha avuto niente di grave e si è ripreso in
fretta, permettendo di non rallentare eccessivamente le riprese del
film.
5. Ha messo all’asta la
giacca di Han Solo. Dopo essere apparso in Star Wars:
Il risveglio della Forza, Harrison Ford ha deciso di mettere
all’asta la giacca del
contrabbandiere galattico. Il ricavato della vendita era destinato
al NYU Langone Medial Center e al dottor Orrin Devinsky che cura la
figlia dell’attore, affetta da epilessia. Si tratta solo di una
delle tante opere di beneficenza realizzate negli anni da Ford.
Harrison Ford in Indiana Jones
6. Ha creato la scena di
lotta al Cairo in I predatori dell’arca perduta. La scena
di lotta tra Indy e l’uomo con la sciabola sarebbe dovuta essere
molto più complessa e durare più a lungo, ma siccome in quel
momento Ford soffriva di problemi allo stomaco, aveva chiesto a
Spielberg di ridurre la scena. Così, per risolvere in fretta la
scena, Indy semplicemente spara all’uomo, ponendo subito fine allo
scontro. Nata per caso, questa è ancora oggi una delle scene più
celebri della saga.
7. Ha spaventato la troupe
durante Indiana Jones e il tempio maledetto. Durante le
riprese di questo film, Harrison Ford ha deciso, senza preavviso,
di correre sul ponte di corsa usato nel climax del film per
testarne la sicurezza, spaventando Spielberg e il resto della crew.
Fortunatamente, nessun incidente si è verificato e Ford ha così
provato la sicurezza di quel ponte.
Harrison Ford, Mary Marquardt e la sua attuale coniuge
8. È sposato da quasi 20
anni. Harrison Ford non pensava di innamorarsi di nuovo a
60 anni e che, in caso, un qualsiasi rapporto non sarebbe stato
duraturo. Invece, ha dovuto ricredersi perché nel 2001 ha iniziato
a frequentare la collega Calista Flockhart, con
cui è convolato a nozze il 15 giugno del 2010. I due non hanno
avuto figli insieme, ma lui ha riconosciuto il figlio di Calista
che aveva adottato nel 2001 da madre single.
9. Prima della sua attuale
moglie, Ford è stato sposato due volte. Harrison Ford si è
sposato due volte, prima di convolare a nozze con Calista
Flockhart. L’attore, infatti, si è sposato per la prima volta nel
giugno del 1964 con Mary Marquardt, da cui ha
avuto i figli Benjamin e Williard
(nati nel 1967 e nel 1969). In seguito, ha divorziato nel 1979, per
poi sposarsi quattro anni dopo con Melissa
Mathinson. Dopo aver avuto i figli
Malcolm (nato nel 1987) e Georgia
(nata nel 1991), si è separato anche dalla seconda moglie nel
2004.
Harrison Ford: la sua età, oggi
10. Continua a recitare
senza sosta. Nato il 13 luglio del 1942, Ford ha
attualmente 79 anni, ma ciò non significa che abbia ridotto il suo
impegno nei confronti della recitazione. Dopo aver completato il
suo lavoro nella nuova trilogia di Star Wars e aver
recitato in Il richiamo della foresta, nel 2023 l’attore
tornerà al cinema riprendendo il ruolo di Indiana Jones nel quinto
film della saga, ancora senza titolo ufficiale.
James Mangold ha
affermato, rispondendo ad una domanda su Twitter, che le riprese di
Indiana Jones 5 andranno avanti ancora per un
mese. Dopo aver visto le
foto dal set di Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge, questo è l’unico
aggiornamento significativo sul film che abbiamo di recente.
James
Mangold(Logan –
The Wolverine) sarà il regista di Indiana
Jones 5 al posto di Steven
Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri
capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna
invece John Williams, già compositore
dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40
anni. Nel cast, oltre a Harrison
Ford, ci sarà anche Phoebe
Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in
primavera.
Prima dell’ingaggio di Mangold, la
sceneggiatura era stata affidata a David
Koepp, he ha poi lasciato il progetto
insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan
Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I
predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le
mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata
posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio
2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9
Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.
È già noto che Thor: Love and
Thunder mostrerà l’arrivo di Mighty Thor di Jane
Foster, completo del suo Mjolnir. I punti interrogativi sulla
storia, sul fatto che Jane possa o meno essere “degna”,
sull’impostazione narrativa sono sufficienti per generare migliaia
di conversazioni e dibattiti tra i fan, ma c’è anche un grosso
problema logistico che il film dovrà affrontare. Il
concept art per il quarto film da solista di Thor ha stabilito
che il Mjolnir di Jane sarà effettivamente lo stesso di quello
distrutto da Hela in Thor: Ragnarok.
Thor:
Ragnarok ha usato la distruzione del Mjolnir da parte
della villain, Hela, come unità di misura del suo potere, per
stabilire da subito che fosse una minaccia gravissima. Un po’
quello che hanno scelto di fare con Thanos, quando all’inizio di
Avengers: Infinity War uccide
Loki. Tuttavia, il concept ci mostra Mighty Thor con il Mjolnir in
pugno.
In che momento Jane Foster è entrata
in possesso del mitico Martello di Thor? L’ipotesi più plausibile
anche se improbabile è che Mighty Thor si sia materializzata in
quel punto della Scandinavia dove Odino si era esiliato, dove viene
raggiunto dai tre figli e dove Hela distrugge il martello. Cosa che
sembrerebbe confermata dal concept, visto che nel disegno, il
Mjolnir è pieno di segni che ne indicano la distruzione.
Odino ha scelto di nascondersi in
una tranquilla contemplazione dopo essere uscito dall’incantesimo
di Loki. Sapeva che stava vivendo gli ultimi giorni della sua lunga
vita, e cosa sarebbe successo una volta che la sua magia fosse
svanita e la terrificante Hela fosse stata libera. La sua decisione
di isolarsi, rimanendo in esilio e insistendo sul fatto che il
dottor Strange non dicesse a nessuno dove si trovasse era buona
quanto un incantesimo che proteggesse la sua posizione. Il fatto
che Strange sia riuscito a trovarlo solo prendendo una ciocca di
capelli di Thor suggerisce inoltre che la cima della scogliera non
fosse una destinazione turistica molto nota. Era un posto anonimo,
per non farsi trovare. L’idea che un posto del genere sarebbe stato
ritrovato per erigere un santuario in cui i frammenti di Mjolnir
sarebbero rimasti immobili per essere “adorati” è illogica nella
migliore delle ipotesi. Per non parlare del fatto che lasciare gli
artefatti magici (non importa quanto incantati) in un campo
incustodito sarebbe incredibilmente stupido.
Thor: Love and
Thunder ha bisogno di spiegare o ricostruire le
protezioni intorno alla posizione di Odino prima che sia credibile
che Jane possa visitare il santuario e rimettere insieme i
frammenti di Mjolnir per la sua trasformazione di Mighty Thor. Non
sarebbe stato più appropriato per Jane Foster evocare lei stessa in
qualche modo i frammenti, se fosse stata ritenuta degna da Odino? È
difficile capire perché abbia persino visitato il santuario di
Odino, dato che nel loro unico incontro l’aveva insultata e poi
imprigionata. Non è certo la configurazione per una relazione
affettuosa. In breve, il film di Taika Waititi
dovrà fare i conti con molti sospesi e questioni da spiegare.
Thor: Love and Thunder
Thor: Love and
Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo
sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare
il Mjolnir stavolta sarà
Jane Foster, interpretata di nuovo daNatalie
Portman, come confermato sabato durante il
panel dei Marvel Studios al
Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio
2022.
Taika Waitititornerà alla regia di Thor: Love and
Thunder, un film dei Marvel
Studios dopo Thor:
Ragnarok, così come Chris
HemswortheTessa
Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor
e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers:
Endgame. Nel cast anche Christian
Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di
Dei, e Russell
Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto
arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la
perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie
appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.
Uno dei personaggi più attesi in
Guardiani
della Galassia Vol. 3 è sicuramente Adam Warlock, che
sarà interpretato da Will Poulter. In un’intervista esclusiva di
Screen Rant con James
Gunn, il regista non ha rivelato quanto richiesto sul
personaggio, ma conferma che, finora, l’attore si sta comportando
benissimo.
Gunn dice anche che i fan
“adoreranno” il personaggio salvo poi correggersi immediatamente,
dicendo che lo “apprezzeranno”: “Oh, (Will Poulter) è il
migliore. È il migliore. Sta facendo cose meravigliose. Le persone
ameranno davvero Adam – che dico, ameranno? Apprezzeranno Adam
Warlock.”
Robin Williams è
uno degli attori più brillanti e talentuosi che la storia del
cinema abbia mai potuto conoscere. Le sue erano abilità davvero
uniche e la caratteristica di questo attore è che ha saputo
dimostrarle sia nei suoi progetti lavorativi, sia fuori. La sua è
stata una lunga carriera, fatta di titoli incisivi e di ruoli
iconici, conquistando il pubblico di tutto il mondo con la sua
spontaneità, la sua simpatia e quel talento recitativo che si è
spento troppo presto.
Ecco, allora, dieci cose da
sapere su Robin Williams.
Robin Williams: i suoi film
1. Ha recitato in celebri
film. La carriera di Robin Williams è iniziata nel lontano
1977, quando inizia ad apparire in alcune serie tv come La
famiglia Bradford, Mork & Mindy ed Happy Days, oltre
che nel lungometraggio Il film più pazzo del mondo.
Sebbene nel corso della sua carriera non abbia mai abbandonato il
piccolo schermo, partecipando a serie come Homicide
(1994), Friends (1997) e Life with Bonnie (2003),
Williams si è concentrato sul cinema, apparendo in Popeye
– Braccio di ferro (1980), Mosca a New York
(1984), Good Morning, Vietnam (1987), L’attimo fuggente
(1989), Risvegli (1990), La leggenda del re
pescatore (1991) e Hook – Capitano Uncino
(1991). In seguito lavora in Toys – Giocattoli (1992),
Mrs. Doubtfire (1993),
Jumanji (1995), Harry a pezzi
(1997), Jack (1996), Flubber – Un
professore tra le nuvole (1997), Will Hunting – Genio
ribelle (1997), Al di là dei sogni
(1998), Patch Adams (1998), L’uomo bicentenario
(1999), Insomnia (2002), One Hour Photo (2002),
The Big White (2005), L’uomo dell’anno (2006) e
Una notte al museo (2006). Tra gli ultimi suoi lavori, vi
sono Licenza di matrimonio (2007), Il papà
migliore del mondo (2009), Big Wedding (2013),
Boulevard (2014) e Una notte al museo – Il segreto
del faraone (2014).
2. Non solo attore, ma anche
doppiatore, regista e produttore. Nel corso della sua
carriera, Robin Williams ha avuto modo di vestire i panni del
doppiatore, prestando la propria voce per film come Dear
America – Lettere dal Vietnam (1987), A.I. – Intelligenza
Artificiale (2001), Un’occasione da Dio (2015) e per
i film d’animazione Aladdin (1992), Aladdin e
il re dei ladri (1996), Robots (2005), Happy
Feet (2006) ed Happy Feet 2 (2011).
Inoltre, ha ricoperto il ruolo di produttore per i film Mrs.
Doubtfire, Jakob il bugiardo (1999) e Comic Relief
(1986) che Williams ha diretto, dopo aver già sperimentato la regia
con un episodio di Mork & Mindy (1982).
3. Ha vinto un
Oscar. Dopo essere stato candidato come miglior attore
protagonista per i film Good Morning, Vietnam, L’attimo
fuggente e La leggenda del re pescatore, Williams ha
infine vinto il premio Oscar come miglior attore non protagonista
per la sua interpretazione dello psicologo Sean nel film Will
Hunting – Genio ribelle. Ancora oggi quella è considerata una
delle interpretazioni più belle realizzate da Williams nel corso
della sua carriera.
Robin Williams: coniuge
4. È stato sposato tre
volte. Robin Williams non ha mai rivelato troppo della sua
vita privata: tuttavia, si sa che si è sposato più di una volta.
L’attore, infatti, è convolato a nozze per la prima volte il 4
giugno del 1978 con Valerie Velardi, per poi
divorziare il 6 dicembre di dieci anni dopo e dopo la nascita del
figlio Zachary, nato nel 1983. In seguito si sposò
con Marsha Garces nell’aprile del 1989 e dalla
loro unione sono nati Zelda (1989) e Cody
Alan (1991). Dopo aver divorziato anche da lei nel 2010,
l’anno successivo si è risposato per la terza volta con
Susan Schneider, con un matrimonio durato fino
alla morte di lui.
Robin Williams: la morte
5. William si è
suicidato. Ciò che si pensava non potesse essere vero,
purtroppo, lo è stato. Pochi giorni dopo la sua morte, il coroner
aveva confermato che l’attore si era impiccato nella sua camera con
una cintura, confermando la morte per asfissia. Non è ancora chiaro
se l’attore abbia agido con consapevolezza o senza lucidità. Ciò
che è certo, è che la morte di Williams ha lasciato un profondo
vuoto nelle innumerevoli persone che lo amavano come uomo e come
attore.
6. Era stato colpito da una
malattia degenerativa. Se nei primi tempi dopo la sua
morte si pensava che Robin Williams avesse scoperto di essere
affetto dal Parkinson, in realtà, ciò che l’aveva colpito, è una
malattia degenerativa che si chiama demenza da corpi di
Lewy. Questa malattia porta ad una perdita progressiva
della memoria, delle emozioni, dei movimenti del corpo, provocando
crisi incontrollabili, attacchi di panico e allucinazioni.
Robin Williams in
Jumanji
7. Recitare con effetti
speciali messi successivamente è stata un’esperienza
straniante. Per Robin Williams, il fatto di recitare con
animali e oggetti che non erano realmente presenti e sono stati
inseriti in post-produzione, era stato come “prendere della
LSD” perché “dovevi immaginare tutto, come
un’allucinazione”. Per questo motivo l’esperienza sul set di
Jumanji non è stata delle più semplici per lui, ma ha
affermato di essersi comunque divertito moltissimo e di avere un
ottimo parere del film.
Robin Williams scambiato per il
cantante Robbie Williams
8. Il suo nome viene spesso
confuso con quello del cantante. Per via della somiglianza
tra i loro nomi, Robin Williams e il cantante Robbie
Williams vengono spesso e volentieri confusi. Pur se si ha
ben presente chi sia l’uno e chi l’altro in quanto ad aspetto, in
più occasioni si finisce con il chiamare l’uno con il nome
dell’altro. I due, tuttavia, non hanno alcuna parentela e
condividono solo questo buffo dettaglio che confonde molti.
Robin Williams: le sue frasi più
belle
9. Williams e le sue frasi
iconiche. Sono molte le frasi che hanno reso Robin
Williams una vera e propria icona del ventesimo e del ventunesimo
secolo. Eccone alcune:
La cocaina è il modo che usa Dio per dirti che stai facendo
troppi soldi.
Pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse finire tutto
solo. No, non lo è. La cosa peggiore nella vita è quella di finire
con persone che ti fanno sentire veramente solo
I politici sono come i pannolini: bisogna cambiarli spesso.
E per lo stesso motivo.
La satira è viva, sta bene e vive alla Casa
Bianca.
Ti do un consiglio: mai sputare in un tornado!
10. Le sua frasi di film che
hanno fatto la storia. Al di là della persona, Robin
Williams ha dato vita a personaggi davvero unici che resteranno
nella memoria collettiva delle persone grazie anche a delle celebri
frasi. Ecco alcune di quelle che fatto parte dei personaggi
interpretati dall’attore americano:
Così le tue avventure sono
finite… Oh no! Vivere… vivere può essere un’avventura
straordinaria! (Hook – Capitan Uncino)
Sai cos’è la musica!? È Dio che
ci ricorda che esiste qualcos’altro in questo mondo! (La
musica nel cuore)
Solo nei sogni gli uomini sono
davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre.
(L’attimo fuggente)
L’inferno non esiste! Il vero
inferno è una vita andata storta. (Al di là dei
sogni)
Ridere non è solo contagioso,
ma è anche la migliore medicina. (Patch Adams)
Dopo
l’annuncio emozionante che confermava il ritorno del Batman di
Michael Keaton in Batgirl,
attualmente in produzione, arriva un’altra notizia che farà felici
i fan dell’ìUomo Pipistrello burtoniano.
Alcune foto che sono trapelate dal
set di Batgirl hanno confermato che il film prevede la presenza di
Robin, o almeno il fatto che esiste nell’universo che si sta
mettendo in scena. Su
twitter sono infatti comparse delle foto rubate che mostrano un
murales con sopra raffigurato il Dinamico Duo. Sarebbe la prima
volta, per Michael Keaton, avere accanto il suo Wonder Boy mentre
veste i panni dell’Uomo Pipistrello!
Batgirl doveva
essere diretto da Joss Whedon, regista
di The
Avengers e Avengers:
Age of Ultron, nonché della versione cinematografica
di Justice
League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di
abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a
“decifrare la storia”.
Su Amazon Prime Video è disponibile
The Tender Bar, Il bar
delle grandi speranze, adattamento cinematografico
dell’omonimo romanzo di J. R. Moehringer. Il film,
diretto da George Clooney, si basa su una raccolta di
memorie, trasformata in un colorito lungometraggio che ripercorre
la crescita dello scrittore in una famiglia per nulla semplice.
La trama di The Tender Bar
J. R. – diminutivo di
Junior – è un ragazzino di 11 anni che vive con la madre
Dorothy (Lily Rabe) nella casa del nonno. Con
loro, abita anche lo zio Charlie (Ben
Affleck), figura di riferimento per J.
R., a differenza del padre. Il figlio lo conosce a
malapena, sa solo che vive a New York, lavora in radio e si fa
chiamare The Voice (La Voce). L’uomo ha causato
solo danni alla madre.
Junior cresce quindi in
una famiglia estremamente umile, ma, ad esclusione del padre, ha
delle ottime guide sul suo cammino: non solo Dorothy, che
vuole a tutti i costi permettere al figlio di andare
all’università, ma anche e soprattutto lo zio Charlie, che
cerca di trasmettere al nipote fin da quando è piccolo i valori
essenziali per essere un brav’uomo e la passione per la
letteratura. Nonostante ciò, non sarà facile per il ragazzo trovare
la propria strada…
Grandi Speranze, Dickens e
drink
The Tender Bar
naviga tra due mondi, apparentemente distanti ma che qui vengono
accostati proprio per racchiudere il senso del film: la letteratura
e il bar di provincia. Zio Charlie è bar tender del
pub Dickens di Manahasset, a Long Island: qui, sugli
scaffali, bottiglie di Gin e Whiskey, caraffe di birra, sigarette
si mescolano ai libri, grande passione di Charlie. Al
bancone, tra gli ubriaconi e i bevitori occasionali, c’è sempre il
piccolo J. R., che passa il tempo a leggere i libri dello
zio. Le Great Expectations, le Grandi Speranze, non sono
solo quelle del romanzo di Dickens: è proprio nel pub che
J. R. realizza di voler fare lo scrittore.
In The Tender Bar,
per una volta, la povertà e l’ignoranza della provincia non vengono
esasperate fino a rendere lo scenario cupo, torbido, senza
possibilità di uscita. Nel film è rappresentata entusiasticamente
l’occasione per un ragazzo nato povero di costruirsi un futuro
migliore, senza però creare una storia paradossale. Non si passa da
una vita orribile a una meravigliosa, non c’è un volo pindarico
dalla povertà estrema al lusso sfrenato, ma c’è un miglioramento
credibile quanto auspicabile.
La figura paterna in The Tender
Bar
The Voice (Max
Martini), il padre di J. R., è il personaggio più
disprezzabile di The Tender Bar. Burbero, assente,
violento e alcolizzato, non ha alcun tipo di rapporto con il
figlio. Compare un paio di volte, fa qualche telefonata e, in
queste poche occasioni, non fa altro che dimostrare la sua pochezza
ed ignoranza. L’interprete di J. R. bambino,
Daniel Ranieri, è abilissimo nel mostrare dapprima
la speranza e la ricerca dell’affetto paterno e poi la rabbia e la
rassegnazione per non riuscire ad ottenerlo. Ascolta alla radio
La Voce, attende con ansia una chiamata o una visita, per
poi rimanere deluso.
Fortunatamente, J. R. ha
attorno a sè una famiglia che lo supporta come può. Oltre alla
madre – Lily
Rabe è al tempo stesso tenera e stoica nel suo ruolo,
c’è lo zio Charlie a fare da punto di riferimento per
J. R.. Ben Affleck, perfetto nel personaggio
dell’uomo semplice, con i piedi per terra e la testa sulle spalle,
parla al nipote trattandolo come un giovane adulto, senza mezzi
termini. È un consigliere capace, e il suo bar è un luogo di
conforto per J. R. fino all’età adulta.
L’America di provincia:
villette e auto
Una nota di merito
in The Tender Bar va alla rappresentazione
degli spazi della storia. Gli anni Settanta e Ottanta sono resi in
immagini ricche delle tonalità di quel periodo: arredi scuri,
maglioni kitsch, velluti marroni e auto decappottabili dai colori
cangianti. Nelle ambientazioni e nei costumi c’è un velo di
fantasia e di esagerazione che però trova senso nel racconto della
gioventù da parte di J. R. adulto.
L’adolescenza e lo scontro di
classe
Non mancano nel film le
difficoltà che J. R., andando al college, si trova
a dover affrontare. Il primo amore, travolgente ed impossibile, con
l’imborghesita Sydney, è solo uno degli elementi di
confusione che invadono il ragazzo. A dispetto delle insinuazioni
della ragazza, il trauma del padre assente, la vita umile e
squallida dell’infanzia, non sono ostacoli insormontabili per
J. R.: nulla nel film scade nel tragico o nel
catastrofico.
The Tender Bar, in
uno stile che a tratti ricorda il film di formazione per eccellenza
Boyhood di Richard Linklater, tocca i
temi dell’adolescenza, della formazione, delle classi sociali, con
profondità e delicatezza. L’ordinarietà e la semplicità della
famiglia di J. R. non scadono nella banalità ma anzi
rendono la storia vicina a quella di un qualsiasi spettatore.
Infine, Tye Sheridan è il volto giusto per la
parte di Junior ragazzo: una faccia pulita ed espressiva,
con occhi in grado di trasmettere tutte quelle Grandi
Speranze che riempiono le menti dei giovani adulti.
Un matrimonio
tanto atteso che non sarà il lieto evento sperato, una relazione
extraconiugale che creerà più problemi del previsto, ma soprattutto
un mistero dal passato dei Ristuccia nascosto da decenni e tornato
a galla per caso, che stravolgerà le vite di tutti i protagonisti:
è davvero ricchissimo di colpi di scena il gran finale di
A casa tutti bene – La Serie, la prima serie TV
firmata da Gabriele Muccino, già rinnovata per una seconda
stagione. Disponibile per tutti da lunedì 10 gennaio dalle
21.15 su Sky Serie e in streaming su NOW, grazie a
extra, il programma fedeltà di Sky, per i clienti Sky da più di 3
anni il finale
di stagione di A Casa Tutti Bene è già
disponibile on demand nella sezione extra.
A casa tutti
bene, la canzone inedita di Lorenzo “Jovanotti”
Cherubini realizzata per una nuova collaborazione con
l’amico Gabriele Muccino dopo il grandissimo successo di “Baciami
ancora” e “L’estate addosso”, chiuderà l’ottavo e ultimo episodio
finalmente nella sua versione integrale, dopo aver avuto modo di
essere apprezzata in versione ridotta durante i titoli di testa di
tutte le puntate. Il brano “A casa tutti bene” è disponibile dal 10
gennaio insieme alla colonna sonora originale in tutti i digital
store ed è scritto, assieme a Jovanotti, dal maestro Paolo
Buonvino, autore di tutte le musiche originali della serie.
Reboot
dell’omonimo film di Gabriele Muccino campione di incassi del 2018,
A Casa Tutti Bene – La serie è un family drama prodotto da
Sky e da Lotus Production, una società Leone Film Group. Otto
episodi girati da Gabriele Muccino e da lui scritti insieme a
Barbara Petronio(anche produttrice creativa), Andrea
Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza.
Un grande cast
corale in
A casa tutti bene – La Serie interpreta i membri della
numerosa famiglia protagonista, nei suoi due rami: Laura
Morante e Francesco Acquaroli guidano il cast nei ruoli
di Alba e Pietro Ristuccia, proprietari del ristorante San Pietro,
a Roma, e genitori di Carlo, Sara e Paolo interpretati
rispettivamente da Francesco Scianna, Silvia D’Amico
e Simone Liberati. Euridice Axen è Elettra, ex
moglie di Carlo, mentre l’esordiente Sveva Mariani
interpreta Luna, la figlia della coppia, legata a Manuel, il cuoco
del San Pietro interpretato da Francesco Martino. Nei panni
di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani.
Antonio Folletto è invece il compagno di Sara, Diego.
Quindi i Mariani: Paola Sotgiu interpreta Maria
Mariani, sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani,
nei cui panni figureranno Valerio Aprea e Alessio
Moneta. Emma Marrone interpreta la compagna di Riccardo,
Luana, mentre Milena Mancini sarà Beatrice, la compagna di
Sandro. Nel cast anche il giovanissimo Federico Ielapi e
Maria Chiara Centorami, rispettivamente nei panni del figlio
e della nuova compagna di Paolo. Mariana Falace è invece
Regina, collega e amante di Diego.
A casa tutti
bene – La Serie EPISODI 7
La malattia di
Sandro non migliora e Maria suggerisce un luogo alternativo al
ristorante, ora fuori uso, per celebrare subito il matrimonio con
Beatrice. Ginevra, incaricata dei preparativi, arriva per prima
alla nuova location, la villa all’Argentario, insieme ai futuri
sposi. Grazie a Sandro, scoprirà un segreto a lungo nascosto,
sepolto nel passato, che potrebbe coinvolgere vari membri della
famiglia.
A casa tutti
bene – La Serie, episodio 8
Il giorno del
matrimonio di Sandro e Beatrice non è il lieto evento tanto
sperato. Ginevra rivela a Carlo cosa ha scoperto e lui affronta la
madre che si inventa una scusa ma poi è costretta a dire la verità.
Nel frattempo, Regina ha deciso di rimanere a Roma ed è decisa a
distruggere la serenità di Sara e Diego. Ginevra potrebbe
finalmente entrare nella famiglia ma ora è troppo sconvolta. Lascia
il ricevimento, seguita da Riccardo e Carlo.
Quello del film sportivo è un genere
ricco di titoli celebri e particolarmente apprezzati da critica e
pubblico. In questi, il più delle volte, si narrano le gesta di
atleti realmente esistiti e degni di essere ricordati con un
lungometraggio incentrato esclusivamente su di loro. Un caso
particolarmente affascinante è però quello rappresentato dal film
La leggenda di Bagger Vance. Diretto nel
2000 dal premio Oscar Robert
Redford, questo è basato sul golf, a cui unisce
profonde lezioni di vita.
La storia è basata sull’omonimo
libro di Steven Pressfield, pubblicato nel 1995, e
per dar volto ai suoi protagonisti sono stati chiamati dei celebri
attori hollywoodiani, tra cui Will Smith,
Matt
Damon e Charlize Theron. Pur con premesse di
questo calibro, il film non riuscì ad incontrare il favore del
pubblico, rivelandosi un considerevole flop al botteghino. Anche la
critica sembrò non apprezzare il titolo, lamentando l’ennesimo
utilizzo di stereotipi. Con il tempo però, il film è stato
lentamente rivalutato, suscitando in particolare l’interesse degli
appassionati dello sport qui protagonista.
Ad oggi, infatti, questo è uno dei
più conosciuti film sul golf, capace di mostrarne la difficoltà ma
anche le grandi, e imprevedibili, questioni filosofiche coinvolte.
Attraverso la storia ci si imbatte infatti in lezioni inerenti
questo sport ma che si applicano a tante situazioni della vita. Nel
seguire il percorso del protagonista, tra i suoi alti e i suoi
bassi, si possono infatti ritrovare metafore e simbolismi capaci di
comunicare ad un pubblico universale. È così che ancora oggi questo
film nasconde un fascino particolare, che non manca di attrarre
nuovi spettatori.
La leggenda di Bagger
Vance: la trama dei film
Protagonista del film è il giovane
Rannulph Junuh, la cui passione più grande è
quella per il golf, sport dove dimostra straordinarie capacità.
Questi è però costretto ad abbandonare il campo da gioco per
recarsi sul campo di guerra, chiamato infatti a servire gli Stati
Uniti nella Prima guerra mondiale. Fortunatamente, Rannulph riesce
a salvarsi e tornare a casa, portando però con sé tutti i traumi
che il conflitto inevitabilmente genera nell’animo umano. Per
cercare di superare questi traumatici ricordi, il giovane si getta
nell’alcol, sprecando gli anni migliori della sua vita e
dimenticando la sua passione per il golf.
Dopo dieci anni, tuttavia, Rannulph
riceve un invito a giocare in un importante torneo golfistico, dove
saranno presenti anche i due grandi campioni del momento:
Bobby Jones e Walter Hagen. La
gara, scoprirà, è stata organizzata dalla sua ex fidanzata
Adele, intenzionata a risollevare il centro
sportivo della sua famiglia. Rannulph vede in quest’occasione la
possibilità di rialzarsi e tornare ad essere un campione, ma gli
anni passati a bere e isolarsi lo hanno segnato in modo indelebile.
Convinto di non essere in grado di fare ancora bella figura in
campo, egli è così sul punto di rifiutare l’offerta.
Fortunatamente, però, si presenta da lui il misterioso
Bagger Vance, che si propone di aiutarlo a tornare
in campo.
La leggenda di Bagger
Vance: il cast del film
Affidata a Redford la regia del
film, questi avrebbe dovuto anche interpretare il ruolo del
protagonista Rannulph. Per dar volto a Bagger Vance si era invece
pensato al premio Oscar Morgan
Freeman. Tuttavia, Redford riconsiderò tale ipotesi,
sostenendo che il film avrebbe funzionato meglio con dei giovani
attori. Fu così che il protagonista venne interpretato da Matt
Damon, all’epoca divenuto popolare grazie a Will
Hunting – Genio ribelle e Salvate il soldato
Ryan. Damon, però, non aveva nessuna esperienza nel golf,
e dovette così prendere lezioni private per più di un mese,
imparando le basi di questo sport. L’eccessiva pratica lo portò
tuttavia a riscontrare un infortunio alle costole, costringendolo
ad un periodo di fermo.
A Will
Smith è invece andato il ruolo di Bagger Vance,
mentore del protagonista nonché figura chiave del film. Anche Smith
spese diverso tempo ad imparare i rudimenti del golf, così da poter
entrare ulteriormente in quel mondo e risultare più realistico
nella sua interpretazione. Accanto a loro si ritrova poi l’attrice
Charlize
Theron, nel ruolo di Adele Invergordon. Anche lei si
rivela una figura chiave all’interno del film, importante per la
resurrezione spirituale di Rannulph. Nel film è inoltre presente il
leggendario Jack Lemmon, che ricopre il ruolo di
voce narrante. Questa è inoltre la sua ultima apparizione
cinematografica, poiché l’attore venne a mancare pochi mesi dopo il
completamento del film.
La leggenda di Bagger
Vance: il significato del film
Il titolo originale e completo del
romanzo da cui il film è tratto è The Legend of Bagger Vance: A
Novel of Golf and the Game of Life. Da questo si può intuire
la stretta relazione tra lo sport e la vita stessa, con somiglianze
tra le due cose particolarmente sorprendenti. E il significato più
profondo del film si ritrova proprio nel suo proporre una storia
che, attraverso la metafora del golf, aspira a comunicare come nel
corso della vita a chiunque può capitare di perdere il proprio
swing, la propria direzione. È quello che succede al
protagonista Rannulph, in cui ogni spettatore può probabilmente
ritrovarsi. Ecco allora che entra in gioco Bagger Vance. Un coach,
una guida, quella figura concreta o meno che aiuta a ritrovare la
propria strada.
Bagger Vance aiuta Rannulph a
raggiungere i suoi obiettivi, lo aiuta a guardare le cose da una
prospettiva diversa, e soprattutto lo mette di fronte ad una serie
di scelte. È proprio superando queste “prove” che Rannulph
ritroverà la propria fiducia in sé stesso e la capacità di giocare,
allo stesso tempo ritrovando anche la voglia di vivere. È un
percorso educativo vero e proprio quello a cui Vance lo sottopone,
e il fatto che la sua reale esistenza o meno rimanga un mistero
aiuta a comprendere come l’aiuto di cui ognuno può avere bisogno
può arrivare in modi spesso imprevisti. Alla luce di ciò, risulterà
più chiaro come l’affrontare una buca di Rannulph corrisponda al
modo in cui nella vita si affrontano gli ostacoli. Ognuno è diverso
dall’altro, ognuno richiede strategie diverse, ma tutti richiedono
la più completa fiducia in sé stessi.
La leggenda di Bagger
Vance: dove vedere il film in streaming e in TV
Sfortunatamente, La
leggenda di Bagger Vance non è attualmente presente
sulle piattaforme di streaming legale. È probabile che in futuro
questo tornerà ad essere presente in qualcuna di queste, come
Chili, Rakuten o Netflix. Per vedere il film è però possibile
affidarsi alla programmazione televisiva. Il film verrà infatti
trasmesso in TV lunedì 10 gennaio alle ore
21:15 sul canale Cielo.
Dopo la presentazione a Venezia 78,
America Latina dei Fratelli D’Innocenzo si prepara ad uscire
in sala, il 13 gennaio, tra le prime uscite del nuovo anno a
destare un certo interesse tra le fila degli amanti del cinema
italiano e soprattutto di coloro che seguono dal 2017 i gemelli di
Tor Bella Monaca e il loro lavoro cinematografico.
Dopo Favolacce, i due si avvalgono ancora della
collaborazione di Elio Germano, che in questo caso
è il loro protagonista unico, per una storia che tocca molti generi
cinematografici e che nel titolo nasconde proprio questa
dichiarazione: siamo a Latina, certo, ma siamo anche in un ambito
narrativo di genere che è più affine al cinema e alla letteratura
degli Stati Uniti.
Il film, terzo in 4 anni, è stato
definito di importanza capitale da Fabio
D’Innocenzo, che con Damiano e
Elio Germano ha partecipato ad una nuova
conferenza stampa in cui i protagonisti hanno raccontato il film.
“È un film al quale teniamo tantissimo – ha spiegato Fabio
– è nato in fretta, rispetto ai primi due film che hanno avuto
una gestazione lunghissima. Ci siamo trovati nella condizione di
realizzare subito quello che avevamo da dire. È stato fatto di
getto, ma senza rinunciare alla precisione. È un film figlio di ciò
che stiamo vivendo, mette trai suoi temi tante paure archetipiche.
Ciò che è accaduto in questi due anni ha fatto esplodere queste
paure. Per noi è un film personale e per questo dialoga con
tutti.”
Il film racconta di ferite e
vulnerabilità, di ciò che, in poche parole, ci rende uomini.
Secondo Damiano D’Innocenzo è la vita stessa, la
condizione di essere vivi, a fare paura: “La vita mi rende
vulnerabile e anche la paura, e spesso camminano a braccetto.
L’unica qualità che mi riconosco è quella di non abdicare alla mia
vulnerabilità, per cercare capirla, di capire perché si concentra
tanto nei miei confronti. So che esiste e farà parte della mia vita
e provo ad analizzarla in racconti audiovisivi. Credo che il cinema
possa essere un buon palcoscenico per chi è così
introspettivo.”
La
terra dell’abbastanza,
Favolacce, America Latina: non si può certo dire che
il cinema dei D’Innocenzo sia rassicurante, ma per
i due registi romani non si tratta certo di un deterrente. “Non
credo che il pubblico possa rifiutare una storia disturbante perché
siamo in un periodo disturbante – dice Damiano – A parlare
sarà il film stesso, lo deciderà il pubblico che sceglierà di
andare in sala a vederlo.”
Anche in relazione al momento storico che stiamo vivendo, secondo
Fabio “adesso tutti cerchiamo storie dense e i film perturbanti
ci aiutano a portarci in dimensioni altre. Per questi film non ci
sono momenti buoni o sbagliati, quindi questo momento va bene come
un altro.”
Elio
Germano interpreta il protagonista assoluto del film, un
professionista affermato, con una famiglia bellissima, che si gode
la sua vita tranquilla in periferia: “Per me è stato un viaggio
molto appassionante. Quando si lavora cercando il personaggio è
sempre un processo interessante, anche quando la ferita che si
racconta è profonda. E in questo caso, si tratta di una ferita che
si allarga man mano che il film procede. La possibilità che veniamo
feriti è il nostro essere umani. Professionalmente è stato
appassionante, piacevole e faticoso insieme.”
Un elemento ricorrente nel cinema
dei Fratelli D’Innocenzo è senz’altro la famiglia,
e anche in questo film ritorna questa dimensione domestica e
familiare: “Il film passa dall’essere un thriller, all’indagine
antropologica, fino quasi all’horror. La famiglia è al centro delle
nostre indagini perché lì si formano i problemi e le battaglie che
combattiamo ogni giorno. Il senso della famiglia va letto in senso
moderno. La famiglia di questo film è particolare, è generata da un
grandissimo amore, che poi sia non corrisposto o intrappolato è in
secondo piano. Ma l’amore è in grado di dare la soluzione ai
problemi, anche quando i problemi arrivano dalla famiglia stessa. I
nostri film sono tutti sui rapporti di sangue, sulle famiglie e su
come esse sono l’origine dei problemi ma spesso rappresentano anche
la soluzione.”
America
Latina, terzo film dei Fratelli
D’Innocenzo, sarà nelle sale cinematografiche a partire
dal 13 gennaio 2022. Con Elio Germano, Astrid
Casali,Sara Ciocca, Maurizio Lastrico,
Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e
con la partecipazione di Massimo Wertmüller è prodotto da
Lorenzo Mieli per THE APARTMENT, società del gruppo
FREMANTLE e VISION DISTRIBUTION, in co-produzione con
LE PACTE, in collaborazione con SKY.
Jason Statham è il
protagonista di Wrath of Man ( libero adattamento
del film francese Le Convoyeur), nonché ultimo
film di Guy Ritchie, che segna la quarta
collaborazione tra il regista ed il protagonista dopo i film
Lock & Stock – Pazzi
scatenati(1998), Snatch – Lo
strappo (2000)
eRevolver (2005). La pellicola,
disponibile su Amazon
Prime Video ricopre esattamente ciò che gli spettatori
si aspettano da un film del suddetto regista e da un veterano del
genere, noto per l’interpretazione di anti-eroi in film
d’azione-thriller e per il ritratto di personaggi duri,
irriducibili e machiavellici.
Wrath of Man: la furia implacabile di Jason Statham
Wrath of Man – La furia di
un uomo si propone come un film d’azione brillante,
trainato dalla carica testosteronica di personaggi a prova di
proiettile già dal nome, come StickyJohn, Bullet e Boy Sweat
Dave. Il film è pura spavalderia maschile, condita da
sporadiche battute sdolcinate che fanno da contraltare alle
sequenze d’azione tesa. Il risultato è un film action godibile,
all’occorrenza divertente, pur con qualche lungaggine di troppo non
ottimamente calibrata in sede di sceneggiatura.
La trama vede il burbero e
misterioso H (Statham) accettare
un lavoro presso una società di furgoni portavalori. Il suo
atteggiamento rigido e la sua abilità con le armi gli fanno presto
guadagnare il rispetto dei suoi colleghi quando impedisce con
successo un tentativo di rapina ma, oltre a questo,
H ha un altro motivo per accettare il lavoro,
legato a un oscuro passato pieno di segreti: ecco che la narrazione
fa un passo indietro per intavolare vari altri intrecci che
condurranno a scene d’azione climatiche. E’ proprio questa la
componente più forte di Wrath of Man: Ritchie e i
co-sceneggiatori Ivan Atkinson e Marn
Davies riescono a tessere una trama intricata, in cui ogni
elemento si incastra gradualmente al suo posto, con risultati
tutto sommato soddisfacenti. Sebben gli spettatori non rimarranno
attoniti di fronte ai plot twist o ai colpi di scena presentati, la
struttura narrativa è comunque abbastanza avvincente da far sì che
si proceda con la visione.
A Wrath of Man manca l’arguzia di The Gentleman
Allo stesso modo,
Ritchie gestisce le sequenze d’azione con
competenza pratica: si tratta di sequenze cariche di tensione, che
permettono a Statham di scatenarsi in tutta la sua
veemenza artistica. Tuttavia, la portata azionistica di tali
sequenze porta con se un’urgenza climatica che si spegne
velocemente, consumandosi nell’arco di battute sommesse. La
sensibilità d’autore di Guy Ritchie pervade anche
Wrath of Man, eppure manca l’intelligenza adeguata
a sostenerla; certo, nuovo punto cardine del ritmo narrativo
diviene l’umorismo, chiave vincente nella poetica del regista, ma
forse quest’ultima sua opera si avvicina pericolosamente a
prendersi troppo sul serio. Detto questo, se lo spettatore evita di
prendere il film troppo sul serio, il divertimento è assicurato.
Evitando l’assoluta ridicolaggine della serie
Mechanic, ma non riuscendo a fornire l’inventiva
rivoluzionaria che ha reso così unici film come
Snatch, questo non è né il meglio né il peggio che
Ritchie ha avuto da offrire.
The Gentlemen aveva come perno fondante
interpretazioni deliziose, monologhi mordaci e un un’atmosfera
generale che reggeva da se il film. Per la maggior parte del suo
minutaggio, al contrario, Wrath of Man non ha
nulla di tutto ciò; il suo vasto cast di supporto è per lo più
sprecato, e gli scambi dialogici si risolvono in battute ilari e
monologhi stantii e irripetibili. Holt McCallany,
così bravo sotto lo sguardo di David Fincher in
Mindhunter, offre qui una performance piuttosto
deludente nei panni di un trafficante di camion blindati
doppiogiochista, incapace di aggiungere strati ad una sceneggiatura
che offre ben poco in termini di personalità. Da Jeffrey
Donovan a Scott Eastwood, da Laz
Alonso a Josh Hartnett, i comprimari sono
spesso relegati a declamare -non interpretare- battute
assolutamente dimenticabili. Solo i sempre affidabili Eddie
Marsan, Andy Garcia e lo stesso
Statham portano a casa il compito, anche se
quest’ultimo sta essenzialmente adempiendo al suo obbligo
contrattuale di stoicismo senza fine.
Filo conduttore all’interno della
narrazione di Wrath of Man sembra essere la
tensione contraddittoria tra il protocollo e ciò che ha più senso
per la sopravvivenza, richiamo, non poi così troppo velato, a
esperimenti precedenti del regista, prima fra tutte l’incursione
nel mondo Disney. E, sorpresa delle sorprese, pare
proprio che il protocollo non porti da nessuna parte: il film
sembra aver interiorizzato questa idea fin nelle sue ossa, privando
la storia di linearità narrativa, con interruzioni repentine,
flashback e flashforward, a suggerirci che il percorso più nitido
verso il nucleo del film è un rettilineo modellato attorno alla sua
stella.
Nebula è uno
personaggi più sfaccettati del mondo Marvel. Conosciuta prima grazie ai fumetti, e poi
grazie a Guardiani della Galassia e agli ultimi due film
dedicati agli Avengers, ci si rende
conto di quanto Nebula sia un personaggio complesso. Figlia di
Thanos e sorella di Gamora
(Zoe Saldana), sembra
essere il secondo villain più importante dopo il padre. Le sue
caratteristiche la rendono un essere unico, forse tremendo, ma
anche uno dei più umani.
Ecco dieci cose da sapere su
Nebula.
Nebula: chi è l’attrice che la
interpreta
1. La scelta drastica di
Karen Gillan. Per interpretare il personaggio di Nebula,
che appare nel primo Guardiani della
Galassia, è stata scelta Karen Gillan
che, per entrare meglio nel personaggio, ha deciso di compiere un
atto estremo e di rasarsi la testa. Un gesto che pare averla
aiutata molto, tanto da non riconoscersi una volta completato il
make up e messo il costume.
2. Karen Gillan si è
divertita ad interpretarla. L’attrice scozzese ha sempre
ammesso di divertirsi molto ad interpretare Nebula, anche se le
sessioni di trucco durano una media di quattro ore. Soprattutto, la
Gillan ha detto di averla interpretata con molto piacere in
Avengers: Endgame,
quando ha dovuto condividere tempo e spazio con tantissimi suoi
colleghi e con una grande atmosfera condivisibile sul set.
Nebula in Avengers
3. In Avengers: Endgame si vede un’altra
Nebula. Dati i film precedenti, si era dato per scontato
che Nebula fosse in pratica il secondo villain dopo Thanos, suo
padre. Eppure, in Avengers: Endgame, la
figlia del Titano Pazzo è forse il personaggio che muta
maggiormente e che esprime più umanità.
4. Il personaggio ha
debuttato in The Avengers No. 257. Nel 1985,
Nebula ha fatto il suo debutto nei fumetti, creata dalle mani di
Roger Stern e di John Buscema. In
questo numero, lei era un pirata spaziale incerto di un potere. Ma
le origine vengono meglio delineate in The Infinity
Gauntlet, in cui viene rivelato come sia vicina a Thanos e da
come venga da lui rifiutata e torturata.
5. Uno dei personaggi chiave
dopo gli eventi di Infinity War. Già al termine di
Avengers: Infinity War
era evidente che Nebula sarebbe potuta essere la chiave di volta
per il successivo Avengers: Endgame. Questo sentore era
dovuto al fatto che Nebula è figlia di Thanos e che ha delle
potenzialità uniche, utili a cambiare la storia e a rivelare
dettagli importanti.
Nebula: in che film compare
6. Sarebbe dovuta morire nel
primo Guardiani della Galassia. In un’intervista
realizzata con l’uscita di Guardiani della Galassia Vol.
2, Karen Gillan ha dichiarato che il suo
personaggio sarebbe dovuto morire nel primo capitolo. Infatti,
“Avevo la sensazione che ci fosse spazio per approfondire il
personaggio, ma originariamente era previsto che morisse nel primo
film, se non sbaglio, da quanto ricordo dalla sceneggiatura.
Ovviamente non muore, e poi ho scoperto che sarebbe tornata nel
secondo film e ho scoperto che avremmo esplorato tutte queste
magnifiche cose su come si sente in merito al suo passato e alla
sua relazione con Gamora, sua sorella. Quindi, sono stata molto
felice”.
7. Da Guardiani della
Galassia a dopo Avengers: Endgame. Quello
che sembrava essere solo una comparsata nel primo film dei
Guardiani senza impegno, si è rivelata invece una collaborazione duratura con i
Marvel Studios. Karen
Gillan, l’interprete di Nebula, infatti, appare nei due
film dedicati ai Guardiani e anche in Avengers: Infinity War e in
Avengers: Endgame: “Non avevo idea della direzione che
avrebbe preso il mio personaggio. Sinceramente ho firmato il
contratto pensando che si trattasse solo di otto giorni di riprese
e che poi sarei morta nel primo Guardiani della Galassia. Eccomi
ancora qui tre film dopo, e ce ne sono altri tre da scoprire”.
Non è chiaro in quali progetti futuri potrà apparire Nebula, anche
se è quasi certo che la si vedrà in Guardiani della Galassia
Vol.3.
8. James
Gunn vorrebbe uno standalone. Tra i vari
personaggi dei Guardiani della Galassia, uno dei preferiti di
James Gunn è
sicuramente Nebula, la figlia di Thanos. Non molto tempo fa, il
regista ha rivelato che vorrebbe vedere Nebula in un standalone, perché ha tutte le
potenzialità per essere una protagonista indiscussa.
Nebula: il suo costume
9. Il costume in stile
Ravager. Nebula è forse uno dei pochi personaggi che nel
corso dei film non cambia mai aspetto. Se sicuramente dal primo
film dedicato ai Guardiani fino ad Avengers: Endgame
qualcosa è stato raffinato, c’è da dire che Nebula ha sempre
conservato il suo costume in perfetto stile Ravager, senza subire
importanti modifiche.
10. Il cambiamento di
trucco. Nel corso dei film sono state apportare delle
modifiche per quanto riguarda il trucco di Nebula. Se all’inizio
Karen Gillan si era rasata la testa, in Guardiani della
Galassia Vol. 2 ha dovuto rasare solo una parte senza
sacrificare totalmente la sua chioma rossa e trovando soluzioni che
andavano per le lunghe, ma che la lasciassero con la parte
superiore dei capelli.
Federica Pellegrini racconta la sua corsa
verso le Olimpiadi di Tokyo in Underwater, il
documentario che ripercorre tutti i vent’anni di carriera della
nuotatrice azzurra. Famiglia, allenatori e la campionessa stessa si
aprono al pubblico per mostrare le sfaccettature di una vita
passata in vasca.
Underwater, una vita
sott’acqua
Federica, da
bambina, ci ha messo un po’ a immergere la testa in acqua, ma da
quando si è convinta non si è più fermata. La
Pellegrini prende parte alla sua prima Olimpiade
ad Atene nel 2004: ha solo quindici anni, eppure conquista un
argento in quella che diventerà la sua disciplina, i 200 metri
stile libero. Da lì l’ascesa, verso i mondiali, una serie di record
del mondo e altre quattro Olimpiadi. Non un percorso facile, non
senza scivoloni e sofferenze, la carriera di Federica è stata
intensa, dall’inizio fino alla sua ultima Olimpiade, arrivata a 33
anni, dopo una pandemia globale.
Le emozioni dietro la
campionessa
Underwater è un
racconto passo a passo estremamente emozionante. Video ufficiali di
gare, registrazioni amatoriali fatte da Federica
nel corso degli anni o dai suoi genitori, interviste e aneddoti
raccontati dalla mamma e dal papà diventano un documentario ricco,
composto da fatti, emozioni e persone.
Federica nel corso degli anni è
sicuramente diventata un fenomeno, un mito per l’Italia d non solo.
La regista di Underwater, Sara
Ristori, scava dentro la nuotatrice, ne mostra la parte
conosciuta al grande pubblico, ma anche quella più intima. Non
mancano le lacrime nel film, che però non risulta mai
eccessivamente drammatico: Fede,
Matteo, i genitori non fingono ma, nel ricordo di
un momento o di un evento, si commuovono sinceramente.
Semplicemente, Underwater
La semplicità che domina i diversi
aspetti di Underwater non scade mai in eccessivo
semplicismo. Le immagini amatoriali, i suoni d’ambiente, il
montaggio basilare senza troppa post-produzione si abbinano bene ai
racconti di chi vediamo sulla scena. Mamma e papà parlano della
loro figlia in modo amichevole e coinvolgente, rivelano aneddoti
inediti che fanno sorridere e, soprattutto, trasmettono tutto
l’amore e il sostegno che circonda la nuotatrice.
A fare di un’atleta una campionessa,
non è semplicemente il talento. Underwater ,
dando voce alle persone che da sempre sono state accanto a
Federica, spiega molto bene l’importanza del
supporto e del sostegno nella carriera di uno sportivo. Nonostante
tutto, i genitori l’hanno accompagnata, come anche gli allenatori:
prima Alberto Castagnetti, figura quasi paterna
per la Pellegrini, poi Matteo Giunta, coach in
vasca e partner nella vita.
Verso Tokyo 2021
Underwaterè anche la
documentazione della preparazione atletica di
Federica per la sua quinta e ultima Olimpiade: a
distanza di vent’anni da quelle di Atene, dopo quattro record
mondiali – di cui uno resta ancora imbattuto, la nuotatrice vuole
chiudere così la sua carriera. Insieme a lei il film ripercorre,
con un conto alla rovescia, tutti i momenti rilevanti prima della
gara. L’arrivo della pandemia e del coronavirus, la difficile
conquista del tempo necessario a gareggiare, fino all’ultima,
emozionante finale.
In conclusione,
Underwater è un film che parla di sport sotto ogni
aspetto. Al centro del film ci sono due conflitti che
Fede, come tante donne sportive, deve affrontare.
Il primo è quello tra la vita in piscina e la vita fuori. Uscire
dalla vasca per dedicarsi a tutto ciò che, per lo sport, è stato
sacrificato: costruire una famiglia, avere una routine che non
dipenda solo dal nuoto. Secondariamente c’è il problema dell’età:
fino a quando è giusto, dopo così tanti anni di carriera, andare
avanti?
L’uscita evento di
Underwater nelle sale è prevista nei giorni
10, 11, 12 gennaio 2022.
Di tutte le versioni
multiversali dell’arrampica-muri presentateci nel film di
animazione Spider-Man: Un nuovo universo, nessuna ha
battuto l’umorismo e la personalità irrefrenabile di Spider-Noir.
Doppiato da Nicolas Cage, questa particolare
variante di Spider-Man ha ottenuto i suoi poteri
dal morso di un ragno durante la Grande Depressione; il suo
obiettivo era lo sconfiggere la malavita e i boss mafiosi, più che
gli attuali villain in costume, e l’approccio retrò alla sua
backstory è solo uno dei punti di forza del personaggio.
L’approccio di
Cage al personaggio, le battute anacronistiche e
la prestanza da detective hardboiled lo hanno reso il perfetto
opposto dello Spider-Man di Miles
Morales, almeno all’apparenza: dietro alla comune tuta,
infatti, vi è il cuore di entrambi gli eroi, la cui autenticità e
capacità umoristica sono i due aspetti fondamentali che l’attore
che porterà Spider- Noir in live-action dovrà
tenere in considerazione.
Nicolas Cage
Nei panni di
Spider-Noir in Spider-Man: Un Nuovo Universo, Nicolas Cage ha davvero messo in primo piano
il cuore del personaggio: anacronistico ma esperto, ligio a un
codice di giustizia e rettitudine che colpisce lo spettatore in
modo differente dagli Spider-Man di altri
universi. Dato che Cage ha interpretato una miriade di protagonisti
avventurosi, metterlo al timone del debutto live-action di
Spider-Noir nel MCU sarebbe
indubbiamente qualcosa di emozionante per i fan.
L’età di Cage
sarebbe inoltre un valore aggiunto per gli spettatori, ai quali
sarebbe proposta molto probabilmente una versione più anziana del
personaggio. Inoltre, la sua capacità di conciliare l’ottimismo con
la serietà di un uomo che ha passato molto tempo in trincea
aggiungerebbe strati di complessità al ruolo. Se c’è qualcuno che
potrebbe interpretare uno Spider-Noir veterano in
un’avventura di Spider in tutto il multiverso,
Cage è sicuramente il volto giusto per
rappresentarlo anche in una trasposizione.
Milo Ventimiglia
Lo
Spider-Noir che potrebbe essere interpretato da
Milo Ventimiglia di This Is
Us merita una menzione speciale. Ventimiglia – che ha
interpretato per la prima volta un ragazzo con superpoteri sullo
schermo nella serie della NBC Heroes – ha doppiato
il personaggio nella terza stagione di Ultimate Spider-Man:
Web Warriors, in una storyline che ha preso in prestito
elementi del film Un Nuovo Universo.
Come doppiatore, ha catturato
minuziosamente la gravitas e il rigore morale dell’eroe e,
sebbene l’attore sia effettivamente più anziano rispetto all’età
attribuita a Spider-Noir all’inizio delle sue
avventure in costume, vedere Ventimiglia dietro la
maschera, a caccia di nazisti nel caotico setting degli anni ’30,
sarebbe una più che gradita aggiunta al MCU.
Rami Malek
Come protagonista assoluto
di Mr. Robot, Malek ha dimostrato di avere ciò che serve per
interpretare un giovane uomo con grandiose abilità, che spesso si
ritrova nei guai. Al cinema, sia che interpreti lo stravagante
Freddie Mercury o lo sfregiato ma spaventoso Safin di fronte al
James
Bond di Daniel Craig, ha dimostrato di avere la
stoffa per imporsi sulla scena mainstream.
Data la natura sobria di
Spider Noir, un tipo di personalità molto diverso
dalle sue controparti più appariscenti, qualsiasi attore che lo
interpreti dovrebbe riuscire a regalare una performance austera ma
tenace, e la pacat determinazione di Malek funzionerebbe bene in
uno scenario del genere. L’attore ha inoltre espresso un vivo
interesse ad unirsi al MCU in passato:
resta da vedere se sarebbe soddisfatto di un ruolo relativamente
oscuro, ma è senza dubbio qualificato per portarlo in vita.
Elijah Wood
Anche se ha compiuto 40
anni l’anno scorso, l’aspetto giovanile dell’attore che tutti
conoscono come Frodo Baggins del franchise
Il Signore degli Anelli gli permetterebbe di
interpretare Spider-Noir indipendentemente
dall’età. L’unico aspetto sfavorevole all’amato attore potrebbe
essere il fatto che comunica molto con gli occhi, caratteristica
che sarebbe ostacolata dagli occhiali da aviatore del
personaggio.
Eppure, Wood ha dimostrato un’inclinazione ad
abbracciare ruoli oscuri con un grande potenziale fuori dagli
schemi, come l’horror-comedy del 2019 Come to
Daddy. Vederlo indossare il trench e sfidare l’ingegno e
la prestanza della malavita dell’epoca della Depressione sarebbe
una dolce ricompensa per i fan sia di Wood che di
Spider-Noir.
Hayden Christensen
Christensen sta
già per cavalcare la cresta dell’onda su Disney+ nel
ruolo di Darth Vader nella prossima serie di
Obi-Wan Kenobi sulla piattaforma streaming, il che
potrebbe renderlo il perfetto candidato per un ruolo in un altro
franchise dello Studio. Come qualsiasi altro attore che potrebbe
essere scritturato per il ruolo di Spider-Noir, Christensen
passerebbe molto tempo indossando la maschera del personaggio, il
che potrebbe essere un punto a favore per convincere gli agenti di
casting riluttanti, che percepiscono l’attore come troppo
strettamente associato al suo ruolo di Anakin
Skywalker.
Se c’è una qualità in cui
Christensen eccelle, comunque, è la seriosità e, dato il
trattamento steampunk riservato a Spider-Noir, si
tratta di una qualità essenziale per portare in vita il
personaggio. Insieme alla sua evidente volontà di far parte di
potenziali blockbuster, Christensen potrebbe rappresentare una
scelta fuori dagli schemi per introdurre il personaggio nel
MCU.
Joseph Gordon-Levitt
Con parti di rilievo ne
Il Cavaliere Oscuro Il
Ritorno e Sin City: Una Dama per
Uccidere, Gordon-Levitt ha dimostrato di non essere
contrario a interpretare personaggi basati su quelli dei fumetti e,
grazie alla sua esperienza nell’interpretare ruoli dalla
tridimensionali e profondi, l’attore potrebbe benissimo essere
adatto al ruolo. Padroneggia benissimo la capacità di passare da
una sensibilità avvolgente a una verace determinazione, che sarebbe
necessaria per catturare efficacemente la gamma emotiva di
Spider-Noir.
Come altri contendenti per il
ruolo, l’età di Gordon-Levitt (ha compiuto 40 anni
nel 2021) potrebbe essere un ostacolo per i registi che vogliono
creare una storia circa le origini di Spider Noir. Tuttavia, se la
sceneggiatura richiede una versione più anziana e più battagliera
del personaggio, simile a quella di Un Nuovo
Universo, allora potrebbe vestire quei panni in modo
ammirevole.
Daniel Radcliffe
Per milioni di spettatori,
Daniel Radcliffe è e sarà sempre Harry
Potter: in quanto inscindibilmente associato a quel ruolo,
sarebbe una vera e propria impresa proporgli di divenire parte del
MCU.
Proprio per questo, una prima
apparizione in un film dal respiro multiversale, potrebbe
rappresentare la forma di ingresso migliore per Radcliffe nel
MCU; come
membro di un gruppo più ampio di personaggio, non gli verrebbe già
affidata l’impresa onerosa di sostenere il film come unico
protagonista e l’impianto da film più scanzonato e divertente
consentirebbe ai fan di unire l’intrattenimento di base a
performance degne di nota da parte di grandi attori.
Nicholas Hoult
Nicholas
Hoult,
in realtà, era già entrato a far parte delMCU
con il ruolo di
Hank McCoy/Bestia
in
X-Men: First Class.
Inoltre, la performance di Hoult nei panni dell’imperatore russo
Pietro III nella serie tv
The Great
di
Hulu
è stata definita perfidamente spiritosa e, interpretando un ruolo
del genere anche nel MCU, Hoult potrebbe portare un po’
dell’umorismo più anacronistico del personaggio di
Spider-Noir
alla ribalta.
Allo stesso modo, Hoult ha
affrontato ruoli grintosi, che hanno messo in luce le sue
sorprendenti abilità attoriali, soprattutto per quanto riguarda la
drammaticità. Di tutti i candidati nella rosa di coloro che
potrebbero essere scritturati come Spider-Noir nel
MCU, le capacità di Hoult lo mettono sicuramente in cima alla
lista.
In un certo senso, Timothée Chalamet ha già messo a punto una
performance dall’origin story simile a quella di Peter
Parker: in Dune, infatti, ha interpretato il personaggio
di Paul Atreides, introdotto per la prima volta
nell’omonimo libro. Come Parker, perde un caro parente a causa
della violenza inaudita e si ritrova a tentare di inserirsi in un
nuovo ambiente che non è in grado di comprendere; dotato di poteri
contro cui sta lottando, alla fine del film, capirà come servirsene
al meglio col fine del bene comune.
Le abilità attoriali di
Chalamet sono indubbiamente impressionanti e, nei
panni di Spider- Noir, potrebbe risultare
un’aggiunta vincente per un film di potenziale successo, incentrato
sia sull’esordio che sulle esperienze di Earth-90214. Dalla
drammaticità di un giovane uomo che deve fare i conti con il modo
migliore per usare i suoi nuovi poteri a un combattente nazista che
opera nell’ombra, Chalamet sarebbe un’eccellente
aggiunta al MCU in qualsiasi
potenziale storia crossover di Spider-Man.
Finn Wolfhard
Quando le voci su
Thor: Love and Thunder hanno
iniziato a girare un paio di anni fa, si diceva che Wolfhard fosse stato scelto per interpretare
Kid Loki. Questa notizia è stata rapidamente
smentita, ma ha aumentato la curiosità dei fan della Marvel sulla
possibilità che la star di Stranger Things
entrasse a far parte del MCU.
Wolfhard ha
compiuto il salto al grande schermo con film come
It (e It Capitolo 2) e
Ghostbusters: Afterlife, dimostrando che può
recitare eccome, potenziando in particolare le sue abilità
all’interno di cast corali.
Thanos è uno dei
villain più epici e distruttivi che gli spettatori e gli
appassionati del mondo Marvel abbiano mai potuto
conoscere. Ma egli è umanamente sfaccettato, con tante sfumature
che riguardano la sua crudeltà e molto di più. Questo personaggio
ha fatto la storia dei fumetti Marvel e ha appassionato migliaia di
persone con la sua ricerca delle Gemme dell’Infinito, cercando di
capire se fosse in grado di dare vita al suo obiettivo.
Ecco, dunque, dieci cose da
sapere su Thanos.
Thanos: chi è l’attore che lo
interpreta
1. Il Thanos di Josh Brolin,
grazie a Cumberbatch. I loro personaggi, nel film degli
Avengers, si trovano sostanzialmente uno contro l’altro: eppure i
due attori che li interpretano hanno avuto un legame speciale. Sì,
perché se non fosse stato per Benedict
Cumberbatch, Josh Brolin non
avrebbe mai interpretato Thanos. Quest’ultimo aveva visto il
collega interpretare Smaug il Drago in Lo Hobbit e “ho
visto i video su YouTube, quando stavo valutando l’offerta per
Thanos, era in questo magazzino, che si trascinava come un
serpente, facendo uscire la lingua e facendo un’esibizione
incredibile, nella da mo-cap… l’ho visto e ho deciso che quello
sarebbe stato il livello che volevo raggiungere; si tratta di
qualcosa in cui devi affondare i denti: convinzione, imbarazzo,
tutte queste cose. E così ho deciso, sì”.
2. Damion Poitier è stato il
primo. Il Titano Pazzo compare per la prima volta nella
scena mid-credit in The Avengers e a quel
tempo Josh Brolin era ancora lontano dal firmare il contratto che
lo avrebbe poi legato al personaggio. Infatti, quella volta Thanos
venne allora interpretato da Damion Poitier e il
personaggio non era per nulla realizzato in CGI. L’attore, infatti,
indossava un trucco prostetico, realizzato da Jose
Fernandez, molto realistico ma anche molto pesante.
3. Thanos è capace di
amare. Secondo Josh Brolin, che ha dato vita sul grande
schermo al Titano Pazzo, il suo personaggio non è fatto solo di
forza bruta, ma anche di astuzia, cervello e amore. Secondo l’attore
“Quando si guarda alla sua relazione con Gamora, e vedere come
si evolve (…) Ovviamente ha dei grandi piani per lei, come qualcuno
che spinge i suoi figli per un desiderio egoistico. Ma ha anche una
profonda capacità di amare. Hai bisogno di elementi come questi in
personaggi così, altrimenti sono solo uomini folli che vogliono
distruggere tutto, ed è meno interessante”.
Thanos e il Guanto
dell’Infinito
4. C’è il momento preciso in
cui Thanos ne entra in possesso. Grazie ad Avengers: Infinity War
tutti si sono chiesti come abbia fatto il Titano Pazzo ad entrare
in possesso del Guanto
dell’Infinito. Secondo lo sceneggiatore
Christoper Markus “Penso che il Guanto sia
stato fatto quando Loki fingeva di essere Odino. Presumibilmente,
Eitri conduceva un’attività regolare e questo ha fatto sì che, in
assenza della supervisione di Odino, chiunque potesse andare da lui
a chiedere di farsi fabbricare qualcosa”.
5. Il possesso durante il
trono di Loki. Stando a quando viene detto in Thor: Ragnarok, Odino
avrebbe da sempre custodito un falso del Guanto dell’Infinito nella
cripta di Asgard. Detto ciò, oltre che ha causare il ritorno di
Hela, pare proprio che l’usurpazione del trono
Asgardiano da parte di Loki abbia anche fatto sì che Thanos potesse
impossessarsi del Guando e, così facendo, dare vita al suo piano
distruttivo.
Thanos in Avengers:
Endgame
6. Prima l’obiettivo, poi la
pensione. Nel corso di questi anni, Thanos ha vissuto, in
sostanza, solo per vedere realizzato il proprio obiettivo primario,
arrivando a cambiare l’universo come ha sempre desiderato e come si
è visto in Avengers: Infinity War. Il Titano
è riuscito a portare a termine la sua missione e, dopo aver completato
la sua opera, può finalmente ritirarsi in pensione, stando nella
sua fattoria che si vede al termine di Infinity War e
all’inizio di Avengers: Endgame.
7. Thanos ha insegnato una
nuova parola.Avengers: Endgame ha dimostrato che si
può imparare qualcosa da tutto, persino dal questo film. Secondo il
trend di Google, infatti, pare che nei primi giorni di uscita del
film ci sia stato un picco di ricerche riguardo il significato
della parola ineluttabile. In
italiano, questa parola è un sinonimo di inevitabile, ma nel dare
una versione un po’ più costruita e raffinata per il doppiaggio, il
pubblico italiano si è trovato impreparato circa il significato
della parola.
Thanos: i film in cui compare e lo
Snap
8. Appare già in The
Avengers. Thanos non è esattamente il primo che passa per
la strada, tanto da apparire già nel primo film dei Venticatori,
The Avengers del 2012. In realtà, in questo film bisogna
attendere la scena mid-credits, ma lo si nota distintamente e già
viene dato un assaggio del suo obiettivo primario. In seguito, si è
dovuto aspettare il 2014 per poterlo vedere come vero e proprio
villain in Guardiani della
Galassia di James Gunn.
Thanos ricompare poi nella scena post credits di Avengers: Age of Ultron
e poi in Infinity War e in Avengers: Endgame.
9. Lo Snap sarebbe
impossibile nella realtà. Nonostante nel longevo franchise
di successo alcune impossibilità fisiche siano comunque diventate
una realtà, lo studio condotto da uno dei più importanti centri di
ricerca tecnologica negli Stati Uniti, il Georgia Institute of
Technology ha rilevato che una componente chiave della capacità di
“schioccare” è una certa quantità di attrito: di conseguenza, la
mancanza di attrito sul guanto di metallo impedisce quella forza
necessaria tra superfici che, di fatto, garantisce la possibilità
di rendere lo “schiocco” in maniera
adeguata.
Thanos contro Hulk
10. Hulk non ha paura di
Thanos. In Avengers: Infinity War è stato dato
modo di vedere come Banner avesse dei problemi con Hulk, dato che
quest’ultimo di rifiuta palesemente di “uscire”. Tutto ciò si è
pensato potesse essere fonte di un trauma dettato dallo scontro con
il Titano Pazzo, mentre, in realtà, si tratta di un processo
evolutivo del personaggio che si struttura nell’arco di tre film,
da Thor: Ragnarok ad Avengers:
Endgame.