Non accennano a sopirsi le
polemiche esplose all’annuncio che
Halle Bailey è stata scelta per interpretare
Ariel nel live action de La
Sirenetta, in lavorazione alla Disney. Tra chi si
scaglia contro la decisione della Casa di Topolino e chi invece la
sostiene, la questione tiene banco già da diversi giorni, con toni
non troppo rispettosi sia dal fronte dei sostenitori che
soprattutto da quello dei detrattori.
Ma visto che la decisione è stata
ormai presa e che i giochi sono fatti, che si sia d’accordo o meno,
BossLogic ha già
guardato avanti, mostrando con una splendida Fan
Art come potrebbe apparire la giovane Bailey nel ruolo di
Ariel. Il disegno, in forma di poster, sfoggia anche un
fanta-casting con Idris Elba nei panni di Re
Tritone e Michael B. Jordan in quelli del principe
Eric.
Eccolo:
Il cast include Jacob
Tremblay e Awkwafina, mentre
Melissa McCarthy è in trattativa per interpretare
Ursula.
Sappiamo che Lin-Manuel
Miranda, che ha lavorato con Marshall per Il
Ritorno di Mary Poppins, lavorerà alle musiche originali
del film, che saranno integrate con il lavoro storico di
Alan Menken, ancora una volta coinvolto nel
progetto (come accaduto con
Aladdin). A dirigere Rob
Marshall.
Il ruolo segna il debutto
cinematografico per la Bailey, dopo la formazione del suo gruppo
musicale Chloe x Halle con la sorella Chloe nel 2015. La coppia è
diventata famosa grazie alla pubblicazione di una cover di
Beyoncé su YouTube, prima che fossero scoperta
dall’attuale etichetta discografica. Dalla loro scoperta, il duo ha
firmato un contratto discografico con Parkwood Entertainment e ha
aperto per Beyoncé nel suo tour “Lemonade”.
L’esistenza di Zio Ben nel MCU è viene solo citata grazie alla
frase di Peter Parker in Spider-Man: Homecoming e
grazie all’easter egg scoperto in Spider-Man: Far
From Home: con le iniziali BFP incise sulla valigia
che il ragazzo porterà in Europa, ma la sua assenza fisica resta
ancora al centro delle discussioni dei fan che si stanno chiedendo
se e quando vedremo finalmente il personaggio al cinema nelle nuove
avventure dell’eroe.
Durante una recente intervista, il
regista Jon Watts ha confermato che lo Zio Ben
esiste in questo universo e che c’è una ragione dietro la decisione
di non includerlo nel cast dei film targati Marvel Studios:
“Sapevamo che non avremmo
raccontato una storia di origine, quindi abbiamo semplicemente
evitato di parlarne in modo troppo dettagliato. Il problema,
all’epoca di Homecoming, era molto delicato, perché le persone si
chiedevano il motivo di questo reboot…davvero, un altro film su
Spider-Man? Per noi l’obiettivo era mostrare al pubblico cose che
non avevano mai visto prima al cinema, senza raccontare
quell’origine con zio Ben che tutti conoscono“.
“Non abbiamo mai detto niente
su di lui, se è vivo da qualche parte oppure no. Quindi si, le
possibilità ci sono, o meglio, come mi piace dire, tutto è sul
tavolo“. Che le teorie abbiano inizio: zio Ben si paleserà in
futuro nella vita di Peter? C’è spazio per lui nel MCU? Che ne
pensate?
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
A quanto pare le disgrazie di
Bond 25 non sono ancora terminate. Dopo la
difficoltà a trovare un regista, l’incendio sul set, l’infortunio
di Daniel Craig, anche Grace
Jones ha deciso di aggiungere altro pepe alla già
tormentata produzione.
La diva di 70 anni aveva già
partecipato a 007 – Bersaglio mobile, nel 1985,
film in cui si confrontava con l’agente segreto nei panni della
cattiva, May Day. Adesso la produzione l’aveva coinvolta per un
cameo, un omaggio alla sua figura iconica per la cultura pop e una
strizzata d’occhio ai fan. Tuttavia il cameo non si farà più.
A pochissimi minuti dal suo arrivo,
sembra che Grace Jones sia andata su tutte le
furie, avendo scoperto che il ruolo che era stata chiamata ad
interpretare era un semplice cameo. Ha abbandonato così il set.
La produzione dal canto suo non si è
ancora pronunciata ufficialmente, anche se, secondo quanto riporta
The Sun, sembra che ci sia un notevole malcontento, sia
per aver perso la possibilità di avere un cameo della Jones, sia
perché si era speso molto sia in termini economici che di
organizzazione, per offrire alla diva l’accoglienza che la sua fama
impone.
Il film è diretto da Cary
Joji Fukunaga, prodotto da Micheal G. Wilson e
Barbara Broccoli, e vede protagonisti accanto a Craig,
Léa Seydoux,
Ralph Fiennes e Rami Malek.
Bond ha abbandonato gli impegni in
prima linea e si gode una tranquilla vita in Giamaica. La sua pace
ha vita breve dopo che il vecchio amico Felix Leiter della CIA si
palesa con una richiesta d’aiuto. La missione ha l’obiettivo di
recuperare uno scienziato rapito e si rivela molto più complessa di
quanto atteso: Bond sarà messo alla prova da un misterioso nemico
dotato di una nuova arma tecnologica.
Empire Magazine ha rivelato le due
cover del prossimo numero in arrivo l’11 Luglio dedicate a Joker, il film diretto
da Todd Phillips che vede protagonista Joaquin
Phoenix nei panni del clown principe del crimine.
Sembra tutto pronto per l’inizio
della campagna promozionale della Warner Bros., che a quanto pare
sarebbe intenzionata a presentare il cinecomic alla Mostra di
Venezia, come suggerito la scorsa settimana dal report di
Deadline.
Per ora si tratta soltanto di
un’indiscrezione non ufficiale, ma sappiamo che lo studio ha
prenotato un panel al ComicCon e che Venezia dovrebbe rappresentare
il vero trampolino di lancio, vista l’uscita ad ottobre. Di certo
l’occasione è ghiotta e darebbe al film la giusta consacrazione
“autoriale” già suggerita dal trailer.
Nel frattempo però, godiamoci questi
due scatti inediti di Joker qui sotto.
Vi ricordiamo
che Joker vede nel cast
anche Zazie Beetz, Frances
Conroy, Brett
Cullen, Dante
Pereira-Olson, Douglas
Hodge e Josh Pais e che
arriverà nelle sale il 4 ottobre 2019, come
ufficializzato nelle ultime settimane dalla Warner Bros.
Contrariamente alle altre
apparizioni del personaggio
nei Batman di Tim
Burton, nella trilogia del Cavaliero
Oscuro di Christopher
Nolan e in Suicide
Squad, Joker sarà ambientato
nel 1980 e racconterà l’evoluzione di un uomo ordinario e la sua
trasformazione nel criminale che tutti conosciamo.
Di seguito la prima sinossi ufficiale:
Joker ruota attorno all’iconico
arcinemico di Batman ed è una storia originale e autonoma mai vista
sul grande schermo. L’esplorazione di Arthur Fleck (Joaquin
Phoenix), un uomo trascurato dalla società, non sarà solo lo studio
di un personaggio grintoso, ma anche il racconto di un tema molto
più ampio.
Cala il sipario sull’Ischia Film
Festival 2019 che si chiude sempre all’insegna del grande cinema,
in questo caso con Alice Rohrwacher e il suo
Lazzaro
Felice, film vincitore del premio per la migliore
sceneggiatura al Festival di Cannes 2018.
Ma altrettanto attesi sono i
verdetti delle giurie del concorso internazionale, per
lungometraggi, cortometraggi e documentari, e delle sezioni
Location Negata e Scenari Campani. Vedremo quali saranno i film
vincitori dei premi di questa diciassettesima edizione
straordinariamente ricca di opere e di talenti.
I direttori artistici
Michelangelo Messina e Boris
Sollazzo esprimono inoltre il loro cordoglio per la morte
di Ugo Gregoretti, straordinario artista,
intellettuale e uomo di cinema. L’Ischia Film Festival aveva avuto
il privilegio di averlo come ospite nel 2014, quando accompagnò il
documentario su Pier Paolo Pasolini Un intellettuale di borgata,
diretto da Enzo De Camillis, di cui era protagonista. Anche in
quell’occasione deliziando il pubblico con la sua intelligenza,
ironia e cultura, oltre che per la sua straordinaria umanità. Ci
mancherà molto, e mancherà al nostro paese.
Sabato 6 Luglio
Piazzale delle Armi
Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Alice Rohrwacher
I piani di espansione dell’universo
condiviso DC sono sfumati dopo il (quasi) disastro di
Justice League, un film che non ha raccolto pareri
positivi e non è riuscito a collegare efficacemente tutti i
personaggi finora introdotti. Gli esiti di questo progetto fallito
hanno quindi convinto la Waner Bros a concentrarsi su produzioni
meno ambiziose con budget ridotti, ma soprattutto su standalone che
proveranno ad alimentare l’interesse del pubblico (vedi
Joker, Birds Of Prey ma anche
Aquaman, Shazam! e Wonder
Woman).
Prima dell’arrivo di Justice League
però lo studio accolse le proposte di diversi registi tra cui
quella di Christopher McQuarrie – che di recente
ha firmato gli ultimi due capitoli del franchise di Mission
Impossibile – a quanto pare rifiutata, che avrebbe visto
insieme sul grande schermo Superman e
Lanterna Verde.
A rivelarlo è proprio McQuarrie su
Twitter durante una discussione con gli utenti, raccontando di cosa
si trattava e quali sono stati i motivi del suo dietrofront:
“È troppo complicato
da spiegare. Era un progetto collegato al film di Superman che io e
Henry Cavill stavamo per proporre alla Warner.
Purtroppo nessuno era interessato, perché gli studios non sono mai
stati interessati alle mie idee originali, anzi, preferiscono che
io aggiusti le loro idee incasinate. Non hanno mai detto “no”:
semplicemente la cosa non è andata avanti. Ovviamente questo è
successo prima che uscisse Mission Impossible:
Fallout, e adesso non prenderei nuovamente in
considerazione l’idea. Il film su Lanterna Verde era una proposta
scritta. Il film su Superman, invece, era un progetto concreto che
abbiamo proposto e il primo sarebbe stato completato al
secondo.”
Vi ricordiamo che all’epoca
dell’uscita di Fallout il regista aveva già risposto al
pettegolezzo che l’avrebbe voluto al timone del sequel de
L’Uomo d’Acciaio, nonostante non ci fosse ancora
stata una conferma ufficiale da parte della DC Films: “Per
quanto riguarda il rumor su un mio presunto coinvolgimento, posso
solo dire che nessuno mi ha ancora chiesto di dirigere il film,
tuttavia sanno dove trovarmi. E mai dire mai…“.
Evidentemente un contatto tra
McQuarrie e lo studio c’è stato, sfortunatamente con esiti
negativi. Ora però sembra che l’interesse verso il mondo dei
cinecomic sia ormai un miraggio, come dichiarato su Twitter:
“Devo dire che la possibilità che io diriga un
film supereroistico è davvero remota.”
Timon e Pumbaa sono i protagonisti
assoluti della nuova clip tratta da Il Re
Leone, il live action basato sul classico di
animazione Disney, pubblicata nelle ultime ore su Twitter dalla
voce del facocero, Seth Rogen. Billy
Eichner invece ha doppiato il suricato e altra metà
dell’iconico duo che alleverà Simba dopo il suo esilio dal
regno.
Basato su una sceneggiatura scritta
da Jeff Nathanson, il film è stato
realizzato con le stesse tecniche di animazione computerizzata
utilizzare per portare alla luce Il Libro della
Giungla (2016). Jon
Favreau, che dirige anche questo secondo live
action Disney, dovrà questa volta affrontare
una sfida in più, visto che in questo caso non ci sarà nessun
personaggio umano su cui basare le inquadrature e le scene.
Nel cast de Il Re
Leone figurano, oltre a Glover,
anche James Earl Jones, che torna a
essere Mufasa. Seth
Rogen e Billy
Eichner doppieranno Pumba e Timon.
Nel cast anche John Kani, visto in Civil War,
che darà voce
a Rafiki e Alfre
Woodard, che
sarà Sarabi. Chiwetel
Ejiofor sarà Scar.
Di seguito la sinossi ufficiale:
Simba, il figlio di Mufasa e principe delle Terre del Branco,
spera di seguire le orme del padre. Il fratello minore di Mufasa,
Scar, complotta per tradire Mufasa e conquistare le Terre del
Branco, costringendo Simba all’esilio, dove incontra Timon e
Pumbaa. Simba deve stringere un’alleanza e ricostruirsi
completamente per prendere ciò che è giustamente suo.
The Originals è
una di quelle serie che ha cambiato il mondo della serie tv, grazie
alla propria struttura e allo schema narrativo e visivo.
Questa serie, nata come costola di
The Vampire Diaries, ha avuto il merito di puntare
alto in termini di personaggi e di contenuto, affascinando lo
spettatore sin dal primo episodio, ammaliandolo nel corso di tutte
e cinque le stagioni.
Ecco, allora, dieci cose
da sapere su The Originals.
The Originals serie tv
1. Un fiore come
simbolo. La Fleur De Lys è un simbolo che fa parte del
loro stemma in questa serie e rappresenta la regalità francese.
Questo simbolo è stato scelto molto attentamente per lo show, in
quanto la base della trama è la famiglia di Mikaelson che cerca di
governare il quartiere francese di New Orleans.
2. Ha dato vita ad un suo
spin-off. La serie è un prodotto spin-off di The Vampire Diaries, ma a sua volta ha dato
origine ad un’altra serie,
Legacies. Creata sempre da Julie Plec,
che ha dato vita alle due serie precedenti,
Legacies segue le avventure di Hope Mikaelson, figlia
di Klaus e di Hayley Marshall, diventando protagonista di serie.
Inoltre, esiste anche la webserie The Originals: The
Awakening: nei suoi quattro brevi episodi, viene raccontata la
storia di Kol Mikaelson, fratellastro di Klaus.
3. Ha ricevuto diverse
nomination. La serie ha avuto un ampio successo da
aggiudicarsi diverse candidature, come quelle ricevute per i
People’s Choice Awards, i Primetime Creative Artss Emmy Awards e i
Teen Choice Award. L’unico premio vinto risale al 2014, quando
Joseph Morgan si aggiudicò il People’s Choice
per Miglior attore in una nuova serie televisiva.
The Originals: dove vederla in
streaming
4. La serie è disponibile
su Prime
Video. Per tutti i fan ci sono ottime notizie. Infatti
The Originals in streaming è disponibile
sulla piattaforma di Amazon, Prime Video.
The Originals episodi
5. Una serie durata cinque
stagioni.The Originals è andata in onda sul
network The CW per ben cinque stagione, con un totale di 92
episodi. Nata nel 2013, la serie si è conclusa nel 2018,
raccogliendo un gran successo in tutto il mondo.
6. L’episodio pilota è
all’interno di The Vampire Diaries. Prima di capire se fosse
conveniente girare la serie, è stata girata la puntata pilota
all’interno della serie dalla quale deriva. Questo episodio si
intitola Conseguenze ed è la ventesima puntata della
quarta stagione di The Vampire Diaries.
The Originals cast
7. Un personaggio non ci
sarebbe dovuto essere. In origine, si era pensato di
eliminare il personaggio di Klaus Mikaelson in
The Vampire Diaries: tuttavia, ha avuto un tale successo
popolare da garantirgli da sopravvivenza e di fare pare di questo
spin-off.
8. Un attore ha lasciato il
personaggio da lupo per un vampiro.Nathan
Parsons, che nella serie interpreta il lupo mannaro
Jackson, ha lasciato lo show durante la prima stagione per andare
ad interpretare un vampiro in
True Blood, serie targata HBO. In seguito, l’attore è tornato
ad interpretare il ruolo di lupo mannaro nella seconda stagione
dopo la fine della serie di True Blood.
9. Un’attrice è stata
vittima di cyber bullismo.Leah Pipes ha
subito degli attacchi online per tutta la durata dello show poiché
interpretava Camille O’Connell, l’interesse amoroso di Klaus
(Joseph
Morgan). I fan volevano che Klaus fosse in coppia con
Caroline Forbes (Candice
Accola), con cui aveva avuto una precedente relazione,
o con Hayley Marshall (Phoebe
Tonkin).
The Originals libro
10. Dalla serie ai
romanzi. Grazie al grande successo della serie,
Julie Plec ha tratto una trilogia di romanzi,
pubblicati tra il 2016 e il 2018: The Originals – The Rise, The
Originals – Solo tu e The Originals –
Resurrection.
Shameless è una di
quelle serie che ha rivoluzionato il mondo delle serie tv grazie
alla sua struttura narrativa e visiva e alle performance attoriali.
Nata come remake dell’omonima serie britannica,
Shameless ha avuto un successo inaspettato in
tutto il mondo, diventando molto popolare e molto amata.
Ecco dieci cose da sapere
su Shameless.
Shameless serie
1. Non c’erano copioni sul
set. Il fatto è abbastanza insolito in uno show
televisivo, eppure il creatore delle serie (nella versione
americana) John Wells aveva una politica molto
severa: niente script sul set durante le riprese. Questo perché,
secondo lui, era necessario che gli attori e le attrici
conoscessero le loro battute e le dicessero con il cuore.
2. La serie più longeva di
Showtime. Grazie al rinnovo della nona stagione,
Shameless è diventato lo spettacolo più lungo considerando
gli episodi (110) e le stagioni, in tutta la storia del canale
Showtime.
3. Ha avuto diverse
candidature. Nel corso degli anni, la serie si è
guadagnata una lunga serie di candidature che vanno gli Emmy ai
Screen Actors Guild, passando per i Critics’ Choice Televisione e
ai Young Artist Award. tra le varie candidature, la serie ha vinto
un Emmy per la Miglior attrice guest star in una serie commedia a
Joan Cusack nel 2015 e tre Screen Actors Guild per
il Miglior attore protagonista in una serie commedia a William H.
Macy nel 2015, 2017 e 2018.
Shameless episodi
4. Una serie lunga nove
stagioni.Shameless è una serie nata nel
2010, quando Showtime ha richiesto la realizzazione di dodici
episodi che hanno avuto un successo inaspettato, tanto da rinnovare
la serie stagione dopo stagione, arrivando a un totale di nove con
ben 110 episodi in totale. Ma non è tutto, dato che verrà
realizzata anche una
decima stagione.
Shameless: dove vederla in
streaming
5. La serie è disponibile
in streaming digitale. Per chi volesse vedere o rivedere
Shameless in streaming è bene sapere che è
possibile farlo grazie alla sua presenza sulle varie piattaforme di
streaming digitale legale come Netflix
e Prime
Video.
Shameless cast
6. Ci sarebbe dovuto essere
un altro attore nel cast. In origine, per uno dei ruoli da
protagonista era stato preso in considerazione Woody Harrelson e la scelta era rimasta tale
anche quando la serie è passata nelle mani di NBC, poi HBO e infine
Showtime. Tuttavia, si è poi lasciato perdere dopo il successo di
Benvenuti a Zombieland (2009).
Fanno parte del cast di Shameless
William H. Macy nei panni di Frank Gallagher,
Emmy Rossum nei panni di Fiona Gallagher,
Justin Chatwin nei panni di Steve Wilton / Jimmy
Lishman, Ethan Cutkosky nei panni di Carl
Gallagher, Shanola Hampton nel ruolo di Veronica
“V” Fisher, Steve Howey nel ruolo di Kevin “Kev”
Ball, Emma Kenney nei panni di Debbie Gallagher,
Jeremy Allen White nel ruolo di Philip “Lip”
Gallagher, Cameron Monaghan nel ruolo di Ian Gallagher,
Noel Fisher nei panni di Mickey Milkovich,
Joan Cusack nel ruolo di Sheila Jackson,
Laura Slade Wiggins nel ruolo di Karen Jackson ,
Zach McGowan nei panni di Jody Silverman,
Emma Greenwell nei panni di Mandy Milkovich ,
Jake McDorman nel ruolo di Mike Pratt, Emily Bergl
nei panni di Sammi Slott.
7. È stata scritturata Joan
Cusack.
Allison Janney, che nell’episodio pilota ha
interpretato Sheila Jackson, ha rifiutato di prendere parte
nuovamente al ruolo, dato che i produttori avevano deciso di
ampliarlo. Il motivo del suo rifiuto è stato il suo impegno
precedentemente preso per la serie Mr. Sunshine (2011): il
suo ruolo è poi andato a Joan Cusack.
8. Uno dei componenti del
cast si è ammalato durante la terza stagione.Ed
Lauter, che ha interpretato il consulente scolastico Dick
Healy è stato poco bene durante la stagione. Le sue condizioni sono
però peggiorate, tanto da portarlo alla morte il 16 ottobre 2013,
due settimane prima del suo 75° compleanno. L’attore era stato
colpito da mesotelioma, diagnosticatogli cinque mesi prima della
sua morte. Il suo ultimo episodio è stato Survival of the
Fittest (2013), dodicesima puntata della terza stagione.
Shameless remake
9. È il remake di una serie
inglese. Shameless si basa sull’omonima serie televisiva
britannica trasmessa dal 2004 al 2013 e creata da Paul
Abbott. Su modello di The Office, è stata
realizzato una remake americano. Inoltre, dalla serie originale è
stato tratto anche un remake turco.
10. Il creatore della serie
non voleva il remake. Paul abbott, che ha creato la serie
originale, era contro l’idea di un remake americano, temendo che
sarebbe stato uno stereotipo. Ha cambiato idea una volta che John
Wells gli ha detto che la serie avrebbe avuto luogo a Chicago.
I trailer non sono
altro che brevi filmati promozionali di film che in breve tempo
saranno nelle sale cinematografiche italiane o che saranno presenti
su una delle tante piattaforme di streaming digitale. Il loro
compito è creare e far sviluppare nel pubblico una certa dose di
hype circa il film promosso, affinché si corra subito a guardarlo
già nei primi giorni di uscita.
Ma quali sono i trailer
usciti questa settimana da non perdere assolutamente? Scopriamoli
insieme!
Pinocchio
In occasione di Cinè – Giornate
estive di cinema, 01 Distribution ha presentato il primo
trailer ufficiale di Pinocchio, film diretto da Matteo Garrone e che vede nel cast Roberto Benigni nei panni di Geppetto.
Pinocchio nasce da una
collaborazione internazionale tra Italia e Francia, è prodotto da
Archimede con Rai cinema e
Le Pacte, con Recorded Pictures
Company, in associazione con Leone FilmGroup, con il contributo del MiBAC –
Direzione generale Cinema – e di
Eurimages, in associazione con Unipol
Banca e con il sostegno di Regione Toscana –
Toscana Promozione.
Scritto e diretto da Matteo
Garrone, il film arriverà nelle nostre sale il 25
dicembre e vede un cast ricchissimo, composto tra gli
altri da: Federico Ielapi (Pinocchio),
Gigi Proietti (Mangiafuoco), Rocco
Papaleo (Gatto), Massimo Ceccherini
(Volpe), Alida Baldari Calabria (Fata bambina),
Alessio Di Domenicantonio (Lucignolo),
Davide Marotta (Grillo parlante) e
Marcello Fonte (Pappagallo).
Knives Out
Grazie a Lionsgate è possibile dare
un’occhiata al trailer di Knives
Out, il nuovo film diretto da Rian
Johnson e con un cast da urlo, composto da:
Daniel Craig,
Chris Evans, Ana de Armas, Jamie Lee Curtis, Toni Collette, Don
Johnson,
Michael Shannon, Lakeith Stanfield, Katherine Langford, Jaeden
Martell e Christopher Plummer.
Il film racconta della morte del
celebre romanziere Harlan Thrombey, avvenuta in circostanze ben
poco chiare, dopo il suo 85esimo compleanno.
Per scoprire chi sia l’assassino
viene ingaggiato il detective Benoît Blanc che si troverà ad avere
a che fare con una famiglia disfunzionale, dove tutti hanno un
movente tra bugie e depistaggi.
Diretto da Jake
Kasdan, il film sarà distribuito da Warner Bros.
Entertainment Italia e arriverà nelle sale italiane il prossimo
gennaio.
In questo film, la gang vista nel
precedente capitolo è tornata, ma il gioco è cambiato. Rientrati in
Jumanji per salvare uno dei loro, i giocatori scoprono che nulla è
come avevano previsto e che per sopravvivere al gioco più
pericoloso del mondo i protagonisti dovranno affrontare zone
sconosciute ed inesplorate.
Spider-Man: Far From Home
A meno di una settimana dall’arrivo
nei nostri cinema (previsto per il 10 luglio), è stato divulgato il
final trailer di
Spider-Man: Far From Home, l’atteso stand alone sequel di
Spider-Man: Homecoming.
Ambientato dopo gli eventi di
Avengers: Endgame, il film vede protagonista il
giovane Peter Parker pronto a partire per una gita scolastica in
Europa, senza aspettarsi di dover riprendere i suoi poteri di Uomo
Ragno e il suo ruolo di Avenger.
Dopo l’enorme successo dei primi
due capitoli, torna sul grande schermo Gerard Butler, nelle vesti dell’agente dei
servizi segreti Mike Banning, in Attacco al Potere 3 – Angel
Has Fallen.
Diretto da Ric Roman
Waugh, il terzo film dell’adrenalinico franchise prende
una svolta inaspettata: sarà Banning a trovarsi in fuga e braccato
dalla polizia, accusato di essere un nemico dello Stato e l’autore
di un tentativo di omicidio ai danni del Presidente degli Stati
Uniti, interpretato da Morgan Freeman.
Ad aiutarlo a scagionarsi troverà
al suo fianco il padre, interpretato da Nick
Nolte, new entry nel cast. Tra gli altri interpreti, anche
Jada Pinkett Smith, Lance Reddick, Danny Huston, Piper
Perabo e Tim Blake Nelson.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SPIDER-MAN: FAR FROM HOME
L’assenza di Tony Stark nel MCU si fa già sentire e dopo i
tragici eventi di Avengers: Endgame spetta a
Spider-Man: Far
From Home onorare la memoria del personaggio
attraverso vari riferimenti al primo supereroe del MCU.
Ecco allora tutti i modi in cui il
film con Tom
Holland riesce a rendere omaggio al Vendicatore
interpretato da Robert Downey
Jr.:
Il tributo del liceo di Peter
All’inizio del film, dopo una
piccola introduzione con Nick Fury e Maria Hill, vediamo il
video-tributo a Tony Stark e agli altri
Vendicatori caduti (Vedova Nera e Captain
America) montato dagli studenti del liceo di Peter sulle
note di “I Will Always Love You” di Whitney Houston.
La clip viene mostrata durante lo
show condotto da Betty in cui viene incluso anche un breve recap
sugli eventi successivi allo schiocco di Thanos e sul ritorno alla
realtà delle vittime.
La raccolta fondi
Questa scena era stata già mostrata
nei trailer, e vede protagonisti Spider-Man e Zia
May durante una sorta di evento di raccolta fondi per
senzatetto finanziato dall’assegno di Pepper Potts.
Più tardi Peter verrà disturbato
dalle domande sempre più insistenti dei giornalisti che lo vedono
come il nuovo Iron Man. Sopraffatto dalla pressione, il ragazzo
fuggirà via per riflettere da solo in cima all’edificio dove è
dipinto un murales del supereroe.
Il documentario su Iron Man
In viaggio per raggiungere la meta
della vacanza scolastica (l’Europa), Peter inganna il tempo
guardando dei film sull’aereo e tra i titoli disponibili c’è anche
un documentario su Iron Man intitolato “Heart of Iron”.
I murales sparsi nel mondo
Come menzionato prima, le persone di
tutto il mondo onorano la memoria di Iron Man
attraverso la street art, con cartelloni e murales sparsi tra
America e Europa. Uno compare subito dopo la raccolta fondi, un
altro a Venezia con il ritratto accompagnato da candele accese e
fiori e un manifesto appeso sopra l’entrata dell’aeroporto.
Il brano degli ACDC del primo Iron
Man
Nel terzo atto del film Peter si
ritrova in Olanda e chiede aiuto a Happy Hogan per
raggiungere Londra. E mentre il ragazzo mette mano al suo nuovo
costume sul jet privato del braccio destro di Tony, un noto brano
risuona a bordo.
È “Back in Black” degli
ACDC, la stessa canzone che sentivamo all’inizio di Iron Man quando
Stark sta per essere attaccato dai terroristi.
È stata la sera di Valerio
Mastandrea all’Ischia Film Festival 2019. L’attore romano
ha infatti ritirato il premio alla carriera e ha avuto ben tre film
in cartellone, a partire dalla sua opera prima da regista,
Ride, che ha presentato al pubblico insieme alla
protagonista, Chiara Martegiani, un’opera, ha
detto Mastandrea “in cui c’è tanto rispetto per il pubblico, una
storia piccola, silenziosa e molto autentica”. Un film difficile
per entrambi, essendo una coppia nella vita. “Lavorare in coppia
non mi era mai successo, la notizia che la volevo protagonista del
film gliel’ho data proprio a Napoli, a cena, lei era commossa e io
avevo i conati di vomito per il nervosismo. Siamo una coppia e
abbiamo un rapporto schietto e privo di filtri. Sul set
si sono divertiti tutti, tranne noi”. Una preoccupazione che
aveva anche l’attrice, ma per altre ragioni. “Ce la farò? è stato
il primo pensiero, e me lo chiedo ancora. Il personaggio era
complesso e tutti i giorni dovevo confrontarmi con Valerio che mi
chiedeva molte cose, era difficile stargli dietro. Ne abbiamo
parlato molto, mi ha chiesto di affrontare la mia Carolina in
maniera istintiva, ma sapendo bene chi fosse lei, che aveva molte
oltretutto molte cose in comune con Valerio e dovevo rubare da lui
per fare mio il personaggio”. Un fillm che l’attore voleva
fare da tempo. “Ride lo avevo in mente da 15 anni, avevo letto
tante interviste a donne che avevano perso qualcuno per un
incidente sul lavoro, quando la stampa aveva iniziato a parlarne
quasi tutti I giorni. Il lavoro e morire di lavoro è una costante
nella nostra cultura. Il concetto stesso di lavoro è cambiato, una
volta era affermazione, oggi è come andare in guerra, per il
precariato e per lo scarsissimo interesse verso l’essere umano.
L’attuale media di morti bianche è di 3,12 al giorno, quando girai
il primo cortometraggio sul tema era 3,87”.
Dopo Ride, Mastandrea ha introdotto
anche Domani è un altro giorno in compagnia del
regista Simone Spada, commedia di amicizia e
malattia in cui divide la scena con Marco
Giallini, un film “dedicato proprio a Marco, mi sono messo
al servizio di questa storia facendo assist a lui. E fare un
assist è più bello che segnare. Volevo fare questo viaggio con lui
per capirne l’importanza non solo a livello professionale”.
Spada ha aggiunto: “Domani è un altro giorno è il remake di
un bellissimo film spagnolo, Truman, ma con
Valerio e Marco abbiamo sconvolto il copione per renderlo nostro.
Loro sono attori particolari che vanno sull’istinto. C’è molto di
loro dentro, soprattutto un aspetto malinconico ironico che in
truman non ‘è. E almeno un paio di scene del film sono venuti fuori
da loro due, senza che io dovessi fare niente”.
Ieri c’è stata anche la
proiezione evento del film La Banda
Grossi di Claudio Ripalti. Storia vera del brigante
ottocentesco Terenzio Grossi e della sua banda di fuorilegge, la
cui trasposizione cinematografica è stata fortemente sostenuta
dalla Regione Marche, dalla Marche Film Commission e dalla
Fondazione Cultura Marche. “È importante” ha commentato Rosanna
Rosi delle Attività Produttive, Lavoro, Turismo e Cultura
della Regione Marche “che le istituzioni valorizzino i
territori attraverso il cinema, non solo finanziando la
produzione cinematografica, ma anche proponendo itinerari turistici
per vivere da protagonisti le storie più affascinanti dei film
ambientati in un determinato territorio. Questo lo stiamo facendo
da diverso tempo con la Regione Marche». Una grande sfida, quindi,
nel campo del cineturismo, come grande è stata anche quella di
Camillo Marcello Ciorciaro. «Interpretare Terenzio Grossi– ha
raccontato l’attore alla platea- è stato un’ esperienza bella
e speciale, anche per avere scoperto una terra meravigliosa come le
Marche”.
Avengers:
Endgame ha messo un punto ad una storia che andava
avanti da più di dieci anni, il mondo è cambiato e a
Spider-Man: Far From Home tocca il compito di
farci vedere come è il nuovo mondo senza Iron Man, con
Thanos sconfitto e Captain America rimasto indietro nel
tempo.
Spider-Man: Far From
Home è il film
che ci fa ricominciare, nonostante sia l’ufficiale chiuda della
Fase 3, che ci fa digerire ciò che è successo e ci fa andare
avanti, verso nuove storie e tutto un nuovo Marvel Cinematic
Universe. Al cinema dal 10 luglio,
questo nuovo capitolo diretto da Jon Watts
riprende non solo la storia post
Endgame, ma ci fa giustamente tornare alla vita del liceale
Peter Parker, tra problemi a scuola e turbe
amorose.
Spider-Man: Far From Home segna il ritorno di Peter Parker
Peter Parker (Tom
Holland) è molto triste dopo la morte di Tony Stark
(Robert Downey
Jr.) e si domanda chi potrebbe prendere il suo
posto, ma soprattutto è molto stanco di portare il mondo sulle sue
spalle, così, con l’occasione di un viaggio in Europa con la
scuola, decide di lasciare a casa la sua tutina da ragno per
prendersi una vacanza anche dal suo alter-ego. Peccato però che i
guai lo seguano fino a Venezia, quando un Nick Fury (Samuel
L. Jackson) molto arrabbiato perché ignorato, chiede
aiuto a Peter per sconfiggere una nuova minaccia per la terra: gli
Elementali, aria, fuoco, terra e acqua.
Insieme a Fury e Maria Hill
(Cobie
Smulders), Peter conosce Quentin Beck (Jake
Gyllenhaal), rinominato Mysterio, un nuovo supereroe
arrivato da un altra terra, che già conosce e ha già sconfitto
questa minaccia. Ma Peter ha un altro piano, che non riguarda
ragnatele e elementi impazziti da fermare, ma coinvolge MJ
(Zendaya)
a cui vorrebbe dichiarare il suo amore sulla cima della Torre
Eiffel.
Come nel primo capitolo del 2017
Spider-Man:
Homecoming, il tono del film è divertente, leggero e
Peter trova nel suo amico Ned (Jacob Batalon) e
nei professori e amici, perfette spalle per risate a cuore leggero.
Ma non scordiamoci che siamo in un mondo in cui non c’è più
Iron-Man e per tutto il film questa cosa ci viene
ricordata: sui muri delle città, in altarini improvvisati in giro
per le strade ma soprattutto nella mente e nel cuore di Peter, che
si trova spesso perso senza il suo mentore, colui che ha creduto in
lui da subito e che ora gli porta dubbi esistenziali. Senza fare
spoiler, questo nuovo capitolo ci fa vedere come Peter sia alla
disperata ricerca di una figura paterna, che lo porta a fidarsi e
confidarsi con tutti, da Nick Fury a Happy Hogan (Jon
Favreau) fino al nuovo amico Quentin Beck.
Ed è proprio con Beck che si
instaura una vera e propria bromance che appassiona, forse merito
del carisma di Jake Gyllenhaal, che anche in un ruolo del
genere, nuovo per lui, riesce a dare tutto se stesso, portando
sullo schermo un personaggio dalle mille sfaccettature. Tom Holland si conferma un ottimo Spider-man,
un ragazzo dalla faccia pulita ma che sa cosa vuole, quando riesce
finalmente a capirlo mentre combina un sacco di guai. Certo il
tirarlo fuori dal suo quartiere gli ha creato non pochi problemi,
facendogli assaporare tutte le culture di un Europa stereotipata,
tra gondole, galline, contadinelle e tifosi di calcio pazzi (e una
colonna sonora divertentissima adatta ad ogni tappa del film!).
Infine anche Zendaya
è riuscita a costruire una MJ che risulta inevitabilmente
simpatica, dall’umorismo tagliente e i riferimenti molto dark,
rendendola un personaggio essenziale per il film.
Tutto è orchestrato alla
perfezione, tra colonna sonora divertente e nostalgica, un’amore
adolescenziale degno delle migliori teen-comedy, effetti speciali
notevoli (c’è una sequenza in particolare che confonderà la mente e
vi farà venire un ansia pazzesca!) e nuovi scenari che non sono i
grattacieli di New York ma cattedrali e turisti.
Senza dubbio, Jon
Watts si sarà divertito molto con questo secondo capitolo
di Spidey, perfetto blockbuster estivo, sorprendendo alle spalle il
pubblico in diversi momenti e destreggiandosi con un supereroe allo
sbaraglio che deve ricominciare da capo imparando a capire il suo
posto in questo mondo.
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SPIDER-MAN: FAR FROM HOME
Presentato nei trailer come un
alleato di Peter Parker nella lotta agli Elementali, Quentin Beck
aka Mysterio è uno dei
personaggi principali di Spider-Man: Far
From Home oltre che uno dei villain più celebri dei
fumetti sull’Uomo Ragno.
Ma quali sono stati i cambiamenti
apportati dai Marvel Studios per la versione
cinematografica interpretata da Jake
Gyllenhaal?
Maestro delle illusioni
Inizialmente introdotto come il
nuovo eroe di cui il mondo ha disperatamente bisogno dopo la morte
di Iron Man, Mysterio si rivela essere più fedele
di quanto pensavamo all’originale dei fumetti ispirandosi
alla prima apparizione sulle pagine della Marvel Comics (anche se la spiegazione della
realtà alternativa da cui proviene si riferisce alle nuove
storie).
La versione
Ultimate di Mysterio infatti sta usando un avatar
di se stesso in un altro universo e tutte le sue abilità sono
semplicemente illusioni. La fonte è diversa (nel film lo spettacolo
viene riprodotto grazie a dei droni-proiettori governati a
distanza) ma l’effetto finale è molto simile.
Al contrario invece il Mysterio del
MCU non ha uno stretto legame con l’industria cinematografica come
l’originale, ma appare più come il direttore di una compagnia che
lo sostiene e aiuta nel suo piano malvagio.
Il suo passato con Tony Stark
Diversamente dai fumetti, il Quentin
Beck di Far From Home non è solo un esperto di
effetti speciali che ha sposato il “lato oscuro”, ma uno dei tanti
inventori che lavorarono con Tony Stark alla creazione della
tecnologia BARF (la cui dimostrazione veniva
fornita all’inizio di Captain America:
Civil War).
In realtà, ci dice il film, fu
proprio Beck a ultimare gli studi sugli ologrammi e non Stark, e il
fatto che il Vendicatore si sia preso i meriti di qualcun altro
sembra aver scatenato la sua rabbia tanto da essere licenziato per
il carattere “instabile”. Da qui il piano escogitato per rubare la
gloria di Tony dopo la sua morte in Avengers:
Endgame.
Fanno parte di questa crociata anche
vecchi personaggi del MCU che in qualche modo hanno incrociato la
strada dell’eroe.
Morto per sempre?
Jake Gyllenhaal is Mysterio in Columbia Pictures’ SPIDER-MAN: FAR
FROM HOME.
Nei fumetti Mysterio muore alla fine
della trama di Daredevil Guardian Angel,
sparandosi alla testa. C’è un riferimento a questo evento anche nel
MCU, dove Beck sembra vittima del colpo sparato dai suoi droni,
tuttavia l’idea che possa tornare in futuro non è da escludere.
E se anche stavolta avesse finto di
morire? Il sistema operativo EDITH (quello degli
occhiali di Tony Stark) conferma a Peter che non si tratta di un
inganno ma della verità, ma sappiamo anche che, tecnicamente, Beck
non ha mai perso i poteri di amministratore del conegno. Magari ha
istruito il programma dicendogli di mentire in caso di morte…
Passare dall’anonimato più assoluto
al diventare protagonista di un importante franchise
cinematografico può scatenare un senso di pressione mista a
inadeguatezza denominato “sindrome dell’impostore”, e le persone
affette da tale convinzione sono convinte di non meritare il
successo ottenuto. Della stessa idea era Daisy
Ridley, che prima di entrare nei panni di Rey in
Star
Wars: Il Risveglio Della Forza aveva all’attivo
sporadiche comparsate in tv e poco altro.
Talmente sopraffatta dall’esperienza
sul set di Episodio VII, l’attrice aveva quasi
deciso di abbandonare dopo la fine delle riprese, come dichiarato
nella nuova puntata del podcast di Josh Horowitz Happy Sad
Confused:
“Fu abbastanza orribile e
spaventoso. Mi sentivo male e non conoscevo ancora nessuno.
Purtroppo mi ci vuole davvero tanto tempo per sistemarmi e
ambientarmi con le persone, e ricordo un momento in cui ero su uno
speeder e c’era un sacco di gente sul set che mi teneva un ombrello
sulla testa…pensavo ‘Oh, qualcuno fa questo per me? Non posso
farlo, non è giusto“.
Fortunatamente così non è stato, e
l’attrice è tornata a interpretare l’eroina dalle origini
misteriose anche nei successivi capitoli, compreso Episodio IX: L’ascesa Di
Skywalker, atteso nelle sale il prossimo dicembre.
L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nelle sale a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star Wars: Il Risveglio della
Forza. “Tutti noi amiamo disperatamente Carrie
Fisher – ha dichiarato Abrams – Abbiamo cercato
una perfetta conclusione alla saga degli Skywalker nonostante la
sua assenza. Non sceglieremo mai un altra attrice per il ruolo, né
mai potremmo usare la computer grafica. Con il supporto e la
benedizione della figlia, Billie, abbiamo trovato il modo di
onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia in Episodio IX,
usando del girato mai visto che abbiamo girato insieme per Episodio
VII.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, le teorie sul significato del titolo
Penultimo giorno dell’Ischia Film
Festival 2019 all’insegna del grande cinema civile. Prima di tutto
grazie alla presenza di Alessandro Borghi, David
di Donatello quest’anno per Sulla mia pelle, il
film che racconta la storia tragica di Stefano
Cucchi e che lo stesso attore presenterà al pubblico,
ritirando dalle mani di Michelangelo Messina e
Boris Sollazzo, direttori artistici del festival,
il prestigioso Ischia Film Award.
Claudio Giovannesi
porta invece al Castello Aragonese La paranza dei
bambini, tratto dal romanzo di Roberto
Saviano e vincitore del premio per la migliore
sceneggiatura all’ultimo Festival di Berlino. Insieme a lui proprio
lo sceneggiatore Maurizio Braucci. E restando al
cinema italiano, Un giorno all’improvviso è una delle più piacevoli
sorprese di questa stagione cinematografica, con protagonista una
magnifica Anna Foglietta.
Per il concorso internazionale, è
la volta del potentissimo Angela, del regista colombiano Agamenon
Quintero, storia di una ragazzina quindicenne la cui verginità
viene venduta dalla famiglia a un ricco proprietario terriero nella
Colombia degli anni Cinquanta.
A proposito di concorsi, tra i
partner di quest’anno dell’Ischia Film Festival c’è anche Mini, il
leggendario marchio automobilistico britannico, che proprio nella
sera del 5 luglio presenta il cortometraggio Una tradizione di
famiglia, piccolo film nato all’interno di MINI FILMLAB, il
progetto di MINI sviluppato in partnership con OffiCine, (progetto
culturale nato dalla collaborazione di Anteo e IED Istituto Europeo
di Design), dedicato a giovani filmmaker, con la Supervisione
Artistica del regista Silvio Soldini. MINI FILMLAB è il contenuto
principale dell’attività MINI MOVES CINEMA che celebra, per il
secondo anno consecutivo, la rinascita del legame tra il cinema e
il brand britannico.
Una tradizione di famiglia racconta
nei toni freschi e attuali quel mondo di emozioni e valori che
costituisce l’essenza stessa di MINI.
Il film è ispirato a “60 years of
now”, il sessantesimo anniversario dal lancio della piccola auto
britannica, divenuta nel tempo un’icona tradizionalmente
contemporanea. Diretto da Giuseppe Cardaci, Una tradizione di
famiglia è la storia di due sorelle, che dopo la scomparsa
prematura della madre, litigano in occasione del sessantesimo
compleanno del padre, non sapendo se proseguire o abolire la
tradizione di famiglia. Finiranno per aggiornarla in un modo buffo
e irrituale. I tre protagonisti sono Matilde Gioli, di cui
ricordiamo lo sfolgorante esordio ne Il Capitale Umano di Paolo
Virzì, Ivano Marescotti ed Erica Del Bianco. L’appuntamento con Una
tradizione di famiglia, che sarà introdotto dal regista e da Erica
Del Bianco, è alle 21:25 alla Cattedrale dell’Assunta.
Venerdì 5 Luglio Piazzale delle Armi
Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Alessandro Borghi
Ore 21:05 Sulla mia pelle di Alessio Cremonini
Ore 22:45 “Parliamo di Cinema” con Romano Montesarchio e
Gaetano Di Vaio
Ore 23:05 So sempe chille di Romano Montesarchio
Cattedrale dell’Assunta
Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Alvaro Vitali
Ore 21:05 Vivi la vita di Valerio Manisi
Ore 21:25 “Parliamo di Cinema” con Erica del Bianco e Giuseppe
Cardaci
Ore 21:45 Una tradizione di famiglia di Giuseppe Cardaci
Ore 21:55 “Parliamo di Cinema” con Claudio Giovannesi e
Maurizio Braucci
Ore 22:15 La paranza dei bambini di Claudio Giovannesi
Casa del Sole
Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Vincenzo Caiazzo
Ore 20:55 Il diario di Carmela di Vincenzo Caiazzo
Ore 22:25 “Parliamo di Cinema” con Farhat Qazi
Ore 22:35 Allahu Akbar di Farhat Qazi e Farhan Alam
Carcere Borbonico
Ore 20:45 “Parliamo di Cinema” con Ciro D’Emilio e Fabio De
Caro
Ore 21:00 Un giorno all’improvviso di Ciro D’Emilio
Ore 22:25 “Parliamo di Cinema” con Alessandro Soetje e Daniel
Kihlgren
Ore 22:45 La nostra pietra di Alessandro Soetje
Terrazza degli Ulivi
Ore 21:00 “Parliamo di Cinema” con Agamenon Quintero
Ore 21:15 Ángela di Agamenon Quintero
Ore 22:50 El cuarto reino di Alex Lora Cercos e Adán
Aliaga
ATTENZIONE: L’ARTICOLO CONTIENE SPOILER SU
SPIDER-MAN: FAR FROM HOME
Come sottolineato già dal titolo
del film, il presupposto narrativo di Spider-Man: Far From
Home è il viaggio in Europa di Peter Parker e dei suoi
compagni di scuola subito dopo lo schiocco di Iron Man che ha
ripristinato l’equilibrio del mondo alla fine di Avengers:
Endgame. E sull’aereo che porterà i ragazzi a Venezia
(prima tappa del tour), Peter inganna il tempo guardando un film
nella ricca selezione di documentari disponibili, ognuno dei quali
ha a che fare con un aspetto dell’universo cinematografico Marvel.
Tra questi, inquadrati velocemente
dal film, figurano i titoli The Snap,
Finding Wakanda, Hunting Hydra e
Nova, ma la locandina di quest’ultimo non presenta
nient’altro che la foto del fisico più famoso del MCU: Erik
Selvig (interpretato da Stellan Skarsgård).
Che si tratti di un semplice easter
egg o di un’anticipazione dell’arrivo di un film interamente
dedicato a Richard Rider resta un mistero. Sappiamo che i Marvel
Studios amano seminare nel corso dei loro cinecomic piccoli indizi
su storie e personaggi dei fumetti, alcuni dei quali nemmeno
sfruttati in futuro, ma voci sempre più insistenti trapelate lo
scorso maggio danno per certo l’ingresso del supereroe (forse nella
Fase 4).
A quanto pare infatti il team
creativo di Kevin Feige potrebbe già essere al
lavoro su uno standalone, e se ricordate era stato lo stesso
presidente dello studio a rivelare che Richard Rider figurava tra i
supereroi con il “potenziale più immediato” per via della sua
connessione con l’universo dei Guardiani della
Galassia e per gli spunti interessanti provenienti dai
fumetti originali.
Dunque gli scenari possibili sono
due, nel caso questa voce venisse confermata: nel primo, Gunn
introdurrà Nova come eroe partecipante alle avventure nello spazio
di Guardiani della Galassia Vol.3, andando a
complicare le teorie circa la
struttura di un film con il vecchio cast e
Thor (che si è unito al team dopo Endgame),
mentre nel secondo lo studio svilupperà un titolo indipendente con
Rider protagonista assoluto e maggiori libertà di movimento per la
trama.
Diretto ancora una volta da
Jon Watts,
Spider-Man: Far From Homeè
arrivato nelle nostre sale il 10 luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter Parker, Marisa
Tomeiin quelli di zia May e Zendayain
quelli di Michelle,Samuel
L. Jacksonin quelli di Nick Fury
e Cobie
Smuldersin quelli di Maria Hill.
Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Di seguito la sinossi ufficiale:
In seguito agli eventi di
Avengers: Endgame, Spider-Man deve rafforzarsi per affrontare
nuove minacce in un mondo che non è più quello di prima. ‘Il nostro
amichevole Spider-Man di quartiere’ decide di partire per una
vacanza in Europa con i suoi migliori amici Ned, MJ e con il resto
del gruppo. I propositi di Peter di non indossare i panni del
supereroe per alcune settimane vengono meno quando decide, a
malincuore, di aiutare Nick Fury a svelare il mistero degli
attacchi di creature elementali che stanno creando scompiglio in
tutto il continente.
Mentre si attendono conferme sulla
misteriosa ambientazione dello standalone su Vedova
Nera, il film targato Marvel Studios attualmente in
produzione tra Regno Unito e Ungheria, sembra ufficialmente sfumata
la possibilità di rivedere in azione uno dei personaggi chiave del
percorso di Natasha Romanoff nel MCU. Ma di chi parliamo?
Intervistato durante il tour
promozionale di Spider-Man: Far
From Home (ultimo capitolo della Fase 3),
Samuel L. Jackson ha dichiarato che Nick
Fury non comparirà nel film con Scarlett
Johansson, contrariamente alle teorie circolate in rete
negli ultimi mesi:
“Natasha è sempre stata la
preferita di Fury perché è lui ad averla reclutata“, confessa
l’attore, “Ma posso dirvi che non sono nella sua origin story,
anche se è il personaggio che mi è stato più vicino in quel
gruppo“.
Niente è scontato quando si tratta
dell’universo cinematografico Marvel, ma se davvero le avventure in
solitaria di Natasha saranno ambientate prima di Avengers:
Infinity War, ci sarebbe ancora l’occasione per giocarsi
la carta Fury anche solo per un piccolo cameo.
Nel tempo si sono alternate varie
teorie e indiscrezioni, e una parte c’è chi pensa che il film sarà
un prequel i cui eventi hanno luogo prima di Iron Man
2, dall’altra voci di corridoio suggeriscono che possa
svolgersi addirittura dopo gli eventi di Captain America:
Civil War, e non alla fine degli anni Novanta. Quale
sarà la risposta definitiva?
Vi ricordiamo che il film vedrà
Scarlett
Johansson di nuovo protagonista nei panni di Natasha
Romanoff, il personaggio introdotto nel MCU da Iron Man
2. Il titolo di lavorazione è “Blue Bayou” e in regia c’è
Cate Shortland, seconda donna (dopo Anna Boden di
Captain Marvel) a dirigere un titolo dell’universo cinematografico
Marvel.
La sceneggiatura è stata riscritta
nei mesi scorsi da Ned Benson (The
Disappearance of Eleanor Rigby). Insieme alla Johansson ci
saranno anche David Harbour, Florence
Pugh, e Rachel Weisz, ma i loro ruoli non
sono stati ancora rivelati.
Al momento non ci sono ulteriori
aggiornamenti sul film, né sui personaggi o le direzioni della
trama. Lo studio è invece determinato a mantenere la massima
segretezza intorno al progetto che, come saprete, rivedrà la
Johansson nei panni della spia sovietica Natasha Romanoff
presumibilmente prima degli eventi che l’hanno portata a diventare
un membro del team dei Vendicatori.
Ospite alla XIV edizione del
Sardinia Film Festival, Luca
Raffaelli, giornalista, saggista e sceneggiatore italiano
esperto di fumetti e animazione, ha presentato la nuova edizione
aggiornata di Le anime disegnate, volume
fondamentale per chiunque voglia approcciarsi alla storia e alla
filosofia del cinema d’animazione, sia da appassionato che da
addetto ai lavori.
Pubblicato inizialmente nel 1994, la
nuova edizione (Tunuè) presenta un lavoro
importante di integrazione con tutto ciò che è accaduto nel cinema
d’animazione negli ultimi 25 anni.
Chiediamo a Luca Raffaelli:
rimettendo mano a questo lavoro, sei ancora d’accordo con il te del
’94?
“Questa è la terza edizione del
libro e ogni volta che l’ho aggiornato mi sono sempre trovato
d’accordo con me, questo mi fa piacere sia dal punto di vista
lavorativo che personale. L’idea del libro è nata durante un
viaggio in Giappone, io, che non ero un amante del cinema
d’animazione giapponese, ho avuto la possibilità di scoprire come
quest’ultimo non fosse realizzato né con il computer né dal
computer, come si diceva, e poi quanto fosse realmente amato dai
giovani spettatori italiani. Era il 1985, e, negli studi
d’animazione, ho visto scatole di lettere che i giapponesi non
sapevano decifrare, ed erano tutte di giovani ammiratori italiani
che si lamentavano del fatto che i loro genitori non gli
permettessero di guardare i loro cartoni animati ed esprimevano il
desiderio di andare a lavorare in Giappone a realizzarli.”
Chi oggi ha dai 30 ai 40
anni considera invece i cartoni animati giapponesi un culto, quando
è accaduto che la cultura occidentale ha accolto questo nuovo modo
di fare animazione?
“Gli anni ’80 sono stati pieni
di articoli di giornalisti che condannavano questi prodotti dicendo
che erano fatti dal computer e non a mano, per poter ipnotizzare
l’attenzione dei ragazzi italiani, perché il linguaggio di questa
animazione era totalmente diverso da quello che avevano visto i
ragazzi della generazione precedente. Se i cartoni americani sono
sempre stati sdrammatizzanti, quelli giapponesi erano invece
drammatizzanti. Abbiamo avuto per la prima volta non più
coniglietti o cagnolini che affrontavano la vita, ma dei ragazzi in
carne e ossa che spesso si disperavano per l’incomprensione che
ricevevano dal mondo e piangevano per la loro solitudine. Un
cambiamento epocale. Come capita molto spesso, quando un adulto
vede che i ragazzi si appassionano a qualcosa di completamente
diverso rispetto a ciò che hanno amato loro, pensano che la cosa
nuova sia sbagliata. Si pensa sempre che la maniera in cui siamo
cresciuti noi sia la maniera giusta per crescere.”
A conclusione del blocco
dedicato al cartone animato giapponese, ne Le Anime Disegnate, si
legge infatti che con questo nuovo linguaggio è il cartone animato
a parlare al giovane spettatore, non più il genitore.
“È stato proprio questo il
grande cambiamento del cartone animato giapponese. Mentre il
cartone animato americano in genere parlava ad un pubblico di
famiglie, perché era destinato al cinema, dai film Warner Bros di
Bugs Bunny a quelli di Topolino, fino ai classici Disney, quello
giapponese era un cartone animato televisivo che si rivolgeva ai
ragazzi, parlava proprio ai loro sentimenti, e questo ha
rivoluzionato il linguaggio del cinema d’animazione
popolare.”
Il libro è diviso in tre
grandi capitoli, ognuno dei quali espone una filosofia e ha un
titolo molto evocativo: Uno per Tutti, per il cinema a marchio
Disney; Tutti contro Tutti, per l’animazione “anti” Disney; Tutti
per Uno, infine, per l’animazione giapponese. Come sei arrivato a
questa razionalizzazione dell’enorme mole di materiale con la quale
ti sei confrontato?
“Quando ho deciso, di ritorno
dal Giappone, nel 1985, che bisognava scrivere qualcosa su questo
argomento, innanzitutto avrei dovuto documentarmi e guardare i
cartoni animati che non conoscevo, per capire quel mondo. Ma mi
sembrava che un libro dedicato solo a quello fosse troppo povero,
così ho cercato di capire in che maniera la filosofia del prodotto
giapponese fosse differente da quella americana. Così è venuta
fuori la distinzione tra le tre filosofie: Uno per Tutti è perché
il personaggio Disney è quello in cui noi ci identifichiamo, da
Biancaneve a Cenerentola, e attraverso il quale cerchiamo di
raggiungere la felicità, liberandoci dal male che ha colpito i
protagonisti. Tutti contro Tutti, invece, è una visione più laica,
i personaggi anti-disneyani non sanno bene dove sia la felicità,
sanno invece dov’è lo scontro e lo cercano per crearsi una
personalità, lo fa Bugs Bunny come lo fa Homer Simpson. In questo
scontro però non c’è redenzione, non c’è possibilità di felicità
eterna, fino ad arrivare alla massima espressione
dell’impossibilità di raggiungere le felicità, che è rappresentata
da Bojack Horseman. Invece, Tutti per Uno vede tutti i personaggi
che si rivolgono allo spettatore. E proprio così era una volta,
soprattutto in Giappone, dove la natalità è molto bassa, ci sono
tanti figli unici e dove tutti i personaggi cercano di consolare
questo bambino solitario davanti alla tv.”
Sembra quindi che il
discorso sull’animazione non possa prescindere dalla Disney, anche
solo per contrapposizione ad essa.
“Questo dipende da un fatto
storico. La definizione delle filosofie si ha con la nascita del
grande cartone animato industriale, alla fine degli anni ’20, e con
l’arrivo del sonoro. La produzione d’animazione precedente è molto
meno strutturata, basata sulla casualità di eventi e produzioni. La
Disney, per prima, dà una filosofia alla propria produzione, non
solo in senso di pensiero ma anche in senso di voler raggiungere la
qualità del cinema di Serie A. Poi arrivano gli anti-Disney, e solo
dopo troviamo i giapponesi con le prime produzioni televisive degli
anni ’60.”
Il libro è stato pubblicato
nel 1994, e nel 1995 è uscito Toy Story. Cosa hai
pensato quando hai visto per la prima volta quel film?
“Innanzi tutto che finalmente
l’animazione al computer aveva raggiunto quella dimensione che per
anni aspettavamo. Ho l’età che mi permette di poter dire che ho
cominciato a vedere le immagini generate all’interno di un computer
ad una lentezza incredibile. Io ho lavorato anche con Guido
Vanzetti, uno dei precursori dell’animazione al computer in Italia.
Sapevamo che prima o poi si sarebbe arrivati al lungometraggio
realizzato al computer, ed è formidabile come i maestri della Pixar
siano riusciti a rimodulare una disneyanità in linea con la
filosofia Disney ma compatibile con il rinnovamento dei tempi.
Certamente non era possibile continuare a fare Biancaneve e i Sette
Nani né era possibile continuare ad avere una struttura di un film
in cui il cattivo rompe l’equilibrio di personaggi che sono
fondamentalmente buoni. La Pixar ci ha dato prova di una capacità
di sviluppare la poeticità disneyana in maniera assolutamente
mirabile. Senza John Lasseter e compagni il cinema d’animazione
sarebbe stato molto più povero.”
Della tua professione hai
dichiarato che in te non esiste la parte di critico e la parte di
appassionato, ma esiste un’unità e questa si approccia alla visione
del film e poi al commento. Come fai a mantenere in equilibrio le
due parti?
“Forse c’è bisogno di un
allenamento per guardare le emozioni in maniera razionale, ovvero
di riuscire a scandagliare quello che si sta vivendo, non solo
quello che si è vissuto, in maniera da capire là dove l’emozione
tradisce la razionalità, e viceversa. Bisogna cercare di avere un
equilibrio, il giudizio di un film non può essere distaccato, deve
esserci la parte emotiva che ti dice se il film ti dà delle
emozioni o non te le vuole dare, se quindi raggiunge il suo scopo
oppure no. Però le emozioni che tu vivi, nel momento in cui le stai
vivendo, devono essere razionalizzate, cioè devi comprendere da che
cosa provengano, cosa te le sta facendo scatenare, diciamo che è
una visione anche psicoanalitica. Bisogna cercare di capire in che
maniera il film può dare emozioni ad altre persone, non solo a te
stesso.”
E non rischi di guardarti
l’ombelico parlando in questo modo di cinema?
“No, perché non guardo me
stesso, cerco sempre di riferirmi alla pellicola, tuttavia un
critico non è mai lontano da se stesso. Scrive sulla base di ciò
che ha ricevuto, e quello appartiene solo a lui perché ognuno
elabora le emozioni che riceve dall’esterno in maniera personale.
Bisogna cercare però di razionalizzare le emozioni, capirle, senza
venirne sopraffatti e allo stesso tempo cercando di non difendersi
troppo. Le emozioni da parte di un film devono arrivare, io stesso
spesso mi commuovo guardando dei film, ma questa commozione deve
essere capita. È per questo che il critico non può essere lontano
dall’appassionato e l’appassionato non può essere lontano dal
critico.”
Qual è invece lo stato
dell’animazione in Italia, sia al cinema che in
televisione?
“Ci sono dei segnali molto
positivi. Quello di Mad Entertainment è uno dei segnali più
importanti, è uno studio a Napoli che lavora con continuità, dopo
L’Arte della Felicità ha fatto Gatta
Cenerentola e adesso sta lavorando ad altri progetti
(The Walking
Liberty, ndr). È un fatto molto positivo che questi
film ricevano premi e che continuino a lavorare. In Italia c’è la
difficoltà di fare film d’animazione o serie televisive che non
siano rivolte a bambini o adolescenti, perché il maggior produttore
italiano del settore è la Rai che si rivolge a quel target. Credo
che questo sia un bel problema, perché l’animazione ormai si
rivolge ad un pubblico anche adulto, e si può permettere di
trattare tutti i temi della vita, come fanno anche molti autori di
cortometraggi che vanno per Festival. Sono tantissimi gli autori
che fanno grande animazione ma non sono aiutati. Bisogna trovare
più produttori coraggiosi che realizzano più film d’animazione
anche tenendo conto che la nuova legge sul cinema offre
all’animazione spazi interessanti. Esistono anche finanziamenti da
parte dello Stato che prima non erano previsti. Quindi,
rimbocchiamoci le maniche e cerchiamo di lavorare!”
Bisognerebbe riconoscere
all’animazione il ruolo di strumento e di linguaggio, non quello di
genere.
“Questo è importantissimo. Come
si fa a paragonare il lavoro di autori tanto differenti nel mondo
dell’animazione e metterlo tutto nella stessa categoria. Animazione
è anche Persepolis, anche Valzer con
Bashir, film che non hanno davvero nulla a che vedere con
i film per bambini.”
Edito da
Tunuè in questa nuova veste, Le anime
disegnate si fregia di una bellissima copertina ad opera
di Lorenzo Ceccotti, in cui la filosofia Disney e
quella dell’animazione giapponese si incontrano: la mano di
Topolino e quella di un mecha si stringono, su fondo bianco, un
riassunto perfetto dell’interessante contenuto del volume. E, a chi
accusa questa rappresentazione di essere incompleta, perché non
comprende la filosofia anti-Disney, Luca Raffaelli
risponde che, nella sua immaginazione, quella stretta di mano tra
un topo e un robot nasconde una statuetta di Bugs Bunny.
Prima di essere scelto da
Kathryn Bigelow come protagonista di The
Hurt Locker o di vestire i panni di Occhio di
Falco nei cinecomic dei Marvel Studios, la carriera di
Jeremy
Renner oscillava tra ruoli secondari il film
indipendenti e qualche produzione hollywoodiana dimenticabile, ma a
quanto pare l’attore avrebbe potuto cambiare il suo futuro
professionale interpretando Hellboy
nell’adattamento di Guillermo Del Toro del
2004.
A rivelarlo è lo stesso Renner nella
nuova puntata del podcast di Justin Long, Life Is Short
raccontando qualche aneddoto del periodo:
“Mentre leggevo la sceneggiatura
non riuscivo a capire quel personaggio…Non riuscivo a connettermi
ad esso, e più non trovavo un modo, più non sapevo cosa farci,
quindi ho rifiutato l’opportunità.”
Al suo posto è subentrato, come
saprete, Ron Perlman, recitando nel primo capitolo
e nel sequel e il suo sequel del 2008, mentre nel rebbot del 2019
il demone è stato interpretato dalla star di Stranger Things,
David Harbour.
“Non ho nessun rimpianto per
quella scelta“, dichiara Renner, che anzi si dice contento per
aver deciso di andare oltre. Il discorso però cambia con Occhio di
Falco, il ruolo che gli ha letteralmente rivoluzionato la vita:
“Quando mi mostrarono il personaggio
pensai che fosse grandioso. Un ragazzo senza superpoteri che ha a
disposizione solo un set di abilità elevate. Era qualcuno con cui
potevo relazionarmi”.
Come annunciato durante il lancio
della piattaforma streaming Disney +, i Marvel Studios lavoreranno
ad una serie tv interamente dedicata a Occhio di
Falco, con protagonista Jeremy
Renner.
Il progetto, secondo quanto
riportato dalle fonti, si concentrerà sulle avventure in solitaria
di Clint Barton, uno dei sei Vendicatori originali, che passerà il
testimone a Kate
Bishop, la prima erede dell’eroe nei fumetti e membro
degli Young Avengers.
La serie arriverà nel secondo anno di programmazione.
Captain Marvel e Vedova
Nera potrebbero essere soltanto le apripista di un futuro
cinematografico sempre più aperto alle supereroine, e i Marvel
Studios sembrano intenzionati a produrre ancora standalone dedicati
alle donne del MCU (come testimoniato dal film su
Natasha Romanoff attualmente in fase di riprese).
Ma quali sono i personaggi che
meriterebbero un cinecomic solista? Ecco qualche valida
proposta:
Valchiria
Valchiria ha
debuttato nel MCU lo scorso anno in Thor:
Ragnarok, catturando immediatamente l’attenzione
grazie alla convincente prova di Tessa Thompson e
all’adattamento del personaggio attuato dagli sceneggiatori e dal
regista Taika Waititi.
Guerriera disillusa e riluttante,
Valchiria nascondeva un passato doloroso (di cui abbiamo avuto un
accenno grazie ad un flashback che raccontava la caduta delle
Valchirie per mano di Hela), e su questo potrebbe
basarsi un film prequel o una serie che segue la vita precedente
dell’eroina.
Jessica Jones
Ora che Netflix ha cancellato
definitivamente tutte le sue serie Marvel, quante possibilità ci
sono di vedere Jessica Jones al cinema? Difficile
ora rispondere alla domanda, tuttavia il ritratto dell’eroina di
Krysten Ritter ha convinto il pubblico e la
critica grazie ad una performance straordinaria.
Di veri antieroi il MCU è quasi
sprovvisto, quindi perché non puntare sull’investigatrice privata
più tosta dei fumetti? Per non parlare del fatto che i suoi poteri
non sono stati pienamente sfruttati dalla serie, e sarebbe
interessante vederla in azione al massimo delle sue capacità.
Spider-Gwen
L’enorme successo di
Spider-Man: Into the Spider-Verse potrebbe
favorire l’ingresso nel MCU di personaggi come
Spider-Gwen, alter ego di Spidey incarnato da Gwen
Stacy, già vista nei vari adattamenti di Sam Raimi e Marc Webb.
Ora che l’idea del Multiverso sembra
solleticare il futuro della Fase 4, e Far From Home ne fornirà una
prova grazie a Mysterio, ci piace immaginare un universo aperto a
qualsiasi soluzione dove eroine come Gwen interagiscono con i
personaggi noti.
Gamora
In entrambi i capitoli di
Guardiani della Galassia abbiamo sentito storie
sul passato di Gamora e sul fatto che sia “la
donna più spietata della galassia”, ma mai visto niente di
realmente entusiasmante a riguardo. E questo la rende
potenzialmente uno dei personaggi più interessanti del
MCU non ancora sfruttati.
A partire dal rapporto con sua
sorella Nebula, e con il padre adottivo
Thanos, Gamora meriterebbe senza dubbio uno
standalone, magari un prequel dove spiegare perché viene
considerata una ferocissima killer e cosa l’ha portata ad unirsi ai
Guardiani.
Nakia e Okoye
Nakia e
Okoye sono senza dubbio uno degli elementi
migliori di Black Panther, oltre che coppia
d’azione fantastica, e se il MCU dovesse proseguire con
l’espansione dell’universo di T’Challa queste due eroine
meriterebbero uno standalone.
Si potrebbe attingere dalla storia
originale di Nakia, interpretata al cinema da Lupita
Nyong’o, e il suo trascorso da spia internazionale, oppure
seguire gli eventi di Okoye, una delle guardie più fidate delle
Dora Milaje, che combatte le minacce del Wakanda.
Scarlet Witch
Da
quando l’abbiamo incontrata in Avengers: Age of
Ultron (dove ha visto morire suo fratello gemello Pietro
alla fine della battaglia di Sokovia) Wanda
Maximoff aka Scarlet Witch è cresciuta
esponenzialmente fino ad Avengers:
Infinity War, tuttavia la sensazione è che il
personaggio non sia ancora sfruttato al massimo delle sue
potenzialità.
Con
l’acquisizione dei
diritti sugli X-Men da parte della Disney i
Marvel Studios potrebbero ampliare la descrizione dell’eroina
associandole le qualità che la rendono una dei mutanti più
pericolosi sulla Terra. Da qui si aprirebbe un ventaglio di
possibilità narrative riferite ai fumetti che eleverebbero Scarlet
Witch in una posizione di rilievo nel MCU.
Dopo l’introduzione in
Ant-Man, il personaggio di Wasp
ha finalmente avuto l’occasione per brillare sotto i riflettori del
sequel con Evangeline
Lilly che ha equamente diviso la scena con il collega
Paul Rudd. Il film ha funzionato, ma la sensazione
è che questo personaggio meriti di più di una commedia di
coppia.
L’attrice è fantastica nella parte e
la combinazione di energia, combattimento e sapere scientifico la
rende un’eroina con del potenziale da sfruttare al cinema. Magari
in un film che prepari il suo ingresso nei Nuovi Vendicatori…
A poco più di cinque mesi
dall’uscita nelle sale di Star Wars: L’Ascesa Di
Skywalker sono tanti i dubbi sulla trama del film che
metterà la parole fine sulla saga degli Skywalker chiudendo un
ciclo iniziato nel 1977 con Episodio IV – Una nuova
speranza, ma qualche anticipazione è stata fornita in
questi giorni da Daisy
Ridley che ha promesso ai fan un “finale splendido
e soddisfacente“.
Ospite poi del podcast di Josh
Horowitz Happy Sad Confused, l’attrice ha rivelato un dettaglio di
ciò che vedremo sullo schermo riguardante uno degli elementi più
interessanti della nuova trilogia, ovvero la speciale connessione
tra il suo personaggio, Rey, e Kylo Ren, interpretato da
Adam Driver.
Apparentemente schierati ai lati
opposti della battaglia, i due condivideranno la scena in un
momento davvero particolare che coinvolgerà anche le spade
laser:
“Siamo protagonisti di un epico
scontro, e sono davvero felice che le foto di Vanity Fair ne
abbiano mostrato un assaggio. Si tratta di una grande lotta, perché
è come se fossi diventata una combattente migliore e le spade laser
sembravano più leggere, quindi ci sembrava di oscillare leggeri
nello spazio“.
Le immagini a cui fa riferimento la
Ridley sono quelle pubblicate in esclusiva
dal magazine e realizzate da Annie Leibovitz sul set, ormai
tradizione della Lucasfilm da diversi anni. Uno scatto mostrava
proprio Rey e Kylo ai piedi di un pianeta misterioso ricoperto
dalla nebbia sfoggiando le loro rispettive armi jedi.
Vi ricordiamo che Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, capitolo conclusivo della nuova trilogia
del franchise diretto da J.J. Abrams,
arriverà nelle sale a dicembre 2019.
Nel cast Daisy
Ridley, Oscar
Isaac, John
Boyega, Kelly Marie
Tran, Naomi
Ackie, Joonas Suotamo,Adam
Driver, Anthony Daniels, Billy
Dee Williams Lupita Nyong’o, Domhnall
Gleeson, Billie Lourd e il veterano del
franchise Mark Hamill. Tra le new entry
c’è Richard E. Grant.
Il ruolo di Leia Organa sarà
interpretato di nuovo da Carrie Fisher, usando del
girato mai visto prima da Star
Wars: Il Risveglio della Forza. “Tutti noi amiamo
disperatamente Carrie Fisher – ha dichiarato Abrams
– Abbiamo cercato una perfetta conclusione alla saga degli
Skywalker nonostante la sua assenza. Non sceglieremo mai un altra
attrice per il ruolo, né mai potremmo usare la computer grafica.
Con il supporto e la benedizione della figlia, Billie, abbiamo
trovato il modo di onorare l’eredità di Carrie e il ruolo di Leia
in Episodio IX, usando del girato mai visto che abbiamo girato
insieme per Episodio VII.”
Star Wars: L’Ascesa di
Skywalker, le teorie sul significato del titolo
La creazione di timeline alternative
provocata dai continui viaggi nel tempo dei personaggi è ancora uno
dei temi più dibattuti dal pubblico riguardo Avengers:
Endgame, capitolo del MCU nel quale si verifica l’ultima
grande impresa di Captain
America, ovvero tornare nel passato per restituire le
gemme dell’infinito. In una di queste realtà l’eroe ritrova l’amore
della sua vita, Peggy Carter mentre il “vecchio”
Steve Rogers invece ricompare nel presente per cedere lo scudo a
Sam Wilson, aka Falcon.
Ora, grazie a questo squarcio
temporale, l’universo cinematografico ha una doppia versione del
personaggio, quella congelata dopo la seconda guerra mondiale, e
quella che vive con Peggy. E se ci fate caso, nella scena in cui
parla con Sam, Cap indossa perfino una fede nuziale, dunque è
evidente che la coppia si è sposata.
Molti dubbi e questioni rimangono
però irrisolti, ma a sentire Chris
Evans i fan non dovranno preoccuparsi a lungo visto
che secondo l’attore i Marvel Studios e i prossimi film
risponderanno ad ogni domanda sul destino di Steve e Peggy e sul
legame con Sharon Carter.
“State chiedendo continuità
temporale, e va bene. Ma non sono sicuro di ciò che dirò…dovreste
chiedere agli sceneggiatori. Capisco che ci sono un sacco di cose
che i viaggi nel tempo hanno messo in discussione, ma se c’è
qualcosa che ho imparato durante questi anni di lavoro con la
Marvel, è che non lasciano nulla al caso. E ogni volta che ho fatto
una domanda, c’è sempre stata una risposta.“
Evans, ospite di un panel dell’ACE
Comic-Con di Seattle, sembra aver suggerito che in qualche modo il
proseguimento del MCU rimedierà ad ogni buco temporale o questione
lasciata in sospeso. Sarà davvero così?
Vi ricordiamo, a proposito, che lo
scorso maggio erano stato lo sceneggiatore di Endgame Christopher
Markus a dire che una serie televisiva dedicata a Captain
America e Peggy Carter era possibile, non escludendo un
futuro sul piccolo schermo per i due personaggi riunitosi nella
scena finale del film. “Forse c’è una storia da raccontare…Ci
sono molti strati incorporati in Endgame e abbiamo passato tre anni
a rifletterci sopra, quindi è divertente parlarne e, si spera,
riempire buchi per le persone in modo che capiscano bene a cosa
stiamo pensando“, aveva inoltre affermato Anthony Russo.
Forse Evans sa qualcosa e non può svelare ancora nulla?
Quentin Tarantino
l’aveva rivelato tre anni fa
all’Hollywood Reporter: “Mi ritirerò dopo il mio decimo
film“. All’epoca il regista si preparava all’uscita di
The Hateful Eight, ottavo sigillo di una carriera
straordinaria, lasciando così intendere che mancavano ancora due
titoli per concludere il suo viaggio come autore cinematografico.
Tuttavia sembra che l’addio potrebbe arrivare prima del previsto e
che C’era una volta a
Hollywood, la pellicola presentata a Cannes e in
arrivo nelle sale americane a Luglio, segnerà il suo canto del
cigno.
A suggerire questa ipotesi è lo stesso Tarantino in una recente
intervista con GQ:
“Se il film verrà accolto bene
dal pubblico, forse non lavorerò al decimo film” ha
dichiarato. “Magari mi fermerò proprio ora! Oppure mi fermerò
mentre sono in fase di sviluppo. Vedremo. Credo di essere arrivato
alla fine di questa strada, almeno quando si tratta di film per il
cinema“.
Il regista ha poi parlato nel
dettaglio di C’era una volta a Hollywood, un
progetto costruito nel corso degli ultimi sei anni, che si profila
come una vera e propria lettera d’amore ad un’epoca che occupa un
posto speciale nella sua vita, dai sogni d’infanzia alle
aspirazioni professionali future.
“Per tutta la vita ho rincorso
questo film, cercando di conoscere quel mondo, e ora posso
finalmente fare qualcosa con tutto ciò che mi ha riempito il
cervello negli ultimi 56 anni“.
Non sembra negare la possibilità di
ritiro precoce neanche Brad Pitt, che
nell’intervista afferma:
“No, non penso che stia
bluffando affatto, anzi, credo dica sul serio. Me ne lamento spesso
e apertamente con lui, ma Quentin è consapevole del fatto che i
registi, ad un certo punto, iniziano a perdere la bussola del loro
gioco“.
La decisione di Tarantino non
esclude l’uscita definitiva dal mondo del cinema, ed è lui stesso a
spiegare che un domani si vede “impegnato a scrivere libri di
cinema, o spettacoli teatrali, insomma attivo creativamente. Oggi
penso solo di aver dato tutto ciò che dovevo dare ai
film“.
La storia si
svolge a Los Angeles nel 1969, al culmine di quella che viene
chiamata “hippy” Hollywood. I due protagonisti sono Rick Dalton
(Leonardo DiCaprio), ex star di una serie televisiva western, e lo
stunt di lunga data Cliff Booth (Brad Pitt). Entrambi stanno
lottando per farcela in una Hollywood che non riconoscono più. Ma
Rick ha un vicino di casa molto famoso…Sharon Tate.
Nel cast anche Damian
Lewis, Dakota
Fanning, Nicholas
Hammond,Emile
Hirsch, Luke
Perry, Clifton Collins
Jr., Keith
Jefferson, Timothy Olyphant, Tim Roth, Kurt
Russell e Michael
Madsen. Rumer Willis, Dreama
Walker, Costa Ronin, Margaret Qualley,
Madisen Beaty e Victoria
Pedretti. Infine Damon
Herriman sarà Charles Manson.
Il film segnerà anche l’ultima
apparizione cinematografica di Luke
Perry, morto lo scorso 4 marzo. L’uscita nelle sale
di C’era
una volta a Hollywood è fissata
al settembre 2019.
“Ho lavorato alla sceneggiatura
per cinque anni, e vissuto nella contea di Los Angeles per gran
parte della mia vita, anche nel 1969, e all’epoca avevo sette
anni“, ha dichiarato Tarantino. “Sono davvero felice di
poter raccontare la storia di una città e di una Hollywood che non
esistono più, e non potrei essere più entusiasta dei miei due
attori protagonisti.“
A meno di una settimana dall’uscita
italiana del film, ecco arrivare online il trailer finale di
Spider-Man: Far
From Home (già sbarcato nei cinema americani il 2
Luglio) contenente qualche scena mai vista prima durante la
campagna pubblicitaria dei Marvel Studios.
Diretto ancora una volta da Jon
Watts, il cinecomic arriverà da
noi il 10 Luglio. Confermati nel cast del
film il protagonista Tom
Holland nei panni di Peter
Parker, Marisa Tomei in quelli di zia
May e Zendaya in quelli di
Michelle, Samuel L. Jackson in quelli di
Nick Fury e Cobie Smulders in quelli di
Maria Hill. Jake
Gyllenhaal interpreterà invece Quentin
Beck, aka Mysterio, uno degli antagonisti
più noti dei fumetti su Spidey.
Le riprese del film sono durate
circa tre mesi, e nella maggior parte delle foto circolate in rete
abbiamo visto Peter Parker alle prese con Michelle
(Zendaya). Naturalmente il film vedrà tornare
anche Flash Thompson (Tony Revolori) e Ned
Leeds (Jacob Batalon), gli altri compagni di
scuola di Peter. Ma cosa conosciamo realmente della trama e quali
teorie circolano intorno al nuovo titolo dei Marvel Studios?
La cantante Halle
Bailey, membro del duo Chloe x Halle, è
pronta per entrare a far parte del mondo del cinema e in
particolare della Disney nei panni di Ariel,
protagonista de La
Sirenetta.
Sebbene il regista Rob
Marshall abbia passato l’ultimo paio di mesi a incontrare
giovani attrice di talento, gli insider affermano che la Bailey è
stata sin dall’inizio del casting in cima alla lista. “Dopo
un’estesa ricerca, è stato ampiamente chiaro che Halle possiede
quella rara combinazione di spirito, cuore, giovinezza, innocenza e
sostanza – oltre a una gloriosa voce – tutte qualità intrinseche
necessarie per interpretare questo ruolo iconico”, ha detto
Marshall in un comunicato.
Bailey si unisce a un cast che
include Jacob Tremblay e
Awkwafina, mentre Melissa
McCarthy è in trattativa per interpretare Ursula. Sappiamo
che Lin-Manuel Miranda, che ha lavorato con
Marshall per Il Ritorno di Mary Poppins, lavorerà
alle musiche originali del film, che saranno integrate con il
lavoro storico di Alan Menken, ancora una volta
coinvolto nel progetto (come accaduto con
Aladdin).
Il ruolo segna il debutto
cinematografico per la Bailey, dopo la formazione del suo gruppo
musicale Chloe x Halle con la sorella Chloe nel 2015. La coppia è
diventata famosa grazie alla pubblicazione di una cover di
Beyoncé su YouTube, prima che fossero scoperta
dall’attuale etichetta discografica. Dalla loro scoperta, il duo ha
firmato un contratto discografico con Parkwood Entertainment e ha
aperto per Beyoncé nel suo tour “Lemonade”.
“Sono Gennaro Aquino e faccio il
location manager”. Gentile e diretto, Aquino rappresenta una
figura professionale che si sta sempre più delineando nel nostro
cinema; collaboratore di Matteo Garrone, con il
quale ha lavorato anche a Pinocchio, ha lavorato
con moltissimi nomi prestigiosi del cinema italiano, da
Mario Martone a Matteo
Rovere.
Ospite al Sardinia Film
Festival 2019, Aquino ha partecipato a delle masterclass
in cui ha parlato del suo lavoro, situazioni che lui preferisce
definire incontri “molto costruttivi per me ma anche per chi ha
partecipato”, ci tiene a sottolineare: “C’erano un sacco
di giovani autori invitati al festival che pensavano di annoiarsi,
ma hanno capito che potevano apprendere nozioni utili anche al loro
lavoro.”
Professione consolidata da sempre
nel cinema anglofono, il location manager è un ruolo che sono negli
ultimi anni ha assunto una forma nel panorama del cinema italiano e
“in poche parole – spiega Gennaro Aquino– è quello che cerca i luoghi dove girare le scene dei film, le
cosiddette location.”
Passando poi alla spiegazione
pratica del suo lavoro, Aquino procede: “Ci sono diverse fasi
nel corso del lavoro: la prima è quella di scouting, che avviene
nella fase precedente alla preparazione del film in cui il location
manager entra in contatto con il regista, la produzione e lo
scenografo. Dopo degli incontri preliminari con tutti i reparti
creativi del film, e dopo aver raccolto delle informazioni
specifiche fondamentali, ci si arma di pazienza e di tutti i
dispositivi necessari a produrre immagini. Questo è lo scouting
vero e proprio. Attraverso il confronto con regista e scenografo,
durante la ricerca, si delinea quello che sarà l’impianto visivo
del film.”
Ma quali sono le
caratteristiche necessarie per essere un bravo location
manager?
“Prima di tutto la sensibilità
visiva e artistica. Spesso il LM è considerata una figura che ha
solo competenze tecniche, ma a mio avviso è importante che abbia
una cultura artistica e architettonica, deve riuscire a capire
l’epoca e il periodo storico in cui sarà ambientato il film, ma
anche quando lavora ad un progetto contemporaneo, deve capire cosa
si addice di più a script e alle linee direttive del
regista.”
Proprio rispetto al regista con cui
si confronta di volta in volta, Aquino spiega che è importante
capirne le necessità e le possibilità: “Ci sono varie tipologie
di registi più o meno esigenti e più o meno consapevoli di quello
di cui hanno bisogno per il film, ma anche più o meno in possesso
di una cultura visiva. È importante capire con chi si ha a che
fare, e lo stesso vale nel rapporto con lo scenografo. Inoltre è
importante da un punto di vista produttivo capire che lavoro si sta
affrontando, ovvero di che tipo di budget dispone la produzione del
film a cui si lavora.”
Trai suoi ultimi lavori c’è
l’atteso Pinocchio di Garrone, qual è la mappa geografica del
film?
“Durante la lunga gestazione del
film, la ricerca della location ci aveva portati prima in Sicilia,
molto a sud, perché pensavamo che potesse essere una soluzione
alternativa alle tante versioni della storia realizzate. L’idea di
Matteo Garrone era che fosse un on the road, in cui si cogliessero
gli spostamenti paesaggistici, così come avviene nela storia di
Collodi. La geografia del film si è concentrata su tre regioni.
Prima la Toscana, il che ha senso anche da un punto di vista
filologico, visto che Collodi rimanda all’impianto culturale di
quel territorio, anche se non lo dice mai. Tutta la prima fase è
stata girata nel senese. Quando poi Pinocchio comincia a seguire le
sue avventure, ci spostiamo nel Lazio, e infine in Puglia. Per una
serie di ragioni, anche produttive, abbiamo ambientato in Puglia la
maggior parte del film. Ci siamo mossi tra quelli che io chiamo
“blocco mare” e “blocco Murge”. La prima parte delle riprese sono
state svolte in aree più marine, precisamente nel territorio che va
dalla provincia di Bari verso il Salento, quindi Monopoli,
Polignano a Mare e Ostuni, dove abbiamo girato il Paese dei
Balocchi. Poi ci siamo spostati nell’Alta Murgia barese, nel
territorio di tre comuni: Altamura, Gravina in Puglia e Spinazzola,
dove abbiamo realizzato tutta un’altra serie di scene che portano
verso il finale del film.”
Alla luce del primo trailer del
film, presentato a Riccione durante le Giornate estive di
Cinema, sembra che Gennaro Aquino abbia di nuovo
contribuito alla realizzazione dell’ennesimo grande film del
regista romano.
Dopo averne visto il primo trailer,
presentato a Ciné – Giornate estive di Cinema di Riccione, possiamo
dire che il Pinocchio di Matteo
Garrone si candida ad essere uno dei titoli di maggiore
interesse e richiamo dei prossimi mesi.
Seguendo il suo stile sempre
personale e identificabile, il regista ha realizzato, sembra, un
film che fonde alla perfezione realtà e fantasia, dimostrando di
trovarsi perfettamente a suo agio in quel fiabesco che riesce ad
inserire anche negli scenari più crudi e realistici.
Anche il suo approccio al materiale
di Collodi è stato quindi personale e unico, nonostante gli
adattamenti della storia siano numerosi e soprattutto ancora
attuali, visto che sono in produzione a Hollywood almeno altri due
film sul tema (un live action con Robert DowneyJr. e uno stop motion di Guillermo Del
Toro).
Stando a quanto dichiarato dal
location manager di Pinocchio di Garrone,
Gennaro Aquino, incontrato in occasione del
Sardinia Film Festival, il film sarà il più fedele ai realizzato
alla storia di Collodi.
“Il risultato finale non lo
conosco ancora, ma l’intento è quello di rimanere fedeli a Collodi
– ha dichiarato Aquino – a differenza delle altre
produzioni cinematografiche. Mi riferisco principalmente allo
sceneggiato televisivo di Comencini, ma anche ad altre versioni,
italiane e non. Ad esempio, per la prima volta Pinocchio resta
burattino dall’inizio alla fine del racconto, e diventa bambini
solo nel finale. Un altro elemento di fedeltà è stato quello di
mantenere intatte tutte le figure antropomorfe dell’originale, ad
esempio il Gatto e la Volpe hanno sembianze animalesche, ma anche i
mastini/carabinieri, o il gorilla/giudice e i dottori/uccelli.
Tutto ciò che aveva connotati antropomorfi nel racconto, li avrà
anche nel film.”
Stando a quanto visto nel primo
trailer del film, questa scelta sembra premiare tutto l’impegno e
l’immaginario visivo di Garrone e della sua squadra.
PINOCCHIO, una
coproduzione internazionale Italia/Francia, è prodotto da
Archimede con Rai Cinema e
Le Pacte, con Recorded Picture
Company, in associazione con Leone Film
Group, con il contributo del MiBAC – Direzione
Generale Cinema – e di Eurimages, in
associazione con Unipol Banca, con il sostegno di
Regione Toscana – Toscana Promozione. Le vendite
internazionali sono curate da HanWay Films. Il
film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution
e in Francia da Le Pacte.
Le riprese del film sono iniziate
lo scorso 18 marzo e proseguiranno tra Toscana,
Lazio e Puglia per un totale di
11 settimane. Il film è scritto e diretto da
Matteo Garrone che si avvale della stessa
squadra che lo ha seguito in Dogman: fotografia di Nicolaj
Bruel, scenografie di Dimitri Capuani,
costumi di Massimo Cantini Parrini, montaggio di
Marco Spoletini, suono di
Maricetta Lombardo. Al Prosthetic make up ci
saranno i francesi Coulier Creatures SFX, mentre
gli effetti speciali saranno eseguiti da One of
Us.
Di seguito tutto il cast al completo:
Pinocchio Federico Ielapi Geppetto
Roberto Benigni Mangiafuoco Gigi
Proietti Gatto
Rocco Papaleo Volpe Massimo
Ceccherini Fata adulta Matilda De
Angelis Fatina bambina Alida Baldari
Calabria
Lucignolo Alessio Di Domenicantonio Lumaca
Maria Pia Timo Grillo parlante Davide
Marotta Mastro Ciliegia Paolo
Graziosi Civetta Gianfranco Gallo
Corvo Massimiliano Gallo Pappagallo
Marcello Fonte Gorilla Teco
Celio Faina Enzo Vetrano Omino di
burro Nino Scardina
In occasione di Ciné – Giornate
estive di Cinema, 01 Distribution ha
presentato il primo trailer di Pinocchio,
il nuovo film di Matteo Garrone, con
Roberto Benigni nei panni di Geppetto. Eccolo a
seguire:
Il regista, reduce dal travolgente successo ai
Premi David di Donatello 2019, dove il suo
Dogman ha conquistato nove premi, è tornato subito
al lavoro al suo nuovo ambizioso progetto che vede Roberto
Benigni di nuovo alle prese con il burattino di Collodi,
questa volta nei panni di Geppetto.
Pinocchio,
una coproduzione internazionale Italia/Francia, è prodotto da
Archimede con Rai Cinema e
Le Pacte, con Recorded Picture
Company, in associazione con Leone Film
Group, con il contributo del MiBAC – Direzione
Generale Cinema – e di Eurimages, in
associazione con Unipol Banca, con il sostegno di
Regione Toscana – Toscana Promozione. Le vendite
internazionali sono curate da HanWay Films. Il
film sarà distribuito in Italia da 01 Distribution
e in Francia da Le Pacte.
Le riprese del film sono iniziate
lo scorso 18 marzo e proseguiranno tra Toscana,
Lazio e Puglia per un totale di
11 settimane. Il film è scritto e diretto da
Matteo Garrone che si avvale della stessa
squadra che lo ha seguito in Dogman: fotografia di Nicolaj
Bruel, scenografie di Dimitri Capuani,
costumi di Massimo Cantini Parrini, montaggio di
Marco Spoletini, suono di
Maricetta Lombardo. Al Prosthetic make up ci
saranno i francesi Coulier Creatures SFX, mentre
gli effetti speciali saranno eseguiti da One of
Us.
Dopo le voci che si sono susseguite
nelle ultime settimane, è stato confermato che il cast del film su
Diabolik, diretto dai Manetti
Bros, sarà composto da Luca Marinelli, Miriam
Leone e Valerio Mastandrea, che
rispettivamente saranno il protagonista, Eva Kant e Ginko.
La notizia arriva direttamente da
Ciné – Giornate estive di Cinema. Il film sarà
girato anche a Triste ed è stato definito un “film oscuramente
romantico“.
Lo scorso maggio, lo sceneggiatore
del film Michelangelo La Neve, ha dichiarato:
“Il nostro approccio è stato quello di studiare il personaggio
del fumetto, capirlo e non tradirlo fino in fondo. Cercare di
raccontare questo, prima di tutto, e per questo siamo riusciti ad
arrivare a raccontare Diabolik. È un’icona e non bisogna avere
l’arroganza di tradirlo, ma è necessario usare i meccanismi del
cinema per portarlo sul grande schermo. Nella seconda parte del
film, ci siamo basati principalmente sul numero tre, dove si
racconta l’incontro tra Eva e Diabolik.”
Sembra quindi essere confermato che
il film si concentrerà principalmente sulla storia d’amore dei due
protagonisti.