La prima immagine di scena del
terzo film di Leonardo Di
Costanzo – titolo ancora in definizione – ha
come protagonisti Toni
Servilloe Silvio
Orlandoritratti dal fotografo di
scena Gianni Fiorito.
È la prima volta insieme su un set
per i due grandi attori, attualmente impegnati nelle riprese, che
si stanno svolgendo in Sardegna nell’ex carcere di
Sassari, incombente sfondo del film che narra le
vicende di alcuni agenti e pochi detenuti, gli ultimi rimasti
di un carcere in dismissione, che aspettano di essere trasferiti. A
poco a poco, le regole, scritte e non, sembrano avere sempre meno
senso, e quella degli uomini in attesa diventa una nuova, fragile,
comunità.
Il film è prodotto da
tempesta / Carlo Cresto-Dina con Rai
Cinema in coproduzione con Amka Film Productions (CH), RSI
Radiotelevisione Svizzera / SRG SSR, con il sostegno del MIBACT DG
cinema, dell’Ufficio federale della cultura (UFC) di
Eurimages e il sostegno della Sardegna FIlm
Commission. Sarà distribuito in Italia e all’estero da
Vision Distribution (crediti non contrattuali) Sul
set del film, tempesta, sta adottando EcoMuvi,
l’unico disciplinare europeo di sostenibilità ambientale
interamente certificabile per la produzione audiovisiva.
È tempo di feste su Rakuten
TV che a dicembre ha preparato sorprese di ogni
genere per far felice tutto il suo pubblico, tra attesi successi
cinematografici e intriganti nuove serie tv. A partire dal 15
dicembre sarà disponibile sulla piattaforma, anche nella versione
4K HDR la pellicola al cardiopalma Tenet,
ultimo successo del regista
Christopher Nolan. Dallo studio Disney Pixar arriva
l’ultimo successo Onward.
Ambientato in un mondo popolato di creature fantasy dove però la
magia non è più di uso comune, la pellicola è un’esperienza magica
da vivere sotto le Feste insieme a tutta la famiglia. Il film è
disponibile su Rakuten TV in 4K HDR. Ma non finisce qui: dopo
il clamoroso successo al botteghino di After,
ecco approdare su Rakuten TV il sequel After
2 che ha incassato 4.2 milioni di euro nelle sue 7
settimane di programmazione e 2.2 milioni di euro solo nel primo
weekend.
A partire dal 4 Dicembre, e in offerta esclusiva dal 4 all’8,
arriva su Rakuten TV anche The
Gentlemen, ultimo film diretto da Guy Ritchie,
che con le sue sequenze d’azione adrenaliniche è pronto a gettare
il pubblico tra narcotrafficanti, imperi del crimine, miliardari e
gangster. In arrivo anche il film MarvelThe New
Mutants, primo film del genere
supereroistico dalle tinte più horror. Dal regista Claudio
Noce, arriva su Rakuten TV anche Padrenostro.
Il film, ambientato in una Roma “sospesa” del 1976, nel pieno del
periodo degli anni di piombo, ha visto
Pierfrancesco Favino vincere, grazie alla sua straordinaria
interpretazione, la Coppa Volpi per la migliore interpretazione
maschile alla 75ma edizione della Mostra internazionale del cinema
di Venezia. E ancora ecco il 24
Dicembre Dreambuilders la fabbrica dei
sogni, film d’animazione perfetto proprio per le
atmosfere natalizie.
La galleria dei cuori
infranti, racconta invece l’idea di una giovane
ragazza che, dopo la fine della sua ultima relazione, decide di
aprire una galleria dove le persone possono lasciare piccoli
ricordi delle loro storie passate. A dicembre approderanno su
Rakuten TV anche Balto e Togo – La leggenda,
che narra sotto una nuova luce la famosa storia dei due husky che
hanno attraversato l’Alaska per consegnare una preziosa medicina,
e Notturno, documentario del regista
di Fuocammare Gianfranco Rosi, girato nelle zone
calde di Siria, Libano e Iran e scelto dall’Anica per
rappresentare l’Italia nella categoria che premia il Miglior Film
Internazionale alla 93esima edizione degli Academy Awards.
STARZPLAY
Arriva su Starzplay – disponibile
in SVOD su Rakuten TV – una delle serie TV più attese
dell’ultimo periodo: No Man’s Land.
Il racconto unisce thriller e spionaggio per trascinare lo
spettatore negli aspetti meno conosciuti della guerra civile
siriana. Qui Antoine, interpretato da Felix Moati, partirà alla
ricerca di sua sorella, data per morta, per poi venire coinvolto
tra le fila dei guerriglieri curdi..
AVOD
Grandi novità anche nella sezione
FREE di Rakuten TV, che continua ad ampliare il suo catalogo
con molti contenuti di intrattenimento gratuiti e grandi
classici del cinema contemporaneo. Questo mese da segnalare in
particolare due film con il grandissimo genio della commedia Will
Ferrell: il cult Anchorman – La leggenda di Ron
Burgundy, che racconta in maniera inedita e
irriverente il mondo del giornalismo con l’attore nei panni
dell’iconico presentatore dalla giacca bordeaux Ron Burgundy;
e Blades of Glory, un ritratto del
pattinaggio su ghiaccio maschile pieno di gag demenziali e
irresistibili. Ma le novità sono molte altre.
PROMO
Sul fronte delle promozioni, da
segnalare alcune novità perfette per passare il Natale con i
propri film preferiti. Dal 7 dicembre al 3 gennaio ecco
la Disney Winter Promo, che porta sulla
piattaforma tantissimi film Disney, tra novità e grandi classici,
per godersi l’atmosfera natalizia in famiglia con tanti titoli come
Frozen 2, Il Re Leone, A Christmas Carol, Aladdin e molti
altri. Dal 4 al 28 dicembre, invece, ecco arrivare
la Winter Promo, una speciale offerta di film
da vedere con tutta la famiglia: tra grandi classici e uscite
recenti, i titoli perfetti per accendere la magia delle Feste sono
tantissimi, da Paddington
2 a 10 giorni senza
mamma, ma anche Alio – Un’avventura
tra i ghiacci, Ti presento
Sofia, La banda dei Babbi
Natale e molti altri.
Amazon Prime Video ha annunciato oggi
che l’attesa storia d’amore young-adult After
2con
Josephine Langford,
Hero Fiennes-Tiffin e Dylan
Sprouse sarà disponibile in esclusiva su Prime
Video in Italia, Francia, Regno Unito e Spagna. After
2 arriva su Prime Video poche settimane
dopo la sua uscita nei cinema in Italia, Regno Unito e
Spagna e in anteprima assoluta in Francia.
I clienti Prime in Italia, Francia e Regno Unito
potranno vedere il film dal 22 dicembre, mentre
in Spagna sarà disponibile dal primo gennaio.
After 2 è l’adattamento del romanzo
bestseller Un cuore in mille pezzi. After: 2,
sequel a sua volta del caso editoriale After. La
serie ‘After’ è composta da cinque libri. A seguito
del successo del primo film After, arrivato al primo
posto del box office in 17 paesi, e sollecitati dai ferventi
“Afternators” che attendevano nuovi film della serie, i produttori
si sono messi subito al lavoro su
After 2, questa volta con l’autrice dei
libri Anna Todd, affiancata da Mario Celaya in
questo suo esordio come sceneggiatrice.
La storia segue Hardin
Scott (Hero
Fiennes-Tiffin) e Tessa Young (,
Hero Fiennes-Tiffin e Dylan
Sprouse sarà disponibile in esclusi) alle prese
con le conseguenze della fine del loro rapporto. Mentre Hardin cade
nella trappola di alcune cattive abitudini, Tessa, armata di una
rinnovata autostima, riesce ad avere lo stage dei suoi sogni presso
la casa editrice Vance. Alla Vance cattura l’attenzione del suo
affascinante nuovo collega Trevor (Dylan Spouse), esattamente
il tipo di ragazzo che fa per lei. È intelligente, simpatico,
carino e responsabile, ma Tessa non riesce a togliersi Hardin dalla
testa. Dopo tutto è lui l’amore della sua vita. Anche con tutte le
loro incomprensioni e difficoltà, Tessa non può reprimere la spinta
che sente verso Hardin. Le piacerebbe uscire da quella situazione,
ma non è così semplice. Attraverso i momenti felici e quelli più
duri, i litigi e le rappacificazioni, Hardin e Tessa lotteranno per
stare insieme, anche se l’universo dovesse mettersi contro di
loro.
https://youtu.be/b0xBZ4qK-kU
“Siamo entusiasti di
portare agli Afternators questo attesissimo nuovo film
dalla serie ‘After’,” ha commentato Chris
Bird, Head of Content for Europe, Amazon Prime
Video. “È una grande opportunità per i clienti Prime
in Italia, Spagna, Francia e Regno Unito per scoprire il secondo
film di questo fenomeno young-adult globale.”
After 2 vede protagonisti Josephine
Langford, Hero Fiennes Tiffin e Dylan Sprouse.
Con loro nel cast anche Shane
Paul McGhie, Candice King, Charlie
Weber, Khadijha Red Thunder, Inanna Sarkis, Pia Mia,
Samuel Larsen, Louise Lombard, Rob Estes, Dylan Arnold,
Selma Blair e Karimah Westbrook. Il
film è diretto da
Roger Kumble e prodotto da
Nicolas Chartier, Eric Lehrman, Andrew Panay,
Jennifer Gibgot, Anna Todd, Aron Levitz, Courtney
Solomon, Mark Canton e Brian Pitt. L’executive producer è
Jonathan Deckter.
After
2 si unisce alle migliaia di serie e film già
presenti nel catalogo di Prime Video, tra cui il
documentario FERRO e lo
show Celebrity Hunted – Caccia
all’uomo, entrambi Amazon Original di
produzione italiana, le serie
pluripremiate Fleabag e The Marvelous Mrs. Maisel e
i grandi successi come Borat – seguito di film
cinema, Jack Ryan di Tom
Clancy, Guava Island di Donald
Glover, Troop Zero, The
Boys, Homecoming, tutti disponibili in più di
240 paesi nel mondo senza costi aggiuntivi per i membri Prime, che
possono godere anche della consegna il giorno successivo, di musica
in streaming e molto altro. Altre serie
Amazon Original italiane annunciate e in produzione
sono Bang Bang Baby,Vita da
Carlo, Dinner Club, Everybody Loves Diamonds,
LOL: Chi ride è fuori e la seconda stagione
di Celebrity Hunted – Caccia all’uomo.
Nel giorno della sua scomparsa,
National Geographic propone la storia di Diego Armando
Maradona, il più grande giocatore di calcio di tutti tempi.
Un’icona mondiale riconosciuta non solo per il suo talento con il
pallone ma anche per il carattere diretto, arrogante, poco avvezzo
alle regole. Un uomo dotato di un talento divino che spesso, però,
si è trovato a vivere in suo personale inferno. Maradona:
le verità nascoste sarà in onda su National
Geographic (Sky, 403) questa sera, mercoledì 25
novembre, alle 20:55 (e in replica giovedì 26 alle
22.55 e venerdì 27 alle 21.55). Un
viaggio tra le pieghe più controverse del Diez, un
percorso che racconta l’animo più oscuro di Maradona.
Lo speciale ricostruisce gli anni
di carriera più controversi e affascinanti di Diego Armando
Maradona attraverso le parole di chi gli è stato vicino e lo ha
conosciuto in prima persona.
A raccontare le sua storia, tra gli
altri, l’amico Ciro Ferrara, il figlio
Diego Armando Sinagra, l’eterno nemico,
Joseph Sepp Blatter, l’ex compagno di squadra
Abel Balbo, il fisioterapista “amuleto”
Salvatore Carmando, e il suo personal trainer e
motivatore Fernando Signorini che lo ha allenato è
sostenuto durante quasi tutta la sua carriera.
Maradona: le verità nascoste è
prodotto da Stand By Me per National
Geographic.
LE
TESTIMONIANZE
Ciro Ferrara
Napoletano, eredita da
Maradona la fascia di capitano.
Solo per lui, nel 2004, Maradona
rompe l’esilio tornando a Napoli dopo oltre dieci anni: Ciro sta
per appendere gli scarpini al chiodo e lo vuole per la sua partita
di addio al calcio.
Ferrara racconta il Maradona
compagno di spogliatoio, il Maradona che torna di notte e sveglia
tutto il palazzo ma anche il Diego capace di gesti d’amicizia
incredibili e affetto incondizionato.
Dice di
Maradona:
Giochi a calcio, ti diverti ma
le tensioni sono sempre tante e Diego riusciva sempre a stemperarle
con qualche battuta “non preoccuparti Ciro, tu fai il tuo. Dai la
palla a me e poi ci penso io” diceva.
Abel Balbo
Calciatore della nazionale
argentina 1990-1994
Dopo l’amara delusione di Italia
‘90, Abel Balbo fatica a trovare spazio nella Seleccion argentina.
E’ il 1994 e la squadra rischia un’incredibile eliminazione nelle
qualificazioni al mondiale. Balbo e Maradona, rientrato in forma
dopo la squalifica per droga, vengono richiamati a furor di popolo
per lo spareggio contro l’Australia. È proprio uno scambio Balbo –
Maradona, con assist del Diez e gol del centravanti, a portare la
nazionale argentina al Mondiale.
Ma dopo il famoso gol di Maradona
alla Grecia con esultanza davanti alla telecamera, la competizione
si chiude per l’Argentina con la squalifica di Maradona e
l’eliminazione per mano della Romania agli ottavi.
Dice di
Maradona
Ogni volta che Diego arrivava
in Nazionale, in qualsiasi momento, era sempre il leader. Arrivava
nello spogliatoio prima della partita e l’atmosfera cambiava,
perché Diego era una persona che influenzava tutti, i suoi compagni
di squadra, gli arbitri, condizionava anche gli avversari.
Joseph Blatter
Presidente della Fifa 1998
– 2015
Dal Comitato Organizzatore dei
Giochi Olimpici del 1972 e 1976 all’ingresso nella FIFA, Joseph
Blatter è una delle menti dietro l’esplosione mediatica e monetaria
del calcio mondiale.
Blatter interviene in favore di
Maradona nel 1992, quando l’argentino non riesce a trovare un
accordo con il Napoli per sciogliere il contratto che lo lega
ancora alla società di Corrado Ferlaino.
È lui a spingere per portare
Maradona ai mondiali del 1994, ed è sempre lui a prendere la
decisione di squalificare El Diez dopo i risultati
dell’antidoping.
Dice di
Maradona
E’ stato una star per i giovani
che ballavano, bevevano e…[fa un gesto per indicare chi fa uso
di cocaina ndr] Forse un po’ era una stella, una
primadonna.
Corrado
Ferlaino
Presidente del Napoli
Calcio 1969-2000
Tra conti correnti senza copertura,
contratti depositati per finta, voli privati e mille rilanci,
Ferlaino è l’ideatore e il trionfatore assoluto dell’Operazione San
Gennaro che, nel 1983, porta a Napoli il più forte calciatore del
mondo. E’ lui a dover gestire la “bomba” Maradona tra eccessi e
colpi da maestro, fino ai giorni della squalifica per doping e il
divorzio dal club.
Dice di
Maradona:
E’ stato un genio del calcio e
come tutti i geni era sregolato. Quando era al Barcellona viveva
con molti argentini, la sera uscivano, andavano nei locali e si
azzuffavano.
In campo insegnava calcio. Era
uno spettacolo
Diego Armando
Sinagra
All’alba del 20 settembre 1986, una
ragazza di nome Cristina Sinagra dà alla luce un bambino, lo
registra col nome di Diego e indica come padre Diego Armando
Maradona.
El Diez, in procinto di sposarsi
con Claudia Villafane, si rifiuta di riconoscere il bambino. Per
anni Diego jr tenta invano di stabilire un contatto con Maradona
fino ad una mattina di maggio quando, a 17 anni, scopre che suo
padre si trova in Italia. Si precipita a Fiuggi e, senza farsi
riconoscere, si intrufola sul campo dove El Diez sta giocando a
golf. All’inzio Maradona lo fa cacciare dai bodyguard, ma quando si
accorge che si tratta del figlio che non ha mai visto, lo fa
richiamare.
Dice di
Maradona:
A volte mi fermo e penso: sono
il figlio di Diego Armando Maradona, del più grande giocatore del
mondo e di una persona che nessuno dimenticherà mai.
Fernando
Signorini
Preparatore atletico
personale di Maradona 1983-1994
Conosce Maradona nel 1983 a
Barcellona. Da allora diventa il suo preparatore personale e studia
per lui un allenamento personalizzato, che lo aiuti a “restare in
forma senza annoiarlo”.
È lui che deve occuparsi del fisico
del campione martoriato dai colpi dei difensori e rimetterlo in
piedi dopo le notti brave.
Dice di
Maradona
Tutto quello che voleva era
giocare a calcio, divertirsi e farlo nella maniera migliore. Diego
era solo un ragazzo di Villa Fiorito, un ragazzo meraviglioso.
Dopodiché Maradona fu solo il prodotto che dovette inventarsi per
essere all’altezza di ciò che desiderava da sé
stesso.
Pedro Pablo
Pasculli
Calciatore della nazionale
argentina 1984 – 1987
Ex calciatore argentino, ha
militato in Italia con il Lecce ed è diventato campione del mondo
nel 1986.
Conosce Maradona da giovanissimo,
quando i due si impongono come veloce coppia gol dell’Argentinos
Junior: Diego inventa e Pasculli finalizza. Si ritrovano nel 1984
quando Diego è a Napoli e Pasculli gioca nel Lecce. Si sentono
spesso, e passano insieme le lunghe trasvolate intercontinentali
per rispondere alle convocazioni della Nazionale
Dice di
Maradona
Semplicemente amava il calcio,
come lo amavamo noi. Nel suo quartiere, Villa Fiorito, la gente lo
conosceva. Lo chiamavano Pelusa. Gli tiravano una palla e lui si
metteva a giocare con gli altri bambini per strada.
Domenico “Mimmo”
Carratelli
Ha collaborato con Roma, Gazzetta
dello Sport, Corriere dello Sport-Stadio, Il Mattino, di cui è
stato responsabile della sezione sportiva, nonché del Guerin
Sportivo, di cui è stato vicedirettore. Ha scritto il libro “Caro
Diego…”.
Dice di
Maradona:
Credo che Diego Armando
Maradona sia stato uno dei 3 personaggi di fine ‘900: Kennedy, Papa
Wojtyla e Diego Armando Maradona.
Salvatore
Carmando
Massaggiatore del Napoli
Calcio
Salernitano, fisioterapista figlio
d’arte, approda al Napoli nel 1976 dove per oltre trent’anni cura i
muscoli della prima squadra.
Negli anni ‘80 diventa amico e
“porta-fortuna” di Maradona che prima di ogni partita, gli bacia la
fronte in un gesto tra l’affettuoso e lo scaramantico.
Maradona si fida solo di lui, dalla
prima volta in cui il massaggiatore ha messo le mani sui suoi
muscoli, Diego lo vuole sempre con sé.
Il rapporto tra i due è talmente
stretto che Carmando è uno dei pochi che, nel ritiro di USA ’94, ha
accesso nella stanza di Maradona dopo la conferma della positività
all’antidoping.
Dice di
Maradona
Tutti i ragazzi gli volevano
bene. Lo ascoltavano ma anche lui li ascoltava loro, chiedeva la
loro opinione.
Ci sono diversi nuovi eroi davvero
eccitanti che si uniranno al
MCU nella
Fase 4, dagli Eterni a Moon Knight, fino ad arrivare a
Shang-Chi. Tuttavia, anche molti degli eroi che abbiamo imparato a
conoscere e ad amare torneranno per i vari sequel destinati al
grande schermo e per i vari progetti destinati a Disney+. Naturalmente, è molto
interessante vedere dove la storia porterà questi personaggi. Con
Avengers:
Endgame che ha chiuso ufficialmente la Saga dell’Infinito,
la
Fase 4 sarà molto importante per stabilire il futuro del
MCU. Ciò significa – come sottolineato da
Screen Rant – che i principali eroi dell’universo avranno
un’opportunità unica per migliorare in futuro…
1Vedova Nera – Dare un significato alla
sua morte
Dopo essere stata introdotta nella Fase 1 ed
essere diventata un membro iconico dei sei originali Avengers,
Vedova Nera avrà finalmente il suo film in solitaria. Dato che è
morta in Avengers:
Endgame,Black
Widow sarà un prequel ambientato prima di Avengers:
Infinity War.
Dal
momento che molti fan hanno ritenuto che la sua morte in Avengers:
Endgame non fosse il finale che il personaggio meritava,
si spera che lo standalone aiuterà a ricontestualizzare quel
momento. Si spera che i fan possano capire meglio il suo
personaggio, il suo passato e perché quel sacrificio era così
importante per lei.
Intesa
Sanpaolo rinnova la collaborazione con
il Torino
Film Festival come Main
Sponsor dell’edizione numero 38 e conferma il proprio sostegno
al settore dello spettacolo in un anno in cui il mondo della
cultura, del cinema e delle arti creative sono stati
particolarmente colpiti. Con 143 film, dei quali 74 lungometraggi,
15 mediometraggi e 54 corti, il @torinofilmfestival 2020 si svolge
interamente in streaming sulla piattaforma MYmovies fino
a domenica 28 novembre.
La manifestazione di quest’anno, interamente online, dà spazio
al cinema femminile.
Con 143 film, dei quali 74
lungometraggi, 15 mediometraggi, 54 corti, dal 20 al 28 novembre si
tiene la 38esima edizione del Torino Film Festival. La
manifestazione – che vede Intesa Sanpaolo nel ruolo di Main Sponsor
e di presenting partner della serata inaugurale – quest’anno
è interamente in streaming sulla piattaforma di
MYmovies e
riserva un’attenzione particolare alla parità di
genere.
Il festival, che ha una giuria
tutta al femminile, si apre con il film “Sin Señas Particulares”
opera prima della regista messicana Fernanda Valadez che ha come
protagonista una donna e che è stata girata con una troupe
femminile. Inoltre, nel selezionare i film del concorso Torino38,
la principale sezione competitiva del festival dedicata ai
lungometraggi internazionali, si è prestata particolare attenzione
alla politica del “50/50 by 2020” lanciata dal Toronto Film
Festival. Per la prima volta viene infatti riservato uno spazio
equo alle produzioni realizzate da registe donne e a quelle
realizzate da registi uomini. Allo stesso modo, la nuova sezione
competitiva Torino 38 Corti presenta 12 cortometraggi, 6 dei quali
realizzati da registe.
Dopo il passaggio al Tribeca Film
Festival e quello al 38° Festival di Torino (nella selezione Fuori
Concorso), Helmut Newton: The Bad and The
Beautiful dovrebbe arrivare anche nelle sale italiane,
grazie a Movies Inspired, non appena sarà
possibile far piani a lungo termine in merito alle uscite al
cinema.
Il film documentario, diretto da
Gero
von Boehm, è meglio definibile come una lettera
d’amore che il mondo dell’arte, della moda e del cinema, attraverso
alcune delle sue rappresentanti che hanno lavorato con Newton,
scrive al fotografo tedesco, vera e propria icona della fotografia,
che ha contribuito a forgiare un immaginario e un modo di
raccontare società e costumi attraverso il corpo stesso della
donna.
Proprio attraverso il corpo della
donna, sempre bellissima e statuaria, Newton ha esplorato la sua
idea di racconto, tenendosi sempre lontano, a suo dire, da arte e
buon gusto, due parole che, nella fotografia, “sono brutte”.
Operando in tutto il mondo, dall’Australia a Singapore, passando
per Los Angeles, dove è morto in un tragico incidente d’auto nel
2004, partendo dall’Europa, dov’è nato e cresciuto, vivendo un
momento storico della Germania che lo ha forgiato molto più
profondamente di quanto lui stesso fosse disposto ad ammettere.
L’uomo delle contraddizioni
Helmut Newton è
l’uomo delle contraddizioni, cresciuto nella liberale Repubblica di
Weimar, da adolescente si trova a fare i conti con l’ascesa di
Hitler e il cambiamento radicale della sua condizione di ebreo a
Berlino. Nonostante questo, conserverà sempre una grande
ammirazione e fascinazione per il lavoro di Leni
Riefenstahl, la regista del regime. Fuggito da Berlino per
rimanere in vita, amava tornarci, nonostante per lui rappresentasse
il simbolo di una vita nel posto in cui si è nati negata dalla
Storia.
Questa contraddizione si riverbera
in ogni suo scatto, le sue foto sono attraenti e respingenti,
sensuali e fastidiose, le sue donne appaiono potenti e
vittimizzate. Nulla, nella fotografia di Helmut Newton, è banale e
tutto è frutto di un’immagine che era già presente nella testa del
fotografo e che viene stimolata e tirata fuori da un contesto, un
corpo, un momento preciso del suo processo creativo.
Helmut Newton e le
donne
Helmut Newton: The Bad and
The Beautiful è un racconto del fotografo attraverso
filmati casalinghi, interviste a lui e alla moglie, Newton June
(alias la fotografa Alice Springs), ma soprattutto alle donne che
lui ha fotografato e raccontato attraverso la sua lente.
Grace Jones,
Charlotte Rampling,
Isabella Rossellini, Anna Wintour, Claudia Schiffer, Marianne
Faithfull, Hanna Schygulla, Nadja Auermann e la moglie
stessa sono la voce di questo documentario. Nel film è presente
anche un acuto scambio con Susan Sontag, che lo
definisce misogino, proprio per come sembra rendere oggetti
sessuali le sue donne.
Tuttavia, ognuna delle donne
intervistate che hanno lavorato con lui a diversi livelli, hanno
parlato di quanto fosse bello, sicuro, divertente posare per
Helmut, Rossellini parla di ironia, Schiffer di trasformazione,
Jones di potere del quale si sente investita a posare per lui.
Insomma, sembra chiaro che, per
quanto le critiche del tempo siano state ingenerose con lui e con
il suo senso trasgressivo per l’immagine, è altrettanto chiaro che
nella sua bolla professionale, Helmut Newton era
un uomo che trattava le sue donne come oggetto di studio, di
indagine. Per quanto si ostinasse a guardarne solo l’aspetto
esteriore e le misure delle modelle che avrebbe scelto, riusciva
poi a raccontarle sempre in una maniera profonda, introspettiva, a
volte dolorosamente onesta.
Emblematico è infatti il suo primo
incontro con Grace Jones; la cantante racconta che dopo il primo
provino, lui la mandò via perché aveva il seno troppo piccolo per
il suo standard, ma poi la chiamò, ricordandosi solo dopo che
l’aveva mandata via per il seno piccolo. E andò così per tre o
quattro volte, fino a che fu chiaro che Newton voleva fotografare
quella donna, e che le dimensioni del seno erano secondarie. Ancora
una contraddizione. I ritratti di Grace Jones (con
Dolph Ludgren) firmati da Newton sono ad oggi una
rappresentazione potentissima del corpo della cantante e della sua
forza.
Helmut e June
Per quante modelle possa aver
fotografato in vita sua, l’unica vera musa di Newton fu sua moglie,
anche lei fotografa, anche lei coinvolta in Helmut Newton:
The Bad and The Beautiful. Helmut era l’artista, la testa
matta, il creativo, ma June era la proprietaria di Helmut, in un
certo senso. La sua opinione aveva un peso enorme nel suo lavoro e
nonostante la relazione potesse essere turbolenta di tanto in
tanto, è stata il punto fisso imprescindibile nella carriera del
fotografo, così come nella vita. È stata scattata da June l’ultima
foto di Helmut, mentre, dopo l’incidente a Los Angeles, era
intubato, in ospedale. Era il 2004, sarebbe morto dopo poco.
Le sue immagini sovversive e
provocatorie della donna sono state al centro del suo lavoro, la
sua leggerezza e la sua ironia una cifra distintiva dell’approccio
alla sua opera, e forse proprio per questo tutte le donne che hanno
lavorato con lui ne ricordano l’estrema gentilezza e
professionalità, ma anche questa misteriosa ispirazione che
compariva all’improvviso e si impossessava di occhio e dita, e
Helmut scattava, consegnando istanti all’eternità.
Helmut Newton: The Bad and
The Beautiful è un ritratto intimo e divertente dell’uomo
e del fotografo, non ci azzarderemo a definirlo artista, a lui non
piacerebbe. Lontano dalle etichette, resta però l’importanza di un
lavoro, scatti, sguardi e immagini, che con l’occhio di oggi
potrebbero contribuire in maniera costruttiva al discorso
sull’empowerment femminile che passa attraverso la sua
forma. Negli anni post rivoluzione sessuale, Settanta e Ottanta,
Helmut Newton è riuscito a portare avanti un’idea
del corpo femminile che ancora oggi ha portata rivoluzionaria.
L’iconica e stravagante scena di
Doctor Strange in Avengers:
Infinity War è stata trasformata in un classico
fumetto Marvel grazie ad una nuova fan art.
Lo Stephen Strange di
Benedict Cumberbatch si è unito per la prima
volta al MCU in Doctor
Strange del 2016, un’introduzione visivamente
impressionante alle arti mistiche. Il personaggio è stato
generalmente ben accolto dal pubblico e da allora Cumberbatch è
apparso in altri tre film del MCU. Prossimamente lo vedremo sia in
Spider-Man 3 sia in Doctor Strange in
the Multiverse of Madness.
Il consenso generale riservato a
Doctor
Strange era dovuto al fatto che si trattava di una
solida storia di origine. Tuttavia, non è stato fino ad Avengers:
Infinity War del 2018 che il personaggio è diventato
un vero MVP all’interno del MCU, poiché ha dimostrato di essere una
parte vitale delle numerose scene di battaglia del film. Tra
Doctor
Strange e Infinity
War, le abilità magiche di Stephen sono migliorate
notevolmente, e ciò è stato particolarmente evidente all’interno
del cinecomic dei fratelli Russo. Le mosse di Doctor Strange hanno
creato alcune immagini sorprendenti che sono rimaste impresse nelle
mente degli spettatori per molto tempo, come la scena in cui ha
creato più versioni di se stesso.
Quel particolare momento è stato
ricreato come un classico fumetto Marvel dall’artista
John Black. Utilizzando la rappresentazione originale
del fumetto di Doctor Strange, Black ha visualizzato la scena dalle
molte braccia del personaggio in modo colorato. Il momento sembra
che possa tranquillamente adattarsi alle pagine di un fumetto.
1 di 4
Le infinite possibilità “visive” di Doctor Strange
Il fatto che la fan art sia così
bella è anche una testimonianza di quanto possano essere
fantastiche le immagini con protagonista Doctor Strange. Il film di
Scott Derrickson è stato particolarmente elogiato per i suoi
effetti speciali e le immagini stravaganti che erano un perfetto
omaggio ai lavori originali di Steve Ditko. Le scene di battaglia
di Infinity
War hanno alzato la posta in gioco con quelle immagini, e
si spera che Multiverse of
Madness continuerà a fare lo stesso. Con un
personaggio potente come Doctor Strange, le possibilità sono
infinite.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Sam
Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias
Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
In occasione della promozione del
suo nuovo film,
Elegia americana,Glenn Close ha ricordato l’Oscar vinto da
Gwyneth Paltrow nel 1999 come migliore attrice
protagonista per Shakespeare in Love. Diretto da Ron
Howard, Elegia americana è disponibile da ieri su Netflix e,
nonostante le critiche feroci da parte della stampa a stelle e
strisce, sarà quasi sicuramente uno dei grandi protagonisti della
prossima stagione dei premi, almeno per quanto riguarda le due
protagoniste della pellicola (oltre a Glenn Close, nel film recita
anche Amy Adams).
Glenn Close è universalmente riconosciuta come
una delle più grandi attrici viventi, eppure, nonostante le sette
candidature, non ha mai vinto un Oscar. Alla 71esima edizione degli
Academy Awards, Gwyneth Paltrow venne nominata come migliore
attrice protagonista per Shakespeare in Love insieme a
Fernanda Montenegro(Central do Brasil),Cate Blanchett(Elizabeth),Meryl
Streep(La voce dell’amore) ed Emily
Watson(Hilary and Jackie). Quell’anno fu proprio
Shakespeare in Love a dominare la cerimonia di premiazione,
portandosi a casa ben sett statuette, incluse quella a miglior
film.
Sono in molti a sostenere che
l’Oscar alla Paltrow sia stata una vera e propria ingiustizia e che
il trionfo di Shakespeare in Love sia stato
soltanto frutto dell’enorme lavoro di campaigning messo in
atto dalla Miramax Films. A quanto pare, però, non sono solo i fan
a pensarla così, ma anche Glenn Close, che questa settimana è stata
intervistata dal programma Popcorn with Peter
Travers di ABC News, proprio in occasione della promozione di
Elegia americana.
Un estratto da quell’intervista ha
iniziato a fare il giro del web nelle ultime ore. Nel breve
filmato, diffuso online via Twitter,
si è parlato di Oscar e di possibili candidature, e Glenn Close ha commentato la vittoria della
statuetta da parte della collega Gwyneth Paltrow, vittoria che “non ha
alcun senso” secondo l’attrice di Attrazione fatale e
Le relazione pericolose. Close ha inoltre specificato che
quell’anno l’Oscar sarebbe dovuto andare “all’incredibile”
Fernanda Montenegro per il suo ruolo in
Central do Brasil.
Il controverso trionfo di Shakespeare in Love agli Oscar
Il lavoro di Montenegro in
Central do Brasil venne lodato da molti all’epoca. Anche
la sua nomination entrò nella storia: ad oggi, infatti, rimane
l’unica interprete brasiliana ad essere stata candidata come
migliore attrice protagonista. Il trionfo di Shakespeare in
Love agli Oscar del 1999 è sempre stato accompagnato da
numerose controversie, a causa del coinvolgimento di Harvey
Weinstein nel film. Durante la cerimonia di premiazione, la
vittoria della pellicola di John Madden nella categoria miglior
film è stata una sorpresa per molti, dal momento che il favorito
era considerato Salvate il Soldato Ryan di Steven
Spielberg (senza considerazione che tra i candidati c’era
anche La sottile linea rossa di Terrence Malick). Ad oggi,
la vittoria di Shakespeare in Love come miglior film
rimane una delle più controverse della storia dell’Academy.
Il network americano
ABC dopo
le anticipazioni ha diffuso promo e trama di
Big Sky 1×03, il terzo episodio dell’annunciata
nuova serie tv Big
Sky in arrivo questo autunno.
In Big Sky 1×03
che si intitolerà “The Big Rick” sempre alla ricerca delle ragazze
scomparse, Cassie si insospettisce maggiormente nei confronti di
Legarski dopo una minacciosa conversazione tra i due. Nel
frattempo, Grace riesce a fare progressi nella ricerca della
libertà delle ragazze. Merilee supplica Legarski di aprirsi
emotivamente prima che sia troppo tardi, e Helen finalmente
affronta Ronald sul suo comportamento sempre più strano in un
nuovissimo episodio di “Big Sky” che debutterà il 1 dicembre su
ABC
In Big Sky 1×03
protagonisti sono Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell, Brian Geraghty nei panni
di Ronald Pergman, Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan, Jade Pettyjohn
nei panni di Grace Sullivan, Jesse James Keitel nei panni di Jerrie
Kennedy, con John Carroll Lynch è Rick Legarski e Ryan Phillippe è
Cody Hoyt.
Le guest star sono Brooke Smith nei
panni di Merilee Legarski, Gage Marsh nei panni di Justin Hoyt,
Jeffrey Joseph nei panni di Joseph Dewell e Gabriel Jacob-Cross nei
panni di Kai Dewell.
Big Sky 1×03
Big
Sky è la nuova serie tv creata da David E.
Kelley per il network americano ABC. David E. Kelley sarà
lo showrunner della prima stagione. Basato sulla serie di libri di
CJ Box, “Big Sky” è prodotto da David E. Kelley, Ross
Fineman, Matthew Gross, Paul McGuigan, CJ Box e
Gwyneth Horder-Payton, ed è prodotto da 20th
Television. 20th Television fa parte dei Disney Television
Studios, insieme a ABC Signature e Touchstone Television.
La serie racconta degli
investigatori privati Cassie Dewell e Cody Hoyt uniscono le forze
con la sua ex moglie ed ex poliziotta, Jenny Hoyt, per cercare due
sorelle che sono state rapite da un camionista su una remota
autostrada nel Montana. Ma quando scoprono che queste non sono le
uniche ragazze scomparse nella zona, devono correre contro il tempo
per fermare l’assassino prima che un’altra donna venga rapita.
Big
Sky vede protagonisti Katheryn Winnick nei panni di Jenny Hoyt,
Kylie Bunbury nei panni di Cassie Dewell,
Brian Geraghty nei panni di Ronald Pergman,
Dedee Pfeiffer nei panni di Denise Brisbane,
Natalie Alyn Lind nei panni di Danielle Sullivan,
Jade Pettyjohn nei panni di Grace Sullivan,
Jesse James Keitel nei panni di Jerrie Kennedy,
Valerie Mahaffey come Helen Pergman con
John Carroll Lynch come Rick Legarski e
Ryan Phillippe come Cody Hoyt.
Con l’uscita in home video di
The
New Mutants, è stato finalmente corretto un errore nei
titoli di coda del film in riferimento ad uno dei creatori del team
di supereroi, ossia Bob McLeod. Diretto da Josh
Boone, The New
Mutants segue un gruppo di adolescenti mutanti i cui
poteri in fase di sviluppo sono più una maledizione che una
benedizione. Originariamente previsto per aprile del 2018, The New
Mutants ha subito più di due anni di ritardi, prima di
arrivare finalmente nelle sale lo scorso agosto, nel bel mezzo di
una pandemia globale.
The
New Mutants è stato un flop al botteghino, con un
incasso mondiale di soli 45,8 milioni di dollari, anche se non
sorprende date le circostanze in cui è stato distribuito. Ora,
grazie all’uscita in home video, coloro che non sono stati in grado
di vedere il cinecomic di Boone nei cinema (soprattutto a causa
dell’emergenza sanitaria), avranno finalmente la possibilità di
vedere l’ultimo film dell’era degli X-Men sotto l’egida della 20th
Century Fox.
Una persona che di sicuro non è
rimasta indifferente a The
New Mutants è l’artista Bob McLeod, che ha co-creato
il team di supereroi insieme a Chris Claremont nel 1982. Quando
The New Mutants è uscito nelle sale, McLeod ha criticato
una serie di modifiche apportate ai personaggi, incluso il
controverso casting del supereroe afro-brasiliano Sunspot (che nei
fumetti ha la pelle scura, ma nel film è stato interpretato
dall’attore brasiliano dalla pelle chiara Henry
Zaga). Inoltre, nel mirino delle lamentele di McLeod, sono
finiti anche i titoli di coda del film, in cui il suo nome è stato
scritto male, ossia “Bob Macleod”. In merito alla questione, McLeod
aveva dichiarato sui social: “Negli ultimi tre anni non si sono
neanche disturbati a controllare l’esatta ortografia del mio nome.
Si tratta di una cosa non potrà essere risolta. Resterà nel film
per sempre.”
Anche se adesso è troppo tardi per
un cambio di casting o di design in merito ai personaggi di
The New Mutants, lo stesso non si può dire per il
cambio del cognome di McLeod, dal momento che la Disney, attraverso
una soluzione abbastanza economica, è riuscita a sistemare il
problema del “nome sbagliato”. Come riportato da
Bleeding Cool, infatti, nell’edizione home video di The New
Mutants, il nome di McLeod è ora scritto in maniera corretta nei
titoli di coda, dove è stato ringraziato insieme a Chris Claremont
e a Bill Sienkiewicz.
L’omaggio di The New Mutants a Bill Sienkiewicz
Sebbene non fosse uno dei creatori
originali dei Nuovi Mutanti (ha co-creato il personaggio di Illyana
Rasputin, ossia Magik), l’arte di Sienkiewicz ha avuto un’influenza
importnate sul film. Sienkiewicz è noto per essere l’artista dietro
l’arco narrativo di Demon Bear da cui The
New Mutants ha tratto ispirazione, oltre ad aver
creato ad hoc un poster promozionale del film. Parlando con
Screen Rant, Boone ha spiegato: “Sapevo solo che l’arte di
Bill Sienkiewicz era incredibile. Sembrava diversa da qualsiasi
cosa avessi mai visto in un fumetto quando ero bambino negli anni
’80. Molto più vicina all’arte di Vertigo, molto più vicina
all’arte oscura della DC che stava uscendo in quel momento.
Volevamo solo dare vita alla sua opera d’arte. Ecco da dove è nata
l’idea.”
The
New Mutants è un thriller con sfumature horror,
originale e ambientato in un ospedale isolato dove un gruppo di
giovani mutanti è rinchiuso per cure psichiatriche. Quando iniziano
ad avere luogo degli strani episodi, le loro nuove abilità mutanti
e la loro amicizia saranno messe alla prova, mentre cercano di
fuggire. Diretto da Josh Boone e scritto
da Boone e Knate Lee, il film vede nel
cast la presenza di Maisie
Williams, Anya
Taylor-Joy, Charlie Heaton, Alice Braga, Blu
Hunt e Henry Zaga.
Il film non raggiunse il medesimo
successo de Il sesto senso; tuttavia, nel corso degli anni è stato
ampiamente rivalutato e da molti considerato una sorta di
precursore del genere supereroistico che sarebbe poi esploso circa
10 anni più tardi. Nel 2019, con l’uscita del sequel/crossover
Glass,
Shyamalan ha portato a compimento una vera e propria trilogia che
include, oltre ad
Unbreakable, anche Split
del 2016: nella scena post-credits di quest’ultimo, infatti,
abbiamo ritrovato il David Dunn di Willis, che in Glass si sarebbe
poi riunito con il Kevin Wendell Crumb di James McAvoy protagonsita di Split e con
l’Elijah Price di Samuel L. Jackson, partner di David in
Unbreakable.
Ora, M. Night Shyamalan ha voluto celebrare il 20 °
anniversario dell’uscita di Unbreakable – Il predestinato (22 novembre
2000) con una foto condivisa attraverso il suo account
Twitter ufficiale. L’immagine mostra un giovane Shyamalan sul
set del film con le sue due figlie. La didascalia rivela che la
figlia maggiore è ora una musicista, mentre la figlia minore ha
appena finito di dirigere due episodi della seconda stagione della
serie Apple
TV+Servant, prodotta e diretta proprio da
Shyamalan.
Old, il prossimo film di M. Night
Shyamalan
Il post non serve solo come
promemoria della lunga carriera di M. Night Shyamalan, ma è anche una sorta di
annuncio del debutto di sua figlia, Ishana Night Shyamalan, come
regista di serie tv. Ishana è stata anche regista di seconda unità
nel film di prossima uscita di Shyamalan, l’attesissimo Old, adattamento della graphic novel francese
“Sandcastle” di Pierre Oscar Levy e Frederik Peeters.
Il cast del film annovera
Gael Garcia Bernal, Eliza Scanlen, Thomasin McKenzie, Aaron
Pierre, Alex Wolff, Vicky Krieps, Abbey Lee, Nikki
Amuka-Bird,Ken Leung, Rufus Sewell, Embeth
Davidtz e Emun Elliott. Shyamalan
sarà ancora una volta produttore, sceneggiatore e regista del film.
I dettagli della trama sono segreti, ma sembra che possiamo
aspettarci una storia interconnessa con i suoi film precedenti.
L’uscita è al momento fissata per il 23 giugno 2021.
Il network americano The CW ha diffuso i primi
poster ufficiali di Riverdale
5, l’attesissima quinta stagione della serie
Riverdale
creata da Roberto Aguirre-Sacasa
Riverdale 5
Riverdale
5 è la quinta
stagione della serie tv Riverdale
sviluppata dal direttore creativo di Archie Comics, Roberto
Aguirre-Sacasa per il network americana The CW.
In Riverdale
5 protagonisti sono i personaggi Archibald
“Archie” Andrews (stagione 1-in corso), interpretato da K. J. Apa. Giovane studente di Riverdale che
cerca di seguire la sua passione musicale senza deludere il padre
allo stesso tempo. Elizabeth “Betty” Cooper (stagione 1-in corso),
interpretata da Lili Reinhart. Veronica Lodge (stagione
1-in corso), interpretata da Camila Mendes. Sofisticata e audace ragazza
appena trasferitasi da New York con la madre dopo che uno scandalo
finanziario ha travolto la sua famiglia. Jughead Jones (stagione
1-in corso), interpretato da Cole Sprouse. Migliore amico di Archie,
intelligente e che indossa sempre un cappello grigio. Hermione
Lodge (stagione 1-in corso), interpretata da Marisol
Nichols. Madre di Veronica, con la quale si è appena
trasferita in città dopo l’arresto del marito Hiram Lodge, al
centro di uno scandalo finanziario. Cheryl Blossom (stagione 1-in
corso), interpretata da Madelaine Petsch. Sorella
gemella di Jason, è una ragazza ricca e manipolatrice, tra le più
popolari della città. Josie McCoy (stagione 1-in corso),
interpretata da Ashleigh Murray. Una delle
studenti della città, nonché cantante del gruppo Josie and the
Pussycats. Figlia del sindaco. Alice Cooper (stagione 1-in corso),
interpretata da Mädchen Amick. Madre di Betty ed
editrice del giornale locale della città. Hiram Lodge (stagione
2-in corso), interpretato da Mark Consuelos.
Il canone di Star Wars ha finalmente rivelato ciò che rende
un Maestro Jedi tale e, sorprendentemente, né Anakin né Luke
Skywalker sembrerebbero avere le qualità necessarie. Nella
tradizione, l’Ordine Jedi è governato dal Codice Jedi e, sebbene i
suoi precetti siano famosi, la verità è che il Codice è un
documento molto più ampio che disciplina ogni aspetto della
condotta Jedi, fornendo una struttura all’Ordine nel suo
insieme.
Il Codice Jedi è una specie di
“documento vivente”, su cui ogni generazione di Jedi lascia il
segno. Senza dubbio il Maestro Yoda, l’anziano e venerato Gran
Maestro Jedi, ha avuto un enorme impatto nel plasmarlo nel corso
dei suoi 900 anni. All’epoca della trilogia prequel, il Codice Jedi
aveva stabilito sei ranghi di Jedi, che andavano dall’Iniziato al
Gran Maestro. Tutti questi ranghi sono esposti in “The Star
Wars Book” della Lucasfilm, di recente pubblicazione, con
contributi di Pablo Hidalgo, Dan Zehr e Cole Horton:
sorprendentemente, sembra che né Anakin Skywalker né suo figlio
Luke si siano mai qualificati per il grado di Maestro Jedi.
Secondo “The Star Wars Book”, un
Maestro Jedi è un Cavaliere che ha preso e addestrato un Padawan al
Cavalierato. È ragionevole presumere che i Padawan chiamino il loro
mentore “Maestro” in parte come segno di rispetto, in parte come
espressione di fiducia per il fatto che saranno guidati fino al
punto in cui avranno completato le Prove Jedi. Questa rivelazione
ha implicazioni significative per la tradizione di Star Wars,
perché significa che né Anakin né Luke dovrebbero essere
giustamente considerati Maestri, dal momento che i loro Padawan non
sono mai diventati Cavalieri.
Anakin e il passaggio al lato
oscuro in Star Wars
In effetti, questo aggiunge un
ulteriore tassello alla storia di Anakin Skywalker e al suo
passaggio al lato oscuro, raccontato in Star Wars: Episodio III – La vendetta dei
Sith. Una delle cause del conflitto tra Anakin e il
Consiglio Jedi era se Anakin fosse qualificato o meno per essere
considerato un Maestro: il Consiglio, infatti, credeva di non avere
il controllo delle sue emozioni ed era vulnerabile all’influenza di
Palpatine. Per Anakin, tuttavia, la riluttanza del Consiglio gli
avrebbe ricordato il fatto che il suo Padawan, Ahsoka, lasciò
l’Ordine Jedi, essendo stato deluso dal Consiglio. Queste vecchie
ferite sarebbero state riaperte dalla sua breve riconciliazione con
Ahsoka appena prima dell’Assedio di Mandalore, come raccontato
nella settima stagione di Star Wars: The Clone Wars. I
membri del Consiglio Jedi avevano ragione, ma hanno sottovalutato
l’esplosione di emozione che covava nell’animo di Anakin.
Nel frattempo, non è
noto se Luke Skywalker si sia mai considerato un Maestro Jedi, ma
certamente ha permesso ad altri di chiamarlo così. Secondo il libro
“The Rise of Kylo Ren” di Charles Soule, Ben Solo era il primo
apprendista di Luke e nessuno dei suoi successivi studenti era
diventato un cavaliere prima che Palpatine distruggesse il tempio
Jedi di Luke. Quindi, secondo il Codice Jedi, anche Luke Skywalker
non può essere considerato un Maestro. Stranamente, sua sorella
Leia ha più pretese di essere un Maestro Jedi di Luke o Anakin,
perché ha addestrato Rey per un anno prima degli eventi di Star Wars: L’Ascesa di Skywalker, con Rey che
è diventato davvero un cavaliere Jedi.
dal film The Ramen Girl -
Brittany Murphy - [fonte: IMDB]
La storia di Hollywood è piena di
star del cinema e della televisione che hanno lasciato questo mondo
troppo presto. Entrare a far parte del mondo dello spettacolo non è
sempre facile e a volte, fama e ricchezza, posso arrivare a
distruggerti. Tra disordini alimentari,
depressione e dipendenza da
alcol, droghe e farmaci
vari, troppe star nel corso degli anni sono cadute in una spirale
senza risalita. Oggi vi parliamo di una delle attrici più
promettenti che Hollywood abbia mai ospitato, Brittany
Murphy, strappata alla vita a soli trentadue anni.
Scopriamo insieme tutto
quello che c’è da sapere su Brittany Murphy, ripercorrendo
la sua purtroppo breve ma intensa carriera.
Brittany Murphy film e serie tv:
gli inizi della sua carriera
Nata il 10 novembre del
1977 ad Atlanta, in Georgia, Stati Uniti, Brittany
Anne Bertolotti è figlia dell’irlandese Sharon Murphy e
dell’italo-americano Angelo Bertolotti. I coniugi divorziano quando
Brittany ha solo due anni e la piccola viene affidata alle cure
della madre. Solo successivamente, la ragazza decide di cambiare il
suo nome da Brittany Anne Bertolotti a Brittany Anne Murphy.
Dopo aver cambiato città diverse
volte, Brittany e la madre si stabiliscono a Burbank, in
California, dove la ragazza può finalmente dedicarsi alla sua
passione per la recitazione e il canto. La sua carriera nel mondo
dello spettacolo, infatti, comincia molto presto. Grazie a una sua
entusiasmante esibizione all’età di nove anni nel musical
Les Misérables, a soli tredici anni, Brittany ha
già un manager che la rappresenta e cura la sua immagine.
Il suo primo vero ingaggio nel
mondo dello spettacolo risale al 1991 quando
Brittany ottiene una parte nella serie tv per ragazzi Un
Professore Alle Elementari. Grazie a quel primo ruolo
televisivo, Brittany continua la sua scalata e, negli stessi anni
partecipa alle serie Kids Incorporated (1992),
Parker Lewis (1992), Famiglia
Cercasi (1993), Frasier (1994),
Sister Sister (1994-1995), Crescere che
Fatica! (1995), Marshal (1995),
SeaQuest (1995), Murder One
(1995) e Nash Bridges (1996).
Contemporaneamente, Brittany Murphy
comincia anche a muovere i primi passi sul grande schermo. Negli
anni novanta la vediamo in moltissimi film poi diventati cult di
genere come Ragazze a Beverly
Hills (Clueless, 1995), Falling Sky
(1998), L’angelo del Male (1998), Bella da
Morire (1999) e Ragazze Interrotte
(1999).
Brittany Murphy in Ragazze
Interrotte: un cult anni ’90
Nel 1999, l’uscita del film Ragazze
Interrotte fece un bel po’ di rumore. Adattamento del diario di
Susanna Kaysen, La Ragazza
Interrotta, il film affronta il tema dei disturbi mentali
da un inedito punto di vista.
Figlia dell’economista Carl
Kaysen, professore del MIT e primo consigliere del
presidente Kennedy, Susanna nel
1967 viene rinchiusa in un ospedale psichiatrico a
causa della sua depressione. Durante il suo
soggiorno, apprende invece di essere affetta da disturbo
borderline della personalità, una condizione medico
psichiatrica che influenza il comportamento di una persona.
Tra le caratteristiche di questa
patologia ci sono paura del rifiuto e
dell’abbandono, instabilità nelle
relazioni interpersonali e instabilità anche nella percezione di sé
e del proprio comportamento. Le persone affette da questo disturbo
presentano anche repentini cambi d’umore con
conseguenti scatti d’ira seguiti da un terribile
stato depressivo. In aggiunta, inoltre, a questi
comportamenti si possono manifestare
autolesionismo,manie suicide,
disordini sessuali e abuso di
sostanze. [fonte:
Wiki]
Segnata profondamente dalla sua
permanenza in clinica, durata diciannove mesi, Susanna decide
successivamente di mettere nero su bianco la sua esperienza
nell’autobiografia pubblicata nel 1993. Il libro ha poi ispirato il
film, diretto da James Mangold, con Winona
Ryder, Angelina Jolie, Brittany
Murphy, Elisabeth Moss, Woopi
Goldberg e Vanessa Redgrave.
Ragazze Interrotte, trama
e personaggi
E’ il 1967 quando Susanna Kaysen
(Winona
Ryder), viene ricoverata nel reparto psichiatrico del
Claymoore Hospital. Da tutti definita come una ragazza normale e
con la passione per la scrittura, Susanna nasconde invece molto
bene i suoi problemi. Molto debole e insicura, nonché costantemente
in conflitto con i suoi genitori, una sera la ragazza decide di
buttar giù un flacone intero di aspirine con della vodka. Salvata
per un pelo da suo padre e sua madre, Susanna finisce al
Claymoore.
Durante la sua permanenza scopre di
soffrire di disturbo borderline della personalità, malattia spesso
definita come ereditaria. Nonostante la ragazza continui la sua
terapia e tenga aggiornati i suoi genitori, capisce presto di dover
affrontare il suo percorso di guarigione da sola. I suoi infatti
rifiutano di essere associati ad una malattia mentale, informazione
che trascinerebbe il nome di famiglia nel fango.
In ospedale quindi, sola e
abbandonata dai genitori, Susanna non può far altro che interagire
con le sue compagne di viaggio. C’è Lisa (Angelina
Jolie), una sociopatica dal carattere dominante,
Georgina (Clea DuVall), bugiarda patologica, Daisy
(Brittany Murphy), ricca e viziata, Janet
(Angela Bettis) che soffre di anoressia e Polly
(Elisabeth
Moss) ustionatasi durante l’infanzia.
Nonostante le ragazze siano tutte
affette da disturbi differenti e abbiano personalità assai diverse
tra loro, riescono a trovare il modo per comunicare, affrontando
insieme quella difficile avventura.
Nel film Brittany Murphy interpreta
Daisy Randone, una ragazza ricca, infantile e
assai viziata, vittima purtroppo degli abusi del padre. A causa dei
traumi relativi al suo passato e presente, Daisy soffre di
autolesionismo,disturbo ossessivo
compulsivo, bulimia e relativa
dipendenza da lassativi e valium. Completamente
succube del padre e non in grado di affrontare il mondo, Daisy
finirà per togliersi la vita.
Brittany Murphy in 8 Mile: film
sulla vita di Eminem
Grazie al successo di Ragazze
Interrotte e non solo, la carriera di Brittany Murphy sembra andare
a gonfie vele. Negli anni successivi la vediamo in tantissimi film
tra i quali ricordiamo Trixie (2000),
Cherry Falls – Il Paese del Male (2000), I
Marciapiedi di New York (2001), Il Sogno di Una
Estate (2001), Don’t Say a Word (2001),
I Ragazzi della Mia Vita (2002),
Spun (2002) e infine 8
Mile (2002).
Quest’ultimo film – che i trentenni
di oggi ricorderanno con nostalgia -, diretto da Curtis
Hanson, è ispirato alla vera storia di
Eminem, famoso rapper e cantante statunitense. Con
8 Mile, Eminem racconta della sua lunga e impervia
scalata al successo, dal bassifondi di Detroit fino alla vetta
delle classifiche mondiali.
La storia inizia nel 1995 a Detroit
e più specificamente sulla 8 Mile Road, la strada più
malfamata della città e che divide in un certo senso il quartiere
bianco da quello nero. Jimmy Smith Jr. (Eminem),
detto B-Rabbit, ha una grande passione per l‘hip hop e,
nonostante sia uno dei pochi ragazzi bianchi in un quartiere nero,
cerca in tutti i modi di sfondare nel mondo della musica. Ma la
vita per Jimmy non è affatto facile.
Con una sorellina piccola, un
avviso di sfratto e una madre alcolizzata – interpretata da
Kim
Basinger – innamorata di un uomo violento, il ragazzo
cerca di restare a galla e di usare il suo talento per uscire dal
ghetto. Jimmy quindi si iscrive a una sfida di freestyle
per tentare di superare il suo imbarazzo, affrontando i suoi
sfidanti e il suo pubblico ostile.
Nel film Brittany
Murphy interpreta Alex, una ragazza che
Jimmy incontra nella fabbrica dove lavora e che diventerà
successivamente la sua fidanzata.
Brittany Murphy e Eminem:
una breve storia d’amore
Grazie ai mesi passati a lavorare
insieme al film 8
Mile, Brittany Murphy e Eminem, nel
2002, cominciano a frequentarsi e tra loro nasce una bellissima
storia breve ma intensa. Nato in maniera assai spontanea, il loro
amore è durato quanto un battito d’ali eppure per entrambi, quel
periodo passato insieme è stato indimenticabile.
Nonostante la loro storia non abbia
funzionato, i due sono rimasti comunque in buoni rapporto e il loro
affetto reciproco non è mai svanito. Anche dopo la morte improvvisa
di Brittany, Marshall (vero nome di Eminem), non sembrava darsi
pace. In un’intervista rilasciata un anno dopo la scomparsa della
Murphy, il rapper ha ricordato la sua ex con molto affetto,
puntando il dito verso quel sistema hollywoodiano malato che
finisce con lo ‘schiacciare’ i più deboli.
“E’ folle che non ci sia più
perchè, un tempo, ervamo molto vicini e lei era davvero una bella
persona. E’ folle quando vedi tutto quello che accade, non solo a
lei, ma in generale a Hollywood con le persone che lavorano in
campo musicale, con gli attori…con le persone famose. Le persone
famose che muoiono di overdose sono sempre di più […] quando sei
famoso, i dottori ti baciano il c**o perchè amano la celebrità.
[Basta una telefonata] Ci sono dottori pronti a darti qualunque
cosa solo perché sei quello che sei”. [fonte:
MTV]
Brittany Murphy in Sin City
Dopo il successo di 8 Mile, la
carriera di Brittany continua e negli anni duemila la vediamo
spesso sul grande schermo. Sono di questo periodo i film
Oggi Sposi…Niente Sesso (2003) – con Ashton
Kutcher – Le Ragazze dei Quartieri
Alti (2003), Tutte le Ex del Mio Ragazzo
(2004), Sin
City (2005), Neverwas – La Favola Che Non
C’è (2005), Fuga dal Matrimonio (2006),
Amori e Altri Disastri (2006), The Dead
Girl (2006), The Ramen Girl (2008),
Deadline (2009) e Across The Hall
(2009).
Tra tutti questi titoli, quello che
spicca per importanza è senza dubbio Sin
City, film scritto e diretto da Robert
Rodriguez, Frank
Miller e Quentin
Tarantino. Tratto dall’omonimo fumetto di Miller, il
film è diviso in tre episodi ognuno dei quali è dedicato a una
delle tre storie originali dell’opera. La trilogia è composta da
Un Duro Addio, Quel Bastardo
Giallo e Un’Abbuffata di Morte. Inoltre,
all’inizio e alla fine del film, si fa riferimento a un quarto
raconto di Miller, dal titolo Il Cliente Ha Sempre
Ragione.
Il film si svolge nell’oscura e
violenta Sin City e segue le storie di alcuni dei suoi personaggi
più corrotti e depravati. Il poliziotto John Hartigan (Bruce
Willis) da otto anni ormai insegue il terribile killer
e pedofilo Roark Junior (Nick Stahl) che continua
a mietere vittime. Una delle ultime a cadere nella sua rete è la
piccola Nancy Callahan, rapita da Roark. Nonostante le sue indagini
siano ostacolate dal collega Bob (Michael
Madsen) e dagli scagnozzi di Roark, Hartigan farà di
tutto per proteggere la ragazzina e riportarla a casa.
Durante la sua missione di
salvataggio, Hartigan si addentra sempre di più nel mondo corrotto
di Sin City, facendo la conoscenza di alcuni discutibili
personaggi, legati loro malgrado a Roark. Tra questi c’è Nancy
(Jessica
Alba), sorvegliata speciale della famiglia Roark, la
cui vita s’intreccerà con quella di Hartigan. Ancora, tra gli
abitanti di Sin City c’è Marv (Mickey
Rourke), un uomo pericoloso e sfigurato, accusato di
aver ucciso la prostituta Goldie (Jamie King),
vittima invece del killer cannibale Kevin Roarl (Elijah
Wood).
Dall’altro capo della città c’è
invece Dwight (Clive
Owen) che, per difendere l’onore della sua ragazza
Shellie (Brittany Murphy), finirà col farsi un
letale nemico. L’uomo che continua a insidiare Shellie è Jackie Boy
(Benicio del
Toro), un ex poliziotto corrotto, pericoloso e in
contatto con i peggiori criminali della città. Ad avere un ruolo
fondamentale in questa faida è Gail (Rosario
Dawson), a capo delle Girls of Old Town,
un gruppo di prostitute che si autogestiscono e hanno il controllo
sulla città.
Nel film Sin City, Brittany
Murphy interpreta Shelley, una cameriera
del bar Kadie’s, nonché fidanzata occasionale di Dwight McCarthy.
Dopo la sua burrascosa relazione con Jackie Boy, violento
e pericoloso, la ragazza cerca conforto tra le braccia di Dwight,
finendo però con lo scatenare una guerra tra i peggiori criminali
di Sin City. [fonte:
Fandom]
Brittany Murphy, una morte
inaspettata
La carriera di Brittany procede
spedita, tra film, serie tv e doppiaggio eppure qualcosa del suo
comportamento comincia a destare preoccupazioni. Nel corso degli
anni, per via soprattutto del suo lavoro, l’attrice affronta
tantissime trasformazione fisiche, cambiando il suo aspetto per
entrare nella parte. Tuttavia, i fan e i media, cominciano a notare
nella ragazza un’enorme e improvvisa perdita di
peso che alcune voci attribuiscono a disordini
alimentari e a una possibile dipendenza dalla
cocaina.
Le accuse dei media vengono però
smentite dall’attrice che nega di soffrire di dipendenza da droghe
o di disturbi alimentari. Quel periodo per lei è molto felice; la
sua carriera infatti va a gonfie vele e nella sua vita pare ci sia
un nuovo amore. Nel 2007, Brittany Murphy sorprende tutti e sposa
la sceneggiatore Simon Monjack. Ma la sua felicità
non è destinata a durare.
Il 20 dicembre del
2009, Brittany Murphy viene trovata senza vita nella vasca
da bagno della sua casa di Los Angeles. Nonostante l’intervento
tempestivo dei paramedici che provano più volte a rianimarla,
l’attrice viene portata al Cedars-Sinai Mediacl Center dove viene
dichiarata morta per arresto cardiaco. Data la
giovane età della Murphy (32 anni) e la presenza di vomito accanto
al suo corpo senza vita, la polizia di Los Angeles avvia
un’inchiesta per morte sospetta. Viene quindi eseguita pochi giorni
più tardi un’autopsia e un esame tossicologico che portano alla
luce una serie di problemi. Le cause del decesso infatti pare siano
state molteplici; Brittany era affetta da una grave
polmonite, non curata, aggravata da una forte
anemia e da un’intossicazione da
farmaci.
Il mistero però si infittisce
quando, cinque mesi dopo la morte di Brittany, anche suo marito
Simon Monjack viene ritrovato senza vita della
stessa casa. Le indagini della polizia quindi cominciano ad andare
in direzioni diverse. C’è chi prende in considerazione che i due
coniugi facessero uso di sostanze stupefacenti mentre i genitori di
Brittany spingono le indagini della polizia verso un sospetto
avvelenamento.
Su entrambi i corpi di Brittany e
Simon, sono predenti altissimi livelli di metalli
pesanti e sui capelli della ragazza vengono addirittura
ritrovate tracce di veleno. Inoltre, dalle
autopsie sono state rinvenute anche tracce di spore di una
particolare muffa tossica di cui Simon si era
lamentato con il costruttore della casa.
Ma se per i genitori di Brittany si
tratta di omicidio, queste teorie e le prove scientifiche
recuperate non portano da nessuna parte. Ancora oggi infatti la
morte di Brittany Murphy e di suo marito sono avvolte nel
mistero.
Scott Derrickson, regista di Doctor
Strange, afferma che tutti i film di Spider-Man
realizzati fino ad oggi fanno parte del MCU. L’Universo
Cinematografico Marvel è stato lanciato nel 2008 ed è diventato il
più grande franchise dell’ultimo decennio. La popolarità dei film
Marvel è legata allo sforzo dei Marvel Studios di raccontare
un’ampia storia attraverso più film. Nonostante gli errori di
continuity e i buchi di trama, il MCU è riuscito a mantenere
abbastanza solida la propria linea narrativa e a determinare con
chiarezza le proprietà che fanno parte dell’universo condiviso.
Le cose potrebbero iniziare a
cambiare con l’avvio della Fase 4 del MCU, dal momento che la
Disney è ora proprietaria dei franchise di X-Men e dei Fantastici
Quattro, oltre al fatto che condivide i diritti sul personaggio di
Spider-Man insieme alla Sony. Sappiamo che la Fase 4 inizierà ad
esplorare le infinite possibilità del Multiverso, qualcosa che era
già stato anticipato in Doctor
Strange del 2016. Tuttavia, soltanto con l’arrivo del
sequel Doctor
Strange in the Multiverse of Madness e di altri titoli
della Fase 4, il Multiverso verrà completamente esplorato e ciò ha
naturalmente suscitato tutta una serie di speculazioni su ciò che
accadrà in futuro.
Una delle teorie più accreditate è
quella secondo cui il MCU userà il Multiverso per connettere in
maniera retroattiva i vecchi franchise Marvel con l’universo
condiviso. Ad esempio, Sony ha realizzato cinque film live action
di Spider-Man (oltre a Venom e ad altri spin-off in
arrivo) che non fanno tecnicamente parte del MCU… o almeno così
pensavamo! Scott Derrickson, regista del primo
Doctor
Strange, ha affermato in maniera alquanto scherzosa in un
recente scambio di battute via
Twitter, che tutti i film di Spider-Man sono, di fatto,
collegati al MCU.
La dichiarazione di Derrickson è
avvenuta in risposta a Duncan Jones, regista di
Moon, che ha usato una GIF di
Spider-Man: Un Nuovo Universo per descrivere la sua
personalità. Tuttavia, il tweet originale richiedeva l’utilizzo di
una GIF del MCU e ciò ha portato i fan a sottolineare l’errore da
parte di Jones. Dal momento però che Un Nuovo Universo coinvolge
proprio il Multiverso, Jones ha chiesto “aiuto” a Derrickson, il
quale ha dato per “buona” la scelta della sua GIF, sottolineando
appunto che tutti i film dedicati all’Uomo Ragno realizzati fino ad
oggi fanno parte del MCU.
Annunciato ufficialmente questa
estate al Comic-Con di San Diego, Doctor
Strange 2 vedrà Benedict
Cumberbatch tornare nel ruolo di Stephen Strange.
Diretto da Sam
Raimi, il sequel vedrà anche Wanda Maximoff alias
Scarlet Witch (Elizabeth
Olsen) assumere un ruolo da co-protagonista
dopo WandaVision.
Secondo Collider, la
produzione ha fatto già un passo in avanti assumendo lo
sceneggiatore Jade Bartlett. Il suo ruolo non
è stato ancora chiarito, visto che lo script dovrebbe essere
firmato da Derrickson in persona e quindi Bartlett dovrebbe
intervenire solo a limare il testo o magari a scrivere a quattro
mani con il regista.
Ecco Tom
Holland e Daisy Ridley nel trailer di
Chaos
Walking, adattamento del primo libro della
trilogia scritta da Patrick Ness, rivolta a un
pubblico Young Adult. Le due giovani star
sono i protagonisti del film e si confrontano con Mads
Mikkelsen, nei panni del villain.
Chaos
Walking sarà basato sul primo romanzo di una
trilogia scritta da Patrick Ness ambientata
in un mondo in cui non ci sono donne e le persone possono ascoltare
e vedere i pensieri degli altri in una sorta di streaming continuo,
chiamato Noise (rumore). La sceneggiatura sarà
firmata nientemeno che da Charlie Kaufman.
Alla regia Doug Liman (Edge
Of Tomorrow).
Un primo tentativo di adattare il
romanzo di Ness per il grande schermo risale al 2013 e prevedeva
addirittura la regia nientemeno che di Robert
Zemeckis, il quale avrebbe voluto concentrarsi sul
primo volume della trilogia, The Knife of Never
Letting Go, affidando la sceneggiatura
a Charlie Kaufman, mentre ora pare
che Chaos Walking porterà firma dello
script di Jamie Linden (Money
Monster). Alla produzione sono
chiamati Doug Davison e Ali
Shearmur, mentre Zemeckis dovrebbe comunque rimanere a
bordo del progetto anch’esso come produttore.
Baby Boss 2 –
Affari di Famiglia, nel sequel della commedia campione
d’incassi di DreamWorks Animation nominata agli Oscar, i fratelli
Templeton – Tim (James Marsden, noto per il franchise di X-Men) e
il suo fratello minore Baby Boss Ted (Alec Baldwin) – sono
diventati adulti e si sono allontanati. Tim è un papà e marito
pantofolaio a tempo pieno. Ted è un CEO di fondi speculativi. Ma un
nuovo baby boss dall’approccio innovativo e dall’atteggiamento
positivo li riunirà e sarà d’ispirazione per un nuovo affare di
famiglia.
In Baby Boss 2 –
Affari di Famiglia Tim e sua moglie, Carol (Eva
Longoria), la vera capofamiglia, vivono nella periferia con la loro
super-intelligente figlia Tabitha (Ariana Greenblatt, Avengers:
Infinity War) e l’adorabile nuova bambina Tina (Amy Sedaris, BoJack
Horseman – Netflix). Tabhita, che è la migliore della sua classe al
Centro Acorn per Bambini Dotati, idolatra suo zio Ted and vorrebbe
diventare come lui, ma Tim, ancora in contatto con la sua
iperattiva immaginazione giovanile, è preoccupato che lei si stia
impegnando troppo a discapito di un’infanzia normale.
Quando la piccola Tina rivela di
essere (SORPRESA!) un agente segreto tra i migliori della BabyCorp
in missione per scoprire gli oscuri segreti della scuola di Tabhita
e del suo misterioso fondatore Dr. Edwin Armstrong (Jeff Goldblum),
i fratelli Templeton si trovano riuniti nei modi più inaspettati e
sono portati a rivalutare il significato di famiglia e a scoprire
cosa conta veramente. Lisa Kudrow e Jimmy Kimmel riprenderanno i
loro ruoli come genitori di Ted e Tim. Ereditando il successo del
primo film, che ha guadagnato più di 500 milioni di dollari nel
Mondo, Boss Baby 2 – Affari di Famiglia è diretto nuovamente da Tom
McGrath e prodotto da Jeff Hermann (Kung Fu Panda 3).
La Commissione di selezione per il
film italiano da designare agli Oscar®, istituita dall’ANICA lo
scorso luglio su incarico dell’ “Academy of Motion Picture Arts and
Sciences”, riunita davanti a un notaio e composta da Nicola
Borrelli, Simone Gattoni, Paolo Genovese, Carlo Poggioli, Cristina
Priarone, Gloria Satta, Baba Richerme ha votato “ Notturno” di Gianfranco Rosi quale film che
rappresenterà l’Italia alla 93ma edizione degli Academy Awards
nella selezione per la categoria “International Feature Film
Award”.
“Notturno”
concorrerà per la shortlist che includerà i dieci film
internazionali selezionati dall’Academy e che sarà resa nota il 9
febbraio 2021. L’annuncio delle nomination (la cinquina dei film
nominati per concorrere al premio) è previsto per il 15 marzo 2021
mentre la cerimonia di consegna degli Oscar® si terrà a Los Angeles
il 25 aprile 2021.
A seguito delle decisioni di
Palaexpo, l’ARFestival,
all’indomani di una edizione 2020 all’insegna del
#Qualcosaltro, ha diffuso il seguente comunicato
stampa:
“Senza bisogno di andare a
scomodare l’immenso patrimonio italiano di Maestri riconosciuti in
tutto il mondo come Pratt,
Mattotti, Pazienza,
Crepax, Manara,
Giardino, Toppi e tanti altri, in
un momento – di questo già complicato 2020 – in cui anche i grandi
media nazionali diventano megafono del linguaggio del Fumetto
contemporaneo e dei suoi protagonisti (Josephine Yole Signorelli in
arte Fumettibrutti sulla copertina di 7 del
Corriere della Sera sulle tematiche di parità di genere e
transessualità, Zerocalcare «ultimo intellettuale»
sulla copertina de L’Espresso, Zuzu già autrice
della sigla de L’Assedio di Daria Bignardi ora
testimonial di Gucci su Grazia), è proprio di questo mese l’azione
con cui il Ministero per i Beni e le Attività
Culturali – attraverso la sua Direzione Generale
Creatività Contemporanea – riconosce e INCLUDE formalmente il
Fumetto tra le discipline di cui già si occupa (arte
contemporanea, architettura, fotografia, videoarte e arti
applicate, moda, design) siglando quella che è de facto la
prima Convenzione quadro dello Stato italiano con un intero settore
professionale, rappresentato ufficialmente
dall’Associazione di categoria RIFF – Rete Italiana
Festival di Fumetto di cui lo stesso ARF! è socio
fondatore insieme a Comicon di Napoli, Etna Comics di Catania,
Lucca Comics & Games e Treviso
Comic Book Festival, cioè un settore che ogni anno in Italia è
capace di coinvolgere oltre un milione di
presenze, con un indotto economico e una ricaduta sui
territori di oltre 300 milioni di euro.
Eppure, paradossalmente, martedì
17 novembre abbiamo ricevuto unilateralmente, come
ennesima comunicazione “a fatto compiuto” (cioè senza alcuna
volontà di dialogo o confronto), la notizia che l’Azienda Speciale
Palaexpo – ente pubblico di Roma Capitale in giunta Raggi a meno di
6 mesi dalle prossime elezioni amministrative, che dipende
dall’Assessorato alla Crescita Culturale guidato da Luca
Bergamo* – dal 2021 esclude il nostro Festival da
tutte le attività del Mattatoio (ex MACRO Testaccio),
mettendoci alla porta da quella che è stata la nostra casa sin dal
2016, cioè da prima che subentrasse il nuovo CdA.
*[questioni che avevamo già
esternato allo stesso Luca Bergamo lo scorso 14 ottobre 2019,
quando Palaexpo ci tolse La Pelanda e noi
chiedemmo semplicemente una convocazione – mai concessa – per
l’istituzione di un possibile tavolo di lavoro in cui confrontarsi
su formazione, didattica e
arti visive, cioè quelle “nuove linee di
indirizzo” del Mattatoio in cui una manifestazione come ARF!
rientrerebbe pienamente].
L’Azienda Speciale Palaexpo,
nella persona del suo Presidente Cesare Maria
Pietroiusti, ci comunica via mail – nero su bianco – che
non rientriamo più nella loro «visione del
contemporaneo» (cioè l’esatto contrario di quanto
sta sostenendo la DG Creatività Contemporanea del MiBACT) con tutta
una serie di burocratismi degni del miglior conte Mascetti in Amici
miei, che quantomeno denota una buona conoscenza di Mario
Monicelli.
E questo, nonostante ARF! nelle
sue 4 edizioni al Mattatoio [1] abbia prodotto una
serie di mostre straordinarie come quelle dedicate a Hugo
Pratt, Andrea Pazienza, Milo
Manara, Gipi,
Zerocalcare, Guido Crepax,
Jordi Bernet, Danijel Zezelj,
Attilio Micheluzzi, il Mickey Mouse della Glénat o
la celebrazione dei 70 anni di Tex +
[2] abbia offerto indimenticabili Lectio
Magistralis con la presenza di ospiti di massimo prestigio quali
Altan, Tanino Liberatore,
Josè Muñoz,
Angelo Stano, Riccardo Mannelli o
Paolo Eleuteri Serpieri + [3]
abbia espresso vere opportunità di lavoro (oltre
10.000 portfolio ricevuti in 5 anni dagli autori
esordienti per più di 1.000 colloqui professionali
fissati con le case editrici) così come [4] vera
cultura di pace e rispetto dei diritti umani al fianco di partner
solidali come Emergency, Cesvi,
Dynamo Camp, Amnesty
International e UNHCR +
[5] abbia accolto un pubblico di oltre
60.000 visitatori totali da tutta Italia, compresa
[6] una coloratissima moltitudine di bambini nella
propria Area Kids a ingresso gratuito, che ogni
anno offre 18 laboratori creativi con le docenze delle migliori
firme del panorama nazionale, costantemente SOLD OUT a ogni
edizione!
>>> Senza nemmeno
considerare i 66.309 euro donati all’INMI Lazzaro
Spallanzani proprio in questi ultimi 6 mesi grazie al
libro a fumetti COme Vite Distanti (vincitore del
Premio Boscarato 2020), realizzato da ARF! durante l’emergenza
sanitaria Covid-19, che ne ha fatto (cit:) «la più grande raccolta
fondi mai realizzata dal Fumetto italiano» attraverso
l’unione, il talento e la
generosità dei suoi protagonisti: gli autori, i
partner e i lettori <<<
Ma tutto questo a
Palaexpo e al suo artista/presidente Pietroiusti (ora “coordinatore
del tavolo di programmazione”) non interessa!
Non rientriamo nel loro
«cambiamento di paradigma» all’interno di «una specifica visione
curatoriale» che ora dipende da «un complesso meccanismo
decisionale» che comprende per l’appunto questa «visione strategica
di analisi qualitativa» (?) che prenderà forma e si incentrerà su
«una complessa e articolata sequenza di eventi» che siano «coerenti
con la proposta culturale del nuovo Mattatoio».
Una visione, insomma, che al di
là della propria astratta arbitrarietà (nella gestione di
un bene pubblico della città, non di una galleria privata)
rimane chiara soltanto a se stessa, alla propria voce
autoreferenziale.”
In coda al comunicato, la direzione
di Arf Festival indice una conferenza stampa per giovedì 26
novembre alle 12.00, “la prima delle
controffensive del nostro Festival”, si annuncia. Queste
conferenze “basate su una verità oggettiva
(scripta manent alla mano, nero su bianco), sui risultati
concreti raggiunti in questi anni e – perché no? – anche
sull’ironia, un’arma che ci contraddistingue da
sempre: sì, perché saranno anche un paio di momenti in cui
strapperemo un sorriso che – insieme a tutti i giornalisti che si
accrediteranno – ci condurranno alle future mosse di una fiera
manifestazione indipendente che in sole 5 edizioni ha
posizionato il proprio brand tra le eccellenze italiane del
settore.“
Con un universo cinematografico
grande quanto il
MCU, sarebbe facile presumere che tutti i film si attengano
rigorosamente ad una sceneggiatura e che non ci sia spazio per
alcun tipo di “sorpresa”. Tuttavia, anche nel
MCU gli attori hanno avuto spesso l’opportunità di offrire il
loro contributo ed improvvisare/cambiare delle scene che stavano
girando. Da piccoli e semplici cambiamenti estetici ad importanti
dialoghi totalmente improvvisati, gli attori che sono apparsi nel
MCU si sono concessi davvero di
tutto.
Screen Rant ha raccolto i 10 migliori momenti improvvisati –
quindi non presenti in sceneggiatura – del
MCU:
1Le scene che non sono finite nei
film
Infine, ci sono due scene
improvvisate che non sono entrate nei film, ma entrambe sono
esilaranti e includono dei baci. In Avengers:
Age of Ultron (2015), Chris Evans voleva provare a dare un
bacio, ma considerando che Tony Stark e Steve Rogers discutono per
la maggior parte del film, la scena è finita nei
bloopers.
E in Avengers:
Endgame, Stark bacia Peter Parker sulla guancia
una volta che si sono riuniti invece di abbracciarlo. È stato un
momento da papà per Stark ma, ancora una volta, i creatori hanno
deciso per una diversa interpretazione della scena.
È un periodo decisamente proficuo
per Anya Taylor-Joy, l’attrice e modella americana
di origini argentine che si è fatta conoscere al grande pubblico
grazie a film quali The
Witch di Robert Eggers e Split di M.
Night Shyamalan. Quest’anno l’abbiamo vista in Emma di Autumn de Wilde e anche in The New Mutants di Josh Boone, mentre più di recente è
stata protagonista de La regina degli scacchi,
acclamata miniserie Netflix da poco “eletta” la più vista del
popolare servizio di streaming.
In una recente intervista con
The Sun, l’attrice si è lasciata andare ad una serie di
dichiarazioni alquanto particolari circa il suo aspetto fisico.
Dotata di una bellezza magnetica e certamente fuori dal comune,
Anya Taylor-Joy ha ammesso di nutrire dei
forti dubbi sulla sua immagine. “Non mi sono mai considerata
bella e credo che non mi considererò mai tale”, ha spiegato.
“Non credo di essere abbastanza bella da poter recitare. Lo so
che può sembrare patetico e il mio ragazzo mi ha già avvertito che
la gente penserà di me che sono una stron*a a dire certe cose, ma
davvero: ho sempre pensato di avere un aspetto strano.”
L’attrice ha raccontato di non
rivedere mai i suoi film e ha anche raccontato di un episodio
alquanto spiacevole avvenuto durante la visione del sopracitato
Emma, adattamento cinematografico dell’omonimo
romanzo di Jane Austen arrivato quest’anno direttamente in digitale
nel nostro Paese: “Non mi piace andare al cinema a vedere i
film in cui recito. Devo vederli prima. La cosa bella del farlo da
sola è che non sono costretta a vedere la mia faccia sul grande
schermo. Quando ho visto Emma ho avuto un vero attacco di panico,
perché ho pensato di essere la prima attrice brutta ad aver
interpretato quel personaggio, ed era assurdo, perché la prima
battuta che Emma dice nel film è proprio: ‘Sono bellissima,
intelligente e ricca’.”
Sempre nel corso dell’intervista,
Anya Taylor-Joy ha rivelato anche di aver
avuto un’infanzia difficile e di essere stata vittima di bullismo,
ma ha anche ricordato il fortuito incontro con Sarah Doukas,
fondatrice dell’agenzia di moda Storm Model Management, che dopo
averla incontrato per caso ad Harrods, a Londra, le offrì un
contratto come modella. Alla fine dell’intervista, l’attrice ha
anche ammesso che, al di là delle sue convinzione, adesso ha
accettato l’immagine che gli altri possono avere di lei: “Mi
sono costretta nella vita ad accettare i complimenti”, ha
spiegato. “Se oggi qualcuno mi dice che sono bella, lo
ringrazio.”
I prossimi progetti di Anya Taylor-Joy
Di recente abbiamo appreso che
Anya Taylor-Joysarà la
protagonista del prequel di Mad Max: Fury Road incentrato sul personaggio
di
Furiosa. Il prequel sarà diretto ancora una volta da George
Miller e vedrà l’attrice recitare al fianco di
Chris Hemsworth e
Yahya Abdul-Mateen II. Tra i suoi prossimi progetti figurano
anche Last
Night in Soho di Edgar Wright (che arriverà al cinema
il prossimo anno) e The Northman, il nuovo horror di Rogert
Eggers, con cui tornerà a lavorare dopo The
Witch.
Zack Snyder continua a sviscerare dettagli su cosa i
fan dovranno aspettarsi dalla Snyder
Cut di Justice
League, soprattutto su come sarà diverso il suo taglio
dalla versione cinematografica di
Joss Whedon uscita nelle sale nel 2017. Questa
volta, il regista ha fatto luce sia su Flash che su Cyborg,
spiegando nel dettaglio come i loro poteri saranno rappresentati
nella versione del cinecomic in quattro parti in arrivo il prossimo
anno HBO Max.
Parlando del Velocista Scarlatto,
Snyder non è d’accordo con la visione di Barry Allen che usa la sua
super velocità per trasportare le persone da un posto all’altro
(come visto anche nella versione cinematografica di Whedon), perché
non crede che sia così che funzionino i suoi poteri.
“Non mi piaceva, e non mi piace, che Barry sia
in grado di spostare le persone. So che molte persone hanno amato
questo aspetto, ma a me semplicemente non piace. Va bene, penso che
sia bello quando le persone lo fanno: semplicemente, io non lo
farò”,ha rivelato Snyder in uno
speciale sul canale YouTube di
Vero (via
CBM).“Se prendi qualcuno e puoi
dire che è protetto dalla Forza della Velocità… questo, sai,
dipende dall’interpretazione. Mi sembra che se afferri qualcuno
alla stessa velocità con cui si sta muovendo… potresti
letteralmente strappargli un braccio. Flash si muove così
velocemente che potrebbe letteralmente strappare via la carne dal
corpo di qualcuno. Ecco perché deve stare molto attento con gli
umani quando si trova nella Forza della Velocità.”
Per quanto riguarda Cyborg, Snyder
ha chiarito che Victor Stone – e di riflesso il pubblico – non è
ancora del tutto sicuro di come funzionano i suoi poteri in questa
fase. “Francamente, non credo che sappiamo ancora quali siano i
poteri di Cyborg”, ha ironizzato il regista. “Se guardi a
cosa sono capaci di fare queste Scatole Madri, ossia creare e
distruggere il mondo… penso che quello che Cyborg è in grado di
fare, sia davvero solo la punta dell’iceberg rispetto a ciò che è
possibile per lui in futuro.”
Vi ricordiamo che la Snyder
Cutdi Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Era da un po’ di tempo che non si
avevano aggiornamenti su Gremlins 3, il tanto
chiacchierato terzo capitolo della saga fantasy/horror iniziata nel
lontano 1984. Sono anni, ormai, che si parla di un possibile terzo
film, ma ad oggi nulla è stato ufficializzato. Il primo film,
diretto da Joe Dante, incassò all’epoca della sua
uscita in sala circa 212 milioni di dollari e generò anche un
sequel, uscito diversi anni dopo (Gremlins II – La nuova
stirpe, del 1990, diretto sempre da Dante).
Sebbene non ci siano ancora piani
concreti per un terzo film di Gremlins, ultimamente ci
sono state molte conversazioni sul ritorno del franchise sul grande
schermo. Parlando di recente con Collider,
Chris Columbus, ideatori del soggetto e autore
della sceneggiatura del primo film, ha parlato delle sue idee per
un possibile Gremlins 3, che comprende anche
l’impiego di animatronics al fine di realizzare le creature del
film, esattamente come fu per il film originale.
“Mi piacerebbe farlo. Ho scritto
una sceneggiatura, quindi sì… esiste una sceneggiatura per un
ipotetico terzo film. In questo momento stiamo risolvendo alcuni
problemi relativi ai diritti, quindi stiamo solo cercando di capire
quando sarebbe il momento migliore per realizzarlo. Lo farei ancora
allo stesso modo, utilizzando pupazzi tangibili, non creati
attraverso la CGI. Forse abbiamo avuto… avevamo una scena in
stop-motion nel primo Gremlins, ma non credo che userei molta CGI
in Gremlins 3.”
I Gremlins originali vennero creati
attraverso l’impiego di animatronics ideati dallo stesso Columbus.
Nonostante le sfide tecniche che la loro ideazione comportò, il
team degli effetti speciali portò a compimento un lavoro
meraviglioso, riuscendo a donare personalità ai bizzarri, perfidi
ma al tempo stesso adorabili mostriciattoli, aiutando il pubblico
ad empatizzare con le creature. Naturalmente, creare delle creature
così strane oggi sarebbe molto più facile utilizzando la CGI, ma
almeno Columbus non pensa che la computer grafica possa
necessariamente offrire un risultato finale migliore.
In effetti, gran parte del fascino
dei film originali deriva proprio dal fatto che le creature sono
state realizzate attraverso l’impiego di pupazzetti meccanici; in
base alle sue dichiarazioni, è palese che Columbus pensi che il
fascino dell’epoca debba essere preservato anche per un eventuale
terzo film.
L’attrice Lauren
Ridloff ha condiviso di recente il suo entusiasmo nei
confronti di Makkari, il personaggio che interpreterà
nell’attesissimo Gli
Eterni, il cinecomic Marvel in uscita il prossimo anno.
Attraverso il personaggio di Makkari, il MCU affronterà per la
prima volta il tema della disabilità: si tratta, infatti, del primo
supereroe sordo all’interno dell’universo condiviso.
Gli Eterni racconterà
del gruppo di esseri immortali del titolo, originariamente creati
dai Celestiali. Lavoreranno insieme per proteggere gli umani dai
Devianti, le loro controparti malvagie. Oltre al ricco cast e alla
quantità enorme di personaggi, Gli Eternisi distinguerà dal
resto del MCU anche per un altro interessante particolare: la
storia, infatti, coprirà un arco di 7.000 anni, un periodo di tempo
decisamente molto più lungo rispetto alla maggior parte dei moderni
film di supereroi.
In origine, Gli Eterni sarebbe
dovuto arrivare nelle sale proprio questo mese. Tuttavia, la
pandemia di Coronavirus ha costretto la Marvel a cambiare
drasticamente tutto il calendario delle uscite relativo ai prossimi
due anni. Adesso, il film uscirà in sala il 5 novembre 2021.
Lauren Ridloff aveva già rivelato che le
riprese aggiuntive del film sono già state effettuate. Il suo
personaggio, Makkari, è degno di nota per diversi motivi. Il primo
è che nei fumetti il personaggio è un uomo: Ridloff interpreterà,
dunque, un’entusiasmante versione gender bender dello
stesso. Makkari è anche dotato di una straordinaria velocità e sarà
il primo supereroe sordo del MCU.
In un’intervista con Scott Davis sul
canale YouTube di HeyUGuys (tramite
MovieWeb),
Lauren Ridloff ha condiviso il suo entusiasmo
proprio in merito alla possibilità di interpretare Makkari, in
particolare per quanto riguarda la rappresentazione al cinema dei
non udenti. “Sono più elettrizzata che
sopraffatta all’idea che mi sia stata data l’opportunità di
rappresentare la comunità dei non udenti. Sono molto entusiasta per
questo… il fatto di portare quella trama all’interno del MCU. Penso
che ci sia molto spazio per raccontare più storie del
genere.”
Gli Eterni, diretto
da Chloe Zhao, vedrà nel cast Angelina
Jolie (Thena), Richard
Madden (Ikaris), Kit
Harington (Black Knight), Kumail
Nanjiani (Kingo), Lauren
Ridloff (Makkari), Brian Tyree
Henry (Phastos), Salma
Hayek (Ajak), Lia
McHugh (Sprite), Gemma
Chan (Sersi) e Don
Lee (Gilgamesh). La sceneggiatura è stata scritta
da Matthew e Ryan
Firpo, mentre l’uscita nelle sale è stata fissata al 12
febbraio 2021.
Secondo gli ultimi aggiornamenti, il
cinecomic includerà nel MCU gli esseri superpotenti e quasi
immortali conosciuti dai lettori come Eterni e i mostruosi
Devianti, creati da esseri cosmici conosciuti come Celestiali. Le
fonti hanno inoltre rivelato a The Hollywood Reporter che un
aspetto della storia riguarderà la storia d’amore tra Ikaris, un
uomo alimentato dall’energia cosmica, e Sersi, eroina che ama
muoversi tra gli umani.
La star della trilogia di sequel di
Star Wars, John Boyega, ha dichiarato di aver ricevuto
una telefonata dal presidente della Lucasfilms, Kathleen Kennedy, riguardo le sue critiche al
trattamento dei personaggi e degli attori di colore da parte dello
studio. In passato Boyega, che ha interpretato Finn, l’ex
Stormtrooper ribelle, sensibile alla forza, ha criticato il
trattamento riservato a Finn all’interno della saga.
Sebbene Boyega, il primo attore di
colore a recitare in un ruolo da protagonista nel franchise, fosse
assai presente nel materiale promozionale, il suo personaggio non è
stato sfruttato a pieno nella trilogia sequel. Nonostante il suo
potenziale, l’ultimo capitolo –
L’Ascesa di Skywalker – non dedica il tempo necessario ad
approfondire l’arco narrativo di Finn. Il suo conflitto personale è
stato affrontato principalmente nel primo episodio della trilogia,
Il Risveglio della Forza.
Tuttavia, Boyega ha ampliato le sue
critiche anche agli archi narrativi inesistenti di altri
personaggi, come la Rose Tico di Kelly Marie Tran o il Poe Dameron di Oscar Isaac. Grazie alla grande
visibilità che è in grado di donare ad un attore un franchise come
Star
Wars, John Boyega ha usato la sua esperienza
unica per trasformarsi in uno degli attivisti più “accesi” di
Hollywood. Adesso
Deadline riporta che in una conversazione con la BBC, Boyega ha
spiegato di aver ricevuto supporto da Kathleen Kennedy, attraverso
una conversazione “onesta e trasparente” su molte delle
denunce che ha fatto contro Lucasfilms e Disney.
John Boyega e la conversazione
“onesta e trasparente” con Kathleen Kennedy su Star Wars
Sebbene Boyega sia andato avanti,
tiene ancora molto a cuore la possibilità di influenzare il
cambiamento all’interno degli studi e nell’industria, basandosi
proprio sulla sua esperienza negativa. Boyega ha parlato
dell’importanza di una forte rappresentanza, al di là del fan
service e della trasparenza che diventa la norma. “Penso che
questo tipo di conversazioni… è vero, può sembrare che tu stia
cercando soltanto di salvare la tua carriera, ma ora la cosa
fantastica è che si tratta di un tipo di conversazione a cui tutto
hanno accesso. Ora le persone possono esprimersi al riguardo,
sapendo che ogni personaggio che amiamo, specialmente in questi
grandi franchise come Marvel e Star Wars, li amiamo per i
momenti che vengono loro dati. Li amiamo per quei momenti. Sono
momenti eroici che tutti questi produttori decidono per questi
personaggi, quindi dobbiamo vederli nei nostri personaggi, che
posso essere anche neri e di altre culture.”
Lucasfilm e il
regista J.J.
Abrams uniscono ancora una volta le forze per
condurre gli spettatori in un epico viaggio verso una galassia
lontana lontana con Star
Wars: L’Ascesa di Skywalker, l’avvincente
conclusione dell’iconica saga degli Skywalker, in cui nasceranno
nuove leggende e avrà luogo la battaglia finale per la libertà.
Il cast del film
comprende Carrie Fisher, Mark Hamill, Adam Driver,
Daisy Ridley, John Boyega, Oscar Isaac, Anthony Daniels, Naomi
Ackie, Domhnall Gleeson, Richard E. Grant, Lupita Nyong’o, Keri
Russell, Joonas Suotamo, Kelly Marie Tran,
con Ian McDiarmid e Billy
Dee Williams.
L’unico modello di squalo meccanico
sopravvissuto, utilizzato durante la realizzazione del film
Lo Squalo, è stato esposto presso il nuovo
Academy Museum of Motion Pictures (via
Bloody Disgusting). Uscito nel 1975 e diretto – all’epoca – da
un giovane e prodigioso regista di nome Steven
Spielberg, Lo Squalo è incentrato sulla caccia di un grande
squalo bianco mangiatore di uomini che terrorizza l’immaginaria
cittadina balneare di Amity Island.
Lo Squalo è diventato uno dei film più
popolari nella storia del cinema, non solo perché all’epoca divenne
la pellicola con il maggior incasso di sempre, ma anche perché ha
stabilito un modello da seguire, tanto in termini di narrativa
quanto di estetica, all’interno dell’industria in merito all’uscita
dei blockbuster estivi. Inoltre, il film ha permesso a Spielberg di
affermarsi come uno dei registi più influenti di Hollywood e ancora
oggi, dopo 45 anni, è considerato un cult senza tempo, dal fascino
inalterato.
Gran parte di quel fascino risiede
soprattutto nella travagliata produzione de Lo Squalo, considerata tra le più disastrose
di sempre. Alcuni report hanno sempre sottolineato l’inesperienza
di Spielberg e la sfiducia del team produttivo nei suoi confronti,
tanto che sul set si iniziò a scherzare con il titolo del film e a
chiamarlo ironicamente “Flaws” (ossia, “Difetti”, un gioco
di parole con l’originale “Jaws”, ossia
“Mascelle”). Inoltre, è ben nota l’insistenza di Spielberg
nell’aver voluto usare squali meccanici, cosa che durante le
riprese ha anche portato alla distruzione di tre dei modelli
impiegati o al loro semplice affondamento nell’oceano.
Adesso, il quarto e ultimo modello
di squalo meccanico impiegato durante la realizzazione de Lo Squalo è stato esposto nell’Academy
Museum of Motion Pictures di Los Angeles, che verrà inaugurato ad
aprile 2021. Dopo essere sopravvissuto per decenni in una discarica
di Hollywood, diversi protesisti e artisti degli effetti speciali
hanno restaurato il modello in fibra di vetro di “Bruce” (così
vennero chiamati i modelli di squalo dalla produzione durante le
riprese), ad oggi l’oggetto più grande dell’intera collezione
esposta nel museo, che sarà sospeso a mezz’aria. Il modello era
così grande da non entrare negli ascensori della struttura: è stato
trasportato e fatto passare attraverso le vetrate.
Il design originale di Steppenwolf
era troppo spaventoso, ecco perché il personaggio è stato tagliato
da Justice
League. A più di tre anni dall’uscita della versione
cinematografica nelle sale, il regista
Zack Snyder è pronto a lanciare la sua visione del
cinecomic uscita al cinema nel 2017. La Snyder
Cut, in arrivo il prossimo anno su HBO Max, ci
presenterà finalmente il modo in cui il regista voleva raccontare
da un punto di vista anche visivo la storia, drasticamente cambiata
dopo che Joss Whedon ha assunto le redini del
progetto.
A parte i dettagli narrativi
incoerenti tra la Justice
League di Snyder e ciò che è arrivato sul grande
schermo nel 2017, una delle indicazioni più ovvie dei grandi
cambiamenti apportati al film è stata senza dubbio la sua estetica.
Snyder si è fatto un nome grazie ai suoi film visivamente
sbalorditivi e nel corso degli anni ha dimostrato di sapere come
voleva che fossero i suoi progetti. Sfortunatamente, il suo modo di
concepire e dirigere un film è molto diverso dall’approccio di
Whedon. A parte l’orrenda debacle sui baffi di Superman e il filtro
arancione nella battaglia finale, anche il design del villain
Steppenwolf è stato oggetto di numerose critiche.
Alla luce della distribuzione
dell’ultimo
teaser trailer di Justice
League in cui abbiamo visto un look rinnovato per
Steppenwolf,
Zack Snyder ha analizzato il nuovo filmato sul
canale YouTube di
Vero (via
Screen Rant). Il regista ha parlato dell’aspetto
significativamente cambiato del cattivo, che risulta essere il suo
design originale per il personaggio. Snyder ha detto che è stato
cambiato nella versione cinematografica a causa del feedback della
Warner Bros., secondo cui era troppo spaventoso.
“Ci sono state molte
discussioni e molti tira e molla sul nuovo design e sulla creazione
di questo nuovo design. Penso che all’inizio si credeva che fosse
un po’ troppo spaventoso, un po’ troppo alieno e un po’ troppo
intenso. Personalmente, ho sempre pensato che fosse fantastico e
che rappresentasse una vera minaccia. D’altronde, rappresenta una
vera minaccia, non solo per la Justice League, ma per l’intero
pianeta. Penso che sia fantastico e che la squadra abbia fatto un
ottimo lavoro.”
Vi ricordiamo che
la Snyder
Cut di Justice
League uscirà nel 2021 sulla piattaforma
streaming di Warner Bros HBO Max che è disponibile negli USA
dall’Aprile scorso. Attualmente non sappiamo se in Italia la
versione debutterà su qualche piattaforma streaming dato che HBO
MAX non è disponibile nel nostro paese. Ma sappiamo che HBO in
Italia ha un accordo in esclusiva con SKY, dunque potrebbe essere
una valida teoria pensare che in Italia il film possa essere
programmato su SKY CINEMA o su SKY ATLANTIC. Tuttavia, quest’ultima
è solo una supposizione dunque non ci resta che aspettare ulteriori
notizie.
Dopo aver parlato delle nuove
generazioni di attori e di alcune serie di successo come Elite e
Outer
Banks, concentriamoci adesso sulla non-troppo-vecchia
guardia. Oggi vi parliamo infatti di Juliette
Roudet, attrice francese attiva in tv, al cinema e in
teatro sin dal 2003, passata alla ribalta grazie alla serie tv
Profiling.
Scopriamo quindi insieme
tutto quello che c’è da sapere su Juliette Roudet,
curiosità sulla sua vita privata e sulla sua lunga e variegata
carriera.
Juliette Roudet biografia: gli
inizi della sua carriera
Juliette Roudet, età 39
anni, nata il 14 marzo del 1981 in
Francia, comincia la sua formazione professionale non come attrice
ma bensì come ballerina. La bella Juliette studia
infatti prima al Conservatoire Supérieur de Danse di
Parigi per poi completare il suo percorso al Centre National de
Danse Contemporaine.
Il suo incredibile talento per la
danza, la porta verso alcune collaborazione celebri come quella per
le Compagnie l’Esquisse e la Compagnie Fata
Morgana. Grazie alla sua istruzione e all’esperienza
accumulata nel corso degli anni, nel 1999 Juliette
Roudet rappresenta la Francia all’Eurovision Young
Dancers. Questo programma tv, molto conosciuto dal
pubblico nella sua versione canora, in passato ha avuto anche una
sezione dedicata al ballo. Purtroppo però, nel 2018, l’Eurovision
Young Dancers è stato cancellato a causa della mancanza di una
città ospitante e di un’emittente disposta a mandare in onda la
trasmissione.
Archiviata la parentesi Eurovision,
Juliette nel 2003 continua il suo percorso di studi e entra al
Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique de
Paris. Qui, oltre a concentrarsi sulla danza,
comincia a studiare anche teatro e
recitazione ed ha la possibilità di lavorare con
attori, attrici, registi e coreografi famosi come Andrzej Seweryn,
Daniel Mesguich, Michel Fau, Dominique Valadié, Muriel Mayette,
Lukas Hemleb, Caroline Marcadé e Arpad Schilling.
Juliette Roudet film e serie tv:
dal palcoscenico allo schermo
Nonostante si sia concentrata sullo
studio della danza per moltissimi anni, grazie alla sua formazione
al Conservatoire National Supérieur d’Art Dramatique de
Paris, Juliette si avvicina sempre di più al mondo della
recitazione. Nel 2003, infatti, debutta sul piccolo schermo nel
film Procès de famille (Family
Trial), diretto da Alain Tasma. Dopo
questa prima esperienza, la collaborazione con Tasma si rinnova
l’anno successivo e Juliette prende parte al film À cran
deux ans après (2004). Nel 2005 per
la Roudet arriva il primo ruolo in una serie tv,
Engrenages, e anche il primo ruolo in un film sul
grande schermo, dal titolo Au Suivant!.
Tuttavia, la parentesi
cinematografico-televisiva viene accantonata momentaneamente da
Juliette che dal 2007 al 2016 decide di tornare al suo primo amore,
la danza e il palcoscenico. In questi anni partecipa a produzioni
di grandi classico come I Giganti della Montagna
di Pirandello,Romeo e Giulietta
di Shakespeare e molti altri ancora.
Soltanto nel 2009,
Julitte Roudet decide di tornare al cinema e lo fa scegliendo il
film Bella, La Guerre et le Soldat Rousseau,
diretto da Manuel Flèche. L’anno successivo, oltre
al film Les Méchantes (2010) di Philippe
Monnier, l’attrice francese è impegnata con la miniserie
Les Vivants et Les Morts (2010).
Juliette Roudet in Profiling
Solo nel 2013, tuttavia, arriva per
Juliette la grande occasione. In quell’anno infatti viene scelta
per entrare a far parte del cast di una nuova serie tv
Profilage (Profiling), ideata da
Fanny Robert e Sophie Lebarbier.
Come si evince dal titolo, anche Profiling è una serie crime che
racconta dei casi affrontati dalla Polizia parigina e dalla sua
criminologa più promettente, Chloé Saint-Laurent.
Ci troviamo nella bellissima e
trafficatissima Parigi quando la criminologa Chloé Saint-Laurent
(Odile Vuillemin) viene assegnata alla nuova
squadra investigativa della polizia criminale, guidata da Matthieu
Pérac (Guillaume Cramoisan). A questa divisione
sono affidati i casi d’omicidio più cruenti e complessi e Chloé si
trova a dover fare i conti con un capo a cui è estremamente
difficile rapportarsi.
Mentre Matthieu è assi schematico e
metodico nelle sue investigazioni, Chloè tende ad approcciarsi alle
indagini in maniera differente. La criminologa riesce,
estraniandosi dal gruppo, ad entrare nella testa dell’assassino,
riuscendo a interpretare le sue scelte criminali e a volte ad
anticipare le sue mosse. Inutile dire che non tutti i suoi colleghi
siano proprio entusiasti di questo metodo così poco ortodosso.
Ma se Matthieu non sembra
condividere la sua passione per l’attività di profiling,
Chloé ha il sostegno di tanti nella squadra. Tra questi c’è il
Comandante Thomas Rocher (Philippe Bas), il
classico poliziotto pragmatico che odia le chiacchiere e predilige
l’azione. Nonostante sia parecchio irascibili e brontolone,
l’ispettore è uno dei sostenitori dell’attività di Chloè, rintenuta
fondamentale per la risoluzione del casi.
La serie, in onda dal 2009 al 2018,
è andata avanti per ben 10 stagioni e 102
episodi, non senza stravolgimenti di cast. Durante la
settima stagione, Chloè viene trasferita e la nuova protagonista
diventa Adèle
Delettre, interpretata da Juliette
Roudet, che a sua volta resta fino alla nona stagione.
Juliette Roudet lascia
Profiling
Nonostante la popolarità acquisita
grazie ai suoi progetti televisivi, cinematografici e teatrali,
Juliette Roudet resta una persona molto riservata.
Non conosciamo quasi nessun dettaglio della sua vita sentimentale
ma sappiamo che la sua decisione di lasciare la serie
Profiling è stata molto probabilmente influenzata
da due avvenimenti importanti.
Nel 2017,
l’attrice ha messo al mondo un figlio, avvenimento
che ha necessariamente interferito con le riprese della nona
stagione di Profiling, l’ultima che l’avrebbe
vista come protagonista. La maternità è un’esperienza impegnativa e
probabilmente per la Roudet, la vita frenetica dell’attrice
televisiva non si sposava con quella ancor più complessa di madre.
Inoltre, nel 2016, Juliette è diventata
insegnate di danza al Conservatoire National
Supérieur d’Art Dramatique de Paris, la scuola che lei stessa
aveva frequentato anni prima.
L’attrice non ha mai veramente
spiegato perché abbia deciso di abbandonare la serie ma, il 5
settembre del 2018, ha pubblicato su Instagram un posto,
ringraziando i suoi fan dell’affetto dimostratole nel corso degli
anni.
“È una scelta difficile perché
provo un grande affetto per le persone che scrivono questa serie e
per coloro che la ‘costruiscono’ giorno dopo giorno. Ma è una
scelta sincera, alimentata dalla sensazione di lasciare questo
progetto al momento giusto per me. Dopo queste tre stagioni di
totale impegno per il personaggio di Adèle, voglio dedicarmi a
nuovi progetti, nuovi ruoli, nuove sfide”.
E in effetti le nuove sfide per Juliette sono arrivate. Nel 2020
l’attrice ha partecipato alla miniserie crime thriller francese
Peur Sur Le Lac (Fear of the
Lake), di una sola stagione e sei episodi. Creata da
Jerome Cornuau , Nicolas Douay , Didier Le
Pêcheur, Yann Brione Laurent Burtin,
la serie è andata in onda a gennaio di quest’anno sul canale
francesce TF1.
Juliette Roudet su Instagram
Per essere sempre aggiornati sulle
nuove avventure professionali di Juliette Roudet,
vi consigliamo di seguire il suo account Instagram
ufficiale.
Con l’inizio del nuovo millennio i
film dedicati ai supereroi dei fumetti, in particolare Marvel e DC Comics, sono diventati
una realtà particolarmente solida dell’attuale panorama
cinematografico mondiale. Veri e propri dominatori del box office,
questi hanno negli anni guadagnato sempre più consenso. Ci sono
però alcuni titoli particolarmente più apprezzati di altri, e tra
questi figura certamente Logan – The
Wolverine. Uscito in sala nel 2017, il film è il
terzo capitolo della trilogia spin-off dedicata al più celebre
degli X-Men. Diretto da JamesMangold, tale lungometraggio è in breve tempo
diventato uno dei più apprezzati film di supereroi fino ad oggi
realizzati.
A distinguerlo da tutti gli altri
vi è un tono particolarmente crepuscolare, un ambientazione
post-apocalittica e un personaggio ormai vecchio, pieno di
acciacchi e rimorsi. Con questo film si giunge infatti alla
conclusione dell’arco narrativo di Wolverine, nuovamente
interpretato dall’attore Hugh Jackman. La
storia qui raccontata è liberamente ispirata alla serie di fumetti
intitolata Vecchio Logan, riprendendone l’ambientazione e
l’evoluzione del personaggio. Per dar vita a tutto ciò, il regista
e gli sceneggiatori si sono basati in particolar modo
sull’immaginario western e noir, permettendo al film di assumere i
connotati che oggi lo contraddistinguono.
Arrivato in sala, Logan – The
Wolverine confermò ancora una volta il grande interesse degli
spettatori nei confronti del personaggio. Allo stesso tempo,
particolarmente apprezzate furono le novità introdotte nel film,
tra cui il suo stesso tono cupo. Tutto ciò portò il film ad
affermarsi come un campione di incassi, guadagnando circa 619
milioni di dollari a fronte di un budget di circa 100. Per tale
titolo questo fu però solo il primo dei traguardi ottenuti,
arrivando poco dopo a stabilire anche altri prestigiosi primati e
record. Per scoprire quali, come anche altre curiosità legate al
film, basterà proseguire nella lettura.
Logan – The Wolverine: la trama
del film
La storia del film ha luogo nel
2029, in un mondo dove i mutanti sono sull’orlo dell’estinzione. Da
25 anni, infatti, nessun bambino con poteri speciali è più nati, e
i supereroi in circolazione sono ad uno ad uno stati abbattuti da
un gruppo criminale anti-mutanti noto come Reavers. Tra i pochi
superstiti vi è Logan, il quale però è notevolmente invecchiato da
quando il suo fattore rigenerante si è indebolito. Il mutante
trascorre ora le sue giornate lavorando come autista, mettendo da
parte i soldi guadagnati per potersi prendere cura di un ormai
novantenne Charles Xavier, il quale è gravemente affetto da una
malattia neurologica degenerativa. L’esistenza di Logan sembra
dunque destinata a finire nell’anonimato, ma un inaspettato
incontro cambierà le sue sorti.
Tramite l’infermiera Gabriela,
infatti, egli si ritrova a doversi prendere cura dell’undicenne
Laura Kinney, promettendo di condurla in un luogo considerato
sicuro. Nel momento in cui accetta tale missione, però, Logan si
ritrova inseguito dai Reavers, che desiderano ucciderlo e prendere
con sé la bambina. Fuggito con questa e Xavier, egli si ritroverà
testimone della più inaspettata delle scoperte. La piccola Kinney,
infatti, è una mutante, dello stesso tipo di Logan. Rappresentando
una speranza per il genere, questa va protetta ad ogni costo. La
battaglia diventa allora personale, e per lui è ora di tirare
nuovamente fuori gli artigli e tornare ad essere il pericoloso
Wolverine.
Logan – The Wolverine: il cast del
film
Con questo nuovo film dedicato al
personaggio, l’attore Hugh
Jackman ha stabilito un importante record. Egli ha
infatti non solo interpretato il noto mutante per ben nove volte,
ma anche per una durata di tempo maggiore rispetto a chiunque
altro. È infatti stato Wolverine per un totale di 16 anni e 228
giorni. Jackman raccontò di aver accettato di vestire nuovamente
tali panni solo a condizione che sarebbe stata l’ultima volta e
richiedendo personalmente un tono diverso rispetto ai precedenti
film. L’attore si impegnò così per dar vita ad un Logan più
sofferente e segnato dal tempo, sottoponendosi ad una dieta che gli
consentisse di ottenere un aspetto particolarmente emaciato. Per
lui questo si è trattato del film dedicato a Wolverine più
complesso per il quale si sia dovuto preparare.
Accanto a lui nel film si ritrova
anche Patrick
Stewart, che riprende nuovamente il personaggio di
Charles Xavier. Per poter apparire anche lui più invecchiato di
quanto realmente sia, l’attore arrivò a perdere poco più di 10
chili. Vera star del film è la giovanissima Dafne
Keen. Presentatasi per il ruolo di Laura, l’attrice
chiese al regista di poter improvvisare alcune battute. Dopo che
Jackman iniziò a recitare la sua parte, la Keen lo interruppe
urlandogli contro in spagnolo. Il regista e l’attore furono colpiti
dalla grinta della giovane attrice, decidendo di affidarle il
ruolo. Nel film si ritrovano poi anche gli attori Richard E.
Grant nei panni del dottor Zander Rice, e Boyd
Holbrook in quelli di Donald Pierce. Questi sono i due
villain principali del film. Stephen Merchant è
invece Calibano.
Logan – The Wolverine: i premi, il
trailer e dove vedere il film in streaming
Logan – The Wolverine si
affermò da subito come uno dei film più acclamati del suo anno da
parte della critica e dell’industria. Ciò lo portò ad essere
indicato come un serio contendente durante la stagione dei premi.
Dopo essere stato nominato dalla National Board of Review come uno
dei dieci migliori film dell’anno, questo arrivò infatti ad
ottenere una candidatura al prestigioso premio Oscar nella
categoria della miglior sceneggiatura non originale. Questo
risultato portò il film ad essere il primo cinecomic ad ottenere
tale onore, e anche se poi il premio non venne vinto ciò fu la
dimostrazione di come anche i film di supereroi possono essere
dotati di grandi e memorabili sceneggiature.
Per gli appassionati del film è
possibile fruire di questo grazie alla sua presenza su alcune delle
più popolari piattaforme streaming presenti oggi in rete. Logan
– The Wolverine è infatti disponibile nel catalogo di
Rakuten TV,Chili Cinema, Google Play,
Infinity, Apple iTunes, Tim Vision e Amazon Prime Video. Per vederlo, basterà
sottoscrivere un abbonamento generale o noleggiare il singolo film.
Si avrà così modo di guardarlo in totale comodità e al meglio della
qualità video. È bene notare che in caso di noleggio si ha soltanto
un determinato periodo di tempo entro cui vedere il titolo. Il film
sarà inoltre trasmesso in televisione il giorno lunedì 23
novembre alle ore 21:15 sul canale
Italia 1.