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Euphoria – seconda stagione: recensione della serie con Zendaya

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Euphoria – seconda stagione: recensione della serie con Zendaya

Su Sky dal 10 gennaio in versione doppiata in contemporanea con gli Stati Uniti e dal 17 in italiano, arriva finalmente, con un episodio a settimana, la seconda stagione di Euphoria, il fenomeno made in HBO ideato da Sam Levinson. Altri otto episodi con al centro le vicende di questo adolescenti spezzati, alle prese con i loro traumi e le loro dipendenze, ma anche con il loro sentimenti polarizzati e puri, come solo l’adolescenza sa sentire.

Sam Levinson amplifica ciò che aveva fatto nella prima stagione, confondendo leggermente la struttura narrativa, ma regalando ad ogni personaggio il suo spazio per mergere, per raccontarsi, per chiedere aiuto. E in mezzo a questo affresco problematico ma onesto si erge la diciassettenne Rue, interpretata da Zendaya, centro focale di un racconto polifonico, ma anche cuore spezzato di un racconto che non fa sconti all’adolescenza e a ciò che essa comporta.

Euphoria 2, un mondo a parte

Tornano tutti i personaggi della prima stagione e con essi i loro disagi e il loro modo di combattere per cercare di non soccombere al giudizio degli altri, agli eventi, prima di tutto a se stessi. E Levinson ce li racconta con grande trasporto, affrontando tutti il racconto con una regia che mette in evidenza un atmosfera sempre trasognata, sfuocata, come i pensieri dei nostri. Alcuni espedienti extradiegetici, la rottura della quarta parete, parentesi sognanti che si staccano dal racconto vero e proprio e si svolgono solo nella testa dei protagonisti sono espedienti che garantiscono a Levinson da una parte di avere una cifra stilistica coesa e sempre cool, nonostante  il fatto che talvolta mostra anche scene forti, violente o sgradevoli, dall’altra di ottenere quella che sembra la riproduzione di esperienze sotto effetto di stupefacenti, cosa che succede davvero a Rue e ad altri protagonisti.

Un racconto polifonico

Il cast si conferma il veicolo principale per il successo della serie, perché in questa stagione la scrittura si fa più debole, mentre crescono le interpretazioni di tutti i personaggi, anche di quelli che nel primo ciclo erano rimasti in ombra, come Lexie, che finalmente trova il suo spazio.

Persa la carica “rivoluzionaria” che aveva con il suo esordio, Euphoria 2 fa più fatica a dimostrarsi valida, perché non può contare più sull’effetto sorpresa, tuttavia non si adagia sui suoi successi e tenta di evolversi, espandendosi più che in lunghezza, in profondità.

Nonostante rimanga Rue la nostra bussola emotiva per tutta la seconda stagione, saranno gli altri personaggi a regalarci maggiori soddisfazioni e di approfondimento, una scelta fisiologica e vitale, dal momento che abbiamo lasciato il personaggio di Zendaya mentre, dopo un tentativo di venire fuori dalla sua condizione, raccontatoci nell’intenso episodio di Natale dello scorso anno, ricade nel baratro, con il metaforico e bellissimo numero musicale in chiusura della prima stagione.

Euphoria 2, all’insegna dell’eccesso

Euphoria 2 è “più” di tutto, rispetto alla prima, più eccesso, più movimento, più personaggi e più storie da raccontare. Che possa raccontare anche più dolore e più disagio rispetto alla prima stagione, resta da vedere, ma Levinson, Zendaya e tutta la squadra di produzione hanno già dimostrato di saperci sorprendere, e gli spettatori innamorati di Rue non aspettano altro.

Euphoria seconda stagione: il trailer della serie HBO con Zendaya

The Last Witch Hunter: trama, cast e curiosità sul film con Vin Diesel

L’attore Vin Diesel è universalmente noto per la saga di Fast & Furious, che lo ha reso una celebrità nonché uno dei grandi interpreti del cinema d’azione. Nel corso della sua carriera, però, questi si è distinto anche per altri film e ruoli, alcuni dei quali altrettanto famosi e apprezzati. Dopo Dominic Toretto, tra i suoi personaggi più noti vi sono l’esperto di sport estremi Xander Cage, protagonista di xXx, e Richard B. Riddick, protagonista di Pitch Black e i suoi sequel. Più recentemente si è aggiunto a loro anche l’immortale Kaulder, protagonista di The Last Witch Hunter, film del 2015 diretto da Breck Eisner.

Anche in questo caso per Diesel si tratta di un action, connotato però da forti elementi fantasy. All’interno di questo si passa infatti da un’ambientazione medievale ad una contemporanea, portando in quest’ultima la presenza delle streghe, della magia e di numerose altre caratteristiche tipiche di questo genere. Lo sceneggiatore Corey Goodman ha raccontato di essere stato ispirato nello scrivere la storia proprio da alcune conversazioni con Diesel riguardanti il personaggio del cacciatore di streghe nel gioco Dungeons & Dragons. Ha così preso vita il film, prodotto dallo stesso Diesel e ricco di effetti speciali.

Accolto malamente dalla critica, The Last Witch Hunter ha però trovato maggior fortuna presso il grande pubblico e in particolare tra gli appassionati del genere. Il film, infatti, offre tutto ciò che ci si aspetta da un racconto di questo tipo, tra colpi di scena e scontri emozionanti. Prima di intraprendere una visione del film, però, sarà certamente utile approfondire alcune delle principali curiosità relative a questo. Proseguendo qui nella lettura sarà infatti possibile ritrovare ulteriori dettagli relativi alla trama, al cast di attori e al suo sequel. Infine, si elencheranno anche le principali piattaforme streaming contenenti il film nel proprio catalogo.

The Last Witch Hunter: la trama del film

Inizialmente ambientato nel Medioevo, il film ha per protagonista il contadino Kaulder. Unitosi con altri uomini del suo villaggio, egli va a sfidare la terribile Regina delle Streghe, la quale ha diffuso la peste tra la popolazione. Prima di riuscire ad ucciderla, Kaulder viene reso immortale da una maledizione potente e antichissima scagliata dalla strega. Da quel momento, egli assume l’incarico di proteggere per sempre l’umanità dal male, attraversando i secoli, senza mutare aspetto né invecchiare mai. Ai giorni nostri, le streghe possiedono ancora straordinari poteri, sebbene esse abbiano accettato di vivere tra gli umani nascondendo la propria magia, per non incappare nella punizione di Kaulder.

Il cacciatore, nel frattempo, si è unito all’ordine sacro de L’Ascia e la Croce. Quando il Dolan, a capo dell’ordine, muore in modo misterioso, Kaulder sospetta che alcune streghe stiano cospirando per ottenere il controllo del mondo e chiede aiuto al nuovo Dolan e all’intraprendente strega Chloe per proteggere gli umani e compiere la sua missione. Ha così inizio per lui una nuova avventura, che lo porterà ad entrare in contatto con realtà spaventose, che non credeva potessero ancora esistere. Ora più che mai, il suo compito di far prevalere il bene verrà messo a dura prova e Kaulder dovrà fare affidamento a tutto il suo potere per trionfare.

The Last Witch Hunter cast

The Last Witch Hunter: il cast del film

Come anticipato, ad interpretare il ruolo di Kaulder vi è Vin Diesel. Da anni grande appassionato di Dungeons & Dragons, a cui gioca nei panni del cacciatore di streghe Melkor, Diesel ha basato la biografia e il carattere del protagonista di The Last Witch Hunter proprio su quella di questo suo personaggio. L’attore, inoltre, si è come suo solito sottoposto ad un allenamento intensivo al fine di poter interpretare personalmente quante più scene d’azione possibile. Accanto a lui, nei panni dell’iniziale Dolan, capo dell’ordine L’Ascia e la Croce, vi è l’attore premio Oscar Michael Caine, mentre il Dolan successivo è interpretato da Elijah Wood, noto ai più per il personaggio di Frodo nella trilogia de Il Signore degli Anelli.

Ad interpretare la strega Chloe, che aiuterà Kaulder nella sua missione, vi è l’attrice Rose Leslie, vista anche in Il Trono di Spade nei panni di Ygritte. L’attore Ólafur Darri Ólafsson, visto anche in Il GGG – Il grande gigante gentile e Animali fantastici – I crimini di Grindelwald, interpreta qui lo stregone malvagio Baltasar Ketola. Nei panni della Regina delle Streghe vi è invece l’attrice tedesca Julie Engelbrecht, qui al suo primo ruolo in un film hollywoodiano. Nel film, inoltre, compare con un cameo nei panni di un bodyguard il campione olimpionico e leggenda del wrestling Kurt Angle. Si tratta del terzo wrestler che recita con Diesel dopo Dwayne Johnson e Dave Bautista.

The Last Witch Hunter 2: il sequel si farà?

Durante la realizzazione di The Last Witch Hunter i produttori hanno espresso la volontà di far diventare questo un vero e proprio franchise, purché il film si fosse affermato come un buon successo economico. Ad oggi, a fronte di un budget di 90 milioni di dollari, la pellicola ha ottenuto un guadagno di circa 140 milioni. Un risultato non particolarmente entusiasmante, che ha frenato i piani per il futuro. Ad aver sino ad oggi impedito la realizzazione di un sequel, è stata anche l’agenda piena di impegni di Diesel. Nel marzo del 2020, tuttavia, l’attore ha confermato l’intenzione di realizzare un sequel, senza però fornire ulteriori dettagli. Ad oggi non vi sono però notizie sullo stato della produzione del sequel.

The Last Witch Hunter: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

È possibile fruire di The Last Witch Hunter grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Rakuten TV, Google Play, Amazon Prime Video e Rai Play. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film è inoltre presente nel palinsesto televisivo di martedì 11 gennaio alle ore 21:20 sul canale Rai 4.

Fonte: IMDb

R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà: trama e cast del film con Jeff Bridges

Arrivato nei cinema di tutto il mondo nel 2013, il film R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà è un action fantasy diretto da Robert Schwentke, poi affermatosi come regista della saga di Divergent. Il titolo in questione è basato sull’omonimo fumetto ideato da Peter M. Lenkov e pubblicato dalla celebre Dark Horse Comics, che vanta nel suo catalogo titoli come Hellboy, The Mask, Sin City e The Umbrella Academy. Al suo interno si possono così ritrovare numerosi riferimenti al fantastico come anche all’orrorifico, il tutto condito anche da un forte umorismo, elemento che caratterizza l’opera.

La storia del film presenta diversi elementi in comune con quella di Man in Black, e consapevoli di ciò i produttori della Universal hanno da subito cercato di far distinguere il nuovo film rispetto alla saga con Will Smith. Per far ciò si è così puntato sul dare maggior risalto agli elementi horror della storia, costruendo un’atmosfera scanzonata ma all’occorrenza anche piuttosto cupa. Per rendere memorabile il titolo, infine, lo studios si è avvalso della partecipazione di alcuni noti interpreti di Hollywood, famosi per il loro carisma e la capacità di adattarsi a ruoli e contesti sempre diversi.

Nonostante tali premesse, il film non riuscì comunque ad affermarsi al box office, con un risultato particolarmente deludente. A fronte di un budget di circa 130 milioni di dollari, R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà ne guadagnò a livello globale solo 78. Tale insuccesso portò ad annullare i potenziali piani per un sequel, concludendo così per sempre le avventure dei due protagonisti. A distanza di anni, il film ha però ottenuto una propria cerchia di fan, attratti dalla storia raccontata. Prima di dare una seconda possibilità al film, però, è bene conoscere le curiosità ad esso legate. Proseguendo nella lettura, sarà possibile scoprire queste come anche dove poter trovare il film in streaming.

R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà: la trama del film

La vicenda del film si apre sul tradimento di Bobby Hayes nei confronti del collega poliziotto Nick Walker. Ritrovatosi improvvisamente morto, quest’ultimo si risveglia in un aldilà ben diverso da come lo ricordava. Qui viene reclutato dal R.I.P.D., sigla che indica il Rest In Peace Department. Scopo di questo è proteggere il mondo da tutte quelle creature e anime che si rifiutano di compiere un trapasso pacifico. Nick viene qui affiancato dallo sceriffo Roy Pulsifer, vero e proprio veterano che esercita tale professione ormai da molto tempo. Senza neanche il tempo di ambientarsi alla nuova situazione, il poliziotto appena morto si ritrova a dover investigare con il nuovo collega su un gruppo di criminali che cercano di sfuggire al giudizio eterno nascondendosi sulla terra.

Seguendo tale caso, Nick ha così modo di tornare sul suo pianeta, dove cerca di mettersi in contatto con l’amata moglie rimasta vedova. Capendo che ciò non è possibile, per lui non resta altro da fare che scoprire perché è stato ucciso. Le indagini di Nick e quelle di Roy convergeranno così verso un unico obiettivo: Bobby Hayes. Questi si rivela essere tutt’altro che un semplice umano, e il suo piano è proprio quello di sfuggire alle pene dell’inferno. Per riuscirci avrà però bisogno di dar vita ad un antico rito, che i due poliziotti provenienti dall’aldilà tenteranno tempestivamente di bloccare. Ha così per loro inizio un’avventura che li porterà ai confini tra la vita e la morte, con la responsabilità di dover salvare l’intera umanità.

R.I.P.D. - Poliziotti dall'aldilà cast

R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà: il cast del film

Per i ruoli dei protagonisti lo studios si è affidato ad attori particolarmente carismatici e popolari, che avessero già avuto esperienze con questo genere di film. È così che Ryan Reynolds ha ottenuto il ruolo di Nick Walker. L’attore, oggi noto per Deadpool, si è preparato a questo sottoponendosi ad un allenamento fisico che gli ha poi permesso di eseguire da sé molte delle spericolate acrobazie previste. Per il ruolo dello sceriffo Roy, invece, era stato inizialmente considerato l’attore Zach Galifianakis. Questi dovette però rinunciare a causa dei suoi impegni in altri film. Al suo posto venne allora scelto il premio Oscar Jeff Bridges, noto per numerosi ruoli tra cui Il grande Lebowsky e il villain del primo Iron Man.

Nel prendere parte alle riprese Bridges ha affermato di essersi particolarmente divertito, e che ha cercato di costruire il carattere del proprio personaggio traendo ispirazione dai più noti sceriffi del cinema western. Nel ruolo del cattivo di turno, Bobby Hayes, vi è invece l’attore Kevin Bacon, recentemente visto anche in Black Mass – L’ultimo gangster e Boston – Caccia all’uomo. Per l’attore non si trattava del primo ruolo da villain, ma ha raccontato di essere rimasto particolarmente entusiasta da come il personaggio è stato raccontato. Accanto a loro vi è poi Mary-Louise Parker, celebre per la serie Angels in America, nel ruolo di Proctor, la donna che supervisiona il R.I.P.D. Infine, l’attrice Stephanie Szostak, vista in Il diavolo veste Prada, compare nei panni di Julia, moglie di Nick.

R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà: il trailer e dove vedere il film in streaming e in TV

Per gli appassionati del film, o per chi dovesse ancora vederlo, è possibile fruire di R.I.P.D. – Poliziotti dall’aldilà grazie alla sua presenza su alcune delle più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Questo è infatti disponibile nei cataloghi di Chili Cinema, Google Play, Amazon Prime Video e Now TV. Per vederlo, una volta scelta la piattaforma di riferimento, basterà noleggiare il singolo film o sottoscrivere un abbonamento generale. Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della qualità video. Il film verrà inoltre trasmesso in televisione martedì 11 gennaio alle ore 21:00 sul canale 20 Mediaset.

Fonte: IMDb

L’ultimo giorno sulla terra: la recensione del film con Jean Reno

Fantascienza e tragedie ambientali si mescolano in una Francia irriconoscibile. Arriva al cinema dal 20 gennaio L’ultimo giorno sulla terra, primo lungometraggio di Romain Quirot con Jean Reno, Hugo Becker e Paul Hamy. Scenari catastrofici fanno da sfondo a vicende surreali ma plausibili, in una corsa contro il tempo: 7 giorni per salvare il pianeta.

La trama de L’ultimo giorno sulla terra

Siamo in un futuro relativamente prossimo. Sulla Terra le temperature sono altissime e praticamente tutte le specie animali si sono estinte. L’uomo resiste, ma in misere condizioni e ancora per poco. La causa dell’ondata di distruzione di massa è una luna rossa la cui orbita si dirige verso il nostro pianeta e, nell’arco di una settimana, si scontrerà con la Terra. L’unica speranza del genere umano risiede nell’astronauta Paul W.R. (Hugo Becker), uomo visionario in grado di impedire la collisione. Poco prima della missione però, Paul decide però di non partire: le sue visioni lo invitano a non disturbare la luna rossa.

L’uomo diventa quindi un latitante e, nella fuga dalle forze dell’ordine, trova una giovane compagna di viaggio: Elma (Lya Oussadit-Lessert), ragazzina che, riconoscendo Paul, tente di convincerlo a partire per la luna.

Un conto alla rovescia che, a noi spettatori, ricorda il recentissimo Don’t Look Up di Adam McKay, ma che, nonostante la tematica simile, lascia molte più perplessità.

Tormenti interiori per personaggi intercambiabili

Paul è speciale. Non è solamente un astronauta, l’unico dotato delle abilità necessarie per entrare nel campo di forza della luna rossa, ma è dotato di una mente eccezionale. Fin da bambino, sente voci che lo guidano nel compiere le azioni e gli indicano il futuro. Ha delle visioni e, tramite i suoi disegni, cerca di esprimere cosa vede. Hugo Becker è interprete allo stesso tempo di un personaggio pazzo e geniale quindi inevitabilmente tormentato.

In realtà, tutti in L’ultimo giorno sulla terra sono sofferenti e disperati. Inoltre, anche il fratello di Paul, Elliot, ha delle capacità paranormali. Sa leggere nella mente e comunicare senza parlare con chi ha di fronte. Seppur caratterizzato da tinte più cupe, Elliot non è troppo diverso dal fratello. Non a caso, tenta di sostituirlo nella missione sulla luna rossa. Questo la dice lunga sul protagonista: Paul si lascia rubare le luci della ribalta un po’ da tutti. Da Elliot come la giovane ed espressiva Elma, o ancora di più dal volto ben noto di Jean Reno.

Un Jean Reno depotenziato

In un cast prettamente giovane, spicca il nome di uno degli attori francesi più noti al pubblico internazionale: Jean Reno. Nel ruolo del padre di Paul e Elliot, Henri W. R., compare per poche battute sulla scena. Si trova quasi sempre alienato in una base futuristica e candida, che rimanda vagamente a quella di 2001: Odissea nello spazio e che stride con lo scenario catastrofico del mondo esterno.

Non ha un ruolo semplice da inquadrare: da che parte sta? Quanto potere ha sui figli e sugli avvenimenti? È un personaggio buono o malvagio? Questa debole caratterizzazione, unita a battute poco d’effetto, fanno sì che l’abilità attoriale di Reno risulti abbastanza assopita.

L’ultimo giorno sulla terra è un viaggio alla ricerca di senso

L’intero film è la ricerca di una soluzione ad un problema estremo: la fine dell’umanità. È una ricerca disperata di una salvezza che sembra, minuto dopo minuto, sempre più impossibile. E per Paul, è la ricerca del senso di ciò che lo tormenta da sempre: le voci, le visioni. Insieme al protagonista, anche lo spettatore fatica a trovare il senso di ciò che accade sulla scena. Ci vuole un po’ per comprendere il setting e anche quando ci si inizia ad orientare, la confusione ostacola moltissimo la linearità della storia de L’ultimo giorno sulla terra.

Una Francia irriconoscibile (se non per le musiche)

Se non ci venisse detto, non capiremmo mai di essere in Francia. Gli scenari aridi e polverosi, fatti di canyon, sabbia e stazioni di servizio sgangherate, sembrano le stesse dei road movie o dei film apocalittici americani. Un po’ come in Wall-E, ne L’ultimo giorno sulla terra chi è rimasto vivo si muove tra macerie, spazzatura e rottami tecnologici.

Ad addolcire e colorire gli ambienti del film ci pensano le musiche di Etienne Forget. Suoni variopinti, spesso in contrasto con le immagini, danno più ritmo al film dei personaggi o di alcune scene, abbastanza piatte. In conclusione, la colonna sonora è l’elemento davvero apprezzabile de L’ultimo giorno sulla terra, un bel mix di musica francese e internazionale, più o meno recente.

MCU: 10 personaggi secondari con potenziale da protagonisti

MCU: 10 personaggi secondari con potenziale da protagonisti

Il MCU, così come la Marvel Comics, pullula di personaggi iconici che riescono sempre a catturare l’attenzione, indipendentemente dal numero di personaggi presenti sulla scena. Allo stesso modo, abbiamo fatto la conoscenza di personaggi secondari dalla simile energia e carisma, come Agatha Harkness e Yelena Belova, che hanno conquistato tutti con il loro debutto ufficiale nelle serie Disney+.
Il 2021 è stato un anno eccezionale per questi comprimari che hanno, spesso e volentieri, trainato buona parte delle serie di cui sono stati protagonisti: vediamo quali di questi avranno una propria serie MCU o è molto probabile che raggiungeranno questo traguardo.

Katy

Shang-Chi e la leggenda dei Dieci Anelli ha introdotto una vasta gamma di nuovi personaggi, il più accattivante dei quali è sicuramente Katy; Awkwafina conferisce enorme fascino e carisma all’amica di Shang-Chi, o meglio, più che un’amica, dal momento che giocherà un ruolo chiave nella battaglia finale.

L’umorismo e la personalità magnetica di Katy la rendono parte integrante del film, e il suo viaggio da donzella senza meta a esperta guerriera è incisivo e coinvolgente tanto quanto quello di Shang-Chi o di qualsiasi altro personaggio principale.

Peggy Carter

L’intero viaggio di Peggy Carter nel MCU è una testimonianza del fatto che si tratti di un personaggio secondario con energia da protagonista. Peggy si fa carico di ogni problematica che le si pone dinanzi, dall’inseguire gli agenti dell’Hydra a contrastare concetti ormai obsoleti. È una leader naturale e una presenza magnetica nelle sue numerose apparizioni.

Alla fine sarebbe diventata la protagonista di una serie tutta sua, Agent Carter, e ha intrapreso un nuovo viaggio che la vede protagonista come Captain Carter, una delle migliori versioni di Captain America, attraverso il multiverso nella serie What If…?

Luis

Luis è un cantastorie naturale e forse il miglior esempio della sua capacità di prendere il comando del palcoscenico sono i suoi esilaranti resoconti dei film di Ant-Man; la carica umoristica che Luis porta nei suoi racconti è unica e gli permette di modificare -o ingigantire- le storie a suo piacimento.

Luis gestisce anche l’X-Con Security Consultants; in entrambe le sue apparizioni nei film finora, ha apportato energia ed entusiamo alla narrazione.

Colleen Wing

Colleen Wing è un personaggio secondario della serie Iron Fist Marvel Netflix, la cui grazia e potenza l’hanno resa immediatamente irresistibile. Grazie all’interpretazione di Jessica Henwick ha assunto un ruolo talmente fondamentale nella serie da ottenere il potere dell’Iron Fist.

Colleen è stata probabilmente la sorpresa più grande della serie e il piano era quello di garantirle un ruolo di rilievo nella serie crossover Defenders, per cui potrebbe potenzialmente ripresentrsi nel MCU. La stessa Henwick ha sempre espresso entusiasmo nei riguardi di un ritorno nelle vesti di Colleen.

Ned Leeds

Ned Leeds è il personaggio secondario per eccellenza nei film di Spider-Man del MCU e, per sua stessa ammissione, la quintessenza del braccio destro. Tuttavia, l’entusiasmo di Ned e la sua capacità di aiutare il suo migliore amico e le persone a lui care sarebbero caratteristiche vincenti per un ruolo da protagonista.

La storia di Ned inizia persino ad assumere vibrazioni da personaggio principale in Spider-Man: No Way Home, dove mostra una certa abilità con la magia e indossa anche il mantello della levitazione: ciò ci fa ben sperare per futuri ruoli di Ned nel MCU.

MJ

spider-man far from homeI fan dei fumetti sanno che Mary Jane Watson è un eroina tutti gli effetti: anche la sua controparte del MCU, MJ, ha l’energia degna di una protagonista. E’ stata la trilogia sull’Uomo Ragno del MCU a lanciare i personaggio di MJ alla ribalta, con la sua compassione e intelligenza che la rendono un personaggio chiave nel MCU.

Non solo un personaggio estremamente significativo per l’arco di sviluppo di Peter Parker, ma la fede e fiducia che ripone in lui si dimostrano parte integrante della trama del nuovo film. Senza la dedizione di MJ all’eroismo di Spider-Man, Peter avrebbe potuto rinunciare al suo dovere di aiutare i cattivi in qualsiasi momento.

Darcy Lewis

Thor: The Dark WorldDarcy Lewis è stata più spesso l’assistente di Jane Foster nel MCU, ma la sua personalità esilarante la rende spesso al centro dell’attenzione. È anche estremamente intelligente e dedita ad aiutare gli altri, il che l’ha resa un personaggio chiave in WandaVision.

Darcy sarà sempre al centro di qualsiasi conversazione grazie alla sua arguzia e alla sua personalità magnetica e, anche se non è ancora stata la star di uno show a lei dedicato, potrebbe facilmente diventarlo man mano che la sua storia procede.

Kate Bishop

Kate Bishop è per certi versi la spalla della nuova serie dell’MCU di Occhio di Falco, ma fin dal primo episodio, si afferma come uno dei protagonisti principali. La sua personalità esuberante e la sua determinazione a fare la cosa giusta l’hanno condotta a diventare partner di Clint Barton.

Kate è un’eroina a tutti gli effetti, che affronta Kingpin e vince nonostante le grandi lacune in termini di forza ed esperienza; sembra anche che erediti il mantello di Occhio di Falco da Clint nei momenti finali della serie, suggerendo che sarà lei la protagonista in futuro.

Yelena Belova

HawkeyeYelena Belova è un personaggio secondario sia in Hawkeye che in Black Widow, ma è comunque a catalizzare su di se l’attenzione in entrambi. Florence Pugh offre una performance esilarante e coinvolgente, recuperando numerose citazioni amate dai fan e regalandoci un perfetto ritratto di un personaggio buffo ma minaccioso allo stesso tempo.

Yelena stabilisce immediatamente un legame con Kate Bishop e il sodalizio tra le due ci ha regalato alcuni dei migliori momenti della serie Hawkeye, mostrando che entrambe hanno assolutamente il potenziale per ritagliarsi un proprio spazio da protagoniste, in una seconda stagione dello show o in un sequel di Black Widow.

Agatha Harkness

Agatha Harkness è forse il migliore esempio di un personaggio secondario che diventerà vero e proprio protagonista del MCU. Agatha prende letteralmente e figurativamente il controllo di WandaVision al finale dell’episodio 7, trasformando la serie nel suo show personale intitolato “Agatha All Along”.

Agatha è una delle maghe più potenti dell’Universo Marvel e ora, grazie al successo della serie, una delle più popolari. Passa dall’essere un personaggio secondario in WandaVision alla star di uno show tutto suo nel futuro prossimo, Agatha: House Of Harkness.

Una famiglia vincente – King Richard: intervista a Will Smith e Jon Bernthal

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Ecco la nostra intervista a Jon Bernthal e Will Smith, trai protagonisti di Una famiglia vincente – King Richard, il biopic su Richard Williams, padre di Venus e Serena, le campionesse di tennis, che arriverà in sala a partire dal 13 gennaio 2022.

Una famiglia vincente – King Richard, leggi la recensione

Basato su una storia vera che ispirerà il mondo, Una famiglia vincente – King Richard della Warner Bros. Pictures ripercorre la vita di Richard Williams, un padre imperterrito che ha contribuito a formare due delle atlete più dotate di tutti i tempi, che hanno cambiato lo sport del tennis per sempre. Il due volte candidato all’Oscar  Will Smith (“Ali”, “La ricerca della felicità”, “Bad Boys for Life”) interpreta Richard, sotto la direzione di Reinaldo Marcus Green (“Monsters and Men”).

Spinto da una chiara visione del loro futuro, e utilizzando metodi non convenzionali, Richard ha un piano che porterà Venus e Serena Williams dalle strade di Compton in California agli scenari internazionali, come icone leggendarie. Il film profondamente toccante, mostra il potere della famiglia, della perseveranza e dell’incrollabile convinzione come mezzi per raggiungere l’impossibile e avere un impatto sul mondo.

Aunjanue Ellis (“Se la strada potesse parlare”, “Quantico” in TV”) interpreta la mamma delle ragazze, Oracene “Brandi” Williams; Saniyaa Sidney (“Il diritto di contare”, “Barriere”) interpreta Venus Williams; Demi Singleton (“Godfather of Harlem” in TV) interpreta Serena Williams, con Tony Goldwyn (la serie “Divergent”, “Scandal” in TV) nei panni dell’allenatore Paul Cohen e Jon Bernthal (l’imminente “I molti santi di Newark”, “Le Mans ’66 – La grande sfida”) in quelli dell’allenatore Rick Macci. Fanno parte del cast anche Andy Bean (“IT – Capitolo due”), Kevin Dunn (i film di “Transformers”, “Veep – Vicepresidente Incompetente” della HBO) e Craig Tate (“Greyhound: Il nemico invisibile”).

Green ha diretto Una famiglia vincente – King Richard da una sceneggiatura scritta da Zach Baylin. I produttori sono Tim White e Trevor White sotto la loro bandiera di Star Thrower Entertainment, e Will Smith con la sua Westbrook. I produttori esecutivi del film sono Isha Price, Serena Williams, Venus Williams, James Lassiter, Jada Pinkett Smith, Adam Merims, Lynn Harris, Allan Mandelbaum, Jon Mone e Peter Dodd.

La squadra creativa che ha lavorato dietro le quinte comprende il direttore della fotografia premio Oscar Robert Elswit (“Il petroliere”), gli scenografi Wynn Thomas (“Da 5 Bloods – Come fratelli”, “Il diritto di contare”) e William Arnold (“Il coraggio della verità – The Hate U Give”), la montatrice nominata all’Oscar® Pamela Martin (“The Fighter”) e la costumista due volte nominata all’Oscar® Sharen Davis (“Dreamgirls”, “Ray”). Musiche ad opera del compositore candidato all’Oscar® Kris Bowers (“Space Jam: New Legends”, “A Concerto is a Conversation”).

Warner Bros. Pictures presenta, una produzione Star Thrower Entertainment /Westbrook /Keepin’ It Reel, Una famiglia vincente – King Richard che uscirà nelle sale italiane il 13 Gennaio 2022.

Una famiglia vincente – King Richard, recensione del film con Will Smith

Una famiglia vincente – King Richard, il nuovo film diretto da Reinaldo Marcus Green – il notevole il suo esordio Monsters and Men targato 2018 – mette in scena la storia di un uomo con una missione: superare tutte le barriere sociali, economiche e razziali che gli si presentano di fronte al fine di far diventare le sue bambine grandi giocatrici di tennis. Missione che Richard Williams, padre di Venus e Serena, ha portato a termine con indubbio successo.

Una famiglia vincente – King Richard, il costo del successo

Ma a quale costo? Questo si chiede il biopic che vede protagonista Will Smith, e il tentativo di dare una risposta sincera e non retorica a tale domanda rappresenta il lato più interessante e riuscito della trasposizione cinematografica. Lontano dall’essere un semplice feel-good movie volto a incensare l’incredibile abnegazione del protagonista, King Richard mette al contrario in scena un personaggio dalle mille sfaccettature, tanto eroico nella sua perseveranza quanto fin troppo ostinato e dispotico nel voler perseguire il proprio obiettivo.

La forza primaria del film risulta dunque la sceneggiatura scritta da Zach Baylin, la quale sviluppa col giusto ritmo e le necessaria capacità introspettiva del personaggio principale: se infatti all’inizio tutti i sacrifici compiuti da Richard per le proprie bambine dipingono in maniera univoca un “working-class hero” non troppo differente da molti già visti, nella seconda parte invece la storia rivela con verismo e lucidità il lato egoistico della psicologia di Williams.

Will Smith alla sua migliore performance in carriera

Tale ritratto composito è lo strumento principale di cui si serve Will Smith per costruire tassello dopo tassello una delle migliori performance della sua carriera. In molte scene l’attore riesce a mostrare una profondità emotiva trattenuta ma comunque vibrante che rimanda al suo ruolo in La ricerca della felicità di Gabriele Muccino – non a caso un altro biopic? – ma la vera sorpresa arriva quando deve evidenziare anche i lati meno altruisti del carattere di Williams, e questo mostra una maturità e un controllo dei toni fino a oggi sconosciuti nello spettro della star.

Se come pare chiaro Will Smith è tra i favoriti ai prossimi Oscar per la statuetta come miglior attore, non saremmo certamente delusi nel caso arrivasse finalmente a ottenere il premio (è già stato candidato per Ali di Michael Mann e proprio per il melodramma di Muccino). Accanto a lui dobbiamo esaltare un cast di supporto indubbiamente efficace: Aunjanue Ellis nel ruolo della moglie Brandy, Saniyya Sidney in quello di Venus ma soprattutto Jon Bernthal che interpreta l’allenatore Rick Macci. Il vero momento di svolta di Una famiglia vincente – King Richard avviene proprio nella scena di confronto tra i due uomini, impreziosita dal carisma e dalla potenza espressiva di Smith e Bernthal.

Finale anticlimatico

Detto dei pregi indiscutibili di King Richard bisogna però anche testimoniare di come non si tratti di un lungometraggio totalmente riuscito. Il problema maggiore consiste in un finale che, per evitare di essere eccessivamente celebrativo ed evitare la retorica in cui purtroppo scivolano molti biopic, compie invece l’errore opposto: la scelta su come chiudere il film si rivela stranamente anticlimatica, e stempera fin troppo il crescendo emozionale di storia e personaggi. Una scelta coerente con il tono del racconto, coraggiosa nel voler evitare un certo tipo di retorica, ma in qualche modo controproducente.

Reinaldo Marcus Green, molto lucido nel non sottolineare mai eccessivamente i fatti con una regia ostentata, si trova però impossibilitato a ovviare con il montaggio o la colonna sonora a un finale soltanto moderatamente coinvolgente, il quale non si rivela la conclusione più consona per una storia altrimenti appassionante sotto più di un punto di vista. 

Invece di essere ideato e realizzato intorno al suo carismatico protagonista Will Smith, Una famiglia vincente – King Richard propone una variazione sul tema decisamente non scontata, centrando l’obiettivo di intrigare il pubblico mostrando una versione differente e realistica del personaggio principale. Tale scelta viene pagata nel finale del film quando necessariamente il centro emotivo diventa Venus Williams. L’operazione rimane comunque lodevole, regalandoci un biopic lontano da molti degli schemi ormai conosciuti. 

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Eternals: Dane Whitman e Sprite in una scena eliminata

Con l’approssimarsi dell’uscita in Home Video di Eternals, ecco una scena eliminata dal film in cui vediamo confrontarsi Dane Whitman, interpretato da Kit Harington, e l’eterna Sprite, eternamente bambina, con il volto di Lia McHugh.

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Spider-Man: No Way Home, gli sceneggiatori sulla relazione trai tre Spider-Man

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In un’intervista con The Wrap, gli sceneggiatori di Spider-Man: No Way Home, Chris McKenna ed Erik Sommers, hanno discusso della relazione tra i tre Spider-Men nel film. Il duo di sceneggiatori ha condiviso la loro idea che gli Spider-Men seguano una dinamica da fratelli, con un maggiore, un minore e uno di mezzo, con Tobey Maguire e Andrew Garfield che aiutano Tom Holland grazie alla loro maggiore esperienza.

Gli sceneggiatori hanno anche rivelato che era chiaro che avrebbero dovuto continuare con i personaggi dove i film precedenti li avevano lasciati, ad esempio con l’Uomo Ragno di Garfield ancora alle prese con la morte di Gwen Stacey.

“Poi sono arrivati ​​​​Andrew e Toby [a bordo del film] e abbiamo avuto idee su come scavare nei loro personaggi, e loro, ovviamente, avevano le loro idee che erano fantastiche ed è stata una collaborazione. Con tutta questa idea di tre fratelli, fratello maggiore, fratello di mezzo, fratello minore, davvero penso che abbia funzionato per noi e per loro. Toby portando questo atteggiamento Zen, ne ha passate molte, ma è questo che fa il fratello maggiore. Organicamente, guardando a dove abbiamo lasciato Andrew nei panni di Spider-Man, siamo rimasti fedeli a dove si trovava alla fine del film e forse non è il posto migliore in questo momento e forse ha qualcosa da dimostrare a se stesso e agli altri, forse si è tagliato fuori dagli altri e questa è un’opportunità.

Penso a quella frase in cui dice: “Ho sempre voluto avere fratelli”. Penso che si stia avvicinando all’idea di essersi separato dagli altri dopo la fine di The Amazing Spider-Man 2, e questo può essere un viaggio anche per lui per iniziare a guarire e trovare una luce in quell’oscurità in cui si è ritrovato Appoggiarsi a tutte queste cose era solo una parte della nostra conversazione reciproca, assicurandoci che ogni personaggio fosse distinto e specifico e non fosse solo una chiamata alla ribalta per nessuno di loro. Volevamo davvero tirarli fuori organicamente dai loro film, dalle loro vite e dai loro viaggi, dove si trovano, essere specifici per questo e non solo semplicemente apparire senza alcun contesto”.

Spider-Man: No Way Home, leggi la recensione

Spider-Man: No Way Home è uscito in sala il 15 dicembre. Nel film tornano Tom HollandZendaya, Jacob Batalon, Tony Revolori Marisa Tomei. Inoltre, nel film ci sono anche Benedict Cumberbatch nei panni di Doctor Strange, che poi vedremo in Doctor Strange in the Multiverse of Madness, diretto da Sam RaimiJamie Foxx che veste i panni di Electro, come in The Amazing Spider-Man 2, Willem Dafoe nei panni di Norman Osborne/Green Goblin e infine Alfred Molina, di nuovo Doctor Octopus di Spiderman 2.

Spider-Man: No Way Home è diretto da Jon Watts (già regista di Homecoming e Far From Home) e prodotto da Kevin Feige per i Marvel Studios e da Amy Pascal per la Pascal Production.

The Batman: la data d’uscita non cambia, per adesso

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The Batman: la data d’uscita non cambia, per adesso

Sembra che la pandemia di COVID-19 possa causare ulteriori ritardi ad alcuni film molto attesi, tra cui The Batman. Il film, bloccato più volte in fase di riprese a causa di contagi, potrebbe subire ulteriori ritardi, tuttavia Jason Kilar, CEO di WarnerMedia, ha affermato che stanno monitorando da vicino la situazione.

In un’intervista con Puck News tramite Comicbook.com, Kilar ha detto di avere buone notizie per la data di uscita del film e, al momento, non si ha intenzione di ritardare la distribuzione. Kilar ha detto che si sta ancora prestando molta attenzione e monitorando la situazione, suggerendo che un ritardo è ancora sul tavolo.

“Stiamo sicuramente prestando attenzione a tutto ciò che sta succedendo con la variante Omicron. Ci stiamo preparando bene per l’appuntamento, in questo momento. Ogni giorno terremo d’occhio la situazione.”

Il cast di The Batman è formato da molti volti noti: insieme a Robert Pattinson nei panni di Bruce Wayne, ci saranno anche Colin Farrell (Oswald Chesterfield/Pinguino), Zoe Kravitz (Catwoman), Jeffrey Wright (Jim Gordon), Paul Dano (Enigmista) e Andy Serkis (Alfred). Infine, John Turturro sarà il boss Carmine Falcone. Nel cast anche Peter Sarsgaard che sarà Gil Colson, il Procuratore Distrettuale di Gotham.

The Batman esplorerà un caso di detective“, scrivono le fonti. “Quando alcune persone iniziano a morire in modi strani, Batman dovrà scendere nelle profondità di Gotham per trovare indizi e risolvere il mistero di una cospirazione connessa alla storia e ai criminali di Gotham City. Nel film, tutta la Batman Rogues Gallery sarà disponibile e attiva, molto simile a quella originale fumetti e dei film animati. Il film presenterà più villain, poiché sono tutti sospettati“.

The Raid: il remake nelle mani di Netflix e Michael Bay

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The Raid: il remake nelle mani di Netflix e Michael Bay

Il progetto che si è prefissato di realizzare un remake di The Raid sta andando avanti in casa Netflix, con il regista Patrick Hughes e i produttori Michael Bay e Gareth Evans. The Raid è l’ormai classico film d’azione indonesiano del 2011 interpretato da Iko Uwais, Joe Taslim e Yayan Ruhian ed è noto per la sua azione forsennata, violenta e frenetica con particolare attenzione allo stile di arte marziali indonesiano noto come Pencak Silat. Gareth Evans ha diretto il film e il sequel, The Raid II, che ha debuttato nel 2014 con un successo simile. Si è discusso della possibilità di un terzo film, ma non si è mai andati avanti oltre questo.

Ora arriva la notizia (tramite Deadline) che The Raid sta ricevendo una “reimmaginazione” da Hughes, con Bay ed Evans che fungono da produttori del progetto, che debutterà su Netflix. Il remake di The Raid è stato in lavorazione con vari registi e star nel corso degli anni, incluso uno con Joe Carnahan a un certo punto, ora è nelle mani di Netflix. Si dice che la rivisitazione abbia luogo negli Stati Uniti, in particolare nelle “Badlands’ di Filadelfia infestate dalla droga” dove “una task force d’élite della DEA sotto copertura risale una scala di informatori del cartello per catturare un boss”. Ecco cosa hanno da dire i produttori sulla nuova versione:

“Siamo incredibilmente entusiasti della visione unica di Patrick per questo film. È una versione decisamente originale del materiale, che promette di rispettare il film originale, portando anche un approccio e una prospettiva nuovi che stabiliranno il proprio corso nel genere d’azione.”

Eternals: ecco qual è la scena più bella per la regista Chloe Zhao

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Parlando con RadioTimes.com, Chloe Zhao ha condiviso con gli ascoltatori che, di tutte le scene di Eternals, il film Marvel che ha diretto e che è uscito lo scorso novembre in sala, è più orgogliosa del momento in cui “gli Eterni si uniscono”.

Sebbene ci siano “molte scintille”, il significato emotivo del loro incontro è stato ciò che l’ha colpita di più. Anche se i personaggi potrebbero non appartenere gli uni agli altri, dice, “trovano il loro posto” all’interno della “famiglia disfunzionale” di Eternals, che è un po’ quello che cerchiamo di fare tutti noi, nella nostra vita: trovare un posto.

“Ciò di cui sono più orgogliosa sono i momenti in cui gli Eterni si uniscono. Ci sono molte scintille tra loro. Sono persone che nei normali percorsi di vita non necessariamente si appartengono, ma riescono a trovare il loro posto all’interno di questa famiglia molto disfunzionale. Quello, amo più di tutto.”

Eternals, il terzo film della Fase Quattro dell’Universo Cinematografico Marvel diretto dalla regista vincitrice dell’Academy Award Chloé Zhao, è arrivato il 3 novembre nelle sale italiane. Il film targato Marvel Studios Eternals presenta un nuovo team di supereroi dell’Universo Cinematografico Marvel: l’epica storia, che abbraccia migliaia di anni, mostra un gruppo di eroi immortali costretti a uscire dall’ombra per unirsi contro il più antico nemico dell’umanità, The Deviants.

Il cast del film comprende Richard Madden, che interpreta l’onnipotente Ikaris; Gemma Chan, che interpreta Sersi, amante dell’umanità; Kumail Nanjiani, che interpreta Kingo, dotato dei poteri del cosmo; Lauren Ridloff, che interpreta la velocissima Makkari; Brian Tyree Henry, che interpreta l’intelligente inventore Phastos; Salma Hayek, che interpreta la leader saggia e spirituale Ajak; Lia McHugh, che interpreta Sprite, eternamente giovane e al tempo stesso piena di saggezza; Don Lee, che interpreta il potente Gilgamesh; Barry Keoghan, che interpreta il solitario Druig; e Angelina Jolie, che veste i panni dell’impetuosa guerriera Thena. Kit Harington interpreta Dane Whitman.

Batgirl: un Easter Egg di Black Canary fotografato sul set!

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Batgirl: un Easter Egg di Black Canary fotografato sul set!

Mentre la produzione di Batgirl, nuovo film DCEU, continua, l’utente di Twitter Best of Jurnee Smollett ha condiviso le nuove foto del set della produzione. Le immagini rivelano vari graffiti di sfondo e opere d’arte progettate per le strade di Gotham. Tra questi, spiccano alcuni poster che promuovono qualcosa, forse un evento o un concerto, per Black Canary.

Abbiamo visto Black Canary in Birds of Prey interpretato da Jurnee Smollett e queste foto sembrano confermarci che il personaggio potrebbe apparire nel film o quantomeno confermano che fa parte di quell’universo narrativo.

È stato annunciato che Leslie Grace interpreterà Batgirl. Il suo precedente ruolo cinematografico è stato nell’adattamento della WB di In the Heights, acclamato dalla critica. Mentre la trama di Batgirl è ancora nascosta, il film vedrà J.K. Simmons torna nel ruolo del commissario Gordon, visto l’ultima volta in Justice League di Zack Snyder. Jacob Scipio partecipa al film in un ruolo non rivelato e Brendan Fraser interpreta il cattivo Garfield Lynns, noto anche come Firefly.

Batgirl doveva essere diretto da Joss Whedon, regista di The Avengers e Avengers: Age of Ultron, nonché della versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a “decifrare la storia”.

Doctor Strange nel Multiverso della Follia: nuovi dettagli sul costume di Scarlet Witch

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Dopo il glorioso Wandavision, in cui esplode con tutta la sua potenza, è innegabile che il pubblico del MCU non veda l’ora di ritrovare Wanda Maximoff in Doctor Strange nel Multiverso della Follia.

Ora, grazie al merchandise del film, possiamo dare uno sguardo ancora più ravvicinato al costume che indosserà la Scarlet Witch di Elizabeth Olsen nel film con Benedict Cumberbatch.

Guarda il trailer di Doctor Strange nel Multiverso della Follia

Doctor Strange nel Multiverso della Follia vedrà Benedict Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange. Diretto da Sam Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff/Scarlet Witch (Elizabeth Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista dopo WandaVision.

La sceneggiatura del film porterà la firma di Jade Bartlett e Michael Waldron. Oltre a Cumberbatch e Olsen, nel sequel ci saranno anche Benedict Wong (Wong), Rachel McAdams (Christine Palmer), Chiwetel Ejiofor (Karl Mordo) e Xochitl Gomez (che interpreterà la new entry America Chavez). Doctor Strange nel Multiverso della Follia arriverà al cinema il 4 maggio 2022. Le riprese sono partite a Londra a novembre 2020 e avranno luogo anche a New York, Los Angeles e Vancouver. Nel sequel dovrebbe apparire in un cameo anche Bruce Campbell, attore feticcio di Sam Raimi. Al momento, però, non esiste alcuna conferma in merito.

Shang-Chi 2: le domande a cui deve rispondere secondo Simu Liu

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Shang-Chi 2: le domande a cui deve rispondere secondo Simu Liu

Indipendentemente da quanto tempo ci vorrà a realizzare il sequel, Simu Liu, protagonista di Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, è molto entusiasta di ciò che ci aspetta in Shang-Chi 2. In una recente intervista con Complex Canada, Liu ha rivelato di aver riflettuto molto su dove può arrivare Shang-Chi nel sequel.

Gli è stato chiesto esattamente cosa spera di esplorare nel film in uscita e lui ha esposto quali domande lo intrigano: “Credo che sarà interessare capire cosa Shaun decide di fare con tutto questo potere ottenuto, capisci? Lo stesso potere che ha consumato suo padre, ha consumato Wenwu. Sono curioso di sapere come se la caverebbe qualcuno molto più giovane, molto più inesperto, con gli Anelli. Solo l’idea di ricevere all’improvviso qualcosa di così potente ma anche così pericoloso. E poi l’altra grande domanda che ho è in che modo Shaun si inserisce nel resto del MCU? Chi incrocerà? Che tipo di squadre? Che tipo di collegamenti, Easter Eggs? Sono all’oscuro come tutti gli altri, quindi non so nulla, ma sono entusiasta di immergermi in quel processo.”

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli, la recensione del film

Shang-Chi e la Leggenda dei Dieci Anelli è arrivato al cinema il 3 settembre 2021. Destin Daniel Cretton, acclamato regista di Short Term 12The Glass Castle e Il Diritto di Opporsi con Michael B. JordanJamie Foxx e Brie Larson, ha diretto il film, che vanta la sceneggiatura di Dave Callaham (The Expendables, Godzilla, Wonder Woman 1984).

Vi ricordiamo che nei panni del protagonista ci sarà l’attore canadese Simu Liu, visto di recente nella commedia di Netflix Kim’s Convenience. Insieme a lui, nel cast, figureranno anche Tony Leung nei panni del Mandarino, e Awkwafina, che dovrebbe interpretare un “leale soldato” del Mandarino, e se è vero che il villain qui sarà il padre di Shang-Chi, in tal caso ci sono ottime possibilità che si tratti di Fah Lo Suee. Chi ha letto i fumetti saprà che è la sorella dell’eroe del titolo e che il suo superpotere è l’ipnosi.

Harrison Ford: 10 cose che non sai sull’attore

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Harrison Ford: 10 cose che non sai sull’attore

Harrison Ford è uno degli attori che ha fatto la storia del cinema con la sua bravura, il suo fascino e il fatto di aver interpretato diversi ruoli iconici che sono entrati nell’immaginario collettivo. La carriera di Ford dura da più di 50 anni, ma l’attore ha dovuto fare una bella gavetta e ha saputo scegliere i ruoli migliori per arrivare dove è oggi, continuando ad ammaliare una grande fetta di pubblico in tutto il mondo.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Harrison Ford.

Harrison Ford: i suoi film

1. Ha recitato in celebri film. La carriera di Harrison Ford è iniziata nel 1966 con il debutto nel film Alle donne piace ladro, per poi continuare con Luv vuol dire amore? e Assalto finale, entrambi del 1967. Recita poi in Zabriskie Point (1970), American Graffiti (1973), La conversazione (1974) e Star Wars (1977), che lo rende una celebrità. Da quel momento ha recitato in Apocalypse Now (1979), L’impero colpisce ancora (1980), I predatori dell’arca perduta (1981), Blade Runner (1982), Il ritorno dello Jedi (1983), Indiana Jones e il tempio maledetto (1984), Witness – Il testimone (1985), Frantic (1988), Una donna in carriera (1988), Indiana Jones e l’ultima crociata (1989), Presunto innocente (1990), Il fuggitivo (1993), Sotto il segno del pericolo (1994), L’ombra del diavolo (1997), Air Force One (1997), Le verità nascoste (2000), Hollywood Homicide (2003), Firewall – Accesso negato (2006) e Indiana Jones e il regno del teschio di cristallo (2008). Tra i suoi ultimi film, vi sono Cowboys & Aliens (2011), Ender’s Game (2013), Il potere dei soldi (2013), Adaline – L’eterna giovinezza (2015), Star Wars: Il risveglio della Forza (2015), Blade Runner 2049 (2017) e Il richiamo della foresta (2020).

2. Non solo attore, ma anche doppiatore, narratore, sceneggiatore e produttore. Nel corso della sua carriera, Harrison Ford non si è limitato ad essere solo attore, ma ha vestito diversi panni. L’attore ha prestato la propria voce per il corto Indiana Jones and the Temple of the Forbidden Eye Ride (1995), ha narrato un episodio della serie documentaria Frontline (1997) e Nature is Speaking (2014); inoltre, si è prestato al doppiaggio per il videogame Lego Star Wars: The Force Awakens (2016) e per Pets 2: Vita da animali (2019). In quanto produttore, ha partecipato alla realizzazione dei film K-19 (2002) e Misure straordinarie (2010), mentre come sceneggiatore ha lavorato per la serie Nature is Speaking.

harrison ford

Harrison Ford in Star Wars

3. George Lucas non era convinto di volerlo in Guerre Stellari. Ford aveva già lavorato con Lucas in American Graffiti e il regista non lo voleva nel suo nuovo film perché desiderava che ci fossero delle facce nuove. Ma dopo aver provinato diversi attori, si è reso conto che Ford poteva essere l’unico ad interpretare Han Solo. Ad oggi, se il personaggio è iconico, è merito in buona parte proprio del carisma unico di Ford.

4. Si è rotto la caviglia girando Il risveglio della Forza. Durante le riprese del capitolo diretto da J. J. Abrams, Ford si è rotto la caviglia durante una ripresa con il Millenium Falcon. L’attore comunque non ha avuto niente di grave e si è ripreso in fretta, permettendo di non rallentare eccessivamente le riprese del film.

5. Ha messo all’asta la giacca di Han Solo. Dopo essere apparso in Star Wars: Il risveglio della Forza, Harrison Ford ha deciso di mettere all’asta la giacca del contrabbandiere galattico. Il ricavato della vendita era destinato al NYU Langone Medial Center e al dottor Orrin Devinsky che cura la figlia dell’attore, affetta da epilessia. Si tratta solo di una delle tante opere di beneficenza realizzate negli anni da Ford.

Harrison Ford in Indiana Jones

6. Ha creato la scena di lotta al Cairo in I predatori dell’arca perduta. La scena di lotta tra Indy e l’uomo con la sciabola sarebbe dovuta essere molto più complessa e durare più a lungo, ma siccome in quel momento Ford soffriva di problemi allo stomaco, aveva chiesto a Spielberg di ridurre la scena. Così, per risolvere in fretta la scena, Indy semplicemente spara all’uomo, ponendo subito fine allo scontro. Nata per caso, questa è ancora oggi una delle scene più celebri della saga.

7. Ha spaventato la troupe durante Indiana Jones e il tempio maledetto. Durante le riprese di questo film, Harrison Ford ha deciso, senza preavviso, di correre sul ponte di corsa usato nel climax del film per testarne la sicurezza, spaventando Spielberg e il resto della crew. Fortunatamente, nessun incidente si è verificato e Ford ha così provato la sicurezza di quel ponte.

Harrison Ford Indiana Jones

Harrison Ford, Mary Marquardt e la sua attuale coniuge

8. È sposato da quasi 20 anni. Harrison Ford non pensava di innamorarsi di nuovo a 60 anni e che, in caso, un qualsiasi rapporto non sarebbe stato duraturo. Invece, ha dovuto ricredersi perché nel 2001 ha iniziato a frequentare la collega Calista Flockhart, con cui è convolato a nozze il 15 giugno del 2010. I due non hanno avuto figli insieme, ma lui ha riconosciuto il figlio di Calista che aveva adottato nel 2001 da madre single.

9. Prima della sua attuale moglie, Ford è stato sposato due volte. Harrison Ford si è sposato due volte, prima di convolare a nozze con Calista Flockhart. L’attore, infatti, si è sposato per la prima volta nel giugno del 1964 con Mary Marquardt, da cui ha avuto i figli Benjamin e Williard (nati nel 1967 e nel 1969). In seguito, ha divorziato nel 1979, per poi sposarsi quattro anni dopo con Melissa Mathinson. Dopo aver avuto i figli Malcolm (nato nel 1987) e Georgia (nata nel 1991), si è separato anche dalla seconda moglie nel 2004.

Harrison Ford: la sua età, oggi

10. Continua a recitare senza sosta. Nato il 13 luglio del 1942, Ford ha attualmente 79 anni, ma ciò non significa che abbia ridotto il suo impegno nei confronti della recitazione. Dopo aver completato il suo lavoro nella nuova trilogia di Star Wars e aver recitato in Il richiamo della foresta, nel 2023 l’attore tornerà al cinema riprendendo il ruolo di Indiana Jones nel quinto film della saga, ancora senza titolo ufficiale.

Fonte: IMDb

Indiana Jones 5: resta ancora un mese di riprese!

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Indiana Jones 5: resta ancora un mese di riprese!

James Mangold ha affermato, rispondendo ad una domanda su Twitter, che le riprese di Indiana Jones 5 andranno avanti ancora per un mese. Dopo aver visto le foto dal set di Harrison Ford e Phoebe Waller-Bridge, questo è l’unico aggiornamento significativo sul film che abbiamo di recente.

https://twitter.com/realJohnnyMarco/status/1477307570171924480?ref_src=twsrc%5Etfw%7Ctwcamp%5Etweetembed%7Ctwterm%5E1477415868753612802%7Ctwgr%5E%7Ctwcon%5Es2_&ref_url=https%3A%2F%2Fscreenrant.com%2Findiana-jones-5-filming-update-james-mangold-comments%2F

Cosa sappiamo di Indiana Jones 5

James Mangold (Logan – The Wolverine) sarà il regista di Indiana Jones 5 al posto di Steven Spielberg, che invece aveva diretto tutti gli altri capitoli precedenti della saga. A bordo del progetto torna invece John Williams, già compositore dell’iconica colonna sonora che accompagna il personaggio da 40 anni. Nel cast, oltre a Harrison Ford, ci sarà anche Phoebe Waller-Bridge. Le riprese dovrebbe partire in primavera.

Prima dell’ingaggio di Mangold, la sceneggiatura era stata affidata a David Koepp,  he ha poi lasciato il progetto insieme a Spielberg. Prima di Koepp, anche Jonathan Kasdan (figlio dello sceneggiatore de I predatori dell’arca perduta, Lawrence Kasdan) aveva messo le mani sullo script. L’uscita nelle sale del film è già stata posticipata diverse volte: inizialmente previsto per il 19 Luglio 2019, il film è stato rinviato prima al 10 Luglio 2020, poi al 9 Luglio 2021 e infine al 29 Luglio 2022.

Thor: Love and Thunder dovrà dare molte spiegazioni sul Mjolnir

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Thor: Love and Thunder dovrà dare molte spiegazioni sul Mjolnir

È già noto che Thor: Love and Thunder mostrerà l’arrivo di Mighty Thor di Jane Foster, completo del suo Mjolnir. I punti interrogativi sulla storia, sul fatto che Jane possa o meno essere “degna”, sull’impostazione narrativa sono sufficienti per generare migliaia di conversazioni e dibattiti tra i fan, ma c’è anche un grosso problema logistico che il film dovrà affrontare. Il concept art per il quarto film da solista di Thor ha stabilito che il Mjolnir di Jane sarà effettivamente lo stesso di quello distrutto da Hela in Thor: Ragnarok.

Thor: Ragnarok ha usato la distruzione del Mjolnir da parte della villain, Hela, come unità di misura del suo potere, per stabilire da subito che fosse una minaccia gravissima. Un po’ quello che hanno scelto di fare con Thanos, quando all’inizio di Avengers: Infinity War uccide Loki. Tuttavia, il concept ci mostra Mighty Thor con il Mjolnir in pugno.

In che momento Jane Foster è entrata in possesso del mitico Martello di Thor? L’ipotesi più plausibile anche se improbabile è che Mighty Thor si sia materializzata in quel punto della Scandinavia dove Odino si era esiliato, dove viene raggiunto dai tre figli e dove Hela distrugge il martello. Cosa che sembrerebbe confermata dal concept, visto che nel disegno, il Mjolnir è pieno di segni che ne indicano la distruzione.

Odino ha scelto di nascondersi in una tranquilla contemplazione dopo essere uscito dall’incantesimo di Loki. Sapeva che stava vivendo gli ultimi giorni della sua lunga vita, e cosa sarebbe successo una volta che la sua magia fosse svanita e la terrificante Hela fosse stata libera. La sua decisione di isolarsi, rimanendo in esilio e insistendo sul fatto che il dottor Strange non dicesse a nessuno dove si trovasse era buona quanto un incantesimo che proteggesse la sua posizione. Il fatto che Strange sia riuscito a trovarlo solo prendendo una ciocca di capelli di Thor suggerisce inoltre che la cima della scogliera non fosse una destinazione turistica molto nota. Era un posto anonimo, per non farsi trovare. L’idea che un posto del genere sarebbe stato ritrovato per erigere un santuario in cui i frammenti di Mjolnir sarebbero rimasti immobili per essere “adorati” è illogica nella migliore delle ipotesi. Per non parlare del fatto che lasciare gli artefatti magici (non importa quanto incantati) in un campo incustodito sarebbe incredibilmente stupido.

Thor: Love and Thunder ha bisogno di spiegare o ricostruire le protezioni intorno alla posizione di Odino prima che sia credibile che Jane possa visitare il santuario e rimettere insieme i frammenti di Mjolnir per la sua trasformazione di Mighty Thor. Non sarebbe stato più appropriato per Jane Foster evocare lei stessa in qualche modo i frammenti, se fosse stata ritenuta degna da Odino? È difficile capire perché abbia persino visitato il santuario di Odino, dato che nel loro unico incontro l’aveva insultata e poi imprigionata. Non è certo la configurazione per una relazione affettuosa. In breve, il film di Taika Waititi dovrà fare i conti con molti sospesi e questioni da spiegare.

Thor: Love and Thunder

Thor: Love and Thunder è il titolo ufficiale del quarto capitolo sulle avventure del Dio del Tuono nel MCU, ma ad impugnare il Mjolnir stavolta sarà Jane Foster, interpretata di nuovo da Natalie Portman, come confermato sabato durante il panel dei Marvel Studios al Comic-Con. L’uscita nelle sale è fissata invece al 6 maggio 2022.

Taika Waititi tornerà alla regia di Thor: Love and Thunder, un film dei Marvel Studios dopo Thor: Ragnarokcosì come Chris Hemsworth e Tessa Thompson riprenderanno i rispettivi ruoli di Thor e Valchiria dopo l’ultima apparizione in Avengers: Endgame. Nel cast anche Christian Bale nei panni del villain Gorr il Macellatore di Dei, e Russell Crowe in quelli di Zeus. L’ispirazione del progetto arriva dal fumetto “The Mighty Thor”, descritto da Waititi come “la perfetta combinazione di emozioni, amore, tuono e storie appassionanti con la prima Thor femmina dell’universo“.

Guardiani della Galassia Vol. 3: la prima anticipazione sulla storia di Adam Warlock

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Uno dei personaggi più attesi in Guardiani della Galassia Vol. 3 è sicuramente Adam Warlock, che sarà interpretato da Will Poulter. In un’intervista esclusiva di Screen Rant con James Gunn, il regista non ha rivelato quanto richiesto sul personaggio, ma conferma che, finora, l’attore si sta comportando benissimo.

Gunn dice anche che i fan “adoreranno” il personaggio salvo poi correggersi immediatamente, dicendo che lo “apprezzeranno”: “Oh, (Will Poulter) è il migliore. È il migliore. Sta facendo cose meravigliose. Le persone ameranno davvero Adam – che dico, ameranno? Apprezzeranno Adam Warlock.”

Scritto e diretto da James GunnGuardiani della Galassia Vol. 3 arriverà nelle sale nel 2023, anche se una data di uscita ufficiale non è stata ancora comunicata. Le riprese del film dovrebbero partire ufficialmente entro la fine del 2021. Torneranno nel cast Chris PrattZoe SaldanaDave BautistaPom Klementieff, Karen Gillan, Will Poulter insieme a Vin Diesel e Bradley Cooper che offriranno ancora le loro voci. Nel film è atteso anche Chris Hemsworth nei panni di Thor.

Robin Williams: 10 cose che non sai sull’attore

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Robin Williams: 10 cose che non sai sull’attore

Robin Williams è uno degli attori più brillanti e talentuosi che la storia del cinema abbia mai potuto conoscere. Le sue erano abilità davvero uniche e la caratteristica di questo attore è che ha saputo dimostrarle sia nei suoi progetti lavorativi, sia fuori. La sua è stata una lunga carriera, fatta di titoli incisivi e di ruoli iconici, conquistando il pubblico di tutto il mondo con la sua spontaneità, la sua simpatia e quel talento recitativo che si è spento troppo presto.

Ecco, allora, dieci cose da sapere su Robin Williams.

Robin Williams: i suoi film

 

1. Ha recitato in celebri film. La carriera di Robin Williams è iniziata nel lontano 1977, quando inizia ad apparire in alcune serie tv come La famiglia Bradford, Mork & Mindy ed Happy Days, oltre che nel lungometraggio Il film più pazzo del mondo. Sebbene nel corso della sua carriera non abbia mai abbandonato il piccolo schermo, partecipando a serie come Homicide (1994), Friends (1997) e Life with Bonnie (2003), Williams si è concentrato sul cinema, apparendo in Popeye – Braccio di ferro (1980), Mosca a New York (1984), Good Morning, Vietnam (1987), L’attimo fuggente (1989), Risvegli (1990), La leggenda del re pescatore (1991) e Hook – Capitano Uncino (1991). In seguito lavora in Toys – Giocattoli (1992), Mrs. Doubtfire (1993), Jumanji (1995), Harry a pezzi (1997), Jack (1996), Flubber – Un professore tra le nuvole (1997), Will Hunting – Genio ribelle (1997), Al di là dei sogni (1998), Patch Adams (1998), L’uomo bicentenario (1999), Insomnia (2002), One Hour Photo (2002), The Big White (2005), L’uomo dell’anno (2006) e Una notte al museo (2006). Tra gli ultimi suoi lavori, vi sono Licenza di matrimonio (2007), Il papà migliore del mondo (2009), Big Wedding (2013), Boulevard (2014) e Una notte al museo – Il segreto del faraone (2014).

2. Non solo attore, ma anche doppiatore, regista e produttore. Nel corso della sua carriera, Robin Williams ha avuto modo di vestire i panni del doppiatore, prestando la propria voce per film come Dear America – Lettere dal Vietnam (1987), A.I. – Intelligenza Artificiale (2001), Un’occasione da Dio (2015) e per i film d’animazione Aladdin (1992), Aladdin e il re dei ladri (1996), Robots (2005), Happy Feet (2006) ed Happy Feet 2 (2011). Inoltre, ha ricoperto il ruolo di produttore per i film Mrs. Doubtfire, Jakob il bugiardo (1999) e Comic Relief (1986) che Williams ha diretto, dopo aver già sperimentato la regia con un episodio di Mork & Mindy (1982).

3. Ha vinto un Oscar. Dopo essere stato candidato come miglior attore protagonista per i film Good Morning, Vietnam, L’attimo fuggente e La leggenda del re pescatore, Williams ha infine vinto il premio Oscar come miglior attore non protagonista per la sua interpretazione dello psicologo Sean nel film Will Hunting – Genio ribelle. Ancora oggi quella è considerata una delle interpretazioni più belle realizzate da Williams nel corso della sua carriera.

Robin Williams frasi

Robin Williams: coniuge

4. È stato sposato tre volte. Robin Williams non ha mai rivelato troppo della sua vita privata: tuttavia, si sa che si è sposato più di una volta. L’attore, infatti, è convolato a nozze per la prima volte il 4 giugno del 1978 con Valerie Velardi, per poi divorziare il 6 dicembre di dieci anni dopo e dopo la nascita del figlio Zachary, nato nel 1983. In seguito si sposò con Marsha Garces nell’aprile del 1989 e dalla loro unione sono nati Zelda (1989) e Cody Alan (1991). Dopo aver divorziato anche da lei nel 2010, l’anno successivo si è risposato per la terza volta con Susan Schneider, con un matrimonio durato fino alla morte di lui.

Robin Williams: la morte

5. William si è suicidato. Ciò che si pensava non potesse essere vero, purtroppo, lo è stato. Pochi giorni dopo la sua morte, il coroner aveva confermato che l’attore si era impiccato nella sua camera con una cintura, confermando la morte per asfissia. Non è ancora chiaro se l’attore abbia agido con consapevolezza o senza lucidità. Ciò che è certo, è che la morte di Williams ha lasciato un profondo vuoto nelle innumerevoli persone che lo amavano come uomo e come attore.

6. Era stato colpito da una malattia degenerativa. Se nei primi tempi dopo la sua morte si pensava che Robin Williams avesse scoperto di essere affetto dal Parkinson, in realtà, ciò che l’aveva colpito, è una malattia degenerativa che si chiama demenza da corpi di Lewy. Questa malattia porta ad una perdita progressiva della memoria, delle emozioni, dei movimenti del corpo, provocando crisi incontrollabili, attacchi di panico e allucinazioni.

Robin Williams in Jumanji

7. Recitare con effetti speciali messi successivamente è stata un’esperienza straniante. Per Robin Williams, il fatto di recitare con animali e oggetti che non erano realmente presenti e sono stati inseriti in post-produzione, era stato come “prendere della LSD” perché “dovevi immaginare tutto, come un’allucinazione”. Per questo motivo l’esperienza sul set di Jumanji non è stata delle più semplici per lui, ma ha affermato di essersi comunque divertito moltissimo e di avere un ottimo parere del film.

robin williams

Robin Williams scambiato per il cantante Robbie Williams

8. Il suo nome viene spesso confuso con quello del cantante. Per via della somiglianza tra i loro nomi, Robin Williams e il cantante Robbie Williams vengono spesso e volentieri confusi. Pur se si ha ben presente chi sia l’uno e chi l’altro in quanto ad aspetto, in più occasioni si finisce con il chiamare l’uno con il nome dell’altro. I due, tuttavia, non hanno alcuna parentela e condividono solo questo buffo dettaglio che confonde molti.

Robin Williams: le sue frasi più belle

9. Williams e le sue frasi iconiche. Sono molte le frasi che hanno reso Robin Williams una vera e propria icona del ventesimo e del ventunesimo secolo. Eccone alcune:

  • La cocaina è il modo che usa Dio per dirti che stai facendo troppi soldi.
  • Pensavo che la cosa peggiore nella vita fosse finire tutto solo. No, non lo è. La cosa peggiore nella vita è quella di finire con persone che ti fanno sentire veramente solo
  • I politici sono come i pannolini: bisogna cambiarli spesso. E per lo stesso motivo.
  • La satira è viva, sta bene e vive alla Casa Bianca.
  • Ti do un consiglio: mai sputare in un tornado!

10. Le sua frasi di film che hanno fatto la storia. Al di là della persona, Robin Williams ha dato vita a personaggi davvero unici che resteranno nella memoria collettiva delle persone grazie anche a delle celebri frasi. Ecco alcune di quelle che fatto parte dei personaggi interpretati dall’attore americano:

  • Così le tue avventure sono finite… Oh no! Vivere… vivere può essere un’avventura straordinaria! (Hook – Capitan Uncino)
  • Sai cos’è la musica!? È Dio che ci ricorda che esiste qualcos’altro in questo mondo! (La musica nel cuore)
  • Solo nei sogni gli uomini sono davvero liberi, è da sempre così e così sarà per sempre. (L’attimo fuggente)
  • L’inferno non esiste! Il vero inferno è una vita andata storta. (Al di là dei sogni)
  • Ridere non è solo contagioso, ma è anche la migliore medicina. (Patch Adams)

Fonti: IMDb, Deadline

Bagirl: il Batman di Micheal Keaton sarà affiancato da Robin!

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Bagirl: il Batman di Micheal Keaton sarà affiancato da Robin!

Dopo l’annuncio emozionante che confermava il ritorno del Batman di Michael Keaton in Batgirl, attualmente in produzione, arriva un’altra notizia che farà felici i fan dell’ìUomo Pipistrello burtoniano.

Alcune foto che sono trapelate dal set di Batgirl hanno confermato che il film prevede la presenza di Robin, o almeno il fatto che esiste nell’universo che si sta mettendo in scena. Su twitter sono infatti comparse delle foto rubate che mostrano un murales con sopra raffigurato il Dinamico Duo. Sarebbe la prima volta, per Michael Keaton, avere accanto il suo Wonder Boy mentre veste i panni dell’Uomo Pipistrello!

È stato annunciato che Leslie Grace interpreterà Batgirl. Il suo precedente ruolo cinematografico è stato nell’adattamento della WB di In the Heights, acclamato dalla critica. Mentre la trama di Batgirl è ancora nascosta, il film vedrà J.K. Simmons torna nel ruolo del commissario Gordon, visto l’ultima volta in Justice League di Zack Snyder. Jacob Scipio partecipa al film in un ruolo non rivelato e Brendan Fraser interpreta il cattivo Garfield Lynns, noto anche come Firefly.

Batgirl doveva essere diretto da Joss Whedon, regista di The Avengers e Avengers: Age of Ultron, nonché della versione cinematografica di Justice League. Tuttavia, nel 2018, il regista ha deciso di abbandonare il progetto, ammettendo di non essere riuscito a “decifrare la storia”.

The Tender Bar, la recensione del film con Ben Affleck

The Tender Bar, la recensione del film con Ben Affleck

Su Amazon Prime Video è disponibile The Tender Bar, Il bar delle grandi speranze, adattamento cinematografico dell’omonimo romanzo di J. R. Moehringer. Il film, diretto da George Clooney, si basa su una raccolta di memorie, trasformata in un colorito lungometraggio che ripercorre la crescita dello scrittore in una famiglia per nulla semplice.

La trama di The Tender Bar

J. R. – diminutivo di Junior – è un ragazzino di 11 anni che vive con la madre Dorothy (Lily Rabe) nella casa del nonno. Con loro, abita anche lo zio Charlie (Ben Affleck), figura di riferimento per J. R., a differenza del padre. Il figlio lo conosce a malapena, sa solo che vive a New York, lavora in radio e si fa chiamare The Voice (La Voce). L’uomo ha causato solo danni alla madre.

Junior cresce quindi in una famiglia estremamente umile, ma, ad esclusione del padre, ha delle ottime guide sul suo cammino: non solo Dorothy, che vuole a tutti i costi permettere al figlio di andare all’università, ma anche e soprattutto lo zio Charlie, che cerca di trasmettere al nipote fin da quando è piccolo i valori essenziali per essere un brav’uomo e la passione per la letteratura. Nonostante ciò, non sarà facile per il ragazzo trovare la propria strada…

Grandi Speranze, Dickens e drink

The Tender Bar naviga tra due mondi, apparentemente distanti ma che qui vengono accostati proprio per racchiudere il senso del film: la letteratura e  il bar di provincia. Zio Charlie è bar tender del pub Dickens di Manahasset, a Long Island: qui, sugli scaffali, bottiglie di Gin e Whiskey, caraffe di birra, sigarette si mescolano ai libri, grande passione di Charlie. Al bancone, tra gli ubriaconi e i bevitori occasionali, c’è sempre il piccolo J. R., che passa il tempo a leggere i libri dello zio. Le Great Expectations, le Grandi Speranze, non sono solo quelle del romanzo di Dickens: è proprio nel pub che J. R. realizza di voler fare lo scrittore.

In The Tender Bar, per una volta, la povertà e l’ignoranza della provincia non vengono esasperate fino a rendere lo scenario cupo, torbido, senza possibilità di uscita. Nel film è rappresentata entusiasticamente l’occasione per un ragazzo nato povero di costruirsi un futuro migliore, senza però creare una storia paradossale. Non si passa da una vita orribile a una meravigliosa, non c’è un volo pindarico dalla povertà estrema al lusso sfrenato, ma c’è un miglioramento credibile quanto auspicabile.

La figura paterna in The Tender Bar

The Voice (Max Martini), il padre di J. R., è il personaggio più disprezzabile di The Tender Bar. Burbero, assente, violento e alcolizzato, non ha alcun tipo di rapporto con il figlio. Compare un paio di volte, fa qualche telefonata e, in queste poche occasioni, non fa altro che dimostrare la sua pochezza ed ignoranza. L’interprete di J. R. bambino, Daniel Ranieri, è abilissimo nel mostrare dapprima la speranza e la ricerca dell’affetto paterno e poi la rabbia e la rassegnazione per non riuscire ad ottenerlo. Ascolta alla radio La Voce, attende con ansia una chiamata o una visita, per poi rimanere deluso.

Fortunatamente, J. R. ha attorno a sè una famiglia che lo supporta come può. Oltre alla madre – Lily Rabe è al tempo stesso tenera e stoica nel suo ruolo, c’è lo zio Charlie a fare da punto di riferimento per J. R.. Ben Affleck, perfetto nel personaggio dell’uomo semplice, con i piedi per terra e la testa sulle spalle, parla al nipote trattandolo come un giovane adulto, senza mezzi termini. È un consigliere capace, e il suo bar è un luogo di conforto per J. R. fino all’età adulta.

The Tender Bar film 2022L’America di provincia: villette e auto

Una nota di merito in The Tender Bar va alla rappresentazione degli spazi della storia. Gli anni Settanta e Ottanta sono resi in immagini ricche delle tonalità di quel periodo: arredi scuri, maglioni kitsch, velluti marroni e auto decappottabili dai colori cangianti. Nelle ambientazioni e nei costumi c’è un velo di fantasia e di esagerazione che però trova senso nel racconto della gioventù da parte di J. R. adulto.

L’adolescenza e lo scontro di classe

Non mancano nel film le difficoltà che J. R., andando al college, si trova a dover affrontare. Il primo amore, travolgente ed impossibile, con l’imborghesita Sydney, è solo uno degli elementi di confusione che invadono il ragazzo. A dispetto delle insinuazioni della ragazza, il trauma del padre assente, la vita umile e squallida dell’infanzia, non sono ostacoli insormontabili per J. R.: nulla nel film scade nel tragico o nel catastrofico.

The Tender Bar, in uno stile che a tratti ricorda il film di formazione per eccellenza Boyhood di Richard Linklater, tocca i temi dell’adolescenza, della formazione, delle classi sociali, con profondità e delicatezza. L’ordinarietà e la semplicità della famiglia di J. R. non scadono nella banalità ma anzi rendono la storia vicina a quella di un qualsiasi spettatore. Infine, Tye Sheridan è il volto giusto per la parte di Junior ragazzo: una faccia pulita ed espressiva, con occhi in grado di trasmettere tutte quelle Grandi Speranze che riempiono le menti dei giovani adulti.

A casa tutti bene – La Serie: anticipazioni sul finale di serie

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A casa tutti bene – La Serie: anticipazioni sul finale di serie

Un matrimonio tanto atteso che non sarà il lieto evento sperato, una relazione extraconiugale che creerà più problemi del previsto, ma soprattutto un mistero dal passato dei Ristuccia nascosto da decenni e tornato a galla per caso, che stravolgerà le vite di tutti i protagonisti: è davvero ricchissimo di colpi di scena il gran finale di A casa tutti bene – La Serie, la prima serie TV firmata da Gabriele Muccino, già rinnovata per una seconda stagione. Disponibile per tutti da lunedì 10 gennaio dalle 21.15 su Sky Serie e in streaming su NOW, grazie a extra, il programma fedeltà di Sky, per i clienti Sky da più di 3 anni il finale di stagione di A Casa Tutti Bene è già disponibile on demand nella sezione extra.

A casa tutti bene, la canzone inedita di Lorenzo “Jovanotti” Cherubini realizzata per una nuova collaborazione con l’amico Gabriele Muccino dopo il grandissimo successo di “Baciami ancora” e “L’estate addosso”, chiuderà l’ottavo e ultimo episodio finalmente nella sua versione integrale, dopo aver avuto modo di essere apprezzata in versione ridotta durante i titoli di testa di tutte le puntate. Il brano “A casa tutti bene” è disponibile dal 10 gennaio insieme alla colonna sonora originale in tutti i digital store ed è scritto, assieme a Jovanotti, dal maestro Paolo Buonvino, autore di tutte le musiche originali della serie.

Reboot dell’omonimo film di Gabriele Muccino campione di incassi del 2018, A Casa Tutti Bene – La serie è un family drama prodotto da Sky e da Lotus Production, una società Leone Film Group. Otto episodi girati da Gabriele Muccino e da lui scritti insieme a Barbara Petronio(anche produttrice creativa), Andrea Nobile, Gabriele Galli, Camilla Buizza.

Un grande cast corale in A casa tutti bene – La Serie interpreta i membri della numerosa famiglia protagonista, nei suoi due rami: Laura Morante e Francesco Acquaroli guidano il cast nei ruoli di Alba e Pietro Ristuccia, proprietari del ristorante San Pietro, a Roma, e genitori di Carlo, Sara e Paolo interpretati rispettivamente da Francesco Scianna, Silvia D’Amico e Simone Liberati.  Euridice Axen è Elettra, ex moglie di Carlo, mentre l’esordiente Sveva Mariani interpreta Luna, la figlia della coppia, legata a Manuel, il cuoco del San Pietro interpretato da Francesco Martino. Nei panni di Ginevra, attuale compagna di Carlo, Laura Adriani. Antonio Folletto è invece il compagno di Sara, Diego.  Quindi i Mariani: Paola Sotgiu interpreta Maria Mariani, sorella di Pietro e madre di Sandro e Riccardo Mariani, nei cui panni figureranno Valerio Aprea e Alessio Moneta. Emma Marrone interpreta la compagna di Riccardo, Luana, mentre Milena Mancini sarà Beatrice, la compagna di Sandro. Nel cast anche il giovanissimo Federico Ielapi e Maria Chiara Centorami, rispettivamente nei panni del figlio e della nuova compagna di Paolo. Mariana Falace è invece Regina, collega e amante di Diego.

A casa tutti bene – La Serie EPISODI 7

La malattia di Sandro non migliora e Maria suggerisce un luogo alternativo al ristorante, ora fuori uso, per celebrare subito il matrimonio con Beatrice. Ginevra, incaricata dei preparativi, arriva per prima alla nuova location, la villa all’Argentario, insieme ai futuri sposi. Grazie a Sandro, scoprirà un segreto a lungo nascosto, sepolto nel passato, che potrebbe coinvolgere vari membri della famiglia.

A casa tutti bene – La Serie, episodio 8

Il giorno del matrimonio di Sandro e Beatrice non è il lieto evento tanto sperato. Ginevra rivela a Carlo cosa ha scoperto e lui affronta la madre che si inventa una scusa ma poi è costretta a dire la verità. Nel frattempo, Regina ha deciso di rimanere a Roma ed è decisa a distruggere la serenità di Sara e Diego. Ginevra potrebbe finalmente entrare nella famiglia ma ora è troppo sconvolta. Lascia il ricevimento, seguita da Riccardo e Carlo.

La leggenda di Bagger Vance: il libro, il cast del film e il suo significato

Quello del film sportivo è un genere ricco di titoli celebri e particolarmente apprezzati da critica e pubblico. In questi, il più delle volte, si narrano le gesta di atleti realmente esistiti e degni di essere ricordati con un lungometraggio incentrato esclusivamente su di loro. Un caso particolarmente affascinante è però quello rappresentato dal film La leggenda di Bagger Vance. Diretto nel 2000 dal premio Oscar Robert Redford, questo è basato sul golf, a cui unisce profonde lezioni di vita.

La storia è basata sull’omonimo libro di Steven Pressfield, pubblicato nel 1995, e per dar volto ai suoi protagonisti sono stati chiamati dei celebri attori hollywoodiani, tra cui Will Smith, Matt Damon e Charlize Theron. Pur con premesse di questo calibro, il film non riuscì ad incontrare il favore del pubblico, rivelandosi un considerevole flop al botteghino. Anche la critica sembrò non apprezzare il titolo, lamentando l’ennesimo utilizzo di stereotipi. Con il tempo però, il film è stato lentamente rivalutato, suscitando in particolare l’interesse degli appassionati dello sport qui protagonista.

Ad oggi, infatti, questo è uno dei più conosciuti film sul golf, capace di mostrarne la difficoltà ma anche le grandi, e imprevedibili, questioni filosofiche coinvolte. Attraverso la storia ci si imbatte infatti in lezioni inerenti questo sport ma che si applicano a tante situazioni della vita. Nel seguire il percorso del protagonista, tra i suoi alti e i suoi bassi, si possono infatti ritrovare metafore e simbolismi capaci di comunicare ad un pubblico universale. È così che ancora oggi questo film nasconde un fascino particolare, che non manca di attrarre nuovi spettatori.

La leggenda di Bagger Vance: la trama dei film

Protagonista del film è il giovane Rannulph Junuh, la cui passione più grande è quella per il golf, sport dove dimostra straordinarie capacità. Questi è però costretto ad abbandonare il campo da gioco per recarsi sul campo di guerra, chiamato infatti a servire gli Stati Uniti nella Prima guerra mondiale. Fortunatamente, Rannulph riesce a salvarsi e tornare a casa, portando però con sé tutti i traumi che il conflitto inevitabilmente genera nell’animo umano. Per cercare di superare questi traumatici ricordi, il giovane si getta nell’alcol, sprecando gli anni migliori della sua vita e dimenticando la sua passione per il golf.

Dopo dieci anni, tuttavia, Rannulph riceve un invito a giocare in un importante torneo golfistico, dove saranno presenti anche i due grandi campioni del momento: Bobby Jones e Walter Hagen. La gara, scoprirà, è stata organizzata dalla sua ex fidanzata Adele, intenzionata a risollevare il centro sportivo della sua famiglia. Rannulph vede in quest’occasione la possibilità di rialzarsi e tornare ad essere un campione, ma gli anni passati a bere e isolarsi lo hanno segnato in modo indelebile. Convinto di non essere in grado di fare ancora bella figura in campo, egli è così sul punto di rifiutare l’offerta. Fortunatamente, però, si presenta da lui il misterioso Bagger Vance, che si propone di aiutarlo a tornare in campo.

La leggenda di Bagger Vance cast

La leggenda di Bagger Vance: il cast del film

Affidata a Redford la regia del film, questi avrebbe dovuto anche interpretare il ruolo del protagonista Rannulph. Per dar volto a Bagger Vance si era invece pensato al premio Oscar Morgan Freeman. Tuttavia, Redford riconsiderò tale ipotesi, sostenendo che il film avrebbe funzionato meglio con dei giovani attori. Fu così che il protagonista venne interpretato da Matt Damon, all’epoca divenuto popolare grazie a Will Hunting – Genio ribelle e Salvate il soldato Ryan. Damon, però, non aveva nessuna esperienza nel golf, e dovette così prendere lezioni private per più di un mese, imparando le basi di questo sport. L’eccessiva pratica lo portò tuttavia a riscontrare un infortunio alle costole, costringendolo ad un periodo di fermo.

A Will Smith è invece andato il ruolo di Bagger Vance, mentore del protagonista nonché figura chiave del film. Anche Smith spese diverso tempo ad imparare i rudimenti del golf, così da poter entrare ulteriormente in quel mondo e risultare più realistico nella sua interpretazione. Accanto a loro si ritrova poi l’attrice Charlize Theron, nel ruolo di Adele Invergordon. Anche lei si rivela una figura chiave all’interno del film, importante per la resurrezione spirituale di Rannulph. Nel film è inoltre presente il leggendario Jack Lemmon, che ricopre il ruolo di voce narrante. Questa è inoltre la sua ultima apparizione cinematografica, poiché l’attore venne a mancare pochi mesi dopo il completamento del film.

La leggenda di Bagger Vance: il significato del film

Il titolo originale e completo del romanzo da cui il film è tratto è The Legend of Bagger Vance: A Novel of Golf and the Game of Life. Da questo si può intuire la stretta relazione tra lo sport e la vita stessa, con somiglianze tra le due cose particolarmente sorprendenti. E il significato più profondo del film si ritrova proprio nel suo proporre una storia che, attraverso la metafora del golf, aspira a comunicare come nel corso della vita a chiunque può capitare di perdere il proprio swing, la propria direzione. È quello che succede al protagonista Rannulph, in cui ogni spettatore può probabilmente ritrovarsi. Ecco allora che entra in gioco Bagger Vance. Un coach, una guida, quella figura concreta o meno che aiuta a ritrovare la propria strada.

Bagger Vance aiuta Rannulph a raggiungere i suoi obiettivi, lo aiuta a guardare le cose da una prospettiva diversa, e soprattutto lo mette di fronte ad una serie di scelte. È proprio superando queste “prove” che Rannulph ritroverà la propria fiducia in sé stesso e la capacità di giocare, allo stesso tempo ritrovando anche la voglia di vivere. È un percorso educativo vero e proprio quello a cui Vance lo sottopone, e il fatto che la sua reale esistenza o meno rimanga un mistero aiuta a comprendere come l’aiuto di cui ognuno può avere bisogno può arrivare in modi spesso imprevisti. Alla luce di ciò, risulterà più chiaro come l’affrontare una buca di Rannulph corrisponda al modo in cui nella vita si affrontano gli ostacoli. Ognuno è diverso dall’altro, ognuno richiede strategie diverse, ma tutti richiedono la più completa fiducia in sé stessi.

La leggenda di Bagger Vance: dove vedere il film in streaming e in TV

Sfortunatamente, La leggenda di Bagger Vance non è attualmente presente sulle piattaforme di streaming legale. È probabile che in futuro questo tornerà ad essere presente in qualcuna di queste, come Chili, Rakuten o Netflix. Per vedere il film è però possibile affidarsi alla programmazione televisiva. Il film verrà infatti trasmesso in TV lunedì 10 gennaio alle ore 21:15 sul canale Cielo.

Fonte: IMDb

America Latina: i Fratelli D’Innocenzo raccontano la famiglia e la vulnerabilità umana

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Dopo la presentazione a Venezia 78, America Latina dei Fratelli D’Innocenzo si prepara ad uscire in sala, il 13 gennaio, tra le prime uscite del nuovo anno a destare un certo interesse tra le fila degli amanti del cinema italiano e soprattutto di coloro che seguono dal 2017 i gemelli di Tor Bella Monaca e il loro lavoro cinematografico.

Dopo Favolacce, i due si avvalgono ancora della collaborazione di Elio Germano, che in questo caso è il loro protagonista unico, per una storia che tocca molti generi cinematografici e che nel titolo nasconde proprio questa dichiarazione: siamo a Latina, certo, ma siamo anche in un ambito narrativo di genere che è più affine al cinema e alla letteratura degli Stati Uniti.

Il film, terzo in 4 anni, è stato definito di importanza capitale da Fabio D’Innocenzo, che con Damiano e Elio Germano ha partecipato ad una nuova conferenza stampa in cui i protagonisti hanno raccontato il film. “È un film al quale teniamo tantissimo – ha spiegato Fabio – è nato in fretta, rispetto ai primi due film che hanno avuto una gestazione lunghissima. Ci siamo trovati nella condizione di realizzare subito quello che avevamo da dire. È stato fatto di getto, ma senza rinunciare alla precisione. È un film figlio di ciò che stiamo vivendo, mette trai suoi temi tante paure archetipiche. Ciò che è accaduto in questi due anni ha fatto esplodere queste paure. Per noi è un film personale e per questo dialoga con tutti.”

Il film racconta di ferite e vulnerabilità, di ciò che, in poche parole, ci rende uomini. Secondo Damiano D’Innocenzo è la vita stessa, la condizione di essere vivi, a fare paura: “La vita mi rende vulnerabile e anche la paura, e spesso camminano a braccetto. L’unica qualità che mi riconosco è quella di non abdicare alla mia vulnerabilità, per cercare capirla, di capire perché si concentra tanto nei miei confronti. So che esiste e farà parte della mia vita e provo ad analizzarla in racconti audiovisivi. Credo che il cinema possa essere un buon palcoscenico per chi è così introspettivo.”

Leggi la recensione di America Latina

America Latina recensioneLa terra dell’abbastanza, Favolacce, America Latina: non si può certo dire che il cinema dei D’Innocenzo sia rassicurante, ma per i due registi romani non si tratta certo di un deterrente. “Non credo che il pubblico possa rifiutare una storia disturbante perché siamo in un periodo disturbante – dice Damiano – A parlare sarà il film stesso, lo deciderà il pubblico che sceglierà di andare in sala a vederlo.”

Anche in relazione al momento storico che stiamo vivendo, secondo Fabio “adesso tutti cerchiamo storie dense e i film perturbanti ci aiutano a portarci in dimensioni altre. Per questi film non ci sono momenti buoni o sbagliati, quindi questo momento va bene come un altro.”

Elio Germano interpreta il protagonista assoluto del film, un professionista affermato, con una famiglia bellissima, che si gode la sua vita tranquilla in periferia: “Per me è stato un viaggio molto appassionante. Quando si lavora cercando il personaggio è sempre un processo interessante, anche quando la ferita che si racconta è profonda. E in questo caso, si tratta di una ferita che si allarga man mano che il film procede. La possibilità che veniamo feriti è il nostro essere umani. Professionalmente è stato appassionante, piacevole e faticoso insieme.” 

Un elemento ricorrente nel cinema dei Fratelli D’Innocenzo è senz’altro la famiglia, e anche in questo film ritorna questa dimensione domestica e familiare: “Il film passa dall’essere un thriller, all’indagine antropologica, fino quasi all’horror. La famiglia è al centro delle nostre indagini perché lì si formano i problemi e le battaglie che combattiamo ogni giorno. Il senso della famiglia va letto in senso moderno. La famiglia di questo film è particolare, è generata da un grandissimo amore, che poi sia non corrisposto o intrappolato è in secondo piano. Ma l’amore è in grado di dare la soluzione ai problemi, anche quando i problemi arrivano dalla famiglia stessa. I nostri film sono tutti sui rapporti di sangue, sulle famiglie e su come esse sono l’origine dei problemi ma spesso rappresentano anche la soluzione.”

America Latina, terzo film dei Fratelli D’Innocenzo, sarà nelle sale cinematografiche a partire dal 13 gennaio 2022. Con Elio Germano, Astrid Casali,Sara Ciocca, Maurizio Lastrico, Carlotta Gamba, Federica Pala, Filippo Dini e con la partecipazione di Massimo Wertmüller è prodotto da Lorenzo Mieli per THE APARTMENT, società del gruppo FREMANTLE e VISION DISTRIBUTION, in co-produzione con LE PACTE, in collaborazione con SKY.

Wrath of Man, recensione del film di Guy Ritchie

Wrath of Man, recensione del film di Guy Ritchie

Jason Statham è il protagonista di Wrath of Man ( libero adattamento del film francese Le Convoyeur), nonché ultimo film di Guy Ritchie, che segna la quarta collaborazione tra il regista ed il protagonista dopo i film Lock & Stock – Pazzi scatenati (1998), Snatch – Lo strappo (2000) e Revolver (2005). La pellicola, disponibile su Amazon Prime Video ricopre esattamente ciò che gli spettatori si aspettano da un film del suddetto regista e da un veterano del genere, noto per l’interpretazione di anti-eroi in film d’azione-thriller e per il ritratto di personaggi duri, irriducibili e machiavellici.

Wrath of Man: la furia implacabile di Jason Statham

Wrath of Man – La furia di un uomo si propone come un film d’azione brillante, trainato dalla carica testosteronica di personaggi a prova di proiettile già dal nome, come Sticky John, Bullet e Boy Sweat Dave. Il film è pura spavalderia maschile, condita da sporadiche battute sdolcinate che fanno da contraltare alle sequenze d’azione tesa. Il risultato è un film action godibile, all’occorrenza divertente, pur con qualche lungaggine di troppo non ottimamente calibrata in sede di sceneggiatura.

La trama vede il burbero e misterioso H (Statham) accettare un lavoro presso una società di furgoni portavalori. Il suo atteggiamento rigido e la sua abilità con le armi gli fanno presto guadagnare il rispetto dei suoi colleghi quando impedisce con successo un tentativo di rapina ma, oltre a questo, H ha un altro motivo per accettare il lavoro, legato a un oscuro passato pieno di segreti: ecco che la narrazione fa un passo indietro per intavolare vari altri intrecci che condurranno a scene d’azione climatiche. E’ proprio questa la componente più forte di Wrath of Man: Ritchie e i co-sceneggiatori Ivan Atkinson e Marn Davies riescono a tessere una trama intricata, in cui ogni elemento si incastra  gradualmente al suo posto, con risultati tutto sommato soddisfacenti. Sebben gli spettatori non rimarranno attoniti di fronte ai plot twist o ai colpi di scena presentati, la struttura narrativa è comunque abbastanza avvincente da far sì che si proceda con la visione.

A Wrath of Man manca l’arguzia di The Gentleman

Allo stesso modo, Ritchie gestisce le sequenze d’azione con competenza pratica: si tratta di sequenze cariche di tensione, che permettono a Statham di scatenarsi in tutta la sua veemenza artistica. Tuttavia, la portata azionistica di tali sequenze porta con se un’urgenza climatica che si spegne velocemente, consumandosi nell’arco di battute sommesse. La sensibilità d’autore di Guy Ritchie pervade anche Wrath of Man, eppure manca l’intelligenza adeguata a sostenerla; certo, nuovo punto cardine del ritmo narrativo diviene l’umorismo, chiave vincente nella poetica del regista, ma forse quest’ultima sua opera si avvicina pericolosamente a prendersi troppo sul serio. Detto questo, se lo spettatore evita di prendere il film troppo sul serio, il divertimento è assicurato. Evitando l’assoluta ridicolaggine della serie Mechanic, ma non riuscendo a fornire l’inventiva rivoluzionaria che ha reso così unici film come Snatch, questo non è né il meglio né il peggio che Ritchie ha avuto da offrire.

The Gentlemen aveva come perno fondante interpretazioni deliziose, monologhi mordaci e un un’atmosfera generale che reggeva da se il film. Per la maggior parte del suo minutaggio, al contrario, Wrath of Man non ha nulla di tutto ciò; il suo vasto cast di supporto è per lo più sprecato, e gli scambi dialogici si risolvono in battute ilari e monologhi stantii e irripetibili. Holt McCallany, così bravo sotto lo sguardo di David Fincher in Mindhunter, offre qui una performance piuttosto deludente nei panni di un trafficante di camion blindati doppiogiochista, incapace di aggiungere strati ad una sceneggiatura che offre ben poco in termini di personalità. Da Jeffrey Donovan a Scott Eastwood, da Laz Alonso a Josh Hartnett, i comprimari sono spesso relegati a declamare -non interpretare- battute assolutamente dimenticabili. Solo i sempre affidabili Eddie Marsan, Andy Garcia e lo stesso Statham portano a casa il compito, anche se quest’ultimo sta essenzialmente adempiendo al suo obbligo contrattuale di stoicismo senza fine.

Filo conduttore all’interno della narrazione di Wrath of Man sembra essere la tensione contraddittoria tra il protocollo e ciò che ha più senso per la sopravvivenza, richiamo, non poi così troppo velato, a esperimenti precedenti del regista, prima fra tutte l’incursione nel mondo Disney. E, sorpresa delle sorprese, pare proprio che il protocollo non porti da nessuna parte: il film sembra aver interiorizzato questa idea fin nelle sue ossa, privando la storia di linearità narrativa, con interruzioni repentine, flashback e flashforward, a suggerirci che il percorso più nitido verso il nucleo del film è un rettilineo modellato attorno alla sua stella.

Nebula: 10 cose che non sai sul personaggio Marvel

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Nebula: 10 cose che non sai sul personaggio Marvel

Nebula è uno personaggi più sfaccettati del mondo Marvel. Conosciuta prima grazie ai fumetti, e poi grazie a Guardiani della Galassia e agli ultimi due film dedicati agli Avengers, ci si rende conto di quanto Nebula sia un personaggio complesso. Figlia di Thanos e sorella di Gamora (Zoe Saldana), sembra essere il secondo villain più importante dopo il padre. Le sue caratteristiche la rendono un essere unico, forse tremendo, ma anche uno dei più umani.

Ecco dieci cose da sapere su Nebula.

Nebula: chi è l’attrice che la interpreta

1. La scelta drastica di Karen Gillan. Per interpretare il personaggio di Nebula, che appare nel primo Guardiani della Galassia, è stata scelta Karen Gillan che, per entrare meglio nel personaggio, ha deciso di compiere un atto estremo e di rasarsi la testa. Un gesto che pare averla aiutata molto, tanto da non riconoscersi una volta completato il make up e messo il costume.

2. Karen Gillan si è divertita ad interpretarla. L’attrice scozzese ha sempre ammesso di divertirsi molto ad interpretare Nebula, anche se le sessioni di trucco durano una media di quattro ore. Soprattutto, la Gillan ha detto di averla interpretata con molto piacere in Avengers: Endgame, quando ha dovuto condividere tempo e spazio con tantissimi suoi colleghi e con una grande atmosfera condivisibile sul set.

Nebula Avengers

Nebula in Avengers

3. In Avengers: Endgame si vede un’altra Nebula. Dati i film precedenti, si era dato per scontato che Nebula fosse in pratica il secondo villain dopo Thanos, suo padre. Eppure, in Avengers: Endgame, la figlia del Titano Pazzo è forse il personaggio che muta maggiormente e che esprime più umanità.

4. Il personaggio ha debuttato in The Avengers No. 257. Nel 1985, Nebula ha fatto il suo debutto nei fumetti, creata dalle mani di Roger Stern e di John Buscema. In questo numero, lei era un pirata spaziale incerto di un potere. Ma le origine vengono meglio delineate in The Infinity Gauntlet, in cui viene rivelato come sia vicina a Thanos e da come venga da lui rifiutata e torturata.

5. Uno dei personaggi chiave dopo gli eventi di Infinity War. Già al termine di Avengers: Infinity War era evidente che Nebula sarebbe potuta essere la chiave di volta per il successivo Avengers: Endgame. Questo sentore era dovuto al fatto che Nebula è figlia di Thanos e che ha delle potenzialità uniche, utili a cambiare la storia e a rivelare dettagli importanti.

Nebula: in che film compare

6. Sarebbe dovuta morire nel primo Guardiani della Galassia. In un’intervista realizzata con l’uscita di Guardiani della Galassia Vol. 2, Karen Gillan ha dichiarato che il suo personaggio sarebbe dovuto morire nel primo capitolo. Infatti, “Avevo la sensazione che ci fosse spazio per approfondire il personaggio, ma originariamente era previsto che morisse nel primo film, se non sbaglio, da quanto ricordo dalla sceneggiatura. Ovviamente non muore, e poi ho scoperto che sarebbe tornata nel secondo film e ho scoperto che avremmo esplorato tutte queste magnifiche cose su come si sente in merito al suo passato e alla sua relazione con Gamora, sua sorella. Quindi, sono stata molto felice”.

Nebula costume

7. Da Guardiani della Galassia a dopo Avengers: Endgame. Quello che sembrava essere solo una comparsata nel primo film dei Guardiani senza impegno, si è rivelata invece una collaborazione duratura con i Marvel Studios. Karen Gillan, l’interprete di Nebula, infatti, appare nei due film dedicati ai Guardiani e anche in Avengers: Infinity War e in Avengers: Endgame: “Non avevo idea della direzione che avrebbe preso il mio personaggio. Sinceramente ho firmato il contratto pensando che si trattasse solo di otto giorni di riprese e che poi sarei morta nel primo Guardiani della Galassia. Eccomi ancora qui tre film dopo, e ce ne sono altri tre da scoprire”. Non è chiaro in quali progetti futuri potrà apparire Nebula, anche se è quasi certo che la si vedrà in Guardiani della Galassia Vol.3.

8. James Gunn vorrebbe uno standalone. Tra i vari personaggi dei Guardiani della Galassia, uno dei preferiti di James Gunn è sicuramente Nebula, la figlia di Thanos. Non molto tempo fa, il regista ha rivelato che vorrebbe vedere Nebula in un standalone, perché ha tutte le potenzialità per essere una protagonista indiscussa.

Nebula: il suo costume

 

9. Il costume in stile Ravager. Nebula è forse uno dei pochi personaggi che nel corso dei film non cambia mai aspetto. Se sicuramente dal primo film dedicato ai Guardiani fino ad Avengers: Endgame qualcosa è stato raffinato, c’è da dire che Nebula ha sempre conservato il suo costume in perfetto stile Ravager, senza subire importanti modifiche.

10. Il cambiamento di trucco. Nel corso dei film sono state apportare delle modifiche per quanto riguarda il trucco di Nebula. Se all’inizio Karen Gillan si era rasata la testa, in Guardiani della Galassia Vol. 2 ha dovuto rasare solo una parte senza sacrificare totalmente la sua chioma rossa e trovando soluzioni che andavano per le lunghe, ma che la lasciassero con la parte superiore dei capelli.

Fonti: The Hollywood Reporter, contactmusic

Underwater: recensione del docufilm su Federica Pellegrini

Underwater: recensione del docufilm su Federica Pellegrini

Federica Pellegrini racconta la sua corsa verso le Olimpiadi di Tokyo in Underwater, il documentario che ripercorre tutti i vent’anni di carriera della nuotatrice azzurra. Famiglia, allenatori e la campionessa stessa si aprono al pubblico per mostrare le sfaccettature di una vita passata in vasca.

Underwater, una vita sott’acqua

Federica, da bambina, ci ha messo un po’ a immergere la testa in acqua, ma da quando si è convinta non si è più fermata. La Pellegrini prende parte alla sua prima Olimpiade ad Atene nel 2004: ha solo quindici anni, eppure conquista un argento in quella che diventerà la sua disciplina, i 200 metri stile libero. Da lì l’ascesa, verso i mondiali, una serie di record del mondo e altre quattro Olimpiadi. Non un percorso facile, non senza scivoloni e sofferenze, la carriera di Federica è stata intensa, dall’inizio fino alla sua ultima Olimpiade, arrivata a 33 anni, dopo una pandemia globale.

Le emozioni dietro la campionessa

Underwater è un racconto passo a passo estremamente emozionante. Video ufficiali di gare, registrazioni amatoriali fatte da Federica nel corso degli anni o dai suoi genitori, interviste e aneddoti raccontati dalla mamma e dal papà diventano un documentario ricco, composto da fatti, emozioni e persone.

Federica nel corso degli anni è sicuramente diventata un fenomeno, un mito per l’Italia d non solo. La regista di Underwater, Sara Ristori, scava dentro la nuotatrice, ne mostra la parte conosciuta al grande pubblico, ma anche quella più intima. Non mancano le lacrime nel film, che però non risulta mai eccessivamente drammatico: Fede, Matteo, i genitori non fingono ma, nel ricordo di un momento o di un evento, si commuovono sinceramente.

Semplicemente, Underwater

La semplicità che domina i diversi aspetti di Underwater non scade mai in eccessivo semplicismo. Le immagini amatoriali, i suoni d’ambiente, il montaggio basilare senza troppa post-produzione si abbinano bene ai racconti di chi vediamo sulla scena. Mamma e papà parlano della loro figlia in modo amichevole e coinvolgente, rivelano aneddoti inediti che fanno sorridere e, soprattutto, trasmettono tutto l’amore e il sostegno che circonda la nuotatrice.

A fare di un’atleta una campionessa, non è semplicemente il talento. Underwater , dando voce alle persone che da sempre sono state accanto a Federica, spiega molto bene l’importanza del supporto e del sostegno nella carriera di uno sportivo. Nonostante tutto, i genitori l’hanno accompagnata, come anche gli allenatori: prima Alberto Castagnetti, figura quasi paterna per la Pellegrini, poi Matteo Giunta, coach in vasca e partner nella vita.

Verso Tokyo 2021

Underwater è anche la documentazione della preparazione atletica di Federica per la sua quinta e ultima Olimpiade: a distanza di vent’anni da quelle di Atene, dopo quattro record mondiali – di cui uno resta ancora imbattuto, la nuotatrice vuole chiudere così la sua carriera. Insieme a lei il film ripercorre, con un conto alla rovescia, tutti i momenti rilevanti prima della gara. L’arrivo della pandemia e del coronavirus, la difficile conquista del tempo necessario a gareggiare, fino all’ultima, emozionante finale.

In conclusione, Underwater è un film che parla di sport sotto ogni aspetto. Al centro del film ci sono due conflitti che Fede, come tante donne sportive, deve affrontare. Il primo è quello tra la vita in piscina e la vita fuori. Uscire dalla vasca per dedicarsi a tutto ciò che, per lo sport, è stato sacrificato: costruire una famiglia, avere una routine che non dipenda solo dal nuoto. Secondariamente c’è il problema dell’età: fino a quando è giusto, dopo così tanti anni di carriera, andare avanti?

L’uscita evento di Underwater nelle sale è prevista nei giorni 10, 11, 12 gennaio 2022.

MCU: 10 attori che potrebbero interpretare Spider-Noir

MCU: 10 attori che potrebbero interpretare Spider-Noir

Di tutte le versioni multiversali dell’arrampica-muri presentateci nel film di animazione Spider-Man: Un nuovo universo, nessuna ha battuto l’umorismo e la personalità irrefrenabile di Spider-Noir. Doppiato da Nicolas Cage, questa particolare variante di Spider-Man ha ottenuto i suoi poteri dal morso di un ragno durante la Grande Depressione; il suo obiettivo era lo sconfiggere la malavita e i boss mafiosi, più che gli attuali villain in costume, e l’approccio retrò alla sua backstory è solo uno dei punti di forza del personaggio.

L’approccio di Cage al personaggio, le battute anacronistiche e la prestanza da detective hardboiled lo hanno reso il perfetto opposto dello Spider-Man di Miles Morales, almeno all’apparenza: dietro alla comune tuta, infatti, vi è il cuore di entrambi gli eroi, la cui autenticità e capacità umoristica sono i due aspetti fondamentali che l’attore che porterà Spider- Noir in live-action dovrà tenere in considerazione.

Nicolas Cage

Nicolas Cage in Il PresceltoNei panni di Spider-Noir in Spider-Man: Un Nuovo Universo, Nicolas Cage ha davvero messo in primo piano il cuore del personaggio: anacronistico ma esperto, ligio a un codice di giustizia e rettitudine che colpisce lo spettatore in modo differente dagli Spider-Man di altri universi. Dato che Cage ha interpretato una miriade di protagonisti avventurosi, metterlo al timone del debutto live-action di Spider-Noir nel MCU sarebbe indubbiamente qualcosa di emozionante per i fan.

L’età di Cage sarebbe inoltre un valore aggiunto per gli spettatori, ai quali sarebbe proposta molto probabilmente una versione più anziana del personaggio. Inoltre, la sua capacità di conciliare l’ottimismo con la serietà di un uomo che ha passato molto tempo in trincea aggiungerebbe strati di complessità al ruolo. Se c’è qualcuno che potrebbe interpretare uno Spider-Noir veterano in un’avventura di Spider in tutto il multiverso, Cage è sicuramente il volto giusto per rappresentarlo anche in una trasposizione.

Milo Ventimiglia

milo ventimiglia spider-noirLo Spider-Noir che potrebbe essere interpretato da Milo Ventimiglia di This Is Us merita una menzione speciale. Ventimiglia – che ha interpretato per la prima volta un ragazzo con superpoteri sullo schermo nella serie della NBC Heroes – ha doppiato il personaggio nella terza stagione di Ultimate Spider-Man: Web Warriors, in una storyline che ha preso in prestito elementi del film Un Nuovo Universo.

Come doppiatore, ha catturato minuziosamente la gravitas e il rigore morale dell’eroe e, sebbene l’attore sia effettivamente più anziano rispetto all’età attribuita a Spider-Noir all’inizio delle sue avventure in costume, vedere Ventimiglia dietro la maschera, a caccia di nazisti nel caotico setting degli anni ’30, sarebbe una più che gradita aggiunta al MCU.

Rami Malek

rami malek spider-noirCome protagonista assoluto di Mr. Robot, Malek ha dimostrato di avere ciò che serve per interpretare un giovane uomo con grandiose abilità, che spesso si ritrova nei guai. Al cinema, sia che interpreti lo stravagante Freddie Mercury o lo sfregiato ma spaventoso Safin di fronte al James Bond di Daniel Craig, ha dimostrato di avere la stoffa per imporsi sulla scena mainstream.

Data la natura sobria di Spider Noir, un tipo di personalità molto diverso dalle sue controparti più appariscenti, qualsiasi attore che lo interpreti dovrebbe riuscire a regalare una performance austera ma tenace, e la pacat determinazione di Malek funzionerebbe bene in uno scenario del genere. L’attore ha inoltre espresso un vivo interesse ad unirsi al MCU in passato: resta da vedere se sarebbe soddisfatto di un ruolo relativamente oscuro, ma è senza dubbio qualificato per portarlo in vita.

Elijah Wood

elijah wood spider-noirAnche se ha compiuto 40 anni l’anno scorso, l’aspetto giovanile dell’attore che tutti conoscono come Frodo Baggins del franchise Il Signore degli Anelli gli permetterebbe di interpretare Spider-Noir indipendentemente dall’età. L’unico aspetto sfavorevole all’amato attore potrebbe essere il fatto che comunica molto con gli occhi, caratteristica che sarebbe ostacolata dagli occhiali da aviatore del personaggio.

Eppure, Wood ha dimostrato un’inclinazione ad abbracciare ruoli oscuri con un grande potenziale fuori dagli schemi, come l’horror-comedy del 2019 Come to Daddy. Vederlo indossare il trench e sfidare l’ingegno e la prestanza della malavita dell’epoca della Depressione sarebbe una dolce ricompensa per i fan sia di Wood che di Spider-Noir.

Hayden Christensen

Hayden Christensen filmChristensen sta già per cavalcare la cresta dell’onda su Disney+ nel ruolo di Darth Vader nella prossima serie di Obi-Wan Kenobi sulla piattaforma streaming, il che potrebbe renderlo il perfetto candidato per un ruolo in un altro franchise dello Studio. Come qualsiasi altro attore che potrebbe essere scritturato per il ruolo di Spider-Noir, Christensen passerebbe molto tempo indossando la maschera del personaggio, il che potrebbe essere un punto a favore per convincere gli agenti di casting riluttanti, che percepiscono l’attore come troppo strettamente associato al suo ruolo di Anakin Skywalker.

Se c’è una qualità in cui Christensen eccelle, comunque, è la seriosità e, dato il trattamento steampunk riservato a Spider-Noir, si tratta di una qualità essenziale per portare in vita il personaggio. Insieme alla sua evidente volontà di far parte di potenziali blockbuster, Christensen potrebbe rappresentare una scelta fuori dagli schemi per introdurre il personaggio nel MCU.

Joseph Gordon-Levitt

Joseph Gordon-Levitt spider-noirCon parti di rilievo ne Il Cavaliere Oscuro Il Ritorno e Sin City: Una Dama per Uccidere, Gordon-Levitt ha dimostrato di non essere contrario a interpretare personaggi basati su quelli dei fumetti e, grazie alla sua esperienza nell’interpretare ruoli dalla tridimensionali e profondi, l’attore potrebbe benissimo essere adatto al ruolo. Padroneggia benissimo la capacità di passare da una sensibilità avvolgente a una verace determinazione, che sarebbe necessaria per catturare efficacemente la gamma emotiva di Spider-Noir.

Come altri contendenti per il ruolo, l’età di Gordon-Levitt (ha compiuto 40 anni nel 2021) potrebbe essere un ostacolo per i registi che vogliono creare una storia circa le origini di Spider Noir. Tuttavia, se la sceneggiatura richiede una versione più anziana e più battagliera del personaggio, simile a quella di Un Nuovo Universo, allora potrebbe vestire quei panni in modo ammirevole.

Daniel Radcliffe

Harry Potter spider-noir Per milioni di spettatori, Daniel Radcliffe è e sarà sempre Harry Potter: in quanto inscindibilmente associato a quel ruolo, sarebbe una vera e propria impresa proporgli di divenire parte del MCU.

Proprio per questo, una prima apparizione in un film dal respiro multiversale, potrebbe rappresentare la forma di ingresso migliore per Radcliffe nel MCU; come membro di un gruppo più ampio di personaggio, non gli verrebbe già affidata l’impresa onerosa di sostenere il film come unico protagonista e l’impianto da film più scanzonato e divertente consentirebbe ai fan di unire l’intrattenimento di base a performance degne di nota da parte di grandi attori.

Nicholas Hoult

Nicholas Hoult J.R.R. TolkienNicholas Hoult, in realtà, era già entrato a far parte del MCU con il ruolo di Hank McCoy/Bestia in X-Men: First Class. Inoltre, la performance di Hoult nei panni dell’imperatore russo Pietro III nella serie tv The Great di Hulu è stata definita perfidamente spiritosa e, interpretando un ruolo del genere anche nel MCU, Hoult potrebbe portare un po’ dell’umorismo più anacronistico del personaggio di Spider-Noir alla ribalta.

Allo stesso modo, Hoult ha affrontato ruoli grintosi, che hanno messo in luce le sue sorprendenti abilità attoriali, soprattutto per quanto riguarda la drammaticità. Di tutti i candidati nella rosa di coloro che potrebbero essere scritturati come Spider-Noir nel MCU, le capacità di Hoult lo mettono sicuramente in cima alla lista.

Timothée Chalamet

Timothee Chalamet
Foto di Luigi de Pompeis © Cinefilos.it

In un certo senso, Timothée Chalamet ha già messo a punto una performance dall’origin story simile a quella di Peter Parker: in Dune, infatti, ha interpretato il personaggio di Paul Atreides, introdotto per la prima volta nell’omonimo libro. Come Parker, perde un caro parente a causa della violenza inaudita e si ritrova a tentare di inserirsi in un nuovo ambiente che non è in grado di comprendere; dotato di poteri contro cui sta lottando, alla fine del film, capirà come servirsene al meglio col fine del bene comune.

Le abilità attoriali di Chalamet sono indubbiamente impressionanti e, nei panni di Spider- Noir, potrebbe risultare un’aggiunta vincente per un film di potenziale successo, incentrato sia sull’esordio che sulle esperienze di Earth-90214. Dalla drammaticità di un giovane uomo che deve fare i conti con il modo migliore per usare i suoi nuovi poteri a un combattente nazista che opera nell’ombra, Chalamet sarebbe un’eccellente aggiunta al MCU in qualsiasi potenziale storia crossover di Spider-Man.

Finn Wolfhard

Quando le voci su Thor: Love and Thunder hanno iniziato a girare un paio di anni fa, si diceva che Wolfhard fosse stato scelto per interpretare Kid Loki. Questa notizia è stata rapidamente smentita, ma ha aumentato la curiosità dei fan della Marvel sulla possibilità che la star di Stranger Things entrasse a far parte del MCU.

Wolfhard ha compiuto il salto al grande schermo con film come It (e It Capitolo 2) e Ghostbusters: Afterlife, dimostrando che può recitare eccome, potenziando in particolare le sue abilità all’interno di cast corali.

Thanos: 10 cose che non sai sul personaggio

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Thanos: 10 cose che non sai sul personaggio

Thanos è uno dei villain più epici e distruttivi che gli spettatori e gli appassionati del mondo Marvel abbiano mai potuto conoscere. Ma egli è umanamente sfaccettato, con tante sfumature che riguardano la sua crudeltà e molto di più. Questo personaggio ha fatto la storia dei fumetti Marvel e ha appassionato migliaia di persone con la sua ricerca delle Gemme dell’Infinito, cercando di capire se fosse in grado di dare vita al suo obiettivo.

Ecco, dunque, dieci cose da sapere su Thanos.

Thanos: chi è l’attore che lo interpreta

1. Il Thanos di Josh Brolin, grazie a Cumberbatch. I loro personaggi, nel film degli Avengers, si trovano sostanzialmente uno contro l’altro: eppure i due attori che li interpretano hanno avuto un legame speciale. Sì, perché se non fosse stato per Benedict Cumberbatch, Josh Brolin non avrebbe mai interpretato Thanos. Quest’ultimo aveva visto il collega interpretare Smaug il Drago in Lo Hobbit e “ho visto i video su YouTube, quando stavo valutando l’offerta per Thanos, era in questo magazzino, che si trascinava come un serpente, facendo uscire la lingua e facendo un’esibizione incredibile, nella da mo-cap… l’ho visto e ho deciso che quello sarebbe stato il livello che volevo raggiungere; si tratta di qualcosa in cui devi affondare i denti: convinzione, imbarazzo, tutte queste cose. E così ho deciso, sì”.

2. Damion Poitier è stato il primo. Il Titano Pazzo compare per la prima volta nella scena mid-credit in The Avengers e a quel tempo Josh Brolin era ancora lontano dal firmare il contratto che lo avrebbe poi legato al personaggio. Infatti, quella volta Thanos venne allora interpretato da Damion Poitier e il personaggio non era per nulla realizzato in CGI. L’attore, infatti, indossava un trucco prostetico, realizzato da Jose Fernandez, molto realistico ma anche molto pesante.

3. Thanos è capace di amare. Secondo Josh Brolin, che ha dato vita sul grande schermo al Titano Pazzo, il suo personaggio non è fatto solo di forza bruta, ma anche di astuzia, cervello e amore. Secondo l’attore “Quando si guarda alla sua relazione con Gamora, e vedere come si evolve (…) Ovviamente ha dei grandi piani per lei, come qualcuno che spinge i suoi figli per un desiderio egoistico. Ma ha anche una profonda capacità di amare. Hai bisogno di elementi come questi in personaggi così, altrimenti sono solo uomini folli che vogliono distruggere tutto, ed è meno interessante”.

Thanos attore

Thanos e il Guanto dell’Infinito

 

4. C’è il momento preciso in cui Thanos ne entra in possesso. Grazie ad Avengers: Infinity War tutti si sono chiesti come abbia fatto il Titano Pazzo ad entrare in possesso del Guanto dell’Infinito. Secondo lo sceneggiatore Christoper MarkusPenso che il Guanto sia stato fatto quando Loki fingeva di essere Odino. Presumibilmente, Eitri conduceva un’attività regolare e questo ha fatto sì che, in assenza della supervisione di Odino, chiunque potesse andare da lui a chiedere di farsi fabbricare qualcosa”.

5. Il possesso durante il trono di Loki. Stando a quando viene detto in Thor: Ragnarok, Odino avrebbe da sempre custodito un falso del Guanto dell’Infinito nella cripta di Asgard. Detto ciò, oltre che ha causare il ritorno di Hela, pare proprio che l’usurpazione del trono Asgardiano da parte di Loki abbia anche fatto sì che Thanos potesse impossessarsi del Guando e, così facendo, dare vita al suo piano distruttivo.

Thanos in Avengers: Endgame

6. Prima l’obiettivo, poi la pensione. Nel corso di questi anni, Thanos ha vissuto, in sostanza, solo per vedere realizzato il proprio obiettivo primario, arrivando a cambiare l’universo come ha sempre desiderato e come si è visto in Avengers: Infinity War. Il Titano è riuscito a portare a termine la sua missione e, dopo aver completato la sua opera, può finalmente ritirarsi in pensione, stando nella sua fattoria che si vede al termine di Infinity War e all’inizio di Avengers: Endgame.

7. Thanos ha insegnato una nuova parola. Avengers: Endgame ha dimostrato che si può imparare qualcosa da tutto, persino dal questo film. Secondo il trend di Google, infatti, pare che nei primi giorni di uscita del film ci sia stato un picco di ricerche riguardo il significato della parola ineluttabile. In italiano, questa parola è un sinonimo di inevitabile, ma nel dare una versione un po’ più costruita e raffinata per il doppiaggio, il pubblico italiano si è trovato impreparato circa il significato della parola.

Thanos Snap

Thanos: i film in cui compare e lo Snap

 

8. Appare già in The Avengers. Thanos non è esattamente il primo che passa per la strada, tanto da apparire già nel primo film dei Venticatori, The Avengers del 2012. In realtà, in questo film bisogna attendere la scena mid-credits, ma lo si nota distintamente e già viene dato un assaggio del suo obiettivo primario. In seguito, si è dovuto aspettare il 2014 per poterlo vedere come vero e proprio villain in Guardiani della Galassia di James Gunn. Thanos ricompare poi nella scena post credits di Avengers: Age of Ultron e poi in Infinity War e in Avengers: Endgame.

9. Lo Snap sarebbe impossibile nella realtà. Nonostante nel longevo franchise di successo alcune impossibilità fisiche siano comunque diventate una realtà, lo studio condotto da uno dei più importanti centri di ricerca tecnologica negli Stati Uniti, il Georgia Institute of Technology ha rilevato che una componente chiave della capacità di “schioccare” è una certa quantità di attrito: di conseguenza, la mancanza di attrito sul guanto di metallo impedisce quella forza necessaria tra superfici che, di fatto, garantisce la possibilità di rendere lo “schiocco” in maniera adeguata.

Thanos contro Hulk

10. Hulk non ha paura di Thanos. In Avengers: Infinity War è stato dato modo di vedere come Banner avesse dei problemi con Hulk, dato che quest’ultimo di rifiuta palesemente di “uscire”. Tutto ciò si è pensato potesse essere fonte di un trauma dettato dallo scontro con il Titano Pazzo, mentre, in realtà, si tratta di un processo evolutivo del personaggio che si struttura nell’arco di tre film, da Thor: Ragnarok ad Avengers: Endgame.

Fonti: Empire, Ironhead Studios, SiriusXM